Vendetta dal passato

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CATHY WILLIAMS

Vendetta dal passato


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: A Virgin for Vasquez Harlequin Mills & Boon Modern Romance © 2016 Cathy Williams Traduzione di Sonia Indinimeo Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2017 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione Collezione Harmony ottobre 2017 Questo volume è stato stampato nel settembre 2017 da CPI, Barcelona COLLEZIONE HARMONY ISSN 1122 - 5450 Periodico bisettimanale n. 3215 dello 06/10/2017 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 22 del 24/01/1981 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


1 Javier Vasquez abbracciò il suo enorme ufficio con un lungo sguardo compiaciuto. Era tornato a Londra dopo sette anni passati a New York e... be', non erano misteriose le vie del destino? Dal suo privilegiato punto di osservazione, dietro la parete di vetro, osservava le strade affollate della città in miniatura. Piccoli taxi e piccole auto che trasportavano piccole persone, verso mete più o meno importanti. E lui...? Un lento sorriso, privo di umorismo, curvò la sua bellissima bocca. Il passato era tornato a chiamarlo e Javier si sentiva soddisfatto, perché l'ufficio era spettacolare quanto quello di Manhattan, che si era appena lasciato alle spalle. Anche da lì si potevano osservare le strade piene di gente, come fiumi pulsanti. Anno dopo anno si era rinchiuso in una torre d'avorio, padrone indiscusso del suo regno. Aveva trentatré anni. Sapeva che non avrebbe mai potuto conquistare la giungla d'asfalto, perdendo di vista l'obiettivo. Così, era rimasto concentrato, aveva superato montagne di difficoltà e durante quel percorso a ostacoli, il tempo era passato. Lanciò un'occhiata all'orologio. Dodici piani più giù, nella lussuosa area reception, Oliver Griffin-Watt doveva essere in attesa da mezz'ora. 5


Javier si sentiva in colpa? Nemmeno un po'. Aspettava quel momento da tanto tempo e voleva assaporarlo fino in fondo. Il passato gli si affacciò alla mente. Aveva lasciato l'Inghilterra per l'America e la sua vita era diventata una corsa al denaro, resa possibile dall'istruzione che i suoi genitori gli avevano regalato a costo di enormi sacrifici. E aveva seppellito il ricordo del breve incontro con una donna, che aveva deciso di consegnare ai libri di storia. Figlio unico di genitori devoti che abitavano nella più misera periferia di Madrid, Javier aveva passato l'infanzia e l'adolescenza seguendo il motto che per uscirne doveva avere successo, e per avere successo doveva avere un'istruzione. E l'aveva avuta. I suoi genitori lavoravano duramente, suo padre come tassista e sua madre come donna delle pulizie, ma faticavano a tirare avanti. Ce l'avevano fatta sacrificando tutto. Per loro non c'erano state vacanze, né cinema o cene al ristorante. Avevano risparmiato fino all'ultimo centesimo per permettere al figlio, brillante e precoce, di frequentare l'università in Inghilterra. Avevano visto troppi figli di loro amici finire in una gang o morire di overdose, abbandonati in qualche angolo di strada e avevano deciso che il loro figlio non avrebbe subito lo stesso destino. Se Javier aveva odiato lo stretto controllo a cui era stato sottoposto, non lo aveva mai dato a vedere. Fin da piccolo aveva capito le enormi limitazioni imposte dalla mancanza di denaro. Aveva visto alcuni dei suoi compagni lasciare la scuola in cerca di facili guadagni, per finire malamente in qualche sudicio vicolo. A diciotto anni aveva programmato il suo futuro e niente avrebbe potuto distoglierlo dai suoi piani. Avrebbe lavorato per un paio d'anni, per aggiungere denaro a quello che i suoi genitori avevano risparmiato per lui, poi sarebbe andato all'università e avrebbe avuto 6


successo perché era più brillante di chiunque altro avesse mai conosciuto. Una volta laureato, avrebbe trovato un lavoro ben pagato. Non avrebbe cominciato dalla gavetta, sgobbando per quattro soldi. Conosceva il suo valore e non intendeva svendersi. Non sarebbe stato furbo da parte sua. Molte altre persone erano furbe, ma lui era anche acuto. Possedeva quell'astuzia da strada che gli faceva fiutare un buon affare e gli suggeriva come portarlo a termine. Sapeva giocare duro ed essere intimidatorio, all'occorrenza. Tutte doti innate che non si imparavano a scuola ed erano preziose nello spietato mondo degli affari. Era destinato a fare grandi cose e fin da bambino non aveva mai avuto dubbi che ci sarebbe riuscito. Aveva lavorato sodo. Aveva affinato la sua straordinaria intelligenza e aveva terminato senza intoppi l'università, deciso a proseguire con un Master. Un prestigioso Master in ingegneria gli avrebbe aperto molte più porte rispetto alla sola laurea, seppure conseguita con il massimo dei voti. Ed era stato allora che aveva incontrato Sophie Griffin-Watt. La sola anomalia nel perfetto progetto di vita che aveva concepito. Lei era una matricola e Javier stava per iniziare il Master, visto che l'anno accademico era ormai agli sgoccioli. Quella sera non voleva uscire, ma uno dei suoi due compagni di stanza festeggiava il compleanno e aveva insistito perché si unisse a loro, così li avevi seguiti al pub locale. L'aveva vista non appena era entrato. Giovane, incredibilmente bella, rideva con la testa reclinata all'indietro e un drink in mano. Indossava un paio di jeans sbiaditi, un giubbotto dello stesso tessuto su una canottiera corta. L'aveva fissata. 7


Non lo faceva, di solito. Dall'età di tredici anni non aveva mai dovuto dare la caccia a una ragazza. Il suo aspetto era qualcosa che dava per scontato. Erano le ragazze a fissarlo, a dargli la caccia, svolazzandogli intorno cercando di farsi notare. Gli amici gli invidiavano la facilità con cui mieteva vittime, ma le conquiste femminili non erano la più grande ambizione di Javier. Era sano e dotato di un robusto appetito sessuale, per cui era ben contento di cogliere ciò che gli veniva generosamente offerto, ma non andava oltre. Il suo obiettivo, ciò che lo spingeva, era la sua divorante ambizione. Le ragazze erano sempre state al secondo posto, ma tutto era cambiato la sera in cui era entrato in quel bar. Lei non lo aveva degnato di uno sguardo, anche se nella combriccola di amiche che la circondavano, serpeggiavano risatine e gomitate. Per la prima volta in vita sua, Javier era diventato cacciatore. Aveva fatto la prima mossa. Lei era molto più giovane delle donne a cui era abituato. Era un uomo concentrato sul suo brillante futuro e non aveva tempo per le romanticherie delle ragazzine. In genere frequentava donne più navigate che conoscevano il loro ruolo e lo accettavano senza creargli complicazioni. Sophie Griffin-Watt rappresentava tutto ciò che non gli interessava, eppure c'era cascato come un pollo. Una parte della sua ossessione per lei era dovuta al fatto che lo aveva fatto aspettare e alla fine non era andata a letto con lui? Lo aveva tenuto sulla corda e lui glielo aveva permesso. Era stato contento di aspettare. L'uomo che giocava solo secondo le sue regole, e non aspettava nessuno, era stato felice di aspettare, perché aveva intravisto un futuro per loro due. 8


Era stato stupido e ne aveva pagato il prezzo. Ma erano passati sette anni e ora... Tornò a sedersi davanti alla scrivania e diede istruzioni alla sua segretaria di far salire Oliver Griffin-Watt. La ruota era tornata a girare, pensò affondando nella sua poltrona di pelle, con aria soddisfatta. Non era un tipo vendicativo, ma questa volta la vendetta era andata a bussargli alla porta e chi era lui per non lasciarla entrare? «Hai fatto... cosa?» Sophie fissava il suo gemello con un misto di panico e orrore. Doveva sedersi subito. Se non lo avesse fatto, le sue gambe sarebbero collassate sotto di lei. Sentì esplodere il mal di testa e si massaggiò le tempie con le dita tremanti. Una volta notava tutti i segni dell'incuria e dell'usura nell'enorme villa di famiglia, ma col passare degli anni si era abituata allo squallore della decrepita casa in cui lei e suo fratello avevano passato tutta la loro vita. «E cos'altro avrei potuto fare?» si lamentò suo fratello, con uno sguardo contrito. «Tutto tranne questo, Ollie!» strillò Sophie. «Ma sei uscita con quel tipo solo per dieci minuti, anni fa! Ammetto che sia stato azzardato andare da lui, ma ho pensato che non avevamo niente da perdere. Credo che sia un segno del destino che sia tornato qui per un paio di mesi. Ero sulla metropolitana, ho gettato uno sguardo al giornale di un tizio lì vicino e chi mi fissa dalla prima pagina...? Sai che non vado spesso a Londra. Insomma, mi è sembrata una strana coincidenza. E comunque, abbiamo bisogno di tutto l'aiuto possibile.» Fece un ampio gesto per abbracciare le quattro pareti della cucina. In una fredda notte d'inverno, con le luci basse e la stufa a legna accesa, sarebbe anche sembrata graziosa, ma la luce del sole sottolineava impietosa tutto il suo squallore. 9


«Voglio dire...» riprese, passando dal disappunto all'indignazione. «Guarda questo posto, Soph! Ha bisogno di un restauro che non possiamo permetterci. Ci sta mangiando fino all'ultimo centesimo e hai sentito cosa hanno detto gli agenti immobiliari. Gli interventi da fare sono troppi e il prezzo richiesto è esagerato, viste le condizioni. È sul mercato da due anni, ormai. Non ce ne sbarazzeremo mai a meno che l'azienda non trovi i fondi per fare i lavori!» «E credi che correre da... da...» Non riusciva nemmeno a pronunciarne il nome. Javier Vasquez. Anche dopo tanti anni il ricordo di lui la tormentava ancora, rifiutandosi di farsi scacciare. Era entrato nella sua vita con la devastante intensità di un tornado forza dieci e aveva mandato in pezzi tutti i suoi progetti per il futuro. Lo rivedeva spesso nella sua mente, più uomo che ragazzo. Una figura alta, imponente, con un'aria autoritaria che riduceva tutti al silenzio quando entrava in una stanza. Ancora prima di cadere sotto il suo incantesimo, prima ancora di aver scambiato una parola con lui, aveva capito che era pericoloso. Quando era entrato nel pub, le sue amiche, viziate ragazzine di buona famiglia, si erano scatenate scambiandosi risatine e gomitate, cercando di attirare la sua attenzione. Lei, dopo avergli dato una veloce occhiata, aveva distolto lo sguardo in fretta. Ma non era riuscita a fermare il battito impazzito del cuore che le martellava nella cassa toracica e il velo di sudore gelido che le si era formato sulla schiena. Quando le si era avvicinato, ignorando le sue amiche e aveva cominciato a parlare con lei, era stata sul punto di svenire. Dopo la laurea avrebbe frequentato un Master in in10


gegneria ed era il ragazzo più intelligente che avesse mai incontrato. Bello da togliere il fiato. Era anche il genere di ragazzo che i suoi genitori avrebbero disapprovato. Straniero e soprattutto... senza il becco di un quattrino. La sua sicurezza, l'aura di potere che l'avvolgeva come una cappa, l'avevano affascinata e spaventata al tempo stesso. A diciotto anni, aveva avuto poche esperienze con l'altro sesso e in sua compagnia le erano sembrate del tutto insignificanti. Roger, che insisteva a cercarla nonostante lei avesse interrotto la loro tiepida relazione, aveva solo un paio d'anni meno di Javier, ma tra i due sembrava esserci un abisso. Vicino a Javier si era sentita una ragazzina goffa. Una ragazzina goffa con un piede sull'orlo di un precipizio, pronta a saltarci dentro, lasciando la zona protetta della sua vita privilegiata e sicura. Scuole private, settimane bianche, lezioni di piano e concorsi ippici, non l'avevano preparata ad affrontare qualcuno di vagamente simile a Javier Vasquez. Non era il ragazzo giusto per lei, ma si era sentita come un gattino braccato. «Andiamo via» le aveva mormorato al pub, con una voce così seducente da farle tremare le ginocchia. «Non ho molti soldi, ma credimi, posso farti passare ore indimenticabili anche senza un centesimo.» Sophie aveva sempre frequentato gente come lei. Ragazze vezzeggiate e ragazzi viziati che non si erano mai posti il problema di quanto costasse passare una serata fuori. Così era finita con Roger, che faceva parte di quel mondo e che conosceva da sempre. Perché? Era qualcosa che non si era mai chiesta. Oliver dava tutto per scontato mentre lei, guardandosi indietro, si era sempre sentita un po' in colpa per la facilità con cui aveva ottenuto tutto ciò che voleva. 11


Suo padre adorava mostrare in giro i suoi splendidi gemelli e li aveva sommersi di regali dal momento in cui erano nati. Era la sua principessa e anche se ogni tanto si era sentita a disagio per il modo in cui lui trattava le persone socialmente inferiori, c'era passata sopra perché, nonostante tutti i suoi difetti, Sophie l'adorava. Lei era la cocca di papà. Nel momento in cui Javier Vasquez aveva posato gli occhi neri su di lei, aveva capito che stava scherzando col fuoco e che a suo padre sarebbe venuto un attacco, se solo avesse saputo... Ma aveva deciso di giocare col fuoco. Si era innamorata sempre di più, eppure aveva resistito al bruciante desiderio di andare a letto con lui, perché... Perché era una romantica senza speranza e perché una parte di lei sapeva che un uomo come Javier Vasquez, l'avrebbe lasciata subito dopo averla avuta tra le lenzuola. Javier non l'aveva mai forzata e questo non aveva fatto che fortificare i suoi sentimenti per lui. L'unico che la facesse sentire viva. Sapeva che sarebbe finita in lacrime, ma non aveva immaginato fino a che punto l'avrebbe devastata. «Non credevo che mi avrebbe ricevuto» confessò Oliver distogliendo subito lo sguardo dal viso sconvolto di sua sorella. «Come dicevo, è stato un azzardo. Non credevo nemmeno che si ricordasse di me... L'avrò incontrato sì e no un paio di volte...» Nonostante fossero gemelli, Oliver aveva scelto un'altra università. Sophie aveva studiato Lettere Classiche a Cambridge con la speranza di diventare insegnante, lui se n'era andato dall'altra parte dell'Atlantico. Laggiù aveva condotto una rutilante vita sociale e raramente si era fatto vivo con lei per sapere cosa stesse accadendo 12


nella sua vita. Era partito a sedici anni, grazie a una borsa di studio per meriti sportivi. In pratica era sparito, salvo quando tornava tutto euforico, per le vacanze. Anche quando la storia con Javier era andata in frantumi, pochi mesi dopo, aveva ascoltato il suo accorato resoconto con evidente disinteresse. La vita in California era troppo coinvolgente e Sophie aveva sempre saputo che Oliver non fosse un campione di empatia, quando si trattava dei problemi degli altri. Ora si chiedeva se non avrebbe fatto meglio a costringerlo su una sedia, quando era tornato in Inghilterra, gettandogli in faccia tutti i più miserabili dettagli della vicenda. Ma sarebbe stato comunque troppo tardi. Aveva già al dito un anello di fidanzamento e Javier era uscito di scena. C'era Roger Scott ad aspettarla all'altare. Sophie fremette. Non sopportava nemmeno il pensiero... «Quindi l'hai visto...?» E com'è? Ha ancora quella voce ammaliante? E il sorriso sexy...? Erano accadute troppe cose in quegli anni, cose che avevano polverizzato tutti i suoi sogni sull'amore, ma non i suoi ricordi. Non avrebbe voluto, però erano ancora lì, intatti, insistenti. «Non ha avuto la minima esitazione» le raccontò Oliver, compiaciuto per la sua prodezza. «Pensavo di dover inventare chissà quali storie per farmi ricevere dal grand'uomo e invece ha accettato di vedermi non appena ha saputo chi ero...» Ci scommetto, pensò Sophie. «Soph, dovresti vedere il suo ufficio. È incredibile. Quel tizio vale miliardi per quanto pesa. Non posso credere che avesse le pezze al sedere quando l'hai conosciuto, all'università. Avresti dovuto restare con lui, anziché sposare quel pidocchio.» 13


«Lascia stare, Ollie.» Sophie non sopportava nemmeno di sentire il nome del suo defunto marito. L'aveva chiuso a chiave in un angolo nascosto della sua mente e lì doveva restare. Pensare a lui non avrebbe fatto altro che riaprire ferite ancora così fresche da sanguinare. Roger, pensò, era stato una nave scuola e lei avrebbe dovuto essergli grata, per quanto orribile fosse stato. Una volta era giovane, ottimista e innocente. Se oggi era disincantata, immune dai sogni d'amore, lo doveva a lui ed era un bene. Niente e nessuno avrebbe più potuto ferirla. Sophie si alzò e guardò fuori dalla porta del patio lo squallido giardino sul retro, abbandonato a se stesso. Poi tornò a girarsi verso suo fratello e incrociò le braccia sul petto. «Dovrei chiederti cosa ha detto...» disse brusca, «ma non avrebbe senso, perché non voglio avere niente a che fare con lui. Lui... appartiene al mio passato e non avresti dovuto andare lì senza il mio permesso.» «Non è il momento di diventare moralista, Soph! Abbiamo bisogno di soldi, lui ne ha a palate e c'è qualcosa tra voi.» «Non c'è proprio niente tra noi!» strillò. La sola cosa che poteva esserci da parte di Javier era odio. Non poteva che odiarla, dopo ciò che era successo... che gli aveva fatto. Esausta, si lasciò cadere su una sedia della cucina e si prese il viso tra le mani, cercando di bloccare tutto. Il passato, i ricordi, il presente, i problemi... Tutto. «Ha detto che pensava di aiutarci.» «Cosa?» Lo fissò sbigottita. «È stato molto comprensivo quando gli ho spiegato la situazione.» «Comprensivo.» Sophie rise. Come se fosse successo il giorno prima, rivide la sua espressione quando gli aveva detto che tra loro era finita. La sua voce gelida quando le aveva detto che non voleva più vederla, che doveva 14


solo augurarsi di non incrociare mai più la sua strada perché lui non perdonava e in qualche modo gliel'avrebbe fatta pagare. Comprensivo... Rabbrividì e vinse la tentazione di voltarsi per controllare che non fosse alle sue spalle, come un angelo vendicatore. «Cosa gli hai detto, esattamente, Ollie?» «La verità» si precipitò a rispondere lui, mettendosi sulla difensiva. «Gli ho detto che l'azienda ha intaccato le riserve e che stiamo lottando per evitare il fallimento, a causa degli stupidi, sconsiderati investimenti del tuo ex marito. Ha mandato la società in rovina e ci ha trascinati con lui.» «Papà gli ha permesso di fare quegli investimenti, Oliver.» «Papà...» la voce di Oliver si addolcì. «Papà non era in condizioni di fermarlo, sorella. Lo sappiamo tutti e due. Roger ha fatto quello che ha voluto perché papà era ammalato, anche se ai tempi non lo sapevamo, tutti convinti che fosse la mamma quella per cui preoccuparci.» Sophie sentì gli occhi riempirsi di lacrime. Qualunque cosa fosse accaduta, non riusciva a biasimare i suoi genitori per il corso terribile che aveva preso la sua vita. Come previsto, quando avevano saputo di Javier erano rimasti inorriditi. Si erano rifiutati di incontrarlo. Lo consideravano alla stregua di un lebbroso. La loro disapprovazione sarebbe stata già abbastanza spiacevole, ma proprio in quel periodo le prime nuvole nere stavano cominciando ad addensarsi sulla vita agiata che Sophie aveva sempre dato per scontata. Problemi finanziari. L'azienda di famiglia non era stata in grado di adeguarsi ai tempi. I mezzi e le procedure erano antiquati, ma per rimettersi al passo sarebbero stati necessari ingenti finanziamenti. Nei primi tempi del declino, la banca era stata comprensiva e collaborativa, ma 15


la pazienza si era esaurita e aveva preteso un immediato rientro dei prestiti. Suo padre, che lei adorava, aveva affondato il viso tra le mani ed era scoppiato a piangere. Sophie aveva provato una punta di sordo risentimento nei confronti di suo fratello che, mentre lei affrontava la rovina, se la spassava all'altro capo del mondo. Ma non era mai stato serio e responsabile quanto lei. Era sempre stata lei il braccio destro del padre. In quel clima, ogni discorso su Javier era stato liquidato senza possibilità di appello. I suoi genitori le avevano detto che avevano già abbastanza problemi, per aggiungere la sua fissazione per uno straniero squattrinato, che probabilmente mirava solo ai suoi soldi. No, no... doveva rivolgere la sua attenzione altrove... Per esempio, Roger sarebbe stato molto felice di entrare nella società e aveva ereditato una bella somma, dopo la morte dei genitori. E poi, non uscivano insieme, un tempo? Era un po' come se fosse già un membro della famiglia, no...? Era ammutolita davanti ai loro piani per la sua vita. Sì, conosceva Roger da sempre. Sì, era un bravo ragazzo. E, sì, erano usciti per cinque minuti, un tempo... Ma non faceva per lei e aveva rotto con lui ancora prima che Javier comparisse all'orizzonte. Ma suo padre aveva pianto e lei non l'aveva mai visto piangere. Si sentiva dilaniata tra l'amore in boccio e il debito di gratitudine che aveva nei confronti dei genitori. Le avevano assicurato che non l'avrebbero costretta a lasciare l'università, anche se avrebbero preferito che prendesse le redini dell'azienda al fianco di Roger. Lui aveva tre anni più di lei, avevano sottolineato, aveva già esperienze di lavoro. Avrebbe versato molto denaro nelle casse dell'azienda e preso il posto che gli spettava nel Consiglio d'Amministrazione. 16


lo.

E Sophie avrebbe dovuto fare la sua parte, sposando-

Aveva faticato a credere a ciò che stava sentendo, ma vedere i suoi genitori distrutti, i loro sguardi colmi di vergogna per averla delusa, era stato più convincente di mille parole. E Roger? Era al corrente dei loro piani? Aveva già pianificato un futuro nell'azienda dei suoi genitori? Sophie lo aveva chiamato e si erano incontrati. Era rimasta inorridita quando le aveva detto di essere al corrente della situazione dei suoi genitori e di essere pronto a fare la cosa giusta. L'amava, anzi era innamorato di lei da sempre... Sophie non aveva nessuno con cui confidarsi e quando era tornata all'università, Javier era lì. Non gli aveva detto nulla, ma la sua sola presenza le aveva fatto dimenticare ogni cosa. Trascinata dal sentimento sempre più intenso che provava per lui, il panico per ciò che stava accadendo a casa aveva cominciato ad allentarsi. I suoi genitori non ne avevano più fatto parola e lei aveva ricominciato a respirare liberamente. Nessuna nuova, buona nuova, no? Riemerse dal passato e si trovò davanti un drink. Spinse da parte il bicchiere. «Ho un appuntamento in banca, domani» disse. «E possiamo cambiare agente immobiliare.» «Per la quarta volta?» Oliver fece una risata aspra e svuotò il suo bicchiere tutto d'un fiato. «Affronta la realtà! Se andiamo avanti così ci indebiteremo per il resto della vita. L'azienda sta perdendo soldi e la casa non la venderemo mai. La banca ce la porterà via e noi due diventeremo dei senzatetto. Non abbiamo un posto in cui tornare. Tu hai lasciato l'università per sposare Roger e sei tornata qui. Io sarei dovuto tornare in California per 17


finire gli studi e non ho potuto farlo, visto che era cambiato tutto. Ci siamo ritrovati inchiodati qui e insieme abbiamo fatto il possibile per risollevare l'azienda» disse con la voce impastata che Sophie aveva imparato a riconoscere. Oliver cercava di affogare il dolore nell'alcol. Era un debole, non in grado di affrontare una situazione come quella e Sophie si sentiva in colpa perché non sapeva come aiutarlo. Era su una china pericolosa e se non fosse riuscita a fermarlo, avrebbe fatto una brutta fine. Cercò di uscire dal ginepraio della sua mente, aggrappandosi all'unico pensiero che poteva consolarla. Per quanto lei e suo fratello fossero costretti a lottare per non affogare, la loro madre era tranquilla e al sicuro in Cornovaglia, lontano dalla bufera che stava devastando la loro vita. Quando Gordon Griffin-Watt era morto, dopo una breve malattia, Sophie aveva raccolto le poche risorse rimaste e le aveva investite in un piccolo cottage, in Cornovaglia, dove viveva la sorella di sua madre Evelyn. Aveva già avuto due attacchi di cuore e suo marito aveva preferito non dirle nulla dei suoi problemi di salute, quindi la sua morte l'aveva colpita come un fulmine a ciel sereno. Allontanarla da lì era stata l'unica soluzione per salvarle la vita. «Vasquez è pronto ad ascoltarci.» «Javier non farà niente per aiutarci, credimi, Ollie.» Ma si sarebbe divertito di sicuro vedendola in ginocchio. «Come fai a dirlo?» ribatté lui, riempiendosi di nuovo il bicchiere. «Perché lo so.» «Potresti sbagliare.» «Cosa vuoi dire? Di che stai parlan... È proprio necessario che tu beva un altro drink? Non sono nemmeno le quattro del pomeriggio.» 18


«Smetterò di bere quando non dovrò più preoccuparmi di tenermi un tetto sulla testa. O non rischierò più di finire su una strada con un piattino in mano.» Tracannò il brandy e Sophie sospirò, rassegnata. «Lui vuole vederti.» «Lui... cosa?» «Ha detto che può considerare la possibilità di aiutarci, ma ne vuole parlare con te. Penso che sia stato corretto, da parte sua...» Sophie soffocò un'ondata di nausea. «Non succederà mai.» Per la prima volta in vita sua, si sarebbe unita a suo fratello per un robusto drink. «Preferisci che finiamo sotto un ponte di Londra, coperti di giornali? Solo per non parlare un quarto d'ora con una vecchia fiamma?» «Non essere stupido. Non finiremo sotto un ponte, coperti di giornali. Domani vado a chiedere un finanziamento alla banca, per aggiornare il sistema informatico.» «E loro ti diranno di no, lo sappiamo entrambi. Come credi che potremo continuare a mandare il mensile alla mamma? Chi si prenderà cura di lei, quando io e te finiremo su una strada?» «Basta!» urlò Sophie, agitando la mano come per cancellare tutto quel penoso discorso. Ancora una volta, il peso del loro futuro era tutto sulle sue spalle e Oliver... Ma lui non poteva capire. Lui non sapeva niente. Vedeva solo un suo ex amico che aveva tanti soldi ed era disposto a concedere un prestito a condizioni ragionevoli. Perché non avrebbe dovuto insistere? Come poteva comprendere le sue ragioni? «Gli ho detto che saresti andata da lui, domani alle sei.» Tolse dalla tasca un foglietto piegato e lo spinse sul tavolo, verso di lei. Quando Sophie lo guardò, vide che c'era scaraboc19


chiato un indirizzo e un numero di cellulare. Bastò quello per farle battere il cuore all'impazzata. «Non posso costringerti a incontrarlo, Sophie.» Oliver si alzò, la bottiglia di whiskey in una mano e il bicchiere vuoto nell'altra. Aveva un'aria sconfitta e questo colpì Sophie al cuore, perché sapeva che suo fratello non era abbastanza forte da sopportarlo. Aveva bisogno di essere sostenuto, proprio come la loro fragile madre. «Se vuoi andare in banca dopo che ci hanno già preso a calci e hanno minacciato di portarci via la casa, fallo. Se invece decidi di parlare con lui, ti aspetta nel suo ufficio.» Sophie rimase sola, in cucina. Si adagiò contro lo schienale della sedia e si prese il viso tra le mani. Non aveva scelta. Suo fratello non l'avrebbe mai perdonata se non avesse incontrato Javier e comunque, aveva ragione. La banca non avrebbe concesso niente, lo sapeva anche lei. E la casa stava andando in rovina. Non sarebbero mai riusciti a vendere una proprietà così grande e malmessa, in mezzo al nulla, in un momento in cui il mercato immobiliare versava in una crisi spaventosa. D'altro canto non potevano svenderla, visto che era stata accesa una seconda ipoteca. Forse Javier aveva dimenticato ciò che era accaduto allora, pensò Sophie senza grandi speranze. Forse era cambiato. Forse, ma solo forse... voleva concedere un prestito a buone condizioni, proprio alla luce della loro passata amicizia. Forse aveva superato la fine disastrosa di quella loro breve storia... A ogni modo, non aveva altra scelta e lo avrebbe scoperto presto.

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3214 - La segretaria e il milionario di S. Kendrick Quando si tratta di affari e di donne, Dimitri non lascia mai le cose a metà. Non perdere l'INTERNATIONAL T YCOON di questo mese!

3215 - Vendetta dal passato di C. Williams Quando Sophie è uscita dalla vita di Javier lui ha giurato a se stesso che gliel'avrebbe fatta pagare. Ecco a voi una SUBLIME VENDETTA.

3216 - Scandalo a corte di C. Crews Felipe Cairo è il più riluttante erede al trono d'Europa e sa che l'unica possibilità di sottrarsi alle proprie responsabilità è... Torna CONTRATTO D'AMORE.

3217 - L'ultimo segreto di M. Yates Alessandro è noto per essere un uomo freddo e cinico, ciononostante... Ottava e ultima puntata de I PERDUTI AMORI DEI DI SIONE.

3218 - La promessa dello sceicco

di A. Brock La Principessa Annalina è disposta a fare qualsiasi cosa pur di porre fine al suo fidanzamento combinato. Lasciati rapire da I PRINCIPI DEL DESERTO.

3219 - Ricatto fra le lenzuola

di J. Hayward Alla disperata ricerca di un erede, Lorenzo userà ogni mezzo per addomesticare la sua moglie ribelle. Regalati UN NUOVO INIZIO!

3220 - Ancora una notte di M. Milburne Incapace di dargli l'erede che cerca, Maya prende coscienza di non essere la moglie adatta a Giorgio. Secondo episodio de LA DINASTIA DEI SABBATINI.

3221 - La scelta di Helios di M. Smart Da palazzo arriva la notizia di uno scandalo che potrebbe costituire una minaccia per il regno di Agon... Si conclude LA CORONA DEI KALLIAKIS.


Dal 14 novembre

3222 - Il sussurro del deserto di S. Kendrick Lo sceicco Saladin è abituato a ottenere sempre ciò che vuole. Sempre. Lasciati ammaliare da I PRINCIPI DEL DESERTO.

3223 - Patto greco di T. Pammi Stavros capisce che l'unico modo per proteggere il patrimonio di Leah è sposarla. Regalati momenti ardenti con il tuo amato FUOCO GRECO.

3224 - Il destino della principessa di C. Crews Cresciuta in un orfanotrofio, Maggy non ha mai saputo chi fossero i suoi veri genitori... Pensi di essere FATTA PER L UI?

3225 - Il richiamo della corona di N. Anderson La gravidanza, scoperta durante una normale visita, era l'ultima cosa che Stella si aspettava. Prima parte de IL T RONO DI SAN FELIPE.

3226 - Seduzione privata

di M. Smart L'unico sentimento che il milionario Stefano Moretti nutre per Anna è il desiderio di vendetta. Anzi, di una... SUBLIME VENDETTA.

3227 - In trappola col milionario

di C. Williams Doveva essere solo una relazione passeggera, finché Theo non le chiede di fingersi la sua fidanzata. Torna INTERNATIONAL T YCOON.

3228 - Nozze con ricatto di M. Milburne Nic, il minore dei fratelli Sabbatini, reagisce male agli ultimatum... Terzo e ultimo episodio de L A DINASTIA DEI SABBATINI.

3229 - Scatti rubati di R. Thomas Nonostante cerchi in tutti i modi di rimanere concentrata sulla storia che deve raccontare, Emma... Ecco a voi un vero SELF-M ADE M AN!


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