Vg106 quei baci rubati

Page 1


presenta

Il club dei milionari Amore e Potere sono le chiavi dell’alta società. Uno dei più influenti membri del club è scomparso: cosa si cela dietro agli scandali e agli intrighi del club dei milionari? “Sono veramente felice che la serie continui!” Amazon Reviews

“Amo Il club dei milionari.” Amazon Reviews

Questa nuova imperdibile serie vi terrà compagnia fino a Dicembre.

Prossimo appuntamento?

27 ottobre, segnate in agenda!

www.harlequinmondadori.it – Seguici su


Una scarpetta, un principe azzurro… il tutto nel XXI secolo! Per tutte le inguaribili romantiche, Cenerentola è tornata: siete pronte a vivere la Favola? Ho bisogno di una fidanzata! Subito. Raff Rafferty erty, rampollo di una famiglia molto facoltosa di Londra, è appena stato messo alle strette da suo nonno. Raff pensa che ci sia solo una persona in grado di aiutarlo senza volere in cambio niente: Clara Castleton. Ora si tratta solo di convincerla, ma in fondo a quale donna non piacerebbe indossare abiti da mille e una notte e gioielli d’altri tempi? Ma Clara non sembra proprio il tipo adatto…

IL PROSSIMO APPUNTAMENTO DA FAVOLA SARÀ A NOVEMBRE, SEGNATE IN AGENDA.

Dal 6 ottobre in edicola

www.harlequinmondadori.it – Seguici su


MAGGIE COX Quei baci rubati


Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: A Convenient Marriage A Very Passionate Man Harlequin Mills & Boon Modern Romance © 2003 Maggie Cox © 2004 Maggie Cox Traduzioni di Paola Ingenito e Daniela Verga Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2004 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Collezione Harmony novembre 2004 Prima edizione Collezione Harmony marzo 2005 Seconda edizione Harmony Vedogrande ottobre 2015 Questo volume è stato stampato nel settembre 2015 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) HARMONY VEDOGRANDE ISSN 1826 - 168X Periodico mensile n. 106 dello 08/10/2015 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 912 del 28/11/2005 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


Pagina 7

FASCINO ARGENTINO

Pagina 261

VICINI DI CUORE


FASCINO ARGENTINO


1

Bell'aiuto che mi hai dato! Sabrina si studiò nel completo rosso borgogna per il quale aveva dissipato un paio di centinaia di sterline e capì che, prima di indossarlo ancora, avrebbe dovuto buttare ogni altro indumento che possedeva. Al confronto di quell'abito, il suo vecchio guardaroba faceva una ben magra figura. Lo scopo di fare impressione su Richard Weedy, il borioso dirigente di banca che aveva incontrato meno di un'ora prima, era miseramente fallito. «Lei non è un rischio remunerativo, signorina Kendricks» si era lagnato. Non era un rischio remunerativo? Era proprietaria della East-West Travel da quindici anni; dunque, di che cosa parlava quell'uomo? Che cosa voleva, una garanzia a prova di bomba? L'attività commerciale 9


in generale era fondata proprio sul rischio. Fortuna che non aveva un gatto, altrimenti l'avrebbe preso a calci da tanto era infuriata. Invece, andò scalza in cucina e guardò speranzosa dentro quello che già sapeva essere un frigorifero vuoto. Vuoto perché non aveva avuto tempo per la spesa e perché il cibo non era in cima alla lista delle sue priorità, avendo un bisogno urgentissimo di un investimento per poter adeguare la sua piccola agenzia turistica alla tecnologia del ventunesimo secolo. Il pensiero la ossessionava. Non avrebbe permesso che l'attività che aveva faticato ad avviare venisse inghiottita dalle grosse catene che stavano monopolizzando l'industria dei viaggi. Riflettendo sul recente colloquio, si chiese se era stata troppo fiduciosa o semplicemente disperata. Fece una smorfia di fronte ai ripiani desolati, richiuse lo sportello e si versò un bicchiere di acqua. Pensava di essersi giocata bene le sue carte, ma forse il suo sorriso era stato troppo forzato? Forse l'acconciatura raccolta era stata 10


troppo severa? Forse il rossetto rosso fuoco era risultato intimidatorio? O magari Richard Weedy aveva paura delle donne in carriera intraprendenti, come sua madre definiva quelle che non vagavano sempre per casa con uno straccio della polvere in mano? Pensare a sua madre le fece contrarre lo stomaco, tanto più che non aveva mangiato un solo boccone dalle sei e mezzo della sera prima. Adesso erano le undici e trenta della mattina e aveva un senso di nausea. Era ora che cambiasse istituto di credito? Poteva farlo? Una cosa era certa, nessun dirigente bancario smunto, condiscendente e misogino, l'avrebbe dissuasa dal rendere la East-West Travel l'autentico successo che era convinta potesse essere. Avrebbe venduto ogni paio di scarpe che possedeva e sarebbe andata in giro a piedi nudi, prima che ciò accadesse. «Non andare, zio Javier! Ti prego, non andare!» La ragazzina undicenne con gli occhi marroni e i capelli neri si aggrappò allo zio alto e dalle spalle robuste con una 11


stretta sorprendentemente forte per una bambina tanto leggera. La supplica della sua voce e la sua espressione addolorata spezzavano in due il cuore di Javier. Sopra la testa della piccola, il suo sguardo cercò il padre di lei. La faccia di Michael Calder era quella di uno spettro. «Calma, Angelina, calma, angelo mio» disse Javier contro i capelli della nipote. «Stavo solo andando a fare una telefonata per disdire il mio incontro. Resterò con te finché vorrai, se tuo padre è d'accordo.» Il cenno silenzioso di Michael fu breve, ma di estremo sollievo. Padre e figlia stavano affrontando una situazione che poteva distruggere la famiglia e in cui Javier si immedesimava profondamente. Otto anni prima era morta Dorothea, la sua amata sorella nonché madre di Angelina. E ora la bambina paventava l'eventuale morte del padre. Non era crudele? Il giorno prima a Michael Calder era stata diagnosticata una forma particolarmente devastante di cancro e la prognosi non era buona. L'indomani sarebbe entrato in ospedale per un tratta12


mento d'urto e solo Dio sapeva quanto ci sarebbe rimasto... e se ne sarebbe mai uscito. Javier scacciò il pensiero funesto e strinse più forte la nipote. Era ingiusto che il cognato sostenesse quel peso da solo. Javier giurò che avrebbe fatto quanto in suo potere per lenire la loro sofferenza. Avrebbe tentato di apportare una qualche stabilità nella giovane vita di Angelina mentre il mondo le crollava addosso, e di essere un buon amico e un sostegno per suo padre. Ma prima di tutto, doveva trovare un modo per risiedere in maniera permanente in Gran Bretagna... Essendo cittadino argentino, gli occorreva un permesso di soggiorno. «Dirò a Rosie di prepararti un letto.» Incapace di sopportare oltre la disperazione della figlia, Michael andò in cerca della babysitter gallese. «Vogliamo trovare una videocassetta da guardare assieme?» Sorridendo dolcemente alla nipote, Javier le asciugò le lacrime e la condusse per mano nel salotto lussuosamente arredato. 13


Fu svegliato dalle gocce di pioggia che battevano contro la finestra della sua camera come se un centinaio di missili fossero stati lanciati da catapulte. Ma non fu la vista del cielo grigio che rese pesante il cuore di Javier. Angelina aveva pianto fino a crollare nel sonno. A undici anni, sapeva già cosa significasse perdere un genitore. Lui era rimasto fino a notte fonda con lei, ascoltando il suo respiro, pregando Dio di portarle dei sogni tranquilli, che non fossero abitati da immagini terrificanti di dolore e di perdita. Aveva lasciato Michael in salotto a bere un bicchiere di whisky, troppo scosso lui stesso per suggerire al cognato di rinunciare al drink, considerate le sue condizioni. Non potevano continuare così. Dovevano trovare presto una soluzione. La fronte abbronzata e corrugata, Javier uscì dal letto e andò nel bagno. Una volta fattosi la doccia e vestitosi, avrebbe preso una tazza del buon caffè preparato da Rosie e poi ne avrebbe portata una a Michael. Il poveretto avrebbe avuto i postumi della sbornia, ma non ne aveva il diritto? Come si sarebbe sentito lui a dover affrontare un 14


futuro tanto tetro? Aprì il rubinetto dell'acqua calda e si spogliò. «Va bene, ti ha voltato le spalle, non è la fine del mondo.» Solo sua sorella poteva uscirsene con un'osservazione tanto disinvolta di fronte alla sua delusione e preoccupazione, rifletté Sabrina esasperata mentre si inginocchiava per giocare con la bambina. A volte si domandava se la maternità avesse diminuito la percezione di Ellie su cosa accadeva nel mondo del lavoro. Un tempo ambiziosa, ora madre di tre vivaci bambini sotto i cinque anni, Ellie sembrava avvolgere ogni problema in una nuvola rosa, e l'adorante marito Phil non faceva nulla per disilluderla. «Forse non per te.» Sabrina solleticò la nipotina sotto il mento, poi prese un fazzoletto per pulirle la saliva dalle dita. «Ma è del mio sostentamento che stiamo parlando. Se non ottengo il finanziamento che mi serve, non potrò mai modernizzare l'attività e sarebbe solo questione di tempo prima di dover chiudere bottega. E Jill e Robbie? 15


Saranno disoccupati. Dopo anni di servizio!» Ellie smise di correre appresso agli altri due figli per scuotere la testa. «Non ne capisco il fascino, è un mondo di accanita rivalità là fuori, Sabrina. Non sei stufa del lavoro, dopo quindici anni? Quanti ne hai ora, trentasette? Presto sarai troppo vecchia per avere bambini, e poi? La tua attività ti darà un freddo conforto quando non avrai altro che un appartamento vuoto dove tornare.» «Cominci a parlare come la mamma.» Prese in braccio Tallulah e il profumo di talco della piccola di sei mesi le procurò una stretta al cuore. «Vuole solo che tu sia felice.» «Io sono felice, santo cielo! Perché voi due non capite che sto facendo ciò che voglio fare? Non sono come voi: non sono il tipo materno, io.» «No?» Con un sorriso, Ellie si gustò la scena della sorella maggiore che cullava Tallulah come fosse nata per quel compito. «In ogni caso» ribatté Sabrina, «non ho il fisico per farlo.» 16


«Ah, no? Ho visto le occhiate che ti lanciano gli uomini quando cammini per strada e credimi, hai le curve nei punti giusti. Quello che io non riesco a credere è che tu non sia uscita con nessuno da almeno un anno, forse più. Gli uomini che incontri sono ciechi, nonché morti dalla cintola in giù?» «Non ho tempo per gli appuntamenti. L'agenzia assorbe ogni ora che passo sveglia.» «È davvero una triste condanna per una giovane donna.» Ellie raccolse una manciata di giocattoli disseminati sul pavimento e li lasciò cadere nel box. «Dimentica il lavoro per un po'. Esci e divertiti. Questa è la mia soluzione per il tuo attuale dilemma.» «È già così tardi?» Guardando l'orologio, Sabrina si alzò in piedi, mise la piccola nelle braccia della madre, si fermò a baciare ognuno degli altri due bimbi seduti di fronte alla TV e si diresse alla porta. «Ti chiamo più tardi. Scusa se scappo ma devo dare il cambio a Jill per il pranzo. Sta alla scrivania dalle otto e non ha mangiato un boccone.» 17


«Ti darò comunque i miei consigli, che tu lo voglia o no!» le urlò dietro Ellie mentre lei si affrettava alla macchina parcheggiata nel vialetto. «Procurati un appuntamento, e presto!» Con il consiglio - senz'altro a fin di bene - della sorella nelle orecchie, Sabrina si immise sulla strada. «Procurarmi un appuntamento» borbottò irritata, aggiustando la sintonia della radio. «Come se non avessi già abbastanza problemi senza aggiungerci un uomo!» Armeggiando con l'ombrello nonché con il sacchetto bagnato dei panini e con la borsa, non vide l'uomo di fronte alla vetrina dell'East-West Travel che sbirciava dentro finché non lo urtò. Mentre un braccio robusto la sosteneva, fu avvolta dal persistente profumo di una costosa colonia maschile e dal sorprendente calore che parve trasmettersi al suo corpo dal breve ma risoluto contatto. «Mi dispiace. Non l'avevo vista... Di solito non cerco di uccidere la gente con l'ombrello.» Dopo averlo chiuso, trasferì il 18


sacchetto bagnato dei panini nella borsa e si scansò i capelli castani dagli occhi. A quel punto, prestò attenzione all'uomo. Strepitoso. Era l'unico aggettivo che le veniva in mente. Slanciato e dall'aspetto latino, capelli e occhi neri come l'inchiostro. Occhi così scuri che rilucevano come gioielli di onice. Quando lui non replicò, lei si sentì una stupida; stupida e impreparata... ma impreparata per cosa? «Se cerca un posto caldo in questo periodo dell'anno, Tenerife è sempre una buona scelta» gli disse per nascondere l'imbarazzo. «Posso metterla in contatto con qualche delizioso albergo a conduzione familiare; o se preferisce qualcosa di qualità superiore, potrei raccomandarle dei posti formidabili.» Ancora silenzio. Sabrina ebbe qualche attimo di panico. Non parlava inglese? La stava guardando chiedendosi di cosa blaterasse quella matta con i capelli fradici e i panini inzuppati? «Oh, bene.» Pensando che sarebbe stata meglio una repentina ritirata, scrollò le 19


spalle, ostentò uno dei suoi sorrisi più solari e spinse la porta dell'agenzia. «Aspetti.» Curioso come una semplice e innocua parola potesse trasmettere un innato comando. «Prego?» «Mi piacerebbe molto entrare e discutere di una vacanza con lei.» «Perfetto. Allora perché non mi segue invece di stare sotto la pioggia?» Jill aveva l'ombrello e il cappotto pronto dietro la scrivania. Il suo sguardo si illuminò quando vide il bell'uomo camminare dietro il suo capo. «Ciao. È stato tutto tranquillo da quando sei uscita. Ho mandato Robbie a pranzo un quarto d'ora fa... ho fatto bene?» «Certo, Jill. Puoi andare a mangiare qualcosa. Me la caverò.» «Te la caverai benissimo.» Con una strizzata d'occhi, la bionda li superò e il campanello sopra la porta suonò dietro di lei. «Si accomodi. Mi tolgo il cappotto.» Contenta del tepore che la avvolse dopo il freddo esterno, Sabrina sorrise di nuovo 20


all'uomo e si affrettò nel piccolo ufficio in fondo. Javier esitò, e il suo acuto senso degli affari si destò automaticamente mentre scandagliava la piccola stanza con le tre scrivanie antiquate e i computer vetusti sopra ciascuna di esse. Qual era la parola adatta per descrivere qualcosa di originale dal sapore un po' antico? Pittoresco, pensò. Ricambiò il sorriso della donna che lo aveva arpionato con l'ombrello, e notò che i suoi occhi erano incredibilmente azzurri e schietti... quasi... incontaminati. «Deve mangiare, mentre parliamo» le disse. Gli occhi schietti lo fissarono stupiti. Sabrina stentava a credere che un estraneo fosse capace di tanta premura. Un calore le si diffuse dentro. «Preparo del caffè. Ne gradirebbe?» «Nero... senza zucchero. Grazie.» Javier si sistemò su una sedia. In silenzio, la osservò attraverso la porta aperta. La vide togliersi il cappotto e appenderlo su un vecchio attaccapanni, toccarsi i capelli castano dorato raccolti in una crocchia un po' sbilenca e registrò che era ben fatta sotto il 21


semplice completo blu con camicia bianca. Anche ad alcuni metri di distanza, il suo delicato profumo floreale si insinuava in lui mettendolo sorprendentemente a proprio agio. Sbalorditivo, considerato quanto era turbato per Angelina e il padre. Michael aveva insistito affinché la bambina andasse a scuola, quel giorno, e alle tre e mezzo Rosie sarebbe passata a prenderla per portarla da un'amica per il tè. «È meglio che tutto sia il più normale possibile» gli aveva detto Michael. Javier intendeva essere a casa per accoglierla quando fosse tornata... momento in cui avrebbe certo saputo l'esito della terapia del cognato. «Eccoci.» Sabrina posò la tazzina davanti a lui e notò che non portava anelli e che aveva le mani affusolate e abbronzate. Il suo accento... sembrava forse sudamericano, ma di quale paese non sapeva dire. Scivolò dietro la scrivania e tirò verso di sé la propria tazza. Scartò i panini, appallottolò la pellicola e la lanciò dentro un cestino. «Spero non le dispiaccia...» Sorrise ancora prima di prendere un piccolo morso di 22


sandwich al pollo. «Ho saltato la colazione e a dirle il vero sono affamata!» «Faccia pure. Non si possono condurre affari a stomaco vuoto.» Accennò un breve sorriso; i denti erano bianchi contro l'abbronzatura, perfetti come quelli delle star del cinema. Per la prima volta lei si accorse che aveva una fossetta sul mento... una fossetta molto sexy. Il boccone ebbe qualche difficoltà a scenderle nella gola. «Dunque... qualche idea di dove le piacerebbe andare?» domandò. «Mi scusi?» «In vacanza. Suppongo che stia pensando di prendersi una pausa da qualche parte, giusto?» Javier scrollò le spalle e si chiese cosa avrebbe pensato la signorina Sabrina Kendricks - sbirciò il nome sulla targhetta dorata attaccata al bavero - se avesse saputo che, da uomo che dirigeva una fiorente attività di viaggi su Internet, aveva viaggiato per il mondo più volte di quanto si sarebbe potuto credere. No, non aveva bisogno di una vacanza. Quello che gli serviva era un po' più complicato... 23


«Di solito, l'ambiente è così tranquillo?» replicò con un'altra domanda. Nel frattempo, si guardò intorno incuriosito, notando i poster colorati di località esotiche sui muri, le due alte piante in vaso che somigliavano ad alberi di palme vicino alla porta, la moquette leggermente scolorita sotto i suoi piedi. Tutto aveva un'aria di regale deterioramento. Si massaggiò la nuca e sospirò. Come faceva a sopravvivere? Sabrina prese un sorso di caffè, scottandosi quasi la bocca. «Piove» spiegò, come se lui dovesse comprendere il tacito sottinteso senza ulteriori delucidazioni. «E questo scoraggia la gente?» «È un periodo morto dell'anno.» Distolse lo sguardo da quegli occhi troppo percettivi. «Già. Avrei dovuto pensare che la gente preferisce partire sotto Natale.» Lo disse come se sapesse di cosa stava parlando e Sabrina si mise sulla difensiva. Non poteva dirgli che le grosse catene di agenzie assorbivano gran parte del mercato, anche se non potevano offrire il servizio personalizzato che lei e i suoi colleghi ave24


vano perfezionato in quindici anni di duro lavoro. Le catene non avevano tempo da dedicare alla pianificazione di itinerari elaborati per i loro clienti danarosi. E Sabrina, se voleva competere, doveva percorrere quella strada. «Non è sempre tanto pacifico.» Javier udì con sincero rimorso il lieve tremore della voce, vide il vago rossore che le colorì le guance. «L'ho offesa.» «No.» Sabrina appoggiò il panino mangiato a metà e si pulì le labbra con il tovagliolo di carta. Per qualche ragione, l'immagine dell'odioso Richard Weedy le si formò nella mente e lo sentì di nuovo dirle che non avrebbe approvato il prestito. Era uscita dalla banca sentendosi come se fosse andata a chiedere l'elemosina. «È solo che non è una giornata molto positiva. Niente a che vedere con altro se non con la mia incapacità di essere superiore alla mia delusione.» Lo sguardo di Javier si posò sulle sue dita. Le mani erano belle e minute; e prive di qualsiasi anello che avesse un significato. 25


«Qualcuno ha ferito i suoi sentimenti... un uomo, forse?» «Non in senso romantico.» Stava sorridendo adesso, con gli occhi scintillanti di umorismo, e lui si rese conto che con quegli zigomi alti e la bocca generosa era davvero incantevole. Sarebbe perfino più incantevole se si sciogliesse i capelli... Da dove era spuntato quel pensiero? «Comunque, torniamo al lavoro. Se non vuole una vacanza, signor...?» «D'Alessandro... Javier D'Alessandro.» Lo pronunciò così bene che Sabrina fu trasportata all'istante in un'altra epoca e in un altro luogo; un posto diverso dalla fredda e deprimente Londra, uno scenario con un panorama di sole, dove i conquistatori governavano la terra, evocando immagini di seduzione e avventura. Un luogo dove le sue attuali preoccupazioni sparivano per magia sotto lo sguardo ipnotico di un amante dalla pelle e dagli occhi scuri... «Se non vuole una vacanza, signor D'Alessandro, cosa posso fare per lei?» Inconsapevolmente, si inumidì le labbra. 26


Gli occhi di Javier sembrarono scurirsi mentre metabolizzava il fatto. «Mi piacerebbe portarla a cena.» Da quanto tempo quel pensiero gli aveva albergato nella mente? Javier si asciugò i palmi sui pantaloni dell'abito costoso, fatto su misura. «Posso chiamarla tra qualche giorno, Sabrina? Al momento, ho degli impegni importanti di cui occuparmi.» «A cena?» Per un folle attimo, si domandò se aveva capito bene. Gli sconosciuti di bell'aspetto incontrati per strada, di solito, non le chiedevano un appuntamento. Diffidente, irrigidì le spalle. «Sì, a cena. Che ne dice?» «Che non è una buona idea.» Raccolse la penna e rovistò tra le carte sulla scrivania in cerca di qualcosa che richiedesse la sua attenzione... qualunque cosa che la distraesse dall'ispezione di quegli occhi. «Non esco con persone che non conosco, signor D'Alessandro.» «Ah. Non è una che corre rischi, Sabrina?» Lei pensò di nuovo alla sua attività; al fatto che il suo dirigente di banca pensava 27


che non fosse un rischio remunerativo. E ora quell'affascinante sconosciuto di fronte a lei sembrava sottintendere che mancasse anche di coraggio. Era troppo. «Va bene, signor D'Alessandro, accetterò il suo invito a cena... quando sarà. La ringrazio.» Scarabocchiò qualcosa di indecifrabile su un pezzo di carta e sperò che lui non notasse che le tremava la mano. Procurati un appuntamento!, le aveva urlato Ellie poco prima. Bene, pareva che se ne fosse procurato uno... che lo avesse programmato o meno.

28


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.