I PERDUTI AMORI DEI DI SIONE Una ricerca di verità, la promessa di una travolgente passione. NON PERDETE IL PRIMO APPUNTAMENTO CON LA SERIE
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M.S. Force
Virtuous
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Virtuous Published by HTJB, Inc. © 2015 HTJB, Inc. Traduzione di Alessandra De Angelis Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2017 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Passion marzo 2017 HARMONY PASSION ISSN 1970 - 9951 Periodico mensile n. 124 del 09/03/2017 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 71 del 06/02/2007 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano
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Natalie L'inverno a New York non è una passeggiata di salute. Una cappa plumbea grava sulla città da novembre fino alla fine di marzo. É il mio primo inverno qui, ma ho già provato di tutto: dalle pozzanghere di fanghiglia che penetrano anche le calzature più resistenti, ai marciapiedi coperti da una lastra di ghiaccio che trasformano ogni tragitto in un a vera e propria esibizione di pattinaggio artistico di livello olimpionico, dal freddo che fa battere i denti all'odore acre emanato dai carretti che vendono hot dog e cipolle fritte, e si mescola ai misteriosi vapori che escono delle grate della metropolitana, creando un olezzo impossibile da descrivere. Ma nonostante il gelo, i piedi umidi e il fetore, questa città mi piace da impazzire. Mentre tutti cercano di restare il più possibile al coperto, io adoro passeggiare per le strade di New York con Fluff al guinzaglio. In realtà il suo nome per intero è Fluffernutter, come il tramezzino al burro d'arachidi e crema di marshmallow, la mia merenda preferita quand'ero bambina. Una bomba calorica. Sono passati quattordici anni da allora, e Fluff è ancora la mia amica più fedele, nonché l'unico legame rimasto con la mia esistenza precedente e che abbia portato con me nella mia nuova vita. Mi accompagna dappertutto tranne che a scuola. Ho cercato una volta di portarcela, ma sono stata bloccata sulla porta da quell'arpia della signora Heffernan, la direttrice didattica, 5
che ha sentenziato che la scuola non è posto per animali, anche se le avevo giurato che l'avrei tenuta sotto la cattedra tutto il giorno, zitta e buona. Ha snocciolato una serie di leggi e codici sanitari, colpendomi sotto l'occhio sinistro con una gocciolina di saliva mentre sibilava ostile. Ho dovuto prendere due ore di permesso per riportare a casa Fluff e giuro che da allora ogni giorno la signora Heffernan si china per controllare sotto la cattedra, appena esco dalla classe per la ricreazione o per accompagnare i bambini all'uscita. Così ho dovuto assumere una dogsitter che se ne occupi durante il giorno. Finora è andata bene, tranne quando Fluff ha morso un barboncino. La dogsitter era indignata, ma sono certa che Fluff si stesse solo difendendo. Comunque l'ho rimproverata aspramente, dicendole che se non si fosse comportata bene la dogsitter l'avrebbe lasciata sola in casa, anziché portarla fuori con gli altri cani. Da allora Fluff è stata un modello di educazione e signorilità. Oggi ho deciso di premiarla per la sua mansuetudine con una lunga passeggiata per il Village. C'è un vento gelido e nell'aria svolazzano degli sporadici fiocchi di neve; è la tipica atmosfera rigida d'inizio gennaio a New York, quando anche i più ardimentosi restano a casa, perciò io e Fluff abbiamo Bleecker Street quasi tutta per noi. Essendo arrivata relativamente da poco in città, New York affascina ancora il mio cuore di ragazza del Nebraska. Adoro i palazzi, il caos, i taxi gialli e le bici che sfrecciano a velocità supersonica, zigzagando tra le auto anche quando fa freddo come oggi. Mi piace vedere gli uomini con i loro completi inappuntabili e le donne eleganti che s'incontrano in strada, e soprattutto quelle più eccentriche, che indossano abbinamenti arditi ai quali io non avrei mai pensato. Guardo tutto, beandomi della diversità delle persone che mi circondano, notando i tatuaggi, i riccioli rasta, i piercing. Mi arrivano stimoli di ogni genere, dalla musica degli artisti di strada agli odori che 6
provengono da chioschi, carretti e ristoranti, ai colori dei cartelloni dei teatri e delle insegne dei negozi. Odio dover vedere ogni giorno quanti poveri ci sono, quanti di loro dormono sui marciapiedi coperti solo dai cartoni, m'infastidiscono le strade sporche e i graffiti, ma nel complesso quello che amo di questo posto supera ciò che detesto. La mia collega Leah, che è anche la mia coinquilina, mi ha preso in giro per settimane dopo il mio arrivo, perché elargivo soldi a destra e a manca. Mi diceva che sarei rimasta al verde prima di Natale se avessi continuato così, perciò ho smesso, ma mi si stringe il cuore quando passo davanti a un mendicante o a un senzatetto. Vorrei poterli aiutare tutti. Comunque l'aspetto che mi piace di più di New York è che mi sento al sicuro qui, anche se per molti è una città pericolosa. Ma quando si è sopravvissuti a esperienze come la mia, la prospettiva muta radicalmente. Il mio punto di vista è che, per ogni possibile scippatore o molestatore, ci sono cento persone pronte a dare una mano a chi è in difficoltà, e questo mi conforta. Mentre percorro Bleecker Street guardo le vetrine dei negozi, e mi soffermo davanti a quelle della boutique di Marc Jacobs, finché il freddo pungente non mi costringe a proseguire. Un'insegnante elementare non può permettersi di fare acquisti da Marc Jacobs, perciò sarebbe inutile entrare a curiosare, oltre al fatto che probabilmente non mi permetterebbero nemmeno di varcare la soglia con Fluff. Oggi è impossibile fermarsi per più di un secondo. Ho il viso così gelido che ho perso la sensibilità alle guance e al naso, e ho un principio di mal di testa. Mi sembra di avere un ghiacciolo nel cervello tra gli occhi, e sto prendendo in seria considerazione la possibilità di tornare a casa nel mio appartamentino quando un certo scompiglio nel parco giochi in fondo alla strada attira la mia attenzione. «Vediamo che succede, Fluff.» Attraversiamo la strada, dirigendoci verso il parco. Fluff 7
tira il guinzaglio e io l'assecondo senza cercare di fermarla. Ho imparato che quando segue una pista olfattiva o ha visto qualcosa che la incuriosisce non devo cercare di allontanarla, altrimenti sarà intrattabile per tutto il giorno. È molto forte per essere una minuscola cagnetta, e devo accelerare il passo per starle dietro. Mi è difficile riferire con precisione la dinamica dei fatti di quello che succede. So solo che sto trottando dietro a Fluff quando scivolo su una lastra di ghiaccio, perdo l'equilibrio, resto in bilico per qualche secondo tra dignità e disastro, poi mi raddrizzo ma Fluff ha approfittato del momento in cui ho vacillato per liberarsi strattonando il guinzaglio che mi scivola tra le dita. Fila via come un fulmine, dirigendosi verso il cancello del parco, annaspando sulle zampette corte che si muovono a tutta velocità. Temendo che possa finire sotto un taxi, mi precipito al suo inseguimento correndo a perdifiato e chiamandola a gran voce. Fluff gira l'angolo e scompare dalla mia vista per qualche secondo, lasciandomi atterrita, ma quando anch'io svolto per entrare nel parco la vedo finalmente e cerco di non perderla d'occhio, temo che possa raggiungere l'altro lato del giardinetto e finire in mezzo al traffico. «Fluff, fermati! Fluff!» urlo con quanto fiato ho in gola, correndo tanto in fretta che mi bruciano i polmoni per lo sforzo e per il freddo che mi fa lacrimare gli occhi. Sono terrorizzata all'idea che la mia adorata cagnetta possa finire schiacciata dalle ruote spietate di un'auto se non la riagguanto in fretta. A un tratto urto qualcosa di solido e cado all'indietro come un birillo, sbattendo la schiena. L'impatto mi lascia senza fiato; non riesco a respirare per un minuto buono, forse anche più. Eccomi qua, lunga distesa nel giardino d'infanzia di Bleecker Street, con lo sguardo fisso al cielo grigio, boccheggiando nel vano tentativo d'immettere aria nei polmoni. Mi balena persino il dubbio di essere morta. Sono stata in8
vestita senza accorgermene e ora fluttuo tra la vita e la morte? Intorno a me si è già formato un capannello di gente. Vedo diverse paia di occhi che mi scrutano. Gli incidenti attirano sempre la curiosità morbosa dei passanti. Però sento anche un vociare adirato. Qualcuno spintona, scosta bruscamente gli astanti e, nel trambusto generale, appare un viso chino su di me. È quello di un bell'uomo dall'aria preoccupata, ma anche familiare. Fosse l'ho già visto nel quartiere? Sento anche delle grida di sottofondo, e ho il sospetto che a urlare sia stata io. Poi arriva Fluff, che mi lecca la faccia, obbediente e contrita per la sua bravata. È a questo punto che capisco di non essere morta, e per fortuna neanche lei è stata ridotta in marmellata da un taxi. Il sollievo che provo nel vederla incolume mi fa rilassare i muscoli ed espandere i polmoni, facendo finalmente entrare l'aria di cui ho disperatamente bisogno, tanto fredda da farmi riscuotere. Guardo il viso cordiale che incombe su di me, con gli occhi castani dall'espressione premurosa e le sopracciglia aggrottate per la preoccupazione. «Stai zitto, Hayden!» esclama. Ha dei begli occhi, una bocca ben delineata che invita i baci e capelli scuri leggermente brizzolati. Ho voglia di scostargli il ciuffo dalla fronte per vedere se sono morbidi come sembrano. Nel complesso ha un viso interessante, con un fascino maturo e virile che attira gli sguardi. «Non vedi che si è fatta male?» continua. Anche la sua voce mi è familiare, e vorrei chiedergli se ci conosciamo, ma non ho la forza di parlare. «Mi ha rovinato l'inquadratura!» protesta qualcuno. «Piantala!» insiste lui. «Piantala tu, sono le mie riprese!» L'uomo mi mette una mano sulla spalla con gentilezza. «Pensa di riuscire ad alzarsi a sedere?» Ci provo, mettendoci tutto il mio impegno solo perché me l'ha chiesto con tanto garbo e poi perché è evidente che io e 9
Fluff oggi abbiamo creato dei problemi a quelle persone. Mi prende tra le sue braccia forti e mi aiuta a mettermi a sedere. È così vicino che avverto il suo profumo. Ha la fragranza raffinata di un uomo danaroso; quel pensiero mi strappa quasi una risatina che però non riesco a fare perché mi fa male il torace e Fluff si sta dimenando, uggiolando e cercando di far staccare da me l'uomo che mi sta aiutando. Forse ho dimenticato di dire quanto sia possessiva nei miei confronti... Il mio salvatore strabuzza gli occhi e sobbalza. «Cavoli, il dannato cane mi ha morso!» esclama, agitando un braccio per allontanare Fluff che vi è aggrappata. I suoi scatti la rendono ancora più decisa a non mollare la presa, strappandogli un ululato di dolore. L'altro, quello che era arrabbiato con me, accorre ad aiutarlo. «Non fatele del male!» esclamo. La voce mi è tornata perché il tizio sta per scagliare Fluff chissà dove per liberare il braccio dell'amico. «Me la tolga di dosso» mi intima lui. Mi alzo in piedi in fretta, annaspando, con le gambe molli e la testa che mi gira per il movimento troppo rapido. Fortunatamente, vedendomi in piedi, Fluff lascia la presa e trotterella da me. «Ma tu sanguini!» borbotta l'uomo che l'altro ha chiamato Hayden. «Sta sanguinando!» urla. Non capisco a chi stia parlando, finché non vedo accorrere diverse persone per occuparsi della ferita. «Deve andare al pronto soccorso?» chiede Hayden. È alto, bruno, decisamente aitante, con le spalle ampie e lo sguardo di un uomo infuriato. «Vi prego, ditemi che non deve andare in ospedale!» geme. «Rischiamo di perdere tutta la giornata...» «Hayden, vuoi stare zitto un minuto!» urla il ferito, agitando la mano per allontanare quelli che gli stanno intorno. Si 10
preme una compressa di garza sulla ferita. «Fai qualche bel respiro profondo per calmarti.» «Facile a dirsi per te, Flynn. Non sei tu quello che deve completare le riprese in tempo senza sforare il budget.» «Togliti dai piedi.» Davanti al suo tono categorico, Hayden si allontana abbaiando ordini. Mi guardo intorno e finalmente noto le macchine da presa, riflettori, scale, cavi elettrici che serpeggiano sul suolo, una tenda in un angolo e diverse persone che parlottano con aria incerta e girano apparentemente senza meta. «Scusatemi, non vi avevo proprio visto. Fluff, la mia cagnolina, è scappata e la stavo rincorrendo» spiego all'uomo. Quando torno a posare lo sguardo su di lui mi rendo conto di cos'è successo. Fluff ha morso Flynn Godfrey. Il divo del cinema Flynn Godfrey! «Ma lei è... Oddio, sono terribilmente dispiaciuta!» gemo, mortificata. «Non so cosa le sia preso. Stavamo passeggiando tranquillamente, e un attimo dopo... si è buttata addosso a lei!» Lui mi guarda con uno scintillio divertito nei suoi profondi occhi castani. «Non c'è niente da ridere» mormoro mentre lui sta sghignazzando. «Secondo me è divertente, invece. Sembra la trama di un film horror.» «Non c'è niente da ridere!» mi fa eco Hayden, gridando. «Chiudi il becco, Hayden!» replica Flynn senza distogliere lo sguardo da me. «Sta bene?» m'informo premurosamente. «Mi dispiace tanto. Di solito Fluff non morde. Ha quattordici anni, ma devo dire che è più imprevedibile ora di quando era cucciola. Dio, mi sto rendendo ridicola davanti a Flynn Godfrey, vero?» Indietreggio, intimidita; vorrei poter sprofondare, o magari 11
volatilizzarmi per evitare altre figuracce davanti a una superstar come lui. «Aspetti.» Mi blocco; come altro si può reagire, d'altronde, se Flynn Godfrey dà un ordine? «Lei sta bene, piuttosto?» mi chiede. Io annuisco, tanto inebetita dal suo carisma da non trovare più la voce. «Sicura?» «Sì» rispondo finalmente con la voce strozzata. «E lei?» «È solo un graffio, niente di preoccupante.» «Be', è stato un piacere conoscerla. Sono una sua grande ammiratrice. Ho visto tutti i suoi film e...» Mi interrompo, rendendomi conto di essere vagamente inquietante, parlando così a raffica mentre lo fisso come una maniaca. «Mi scuso ancora per avervi interrotti. Lo dica anche al suo collega» aggiungo indicando con un cenno del capo Hayden, che sta ancora sbraitando, su tutte le furie. È così arrabbiato che stringo a me Fluff e batto in ritirata, perché mi fa paura. Nella fretta di uscire dal parco, non guardo dove metto i piedi e inciampo in un cavo elettrico. È a questo punto che mi cade lo sguardo sui giganteschi cartelli segnaletici affissi sul cancello dei giardinetti. CHIUSO PER RIPRESE CINEMATOGRAFICHE. Fantastico... Come ho fatto a non accorgermene prima? Sento addosso gli sguardi di tutta la troupe, compreso Flynn Godfrey, mentre mi allontano al passo più svelto che mi consentono le mie gambe malferme. Alle mie spalle, gli uomini litigano animatamente, ma poi sento la sua voce. «Ehi, aspetti!» Sta parlando con me? Ho paura di fermarmi per cercare conferma, perciò accelero mentre Fluff cerca di divincolarsi tra le mie braccia per poter camminare al guinzaglio. «No, signorinella, sei in punizione» la redarguisco severa. Lei uggiola e continua a tentare di liberarsi. 12
«Non pensare neanche di mordermi, intesi?» «Ehi, ferma!» Sì, è decisamente lui, e sta chiamando proprio me. L'istinto di conservazione mi sprona a correre via, ma un impulso irrazionale mi induce a fermarmi e a girarmi. In futuro magari ripenserò a questo momento come a un istante decisivo, anche se ora non me ne rendo conto; magari la decisione di voltarmi è una di quelle che cambieranno la vita, ma tanto l'importanza di un istante tanto fatidico si comprende solo con il senno di poi. Comunque sia, Flynn Godfrey mi sta correndo dietro, il che è assurdo. I pochi passanti in Bleecker Street si fermano per guardarlo. Anche se si gela, vedere la più grande star del cinema mondiale è un evento eccezionale, imperdibile. Lui mi raggiunge e mi fissa, con il fiato corto, emettendo nuvolette di vapore candido dalla bocca. In preda al panico, opto per un approccio spiritoso per salvare la faccia. «Non mi dica che ha deciso di fare causa alla povera Fluff» esordisco in tono brioso. «Il suo patrimonio consiste in una cuccia imbottita, due giocattoli di gomma e un guinzaglio, che a quanto pare non vale il prezzo che l'ho pagato, visto che è perfettamente inutile.» Lui abbozza un sorriso ma continua a fissarmi con aria determinata. «Non mi ha detto come si chiama» mi accusa. «Perché vuole saperlo? Intende fare causa a me? Prima che spenda una follia per la parcella dell'avvocato, sappia che i beni di Fluff valgono più dei miei.» «No, non le farò causa» ridacchia lui. «Però non mi dispiacerebbe prendere un caffè insieme, se ha tempo.» «Un caffè... con me?» ripeto scioccamente. «Sì, ma prima deve dirmi il suo nome.» Sono senza parole, ed è un evento senza precedenti dal momento che non sto mai zitta. Ne sanno qualcosa le mie povere colleghe che vogliono mangiare in santa pace mentre 13
io continuo a stordirle di chiacchiere durante la pausa pranzo. «Ha un nome, no?» «Natalie.» «Bel nome... Ha anche un cognome?» «Bryant.» A volte mi suona strano pronunciare il mio nuovo nome, ma quello che avevo prima appartiene alla mia vecchia vita, che non ha nulla a che fare con quest'esistenza nuova e perfetta... che ora lo è ancora di più. «Natalie Bryant» ripete lui. «Possiamo darci del tu?» «Ma... ma certo» balbetto, intimidita. «E lui è Fluff» aggiunge, indicando la mia piccola peste. «Lei» lo correggo. «È femmina, e il suo nome è Fluffernutter, come il panino. Fluff è il suo nomignolo.» Non so perché l'ho precisato, ma quando lui scoppia in una risata fragorosa avverto un fremito d'emozione. Ho fatto ridere Flynn Godfrey! «Fluffernutter, per gli amici Fluff!» esclama tra le risate, scuotendo la testa. Mentre si asciuga una lacrima dall'angolo dell'occhio, mi accorgo che mi gratifica moltissimo far ridere Flynn Godfrey. La giornata ha preso una svolta decisamente interessante...
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Virtuous di M.S. Force Natalie è una giovane insegnante elementare originaria del Nebraska, che vive a New York. Dietro la sua freschezza "naive" si cela però un passato turbolento, che le ha inferto molte ferite e l'ha costretta a cambiare nome, esistenza e città. Sebbene la sua vita adesso scorra tranquilla, non riesce a essere davvero felice. Un incontro inaspettato nel Greenwich Village con un bellissimo attore hollywoodiano però sembra concretizzare tutti i suoi desideri inespressi. Flynn Godfrey è stupendo e si lascia subito incantare dal fascino innocente di Natalie, ma conquistarla non sarà facile: a causa dei traumi subiti, infatti, lei ha deciso di concedersi solo all'uomo che sposerà. Flynn non è certo un tipo trasparente: è un dominatore...
Kinsey & Annabel di Alison Kent KINSEY, socia della Girl-Gear, non può credere che il suo più caro amico, Doug Storey, sia sul punto di lasciare la città. Attratti l'uno dall'altra, entrambi non hanno mai avuto il coraggio di approfondire la loro relazione. E adesso non c'è più molto tempo: Kinsey deve sedurre Doug prima che lui parta, e il modo migliore è prenderlo per la gola con qualcosa di allettante e afrodisiaco, così da indurre a portate più sostanziose e carnali. ANNABEL è la vice presidente della Girl-Gear, ma ha bisogno di un cambiamento. Questo significa dire addio alla sua più recente conquista, Patrick Coffey. La difficoltà sta nel fatto che Patrick è il miglior amante che Annabel abbia mai avuto. Come si può rinunciare a cuor leggero al sesso migliore mai sperimentato prima?
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Questo volume è stato stampato nel febbraio 2017 da CPI, Moravia