Eco Car 9

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M O B I L I TÀ E S P E S A R E S P O N S A B I L E

eco

CAR

Gonov Gpl, in Russia con amore

SOLO

3,90

EURO

Scopriamo l’artigianato underground Gruppi d’acquisto sul web Orti urbani e Cohousing

Le piccole ibride di Lexus e Honda

DUE RUOTE

Bimestrale - Anno III - N. 9 - GIUGNO-LUGLIO ‘11 - Poste Italiane S.p.a. - Sped. in abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) - art. 1 comma 1, DCB Roma - Gestione rete di vendita e logistica: Press-Di - Diffusione: CDM Roma

Renault R4, 50 anni spesi bene

AUTO & MODA

Bugatti Galbier il lusso si fa Hybrid

FASHION STATION FORD FOCUS

3,90 €

NOVITÀCONSUMIFOCUSLIFESTYLEBENESSEREPERSONAGGIENERGIERINNOVABILIAMBIENTE




EDITORIALE

time to change

L’editore

Tempo d’estate, tempo di cambiamenti. Tempo per EcoCar di rinnovarsi. La prima rivista italiana dell’auto eco-compatibile cambia pelle. Cambiano le persone, la sostanza e le rubriche. L’auto moderna cambia missione. Diventa parte del tessuto sociale e familiare. I problemi ambientali, la corsa alla riduzione dei consumi impongono il cambiamento di rotta. La corsa alla difesa dell’ambiente è già partita. È una rivoluzione epocale che muta l’industria e la società. A raccontarlo sono i fatti. La Nissan Leaf è auto dell’anno 2011, prima volta di un’auto elettrica. Circolano circa due milioni di Toyota Prius ibride. Lexus ha fatto della mobilità elettrica-ibrida la sua bandiera. Honda viaggia ibrido, elettrico e sperimenta le Fuel Cell. Sono partiti ordini dell’elettrica

ad autonomia prolungata Volt. Negli Stati Uniti l’elettrico è nel cuore del presidente Obama. In Germania Daimler e Linde lanciano una rete di distributori d’idrogeno per l’auto che verrà. È una rivoluzione della mobilità che ricorda la nascita dell’automobile. In Italia EcoCar ha raccontato per prima la mobilità sostenibile. Ora cambia faccia, ritmi e funzioni, per una nuova sfida. Quello che leggete è l’ultima evoluzione di un EcoCar già diverso dal passato. Dal prossimo numero diventerà un semestrale specializzato. Due ricche, corpose e attente uscite l’anno, interamente dedicate alla sola mobilità sostenibile. Il Lifestyle, il Bello, il Piacere e tante storie di costume e società saranno su un nuovo magazine bimestrale, dello stesso gruppo editoriale.

info@ecocaronline.it

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Per il nuovo EcoCar scriveranno firme autorevoli, ricercatori e accademici. Guideremo per voi auto elettriche, ibride, a gas, a metano ed anche a idrogeno. Vi racconteremo l’auto con lo spirito e il linguaggio dell’automobilista che cerca energia intelligente, prestazioni e spesa responsabile. Valuteremo prestazioni, autonomia, comfort e qualità della vita a bordo. Ma anche costi veri d’acquisto e gestione. Vi inviteremo a collaborare con noi, a raccontare le vostre esperienze. Sarà un EcoCar per tutti, addetti ai lavori e semplici curiosi, facile da leggere come un vademecum, fotografato e raccontato per chi, insieme a noi, vuol vivere l’emozionante viaggio verso una nuova era a bordo di un giornale che sia una macchina del tempo.



SOMMARIO

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COVER STORY

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IL PERSONAGGIO Marisa Laurito

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COVER STORY Ford Focus SW

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DAL MONDO 24

Quale elettrica?

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Salone di Shanghai 2011

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50 anni di Reanault 4

ANTEPRIMA

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ecoMOBILITÀ

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ecoHI-TECH

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ecoGAMES

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ecoMODA

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ecoNEWS

Bugatti Galibier 16c

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NOVITÀ 36

Hyundai i20 Sound Edition

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Renault Twizy

40

Lexus CT 200h

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Honda Jazz Hybrid

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Chevrolet Captiva

VINTAGE

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ecoVIAGGIO

Nuovo pneumatico Yokohama BluEarth

Il meglio della tecnologia eco-friendly

Sempre in forma giocando

I wanna be eco

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Piaggio Vespa PX e Liberty 50

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Fiat 500 by Gucci

Un raid nel cuore della Russia

SU STRADA 52

E-Max 110S

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Estrima Birò

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Peugeot e-Vivacity

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eco

CAR GIUGNO-LUGLIO 2011 numero

80

nove

ecoLIFE Ecocar… & the city

Direttore Responsabile Giovanni Mancini

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Direzione Editoriale Frédéric Lupo

ecoSHOPPING

Creative Director Simone Zaccaria

Acquisti di gruppo online

Art Director Giovanni Morelli

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ecoCASA

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ecoBIO

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ecoLIBRI

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Cohousing

Coordinamento redazione Riccardo Panzironi Segreteria Roberta Avino Photo Editor Igor Gentili Hanno collaborato Alicante, Marcello Attolino, Roberto Brodolini, Andrea Drudi, Claudio Galiena, Barbara Gherardi, Stefania Esuperanzi, Simona Ferraris, Marco Macchioni, Francesca Pellegrini, Susanna Smith, Chiara Tavazza, Massimo Tiberi

Gli orti urbani

Le ultime novità sul tema

ecoCURIOSITÀ Le nozze ecofriendly di Will & Kate

Con la collaborazione speciale di Valerio Monaco

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Special thanks Leonardo Claudi, Jacopo Crocchia, Emanuela Serra Crediti fotografici Archivio Case Auto

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Illustrazione di copertina Giovanni Morelli

ecoSTORY L’auto a impatto zero? È tutto relativo...

Concessionaria per la Pubblicità Eurosport Editoriale s.r.l. Via della Bufalotta, 378 - 00139 Roma Tel. +39 06 45.23.15.00 r.a. Fax +39 06 45.23.15.99 adv@eurosposteditoriale.com

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ecoOROSCOPO L’estate per ogni segno zodiacale

Advertising manager Rossella Nicoletti Produzione Claudio Broussard, Ettore Broussard, Bruno Perino, Luigi Sodano Amministrazione Francesco Ambrosini, Paola Nicoletti Tel. +39 06 45.23.15.01 Fax +39 06 45.23.15.99 Stampa Mondadori Printing S.p.A. Via Costarica, 11 - Pomezia (RM) Editore Eurosport Editoriale s.r.l. Via della Bufalotta, 378 - 00139 Roma Distribuzione C.D.M. Centro Diffusione Media Viale Don P. Borghi, 172 - 00144 Roma Tel. 06 5291419 - Fax 06 5291425 www.cdmitalia.it

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Gestione rete di vendita e logistica Press-Di Via Cassanese, 224 20090 Segrate (MI)

COPERTINA GIOVANNI MORELLI nasce a Roma nel 1975. Da più di dieci anni è impegnato nel settore della comunicazione e delle arti visive. Inizia la sua carriera come fotografo, fino ad affermarsi nella progettazione visiva di numerosi magazine. Oggi continua a sperimentare in varie espressioni creative l’utilizzo di mezzi alternativi alla parola. Appassionato di musica elettronica, fa di “Paint like music” (Brian Eno) il primo dogma del suo manifesto. www.lostinlayout.com

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ECOCAR UTILIZZA CARTA ECOLOGICA BURGO CERTIFICATA PEFC www.pefc.it PEFC/18-31-104

Testata registrata al Tribunale Civile di Roma n. 138/2009 del 10/04/2009 Gli articoli e le fotografie ricevuti anche se non pubblicati non verranno restituiti L’Editore garantisce la riservatezza dei dati forniti, per i quali è possibile esercitare i diritti di cui al Dlgs n. 196/2003, chiedendo la rettifica e/o la cancellazione direttamente al responsabile Giovanni Mancini (mancini@elaborare.org)


IL PERSONAGGIO Marisa Laurito

SE NON CI FOSSE BISOGNEREBBE INVENTARLA! Incontro informale con Marisa Laurito, e con i suoi aspetti umani e professionali. Dal teatro alla televisione, fino al cinema. Una donna partenopea doc, capace di incantare sempre il suo pubblico come una sirena mediterranea dai richiami veraci e seducenti, quel pubblico che da generazioni la segue con affetto e divertimento di Alicante

gni sua apparizione è una sorpresa, piace in tutte le salse e continua a stupire grazie alla sua comicità e ironia che è semplicemente arte: tutti ingredienti che la consacrano una vera artista a tutto tondo. Non avrebbe proprio bisogno di presentazioni Marisa Laurito, ma come si fa a non ricordare il suo esordio con Eduardo De Filippo a 21 anni, un “humus” di cui si è nutrita imparando il mestiere dell’attore. Poi fu rapita dal cinema con Manfredi, Tognazzi e molti altri grandi con cui ha girato ben 34 film. E ancora tanta televisione e tanto successo. Amarcord a parte, dopo la fortunata tournée di

O

“Aggiungi un posto a tavola”, Marisa è tornata subito in scena al Sistina con il suo “Show! Tutti insieme abbondantemente”: uno spettacolo nato per festeggiare i 35 anni di carriera di Marisa e realizzato “alla grande”, come i mezzi impiegati, che si è avvalso della firma di acclarati professionisti. Un successo naturalmente, ma anche un’occasione di incontro ravvicinato con la star in persona, per svelare ai nostri lettori le altre virtù che la vedono protagonista nel suo quotidiano. In altre parole abbiamo voluto scoprire lo stile di vita di Marisa Laurito in tutte le sue declinazioni ecologiche.

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IL PERSONAGGIO Marisa Laurito

Uno spettacolo ancora più ricco ed esilarante la ha appena vista al centro del palco di uno dei più prestigiosi teatri italiani, il Sistina. Come è nata l’idea dello “Show! Tutti insieme abbondantemente”? “Lo spettacolo in realtà è nato 4 anni fa per festeggiare i miei 35 anni di carriera; nel frattempo sono diventati 39 ed ora siamo approdati al Sistina, che naturalmente rappresenta il punto di arrivo di tutti gli spettacoli e di tutti gli attori. L’intenzione è di proseguire ancora, nonostante lo Show abbia già girato un po’ ovunque, da Torino a Napoli, fino in Sicilia. È una sorta di passepartout questo “one woman show”, da riprendere in vari momenti della mia vita. Ho voluto mettere insieme una serie di pezzi che fanno parte del mio repertorio, della mia carriera e quindi ho pensato quale migliore ipotesi se non quella di fare uno spettacolo tutto su di me, un varietà proprio quando oggi nessuno lo fa più”. Una donna impegnata come lei dovrà muoversi spesso in città: quale automobile ha scelto per i suoi spostamenti? “Ho una city car che ho appena cambiato con un’altra più nuova, una versione più ecologica che fa meno danni all’ambiente, ma purtroppo non funziona tanto bene. Preferisco usare queste auto perché sono più comode e inquinano meno, ma anche per circolare con più facilità e trovare parcheggio”. Cosa ne pensa dell’auto elettrica? “È il mio sogno utilizzare un’auto elettrica oppure a idrogeno; le mettessero in circolazione quanto prima però! Anche con l’olio di colza forse sarebbero migliori di quelle che girano adesso, a parte l’odore delle patatine fritte… che si sente molto con l’olio di colza! Insomma, credo si dovrebbero trovare alternative al gasolio e alla benzina, che già ci sono ma che, e non dico nulla di nuovo, stentano ad uscire a causa di interessi incredibili. So per esempio che esistono in Italia delle macchine elettriche e a benzina, le ibride, che trovo interessanti e utili perché quando sei nel traffico diventano elettriche. È ormai una necessità di tutti fare i conti con l’ambiente e quindi con l’inquinamento, come per l’acqua, gli alberi e il resto; abbiamo spremuto il nostro pianeta completamente e lo abbiamo stravolto. Il rischio è che non rimarrà nulla di vitale per le nuove generazioni e lo dico con un po’ di egoismo perché io sono sicura che arriverò dopo. Voglio dire che credo molto nella reincarnazione… e mi preoccupa che mi reincarnerò in una cosa che sarà una tragedia!”.

Qual è la sua opinione sui pasti “a km zero”? Organizzerebbe una delle sue splendide cene con menù ecologico “a km zero”, che privilegia i prodotti locali, artigianali e di stagione piuttosto che quelli globalizzati? “Assolutamente sì, lo faccio continuamente. L’unico problema del cibo “a km zero” è la difficoltà di recuperarlo. Ci sono i mercatini, ma si trovano solo una volta a settimana… Un fatto certo è che sia aumentata nella gente l’attenzione a questi prodotti, perché non si possono davvero mangiare fetenzie. Mi spiego meglio, nel cibo la qualità dei prodotti è la prima cosa. Si sa ormai che uno dei motivi per cui esiste il cancro è la cattiva alimentazione. Non possiamo fare come gli americani che coltivano frutta e verdura facendola crescere in serra o peggio ancora senza terra, appesa per aria, privandola di ogni sapore e proprietà. Io ho a casa delle splendide piante e nei miei vasi coltivo la mia piccola piantagione privata di prodotti “a km zero”: tutti gli odori, e poi pomodori, zucchine, insalate, in particolare le canaste, quelle verdi e marroncine che vengono benissimo. È un gran piacere uscire in terrazza e cogliere queste meraviglie per portarle sul piatto”. Gira voce, in realtà lo sanno tutti, che lei sia una delle migliori cuoche in circolazione. Ha mai pensato di aprire un ristorante? Opterebbe per cibi biologici o “a km zero”? “Mi piacerebbe molto aprirlo, ma di certo non potrei tenerlo io. Dovrei trovare una persona attenta come me alla cucina e soprattutto che segua i clienti e tutto il resto e di cui mi possa fidare. Il mio ipotetico ristorante lo aprirei a Roma naturalmente, dove vivo, anche se l’ideale sarebbe a Napoli sul mare. Non vedo la ristorazione come una cosa prestabilita, piuttosto la intendo come una casa, riciclando… perché il riciclo è basilare per vari motivi: primo per il rispetto della natura e la fame del mondo, secondo perché penso che ci sia una grande inventiva dietro al riciclo del cibo e successivamente è anche molto positivo il gusto, il risultato, ma naturalmente bisogna saperlo fare”. Cosa ne pensa dei prodotti alimentari “contraffatti” o di dubbia provenienza rispetto alla tutela dei prodotti nostrani? Potrebbe utilizzare nei suoi piatti mozzarelle, olio, pomodoro, vini, etc. non made in Italy? “Mai! Contraffatti mai. Certo, utilizzerei prodotti locali a seconda del posto in cui mi trovo. In Grecia mangerei l’olio greco, che tra l’altro è molto buono. Il problema è un altro:

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Nato 4 anni fa per festeggiare i suoi 35 anni di carriera, sbarca anche al Sistina il suo “Show!Tutti insieme appassionatamente”. Lo spettacolo come un vero e proprio varietà, racchiude gran parte del repertorio e della carriera di Marisa Laurito


credo che si dovrebbe fare di più per l’esportazione dei nostri prodotti in modo sensato e mettere tutti i marchi doc e dop possibili e cautelarli, oltre che per distinguerli da quelli contraffatti. In America si può rabbrividire nel trovare nei negozi il made in italy sul “parmigiano” che non sa neanche lontanamente di parmigiano! Per non parlare della mozzarella “di plastica”, si vendono dei salsicciotti lunghi… una cosa ignobile, inammissibile! Vedere prodotti copiati che nulla hanno a che fare con quelli nostrani! Noi abbiamo esportato la dieta

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mediterranea talmente bene da farla diventare patrimonio dell’Unesco, però adesso bisognerebbe fare in modo che vada protetta. Io per esempio quando vado all’estero e mi piace un piatto, tornando in Italia cerco di rifarlo facendo attenzione a scegliere gli ingredienti originali. Se devo preparare un’insalata greca andrò alla ricerca di una feta giusta. Questo vale per i nostri prodotti che ci invidiano in tutto il mondo. Il problema sta nel fatto che è tutto rimaneggiato male all’estero o che noi non sappiamo cautelare le nostre prelibatezze”.


IL PERSONAGGIO Marisa Laurito

Quando può dedicare un po’ di tempo a se stessa, alle vacanze, quali sono le sue scelte e mete preferite? L’eco turismo, ovvero il turismo ecologico, l’attrae? “Faccio solo quello: vado da molti anni in Croazia, in spiagge desolate, con una barca a motore purtroppo, non molto ecologica e mi dispiace. Ma per compensare questo aspetto faccio in modo che ogni singola mia azione sia rivolta all’economia di acqua, all’uso di saponi ecologici e a tutti i possibili accorgimenti per non sporcare il mare, per salvaguardare l’ambiente e pesare il meno possibile sul pianeta. Sono innamorata del mare, e poi la Croazia ha il vantaggio di ospitare nudisti ed io adoro fare il bagno nuda, lontana dai fotografi e dove posso stare in completa privacy con il mio compagno”. Le piacciono le persone vegetariane? “Fanno molto bene. Mi piacerebbe percorrere la strada del vegetariano. La carne mi piace sempre meno oppure la mischio a qualcos’altro, tipo le polpette. Quando mi arriva sul tavolo la bistecca rosso sangue, devo dire la verità, un po’ mi impressiona. Mi pare eccessivo forse allargare il discorso al pesce, perché ritengo che le proteine servano all’essere umano a vari livelli, per cui salverei la carne bianca. Resta comunque una violenza mangiare qualcosa che muore per colpa tua!”.

Sappiamo che lei condivide la sua vita con uno splendido cane. Pensa che si potrebbe fare di più a favore della cura e tutela nei confronti del migliore amico dell’uomo? “Sì, ho un cane che si chiama Giovanni e che sta sempre con me, più due femmine, troppo vecchie e stanche per seguirmi. Ho sempre vissuto con i cani, li amo immensamente e tra noi c’è una vera e propria simbiosi. Ti danno molto senza chiederti troppo in cambio. Non saprei vivere senza. Cerco di tutelarli come posso, lavorando per l’ENPA (Ente Nazionale Protezione Animali), con cui ho affrontato molte battaglie, alcune vinte, come quella sulla caccia, la cui legge è stata rivista perché era ignobile. Ora mi sto occupando di 400 cani maltrattati e sfrattati da un canile. Sono inseparabile da Giovanni, se fosse un uomo me lo sposerei... le dico solo questo!”. Lei ha molti amici, tra cui Renzo Arbore, Luciano De Crescenzo e molti altri artisti di fama internazionale. Qual è, se c’è, l’approccio comune nei confronti della salvaguardia dell’ambiente? Ne avete mai parlato? “Ne parliamo spesso insieme, è un argomento attuale che va oltre la politica. I nostri governanti dovrebbero fare in modo di salvaguardare l’ambiente, ma anche ognuno di noi ha il dovere di fare nel suo piccolo, tanti

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Marisa con i suoi amici storici: Renzo Arbore e Andy Luotto, compagni d’avventura con i quali ha condiviso grandi successi. Amante dei cani n ( e ha tre), sopra è impegnata nell’agility dog. Sostiene l’ENPA E ( nte Nazionale Protezione Animali)


In mare si vedono delle cose inquietanti, spazzatura di ogni tipo! Luciano De Crescenzo aveva coniato un motto che diceva “Chi butta le buste di plastica al mare, sette anni di guai deve passare” piccoli gesti in questo senso, con impegno e responsabilità. È basilare, perché siamo veramente arrivati “alla frutta”! In mare si vedono delle cose inquietanti, spazzatura di ogni tipo! Luciano De Crescenzo aveva coniato un motto che diceva “chi butta le buste di plastica a mare, sette anni di guai deve passare”: è molto napoletano, una specie di anatema, mi sembra molto carico”.

chiarezza sul reale processo di raccolta fino in fondo... Continuo a non capire”.

La fa la raccolta differenziata? “Sì, ma sono esausta da questa raccolta differenziata. Non la capisco. Faccio tanta fatica a casa per farla con 5 cesti diversi e poi, quando scendiamo a gettarla, passa un camion e la raccoglie tutta insieme… quindi non la capisco davvero. Sembriamo delle marionette nelle mani del potere. La raccolta differenziata va fatta perché è di grande utilità, ma non si può addossare tutto al cittadino, che paga le tasse e non ha servizi e soprattutto ci vuole anche un minimo di garanzia. È molto fastidioso fare questa raccolta a casa, specie per chi corre tutto il giorno, e non è accettabile che non ci sia

A proposito di pentole e fornelli: ci potrebbe dare una “eco ricetta” così su due piedi, per fare bella figura con i nostri lettori? “Vediamo… La prima che mi viene in mente è una ricetta che a me piace molto: fave e cicoria, molto semplice da fare. Le fave secche si mettono a bollire nell’acqua per circa 1 ora e mezzo, fino a quando non si sbriciolano completamente, diventando una specie di crema. Poi la cicoria la si ripassa in padella con aglio, olio e peperoncino e si servono insieme con dei crostini e naturalmente con un olio di oliva sulle fave… A me piace molto!”.

Che programmi, o meglio che sorprese ci può anticipare sul suo futuro professionale? Qualche progetto bolle in pentola? “Posso dire solo che la pentola bolle e in questo caso si tratta di teatro”.

Marisa Laurito ci ha appena aperto la sua porta di casa, permettendoci di entrare nel suo mondo e nella sua vita intima, solidale e sensibile all’ambiente e alla sua salvaguardia, applicata a partire dai piccoli gesti di tutti i giorni. La tavola, il buon cibo, l’attenzione al mondo degli animali e delle piante, l’amicizia e lo star bene insieme come possibile antidoto ai tanti problemi quotidiani e sociali. Insomma, anche se non tutti hanno sangue napoletano e dunque la capacità di vedere sempre il lato positivo delle cose, con sorriso ed ironia, ci si può comunque sintonizzare sullo stile di vita di questo personaggio così carismatico, semplice e autentico, mai caricato o artificioso, semplicemente per “disintossicarsi” e ritrovare se stessi.

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COVER STORY Ford Focus Wagon

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FORD FOCUS SW di Valerio Monaco

Equipaggiata con una tecnologia da ammiraglia, forte di un design elegante ed equilibrato, la nuova Ford Focus Wagon si prepara a sorprendere per il perfetto equilibrio tra spazi, qualitĂ e architettura degli arredi e una resa su strada ancora migliorata

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COVER STORY Ford Focus Wagon

L’

attesa ultima generazione della Ford Focus Wagon ha fatto il suo debutto dai concessionari italiani nelle ultime due settimane di maggio. Un esordio applaudito, visto che la “familiare” della media Ford occupa da sempre posizioni di vertice nelle classifiche di vendita italiane. Nuova Focus Wagon arriva dopo il lancio della 5 porte, avvenuto lo scorso marzo e seguito subito da più di 4.000 contratti. Tra i clienti che si sono assicurati la nuova Focus, il 30 per cento ha scelto il rivoluzionario motore EcoBoost da 150 CV, mostrando così di preferire ai diesel un più efficiente motore a benzina: il 90 per cento ha preferito il più ricco allestimento Titanium, a conferma del fatto che la nuova Focus tende all’alto di gamma, e il 10 per cento ha aggiunto le più avanzate tecnologie disponibili.

Nuova piattaforma più rigida, leggera e funzionale Come tutte le Focus anche l’ultima generazione della Wagon nasce dalla nuova piattaforma “C Ford”, termine che indica il

pavimento in acciaio a cui sono ancorati motore, sospensioni, arredi interni, componentistica e carrozzeria. La nuova piattaforma, su cui Ford costruirà oltre 2,5 milioni di modelli diversi l’anno, consente di migliorare rigidità e peso del 25 per cento, con il valore aggiunto di adottare l’80 per cento di componentistica in comune con tutti i modelli. Significa, in parole povere, un bel risparmio di costi all’origine, cioè più soldi in cassa da spendere in nuove tecnologie senza gravare sul prezzo di listino. Non solo soldi però. Spesa responsabile significa anche acquistare un’auto che non crea problemi nel tempo. E a stupire, delle nuove Focus, è proprio la qualità costruttiva.

Nuova strategia costruttiva In una visita che abbiamo fatto alla fabbrica Ford di Saarlouis, in Germania, abbiamo scoperto che ogni Focus è costruita in 18 ore di lavoro, poi provata sulla pista della fabbrica e infine sottoposta alle più accurate verifiche di qualità, perché arrivi perfetta al cliente finale. La metodologia costruttiva

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Ideale per la famiglia e per il tempo libero

Il tetto della nuova Focus Wagon degrada dolcemente verso il posteriore. Una scelta che consente di migliorare il look e la resa aerodinamica, a vantaggio dei consumi e delle emissioni

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COVER STORY Ford Focus Wagon

Rispetto al modello precedente il bagagliaio della nuova a Wgon perde circa 30 litri di volume, ma è una scelta voluta a vantaggio del design e della modularità interna

SCHEDA TECNICA CARATTERISTICHE ● Motore: EcoBoost a benzina Euro5 ● Potenza: 150 CV ● Cilindrata: 1.596 cc ● Trazione: anteriore ● Emissioni CO : 2 139 g/km ● Velocità massima: 210 km/h ● Accelerazione 0-100 km/h: 8,80"

DIMENSIONI ● Lunghezza: 456 cm ● Larghezza: 182 cm ● Altezza: 151 cm ● Massa: 1.282 kg ● Capacità serbatoio: 55 litri ● Capienza bagagliaio: 490 litri

CONSUMI RILEVATI ● Urbano: 12,99 km/l ● Extra urbano: 20,00 km/l ● Misto 16,67 km/l

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COMFORT E SICUREZZA LA DOTAZIONE DI SERIE DELLA FOCUS WAGON È COMPLETA DI OGNI RITROVATO TECNICO PER LA SICUREZZA PASSIVA Con Focus Wagon la Ford punta a un netto balzo in avanti, in termini di stile e personalità, nella fascia delle vetture compatte che rappresentano il segmento di mercato. Anche la versione wagon nasce dalla recente evoluzione del kinetic Design, il linguaggio estetico Ford voluto per comunicare una più emozionale sensazione di dinamismo e sportività. Nuova Ford Focus Wagon nasce con la missione di creare una vettura capace di stupire conducente e passeggeri per comodità e piacevolezza di guida. Oltre alla nuova piattaforma, che migliora rigidità e peso del 25 per cento, la nuova familiare Ford offre numerosi sistemi da ammiraglia, come il Torque Vectoring Control, che migliora la trazione in curva, il monitoraggio della segnaletica orizzontale, il riconoscimento automatico dei segnali stradali, il controllo dell’attenzione guidatore, l’abbassamento automatico degli abbaglianti, il parcheggio semiautomatico, il rifornimento senza tappo, il navigatore con schermo LCD da 5 pollici con selezione del percorso ECO e il Bluetooth con comandi vocali rapidi. Gli interni sanno far convivere un posto di guida simile a quello delle cabine di pilotaggio con tutto il comfort e la praticità che i clienti si aspettano da una Focus. La disposizione ergonomica e naturale di strumenti e comandi si accompagna ad un vasto assortimento di dotazioni e alla cura del design fin nei minimi particolari. Una citazione a parte la merita il bagagliaio che offre un volume di 476 litri, contro i 503 della precedente, mentre e la capacità massima arriva a 1.516 litri contro i precedenti 1.546. Un po’ di spazio in meno per garantire un profilo aerodinamico migliorato rispetto al passato, che significa silenziosità in più e riduzione dei consumi e dell’impatto ambientale.

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COVER STORY Ford Focus Wagon

Il posto di guida della nuova Focus a Wgon Evoca l’emozione di un caccia

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Ideale per la famiglia e per il tempo libero

applicata alla nuova Focus, inoltre, si avvale di strategie innovative, come i sistemi di incollaggio aeronautico, al posto dei rivetti, e i cambi di turno del personale senza mai arrestare la linea di montaggio, per ottimizzare tempi e costi ed evitare possibili difetti. Nuova Focus Wagon è lunga 4,55 metri, 20 centimetri in più della 5 porte e 9 cm in più della Focus attuale. L'altezza è 1,48 m, 2 cm in più della 5 porte e 2 cm in più della Focus attuale. Il bagagliaio è di 476 litri contro i 503 della Wagon attuale e la capacità massima di carico è pari a 1.516 litri contro i 1.546 dell’attuale. Sono 30 litri in meno che si traducono in profilo aerodinamico, funzionalità di utilizzo e modularità nettamente migliorate rispetto al passato.

Curata nel dettaglio con dotazioni da ammiraglia Sulla nuova Focus Wagon aerodinamica e qualità costruttiva sono capitoli curati in dettaglio. Il coefficiente d’attrito della nuova Ford Focus, ad esempio, è identico a quello di un proiettile. La nuova familiare ha il fondo piatto, come le Formula Uno, progettato e realizzato per essere più aerodinamico possibile. Il nuovo profilo dei retrovisori riduce il rumore e crea un vortice d’aria che devia acqua, detriti e impurità verso il retro dell’auto. Per la massima rigidità e robustezza Focus Wagon vanta una laminazione dell’acciaio a differenti strati che migliora la resistenza del 47 per cento e la rigidità del 15 per cento. Una caratteristica che esalta la resa del

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Torque Vectoring Control, il controllo dinamico della trazione, che modula la trazione in curva e mantiene la traiettoria. Nuovo anche il servosterzo elettrico EPAS che ha funzionamento più progressivo e consuma il 5 per cento in meno, mentre lo Start&Stop riduce i consumi del 10 per cento. Con il sistema di chiusura automatica della griglia anteriore migliora l’arodinamica e si riduce il consumo. La funzione ECO Mode, un sistema di guida ecosostenibile, controlla cambio marcia, frenata e velocità, più efficienti per abbattere i consumi. Nel capitolo sicurezza Focus Wagon ha pochi concorrenti. Il sistema ESP, con l’assistenza alla frenata EBA, controlla la stabilità del rimorchio e il sistema antiribaltamento. Il sistema automatico di


COVER STORY Ford Focus Wagon

ecoBOOST engine

Ma la vera rivoluzione della nuova Ford Focus Wagon si nasconde sotto al cofano, dove frulla brillante e silenzioso l’inedito motore EcoBoost. Rappresenta l’unità di punta tra le motorizzazioni a benzina della nuova Focus. Nato da una nuova famiglia di motori Ford globali, il nuovo 1.6 litri ha una struttura leggera

interamente in alluminio, che racchiude alcune tecnologie chiave. È offerto in due livelli di potenza, da 150 e 182 CV, ed è equipaggiato con un cambio manuale a 6 marce. Vanta dunque una cilindrata contenuta, con grande efficienza ed emissioni molto basse nell’ordine dei 139 g/km di CO2.

frenata alle basse velocità, attivo fino a 30 km/h, controlla la strada con sensori radar a infrarossi: in caso di pericolo di incidente attiva in automatico i freni. I veicoli in arrivo, non inquadrati dai retrovisori, sono rilevati da un sistema che avverte il guidatore con un allarme visivo. In caso di disattenzione, un controllo del livello di attenzione avvisa il conducente con un allarme acustico. Alla vasta gamma dei sistemi di sicurezza si possono aggiungere un sistema di monitoraggio della segnaletica orizzontale, riconoscimento automatico dei segnali stradali e assistenza alla guida, abbassamento automatico degli abbaglianti, parcheggio semiautomatico, limitatore di velocita, assistenza alla partenza in salita,

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sbrinatore rapido parabrezza, rifornimento senza tappo, Key less entry + Ford Power button, navigatore con schermo LCD da 5” completo di selezione percorso ECO, limiti di velocità, aggiornamento traffico e punti di interesse, Bluetooth con rubrica programmabile e comandi vocali rapidi. A breve saranno anche disponibili il controllo velocità di Crociera adattivo con allarme preventivo. Infine ci sarà il SYNC, che integra alla perfezione tutti i sistemi di bordo, per personalizzare impostazioni e controlli. Un software di riconoscimento intuitivo interpreta circa 10.000 comandi e consente di interagire con il SYNC come con un essere umano.

Motore EcoBoost, la rivoluzione a benzina Ford La gamma delle motorizzazioni a benzina comprende i propulsori 1.6 litri da 105 e 125 CV, con cambio a 5 marce, e 1.6 EcoBoost da 150 e 180 CV, con 6 marce. Per chi preferisce l’alimentazione a gasolio sono disponibili i motori 1.6 TDCi 95/115 CV DPF, 6 marce e Start&Stop, 2.0 TDCi 115 CV DPF Powershift 6 marce e 2.0 TDCi 163 CV DPF a 6 marce o Powershift. La motorizzazione di punta tra i propulsori a benzina della Focus Wagon è il Ford EcoBoost da 1,6 litri, unità di grande efficienza ed emissioni minime di CO2. La leggera struttura in alluminio vanta un’iniezione diretta ad alta pressione, un turbocompressore a bassa inerzia e doppi alberi a camme indipendenti a fasatura variabile. Tecnologie che contribuiscono a potenziarne l’efficienza offrendo una coppia interessante e le prestazioni briose nonostante le dimensioni, il peso, la cilindrata e il risparmio di carburante siano di un motore notevolmente più piccolo.

Allestimenti e accessori premium a prezzi concorrenziali In Italia la Focus Wagon è in vendita negli allestimenti Wagon e nel più ricco e raffinato Wagon Titanium, che dispone di luci posteriori a Led, illuminazione interna a Led, clima automatico bizona, Ford Power, tergicristalli e fari automatici, controllo di velocità di crociera, limitatore di velocità, cerchi in lega da 16”, assistenza alla partenza in salita, fendinebbia anteriori, tappetini in velluto. Per chi vuole di più, sono disponibili i pacchetti delle personalizzazioni, tutti disponibili a prezzi particolarmente accessibili. Al momento del lancio la Focus Wagon è offerta a 18.500 euro con motorizzazione EcoBoost da 150 CV.

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DAL MONDO Quale elettrica?

B E N Z I N A

A D D I O !

La rivoluzione dei veicoli elettrici assume un aspetto sempre più concreto e le Case automobilistiche iniziano a lanciare vari tentativi di “fuga”, alla ricerca della strada più vantaggiosa da percorrere -24-


I-Miev, C-Zero e iOn Con una certa dose di ottimismo si può parlare di “ordinazioni” e “listino” anche per queste tre citycar elettriche a 5 porte, nate dalla collaborazione tra Mitsubishi e il Gruppo PSA Citroën - Peugeot. Qui c'è tutto in comune: telaio e meccanica, con il medesimo motore elettrico da 67 CV, alimentato da batterie agli Ioni di Litio, per prestazioni più che soddisfacenti, ovvero 130 km/h di velocità massima e un'autonomia di circa 150 km. Dimensioni ridotte fino a 348 centimetri di lunghezza che ne fanno delle vere risorse in ambito cittadino: possono ospitare fino a 4 persone e dispongono di un vano bagagli con una capacità minima di 163 litri. Nissan Leaf Si è aggiudicata il premio auto dell'anno 2011 senza sconti, cioè è stata valutata con i parametri del bel design, delle idee vincenti per la praticità d'uso, le prestazioni o il taglio dei costi per il cliente finale, ma soprattutto per il suo brutale tasso di innovazione. Lunga 440 cm, è disponibile nella sola versione a 5 porte, con un abitacolo confortevole per 5 persone e tutto quello che può essere chiesto ad una compatta moderna che viaggia sempre in modalità elettrica, con batterie al Litio che le garantiscono un'autonomia di circa 175 km e si ricaricano tramite una normale presa elettrica in circa 8 ore. Il motore ha una potenza di 108 CV e la velocità massima tocca i 145 km/h. Una vettura già pronta, quasi cinica rispetto alle avversarie per essere ormai così sfacciatamente un fatto assodato.

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acciamo conto che l'argomento “auto elettrica” sia complicato, che la rete di rapporti tra le Società che gestiscono l'erogazione di energia in Italia e le istituzioni richieda anche troppo tempo per costituirsi, che dunque dovremo aspettare per disporre tariffe e colonnine di ricarica alla portata di tutti. Non perdiamo poi di vista quanto il nostro paese sia paurosamente indietro sul tema incentivi, destinati ad essere contenuti in un documento che dovrebbe o potrebbe essere approvato alla Camera prima dell'estate e diventare legge non prima della fine del 2011. Dunque facciamo conto della situazione, ma anche della lezione ricevuta dalle elettriche, del segnale di reattività che ha saputo dare l'industria dell'auto, perfino ai mercati più dinamici del mondo, figuriamoci al nostro, così incastrato nelle pastoie burocratiche e nella reticenza dei gruppi industriali che non osano investire. Insomma, facciamo conto che l'auto elettrica esista davvero, se non altro perché altrove è già così.


DAL MONDO Quale elettrica? Golf blue-e-motion L'auto, elettrica e a zero emissioni resta pur sempre una rivoluzione, soprattutto sottopelle. Pensa a questo Volkswagen con Golf blue-e-motion, pronta solo nel 2013 ma già annunciata come una presenza familiare che in realtà cambia tutto. Spinta da un motore elettrico da 115 CV, sarà in grado di raggiungere una velocità massima di 140 km/h, con un'accelerazione da 0 a 100 km/h di 11,8 secondi, il tutto grazie a batterie agli Ioni di Litio che garantiscono un'autonomia fino a 150 km.

Smart Ed Come e quanto il destino dell'auto elettrica sia legato alla città lo dimostra il successo di Smart Ed, versione alimentata a batterie e “sotto sviluppo” dal lontano 2007. Ora è alla sua piena fase di pre-commercializzazione: è spinta da un motore elettrico da 41 CV, ha una velocità massima limitata a 100 km/h ed un'autonomia di circa 130 km, in questo caso sorprendente per la taglia della vettura e la compattezza delle sue batterie.

Ford Focus Diventerà presto anche “Electric”, senza perdere quella naturalezza e usabilità che contraddistingue le versioni con motorizzazione tradizionale. Con un motore da 125 CV e un innovativo sistema di ricarica delle batterie in appena 4 ore, Focus guadagna un'autonomia dichiarata di circa 160 km e una velocità massima autolimitata a 136 km/h. Facciamo conto che l'attesa durerà fino al 2013. Altrove pesa, ma in Italia abbiamo tutte le condizioni per far finta di niente.

Renault Twizy È un veicolo di misure ancora più estreme di una Smart, al di sotto del confine dell'auto, quello che la nuova Renault Twizy non si propone affatto di oltrepassare. Rappresenta il debutto reale della Casa francese nella galassia dell'elettrico e sarà commercializzato in Italia nel 2012. Twizy è lunga solo 232 cm ed ha un abitacolo per 2 persone, una dietro l’altra, salvo vincoli di omologazione che potrebbero trasformarla in una monoposto. Avrà addirittura una sua gamma, composta da due modelli, Urban 45 e Urban, spinti da un motore elettrico rispettivamente da 10 CV e 20 CV. Il primo avrà una velocità massima limitata a 45 km/h e potrà essere guidato anche senza patente, mentre il secondo sarà omologato come quadriciclo pesante, raggiungerà la velocità massima di 80 km/h e richiederà il possesso di patente B o A1.



DAL MONDO Salone di Shanghai 2011

DESIGN E TECNOLOGIA PRIMA DI TUTTO Nel 2011 il più grande Salone dell'auto del mondo parla di linee sportive e accattivanti, che tengono conto però anche di abitabilità e comfort. Crossover e Suv spopolano. Dalla Cina il messaggio è chiaro: l'auto deve essere performante, anche per la famiglia e in grado di muoversi agilmente ovunque

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er l'automobile, la più grande vetrina del mondo non ha regole di mercato, quelle attenzioni della buona società dove chi riceve sta attento alle sfumature e alle soddisfazioni degli ospiti. Il Salone dell'auto di Shanghai 2011 è stato più pretenzioso che mai con i marchi non Cinesi, li ha costretti a presentarsi con quelle credenziali di design e tecnologia che sono ormai irrinunciabili per accedere al più prolifico paese acquirente di automobili al mondo, che può fare tranquillamente da sé, dove modelli nazionali come la BYD F3 o FAW Xiali restano di gran lunga i più venduti. Essere in Cina oggi è una “possibilità concessa” ai marchi di lusso europei e americani, tanto popolari nelle città come assolutamente sconosciuti nelle

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DAL MONDO Salone di Shanghai 2011

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Sempre più auto in Cina Chi ha varcato la soglia del New International Expo Centre di Longyang Road occupava una mano con un faldone di statistiche scottanti. Nel 2010 le vendite di autovetture in Cina sono cresciute del 59% rispetto all'anno precedente e con margini di espansione ancora inimmaginabili al di fuori delle aree urbane, dove il governo ha già annunciato un piano di finanziamenti e riduzione delle tasse sui nuovi veicoli destinati a commercianti e agricoltori. Se la Cina profonda si metterà in moto, nel 2011 si potrebbe raggiungere piuttosto agilmente il tetto delle 15 milioni di unità vendute, ancora una volta una salto del 15,2% che non ha riscontro a livello planetario. Clienti ovunque, ma non comunque. sconfinate provincie che stanno ospitando la più grande motorizzazione di massa nella storia. Nel più grande mercato di auto del mondo nessuno è indispensabile, neppure i pionieri dell'auto elettrica. Gli analisti sono concordi sul fatto che sarà proprio la cinese BYD e i suoi stabilimenti a guidare la rivoluzione delle ibride plug-in e delle elettriche a zero emissioni. Nel mondo, si intende!

Bellezza ed elasticità di utilizzo Incredibilmente per le nostre abitudini, qui i prodotti e il loro appeal vengono di gran lunga prima di qualsiasi considerazione sulla loro compatibilità ambientale, un argomento tra i tanti perfino per il gruppo Volkswagen, già una potenza da 2 milioni di auto all'anno prodotte a queste latitudini e concentrata sul

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1. Volkswagen Beetle, il nuovo Maggiolino rivisto in chiave più sportiva 2. Concept Volvo Universe, la risposta svedese alla BMW M5 concept 3. Audi Q3, la Suv compatta che mancava al marchio dei Quattro Anelli 4. Mini Mini Inspired by Goodwood, realizzata dal team di designer della Rolls-Royce


DAL MONDO Salone di Shanghai 2011

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lancio di due modelli d'assalto, Audi Q3, la Suv compatta che finora è mancata alla gamma dei quattro anelli, e la Beetle, il nuovo maggiolino completamente ripensato e riposizionato in un ambito più sportivo, meno legato al pubblico femminile. Non sono solo modelli, ma veri artigli sulla emergente classe media cinese, la stessa a cui Mercedes ha pensato di dedicare la nuova famiglia di Classe A Concept, non solo una vettura, ma almeno quattro, diverse, a cavallo tra le fisionomie di una cinque porte sportiva e quelle di una Suv medio piccola. Un'altra Germania risponde con Mini Mini Inspired by Goodwood, realizzata niente meno che dal team di designer della RollsRoyce, gli stessi che comunque si dedicano alla variante Ghost “extended”, cioè a passo lungo, una taglia che qui ancora attrae, come in genere tutta la galassia delle berline. Basta guardare l'anteprima della BMW Concept M5, archetipo del tre volumi di lusso ad alte prestazioni, qui marcata strettissima dalla concept Volvo Universe, soprattutto ora che il marchio svedese appartiene alla locale Geely, che ha il suo quartier generale a Zhejiang.

Crossover che passione... 5. L’affascinante concept BMW M5 anticipa le nuove linee della rinnovata berlina super sportiva della Casa dell’Elica 6. La concept Peugeot SXC (Shanghai Cross Concept), un crossover studiato dal China Tech Center 7. Mercedes Classe A Concept, a cavallo tra una cinque porte sportiva e una Suv medio piccola

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Ancora dubbi su chi comanda davvero? Da Shanghai al mondo le immagini della nuova DS5, il Crossover di riferimento Citroën che rinasce da qui, nonostante si riallacci alla più profonda tradizione di design della casa Double Chevron, mentre la risposta Peugeot è addirittura quella di affidare le chiavi della stanza dei bottoni e del design direttamente a mani orientali. Nata dal lavoro del China Tech Center di Peugeot, la SXC ha una sigla che semplicemente significa Shanghai Cross Concept. Anche in Cina cresce l'inflazione? “Siamo al 5,4% -puntualizza la società di analisi McKinsey- ma nei prossimi anni l'acquisto di beni e servizi da parte di ciascun nucleo familiare aumenterà rapidamente, con un incremento del Pil dell'8,9%, che significa proiettare la domanda di automobili nel 2020 oltre i 21 milioni di unità all'anno”. Stime paurosamente prudenziali che non tengono conto dell'impegno del governo a ridurre i livelli di CO2, con l'eventualità di innescare la più grande campagna di rottamazione immaginabile da pallottoliere umano. A patto di vivere in un mercato senza leggi di mercato, questo è chiaro!


ANTEPRIMA Bugatti Galibier 16c

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1.000 cavalli puliti Se per entrare nei centri di molte città italiane si cerca la sempre maggiore riduzione delle emissioni inquinanti e soprattutto delle dimensioni delle auto, la Bugatti propone invece la Galibier 16C, una ibrida da ben 5,30 metri! di Massimo Tiberi

roblema: ingresso nei centri storici in presenza di regolamenti che permettono la circolazione soltanto alle auto meno inquinanti. Soluzione, anzi soluzioni: una diesel di ultima generazione magari seguace della filosofia “downsizing”, un'ibrida, un'elettrica “pura”, comunque vetture dalle potenze preferibilmente contenute e possibilmente poco ingombranti nelle dimensioni, meglio addirittura se microcar come la Smart o la Toyota IQ. E invece per Wolfgang Durheimer, nuovo presidente e amministratore delegato Bugatti, la questione si pone anche per un'elefantiaca berlinona, lunga 5,30 metri, con motore 16 cilindri 8 litri, provvisto di quattro compressori e capace di mettere in campo oltre 1.000 CV (si avete letto bene, mille!), per velocità dell’ordine dei 350 km/h. Parliamo della Galibier, la quattro porte presentata come concept, che però, entro un paio d’anni, dovrebbe affiancare la già stratosferica sportiva Veyron ed arricchire (in tutti i sensi) la gamma della mitica marca francese approdata nel 1998, dopo infinite traversie, nella super famiglia allargata del gruppo Volkswagen, per esaltare la gloria del “grande vecchio” Ferdinand Piech: lo storico patron, che alle iperboli tecniche non ha mai voluto rinunciare fin da quando, giovane, progettava le mostruose Porsche per Le Mans.

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Lussuosa e potente, la Bugatti Galbier ha un frontale che esprime classe e sobria eleganza

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Un “salotto” ibrido Così, secondo quanto annunciato dai manager Bugatti, la Galibier vedrà affiancarsi alla versione normale (si fa per dire) una variante ibrida, per consentire ai nababbi che potranno permettersela, o ai loro autisti, di raggiungere la banca di proprietà o di fiducia, l’attico con vista sui monumenti o l’albergo a cinque stelle, senza rinunciare ad un salotto su quattro ruote dagli allestimenti sibaritici, ad ogni sorta di gadget, compresi i più superflui, e ad una meccanica, questa sì, che non trova riscontro in nessuna fra le regali concorrenti, dalla Rolls Royce alla Maybach (pur se impegnate a loro volta nella ricerca di soluzioni “pulite”). DNA Veyron Sotto la carrozzeria dal design quanto meno grondante (il nome Galibier del resto è stato ripreso da un'altrettanto esagerata derivazione della celeberrima Type 57 degli anni Trenta) si celano le componenti fondamentali della Veyron, anche se in questo caso il 16 cilindri è stato spostato davanti e all’interno non si soffrirà certo la claustrofobia del bolide che ha superato i 400 km/h. Non si perde, inoltre, neppure la trazione integrale e sono sempre otto i tubi di scarico da far vedere agli inevitabili sorpassati in tromba, mentre non si conoscono i dettagli del sistema ibrido, che, d’altra parte, richiederà certamente un sovrapprezzo rispetto all’oltre un milione di euro del listino realisticamente prevedibile. Ma la cosa forse più incredibile, fermo restando che bisognerà comunque fare i conti con emissioni di CO2 non proprio da ecologica, è che della Galibier si pensa di venderne qualche migliaio di unità! Nonostante la destinazione ibrida, la Galibier ha un potente motore con 16 cilindri che eroga 1.000 CV di potenza e la spinge ad oltre 350 km/h di velocità


NOVITÀ Hyundai i20 Sound Edition

5 stelle Euro NCAP e garanzia soddisfatti o rimborsati al 100% entro un mese dall'acquisto

La tua musica viaggia insieme a te La nuova i20 Sound Edition è sviluppata direttamente dalla filiale italiana Hyundai: una vettura di “segmento B” con motori benzina 1.2 e diesel 1.4 CRDi, 3 o 5 porte. Perché Sound? Chiedetelo alla stazione multimediale Pioneer di cui è dotata...! di Riccardo Panzironi

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ook semplice ma aggressivo per la nuova utilitaria Hyundai, grazie anche all'adozione di cerchi in lega da 15” e indicatori di direzione integrati negli specchietti retrovisori esterni. Ma il punto di forza della nuova edizione special i20 Sound Edition, come anticipato dal nome, è certamente la presenza dell’esclusiva stazione multimediale Pioneer, posizionata al centro della plancia, facilmente gestibile anche dal volante multifunzione. Uno schermo touch-screen da 4,3”, il navigatore satellitare (con mappe europee), il bluetooth e la radio CD/MP3 (made for iPod, con presa USB) rendono veramente completa la dotazione di questo impianto, il tutto protetto da un pratico frontalino estraibile.

Sicurezza e affidabilità Come ogni Hyundai distribuita in Italia, anche i20 Sound Edition dispone della “Tripla 5”, con chilometraggio illimitato (5 anni di Garanzia, Assistenza Stradale e Controlli Gratuiti). Ma cosa ancora più interessante è la possibilità offerta dall’azienda di restituire entro un mese dall’acquisto la propria auto, se insoddisfatti, ed essere rimborsati al 100%, grazie

all'operazione “Impegno Hyundai”. Il livello di sicurezza di questa nuova vettura di segmento B è molto elevato, tanto da vantare “5 stelle” di sicurezza riconosciute dall’autorevole istituto internazionale Euro NCAP. È già disponibile nelle concessionarie Hyundai di tutt’Italia a partire da 12.540 euro “chiavi in mano” (IPT esclusa) per la versione 1.2 benzina 3 porte. 14.040 euro sono invece richiesti per la corrispondente versione 1.4 diesel da 75 CV, mentre i modelli 5 porte sono presenti in listino con un sovrapprezzo di 500 euro.

Hyundai Music Awards La nuova i20 Sound Edition sarà protagonista del progetto multimediale “Hyundai Music Awards”, legandosi al mondo della musica con un partner d’eccezione: la casa discografica Universal. Si tratta di un’iniziativa che offrirà la possibilità a cantanti, band e cantautori alle prime armi di far ascoltare (e votare) a tutti la propria musica (www.hyundaimusicawards.it). L’esperienza e la qualità della giuria, formata dai tre “Ambasciatori Hyundai” del calibro di Nicola Conte (jazz alternative), Francesco Renga (pop rock) e Planet Funk (pop electro/dance), rappresenta una garanzia di assoluta qualità.

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Il punto di forza della Hyundai i20 Sound Edition è certamente l’esclusiva stazione multimediale Pioneer, con schermo touch-screen da 4,3”, navigatore satellitare, bluetooth e radio CD/MP3 (anche per iPod, con presa USB). Il frontalino è estraibile e il volante è dotato di comandi multifunzione per gestire il tutto

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NOVITÀ Renault Twizy

Una piccola anticonformista Dall'enorme impegno profuso dalla Renault nello sviluppo delle auto totalmente elettriche nasce la Twizy, una piccola due posti in linea, con un propulsore da 20 CV, limitati a 5 per la versione che si può guidare senza patente. E anche il portafoglio ringrazierà... di Massimo Tiberi

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uattro miliardi di euro di investimenti, tanto lavoro di ricerca e, in aggiunta, una buona dose di ottimismo della volontà, per dimostrare che l’auto elettrica, quella “pura”, soltanto elettrica, non è più un’utopia ma concreta possibilità, sia tecnica che commerciale, per una diffusione su vasta scala. Renault è il costruttore oggi maggiormente impegnato in un programma di “mobilità alternativa”, alle stesse ibride, capace di mettere in campo una vera e propria gamma di vetture che non si limitano solo alla categoria delle city-car. Dalla berlina quattro porte Fluence, al furgone Kangoo Z.E., per arrivare alla compatta di segmento B Zoe, non dimenticando la Nissan Leaf, appartenente pur sempre al gruppo, l’offerta si muoverà nei prossimi anni ad ampio raggio puntando su quantità di proposte e su fasce di mercato sconosciute alla concorrenza. D’altra parte la Casa transalpina non dimentica comunque le piccole destinate alla circolazione urbana e, con la Twizy, dimostra di volersi distinguere anche in questo campo con una vocazione decisamente anticonformista.

Due posti in linea: un'auto o uno scooter? A metà strada tra una Smart e uno scooter, con un occhio ai cosiddetti “quadricicli leggeri”, la nuova vetturetta Renault è veramente diversa da qualsiasi altra e disponibile in due varianti, una delle quali omologata per la guida senza patente. Fuori dagli schemi convenzionali, ha un design un po’ da cartoon che guarda ai giovanissimi e una struttura della carrozzeria chiusa o semi

aperta, grazie alla possibilità di montare o meno le porte laterali; due i posti, in linea, uno dietro l’altro, come sulle moto. Ciò consente, assieme ai modesti ingombri della meccanica, di contenere al massimo le dimensioni esterne (appena 2,32 metri di lunghezza e addirittura 1,19 di larghezza) per combattere il traffico nel migliore dei modi e parcheggiare in un fazzoletto (raggio di sterzata di 3,4 metri). Numerosi vani interni portaoggetti, air-bag e cintura a quattro punti per il guidatore (a tre per il sedile posteriore) contribuiscono poi alla versatilità d’impiego e alla sicurezza dei passeggeri. Adeguate al tipo di vettura le prestazioni del motore elettrico da 20 CV, con velocità massima di 80 km/h e discrete doti di spunto (5 CV e 45 km/h invece, come da Codice, per la versione che non obbliga alla patente), mentre l’autonomia, secondo la Casa, può variare da 55 a 115 km in funzione delle condizioni d’impiego. Per la ricarica delle batterie al litio, da una normale presa di corrente a 220V, bastano tre ore e mezzo e soltanto tre per accumulare già l’80% dell’energia.

Tutto sommato economica Originale anche la formula di acquisto della Twizy, ad evitare l’impressionante impatto con i listini normalmente elevatissimi che confinano ancora le elettriche nelle remote nicchie del mercato. La microcar francese, che arriverà da noi a fine anno, si accontenta infatti di 6.990 euro, ma bisognerà mettere in conto l’affitto a parte delle batterie: 45 euro mensili per un forfait di 7.500 km. Un impegno tutto sommato non eccessivo per scommettere su un pizzico di futuro.

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Se l’elettrica è l’auto del futuro, Twizy guarda avanti con un cruscotto digitale multifunzione in grado di offrire in un solo monitor un’intera gamma di informazioni

È la migliore alternativa cittadina allo scooter, con in più la sicurezza e la protezione di un’auto

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NOVITÀ Lexus CT 200H

Elettrico puro sempre più vicino Mentre continua il fervido sviluppo delle tecnologie ad emissioni zero, la Toyota accredita anche la sua più piccola delle berline della doppia motorizzazione benzina/elettrico, con risultati di prim'ordine di Massimo Tiberi

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ltre tre milioni di auto ibride prodotte, a partire già dalla fine dei passati anni Novanta, delle quali circa due milioni di Prius, la vettura simbolo della strategia ecologica della Toyota, la Casa che più di ogni altra ha creduto e continua a credere in una scelta che ormai sono in molti ad imitare e che, anzi, sembra essere la soluzione decisiva nella fase di transizione che stiamo attraversando. Un periodo probabilmente lungo verso l’obiettivo delle cosiddette “emissioni zero”, delle elettriche “pure” o delle auto a idrogeno. Un compromesso tecnico quindi l’ibrido, ma dalla resa efficace, che il gruppo giapponese sta via via estendendo all’intera gamma dei suoi prodotti e con particolare attenzione ai modelli del marchio di lusso Lexus, per il quale, anzi, è accreditata la prospettiva di una definitiva e totale conversione alla doppia motorizzazione nel corso dei prossimi anni. Intanto il valido schema supercollaudato sulle Prius e Auris approda anche sulla più piccola delle berline premium nipponiche, la nuova CT 200h, che, proprio grazie a questa per ora esclusiva prerogativa nella categoria delle mediocompatte di tono superiore, punta a ritagliarsi uno spazio autonomo nel salotto buono dove si battono primedonne come Audi A3 e BMW Serie 1.

Sinergia vincente tra benzina ed elettrico Non viene dunque abbandonato, rispetto alle cugine più economiche, l’abbinamento tra un benzina quattro cilindri 1.800 cc, un elettrico alimentato da batterie al nichel-

Il sistema full-hybrid consente alla Lexus CT 200h di marciare anche solo in elettrico per circa 2 km

metal-idruro e un cambio a variazione continua di rapporti. La potenza complessiva di 136 CV consente alla vettura una soddisfacente vivacità (180 km/h di velocità massima e 0-100 km/h in poco più di 10 secondi), ma sono le peculiarità del sistema full-hybrid a fare la differenza nei confronti, ad esempio, di una Honda Insight. La CT 200h, infatti, può marciare soltanto in elettrico (per piccole percorrenze, un paio di km, ma è una mano santa in città) e la sinergia tra i motori viene sempre sfruttata nel migliore dei modi. Peccato che, almeno per ora, la compatta Lexus non adotti lo schema evoluto plug-in, in via di lancio per la Prius, che consente anche la ricarica domestica delle batterie e chilometraggi a zero emissioni ben più estesi. Non troppo ingombrante (4,32 metri di lunghezza), dal design “molto giapponese”, con assetti rivisti in chiave sportiveggiante, la nuova cinque porte non smentisce la tradizione di accuratezza e qualità costruttiva del marchio, cui si uniscono dotazioni di prim’ordine a livello delle rivali più sofisticate già per la versione d’accesso. Da vera premium i prezzi, che partono comunque da meno di 30.000 euro; ma la CT 200h vuole distiguersi soprattutto in materia di consumi ed emissioni inquinanti: fino a 26 km/l e appena 89 g/km di CO2, quando una A3 diesel fra le più parsimoniose raggiunge i 25 km/l e dallo scarico escono 102 g/km di CO2. Insomma, un’alternativa alle “solite” tedesche, che punta sulla sostanza di una tecnologia votata all’ambiente piuttosto che sull’immagine e sulle prestazioni.

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4 modalità di guida. Modalità EV (Veicolo Elettrico): massima silenziosità fino a 45 km/h, senza usare benzina. Modalità ECO e NORMAL: velocità più elevate ed eccellenti prestazioni ambientali. Per EV, ECO e NORMAL l’illuminazione della strumentazione e dell'abitacolo è di colore blu. Modalità SPORT: guida più dinamica, modifica sensibilità dell’acceleratore, servosterzo elettrico e controllo elettronico della stabilità e della trazione. L’illuminazione della strumentazione e della plancia diventerà rossa

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NOVITĂ€ Honda Jazz Hybrid

Rinuncia a qualcosa di aerodinamica per guadagnare comfort e spazio

Grande piccola ibrida Con la nuova compatta di segmento B la Honda punta ad aumentare esponenzialmente le vendite dell'ibrido e a diffondere ad un pubblico sempre piĂš numeroso una tecnologia finora riservata a vetture di categoria superiore di Massimo Tiberi

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ntesignana e convinta sostenitrice, assieme alla connazionale Toyota, della formula ibrida, la Honda si spartisce con la rivale il primato delle vendite per modello sul mercato giapponese, contrapponendo alle Prius e Auris la media Insight, e non manca neppure di sorprendere con proposte anche per certi versi rischiose, come la coupé CR-Z, prima sportiva di serie a doppia motorizzazione. Ora però la marca nipponica punta ad un netto passo avanti sul piano della crescita quantitativa e della diffusione delle sue auto ibride, con l’obiettivo di raggiungere nel 2012 quota mezzo milione di unità all’anno, pari a circa il 10% della produzione totale della Casa. Protagonista della partita sarà la nuova versione, benzina-elettrica, della Jazz, compatta di segmento B che sposta dunque più verso il basso di gamma una tecnologia finora riservata a categorie superiori. A contrastarle il passo troverà presto una variante della prossima Toyota Yaris, ma per adesso è soltanto la Honda ad occupare una fascia dalle buone potenzialità espansive sul piano commerciale e con intenzioni competitive, sul piano dei consumi e della tutela ambientale, anche con molte vetture diesel di ultima generazione.

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Comfort e tecnologia pulita in meno di 4 metri Seguendo un'impostazione fondamentale analoga a quella della sorella maggiore Insigth, la Jazz Hybrid unisce il noto benzina 1.300 da 88 CV ad un elettrico da 14 CV alimentato da batterie al nichel-metalidruro, realizzate per accompagnare l’auto durante l’intero ciclo di vita e protette da una garanzia quinquennale. I due motori agiscono costantemente in sinergia, consentendo risparmi evidenti rispetto al modello convenzionale, con percorrenze che possono arrivare ai 22 km/l a fronte di emissioni di CO2 che superano di poco i 100 g/km. Chi guida è invitato, inoltre, a non pigiare troppo sull’acceleratore dal variare dell’illuminazione della strumentazione, dalle tonalità del verde al blu, e può agire su un tasto per ottenere il massimo del rendimento, mentre non manca la presenza del dispositivo start&stop. Sistema di recupero dell’energia in frenata e controllo del funzionamento del climatizzatore in chiave ecologica fanno poi da corollario per ulteriori risparmi. Le prestazioni, comunque, non soffrono di complessi d’inferiorità e non si discostano troppo dalle altre Jazz, con velocità prossima ai 180 km/h e spunto da 0 100 in meno di 13 secondi, agendo su un cambio a variazione continua con comandi anche al volante, per selezionare manualmente fino a sette rapporti. La tecnica ibrida, d’altra parte, grazie all’opportuna sistemazione delle componenti, non compromette le doti di spazio e di modulabilità dell’abitacolo che hanno sempre caratterizzato la compatta giapponese, fra le più versatili nella categoria sotto i quattro metri di lunghezza. Nonostante sia proposta in Italia ad un prezzo non proprio stracciato, oltre 18.000 euro, la Jazz è per adesso la ibrida più a buon mercato, ma la partita con le avversarie a gasolio è certo molto aperta.


NOVITÀ Chevrolet Captiva

Spazio alla sportività

Suv a sette posti, sportivo e intrigante, con la trazione integrale è un compagno di viaggio inarrestabile

Due o quattro ruote motrici, a cinque o sette posti, la Captiva si rinnova in tutto, ma mantiene inalterati fascino e sostanza, confermandosi un Suv poliedrico, confortevole e sicuro. Ricche le dotazioni sia per la versione LT che per la più accessoriata LTZ, mentre la motorizzazione unica propone il nuovo 2.2 turbodiesel da 163 o 184 CV di Claudio Galiena

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anciata nel 2006, la Chevrolet Captiva si è ricavata una discreta quota di mercato grazie ad un progetto ambizioso, ma concreto, basato sull'ottimo rapporto qualità/prezzo, sul design piacevole e su grandi contenuti. La m.y. 2011 si presenta rinnovata nel look e nella meccanica senza trascurare l’abitabilità e la funzionalità che l’hanno sempre contraddistinta, insieme alla grande attenzione sulla sicurezza.

Più Captiva che mai Rispetto alla precedente versione troviamo un look completamente inedito che dona decisamente più slancio al Suv Chevrolet. Il frontale è tutto nuovo, con proiettori rastremati, in netto contrasto con l’ampia calandra, all’interno della quale è inserito il “cravattino” Chevrolet. Inediti anche i parafango anteriori con sfogo d’aria integrato, che regalano un tocco di maggiore sportività e slanciano la fiancata, contraddistinta da una linea di cintura piuttosto alta e da una vetratura ridotta, che contribuisce a rendere leggera la visione d’insieme. Il posteriore invece, per quanto rinnovato e sportivo, con i due terminali di scarico inseriti nel paraurti, risulta più sobrio e meno innovativo. Negli interni il grande lavoro è stato svolto per migliorare le ottime doti di abitabilità, comfort e versatilità che contraddistinguevano anche la precedente versione. Ritroviamo così i sette posti su tre file, con gli ultimi due che sembrano un po’ degli strapuntini, soprattutto se confrontati con gli altri che abbondano di spazio in ogni direzione. La posizione del conducente è di quelle rialzate, che favorisce la visibilità e il

piacere di guida tanto in città quanto fuori porta e in off road. Le finiture sono cresciute per qualità e quantità! Un punto centrale dello sviluppo è stato svolto per migliorare il comfort acustico, limitando le vibrazioni e la rumorosità stessa del 2.2 litri turbodiesel, che “romba” fino a 3 dB in meno rispetto a prima.

Potente e sicura con il nuovo 2.2 turbodiesel La nuova Captiva 2011 ha perso le motorizzazioni benzina per sposare integralmente quelle a gasolio, che troviamo rinnovate, più potenti ed efficienti in termini di performance, consumi ed emissioni. L’unica motorizzazione disponibile rimane quindi la 2.2 Tdi, con due livelli di potenza: 163 e 184 CV. La trasmissione di serie è a sei rapporti manuale, mentre sulla più potente a trazione integrale si può optare per il cambio automatico DSC (Driver Shift Control). Le dotazioni di sicurezza sono davvero ai vertici, con ESP, Traction Control e sistema di frenata assistita, oltre al Hill Start Assist. La nuova Captiva sfrutta la trazione integrale di tipo “on-demand”, basata su un sistema che attiva automaticamente la frizione elettronica e assicura il passaggio dalle due alle quattro ruote motrici solo nel caso di effettiva necessità, permettendo una guida sicura in ogni condizione, mantenendo sempre particolare attenzione ai consumi.

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ecoVIAGGIO Raid nel cuore della Russia

Si è concluso con successo dal 21 gennaio al 15 febbraio 2011 il primo Raid a basso impatto ambientale “Roma-Volgograd-Roma” organizzato da Gonow Europe di Andrea Drudi

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n viaggio di 3 settimane attraverso 8.777 km, da Roma a Volgograd e ritorno, utilizzando esclusivamente il GPL, passando per i luoghi che videro le truppe italiane durante la Seconda Guerra Mondiale sui campi di battaglia tra il fiume Don e il Volga. Questa è l’avventura di due esperti in lunghi viaggi con carburanti alternativi, come Emanuele Calchetti e Guido Guerrini, che hanno affrontato le strade ghiacciate della Russia, con temperature vicine ai -20 °C.

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Storia e solidarietà Si è trattato di un Raid Umanitario/Storico “Roma-Volgograd-Roma” organizzato, in occasione del 150° Anniversario dell'Unita ` d'Italia, dalla Gonow Europe, con il Patrocinio del Consiglio della Regione Lazio. Un viaggio con molteplici aspetti d'interesse, in primo luogo quello sportivo, visto che si è svolto in pieno inverno e in condizioni meteo proibitive, che hanno messo a dura prova il veicolo. E poi quello ambientale, finalizzato a dimostrare la possibilità di ottenere ottime


ecoVIAGGIO Raid nel cuore della Russia

LA VETTURA Gonow pick-up GA200 Ecomode bi-fuel, con motore da 2,0 litri prodotto dalla Mitsubishi, capace di erogare 124 CV. Quattro ruote motrici inseribili e notevole autonomia di viaggio, garantita dai due serbatoi di bordo, uno per la benzina da 53 litri e uno per il GPL da 70 litri utili (90 litri nominali). In particolare il mezzo che Gonow Europe ha destinato per questo viaggio è stato dotato di hard top per il cassone e di pneumatici invernali.

Nel lungo itinerario del Far East la bella sorpresa è stata il rapporto umano con gli uomini delle stazioni di rifornimento Gpl, entusiasti estimatori della nostra avventura

prestazioni da auto alimentate con fonti di energia alternative. La spedizione non ha trascurato l'aspetto storico, avendo toccato le zone della tragica disfatta dei soldati italiani sul fiume Don durante la Seconda Guerra Mondiale e della celebre Battaglia di Stalingrado, né quello della solidarietà, grazie agli aiuti raccolti per il centro Giovanni XXIII di Volgograd, che si occupa dell'assistenza ai senzatetto.

Un avventura “ibrida” Gonow Europe ha messo a disposizione per l’avventura uno dei suoi pick-up GA200 Ecomode bi-fuel, capace di marciare a benzina e a GPL. Si tratta di un mezzo a quattro ruote motrici inseribili, dotato di un propulsore da 2,0 litri prodotto dalla Mitsubishi, capace di erogare 124 CV, con hard-top e pneumatici invernali. La 4x4 cinese ha affrontato la strada, per lo più ghiacciata, senza alcun tipo di malfunzionamento. Lo scopo primario del viaggio, ovvero documentare le reali condizioni incontrate dai nostri militari sul fronte russo, `e stato portato a termine con successo, riuscendo persino a produrre circa 6 ore di filmati.

ITINERARIO Timisoara (Romania) Domenica 23 gennaio

km 7 120 Sansepolcro (AR) Sabato 22 gennaio

Chisinau (Moldavia) Martedì 25 gennaio

558 km

km 9 42

Bucarest Lunedì 24 gennaio

Mariupol Sabato 29 gennaio

177 km

km 5 62

Odessa (Ucraina) Giovedì 27 gennaio

184 k m


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Volgograd LunedĂŹ 31 gennaio

km 3 47 Rostov sul Don (Russia) Domenica 30 gennaio


ecoVIAGGIO Raid nel cuore della Russia

EQUIPAGGIO Guido Guerrini: classe 1976, enotecario, presidente dell’Associazione Culturale “Torino-Pechino-La Macchina della Pace”, ideatore del progetto, non nuovo a viaggi avventurosi sulle quattro ruote. Tra le imprese automobilistiche: Capo Nord (1995), Marocco (1997), il giro del deserto tunisino (2001), l’attraversamento dell’ex Jugoslavia durante le guerre degli anni ‘90, Mosca e San Pietroburgo a metano (2004), Torino-Pechino e ritorno a GPL (2008), il giro del Caucaso a GPL (2010). In 15 anni ha toccato in auto tutte le nazione dell’Europa continentale.

Gli italiani a difesa dell’Unione Sovietica A Volgograd i due viaggiatori hanno partecipato alla commemorazione che da alcuni anni si celebra durante l’ultima settimana di gennaio e la prima decade di febbraio, dedicata alla Memoria delle tragedie avvenute durante la Seconda Guerra Mondiale. Tra queste c'e` la storia di molti italiani impegnati sul Fronte Orientale tra il 1941 e il 1943. Le forze armate italiane, all'epoca gia ` duramente provate dagli scontri

sui Balcani e nell’Africa Settentrionale, furono inviate da Mussolini a sostegno dell’attacco tedesco contro l’Unione Sovietica, andando così incontro ad un destino drammatico. Sono le cifre a parlare: circa 5.000 morti e 13.000 feriti fino al 10 dicembre 1942, e circa 115.000 tra morti e feriti nella battaglia del Don, la successiva ritirata e la prigionia. Di questa triste pagina di storia italiana ne sono testimoni due saggi di narrativa, “Centomila gavette di ghiaccio” di Giulio Bedeschi e “Il sergente nella neve” di Mario Rigoni Stern.

Nonostante il freddo intenso la nostra Gonow alimentata a Gpl non ha mai evidenziato problemi. In un habitat così inospitale è sempre stata una compagna di viaggio fedele laboriosa ed ecocompatibile

Emanuele Calchetti: nato a Sansepolcro nel 1981, giornalista e cameraman professionista. Collabora con testate giornalistiche ed emittenti televisive toscane ed umbre.

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La vittoria del GPL Si è trattato, in definitiva, di un Raid rigorosamente low-cost, attento all’ambiente, visto il basso livello di emissioni della vettura alimentata a GPL, che ha rispecchiato la filosofia del marchio Gonow. Se si esclude il costo della vettura, data in comodato d’uso gratuito, e dei vestiti destinati alla Casa-Famiglia di Volgograd, molti dei quali donati dai dipendenti e collaboratori di Gonow Europe, il budget necessario a compiere il Raid è stato di circa

4.000 euro, speso dagli stessi partecipanti per carburante, vitto e alloggio. Ne è risultato, dunque, un viaggio pieno di emozioni nel cuore dell’Europa dell’Est, attraverso luoghi straordinariamente ricchi di storia. Guido Guerrini ed Emanuele Calchetti hanno attraversato Slovenia, Ungheria, Romania, Moldavia, Transnistria e Ucraina. Una parte del Vecchio Continente, il cui stile di vita è sensibilmente diverso da quello occidentale, scandito da ritmi più lenti, rapporti umani più “caldi”, in un

paesaggio forse più rurale ma fatto sicuramente di spazi ampi, verdi e spesso incontaminati. Le strade non sono state sempre nelle migliori condizioni. A causa della neve abbondante e dell’asfalto sconnesso la guida si è spesso rivelata particolarmente impegnativa. Un Raid, in conclusione, che ha dimostrato una volta di più quanto il GPL per autotrazione sia affidabile, reperibile facilmente ed economico.

Patrocini e Partner L’evento è patrocinato dal Consiglio Regionale del Lazio, sotto la bandiera di una delle regioni italiane che hanno versato, nella campagna di Russia, un tributo enorme in termini di vite umane sul fronte di

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Stalingrado. Partner del viaggio sono Imega, fornitore degli impianti GPL per le versioni Ecomode di Gonow, e Fac Italia Group, che cura assistenza e garanzia dei veicoli importati in Italia da Gonow Europe s.r.l.


SU STRADA E-Max 110S

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MOTORE ELETTRICO DA 4 KW CERCHI DA 13”

DNA elettrico Frutto della collaborazione ingegneristica italo-tedesca, E-Max 110S è tra i primi scooter al mondo interamente pensato, progettato e realizzato “per essere elettrico” di Marcello Attolino

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o Scooter Elettrico E-Max 110S nasce nel 2008 dal comparto progettazione della E-Max ev’s Germany Ltd con sede in Germania, a Monaco di Baviera, e vanta un livello di qualità costruttiva e dei materiali utilizzati tale da ottenere la speciale certificazione del Tüv Tedesco. Gli E-Max 110S e 120S hanno il medesimo motore da 4.000 watt di potenza integrato nella ruota posteriore. La differenza tra il 110S, omologato come 50 cc, e il 120S, omologato, invece, 125 cc, risiede nei parametri di settaggio del BMS, Battery Management System, ossia la centralina elettronica che gestisce l’erogazione della potenza del motore. Le batterie, al gel di silicio senza effetto memoria, assicurano, per entrambi i modelli la medesima autonomia, che varia da un minimo di 70 km fino ad un massimo di circa 90 km. Questo è possibile grazie al sistema di recupero di energia in decelerazione e frenata di cui è dotato esclusivamente il 120S, garantendogli, così, la stessa percorrenza media del più piccolo 110. Ricordiamo che l’E-Max risulta lo scooter elettrico più venduto nel mercato tedesco, spagnolo, svedese, norvegese, danese e scandinavo e che, di recente (2010), la E-Max ev’s Germany Ltd è stata inglobata dalla spagnola VMOTO come comparto strategico della produzione di cicli e motocicli a emissioni zero.

SU STRADA Una volta ruotata la chiave di accensione, un messaggio di benvenuto appare sul quadro strumenti annunciandoci che lo scooter è pronto a partire. Lo spunto da fermo è paragonabile a quello dei 50 cc

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attualmente sul mercato e agilità e tenuta di strada sono di ottimo livello, nonostante il peso di 170 kg; tale maneggevolezza è motivata dalla rigidità e robustezza del telaio, che, oltretutto, racchiude le batterie sotto la pedana, abbassando così il baricentro dello scooter. In salita, in fase di sorpasso o quando è necessario, è possibile utilizzare la funzione “Boost”, che tramite la pressione di un pulsante posto alla destra del manubrio, regala, per circa un minuto, un significativo surplus di potenza. Con il pulsante “Mode”, posto sempre a destra, è possibile, invece, ricevere informazioni sul display relative ad amperaggio, autonomia e chilometri (totali e parziali) percorsi. L’impianto frenante è a doppio freno a disco, di cui l’anteriore flottante, e garantisce spazi d’arresto contenuti. Segnaliamo che per la prova su strada ci è stato messo a disposizione dal distributore per Roma, Alberto Lume, il suo personale 110S con all’attivo già 3.300 chilometri, percorsi nelle più svariate condizioni climatiche, senza mai aver avuto alcun problema. Proprio per la grande affidabilità di questo “dueruote”, infatti, Alberto ha avuto l’intuizione, dopo aver per anni vissuto in Germania, di importare nella Capitale, come lui stesso afferma, “lo scooter elettrico più venduto in Germania e usato anche dalla Polizia locale”.


SU STRADA Estrima Birò

2 motori elettrici brushless 48V Potenza max: 4 kW Cerchi da 13”

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Orgoglio italiano! A distanza di meno di 2 anni dalla sua prima apparizione sul mercato, il piccolo quadriciclo elettrico Birò si presenta al pubblico in una versione rinnovata e migliorata per confermare e bissare il successo ottenuto nel 2010 di Marcello Attolino

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strima, azienda leader in Italia per la produzione di quadricicli elettrici con un “venduto” di oltre il 50% delle quote di mercato del segmento, presenta la versione rinnovata di Birò, lo scooter elettrico a quattro ruote interamente “made in Italy” che sta rivoluzionando il concetto della mobilità urbana a impatto zero. I dati fatti registrare lo scorso anno dalla Casa di Pordenone (fatturato pari a 2 milioni di euro, vendite superiori del 250% rispetto all’anno precedente, di cui le sole esportazioni costituiscono il 30%) mostrano quanto il mercato stia diventando ricettivo nei confronti di un settore da considerare in continua evoluzione. Birò è guidabile già a partire da 14 anni con il patentino per i ciclomotori ed è in grado di percorrere circa 60 km alla velocità -limitata elettronicamente

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per legge- di 45 km/h. La ricarica completa delle batterie avviene in circa 6/8 ore collegandosi ad una normale presa di corrente domestica ed il costo di questa operazione è inferiore a 1 euro! Essendo inoltre un veicolo “zero emission” può avere accesso a tutte le zone normalmente interdette alla circolazione a motore, quali ZTL e aree pedonali. Può essere utilizzato, senza alcun sacrificio, anche nella stagione invernale o in caso di pioggia, grazie all'adozione di porte removibili, trasformandosi in una vera e propria minicar elettrica. Nonostante gli appena 103 cm di larghezza e 174 cm di lunghezza, infine, Birò è in grado di assicurare un elevato livello di sicurezza per gli occupanti anche in caso di impatto, grazie ad una struttura realizzata con un tubolare monoblocco d’acciaio dello spessore di ben 3 mm.


SU STRADA Estrima Birò

SCHEDA TECNICA CARATTERISTICHE ELETTRICHE ● Motore 2 elettrici brushless 48V ● Potenza max 4 kW ● Batterie Pb-Gel 8x12 V ● Caricabatterie 220V e recupero energia in frenata

CICLISTICA ● Struttura di sicurezza Steel 3 mm thickness ● Impianto frenante 4 freni a disco idraulici, freno a mano meccanico ● Pneumatici ant. 130/60 - 13" ● Pneumatici post. 130/60 - 13"

DIMENSIONI ● Lunghezza 1.740 mm ● Larghezza 1.030 mm ● Altezza 1.565 mm ● Passo 1.250 mm ● Carreggiata 860 mm ● Peso senza batterie 220 kg ● Peso con batterie 330 kg

CONSUMI RILEVATI E AUTONOMIA ● Consumo urbano 30 km con 1/2 carica residua ● Autonomia città 60 km

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Birò, essendo un veicolo “zero emission”, può avere accesso a tutte le zone normalmente interdette alla circolazione a motore, quali ZTL e aree pedonali


SU STRADA Durante la prova dinamica abbiamo potuto apprezzare le diverse migliorie apportate al Birò 2011: già dotato di uno spunto sorprendente (si raggiunge la velocità massima con partenza da fermo in circa 10 secondi), ora le centraline di nuova generazione offrono una guida più fluida ed un'accelerazione estremamente progressiva. Votata al raggiungimento del massimo comfort anche la taratura delle nuove sospensioni, ora più adatte ai percorsi urbani e in grado di assorbire al meglio “sampietrini” e sconnessioni. Nuove anche le batterie, che assicurano una maggior durata,

il kit anti appannamento del parabrezza, il cofanetto opaco che dà maggior risalto al telaio d’acciaio e infine i bei cerchi in lega neri, dal design specifico “Estrima”. La guidabilità, la tenuta di strada e la frenata (assicurata da ben quattro dischi) sono adatte alle prestazioni del piccolo quadriciclo, che ricordiamo, è comunque equiparato ad un “50 cc”, dunque limitato alla velocità di 45 km/h. Gli allestimenti chiavi in mano sono due: “Urban”, versione base senza porte, commercializzato a 7.990 euro e “Comfort”, versione pluriaccessoriata in vendita a 9.480 euro chiavi in mano.

L’operazione di ricarica viene effettuata tramite una normale presa di corrente; il comfort offerto dai comodi sedili è ottimo, nonostante le dimensioni compatte del Birò; il cofano opaco dà maggiore risalto al telaio d’acciaio e i bei cerchi in lega neri, dal design specifico “Estrima”, rendono più aggressivo il design

UNA SOLUZIONE INNOVATIVA PER UN PAESE DI SCOOTERISTI INTERVISTA A MATTEO MAESTRI, PRESIDENTE ESTRIMA Come parte il progetto Birò? “Birò nasce da un’esigenza aziendale di diversificazione della produzione. Provengo da una famiglia che dal dopoguerra si è imposta sul mercato con la produzione di macchinari per il movimento terra: Brieda. L’azienda aveva il know how necessario per sviluppare un progetto così ambizioso come Birò, che è nato sotto il marchio Estrima, l’anagramma del mio cognome, quando ci siamo accorti che poteva avere tutte le caratteristiche per essere un vero e proprio spin off. Il guizzo, l’idea, è scaturita dall’esigenze di creare un mezzo che non solo fosse elettrico, ma che rivoluzionasse il concetto di mobilità urbana: questo perché il

traffico è il più percepibile dei disagi della città: le polveri sottili, infatti, non le percepiamo con i sensi e tendiamo a dimenticarcene, mentre ci ricordiamo benissimo che quella data strada in quella data ora è intasata di auto tutti i giorni”. Ad oggi come vi posizionate sul mercato come produttori di quadricicli elettrici? “Siamo i primi in Italia, dopo neanche due anni di produzione, con oltre il 50% delle quote di mercato. E comunque c’è da specificare che il mercato non è ancora esploso: infatti, ad oggi abbiamo prodotto 500 pezzi e ci sono ampi margini di penetrazione nel mercato nazionale”.

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In quali Paesi avete registrato maggiori vendite e secondo voi perché? “In Italia, perché è un paese di scooteristi. Anche perché siamo italiani e siamo un’azienda giovane: il mercato europeo è un mercato al quale ci apriamo giorno per giorno. Abbiamo, tuttavia, grande riscontro da Spagna e Francia”. Il futuro elettrico in Italia... Secondo voi ci sono prospettive reali? È ancora distante? Ci sono problemi di infrastrutture? “Le auto elettriche sono ancora molto poco allettanti per i privati, questo forse a causa dei prezzi ancora alti. Inotre nelle città non è ancora stata costruita una rete adeguata per il rifornimen-

to energetico, che manca quasi totalmente in provincia. Ci sono delle isole felici come Parma, che con il progetto ZEC promuoverà la mobilità urbana a emissioni zero, e come la Provincia di Pordenone, che è stata pioniera in Italia con il car sharing elettrico. Birò risponde ad un'esigenza di praticità che va oltre il fatto di essere elettrica: è prima di tutto pratica. Si parcheggia ovunque, si guida anche con la gonna corta perché ha i sedili come le auto, non ha bisogno del casco e non ha l’obbligo di montare le cinture di sicurezza”.


SU STRADA Peugeot e-Vivacity

MOTORE DA 3 KW CERCHI DA 12 ”

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S Et voilà, les jeux sont fait! Con Peugeot lo scooter elettrico diventa fruibile, garantendo finalmente autonomia e prestazioni più che sufficienti per la quotidiana mobilità urbana. Sarà disponibile fin dalla prossima estate di Marcello Attolino

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in dal lontano 1996, con la presentazione di Scoot’Elec, primo scooter elettrico della Casa francese, Peugeot ha mostrato una grande attenzione per le problematiche ambientali. 15 anni fa, però, i tempi non erano ancora maturi, vuoi per lo sviluppo tecnologico, vincolato soprattutto dalla breve durata e dal peso eccessivo delle batterie al Nickel-Cadmio, vuoi per la coscienza ecologica degli utenti, troppo “acerba” per accogliere un prodotto “fuori tempo”. Oggi Peugeot affronta ancora il tema della mobilità ad impatto zero con e-Vivacity e lo fa offrendo al pubblico un prodotto moderno e affidabile, dotato di accumulatori agli ioni di litio (il cui peso è di appena 16 kg) e di prestazioni convincenti, potendo contare su di un propulsore da ben 3 kW di potenza. L'autonomia, poi, è più che sufficiente: e-Vivacity è in grado di percorrere oltre 60 km alla velocità stabilizzata di 45 km/h. Per effettuare una ricarica completa e sufficiente collegarlo ad una normale presa di corrente a 220 volt per un tempo di appena 5 ore, se si utilizza il doppio caricabatterie, o di 8 se si dispone del singolo caricatore. Il costo di un pieno equivale a circa 0,25 euro e per percorrere 100 chilometri sono dunque sufficienti appena 0,40 euro! Il ridotto ingombro delle batterie al litio, inoltre, ne ha resa possibile la disposizione nella parte bassa della pedana, favorendo la guidabilità dello scooter senza sacrificare la volumetria del vano sottosella (dotato di presa di corrente a 12 volt), nel quale è così possibile ospitare un casco integrale.


SU STRADA Peugeot e-Vivacity

SCHEDA TECNICA CARATTERISTICHE ELETTRICHE ● Motore: Brushless sincrono elettrico a magneti permanenti Raffreddamento: ad aria ● Potenza max: 3 kW ● Batterie: doppio pacco batterie agli ioni di litio da 1 kWh ciascuna con caricabatterie onboard da 250W/5A (1 o 2 caricabatterie a seconda della versione) ● Tempo di ricarica: 5 ore (80% in 3 ore) con 2 carica batterie, o 8 ore (80% in 5 ore con un solo caricabatterie) CICLISTICA ● Sospensione ant.: forcella idraulica ● Sospensione post.: ammortizzatore idraulico

● Impianto frenante ant.: idraulico con disco da 200 mm ● Impianto frenante post.: idraulico con disco da 110 mm ● Pneumatico ant.: 120/70 - 12" ● Pneumatico post.: 120/70 - 12" DIMENSIONI ● Interasse: 1.368 mm ● Lunghezza: 1.923 mm ● Larghezza: 680 mm ● Altezza: 1.168 mm ● Altezza sella: 786 mm ● Peso a secco: 115 kg CONSUMI RILEVATI E AUTONOMIA ● Urbano: 45 km con ¾ di carica ● Autonomia città: 50 km ● Autonomia a gas costante (40 km/h): 60-70 km

Alla guida dell'e-Vivacity impressiona lo spunto da fermo e la silenziosità di marcia offerta dalla trazione elettrica

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Le batterie Litio-Ione che equipaggiano e-Vivacity sono garantite 4 anni o 40.000 km. Sono in grado di reggere fino a 1.000 cicli completi o parziali di carica o scarica, senza compromettere la durata della propria vita. Oltre la garanzia riguardante le batterie, e-Vivacity ne propone una totale di 2 anni, inclusi pezzi e manodopera In fase di decelerazione il motore si trasforma in un generatore, commutando l’energia cinetica in energia elettrica, garantendo così un “recupero” utile non solo a migliorare la frenata, ma necessario anche alla ricarica della batteria

SU STRADA Alla guida dell'e-Vivacity ciò che a primo impatto lascia impressionati è sicuramente lo spunto da fermo e la silenziosità di marcia offerta dalla trazione elettrica. Il brillante motore di cui è dotato il piccolo scooter francese (che sviluppa un valore di coppia di ben 14 Nm) è infatti in grado di farlo scattare da 0 a 10 metri con partenza da fermo in 3’’15 e da 0 a 100 metri in appena 12’’30. Dopo pochi chilometri percorsi si resta conquistati dal piacere di guida, assicurato sia dalla già accennata silenziosità del propulsore, sia dalla taratura delle sospensioni, in grado di assorbire perfettamente le sconnessioni dell'asfalto senza limitare guidabilità, maneggevolezza e agilità del veicolo. Il cruscotto è a colori di tipo digitale e, oltre alle informazioni tradizionali, fornisce indicazioni relative allo stato della batteria e del motore,

quali temperatura, autonomia residua e livello di carica disponibile. Va menzionata, infine, la possibilità di regolare la velocità massima raggiungibile su tre posizioni (pedone: 4 km/h; limitata: 25 km/h; libera: 45 km/h) e la presenza della comoda funzione di retromarcia, molto utile per eseguire le manovre a velocità ridotta e/o in presenza di un leggero dislivello.

1. Centralina principale 2. Controllo motore 3. Batterie Litio-Ione 4. Carica batterie 5. Motore

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ZOOM SUL GRUPPO MOTORE/TRASMISSIONE TECNOLOGIA E INNOVAZIONE PER LO SCOOTER PEUGEOT

Il gruppo motore/trasmissione dell’e-Vivacity è costituito da un propulsore elettrico sincrono “Brushless” a magneti permanenti, alimentato tramite batterie e due caricabatterie integrati da 250 W/5A (che trasformano la corrente prodotta in corrente trifase), raffreddato mediante aria e dotato di trasmissione a rapporto fisso a cinghia dentata. Questa soluzione permette di sfruttare al massimo le potenzialità offerte

dal motore elettrico (che, come è noto, sviluppa sin dai regimi di rotazione più bassi il medesimo valore di coppia massima), in modo tale da rendere del tutto inutile la presenza di un variatore e riducendo, così, i costi di manutenzione del veicolo; questo tipo di trasmissione ha consentito, inoltre, di disporre di un sistema di retromarcia per eseguire le manovre a velocità ridotta e migliorare il freno motore.

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VINTAGE 50 anni di Renault 4

LA GRANDE SIGNORA Nel 1961 al Salone di Parigi debutta la R4. Attraverso numerose varianti commerciali e modelli speciali a tiratura limitata, l’utilitaria francese diventerà quel mito che oggi tutti conoscono, chiudendo la sua vita produttiva a quota 8.135.424 unità e al terzo posto assoluto nella classifica delle “best seller” di tutti i tempi, dopo Maggiolino e Ford T di Massimo Tiberi

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ll’inizio degli anni Sessanta la motorizzazione di massa in Europa sta vivendo un momento fortemente espansivo. Le “utilitarie” sono sulla cresta dell’onda un po’ su tutti i mercati e si contendono clientele quanto mai attente ai costi e alle economie di esercizio, ma che, d’altra parte, aspirano anche a vetture con doti di praticità e magari anche con un pizzico di appeal. Così le ricette offerte dai costruttori sono spesso profondamente diverse fra loro e tengono conto delle esigenze e delle “culture” dei mercati di riferimento, con criteri quindi ancora molto lontani dall’appiattimento della globalizzazione.

Le varie proposte di utilitarie europee degli anni '60 In Italia la Fiat ha puntato con successo sugli accenti minimalisti delle 600 e 500, in Germania è da poco iniziata l’epopea del Maggiolino Volkswagen, con la sua fama di grande affidabilità, mentre in Inghilterra la

scena è per la Mini, concentrato di soluzioni tecniche rivoluzionarie e che non disdegna il glamour. In Francia il punto di riferimento per il primo approccio al mondo dell’auto è la Citroen 2CV, pensata soprattutto per la clientela delle campagne, ma poi diventata autentico fenomeno commerciale, tanto da infastidire la stessa Renault 4CV, meno spartana ma datata 1946 e che sente di più il peso dell’età rispetto alla piccola del Double Chevron.

La risposta della Renault La casa della Losanga sta però pensando già da qualche tempo alla sua contromossa, ad un modello di base da affiancare alla Dauphine nata nel 1956, che della 4CV è l’evoluzione e che ne ripropone lo schema puntando ad un target almeno leggermente superiore. L’orientamento è verso un veicolo polivalente, un

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VINTAGE 50 anni di Renault 4 po’ berlina e un po’ furgoncino, adatto agli impieghi familiari ma facilmente trasformabile anche in mezzo da lavoro. È Pierre Dreyfus, presidente della Régie Renault e sociologo per formazione, a dare il via libera definitivo al progetto e a fissare i parametri di riferimento, che sintetizzerà con l’espressione “auto in blue-jeans”. Una vettura, dunque, a suo agio in ogni situazione, pratica come il celebre tessuto, in grado di corrispondere ai bisogni di una nuova tipologia di clientela, quella delle cinture metropolitane in crescita, che vuole muoversi ad ampio raggio senza dover sostenere costi troppo elevati. Il prezzo

assecondare il disegno delle sospensioni, o all'eliminazione dei punti d’ingrassaggio e al circuito di raffreddamento sigillato, per semplificare al massimo la manutenzione. Straordinarie le qualità funzionali, grazie allo spazio modulabile e all'eccezionale capienza in rapporto alle dimensioni (lunghezza di 3,60 metri). Un'autentica primizia, poi, l’adozione di un portellone posteriore per il bagagliaio, in aggiunta alle quattro porte di accesso all’abitacolo, soluzione oggi scontata ma d’avanguardia all’epoca. La dinamica è affidata al pluricollaudato quattro cilindri di 750 cc della Dauphine, accoppiato ad una trasmissione a soli tre rapporti.

ipotizzato è infatti di 350.000 franchi e, sul piano tecnico-costruttivo, le scelte puntano ad un passo avanti che scavalchi la rivale 2CV e a qualcosa di completamente diverso e più avanzato nei confronti di 4CV e Dauphine. La messa a punto è rigorosa e i prototipi, battezzati all’interno dell’azienda con il vezzoso nome convenzionale “Marie Chantal”, solcheranno i percorsi più vari, dall’Africa alla Sardegna, per mettere a dura prova una meccanica del tutto inedita per la marca francese: dal telaio a piattaforma, alla trazione anteriore, all'insolita posizione del cambio davanti al motore, fino alle diverse misure del passo tra lato destro e sinistro, per

R3 e R4 Al Salone di Parigi del 1961, giusto cinquant’anni fa, debutta così la nuova utilitaria Renault, proposta in quattro versioni: la ultra semplificata R3, con motore 600 e allestimenti ridotti all’osso, le R4 e R4 L, cuore della gamma, e la R4 siglata pomposamente Super Comfort ma con allestimenti appena più ricchi. È l’inizio della lunghissima storia di una vettura che dal 1963, dopo la rapida uscita di scena della R3, esageratamente spartana, diventerà la Renault 4 negli oltre 100 Paesi di commercializzazione e nei 35 anni di vita produttiva. Non si contano i soprannomi, come “Cuatro latas” (quattro lattine) in

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Spagna, “Katcra” (Caterina) in Jugoslavia, “El correcaminos” (Willy Coyote) in Argentina o “Oui Oui” in Zimbabwe. Al pari del Maggiolino o della Mini, la piccola transalpina, costruita in ben 28 stabilimenti sparsi per il mondo, non tradirà mai la sua impostazione di fondo e i suoi connotati estetici, anche se non mancheranno gli aggiornamenti, con piccoli ritocchi esterni e nelle finiture, cambio a quattro marce e cilindrate maggiori (da 850 a 1.100 cc). Alla berlina saranno sempre unite, inoltre, le varianti commerciali e numerosi modelli speciali a tiratura limitata, che ne rafforzeranno via via il mito e ne faranno in qualche caso addirittura fenomeno di moda,

come le Parisienne del 1963 (con verniciatura tipo “paglia di Vienna” o “scozzese”), le Savane e Clan degli anni 80 o la simil fuoristrada Frog. Contribuiranno all’immagine anche le partecipazioni alle competizioni, dal Rally di Montecarlo alla Parigi-Dakar, con sotto il cofano addirittura un motore Alpine. L’ultima Renault 4 a lasciare le catene di montaggio francesi nel 1992 si chiama, non a caso, “Bye Bye”, ma la produzione proseguirà fino al 1994 in Slovenia e Marocco, per un addio definitivo a quota 8.135.424 unità costruite e la consacrazione al 3° posto assoluto nella classifica delle “best seller” di tutti i tempi, dopo Maggiolino e Ford T.

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ecoMOBILITÀ Nuovo pneumatico Yokohama BluEarth

ABBASSO I CONSUMI Eco, Human e Socially friendly... il nuovo pneumatico Yokohama BluEarth è questo e anche di più! Strizza l’occhio al portafoglio e all’ambiente garantendo sicurezza e prestazioni al vertice di Claudio Galiena

E

ra il 1998 quando Yokohama lanciò in Giappone il primo pneumatico eco, il DNA; a distanza di 13 anni i dati di vendita parlano di ben 44 milioni di “pneumatici verdi” venduti, con una riduzione stimata in 1,5 miliardi di kg di C02. Una sfida alle emissioni che Yokohama ha sviluppato in ogni settore della propria produzione, utilizzando tecnologie costruttive green e materie prime rinnovabili, puntando all’ambizioso

obiettivo di creare pneumatici “a zero emissioni”. Questa filosofia ha portato l’Azienda nipponica ad un impegno che va oltre la progettazione di pneumatici ecocompatibili, cercando di compensare le emissioni di gas serra delle proprie fabbriche piantando centinaia di migliaia di alberi (ad oggi ne ha piantati quasi 200.000) e riuscendo ad avere ben 13 siti produttivi classificati “zero emission”, ovvero senza nessuno scarto in discarica.


Il nuovo pneumatico BluEarth quindi è la naturale evoluzione di questi concetti e raggiunge l’obiettivo “eco friendly” non trascurando la sicurezza e le performance di un pneumatico premium. I vantaggi sono presto detti: bassa resistenza di rotolamento, con un importante risparmio di carburante ed emissioni, ridotta rumorosità esterna, per maggiore comfort e minore inquinamento acustico e una sicurezza sul bagnato assoluta grazie alla prevenzione delle perdite di aria. Tutto ciò è stato possibile grazie alle innovative tecnologie impiegate, quali la mescola “nano Blend” con olio di bucce d’arance, uno speciale liner interno, un peso ridotto, un progetto “Aero-Dynamics”. In dettaglio, la mescola “nano Blend” consente un risparmio sul carburante, una lunga resa chilometrica e un’ottima tenuta sul bagnato. Il design eco comprende una serie di attenzioni particolari, dal profilo asimmetrico del battistrada, alle scanalature specifiche e infine alla riduzione del peso del

17% che diminuisce la potenza richiesta per spostare la vettura. Particolare attenzione è stata posta anche alle perdite di pressione, maggiore causa di usura e consumi elevati, riducendo le stesse del 35%. Infine lo studio è stato approfondito anche sull’aerodinamica e sulla penetrazione dell’aria del pneumatico con prove in galleria del vento che hanno portato ad una riduzione degli attriti e ad una struttura esterna “perforante” come quella di una pallina da golf. Il BluEarth è già disponibile sul mercato ed è presente con le tre misure più comuni destinate alle vetture ibride (per esempio Toyota Prius e Honda Insight): 185/65 R15 88H, 195/65 R15 91H, 215/45 R17 91W XL.

Più leggero, silenzioso ed eco-friendly il BluEarth, come gli altri Yokohama, ha l’80% in meno di derivati dal petrolio, sostituiti da materiali rinnovabili, ecologici, come l’olio estratto dalla buccia d’arancia

Nella prova “rolling resistance demonstration” i tecnici Yokohama ci hanno dimostrato come il BluEarth, montato su una VW Golf 1.6 nella misura 195/65 R15 H, riesca a percorrere nelle stesse condizioni (stessa pressione, uguali cerchi in lega) circa 22 metri in media in più rispetto al riferimento, uno Yokohama A.drive della stessa misura, con una resistenza al rotolamento inferiore del 35%


ecoHI-TECH Il meglio della tecnologia eco-friendly

Essere trendy a WeWood La natura al polso WeWood è il primo orologio 100% in legno naturale proveniente da scarti industriali. Leggerissimo sul polso, spicca per il suo particolare design. Ecologico, riciclabile al 100%, traspirante e soprattutto ipoallergenico. Eco-friendly perché nell'intento di diminuire l'impatto ambientale è privo di sostanze chimiche e tossiche. Inoltre WeWood collabora con l'American Forests e sostiene la campagna “Acquista un orologio. Pianteremo un albero.” AMERICAN FORESTS Fondata nel 1875, l'American Forests è l'organizzazione no-profit più antica per la conservazione delle foreste ed è riconosciuta come leader mondiale nella rigenerazione dell'ambiente, proprio grazie al suo impegno nel piantare gli alberi. Quest'anno la campagna “Global Releaf” pianterà 4,8 milioni di alberi, grazie ai 43 progetti portati avanti in 14 Stati e 10 Paesi. Tutto ciò per aiutare a rigenerare le foreste che sono essenziali per mantenere l'acqua pulita e diminuire l'inquinamento nell'aria.

❴Leggero e resistente proprio come un albero ❴Comodo anche perché non va tolto durante i controlli di sicurezza negli aeroporti

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PowerTrekk Carica a idrogeno per il tuo cellulare Viene dalla Svezia, si chiama PowerTrekk ed è un sistema innovativo che permette di ottenere elettricità dall'idrogeno. Il funzionamento deve avvenire rigorosamente all'aria aperta, quindi questo dispositivo è consigliato per gli escursionisti, per le ricariche in zone con scarse risorse elettriche e per tutte le situazioni di emergenza. COME FUNZIONA È semplice! Basta aggiungere della semplice acqua in un serbatoio in modo tale che il sistema produca elettricità, a fronte dell'emissione di vapore acqueo. Si collega ad ogni dispositivo tramite una semplice presa USB.

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impatto zero! Sony Ericsson Elm Il cellulare più ecologico L'O2's Eco Rating, il primo sistema di rating sostenibile per cellulari nel Regno Unito, ha attribuito al Sony Ericsson Elm il titolo di cellulare più ecologico in commercio, primo tra 65 in lizza per il dispositivo più “verde”. Il cellulare appartiene alla famiglia di prodotti GreenHeart, una nuova filosofia di produzione che punta ad essere estesa a tutti i prodotti, con lo scopo di ridurre le emissioni di CO2 del 20% e quelle dei gas serra del 15% per l'intero ciclo di vita dei cellulari entro il 2015. PERCHÈ È GREEN ● È una produzione a basso impatto ambientale ● È realizzato senza l'uso di sostanze tossiche, con la plastica delle bottiglie e i vecchi CD ● È colorato con vernici ad acqua ● La scatola di imballaggio essenziale e il manuale di istruzioni elettronico riducono ulteriormente gli sprechi www.sonyericsson.com

Solar Sound 2 Musica sotto il sole Sono le nuove casse solari Solar Sound 2, un pratico dispositivo che, grazie ai suoi pannelli fotovoltaici integrati nel sistema audio, permette una ricarica della batteria con la semplice esposizione alla luce del sole. In alternativa, le casse sono dotate anche del cavo di alimentazione elettrica per una ricarica tradizionale.

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cellulari e lettori mp3 ❴È possibile utilizzare le casse per chiamate in vivavoce dal proprio cellulare Prezzo: 82,50 EURO www.h2planet.eu

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ecoHI-TECH Il meglio della tecnologia eco-friendly

Matra i-flow Passeggiando in bicicletta... elettrica Prodotta dalla Matra, la bicicletta elettrica i-flow sembra il mezzo ideale per muoversi in città abilmente e riducendo il nostro impatto sull'ambiente. Possiamo alternare le pedalate con l'efficiente motore che raggiunge una velocità massima di 25 km/h... Non è molto, ma abbiamo ben 50 km di autonomia per raggiungere senza troppa fatica la nostra meta.

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Nespresso Pixie Caffè nero, macchinetta verde Con Nespresso Pixie tutta la bontà del caffè è racchiusa nella macchina più piccola e potente finora realizzata. Strizza l'occhio al risparmio energetico, consumando ben il 40% in meno della concorrenza ed è dotata del primo pack interamente riciclabile senza plastica e polistirolo.

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Ariete Eco Power Aspira e risparmia L'aspirapolvere, come è noto, è uno degli elettrodomestici con il più alto consumo energetico. Maggiore è la potenza, maggiore sarà l'efficacia nell'aspirazione e naturalmente i consumi. La nuova linea di aspirapolveri Ariete Eco Power, permette invece di risparmiare dal 40% al 50% di energia elettrica, con una tecnologia ciclonica capace di massimizzare la forza aspirante.

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Logitech K750 Scrivere senza fili Tutto quello che potete desiderare da una tastiera è concentrato nella nuova Logitech K750, una tastiera solare in grado di mantenere la carica accumulata per ben 3 mesi, anche in condizioni di buio totale e senza il bisogno di un'alimentazione esterna. Inoltre la tecnologia wireless Logitech Advanced 2.4 con la sua funzione di cifratura crittografica garantisce il massimo della sicurezza per digitare senza fili sui nostri dispositivi.

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ecoGAMES

1.

IN FORMA CON I VIDEOGAMES 2.

N

intendo Wii ha fatto la storia. Ha rivoluzionato il concetto di videogame e di intrattenimento familiare con il suo Wiimote. Un nuovo modo di giocare si è diffuso rapidamente prendendo piede in ogni casa, registrando cifre da capogiro. Oggi Nintendo Wii, Sony PS3 e Microsoft Xbox 360 si contendono il titolo di questi innovativi sistemi di movimento a colpi di karate, danza, fitness, fucile, guida e altro ancora... Siamo di fronte alla nuova era del videoludico: se prima la classica “partita al computer” richiedeva solo una comoda poltrona, un televisore

e una buona prontezza di riflessi, oggi la situazione è cambiata sensibilmente. I nuovi sistemi di gioco, che prevedono l'uso di sensori e controller di movimento, offrono una vasta scelta di titoli cosiddetti “bruciacalorie”, giochi dinamici che coinvolgono e divertono tutta la famiglia. Così basta un DVD per allenarci comodamente da casa, la consolle si trasforma in un personal trainer, sudiamo davanti a uno schermo e invitiamo gli amici a casa per sfidarli in avvincenti duelli virtuali. 3.

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1. PlayStation Move Un controller e una telecamera (PlayStation Eye) per essere al centro dell'azione. Reattivo, preciso e maneggevole, dispone di una serie di componenti aggiuntive (vendute separatamente) per una massima immersività di gioco 2. Kinect Xbox 360 Un concentrato di tecnologia pura, ti permette di interagire e giocare utilizzando solo i movimenti del tuo corpo. Non serve altro... solo un po' di allenamento e il giusto spazio per scatenarsi! 3. Nintendo Wiimote Un controller semplice e funzionale, un sensore di movimento ad infrarossi e un vasto assortimento di giochi per tutta la famiglia. Ormai è leggenda!

Zumba Fitness

MOVIMENTO DI BACINO CON ZUMBA FITNESS

Più di 10 milioni di partecipanti in 110 paesi diversi ogni settimana: questi i numeri di Zumba, il programma di fitness che aiuta le persone a mantenersi in forma a ritmo di aerobica e musica latina. Giocare e allenarsi è semplice, basta seguire l'insegnante in video e iniziare a muoversi in base alle sue indicazioni. I giocatori

possono scegliere, imparare e perfezionare diversi stili di danza: Salsa, Reggaeton, Merengue, Hip-Hop, Mambo, Rumba, Cumbia, Danza del ventre e Calypso. Un sofisticato sistema di rivelazione di movimento segnala in tempo reale sullo schermo le parti del corpo da controllare meglio e i movimenti non corretti.

Si possono organizzare dei veri e propri Finess Party a casa (fino a 4 giocatori), basta avere un salone accogliente e non aver passato la cera sul pavimento il giorno prima!

Consigliato per bruciare calorie e imparare fantastiche coreografie da soli o in compagnia. Unica raccomandazione: asciugamano al collo come in una vera sala di aerobica!

Michael Phelps - Push the Limit

UNA NUOTATA IN SALONE CON Michael Phelps

“Un videogioco che riflette al massimo la mia natura competitiva e la mia viscerale passione per il nuoto” M.P.

Guarda il video su www.michaelphelpsgame.com

Soprannominato “Lo squalo di Baltimora”, ha ipnotizzato milioni di spettatori davanti allo schermo a colpi di bracciate, divenendo uno dei più grandi atleti olimpici di tutti i tempi. È Michael Phelps e stavolta ci stupisce portando

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alla ribalta la prima esperienza videoludica di nuoto senza controller. “Push the Limit” è uno dei più realistici ed intensi simulatori sportivi mai concepiti, che cattura i movimenti e li trasforma in azione di gioco. Sarà

possibile gareggiare in competizioni dall'alto coefficiente di difficoltà e vedere alcune delle più belle location sportive. Un'occasione per imparare i segreti del nuoto e forse l'unica per riuscire finalmente a battere Phelps... fuori dal suo elemento naturalmente!


ecoMODA Abbigliamento ecosostenibile

I WANNA BE ECO Dalle passerelle alle nuove realtà cittadine. “Eco” è la nuova parola d’ordine per l’estate 2011. Colori, materiali e lavorazioni originali a sostegno dell’ambiente. Sono gli ingredienti del green cocktail più fashion della stagione di Barbara Gherardi

L’

estate è alle porte. Si cominciano a programmare le prime giornate sulla spiaggia. Arrivano in tavola i frutti di stagione e negli armadi si fa spazio agli abiti freschi e ai prendisole colorati. La moda si ispira sempre di più ai tessuti, alle lavorazioni e alle tonalità dei mesi caldi.

Patrizia Pepe La nuovissima “Capsule Collection” di Patrizia Pepe ha sicuramente un’anima biologica, i cui capi sfoggiano uno specialissimo cotone organico, coltivato in “oasi” dove non sono usati pesticidi ma solo fertilizzanti naturali. Qual è la particolarità dei modelli? “Oltre all’aspetto vintage -risponde la stilista fiorentina- sottolineato da applicazioni di strass e collane metalliche ricamate direttamente sulle stampe delle t-shirt, quasi tutti i capi della linea Eco-fashion sono profumatissimi. Li accompagna infatti un sacchettino di lavanda che li rende ancora più originali”.

Daniela Guerra Scesi dalle passerelle passeggiamo per le strade di Bologna, dove scopriamo una nuova realtà. Da un paio di mesi ha aperto la boutique “Green à Porter”. È già un riferimento per il mondo eco-compatibile. In vetrina, prodotti di vari marchi lavorati esclusivamente da artigiani. La proprietaria, Daniela Guerra, ha raccontato ad “Eco Car” come il progetto sia nato per gioco: “Ho sempre sostenuto le politiche ambientali e, con il tempo, mi sono appassionata alla green economy. Così ho fondato un’impresa che si chiama “Impronta leggera”, con la quale mi sono avvicinata alle organizzazioni legate alla moda”.

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Quali sono gli obiettivi che hanno determinato la sua scelta? “Volevo uscire dal grigio a cui solitamente si associano i brand Eco. Volevo proporre una moda Eco-chic. Abbiamo vari marchi, dalle borse fatte con materiali riciclati da vecchie tappezzerie a borse in Pvc. Sono tutti pezzi unici perché sono elaborati da artigiani completamente indipendenti che autogestiscono e producono le loro creazioni. Sono veri stilisti anche se lavorano con materiali di recupero”. Come è nata l’idea di una boutique “eco”? “Prima di mettere in piedi il progetto della boutique, abbiamo fatto varie sfilate a Bologna, ma anche a Palermo e Catania, ed ho conosciuto molti degli artigiani che oggi vendono i loro marchi nel mio negozio. Alla gente è piaciuta la mia proposta ed è pronto già il sequel. Verrà infatti inaugurato prossimamente uno store di 300 mq tra Forlì e Faenza completamente all’insegna dell’Eco. Si chiamerà Ecoliving”.

Nvk Vivaci, innovative e coloratissime le proposte dell’architetto milanese Natasha Calandrino (Nvk), il cui marchio di fabbrica è la sostenibilità ambientale. Dall’architettura al design, il leitmotiv dell’intera attività di Nvk è la ricerca della bellezza e dell’eleganza unita al benessere che solo i tessuti eco-sostenibili sanno offrire.

PICCOLI GREEN FASHION VICTIM CRESCONO… CHI L’HA DETTO CHE L’ECO-STYLE APPARTIENE SOLO AI GRANDI? DALLA ROMAGNA ARRIVANO LE RAFFINATE IDEE PER BABY INTENDITORI Materiali semplici e confortevoli insiemi, unitamente ad accostamenti liberi e facili da costruire, sono le caratteristiche della moda Douuod. Cambi d’abito eleganti per la mattina, il pomeriggio e le feste con gli amichetti sono il must della stagione, facendo sempre attenzione ai piccoli particolari, come l’utilizzo di tes-

Quali sono i valori legati a Cangiari? “L’operatività del marchio è gestita da una

rimane sempre e comunque la semplicità, che diventa fashion grazie ai dettagli e ad un’esplosione di colore in tutte le tonalità più originali dell’estate: dal rosa geranio al verde prato.

che va amato e non abbandonato, cosa possibile solo in presenza di adeguate condizioni sociali ed economiche”. Quali sono i vostri punti di forza? “Coltivare l’artigianalità è per noi una scelta importante perché fa riscoprire le origini di arti dimenticate, come l’utilizzo del telaio a mano nella lavorazione dei tessuti, una manualità che le nuove generazioni stanno perdendo. Ad un elemento così importante uniamo un altro punto per noi essenziale, come l’uso di filati esclusivamente biologici”.

Cangiari Tutorate dall’imprenditore Santo Versace e nate dalla mission di responsabilità sociale del Consorzio Sociale Goel, le collezioni Cangiari sono disegnate da una “Comunità creativa” e interamente realizzate in Calabria con materiali pregiati e lavorazioni rigorosamente artigianali e di alta qualità. Il messaggio lanciato da Cangiari è chiaro già dal nome che in dialetto calabrese significa “cambiare”. Le creazioni sono realizzate solo con tessuti biologici e naturali, mixati ad un gusto raffinato e al connubio tra Made in Italy e stile internazionale. La direttrice dell’area produttiva di Goel, Manuela Sfondrini, descrive il grande lavoro che il consorzio promuove per la Calabria: “Per noi non è solo una scelta imprenditoriale, ma vogliamo puntare allo sviluppo del nostro territorio”.

suti eco-compatibili, linee, finiture e dettagli. Nuovi materiali si affiancano ai tradizionali: tessuti stampati all over, mentre tele jeans leggere diventano freschi abitini, pantaloni e camicie. Per i bimbi più ricercati non possono mancare il lino e il piquet, riproposti come se fossero usciti da vecchi bauli. Il punto di riferimento

cooperativa tessile che crea crescita economica e cerca di dare opportunità alle persone che mirano a ottenere una forma di riscatto da una vita difficile. Ci rivolgiamo soprattutto alle fasce emarginate che sono costrette a sopravvivere o, come diciamo noi, a galleggiare”. Che opportunità intendete offrire? “Puntiamo a far rivalutare la nostra regione soprattutto dai calabresi. Il nostro è un territorio

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Avete uno stile ricercato e alla moda pur mantenendo una coscienza ecologica; come si conciliano le due anime? “Solitamente si crede che la moda Eco sia solo legata al concetto dell’eco-solidale. Noi abbiamo voluto puntare su un diverso modo di lavorare e di intendere il design dei capi che proponiamo. Ci aiutano stilisti che hanno lavorato per i più grandi, come Marina Spadafora, che ha collaborato alla collezione autunno-inverno. Investiamo grandi energie anche nella ricerca delle nuove proposte, in particolare dei tessuti. Riccardo Bruni (che produce anche per Cerruti e Armani) ne ha realizzati alcuni fantastici innovando i materiali. Solo così si può parlare di alta moda”.


TREND Piaggio

MITICO VESPONE A 34 anni dal lancio, e passata la boa dei tre milioni di veicoli prodotti, Vespa PX è un simbolo, un’icona del design e dello stile italiano. E come i veri classici sa rinnovarsi senza concedere niente alle mode

I

l Vespone torna alla ribalta, senza perdere il suo stile, nato il 19 ottobre 1977. Quel modello di Vespa di 34 anni fa, dall’estetica modernissima e con contenuti tecnici all’avanguardia, si chiamava PX e al momento del lancio costava 673.000 lire. Ad oggi sono più di tre milioni le unità prodotte, di cui oltre un milione per la sola versione PX 150, la Vespa più venduta nella storia. I prezzi dei modelli 2011 sono di 3.350 euro per la 125 e 3.550 per la 150.

Un mito senza tempo All’interno della gamma Vespa, la PX trova una precisa collocazione come veicolo “evergreen”, intramontabile presso un pubblico che vuole il più classico degli scooter Piaggio, equipaggiato con il tradizionalissimo cambio a quattro marce al manubrio, ma allo stesso tempo dotato di un design inconfondibile che non passa mai di moda. Dopo 34 anni Vespa PX mantiene tutti i classici punti di

di Riccardo Panzironi

254

.000 CHILOMETRI

è il record di Giorgio Bettinelli (19552008), viaggiatore e scrittore italiano che in quattro raid ha attraversato il mondo, sempre rigorosamente in sella alla sua Vespa PX di serie (raccontati nei libri “In Vespa” e “Brum Brum”, editi da Feltrinelli)

2

sono le Vespa PX 200 E che nel 1980 giunsero al traguardo della seconda edizione della Parigi-Dakar, condotte dai piloti M. Simonot e B. Tcherniawsky

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forza che ne hanno decretato il successo: l’estetica inconfondibile, fatta di linee essenziali e minimaliste, la funzionalità e la facilità d’uso, la leggendaria robustezza assicurata dalla scocca portante in acciaio, l’affidabilità del motore e la possibilità (e il vezzo) di montare la ruota di scorta. La sella invece si rinnova, con una nuova forma più ergonomica e nuova copertura, accrescendo il proverbiale comfort per pilota e passeggero. Senza tempo invece il cruscotto, circolare ed essenziale. Classica forma circolare anche per il proiettore anteriore, ora alogeno, e bordo cromato per il grande fanalino posteriore.

Qualcosa è cambiato Alcune soluzioni tecniche sono comunque frutto dell’evoluzione; così l'impianto frenante adotta un freno a disco anteriore da 200 mm e i motori monocilindrici due tempi da 125 e 150 cc, raffreddati a circolazione forzata d'aria, adottano l'accensione elettronica CDI e si avviano con starter elettrico, pur mantenendo l'avviamento kick starter, la tanto amata (e a volte odiata!) pedivella. Grazie all’adozione di una nuova marmitta catalitica entrambe le motorizzazioni di Vespa PX rispettano le normative antinquinamento Euro3.

17 MILIONI

sono le Vespa prodotte a partire dal 1946, di cui oltre tre milioni sono PX

4

METRI

è l’altezza del modello gigante realizzato per il lancio della Vespa PX nel 1977 al Salone di Milano (oggi esposto al Museo Piaggio di Pontedera)

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NOI RAGAZZI DI OGGI

NOVITÀ PER I PIÙ GIOVANI

Leggero, brillante, ecologico, giovanissimo. La versione più sbarazzina del grande successo a ruote alte di Piaggio strizza l’occhio ai giovani, grazie alle grafiche e alla colorazione in stile jeans di Riccardo Panzironi Per il 2011 Liberty 50 si presenta nella versione “Teens”, con uno stile completamente rinnovato dedicato ai teenager, che ne hanno da sempre decretato il successo, oggi sottolineato dall’oltre mezzo milione di unità vendute. Il “cinquantino” Piaggio più giovane di sempre è caratterizzato dal contrasto cromatico determinato dal luminoso bianco pastello della carrozzeria e dall’elegante blu che colora controscudo, deflettori d’aria, pedana e paracolpi posteriore. Anche la sella è colorata in blu e si distingue per la lavorazione del rivestimento ispirata al tessuto denim dei jeans, con il logo Piaggio serigrafato e più chiaro. Brillante ed ecologico Il Liberty “Teens” è spinto da una motorizzazione 50 cc 2 tempi molto rispettosa dell’ambiente, il cui avviamento è sia elettrico che con kick starter. Le ruote alte, da 16 pollici davanti e 14 dietro, rendono notevole il comfort di marcia e la maneggevolezza in città, coadiuvate da sospensioni più che buone per un mezzo di piccola cubatura. Anche i freni sono all’altezza, con un disco anteriore da 240 mm e un tamburo posteriore da 140 mm. I 6 litri del serbatoio benzina e i consumi contenuti permettono di affrontare discrete percorrenze cittadine. Il Liberty 50 “Teens” è già disponibile presso la rete commerciale Piaggio a 2.120,00 euro franco concessionario.


TREND Fiat 500 by Gucci

LA CLASSE NON È ACQUA Fiat e Gucci hanno presentato a Parigi la loro 500 limited edition, nera o bianca. Dagli interni agli accessori, al prêt-à-porter, tutto è di gran classe... rigorosamente firmato Gucci! di Riccardo Panzironi

D

opo il lancio alla Settimana della Moda di Milano e al Salone Internazionale dell'Auto di Ginevra, Fiat e Gucci hanno presentato la 500 by Gucci a Parigi, presso il MotorVillage RondPoint des Champs Elysées, dove è stata esposta la versione bianca. Contemporaneamente da Gucci si è tenuto un cocktail esclusivo presso il negozio in Avenue Montaigne, per svelare la versione nera di questa 500 in edizione speciale, personalizzata dal Direttore Creativo di Gucci, Frida Giannini, in collaborazione con il Centro Stile Fiat. Anche la collezione 500 by Gucci prêt-à-porter ed accessori è stata messa in mostra.

Curata fin nei minimi dettagli Entrambe le colorazioni sono impreziosite dall'esclusiva vernice con perline di vetro che le rendono brillanti come un gioiello. La stessa caratterizzazione cromatica si ritrova sulla cover delle chiavi, dando al cliente il primo segno distintivo della “500 by Gucci”. La versione nera ha i particolari esterni in cromo brillante, abbinati ad interni che giocano sul contrasto netto bianco/nero; i particolari della bianca sono invece in cromo satinato, con interni avorio/nero. L'esterno è ulteriormente personalizzato dai cerchi a raggi, in tono con il colore della vettura e impreziositi dalla diamantatura sulle razze. L'identity Gucci si manifesta ancora di più con alcuni dettagli raffinati, come le coppette coprimozzo marchiate “GG” in tinta carrozzeria e le scritte “Gucci” in corsivo sul portellone e sui montanti delle porte. Inoltre, in linea con i colori di Gucci, sulla versione equipaggiata dal motore 1.4 da 100 CV vengono fornite le pinze freno verniciate di verde. Per dare un segno inconfondibile alla silhouette della Fiat 500 by Gucci non poteva mancare il “web” rosso/verde, vera e propria

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firma universalmente riconosciuta della maison. Corre su tutto il perimetro e diventa l'anello di congiunzione tra esterno e interno, trovandosi anche sui sedili, sul cambio e sui sovra-tappeti, ma soprattutto sui nastri cinture. La plancia è verniciata con un sofisticato trattamento ad effetto vellutato, i sedili bicolore sono rivestiti in pelle Frau improntata con l'inconfondibile grafica “Guccissima”.

Le date di lancio Presentata nello stesso anno delle celebrazioni sia del 150° anniversario dell'Unità d'Italia che del 90° anniversario di Gucci, la Fiat 500 by Gucci è inizialmente disponibile dal 1° aprile al 30 giugno esclusivamente tramite prenotazione online su www.500bygucci.com, con un prezzo di listino a partire da 17.100 euro “all inclusive”. Nel mese di giugno seguirà il lancio commerciale europeo. Entro fine anno sarà poi disponibile nel resto del mondo.


API impazziscono vicino al cellulare

Mal… d’Artico

Eolico ANEV, Italia fuori dalla classifica Individuate 13 aree nell’Artico ad alto rischio tra le 77 da tutelare complessivamente. Queste zone sono considerate le più ricche di vita e le più vulnerabili e quindi da proteggere con urgenza. È la situazione emersa dall’ultimo rapporto dell’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura (IUCN), che ha identificato le zone vitali per l'ecosistema marino del Polo Nord e maggiormente a rischio a causa del riscaldamento globale, della perdita dei ghiacci marini e dell'acidificazione degli oceani. A queste minacce si aggiungono anche attività in espansione in zone prima inaccessibili nella regione, dai trasporti marittimi alla pesca, fino all'esplorazione in cerca di gas e petrolio. A rischio inoltre la sopravvivenza di una fauna selvatica unica: dagli orsi polari ai trichechi, ma anche balene, foche e uccelli.

Crescita record dell'eolico nel mondo, tranne che in Italia: la Cina è in vetta alla top ten. A rilevarlo è l'Associazione Nazionale Energia del Vento (ANEV), che ha analizzato i dati del Rapporto 2011 della WWEA (World Wind Energy Association), nel quale vengono messi in evidenza i risultati dell'anno 2010 e le previsioni per il 2011. Il dato preoccupante per l'Italia, secondo l'ANEV, è che i dati delle installazioni del primo trimestre 2011 sono bassissimi e quelli del secondo trimestre non saranno migliori: dunque quasi certamente il 2011 sarà, a differenza di quanto avviene nel mondo, ”un anno molto brutto per lo sviluppo dell'eolico in Italia”. Taglio dei certificati verdi e incertezza normativa mettono a rischio la crescita attesa dell'intero settore.

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ecoPILLOLE

Potrebbero essere le onde elettromagnetiche a far scomparire le api. Sarebbero infatti i segnali dei telefoni cellulari a farle “impazzire”. È l’inedita teoria elaborata dal biologo Daniel Favre dopo aver piazzato un telefonino sotto un'arnia per verificarne l'effetto sullo sciame. Il risultato dell’esperimento stabilirebbe così la connessione tra le onde magnetiche emesse dai cellulari e la moria di api. La teoria, tra l’altro, sarebbe avvalorata dalla reazione di tali animali durante lo squillo del telefonino, monitorizzata con una registrazione sonora effettuata dal ricercatore.


ecoLIFE Ecocar… & the city

IL PARCHEGGIO? È DONNA! Ci sono delle azioni, delle modalità di approccio alla guida e una gestualità tutta al femminile che contraddistinguono la donna che si mette alla guida dell’auto. Dalla ripassatina del mascara mentre il semaforo scatta da rosso a verde fino alla telefonata infinita alla mamma nel parcheggio del supermercato, con fila di automobilisti inferociti in attesa che l’agognato posto si liberi! di Francesca Pellegrini

C’

è da dire innanzitutto una cosa: la donna al volante non ha nulla da invidiare all’uomo al volante. Non è meno dotata, meno tecnicamente capace, meno sveglia e meno scattante. Semplicemente le signore dell’automobile considerano, nella maggior parte dei casi,

l’autovettura come una sorta di appendice del focolare domestico e, come tale, svolgono al suo interno una serie di attività che, a causa degli impegni di lavoro, dei figli, della vita frenetica e del caos metropolitano, potrebbero eseguire tranquillamente a casa. In più normalmente per le donne l’automobile diventa motivo di stress nel momento topico del parcheggio: la vettura deve essere abbandonata nel più breve tempo possibile, dove e come conta fino a un certo punto. Come il Bianconiglio della favola di Alice nel Paese delle Meraviglie, molte donne (ripeto, bando alle generalizzazioni, si fa per delineare un ritratto della automobilistamedia) ripetono tra sé e sé “è tardi, è tardi!” e parcheggiano l’automobile nei modi più impensabili, con un estro tutto femminile che non trova, questo sì, eguali nel cosiddetto sesso forte.

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Ecco qualche “ritratto” della donna parcheggiante, specie di fanciulla di ogni età e provenienza geografica che vive il momento della separazione dalla propria automobile con sentimenti che oscillano dalla noncuranza al dramma esistenziale. LA PRECISINA Trattasi di donna elegante, spesso ingioiellata e abbarbicata su un comodissimo tacco-dodici, che utilizza l’automobile prevalentemente per motivi di lavoro, nel centro città. Questa specie particolare predilige il parcheggio a spina di pesce, perché decisamente più ordinato e aggraziato: una volta scelto il posto più comodo, la signora precisina, con un numero di manovre che varia da 2 a 1.000, prende la mira e posiziona l’autovettura in modo equidistante dalle macchine che la affiancano, parallelamente alle strisce disegnate al suolo. Spesso, questo tipo di donna parcheggiante affina la sua arte entrando nel parcheggio a marcia indietro se sa di dover ripartire con una certa premura. LA KAMIKAZE Rientrano in questa categoria di donne parcheggianti le mamme con bimbi dai 2 ai 6 anni, in formazione tipo: 1 mamma + n. figli (da 1 a 100 bambini pro capite!). Questo tipo di soggetto utilizza l’auto come mezzo di trasporto, nel senso più letterale del termine: trasporta i suoi figli urlanti da un luogo all’altro della città (casa-scuola-

campo di calcio-supermercato-catechismodentista-casa) e per loro il parcheggio è una formalità da sbrigare nel minor tempo possibile. Morale della favola: la signorakamikaze punta un posto auto disponibile e, noncurante di ciò che avviene intorno, ci si infila alla velocità della luce, con sguardo assassino. Impossibile farle notare che non entrerà mai nel posto che ha scelto (tanto lei CI ENTRERÀ COMUNQUE!), né tantomeno che il signore con l’aria gentile che la guarda atterrito era in fila da venti minuti per parcheggiare nello stesso posto. LA KAMIKAZE OVER 65 Molto simile al soggetto appena descritto, in questo caso la donna parcheggiante non ha apparenti motivazioni di vita o di morte. Anzi, normalmente, la risorsa tempo libero è un’arma potentissima nelle sue mani. L’azione della kamikaze over 65 deriva piuttosto da un pericolosissimo mix di semicecità e aggressività repressa in pieno outing. Pericolosa anzichenò. L’ANSIOSA In questo caso il fattore psicologico è la variabile impazzita che genera una donna parcheggiante dai risvolti imprevedibili. Normalmente si tratta di un soggetto sulla quarantina, casalinga, che utilizza la macchina con frequenza limitata e per tragitti sempre uguali e ripetitivi. Prendete questo tipo di donna, portatela fuori città e proponetele di parcheggiare l’auto: un vero corto circuito avverrà davanti ai vostri occhi. Panico, sudorazione accelerata, palpitazioni, ansia da prestazione: posteggiare in un parcheggio a pettine vuoto in pieno giorno sarà per lei l’impresa dei Mille. LA SPAVALDA Si tratta di un soggetto Suv-munito, abitualmente gira per la città in branco e affronta ogni parcheggio come se si trattasse di una bevuta in compagnia: sicura di sé,

Tipologie di parcheggio OGNI TIPO DI PARCHEGGIO HA UN NOME E DELLE REGOLE BEN PRECISE DI MANOVRA CHE TUTTI, ANCHE LE DONNE KAMIKAZE PIÙ AGGUERRITE, DOVREBBERO CONOSCERE E RISPETTARE

A SPINA DI PESCE È considerato il parcheggio più comodo e prevede una serie di posti paralleli tra di loro, inclinati rispetto al ciglio della strada con un angolo di circa 30°.

A PETTINE In questo caso i veicoli sono disposti parallelamente l’uno accanto all’altro, ma perpendicolarmente rispetto al ciglio della strada.

IN PARALLELO Per questa tipologia di parcheggio l’automobile va disposta parallelamente al marciapiede e per questo, comunemente, si tratta del parcheggio più complesso di tutti.

LA DOPPIA FILA Per consuetudine, così come la terza fila, questo tipo di parcheggio è stato istituzionalizzato.

autoironica (“Mamma mia, com’è stretto questo posteggio… Mi sa che non ce la faccio proprio!” mentre è già con le chiavi in mano per chiudere l’automobile), è il tipo di donna parcheggiante che l’uomo teme e odia di più.

IL POSTO AUTO PER LE DONNE IN DOLCE ATTESA Da pochi anni, in alcune città d’Italia, da Roma ad Aosta, i Comuni hanno inaugurato un’iniziativa molto utile per una particolare tipologia di donna parcheggiante che non abbiamo citato nella casistica: la donna incinta. Si tratta di parcheggi riservati alle signore e signorine in stato interessante e alle neomamme di bimbi entro i 12 mesi di età: non sono gratuiti, sono contrassegnati da strisce rosa e da cartelli con cicogne e neonati e sono posizionati nei pressi di ospedali, consultori e luoghi ad alta frequentazione delle mamme. -81-


ecoSHOPPING Acquisti di gruppo online

L’UNIONE FA LO SCONTO!

Potrebbe essere il motto dei fecondi siti di social shopping che propongono acquisti di gruppo online e che contano fan in tutto il mondo. Un nuovo modo di fare e-commerce che ha fatto sì che l’Italia -insieme a Francia, Germania e Gran Bretagna- arrivasse in pole position nella classifica dei Paesi che maggiormente sfruttano questi servizi di Chiara Tavazza

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idurre le spese limando drasticamente su ristorante, teatro e parrucchiere: questa la scuola di pensiero portata avanti negli ultimi anni dalla maggior parte degli europei. Gli esercizi commerciali che hanno resistito a questo disagio economico hanno dovuto inventare nuove forme promozionali per andare avanti. Da un’idea semplice e intuitiva come quella degli acquisti di gruppo sul web si sono diffusi degli ottimi mezzi per affrontare la vita senza eccessive rinunce (ma con nuove tentazioni!). Se fino a pochi mesi fa l’acquisto di un pacchetto di massaggi era infatti impensabile, oggi questo e numerosi altri servizi accessori diventano a portata di tutti.

Condividere le spese online Con la concezione di legare gli acquisti a un numero cospicuo di persone nascono siti come Groupon, Let’s bonus, Groupalia, Glamoo, Tuangon e Prezzo Felice, che, tramite proposte commerciali interessanti, propongono weekend, cene, spettacoli, corsi di lingua e di cucina, e tanto altro. Il gran numero di acquisti in condivisione (nonostante la palese differenza tra gruppi online e tradizionali/offline) permette di usufruire di promozioni molto differenti da quelle che le strutture potrebbero proporre al singolo individuo. Offerte geolocalizzate a prezzi scontati fino all’80% (e lo sono realmente!) vengono pubblicizzate per un periodo limitato: un contatore mostra le offerte già acquistate e

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I NUMERI DI GROUPON

29 gli anni del fondatore, Andrew Mason 30 mesi di vita Oltre 1

MILIARDO di euro il fatturato

35 i paesi in cui è presente Quasi

700.000 coupon venduti in Italia

9 Oltre 80 le città italiane in cui opera il Groupon (600 quelle in tutto il mondo)

Nei suoi mesi di vita italiana è passato da 10 dipendenti a 170

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il tempo mancante alla scadenza. Raggiunto il numero minimo di adesioni, tutti coloro che hanno aderito a quel determinato deal ricevono un coupon per godere del servizio prescelto. Ogni città (e Groupon ha una buona copertura su quasi tutte le province italiane) ha le sue allettanti offerte mirate, mentre i deal nazionali di Groupon condividono una super promozione valida su tutto il territorio, che generalmente tocca il settore viaggi o particolari servizi online. Groupon (il cui nome deriva appunto dalla crasi tra i termini group e coupon) - indiscutibilmente in pole position tra i siti di social shopping con il suo miliardo di dollari di vendite - può vantarsi di aver rifiutato la proposta di acquisto da parte di un colosso come Google. Il motore di ricerca

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non ha comunque rinunciato a scendere in campo in questo settore e nei prossimi mesi è probabile che proporrà un analogo servizio chiamato Google Offers.

L'e-commerce si diffonde a macchia d'olio Dunque consumatori, inserzionisti e siti si danno virtualmente la mano in quello che appare come un affare a 360 gradi: i primi godono degli sconti, i secondi sviluppano un nuovo tipo di business e un innovativo veicolo di pubblicità e chi è alla base del sistema prende una percentuale sul venduto. Business dicevamo: l’esercente incassa il 25% del valore effettivo del coupon... Quale sarà il suo guadagno effettivo se dovrà sottrarre spazio ai

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CONFRONTIAMO LE OFFERTE! Il giorno 4 maggio Groupon propone 12 sedute abbronzanti a 29,00 euro invece di 120,00, con uno sconto pari al 76%, un vestito su misura a 699,00 euro invece di 1.400,00 (con sconto del 50%) e un pernottamento di due notti per due persone a 99,00 euro invece di 258,00 (sconto 62%), comprensivo di cena in pizzeria e

colazione in camera in località Castel Sant’Angelo (PE). Nelle stesse ore Groupalia offre shampoo, taglio, piega e trattamento a 7,00 euro invece di 49,00 (sconto 85%), 3 massaggi a 29,00 euro invece di 180,00 (sconto dell’84%) e cena di carne per due persone a 20,00 euro invece di 46,00

(sconto 57%). Let’s bonus a Roma mette in vendita coupon per visita specialistica e igiene dentale con ultrasuoni a 34,00 euro invece di 180,00 (sconto dell’81%) e soggiorno di coppia di una notte, comprensivo di degustazione vino e salumi, a 49,00 euro invece di 107,00 (54% di sconto).

clienti abituali? A tal proposito abbiamo potuto testare l’impossibilità di prenotare un week-end acquistato presso una struttura in Umbria nei successivi 3 mesi. Con probabile grande sorpresa dall’esercente, i 254 coupon venduti in 24 ore devono aver saturato la disponibilità della struttura, lasciando a bocca asciutta molti acquirenti. Nei forum dei consumatori però non si riscontrano grandi problematiche sull’utilizzo dei coupon e questo fa pensare che questo tipo di servizio si diffonderà sempre di più: da parte sua Groupon promette, per voce dell’amministratore delegato di Italia, Spagna e Portogallo, Boris Hagenay, che verranno rimborsati tutti i coupon non usati o quelli che, pur sfruttati, non hanno soddisfatto i consumatori. La validità di molti coupon viene effettivamente prorogata per permettere a tutti gli acquirenti di usufruire del servizio. Non resta che aspettare qualche anno per vedere se si comincerà a vivere unicamente di e-commerce… come nei peggiori incubi dei film di fantascienza!

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1. www.groupon.it 2. http://it.letsbonus.com 3. http://it.groupalia.com 4. www.tuangon.it 5. www.glamoo.it 6. www.poinx.it

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ecoCASA Cohousing

TUTTI INSIEME APPASSIONATAMENTE di Chiara Tavazza

Prende piede il fenomeno del Cohousing: condividere spazi e risorse comuni, risparmiare, ridurre gli sprechi, socializzare e vivere in armonia. Questi gli imperativi del coabitare felice ed eco-sostenibile

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I

n un mondo in cui l’individualità sta prendendo sempre più il sopravvento, c’è la possibilità di vivere verde, di condividere esperienze, di risparmiare e aiutare l’ambiente: chi di noi si tirerebbe indietro? Ancora poco diffuso e conosciuto in Italia, il cohousing si propone come una sorta di coabitazione in cui gli spazi comuni -dal giardino alla palestra, dall’area giochi per bambini fino all’orto- sono condivisi con gli altri coinquilini, mentre ognuno continua a

essere responsabile della propria abitazione (il che lo rende profondamente diverso dalle comunità hippie). Una coabitazione basata sul rispetto della natura, sull’utilizzo di risorse senza sprechi: ne abbiamo parlato con alcuni convinti sostenitori di questo metodo di vita. In Italia infatti esistono alcune realtà (ben poche a dire il vero!) per le quali la vicinanza elettiva è un punto di forza. “Urban Village Bovisa” è la prima esperienza di cohousing italiano:

Parliamo con chi ha fatto del cohousing un modo di vivere Claudia Fortunato, architetto e presidente dell'associazione “Il vicinato Elettivo”, ha un blog ricco di informazioni (www.ecohousing. wordpress.com). Il curriculum vitae la dice lunga sul suo interesse per questa materia: laureatasi a Firenze con una tesi sull’edilizia agricola con produzione di biogas, segue corsi riconosciuti a livello internazionale sulla gestione dei conflitti ambientali e valutazione di impatto e frequenta un master in architettura ecosostenibile. Le sue prime battute riassumono fedelmente l’immagine che ci siamo fatti di lei: “Progetto case, abitazioni, condomini, ville e ristrutturo ambienti dove le persone vivranno. Cerco di farlo sempre al meglio, realizzando opere e progetti che garantiscano l’equilibrio dell’Ecosistema Uomo-Casa-Ambiente. Nel 2010 mi sono occupata in modo approfondito di cohousing e housing sociale, creando gruppi di persone che hanno la volontà di realizzare abitazioni in cohousing e creare rapporti con le amministrazioni pubbliche per la realizzazione di housing sociale a prezzi minori di quelli di mercato (accesso alla casa per persone che hanno difficolta di accesso al credito)”. Come, dove e quando nasce il suo interessamento per il cohousing? “L’interesse per il cohousing nasce casualmente nel 2009, in occasione di un invito ad un conferenza dal titolo “Vicine di Casa, Vicine di vita” sulle famiglie monogenitoriali e la necessità di queste di forte sostegno e socialità. Pertanto una delle risposte al “bisogno” di queste famiglie era ed è il cohousing, che permette di creare una rete di solidarietà fra le persone”. Come è visto il cohousing in Italia e come gli altri possibili modi di "vivere verde"? “Il cohousing è una realtà ormai collaudata da più di trenta anni nel nord Europa che ha portato benefici sociali ed economici. Ciò che intendo io per “vivere verde” si fonda sulla sostenibilità sociale: non a caso abbiamo scelto per il nostro gruppo di lavoro il nome di “vicinato elettivo”, perché crediamo molto nel rapporto di vicinato, di sostegno fra le persone, nella socialità che permette di non vivere in solitudine. In Italia, questo percorso è piuttosto accidentato. Le persone, sono ancora fortemente legate all’idea di “proprietà esclusiva”: difficile in tale mentalità concepire che ci siano degli spazi che devi condividere con i tuoi vicini. Tuttavia -nonostante la diffidenza- grazie all’impegno delle associazioni di

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cohousing dislocate sul territorio italiano (in particolare in Emilia Romagna e Toscana), la situazione si sta evolvendo, le persone iniziano a capire e ad interessarsi in modo sempre più approfondito all’abitare investendo nella socialità e non solo sul “mattone”. Nel mondo di oggi, dove menefreghismo e "mors tua vita mea" hanno il sopravvento, quale è lo spirito di chi progetta di andare a "coabitare"? “Per avvicinarsi al “coho” è essenziale che le persone che formeranno il futuro gruppo di cohouser abbiano ben chiaro il concetto di condivisione; è necessario liberarsi di quella parte di egoismo che caratterizza il nostro modo di vivere e abitare. “Mors tua vita mea” è un modo di dire che vale per gli altri, ma a volte vale anche per noi: pertanto dobbiamo soffermarci a pensare che, nel momento della necessità, avere una rete di persone che ti sostiene è un elemento di serenità molto forte”. Si trovano aiuto, sostegno e/o finanziamenti agevolati da parte di qualche Ente in questo settore? “Domanda scottante. Per quanto concerne il cohousing, a volte ci si trova di fronte ad amministratori che addirittura non ne conoscono l’esistenza. Tuttavia negli ultimi tempi, grazie all’impegno delle associazioni di cohousing presenti sul territorio italiano e a persone che operano nel welfare, questa nuova modalità di abitare si sta divulgando e sta interessando anche le amministrazioni pubbliche. Per quanto riguarda eventuali finanziamenti e/o agevolazioni da parte, per esempio, dei Comuni è letteratura ancora da scrivere. Non vi è una normativa specifica che si occupa di cohousing. Per esperienza posso dire che, presentando un progetto di cohousing all’ufficio tecnico del Comune, se seguiamo esclusivamente la normativa, l’unica cosa che viene riconosciuta è lo scorporo degli oneri sui locali comuni equiparati agli spazi condominiali (le tanto odiate e inutilizzate sale condominiali). Riteniamo che il cohousing necessiti di un riconoscimento diverso da parte delle Amministrazioni Pubbliche, di norme chiare che lo inseriscano nel panorama normativo come modalità abitativa con caratteristiche proprie”.

ognuna delle 32 famiglie che hanno deciso di aderire a questa esperienza vive in deliziosi appartamenti alle porte di Milano, condividendo il giardino, il solarium e gli altri spazi comuni pari a una superficie di circa 150 mq. L’attenzione per la bioedilizia, la limitazione dell’impatto delle abitazioni sull’ambiente, la condivisione di spazi e di regole, la presa in carico di aree da rimettere a nuovo, la voglia di condividere e non isolarsi, pur potendo godere della normale privacy familiare: questi sono i principi su cui si fonda il cohousing. Lavanderia, spazi verdi, aree per bambini, sala riunione sono solo alcuni degli spazi legati a tutta la piccola comunità che ha deciso di condividere un’esperienza e di combattere la solitudine a cui può portare anche la grande, frenetica

città. Sono diverse le generazioni a confronto in queste strutture abitative dove la collaborazione è parte attiva del progetto iniziale.

ECO-SOSTENIBILITÀ E RIVALUTAZIONE EDILIZIA Due realtà a Milano sono partite con successo e un’altra è in partenza, un paio sono presenti in Toscana: la forza e la determinazione di alcuni convinti sostenitori del vicinato elettivo basterà a far diffondere il vivere sostenibile in Italia? Nel mondo sono invece molte le comunità di cohousers che scelgono questo stile abitativo: negli Stati Uniti, in Australia, ma anche in Europa (nella fattispecie Danimarca, Paesi Bassi e Inghilterra), il cohousing è una realtà presente e feconda, spesso sostenuto dalle

Per chi fosse interessato a conoscere i progetti in essere e quelli futuri o semplicemente entrare in contatto con chi ha provato questa esperienza: www.cohousing.it / www.cohousingnumerozero.it / www.ecohousing.wordpress.com

Secondo Lei quali sono i punti di forza del cohousing? Quali gli aspetti ecologici/ambientali/sostenibili di questo progetto? “Uno dei punti fondamentali per la realizzazione del cohousing è la sostenibilità. Significa che tutti, progettisti e fruitori finali, devono partire con la convinzione di realizzare un intervento che abbia il minore impatto sull’ambiente. Per questo, se è possibile, siamo più orientati verso la riqualificazione di insediamenti già esistenti (da ristrutturare o risanare), piuttosto che nuovi interventi che “divorano” ulteriore territorio. Inoltre le tecniche di costruzione, di ristrutturazione e riqualificazione saranno orientate al

LA BIOEDILIZIA Se il cohousing ha come ingrediente fondamentale la condivisione di spazi e idee, un tipo di abitazione più tradizionale ma basata sugli stessi principi ecologici è possibile. Le aziende che utilizzano materiali

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ecocompatibili e a basso impatto ambientale cominciano a far capolino e a credere nel progetto ambizioso delle ecocostruzioni: c’è da sperare che tra qualche anno anche l’interesse pubblico si focalizzi sulle


amministrazioni locali e pubbliche. Strutture che spesso vengono recuperate dall’abbandono e dalla distruzione, rimesse a nuovo dopo aver valutato l’impatto ambientale e con impegno diretto da parte dei futuri inquilini. Chi sceglie di abitare in queste comunità di vicinato (nate tra gli anni ‘60 e i ‘70 nei paesi del Nord Europa) crede nei vantaggi sociali ed economici legati a questo stile di vita: dal punto di vista relazionale è facile intuire a cosa ci si riferisce, mentre da quello del portafoglio pesano la divisione delle spese, il risparmio

energetico dato dalla bioarchitettura, la riduzione dei costi per nucleo familiare. I toni entusiastici di chi parla del cohousing come un’esperienza unica e diversa da qualsiasi altro tipo di coabitazione fanno pensare che questo stile di vita potrà diffondersi anche in Italia. I cohousers si conoscono originariamente tramite gruppi di acquisto, nei forum dei siti specializzati o sono amici decennali che scelgono di vivere in cascine e strutture con poche “regole”, la prima delle quali -non scritta- è quella di avere la voglia di guardare insieme ad un mondo migliore!

CERTIFICAZIONE ACUSTICA DEGLI EDIFICI: L’ITALIA NON È A BUON PUNTO Mancano solo alcuni mesi: l’Unione Europea ha introdotto, con l’arrivo del 2012, la certificazione acustica degli edifici, da presentare obbligatoriamente da parte di chiunque debba vendere un immobile. Un passo più lungo della gamba per il nostro Paese che è ben lontano da questo risultato. Secondo un’indagine della Immobiliare.it, ancora poche le città a norma in fatto di decibel all’interno delle case. Nel 1995 la legge quadro sull’inquinamento acustico ha, per la prima volta, fissato i requisiti per rendere più vivibili le abitazioni. Fino a quella data quasi nessun costruttore prestava attenzione all’abitabilità della casa dal punto di vista sonoro, ma anche successivamente le cose non sono cambiate moltissimo, tanto che ad oggi solo il 10% dei cantieri lombardi lavora tenendo presente questo aspetto. Scendendo lungo l’Italia la situazione non migliora: la Calabria può “vantare” il triste primato di una percentuale quasi nulla di cantieri a norma. Adeguarsi perciò alle leggi europee sarà certamente molto complicato: nella scala dalla classe 1 (immobile più silenzioso) alla 4 (il più rumoroso) la maggior parte degli edifici del nostro Paese fatica ad arrivare anche al gradino più basso. Il certificato di idoneità acustica dovrà essere rilevato in ogni locale, così da poter fare una stima media dei decibel. L’isolamento acustico migliorerà la vita di ognuno di noi (favorendo il sonno notturno, ma anche molti altri problemi legati al rumore proveniente dalle strade) e faciliterà gli acquirenti delle case in questione con un’informazione importante. La stessa certificazione verrà applicata agli alberghi, dove sarà valutato anche l’isolamento tra una camera e l’altra. Adeguarsi alle norme europee è un’esigenza importante per l’Italia ma anche molto dispendiosa: la sostituzione delle finestre è già una spesa notevole per un edificio già esistente, mentre per quelli in costruzione i rincari a mq non saranno così influenti. Molti sono quelli che sperano che -come in molti altri casi- le date di applicazione di queste certificati scalino di qualche anno. I disturbi del sonno e di concentrazione intanto continuano a coinvolgere molti concittadini… Vorrà poi dire qualcosa?

VIVERE VERDE costruzioni a risparmio energetico. I costi maggiori di costruzione dell’eco-architettura vengono infatti compensati nel tempo con i risparmi in bolletta e con il benessere di chi le abita.

QUESTE LE CARATTERISTICHE PRINCIPALI DELLA BIO-EDILIZIA:

❴Illuminazione naturale ❴Risparmio energetico ❴Climatizzazione naturale ❴La natura “entra” in casa ❴Presenza di pannelli solari -89-

risparmio energetico, utilizzando materiali biocompatibili, progettando impianti che sfruttino l’energia prodotta dai pannelli solari e fotovoltaici, evitando quanto più possibile lo spreco dell’acqua creando dei sistemi in grado di recuperarla e utilizzarla per usi non domestici (lavare le macchine, innaffiare orti e giardini, ecc). Detto ciò, fondamentale è l’impegno anche dei futuri cohouser che dovranno utilizzare al meglio le tecnologie “verdi” che sono state messe a loro disposizione; possono attuare inoltre tutte quelle azioni quotidiane (car sharing, coltivare e utilizzare i prodotti dell’orto, condividere una lavanderia servita da elettrodomestici) che fanno sì che la sostenibilità diventi un modo di vivere”. Per dividere servizi comuni c'è bisogno di socialità a tutti i costi, oppure il cohousing ha una sua natura hippy che in alcuni di noi torna in auge? “Fondamentale chiarire che vivere in cohousing è una scelta e una motivazione forte per intraprendere questo percorso. Parlo di percorso perché non si deve pensare al cohousing come un gruppetto di persone che trovano un posto carino, lo comprano e vanno a vivere insieme felici e contenti. No, il percorso è molto più articolato e presuppone un supporto e una guida da parte sia dei progettisti che di persone qualificate nella gestione dei gruppi e dei loro conflitti (chiamati facilitatori). Questo percorso -fatto di incontri e di workshop- serve per approfondire e consolidare le motivazioni iniziali del gruppo, per fare capire che la socialità non significa “mettiamo in comune delle cose degli spazi e ognuno poi fa come gli pare”. Crede che il mondo dell'architettura e la costruzione di edifici e opere pubbliche negli anni si stiano rivolgendo con maggiore attenzione all'aspetto ambientale? “L’architettura deve riprendersi la sua funzione primaria di essere al servizio dell’uomo e di integrarsi e rispettare l’ambiente in cui l’opera viene inserita. Sicuramente negli ultimi dieci anni è in atto un’evoluzione che deve combattere resistenze importati, lobby forti economicamente, ma ultimamente si riesce a parlare di mercato immobiliare sostenibile economicamente, ecosolidale e di economia etica. Per ottenere risultati sempre più importanti, è necessario l’impegno delle Amministrazioni Pubbliche che da una parte richiedano sempre più attenzione agli aspetti ambientali, con una normativa chiara e facilmente attuabile, dall’altra offrano sostegno, anche economico, agli operatori che intendono migliorare l’aspetto sociale e l’assetto del territorio, mettendo a disposizione anche parte di quel patrimonio, spesso in disuso e male utilizzato. Operazione, quest’ultima, che consentirebbe di riqualificare parti importanti della città e soddisfare quella fascia di persone sempre più numerosa che ha un reddito non sufficiente per acquistare una casa nel normale mercato immobiliare”.


ecoBIO Gli orti urbani

FAO L’INSALATA ERA NELL’ORTO...

COSA DICE LA

Coltivare un orto non è mai stato così facile. È la nuova tendenza green dell’orto urbano, che ci ricongiunge alla natura e alla nostra madre Terra anche nelle grigie e caotiche metropoli. Ma sarà davvero buona l’insalata di città? di Francesca Pellegrini

A PROPOSITO DEGLI ORTI URBANI NEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO

IN UN COMUNICATO PUBBLICATO DALLA SALA STAMPA DELLA FAO NEL SETTEMBRE 2010 IL DIRETTORE DELLA DIVISIONE FAO PRODUZIONE VEGETALE E PROTEZIONE DELLE PIANTE, SHIVAJI PANDEV, SI DILUNGA IN UNA LUNGA ANALISI DELLO SVILUPPO DEL FENOMENO DEGLI ORTI URBANI. Dai dati pubblicati dalla FAO, emerge che in Africa, nel 2010, le persone impegnate in progetti di agricoltura urbana siano circa 130.000.000, contro i 230.000.000 dell’America Latina (dove già gli Incas a Machu Pichu in tempi non sospetti avevano destinato una parte sostanziosa della città alle colture agricole intensive). L’importanza del fenomeno, secondo il Dott. Pandev, è fondamentale per due ragioni: innanzitutto, dato il basso costo dell’avvio dell’attività, 1. costituisce una rapida e accessibile via d’uscita dalla povertà che affligge un numero enorme di individui, soprattutto nei cosiddetti paesi in via di sviluppo

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e chiediamo a un bambino da dove arriva una zucchina, il rischio è quello di sentirsi dire: “dalla pentola”, il che non è poi così drammatico. Peggio è se il bambino, magari leggermente più grandicello, ci risponde intuendo il senso più profondo della domanda (ovvero: provenienza = origine): “Ovvio, dal supermercato!”. Senza esagerazione, le nuove generazioni che crescono in contesti urbani medio-grandi e che conoscono in modo sempre meno diretto la natura intesa come procreatrice di materie prime, sono decisamente ormai portate a non collegare il prodotto (in questo caso la zucchina) all’origine. Un compito dei genitori di queste nuove generazioni è, indubbiamente, quello di ravvivare e costruire, anche con un po’ di fatica e sacrificando qualche domenica al divano e alla partita di calcio, il legame tra i

figli di quest’epoca così ecologicamente poco sostenibile e la natura, in senso lato. Partendo da una gitarella fuori porta a respirare un po’ di sana aria di campagna, si può pian piano scoprire che ci sono tante realtà interessanti e curiose da scoprire. E questo è senza dubbio un primo passo.

Orticultura urbana Per far sì, però, che il collegamento tra zucchina e orto diventi davvero immediato per le nuove generazioni e per recuperare un rapporto più stretto e consapevole con ciò di cui ci cibiamo quotidianamente, dalla verdura alla frutta ai condimenti (olio in primis), anche in Italia (come sempre con un po’ di ritardo rispetto all’Europa e al resto del mondo) stanno nascendo diversi progetti di cosiddetto urban horticulture, ovvero orticultura urbana.

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parallelamente, nelle realtà urbane industrializzate, 2. consente agli individui di accedere a materie prime (frutta e verdura) fresche e nutrienti, decisamente superiori ai prodotti a buon mercato di scarsa qualità, ricchi di zuccheri e grassi, che spesso si utilizzano e che sono causa di obesità e malattie cardiovascolari. Un dato significativo, a sostegno delle campagne di incentivazione degli orti urbani: entro il 2025 si stima che più di metà delle popolazioni dei paesi in via di sviluppo (circa 3,5 miliardi di persone) vivranno in contesti urbani. Fonte: Sala Stampa FAO


INTERVISTA ORTIURBANI.IT ORTI URBANI NASCE DALLA PASSIONE DI DANIELE E ANNALISA, CHE, NEL 2010, HANNO DECISO DI RIAVVICINARE IL CITTADINO DELLE CITTÀ AL CONCETTO DI ORTO E DI PRODUZIONE PROPRIA DI CIÒ CHE SI MANGIA, PER RIACQUISIRE UNA CONSAPEVOLEZZA PIÙ MARCATA DEL MONDO CHE CI CIRCONDA Come nasce il vostro progetto? “Orti Urbani nasce dall'incontro tra le nostre passioni, l'orticoltura urbana, l'ecologia, la sostenibilità, l'autosufficienza, e un modello di business esistente a Barcellona sin dal 2003 (www.horturba.net)”.

Per iniziare basta un balcone

Di cosa si tratta? In parole molto semplici sono progetti più o meno di grandi dimensioni di coltivazione diretta della terra nei contesti urbani o para-urbani. Nei cortili dei palazzi, nelle aree verdi comuni, ma anche nelle aree abbandonate e potenzialmente bonificabili e perfino sul balcone di casa propria. Un antenato illustre dell’orto urbano così come viene concepito oggi risale al tempo di guerra: già negli anni Quaranta la popolazione, stremata dalla fame, sfruttava le aree incolte delle città, le aiuole ormai prive di piante e fiori ornamentali, per dare vita a orti di guerra, che potessero sopperire all’assenza di materie prime e sfamare così le tante bocche indigenti. Ecco la definizione che ne propone lo scrittore Edoardo Albinati nel suo libro “Orti di guerra” (Fazi Editori, 1997 o Edizioni Fandango, libro + cd, 2007): “Orto di guerra: piccolo appezzamento che, in tempo di guerra, viene ricavato da un giardino o da un parco pubblico per potervi coltivare ortaggi, verdure, legumi e così sfamare le popolazioni. Espediente tipico di un’economia di sopravvivenza. Qualsiasi spazio diventa buono per seminare: minuscoli orti di guerra si possono perfino fare in casa, nella vasca da bagno o dentro scatole di scarpe”. Il concetto di economia di sopravvivenza, con risvolti sicuramente meno tragici rispetto alla realtà bellica, si può traslare alla condizione del cittadino metropolitano contemporaneo: intrappolati in contesti urbani in cui il contatto con la natura è pressoché azzerato, si tenta di recuperare una dimensione consapevole e costruttiva del rapporto con la terra, anche in una realtà dove un appezzamento di terreno

Che tipo di volume di affari sviluppa un progetto come il vostro? “Orti Urbani è una realtà molto giovane (meno di 1 anno di vita). Però il fatturato sta aumentando velocemente e prevediamo di chiudere il 2011 con delle entrate di circa 50.000 euro”.

non è presente. Con questo scopo si stanno sviluppando aziende e cooperative che promuovono l’orto urbano: dal vaso sulla mensola della cucina alla cassetta di legno ripensata e trasformata in piccolo orto da terrazzo, fino ad arrivare a progetti di vendita online del perfetto kit per l’urban orticulture, come quello proposto dal sito www.ortiurbani.it. E il tema sembra andare ben oltre i confini del classico orticello domestico: in città industrializzate e moderne come Milano, si stanno riscoprendo diverse realtà rurali dismesse da recuperare per dar vita a nuovi progetti agroalimentari urbani e sembra che con l’Expo del 2015 si potrà avere un’ulteriore spinta a questo tipo di programmi (per approfondimenti: www.ruralpini.it/ Commenti1.2.htm). Sempre in ottica di sviluppo di agricoltura urbana, sull’esempio dei progetti già attivati dal Comune di Parigi con i suoi jardins partagés, spazi incolti recuperati dalla municipalità e messi a disposizione di gruppi di cittadini volenterosi, armati di zappa e sementi, anche il Comune di Torino si sta muovendo. L’obiettivo è di prestare i terreni abbandonati di sua pertinenza, renderli pedonabili, fornire l’acqua e la recinzione. In queste aree i cittadini residenti attiveranno iniziative ecologiche, progetti di formazione, orti urbani e attività da pollice verde.

Prodotti “a km zero” La tendenza, dunque, sembra portare alla riduzione, se non all’azzeramento, della filiera che separa il prodotto dal consumatore finale:

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Ci potete tratteggiare un brevissimo profilo del vostro cliente-tipo? “Il nostro cliente tipo vive in città medio/grandi (Milano, Roma, Torino) ma anche in città più piccole (Ancona, Belluno, Pescara, Catania). Ha un’età media attorno ai 35 anni ed è abituato a usare internet come piattaforma di acquisto (lo dimostra l'alto numero di pagamenti con carta di credito/paypal)”. Avete riscontrato difficoltà a promuovere il vostro servizio? “Le difficoltà sono legate soprattutto a due aspetti: la diffidenza dell'italiano medio verso gli acquisti on line e il passaggio dall'oggetto virtuale a quello reale (la gente vuole toccare con mano e sperimentare prima di acquistare). Come Orti Urbani promuoviamo corsi pratici e informativi”.

se proprio non per tutti e non in tutte le realtà sarà possibile coltivare qualunque tipo di frutta e verdura (vanno sempre tenute ben presenti le condizioni in cui possono nascere e crescere le singole colture), è comunque possibile aderire a progetti di acquisto condiviso di prodotti “a km zero”. È questo il caso, tra gli altri, di Zolle.it, che propone ai propri clienti cibi prodotti secondo le regole dell’equilibrio ambientale e dell’equità sociale, che vengono coltivati, raccolti e consegnati presso le abitazioni dei destinatari senza passaggi intermedi. Freschi, buoni, salutari e rispettosi dell’aspetto locale e territoriale delle colture. Se, quindi, non c’è spazio sul terrazzo per un orto urbano, è sempre possibile trasmettere alle nuove generazioni il gusto di consumare prodotti che sanno di terra, facendoli consegnare a casa direttamente da chi li coltiva (o quasi).


ecoLIBRI a cura di Andrea Segrè e Luca Falasconi

IL LIBRO NERO DELLO SPRECO IN ITALIA: IL CIBO Edizioni Ambiente / Novità / Maggio 2011 / Prezzo: €

12,00

Molte generazioni ricorderanno ciò che gli veniva insegnato nell’infanzia qualora non si fosse terminato il cibo nel proprio piatto… il più delle volte si faceva riferimento a coloro che muoiono di fame, ai poveri, etc. Forse allora non si trattava proprio di un paradosso dal momento che dal 1974 ad oggi lo spreco alimentare nel mondo è cresciuto del 50%, una quantità che potrebbe sfamare milioni di persone nel terzo mondo. A fare bene i conti con dati alla mano è “Il Libro nero dello spreco in Italia: il cibo”, il rapporto curato da Last Minute Market, società spin off dell’Università di Bologna, di cui l’economista Andrea Segrè è il fondatore. In Italia, ogni anno, viene buttata una quantità di cibo sufficiente a sfamare tre quarti della popolazione del nostro paese per un anno intero. II 40% del cibo prodotto negli Stati Uniti viene gettato. In Gran Bretagna si buttano tra i rifiuti 6,7 milioni di tonnellate di cibo ancora perfettamente consumabile, per

un costo annuale di 10 miliardi di sterline. In Svezia in media ogni famiglia getta via il 25% del cibo acquistato. Lo spreco alimentare è stato per troppo tempo sottostimato e poco documentato. Solo negli ultimi anni, complici la persistente crisi economica globale e il crescente allarme per il cambiamento climatico, si è acuita l’attenzione per questo problema. Lo spreco è una cattiva abitudine così diffusa nella nostra società da coinvolgere, a diversi livelli, tutti. L’obiettivo è individuare quei comportamenti scorretti ai quali è possibile porre rimedio modificando anche di pochissimo le abitudini quotidiane. Lo scopo di questo testo è quello di analizzare la filiera agroalimentare che va dai campi alle nostre tavole ed elaborare una stima degli sprechi e una valutazione delle conseguenze economiche, ambientali, nutrizionali e sociali di un fenomeno che rappresenta un tanto evidente quanto drammatico “fallimento di mercato”.

di Sveva Sagramola

SECONDO NATURA Impariamo a vivere bio

Mondadori / Novità / Aprile 2011 / Prezzo: €

14,79

Un libro “leggero” come la foglia che fa da sfondo in copertina e, nel contempo, un distillato di eco consigli alla portata di tutti. Così si presenta “Secondo natura”, scritto da Sveva Sagramola, diventata sinonimo di natura grazie alla lunga conduzione televisiva del programma Geo&Geo. In questo suo primo libro, edito da Mondadori, la giornalista accompagna il lettore in un viaggio, scandito dal ritmo naturale delle quattro stagioni, alla scoperta di un modo di vita antico e nel contempo di grande attualità. Sfogliando le circa 130 pagine del volume

si scopre che ogni azione che compiamo, ogni nostro piccolo gesto quotidiano, può essere eseguito secondo natura. Dall’attenzione verso il cibo che scegliamo al modo di cucinarlo, dalla cura del corpo con metodi naturali e antichi, alla pulizia della casa fino a tutti quei suggerimenti per trascorrere il tempo libero divertendosi e viaggiando, senza pesare troppo sul pianeta. “Secondo natura”, infine, si può partorire e far crescere un figlio, guadagnando una dimensione naturale proprio in ciò che di più naturale esiste nella nostra vita.

di Daniela Garavini

LA CASA NATURALE DALLA A ALLA Z Impariamo a vivere bio

Tecniche Nuove / Novità / Aprile 2011 / Prezzo: €

8,90

Di facilissima lettura grazie alle voci elencate in ordine alfabetico, “La casa naturale dalla A alla Z” di Daniela Garavini, giornalista, è una sorta di guida ben organizzata, il cui obiettivo è quello di sensibilizzare il lettore all’ecologia applicata al proprio microcosmo attraverso piccoli accorgimenti e comportamenti quotidiani. Un punto di partenza intelligente che invita a tradurre l’interesse per l’ambiente attraverso il controllo diretto delle proprie

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azioni, con responsabilità assunte in prima persona. Alla base del libro, il tema della necessità di dover ridurre l’inquinamento e il consumo di energie e risorse del nostro pianeta a partire dall’aria, acqua e suolo. Oltretutto risparmiare energia e acqua comporta anche un risparmio economico immediato, così come molte altre scelte affrontate in questo testo, dal bere l’acqua del rubinetto all’uso dei pannolini lavabili per i bambini.


a cura di Vincenzo Borgomeo

LA SICUREZZA STRADALE IN TASCA con la prefazione di Michele Serra Newton Compton Editori / Novità / Maggio 2011 / Prezzo: €

sponsabilmente, Sulla strada giusta, Mai più a fari spenti nella notte, Donne al volante, sicurezza costante. Vincenzo Borgomeo che scrive di automobili e motori da una vita, è un convinto sostenitore del fatto che si può porre rimedio all’ineducazione e al malcostume in atto sulle strade. Ci sono solo da seguire poche semplici regole di buon senso nella scelta del veicolo adeguato alle proprie esigenze di sicurezza, per non mettere a repentaglio la nostra vita e quella dei nostri cari. Conoscere e rendersi conto dell’importanza di alcune regole è fondamentale per prevenire e questo libro con serietà e un tocco di leggerezza ci aiuta, con piccoli suggerimenti, a rendere il nostro viaggio... una meravigliosa avventura!

Come sono gli italiani al volante? Dati, statistiche, storie, curiosità e consigli per guidare sicuri

Vincenzo Borgomeo è responsabile del settore motori di Repubblica.it. Ha scritto la voce Ferrari nell’Enciclopedia Treccani, ha pubblicato L’Angelo Rosso, dedicato alla storia e alla passione del pianeta Ferrari, Il Traguardo.it, romanzo sulle corse pirata, L’Enciclopedia della Ferrari, la collana a puntate I miti Ferrari, I Ferri del mestiere, sul marketing automobilistico, e 13 volte, sulla sicurezza stradale, scritto su parti di carrozzeria di Jaguar d’epoca. Con la Newton Compton ha pubblicato anche 101 storie sulla Ferrari che non ti hanno mai raccontato. Per saperne di più: www.101storiesullaferrari.it www.lasicurezzastradaleintasca.it

Tra gli argomenti trattati: Trasgredire che passione Erode al volante Pedoni o birilli? Divertiti responsabilmente Sulla strada giusta Mai più a fari spenti nella notte Le auto d’epoca? Belle da morire… Donne al volante, sicurezza costante ● ● ● ● ● ● ● ●

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ecoLIBRI

Distratti, trasgressivi e poco attenti. È il ritratto degli italiani al volante. Un’immagine che testimonia la scarsa attenzione alle regole basilari della sicurezza in automobile. È il tema portante del nuovo interessante ed istruttivo libro “La Sicurezza Stradale in tasca” scritto dall’esperto giornalista Vincenzo Borgomeo. Superamento dei limiti di velocità, mancato uso delle cinture di sicurezza, passaggio con il semaforo rosso, inversione a U e poi il dilagante fenomeno della guida dopo aver assunto un quantitavo pericoloso di alcolici. Sono solo alcune tra le tante infrazioni che si registrano sulle nostre strade. Tra i temi trattati troviamo argomenti come: Trasgredire che passione, Erode al volante, Le auto d’epoca? Belle da morire... Pedoni o birilli? Divertiti re-

9,90


ecoCURIOSITÀ Le nozze ecofriendly di Will & Kate

NOZZE “ECOLOGICHE” Si è tanto parlato nei giorni scorsi delle nozze del secolo, seguite in TV da due miliardi di persone nel mondo, ma non tutti hanno notato che il regale matrimonio era stato organizzato nel rispetto della più autentica “green economy”

Per le nozze del secolo di William e Kate si sono usati fiori e piante esclusivamente inglesi, molte delle quali ripiantabili, e trasportate con carrozze reali

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I

l matrimonio reale tra William Arthur Philip Louis e Catherine Elizabeth Middleton è stato assolutamente “eco-sostenibile”. A cominciare dal ricevimento, preparato da chef di grande fama internazionale, cui hanno partecipato 650 invitati. Un buffet all’insegna di cibi biologici e “a km zero”, secondo una richiesta personale del Principe William, ovvero coltivati in terreni di proprietà della Casa Reale, e carne e pesce derivati da allevamenti a norma ed ecologicamente controllati: circa diecimila tartine (preparate da 21 cuochi diretti da Mark Flanagan), guarnite con insalata di granchio su lemon blini, involtini di formaggio di capra e noci caramellate, polpettone d’anatra con salsa alla frutta, salmone affumicato scozzese con barbabietole, torta di asparagi, uova di quaglia, scampi conditi con maionese e limone, pancetta con gamberi, sedano, funghi selvatici ed agnello. Il pesce era cotto a vapore e condito con una leggera salsa vinaigrette. Ed ora, la torta: opera di Fiona Cairns (nella foto), comprendeva molti piani di dolci alla

Qui in alto i Reali da inzuppare nel latte; a sx i famosi “sparacaramelle” con i loro volti; a dx piatti e bicchieri pregiati con le effigi reali; in basso le loro silhouette in cartoncino colorato

frutta ricoperti di crema e glassa, con variopinti fiori di zucchero che rappresentavano i simboli dell’Inghilterra, Irlanda, Scozia e Galles. Ma non finisce qui: anche altri particolari della cerimonia nuziale rivelano l’ecolife style della celebre coppia: per la decorazione dell’Abbazia di Westmister sono stati impiegati solo fiori e piante di stagione ed esclusivamente inglesi; per il trasporto dalla Chiesa al party sono state usate carrozze della collezione reale, a zero emissioni inquinanti e la lista di nozze consisteva in donazioni umanitarie e contributi a istituzioni scientifiche, sportive e militari.

In alto una foto di gruppo della famiglia reale, che abbiamo voluto scherzosamente abbinare ad una confezione di “condoms of distinction” e al libro “William, lascia lei e sposa me!”, in cui la protagonista, Mia, cerca in ogni modo di impedire le nozze reali e conoscere il suo uomo dei sogni: il principe William... Ci riuscirà?

Gadget a gogo Naturalmente in giro per il mondo ogni azienda, non importa produttrice di cosa, si è buttata a pesce nell’enorme evento mediatico, offrendo ogni genere di gadget ispirati alla coppia del secolo: e allora ecco spuntare piatti, bicchieri, caramelle, biscotti, libri... e perfino confezioni di preservativi!

DIAVOLO DI UN PRINCIPE L’AMORE PER LE DUE RUOTE E PER LA CASA ITALIANA HA SPINTO IL “PRINCIPINO” WILLIAM A METTERE NELLA SUA WEDDING LIST UNA DUCATI DIAVEL CARBON… Il principe William Arthur Philip Louis, oltre ad essere Conte e Barone è anche Duca, nonché grande appassionato di moto e Duca-ti naturalmente! È nota a tutti la passione che il rampollo di Casa Windsor nutre per gli sport, ma non solo per i cavalli del polo e per quelli della caccia alla volpe; evidentemente è un amante dei cavalli “veri”, quelli purosangue e soprattutto italiani! Il “Principino” infatti è un vero biker e non stupisce quindi che nella sua infinita “Royal Wedding list” sia finita anche una straordinaria Ducati Diavel Carbon. Un “regalino” da circa 20.000

euro che è stato subito acquistato e regalato da una famiglia reale del Medioriente. Il legame con la Casa italiana è noto ai più gossippiani che seguono le avventure di William, da sempre appassionato di moto e che è stato ripreso più volte in sella a moto a dir poco esclusive. L’ultima passeggiata, non sfuggita ai terribili paparazzi inglesi, è stata quella in cui dopo una partita di calcio con gli amici (l’ultima da celibe!) William è saltato sulla sua 1198S Corse e si è concesso un giro in incognita per la sua città natale, Londra. Nel suo

box comunque non c’è solo questa: infatti custodisce gelosamente anche un’altra Ducati 1098R Bayliss Limited Edition, una 1198S “normale” e una Triumph Daytona 600. Speriamo solo che in questo caso il “Diavel” non ci metta lo zampino! (C.G.)


ecoSTORY L’OPINONE

L’AUTO A IMPATTO ZERO? È TUTTO RELATIVO... di Francesco Marsili

S In alto la Nissan Leaf, l’elettrica del marchio giapponese, eletta Car Of The Year 2011. A sinistra la prima auto elettrica Peugeot, la VLV "Voiture Légère Ville" del 1941, prodotta in tempo di guerra a causa dello scarseggiare del petrolio

e si cercano risposte immediate sulle auto elettriche o a idrogeno, ovvero su quelle a impatto ambientale zero, si rischia di andare incontro a lunghe e macchinose discussioni su tecnologie già mature, forse obsolete, e sui costi tendenti al ribasso delle future energie, anche se l’impatto zero è ancora una realtà socialmente lontana. È possibile che, cercando risposte rapide e pragmatiche, si cada negli inevitabili scontri verbali sulle diversità politiche, sul perché le democrazie moderne non facciano “nulla” per fermare l’inquinamento.

CHI INQUINA DI PIÙ? Tornati a casa, chi con la vecchia Panda sgangherata, chi con il Suv da due tonnellate, saremo presto dimentichi del fatto che tutto sommato nemmeno a noi frega molto che la benzina costi un euro e

L’energia va rispettata

mezzo al litro e che l’atmosfera è più inquinata di prima. Tanto lo sappiamo bene che non dipende da noi! Alla fine il bello della storia è che in un modo o nell’altro hanno ragione tutti. I conti sull’impatto ambientale sono facili da fare. Sappiamo che le auto inquinano in percentuale ridotta, rispetto al trasporto pubblico, alle fabbriche alimentate a combustibili fossili, alla produzione alimentare e farmaceutica, e chi più ne ha più ne metta! Si dice anche che la colonnina elettrica di ricarica, se alimentata da centrali nucleari o da altre a combustibili fossili, inquina ancor più della stessa auto a motore “convenzionale”. Sembrerebbe, dunque, inutile acquistare un’auto elettrica.

COSTI TROPPO ELEVATI Pochi al momento si possono permettere un’auto a emissioni zero, grazie anche ai miseri stipendi a cui i mali della società ci hanno tristemente costretto. E così sarà per molto tempo ancora. Più clamoroso è il fatto che si continuino a proporre belle auto da oltre 200 all’ora, per poi multarci e svuotare di punti la patente quando si superano i 50 o 90 orari!! La verità è forse nel fatto che la sete di energia della rivoluzione industriale, di chi ha sviluppato e messo in pratica tecnologie inadeguate alle risorse energetiche, ha permesso di far crescere ed evolvere passioni e vanità consumistiche legate a costi energetici incontrollati e incontrollabili.

TUTTO È RELATIVO Tutto, alla fine, appare relativamente ridicolo, come comprarsi un’auto che inquina poco. Del resto le teorie della relatività e della conservazione dell’energia non sono frutto della casualità. Cercano solo di fare ordine nel vivere quotidiano. Una evoca fantasie di un viaggio nel tempo a velocità iperbolica, magari a bordo di un’auto alimentata da bucce di pera e di banana. L’altra cerca di ricordarci che non è oro tutto ciò che brilla. Vorremmo sempre essere trasportati a velocità ultrasoniche, non importa con quale carburante, ma dovremmo anche ricordare che prima o poi calore e inquinamento ci soffocheranno. E quel giorno non è poi così lontano!

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ecoOROSCOPO di Simona Ferraris

ARIETE 21 marzo 19 aprile

TORO 20 aprile 20 maggio

GEMELLI 21 maggio 20 giugno

CANCRO 21 giugno 22 luglio

LEONE 23 luglio 22 agosto

VERGINE 23 agosto 22 settembre

Manca ancora parecchio all’estate, ma so che tante persone in primavera decidono di organizzare i loro viaggi per risparmiare. Detestate il caos e le vacanze commerciali e preferite le mete lontane, riposo e divertimento. Prima di tutto la scelta ricadrà sulla possibilità di fare esercizio fisico. L'Ariete ha una passione per l'America e sicuramente il vostro viaggio ideale potrebbe essere percorrere la Route 66, magari in compagnia di un gruppo di amici o anche solo del partner.

Un Marte coraggioso e concreto vi fa uscire dai vostri territori, dove ciò che è familiare vi rassicura. Siete gran lavoratori, ma quando c’è da fare la valigia e scappare via per qualche giorno, diventate rapidissimi e, soprattutto in vacanza, non volete avere regole, che non siano le vostre. Quest'estate opterete per un relax in un agriturismo a 5 stelle dove trovare natura, buon cibo e una beauty farm d'eccezione... Godetevi le vostre meritate vacanze... lussuose perché no?

Trame planetarie che insistono a spingervi nella direzione di felicità e successo, con un profumo di svolta che anche i più ti morosi e prudenti sentono nell'aria. La destinazione migliore potrebbe essere un posto esotico, perfetta l’Africa, ovviamente il Sud, come la Namibia, che sposa panorami naturali fantastici e belle spiagge, oppure le isole Greche, per far vita di coppia, divertirsi e scoprire una cultura suggestiva. Per voi sarà proprio un'estate sensazionale.

In fondo alla gola tra le montagne, in riva al torrente dei pensieri appare qualcosa che fa svanire la luce lunare piena di ombre e riporta l’animo al chiarore della vita che si apre sempre di più. Per l’estate consigliamo una spiaggia di sabbia, come le bellissime che si trovano nel sud della Sardegna. È una meta turistica, ma abbastanza selezionata affinché possiate godere di un po’ di relax. Se il mare proprio non vi va, che ne dite di una settimana tra le montagne? Gite a piedi o in bicicletta, grandi mangiate e aria purissima.

Potete ancora custodire qualche ricordo magico del passato, ma la tendenza vi spinge ad aprirvi con decisione verso universi nuovi. Per l’estate 2011 propongo un centro termale superlusso o un albergo come quelli che ci sono in Alto Adige, dove potete ammirare le Dolomiti guardando fuori dalla finestra. Dentro, intanto, ci si gongola in un bagno di fieno. Un’altra soluzione è la barca a vela e, se non siete dei navigatori provetti, esistono anche i caicchi, dove mare e lusso si sposano perfettamente.

Cari Vergine, avete davvero voglia di vacanza e non potete fare a meno di avvolgere in avanti il nastro della vostra vita per immaginarvi tra qualche mese su una bella spiaggia a riposare le vostre stanche membra. Non c'è dubbio, andare in vacanza con voi non è facile. Quando arrivate in un posto dovete sapere tutto. Volete conoscere ogni granello di sabbia, assaggiare tutti i sapori e immergervi nella vita locale. E allora scegliete una bella località di mare in Italia, con una spiaggia dove crogiolarvi al sole.

BILANCIA 23 settembre 22 ottobre

SCORPIONE 23 ottobre 21 novembre

SAGITTARIO 22 novembre 21 dicembre

CAPRICORNO 22 dicembre 19 gennaio

ACQUARIO 20 gennaio 18 febbraio

PESCI 19 febbraio 20 marzo

Animo ribelle, vivo... Qualcuno si sta dando da fare per trovare casa, arredarla e di conseguenza sta spendendo molto soldini. Purtroppo questa scelta non vi porterà sicuramente a poter risparmiare molto, ma qualche giorno interessante in programma c’è: per esempio un weekend in Portogallo. Ci vuole una vacanza rilassante? Perché non una settimana in montagna, tra sapori genuini e belle escursioni? Vi aspetta un autunno pieno di cambiamenti e novità eccitanti da cogliere al volo!!!

L'emozione potente vi attrae sempre di più, ma conviene mantenere il senso della misura. È anche vero che lo Scorpione, però, non lo puoi mettere in decima fila e pensare che stia buono; piuttosto sceglie di andare in ferie fuori stagione. Sceglierete probabilmente un bel resort con tante stelle, dove fare lunghi massaggi rigenerativi. E il partner? Si deve adattare oppure stia a casa. L'intuizione potente e il relax vi faranno ritornare la voglia di sognare...

Non è improbabile che in qualche momento vi possiate sentire come una scogliera battuta dai flutti. Marte vi mette alla prova, ma non muta il corso di una fase della vostra vita che si farà sempre più felice e promettente. Se lui o lei non hanno ancora il vostro nome scolpito nel cuore, è questione di poco tempo: le battaglie sentimentali vi condurranno alla vittoria finale. È tempo di prendersi una pausa in attesa che arrivino le vacanze. Pensate a delle sedute di yoga nel cuore delle nostre Alpi meravigliose.

I nati in dicembre fuori da piccole o grandi tempeste da metà mese potranno leggere gli eventi con visione di nuovo lucida e meno emotiva. Quelli della seconda decade vorrebbero essere colpiti da impressioni più piacevoli, ma giugno e luglio riempiono l'agenda di impegni che impediscono il beato rilassamento. Consigliata la Green Therapy che aumenta l’autostima: un’attività nel verde aiuta a stare bene. Ideale per l'estate un agriturismo, magari nella campagna umbra o in Toscana.

Amate dare una tonalità diversa alle cose che vivete, ma adesso questa vostra caratteristica si accompagna a uno stato d'animo gradevole. A tratti vi lasciate avvolgere da un fascino selvaggio, con una forza che un meraviglioso Giove sa far fruttare anche sul piano professionale. Amate tutto ciò che è straordinario: cibo, architettura, moda. Un viaggio a Parigi è perfetto per voi, che vi innamorerete dell’unicità che contraddistingue le splendide “suite couture”, dove le lampade sembrano cappelli e i vasi borsette a mano.

Marte e Plutone accrescono la sensazione di rinascita. Siete più forti, pronti a far fronte con freddezza ai doveri, ma anche a cogliere le aperture improvvise che svelano altri mondi. Pulsazioni d'amore in accelerazione... Vi consiglio di visitare uno dei Paesi più ricchi di spiritualità del mondo come l’India e la città di Amritsar, nello stato del Punjab, dove si trova il famoso Tempio d’Oro, considerato dai Sikh il più sacro in assoluto, un mix di misticismo e sensualità che vi spalancherà le porte del paradiso...

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