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Primo Piano
Giovedì 27 Febbraio 2020 www.gazzettino.it
L’intervista Luca Zaia
Le misure dell’estero Unione Europea Parlamento e Commissione hanno disposto la quarantena di 14 giorni a chiunque sia transitato da Veneto, Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna Gran Bretagna Dopo l'autoisolamento per 14 giorni per chi torna dal Nord Italia, il Governo ha sconsigliato i viaggi nelle zone rosse Francia Gli studenti tornati dal Veneto potranno tornare a scuola dop un autoisolamento di 14 giorni Spagna Il ministero della Sanità ha inserito tra le aree a rischio Veneto, Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna Olanda Le autorità hanno ordinato di non recarsi negli 11 Comuni focolaio di Veneto e Lombardia Bulgaria Il governo ha invitato a recarsi nelle aree colpite solo in caso di necessità Repubblica Ceca Per i voli dall'Italia a Praga sono state riservate uscite apposite Serbia Israele Croazia Irlanda Sono stati sconsigliati i viaggi in Italia Arabia Saudita Il ministero della Sanità ha sconsigliato a cittadini e residenti del regno del Golfo i viaggi in Italia Kuwait Sono stati sospesi i collegamenti aerei da e per l'Italia Giordania Negato l'ingresso a tutti i viaggiatori provenienti dall'Italia, a meno che non siano partiti 14 giorni prima dell'arrivo nel regno Australia Il Governo ha consigliato di esercitare la massima cautela nel recarsi in Lombardia e Veneto Stati Uniti Il Governo ha emanato un'allerta di livello uno per i viaggiatori da e per l'Italia El Salvador divieto di ingresso per chi arriva da Italia e Corea del Sud India Il ministero della Salute ha sconsigliato i viaggi in Italia annunciando la possibile quarantena per 14 giorni Turchia Recep Tayyip Erdogan ha sconsigliato di recarsi nelle zone di contagio Russia L'Agenzia sanitaria nazionale di recarsi nelle zone italiane dove si sono registrati casi di contagio
«Europa vergognosa ci tratta da appestati» Il governatore: «Altro che emergenza `«Nel mondo ora fanno un tanto al chilo: sanitaria, questa è pandemia mediatica» Veneto e Lombardia come Cina e Iran»
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l governatore del Veneto ce l’ha con l’Europa: «Mi chiedete se sono contro questa Europa? Sì, in questa vicenda del coronavirus ha dimostrato tutta la sua inutilità, e lo dice un europeista che non è contro l’Europa». Ce l’ha con il collega Arno Kompatscher, il presidente della Provincia autonoma di Bolzano che ha previsto la quarantena per chi arriva dalla “zona rossa” veneta: «Un autogol». Ma soprattutto ce l’ha con chi ha alimentato la psicosi trasformando i veneti in «appestati». Luca Zaia sbotta: «Altro che emergenza sanitaria, questa è pandemia mediatica».
I
Presidente Zaia, in Veneto ci sono due sole “zone rosse”, l’ospedale di Schiavonia che volete svuotare e il Comune di Vo’, 3400 abitanti isolati da lunedì, eppure sembra che tutta la regione sia appestata. I veneti che vanno all’estero in molti paesi vengono bloccati alla frontiera: quarantena o dietrofront. Le pare normale?
«Ormai a livello internazionale le multinazionali - ecco qua ad esempio il protocollo della Royal Caribbean - hanno accomunato Veneto e Lombardia a Cina, Sud Corea, Hong Kong, Iran. Fanno un tanto al chilo. Stiamo vivendo un corto circuito». Forse l’ordinanza è stata esagerata? «La verità è che per la prima volta stiamo vivendo un’emergenza che è più mediatica che sanitaria. Ci sono state altre emergenze in passato come l’aviaria o la Sars, ma la differenza è che in quei casi i social media erano pari a zero. L’Oms deve capire che non c’è solo una gestione sanitaria di questi aspetti ma ce n’è anche una mediatica che fa più danni di quella sanitaria. Ma avete visto cosa circola in rete? Ho visto dei video in cui è chiaro che stanno facendo un Tso, ma se dici che invece quello è un malato di coronavirus, avete idea dei danni?». Un paese “carcerato”, chiusura
GOVERNATORE Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia
Le maxi fiere di Verona e Milano
Vinitaly confermato, Salone del mobile rinviato
AVEVO GIÀ ESPRESS0 LE MIE PERPLESSITÀ SULLA CHIUSURA DI VO’ MA SIA CHIARO: LIMENA VENEZIA O TREVISO NON SI TOCCANO
VENEZIA (m.cr.) Veronafiere conferma le date dell’edizione 2020 di Vinitaly che sarà regolarmente in calendario da domenica 19 a mercoledì 22 aprile. La decisione, frutto anche di un’attenta analisi dei dati disponibili oltre che dell’ascolto delle posizioni degli operatori e del mercato è stata adottata ieri pomeriggio dal cda di Veronafiere. Una decisione concertata con il presidente della Regione del Veneto,
Luca Zaia, e con il sindaco di Verona, Federico Sboarina. «Il mondo del vino italiano già in passato ha dato un segnale positivo di svolta. Veronafiere è convinta che, anche in questa occasione, il settore potrà contribuire alla ripresa della nostra economia e a rilanciare un clima di fiducia nel Paese», ha detto il direttore generale Giovanni Mantovani. Posticipate invece le rassegne in programma a marzo e all’inizio di aprile
2020. Samoter si svolgerà dal 16 al 20 maggio 2020. B/Open dall’1 al 3 aprile 2020 passa a giugno, dal 22 al 24. Ieg-Italian exhibition group spa comunica che l’edizione primaverile di Abilmente è rinviata al 21 maggio 2020 sempre nel quartiere espositivo di Vicenza. Spostata anche l’edizione 2020 del Salone del Mobile che dovrebbe tenersi dal 16 al 21 giugno.
delle scuole, teatri e cinema sbarrati, niente messe: serviva? «L’ordinanza non è la decisione di un singolo, ma di una task force nella quale pesa tantissimo la componente sanitaria. E coinvolge un sacco di Regioni. Tra l’altro il Veneto, a differenza della Lombardia, non ha toccato la sfera commerciale, non ha chiuso i bar dalle 6 di sera». Sta dicendo che era necessaria? «Io sono il primo a dire che l’ordinanza non è la migliore delle soluzioni, però il quadro clinico che ci è stato prospettato lo imponeva visto che questo virus ha un rapporto di contagio 1 a 5, almeno nella fase primordiale. Ricordo che l’ordinanza dura una settimana, non un anno. Adesso dobbiamo tornare alla normalità velocemente, ma il problema sarà il “contagio mediatico”». In che senso? «Il Covid-19 purtroppo si porta dietro le immagini, la diffidenza e le perplessità di una comunità, quella cinese, che non brilla di grande immagine dal punto di vista sanitario e dell’educazione alimentare. Non è arrivato un virus, è arrivato un virus dalla Cina. Non è razzismo, è una questione culturale. E abbiamo visto cos’è successo: psicosi internazionale, sono arrivate le multinazionali e i governi a catalogare le nostre regioni come off limits. E questo è scandaloso. Il Belgio impone a noi la quarantena? Noi che abbiamo reparti di Malattie infettive in tutte le province quando ci sono Paesi che non hanno neanche fatto i tamponi? Il Veneto ha fatto più di 4mila tamponi, la Francia 600. Il coronavirus è dappertutto e l’unica roba che sa dire l’Europa è di bloccare i veneti e non farli andare a lavorare al Parlamento europeo. Ma dai, è scandaloso». Quanto peserà il danno per l’economia veneta? «Inimmaginabile, ho chiesto al governo aiuti per le imprese, ma anche una campagna forte, martellante per decine se non centinaia di milioni di euro per risollevare il turismo». Dopo Vo’ ci son altri focolai, tra cui Venezia. Non è che sarà chiusa anche Venezia? «Avevo già espresso le mie perplessità per Vo’, ma allora il mondo scientifico sperava fosse l’unico focolaio. Venezia non si chiude, Limena non si chiude, Treviso non si chiude». Alda Vanzan
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del governo inglese. Situazione che amareggia il rugby italiano, visto che altri sport come il calcio si stanno comportando diversamente: proprio ieri l’Uefa ha fatto sapere che le partite si disputeranno senza limitazioni ai tifosi. «Forse si sta esagerando - dice il presidente della Fir Alfredo Gavazzi -. Rispetto le decisioni delle autorità sanitarie, ma mi piacerebbe che ci fosse un confronto, specie con chi affronta sul posto l’emergenza è ha il polso della situazione. Invece nessuno ha interpellato in queste ore la Fir o il nostro go-
verno». Un disagio avvertito anche dal Benetton in Pro14: dopo il rinvio della partita di sabato con l’Ulster, attende di sapere cosa ne sarà di Newport-Treviso della prossima settimana e della partita casalinga con il Munster del 21 marzo. «Vorrei che nello sport europeo e nel rugby ci fossero delle decisioni razionali, coerenti ed omogenee - auspica il presidente dei Leoni, Amerino Zatta -. Per ora invece si va in ordine sparso, mentre serve una linea condivisa». Antonio Liviero
Il Sei Nazioni ferma l’Italrugby Basket, Riga dice no alla Reyer SPORT AL BANDO
Gli altri sport
No, tu no. Dal basket al rugby in Europa cominciano a chiudersi le porte in faccia alle squadre italiane. Dopo l’Ungheria, ieri anche dalla Lettonia è arrivato un rifiuto radicale: le cestiste del Riga hanno fatto sapere che non intendono giocare contro l’Umana Venezia oggi in Eurolega. Neppure in campo neutro e a porte chiuse. Vista l’emergenza coronavirus la partita inizialmente prevista a Mestre è stata spostata dalla Fiba, la federazione internazionale, in accordo con il club veneto, a Lubiana e senza pubblico. E dopo le veneziane, nello stesso palasport, il Famila Schio sarebbe dovuto scendere in campo con il Sopron. Ma le ungheresi sono state le prime a chiudere ad ogni ipotesi, seguite ieri mattina dal club lettone. Posizioni che hanno fatto infuriare il presidente della Federbasket Gianni Petrucci che ha chiesto alla Fiba di «punire chi discrimina l’Italia.
L’Uefa dà il via libera ai tifosi, la Coppa Davis si giocherà a Cagliari L’Europa del calcio tiene aperte le porte alle squadre italiane e ai loro tifosi. Almeno per il momento. L’Uefa ha infatti comunicato che, fermo restando il monitoraggio sull’evoluzione del virus covid-19, «tutte le partite di questa settimana si disputeranno come previsto,senza limitazioni per i tifosi». Via libera ieri sera ai sostenitori al seguito della Juve a Lione e, se la situzione rimarrà sotto controllo, probabilmente anche a quelli dell’Atalanta a Valencia il 19 marzo. Si gioherà anche la Coppa Davis di tennis a Cagliari, il 6-7 marzo contro la Corea del Sud. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Questa situazione lede l’immagine del Paese». Non va meglio nel rugby. La federazione irlandese, dopo un confronto col ministro della salute Simon Harris, ha annunciato che saranno rinviate tutte le partite del Sei Nazioni previste la prossima settimana con le italiane: oltre a quella della Nazionale maggiore in calendario a Dublino il 7 marzo, anche le partite dell’Under 20 e della femminile. In serata il comitato organizzatore del Torneo ha preso atto dell’indicazione arrivata dall’unità di crisi per la salute pubblica dell’Irlanda. «Il Sei Nazioni è favorevole a ogni misura preventiva nell’interesse della
RINVIATE LE PARTITE DEGLI AZZURRI IN IRLANDA. RABBIA DELLA FIR: «SI ESAGERA, NON SIAMO STATI NEPPURE CONSULTATI»
PLACCATI L’avanti della Nazionale e del Treviso Nicolò Cannone durante la sfida di sabato scorso a Roma contro la Scozia
salute pubblica- ha affermato in una nota - e rispetterà le indicazioni delle autorità governative e sanitarie». Non ancora individuate le date dei recuperi.
INGHILTERRA A RISCHIO Un problema in quanto l’emergenza coronavirus rischia di danneggiare il Torneo, lasciandone sospeso il verdetto finale come accadde nel 2001 per l’afta epizootica, con 3 partite dell’Irlanda slittate a settembre. Anche perché la stessa Italia-Inghilterra, del 14 marzo a Roma è oggetto di valutazioni
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Padova
Giovedì 27 Febbraio 2020 www.gazzettino.it
Presi con l’eroina: ora sono sospettati per una “dose letale” In manette per detenzione di sostanza stupefacente, sarebbero stati in contatto con Giada, morta in un hotel `
L’INCHIESTA PADOVA Un’accusa grave, quella di aver messo in piedi un ampio giro di spaccio di eroina e cocaina con guadagni elevati e nonostante gli arresti domiciliari. E un sospetto ancor più tremendo, quello di aver venduto a una ventottenne la dose di droga che le è stata fatale. Sono finiti in carcere all’alba di martedì il ventinovenne Lamine Soltani e il tretatreenne Meher Dridi, entrambi tunisini ed entrambi volti noti alle forze dell’ordine nell’ambito dello spaccio in città. A condurre ancora una volta gli inquirenti fino a loro è stata la drammatica morte di Giada Baraldo, stroncata da un’overdose fatale in una stanza d’albergo il 14 gennaio scorso.
uso a entrambi i tunisini. Giada li aveva chiamati più volte nelle ore precedenti il decesso. Visti i precedenti dei nordafricani sono stati allestiti numerosi pedinamenti e controlli per capire se i due potessero aver venduto la dose letale alla ventottenne. La conferma ancora non c’è, co-
I FATTI Tutto è cominciato con il ritrovamento del cadavere della giovane, originaria e residente nel Piovese. L’aveva trovata ormai senza vita il titolare bengalese dell’hotel Arcella in via Jacopo Avanzo, a due passi dalla stazione ferroviaria e dai sotterranei traffici illeciti che ne permeano il tessuto. Era morta da sola Giada, arrivata in quella pensione tre giorni prima con un uomo africano che aveva detto essere il suo fidanzato. Il giorno prima della tragedia lui se n’era andato e la mattina seguente la donna giaceva esanime, con una siringa usata accanto al corpo e sul braccio dei segni che hanno lasciato poco spazio a dubbi: malore fatale connesso all’abuso di stupefacente era stata la prima diagnosi. In altre parole: overdose da eroina. Da quel triste epilogo la Squadra mobile aveva cominciato una serie di analisi coordinate dalla procura nella persona del sostituto procuratore Andrea Girlando che ha disposto un controllo dei tabulati telefonici della giovane per individuarne gli ultimi contatti.
PROCURA Il pm Andrea Girlando
DAI TABULATI TELEFONICI RISULTANO DECINE DI CHIAMATE INTERCORSE TRA I DUE STRANIERI E LA GIOVANE
me la diretta correlazione con la morte. Ci sono però numerose e granitiche prove dell’attività di spaccio che i due gestivano nonostante Soltani si trovasse ai domiciliari. Prove che hanno portato il Gip del tribunale di Padova a emettere nei loro confronti un ordine di carcerazione che li ha fatti finire al Due Palazzi dove restano in attesa dell’interrogatorio di garanzia. Semplice anche la loro organizzazione: Soltani raccoglieva le ordinazioni dei clienti e organizzava le consegne, che venivano materialmente eseguite da Dridi. In una sola settimana, dal 21 al 28 gennaio, hanno piazzato 107 partite di eroina e cocaina, vendendone 400 grammi per un guadagno stimato che supera i 10mila euro. Erano specializzati nella vendita dell’eroina “caramellata”, sostanza in forma solida ottenuta dagli scarti di lavorazione di quella più pregiata, quindi ancor più dannosa perché di bassa qualità. Dridi l’aveva addosso anche quando era già stato arrestato a fine gennaio in una delle sue zone abituali, tra Arcella e Sacro Cuore. La vendeva a 25 euro il grammo e durante l’arresto gli agenti hanno sequestrato oltre 6mila euro che i due avevano raccolto spacciando. Serena De Salvador
LE INDAGINI Tra questi, hanno scoperto gli agenti dell’unità Antidroga, c’erano diverse chiamate fatte verso una scheda telefonica in
DROGA Uno spacciatore mentre vende la dosa a un tossicodipendente
VIA AVANZO La polizia Scientifica all’esterno dell’hotel Arcella dove è morta la ragazza
Bancarotta, è stato assolto l’ex titolare di Auto Planet LA SENTENZA PADOVA È stato assolto perchè il fatto non sussiste, il 64enne Massimo Artusi volto noto in città e nel mondo dello sport. Difeso dall’avvocato Giovanni Lamonica, era finito alla sbarra per rispondere del reato di bancarotta fraudolenta e bancarotta semplice, in merito al fallimento della Finam Srl, la holding della famiglia e di Auto Planet fallita nel 2014 e di cui Artusi era il titolare. E ieri per i giudici del Tribunale collegiale, l’ex presidente dell’Abano Calcio ed ex socio del Calcio Padova ai tempi di Mazzocco, non ha commesso alcun reato. La Finam Srl con sede legale in Viale della Regione Veneto, è stata dichiarata fallita dal Tribunale di Padova il 28 luglio del 2015. Era stata creata per l’attività di assunzione e gestione di partecipazioni in società italiane ed estere. Secondo l’accusa Artusi, in qualità di amministratore di Finam, avrebbe
non reso possibile la ricostruzione del patrimonio e del movimento degli affari con l’obiettivo di procurare a sè o ad altri un ingiusto profitto. E ancora per l’accusa il 64enne avrebbe aggravato il dissesto della società, astenendosi dal richiedere il fallimento della stessa nonostante l’insolvenza fosse già manifesta, ancora secondo l’accusa, dal 31 marzo del 2014 con conseguente aggravamento del dissesto negli anni successivi. Ma tutte le accuse nei confronti Massimo Artusi, sono state smontate durante il processo e l’imprenditore padovano è stato assolto. In Viale della Regione Veneto, aveva sede
MASSIMO ARTUSI EX SOCIO DEL CALCIO PADOVA E ANCHE EX PRESIDENTE DELL’ABANO, NON HA COMMESSO IL FATTO
anche l’Auto Planet fallita alla fine del 2014. La concessionaria è stata tra le più prestigiose e più grandi d’Italia per dimensioni e spazi espositivi: vendeva automobili in svariate parti della penisola ed era molto considerata dalla casa automobilistica francese Citroen. E se forse come imprenditore Massimo Artusi non è stato fortunato, lo è stato invece nell’ambito sportivo e del calcio. Artusi nel giugno del 2007 ha lasciato la presidenza del l’Abano dopo due anni culminati con la trionfale cavalcata (78 punti) che ha portato la squadra a centrare uno storico salto in Promozione, vittoria in campionato che alla società neroverde mancava da trent’anni. E prima, quando era socio del calcio Padova, insieme a Mazzocco ha centrato la promozione con i biancoscudati dalla serie C2 alla C1. Massimo Artusi nella stagione 2004-2005 è stato anche presidente del San Paolo calcio. Marco Aldighieri
Forti raffiche di vento, In manette il borseggiatore romeno, si nascondeva in una camera d’albergo interventi dei pompieri LA CATTURA PADOVA Lo cercavano nel Vene-
ziano, dove è accusato di aver messo a segno una serie di borseggi ai danni di passanti e turisti. Invece aveva riparato nel Padovano, dove è stato rintracciato dalla polizia e incarcerato. Adrian Parcanschi, quarantunenne nativo della Romania ma da molti anni in Italia, nella serata di martedì ha richiesto una stanza per alloggiare all’hotel Paola nella zona di Ponte di Brenta. Il sistema di registrazione una volta inserii i dati personali dello straniero ha fatto partire una segnalazione automatica alla questura dal momento che l’uomo era gravato da un provvedimento emesso a suo cari-
LO STRANIERO AVREBBE DERUBATO PASSANTI E TURISTI, È STATO ACCUSATO DI FURTO E POI PORTATO IN CARCERE
co dalla procura della Repubblica presso il tribunale di Venezia. Quando il nominativo è arrivato all’attenzione della centrale operativa della questura, nella struttura ricettiva è stata inviata una pattuglia della Squadra volante. Gli agenti attorno alle 21 hanno quindi rintracciato il Parcanschi all’interno dell’hotel al civico 186 di via San Marco, notificandogli l’ordine di carcerazione del tribunale lagunare. A quel punto il quarantunenne è stato dichiarato in arresto e prelevato per essere trasferito in carcere. L’accusa che gli viene mossa è quella di furto, per alcuni episodi di cui si è reso responsabile a Venezia e che ora gli faranno scontare sei mesi di prigione. S.d.s.
ALLARME VENTO PADOVA Un insolito vento ha sferzato il capoluogo per l’intera mattinata di ieri. Era stato previsto dagli esperti, ma le raffiche hanno comunque provocato qualche disagio, ancorché limitato. Un paio di settimane si erano già vissute della analoghe condizioni climatiche per un paio di giorni, che avevano avuto come risvolto positivo un forte abbassamento della concentrazione delle polveri sottili nell’aria e il drastico calo dei Pm10. Una letterale ventata positiva per una città soffocata dallo smog, che però stavolta è passata in sordina vista l’emergenza legata al Coronavirus e il notevole calo di traffico che Padova sta vivendo in questi giorni. Il
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vento si è però fatto sentire con i suoi effetti negativi in particolare nella zona nord del capoluogo, nel popoloso quartiere dell’Arcella. É infatti in via Girolamo Forbosco che nel primo pomeriggio è stato necessario l’intervento di una squadra dei vigili del fuoco. Alcuni residenti hanno infatti digitato il numero di emergenza dopo aver visto una porzione di lamiera staccarsi dall’esterno di un edificio po-
INTERVENTO Vigili del fuoco
IN ZONA ARCELLA DA UN EDIFICIO SI È STACCATA UNA LAMIERA, VOLATA VIA NON HA COLPITO NESSUNO
co distante da via Chiaradia. La lastra di dimensioni tutto sommato contenute ha ceduto sotto le raffiche, ma fortunatamente non ha procurato danni a persone o cose e nessuno è rimasto ferito. Sul posto sono giunti i pompieri che hanno provveduto a mettere in sicurezza l’area S.d.s.
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Primo Piano
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L’emergenza a Nordest
Medici in prima linea i contagiati sono 16 solo uno è ricoverato Altri dieci sono in quarantena dopo `Arrivano i rinforzi: la Regione annuncia essere entrati in contatto con i malati 215 assunzioni tra infermieri e operatori `
L’INCONTRO VENEZIA Secondo l’ultimo bollettino della guerra al Coronavirus, in Veneto sono 16 i sanitari risultati positivi al tampone. Per ora l’unico ricoverato, in Malattie Infettive a Padova, è uno specializzando che lavora in Geriatria a Treviso ed è venuto a contatto con la seconda vittima veneta di Convid-19. Gli altri sono tutti in isolamento domiciliare fiduciario: i primi erano stati il cardiologo, l’infermiere e l’operatore dell’ospedale di Dolo, l’ultimo è stato un autista del 118 di Venezia. A questi vanno poi sommati 10 medici di base, che a propria volta sono in quarantena dopo essere entrati in contatto con pazienti contagiati, ma sono tutti privi di sintomi e quindi continuano a lavorare da casa, alla pari dei colleghi in ambulatorio. «Li ringrazio tutti, uno per uno», ha detto il governatore Luca Zaia, al termine dell’incontro con la Federazione regionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri, in cui sono state concordate tre misure con l’assessore Manuela Lanzarin e il direttore generale Domenico Mantoan, non senza qualche critica successiva da parte dei sindacati di categoria.
I DISPOSITIVI
I numeri
3.100 I dottori di base del Veneto che devono essere dotati di mezzi di prevenzione
280.000 le mascherine ordinate dalla Regione assieme a 100mila tamponi
I 14 GIORNI Per quanto riguarda i medici di famiglia che hanno visitato pazienti positivi al test, il vertice re-
100
Come riferisce il presidente regionale Francesco Noce, innanzi tutto «è stato condiviso l’uso della maschera di protezione per tutto il personale sanitario a livello
i nuovi infermieri assunti attraverso le graduatorie di Azienda Zero
CERTIFICATI INPS E INAIL PER LE ASSENZE DAL LAVORO: SARANNO INVIATI PER VIA TELEMATICA SENZA LA VISITA FISICA
203 i medici giunti a Padova per il concorso che poi è stato posticipato
IL NUOVO FRONTE
Vendite immobiliari, mobiliari e fallimentari Ancona 071 2149811 Lecce 0832 2781 Mestre 041 5320200 Milano 02 757091 Napoli 081 2473111 Roma 06 377081
ospedaliero, in particolare per l’attività ambulatoriale». Dunque non solo per i medici, ma anche per gli infermieri e gli operatori sociosanitari. «In quei frangenti – spiega Giovanni Leoni (Ordine di Venezia) – siamo a contatto diretto con il paziente, cioè sotto i due metri di distanza raccomandati, quindi sono necessari i dispositivi ad alto filtraggio». Domanda di Daniele Giordano (Fp Cgil): «Perché non è stato deciso prima? Per giorni i lavoratori sono rimasti scoperti». Ad ogni modo la stessa precauzione è stata disposta anche per la medicina sul territorio: già ieri ai dottori di base sono stati consegnati una mascherina e un camicione. «Siccome occorre raggiungere 3.100 colleghi in tutto il Veneto – precisa Domenico Crisarà (Fimmg) – chiederemo che ritirino il kit nei distretti. Più rapida sarà invece la fornitura alle 102 sedi di guardia medica».
TREVISO Porte chiuse nella Geriatria di Treviso. Dopo la morte di Luciana Mangiò, la 76enne di Paese prima vittima trevigiana del coronavirus, dal reparto dell’ospedale Ca’ Foncello non può uscire né entrare nessuno, se non il personale specializzato, espressamente autorizzato. «Stiamo lavorando senza accogliere nuovi pazienti e senza fare dimissioni – spiega il primario Massimo Calabrò – Escludiamo fin da questo momento un’errata gestione della paziente di 76 anni. Quando è entrata la sua cartella clinica parlava chiaro, indirizzando verso determinate patologie. Poi la situazione è precipitata». Nulla insomma poteva far presagire che Luciana Mangiò potesse contagiare altre persone (circostanza pe-
gionale ha ipotizzato di chiedere al ministero della Salute l’autorizzazione a farli rientrare in servizio, con l’accortezza di sottoporsi al tampone ogni tre giorni fino alla scadenza dei 14 stimati per la possibile incubazione della malattia. «L’obiettivo è di scongiurare la progressiva paralisi del servizio», osserva Leoni. Ribatte Crisarà: «Gli Ordini arrivano tardi, a livello sindacale ci siamo mossi ancora lunedì, deviando i centralini delle medicine di gruppo sui cellulari dei medici in isolamento e trovando colleghi disponibili a sostituirli in ambulatorio». Polemiche a parte, la quotidianità dei professionisti è cambiata molto, come rileva Michele Valente (Ordine di Vicenza): «Il triage è diventato telefonico con almeno 80 consultazioni al giorno e la ricetta elettronica permette il ritiro dei medicinali in farmacia. Cerchiamo di evitare il più possibile gli assembramenti: un paziente in visita; un secondo in sala d’attesa, dove sono anche state levate le sedie; tutti gli altri, fuori». Umberto Rosso (Ordine di Belluno) sintetizza così il
messaggio per la popolazione: «Andate in ambulatorio per motivi reali, differite il differibile». Stando ai riscontri della Regione, il piano sta funzionando: «In questi giorni si sono pressoché dimezzati gli accessi al Pronto Soccorso».
I CERTIFICATI La terza novità riguarda i certificati Inps e Inail per i pazienti con sospetto di malattia che devono giustificare l’assenza dal lavoro. Annuncia il presidente Noce: «Saranno inviati per via telemati-
Giulio Manfredini, avvocato difensore dell’ex presidente di Confindustria Vicenza (foto) non è possibile allestire nemmeno una videoconferenza in un’aula attigua per problemi tecnici». «La situazione è in continua evoluzione, per ora ogni tribunale può decidere autonomamente il rinvio o come svolgere le udienze», spiega Giancarlo Buonocore, avvocato generale della Corte d’Appello di Venezia. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Udienze senza pubblico, Zigliotto “silenziato” soluzioni disinfettanti e un ridotto numero di mascherine». Il rinvio sarà disposto solo se si presenteranno più di 15 legali di parte civile. «Siamo contrari a questa decisione, il mio assistito Giuseppe Zigliotto doveva testimoniare oggi e non vedeva l’ora finalmente di poter spiegare la sua posizione dopo anni di esposizione mediatica - spiega
LE ASSUNZIONI Buone notizie, intanto, sul fronte assunzioni. L’ingaggio immediato a tempo indeterminato per 215 figure professionali della sanità, «per far fronte ai maggiori carichi di lavoro legati all’emergenza Coronavirus», è stato ufficializzato da Zaia, che in qualità di soggetto attuatore può attingere direttamente alle graduatorie di Azienda Zero: 100 infermieri professionali, 80 operatori sociosanitari, 20 assistenti sanitari, 10 tecnici e 5 autisti. All’ultimo minuto l’ente regionale ha posticipato la prova del concorso per Medicina Interna: troppi 203 candidati in uno stanzone per scongiurare rischi sanitari, anche se molti candidati l’hanno scoperto quando erano già arrivati a Padova. Sono stati comunque «rinviati di circa 20 giorni» pure le selezioni per Radiodiagnostica, Medicina Trasfusionale e Audiometrista. Angela Pederiva
Processo Popolare Vicenza
VBNEZIA (m.cr.) Il Coronavirus “rinchiude” il processo di Popolare Vicenza. Il presidente Deborah De Stefani ha disposto che le udienze a Vicenza di oggi, domani, del 3 e del 5 marzo si tengano a porte chiuse per limitare i rischi di contagio. In aula solo giudici, imputati, avvocati, a due metri uno dall’altro. Niente giornalisti. Saranno a disposizione delle parti «guanti,
ca, dopo intervista telefonica, ma sarà necessario scrivere fra le note: non eseguita visita fisica». Crisarà, che è anche componente della task-force regionale sul Coronavirus, specifica: «Per legge il certificato dovrebbe essere rilasciato da chi visita, ma siccome questo innescherebbe di nuovo il rischio di contagio a catena, stiamo cercando una soluzione elettronica».
Treviso, 13 infettati dall’anziana morta Il dottore: «Ho la febbre e mal di gola» raltro non ancora chiarita del tutto, ndr) o che il coronavirus potesse entrare in reparto. I pazienti ancora ricoverati verranno via via, 88 in tutto, dimessi, quando saranno escluse complicanze. Poi l’unità verrà chiusa e sanificata: l’operazione potrebbe durare un paio di settimane.
in Geriatria. Si tratta di cinque medici, due infermieri e quattro operatori sanitari. Tutti non presentano sintomi simil influenzali o problemi respiratori e sono stati messi in isolamento domiciliare dove vengono tenuti sotto controllo con cadenza quotidiana. Tutti tranne uno: un medico dottoran-
IL CONTAGIO Di certo c’è che le persone che sono entrate in contatto con lei sono risultate positive al tampone. Tredici in tutto quelle trovate positive al tampone: la badante della donna, un vicino di casa della signora e altre undici tra il personale del nosocomio trevigiano che negli ultimi giorni aveva lavorato
GLI ALTRI NON PRESENTANO SINTOMI E SONO IN ISOLAMENTO DOMICILIARE, ANCHE LA BADANTE
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do padovano di 33 anni, specializzando in Medicina interna, che si trova ricoverato nel reparto di malattie infettive a Padova dopo aver coperto tre turni di guardia notturna “a gettone” nell’unità di Geriatria del Ca’ Foncello.
IL RACCONTO «Avevo iniziato a sentirmi un po’ strano nel pomeriggio di martedì. Verso sera le cose sono peggiorate - afferma il medico 33enne - Ho deciso di non aspettare oltre e di rivolgermi subito all’ospedale di Padova. Qui mi hanno fatto il test per il coronavirus. È risultato positivo. Adesso ho qualche linea di febbre: 37,3. E un po’ di mal di gola. Nel complesso, co-
munque, al momento non mi sento male». Ciò che preoccupa, ora, è che negli ultimi tempi il dottore ha lavorato in diversi ospedali del Veneto. L’incubo è iniziato proprio martedì con il decesso di Luciana Mangiò, da tempo costretta a convivere con gravi patologie, a cominciare da un grave scompenso cardiaco. Martedì il 33enne era tornato a casa da Treviso senza particolari problemi, solo con la consegna di rimanere in isolamento domiciliare per due settimane. Ma la sera stessa ha iniziato a sentirsi male. Così ha deciso di rivolgersi subito all’ospedale di Padova. E il test ha confermato il contagio da nuovo coronavirus. © RIPRODUZIONE RISERVATA
II
Primo Piano
Giovedì 27 Febbraio 2020 www.gazzettino.it
Emergenza coronavirus
Piovono disdette e gli albergatori chiedono risorse per stare a galla De Cassan: «Abbiamo chiesto l’accesso alla cassa integrazione tra i nostri iscritti c’è chi vuole chiudere la stagione già adesso» `
L’APPELLO BELLUNO Faccia a faccia. L’assessore regionale al turismo, Federico Caner, da un lato del tavolo e i rappresentanti degli albergatori dall’altro. «Abbiamo spiegato all’assessore - sottolinea Walter De Cassan, Federalberghi Belluno - che se continua così c’è chi la prossima settimana si vedrà costretto a chiudere». Il bivio per gli imprenditori alberghieri della provincia di Belluno è imminente. Trovarsi la prossima settimana senza clienti, equivale a sostenere i costi fissi senza avere alcuna entrata. A quel punto, forse è meglio chiudere. Bisogna fare i conti. Subito.
I TIMORI Le disdette arrivano a decine, o addirittura a centinaia per volta, spiegano gli addetti ai lavori. Tanto che nel giro di un paio di giorni è possibile stimare abbiano superato il migliaio. Soprattutto dall’estero, chi aveva già prenotato non si fa troppi scrupoli a dire addio alla vacanza sulla neve. «Il problema non è più solo relativo a quello che succede in Italia spiega De Cassan - ma anche a cosa succede ai turisti quando ritornano nello stato da cui provengono. Se quando rientrano nel loro paese d’origine vengono messi in quarantena solo perché sono stati in Veneto a quel punto in molti rinunciano. Insomma non c’è solo in Italia l’isteria per il coronavirus ma anche all’estero». A questo punto l’idea di mettere fine a una stagione, che doveva essere da record e potrebbe invece diventare mediocre, ini-
zia a prendere consistenza. All’incontro di ieri con Caner si è parlato anche degli scenari possibili. «È chiaro - prosegue De Cassan - che per le imprese medio grandi bisogna valutare anche la possibilità di licenziare dei dipendenti, per questa ragione abbiamo chiesto di poter applicare gli ammortizzatori in deroga. Tra le richieste che abbiamo avanzato alla Regione anche quella di portare la nostra voce al Governo per le moratorie sui mutui». Chiudere prima i battenti (allo scopo di minimizzare le perdite, abbattendo i costi fissi) potrebbe
«IL PROBLEMA NON È SOLO RELATIVO A QUELLO CHE SUCCEDE IN ITALIA MA ALLE SCELTE DEI PAESI DI PROVENIENZA SULLA QUARANTENA»
PREOCCUPATO Il presidente di Federalberghi Walter de Cassan
infatti generare difficoltà nel rimborso dei mutui. «Si verificherebbe una crisi di liquidità» aggiunge De Cassan. «A questo punto risulta determinante - riprende il rappresentante degli albergatori bellunesi - capire cosa succederà da domenica. In modo da ripartire con un piano per recuperare il danno d’immagine. Un danno che è ben diverso da quello economico».
LE SOLUZIONI «Pandemia economica» la chiama il numero uno delle Camere di Commercio del Veneto e presidente di quella di Belluno e Treviso, Mario Pozza. «Per rilanciare l’immagine del Veneto - prosegue Pozza - basterebbe che il governo facesse un paio di interventi, sul taglia spese, sulle leggi speciali, togliessero i vincoli di bilancio. A disposizione ci sarebbero dodici milioni di euro. Soldi che sono già nostri, non contributi dello Stato». Ovviamente la politica, in queste ore non rimane a guardare: «Non possiamo vivere con la paura di andare un fine settimana all’aperto mentre assistiamo alle resse irrazionali nei supermercati - spiega il sindaco di Calalzo e parlamentare di Fratelli D’Italia, Luca De Carlo - non è una situazione da prendere alla leggera, e cittadini e istituzioni lo stanno dimostrando; ma stiamo assistendo a scene di panico e allarmismo ingiustificate, che vanno unicamente a penalizzare le nostre realtà e ad avvantaggiare gli Stati esteri, che per ora fanno registrare meno casi rispetto all’Italia, forse anche a causa di controlli meno capillari». Andrea Zambenedetti
DISDETTE Non esiste un calcolo preciso del numero ma nelle ultime ore ne sono arrivate a centinaia
Cortina non sente il contraccolpo: la stagione fila via liscia sulle piste SOSPIRO DI SOLLIEVO CORTINA L’inverno è ancora lontano dalla fine, a Cortina. Si scia in tutti i comprensori, sulle piste della conca ampezzana, dalla Tofana al Cristallo, dalle Cinque Torri al Faloria. In quest’ultimo carosello di piste e impianti la chiusura sarà da record, fra oltre due mesi, nel lungo ponte festivo dal 1 al 3 maggio. Ieri mattina una spolverata di neve ha imbiancato il fondovalle, per sciogliersi in fretta, ma ha contribuito a rinfrescare l’aria, a ripulire le strade. Più in alto ha rinnovato le piste, per la gioia dei numerosi appassionati dello sci, che ancora affollano Cortina. Molti sono stranieri, incuranti dell’allarme per il contagio da coronavirus. L’associazione albergatori ha attivato un sondaggio, fra i propri associati, per verificare se e quante disdette siano arrivate, da parte di ospiti che hanno deciso di accorciare il soggiorno, di anticipare il rientro a casa, oppure hanno optato per altre destinazioni. L’amministrazione comunale e gli operatori turistici e culturali privati rispettano le disposizioni regionali e nazionali: sono chiusi al pubblico lo stadio Olimpico del ghiaccio e il cinema, le sale degli incontri letterari, tutti i calendari delle manifestazioni sono sospesi sino al 1 marzo, la
chiesa è chiusa e le funzioni religiose sono trasmesse alla radio. E’ accaduto ieri, per la solennità delle Ceneri, nel passaggio dal carnevale, terminato anzitempo, alla Quaresima. Sabato sera la partita di hockey su ghiaccio fra l’Hafro Cortina e il Lubiana si giocherà a porte chiuse; è accaduto anche mar-
SONO SOPRATTUTTO LE SECONDE CASE VILLE E APPARTAMENTI PRIVATI AD ESSERE ANIMATI PIÙ A LUNGO RISPETTO AL SOLITO
tedì, contro gli altri sloveni di Jesenice. Accadrà questa sera, ad Asiago, dove vigono le stesse disposizioni. Ma le piste da sci e gli impianti di risalita non rientrano in questo elenco e l’attività sportiva continua senza interruzione, senza calare. Si registra intanto il fenomeno opposto alla disdetta, con il prolungamento della permanenza in montagna, da parte di chi può farlo, così da restare lontano dalle città, dalle aree più a rischio di contagio. Sono soprattutto le seconde case, ville e appartamenti privati, ad essere animati più a lungo del solito. Con un vantaggio per negozi e ristoranti. Marco Dibona
CHI PUÒ A Cortina il fenomeno opposto alle disdette, chi ne ha avuto possibilità si è concesso altri giorni lontano dalle città
Al Cà Foncello di Treviso la prima positività bellunese IL CASO BELLUNO Non ha alcun sintomo ma l’esito del tampone a cui è stato sottoposto non ha lasciato dubbi: è positivo al coronavirus. Il medico di geriatria, che ha lavorato nel reparto del Cà Foncello di Treviso in cui martedì sera è morta la 76enne Luciana Mangiò, è il primo bellunese ad aver contratto il virus. Per lui, vista l’assenza di sintomi, è stato disposto l’isolamento domiciliare nella sua abitazione.
UN PASSO INDIETRO L’incubo è iniziato martedì con il decesso della paziente ricoverata a Treviso da tre settimane. Da tempo la pensionata era costretta a convivere con
gravi patologie, a cominciare da un grave scompenso cardiaco. Poche ore prima che il suo cuore smettesse di battere è risultata positiva al coronavirus: il primo caso, immediatamente fatale, registrato nel trevigiano. Da quel momento il reparto è stato bloccato. Sono stati disposti i controlli per evidenziare eventuali contagi. E ieri sono emerse dodici positività: la badante e un
AD AVER CONTRATTO IL VIRUS UN MEDICO CHE LAVORA NEL REPARTO IN CUI È DECEDUTA LA 76ENNE TREVIGIANA
vicino di casa della signora, più altre undici tra il personale che negli ultimi giorni aveva lavorato in Geriatria, cinque medici, tra i quali il bellunese, due infermieri e quattro operatori sanitari. Il dottore, residente nel Bellunese ma con domicilio nella Marca, non ha evidenziato particolari problemi. Per lui è dunque bastata, come per la maggior parte dei pazienti risultati positivi ma asintomatici, la consegna di rimanere in isolamento domiciliare per due settimane.
REPARTO CHIUSO
L’OSPEDALE Il caso emerso dai controlli al Caì Foncello di Treviso
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Il reparto trevigiano, intanto, è stato chiuso. Non si può uscire né entrare, fatta eccezione per il personale specializzato, espressamente autorizzato. «Stiamo
lavorando senza accogliere nuovi pazienti e senza fare dimissioni – spiega il primario – escludiamo fin da questo momento un’errata gestione della paziente di 76 anni. Quando è entrata la sua cartella clinica parlava chiaro, indirizzando verso determinate patologie. Poi la situazione è precipitata». I pazienti ancora ricoverati nella Geriatria di Treviso verranno via via dimessi, quando saranno escluse complicanze. Poi l’unità verrà chiusa e sanificata. L’operazione potrebbe durare un paio di settimane. Nel frattempo l’ospedale di Treviso si sta organizzando per mettere in piedi un reparto temporaneo di Geriatria sfruttando altri spazi presenti all’interno della struttura.
XI
Cortina
PAZZO METEO Il previsore Thierry Robert-Luciani dell’Arpav spiega il fenomeno che si è verificato ieri del “graupel” Anche stasera si prevedono rovesci
Cadore
Giovedì 27 Febbraio 2020 www.gazzettino.it
belluno@gazzettino.it
Scontro al Tar sull’Elisoccorso: scatta la proroga `Il vecchio gestore
resta per altri sei mesi per non bloccare tutto PIEVE DI CADORE
IL FENOMENO della neve pallottolare ieri ha interessato anche Cortina, con strade imbiancate per poco più di un’ora
Neve di primavera e vento: vola il tetto e mezzi bloccati Imbiancate all’improvviso ieri le strade `Casa scoperchiata a Laggio, furgone è durato poco, ma ha causato dei disagi bloccato a Costalissoio e statale chiusa
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CADORE/COMELICO Si chiama “graupel” ed è una neve “pallottolare” che arriva a primavera. Complici le alte temperature e le condizioni meteo è arrivata ieri mattina dal Comelico al Cadore, causando anche danni, per il forte vento. Una casa di turisti di Padova è stata scoperchiata a Laggio e un furgone che arrivava da Pordenone è rimasto bloccato sulla ripida discesa di Costalissoio. La neve che ha imbiancato anche le strade di Cortina è durata pochissimo. Ma è previsto un nuovo calo termico e il temutissimo vento di Fohen per questa sera fino a venerdì mattina. Le chiamate ai vigili del fuoco sono iniziate di prima mattina quando si è verificato il fenomeno, la perturbazione che più tardi si è spostata in Alpago e sul Nevegal, intorno a
mezzogiorno.
stradina ripida in cima al paese.
A VIGO
A CORTINA
«Vedo il tetto della casa davanti che si sta sollevando», ha detto una cadorina che abita in borgo Salagona, a Laggio di Vigo di Cadore. È stata lei a chiedere l’intervento dei vigili del fuoco che sono arrivati con una squadra da Pieve di Cadore e hanno lavorato per la messa in sicurezza dell’abitazione. Si tratta di una casa di turisti: una falda della copertura, forse già lesionata da Vaia si è alzata e spostata definitivamente.
A SANTO STEFANO
La neve che aveva imbiancato le strade all’improvviso ieri mattina invece ha bloccato un corriere arrivato a Costalissoio da Pordenone. Sono dovuti intervenire i pompieri di Santo Stefano per aiutarlo a scendere dalla
La neve “tonda” ha imbiancato ieri mattina anche le strade di Cortina, spaventando automobilisti vista la precipitazione intensa. Il manto bianco caduto sulle strade alle 7 di ieri è sparito poi poco dopo.
L’ARPAV
Le precipitazioni nevose accompagnate da rovesci possono provocare la caduta di questo “graupel”. Come spiega il meteorologo Thierry Robert-Luciani dell’Arpav di Arabba ieri c’era il contrasto di una dozzina di gradi da alta e bassa quota. «Questo fenomeno “graupel” lo osserviamo come neve primaverile in montagna, ma si può verificare anche nel cuore dell’inverno quando ci sono forti contrasti termici tra bassi strati e alta quo-
ta. Oggi (ieri ndr) ci sono state tracce di questa neve a Falcade, a Cortina e Arabba. Siamo però stati fortunati perché l’ingresso di aria fredda è entrato in maniera graduale, se fosse stato molto pronunciato ci sarebbero state raffiche dannose. Ed è quello che potrebbe accadere tra giovedì sera e venerdì mattina, quando è previsto un nuovo calo termico: le temperature scenderanno da meno 10 a 3mila metri fino a meno 18».
STRADA INTERROTTA
La giornata di ieri è terminata con un bilico polacco incastrato sulla curva del ponte della Vallesina a Valle di Cadore: la strada 51 è stata chiusa per più di un’ora. Solo attorno alle 17.30 il traffico ha ripreso a scorrere. Ma in questo caso il maltempo non c’entra: è stata solo un’errata manovra.
La direzione generale dell’Ulss Dolomiti informa che è stato prorogato il servizio di elisoccorso sanitario della centrale operativa 118 per il primo semestre 2020. Era stato il direttore generale dell’Azienda Ulss 2 Marca Trevigiana, Azienda capofila, a disporre la proroga, nelle basi operative di Pieve di Cadore, Treviso, Padova e Verona, nelle more dell’affidamento della nuova gara regionale, alla ditta Babcock Mission Critical Service Italia Spa di Milano, fino al prossimo 30 giugno, alle attuali condizioni economiche, fatto salvo l’adeguamento Istat.
CONTINUITÀ Il provvedimento è necessario per garantire l’operatività alla luce del ricorso amministrativo al Tar, il tribunale amministrativo regionale, conseguente la gara gestita da Azienda Zero per l’affidamento dell’elisoccorso. Così si garantisce la continuità del servizio in regime di proroga tecnica e, non appena sarà superata l’attuale impasse, si procederà alla stipula della nuova convenzione. Con provvedimento l’Ulss Dolomiti, rilevata la necessità di assicurare il servizio di elisoccorso sanitario nella base operativa di Pieve di Cadore, ha preso atto della decisione ed ha approvato la proposta di prosecuzione del contratto in essere con la ditta Babcock, la vecchia Inaer, fino al 30 giugno.
contratto, l’Ulss 1 si riserva la facoltà di recedere da quello in essere. La spesa per la prosecuzione del contratto è pari a due milioni di euro Iva compresa. Erano due i soggetti in corsa per la gestione dell’elisoccorso, la delibera della gara è stata siglata prima della fine dell’anno e se l’è aggiudicata la Babcock Mission Critical Services Italia spa, l’ex Inaer, che renderà operativo anche il volo notturno. E sarà la centrale di Pieve a coordinare il volo nottirno che sarà garantito non solo al bellunese.
VERSO IL VOLO NOTTURNO
Lo aveva anticipato il consigliere regionale Franco Gidoni: «Da questa base garantiremo il volo notturno anche per le aree di Treviso, Venezia ed Asiago. Il servizio sarà operativo per la prossima estate». A 32 anni dal primo volo dell’elisoccorso, era il giugno del 1988, il servizio sarà anche di notte così da garantire, in materia di assistenza, le pari opportunità agli abitanti della montagna. Resta da capire dove farà base il volo notturno visto che a Pieve dovrebbe a breve aprire il cantiere che costruirà la nuova piazzola a servizio dell’ospedale del Cadore. Durante i lavori la base provvisoria sarà a Vallesella di Domegge, mentre per il ricovero notturno dell’elicottero si cercano gli spazi adatti. Giuditta Bolzonello
DUE MILIONI DI EURO Nel provvedimento aziendale è stato specificato che qualora venisse aggiudicata la gara e fosse possibile sottoscrivere il
Assegno da 30mila euro per l’Istitut cultural ladin Sicurezza nei grandi eventi: `Il Comune rinnova
la quota associativa voluta ancora nel 2003 CORTINA Il Comune di Cortina d’Ampezzo versa 30mila euro di quota associativa, per l’anno 2020, all’Istitut cultural ladin Cesa de Jan di Colle Santa Lucia. Prosegue dunque la collaborazione con le due amministrazioni comunali di Colle e di Livinallongo del Col di Lana, sancita dallo statuto sociale dell’istituto. L’accordo fu approvato dal consiglio comunale ampezzano il 28 novembre 2003, con l’allora sindaco Giacomo Giacobbi. La successiva inaugurazione dell’isti-
tuto avvenne il 20 febbraio 2005. La convenzione che ne regola le attività è stata rinnovata nel febbraio 2016 e stabilisce i ruoli dei soci fondatori, impegnati per valorizzare la cultura e l’identità ladina. Quella convenzione garantisce il funzionamento della struttura, con una esatta disciplina dei rapporti finanziari fra i soggetti firmatari. La quota associativa va versata entro la scadenza della fine del mese di aprile di ogni anno. L’istituto ha sede a Colle, nell’antico palazzo monumentale Chizzali Bonfadini del XVII secolo, la “Casa delle inferriate”, per le imponenti grate che testimoniano la funzione di un tempo, nella gestione amministrativa delle miniere di ferro del Fursil. I soci fondatori furono, oltre ai tre comuni, le unioni cultura-
MUNICIPIO Il Comune socio
li ladine dei tre paesi, un tempo uniti nel Capitanato d’Ampezzo, durante l’amministrazione asburgica. Collabora con altre istituzioni culturali dell’area ladina per valorizzare, promuovere e tutelare storia, lingua, cultura, toponomastica, tradizioni. E’ uno strumento operativo per lo sviluppo di progetti finanziati in base alla legge quadro nazionale 482 del 1999, che tutela le minoranze linguistiche. E’ riconosciuto dalla Provincia di Belluno, assieme all’Istituto ladin de la Dolomites che ha sede a Borca di Cadore. Il consiglio di amministrazione è presieduto da Elsa Zardini; il direttore è Denni Dorigo. L’istituto sta cercando un nuovo collaboratore; le domande vanno presentate entro l’11 marzo prossimo. M.Dib.
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accordo con la Mondialpol CORTINA Saranno le guardie giurate Mondialpol a garantire la sicurezza delle Finali di Coppa del mondo di sci alpino di Cortina, in calendario fra tre settimane, e dei Campionati del mondo del febbraio 2021. E’ stata rinnovata la convenzione fra Fondazione Cortina 2021 e l’azienda che si occupa di sicurezza, per garantire l’ottimale svolgimento delle due importanti manifestazioni sportive internazionali. Il personale di Vedetta 2 Mondialpol dovrà controllare tutte le installazioni necessarie per gli eventi, sia in paese, sia nell’area di arrivo, sulla Tofa-
na, dove già si stanno sistemando costose attrezzature. Nei prossimi giorni, a ridosso delle gare, arriveranno i grandi mezzi delle produzioni televisive. Dal 18 al 22 marzo nel vasto piazzale di Rumerlo, al traguardo della pista Olympia, ci saranno tanti allestimenti da proteggere. Per garantire la sicurezza della manifestazione e degli eventi si aggiungerà la presenza continuativa di due responsabili, con una sala operativa mobile. Gli uomini Vedetta 2 Mondialpol saranno anche sulle piste, nel’area di partenza delle gare, a Pomedes e al Duca d’Aosta, al Col Druscié, allo stadio Olimpico del ghiaccio. Saranno svolti anche compiti di gestione di oggetti di valore e accopagnamento vip. (mdib)
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Primo Piano
Giovedì 27 Febbraio 2020 www.gazzettino.it
L’emergenza a Nordest IL QUADRO VENEZIA Nel Veneto che piange due vittime, Adriano Trevisan e Luciana Mangiò, il coronavirus non risparmia nemmeno i bambini: ai sette casi di contagio di minorenni registrati in Lombardia, ieri si è aggiunto quello nel Padovano. Si tratta di una bambina di 8 anni, abitante a Curtarolo, parente del paziente di Limena, risultata positiva al tampone ma che non presenta alcun sintomo, né febbre né tosse. Dovrà restare a casa, in “quarantena”, i suoi compagni di classe saranno tenuti in osservazione, mentre la scuola dovrà rimanere chiusa fino al termine del periodo di incubazione della malattia. Intanto sono saliti a 87 i casi di contagio nella regione. E sono aumentati anche i “cluster”, cioè i gruppi di pazienti riconducibili allo stesso focolaio. Ma, soprattutto, è stata accertata una correlazione tra il focolaio lombardo di Lodi e quello veneto di Vo’: Walter Ricciardi, membro italiano del Comitato esecutivo dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e consulente del ministro della Salute, ha detto che esiste una relazione fra le due aree infettate. «Si tratta di un’ipotesi già accertata».
I DATI L’ultimo bollettino di martedì dava 45 casi di contagio. Ieri i bollettini sono stati tre e nell’arco di dieci ore, dalle 6.30 alle 11 e poi alle 16.30, c’è stata una escalation: 58 casi, poi 71, infine 87. Il focolaio più consistente resta quello di Vo’, il Comune di 3.400 anime in provincia di Padova che da lunedì scorso è off limits, nessuno può entrare, nessuno può uscire. Lì le persone risultate positive al Covid-19 sono 42, ma più della metà, 24, non sono ricoverate. Va detto che ai cluster di Vo’, Dolo e Venezia, ieri si sono aggiunti quelli di Limena e Treviso: segno che il virus ormai è dappertutto e non è escluso che altri focolai possano essere accertati. Ci sono infatti altri 9 pazienti ancora da associare a un gruppo di contagio, di cui due ricoverati all’ospedale All’Angelo a Mestre. Complessi-
LA MAGGIOR PARTE DELLE PERSONE CON IL VIRUS NON È RICOVERATA IERI DIMESSO UN ALTRO PAZIENTE
IL FOCUS PADOVA Niente febbre, nessun raffreddore, nemmeno un colpo di tosse o uno starnuto. È in ottime condizioni di salute, ma è risultata positiva al tampone e quindi deve starsene a casa in isolamento. Stessa sorte toccherà ai compagni di classe, mentre la scuola rimarrà chiusa per consentire una totale sanificazione. È una bimba padovana di otto anni la più giovane paziente veneta ad aver contratto il Coronavirus. Vive a Curtarolo, va a scuola a Limena e proprio qui, nel piccolo comune a due passi dal casello di Padova Ovest, è stato registrato un nuovo significativo “cluster” che conta ufficialmente almeno otto persone contagiate. Il primo è stato un imprenditore di 68 anni ricoverato in Terapia intensiva all’ospedale di Padova e la bambina è una sua parente. Altri sei casi, tutti legati a questa famiglia, sono stati registrati tra Limena e Curtarolo. Un caso di contagio è stato segnalato anche nella vicina San Giorgio in Bosco (accer-
Veneto, il contagio raddoppia Prima bimba trovata positiva I casi rilevati dopo gli oltre 4mila test diventano 87 `Il ministro Speranza: «Esiste un collegamento La piccola sta bene, è parente del malato di Limena tra i due focolai del Lodigiano e del Padovano» `
vamente tra i contagiati le persone attualmente non ricoverate sono 51. Un secondo paziente positivo al coronavirus, dopo la donna mandata a casa martedì, è stato dimesso ieri e posto in isolamento fiduciario a domicilio. Si tratta di una persona del cluster di Vò che era risultato positivo al test il 22 febbraio scorso, il giorno dopo la morte di Adriano Trevisan, quando è esplosa l’emergenza sanitaria.
TAMPONI Dopo aver superato solo in
Veneto quota 4mila tamponi sul totale nazionale di 9.462, il nuovo orientamento è di limitare il test a chi presenta i sintomi e cioè febbre alta, tosse forte, difficoltà respiratorie. «Perché ha detto il presidente della Regione, Luca Zaia - con questo eccesso di zelo, facendo tamponi a chiunque, anche a chi sta bene, andiamo a ingolfare il sistema. Un riallineamento alle linee guida è fondamentale, ma so che il ministro si sta già dando da fare». Intanto il ministro della Salute Roberto Speranza, nell’in-
formativa urgente alla Camera resa ieri sera, ha detto che esiste un collegamento tra il Lodigiano e il Padovano: «I primi riscontri evidenziano che in Italia si sono sviluppati due focolai, che inizialmente sembravano distinti, ma che poi si sono dimostrati connessi, uno in Lombardia, più vasto, e un altro puntiforme in un piccolo comune del Veneto».
I DANNI Intanto i rappresentanti di tutte le categorie economiche di
Niente febbre né raffreddore ma dovrà stare in isolamento In quarantena la sua scuola Accessi separati Casi sospetti, 56 tende pronte in 26 ospedali Misure di prevenzione anti-coronavirus in 26 ospedali del Veneto. La Protezione civile sta completando in queste ore l’allestimento di 56 tende pneumatiche. «Si tratta di una predisposizione preventiva – spiega l’assessore Gianpaolo Bottacin – allo stato attuale, le tende vengono montate e tenute chiuse». Verranno utilizzate solo per garantire un percorso separato ai pazienti con sintomi riconducibili al Convid-19.
tamenti in corso), mentre due ulteriori casi sono emersi ieri mattina a Vigodarzere, nella cintura urbana di Padova: una coppia di coniugi è in buone condizioni.
IL NUOVO ALLARME Se nell’ultima settimana l’attenzione si era concentrata sulla Bassa Padovana e in particolare sul comune di Vo’ Euganeo, primo focolaio in Veneto e per questo tutt’ora blindato e isolato, ora i riflettori si accendono anche sull’area di Limena. L’imprenditore ieri risultava ancora in gravi condizioni, mentre tutti gli altri contagiati sarebbero asintomatici. La piccola di otto anni frequenta la scuola elementare Petrarca e ieri il sindaco di Limena Stefano
Tonazzo ha eseguito le disposizioni emanate dal Dipartimento di Prevenzione delle Regione: l’istituto resta chiuso per essere sanificato. La data di riapertura non è stata ancora fissata ma si parla del 9 marzo, termine del periodo di incubazione della malattia. È stato inoltre previsto l’isolamento fiduciario di tutta la classe frequentata con il coinvolgimento dei pediatri di famiglia. In isolamento fiduciario anche gli insegnati della classe e parte del personale scolastico. Sono invece risultati negativi i tamponi eseguiti agli operatori del Distretto sanitario di Limena dove lunedì si era presentato l’imprenditore contagiato, accusando un malore poco dopo.
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Tutto quello che sappiamo sul Coronavirus DI CHE SI TRATTA I coronavirus sono una vasta famiglia di virus Causano malattie che vanno dal comune raffreddore a patologie respiratorie gravi
I SINTOMI PIÙ COMUNI
Raffreddore
Mal di gola
Tosse
Febbre
Sindrome respiratoria acuta
Polmonite
Il virus Sars-CoV-2 è stato identificato per la prima volta a Wuhan, in Cina, alla fine del 2019 La malattia che il patogeno provoca è stata chiamata CoVid-19
Insufficienza renale
Difficoltà respiratorie
COME SI TRASMETTE
Le persone più a rischio sono gli anziani e quelle con malattie pre-esistenti
Il virus si diffonde principalmente attraverso il contatto stretto con una persona malata Saliva Starnuti Colpi di tosse Contatti diretti personali Mani che toccano bocca, naso o occhi
PERIODO DI INCUBAZIONE Si stima che vari tra 2 e 11 giorni Fino ad un massimo di 14 giorni
PER I 650 ALUNNI DELL’ISTITUTO DI LOZZO ATESINO, A CUI FA CAPO VO’, LEZIONI VIA TABLEDT O CELLULARE
CURA Non esiste un vaccino. Per realizzarne uno ad hoc si stima ci vogliano tra i 12 e i 18 mesi I sintomi possono essere trattati
IL PAESE BLINDATO A Vo’ Euganeo, paese che conta poco più di tremila anime e un triste primato (abitava qui il primo morto veneto, Adriano Trevisan di 78 anni) i tamponi su tutta la popolazione procedono al ritmo di 500 al giorno. L’obiettivo, però, è non perdere il contatto con la quo-
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PREVENZIONE Oltre agli ospedali in cui sono ricoverati i malati di coronavirus, all’esterno di altri nosocomi la protezione civile sta allestendo le tende per la quarantena. Questa è a Castelfranco Veneto (Treviso). A destra, la locanda Sole di Vo’: la titolare risulta positiva ma sta bene ed è stata dimessa
Le parole chiave
1 I numeri
51 Le persone risultate positive al Covid-19 ma non ricoverate
2 Le vittime in Veneto Due anche i pazienti dimessi dall’ospedale Padova hanno scritto al premier Giuseppe Conte per chiedere che le agevolazioni fiscali previste dal Governo per le aree colpite dal problema siano estese a tutta la regione. «Le preoccupazioni del mondo dell’economia e dell’imprenditoria veneta di fronte a questa emergenza - ha detto Zaia - sono le nostre preoccupazioni, le mie personali e voglio credere siano anche quelle di tutti. Questa comunità non può vedere minacciato il suo più grande valore: l’impresa, forse il più identitario della
BAMBINI Scuola chiusa a Limena
tidianità. Da stamattina infatti i 650 alunni dell’istituto comprensivo di Lozzo Atestino, di cui fa parte anche il polo di Vo’, torneranno a fare lezione. Niente banchi, cattedre e lavagne: saranno tutti collegati per due ore al giorno via tablet o smartphone alle piattaforme didattiche online messe a di-
nostra gente tra quelli nati dal sacrificio». Il vero problema è impedire «che i nostri competitors internazionali si gettino come avvoltoi su una bestia ferita come ora può apparire a qualcuno l’economia veneta. Basta vedere cosa sta avvenendo con il turismo, la nostra prima industria con 18 miliardi di euro di fatturato, e la campagna di discredito ai confini della diffamazione sul piano internazionale».
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Soggetto asintomatico
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LE CATEGORIE ECONOMICHE SCRIVONO AL PREMIER CONTE: «LE AGEVOLAZIONI FISCALI VANNO ESTESE A TUTTA LA REGIONE»
sposizione dalla scuola. «Nessun docente si è tirato indietro di fronte a questa situazione inedita - racconta il preside Alfonso D’Ambrosio -. Da subito abbiamo pensato di continuare a essere una scuola, pur nell’emergenza». Oggi ad accogliere virtualmente i ragazzi ci sarà anche il preside di Codogno, primo focolaio italiano nel lodigiano: porterà il suo saluto in uno spirito di gemellaggio solidale. Sono più di 800 le mail arrivate negli ultimi giorni alla scuola di Vo’: scrivono, per proporre aiuto o semplicemente per dare sostegno morale, insegnanti, scrittori e psicologi di tutta Italia. Ad aiutare gli anziani nel fare la spesa ci pensa un gruppo di “Giovani alpini” mentre la nuova attrazione di gruppo è il Monopoly “Virus edition” inventato da una famiglia in isolamento. «Qui - racconta più di qualcuno guardando il bicchiere mezzo pieno - ne approfittiamo per stare insieme. È come se fosse sempre domenica». Gabriele Pipia © RIPRODUZIONE RISERVATA
Si verifica quando una malattia infettiva provoca un aumento nel numero di casi rispetto a quanto atteso all’interno di una comunità o di una regione ben circoscritta, come sta accadendo in questi giorni in alcune aree del Nord Italia con il SARS-CoV-2.
Epidemia e pandemia
ASSUNZIONI
Intanto la Regione ha disposto l’assunzione immediata a tempo indeterminato per 215 figure professionali della sanità, per far fronte ai maggiori carichi di lavoro legati all’emergenza coronavirus. Si tratta di 100 infermieri professionali, 80 operatori sociosanitari, 20 assistenti sanitari, 10 tecnici e 5 autisti. Alda Vanzan
Focolaio epidemico
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L’epidemia è la trasmissione frequente e localizzata - limitata nel tempo - di una malattia infettiva (come a Wuhan). La pandemia è invece la diffusione di una malattia in più continenti o comunque in vaste aree del mondo.
È una persona affetta da una malattia, ma che non presenta sintomi apparenti. Nel periodo di “incubazione” una malattia è già presente senza mostrare sintomi ma alcune malattie possono rimanere asintomatiche per sempre.
Quarantena (14 giorni) È un periodo di isolamento al quale vengono sottoposte persone che potrebbero portare con sé germi di malattie infettive. Per il coronavirus è di 14 giorni per chi ha avuto contatti stretti con casi confermati di Covid-19.
Contatto stretto Possono essere gli operatori sanitari o altre persone impiegate nell’assistenza e le persone che sono state faccia a faccia o nello stesso ambiente chiuso o che vivono nella stessa casa con un caso sospetto o confermato. FONTE: Istituto superiore di Sanità
La barista già dimessa: «Sorpresa da quel test, non mi sentivo malata» Doriana Mingoni, 47 anni, è la titolare del locale di Vo’ dove la prima vittima giocava a carte: «Nessun sintomo» `
IL RACCONTO VO’ EUGANEO (PADOVA) Positiva al Coronavirus, ma asintomatica. Tanto che è potuta tornarsene a casa, dove resterà in quarantena per 14 giorni, passati i quali potrà tornare alla vita normale. Quella di Doriana Mingoni, co-titolare, assieme al socio Alessio Guerra, della Nuova locanda al Sole di Vo’, è una storia di speranza, non solo per gli abitanti del paesino padovano incastonato tra il monte Venda e il monte Lozzo, sui Colli Euganei. Nel suo bar andavano a giocare a carte i due primi contagiati dal morbo di origine cinese, lo sfortunato Adriano Trevisan, morto venerdì 21 a Schiavonia, e Renato T., 68enne della frazione di Cortelà, ancora ricoverato in Terapia intensiva a Padova, ma in via di miglioramento. E per que-
DUE SETTIMANE A CASA «MIO DEDICHERÒ ALLE COSE CHE NON HO MAI TEMPO DI FARE CHI È IN SALUTE NON HA NULLA DA TEMERE»
sto la donna, 47 anni, si era presentata già venerdì sera all’ospedale di Padova per eseguire il tampone faringeo.
IL TEST «Dopo aver fatto il test, gli infermieri mi hanno detto che se ci fossero stati problemi, mi avrebbero avvisato con una telefonata e, nel frattempo, di restare a casa». Telefonata che è arrivata la mattina dopo: il tampone era risultato positivo. Così i sanitari del 118 sono andati a prelevarla a casa con un’ambulanza per portarla nel reparto di Malattie infettive, dove la donna è stata ricoverata per un giorno e mezzo. «Non mi sono nemmeno mai spogliata, un po’ per scaramanzia, un po’ perché sapevo dentro di me che sarei tornata a casa in poco tempo. Ero andata a farmi l’esame per puro scrupolo, nonostante non avessi alcun sintomo. Avevo anche evitato di vedere degli amici alla sera, ma lo facevo proprio solo per un atto di responsabilità. Quando mi hanno detto che ero positiva, mi sembrava impossibile, perché non mi sentivo malata». A questo punto, dopo la doccia fredda, l’unica cosa che Doriana ha potuto fare, è stata quella di cercare di vedere qual-
cosa di positivo in tutta questa storiaccia.
LE RASSICURAZIONI
«Voglio rassicurare i miei compaesani: per chi è in salute e non ha criticità pregresse, come nel mio caso, non c’è nulla da temere - assicura - Non mi ero nemmeno accorta di stare male, ho avuto solamente un giorno con qualche lineetta di febbre, niente di che. Mi rendo conto che le cose sono diverse se si hanno in casa persone anziane o bambini. In questo sono fortunata, vivendo sola non ho questa preoccupazione, ma vorrei che passasse un messaggio positivo. Sono tranquilla e anzi voglio vedere questi 14 giorni di quarantena come un “regalo” da usare come una sorta di pausa dalla frenesia quotidiana». Le cose da fare in casa, nella zona del monselicense, non mancano: «Ho deciso che imparerò a suonare la chitarra e mi dedicherò alle cose che normalmente non ho il tempo di fare». Anche gli amici la stanno aiutando: «Vanno a farmi le compere al supermercato e poi mi attaccano la spesa al cancello e io la vado a prendere quando se ne vanno». Marina Lucchin © RIPRODUZIONE RISERVATA
Troppi test effettuati: ora solo a chi registra qualche sintomo IL CASO ROMA Nelle regioni dei due focolai, Lombardia e Veneto, si è cominciato a effettuare i test sul coronavirus in modo indiscriminato, senza limitarsi a coloro che hanno i sintomi. Questo ha causato uno spreco di risorse, perché co-
munque solo il 4 per cento di chi è stato esaminato è risultato positivo. In altri termini, nel 96 per cento dei casi erano falsi allarmi. Ieri è intervenuto il Consiglio superiore della Sanità che ha messo un punto fermo: i tamponi che rilevano la presenza del Sars-CoV-2 devono essere utilizzati solo per quei pazienti che hanno sintomi come febbre e tosse o per coloro che hanno avuto contatti stretti con persone risultate positive.
LE RAGIONI
EMERGENZA CORONAVIRUS Per il Veneto è stato attivato il numero verde 800462340
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Ci sono due ragioni all’origine di questa decisione: è vero che anche gli asintomatici possono essere contagiosi, ma in percentuale molto minore rispetto a chi ha sintomi e dunque, per arginare la diffusione del coronavirus è più utile concentrarsi su quella tipologia di pazienti; inoltre, svolgendo i test in maniera massiccia, si
aumenta la possibilità di imbattersi in finti positivi come avvenuto in Piemonte. Gli infettivologi poi spiegano: la risposta che si sta dando in termine di test è imponente, nessun Paese può sostenerla con questi numeri. D’altra parte, in Lombardia, è stata necessaria una prima risposta massiccia, perché c’era il timore di non circoscrivere il focolaio di Codogno. Ormai in Italia, in totale, i tamponi eseguiti sono stati diecimila, ma il 75 per cento sono stati fatti tra Lombardia e Veneto. In particolare, nella regione di Zaia è risultato positivo meno del 2 per cento di coloro che sono stati sottoposti alla verifica. Comprensibile il desiderio di rispondere in modo perentorio all’emergenza di Vo’ Euganeo, però resta il fatto che su quasi 5.000 tamponi, 4.900 sono risultati negativi. © RIPRODUZIONE RISERVATA
GIOVEDÌ 27 FEBBRAIO 2020 IL MATTINO
PRIMO PIANO
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L’allarme globale: la politica Il leghista chiede un incontro al Quirinale Strada in salita, ma gira già il nome di Cartabia
Salvini apre all’ipotesi delle larghe intese E il governissimo piace anche a Renzi IL RETROSCENA
on è ancora nato, forse non nascerà mai, ma gli hanno già dato un nome che rende l’idea: «Si potrebbe chiamare governo di Salute pubblica…», dice a Montecitorio uno dei maggiorenti del governo giallorosso. Da 48 ore nel Palazzo non si parla d’altro, sugli scranni della Lega e su quelli del governo, su quelli del Pd e su quelli dei 5S leader e peones ripetono lo stesso ragionamento: se nei prossimi 15 giorni l’Italia continuerà a restare il Paese europeo più martoriato dal Coronavirus, e al tempo stesso si avvicinerà lo spettro della recessione, diventerebbero più concreti due eventi a catena: la naturale caduta del governo Conte e la contestuale nascita di un governo di unità nazionale. Un esecutivo per salvare l’Italia dalla doppia emergenza, sanitaria ed economica. Con tutti dentro: il Pd e la Lega, i Cinque stelle e Fratelli d’Italia. Fantapolitica? Nelle ultime ore la novità – e non da poco – arriva dalla Lega. A chi chiedeva a Matteo Salvini se mai si potesse immaginare un appoggio a un governo di solidarietà nazionale, il capo della Lega ha risposto: «Noi siamo a disposizione, ma non disponibili a inciuci o accordi strani», purché ci sia «la garanzia di una data certa per il voto». E qui c’è uno slittamento semantico niente male: sino a dieci giorni fa Salvini chiedeva di votare «il prima possibile» ed è evidente che «una data certa» è un concetto diverso, che può comprendere anche la nascita di un governo di durata non brevissima. E in serata Salvini ha fatto un ulteriore passo. Ha fatto capire di avere chiesto un incontro al Presidente della Repubblica: «L’emergenza nazionale c’è. Lo ripeto col massimo dello spirito costruttivo. Non vorremmo che dopo aver sottovalutato l’emergenza sanitaria, si sottovalutasse quella economica. Sono sicuro che l’emergenza sanitaria verrà ricondotta a numeri normali, quella economica, se non si prende in mano subito, no. Stiamo valutando anche l’ipotesi di chiedere contatti ai massimi vertici del Paese, perché ogni ora che si perde è un’ora che non torna più». E al Quirinale confermano: è stato chiesto un incontro e oggi il Capo dello Stato deciderà. Ma non potrà che accordare a Salvini l’incontro. Naturalmente un governo di questo tipo è più facile a dirsi che a farsi. E infatti da ieri sera sono tre gli scenari possibili
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rità delle priorità». Con quali provvedimenti concreti? «Verrà introdotta per la prima volta la cassa integrazione ai lavoratori del turismo. Oggi una grande catena internazionale licenzia il personale quando vuole, a Venezia come a Milano e Bologna. E nei piccoli hotel è ancora più frequente. Si tratta di micro-aziende senza ammortizzatori sociali. Il governo deve quindi introdurre la Cassa integrazione e poi valutare quale forma di indennizzo e sostegno applicare: si va dalla sospensione dei pagamenti al fisco, ai mutui congelati. Ci può essere un credito d’imposta e i tecnici del Mef sono al lavoro per varare la formula. Continueremo a monito-
rare la crisi, con la speranza che possa rientrare in tempi rapidi». La Cig è una novità assoluta: come verrà applicata? «Certo. Per la prima volta anche i dipendenti degli alberghi non verranno licenziati
«La cassa integrazione per questo settore è una novità. La Zona Rossa? Non si allarga» tout court. Siamo di fronte a una svolta assoluta, che dà l’idea della gravità della crisi e della volontà del governo di affrontarla con tutti gli strumenti di protezione sociale. Nelle prossime ore adottere-
mo tutti i provvedimenti legislativi con le relative coperture di cassa. Ovviamente dovrà partire la ricognizione sul territorio, con la mappatura precisa dell’emergenza. Non solo il Veneto, che è la regione leader in Italia per il turismo. Ma anche a Milano hanno annullato e rinviato molti grandi eventi internazionali». Non soffre solo il turismo, anche altri settori invocano aiuti immediati. «Vero. Ma è giusto fare un passo alla volta: Zona Rossa esentasse, Cig per il turismo in ginocchio. Poi toccherà all’industria e all’agricoltura con un provvedimento ad hoc, in base alle crisi che si manifesteranno». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
che si profilano all’orizzonte. Il primo prevede la conferma di Conte a palazzo Chigi, ma con una maggioranza diversa: al posto di Italia Viva subentrerebbero i Responsabili guidati dall’ex berlusconiano Paolo Romani. Secondo scenario: Renzi apre la crisi e il Pd prova ad uscirne, assumendo la guida del governo con il suo rappresentante più autorevole, il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. Terzo scenario: il governo di Salute pubblica, magari guidato da una figura istituzionale come la presidente della Corte costituzionale Marta Cartabia. Un’ipotesi su cui però restano tre grosse incognite, che corrispondono ad altrettanti macigni: l’arcipelago Cinque stelle, tenuto assieme proprio dal governo Conte; il Pd e Fratelli d’Italia. Per ora il segretario del Pd tace. Ma soprattutto tace il personaggio che nel partito ha sempre avuto le antenne più sensibili: Dario Franceschini, non a caso il primo che con mesi di anticipo aprì al governo con il M5S. Dice Stefano Ceccanti, parlamentare dem di lungo corso: «È presto per immaginare scenari così impegnativi anche per una ragione sempre valida: Salvini deve stare attento alla concorrenza di FdI». In altre parole se Salvini fosse tentato dalla suggestione del governissimo, dovrebbe coprirsi a destra: garantendosi la partecipazione anche della sua diretta concorrente Giorgia Meloni. Tra i Fratelli d’Italia ogni valutazione è ancora prematura e infatti Adolfo Urso è prudente: «Il logorio di Conte è evidente a tutti, ma per quanto ci riguarda non ci può essere una terza maggioranza in questa legislatura dopo due così diverse. Non bisogna confondere l’atteggiamento responsabile di una forza patriottica come una disponibilità a qualsiasi soluzione». Chi guarda con simpatia ad uno spariglio e ad un governo di Salute pubblica è invece Renzi, che sebbene disponga di una piccola pattuglia parlamentare, ha relazioni e velocità di spostamento che in scenari come questo potrebbero rivelarsi incisivi. In rapporto al governo Conte la linea di Italia Viva è quella della responsabilità. Renzi lo scrive sulla sua enews: «Innanzitutto zero polemiche tra rappresentanti delle istituzioni». Ma poi, con nonchalance, apre uno spiraglio. Discettando su come uscire dall’assedio del coronavirus, l’ex leader del Pd dice: «Dovremo ripartire con mille difficoltà. Ma se ci mettiamo tutti insieme possiamo farcela perché noi siamo l’Italia». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
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GIOVEDÌ 27 FEBBRAIO 2020 LA TRIBUNA
QUARTIER DEL PIAVE
verso il voto
Bailo successore di Cordiali spacca in due la Lega di Vidor L’assessore Zandò boccia la candidatura del vicesindaco: «Servono giovani» La lista “Comune in rete” corteggia il frondista: «Risorsa preziosa per il paese»
Riccardo Mazzero
do assolutamente, in quanto c’è bisogno di un ricambio e soprattutto di giovani, per cui ho deciso di farmi da parte». E potrebbe non essere il solo ad abbandonare la sponda Cordiali-Bailo, per una campagna elettorale che si preannuncia con il cosiddetto “coltello tra i denti”. Il marasma nella maggioranza potrebbe infatti aprire nuovi scenari politici in quel di Vidor, con possibili ribaltoni e cambi di fronte: pare che già da tempo il malumore, nemmeno tanto velato, aleggiasse all’interno della giunta. L’ALTRO FRONTE
VIDOR. La Lega di Vidor si spacca in vista delle prossime elezioni comunali: il vicesindaco Mario Bailo e braccio destro dell’uscente primo cittadino Albino Cordiali, che lo indica come delfino designato, sarà il candidato sindaco sotto il simbolo di Alberto da Giussano. La notizia è confermata dall’assessore al bilancio Nicola Zandò, che però è in rottura con l’attuale giunta, non condivide la scelta del candidato sindaco e potrebbe candidarsi sul fronte opposto. Albino Cordiali, sindaco di Vidor va verso la conclusione del proprio secondo mandato consecutivo, motivo per cui non può ricandidarsi. IL SUCCESSORE
Il primo cittadino non conferma né smentisce le voci di corridoio che indicano in
Il vicesindaco Mario Bailo, il sindaco Albino Cordiali e l’assessore Nicola Zandò
Mario Bailo, 68enne pensionato e uomo di fiducia di Cordiali, il candidato sindaco della lista di maggioranza uscente: «In realtà stiamo ancora lavorando sui nomi - dichiara il sindaco Albimno Cordiali, a poco più di due mesi dalla chiamata alle urne - l’ufficializzazio-
Follina
Casa delle associazioni sede Avis e Poste piano lavori antisismici FOLLINA. Con una recente deli-
bera, il comune di Follina ha approvato il progetto esecutivo per i lavori da 530mila euro per le opere di efficientamento energetico e adeguamento antisismico delle ex scuole elementari della frazione di Valmareno, oggi adibite a casa delle associazioni e che ospitano, oltre tutto, l’ufficio postale. L’edificio al civico 3 di Piazza dell’Emigrante, subirà un profondo ammodernamento, grazie anche al contributo statale, che
coprirà circa il 70% della spesa, messo a disposizione per interventi al fine di ridurre i consumi degli edifici comunali o di strutture ad uso pubblico. «Era da tempo che gli spazi delle ex scuole di Valmareno, oggi casa delle associazioni e sede dell’Avis di Follina, richiedevano di esser messi in sicurezza - dichiara Mario Collet, sindaco di Follina - colta l’opportunità del contributo statale per l’efficientamento energetico, abbiamo deciso di mettere a bilancio anche
Era la mamma della consigliera Rita Zago
Addio a Onorina Bernardi «Avrà un funerale vero» IL LUTTO
i attenderà di poter celebrare il funerale per dare l’addio a Onorina Bernardi, 89 anni, di Valdobbiadene. L’anziana è deceduta improvvisamente domenica, i familiari hanno deciso che aspetteranno siano passati i divieti di celebrare messe a causa del coronavirus, per fissare le esequie e quindi ri-
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Onorina Bernardi
ne del nome del nostro candidato sindaco arriverà nelle prossime settimane». Al posto del sindaco uscente, però, a confermare la candidatura di Bailo in casa Lega, ci pensa l’assessore al bilancio Nicola Zandò, analista classe ‘71, che spiega: «A metà gennaio, nel corso di
i lavori di adeguamento antisismico dell’ex scuola, stimolati anche dalla triste realtà odierna che vedono gli spazi dell’Avis di Follina gli unici a non essere a norma, dal punto di vista statico, di tutto il Quartier del Piave: ma ora rimedieremo». Progetto che dovrebbe iniziare anch’esso, come il restauro di Palazzo Barberis, entro la fine dell’anno in corso, ed un cantiere aperto per circa 6 mesi. Anche per l’immobile di Piazza dell’Emigrante, ci sarà una prima fase, per un importo di 85mila euro da fondi di bilancio, nella quale verranno rafforzate le mura perimetrali ed interne, che renderanno l’edificio al passo con le più recenti norme di prevenzione. A seguire la fase più corposa del restyling, ovvero i lavori di efficientamento energetico. — R.M.
trovarsi in chiesa. La pensionata è figlia del consigliere comunale Rita Zago, candidata sindaco alle comunali con la lista civica Endimione. «La nostra vita senza di te non sarà più la stessa, non riusciremo mai a colmare quel vuoto che ci hai lasciato devo solo dirti grazie per quello che sei stata e per quello che ci hai trasmesso – è stato il commosso messaggio della figlia - credo non basterebbe un' enciclopedia per descrivere tutto quello che sei stata per la nostra famiglia. Ti dico solo di essere stata fortunata di aver vissuto questi anni con te». Piangono la perdita anche l’altra figlia Maria Cristina, nipoti e familiari. — Di.B.
una riunione di giunta sia io che Bailo abbiamo comunicato al sindaco la nostra disponibilità a succedergli racconta Zandò - e nonostante io avessi il sostegno del resto della giunta, ha vinto il diktat di Cordiali a favore del suo attuale vice. Una scelta che non condivi-
Una tensione particolare avvertita anche dai consiglieri comunali di minoranza Alberto Spagnol e Beatrice Da Riva, che due settimane fa hanno annunciato la lista civica antagonista al Carroccio, “Comune in rete”. Civica che ora, stando alle recenti dichiarazioni di Spagnol, non è da escludere stia mettendo in atto una sorta di “corteggiamento” rivolto proprio a Zandò, che nella nuova compagine potrebbe trovare quel gruppo giovane e dinamico che aveva auspicato in casa Lega. «Se Nicola lasciasse del tutto la politica locale sarebbe una grande perdita - dice il referente di “Comune in rete”, Alberto Spagnol - è una persona di cui ho massima stima, capace e preparata. Sì, se rimanesse fuori dai giochi, sarebbe davvero una sconfitta per tutti». Pa-
role, per chi mastica di politica, che potrebbero significare, se non porte spalancate, certamente un’apertura significativa da parte della lista civica antagonista dell’attuale maggioranza nei confronti dell’assessore al bilancio uscente, e che potrebbe essere solo il primo di una serie di movimenti sullo scacchiere che porterà alle prossime elezioni comunali. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
dramma a moriago
Anziana si toglie la vita, la trova il marito Un’anziana di 83 anni è stata trovata morta sulla rampa del garage della sua abitazione in via Monte Grappa a Moriago, martedì sera verso le 19. A lanciare l’allarme è stato il marito, che aveva fatto ritorno a casa per cena. Ma non c’è stato nulla da fare per la donna, caduta dal secondo piano. Il personale del Suem non ha potuto fare altro che constatarne il decesso. Sul luogo è stato richiesto l’intervento dei carabinieri ed è intervenuta per gli accertamenti una pattuglia della stazione dell’Arma di Col San Martino. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti si è trattato di un gesto estremo. La tragica e improvvisa scomparsa ha destato profondo cordoglio in paese. (db)
vidor
Un emendamento al Governo per il nuovo ponte sul Piave Decreto “Mille proroghe” La senatrice Sonia Fregolent ha chiesto un milione di euro per finanziare la realizzazione del progetto definitivo VIDOR. Costa circa un milione l’elaborazione del progetto definitivo del nuovo ponte di Vidor, strumento indispensabile per chiedere i contributi necessari alla redazione del progetto esecutivo e della realizzazione dell’opera. Ma quel milione ancora non si trova. La senatrice Sonia Fregolent, già sindaco di Sernaglia della Battaglia, sta verificando una soluzione. «Con l'arrivo del “decreto Mille proroghe” – fa sapere ho presentato un emendamento affinché venga assegnato un milione di euro per la progettazione definitiva del nuovo ponte di Vidor per far fronte alla problematica che da anni coinvolge l’intera comunità di Vidor». La parlamentare leghista spiega che l' obiettivo è quello di dare una risposta non solo al Comune di Vidor e al Quartier del Piave, ma all'intero territorio trevigiano e veneto, «basti pensare che quasi 24mila veicoli al giorno transitano non solo sul ponte ma anche nel centro abitato con conseguenti ripercussioni sulla quotidianità della cittadinanza». Fregolent conclude dicendo di confidare che
Lo storico viadotto di Vidor
il governo abbia il buonsenso di accogliere la richiesta della Lega, urgente e necessaria per la sicurezza di molti automobilisti e cittadini. «Se fossimo ancora al Governo – aggiunge il sindaco Albino Cordiali – potremmo stare più tranquilli. È pur vero che anche rappresentanti delle forze che oggi ci governano hanno riconosciuto quanto sia indispensabile questa nuova infrastruttura». Cordiali ritiene che, con il progetto definitivo in mano, non sia difficile recuperare il finanziamento dell’opera, che vale comunque una
quarantina di milioni, cifra nient’affatto trascurabile. Il sindaco non esclude che possa essere recuperata anche la stessa Anas. Intanto, però, è attesa dalla Provincia di Treviso la promessa verifica della stabilità delle 12 arcate del vecchio ponte di Vidor; doveva essere realizzata dall’Anas, dopo il monitoraggio relativo ai piloni, ma i tempi di attesa si stanno allungando. "La Provincia – afferma Cordiali – sarebbe già intervenuta, se non ci fosse stata l’emergenza-coronavirus. Lo farà in marzo». — Francesco Dal Mas
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L'ARENA Giovedì 27 Febbraio 2020
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IL CASO. Il presidente della Fondazione Mazzucco aveva lamentato ritardi da parte del Comune nel cambio di destinazione d’uso per gli edifici di via Rosa e via Garibaldi
Piano Folin, Sboarina mette i paletti Frecciata a Cariverona: «No a logiche da immobiliaristi, ragioniamo solo di crescita e visione sociale e culturale della città» Enrico Giardini
Braccio di ferro Comune-Fondazione Cariverona sul futuro del centro storico. In particolare sul Piano Folin, il maxiprogetto di Cariverona, firmato dall’architetto Marino Folin, di riconversione dei palazzi ex Unicredit di via Rosa e via Garibaldi. Che Cariverona, proprietaria, intende trasformare in albergo, centro benessere, centro congressi, locali per enogastronomia di qualità. Per attuare il piano - finalizzato a vendere gli edifici a privati in modo da ottenere denaro da destinare a progetti sociali - a Cariverona serve un cambio di destinazione d’uso degli immobili: da uffici a turistico-ricettivo. Ma lamenta ritardi da parte del Comune. Su questo punto però il sindaco Federico Sboarina pone paletti. «Sono operazioni legittime e non faccio polemica, ma se la logica è squisitamente immobiliarista, l’Amministrazione comunale non ci sta, perché quella non è la nostra logica. Se invece si vuole ragionare di riqualificazione urbana, di crescita e di visione sociale e culturale della città, e noi vogliamo questo, allora con Cariverona ci siamo visti un milione di volte e lo faremo ancora. Perché la mia porta, per dialogare di visione, è sempre aperta». La mette giù dura, Sboarina: «Io non ci sto, come avvenuto in passato, a chi mi dice “faccio un centro commerciale, ma ti costruisco due rotatorie”, magari a Verona sud, come già fatto. No, io voglio uno sviluppo sostenibile della città». Dichiara questo, il sindaco (a margine della presentazio-
Ilsindaco:«Uno puòdecidere digiocaredasolo, maadunagrande cittàserveuna grandesquadra»
ne di iniziative per la Carta di valori per un impegno per la città, con enti e istituzioni; altro articolo) alla richiesta di replicare a quanto detto nei giorni scorsi in su L’Arena dal neoconfermato presidente della Fondazione Cariverona Alessandro Mazzucco, in un’intervista congiunta con il direttore Giacomo Marino. Sul Piano Folin Mazzucco aveva detto che «su questo punto dovremo correre di più. È da due anni che aspettiamo una risposta dal Comune di Verona, ovviamente più si aspetta e meno riusciamo a produrre quelle risorse che poi vengono destinate al territorio». Tutto questo dopo una settimana di tensione, per il rinnovo delle cariche. Con due esponenti dell’Amministrazione Sboarina come il presidente del Consiglio comunale Ciro Maschio e l’assessore Stefano Bertacco, entrambi anche parlamentari di Fratelli d’Italia, che avevano attaccato Mazzucco. Contestandogli la mancata condivisione con il Comune sulle scelte dei futuri vertici di Cariverona. Con riferimento al Consiglio di amministrazione, in particolare. Mazzucco peraltro aveva già chiarito di aver agito pienamente secondo il regolamento statutario della Fondazione Cariverona. Il caso però riguarda più in generale i rapporti attuali tra Comune e Cariverona, che non ha sottoscritto la Carta. «L’Amministrazione fa gli interessi dei 260mila veronesi. E quanto al Palazzo del Capitanio», pure di Cariverona, come Castel San Pietro e Palazzo Forti, con destinazione museale, «aspettiamo che finiscano i lavori». Quindi, «nel rispetto dei ruoli mi permetto di dire che, se si vuole crescere, uno può decidere di giocare da solo, o pensare che siamo una grande città che per crescere ha bisogno di una grande squadra. Mi piacerebbe che ciò fosse applicato da tutti», è l’affondo del sindaco, «ma se qualcuno ritiene di fare diversamente, non è un problema mio». •
PaoloArena di Confcommercio
«Legittimol’accordo permapparelelocazioni»
Lapiazzetta di unpalazzoexUnicredit in viaForti, angolo viaGaribaldie viaRosa,di fronte aCariverona
«L’accordotra Comune e ConfcommercioVeronaè pienamentelegittimo: restiamosbalorditi nelleggere leaccuse, totalmente gratuite, lanciatedal presidente dell’AssociazioneLocatori TuristiciVerona». PaoloArena, presidentedi ConfcommercioVerona, commentacosìle affermazioni sullacollaborazione tra l’amministrazioneela principaleorganizzazione del terziariodimercatofinalizzata auna mappaturadellelocazioni turistiche.«Ilfenomeno dell’abusivismonel ricettivoè ormaiesploso efuoricontrollo, nonostanteil continuo e lodevoleimpegnodellaPolizia localediVerona», aggiunge Arena,«el’obiettivo diquesto strumento,totalmente legittimo,èporreun freno
all’illegalità.Come haben spiegato ilcomandante Altamura, nessuna attivitàdicontrolloèstata demandataa Confcommercio Verona,chetuttavia hapienodi titolodicollaborare edisegnalare inquantoassociazionedatoriale presentesul territorio dal 1945, emanazionedi Confcommercio Impreseper l’Italia,la piùgrande rappresentanzad’impresa inItalia conoltre700mila imprese, iscrittaalCnel econ una presenza alivelloeuropeo, nazionale, regionaleeprovinciale. L’attività cheConfcommercioVerona svolgeràsarà coadiuvata dall’esperienzamaturatainquesti annidaFederalberghinel monitoraggiodell’offertaricettiva sututtoilterritorio nazionale. Noi nonsiamocontro nessuno,ma per ilrispetto deiruoli esoprattutto delleregole,sempre apertial confronto».
LA «CARTA DEI VALORI». Parte il programma di impegni sottoscritti da enti, categorie, sindacati
Turismo,culturaesviluppo Nasceunacabinadi regia La spinta viene dal Festival delladottrinasociale Bedoni:«La sfida è comune ebisogna essere concreti» Esserci, insieme. E, dopo aver pensato, fare. Per la Verona e i veronesi di oggi e domani. È l’obiettivo degli enti, Comune in testa, delle categorie, dei sindacati e dei soggetti che hanno sottoscritto la «Carta dei valori per un impegno condiviso per la nostra città», firmata il 25 novembre scorso al termine del nono Festival della Dottrina sociale della Chiesa. E che sta mettendo radici, in città, con
iniziative su quattro macroaree di lavoro: infrastrutture, rigenerazione urbana, multiutility e turismo culturale. Il primo di sette incontri pubblici, sui temi, sarebbe stato domani, alla Gran Guardia, ma per il Coronavirus è stato annullato. La Carta però sta dando vita, anche, a una sorta di cabina di regia con obiettivi condivisi, illustrati in municipio dai proponenti, in primis don Davide Vicentini, del Festival della Dottrina sociale. Promosso dalla Fondazione Segni nuovi guidata da monsignor Adriano Vincenzi, il prete veronese scomparso
due settimane fa. «Come ha detto papa Francesco nei messaggi al Festival, noi siamo chiamati a impegnarci per il bene, insieme», dice, presente il sindaco Federico Sboarina e gli altri sottoscrittori. «A noi che ricopriamo ruoli operativi e pratici spetta la responsabilità di dare attuazione alla Carta. Partiamo dalle infrastrutture, visti i tanti cantieri aperti, dal ribaltamento del casello di Verona sud al filobus, dalla Tav al potenziamento del Quadrante Europa e dell’aeroporto. E poi la riqualificazione dell’Arsenale, il Central Park allo scalo merci», dice Sboarina.
«Ma anche economia e multiutility con la crescita di Agsm che avrà una ricaduta per tutto il territorio e per le aziende, e poi c’è la cultura, legata al turismo e risultati di questa unione di sono già visti con la Fondazione Arena, che stava fallendo e ora ha utili per tre milioni», spiega. I firmatari sono Comune, Provincia, Università, Veronafiere, Camera di Commercio, a eroporto Catullo, Confcommercio, Cattolica Assicurazioni, Atv, Confcooperative, Confartigianato, Cisl, Apindustria, Agromeccanici, Casartigiani, Banca di Verona e Coldiretti. «Esserci è accetta-
re una sfida, superare le questioni di parte per un progetto comune di sviluppo», spiega Paolo Bedoni, presidente di Cattolica Assicurazioni, main sponsor del Festival. «La visione dev’essere comune per fare quel salto di qualità e diventare sempre più attrattivi a livello nazionale. Passiamo dal chiedere a offrire opportunità. In gioco interessi economici e la sostenibilità», aggiunge Bedoni, presenti il presidente di Atv Massimo Bettarello, il segretario della Cisl Massimo Castellani, il presidente di Apindustria Renato Dalla Bella, il presidente di Agromeccanici Gianni Dalla Bernardina, il presidente di Coldiretti Daniele Salvagno e il dirigente della Camera di Commercio Riccardo Borghero. «Serve la capacità di creare progetti in grado di durare nel tempo. E i valori non sono cose astratte, ma concrete». • E.G.
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LAPOSTA DELLAOLGA
(la posta della olga)
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Pasquarinviataagiugno perdecretodelgoverno? Silvino Gonzato
Il nostro parroco, don Addolorato - scrive la Olga - è preoccupato. Teme che per il coronavirus gli rinviino la Pasqua a data da destinarsi, forse in giugno. In assenza della perpetua, che ha spedito a casa a fare lo smart working, come hanno deciso molte aziende in attesa che finisca il contagio, l'ho trovato mentre spazzava il sagrato con la ra-
mazza. «No védela - mi ha detto - che i sta rinviando tuto: a Milàn è saltà el Salón del mobile e quel del vin, el Vinitaly l’è sta confermà in april ma non se sa mai, la festa de la renga l'è sta spostà otimisticamente a l'otto de marso. E alora no me maraveiarìa che anca la Settimana Santa, par decreto de quei quatro squinternà che gh'è al governo, la slitàsse a dopo Pentecoste incasinando el calendario liturgico. A meno
che no ariva l'ordine de celebràr la Pasqua a porte chiuse, mi e el curato». Ho detto a don Addolorato che la sua preoccupazione è quella di tutti i fedeli. «No so se la sia propio la preocupassión de tuti - mi ha risposto parché co' na Pasqua estiva la gente, invese de passàr Pasquéta sui prà a magnàr i ovi, la le passarìa più volentieri a brustolàrse al mar». Al parroco era appena saltata anche la messa del mercoledì delle Ceneri. «A le quatro veciòte che le m'à sonà el campanèl parché la césa l'era serà, come del resto tute le altre cése, g'ò dito de ràngiarse a casa. "Fazì un foghéto, spetè che la sénar la sia freda se no ve brusè el sarvèl e dopo ve la butè in testa" g'ò dito». In chiesa c'era appena stato un funera-
le a porte chiuse. «La disposissión de quei malcunà che ne governa - mi ha detto don Addolorato - l'è che ai funerài pol partecipàr solo i parenti streti. Mi me son messo su la porta e a ogni uno ch'el voléa entràr de drio al morto g'ò domandà: "Lu èlo un parente streto?". Ghe l'ò domandà anca a uno che, a védarlo, no'l podéa èssar streto parché l'era du quintài. A la fine ò dovù far entràr tuti. El morto el g'avéa setantadù fradèi, oto vedove e quarantatrì cusìni». Ho convenuto che molti dei provvedimenti per limitare il contagio sono ridicoli. «Mi quei che i s'à inventà 'ste robe i mandarìa a sapàr - mi ha risposto - G'ò zà smenà un par de sentenàr de euro in elemosine e sensa schei i lumìni iè tuti smorsà». •