RASSEGNA STAMPA DEL 6 MARZO 2020

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Venerdì 6 Marzo 2020 Corriere del Veneto

6 VE

Coronavirus L’impatto economico

TURISMO

Città deserte e negli hotel già piovono le disdette Fondazione Think Tank Nord Est: «Non basta fare marketing, per evitare il tracollo si deve investire» no di passarsela molto male anche gli operatori delle località balneari (Cavallino-Treporti, Caorle, Bibione, Jesolo, Rosolina...) e alcune località dolomitiche, come Livinallongo del Col di Lana e Rocca Pietore, paese che meno di due anni fa fu il simbolo della forza devastante di Vaia. Tra i comuni che registreranno un impatto negativo «alto», accanto a quelli già citati l’elenco comprende Peschiera, Valeggio, Costermano, San Zeno di Montagna, Eraclea e Castelnuovo. Infine c’è Venezia, che già registra una pioggia di prenotazioni cancellate. È l’unica città d’arte presente nell’elenco di quelle potenzialmente più danneggiate. Verona - così come gli altri capoluoghi del Veneto - subirà un impatto negativo «medio»: merito del fatto che le presenze turistiche tendono a essere meno concentrate nel solo periodo estivo. Lo stesso vale per Cortina d’Ampezzo e Asiago, che potranno rifarsi il prossimo inverno quando torneranno i turisti. O almeno si spera. «L’emergenza sanitaria sta determinando pesanti ripercussioni sull’economia turistica di tutto il Veneto - spiega Antonio Ferrarelli, presidente della Fondazione Think Tank Nord Est - e le imprese stanno sperimentando ricadute nega-

DallagodiGarda aVenezia,lalista delle21località piùdanneggiate Tavolini vuoti Piazza San Marco, il cuore di Venezia, è semi-deserta

La ricerca Fondazione Think Tank Nord Est ha stilato l’elenco dei ventuno comuni veneti che saranno più penalizzati dalla crisi del turismo provocata dall’emergenza coronavirus. La ricerca si fonda sull’ipotesi che le località più svantaggiate saranno quelle contraddistinti da un’economia fortemente sbilanciata nei confronti delle attività turistiche, da una quota elevata di visitatori stranieri e da un picco stagionale delle presenze previsto entro i prossimi sei mesi. Sulla base di questi fattori, le località più colpite saranno quelle su Garda e Adriatico, ma anche alcune città delle Dolomiti

VENEZIA L’ultimo aggiornamento sui danni provocati dall’emergenza coronavirus, l’ha fatto l’ufficio ConfturismoConfcommercio. E il quadro è drammatico: da qui a maggio, si stima che le strutture ricettive registreranno un calo di oltre 31,6 milioni di presenze con una perdita stimata di 7,4 miliardi di euro. Queste, le previsioni a livello nazionale. Sul piano locale, il sistema turistico Veneto rischia di venirne fuori massacrato. A rischiare di più sono soprattutto le località balneari, che concentrano gli affari proprio nel periodo primavera-estate che, secondo gli esperti, sarà il più

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fronti delle attività turistiche, da una quota elevata di visitatori stranieri e da un picco stagionale delle presenze previsto entro i prossimi sei mesi. Sulla base di questi fattori, la Fondazione ha costruito un indicatore che misura l’impatto della crisi del turismo: più è elevato, maggiori saranno le ricadute negative in termini economici. I primi posti della graduatoria sono occupati dal lago di Garda (Malcesine, seguita da Brenzone, Garda, Torri del Benaco, Bardolino e Lazise), dove storicamente la presenza di stranieri - specie tedeschi - negli hotel è prevalente. Rischia-

A richio tracollo I danni maggiori si prevedono per il turismo del lago di Garda

Incidente diplomatico a Parigi

Ilo danno al settore turistico provocato, a livello nazionale, dal coronavirus

critico. Ma a soffrire maggiormente saranno anche alcune località di montagna che già hanno dovuto fare i conti con la devastazione lasciata dalla tempesta Vaia nell’ottobre del 2018. La previsioni sono quelle della Fondazione Think Tank Nord Est che ha stilato la triste classifica dei ventuno comuni veneti che saranno più penalizzati dalla crisi del turismo provocata dalla psicosi da coronavirus. La ricerca è partita dall’ipotesi - molto verosimile - che le località più svantaggiate saranno quelle contraddistinte da un’economia fortemente sbilanciata nei con-

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Per cento

Milioni di euro

«Viene dal Veneto» ingresso vietato al deputato Maniero VENEZIA Ingresso vietato ai veneti. Il parlamento francese ha impedito ieri l’ingresso al deputato veneziano del Movimento Cinque Stelle Alvise Maniero, capo della delegazione italiana al Consiglio d’Europa. Maniero doveva partecipare ad una riunione dell’assemblea ospitata per l’occasione nell’emiciclo parigino quando, racconta, «sono stato informalmente incoraggiato a valutare l’opportunità di non prendere parte ai lavori per non inquietare i colleghi delle altre delegazioni perché vengo dal

Veneto, regione considerata ad alto rischio coronavirus. Il nostro ambasciatore ha protestato, io ho tenuto il punto perché dovevo garantire all’Italia di essere rappresentata al pari delle altre delegazioni e sono giunto a farmi revocare il visto d’ingresso al parlamento francese». Non potendo partecipare ai lavori dell’assemblea, in serata Maniero ha deciso di rientrare in Italia. «Quello che mi è successo lo capisco e lo metto nel conto del disordine generato dall’emergenza, ma è un fatto

spiacevole, imbarazzante e anche piuttosto grave - prosegue il deputato pentastellato -. Oggi il parlamento italiano non è stato rappresentato e la nostra è l’unica delegazione il cui presidente non ha potuto prendere parte ai lavori. Ieri avevo partecipato ai lavori serenamente e nessuno mi aveva detto niente; se il problema era quello di trovarci insieme in spazi chiusi potevamo fare una videoconferenza». Il presidente della Camera Roberto Fico ha espresso il suo sconcerto al presidente dell’Assemblea Nazionale Richard Ferrand. «Stanno stigmatizzando l’Italia come untore dell’Europa conclude Maniero -. Tutto ciò è una follia dal punto di vista scientifico e razionale». (ma.bo.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

La presenza di turisti stranieri generalmente presente a Malcesine sul lago di Garda

tive sia in termini di cancellazioni che di mancate prenotazioni». Serve quindi un’attenzione speciale al settore: «Non basterà un’efficace campagna di marketing ma saranno fondamentali gli investimenti per far sì che il turismo continui a trainare l’economia di tutta la regione. In questo quadro, le realtà balneari, a causa di una stagionalità ancora ridotta, rischiano di pagare il prezzo più alto di questa emergenza sanitaria e pertanto - conclude Ferrarelli - mi auguro che proprio in quei territori ci sia un sostegno maggiore». Andrea Priante © RIPRODUZIONE RISERVATA

La Lettera

Cari veneti, questo è il momento della responsabilità di Achille Variati *

S

to ricevendo in questi giorni moltissime richieste e segnalazioni dalla mia terra, il Veneto, che è anche una delle regioni più colpite da questa crisi. Sia in termini di persone ammalate, che di ripercussioni sulle attività economiche e produttive. Voglio quindi rivolgermi ai veneti e ai miei conterranei, qui, dal Ministero dell’Interno. E ai Sindaci che, con la consueta dedizione, sono in prima linea a fronteggiare l’emergenza. La situazione che stiamo affrontando è seria. Nelle scorse ore il Governo ha esteso al resto del Paese le misure che il Veneto sta già sperimentando: scuole chiuse,

sospensione degli eventi e di ogni attività di massa che possa favorire la diffusione della malattia. L’obiettivo è chiarissimo: rallentare il contagio, ridurre la portata del virus. Non c’è un obiettivo più importante di questo, per una ragione molto semplice: anche se la stragrande maggioranza di coloro che vengono contagiati guarirà, i rischi per alcuni soggetti più vulnerabili della popolazione sono reali ed elevati. E c’è un’altra ragione che dobbiamo considerare: se troppe persone si ammalano contemporaneamente e richiedono cure ospedaliere, il sistema sanitario può andare in crisi. Ecco perché vengono adottate misure di straordinaria gravità, sulla base delle raccomandazioni dei migliori scienziati e medici italiani e

internazionali. Perché la risposta più efficace all’emergenza è ridurre la portata del contagio. Ed ecco perché ciascuno di noi, nel suo piccolo, può aiutare a risolvere il problema: evitando contatti non necessari, lavandosi spesso le mani, evitando di uscire di casa se avverte sintomi anche lievi. Siamo responsabili! E vengo all’altro grande tema. Quello del danno economico. Lo sappiamo e lo capiamo, e sentiamo le richieste di aiuto che arrivano dalle imprese che non possono lavorare o soffrono la crisi degli approvvigionamenti dall’estero, dai bar e dai ristoranti che sono molto danneggiati, dal mondo del turismo, da quello dell’alimentare che è una delle nostre eccellenze anche da esportazione, dagli operatori dello spettacolo e della cultura.

Lo sappiamo bene quanto questa emergenza sta costando. Specie in una regione come il Veneto, che su turismo, scambi internazionali, fiere e spettacolo ha alcuni dei propri asset maggiori. Il Governo interverrà per aiutare tutti coloro che da questa crisi vengono danneggiati pesantemente. E allo stesso modo interverrà per rilanciare internazionalmente la forza del made in Italy. Ma se chiediamo un sacrificio a tutti, è per evitare che la situazione peggiori ulteriormente. Questo è il momento della responsabilità, della maturità, della pazienza. Se collaboriamo tutti, riusciremo a domare prima questo incendio e a tornare alla vita che conosciamo e desideriamo. * Sottosegretario all’Interno


VENERDÌ 6 MARZO 2020 CORRIERE DELLE ALPI

CORTINA - CADORE

cortina

Ristrutturazione dell’Ampezzo lunedì al via i lavori all’albergo L’intervento sull’edificio in condizioni di degrado è atteso da anni dal paese Polemica sulla progettazione: l’architetto Ambra Piccin rivendica la titolarità agli 80 dipendenti. Sullo sfondo dell’opera attesa da anni scoppia intanto una vicenda legata alla paternità dei progetti, polemica che potrebbe finire in tribunale. L’architetto Ambra Piccin si è rivolta al al Collegio disciplinare dell’Ordine degli Architetti, nonché alla Procura della Repubblica di Belluno con un

Alessandra Segafreddo CORTINA. Partirà lunedì il cantiere per il recupero dell’hotel Ampezzo. A maggio scorso il consiglio comunale aveva approvato la richiesta di un parere per la ristrutturazione edilizia con ampliamento volumetrico dell’albergo che si trova in pieno centro chiuso dal 2003 che versa in condizioni di degrado da anni. Era un tre stelle, che aveva 137 posti letto; è passato di mano a vari proprietari e ora è di Andrei Toporov, imprenditore russo anche titolare dell’hotel Lajadira. Un progetto dai grandi numeri: 16 milioni di euro solo per le opere, 4.634 metri cubi di ampliamento, sei piani di struttura ricettiva a 4 stelle superior o a 5 stelle, 2 anni di lavori, una sala ristorante da 140 posti, 800 metri quadrati di Spa, 95 stanze capace di accogliere 220 persone, una sala riunione da 120 posti, dai 65

L’attuale progettista ribatte: «La variante porta ad un risultato totalmente diverso»

Le condizioni di degrado dell’hotel Ampezzo

esposto, contro i committenti e l’attuale progettista. «Il progetto dell’hotel Ampezzo è mio», dichiara Piccin, «l’architetto Lucio Boni ha presentato solamente una variante, peraltro non sostanziale. Io mi sono occupata dell’hotel Ampezzo già dal 2007 per i precedenti proprietari, e poi dopo l’acquisto della struttura da

parte della società Layadira srl di proprietà di un magnate russo, anche con la nuova committenza, predisponendo un progetto completo di variante personalizzata alle esigenze della nuova compagine. Nel 2017 ho portato a casa i permessi per costruire dopo dieci anni di intenso lavoro. I rapporti con la nuova committenza si sono incrinati a causa di alcune condotte scorrette e di successivi incarichi conferiti ad altri professionisti, senza io venissi in alcun modo preavvisata di queste scelte, sia da parte della proprietà che dei colleghi stessi». «Un tema che mi è molto caro», precisa l’architetto Piccin «è proprio l’aspetto deontologico della professione, al cui Codice tutti gli iscritti all’Albo dovrebbero attenersi. Da sempre ospito nel mio studio diversi studenti delle più prestigiose università italiane ai quali ripeto sempre che devono farsi rispettare e che devono a loro volta rispettare i colleghi. Il progetto dell’Hotel Ampezzo è figlio della mia creatività e del mio lavoro tecnico-professionale e rivendico che ciò venga rispettato». Opposta la posizione dell’architetto Lucio Boni. «C’è un progetto presentato da chi ha avuto l’incarico prima di me», dichiara infatti Boni, «sul quale è stata fatta una variante essenziale e sostanziale dalla quale si ottiene un risultato totalmente diverso dal precedente. Anche gli occhi di persone non del settore possono notare le differenze». — © RIPRODUZIONE RISERVATA

Pieve di Cadore ( BL) - Via Cogonie, 17/B Cell. 335.6889777 Sito: www.colettimichele.it E-mail: info@colettimichele.it

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calalzo

Retta gratuita all’asilo per i giorni senza scuola CALALZO. Retta

gratuita all’asilo. L’annuncio arriva dal sindaco e deputato Luca De Carlo vista l’emergenza coronavirus: «L’ammontare delle rette dell’asilo per le settimane di chiusura resterà interamente a carico del Comune». Un segnale di vicinanza alle famiglie di Calalzo che, a proposito di scuola, possono già contare su rette vantaggiose: 62 euro al mese per i residenti, 75 per chi arriva dai paesi limitrofi. Ad oggi sono una quarantina i bimbi alla “Alessio De Bon”. «Fratelli d’Italia», conclude De Carlo, «ha chiesto l’introduzione dei voucher baby sitter di 500 euro per famiglia con minori di 14 anni fino alla sospensione dei pagamenti delle rate in scadenza ed alla rimodulazione di quelle successive. Infine, per le scuole interessate dalla sospensione, abbiamo proposto l’utilizzo dei voucher per sostituire i dipendenti in congedo parentale e chiesto di sospendere l’obbligo della causale per i contratti a tempo determinato e in somministrazione a termine». — %JFSSF


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Belluno

Venerdì 6 Marzo 2020 www.gazzettino.it

Prade: «Solo isterismi sul Nevegal» L’ex sindaco interviene sulla retromarcia del Comune, che riprenderà gli impianti del Colle dopo otto anni `

LA BAGARRE BELLUNO Per l’ex sindaco di Belluno, Antonio Prade, il Nevegàl «non è un aborto, è piuttosto una gravidanza isterica. E sembrano tutti chirurghi di guerra, che operano nei campi di battaglia senza anestesia». Con una battuta tagliente, nel suo stile, l’avvocato Prade sintetizza la situazione che si è venuta a creare, a quasi otto anni dal fallimento della Nuova Impianti Sportivi. «É il gioco dell’oca, dove si torna alla casella di partenza», dice. Il riferimento va alla decisione dell’amministrazione di Jacopo Massaro di riprendere in casa la proprietà degli impianti sportivi del Nevegàl (questa volta con l’aiuto della Regione Veneto e il benestare della Provincia), dopo che al suo insediamento, durante il primo mandato, non aveva trovato altra via se non quella di far dichiarare il fallimento della Nis, società che era a capitale pubblico.

I CAPRICCI «Lì c’è stato un puro capriccio – prosegue Antonio Prade -, c’era

la necessità del sindaco di mostrare i muscoli, oscurando tutte le iniziative positive che avevamo fatto per il Nevegàl. E il danno provocato con questa operazione suicida lo paghiamo ancora oggi». Ma l’ex sindaco non vuole fare politica, non ci tiene a rivendicare un’idea, una visione di città. «Penso che, per quanto mi riguarda, parlano i fatti della mia sindacatura, anche se non mi bastarono per vincere una seconda volta. Io credo che il sindaco si sia impegolato in un problema troppo grande, un problema che necessità di energie esterne, che però il territorio non ha. Servono relazioni esterne, relazioni internazionali, non necessariamente un progetto simile, ma di investitori interessati se ne potrebbero trovare».

«SERVONO RELAZIONI ESTERNE, INTERNAZIONALI DI INVESTITORI INTERESSATI CREDO SE NE POTREBBERO TROVARE»

IO CI CREDO Ne è convinto Antonio Prade, che insieme all’amministratore unico di Nis, Pio Paolo Benvegnù aveva fatto scrivere nel logo del Colle, sulle giacche, sulle magliette: «Io ci credo». E il lavoro che l’amministrazione Prade aveva messo in piedi è agli atti, in Comune. Parliamo dell’ambizioso progetto “NevEcol - Abitare il Nevegàl”, redatto da Gerard Luyet (pagato 107.000 euro), cui hanno creduto in molti, tanto che la Regione Veneto lo aveva inserito tra i suoi progetti strategici, il Consorzio Bim Piave vi ha stanziato 100.000 euro, Cciaa, Confindustria Dolomiti, Ascom, Abm, lo hanno approvato, così come gli operatori del Colle che ne sembravano entusiasti. L’amministratore unico di Nis, Benevgnù e l’allora assessore Paolo Gamba, contattarono oltre 300 proprietari terrieri per acquistare, attraverso Veneto Sviluppo oltre 300 mila metri quadri di area che sarebbe servita al fondo per creare un campus per l’accademia dell’ospitalità, un percorso di studi specializzato per operatori turistici a tutto tondo (ma-

«È come nel Gioco dell’oca quando si torna alla partenza, Nis fallita per oscurare tutte le iniziative positive fatte da noi»

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Ritorno al passato Il Comune disponibile a prendersi le strutture «Come Comune - aveva spiegato il sindaco Massaro abbiamo sempre caldeggiato l’idea di realizzare una new.co., soluzione che riteniamo essere lo strumento migliore per questa operazione, ma ora è emersa la disponibilità della Regione del Veneto ad individuare modalità concrete di finanziamento per gli impianti. Queste risorse potranno sommarsi a quelle già messe a disposizione dal Comune, purché gli impianti siano proprietà comunale. Ne consegue che, per il bene del Colle e per senso di responsabilità, ho dato la disponibilità ad acquisire la proprietà degli impianti, subordinando il passaggio di proprietà alla individuazione di un gestore privato, selezionato con una gara pubblica».

nager, albergatori ma anche camerieri, cuochi e così via). Visto il progetto, il 13 marzo 2012, il vice presidente della Regione Veneto, Marino Zorzato, scriveva a Prade, sindaco di Belluno, rappresentandogli «la validità e il positivo riflesso della proposta di utilizzo del Nevegàl, che si sostanzia nella realizzazione dell’accademia dell’ospitalità».

“Job Club”, disoccupati e lavoro s’incontrano

AMARO IN BOCCA

IL PROGETTO

«Si avverte un po’ di amaro in bocca – afferma Prade - il mondo va avanti. Ci sono sviluppi, abbiamo fondi esteri che entrano con grande agilità. Qui da noi rimaniamo in un ambito provinciale e ridotto in mezzo alle piccole beghe. Quando ci potrebbe invece essere una prospettiva migliore». Infine l’avvocato Prade conclude: «Il sindaco è un ottimo ammaliatore, negli anni si è conquistato molti bonus, che ora sono in via di esaurimento. Per noi parlano i fatti, tutto quello che hanno fatto i miei assessori e l’amministratore Pio Benvegnù. Sul Nevegal non abbiamo proprio risparmiato le energie, come su altri campi, del resto». Federica Fant

DALL’ARCHIVIO Antonio Prade in un’immagine risalente all0’inverno del 2009 in occasione dell’inaugurazione della nuova sciovia di Col Toront

Appalti, corsia preferenziale per le ditte bellunesi GARE PUBBLICHE BELLUNO Direttive chiare alla stazione appaltante: il sindaco Jacopo Massaro recepisce le osservazioni dell’opposizione e mette i paletti a difesa delle aziende bellunesi. Dunque la stazione appaltante di Vicenza, che da qualche tempo si occupa di espletare le gare per il Comune capoluogo che il suo ufficio gare ha smantellato, dovrà d’ora in avanti sottostare a precisi diktat di Palazzo Rosso, pensati per favorire nelle gare d’appalto le imprese bellunesi. Ieri mattina il primo cittadino ha incontrato la presidente di Confartigianato Imprese Belluno, Claudia Scarzanella e i rappresentanti di Confindustria Belluno Dolomiti per illustrare gli indirizzi dati alla Provincia di Vicenza e approvati

con delibera della giunta comunale. Insomma, tutto cambia. Ora le direttive sono chiare e i grandi cantieri della città andranno a vantaggio dell’economia bellunese. Questa, almeno, è l’intenzione.

LE MISURE Le indicazioni andranno a premiare in maniera significativa le imprese bellunesi; la Provincia di Belluno ha infatti stilato due elenchi: l’elenco A include tutti gli operatori in possesso dei requisiti necessari per l’esecuzione dei lavori pubblici a favore di pubbliche amministrazioni; l’elenco B vede inseriti gli operatori che, oltre ad avere i precedenti requisiti, hanno sede in uno dei comuni montani citati nella Legge regionale n.25/2014 includendo quindi tutti i comuni bellunesi. Lo precisa

Masaro. «Abbiamo dato due precisi indirizzi - spiega –: per gli appalti sotto i 500mila euro, andranno chiamati gli iscritti all’elenco B, interpellando quindi le imprese bellunesi; per gli appalti superiori ai 500mila euro, invece, andranno interpellati per il 70% gli iscritti all’elenco B, mentre i restanti posti andranno coperti con le aziende presenti nell’elenco A». Se per alcuni tipi di intervento il numero delle ditte non fosse sufficiente, la sta-

IL SINDACO STABILISCE CRITERI E PRIORITÀ PER LA PROVINCIA DI VICENZA NELLA FASE DI ASSEGNAZIONE DELLE OPERE

zione di Vicenza potrà poi integrare gli elenchi con imprese a sua scelta.

IL PRECEDENTE L’amministrazione in passato era stata criticata per la scelta di affidare le gare a Vicenza senza tutelarsi. Strali, in particolare, erano stati lanciati dal consigliere di opposizione Franco Roccon. «Abbiamo così portato a termine un iter avviato già lo scorso anno – conclude Massaro -, che aveva fin dall’inizio il doppio obiettivo di assicurarci massima efficienza e rapidità nell’effettuare le gare d’appalto per i lavori pubblici, visti gli ottimi risultati e i bassi numeri di contenziosi registrati nelle attività già svolte con la stazione di Vicenza, e di coinvolgere in maniera diretta le aziende bellunesi». A. Tr.

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BELLUNO Anche due enti bellunesi nel progetto per favorire l’occupazione della Fondazione Cariverona. Sono stati complessivamente 20 gli enti coinvolti in “Job Club”, l’iniziativa pensata per favorire l’incontro tra il mondo del lavoro e le persone inoccupate e che ha visto partecipare persone e enti dal Veronese, dal Vicentino, dell’Anconetano e dal Bellunese. I lavori hanno preso il via a settembre 2019 per concludersi a gennaio di quest’anno per un totale di 200 incontri, oltre 500 ore di formazione per la ricerca attiva del lavoro. Ai percorsi hanno partecipato 195 persone e in 123 sono arrivate alla fine del percorso. L’attività dei trainer ha stimolato i disoccupati alla ricerca attiva di un impiego che li soddisfacesse sfociando in 246 colloqui di lavoro e nell’invio di 477 candidature. L’età media è stata di 36 anni con un livello di istruzione variegato e un tempo in disoccupazione alto: il 20% dei partecipanti in disoccupazione da più di tre anni, e 56% da più di un anno, così come rilevante la quota tra i partecipanti di persone in svantaggio sociale, psicologico ed economico. ll 39% degli utenti è stato giudicato “riattivato” dal trainer, ovvero è passato da una condizione di scoraggiamento e sostanziale inattività a una condizione di ricerca attiva su obiettivi professionali chiari. Ottimi i risultati ottenuti, perché il 38,4% ha trovato lavoro e il 4,4% è entrato in un percorso di formazione propedeutico all’assunzione. Delle 68 persone che durante il percorso di “Job Club” hanno siglato un contratto di lavoro, 35 hanno firmato un contratto a tempo determinato, ovvero il 51,5%, 12 un tirocinio ovvero il 17,6%, 9 hanno aperto una propria attività, il 13%, e 8 hanno trovato un impegno part-time. (A.Tr.)

Il rinvio

Cerimonia al Bosco delle castagne cancellata, da fissare la nuova data È stata rinviata a data da destinarsi la cerimonia commemorativa del Bosco delle castagne, da sempre organizzata nella domenica più vicina al 10 marzo, per ricordare il sacrificio dei giovani partigiani che furono impiccati, per rappresaglia nazista, al Bosco delle Castagne il 10 marzo 1945. L’appuntamento era in programma per l’8 marzo, ma alla luce delle disposizioni collegate all’emergenza epidemiologica da Covid19, la cerimonia è stata rinviata a data da

definirsi. Questi i nome dei giovani che morirono al Bosco delle Castagne: Mario Pasi (Montagna), Giuseppe Santomaso (Franco), Francesco Bortot (Carnera), Marcello Boni (Nino), Pietro Bertanza (Portos), Giuseppe Como (Penna), Ruggero Fiabane (Rampa), Giovanni Cibien (Mino), Giovanni Candeago (Fiore), Ioseph, soldato francese sconosciuto. Non appena la nuova data verrà fissata , ne sarà data opportuna comunicazione.


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Primo Piano

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I proprietari di B&B: «Biennale fino a Natale per aiutare il turismo»

Le precauzioni

Un appello dall’extralberghiero: «Prolungare l’evento per compensare lo spostamento dell’apertura in agosto»

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CULTURA E TURISMO VENEZIA Propongono di trasformare un’emergenza in opportunità, per provare a destagionalizzare il turismo. L’Abbav (Associazione degli host della regione Veneto che include i gestori di strutture alternative all’alberghiero), prende spunto dal rinvio ad agosto dell’apertura della Biennale di architettura, prevista per il 23 maggio e propone - per risollevare la crisi del turismo da coronavirus - di prolungare l’evento nei mesi invernali.

Ca’ Farsetti, consiglieri a distanza VENEZIA Le norme di Salute pubblica emanate dal Governo hanno coinvolto anche il Consiglio comunale, che si è riunito ieri in una seduta a porte chiuse, senza pubblico, ma trasmessa come sempre - in streaming dal sito dell’amministrazione. Tutto come al solito, se non per la maggior distanza tra i consiglieri, che si sono disposti a scacchiera, a due metri l’uno dall’altro. Durante il dibattito si è posto il problema sul come organizzare le sedute successive.

«Non c’è motivo per disertare il lavoro» Bufera sul sindaco: «Visione padronale» LAVORO A DISTANZA VENEZIA Per il sindaco Luigi Bru-

gnaro non c’è alcuna ragione per fare telelavoro o smart working tra i dipendenti. Lo aveva detto all’incontro dei sindaci dell’area metropolitana e all’opposizione, ma anche ai sindacati, queste cose sono suonate offensive. «Non c’è nessuna scusa di esimersi dal proprio lavoro - aveva detto il sindaco - neanche dagli uffici amministrativi che non hanno nessun rapporto col pubblico. Se comincia qualcuno a dire “ho paura, sto a casa perché ne ho diritto”, allora hanno diritto a stare a casa anche gli autisti dei bus delle ambulanze e poi cominciamo con le precettazioni. Non c’è nessun motivo logico, soltanto paura. Noi dobbiamo dare l’esempio di essere presenti sul territorio e seri nelle cose». Apriti cielo. Ieri sono arrivate durissime reazioni dai partiti

d’opposizione. «Il sindaco ha chiesto ai dipendenti di essere seri e di non esimersi dal lavoro - commenta Monica Sambo, Pd - la serietà noi la chiediamo in primis al sindaco e all’amministrazione. Chiediamo di ottemperare ai decreti e alle circolari ministeriali che indicano quale strumento quello del lavoro agile per venire incontro ai lavoratori nella gestione del periodo emergenziale, lo chiedo in particolare per i dipendenti che soffrono di gravi patologie, immunodepressi , in gravidanza e anche per aiutare quelle famiglie che in questo momento si trova-

LE CONSIGLIERE SAMBO E LA ROCCA ALL’ATTACCO: «POSIZIONE IRRESPONSABILE QUELLO È IL FUTURO»

no in difficoltà data la chiusura delle scuole almeno fino al 15 marzo». Sambo, con i colleghi Emanuele Rosteghin, Nicola Pellicani, Bruno Lazzaro, Rocco Fiano e Giovanni Pelizzato, ha anche depositato due mozioni che impegnano il Comune ad avviare al più presto lo “smart working” per il tempo necessario al superamento del periodo emergenziale. Ancora più dura Elena La Rocca, consigliera del Movimento 5 Stelle. «Quella di Brugnaro è una posizione irresponsabile - afferma - da tempo mi batto contro le resistenze del Comune di Venezia contro telelavoro e smart working. Forme di lavoro che rappresentano il futuro in termini di sostenibilità negli spostamenti casa - lavoro, conciliazione con esigenze familiari e nei confronti di diversamente abili. Futuro che il sindaco non vede, accecato dalla sua visione del lavoro arcaica e padronale». © RIPRODUZIONE RISERVATA

LA PROPOSTA «Anziché concentrare gli eventi (come Biennale, Regata Storica, Mostra del cinema) tutti nei mesi autunnali - spiega Eliana Avenali, segretario tesoriere dell’Abbav - si dovrebbe destagionalizzare, perché ad esempio a novembre non c’è niente, quindi noi non possiamo lavorare quando gli hotel offrono doppie a 50 euro. Si dovrebbero creare eventi più diffusi sul calendario. E visto che è stato deciso di aprire la Biennale Architettura a fine agosto, che non la chiudano a novembre, ma che proseguano almeno fino al prossimo Carnevale». L’associazione ha scelto quindi di inviare una lettera al neo presidente Roberto Cicutto, al sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, al governatore Luca Zaia e all’assessore regionale competente Federico Caner. All’interno della comunicazione si legge anche tutta la paura per un futuro incerto, per la comunicazione che viene data all’estero e per la mancata programmazione dei flussi turistici.

LE PREOCCUPAZIONI A spiegare i temi e fornire un quadro della situazione è la stessa Avenali: «Stiamo ricevendo cancellazioni a pioggia. Oggi (ieri, ndr) sono arrivate quelle relative a settembre, appena scoppiato il caso del virus si erano azzerate anche quelle di luglio, senza parlare di Pasqua, che avevamo già capito esser persa». Un danno economico rilevante che rischia di lasciare a spasso tante famiglie:

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«Le persone che chiamano non vogliono sentire ragioni, dicono che casomai richiameranno in futuro, ma sappiamo come funziona il mercato. Di media si lavora con sei mesi di anticipo, ma in alcuni casi, come quello delle navi da crociera i cui ospiti cercano una notte in più, anche con un anno». Oltre a questo, il problema riguarda la comunicazione: «Dando questo segnale, pare che in città si potrà venire solo da settembre, ma per quel tempo in molti rischiano la chiusura», spiega Avenali. Gli effetti quindi sono a catena sul tessuto economico locale: «Se noi stiamo soffrendo - prosegue Avenali - operatori come quelli delle agenzie di cambio se ne stanno a casa». Per questo la scelta della Biennale Architet-

CHIESTO UN INCONTRO TRA IL NUOVO PRESIDENTE CICUTTO, ZAIA E BRUGNARO «NOI, IN CRISI COME GLI ALTRI»

tura ha fatto sobbalzare gli affittacamere: «La decisione di posticipare l’apertura è stato uno choc, un disastro totale, come si può pensare di spostare un evento del genere da maggio a fine agosto? A quel tempo saremo già chiusi».

GLI SCENARI Il pericolo è di perdere altri mesi di lavoro andando a intasare invece quello in cui solitamente la mostra del cinema porta nuovamente ad accendere i riflettori sulla città: «Sarebbe un disastro totale, la mostra del cinema è contingentata, ma poi c’è l’interesse per la Regata Storica, come si fa a far coincidere gli eventi? Con la Vernice della Biennale la domanda aumenta, così ci sarebbe una saturazione eccessiva». Mentre gli altri mesi sarebbero deserti, fanno capire dall’Abbav. «Pensi che di quota annuale chiediamo 120 euro, è capitato che ci si sia stato chi abbia chiesto di pagare con carta di credito, in maniera da trasferire il costo sul mese dopo, dato che in questo mese non c’erano soldi», conclude Avenali. Tomaso Borzomì © RIPRODUZIONE RISERVATA

Associazioni di categoria

Ente bilaterale, sportello e finanziamento VENEZIA L’emergenza coronavirus sta provocando pesanti contraccolpi al settore del turismo della provincia di Venezia. Le disdette, infatti, stanno arrivando massivamente, nell’ordine del 50-80%, in alcuni casi si parla addirittura del 100%. in questo frangente alberghi, campeggi, agenzie di viaggi, ristorazione e pubblici esercizi stanno valutando, loro malgrado, un’eventuale chiusura. Di fronte a questa situazione critica, l’Ente Bilaterale del Turismo della provincia di Venezia che rappresenta parte datoriale (Fipe Venezia, Associazione Veneziana Albergatori, Aepe Venezia, federalberghi Veneto, Faita nordest, Fiavet Veneto) e parte sindacale (Filcams-Cgil, Fisascat, UilTucs) ha deliberato di

intervenire in supporto dei propri associati con due azioni concrete: l’apertura di uno sportello anti crisi nella sede dell’Ente e delle associazioni di categoria per l’attivazione di procedure semplificate al fine di accedere agli ammortizzatori sociali e alle forme di sostegno al reddito contrattualmente previste; l’adozione di un intervento economico con un finanziamento straordinario massimo di 200 mila euro a sostegno dei dipendenti di aziende coinvolte in questa gravissima emergenza. L’intervento economico stanziato sarà impegnato a favore del sostegno al reddito connesso alla sospensione dell’attività aziendale determinata dal coronavirus.


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I proprietari di B&B: «Biennale fino a Natale per aiutare il turismo»

Le precauzioni

Un appello dall’extralberghiero: «Prolungare l’evento per compensare lo spostamento dell’apertura in agosto»

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CULTURA E TURISMO VENEZIA Propongono di trasformare un’emergenza in opportunità, per provare a destagionalizzare il turismo. L’Abbav (Associazione degli host della regione Veneto che include i gestori di strutture alternative all’alberghiero), prende spunto dal rinvio ad agosto dell’apertura della Biennale di architettura, prevista per il 23 maggio e propone - per risollevare la crisi del turismo da coronavirus - di prolungare l’evento nei mesi invernali.

Ca’ Farsetti, consiglieri a distanza VENEZIA Le norme di Salute pubblica emanate dal Governo hanno coinvolto anche il Consiglio comunale, che si è riunito ieri in una seduta a porte chiuse, senza pubblico, ma trasmessa come sempre - in streaming dal sito dell’amministrazione. Tutto come al solito, se non per la maggior distanza tra i consiglieri, che si sono disposti a scacchiera, a due metri l’uno dall’altro. Durante il dibattito si è posto il problema sul come organizzare le sedute successive.

«Non c’è motivo per disertare il lavoro» Bufera sul sindaco: «Visione padronale» LAVORO A DISTANZA VENEZIA Per il sindaco Luigi Bru-

gnaro non c’è alcuna ragione per fare telelavoro o smart working tra i dipendenti. Lo aveva detto all’incontro dei sindaci dell’area metropolitana e all’opposizione, ma anche ai sindacati, queste cose sono suonate offensive. «Non c’è nessuna scusa di esimersi dal proprio lavoro - aveva detto il sindaco - neanche dagli uffici amministrativi che non hanno nessun rapporto col pubblico. Se comincia qualcuno a dire “ho paura, sto a casa perché ne ho diritto”, allora hanno diritto a stare a casa anche gli autisti dei bus delle ambulanze e poi cominciamo con le precettazioni. Non c’è nessun motivo logico, soltanto paura. Noi dobbiamo dare l’esempio di essere presenti sul territorio e seri nelle cose». Apriti cielo. Ieri sono arrivate durissime reazioni dai partiti

d’opposizione. «Il sindaco ha chiesto ai dipendenti di essere seri e di non esimersi dal lavoro - commenta Monica Sambo, Pd - la serietà noi la chiediamo in primis al sindaco e all’amministrazione. Chiediamo di ottemperare ai decreti e alle circolari ministeriali che indicano quale strumento quello del lavoro agile per venire incontro ai lavoratori nella gestione del periodo emergenziale, lo chiedo in particolare per i dipendenti che soffrono di gravi patologie, immunodepressi , in gravidanza e anche per aiutare quelle famiglie che in questo momento si trova-

LE CONSIGLIERE SAMBO E LA ROCCA ALL’ATTACCO: «POSIZIONE IRRESPONSABILE QUELLO È IL FUTURO»

no in difficoltà data la chiusura delle scuole almeno fino al 15 marzo». Sambo, con i colleghi Emanuele Rosteghin, Nicola Pellicani, Bruno Lazzaro, Rocco Fiano e Giovanni Pelizzato, ha anche depositato due mozioni che impegnano il Comune ad avviare al più presto lo “smart working” per il tempo necessario al superamento del periodo emergenziale. Ancora più dura Elena La Rocca, consigliera del Movimento 5 Stelle. «Quella di Brugnaro è una posizione irresponsabile - afferma - da tempo mi batto contro le resistenze del Comune di Venezia contro telelavoro e smart working. Forme di lavoro che rappresentano il futuro in termini di sostenibilità negli spostamenti casa - lavoro, conciliazione con esigenze familiari e nei confronti di diversamente abili. Futuro che il sindaco non vede, accecato dalla sua visione del lavoro arcaica e padronale». © RIPRODUZIONE RISERVATA

LA PROPOSTA «Anziché concentrare gli eventi (come Biennale, Regata Storica, Mostra del cinema) tutti nei mesi autunnali - spiega Eliana Avenali, segretario tesoriere dell’Abbav - si dovrebbe destagionalizzare, perché ad esempio a novembre non c’è niente, quindi noi non possiamo lavorare quando gli hotel offrono doppie a 50 euro. Si dovrebbero creare eventi più diffusi sul calendario. E visto che è stato deciso di aprire la Biennale Architettura a fine agosto, che non la chiudano a novembre, ma che proseguano almeno fino al prossimo Carnevale». L’associazione ha scelto quindi di inviare una lettera al neo presidente Roberto Cicutto, al sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, al governatore Luca Zaia e all’assessore regionale competente Federico Caner. All’interno della comunicazione si legge anche tutta la paura per un futuro incerto, per la comunicazione che viene data all’estero e per la mancata programmazione dei flussi turistici.

LE PREOCCUPAZIONI A spiegare i temi e fornire un quadro della situazione è la stessa Avenali: «Stiamo ricevendo cancellazioni a pioggia. Oggi (ieri, ndr) sono arrivate quelle relative a settembre, appena scoppiato il caso del virus si erano azzerate anche quelle di luglio, senza parlare di Pasqua, che avevamo già capito esser persa». Un danno economico rilevante che rischia di lasciare a spasso tante famiglie:

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«Le persone che chiamano non vogliono sentire ragioni, dicono che casomai richiameranno in futuro, ma sappiamo come funziona il mercato. Di media si lavora con sei mesi di anticipo, ma in alcuni casi, come quello delle navi da crociera i cui ospiti cercano una notte in più, anche con un anno». Oltre a questo, il problema riguarda la comunicazione: «Dando questo segnale, pare che in città si potrà venire solo da settembre, ma per quel tempo in molti rischiano la chiusura», spiega Avenali. Gli effetti quindi sono a catena sul tessuto economico locale: «Se noi stiamo soffrendo - prosegue Avenali - operatori come quelli delle agenzie di cambio se ne stanno a casa». Per questo la scelta della Biennale Architet-

CHIESTO UN INCONTRO TRA IL NUOVO PRESIDENTE CICUTTO, ZAIA E BRUGNARO «NOI, IN CRISI COME GLI ALTRI»

tura ha fatto sobbalzare gli affittacamere: «La decisione di posticipare l’apertura è stato uno choc, un disastro totale, come si può pensare di spostare un evento del genere da maggio a fine agosto? A quel tempo saremo già chiusi».

GLI SCENARI Il pericolo è di perdere altri mesi di lavoro andando a intasare invece quello in cui solitamente la mostra del cinema porta nuovamente ad accendere i riflettori sulla città: «Sarebbe un disastro totale, la mostra del cinema è contingentata, ma poi c’è l’interesse per la Regata Storica, come si fa a far coincidere gli eventi? Con la Vernice della Biennale la domanda aumenta, così ci sarebbe una saturazione eccessiva». Mentre gli altri mesi sarebbero deserti, fanno capire dall’Abbav. «Pensi che di quota annuale chiediamo 120 euro, è capitato che ci si sia stato chi abbia chiesto di pagare con carta di credito, in maniera da trasferire il costo sul mese dopo, dato che in questo mese non c’erano soldi», conclude Avenali. Tomaso Borzomì © RIPRODUZIONE RISERVATA

Associazioni di categoria

Ente bilaterale, sportello e finanziamento VENEZIA L’emergenza coronavirus sta provocando pesanti contraccolpi al settore del turismo della provincia di Venezia. Le disdette, infatti, stanno arrivando massivamente, nell’ordine del 50-80%, in alcuni casi si parla addirittura del 100%. in questo frangente alberghi, campeggi, agenzie di viaggi, ristorazione e pubblici esercizi stanno valutando, loro malgrado, un’eventuale chiusura. Di fronte a questa situazione critica, l’Ente Bilaterale del Turismo della provincia di Venezia che rappresenta parte datoriale (Fipe Venezia, Associazione Veneziana Albergatori, Aepe Venezia, federalberghi Veneto, Faita nordest, Fiavet Veneto) e parte sindacale (Filcams-Cgil, Fisascat, UilTucs) ha deliberato di

intervenire in supporto dei propri associati con due azioni concrete: l’apertura di uno sportello anti crisi nella sede dell’Ente e delle associazioni di categoria per l’attivazione di procedure semplificate al fine di accedere agli ammortizzatori sociali e alle forme di sostegno al reddito contrattualmente previste; l’adozione di un intervento economico con un finanziamento straordinario massimo di 200 mila euro a sostegno dei dipendenti di aziende coinvolte in questa gravissima emergenza. L’intervento economico stanziato sarà impegnato a favore del sostegno al reddito connesso alla sospensione dell’attività aziendale determinata dal coronavirus.


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L’emergenza a Nordest L’ALLARME VENEZIA Dall’inizio dell’emergenza Coronavirus, circa 400 sanitari in Veneto si trovano in quarantena. Quasi tutti questi medici, infermieri e operatori sono risultati negativi al tampone e non manifestano alcun sintomo, ma siccome sono entrati in contatto con pazienti contagiati, nei loro confronti il ministero della Salute ha disposto comunque l’isolamento domiciliare fiduciario per 14 giorni. «Un’autentica follia: di questo passo rischiamo di dover chiudere i reparti», è l’allarme del professor Andrea Crisanti, direttore dell’unità operativa di Microbiologia e Virologia dell’Azienda Ospedaliera di Padova, sostenuto dal governatore Luca Zaia e dall’assessore Manuela Lanzarin: «Da giorni stiamo chiedendo al ministro Roberto Speranza di modificare queste disposizioni, garantendo un’altra soluzione valida per gestire comunque in sicurezza la situazione».

IN SOFFERENZA Da un angolo all’altro del Veneto, le strutture stanno andando in sofferenza: l’Ulss 2 Marca Trevigiana (che sta patendo anche otto contagi confermati nel personale di Geriatria del Ca’ Foncello) ha sospeso temporaneamente le ferie come indicato dal ministero; Feltre ha rinviato gli interventi chirurgici programmati; l’Ulss 7 Pedemontana sta riorganizzando i servizi alla luce del fatto che Santorso ha bloccato 60 dipendenti; la Fp Cgil segnala 290 lavoratori fermi nella sola Ulss 3 Serenissima. «Sono direttive che vengono prese lontano dal campo – lamenta Crisanti – con effetti finali distorsivi. Se le misure sono giuste per un’azienda, in un ospedale significa non dare un servizio alla comunità. Ad esempio nella Pediatria di Padova abbiamo testato 500 soggetti tra addetti e bambini, trovandone positive due. Se applicassimo alla lettera la circolare ministeriale, rischieremmo di dover rispedire a casa tutto il personale che si è avvicinato a loro. Il problema è che i medici devono occuparsi anche di altri problemi di

LA PROPOSTA DEL VENETO: TENERE IN SERVIZIO CHI È NEGATIVO E SOTTOPORLO AL TEST OGNI GIORNO PER DUE SETTIMANE

IL PROGETTO VENEZIA Cosa vuol dire “Emergenza Sars-CoV-2 – Regione Veneto”? «Significa che finora il mondo viaggiava nella nebbia, mentre adesso grazie a Vo’ Euganeo potrà accendere i fari»: Andrea Crisanti, che ne è il responsabile insieme a Stefano Merigliano, traduce così il titolo dello studio scientifico che da oggi a domenica sarà condotto nel paese-cluster con la collaborazione di Enrico Lavezzo e della Croce Rossa Italiana. «Un progetto unico nel suo genere a livello nazionale e internazionale», rimarca il governatore Luca Zaia, la cui Giunta ha appositamente deliberato lo stanziamento di 150.000 euro, a favore del Consorzio per la ricerca sanitaria, su proposta dell’assessore Manuela Lanzarin.

LA FOTOGRAFIA Era stato proprio Zaia ad accompagnare le misure di quarantena della “zona rossa” con

In quarantena 400 medici Reparti a rischio chiusura Costretti a casa tutti i sanitari presenti nei reparti `Il virologo Crisanti: «Una follia, lasciate lavorare in cui c’erano contagiati, anche se non sono malati chi non ha nulla». Zaia: «È una norma da cambiare» `

salute: purtroppo le persone continuano ad avere gli infarti e i bambini le leucemie. Per questo proponiamo un’alternativa: mantenere in servizio chi è negativo e asintomatico, sottoponendolo tutti i giorni al test per due settimane, in modo da verificare continuamente se per caso diventa positivo».

LA RICHIESTA Anche ieri il governatore Zaia ha rinnovato una richiesta in tal senso al ministro Speranza: «Spero che metta mano alla nor-

ma. La quarantena potrebbe essere volontaria, garantendo il tampone quotidiano dei sanitari negativi, anche di quelli che hanno avuto contatto con un paziente positivo. Sono evenienze che a un medico capitano spesso». Conferma il professor Stefano Merigliano, presidente della Scuola di medicina di Padova: «Per lavoro siamo abituati a combattere le malattie. Curiamo e operiamo pure i pazienti con Hiv e Ebola: stare a casa con esito negativo per il Coronavirus, e oltretutto senza sintomi,

per noi è tradire la professione. Al ministero chiediamo: lasciateci lavorare. L’ha fatto anche una nostra specializzanda, risultata negativa al pomeriggio e di guardia nella notte...». Il racconto non stupisce l’assessore Lanzarin: «Ad oggi la direttiva nazionale non permetterebbe di lavorare, ma ci sono Ulss che lo consentono e Ulss che lo vietano, in base alle valutazioni sanitarie dei singoli casi e sempre nella massima sicurezza. È chiaro che una deroga ministeriale semplificherebbe la vita a tutti».

Vo’ si mette ancora in coda per un altro giro di tamponi: «Grande aiuto alla scienza» un’azione di sorveglianza a tappeto della popolazione. «Ho ricevuto delle critiche – ricorda il governatore – perché secondo qualcuno disattendevo le linee guida. Ma era il primo focolaio del Veneto e ho pensato subito alla psicosi». Nella località padovana sono stati così effettuati circa 2.800 degli 11.000 tamponi complessivamente eseguiti in Veneto, evidenziando 90 casi positivi e cioè il 3,54% del totale. «Ma quella è stata la fotografia di un momento – spiega Rosario Rizzuto, rettore dell’Università di Padova – mentre l’analisi dell’epidemiologia virale richiede un’osservazione nel tempo. Per questo sarà scattata una seconda istantanea dello stesso

campione a distanza di due settimane dalla prima. Questo ci permetterà di rendere un grande servizio alla comunità scientifica nazionale e internazionale».

I PARAMETRI Mai infatti prima d’ora, «nemmeno in Cina» chiosa Crisanti, era stata svolta una ricerca su una comunità di questo tipo. Tecnicamente saranno fissati i parametri numerici relativi a valori come il tasso di trasmissione e mortalità, il tempo di raddoppiamento delle infezioni, il rapporto tra positivi al tampone e sintomatici, le curve di regressione e la durata dell’infezione. In buona sostanza quelle informazioni permetteranno di stu-

diare la storia naturale del virus, definire le dinamiche di trasmissione e individuare le classi di rischio stratificate per morbilità e mortalità. «Per la prima volta il contrasto al Coronavirus avrà una metrica – spiega ancora il direttore di Microbiologia e Virologia – su cui basare le decisioni di sanità pubblica: una misura di contenimento non dovrà più fondarsi sull’onda emotiva, ma su dati scientifici». Elementi che finora sono però mancati. «Di fronte a un virus che non conosciamo, com’è questo – osserva il rettore Rizzuto – abbiamo due possibilità di intervento: da un lato farci carico nell’immediato di una malattia altamente contagiosa, dall’altro cercare di capir-

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MAI PRIMA D’ORA ERA STATA FATTA UNA RICERCA COSÌ PRECISA SULLA STORIA E L’EVOLUZIONE DEL CONTAGIO

ne l’evoluzione nel tempo. Ecco, abbiamo voluto percorrere entrambe le strade».

LA COLONNA MOBILE Dunque questa mattina si metterà in moto da Padova la piccola ma preziosa colonna mobile della Cri. «Tre mezzi,


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AL TAVOLO Da sinistra Stefano Merigliano, Manuela Lanzarin, Luca Zaia e Rosario Rizzuto alla presentazione dello studio su Vo’ Euganeo

I contagi verso quota 500 ma ci sono i primi 3 guariti A 2 settimane dall’inizio dell’epidemia ` Per numero di positivi Treviso e Padova un segnale di fiducia. I morti salgono a 11 superano Vo’. Cambiano i criteri dei decessi

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ESPERTO Il professor Andrea Crisanti, direttore dell’Unità operativa di Microbiologia e Virologia dell’Azienda Ospedaliera di Padova

LE PRESCRIZIONI A proposito di prescrizioni, Crisanti torna sulle dichiarazioni che avevano scatenato qualche polemica nei giorni scorsi: «Avevo detto che all’inizio è stata sottovalutata la gravità del Coronavirus e non me ne pento perché i fatti mi hanno dato ragione. Anche se purtroppo non ha stanziato nulla per la ricerca, il nuovo decreto è sicuramente un passo avanti: per la prima volta il Governo ha preso atto della situazione e ha comunicato con franchezza ai cittadini la

ESAMI A sinistra code davanti alle scuole di Vo’ per effettuare il tampone. Sopra, il sindaco Giuliano Martini

con quindici persone, per tre giorni: i test saranno effettuati nell’ambulatorio ricavato alle scuole elementari di Vo’», specifica il presidente Giampietro Rupolo. Oltre agli infermieri volontari, ci saranno i medici specializzandi. «Abbiamo ottenuto la disponibilità dei futuri speciali-

vera entità del problema. La cosa peggiore è dare ai cittadini un messaggio rassicurante che poi viene smentito. Non si può dire che siamo i migliori perché abbiamo bloccato le frontiere, se poi scoppia questo casino. Sono dell’idea che bisogna sempre dire la verità, tutta». Rivendicando la decisione di aver assunto «provvedimenti anche impopolari, per cui sono stato preso in giro, come la chiusura di Schiavonia o l’allestimento delle tende», Zaia chiede a Crisanti: «Ai cittadini cosa direbbe?». Risposta del professore: «Direi che siamo di fronte a una situazione senza precedenti, per cui servono misure senza precedenti. E direi che l’economia si aiuta eliminando l’epidemia, che è una cosa completamente diversa da un’alluvione». Angela Pederiva

La polemica

IL QUADRO

«L’immagine veneta va tutelata all’estero»

VENEZIA Due settimane fa il Nordest precipitava nell’incubo del Coronavirus. Era infatti venerdì 21 febbraio quando a Vo’ Euganeo scoppiava il primo focolaio e all’ospedale di Schiavonia moriva Adriano Trevisan: la prima vittima d’Italia, ma anche «il mio papà, il marito di mia madre Linda, il nonno di Nicole e di Leonardo», avrebbe poi rimarcato sua figlia Vanessa, già sindaco del paese padovano diventato “zona rossa”, ricordando che dietro ogni numero di questa emergenza c’è una persona, con la sua famiglia e con la sua storia. Un monito che vale anche oggi, quattordicesimo giorno di emergenza, in cui si comincerà a tirare le somme dell’epidemia, tenendo inevitabilmente conto pure del nuovo bollettino con cui la Regione ieri sera ha aggiornato il bilancio dei casi confermati di contagio: 459 soggetti in Veneto, di cui 3 guariti e 11 deceduti, con questi ultimi che adesso tornano ad essere contabilizzati nel loro complesso, cioè sommando le persone mancate “per Coronavirus” a quelle “con Coronavirus”, in attesa del responso definitivo da parte dell’Istituto superiore di sanità.

sti, perché non era il caso di distogliere altro personale dal servizio sanitario nazionale», evidenzia Merigliano, numero uno della Scuola di medicina. I laboratori dell’Azienda Ospedaliera hanno una capacità di analisi di 1.500 campioni al giorno: precedenza sarà data alle richieste delle varie Ulss, ma l’obiettivo è di ottenere gli esiti del paese-cluster nel giro di una settimana. Domanda (retorica) di Zaia: «Quanti nostri risultati sono stati cannati finora, secondo l’Istituto superiore di sanità?». Risposta (fiera) di Crisanti: «Nessuno, sono stati validati tutti». Conclude quindi il governatore: «Massima serietà, i cittadini di Vo’ non saranno delle cavie. Questo nuovo studio anzi dimostrerà, secondo noi, che il cordone sanitario non servirà più dopo domenica: allora i fatidici 14 giorni saranno passati, ciò che doveva essere incubato sarà stato incubato e quella comunità sarà la più sicura d’Italia». A.Pe.

VENEZIA L’immagine del Veneto, e dell’Italia, resta un tema centrale nell’agenda pubblica internazionale. Ieri è tornato a parlarne il governatore Luca Zaia: «Spero vivamente che questo Paese cominci a tessere rapporti personali, con presenza fisica, con tutti i leader degli Stati che hanno dubbi o nei quali si parla male dell’Italia. E si faccia capire che questo non è un Paese di infettati, in quarantena, ma con un’alta civiltà, che sta affrontando il tema, a differenza di qualcun altro che fa finta di non vederlo». A preoccupare il presidente della Regione sono anche le richieste di certificazione dei prodotti: «Noi come sanità siamo a disposizione, però se si continua con questa pandemia mediatica di far credere che tutto quello che passa per il Veneto, per la Lombardia, per l’Emilia Romagna o per l’Italia abbia un problema sanitario, allora vuole dire che non funziona nemmeno quello che dovrebbe essere un presidio minimo di diplomazia internazionale, che dobbiamo assolutamente avere e ripristinare velocemente». Nel frattempo è stato inviato a Bruxelles il videointervento di Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio regionale, in occasione del dibattito sull’impatto del Coronavirus sulle comunità locali, ospitato dal Comitato delle Regioni in cui il vicentino è capo della delegazione italiana. «Al momento – ha detto – è complesso prevedere l’andamento della malattia, ma la gestione nella Regione Veneto ha dimostrato con numeri reali che lo scenario è governabile e i risultati possono essere positivi. Quanto stiamo sperimentando porta un segnale di speranza per tutti: abbiamo lavorato con scienza e coscienza aprendo una nuova stagione positiva di cooperazione fra ricerca, università, sanità e pubblica amministrazione, che hanno messo insieme le loro forze non solo per sconfiggere il Coronavirus ma anche l’ignoranza e le fake news».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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«PER LAVORO SIAMO ABITUATI A COMBATTERE LE MALATTIE, CURIAMO E OPERIAMO PAZIENTI CON HIV E EBOLA: DATECI UNA DEROGA»

I POSITIVI Fra le 9 e le 17, i tamponi positivi sono aumentati di 52 unità. La ripartizione fra i diversi cluster è avvenuta con una rimodulazione di Vo’, dove sono stati considerati solo i residenti in paese e sono stati esclusi gli altri, per cui il dati è sceso a 84 (-6). Si accentua dunque il sorpasso da parte di Treviso, che sale a 108 (+12), nonché di Padova, che arriva a 104 (+21). Seguono Venezia con 82 (+8), Verona con 37 (+10), Vicenza con 22 (+3), Belluno con 6 (+2) e Rovigo che si attesta a 4. I casi associati alla Lombardia diventano 3, mentre per i restanti 9 è in corso l’assegnazione.

I RICOVERATI Cresce il numero dei ricoverati: secondo quest’ultima rileva-

IN AUMENTO IL NUMERO DI RICOVERATI, ANCHE SE SOLO PER DUE È STATO NECESSARIO UN POSTO IN TERAPIA INTENSIVA

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Casi confermati (al 05.03) TOTALE REGIONE VENETO

84

4

Vo’

Rovigo

459

37

108

Verona

Treviso

22

82

Vicenza

Venezia

*# 104

6

Padova

Belluno

* 3 Casi collegati alla Lombardia # 9 Assegnazione epidemiologica in corso 11

18

deceduti

dimessi

Ricoverati totali

Strutture di ricovero Azienda Ospedale Università Padova

36 Azienda Ospedaliera Univ. Integrata Verona 6 ULSS2 - Ospedale Treviso 38 ULSS3 - Ospedale Mestre 18 ULSS3 - Ospedale Venezia 13 ULSS3 - Ospedale Mirano 1 ULSS5 - Ospedale Rovigo 4 ULSS7 - Ospedale di Santorso 3 5 ULSS8 - Ospedale Vicenza ULSS9 - Ospedale Legnago 3 Ospedale Sacro Cuore Don Calabria 3 Tot. Regione Veneto 130

(di cui in Terapia Intensiva)

11 2 7 3

2

25

Nel numero di 11 deceduti sono stati inseriti i 3 che nel precedente bollettino erano stati collocati fra i decessi non correlati a infezione da coronavirus, in ottemperanza a quanto Þssato da una circolare del Ministero della Salute che chiede che tutti i decessi vengano inseriti nello stesso cluster. I decessi eventualmente non correlati saranno valutati dall’Istituto Superiore di Sanità.

zione sono 130 (+19), di cui 25 in Terapia Intensiva (+2), Ma ad aumentare sono pure i pazienti dimessi (18, cioè 4 in più). E, soprattutto, adesso ci sono anche i malati che risultano guariti: trascorso il periodo di incubazione, il cui inizio era stato fissato appunto al 21 febbraio, ieri sono state dichiarate di nuovo sane 3 persone, che sono state curate rispettivamente negli ospedali di Padova, Mestre e Mirano.

I DECESSI Per quanto riguarda gli 11 defunti, la cifra include anche le tre persone che fino al penultimo bollettino erano state collocate fra i decessi non correlati a infezione da Coronavirus. Una nuova circolare del ministero della Salute, infatti, chiede che tutti i morti vengano inseriti nello stesso cluster: sarà poi l’Iss a valutare quali sono i casi determinati da altre cause. L’indicazione è stata prontamente raccolta dall’Ulss 2 Marca Trevigiana, che mantiene il triste primato dei decessi in Veneto con la scomparsa di un

93enne ricoverato in Geriatria, attraverso questa precisazione: «Tutti e sette i pazienti finora deceduti nell’Ulss 2 erano anziani, con pluripatologie, e sono deceduti con positività Sars-CoV-2, non per Covid-19». Notare la differenza: “Sars-CoV-2” è il virus, mentre “Covid-19” è la malattia.

LE RACCOMANDAZIONI A proposito di anziani, ieri sono rimbalzate anche in Veneto le nuove raccomandazioni dell’Iss, finalizzate a spiegare consigli come quello di evitare strette di mano e abbracci: «Hanno lo scopo di evitare una grande ondata epidemica, con un picco di casi concentrata in un breve periodo di tempo iniziale che è lo scenario peggiore durante un’epidemia per la sua difficoltà di gestione. Nel caso del Coronavirus dobbiamo tenere conto, inoltre, che l’Italia ha una popolazione anziana, peraltro molto più anziana di quella cinese, e bisogna proteggerla il più possibile da contagi». A.Pe. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Primo Piano

Venerdì 6 Marzo 2020 www.gazzettino.it

L’emergenza a Nordest

La crisi del turismo: i 21 comuni veneti che rischiano di più Penalizzate le spiagge dell’Adriatico e le `La ricerca: «Gli stranieri non prenotano località montane; a Venezia allarme rosso e anche l’estate può essere compromessa» `

LO STUDIO VENEZIA Il turismo è un settore nevralgico per il Nordest e rischia di pagare caro, carissimo l’emergenza coronavirus. Piovono cancellazioni, non arrivano più prenotazioni e ci sono 21 Comuni veneti che rischiano di veder crollare la prima fonte di reddito per le loro imprese e i loro cittadini. Una mappa della crisi che ha elaborato la fondazione Think Tank Nordest che ha segnato le zone “rosse per crisi” dove il 40% delle aziende lavora nel settore: si va dalle spiagge dell’Alto Adriatico con Cavallino-Treporti, Caorle e Bibione. Tra i Comuni veneti più colpiti Venezia, alcune località dolomitiche (Livinallongo del Col di Lana e Rocca Pietore) e del Polesine (Rosolina e Porto Tolle). Pesanti le prospettive anche per il lago di Garda: Malcesine, Brenzone sul Garda, Garda, Torri del Benaco, Bardolino e Lazise. «Oggi piovono le cancellazioni ma anche non arrivano più prenotazioni, che in questo periodo sono fatte soprattutto dagli stranieri che vogliono venire a passare le vacanze estive nelle nostre spiagge e sul lago di Garda - commenta Riccardo Dalla Torre, 39 anni, direttore della fondazione con sede a Mestre costituita da un’ottantina di imprese e associazioni di categoria di Veneto e Friuli Venezia per studiare prevalentemente il settore turistico -. Si parla già di una perdita del 70-80% sulle presenze in primavera, ma c’è il timore che anche l’estate possa essere com-

promessa. Ricordo che nel settore turistico sono impegnate circa l’8% delle imprese venete per un fatturato complessivo di 17 miliardi di euro all’anno, circa il 10% del Pil regionale». L’analisi è approfondita e porta anche proposte per superare la crisi. Tra i 21 Comuni più penalizzati, Rocca Pietore paga la più alta quota di imprese nel settore turistico (43,3%), davanti a Malcesine (41,6%) e Livinallongo del Col di Lana (39%). Malcesine sconta la più elevata percentuale di turisti stranieri (93,8%), seguita da Garda (92,2%) e Torri del Benaco (90,1%). Rosolina è penalizzata soprattutto dalla più marcata stagionalità nel periodo marzo-agosto (90,1%), così come

Porto Tolle (87,7%) e Caorle (87,5%). «In questi 21 Comuni veneti oltre il 40% delle imprese è attiva nel settore turistico - spiega Dalla Torre - le più penalizzate saranno quelle che lavorano prevalentemente con gli stranieri, a oggi bloccati. Per questo spiagge e Garda soffriranno di più. Poi la stagionalità: i territori che fanno il pieno in primavera e in estate rischiano molto di più perché temiamo che gli effetti di questa crisi si allungheranno fino a settembre». Che cosa si può fare per arginare la crisi? «Sicuramente possono funzionare le campagne di comunicazione, ma è meglio farle partire quando l’emergenza è finita se no diventano un

VENEZIA Le aziende di trasporto lanciano l’allarme. «Da almeno trent’anni siamo ostaggio dell’Austria, che viola il principio della libera circolazione delle persone e merci sancito dall’Ue – spiega il vicepresidente di Confcommercio e Conftrasporto Paolo Uggè -. Imporre divieti per il traffico da e per il Brennero in assenza di alternative valide è quantomeno assurdo. A complicare le cose è arrivato il coronavirus, con ricadute pesantissime in tutta la filiera dei trasporti. Molte imprese rischiano la chiusura. Il governo italiano si deve muovere e finalmente aprire un confronto in sede europea». La psicosi da coronavirus è contagiosa. «Un autotrasportatore tedesco si è rifiutato di entrare in Italia per portare il suo carico in Friuli e l’ha lasciato al Brennero - spiega Uggè -. Temeva che al ritorno l’avrebbero messo in isolamento per 14 giorni, ma non esistono norme del genere in Germania. E anche al Sud iniziano a manifestarsi casi di camionisti che si rifiutano di portare merci

PENALIZZATA Malcesine, sul Garda, il centro che “rischia” di più

ne e Stato devono concentrare i loro interventi in questi 21 Comuni se vogliamo che siano efficaci». «L’emergenza sanitaria sta determinando pesanti ripercussioni sull’economia turistica di tutto il Veneto - spiega Antonio Fer-

La mappa

I Comuni più colpiti

I Comuni veneti potenzialmente più colpiti dalla crisi del turismo causata dall’emergenza sanitaria

Quali sono i centri del Veneto potenzialmente più colpiti dalla crisi del turismo causata dall’emergenza sanitaria

IMPATTO NEGATIVO Molto alto

BELLUNO

Alto Medio Basso

VICENZA TREVISO

PADOVA

VENEZIA Verona

IL CASO

boomerang - risponde Dalla Torre - ma quello che è più importante è far partire nuovi investimenti per utilizzare questa crisi come occasione di rilancio. Punterei sull’accessibilità, nuove strade ma anche piste ciclabili. E poi il tema dei servizi integrativi per ampliare l’offerta turistica, collegando per esempio il mare all’entroterra, alle ricchezze culturali ed enogastromiche, ad eventi. La vera sfida oggi è catturare una tipologia nuova di turisti, più attenti alle esperienze». Ma chi deve fare il primo passo: «Gli imprenditori si devono muovere insieme alle istituzioni - spiega Dalla Torre - gli investimenti a pioggia sono inutili, meglio investimenti mirati: Regio-

ROVIGO Fonte: elaborazioni Fondazione Think Tank Nord Est su dati Infocamere e Regione Veneto

L’Ego-Hub

Pos.

Impatto negativo

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21

Molto alto Molto alto Molto alto Molto alto Molto alto Molto alto Molto alto Molto alto Molto alto Molto alto Alto Alto Alto Alto Alto Alto Alto Alto Alto Alto Alto

Imprese Turisti Turisti turismo stranieri mar-ago Indice (%) (%) (%)

Comune Malcesine Brenzone sul Garda Garda Torri del Benaco Bardolino Lazise Cavallino-Treporti Caorle S. Michele al Tagl. (Bibione) Peschiera del Garda Valeggio sul Mincio Jesolo Costermano San Zeno di Montagna Livinallongo del Col di Lana Venezia Eraclea Rocca Pietore Rosalina Porto Tolle Castelnuovo del Garda Media Comuni Veneto

41,6 30,5 26,8 26,2 23,8 23,5 18,7 28,1 25,0 19,7 8,3 24,5 11,5 21,3 39,0 16,0 11,3 43,3 14,3 3,6 8,9 7,9

93,8 86,7 92,2 90,1 89,8 85,3 82,1 67,8 71,8 83,0 84,0 59,3 85,5 65,8 64,6 85,8 60,1 42,9 50,5 68,2 69,8 67.7

77,3 77,5 73,5 75,9 75,7 80,3 86,6 87,5 86,1 76,8 83,7 83,6 75,5 75,5 51,3 57,2 87,2 58,9 90,1 87,7 77,1 71,4

Fonte: elaborazioni Fondazione Think Tank Nord Est su dati Infocamere e Regione Veneto

152 137 135 135 132 132 130 130 128 125 119 118 118 114 113 110 109 108 107 107 106 100

L’Ego-Hub

Al Brennero Vienna blocca le merci I camionisti italiani: «Noi boicottati»

rarelli, presidente della Fondazione Think Tank Nord Est -. Chiediamo un’attenzione speciale al settore nei prossimi mesi».

TAVOLO DI CONFRONTO «Il governo istituisca subito un Tavolo permanente di crisi su turismo, agroalimentare, cultura. Sono tre settori strategici della nostra economia che rischiano il collasso. Nel prossimo trimestre già si prevedono oltre 31 milioni di turisti in meno in Italia, con una perdita stimata di 7,4 miliardi di euro. L’export agroalimentare è in caduta libera per le continue ingiustificate richieste dall’estero di una certificazione “Coronavirus free” su cibi e vini italiani nonostante la comunità scientifica abbia più volte ribadito che il virus con il cibo non c’entra - avverte il deputato di Forza Italia Dario Bond -. Per non parlare delle perdite che sta subendo il settore culturale: centinaia di eventi annullati, siti archeologici e musei che segnano un calo degli ingressi fino al 90%. Il Governo intervenga immediatamente». Maurizio Crema © RIPRODUZIONE RISERVATA

nei porti dell’Alto Adriatico, da Trieste a Venezia, già si registra un sensibile calo di arrivi dei container dalla Cina. Un’onda lunga che avrà effetti pesanti sia sul piano croceristico – dove già si registra una discesa di prenotazioni del 50% - che del trasporto merci, toccando il punto peggiore nel mese di maggio. Col crollo anche dei dazi, che ammontano a 13 miliardi l’anno.

DAZI A RISCHIO

BRENNERO Tir contingentati

al Nord. Il governo deve intervenire - dice Uggè - dando protocolli di comportamento perché camion e merci non infettano, i conducenti possono poi tranquillamente starsene in cabina quando il committente scarica o carica. L’Italia ha introdotto misure draconiane che hanno messo in crisi tutto il settore - aggiunge il leader dei camionisti di Confcommercio - servono interventi immediati anche per le aziende fuori dalle zone rosse: sospensione del versamento contributi, interventi da parte delle banche sul credito, indennizzi per le aziende hanno avuto cali di fatturato». «Tra le imprese più colpite ci sono quelle di Lombardia e Vene-

to. Ci sono siti di stoccaggio da cui dipende il funzionamento di tutta la filiera distributiva, che si trovano all’esterno delle zone rosse, e che, in ragione di questo, dovrebbero essere operativi – spiega il segretario generale di Conftrasporto Pasquale Russo - Ma in diversi casi i dipendenti risiedono nelle zone rosse, dalle quali non possono uscire per recarsi al lavoro. Stiamo parlando di centinaia di lavoratori. Dire che quei depositi stanno lavorando a ranghi ridotti è un eufemismo: il tasso di assenteismo stimato è del 30-40%». Poi c’è un’economia che si sta fermando. «Il calo del traffico complessivo è del 10%, ma sui container va peggio: meno

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20-25% dalla Cina - evidenzia Uggè - l’aumento della movimentazione di merci di prima necessità richieste dai supermercati copre in parte questo crollo che in prospettiva però potrà avere ripercussioni pesanti anche per l’attività dei nostri porti». Secondo Conftrasporto,

L’AUSTRIA FERMA CARICHI CHE PROVENGONO DAL NOSTRO PAESE. UN TEDESCO HA LASCIATO IL CARICO AL CONFINE: «NON VADO IN FRIULI»

Una crisi complicata dall’annosa partita con l’Austria: «Secondo noi Vienna sta utilizzando l’emergenza virus per intralciare ulteriormente il traffico d’attraversamento dal Brennero - sottolinea Uggè - devono essere tolti invece tutti i divieti settoriali, come vuole la Ue: quindi il traffico di notte deve essere consentito e non possono essere bloccate alcune merci. Siamo d’accordo a far pagare di più gli automezzi maggiormente inquinamenti, ma questa penalizzazione deve valere per tutti, anche per i camionisti austriaci. E bisogna controllare di più i mezzi che provengono dall’Est». M.Cr. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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