Nuoto. Teoria e pratica dell'allenamento

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INDICE

Introduzione

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Il significato di questo libro

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Capitolo 1

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Cenni di fisiologia dell’esercizio fisico Introduzione Ruolo e adattamenti acuti e cronici dell’apparato cardiovascolare all’esercizio fisico Energetica della contrazione muscolare

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Capitolo 2

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Teoria dell’allenamento Introduzione Definizione e obiettivi dell’allenamento I fattori della prestazione I principi fondamentali dell’allenamento La programmazione dell’allenamento Fatica e sovrallenamento

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Capitolo 3

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Tecnica e biomeccanica delle diverse nuotate Prefazione Introduzione Posizione del corpo e attriti La teoria delle traiettorie subacquee Ottimizzazione dell’utilizzo delle leve Ottimizzazione dell’utilizzo delle catene cinetiche Il rollio La respirazione

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A cura del dott. Stefano Nurra

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Coordinazione braccio-braccio a stile libero e dorso Utilizzo delle gambe e coordinazione braccia-gambe Il recupero delle braccia La nuotata subacquea Riflessioni didattiche

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Capitolo 4

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La costruzione di un giovane nuotatore La strutturazione dell’allenamento dai 10 ai 18 anni in funzione della ricerca della prestazione e di una crescita sana ed equilibrata La valutazione Gli obiettivi La preparazione Il mio contributo: Umberto Gazzini Il mio contributo: Manuela Dalla Valle

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Capitolo 5

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La gestione e l’allenamento di un atleta di alto livello La strutturazione dell’allenamento in funzione della specialità e della ricerca della massima prestazione Differenziazione dell’allenamento in funzione della distanza di gara La gestione e la programmazione dell’allenamento Aspetti particolari della gestione e dell’allenamento di un atleta di alto livello Il mio contributo: Andrea Di Nino

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Capitolo 6

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I Master Il fenomeno Master Teoria dell’allenamento e nuoto Master

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Capitolo 7

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I test di valutazione funzionale La valutazione funzionale nel nuoto Il Test di Conconi e il Test di Mader Il Test dei 100 attivati Il Test per la valutazione della forza

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Capitolo 8

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Alimentazione e integrazione alimentare Introduzione Metabolismo e fabbisogno energetico I nutrienti Abitudini alimentari e prestazione sportiva Schemi dietetici di riferimento L’integrazione e la supplementazione alimentare

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Appendice 1

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La spalla del nuotatore Appendice 2

A cura del dott. Piero Benelli

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La giornata di gara Post Scriptum Secondo Post Scriptum e riflessione finale

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2. CP > C + P e successivamente P + ADP = ATP È presente nel muscolo in concentrazione 3-4 volte superiore rispetto all’ATP e la sua funzione è quella di ritrasformare l’ADP in ATP. Riserve energetiche esterne al muscolo

Appartengono alla seconda categoria i carboidrati, i lipidi e le proteine. 1. Carboidrati I carboidrati sono accumulati soprattutto a livello epatico in forma di glicogeno e costituiscono un’importante riserva energetica per gli allenamenti e le competizioni prolungate e impegnative. Il glucosio accumulato nelle cellule muscolari sottoforma di glicogeno costituisce la fonte energetica fondamentale in gran parte delle attività sportive, indipendentemente dall’intensità e dalla durata dell’esercizio o dalla tipologia delle fibre muscolari utilizzate.

Fig. 1.2

ST = Slow-twitch fibres (fibre muscolari a contrazione lenta) FT = Fast-twitch fibres (fibre muscolari a contrazione rapida) La concentrazione di glicogeno nel muscolo è di circa 15 gr/kg muscolo ma può variare significativamente in relazione al tipo di alimentazione seguita e

Capitolo 1 • Cenni di fisiologia dell’esercizio fisico

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anni si è assistito a un’evoluzione di questo parametro: la ricerca di una grande profondità, prima obiettivo solo delle gare veloci, si è allargato gradatamente anche alle gare più lunghe. Atleti di buon livello e con un alto livello di allenamento riescono a tenere un’ottima profondità di bracciata anche nei 1500 m stile libero. Le traiettorie subacquee nei quattro stili

Fig. 3.5

Fig. 3.6

Fig. 3.7

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Esaminando singolarmente i quattro stili si può notare come questi concetti vengano applicati con sfumature differenti, accentuando più l’una o l’altra. Nello stile libero e nel delfino sono numerose le attinenze dal punto di vista della gestione delle traiettorie subacquee (vedi fig. 3.5). Il concetto di linearità viene realizzato in modo estremamente chiaro e senza compromessi e anche l’accelerazione può essere notata con facilità. Entrambi gli aspetti sono realizzati nei due stili con le medesime modalità. Per quanto riguarda invece la profondità, la differenza è soprattutto nella possibilità presente nello stile libero di effettuare il rollio, che ovviamente consente di raggiungere una maggiore profondità, e di utilizzare catene muscolari differenti (vedi fig. 3.6). Nel dorso questi concetti si concretizzano con qualche differenza. In questa posizione, infatti, l’anatomia della spalla non consente la stessa mobilità dello stile libero e del delfino e la ricerca di una traiettoria lineare è da considerare in raffronto alle traiettorie classiche del passato. Oggi si realizzano traiettorie meno angolate, con cambi meno marcati ed evidenti, ma comunque ancora leggermente visibili (vedi fig. 3.7).

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MODALITÀ DI ESECUZIONE DEL TEST DI MADER E GRAFICO CORRELATO

Il Test di Mader parte dalla considerazione che la velocità critica o di soglia anaerobica coincide con una concentrazione di 4 millimoli di acido lattico nel sangue periferico. Per eseguire questo test proporremo quindi all’atleta di eseguire tre ripetizioni sui 200 o i 400 metri a velocità crescente: la prima molto adagio, la seconda intorno alla presunta velocità di soglia anaerobica e la terza massimale. Al termine di ogni ripetizione misureremo la concentrazione di acido lattico. Correlando successivamente la velocità e il lattato prodotto nelle diverse ripetizioni saremo in grado di identificare la velocità corrispondente ai 4 millimoli e quindi alla velocità critica o di soglia anaerobica.

Fig. 7.2

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