Alè Oò!

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Alè-oò - La vittoria più bella Direttore di collana: Mariagrazia Bertarini Testi: Mauro Colombo Editing: Team redazionale ELI – La Spiga Redazione: Patrizia Cipelli Art Director: Letizia Pigini Progetto grafico: Romina Duranti, Valentina Mazzarini Illustrazioni: Francesca Galmozzi Impaginazione: Carmen Fragnelli, Francesca Rossi Responsabile di produzione: Francesco Capitano © 2011 ELI - La Spiga s.r.l. Via Soperga 2 20127 Milano - Italia T +39 02 info@laspigaedizioni.it2157240 www.alberodeilibri.com

Stampa: Tecnostampa – Recanati 11.83.282.1 ISBN 978-88-468-3209-2

Tutti i diritti riservati. È assolutamente vietata la riproduzione totale o parziale di questa pubblicazione, così come la sua trasmissione sotto qualsiasi forma o qualunque mezzo, senza l’autorizzazione della casa editrice ELI – La Spiga La casa editrice ELI – La Spiga usa carta certificata FSC per le sue pubblicazioni. È un’importante scelta etica, poiché vogliamo investire nel futuro di chi sceglie ed utilizza i nostri libri sia con la qualità dei nostri prodotti sia con l’attenzione all’ambiente che ci Uncirconda.piccolo gesto che per noi ha un forte significato simbolico. Il marchio FSC certifica che la carta usata per la realizzazione dei volumi ha una provenienza controllata e che le foreste sono state sottratte alla distruzione e gestite in modo corretto.

Mauro Colombo

indice cap.1 • Maledetto sci! p. 5 cap.2 • Battaglia nel fango p. 12 cap.3 • Sogni di riscossa p. 20 cap.4 • Un portiere in minigonna p. 25 cap.5 • Promossa! p. 33 cap.6 • Un’altra grana p. 38 cap.7 • Lo straniero p. 46 cap.8 • La divisa p. 51 cap.9 • Regole e diritti p. 56 cap.10 • La storia di Sara p. 63 cap.11 • Alla grande p. 67 cap.12 • Ultimo minuto p. 73 cap.13 • Più forti della sfortuna p. 78 cap.14 • L’attesa p. 88 cap.15 • Colpo di scena p. 93 cap.16 • Buone vacanze p. 102 Giochi nel pallone p. 106 Glossarietto p. 108

Davide chiuse il libro di storia e guardò il mare dalla finestra aperta della sua cameretta. L’esta te era alle porte: faceva molto caldo e le giornate continuavano ad allungarsi.

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Il mattino dopo la prof Zini l’avrebbe certamente interrogato. «Uffa!» sospirò. «Tra una settimana la scuola finirà e un’interrogazione non cambierà le cose». Aveva buoni voti, sarebbe stato certamente promosso alla terza media. No, non era l’interrogazione a preoccuparlo, ma il Torneo dei Quartieri. All’inizio delle partite mancavano ormai solo tredici giorni e non riusciva a trovare una soluzione. Ancora una volta nella sua mente prese forma la squadra. In difesa Titta, forte di testa e Luca, il più veloce di Maledetto sci!

6 Capitolo 1 tutti. A centrocampo, lui in mezzo a organizzare il gioco, a destra Rizzo, detto Settepolmoni per quanto correva, a sinistra Robi, un maniaco del dribbling, sì, ma se era in giornata non era facile fermarlo. In attacco, il Gianca: spesso litigava con il pallone, però, grande e grosso com’era, riusciva a creare qualche grattacapo agli avversari. “Mica male” pensò Davide. “Sì, ma in porta chi ci va?” Ogni volta che gli veniva in mente, non poteva fare a meno di arrabbiarsi con Giorgio. L’aveva conosciuto all’asilo, avevano fatto insieme le scuole elementari, poi alle medie erano finiti in classi diverse. In pratica, erano amici da sempre. Anzi, essendo entrambi figli unici, erano come fratel li. Questa volta, però, l’aveva combinata grossa. “Che cosa gli è saltato in mente di imparare a sciare? Il pallone non gli bastava?” continuava a chiedersi Davide. Giorgio si era iscritto a un corso di sci organizzato dal Comune. A dire il vero, aveva provato in tutti i modi a convincere anche lui. «Vedrai, sarà uno spasso, ci divertiremo un mondo» gli aveva detto.«Tel’ho già spiegato» gli aveva risposto Davide. «Viviamo in riva al mare, che cosa me ne faccio dello sci?»

Maledetto sci!

Torneo!” concluse Davide, trattenendo una parolaccia. Era dispiaciuto per l’amico, naturalmente, ma era anche arrabbiato con lui. Giorgio era il portiere ed era bravo: era agi le, aveva colpo

Così, una domenica, Giorgio era salito di buon mattino sul pullman con tutto il gruppo diretto in montagna. Ma alla sera, quando la comitiva aveva fatto ritorno in città, al posto degli sci aveva le stampelle. Alla prima discesina era incappato nel classico errore del principiante: non aveva distribuito bene il peso ed era caduto. Nel ruzzolare giù per il pendio, però, lo sci non si era sgancia to, la gamba era rimasta sotto il corpo e il ginocchio si era ‘girato’. Risultato: distorsione dei legamenti, operazione, tutore e blocco assoluto per almeno tre“Emesi.addio

Capitolo 1 d’occhio e riflessi pronti. Insomma, era uno di cui ci si poteva fidare. E invece, per via di quel ma ledetto sci, niente. Inutili quelle ore trascorse in sieme a ragionare sulla squadra, annullati tutti i propositi di rivincita. «Davide, hai finito di studiare? A tavola, è pronto!» la voce di sua madre dalla cucina lo riscosse, ma non gli impedì di tornare con il pensiero a quanto era successo l’anno prima. Già, l’anno prima... Il Torneo dei Quartieri era riservato ai ragazzi delle medie, ma rappresentava un avvenimento per tutta la città. Si svolgeva a metà giugno, poco dopo la fine della scuola, sul campo dell’Audax, la squadra dei ‘grandi’ che disputava il campiona to dilettanti. Aveva l’erba ed era molto grande: adatto a formazioni di undici giocatori, veniva ridotto per le partite dei ragazzi, che giocavano sette contro sette. C’era anche una tribuna dove prendevano posto genitori e parenti, pronti a fare il tifo. Talvolta capitava perfino qualche osservatore delle squadre di serie A, sempre alla ricerca di giovanissimi campioni. Una volta, Davide e Giorgio erano passati di fianco al campo e avevano sbirciato attraverso 8

sci!

Maledetto

la recinzione. Davide era rimasto affascinato so prattutto dal rettangolo di gioco verdissimo, sul quale spiccavano le righe bianche tirate con il gesso, e dalle porte con le reti senza neppure uno strappo. Che differenza rispetto al loro campetto! Uno spiazzo in terra battuta, ciò che era rimasto dopo la demolizione di un vecchio capannone del porto. Come porte usavano quattro pali di legno infilati nel terreno alla buona, senza traverse. Qua e là stendevano felpe e cappelli per delimitare i margini laterali. Il loro quartiere non offriva altri spazi; era lì che Davide, Giorgio e gli altri ragazzi, che abita vano nei caseggiati sorti lungo il molo, avevano

10 Capitolo 1 dato i loro primi calci al pallone. Si davano appuntamento al pomeriggio, appe na terminati i compiti. Non c’era nulla di orga nizzato.

Quelli che c’erano tiravano a sorte per le squadre e si sfidavano finché non dibuio. D’estate invece, quando non c’era la scuola, erano capaci di giocare tutto il giorno, anche se alla sera, a casa, bisognava fare i conti con mamma e papà.

«Beh, che cosa c’è? Non hai fame? Che cosa ne dici di venire a mangiare con noi?» Tornato dal lavoro, il padre sorprese Davide in camera sua, ancora intento a guardare il mare. «Scusa pa’, arrivo subito...» rispose. Ma l’ultima domanda gli fece tornare in mente quella che lui aveva rivolto a Giorgio quel giorno, mentre spiavano il campo dell’Audax. «Che cosa ne dici di provare anche noi?» «Provare che cosa?»

formare

«Certo! Sono stufo di giocare solo tra di noi. Vediamo come ce la caviamo fuori».

ventava

«A partecipare al Torneo dei Quartieri». «Ma noi chi?» «Una squadra formata dai migliori del quartiere».«Parli sul serio?»

seguente aveva allargato la pro posta agli altri ragazzi del campetto e avevano fatto le selezioni. Tutti, a turno, avrebbero tirato dieci rigori e si sarebbero alternati in porta: i sei che ne realizzavano la maggior parte avrebbero composto la squadra; quello che ne parava di più sarebbe stato scelto come portiere. Davide aveva segnato sette rigori su dieci, Giorgio ne aveva parati sei ed entrambi avevano superato la selezione. Gli altri prescelti, c’erano già Luca, Robi e il Gianca, avevano designato Davi de come capitano, con l’incarico di dare un nome allaNonsquadra.ciaveva

Maledetto sci!

Tanto aveva insistito che alla fine l’aveva con vinto.Ilpomeriggio

messo molto: i Ragazzi di Via del Porto «Dopotutto. veniamo da lì, no?» aveva detto agli altri.

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Capitolo 2

A tavola, mamma e papà stavano discutendo di conti. Un argomento che già di norma annoiava Davide. A maggior ragione quella sera, quando la sua attenzione era concentrata sul Torneo. L’anno prima il sorteggio aveva opposto i Ragazzi di Via del Porto ai Robot. La partita era stata fissata per un giovedì pomeriggio. Davide e i suoi compagni sapevano che non potevano aspettarsi molti tifosi. Quasi tutti i loro genitori lavoravano e non era certo permesso assentarsi dalla fabbrica o dall’ufficio per andare a vedere i figli giocare a pallone. Anche i Robot, però, erano nella stessa situazione. Così, sulla piccola tribuna si era radunato solo un ridotto drappello di spettatori.

Battaglia nel fango

Gli organizzatori avevano condotto le due squa dre a cambiarsi negli spogliatoi. C’erano perfino le docce, un vero lusso, come le squadre dei gran di. A Davide girava la testa e l’emozione si era fatta ancor più forte quando l’arbitro (un arbitro vero!) aveva chiamato le due formazioni in campo.L’inizio

Battaglia nel fango 13

era stato trionfale: tre gol nel giro di dieci minuti. Robi era stato semplicemente imprendibile, mentre i Robot erano stati fedeli al nome: le loro azioni si erano sviluppate al rallentatore e perfino il Gianca, che allora giocava in difesa e non era un fulmine di guerra, se l’era cavata alla grande. Tra Davide e Giorgio un cenno d’intesa: sì, potevano davvero giocarsela! Nella seconda parte del primo tempo, però, la strategia dei Robot si era manifestata in tutta la sua evidenza. Continuando al piccolo trotto, avevano iniziato a mandare a vuoto i Ragazzi di Via del Porto, in difficoltà per lo sforzo iniziale. E il risultato era tornato in parità: 3-3 all’intervallo e dieci minuti di sosta per riprendere fiato. «Ragazzi, quelli non sono più bravi di noi» da buon capitano, Davide aveva cercato di dare la carica. «Forza, riprendiamo a giocare come all’inizio e vedrete che ce la facciamo».

Capitolo 2 All’inizio del secondo tempo, insieme a un vero e proprio diluvio, era arrivato un altro gol dei Robot: 3-4. Robi aveva ripreso con le sue ser pentine e, in breve, i Ragazzi di Via del Porto erano tornati decisamente in vantaggio: 6-4. Ma i Robot non si erano arresi e avevano insistito a correre, saltare, tirare... Ormai la partita era diventata un’autentica battaglia nel fango, dove il povero Gianca, con la sua mole, faceva più fatica di tutti. I Robot avevano approfittato delle sue esitazioni per pareggiare nuovamente: 6-6. Quando i tempi supplementari parevano inevitabili, ancora Robi, con un’azione delle sue, aveva liberato Davide davanti al portiere avversario: tiro immediato, respinta corta e tocco decisivo in rete di Luca. Al fischio finale dell’arbitro, Davide e Giorgio si erano abbracciati. Malgrado la pioggia, sarebbero rimasti a far festa in campo fino a sera, se non fossero arrivati gli organizzatori a spedirli sotto la doccia. Usciti dagli spogliatoi, avevano dato un’occhiata al tabellone del torneo. Nel turno successivo avrebbero incontrato i Red Devils. Mentre Davide era preso dai ricordi, i suoi genitori finirono di cenare. Poi il padre accese il televisore. 14

I Red Devils avevano anche l’allenatore, il fratello maggiore di Frankie, che a bordocampo osservava il riscaldamento della sua squadra e ogni tanto lanciava un’occhiata strafottente verso gli avversari. In tribuna c’era addirittura uno 15 Battaglia nel fango

Quella sera c’era la Champions League: Milan contro Manchester United. Erano proprio loro, i ‘Diavoli Rossi’ di Manchester. Li chiamavano così, Red Devils. Erano gli idoli di Frankie, che aveva voluto chiamare la sua squadra con lo stessoDavidenome. ricordava ogni particolare di quel pomeriggio del loro primo Torneo dei Quartieri. I Red Devils erano i grandi favoriti della manifestazione. Erano ricchi, abitavano tutti in eleganti ville in collina. Per capirlo bastava vederli. Tenute da gioco inappuntabili: rosse, ovviamente, con i nomi e i numeri perfettamente stampati sulla schiena. Niente a che vedere con i Ragazzi di Via del Porto che avevano deciso di indos sare tutti una maglietta azzurra per richiama re il colore del mare, ma non ce n’erano due che avessero la stessa tonalità. Robi, poi, non ne aveva neppure una e aveva dovuto farsela prestare dal Gianca: sfortunatamente era di tre taglie più grandi e gli arrivava alle ginocchia.

Capitolo 2 striscione di incitamento, sollevato ritmicamente da parenti e amici. L’arbitro aveva convocato i due capitani al cen tro del campo. Eccoli lì, uno di fronte all’altro: Davide e Francesco, che tutti chiamavano Frankie perché aveva la mamma inglese. Aveva solo un anno più di Davide, ma era più alto di almeno venti centimetri ed era decisamente più robusto. Davide aveva abbassato lo sguardo sugli scarpini di Frankie: erano bianchi e immacolati, perfettamente lucidati.

Quindi aveva preferito ignorare i suoi, che an cora recavano le tracce della battaglia con i Robot. Il direttore di gara aveva dato le ultime istruzioni.«Mi raccomando ragazzi: niente calci, spinte o trattenute. E quando fischio non voglio proteste, intesi? Su, datevi la mano e vinca il migliore». «Cioè noi, ricciolino». Frankie aveva accompagnato quelle parole con una strizzatina d’occhio quasi amichevole. A Davide, però, aveva fatto Battaglia nel fango

l’effetto di una minacciosa promessa. “Vedremo” aveva pensato per farsi coraggio, mentre tornava dai suoi incitandoli. Già, ma un conto erano i film, un altro la realtà. Non era stata una partita, era stata una ‘mattanza’. Quando la ricordava, Davide la paragonava alla cattura dei tonni di cui era stato testimone una volta sul peschereccio dello zio. Uno spettacolo terribile, a cui si era ripromesso di non assistere mai più. Però non avrebbe pensato di fare lui stesso la fine del tonno su un campo di calcio. I Red Devils erano di un altro pianeta. Avevano messo in mostra il loro campionario di dribbling, finte, colpi di tacco, tiri in porta, surclassando i Ragazzi di Via del Porto. Anche Robi, il più do tato tecnicamente, aveva fatto una magra figura. Ma l’umiliazione davvero insopportabile era arrivata negli ultimi minuti. Sul punteggio di 8-0, i Red Devils avevano iniziato una melina infinita: avevano continuato a passarsi il pallone tra loro, senza avvicinarsi alla porta, semplicemente per il gusto di prendere in giro gli avversari tra gli olè dei loro tifosi. Poi, Frankie era partito di scatto, seminando tutti. Giorgio era uscito per cercare di fermarlo, ma lui l’aveva scartato ed

Capitolo 2 18

era entrato in porta con la palla. La fine della partita era stata una liberazione. Davide e i suoi erano rimasti fermi nella loro area, gli occhi bassi, il morale sotto i tacchi. Frankie si era avvicinato e, con la stessa strizzatina d’occhio di prima, aveva sussurrato a Davide le parole che lui non avrebbe più dimenticato. «Te l’ho detto, ricciolino. I migliori siamo noi». Dopo la partita, Davide e Giorgio erano tornati insieme verso casa, senza parlare. Al momento di salutarsi, Davide aveva rotto il silenzio. «L’anno prossimo ci torniamo, al Torneo. E, se ritroveremo i Red Devils, dobbiamo batterli!» Giorgio aveva annuito senza troppa convinzio ne. La sua espressione era simile a quella che Davide vedeva ora in tv sui volti dei giocatori del Milan, sconfitti dal Manchester United. I ‘Diavoli Rossi’ avevano vinto ancora. Per quella sera i ricordi potevano bastare. Battaglia nel fango

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