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Anno XXX - N. 1 - Settembre /Ottobre 2012 - Imprimé à Taxe Réduite
LA RIVISTA CONTINUA IN RETE (vedi pag. 3)
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www.elimagazines.com
Cinema
“Io e Te” di Bertolucci grande successo a Cannes
Tea Falco
Sommario Trieste Espresso Expo 2012, Anno Europeo dell’Invecchiamento attivo, Mostra internazionale del cinema di Venezia, per un autunno tutto da scoprire…
Eventi
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Inchiesta
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Censimento 2011: la nuova fotografia dell’Italia
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Paesi che cambiano
Musica
da “La Stampa”
da “La Stampa” Come è cambiata l’Italia dal 2001 ad oggi: le città, gli abitanti e le abitudini.
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Una notte, il mare e… così si incontrarono Dalla e Caruso di Andrea Morandi da “Il Venerdì di Repubblica” La nascita di una canzone famosa nel mondo, in onore di un grande interprete della lirica mondiale.
Curiosità
10 Atleti mammoni, RomAltruista e Lato G
Quello che non sapevate dell’Italia: le mamme agguerrite, il volontariato e la tradizione del gelato all’italiana.
Itinerari
11 Giro d’Italia attraverso dieci paradisi terrestri
Di Renato Rizzo da “La Stampa” I dieci parchi più belli d’Italia in concorso.
Poster
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Arte & Design
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Tutti commendatori, gli artisti della Transavanguardia
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«Io e te» di Bertolucci, grande successo a Cannes
Cinema
Castello di Miramare
di Paolo Conti da “Il Corriere della Sera” Il Presidente della Repubblica onora i componenti del rivoluzionario movimento artistico.
da tg24.sky.it e 35mm.it Il nuovo film tratto dal romanzo di Ammaniti, con l’intervista ai due giovani attori.
Tradizioni
18 Gli ottant’anni di un enigma italiano: LA SETTIMANA ENIGMISTICA di Stefano Bartezzaghi da “il Venerdì di Repubblica” Le origini del passatempo che appassiona ancora milioni di italiani.
Scrittori italiani
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Niccolò Ammaniti: «Scrivere è come andare in bicicletta» di Fabrizio Roncone da “Io Donna” Lo scrittore parla della sua ispirazione e del suo nuovo romanzo, Il momento è delicato.
Giochi e attività
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Sapori d’Italia
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Una pagina di attività divertenti e stimolanti sugli articoli di Oggitalia.
Le castagne e il castagnaccio Il re dei frutti autunnali in una grande ricetta italiana tutta da assaggiare!
Eventi 69. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica
Biennale di Venezia 2012 - 29 agosto-8 settembre Cari lettori di Oggitalia, spero che dopo l’estate siate tornati alle vostre attività con nuovo entusiasmo! La vostra rivista vi porta a conoscere meglio l’Italia, un paese in veloce trasformazione negli ultimi anni: troverete cittadini provenienti da tutto il mondo per vivere e lavorare in Italia, per visitare i parchi più belli, per apprezzare i sapori della nostra gastronomia, ma anche per studiare e ammirare l’arte italiana: il cinema a Venezia, la Transavanguardia a Roma, la musica di Dalla e la voce del mitico Caruso a Sorrento. Inoltre, se siete appassionati di letteratura e di cruciverba, vi proponiamo l’ultima raccolta dello scrittore Niccolò Ammaniti e l’edizione storica della Settimana Enigmistica. Buona lettura,
Gigliola
Settembre • Ottobre 2012 Direttore responsabile Lamberto Pigini Redazione Paola Accattoli Grazia Ancillani Gigliola Capodaglio
Responsabile editoriale Daniele Garbuglia Per la vostra corrispondenza: “Oggitalia” ELI P.O. box 6 - 62019 Recanati (MC) Italia www.elimagazines.com
Audio Per tutti gli abbonati, l’abbonamento alle riviste Novità include la possibilità di scaricare gratuitamente, in formato MP3, l’audio di tutte le riviste dall’area risorse del sito www.elimagazines.com, inserendo il codice di accesso presente in ogni numero della rivista. Note per l’insegnante Per l’ insegnante, l’abbonamento alle riviste include la possibilità di scaricare gratuitamente, oltre al materiale audio in MP3, le Note per l’insegnante di tutte le riviste disponibili in formato PDF. L’insegnante deve prima registrarsi nell’area risorse insegnanti del sito www.elimagazines.com. Codice di accesso: 4005 2000 0011
La 69. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica è organizzata dalla Biennale di Venezia, si svolge al Lido di Venezia dal 29 agosto all’8 settembre 2012 ed è diretta da Alberto Barbera. La Mostra vuole favorire la conoscenza e la diffusione del cinema internazionale i n tutte le sue forme d’arte, di spettacolo e di industria, in uno spirito di libertà e di tolleranza. La Mostra include retrospettive e omaggi a personalità di rilievo, come contributo a una migliore conoscenza della storia del cinema. La novità di quest’anno è il progetto Biennale College – Cinema che ha l’obiettivo di affiancare alla Mostra del Cinema un laboratorio di alta formazione aperto ai giovani filmmakers di tutto il mondo, per la produzione di film a basso costo. La sfida è di riuscire a realizzare, al termine di una serie di attività che si svolgono durante un anno, tre opere audiovisive di lunga durata.
www.labiennale.org
TriestEspresso Expo 2012 Trieste, 25-27 ottobre
Torna a Trieste, dal 25 al 27 ottobre 2012, TriestEspresso Expo, la più importante fiera italiana dedicata alla filiera del caffè espresso. La regia passa da Fiera Trieste Spa ad Aries, Azienda Speciale della Camera di Commercio di Trieste, che prende in carico l’organizzazione della manifestazione biennale. L’obiettivo è confermare e potenziare il successo dell’ultima edizione: 230 espositori di cui il 30% stranieri e un totale di quasi 9000 operatori giunti alla fiera da 85 Paesi, per rappresentare tutte le categorie coinvolte nella produzione, distribuzione e consumo di caffè. Dai produttori di macchine da caffè, di macchinari per la torrefazione, di tazzine e packaging ai produttori di caffè verde, torrefatto, servizi e accessori.
www.eventiesagre.it
Anno Europeo dell’Invecchiamento attivo e della Solidarietà tra generazioni L’Unione Europea ha proclamato il 2012 “Anno Europeo dell’Invecchiamento attivo e della Solidarietà tra generazioni”: una delle iniziative più interessanti in Italia è il progetto Nonni su Internet che ha già coinvolto 10 mila giovani e 12 mila anziani al Centro-Nord e sta per coinvolgere 37 scuole e 1500 studenti al Sud, per migliorare la vita di altri 8 mila anziani, offrendo loro lezioni di informatica. Dall’uso del web, della posta elettronica e dei social network lo scambio funziona alla grande: giovanissimi tutor diventano docenti per alunni “speciali”, dai 60 anni in poi. Ma l’obiettivo più importante è quello dell’aiuto reciproco. Alcune associazioni italiane, infatti, offrono opportunità di volontariato anche agli anziani attivi: i volontari dell’Anteas insegnano ai ragazzi a coltivare la terra e aiutano gli studenti ad orientarsi nelle biblioteche, mentre i volontari dell’Auser danno ripetizioni scolastiche e accompagnano i bambini a scuola.
www.mondodigitale.org
www.anteasnazionale.it
www.auser.it
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Inchiesta
Censimento 2011:
ecco la nuova fotografia dell’Italia La popolazione cresce, cambia e diventa sempre più dinamica.
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TRATTO DA
]
Le grandi città Roma è il comune più popoloso d’Italia con 2.612.068 residenti. La capitale si* aggiudica anche il primato di comune più esteso territorialmente. Tra le città del Nord il primato va a Milano, che ha una popolazione di 1.245.660 abitanti. Spostandosi più a Sud, il podio di città più popolosa lo conquista Napoli. È da rilevare che comunque nei sei comuni più grandi (Roma, Milano, Napoli, Torino, Palermo e Genova) negli ultimi decenni si è assistito a una lenta, ma progressiva diminuzione di popolazione e i primi risultati sembrano confermare questa tendenza ad eccezione di Torino e Roma che, rispetto al 2001, guadagnano popolazione. In ogni caso, i dati relativi alle grandi città per il censimento 2011 sono ancora in corso di elaborazione, essendo più complessi i controlli per i centri popolosi. Anche per questo l’Istat* ha rilevato che i censiti* che non risultano in anagrafe sono relativamente più numerosi al crescere della dimensione demografica dei comuni.
Una nazione multietnica Centocinquantun’anni fa, all’epoca del primo censimento, gli stranieri erano poco più dello 0,4%, praticamente una percentuale invisibile tra gli abitanti ancora disabituati a considerarsi un popolo. Eppure, negli ultimi dieci anni, gli immigrati sono passati da 1.334.889 del 2001 a 3.769.518 (6,34%). Il 36% vive nelle regioni settentrionali maggiormente prodighe di lavori tradizionali, ma allo stesso tempo, il numero degli stranieri residenti al sud è cresciuto del 192%, confermando l’alternativa alla crisi economica offerta ai migranti dalla richiesta di manodopera
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agricola. La presenza straniera è un dato particolare, perché si presta ad un’interpretazione tutt’altro che oggettiva: quel 6,34% spinge la responsabile immigrazione a voler migliorare il benessere di un paese sempre più multietnico, allo stesso tempo va a sottolineare e giustificare le continue espulsioni di immigrati irregolari compiute dal sindaco di Roma.
I flussi Siamo aumentati, preferiamo la famiglia anche se più piccola, abbiamo scuole multietniche a livelli europei, ma ci scopriamo anche più poveri di dieci anni fa. L’Italia, un paese di 59,5 milioni di abitanti che nel passaggio al XXI secolo ha visto triplicare tanto il numero degli stranieri residenti quanto quello degli indigenti* costretti a vivere in baracche, roulotte o tende a fronte di 2.708.087 case vuote. Secondo le previsioni, che ci davano ben al di sopra quota 60 milioni, mancano all’appello quasi un milione e mezzo di persone, in buona parte iscritti all’anagrafe ma irrintracciabili, mentre l’Istat ha censito circa 590 mila persone che non risultano nemmeno iscritte, pari a circa 10 individui ogni 1000. Enrico Giovannini, presidente dell’Istat, parla di un’Italia dinamica nonostante tutto: «È una popolazione in movimento: dopo quasi 20 anni di stagnazione*, gli abitanti sono cresciuti di circa il 4,3%, anche se per effetto esclusivo degli stranieri.» La variazione media annua della popolazione ha fatto registrare valori massimi in corrispondenza dei primi decenni del secolo scorso. I valori minimi si rilevano negli ultimi decenni e l’andamento è divenuto stabile. Nella storia sono saltati solo due censimenti: nel 1891 e nel 1941, nel primo caso per motivi finanziari, nel secondo a causa della guerra. Sul totale dei residenti, 28.750.942 sono maschi e 30.713.702 sono femmine. Questo vuol dire che il numero di donne supera quello degli uomini e che in media ci sono 52 donne ogni 100 abitanti.
Le famiglie In Italia ci sono 2,7 milioni di famiglie in più, ma più piccole. Nel senso che diminuisce costantemente il numero medio dei componenti per singolo nucleo familiare. Il numero delle famiglie residenti in Italia è aumentato del 12,4% tra il 2001 e il 2011, mentre il numero medio dei componenti per famiglia è passato da 2,6 persone nel 2001 a 2,4 persone nel 2011. Diminuiscono le famiglie numerose, mentre crescono quelle uni-personali (composte da una sola persona) anche in conseguenza del progressivo invecchiamento* della popolazione. Negli ultimi dieci anni, l’incremento del numero di famiglie è stato più elevato al Nord Est e al centro. Secondo l’Istat guardando ai dati degli ultimi sessanta anni, il numero delle famiglie residenti in Italia è più che raddoppiato. Da questo censimento si è scoperto che negli ultimi dieci anni, le famiglie residenti in Italia, che dichiarano di abitare in baracche, roulotte, tende o abitazioni simili sono più che triplicate. Un aumento vertiginoso*, in cui la crisi ha giocato il suo ruolo. Nel 2011 le famiglie che vivono in strutture diverse da una casa sono 71.101, a fronte delle 23.336 del 2001. Sono 1.571.611 le abitazioni in più rispetto al censimento del 2001, con un incremento del 5,8%. Inoltre per la prima volta con il censimento 2011 è stato realizzato un archivio nazionale delle strade e dei numeri civici geocodificati alle sezioni di censimento, che ha permesso di indirizzare meglio il lavoro dei rilevatori. Oltre a costituire un servizio utilissimo per gli uffici comunali. Sono stati censiti 9.607.577 numeri civici, di cui circa il 53% è di tipo abitativo, ed il resto di tipo non abitativo (esercizi commerciali, unità produttive, ecc.).
Glossario censito: iscritto al registro del censo indigenti: persone che non hanno l’indispensabile invecchiamento: (qui) aumento dell’età media Istat: Istituto [Centrale] di Statistica si aggiudica il primato: guadagna il primo posto stagnazione: situazione statica e senza crescita vertiginoso: velocissimo, eccessivo
La tecnologia La novità del Censimento 2011 è stata sicuramente la possibilità di compilare il questionario via internet. A farlo sono state prevalentemente le famiglie che vivono nei comuni fino a 5 mila abitanti e al Sud, per un complessivo 33,4% di questionari compilati ed inviati sul web. Per supportare i cittadini nella compilazione, l’Istat ha messo a disposizione un contact center integrato (telefono e e-mail). Complessivamente sono state gestite poco meno di 2 milioni di chiamate – di cui oltre 6 mila in una lingua straniera tra quelle disponibili (inglese, francese, spagnola, rumena, araba, cinese, singalese e ucraina) – e 100 mila e-mail. Per la raccolta dei dati, l’Istat si è avvalso di 21 uffici regionali di censimento.
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Inchiesta
Paesi che cambiano
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TRATTO DA
]
Dietro ai numeri del censimento si nascondono milioni di storie. Non sempre queste storie sono storie di successo. Tra i dati più allarmanti dell’ultimo conteggio degli italiani c’è quello sulle 47 mila famiglie che dal 2001 al 2011 hanno perso la loro casa per problemi economici: ora sono costrette a vivere in baracche, roulotte, camper o bungalow di fortuna. I numeri, però, parlano anche di un’Italia che cambia e si muove, che svuota i paesi o li affolla di nuove persone, non sempre immigrate da oltre mare. L’impennata* dei prezzi delle case nelle grandi città spinge sempre più le giovani coppie a popolare le cittadine non troppo lontane dai grandi centri. Al contrario, molti paesi del Sud o di zone montane vengono letteralmente abbandonati dalla popolazione under 30, a* caccia
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di nuove opportunità e possibilità di lavoro. È la nuova immigrazione interna che spesso ha lasciato in molti borghi antichi solo gli anziani. Queste sono le loro storie.
Il benessere scomparso Lui di solito siede davanti alla roulotte su cui tiene esposto il permesso di circolazione e sosta delle autocaravan e l’assicurazione valida fino al 7 luglio del 2012. Lei, sui sessantacinque anni come il marito, stende i panni sul filo teso a ridosso delle mura di Porta Maggiore. I coniugi targa Roma 202580 sono una delle 71.101 famiglie italiane che l’indigenza costringe in strada: poco più di un anno fa hanno parcheggiato qui, a poche fermate d’autobus dal centro di Roma, in uno slargo che la notte dividono con prostitute e clienti. Il quartiere li vede ogni giorno, abbassa lo sguardo imbarazzato, qualcuno dice buongiorno.
«Un tempo mi occupavo delle missioni del Terzo Mondo, oggi l’emergenza poveri è in Italia» osserva monsignor Pietro Sigurani, parroco della chiesa romana della Natività. Le storie dei senza casa italiani triplicati in dieci anni sfuggono allo sguardo distratto ma non alla statistica. Anche quando la dribblano. Giuseppe e Mariana, per esempio, si sono fermati sul lungomare di Ostia. Il lido della Capitale. Lui, 57 anni, originario di Caserta, raggranella qualche euro improvvisandosi guardiano delle spiagge by night. Lei, 52 anni, rumena, cardiopatica, fa quadrare la giornata preparando nel cucinino della roulotte il cibo donato dalla chiesa. «All’inizio vivevamo in un caravan da mille euro d’affitto al mese, poi in un’automobile, infine la Comunità di Sant’Egidio ci ha regalato questa roulotte» raccontano. I dati del censimento, probabilmente, sono
incompleti per difetto. Come Giuseppe e Mariana, anche gli abitanti della roulotte in fondo a via Pietro Silva, nel quartiere romano di Torpignattara, non sono stati conteggiati. Proteggono la propria miseria dietro la retina tirata a mo’ di veranda da cui s’intravede un tavolo con la bottiglia di Campari porta-candela. Non c’è corrente elettrica dentro. Niente riscaldamento né acqua corrente. Le mamme che accompagnano i bimbi al parco di fronte all’acquedotto sono abituate a vederli con le taniche alla fontana. «Sono persone come noi» mormorano. Italiani come noi.
L’abbandono
Il boom Rognano, paese perso nelle campagne del Pavese in direzione di Milano. Un borgo che sembrava destinato all’estinzione e che invece negli ultimi dieci anni è rinato: ha più che triplicato la sua popolazione, passando dai 194 abitanti del censimento 2001 ai 621 di oggi, che ne fanno il comune con il maggiore incremento demografico d’Italia (+220%). L’età media è di 34 anni e i bambini sono tantissimi: secondo i dati al 1° gennaio 2011 erano 103 sotto i dieci anni, un sesto del totale. Eppure qui non c’è nulla: non un negozio o un bar, solo campi tutt’intorno, aria pulita e tranquillità, a 18 chilometri da Milano. Quasi tutti i nuovi abitanti di Rognano sono arrivati da Milano o dall’hinterland* e ci tornano tutti i giorni per lavoro. Qui hanno potuto comprarsi casa ad un prezzo che è forse un terzo rispetto ai quartieri periferici del capoluogo. Le villette sono spuntate come funghi,
ma non solo, come tiene a sottolineare Davide Pinaschi, 43 anni, sindaco dal 2011: «Abbiamo puntato sul recupero delle cascine e delle vecchie case coloniche». L’esempio di questa trasformazione è la frazione Villarasca, che da sola conta un terzo della popolazione del comune: è una grande cascina che, abbandonata l’attività agricola, è stata ristrutturata a scopi residenziali. Resta il problema dei servizi, ma gli abitanti non si preoccupano: «Materne* ed elementari sono a Vellezzo Bellini, le medie a Marcignago – dice Serena Caminneci, 43 anni, che si è trasferita qui un anno e mezzo fa con la sua famiglia e quella del fratello – sono pochi chilometri e passa il pulmino*, gratuito». «La nostra ambizione – conclude il sindaco – è di riuscire a trasformare tutti questi nuovi residenti in una comunità. Per questo ci vuole un punto di aggregazione. Ci stiamo lavorando».
Il simbolo della nuova emigrazione calabrese è Paludi, paesino della provincia di Cosenza. L’ultimo censimento dell’Istat assegna a questa piccola comunità il titolo del comune che ha perso più abitanti negli ultimi dieci anni: oltre il 41% in meno rispetto al 2001. «Colpa della disoccupazione – spiega Antonio Cesario, il sindaco – è difficile trattenere* le nuove generazioni se non hanno alcuna possibilità di lavoro». In pochi resistono, le attività commerciali si contano sulle dita di una mano: resistono tre bar, due negozi e una falegnameria. Anche la scuola: una sezione di scuola elementare e una per la media. Internet è arrivato poco tempo fa, ma ci si deve accontentare* della vecchia Adsl a 640 Kbs. Paludi è anche il simbolo delle grandi potenzialità della Calabria, però non sfruttate: appena fuori dal paese c’è infatti uno dei siti archeologici più importanti del meridione, una delle testimonianze meglio conservate della Magna Grecia. Da tre anni è stato realizzato un piccolo museo, ma nessun visitatore ha mai potuto varcare* quella soglia. Ma che fine hanno fatto i circa 800 cittadini che non vivono più a Paludi? Il sindaco li andrà a trovare nel mese di maggio a Singen, città tedesca al confine con la Svizzera. Nel cuore industrializzato dell’Europa vivono oltre 700 paludesi: «Lì lavorano tutti».
Glossario accontentare: fare contento, soddisfare un desiderio a caccia: alla ricerca hinterland: territorio circostante una grande città impennata: forte e improvviso rialzo materne: scuole materne, scuole dell’infanzia pulmino: autobus di piccole dimensioni trattenere: fermare, bloccare varcare la soglia: entrare all’interno di un edificio
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Musica
Una notte, il mare e… così si incontrarono
DALLA E CARUSO Un libro racconta la genesi* di un incontro immaginario tra due miti della musica italiana.
[
TRATTO DA
di Andrea Morandi
]
La genesi di Caruso di Lucio Dalla, una delle canzoni italiane più famose nel mondo con oltre cinquanta milioni di copie vendute, è un arabesco* che dura un secolo e rimane sospeso tra Sorrento,
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Bologna e New York. I protagonisti, oltre allo stesso Dalla, sono il tenore Enrico Caruso, primo cantante a vendere un milione di copie di un disco (E lucean le stelle, dalla Tosca di Puccini), una stanza di hotel affacciata su un golfo e una ragazza senza nome. Un libro, Caruso, Lucio Dalla e Sorrento. Il rock e i tenori di Melissa Massei Autunnali diventa un omaggio alla famosa canzone, presentata al Village Gate di New York il 23 marzo 1986, a Enrico Caruso, stroncato da una malattia ai polmoni il 2 agosto del 1921 e a Lucio Dalla, musicista italiano molto amato all’estero e scomparso quest’anno.
In questa intervista Dalla ricorda i giorni in cui nacque la canzone con un misto di ironia e fatalismo*: “Caruso? Cominciò tutto in modo del tutto casuale, grazie a un’incredibile serie di coincidenze*. Come quasi sempre accade in questi casi...”. Partiamo dall’inizio: come Le venne l’idea di scrivere un pezzo musicale su Enrico Caruso? Ero in barca tra Sorrento e Capri con Angela Baraldi: stavamo ascoltando le canzoni di Roberto Murolo, quando ci si ruppe l’asse del motore. Andammo a
vela per qualche miglio e poi chiamai un amico, il proprietario dell’Hotel Excelsior Vittoria, che ci trainò al porto. In attesa che aggiustassero la barca, ci invitò a passare la notte in hotel, proprio nella suite dove morì Caruso. E lì trascorse la notte tra gli oggetti appartenuti al tenore... Sì, c’era tutto, anche il pianoforte, completamente scordato*. Quella sera un altro amico, giù al bar La Scogliera, mi raccontò di Caruso alla fine dei suoi giorni, innamorato di una giovane cantante cui dava lezioni. Era un modo per starle vicino, ma l’ultima sera, sentendo la morte arrivare, fece portare il piano sulla terrazza e cantò con un’intensità tale che lo sentirono fino al porto.
Caruso è stata reinterpretata centinaia di volte: da Pavarotti a Céline Dion, da Andrea Bocelli a Richard Galliano... C’è stata anche la versione di Mercedes Sosa, bellissima, ma io ne ho ascoltata anche una in stile reggae. E qualche anno fa, in Corea, me ne hanno fatto sentire una addirittura in coreano. Surreale. Ma qual è la Sua versione preferita? Ogni anno Caruso viene cantata da qualcuno, soprattutto in lingua inglese... Sì, e ogni volta vende sei o sette milio ni di copie. L’ultima è stata la versione di Josh Groban, un cantante americano, ma l’hanno cantata anche i tenori del gruppo inglese Il Divo. In generale, soprattutto all’estero, è ormai considerata un’aria d’opera. In un passaggio di Caruso, Lei canta: Potenza della lirica, dove ogni dramma è un falso. Eppure la vita del tenore fu davvero drammatica, dall’infanzia povera fino alla morte a 48 anni... Ma la cosa più drammatica gli accadde nella sua Napoli. Perché? Caruso fu fischiato* una sola volta in tutta la sua vita e successe a Napoli, al San Carlo, durante L’elisir d’amore di Donizetti. Giurò che non avrebbe mai più cantato per i napoletani. Mantenne la promessa. Anche la fine del tenore è circondata dal mistero. Morì a Napoli o a
Qui dove il mare luccica e tira forte il vento su una vecchia terrazza davanti al golfo di Surriento un uomo abbraccia una ragazza dopo che aveva pianto poi si schiarisce la voce e ricomincia il canto. Te voglio bene assaje ma tanto, tanto bene sai è una catena ormai che scioglie il sangue dint’e vene sai. Vide le luci in mezzo al mare pensò alle notti là in America ma erano solo le lampare e la bianca scia di un’elica Sentì il dolore nella musica, si alzò dal pianoforte ma quando vide la luna uscire da una nuvola gli sembrò più dolce anche la morte Guardò negli occhi la ragazza, quegli occhi verdi come il mare poi all’improvviso uscì una lacrima e lui credette di affogare. Te voglio bene assaje ma tanto tanto bene sai è una catena ormai che scioglie il sangue dint’e vene sai. Potenza della lirica dove ogni dramma è un falso che con un po’ di trucco e con la mimica puoi diventare un altro Ma due occhi che ti guardano, così vicini e veri ti fan scordare le parole, confondono i pensieri Così diventa tutto piccolo, anche le notti là in America ti volti e vedi la tua vita come la scia di un’elica Ma sì, è la vita che finisce ma lui non ci pensò poi tanto anzi si sentiva già felice e ricominciò il suo canto. Te voglio bene assaje ma tanto tanto bene sai è una catena ormai che scioglie il sangue dint’e vene sai
Sorrento? Anche qui siamo a metà strada tra leggenda e realtà: per quello che ho appreso io, Caruso si spense all’Hotel Vittoria, ma per non pagare le gabelle* di quegli anni, venne messo su una barca e fu portato all’Hotel Vesuvio, a Napoli, dove, ufficialmente, morì. Nel Suo tour Caruso è sempre in scaletta. Qual è la reazione del pubblico? Straordinaria. Io però, in concerto non la eseguo mai in versione standard: creo pathos*, per dare più intensità al
pezzo. Ma quando esplode il ritornello, soprattutto nei concerti al Sud, sono praticamente costretto a farlo cantare al pubblico. Appartiene a loro...
Glossario arabesco: decorazione tipica dell’arte araba coincidenza: combinazione, caso, fatalità fatalismo: atteggiamento di chi accetta passivamente gli eventi fischiato: contestato con fischi acuti e insistenti gabelle: tasse, tributi genesi: nascita, creazione pathos: passione, emozione scordato: (strumento musicale) stonato tenore: chi canta con il registro più alto della voce maschile
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Curiosità
Ti spinge la mamma, verso il traguardo! [
TRATTO DA
di Emanuela laudisio
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Cerca il campione e trovi la mamma, spesso quella che ci mette la forza e la voglia di ricominciare. Elisa di Francisca, nuova star della scherma mondiale, se ancora infilza avversarie è perché sua madre le ha fatto da bussola dopo una sbandata. «A 18 anni ho mollato lo sport per via di un fidanzato possessivo e geloso. Mi ha salvato mia madre Ombretta, che si è preoccupata di trovarmi una sistemazione a Frascati dove ho ripreso ad allenarmi e a vincere». Tania Cagnotto, regina azzurra dei tuffi, ha avuto l’imbarazzo
Tania Cagnotto con sua madre
della scelta: il padre Giorgio è stato un grande campione del trampolino, mentre la madre Carmen Casteiner ha dominato la scena italiana dei tuffi. È sempre lei nei momenti difficili a mediare nelle discussioni tecniche tra padre e figlia. Vanessa Ferrari, ginnasta, 22 anni, la prima azzurra a conquistare un oro
Roma Altruista www.romaltruista.it ] [
mondiale nella ginnastica artistica femminile (2006) deve tutto a Galia, la sua mamma, che ha capito il suo straordinario talento. «Io sono bulgara, sono cresciuta in un sistema dove lo sport si faceva seriamente e ho cercato per lei un posto che seguisse quelle regole rigorose».
Oltre ad avere una notevole visibilità all’esterno, il volontariato d’impresa permette di migliorare la propria reputazione all’interno.
TRATTO DA
Attraverso l’offerta ai propri dipendenti di opzioni di volontariato aziendale, si possono creare nuove occasioni per conoscersi fra colleghi in un contesto diverso e di fare team building. I dipendenti proveranno piccoli percorsi di gratificazione e potranno scoprire nuovi talenti in loro stessi.
Il volontariato d’impresa è la nuova frontiera della Responsabilità Sociale. Con RomAltruista le aziende hanno la possibilità di contribuire alla soluzione di piccoli e grandi problemi sociali sul territorio dove operano e sviluppare la loro immagine di azienda etica e positiva.
Lato G e i sapori del mondo nel gelato [ ] TRATTO DA
Dopo il successo del gelato anti-età e del gelato che abbronza, ecco due nuovi gusti che affiancano l’offerta di Lato G: il primo è caratterizzato dal gusto di arachidi, mentre il secondo da un mix di sapori freschi tipici delle isole tropicali. I due nuovi gusti si aggiungono alla gamma di Lato G che si caratterizza per un’offerta poliedrica che va dai più tradizionali (pistacchio, yogurt, dulce de leche, frutto della passione, mango, limone e menta, mela e cannella, cocco,
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ecc.) a quelli più ricercati (pistacchio con biscotti scozzesi e cioccolato fondente, fichi mediterranei e cioccolato fondente) e che ha sempre alla base il culto del “G”elato. Le caratteristiche dell’alimento italiano più esportato nel mondo si fondono secondo la filosofia “G” con la volontà di ricreare i sapori di altre culture, reinterpretando i gusti tipici di altri paesi. Infatti lo slogan di Lato G è «I sapori del mondo nel gelato». L’azienda, con cinque punti vendita a Milano e uno a Santa Margherita Ligure, inaugurerà due nuove gelaterie a Roma, una a Venezia e una all’estero.
Itinerari
Giro d’Italia attraverso
dieci paradisi terrestri
Ecco i finalisti del concorso “Il parco più bello”, che premia anche gli aspetti storico-artistici.
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TRATTO DA
di Renato Rizzo
]
Un’etimologia* emozionale prima che scientifica fa risalire la parola “giardino” a “paradiso” e ci parla di un luogo che è soprattutto nell’anima, proiezione di un sogno e di un bisogno di Bello e Armonia. Piccolo, grande, dagli ampi confini o stretto tra i muri delle case come l’orto del “meriggio” di Montale, un giardino è sempre un momento intimo, spesso profumo della memoria. Per questo i promotori* del concorso “Il Parco più Bello” nato 10 anni fa su iniziativa dell’architetto Leandro Mastria con il patrocinio* dei ministeri per i Beni Culturali, Turismo e Ambiente, dell’Aci e con l’adesione di Fai e Associazione italiana di architettura del Paesaggio, non premiano solo l’eccellenza botanica, ma anche gli aspetti storico-artistici, lo stato di conservazione e l’accessibilità “stimolando l’interesse per un turismo culturale di qualità a costi contenuti”. Scorrere la top ten del concorso è sfogliare un libro delle meraviglie. Ecco il Castello di Miramare di Trieste
fatto costruire da Massimiliano d’Asburgo in un parco di 22 ettari con piante esotiche nel quale si allungava lo sguardo della consorte Carlotta che perse la ragione dopo l’uccisione dello sposo. Strabiliante il Giardino della Kolymbetra nella Valle dei Tempi di Agrigento affidato al Fai nel 1999: risale al 500 a.C. e ancora custodisce un antico agrumeto. Il Giardino di Ninfa è “figlio” del genio dell’inglese Ada Wilbraham capace di cogliere le potenzialità di un sito immerso, agli inizi del ‘900, nell’abbandono con ruderi* e monumenti lasciati al degrado. Villa Durazzo Pallavicini, a Pegli, offre un sorprendente parco ottocentesco dovuto all’interpretazione di Michele Canzio, scenografo del Teatro Carlo Felice. A Bellagio, sul lago di Como, splende Villa Melzi d’Eril con l’atmosfera rarefatta* del suo giardino dal quale trassero ispirazione Stendhal e Liszt. Villa San Michele ad Anacapri, voluta da
Axel Munthe, “aperta al sole, al vento, alla voce del mare come un tempio greco”, custodisce un giardino di gusto romantico. Tra i finalisti, anche il Vittoriale, a Gardone, con il parco punteggiato da cimeli storici e Villa Medicea del Castello a Firenze: il suo giardino, che risale al 1540, fu giudicato dal Vasari uno dei più ricchi d’Europa. Perfetto equilibrio tra verde e architettura nella Villa Imperiale di Pesaro. Lo stesso dialogo tra edifici e natura che si coglie nel Giardino La Foce a Chianciano: realizzato da Cecil Pinsent, si affaccia sull’incantevole Valle d’Orcia seguendo i dettami* rinascimentali che volevano viali geometrici e ordinati attorno alla villa e, via via, più naturali verso il bosco.
Glossario etimologia: scienza che studia l’origine e l’evoluzione delle parole dettami: norme, consigli patrocinio: sostegno, appoggio promotori: danno inizio e impulso a un’attività rarefatta: molto leggera ruderi: resti di un edificio antico
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Poster
Trieste Castello di Miramare
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Arte & Design
Tutti commendatori gli artisti
della Transavanguardia Enzo Cucchi
Nicola De Maria
Il critico Achille Bonito Oliva Grande ufficiale: “Siamo come i Beatles”.
Achille Bonito Oliva
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[
TRATTO DA
di Paolo Conti
]
Achille Bonito Oliva, critico d’arte, accademico, curatore e docente di Storia dell’arte contemporanea presso la “Sapienza” Università di Roma, è stato nominato Grande Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana. Il prestigioso riconoscimento, conferito dal Presidente Giorgio Napolitano, premia da un lato la straordinaria intuizione di fondare nel 1980 la Transavanguardia, dall’altro la capacità di pensare un’innovativa e rivoluzionaria figura di critico d’arte, un vero e proprio “cacciatore creativo”. Insieme ad Achille Bonito Oliva, il Capo dello Stato ha nominato commendatori* i cinque artisti della Transavanguardia:
Sandro Chia, Enzo Cucchi, Francesco Clemente, Nicola De Maria e Mimmo Paladino. Il Presidente Giorgio Napolitano ha lanciato un messaggio chiaro per testimoniare che il nostro Paese per risollevarsi deve puntare sul patrimonio culturale. “Abbiamo un Presidente all’avanguardia, capace di occuparsi della politica nazionale ma anche di sottolineare come l’arte sia una materia prima da utilizzare subito per ritrovare quell’identità produttiva indispensabile per superare l’attuale, gravissima crisi. Questo gesto che ci riguarda lo dimostra”. Parola del neo Grande ufficiale al merito della Repubblica Italiana Achille Bonito Oliva, insignito* dal Quirinale. Ma Giorgio Napolitano ha voluto onorare
tutta la Transavanguardia: il teorico Achille Bonito Oliva è Grande ufficiale, ma sono diventati commendatori tutti e cinque gli artisti del movimento nato nei primissimi anni Ottanta: Sandro Chia, Enzo Cucchi, Francesco Clemente, Nicola De Maria, Mimmo Paladino. Bonito Oliva è evidentemente lusingato. Ma come rinunciare all’ironia? “Penso ai cinque artisti del Futurismo,
“Loro esportarono grande musica nel mondo. I cinque artisti della Transavanguardia, in più di trent’anni di produzione artistica, hanno fatto conoscere al mondo un aspetto dell’arte come solo gli italiani avrebbero potuto proporre”. E perché, Bonito Oliva? “La Transavanguardia nasce sulla crisi di valori dell’avanguardia*. Parliamo di
territoriale dal punto di vista culturale. La Transavanguardia è tipicamente glocal: le sue radici sono elastiche, l’espansione avviene grazie a una sorta di incrocio culturale. Se dovessi tentare una sintesi, direi che il nostro movimento è frutto del matrimonio tra la manualità di Picasso e la concettualità di Duchamp”. La nomina di Bonito Oliva avviene nello
Sandro Chia
più uno, cioè il sottoscritto. O anche ai Beatles quando vennero nominati baronetti da Elisabetta II...”. Assai significativamente è stata realizzata una grande mostra dedicata proprio alla Transavanguardia a Palazzo Reale a Milano. Bonito Oliva chiude un piccolo conto personale. Nel 1992 venne creato “Chevalier des arts et des lettres” da François Mitterrand e così rispose durante la cerimonia al presidente francese: “Sono un Cavaliere per la Francia, per l’Italia solo un pedone...”. Però con Carlo Azeglio Ciampi al Quirinale arrivò, nel 2005, la medaglia d’oro per la Cultura. Ora è Cavaliere anche italiano. Bonito Oliva riprende il parallelo con i Beatles, stavolta dando un senso al gioco.
artisti che progettano nuovamente il passato non avendo un futuro. La Transavanguardia è volutamente eclettica* e nomade*. Ed eccoci al punto: solo qui in Italia, dove si è sviluppata l’arte con la storia più antica e con la maggiore ricchezza di rivoluzioni linguistiche, poteva nascere un movimento così complesso e significativo”. Ma tutto questo non è stato riportare l’arte italiana al localismo*? Il Grande ufficiale si ribella: “La Transavanguardia è stata, e tuttora è, sicuramente il recupero di una personalità propria dopo la forte influenza dei modelli nordamericani. I cinque artisti hanno rimesso al centro del loro lavoro la propria identità. Ma non c’è localismo. Non c’è autonomia
stesso anno in cui Electa ha ristampato il suo saggio L’ideologia del traditore, uscito per la prima volta nel 1976 da Feltrinelli: “Un personaggio universale e attuale. Come attualissima è tuttora la Transavanguardia, che ingloba linguaggi del passato come della contemporaneità. Insomma, siamo stati insigniti al merito del tempo che abbiamo saputo interpretare...”.
Glossario avanguardia: movimento artistico che si ribella alla tradizione commendatore: onorificenza che viene data dallo Stato per particolari meriti civili eclettico: chi ha svariati interessi e conoscenze insignito: onorato con un titolo o un premio localismo: la politica di chi vuol favorire certe località o regioni contro le altre nomade: che non ha una sede fissa e si sposta continuamente
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Cinema
“Io e Te” di Bertolucci, grande successo a Cannes [
TRATTO DA E
]
Standing ovation per il film basato sull’omonimo romanzo di Niccolò Ammaniti. Una storia d’amore, solo accennata e non vissuta, e per questo anche più forte, tra il più introverso* e non molto simpatico dei ragazzini, Lorenzo (Iacopo Olmo Antinori), e la destabilizzante* sorellastra diciannovenne Olivia (Tea Falco). E tutto questo nello spazio angusto di una cantina. Questa è l’impresa con cui si è misurato il premio Oscar Bernardo Bertolucci in “Io e te”, film tratto dal romanzo omonimo di Niccolò Ammaniti, che è passato fuori concorso alla 65ª edizione del Festival di Cannes. Insomma non era davvero facile, perché Lorenzo, che per sfuggire a una settimana bianca con i compagni di scuola si rifugia nella cantina di casa ad insaputa della madre, non è un tipo allegro da vedere. Anzi. Ama gli insetti e si prepara a questa solitudine con una meticolosità* fastidiosa. Sette giorni da passare in cantina. E allora sette di tutto: sette succhi di frutta, sette scatole di carciofini, sette scatolette di tonno.
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Insomma Lorenzo è uno rigido, uno ‘psicopatico’ come lo appella subito la bella sorellastra Olivia che interrompe la sua solitudine per rifugiarsi anche lei nella cantina, ma per motivi opposti. Lei infatti si ritrova lì per eccesso di vita, per il fatto che il suo disagio è diventato tossicomania, voglia di strafare. Olivia ha comunque tante cose da dare al solitario fratellastro che si anima un po’ solo ascoltando i suoi Mp3 con le cuffie. Lei che è bella ed è lì per uscire dalla dipendenza, entra nella vita di Lorenzo come un terremoto. A un certo punto tra loro ci sono degli occasionali incontri ravvicinati, ma non succede nulla. Ma questa gioventù bruciata di Olivia e gli scontri tra di loro finiscono per dare una scossa a Lorenzo, a far sì che lui cominci finalmente a sentire qualcosa. Dice Olivia al ragazzo a fine film: “Lorenzo, smettila di nasconderti. Devi cominciare a vivere. Se prendi una botta che fa? Puoi sempre andare avanti”.
Le attrici di Bertolucci Tea Falco è l’ultima di un gruppo di attrici esordienti lanciate da Bernardo Bertolucci (e di attrici già conosciute, che con le pellicole del regista hanno raggiunto la definitiva affermazione). Stefania Sandrelli: Il conformista (1970) Maria Schneider: Ultimo tango a Parigi (1972) Dominique Sanda: Novecento (1976) Debra Ginger: Il tè nel deserto (1990) Liv Tyler: Io ballo da sola (1996) Eva Green: The Dreamers (2003)
L’opinione di Bernardo Bertolucci “Quando mi sono accorto che non potevo più camminare pensavo che non avrei mai più fatto un film. Poi ho cominciato a controllare un po’ meglio il dolore alla schiena. E ho cominciato a pensare che volevo fare un film. Niccolò Ammaniti mi ha portato il suo libro, che si svolge tutto in una cantina, l’ho letto e ho detto: eccolo, è perfetto.”
Intervista ai due giovani attori: Jacopo Olmo Antinori e Tea Falco Non è facile per attori che abbiano una esperienza maggiore della vostra relazionarsi con un Maestro del cinema contemporaneo, che esperienza è stata per due ragazzi giovani come voi? Tea: È la persona più bella che io abbia mai incontrato, per quanto riguarda la sua umanità e come regista. Insieme, abbiamo vissuto un momento di grandiosa ‘malinconia’, come dice lui... Jacopo: Personalmente non ho una grande esperienza, per cui non so se quanto sto per dire possa considerarsi veritiero, ma la mia impressione è che quando si entra in un suo set, chiunque si sente addosso una energia stranissima. C’è una armonia nel modo in cui lavora... È difficile descrivere le mie emozioni nel lavorare con lui, è qualcosa di unico, succede una volta nella vita. Tea: Volendo cercare di descriverlo, è come se avesse tirato fuori dei filamenti di qualcosa che era dentro di noi e li avesse ricuciti in maniera perfetta.
I vostri personaggi, Lorenzo e Olivia, vi sembrano rappresentativi dei giovani di oggi? Jacopo: Credo che Lorenzo rappresenti solo una parte degli adolescenti come lui. È vero che ci sono sempre più ragazzi con questi atteggiamenti, sempre più ‘Lorenzi’ insomma, persone che si chiudono in se stesse per evitare una sofferenza, o per soffocarla. Ma non credo che siano la maggior parte dei giovani. Mi accorgo, anche tra i miei coetanei, che ci sono tanti problemi, ma soprattutto una grande voglia di farsi valere, di affermare la propria identità. L’idea di fondo è questa secondo me, il desiderio e il tentativo di prendere coscienza di sé. Io non penso che questi siano comunque la maggior parte, e soprattutto sono sicuro che non lo siano “per sempre”. È una transizione*, un modo di essere, non una condanna a morte. Tea: Secondo me Lorenzo e Olivia, a modo loro, sono dei ribelli. Vivono la propria vita cercando di uscire allo scoperto. Nel momento in cui condividono l’esperienza nella cantina, è come se fossero nel loro stesso inconscio*; la promessa che si fanno è quella di uscire allo scoperto, tutti e due.
Che cosa l’ha spinta a scegliere questo libro? “La forza del ragazzino protagonista mi ha catturato immediatamente. Per me è stata una sfida: sarei riuscito a ritrovare la complessità del libro o ne avrei trovata un’altra? Non sono un buon illustratore, in genere quando adatto un libro, la tentazione è anche quella di ricostruirlo da capo. Sono stato abbastanza fedele al romanzo, ma ho cambiato completamente il finale”. Ha già dei piani per il futuro? “Adesso vorrei fare un altro film il prima possibile. Girare “Io e te” è stato facile, perfino dalla mia sedia a rotelle con la quale riuscivo a muovermi benissimo sul set. È stato così facile che speravo arrivasse qualche sfida, qualcosa che non fossi in grado di fare. Da una parte mi dicevo che era un miracolo girare il film, dall’altra mi sembrava una cosa normale. Sono un regista, lo sono sempre stato e continuerò ad esserlo”.
Glossario destabilizzante: che toglie la stabilità di una persona o di un’istituzione inconscio: la parte più profonda di noi stessi introverso: chiuso e silenzioso meticolosità: accuratezza, precisione transizione: passaggio da una condizione a un’altra
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Tradizioni
Gli ottant’anni di un enigma italiano Fondata nel 1932 da Giorgio Sisini, la rivista fu la prima a comprendere la potenzialità di cruciverba e rebus.
[
TRATTO DA
di Stefano Bartezzaghi
LA SETTIMANA
ENIGMISTICA
]
Milano. A compiere ottant’anni, lo scorso 23 gennaio non è stata la sola Settimana Enigmistica, intesa come la rivista “che vanta innumerevoli tentativi di imitazione” o “prima per fondazione e per diffusione” (come dicono i suoi due strilli* di copertina). Ottant’anni esatti è ora anche quel “tempo” che viene cantato da Paolo Conte, ed è “fatto di attimi e settimane enigmistiche”. Prima del 1932, infatti, c’erano gli attimi e le settimane, ma quasi non c’era l’enigmistica. La parola enigmistica era un neologismo*: il nome di un passatempo di origine ottocentesca. In quanto al cruciverba, era arrivato in Italia alla fine del 1924. Con la sua griglia grafica, con le sue definizioni sintetiche aveva incuriosito gente come il critico Emilio Cecchi (in un articolo geniale lo aveva avvicinato all’arte cubista). Tanto piaceva agli editori popolari (come Mondadori e il giovanissimo Valentino
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Bompiani), quanto però dispiaceva ai sostenitori dell’enigma. Giudizi sul cruciverba degli enigmisti dell’epoca: “Spropositi da pazzi o da can barboni”. Se questo era il punto di vista degli enigmisti sul cruciverba, si può immaginare quanto d’accordo fossero
con l’ingegner Giorgio Sisini quando, a trent’anni, abbandonò le cure dell’azienda agricola di famiglia, in Sardegna, per fondare un giornale eclettico di cruciverba e altri giochi, a cui diede il nome di Settimana Enigmistica. Il settimanale uscì nel gennaio del 1932 e fino ad allora nessuno pensava che il cruciverba fosse una forma di enigmistica.
Per chi ha sempre aspirato ad essere considerato come “cultura alta” il cruciverba era troppo moderno, troppo evidentemente rivolto al ceto* di scolarizzazione più recente. Il cruciverba era nato con lo stesso interesse per il ceto medio che incominciava a esistere e avrebbe dominato il Novecento. Era già il gioco dei commuter, i pendolari* dei treni suburbani e delle prime metropolitane di New York, Londra, Parigi, Berlino. Ma se ciò potrebbe spiegare cosa abbia propiziato* il successo della rivista che nel 1932 uscì dalla mente di Giorgio Sisini, non altrettanto chiaro è perché il gioco continui a funzionare anche in un’epoca di diffusione di divertimenti di massa (spesso sospettati di esercitare poteri quasi ipnotici, come nel caso di tv e videogames). Come mai, insomma, ottant’anni dopo si parla ancora di enigmistica? Oltretutto in passato la Settimana veniva snobbata* dagli intellettuali e negli anni Settanta la si sospettava di eccessivo flirt con la cultura più conservatrice. Prima era cruciverba contro il libro; ora è cruciverba e libro (cultura scritta) contro qualcos’altro: per essere contenti, ai più semplici intellettuali di sinistra basta infilarsi dentro a crociate di parole, spesso molto più inutili o futili* delle parole crociate correttamente intese.
Definizioni 1 Nome del fondatore della SETTIMANA ENIGMISTICA. 1 2 Pendolari dei treni suburbani. 3 Arrivò in Italia alla fine del 1924. 4 Possono essere crociate. 5 Lo è la parola «cruciverba». 6 La forma del cruciverba. 7 Regione d’origine di Giorgio Sisini. 8 A compiere ottant’anni, lo .................... 23 gennaio…
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L’enigmistica è un intrattenimento, ha un carattere di enciclopedia, gioca direttamente con i suoi lettori. Questo le basta per non essere solo il rifugio nella patetica nostalgia per il passatempo della nonna, o per i giornali ben fatti e senza refusi. L’enigmistica è l’incontro fra il gioco con le parole e i mass-media. Diverte, tiene in esercizio e dà una funzione ai bric-à-brac* delle nostre memorie; gioca a togliere il senso alle parole e mostrarcene le intelaiature che vi si trovano sotto; chiede ai suoi lettori di scrivere, di completare i vuoti, anche solo di unire i puntini e così, con umiltà e senza dirlo a nessuno, ha pressoché inventato la chimera che incanta l’attuale mondo multimediale. Sì, perché quando giornalismo e letteratura monologavano ancora di cose astratte come la religione e la poesia, l’enigmistica era già interattiva.
Glossario bric-à-brac: cianfrusaglie, oggetti vecchi e inutili ceto: classe sociale futile: inconsistente, superficiale neologismo: nuova parola introdotta nel linguaggio pendolare: persona che si sposta ogni giorno per lavoro o studio propiziato: aiutato snobbata: ignorata, non considerata strilli di copertina: titoli principali in copertina
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9 Lo sono i cruciverba e i rebus. 10 Sinonimo di intrattenimento. 11 Cantava “un tempo fatto di attimi e settimane enigmistiche”. 12 Rivista prima per .................... e diffusione. 13 Spropositi da .................... o da can barboni.
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Scrittori italiani
Niccolò Ammaniti: “Scrivere è come andare in bicicletta” [
TRATTO DA
di Fabrizio Roncone
]
“All’inizio è una fatica tremenda, poi è come quando pedali: più ci dai dentro, più corri.”
Ammaniti si sfila con lentezza gli occhiali e, mentre parla, osserva la sedia vuota dove la lucida immaginazione dello scrittore ha fatto sedere Flavione, il ciccione protagonista di Giochiamo, il primo racconto che si incontra nel nuovo libro di Niccolò Ammaniti (Il momento è delicato, Einaudi Stile Libero). “Vuoi sapere dove ho incontrato questo ciccione? Bè, è andata così: qualcuno mi aveva raccontato che al Policlinico di Roma certi infermieri puntavano i vecchietti in fin di vita e se vivevano soli gli rubavano le chiavi di casa sul comodino per andare a fargli visita. Storia terrificante, inverosimile, però… poi ho pensato: e se un infermiere entrasse nell’appartamento della vecchia e ci trovasse un nipote mostruoso e disperato per la mancanza della
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nonnina? Mi è sembrata una buona idea. Così ho cominciato a scrivere…”. Quando, e come, la Sua fantasia produce idee buone per un racconto, piuttosto che per un romanzo? I racconti sono, nella maggior parte dei casi, frutto di un mio personale tormento notturno. Devo confessarLe che ormai dormo poco. La sera, spesso, crollo giù in un sonno sordo che, rapidamente, risale però fino a divenire leggero, intermittente*. Ecco, è in quei momenti, quando me ne sto sotto le coperte, al caldo e immobile, come chiuso in una bara, che mi tornano su, come gnocchi nell’acqua bollente, voci, fatti, facce, sensazioni, profumi. Il mio cervello è come prigioniero di un gorgo* che mi trascina indietro e che mi porta a manipolare i ricordi, fino a inventarmi nuovi, a volte sorprendenti, altre volte terrificanti, finali. E cosa fa, a quel punto? Si alza, ferma l’idea su un foglio… Dipende. Se ho la forza di alzarmi, sì, certo, butto giù due righe. Però capita anche che il mio cervello decida di restare in quella dimensione di stordimento*, preferendo continuare a vagare nelle foreste del sonno… e allora l’idea la perdi, rischi di perderla, e per mesi sai di avere da qualche parte una buona idea per un racconto ma fatichi a ricordartela, ad afferrarla. E i romanzi li scrive alla luce del sole. Sì. Io ripeto sempre che i romanzi sono come montagne da scalare: c’è bisogno di luce, di una luce forte, che ti aiuti il più possibile a rendere chiaro il percorso. Il racconto è chiuso in uno scatto, una scossa, un lampo. Non necessita di grandi intrecci, non devi star lì a sviluppare la psicologia di un personaggio. Basta una trovata geniale, una porta che si apre su una scena imprevista… e tac! Ti basta quella. La dimensione del racconto è puro divertimento letterario, e infatti puoi divertirti a scrivere persino in coppia, come ho fatto io con il mio amico
Antonio Manzini: due racconti pubblicati in questo nuovo libro li abbiamo scritti insieme. Il titolo non è casuale. Fin da quando muovevo i primi passi nel mondo dell’editoria, ogni volta che proponevo un libro di racconti mi sentivo
rispondere: “Mhmm… No, meglio di no, il momento è delicato.” Gli editori sono convinti che un libro di racconti sia destinato a un successo limitato. Per onestà devo però aggiungere che, in questa loro convinzione, qualcosa di vero dev’esserci: Fango, un libro che amo moltissimo, tra i miei lavori è forse quello che ha venduto meno. Suo nonno era un bravissimo pediatra, Suo padre è un celebre psichiatra: c’è qualche collegamento con il fatto che in due libri di successo, come Io non ho paura e Io e te, il protagonista sia un bambino? Mah… Sì, forse sì… Forse c’è qualcosa che ciascuno di noi si porta dentro generazione dopo generazione. Prima che arrivassimo a parlare di quel ciccione di Flavione mi stava spiegando che, quando inizia a scrivere qualcosa, è sempre un po’ arrugginito*. La premessa è che io non ho tanto metodo. Nel senso che posso scrivere molte pagine in un giorno, e niente per una settimana. Certo però la partenza è sempre un po’ faticosa. All’inizio mi sembra sempre di scrivere robe* tremende. Sono assalito dal sospetto orribile di non saper più scrivere. Rileggo quello che ho messo giù, e penso: fa* pena, Niccolò, fa veramente pena. Allora riscrivo una frase, oppure la sposto, le cambio un verbo, un aggettivo… finché, lentamente, dopo aver maledetto il mestiere di scrittore, mi sciolgo, sento che l’immaginazione comincia a funzionare, i pensieri diventano più fluidi e allora è come quando vai in bicicletta, quando rompi il fiato e senti che le gambe vanno, e che più pedali e ci dai dentro, più corri. Vorrei chiederLe quali sono i Suoi scrittori italiani preferiti ma so che nel vostro ambiente… No no, guardi, io non ho alcun problema a dirLe che stimo molto Tiziano Scarpa e Aldo Nove, e che anche Sandro Veronesi è uno che apprezzo moltissimo.
Opere di Niccolò Ammaniti Branchie! - 1994 Nel nome del figlio (con Massimo Ammaniti) - 1995 Fango - 1996 Anche il sole fa schifo: radiodramma - 1997 L’ultimo capodanno - 1998 Ti prendo e ti porto via - 1999 Io non ho paura - 2001 Come Dio comanda - 2006 Giochiamo? (con Antonio Manzini) - 2008 Che la festa cominci - 2009 Io e te - 2010 (vedi articolo sul film alle pagg. 14-15, ndr) Il momento è delicato - 2012
E tra gli stranieri? Cormac McCarthy, James Ellroy…
Glossario
Flavione sarebbe stato bene anche in una storia di McCarthy. Sì può darsi… ma intanto Flavione sta bene lì. In quell’appartamento vuoto, ad aspettare la nonnina.
arrugginito: (qui) che ha perso la vivacità fisica o mentale fa pena: (qui) è fatto male, non è accettabile gorgo: punto dove l’acqua è profonda e si muove vorticosamente intermittente: discontinuo, con interruzioni roba: oggetti di vario genere, un insieme di cose stordimento: confusione mentale
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Giochi e attività L’Italia multietnica Osserva l’immagine e rispondi. Secondo te, l’aumento di residenti stranieri è un fattore positivo o negativo per lo sviluppo di un Paese? Puoi considerare il tuo Paese una nazione multietnica? Quali sono, secondo te, le principali cause dell’immigrazione? Parlane con i tuoi compagni.
Viva la SETTIMANA ENIGMISTICA! Trova nello schema tutte le parole dell’elenco. Le lettere rimanenti formano l’anno in cui fu fondata la Settimana Enigmistica. Enigmistica Settimana rebus cruciverba puzzle enigma Caruso Sorrento Dalla romanzo Niccolò
villa parchi censimento multietnica età attrice avanguardia flashart Bonito
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1 C E N S I M E N T O I N F E
2 M L N I C C O L Ò H R T L T
3 I E V I L L A V C T E S A À
4 A V A N G U A R D I A E S E
5 L A N R O M A N Z O O T H A
6 E L Z Z U P I E C O S T A T
7 N L O R E B U S E T U I R T
8 I A S O R R E N T O R M T R
9 G D B O N I T O N I A A A I
10 M A B R E V I C U R C N D C
11 A M U L T I E T N I C A U E
Il censimento degli italiani Rileggi l’articolo sul censimento 2011 e completa il brano. Roma • Napoli • censimento • 33,4% • Milano • Internet • anagrafe 1891 • 1941 • 10 • popolazione • stranieri • popoloso • Istat 1 Il comune più ............................................ d’Italia è ............................................ con 2.612.068 abitanti, mentre tra le città del Nord è ............................................ e al Sud è ............................................ . 2 La novità del ............................................ 2011 è stata la possibilità di rispondere al questionario via ...................... . 3 Il ............................................ dei questionari è stato restituito sul web. 4 L’ ............................................ ha censito 590 mila persone non iscritte all’ ............................................ , pari a circa ............................................ individui ogni 1000 censiti. 5 Nella storia sono saltati solo due censimenti: nel ............................................ per motivi finanziari e nel .................. per la Seconda Guerra Mondiale. 6 In 150 anni la ............................................ residente in Italia è quasi triplicata, come il numero degli .......................... residenti.
Soluzioni Pag. 19: 1 Giorgio Sisini, 2 computer, 3 cruciverba, 4 parole, 5 neologismo, 6 griglia, 7 Sardegna, 8 scorso, 9 giochi, 10 passatempo, 11 Paolo Conte, 12 fondazione, 13 pazzi. Pag. 22: L’Italia multietnica: produzione libera.
Viva la SETTIMANA ENIGMISTICA!: Orizzontali: enigma, Dalla, Caruso, settimana, flashart, età, attrice; Verticali: censimento, Niccolò, villa, avanguardia, romanzo, puzzle, rebus, Sorrento, Bonito, cruciverba, multietnica; Diagonali: enigmistica, parchi.
Il censimento degli italiani: 1 popoloso, Roma, Milano, Napoli; 2 censimento, Internet; 3 33,4%, 4 Istat, anagrafe, 10; 5 1891, 1941; 6 popolazione, stranieri.
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Castagnaccio toscano
[ Tipicamente autunnale, la castagna prende il suo nome da quello di un’antica città della Tessaglia, regione settentrionale della Grecia, che sorgeva al centro di grandi castagneti. In passato le castagne erano considerate un dono preziosissimo della natura perché potevano sfamare negli inverni più rigidi e hanno costituito la base alimentare delle popolazioni rurali. I boschi venivano tenuti puliti in attesa della caduta delle castagne, e la raccolta era uno dei momenti più vivaci e allegri delle comunità montane. Le castagne buone erano nutrimento per l’uomo, mentre il legname del castagno serviva a riscaldare i casolari e forniva materia prima per costruzioni e attrezzi di uso quotidiano. Macinate in mulini ad acqua con macine di pietra opportunamente scanalate, le castagne diventavano una farina per sostituire le costose farine di cereali nella preparazione di polenta, focacce, pasta e zuppe. Ecco una delle più celebri ricette a base di farina di castagne: il castagnaccio.
TRATTO DA
Il castagnaccio è un dolce molto particolare ma abbastanza facile da realizzare, preparato con la farina di castagna. Nell’800 i toscani esportarono il castagnaccio nel resto d’Italia e nello stesso secolo questo dolce venne arricchito con uvetta, pinoli e rosmarino. Ingredienti • 750 ml di acqua • 500 g di farina di castagne • 100 g di gherigli di noce • 6 cucchiai di olio extravergine di oliva • 100 g di pinoli • una manciata di aghi di rosmarino • un pizzico di sale • 80 g di uvetta
] Per preparare il castagnaccio alla toscana, fate riscaldare il forno a 200°, circa mezzora prima di infornare. Mettete l’uvetta in acqua tiepida e procedete poi setacciando la farina in una ciotola capiente. Dopo aver aggiunto un pizzico di sale, versate poco per volta l’acqua nella farina di castagne, mescolando il tutto con una frusta fino ad ottenere una pastella amalgamata e morbida. A questo punto, strizzate e asciugate l’uvetta e aggiungetela all’impasto, assieme ai pinoli e alle noci tritate grossolanamente (tenete una parte dei tre ingredienti per cospargere la superficie). Ponete l’olio in una teglia bassa, del diametro di 40 cm, quindi spennellatela ricoprendo tutta la superficie; versatevi poi l’impasto fino a un centimetro di altezza circa. Cospargete il castagnaccio con gli ingredienti messi da parte e con gli aghi di rosmarino, poi versateci sopra altri due cucchiai di olio. Infornate il castagnaccio per 30 minuti a 200° fino a che si sarà formata una crosta e la frutta secca si sarà dorata.
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