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E. COSTA • L. DONISELLI • A. TAINO
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Qua er no ei i t s e t
Qua erno ei riassunti e ei testi
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Che cos’è un riassunto La trama e le sequenze Le sequenze Le sequenze dialogiche Le sequenze descrittive Le sequenze riflessive Le sequenze narrative Le sequenze principali La frase chiave Le frasi chiave e le sequenze dialogiche Lo smontaggio Dallo smontaggio al riassunto Il riassunto La mappa del riassunto
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CHE COS’ È UN RIASSUNTO? Il riassunto è il racconto del contenuto di un testo fatto in modo breve, ma chiaro ed esauriente.
Scrivere un riassunto vuol dire procedere “all’indietro” come un gambero rispetto al percorso per la stesura di un testo. P er scrivere un testo inizi preparando una scaletta. La scaletta è formata dalle frasi chiave, cioè i fatti che vuoi raccontare o gli aspetti principali di un argomento che vuoi sviluppare. U na volta individuata la traccia, arricchisci poi le frasi chiave con episodi marginali, ma utili a rendere piacevole il racconto, con descrizioni, riflessioni, considerazioni. Nel riassunto procedi al contrario. Leggi un brano che narra in modo ricco e avvincente fatti o episodi. Nel brano ci sono, oltre alle parole che ti fanno capire qual è il fatto che accade, anche episodi marginali, descrizioni, riflessioni, considerazioni. Tu devi togliere queste parti per individuare la scaletta da cui è partito l’a utore. Semplice, no?
P.S. Ricorda sempre di rileggere il tuo riassunto per :
• verificare che si capisca la trama; • verificare che non ci siano parti che non ser vono; • correggere eventuali errori di coerenza e coesione.
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LA TRAMA E LE SEQUENZE Nel racconto, i fatti narrati in ordine logico e cronologico costituiscono la trama. Ciascun fatto è una s eq uenza. Si pas s a da una s eq uenza a un’altra q uando: • interviene un nuovo personag gio; • cambia il tempo in cui si svolge la vicenda; • cambia il luogo in cui accadono i fatti; • accade un fatto nuovo.
Leggi più volte il testo per comprendere bene il contenuto.
LA TESTA NELLA ZUPPIERA Quel giorno avevano per pranzo la minestra in brodo che a Emil piaceva tanto. Tutti mangiarono a sazietà finché la zuppiera fu vuota. In fondo era rimasto un goccino di brodo. Emil lo voleva. L’unico sistema per averlo era infilare la testa nella zuppiera e succhiare su. Fu ciò che fece. Quando cercò di tirar fuori la testa… non ci riuscì! Era incastrato! Emil afferrò il recipiente strillando. La mamma, preoccupata, disse: – Come tiriamo fuori il piccolo? Prendiamo il ferro del camino e spacchiamo la zuppiera! – Mai e poi mai! – disse il padre. – La zuppiera è costata quattro corone. Andiamo dal medico: lui riuscirà a levarla; prende solo tre corone, costa meno che rompere la zuppiera. Quando entrarono nello studio, il medico si limitò a dire: – Buongiorno! Che cosa ci fai là dentro? Anche se Emil non vedeva il dottore, doveva pur salutarlo: perciò fece un inchino. Fu allora che la zuppiera andò in pezzi. Emil aveva sbattuto tanto energicamente la testa contro la scrivania che la zuppiera si spaccò. Astrid Lindgren, Emil , Vallecchi
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Immagina la trama come se fosse un film. Disegna i fotogrammi mancanti.
Segna con delle parentesi le parti che si riferiscono alle seguenti sequenze, poi numerale. 1. Emil vuole bere l’ultima goccia di brodo. 2. Emil infila la testa nella zuppiera. 3. La mamma di Emil propone di rompere la zuppiera. 4. Il papà di Emil decide di andare dal dottore per non rompere la zuppiera. 5. Il dottore domanda a Emil che cosa faccia con la testa nella zuppiera. 5. Emil batte la testa sulla scrivania del dottore e rompe la zuppiera. Rileggi il testo della pagina precedente, poi completa. Il primo fatto nuovo che avviene rispetto alla situazione iniziale è che Emil ......................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................
Il primo nuovo personaggio a intervenire è
Il primo cambio di luogo è quando la famiglia
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LE SEQUENZE Leggi più volte il testo per comprendere bene la trama, poi analizza le sequenze.
BACCO E RE MIDA Un giorno Bacco, dio del vino, volle sdebitarsi con il re Mida per un favore che aveva ricevuto da lui. Si recò nella reggia del sovrano per chiedergli che cosa desiderasse. Il re entrò nella sala e disse che avrebbe voluto imparare a trasformare in oro tutto quello che toccava. Bacco l’a ccontentò e appena re Mida toccò un albero, questo divenne d’o ro massiccio. Il re era al colmo della felicità. E intanto toccava un fiore, una fontana, un mobile… oro, oro, oro. Tutto diventava d’o ro. Quando si sedette a tavola per mangiare e bere, appena avvicinò le labbra alla coppa del vino, questo si trasformò in metallo prezioso e così la frutta, gli arrosti, il pane. Tutto diventava oro lucente. Il giorno seguente il re si rese conto di quanto fosse stata sciocca la sua richiesta e invocò, piangendo, l’a iuto di Bacco: aveva paura di morire di fame e di sete. Il dio del vino, generosamente, lo liberò dall’incantesimo. Stelio Martello, Racconti mitologici , Dami
Nella seconda sequenza cambia:
il tempo.
il luogo.
Nella terza sequenza:
interviene un nuovo personaggio.
avviene un fatto nuovo.
Nella quarta sequenza:
interviene un nuovo personaggio.
avviene un fatto nuovo.
Nella quinta sequenza cambia:
il tempo.
il luogo.
Nella sesta sequenza:
interviene un nuovo personaggio.
avviene un fatto nuovo.
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LE SEQUENZE Leggi più volte il racconto per comprendere bene la trama.
LA FATA LUNNOTAR Nel tempo più lontano che ci sia, quando non erano ancora apparsi né il Sole né la Luna, quando non c’e rano che l’aria e il mare, Lunnotar, la bella Fata della Natura, viveva nella sua casa tutta azzurra. Un giorno Lunnotar lasciò la sua abitazione e cominciò a vagare sul mare. Si adagiò sulle onde e un dolce sonno la prese. Un’a quila enorme appar ve nel cielo: era stanca e cercava un luogo dove posarsi. Lunnotar sollevò lentamente un ginocchio fuori dalle acque e l’aquila vi si posò. Sul ginocchio della Fata l’uccello fece il suo nido, vi depose sei uova d’o ro e uno di ferro e le covò. Per un giorno, per due giorni, per tre giorni l’aquila covò e le uova diventavano sempre più calde. Al quarto giorno il calore divenne così forte che la Fata non poté più sopportarlo. Si mosse di colpo: ecco che le uova rotolarono e si ruppero. Una cosa meravigliosa accadde allora. Il guscio delle uova d’o ro si ingrandì e formò la volta del cielo e la superficie ricur va della Terra. I rossi formarono gli astri: il Sole, la Luna, le stelle. I piccoli frammenti dell’uovo di ferro divennero le nubi e corsero rapide sul mare. E il mondo sorse. Mito finlandese, in Kalevala , Giunti-Marzocco
Inserisci accanto alle parentesi i simboli per identificare le sequenze in cui trovi le seguenti situazioni.
Situazione iniziale.
Interviene un nuovo personaggio.
Cambia il tempo in cui si svolge la vicenda.
Cambia il luogo in cui accadono i fatti.
Accade un fatto nuovo.
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LE SEQUENZE DIALOGICHE Le s eq uenze dialogiche riportano le parole pronunciate dai personag gi. Sono s eq uenze perché raccontano un fatto attraverso un dialogo. Nel rias sunto, però, non devi riportare le parole pronunciate dai personag gi in forma di discorso diretto. Perciò, trasforma tutte le s eq uenze dialogiche che contengono le es atte parole dette dai personag gi in s eq uenze dialogiche che abbiano la forma di discorso indiretto.
Leggi più volte il testo per comprendere bene la trama.
IL PROFESSOR GRAMMATICUS Il professor Grammaticus, un giorno, decise di riformare la grammatica. – Basta – egli diceva – con tutte queste complicazioni. Per esempio, gli aggettivi, che bisogno c’è di distinguerli in tante categorie? Facciamo due categorie sole: gli aggettivi simpatici e gli aggettivi antipatici. Aggettivi simpatici: buono, allegro, generoso, sincero, coraggioso. Aggettivi antipatici: avaro, prepotente, bugiardo, sleale e via discorrendo. La domestica, che era stata ad ascoltarlo, rispose: – Questa cosa è giusta. – Prendiamo i verbi – continuò il professor Grammaticus. – Secondo me non si dividono affatto in tre coniugazioni, ma soltanto in due. Ci sono i verbi da coniugare e quelli da lasciare stare, come per esempio: mentire, rubare, ammazzare, arricchirsi alle spalle del prossimo. Sospirò soddisfatto e poi chiese: – Ho ragione sì o no? – Parole d’o ro – rispose la domestica. Gianni Rodari, Il libro degli errori , Einaudi
Nel testo, sottolinea in rosso i dialoghi e in verde i verbi che li introducono.
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Completa inserendo le forme adatte a trasformare il discorso diretto in discorso indiretto, scegliendole tra le seguenti. rispose che erano propose di fare rispose che era continuò dicendo che secondo lui disse che era ora di finirla con chiese se
l professor
rammaticus, un giorno, decise di riformare la grammatica. tutte quelle complica ioni.
Per esempio, gli aggettivi, che bisogno c’era di distinguerli in tante categorie? e gli aggettivi antipatici.
due categorie sole: gli aggettivi simpatici
Aggettivi simpatici: buono, allegro, generoso, sincero, coraggioso.
Aggettivi antipatici: avaro, prepotente, bugiardo, sleale e via discorrendo.
La domestica, che era stata ad ascoltarlo,
una cosa giusta. l professor
rammaticus
i verbi non si dividono affatto in tre coniuga ioni, ma soltanto in due.
Ci sono i verbi da coniugare e quelli da lasciare stare, come per esempio: mentire, rubare, amma
Sospir
are, arricchirsi alle spalle del prossimo.
soddisfatto e poi
La domestica
aveva ragione o no.
parole d’oro.
Rileggi il testo senza i dialoghi.
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LE SEQUENZE DESCRITTIVE Nel rias sunto delle vicende di un racconto non sono neces s arie le s eq uenze descrittive: devi dunq ue tralasciarle nella suddivisione del racconto in s eq uenze.
Leggi più volte il testo per comprendere bene la trama.
SIGFRIDO E IL DRAGO Sigfrido e il fabbro Regin giunsero nella Landa di Gnita. Ai loro occhi si presentò uno spettacolo sconfortante: la landa era una terra cupa e desolata dove si scorgevano solo rocce, sassi e un terreno arido e polveroso. Sigfrido e Regin capirono che il drago Fafnir era vicino; si nascosero dietro un masso e non dovettero attendere molto. Accompagnato da un boato di tempesta e da violenti sommovimenti del suolo, dal cuore della terra emerse il mostro. Era una creatura gigantesca e davvero ripugnante! Il lungo corpo di serpe si avvolgeva e dipanava in spire incessanti; due enormi ali palmate incapaci di qualunque volo gli appesantivano i fianchi e tozze zampe artigliate tentavano inutilmente di sostenerlo. Il capo era quanto di più mostruoso fosse dato vedere: piccolo rispetto alla montagna del corpo, con fauci schizzanti veleno tra file e file di denti acuminati e narici vomitanti fuoco, aveva terrificanti occhi piccoli piccoli e senza palpebre. Con il fiato sospeso Sigfrido e Regin seguirono con gli occhi quel mostro. Egli si diresse fino alla sorgente dove, tra minacciose nuvole di vapore, si abbeverò e alla fine scompar ve nella sua tana. I due si scambiarono un’o cchiata prima di uscire dal loro riparo: Regin aveva il volto pallido, terrorizzato dalla paura. Sigfrido si mise subito all’o pera: lungo il percorso che portava alla sorgente scavò una fossa.
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Era una buca grande quanto bastava a contenerlo e a permettergli di maneggiare la spada, la sua impagabile Gram. Lì si calò e non dovette attendere molto. Il mostro tornava verso la sorgente. Si sentiva un rombo pauroso, un fracasso assordante accompagnava la bestia che sputava veleno tutt’intorno e sollevava nuvole di polvere. Sigfrido aspettò impavido che l’o rribile essere fosse proprio sopra alla sua testa, quindi, con animo inflessibile e braccio fermo, affondò la spada Gram sotto alla sua spalla sinistra. Fafnir, colpito a morte, era scosso da violenti spasmi; si dibatteva su di un fianco dimenando capo e coda con una furia cieca e mandando in pezzi tutto quello che gli si trovava attorno. Sapendo di essere in punto di morte, Fafnir parlò – Chi sei tu, che hai arrossato la spada nel mio sangue e affondato la lama fino alle radici del cuore? Di quali genitori sei figlio? Gli rispose l’e roe: – Io sono Sigfrido, figlio di Sigmund, della gloriosa stirpe dei Volsunghi! Francesca Caddeo, Sigfrido e la leggenda dell’o ro maledetto , Nuove Edizioni Romane
Segna con parentesi rosse le parti che descrivono: il luogo dove sono giunti Sigfrido e Regin; l’aspetto del drago; la buca che ha scavato Sigfrido; l’arrivo del drago; le reazioni del drago dopo che è stato ferito a morte. Dopo aver individuato le sequenze descrittive che devono essere eliminate, rileggi il testo: capisci comunque la trama?
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LE SEQUENZE RIFLESSIVE Nel rias sunto non sono neces s arie le s eq uenze rifles sive, cioè q uelle che riportano i pensieri e le impres sioni dell’autore o dei personag gi: devi dunq ue tralasciarle q uando suddividi il racconto in s eq uenze.
Leggi più volte il testo per comprendere bene la trama.
IL FUFFA EXPRESS Durante le vacanze d’e state Iole e Lorenzo avevano trovato nel garage della casa di campagna dello zio il furgoncino dello zio. Lo consideravano un catorcio rugginoso che non avrebbe fatto mezzo metro neppure se lo avessero spinto dieci uomini fortissimi. Infatti non aveva le ruote né il volante, e gli mancava un pezzo di tettuccio. Con il passare di giorni si erano affezionati al catorcio, lo consideravano quasi un compagno di giochi. Ci giocarono per tutta l’e state inventando sempre nuove situazioni. Immaginavano che ogni giorno il furgoncino diventasse una cosa diversa: una volta avevano fatto finta che fosse un missile spaziale, un’a ltra volta la carrozza di una principessa. – È come l’Orient Express! Il treno che viaggia verso posti lontani – aveva detto lo zio. Iole gli aveva fatto notare che il “catorcio” non andava verso oriente, stava sempre lì, sempre parcheggiato qui in mezzo alla fuffa! – Che cos’è la fuffa? – aveva chiesto Lorenzo. Lo zio l’a veva guardato con un’e spressione assorta, cercando le parole giuste per spiegare la parola a suo nipote: – La maggior parte di quello che la gente compra ogni giorno è fuffa. All’inizio è difficile accorgersene, perché la fuffa è furba e fa finta di essere una cosa utilissima. Quando ci rendiamo conto dell’inganno è già troppo tardi.
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Armadi, scaffali, camere e camerette sono strapiene di paccottiglia inutile. Ma la gente è strana e non si accontenta della fuffa che ha già, ne vuole sempre di più! E quando ce n’è troppa, invece di smettere di fare acquisti, butta via tutto per far spazio a nuove, inutili, carabattole. – E qui entri in scena tu! – indovinò Lorenzo. – Svuoto cantine, soffitte, solai. Traslochi e magazzini! – recitò Lorenzo ricordando a memoria il biglietto da visita di suo zio. Lo zio annuì: – Riciclo tutte le cose che gli altri buttano via… La fuffa, insomma. Iole decise di dare un nome al furgone: Fuffa Express! Allo zio il nome era piaciuto moltissimo e da quel giorno aveva iniziato a chiamarlo così, gli sembrava il nome più appropriato. Aveva intenzione di aggiustarlo, naturalmente. A Lorenzo era sembrata un’idea impossibile. Quel coso era messo troppo male. Era perfetto per giocarci, ma nessuno sarebbe mai stato capace di farlo funzionare. Miriam Dubini, Lo zio ricicla tutto , Mondadori
Inserisci accanto alle parentesi i simboli per identificare le sequenze riflessive in cui trovi le seguenti situazioni.
Come Iole e Lorenzo considerano il furgone dello zio.
Il motivo per cui i due bambini si affezionano al “catorcio”.
Le riflessioni che fa lo zio sulla “fuffa”.
Le riflessioni dello zio sul “catorcio”.
Le riflessioni finali di Lorenzo sul “catorcio”.
Sottolinea in rosso il dialogo, cioè la riflessione fatta dallo zio per dare importanza al suo “catorcio”. Rileggi il testo senza le sequenze riflessive: capisci comunque la trama?
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LE SEQUENZE NARRATIVE Le s eq uenze narrative sono q uelle che ci fanno capire la trama: raccontano ciò che è accaduto, cioè i fatti.
Leggi attentamente il testo, poi colora in rosso le parentesi che racchiudono sequenze descrittive o riflessive e in blu quelle che racchiudono sequenze narrative.
PERDUTI NEL BOSCO Uri vide qualcosa muoversi nel groviglio dei rami. D’un tratto sentì la voce di un ragazzo, una voce con una pronuncia e un dialetto tipico degli arabi della zona: – La pioggia è molto forte… Ho visto un falò. Il ragazzo uscì dal nascondiglio. Aveva più o meno dodici-tredici anni, la stessa età di Uri. I suoi vestiti erano leggeri, la testa e le spalle erano avvolte in una tipica kefiah araba grande, rossa, che gli si era appiccicata addosso, zuppa d’acqua. Uri si alzò in piedi con una sensazione di sollievo: – Che bello vedere un’a nima viva! E addirittura un ragazzo della mia età! Uri sorrise per mostrare la sua gioia, ma l’altro lo guardò in un modo strano, che raffreddò l’atmosfera. “Questo ragazzo non vuole scambiare neanche due parole”, pensò. – Se vuoi scaldarti, vieni, avvicinati al fuoco – e invitò lo sconosciuto. Uri, sospirando, prese l’a rmonica e suonò “Oh notte, oh notte, oh mia notte”. Il ragazzo arabo tremava dal freddo… Piano piano si avvicinò al falò, si tolse la kefiah e la mise ad asciugare al fuoco. La musica, a quanto pare, piaceva al ragazzo sconosciuto che si buttò a terra a sedere vicino a Uri. Dalia B.Y. Cohen, Uri e Sami , Giunti Junior
Se leggi il testo senza le sequenze descrittive e riflessive, capisci comunque la trama?
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LE SEQUENZE NARRATIVE IL LEONE E IL CINGHIALE In un caldo giorno d’e state, un leone e un cinghiale andarono a bere allo stesso stagno. Subito presero a litigare. – Devo bere per primo, sono il re della foresta – disse il leone. Con un grugnito il cinghiale rispose: – La precedenza è mia. Sono arrivato per primo. La lotta divenne feroce e ciascuno dei due riceveva morsi e zampate dall’altro. Esausti per la fatica, decisero infine di prendere fiato, ma videro degli avvoltoi che li osser vavano con attenzione. Avevano già l’a cquolina in bocca e si domandavano: – Chi per primo rimarrà a terra senza vita? A questo punto, i duellanti si scambiarono uno sguardo e insieme dissero: – È meglio restare amici piuttosto che diventare un delizioso spuntino per avvoltoi. Favole di Esopo , Einaudi Ragazzi
Trasforma le sequenze dialogiche in sequenze narrative, utilizzando i verbi adatti per volgere il discorso diretto in discorso indiretto. n un caldo giorno d’estate, un leone e un cinghiale andarono a bere allo stesso
stagno. Subito presero a litigare
La lotta divenne feroce e ciascuno dei due riceveva morsi e
ampate dall’altro.
Esausti per la fatica, decisero infine di prendere fiato, ma videro degli avvoltoi che li osservavano con atten ione.
Avevano già l’acquolina in bocca e A questo punto, i duellanti si scambiarono uno sguardo e
Ora con delle parentesi dividi il nuovo testo in quattro sequenze narrative.
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LE SEQUENZE NARRATIVE Leggi più volte il testo per comprendere bene la trama.
MARDUK E TIAMAT Una volta non c’e rano né cielo né Terra. L’universo era abitato da draghi mostruosi e dèi capricciosi. Il più forte e generoso fra tanti dèi era Marduk. Una lunga spada pendeva dal suo fianco e le sue mani stringevano fasci di fulmini che squarciavano di bagliori le tenebre. Un giorno Marduk incontrò sulla sua strada un drago dall’aspetto terribile. Fino a quel momento aveva vagato senza meta, tranquillo nello spazio infinito; ora, vedendo quel mostro, non si sentiva più tranquillo. Pensava tra sé e sé come avrebbe potuto affrontarlo. Il silenzio regnava intorno a lui e Marduk aveva sempre pensato che l‘o scurità lo avvolgeva e poteva proteggerlo da ogni pericolo. Il mostro sconosciuto che si trovò all’improvviso davanti agli occhi aveva grandi ali piumate e scintillanti di metalli preziosi; dalle sue fauci spalancate e irte di denti usciva un ruggito sordo e minaccioso. Marduk non si fece intimorire e chiese: – Chi sei? Qual è il tuo nome? Che cosa vuoi? – Il mio nome è Tiamat – disse l’o rribile bestiaccia – e voglio te, Marduk. Così detto, il mostro spiccò un gran balzo verso Marduk. Rapido, il guerriero gli lanciò contro una rete di luce che fermò il mostro a mezz’aria. Rimase sospeso, le grandi ali non si muovevano più e anche la sua orribile bocca aveva smesso di ruggire. Marduk sguainò la lunga spada e tagliò il mostro in due. Appese la schiena del mostro, che era maculata, in alto, perché diventasse il cielo con le stelle. Poi poggiò un piede sul ventre del mostro, che divenne la Terra con i fiumi e gli oceani. Emanuela Collini, Mondo magico , Emme
Per comprendere la trama è importante sapere:
che Marduk aveva passeggiato tranquillo nello spazio infinito. che cosa dice Marduk al mostro. V F
che il mostro fa un balzo verso Marduk.
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Segna con parentesi blu le sequenze descrittive, con una parentesi verde la sequenza riflessiva e con parentesi rosse le sequenze dialogiche. Copia il racconto senza le sequenze descrittive e riflessive trasformando quelle dialogiche in discorso indiretto. Vedrai che resteranno solo le sequenze narrative. Per agevolarti, vai a capo come nel testo della pagina precedente.
Ora, dividi il racconto che hai scritto in sequenze.
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LE SEQUENZE PRINCIPALI Per fare il rias sunto di un racconto devi individuare le s eq uenze principali, cioè q uelle che permettono di riferire brevemente, ma in modo chiaro, la trama. Devi dunq ue eliminare le s eq uenze che non s ervono per comprendere lo svolgimento, cioè le s eq uenze che lo scrittore us a per arricchire il racconto e per rendere piacevole la lettura.
Leggi più volte il testo per comprendere bene la trama.
HARRY POTTER E IL DRAGO Il drago imprigionato ruggì e un getto di fiamme volò al di sopra delle teste di maghi e folletti, spaventandoli. I maghi tornarono indietro di corsa e Harr y Potter fu colto da un’ispirazione o forse da un’idea folle. Puntò la bacchetta magica contro i ceppi che incatenavano la bestia al suolo e urlò: – Relascio! I ceppi si spezzarono con un colpo secco. – Harr y… che cosa fai? – urlò Hermione. – Sali, dai, fa’ presto. Harr y tese un braccio e aiutò Hermione a issarsi a cavalcioni sul drago insieme a lui. Il drago si impennò con un ruggito. Finalmente ebbe spazio per spiegare le ali: allungò la testa cornuta verso l’aria fresca e libera che sentiva oltre l’ingresso. Il drago si rese conto di non essere più incatenato e si librò in volo. Joanne K. Rowling, Harr y Potter e i doni della morte , Salani
Segna con delle parentesi le parti che si riferiscono alle seguenti sequenze. Il drago spaventa i maghi e i folletti. Harry Potter libera il drago. Harry ed Hermione salgono sul drago. Il drago allunga la testa verso l’aria. Il drago si alza in volo. Rileggi le sequenze ed elimina quella non fondamentale per comprendere la trama. Ripassa con la matita rossa la parentesi che evidenzia la sequenza che hai eliminato. Leggi il testo senza la parte che hai eliminato.
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LE SEQUENZE PRINCIPALI Leggi più volte il testo per comprendere bene la trama.
UN’OMBRA LUNGA Molto tempo fa, in un posto di montagna, viveva una vecchietta. Una notte la vecchietta sentì bussare alla porta. Andò ad aprire e le entrò in casa un’o mbra lunga: era la Trud, che era fatta di buio e si divertiva a inghiottire uomini e animali, facedoli scomparire per sempre. La vecchietta, che la sapeva lunga, non si spaventò per niente. Prima che l’o mbra potesse inghiottirla tirò fuori una bottiglia vuota, perché quando la Trud ne vedeva una non poteva fare a meno di entrarci. Poi la vecchia mise il tappo alla bottiglia e se ne andò a letto. L’indomani venne a trovarla una donna, che le chiese di stappare la bottiglia, per carità. – Dentro c’è la mia ombra. Se non stappi la bottiglia, la Trud morirà soffocata, e io con lei – le spiegò. Allora la vecchietta si fece promettere che la Trud non l’avrebbe mai più disturbata, e tolse il tappo. In un lampo l’o mbra si attaccò ai piedi della sua padrona, e né l’una né l’altra si fecero vedere di nuovo da quelle parti. Francesca Lazzarato, Oh che Bel Castello , Mondadori
Segna con delle parentesi le parti che si riferiscono alle seguenti sequenze. Una vecchietta viveva in montagna. La Trud, un’ombra, entra in casa della vecchietta. La vecchietta chiude la Trud nella bottiglia. Una donna chiede di stappare la bottiglia per far uscire la Trud. La vecchietta apre la bottiglia. La Trud si attacca ai piedi della sua padrona. Rileggi le sequenze ed elimina quella non fondamentale per comprendere la trama. Ripassa con la matita rossa la parentesi che evidenzia la sequenza che hai eliminato. Leggi il testo senza la parte che hai eliminato.
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LE SEQUENZE PRINCIPALI Leggi più volte il testo per comprendere bene la trama.
LA STORIA DELL’ASINO INTELLIGENTE Un uomo aveva la casa in cima alla montagna. Nessuna auto riusciva a arrivare fin lassù. Per questo, l’uomo comprò un asino. Gli sistemò due ceste sulla schiena e s’incamminò per andare a fare la spesa. Dovevano attraversare un ponte, ma l’asino voleva gustarsi della fresca erbetta. “Con la fatica che faccio, mi meriterei di fermarmi per uno spuntino”, pensava l’asino. Ma l’uomo non volle fermarsi. – Ma chi si crede questo somaro? Non ho tempo da perdere dietro ai suoi capricci! Allora l’a sino, con i suoi denti lunghi, tirò via di nascosto il denaro dalla borsa dell’uomo e lo gettò per strada. Molte monete, cadendo, rotolarono nel ruscello. Poi l’a sino ragliò con tutte le sue forze e l’uomo si guardò intorno. – Acc! – esclamò. – Ho perso i soldi! – e scese veloce al ruscello a recuperare il denaro. Nel frattempo, l’a sino poté mangiare a sazietà l’e rba fresca. Poi ripresero il cammino. L’uomo disse all’asino: – Sei davvero bravo! Meno male che hai ragliato. Senza soldi non posso andare a fare la spesa. Sei davvero intelligente! L’a sino annuì, rise con i suoi lunghi denti e ragliò “Ih oh, ih oh!”. Ursula Wölfel, 28 storie per ridere , Kalandraka
Segna con delle parentesi le parti che si riferiscono alle seguenti sequenze. Un uomo comprò un asino. L’asino con i denti buttò per strada L’uomo andò in paese con l’asino. il denaro dell’uomo. L’asino voleva fermarsi. L’asino ragliò. L’asino pensava di meritarsi una sosta. L’uomo si accorse di aver perso i suoi L’uomo non voleva fermarsi. soldi. L’uomo pensò che l’asino facesse L’asino poté mangiare l’erba fresca. L’uomo lodò l’asino. i capricci. Rileggi le sequenze ed elimina le due che non sono fondamentali per comprendere la trama. Ripassa con la matita rossa le parentesi che evidenziano le sequenze che hai eliminato. Leggi il testo senza le parti che hai eliminato.
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LE SEQUENZE PRINCIPALI Leggi più volte il testo per comprendere bene la trama.
IL DELFINO E IL PESCE SPADA Quel giorno il nonno, dopo un abbondante pranzo, era uscito a pesca con la sua barca. Il mare era leggermente mosso, ma tranquillo, e il nonno riposava a poppa. Aveva attaccato delle sarde alle esche e ora le lenze, immerse nell’acqua, aspettavano un pesce. A un tratto, alla lenza di sinistra, un pesce abboccò. Doveva essere grosso, perché la lenza cominciò a tendersi e poi a svolgersi nell’acqua. Infatti era un pesce spada. Il nonno vide la sua forma allungata, nell’acqua trasparente, a pochi metri, e si chiese come avrebbe fatto, da solo, a issarlo sulla barca. Tirò la lenza con le due mani, ma il pesce si dibatteva violentemente per liberarsi. “Non ce la farò mai!” pensò. “Questo pesce è più forte di me!”. In quel momento un delfino si accostò alla barca. Sembrava un’o mbra agile e veloce e, prima che il nonno potesse rendersene conto, il suo muso appuntito emerse dall’acqua, vicinissimo. Si guardarono, il nonno e il delfino: si guardarono negli occhi come due persone. Poi il pesce, con un movimento velocissimo, diede un morso alla lenza, spezzandola. Pieno di stupore, il nonno vide il delfino avvicinarsi al pesce spada e spingerlo lontano dalla barca, con colpi delicati, decisi, del muso. Roberta Grazzani, Nonno Tano , Piemme Junior
Segna con delle parentesi le parti che si riferiscono alle seguenti sequenze. Il nonno era uscito a pesca in barca. Un delfino si accostò alla barca. Il mare era leggermente mosso. Il delfino sembrava un’ombra. Le esche erano in acqua. Il pesce spezzò la lenza. Un pesce spada abboccò. Il delfino guidò il pesce spada lontano. Rileggi le sequenze ed elimina le tre che non sono fondamentali per comprendere la trama. Ripassa con la matita rossa le parentesi che evidenziano le sequenze che hai eliminato. Leggi il testo senza la parte che hai eliminato.
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LE SEQUENZE PRINCIPALI Leggi più volte il testo per comprendere bene la trama.
L’ALTALENA DI BAGUIDARE Un tempo viveva un giovane cacciatore di nome Baguidare, tanto bello e coraggioso che le ragazze di novantanove villaggi avrebbero voluto sposarlo. Baguidare, però, non voleva una moglie qualunque: la ragazza doveva non solo essere bella, ma soprattutto intelligente e abile nel ricamo e nel cucito. Peccato, però, che fino ad allora non ne avesse mai incontrata una dotata di tutte e tre le virtù. Un giorno, tra le grinfie di un’aquila che aveva abbattuto, il giovane trovò una graziosa scarpetta di stoffa ornata di ricami, rubata chissà dove. Baguidare disse: – Non ci sono dubbi, questa appartiene alla ragazza che sposerò. Sono certo che è fresca e sottile come un bambù e ha i piedi piccoli e delicati, perché altrimenti la scarpa non sarebbe così fragile e minuscola; e deve essere anche intelligente, perché il disegno del ricamo è talmente complicato e fantasioso che una sciocca non avrebbe potuto crearlo. Quanto alla bravura, poi, non ho mai visto punti così leggeri e precisi! Sì, ecco la mia donna ideale: adesso non mi resta che trovarla. Pensò a come avrebbe potuto trovare la proprietaria della scarpetta: chiedere alla gente? Girare di villaggio in villaggio? Costruì una grande altalena dove si poteva star seduti anche in dieci alla volta e invitò le ragazze di tutti i villaggi a provarla, mentre lui controllava le scarpette che si alzavano in aria, confrontandole con quella che teneva in mano. Ma i piedi erano sempre troppo grandi.
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Finalmente, proprio mentre l’ultimo gruppo di ragazze si dondolava sull’a ltalena, ecco spuntare un piedino della misura giusta. Così Baguidare lo afferrò, gli infilò la scarpetta ricamata e vide che calzava a meraviglia. La ragazza rimase sbalordita e si voltò a destra e a sinistra a guardare le sue amiche. – Dunque sei tu la mia sposa! – gridò il cacciatore, tirando giù dall’a ltalena una bellissima ragazza. Francesca Lazzarato, 100 fiabe venute da lontano , Mondadori
Segna con delle parentesi le parti che si riferiscono alle seguenti sequenze. L e ragazze di novantanove villaggi avrebbero voluto sposare Baguidare. B aguidare voleva sposare una ragazza bella, intelligente e abile nel ricamo. Non ne aveva ancora incontrata una con quelle virtù. Un giorno trovò una scarpetta ricamata. Baguidare capì che apparteneva alla ragazza che desiderava. Si chiese come trovarla. P er trovarla costruì un’altalena, fece salire su di essa le ragazze dei villaggi per controllare le loro scarpe. Tutte avevano i piedi troppo grandi. Finalmente vide un piedino della misura giusta. Infilò la scarpetta nel piedino. Disse alla ragazza che l’avrebbe sposata. Rileggi le sequenze ed elimina le quattro che non sono fondamentali per comprendere la trama. Ripassa con la matita rossa le parentesi che evidenziano le sequenze che hai eliminato. Leggi il testo senza le parti che hai eliminato.
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LA FRASE CHIAVE La fras e chiave di una s eq uenza è q uella che dà l’informazione più importante e permette di individuare q ual è il fatto che la s eq uenza narra.
Leggi più volte il testo per comprendere bene la trama. Segna con delle parentesi le sequenze. Osser va le parti evidenziate e completa le frasi chiave.
ONDINA La piccola fata Ondina viveva felice nel lago di Carezza, uno specchio d’a cqua circondato dai monti: parlava e giocava con i pesci e gli uccelli, si tuffava nelle onde sollevate dal vento, scherzava con i raggi del sole. Di lei s’innamorò un potente mago che abitava nel grande bosco nero. Ondina non voleva corrispondere al suo amore, perciò il mago decise di rapirla: si trasformò in una lontra e si nascose tra le piante della riva, in attesa che la fatina uscisse dal lago. Ma gli uccelli avevano visto tutto e, appena Ondina affiorò dalle acque, l’a vvertirono del pericolo e la fata ebbe il tempo di rituffarsi prima di essere rapita. Allora il mago, per attirare la sua attenzione, costruì uno splendido arcobaleno e lo collocò sopra il lago. Ondina emerse per contemplare quella meraviglia, ma di nuovo gli uccelli l’a vvertirono dell’insidia, mandando a vuoto l’a ttesa del mago. Costui s’infuriò talmente che ruppe l’arcobaleno in mille pezzi e lo gettò nelle onde. Ecco perché le acque del lago di Carezza hanno i riflessi di tutti i colori dell’a rcobaleno.
Nel lago di Care
a
Un potente mago l mago li uccelli l mago
li uccelli l mago
Da allora
Ruggero Y. Quintavalle - Domenico Volpi, Letture geografiche , La Scuola
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LE FRASI CHIAVE Leggi più volte il testo per comprendere bene la trama. Segna con delle parentesi le sequenze. Osser va le parti evidenziate e completa le frasi chiave.
LA STORIA DELLA PICCOLA FOCA C’e ra una volta una mamma foca che non voleva lasciare andare in acqua la sua piccola. Aveva paura. Il mare era tanto grande e la foca così piccola! Ma tutte le altre piccole foche sapevano già nuotare. Si facevano cullare dolcemente dalle onde e giocavano nell’a cqua. Soltanto quella piccola foca doveva starsene sempre sola sulla spiaggia e farsi imboccare. Si annoiava, e con tutto quel mangiare e quel non fare nulla diventò tonda come una palla. Un giorno si levò il vento e alte onde si abbatterono sulla spiaggia. Mamma foca voleva far salire in fretta la sua piccola foca su una duna. Ma la piccola foca era troppo grassa e riusciva a malapena a camminare ciondolando. La madre dovette aiutarla spingendola con il muso davanti a lei. E quando finalmente le due furono in cima, la piccola foca rotolò di nuovo in basso, tanto era rotonda. Rotolò giù dalla china e cadde in acqua. Subito si spaventò. Sbuffò, sbracciò, soffiò e sguazzò. Ma poi cominciò a nuotare! Le onde la cullavano su e giù e la piccola foca si divertiva un mondo e lanciava degli urletti. Mamma foca non riusciva più a trovarla. La piccola foca in mare era uguale a tutte le altre piccole foche e nell’a cqua il suo pancione non si poteva vedere.
Mamma foca aveva paura
di lasciare
Tutte le altre piccole foche Solo la piccola foca stava Mangiava sempre e Un giorno alte onde Mamma foca dovette La piccola foca rotol
e
Si spavent , ma
La piccola foca in mare
Ursula Wölfel, 28 storie per ridere , Kalandraka
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LE FRASI CHIAVE E LE SEQUENZE DIALOGICHE Leggi più volte il testo per comprendere bene la trama. Segna con delle parentesi le sequenze. Osser va le parti evidenziate e completa le frasi chiave, trasformando il discorso diretto in discorso indiretto.
SIGFRIDO E ODETTE Il principe Sigfrido arrivò a un lago dove nuotavano molti cigni, il più bello di tutti i cigni aveva in testa… una corona d’o ro! Sigfrido mise una freccia nell’a rco per colpire il cigno. In quel momento accadde una cosa stupefacente: il cigno si trasformò in una fanciulla. La fanciulla-cigno era la principessa Odette, caduta sotto l’incantesimo del perfido mago Rothbart. Il malvagio Rothbart anche di notte, trasformato in un gufo, non la perdeva mai d’o cchio. – Solo l’a more può spezzare l’incantesimo – spiegò Odette a Sigfrido. – Allora sei salva. Io ti amo – disse Sigfrido. Attirata nel lago dalla terribile magia, Odette si staccò dal principe e, nell’a ttimo in cui il piede sfiorò l’a cqua, le sue braccia si aprirono in bianche ali. – Vieni questa sera al castello – le gridò Sigfrido. – Si tiene un ballo per il mio compleanno. Sceglierò te come sposa. In quell’istante si udì lo stridio di un gufo. – Non credere sia facile rompere i miei incantesimi – rise il mago.
l principe Sigfrido vide Sigfrido cerc
di colpire
che si trasform
l cigno era Odette era sorvegliata Odette spieg
che
Sigfrido invit
l mago-gufo
Geraldine McCaughrean, Il lago dei cigni , Edizioni EL
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LE FRASI CHIAVE E LE SEQUENZE DIALOGICHE Leggi più volte il testo per comprendere bene la trama. Segna con delle parentesi le sequenze. Osser va le parti evidenziate e completa le frasi chiave, trasformando il discorso diretto in discorso indiretto.
LA CODA DELL’ORSO Tanto tempo fa l’o rso aveva una coda folta e lunga che tutti ammiravano e invidiavano. Un giorno incontrò la volpe che avanzava quatta quatta con un mazzetto di pesci che aveva rubato. – Dove li hai presi – chiese l’o rso. – Sono stata a pescare, signor orso – rispose la volpe. Venne voglia anche a lui di andare a pesca, perciò pregò la volpe di insegnargli come fare. – Per te è semplicissimo – rispose la volpe. – Basta che tu metta la tua lunga coda in un buco scavato nel ghiaccio. Dovrai poi restare così parecchio tempo. Anche se ti brucerà un po’ non ci badare, vuol dire che i pesci abboccano: più ci resterai, più riuscirai a prenderne. Poi tirerai su i pesci con un colpo netto. L’o rso fece allora come gli aveva detto la volpe. Tenne la coda dentro il buco per un bel pezzo, fino a che gli si congelò lì dentro. Allora si alzò su di colpo. Ancora oggi l’o rso se ne va in giro con la coda mozza. Peter Christien Asbjornsen - Jorgen Moe, Fiabe nor vegesi , Einaudi
Tanto tempo fa l’orso aveva Un giorno incontr L’orso chiese
La volpe rispose che L’orso preg La volpe rispose che bastava Poi doveva L’orso fece La coda gli si
L’orso si
Oggi l’orso ha
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LO SMONTAGGIO Per fare lo smontag gio di un racconto devi: • individuare le s eq uenze narrative; • eliminare q uelle che non sono importanti; • individuare per ciascuna s eq uenza la fras e chiave; • scrivere in ordine cronologico le frasi chiave.
Leggi una prima volta tutto il testo, senza interruzioni. Poi leggi ogni sequenza e segna con una X la frase chiave che si riferisce ad essa.
MI È SCAPPATO IL NASO! Una mattina a Laveno, sul lago Maggiore, un signore che abitava di fronte al pontile dove si prendono i battelli si guardò allo specchio e gridò: – Il mio naso! Il naso, in mezzo alla faccia, non c’e ra più.
Un signore abitava di fronte al pontile.
Un signore, guardandosi allo specchio, non vide più il suo naso.
Corse sul balcone e vide il naso che si avvicinava al pontile e si imbarcava sul traghetto per Verbania: – Ferma, ferma! – gridò il signore. – Il mio naso! Al ladro!
Il signore gridò: – Al ladro!
Il signore vide che il suo naso si imbarcava sul traghetto.
La gente rideva: – Le hanno rubato il naso? Brutto affare.
La gente chiede al signore se gli hanno rubato il naso.
Questa sequenza non è fondamentale per capire la trama.
A quel signore non rimase che inseguire il fuggitivo. Purtroppo arrivò appena in tempo per vedere il battello che si staccava dal pontile; si tuffò in acqua per raggiungerlo, ma non vi riuscì.
Il signore non riesce a riprendersi il naso.
Il signore vede il battello.
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