Il diario di Anna Frank

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Invito alla lettura La penna di Anna Frank, ragazzina tedesca di tredici anni (Francoforte 1929) ci consegna pagine di eccezionale freschezza e umanità in un diario ricco di sentimenti, di poesia e di preziose testimonianze storiche. Un diario tuttora straordinariamente attuale, passato indenne attraverso gli anni, le mode e le critiche, un sempreverde letto da persone di ogni età; una raccolta di lacrime e sorrisi, di paure e di speranze, di gioie e di tristezze, di trepidazioni, ansia e sollievo. Senza retorica lo definiamo un capolavoro.

Alcuni amici di famiglia riuscirono a salvare gli appunti scritti da Anna all’interno dell’alloggio segreto, li consegnarono al padre, Otto Frank, che ne curò la pubblicazione ad Amsterdam nel 1947. Da quel momento Anna è diventata il simbolo del destino di milioni di ebrei sterminati durante la seconda guerra mondiale, ma anche di tutti coloro che sono ancora perseguitati per credo, origini o colore della pelle. Focus: • Scrivere di sé • Feste ebraiche

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IL DIARIO DI ANNA FRANK

Il diario di Anna Frank

I GRANDI CLASSICI

LeggerMENTE è la collana di narrativa per la scuola secondaria. Il suo obiettivo principale è offrire ai ragazzi libri classici o inediti, storie di attualità o di fantasia, per riscoprire pagina dopo pagina il piacere della lettura.

I GRANDI CLASSICI

IL DIARIO DI ANNA FRANK A cura di Maristella Maggi


I GRANDI CLASSICI

IL DIARIO DI ANNA FRANK A cura di Maristella Maggi

Spero che ti potrò confidare tutto, come non ho mai potuto fare con nessuno, e spero che sarai per me un gran sostegno. 12 giugno 1942


Il diario di Anna Frank a cura di Maristella Maggi Sono stati apportati minimi adattamenti pertanto la versione del testo risulta pressocché integrale. Responsabile editoriale: Beatrice Loreti Art director: Marco Mercatali Responsabile di produzione: Francesco Capitano Redazione: Carla Quattrini Progetto grafico: Airone Comunicazione – Sergio Elisei Impaginazione: Airone Comunicazione Illustrazione: Chiara Fedele Copertina: Adami Design Illustrazione: Chiara Fedele Foto: Shutterstock, Archivio La Spiga Edizioni

© 2019 Eli – La Spiga Edizioni Via Brecce – Loreto tel. 071 750 701 info@elilaspigaedizioni.it www.elilaspigaedizioni.it Stampato in Italia presso Tecnostampa - Pigini Group Printing Division - Loreto - Trevi 19.83.051.0 ISBN 978-88-468-3890-2 Le fotocopie non autorizzate sono illegali. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione totale o parziale così come la sua trasmissione sotto qualsiasi forma o con qualunque mezzo senza previa autorizzazione scritta da parte dell’editore.


Nota introduttiva Lunga fila in attesa. Anche la casa attende. È una giornata di giugno limpida e fredda. Il cielo è mutevole sopra Amsterdam, il vento che si alza a tratti strappa e ricompone sfilacci di nuvole. Un barcone scivola sul canale, tra ondine silenziose. In via Prinsengracht, al n. 263, una lunga coda di persone attende. Senza fretta. Anch’io sono in fila. A una finestra che si affaccia sulla piazzetta lì vicino, al secondo piano, qualcuno dà un po’ d’acqua a una piantina dal vaso verde scintillante. Verde basilico direi. Anche la piantina sembrerebbe basilico. Forse non lo è. Penso alle piantine aromatiche viste il giorno prima al Botanical Garden, protette, come specie preziose, dalla cupoletta di vetro con il pomolo trasparente in cima. Gli steli erano piegati quasi fino al terreno e le foglie erano pallide e molli. Le ho immaginate senza lo squillante profumo italiano. Un vero peccato! La finestra però è quietamente illuminata dal sole del pomeriggio, quindi esposta a ovest. Chissà. Raggi deboli, scaldano comunque. Forse è basilico. Forse no. Tracce di serena normalità. Pensieri che seguono linee semplici. La fila si muove lentamente, a tratti è ferma. Nessuno dà segni d’impazienza, nessuno commenta. Due ragazze in bicicletta sfrecciano sulla corsia riservata. Parlano ad alta voce, il vento si porta via le loro risate. Il freddo ha punte gelide. La fila ora procede. Si avvicina. Ecco l’ingresso, in parte ostruito da assi di legno. Una rampa provvisoria fa inarcare la coda di persone. Una U paziente a passi lenti. 3


Restauri. Chi ha atteso non se ne cura, l’improvvisato cantiere non è nulla. Lo vede, e non lo vede. Quella è la casa di Anna e basta. E il fiato è ancora trattenuto. L’interno della casa è buio. Ora le scale. Ora l’alloggio. La casa è silenziosa. La fila anche. Anna, non siamo qui solo per vedere. No. Ascolteremo gli oggetti, le pietre, le carte. Siamo qui per conoscere e per incontrarti. Per fare memoria. Essere qui è già Memoria. Amsterdam, 2 giugno 2011

Indice Nota introduttiva.......................................................................... 3 Il diario ........................................................................................... 6 Epilogo ............................................................................................ 222 Focus Quando scrivere fa bene al cuore: la scrittura autobiografica ......................................................................... 224 Feste ebraiche ......................................................................... 226 Percorsi di lettura ......................................................................... 230 4


A Walter, indimenticabile compagno di viaggio, ti rivedo ad Amsterdam, ti penso sui sentieri del mondo.

Anna, che la soffitta tutta hai lasciato a noi, senza ritorno torna ai passi amici, ai cuori incerti torna alle mute file nella tua casa. M. M.

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Il diario Domenica, 14 giugno 1942 Venerdì 12 giugno, dal momento che era il giorno del mio compleanno, ero già sveglia alle sei! Che emozione! Era troppo presto, così ho dovuto frenare la mia curiosità e rimanere a letto fino alle sei e tre quarti. A quel punto sono andata in camera da pranzo, dove Moortje, il gatto, mi ha dato il benvenuto strusciandomi addosso la sua testolina. Subito dopo le sette sono andata da papà e mamma e poi nel salotto per vedere i miei regali. Il primo che ho visto sei stato tu, mio caro diario, forse uno dei più belli fra i miei doni. Poi un mazzo di rose, una piantina e due rami di profumatissime peonie1, splendidi figli di Flora2 che stavano sulla mia tavola quella mattina. Altri regali sono giunti ancora durante il giorno. Da papà e mamma ho ricevuto una quantità di cose, e anche i nostri numerosi conoscenti mi hanno veramente viziata. Tra i regali un gioco di società, molte golosità tra cui del cioccolato, un puzzle, una spilla, e alcuni amati libri: Camera Obscura di Hildebrand, Leggende olandesi di Joseph Cohen, e Vacanze di Montagna di Daisy, un libro straordinario. Ho ricevuto anche un po’ di denaro, così che mi potrò comprare i Miti di Grecia e di Roma. Sono davvero contenta! Poi la mia amica Lies è venuta a prendermi come al solito e siamo andate a scuola. Nell’intervallo ho offerto dei biscottini ai professori e ai compagni e, dopo questa breve pausa, ci siamo rimessi tutti al lavoro. Pianta spontanea nei boschi e coltivata nei giardini; ha magnifici fiori grandi,

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ricchi di petali intensamente profumati.

Nome della dea italica e romana che presiedeva allo sbocciare di fiori e foglie;

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dea delle fioriture.

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Il diario di Anna Frank

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Il diario di Anna Frank

Ora devo proprio smettere di scrivere, anche se non vorrei. Diario mio, come ti trovo bello, e come sono contenta di averti ricevuto!

Lunedì, 15 giugno 1942 Nel pomeriggio di domenica ho festeggiato il mio compleanno. È stato proiettato un film, Il guardiano del faro, con Rin-tin-tin3, che è piaciuto molto ai miei compagni di scuola. Ci siamo divertiti molto e ci siamo sentiti gioiosamente uniti tra di noi. C’erano davvero tanti ragazzi e ragazze. Mamma vuol sempre sapere chi sposerò. Non sospetta nemmeno che sia Peter Wessel, perché una volta con una gran faccia tosta sono riuscita, chiacchierando in continuazione per confonderla un po’, a toglierle quell’idea dalla testa. Lies Goosens e Sanne Houtman sono state per anni le mie migliori amiche. Poi ho conosciuto Jopie de Waal al Liceo ebraico. Ora è lei la mia migliore amica, e stiamo molto insieme. Lies ha legato maggiormente con un’altra ragazza e Sanne è passata in un’altra scuola, dove ha fatto nuove amicizie.

Sabato, 20 giugno 1942 Per alcuni giorni non ho scritto nulla, perché prima ho voluto riflettere un po’ su questa idea del diario. Per una come me, scrivere un diario fa un curioso effetto. Non soltanto perché non ho mai scritto, ma perché mi sembra che più tardi né io né altri potremo trovare interessanti gli sfoghi di una scolaretta di tredici anni. Però, a dire il vero, non è di questo che si tratta; a me piace scrivere e soprattutto aprire il mio cuore su ogni sorta di cose, a fondo e completamente4. Cane da pastore tedesco divenuto celebre, tra gli anni ’20 e gli anni ’50, perché

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protagonista di numerose opere di fiction per ragazzi, sia film, sia serie televisive. Nata in USA, la serie venne in Italia negli anni ’60 e ottenne notevole successo. 4 Anna ha dapprima dubbi sull’interesse che un diario scritto da un’adolescente possa riscuotere tra gli adulti...

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Il diario di Anna Frank

In una delle mie giornate un po’ melanconiche, mentre sedevo annoiata con la testa fra le mani, incerta se uscire o restare in casa, rimuginavo dentro di me questa massima: “La carta è più paziente degli uomini”. Finivo col rimanermene nello stesso posto, abbandonandomi a pensieri e fantasie. Proprio così, la carta è paziente, e siccome non ho affatto intenzione di far poi leggere ad altri questo quaderno rilegato di cartone che porta il pomposo nome di “diario”, salvo il caso che mi capiti un giorno di trovare un amico o un’amica che siano veramente “l’amico” o “l’amica”, la faccenda non riguarda che me. Eccomi al punto da cui ha preso origine quest’idea del diario5: io non ho un’amica. Per essere più chiara devo aggiungere una spiegazione, dal momento che nessuno potrebbe credere che una ragazza di tredici anni sia sola al mondo. Per me infatti non è così: ho dei cari genitori e una sorella di sedici anni; conosco, tutto sommato, una trentina di ragazze, di alcune delle quali potrei dire che sono mie amiche, ho un corteo di adoratori che mi guardano negli occhi, o addirittura a volte in classe cercano di afferrare la mia immagine servendosi di uno specchietto tascabile che posizionano con noncuranza facendo in modo che la mia immagine ci si rifletta. Ho dei parenti cari, zie e zii, un buon ambiente familiare, questo sì. Apparentemente non mi manca nulla, salvo “l’amica”, quella vera, quella del cuore. Con i miei conoscenti posso giusto parlare dei piccoli fatti quotidiani o far quattro chiacchiere, così in libertà, ma non c’è modo di diventare più intimi, ecco. Forse questa mancanza di confidenza è colpa mia; comunque è una realtà, ed è un peccato non poterci far nulla. Per questo ho deciso che scriverò un diario. Questo diario! E per dare maggior rilievo all’idea di un’amica lungamente attesa, Poi, però, Anna rivendica il piacere della scrittura e non rinuncia a sottolinearne

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il valore emozionale e affettivo: il diario è un caro amico che è in grado di raccogliere le confidenze e gli sfoghi di chi, come lei dichiara, non ha un’amica intima.

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farò del diario l’amica, la mia tanto desiderata amica e la chiamerò Kitty. Comincerò col raccontare brevemente a Kitty la storia della mia vita, nessun segreto tra di noi. Mio padre aveva trentasei anni quando sposò mia madre che ne aveva venticinque. Mia sorella Margot nacque nel 1926 a Francoforte sul Meno; venni poi io, il 12 giugno 1929, e siccome siamo ebrei puri6, nel 1933 emigrammo in Olanda, dove mio padre fu assunto come direttore della Travies N. V. Questa è in stretta relazione con la ditta Kolen E C., che ha sede nello stesso edificio, e di cui papà è socio. La nostra vita, da che mi ricordo io, è sempre stata prigioniera dell’ansia, ciò era inevitabile perché la parte della famiglia rimasta in Germania non è stata risparmiata dalle leggi antisemitiche di Hitler. Nel 1938, dopo i pogrom7, i miei due zii, fratelli di mia madre, sono riusciti a fuggire negli Stati Uniti e sono in salvo. La mia vecchia nonna è venuta ad abitare da noi: aveva allora settantatré anni. Ma nel maggio 1940 tutto cambiò, i bei tempi finirono; prima la guerra, la capitolazione, l’invasione tedesca, poi cominciarono le sventure per noi ebrei. Le leggi antisemitiche8 si susseguivano l’una all’altra, in un crescendo di proibizioni e di odio. Gli ebrei devono portare la stella giudaica cucita agli abiti. Agli ebrei è proibito circolare in bicicletta e chi ne avesse deve consegnarle alle autorità. Gli ebrei non possono salire in tram e non possono più andare in auto. Gli ebrei Gli ebrei puri (letteralmente “ebrei pieni”) sono coloro che hanno genitori e

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nonni ebrei.

Il termine pogrom è di derivazione russa e indica sia i tumulti, le sollevazioni

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popolari, i massacri e i saccheggi contro gli ebrei, avvenuti con il consenso delle autorità nel corso della storia russa, sia la lunga serie di misure restrittive atte a limitare la libertà degli ebrei. Concretamente l’antisemitismo si manifesta in azioni dirette contro i singoli, contro le loro proprietà, le istituzioni comunitarie e le strutture religiose. Gli ebrei vengono accusati di cospirare ai danni del resto dell’umanità, e spesso vengono incolpati di essere la causa di problemi politici, sociali ed economici del mondo. 8 Leggi promulgate contro gli ebrei, verso i quali l’odio razziale era così radicato da programmarne, attraverso la politica di Hitler, lo sterminio sistematico.

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possono fare acquisti solo fra le tre e le cinque del pomeriggio, e soltanto dove c’è l’indicazione “bottega ebraica”. Gli ebrei dopo le otto di sera non possono camminare per strada, e nemmeno trattenersi nel loro giardino o in quello di conoscenti. E ancora: hanno il divieto di andare a teatro, al cinema o in altri luoghi di divertimento, così come non possono praticare sport all’aperto, ossia non possono frequentare piscine, campi di tennis o di hockey. Non possono nemmeno andare a casa di cristiani e devono studiare soltanto nelle scuole ebraiche, seguono una quantità ancora di limitazioni che non sto ad elencare! Jopie è molto timorosa, dice che non si sente più libera di fare nulla con me, perché teme che non sia permesso, che qualcuno la veda in mia compagnia. La nostra libertà è davvero limitata, ma si può ancora resistere. La nonna è mancata nel gennaio 1942: nessuno sa quanto io pensi a lei e quanto ancora le voglia bene. Fin dal 1934 ero entrata nel giardino d’infanzia della scuola Montessori, e ho poi continuato nello stesso istituto. In Sesta ho avuto come insegnante la direttrice, la signora K.: alla fine dell’anno, nel separarci, eravamo molto commosse e piangevamo tutt’e due. Nel 1941 mia sorella Margot e io siamo state trasferite al Liceo ebraico, lei in quarta e io in prima. Tutto sommato, fino a questo momento a noi quattro è andata discretamente bene. Ed eccomi giunta alla data d’oggi.

Sabato, 20 giugno 1942 Cara Kitty, comincio col dirti che c’è qui una calma deliziosa: papà e mamma sono fuori e Margot con la sua combriccola è andata a giocare a ping-pong da un’amica. Anch’io, da qualche tempo, gioco molto a ping-pong, anche perché ciò ha sempre un risvolto goloso. Mi spiego: a noi giocatori di ping-pong, soprattutto d’estate, il caldo del gioco fa venire 11


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voglia di gelato e quando si va dal più vicino gelataio aperto agli ebrei, cioè da Delphi o da Oase, si trova in un tale affollamento che nella estesa cerchia dei nostri conoscenti si trova sempre qualche signore generoso, o qualche adoratore, pronto a offrirci più gelati di quanti possiamo sorbirne in una settimana. Penso che sarai un po’ stupita, Kitty, a sentirmi parlare di adoratori, giovane come sono. Ahimè, è un guaio che da noi a scuola sembra inevitabile. Se un ragazzo mi chiede di accompagnarmi a casa in bicicletta e poi attacca discorso, posso esser certa che costui, nove volte su dieci, ha la brutta abitudine di prender fuoco, e non mi toglierà più gli occhi di dosso, ma io non so che farmene di sguardi infuocati e pedalo via allegramente. Talvolta, quando la faccenda diventa un po’ troppo impegnativa, e si comincia a parlare di “chiedere a papà” o di simili sciocchezze, mi metto a volteggiare con la bicicletta, la borsa dei libri cade, e il giovanotto per educazione è costretto a scendere per raccogliermela; io ne approfitto allora per cambiare discorso. C’è addirittura qualcuno che ti spedisce baci con la mano o che cerca di prenderti per un braccio, ma sbaglia con me. Io scendo e rifiuto di stare oltre in sua compagnia, oppure faccio l’offesa e gli dico chiaro e tondo di andarsene a casa9. Meglio metter le cose in chiaro, non credi? A domani! La tua Anna

Domenica, 21 giugno 1942 Cara Kitty, nella classe Prima B tremano tutti: sta per riunirsi il consiglio dei professori. Metà dei miei compagni non sa se sarà bocciata o promossa, e tutti fanno delle scommesse. Io e Miep ce la ridiamo di gusto dei nostri due vicini di banco, che hanno scommesso Anna non si sente ancora pronta per allacciare relazioni sentimentali con i

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ragazzi, preferisce mantenere i rapporti su un piano di amicizia.

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tutto il loro gruzzolo delle vacanze. “Tu passerai”, “No”, “Sì”, e così da mattina a sera. Secondo me un quarto della classe dovrebbe esser bocciato, sapessi quanti somari ci sono! Devo dire, però, che i professori sono le persone più capricciose che esistano, e forse, una volta tanto, saranno capricciosi in senso buono. Per le mie amiche e per me non ho tanta paura, dovremmo cavarcela. Soltanto per la matematica sono incerta. Insomma, stiamo a vedere. E intanto ci facciamo coraggio l’una con l’altra. Coi miei insegnanti mi trovo bene; sono nove in tutto, sette professori e due professoresse. Il vecchio Kepler, di matematica, da parecchio tempo ce l’aveva con me, perché chiacchieravo troppo, così, dopo molte ammonizioni mi ha appioppato un penso10 che consisteva nel fare un componimento sul tema “Una pettegola”. Una pettegola? Cosa potevo scrivere su un argomento del genere? Non mi sono scomposta e nemmeno persa d’animo, mi sono limitata a prendere nota sul mio quaderno cercando di stare tranquilla. La sera, a casa, terminati tutti gli altri compiti ho cominciato a pensarci. Rosicchiando la mia penna stilografica ho cominciato a scribacchiare le solite cose, sapevo come tirarla in lungo distanziando molto le parole, ma quello che mi serviva davvero era trovare una dimostrazione convincente e decisiva, sulla necessità di chiacchierare. Pensa e ripensa, l’idea mi è arrivata! Dopo aver riempito le solite tre facciate, che per il signor Kepler sono davvero il minimo, ecco fatto! Ho spiegato con abbondanza di parole che l’arte del chiacchierare è tutta femminile, che io avrei sì fatto del mio meglio per limitarmi un po’, ma che non avrei mai disimparato, perché mia madre chiacchierava come me, se non di più, e coi caratteri ereditari c’è poco da fare. Il professor Kepler ha riso molto dei miei argomenti, ma sicco Nella scuola, in passato, era il lavoro scolastico supplementare che veniva

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assegnato per punizione ad alunni indisciplinati o inadempienti; presso gli antichi romani, il penso era la quantità di lana che veniva assegnata ogni giorno alle schiave perché fosse filata.

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me nella lezione seguente ho continuato a chiacchierare per tutta l’ora, mi ha assegnato un secondo componimento. Questa volta il tema era “L’incorreggibile pettegola”. Ho svolto anche questo, e per due lezioni Kepler non mi ha più detto nulla. Ma nella terza lezione Kepler è tornato alla carica: «Anna, siccome continui a chiacchierare, per punizione farai un nuovo componimento. Il tema sarà “Quà, quà, quà, dice la signorina Boccadoca”». La classe è scoppiata fragorosamente a ridere. Ho riso anch’io, per forza, nonostante avessi esaurito la mia capacità inventiva sulle pettegole. Ho pensato allora di chiedere aiuto alla mia amica Sanne, buona poetessa che mi ha consegnato un componimento in rima dal principio alla fine. Ero felice. La poesia era davvero stupenda. Parlava di una madre anitra e di un padre cigno che avevano per figli tre anatroccoli; i poverini, poiché troppo chiacchieroni vennero uccisi a beccate dal padre. Kepler non si è arrabbiato, anzi è stato allo scherzo, ha letto la poesia nella mia classe commentandola e l’ha diffusa in parecchie altre classi. Da allora in poi ho potuto chiacchierare liberamente, mai più sgridate e nemmeno pensi di castigo. Da quella volta in poi, Kepler ci scherzava pure sopra. La tua Anna

Mercoledì, 24 giugno 1942 Cara Kitty, fa un caldo soffocante, ciò nonostante mi tocca di andar sempre a piedi. Adesso capisco quanto sia comodo un tram, soprattutto se aperto, ma è un pezzo di cui noi ebrei non possiamo servircene, è severamente vietato. Ieri, verso mezzogiorno, sono dovuta andare dal dentista il cui studio è un bel po’ distante dalla nostra scuola. Per fortuna la sua infermiera, che è proprio una cara persona, mi ha offerto da bere! Comunque in classe, nel pomeriggio, mi sono quasi addormentata per la stanchezza. 14


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I soli mezzi di trasporto di cui possiamo ancora servirci sono i traghetti. Per la Joseph-Israelskade passa un piccolo battello, e il conduttore ci ha subito preso a bordo appena gliel’abbiamo chiesto. Non è colpa degli olandesi se noi ebrei conduciamo un’esistenza così difficile. Vorrei non dover andare a scuola; mi è stata rubata la bicicletta durante le vacanze di Pasqua, e il babbo ha dato in custodia a dei cristiani quella di mamma; per fortuna le vacanze si avvicinano a grandi passi, ancora una settimana, e il tormento sarà finito. Ieri mattina mi è successa una cosa divertente. Passavo davanti a un deposito di biciclette quando qualcuno mi ha chiamato. Mi sono voltata. Dietro di me c’era il simpatico ragazzo che avevo incontrato la sera prima a casa della mia amica Eva. Un po’ imbarazzato, si è presentato: «Harry Goldberg». Ha letto lo smarrimento nei miei occhi e ha subito precisato che desiderava intrattenersi con me e accompagnarmi a scuola. «Se devi andare dalla mia stessa parte, ben volentieri» ho risposto, così ci siamo incamminati insieme. Harry ha sedici anni e sa parlare di tutto con molto spirito. Stamattina mi ha aspettato ancora e probabilmente continuerà così. La tua Anna

Martedì, 30 giugno 1942 Cara Kitty, non ho più trovato tempo per scriverti, ho avuto molto da fare. Harry e io abbiamo imparato a conoscerci bene, in questa settimana; è venuto qui in Olanda dai nonni e mi ha raccontato molte cose della sua vita. Harry ha una ragazza. Si chiama Fanny, la conosco, è terribilmente noiosa e insipida. Da quando mi ha incontrato, Harry ha scoperto che a fianco di Fanny si addormenta. Sabato sera Jopie ha dormito da me, ma domenica è andata da Lies e io mi sono mortalmente annoiata. Harry doveva venire a casa 15


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mia la sera, ma alle sei mi ha chiamata al telefono per dirmi che non poteva venire come stabilito, ma aveva necessità di parlarmi urgentemente. «Fra dieci minuti sono alla tua porta, va bene?». «Sì, va bene, ciao». E giù il ricevitore. Vado a vestirmi in fretta e a pettinarmi un po’. Poi mi affaccio nervosa alla finestra. Finalmente lui arriva. È un miracolo se, invece di volar giù per le scale, aspetto tranquillamente che abbia suonato. Vado sotto ad aprirgli ed egli si precipita in casa. «Senti, Anna, mia nonna trova che sei troppo giovane per venire in giro regolarmente con me; tu forse non sai che non vado più con Fanny!». «Ma no! Avete litigato?». «No, anzi, ho detto a Fanny che non siamo fatti l’uno per l’altra e che perciò non dobbiamo più andare a spasso assieme, ma che sarà sempre la benvenuta a casa nostra e spero di esserlo anch’io a casa sua. Vedi, pensavo che Fanny frequentasse un altro ragazzo e io ho agito di conseguenza. Ma non era vero! Ora mio zio dice che devo chiedere scusa a Fanny, ma io, naturalmente non ho voluto e ho preferito chiudere del tutto con lei. Mia nonna vorrebbe che io vada con Fanny e non con te, ma io non ci penso nemmeno. Sai, le persone anziane spesso hanno delle idee molto arretrate, impossibili da seguire. D’ora in avanti non andrò più al circolo sionistico11, e avrò una sera libera la settimana. Mercoledì sarà l’ultima volta che ci vado. Così mercoledì sera, sabato pomeriggio e sera, domenica pomeriggio, e forse anche più di frequente, potrò stare con te». «Ma se i tuoi nonni non vogliono!». Circolo culturale in cui si discutono questioni sionistiche; il sionismo (da

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Sion, nome della collina di Gerusalemme) è un movimento politico e ideologico il cui scopo è quello di giungere alla creazione di uno Stato ebraico in Palestina.

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«L’amore non tollera costrizioni». “Caspita che parolona!” ho pensato. Così, parlando, siamo arrivati davanti alla vetrina del libraio che ha il negozio d’angolo; lì c’era Peter Wessel con due altri ragazzi. Era la prima volta dopo tanto tempo che mi salutava di nuovo; ne sono stata molto contenta. Harry e io abbiamo continuato a passeggiare e, prima di lasciarci, ci siamo accordati sul fatto che mi sarei trovata la sera seguente alle sette meno cinque davanti alla porta di casa sua. La tua Anna

Venerdì, 3 luglio 1942 Cara Kitty, ieri Harry è venuto a farci visita per conoscere i miei genitori. Avevo preparato un tè con torta, dolci e biscotti; c’era di tutto, ma né Harry né io avevamo voglia di starcene seduti su di una sedia l’uno accanto all’altra, perciò siamo andati a farci una passeggiata. Erano già le otto e dieci passate quando mi ha riaccompagnato a casa. Papà era piuttosto seccato, ha detto che era sconveniente rientrare così tardi, in quanto per gli ebrei è pericoloso restar fuori dopo le otto12. Ho dovuto promettere che in seguito sarei sempre rincasata almeno dieci minuti prima delle otto. Domani sono invitata a casa sua. La mia amica Jopie mi prende spesso in giro per Harry. Non ne sono affatto innamorata, no davvero; però mi piace avere degli amici. Nessuno può dir nulla se ho un amichetto, o, come dice mamma, un cavaliere. Eva mi ha raccontato che Harry una sera è stato da lei, e alla sua domanda: «Chi trovi più graziosa, Fanny o Anna?», lui ha risposto che la questione non lo riguardava, ma al momento d’uscire si è lasciato sfuggire: «Ti confesso che preferisco Anna. Ciao, e non dir niente a nessuno». E via, fuori dall’uscio. Per gli ebrei vige, tra le tante proibizioni, una sorta di coprifuoco.

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Da tutto ciò puoi capire che Harry è innamorato di me, e io trovo la cosa molto divertente, tanto per cambiare. Margot direbbe: “Harry è un ragazzo coi fiocchi”, e anch’io trovo che è proprio così, anzi, molto di più. Mamma non fa che lodarlo: un bel giovane, gentile e cortese. Sono contenta che piaccia tanto ai miei di casa. Anche lui ha simpatia per la mia famiglia; trova però le mie amiche troppo infantili, e devo dire che ha ragione. La tua Anna

Domenica mattina, 5 luglio 1942 Cara Kitty, venerdì, nel teatro ebraico, sono stati letti i voti. È andata come desideravo. La mia pagella non è tanto cattiva: ho una sola insufficienza, un cinque in algebra, due sei, poi tutti sette e due otto. A casa erano molto contenti, ma i miei genitori, in fatto di voti, sono molto diversi dagli altri. Non danno alcuna importanza alle pagelle buone o cattive e si preoccupano soltanto che io stia bene di salute, mi svaghi, e non sia troppo sfacciata; secondo loro, quando queste cose sono in regola, il resto va tutto bene. Anche mia sorella Margot ha avuto la sua pagella, splendida come sempre. Che bella testa! Sarebbe stata certamente promossa “con lode”, se da noi esistesse. In questi ultimi tempi papà sta molto in casa perché non può più occuparsi di affari13. Deve essere ben triste sentirsi così inutile. Koophuis ha rilevato la ditta Travies, e Kraler la Kolen & C. Qualche giorno fa, mentre passeggiavamo sulla piazzetta, papà ha cominciato a parlare dell’opportunità di nasconderci. Pensava che per noi sarebbe stato molto meglio andare a vivere del tutto separati dal mondo. Gli ho chiesto perché parlasse così. «Anna» mi ha detto «tu sai che da oltre un anno stiamo portando vestiario, viveri e mobili in casa di altra gente. Non Le leggi razziali impediscono agli ebrei di occuparsi di affari.

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vogliamo che i nostri averi cadano nelle mani dei tedeschi, ma soprattutto non vogliamo rischiare di essere impacchettati noi. Perciò bisogna che ce ne andiamo, senza aspettare che ci prendano». Sono rimasta scioccata dalla serietà con cui il babbo ha parlato. «Non ti angosciare per questo, penseremo noi a tutto; tu goditi la tua vita e non preoccuparti di nulla, finché puoi». Io spero con tutto il mio cuore che queste tremende parole che parlano di dover fuggire tardino a tradursi in realtà! La tua Anna

Mercoledì, 8 luglio 1942 Cara Kitty, da domenica mattina a oggi sembra che siano passati degli anni. Sono avvenute tante cose da far credere che il mondo si sia capovolto. Ma, Kitty, vedi bene che vivo ancora, e questo è ciò che conta, dice papà. Vivo ancora sì, ma non mi domandare dove e come. Penso che oggi non capirai più nulla di me, perciò comincerò a raccontarti quanto è avvenuto nel pomeriggio di domenica. Alle tre - Harry se n’era appena andato, per tornare più tardi - qualcuno ha suonato alla porta. Io non ho sentito nulla, perché ero in veranda a leggere prendendo il sole su di una sedia a sdraio. Poco dopo è comparsa Margot, eccitatissima, alla porta della cucina. «C’è una chiamata delle SS per papà» ha mormorato. «Mamma è già andata dal signor Van Daan». Van Daan è un buon amico, collaboratore di papà nella ditta, quindi persona della massima fiducia. Mi sono spaventata moltissimo perché tutti sanno che cosa significhi una chiamata delle SS di questi tempi. Nella mia mente già vedevo campi di concentramento e celle di segregazione. No, il babbo no! «Naturalmente non si presenterà» ha aggiunto Margot, mentre in camera aspettavamo il ritorno della mamma. 19


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«Mamma è andata da Van Daan per consigliarsi se convenga trasferirci nel nostro rifugio segreto. Siccome i Van Daan verranno con noi, saremo sette in tutto». Poi d’un tratto è caduto il silenzio. Il silenzio dell’angoscia e della paura. Non avevamo più la forza di parlare. Il pensiero di papà che, senza sospettare nulla di male, era andato a visitare dei vecchi all’Ospizio ebraico, l’attesa di mamma, il caldo, la tensione, tutto ci faceva tacere. Il campanello di nuovo. Era Harry. Margot, trattenendomi, mi ha detto di non aprire, ma figurati, è stato inutile. Di sotto abbiamo sentito le voci di mamma e del signor Van Daan che parlavano con Harry, poi sono entrati e hanno chiuso la porta dietro di loro. Il signor Van Daan voleva parlare da solo con mamma, quindi io e Margot siamo uscite dalla stanza. Nella nostra camera da letto, Margot mi ha raccontato una verità sconvolgente: la chiamata non riguardava papà, ma lei. Lei? Come? Non potevo crederci! Ho sentito un brivido lungo la schiena e ho cominciato a piangere. Margot ha sedici anni, solo sedici anni! Perché vogliono portare via da sole delle ragazze così giovani? Sono dei mostri! Per fortuna la mamma ha detto che non ci andrà, perché, come ha detto il babbo, ci nasconderemo. Nasconderci! Dove dovremmo nasconderci, in città, in campagna, in una capanna, quando, come, dove...? Problemi che io non volevo pormi, ma che tuttavia continuamente tormentavano la mia mente. Margot e io abbiamo cominciato a stipare l’indispensabile in una borsa da scuola. La prima cosa è stato questo diario, poi arricciacapelli, fazzoletti, libri scolastici, un pettine, vecchie lettere; sapevo bene che dovevamo nasconderci, ciononostante cacciavo nella borsa le cose più assurde. Alle cinque finalmente è arrivato papà, allora abbiamo chiesto al signor Koophuis se poteva venire ancora quella sera stessa. Van Daan è andato a prendere Miep. Miep lavora con papà dal 1933 ed è divenuta una nostra intima amica, così come il suo novello sposo Henk. Miep è arrivata subito, ha messo in una borsa scarpe, vestiti, biancheria, calze, e li ha portati via promettendo di tornare la sera. Poi è calato il silenzio nella 20


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nostra casa; nessuno di noi quattro ha trovato la forza di mangiare, faceva ancora caldo e tutto appariva così strano! Avevamo affittato la grande camera del piano di sopra a un certo signor Goudsmit, un uomo divorziato, sulla trentina, che quella sera è rimasto a ciondolare lì da noi fino alle dieci, proprio non è stato possibile liberarcene prima. Alle undici sono arrivati Miep e Henk van Santen. Scarpe, calze, libri e biancheria, via, tutto nella borsa di Miep e nelle profonde tasche di Henk; alle undici e mezza se n’erano andati anche loro. Io ero stanca morta, ma l’emozione, sebbene sapessi che quella era l’ultima notte che avrei passato nel mio letto, non mi ha impedito di dormire sodo. Alle cinque e mezza la mamma mi ha svegliato. Faceva meno caldo del giorno prima, e sarebbe poi piovuto tutto il giorno. Ci siamo infagottati tutti e quattro come se avessimo dovuto passare la notte in una ghiacciaia, così da poter portar via quanto più vestiario potevamo. Nessun ebreo, nelle nostre condizioni, avrebbe osato uscir di casa con una valigia piena di abiti14. Io avevo addosso due camicie, tre calzoncini, una sottoveste15, una gonna, una giacchetta, una giacca da estate, due paia di calze, scarpe pesanti, un berretto, uno scialle e altro ancora; morivo di caldo già prima d’uscire di casa, ma nessuno se ne preoccupava. Margot ha riempito la sua cartella di libri scolastici, ha preso la sua bicicletta e ha seguito Miep per destinazione a me sconosciuta; io continuavo a ignorare dove fosse il luogo misterioso che ci attendeva. Alle sette e mezza anche noi abbiamo chiuso la porta di casa senza saluti per nessuno. In verità l’unico essere che ho voluto salutare fu Moortje, il mio gattino, che sarebbe stato ospitato dai nostri gentili vicini. In cucina un bel pezzo di carne per il gatto e le tazze della colazione sul tavolo, i letti disfatti, tutto lasciava l’impressione che noi Avrebbe dato troppo nell’occhio; l’intenzione di fuggire sarebbe stata troppo

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evidente.

Indumento intimo femminile che si indossa sotto il vestito, scollato e prov-

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visto di due sottili spalline. Può essere di seta, raso, nailon, cotone e talvolta anche di lana.

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fossimo scappati a rotta di collo. Ma le impressioni degli altri non ci importavano, noi volevamo andar via, via, e arrivare al sicuro, nient’altro. Continuerò domani. La tua Anna

Giovedì, 9 luglio 1942 Cara Kitty, così siamo partiti sotto una pioggia scrosciante, il babbo, la mamma e io, ciascuno con una borsa da scuola o da spesa, tutte piene zeppe di oggetti ficcati dentro alla rinfusa. Gli operai che di buon mattino si recavano al lavoro ci guardavano con compassione; si leggeva sui loro volti il rammarico di non poterci offrire un mezzo di trasporto; la vistosa stella gialla parlava da sé. Strada facendo papà e mamma mi hanno pian piano svelato la storia del nascondiglio. Già da parecchi mesi avevano mandato via di casa quanti più mobili e biancheria avevano potuto; eravamo ormai pronti a trasferirci volontariamente il 16 luglio. La chiamata delle SS aveva fatto anticipare il piano di fuga di dieci giorni, così che avremmo dovuto accontentarci di un appartamento meno in ordine. Ci saremmo rifugiati nella casa dove il babbo aveva l’ufficio. È una cosa un po’ difficile da capire, per un estraneo, perciò chiarirò meglio. Il babbo non aveva molto personale: i signori Kraler e Koophuis, Miep, e una stenodattilografa di venticinque anni, Elli Vossen. Tutti costoro erano al corrente del nostro arrivo. Nel magazzino lavoravano il signor Vossen, padre di Elli, e due facchini, ai quali non era stato detto nulla. La casa è così composta: al pianterreno c’è un grande magazzino e deposito. Accanto alla porta del magazzino si trova la porta di casa, dietro la quale una seconda porta dà accesso a una scaletta. In cima alla scala si raggiunge una porta a vetri smerigliati, su cui c'è scritto “Ufficio”. Questo è l’ufficio principale che dà sulla strada; è molto ampio, molto luminoso, molto pieno. Di giorno vi lavorano 22


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Elli, Miep e il signor Koophuis. Attraverso uno sgabuzzino contenente una cassaforte, un guardaroba e un grande armadio, si giunge a un altro ufficio, piccolo e piuttosto oscuro, che dà sulla corte, è l’ufficio di Kraler, vi si accede dal corridoio, ma attraverso una porta a vetri apribile dall’interno e non dall’esterno. Dall’ufficio di Kraler, percorso un lungo e stretto corridoio, si salgono quattro gradini e si entra nella più bella stanza della casa: l’ufficio privato, arredato con grandi mobili scuri, tappeti sul pavimento, radio e una splendida lampada. Lì accanto c'è una spaziosa cucina con rubinetti d’acqua calda e due bruciatori a gas per cucinare. Più in là il gabinetto. Dal primo piano una scaletta di legno conduce al pianerottolo del secondo piano su cui si aprono due porte; quella di sinistra conduce a stanze che si affacciano sulla strada e sono adibite a magazzino, e ai solai. Da questi locali una lunga e ripidissima scala - in Olanda sono tutte più o meno così, ripide da rompersi gambe e collo - si scende alla seconda porta sulla strada. La porta di destra, invece, dà nell’appartamento che guarda su un cortile interno, ecco, questo è il nostro alloggio segreto. Nessuno sospetterebbe che dietro questa semplice porta grigia si nascondano tante stanze. Prima della porta c’è uno scalino, poi si entra. Di fronte all’ingresso, c’è una ripida scaletta, a sinistra un piccolo corridoio porta a quella che probabilmente diventerà la camera da letto e di soggiorno dei miei genitori; accanto ce n’è una più piccola che sarà la camera da letto e di lavoro mia e di Margot. Se si sale la scaletta e si apre la porta che si trova in cima, si resta stupiti che in una così vecchia casa lungo il canale possa esserci una stanza così vasta e luminosa. In questa stanza c’è un fornello a gas - il locale è sempre servito da laboratorio - e un lavandino. Essa farà da cucina, da camera da letto per i coniugi Van Daan, e anche da stanza da pranzo, di soggiorno e di lavoro. Una piccola cameretta di passaggio diverrà l’appartamento di Peter Van Daan. Poi, proprio come nella parte della casa verso la strada, una soffitta. Ecco, ti ho presentato la nostra bella dimora segreta. La tua Anna 23


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Sabato, 11 luglio 1942 Cara Kitty, scusami se ti ho annoiata con la mia minuziosa descrizione dell’appartamento, ma mi sembra necessario che tu sappia dove sono andata a finire. Giunta nella casa nuova sulla Prinsengracht, Miep mi ha portato subito su, nell’alloggio segreto. Margot era arrivata molto prima in bicicletta e ci aspettava già. La camera più grande e tutte le altre erano tanto piene di roba da non potersi descrivere. Tutte le scatole di cartone che nei mesi precedenti erano state portate all’ufficio, ora giacevano alla rinfusa per terra e sui letti. La camera più piccola era zeppa fino al soffitto di materassi, coperte e lenzuola. La sera, per poter dormire su dei letti in ordine, abbiamo dovuto metterci a lavorare sodo per sgomberare tutta quella roba. Mamma e Margot, che non erano più in condizione di muovere nemmeno un dito, si erano sdraiate sui materassi messi a terra, stanche, senza più forze. Ma il babbo e io, i due facchini della famiglia, ci siamo messi immediatamente al lavoro. Abbiamo trascorso tutta la giornata a svuotar scatole e a riempire cassetti, finché la sera siamo caduti stanchi morti nei nostri bei letti. Per tutto il giorno non avevamo mangiato nulla di caldo, ma non ce ne importava; mamma e Margot erano troppo stanche e nervose per mangiare, il babbo e io avevamo troppo da fare. Martedì mattina abbiamo ripreso il lavoro dove l’avevamo interrotto il giorno prima. Elli e Miep si sono occupate per noi del cibo, papà ha migliorato l’oscuramento che era insufficiente, noi ci siamo messe a pulire ben bene il pavimento della cucina e siano state di nuovo in ballo dalla mattina alla sera. Fino a mercoledì non ho quasi avuto il tempo di riflettere sul grande cambiamento che ha interessato la mia vita. Soltanto allora, per la prima volta dopo il nostro arrivo nell’alloggio, ho trovato il modo di riferirti quel che era accaduto, e di rendermi ben conto io stessa di ciò che era accaduto a me e di quanto avrebbe ancora potuto accadermi. La tua Anna 24


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Sabato, 11 luglio Cara Kitty, papà, mamma e Margot non riescono ancora ad abituarsi alla campana della Westertoren16, che rintocca ogni quarto d’ora. Io invece la trovo molto gradevole, e soprattutto di notte quel suono è per me come un amico fedele. Non so ancora bene come mi trovo nel nascondiglio segreto; dovrei considerarlo la mia nuova casa, ma non ci riesco, credo che qua non mi sentirò mai del tutto a mio agio. Non posso nemmeno dire di trovarmi male però; mi sento come se fossi in vacanza in una pensione molto particolare, non riesco a pensare diversamente. L’abitazione è umida e anche un po’ sbilenca ma, come nascondiglio, è proprio l’ideale, sembra fatto apposta per chi abbia bisogno di nascondersi. La nostra cameretta, coi suoi muri nudi, era piuttosto spoglia, così ho utilizzato la mia collezione di stelle del cinema e di cartoline illustrate che il babbo aveva portato qui sapendo di fare cosa gradita; con quelle ho trasformato la stanza, incollando moltissime figurine alle pareti. Ora ha un’aria molto più allegra, e io sono soddisfatta. Quando verranno i Van Daan, faremo qualche piccola cosina graziosa utilizzando la legna che c’è in soffitta. Margot e mamma stanno un po’ meglio. Ieri la mamma avrebbe voluto preparare una minestra di piselli, ma siccome s’era trattenuta sotto a chiacchierare, e aveva dimenticato la minestra sul fuoco, i piselli bruciacchiati non si potevano più staccare dalla pentola. Il signor Koophuis mi ha portato il Libro per la gioventù. Ieri sera siamo andati tutti e quattro nell’ufficio privato e abbiamo ascoltato, di nascosto ovviamente, la radio inglese. Avevo tanta paura che qualcuno ci potesse udire, che letteralmente ho supplicato papà di ritornare di sopra con me. Mamma ha subito capito la mia angoscia ed è salita anche lei con me. Abbiamo sempre Grande chiesa situata sulla stessa via Prinsengracht dal cui campanile si dif-

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fondono rintocchi molto frequenti, uno ogni quindici minuti.

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grande paura per tutto, specie che i vicini ci possano sentire o vedere. Fin dal primo giorno io e il babbo abbiamo fabbricato delle tendine, cucendo malamente insieme alcuni teli trasparenti, del tutto diversi tra loro. Li abbiamo poi fissati alle finestre con delle puntine da disegno, e non li toglieremo più per tutto il tempo che rimarremo nascosti. Di noi non si deve vedere, né sentire nulla. Abbiamo proibito a Margot di tossire di notte, sebbene si sia presa un bel raffreddore, e le facciamo ingoiare grandi quantità di sciroppo. La prossima venuta dei Van Daan, che è stabilita per martedì, mi rallegra molto; ci sarà più compagnia e meno silenzio. Il silenzio mi rende nervosa di sera e più ancora di notte, mi pesa sul cuore come un macigno. Non so cosa darei perché qualcuno dei nostri protettori dormisse qui. Non poter mai andar fuori mi opprime moltissimo, e ho una gran paura che ci scoprano e ci fucilino. Che cosa terribile! Di giorno bisogna camminare piano piano e parlare a bassa voce, perché nel magazzino potrebbero udirci. Scusami, ora devo proprio andare, mi stanno chiamando. La tua Anna

Venerdì, 14 agosto 1942 Cara Kitty, ti ho lasciata sola per tutto un mese, ma non ci son proprio tante novità da poterti raccontare ogni giorno qualcosa d’interessante. I Van Daan sono arrivati il 13 luglio. Pensavamo che sarebbero venuti il 14, ma siccome fra il 13 e il 16 luglio molta gente doveva presentarsi alla polizia per ordine dei tedeschi e c’era una diffusa inquietudine in giro, i Van Daan hanno preferito, per maggior sicurezza, anticipare d’un giorno il trasferimento. Alle nove e mezza di mattina ‒ noi facevamo ancora colazione ‒ è arrivato

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Peter, uno scioccone17 che non ha ancora sedici anni, alquanto noioso e timido, dalla cui compagnia c’è poco da aspettarsi; ha portato con sé il suo gatto di nome Mouschi. Il padre e la madre sono arrivati mezz’ora dopo; la signora, cosa che abbiamo trovato molto ridicola, aveva portato un grande vaso da notte nella sua cappelliera. Aveva spiegato che senza vaso da notte non si sente a suo agio in nessun posto. Il signor Van Daan, invece, aveva sotto braccio un tavolino da tè pieghevole. Fin dal primo giorno della nostra coabitazione abbiamo mangiato tutti insieme, ben affiatati, e dopo tre giorni appena ci pareva di essere un’unica grande famiglia. Naturalmente i Van Daan avevano molte cose da raccontarci sull’ultima settimana da loro ancora trascorsa nel mondo abitato. A noi interessava molto sapere che cosa era avvenuto a casa nostra e che ne era stato del signor Goudsmit. Il signor Van Daan ha raccontato: «Lunedì mattina alle nove, Goudsmit mi ha chiamato al telefono per domandarmi se potevo passare da lui. Vi sono andato immediatamente e l’ho trovato molto agitato. Mi ha fatto leggere una lettera lasciata dalla famiglia Frank e, secondo le indicazioni in essa contenute, lui avrebbe dovuto portare il gatto dai vicini. Goudsmit temeva che la casa potesse venir perquisita, perciò siamo passati in tutte le camere a mettere un po’ d’ordine e abbiamo anche sparecchiato la tavola». La tua Anna

Venerdì, 21 agosto 1942 Cara Kitty, il nostro rifugio è ora divenuto un vero nascondiglio. Il signor Kraler ha fatto collocare uno scaffale davanti alla nostra porta d’ingresso; si tratta di uno scaffale girevole che si apre come una Ragazzotto dall’aria semplice, ingenua, comunque poco interessante.

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porta. Il lavoro è stato fatto dal signor Vossen, a cui abbiamo dovuto confidare che in casa c’erano sette persone nascoste. Si è subito mostrato molto comprensivo e disposto a darci ogni aiuto. Ora, se vogliamo scendere sotto, dobbiamo prima chinarci e poi saltare, perché la scaletta non c’è più. Dopo tre giorni eravamo tutti pieni di bolle sulla fronte, perché urtavamo contro la porta troppo bassa. Ora hanno inchiodato in cima al vano della porta un cuscinetto pieno di trucioli18. Vedremo se serve! Non studio molto; fino a settembre mi considero in vacanza. Poi il babbo mi darà delle lezioni, perché temo d’aver dimenticato molto di quello che ho imparato a scuola. La nostra vita scorre senza diversivi19. Il signor Van Daan e io litighiamo sempre, va invece molto d’accordo con Margot. Spesso la mamma mi tratta come una bambina, e questo non lo posso sopportare. Per il resto, va un po’ meglio. Peter continua a non andarmi a genio, è un ragazzo noioso, se ne sta a dormicchiare tutto il giorno sul letto, ogni tanto si alza per fare qualche lavoretto da falegname, e poi torna a sonnecchiare. Che stupido! Fuori fa bel tempo, e nonostante tutto, quando possiamo, ne approfittiamo anche noi andando a sdraiarci sulla branda in solaio, dove il sole entra da una finestra spalancata. La tua Anna

Mercoledì, 2 settembre 1942 Cara Kitty, i signori Van Daan hanno litigato in modo esagerato, come io non avevo mai visto fare a papà e mamma! Il motivo poi era così sciocco che non valeva proprio la pena di spenderci nemmeno una parola. 18

Riccioli sottili di legno derivanti dalla sua piallatura; servono come imbotti-

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Senza variazioni, sempre uguale.

tura del cuscinetto.

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Per Peter non deve essere piacevole. Ieri era molto inquieto perché aveva la lingua blu invece che rossa; strano fenomeno, che passò come era venuto. Oggi va in giro con uno scialle, perché ha il torcicollo; inoltre si lamenta di trafitture alla schiena, di dolori al cuore, ai reni, ai polmoni. È un vero ipocondriaco20 che si lagna di malanni che non ha! Fra mamma e la signora Van Daan non fila proprio tutto liscio; motivi per urtarsi ce ne sono parecchi. Dalla biancheria in comune, ai piatti, alle posate! Che noia! Ultimamente il signor Van Daan è diventato davvero gentile con me. Faccia pure. Mamma questa mattina mi ha di nuovo fatto una gran predica; è una cosa intollerabile. Il suo modo di vedere è esattamente l’opposto del mio. Papà è un angelo, sebbene, talvolta, gli accada di arrabbiarsi con me, ma per soli cinque minuti. La settimana scorsa abbiamo avuto un piccolo diversivo nella nostra vita tanto uniforme; ciò a causa di un libro sulle donne e di Peter. Devi infatti sapere che Margot e Peter possono leggere quasi tutti i libri che il signor Koophuis ci presta; ma questo particolare libro di argomento femminile gli adulti preferivano non lasciarlo circolare. Ciò ha stuzzicato subito la curiosità di Peter che si è portato il libro in soffitta sottraendolo a sua madre, mentre lei era occupata in chiacchiere. Per un paio di giorni tutto è andato bene. La signora Van Daan se n’è accorta, ma non ha detto nulla. Quando però il marito ha scoperto la cosa, si è arrabbiato moltissimo e ha ritirato il libro. Quel cocciuto del figlio, comunque, ha trovato il modo di continuare a leggerlo. Quel libro secondo lui era interessantissimo! La signora frattanto ha domandato a mamma che cosa pensasse della questione. Mamma ha risposto che quel libro non era adatto a Margot, ma che in tutti gli altri non ci vedeva nulla di male. Ha aggiunto anche che fra Margot e Peter c’era molta differenza, in quan Depresso, avvilito, convinto di avere chissà quali malattie.

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Quando scrivere fa bene al cuore: la scrittura autobiografica

Sarà capitato a tante persone, a fronte di avvenimenti particolarmente lieti o tristi della propria vita, di aver provato la voglia di fissare sulla carta il vissuto del momento. È la voglia di scrivere, di raccontarsi; chi non l’ha sperimentata almeno una volta? Potrebbe essere capitato anche a voi, ragazzi; non è così? E quando la voglia di scrivere sopraggiunge, come si procede? Ai miei tempi, si prendevano carta e penna e ci si sedeva di fronte alla pagina bianca. E lì, dopo un momento di riflessione, necessario per richiamare alla mente l’accaduto e riordinare le idee, si cominciava a scrivere. Oggi il procedimento mentale che porta al raccontarsi è lo stesso, diverso è invece il procedimento strumentale. Infatti, ad accogliere e a realizzare la voglia di narrare, non è più la carta, ma la videata bianca e luminosa di un computer e la scrittura, grazie a questa immediatezza, procede più facilmente, senza macchie, cancellature e carta che si consuma. In ogni caso, la voglia di raccontare se stessi o un episodio della propria vita – e qua non c’entra nulla la vanità – resta ancora oggi uno dei motivi principali che spingono a scrivere. La scrittura rimane, ieri come oggi, un processo che fa star bene il suo “autore” perché permette di guardarsi dentro, di autoesplorarsi, di orientarsi nella conoscenza di se stessi, e perciò, di capirsi meglio. Possiamo dire che scrivere richiede un processo di autoanalisi perché, prima di cominciare a mettere nero su bianco, occorre guardare dentro se stessi, esaminando i propri pensieri, riordinandoli e soffermandosi sul proprio stato d’animo.

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Un noto esperto italiano di scrittura sostiene che scrivere fa bene all’anima in quanto, pur non facendo miracoli, porta un reale vantaggio psicologico allo scrittore. Innanzitutto rilassa la mente, perché conduce il pensiero a staccarsi dalle tensioni del quotidiano per concentrarsi su quello che si sta scrivendo, e inoltre aiuta a “pulire” i pensieri di una giornata, liberandoli, per un tempo salutare, dal ricordo di brutti incontri o fatti spiacevoli. Per la salute della mente la scrittura è come il vento di primavera, pulisce il cielo, lo libera dalle nuvole e rende l’azzurro più smagliante. Anche Anna Frank, come abbiamo letto, ha riposto molta fiducia nella scrittura: “Spero che ti potrò confidare tutto, come non ho mai potuto fare con nessuno, e spero che sarai per me un gran sostegno.” Lei ne ha fatto addirittura una ragione di vita, e al suo diario si è dedicata, con più di un obiettivo. Desiderava poter dare un senso a quanto le stava capitando, rivivendo e fissando sulla carta il lungo snodarsi della prigionia, voleva registrare i giorni vissuti nell’alloggio per poterli eventualmente affidare a un pubblico di veri amici sinceri, sentiva la necessità di ritagliarsi uno spazio tutto per sé per stare con se stessa, per chiudere a chiave, fuori dalla sua “stanza” di carta, per qualche ora, i personaggi del rifugio con tutti i loro problemi, spesso impegnativi, a volte soffocanti. Quante idee potremmo prendere da Anna! Un consiglio che ci viene dagli esperti dello star bene è quello di scrivere una lettera cartacea (con tanto di busta, francobollo e spedizione) al bambino che ci ha condotto fino all’età in cui si è. Voi, ragazzi, potreste scrivere al bambino che vi ha preceduto, potreste fargli presente particolari difficoltà che avete incontrato nella vostra vita, esporgli gli obiettivi raggiunti, e ringraziarlo per avervi condotto fino all’adolescenza. Questo permetterà di risvegliare stati di coscienza che lo svolgersi spesso frettoloso della vita ci aveva fatto dimenticare e porterà a una migliore conoscenza di sé stessi.

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Feste ebraiche Molte sono le festività che la religione ebraica prescrive, si tratta sia di giornate singole che celebrano la ricorrenza di un avvenimento di rilievo, sia di particolari momenti dell'anno la cui celebrazione si protrae per più giorni. Ci sono festività che commemorano eventi lieti e quindi si organizzano festeggiamenti con canti, balli, intrattenimenti conviviali, e altre che ricordano momenti tragici nella vita del popolo ebraico e perciò vi si dedicano giorni di lutto, di digiuno e di preghiera. CHANUKKÀ* È conosciuta anche come Festa delle luci poiché ricorda il miracolo dell’olio da ardere usato per illuminare. I sacri libri della Torah raccontano di un periodo in cui Gerusalemme era sotto il governo ellenico di Antioco IV Epifane di Siria, sovrano tirannico e disumano; contro di lui si scatenò una rivolta capeggiata da Giuda Maccabeo il quale riuscì a riconquistare il tempio. Al termine della rivolta di Israele, poiché il tempio era stato profanato, i sacerdoti decisero di consacrarlo nuovamente. E proprio quando si apprestavano a farlo, accendendo la luce perenne del gran candelabro, trovarono olio sacro sufficiente per una sola giornata. Per prepararne del nuovo, occorrevano almeno sette interi giorni! Pieni di sgomento, ma confidando in Dio, accesero comunque la luce, e quella miracolosamente arse per sette giorni, il tempo indispensabile a preparare altro olio. La parola Chanukkà in ebraico significa inaugurazione, proprio perché il 25 di Kislev (dicembre nel calendario gregoriano), dopo che la Giudea fu liberata dall’occupazione degli Elleni, venne consacrato e inaugurato il nuovo altare del Tempio di Gerusalemme. La festa si protrae per 8 giorni. È preceduta dalla vigilia serale – Erev Chanukkah – che ha inizio dal tramonto del 24 del mese di dicembre (Kislev).

*Altrimenti detta Hannukkah, Channukka e Channukak.

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Feste ebraiche Gli ebrei, in ricordo del miracolo dell’olio, al sopraggiungere della sera, per otto giorni consecutivi, accendono lumi e candele nelle loro case, e, sempre in omaggio all’olio, preparano diversi cibi, tra cui dolci tradizionali, fritti nell’olio. La prima sera della festa, nelle case viene acceso un lume su un candelabro a nove bracci, ogni sera, per otto giorni, si aggiunge una candela, fino ad arrivare l’ottava sera a otto lumi. Il candelabro, che ha forme diverse, si chiama Chanukkià; alle finestre che si affacciano sulle vie o sulle piazze vengono posti i candelieri-testimonianza, perché tutti sappiano del miracolo avvenuto. In quelle sere i bambini ricevono regali; tipica è la piccola trottola di legno su cui compaiono le lettere iniziali della scritta: “Un grande miracolo è avvenuto lì”. ROSH HASHANAH È il capodanno, la festa che segna l'inizio dell'anno ebraico; si celebra tra la fine di settembre e i primi del mese ebraico di Tishrei (ottobre nel calendario gregoriano). È considerata, con quella di Yom Kippur, la ricorrenza più solenne per il popolo ebraico. È una ricorrenza che riguarda i fedeli individualmente. Ogni singolo fedele, in questo giorno riflette e medita sulla propria vita, chiede, prima di tutto a Dio, e poi anche ai fratelli, perdono per i peccati commessi, si pente e promette di migliorare nell’anno nuovo. Nei dieci giorni di Rosh Hashanah il fedele può fare penitenza per purificarsi e ottenere da Dio il perdono che sinceramente chiede. Cibi simbolici consumati durante queste feste sono di buon auspicio: la fetta di mela intinta nel miele richiama la dolcezza dell’anno che verrà e i chicchi della melagrana augurano prosperità e fertilità al popolo di Israele e, come i semi del rosso frutto, augurano che sia cospicuo. YOM KIPPUR È la festa religiosa che celebra il giorno del riscatto, della riparazione dei peccati commessi e dura circa 24 ore; ha inizio al crepuscolo del decimo giorno del mese ebraico di Tishrei (tra settembre e ottobre del calendario gregoriano), e continua fino alle prime stelle della notte successiva. Questa ricorrenza è considerata il giorno ebraico più santo e solenne dell'anno, dedicato all'espiazione dei peccati e alla riconciliazione; essa completa il periodo di penitenza di dieci giorni iniziato con il capodanno di Rosh Ashanah. In queste ore è proibito mangiare, bere, lavarsi e truccarsi. È un giorno di grande attesa e trepidazione poiché, secondo la tradizione, è il giorno in cui Dio conferma e convalida il suo giudizio verso ogni singolo fedele.

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Feste ebraiche PESACH Pesach, la Pasqua, è una festa lieta, la festa della libertà, che commemora lo scioglimento delle catene della schiavitù d’Egitto, primo passo per la vita indipendente del popolo d’Israele. In ricordo del fatto che quando furono liberati dalla schiavitù gli ebrei lasciarono l’Egitto così in fretta da non riuscire neppure a far lievitare il pane, in questo periodo, per tutta la durata della ricorrenza, è proibito alimentarsi con ogni cibo lievitato e composto di grano, orzo, segale, avena; in sostituzione del pane lievitato, si fa uso di matzà, il pane azzimo, un pane senza olio e lievito, che, nella sua rusticità, sta a simboleggiare la durezza della schiavitù. Poiché in questo periodo è proibito anche solo tenere in casa cibi lievitati, nelle abitazioni si fanno grandi pulizie di purificazione; da qui la ricorrente espressione nella lingua italiana “fare le pulizie di Pasqua” o, come sinonimo, le pulizie di Primavera. La festa inizia il 15 del mese ebraico di Nissàn (marzo-aprile). Il primo momento della celebrazione avviene la sera della vigilia; si consuma una suggestiva cena, Seder (in ebraico ordine), nella quale vengono serviti sette cibi, ognuno dei quali rappresenta un momento della storia degli ebrei liberati dalla schiavitù. Tra i cibi il pane azzimo, il vino, il sedano da intingere nell’acqua, la dolce salsa karoset – fatta di nocciole, fichi secchi, arance e miele – a ricordare l’impasto che serviva per fabbricare i mattoni e le erbe amare – a ricordare i dolori e le gioie degli ebrei liberati dalla schiavitù – infine carne di agnello. SHAVUOT Cade il 6 e il 7 di Sivan (maggio-giugno), altrimenti chiamata Tempo del dono della nostra Torà. La Torà o Torah è per gli ebrei il dono più grande fatto da Dio all’uomo; le Leggi in essa contenute sono ancora oggi fondamentali per il popolo ebraico. Liberi dopo la schiavitù d’Egitto, gli ebrei trascorsero 40 anni nel deserto, qui il patriarca Mosè, loro capo, salito sul monte Sinai, ricevette in dono da Dio la Torà da consegnare al popolo d’Israele. A Shavuot ci si reca alla sinagoga, per l’occasione addobbata con drappi preziosi, luci e ornata con piante e fiori profumati in gran numero. L’atmosfera così arricchita da colori e profumi risulta particolarmente gradevole e ciò rimanda ai luoghi lussureggianti del deserto in cui Dio consegnò al suo popolo la grande Torà. Il pasto della festa è a base di latte, volendo paragonare il sapore della Torà a quello del latte e del miele, a significare che il popolo di Israele appena nato ha bisogno della Torà per alimentarsi e crescere, proprio come i piccoli hanno bisogno del latte per nutrirsi.

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Feste ebraiche

SUCOT La festa di Sukkoth è chiamata Festa delle Capanne o “Festa del raccolto” e anche “Festa della nostra gioia”, poiché cade in coincidenza con la fine del raccolto, avvenimento gioioso per tutta la comunità. Inizia il 15 del mese di Tishrei (tra settembre e ottobre del calendario gregoriano), a darle il nome sono proprio le capanne (in ebraico Sukkoth), ovvero le dimore utilizzate per quarant’anni nel deserto dopo la liberazione dalla schiavitù. Come gli israeliti in terra straniera, così anche i fedeli, per sette giorni l’anno, abitano nelle capanne, secondo quanto si trova scritto nella Torà: Nelle capanne risiederete per sette giorni; ogni cittadino in Israele risieda nelle capanne, affinché sappiano le vostre generazioni che in capanne ho fatto stare i figli di Israele quando li ho tratti dalla terra d’Egitto. La capanna, secondo le regole religiose, deve avere come tetto fogliame piuttosto rado, così che dall’interno si possano vedere le stelle, e deve essere tassativamente collocata all’aperto, sotto il cielo, poiché l’uomo deve avere la mente e lo spirito rivolti verso l’alto. Questa semplice dimora simboleggia la precarietà della vita, ma anche la bontà del Signore che, pur in una casa povera, fatta di fascine, di rami e foglie, riesce comunque a proteggere il suo popolo.

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PERCORSI DI LETTURA UNA VISIONE GLOBALE Obiettivi: - Ricostruire il significato globale del testo. - Sviluppare un’interpretazione del testo, a partire dal suo contenuto e/o dalla sua forma, andando al di là della semplice comprensione letterale. 1 Inserisci in ognuno dei 2 brani il giusto completamento, scegliendolo tra quelli sotto riportati: a. Fiocco bianco e rosso nella vita di Anna. Nasce Kitty Il diario di Anna Frank è una preziosa raccolta di scritti, riuniti in un unico testo in ........................................... È scritto dalla ragazza in lingua olandese. Anna però non è olandese, ma ........................................... Essendo ebrea, dopo il fallimento di un tentativo di emigrare negli Stati Uniti, la ragazza ..........................................., per sfuggire alle deportazioni naziste. Il padre prepara un nascondiglio ad Amsterdam, ..........................................., nuova sede olandese della sua ditta tedesca. Con l'aiuto di due impiegati, e insieme ad un dipendente ebreo, nel 1942 i Frank si rifugiano qui. Vivranno ........................................... posto sopra l’ufficio del padre. Nel rifugio-soffitta, la vita ha ritmi lenti e tranquilli, a volte noiosi, a volte non facili, ma tutto sommato sicuri. Anna spezza la monotonia delle lunghe giornate ............................... ............ ricevuto in dono per il suo dodicesimo compleanno. Al diario, che è per lei un amico caro e prezioso, una vera ancora di salvezza, Anna darà un nome proprio. Lo chiamerà Kitty. Dalla stesura del diario in poi, Anna si ..........................................., sa di potersi confidare in tutto e per tutto e, parlando di se stessa, acquisterà via via maggior autoconsapevolezza e maturità. Quando poi apprende alla radio (tramite l'emittente inglese) che il ministro dell'istruzione olandese chiede di conservare i diari del periodo di guerra a chi ne avesse scritti, Anna .............................. ............. Lo intitolerà "L'Alloggio segreto". ..........................................., ma a differenza di quello della sorella, il suo non è mai stato trovato.

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PERCORSI DI LETTURA a. nella casa sul retro dell'edificio in Prinsengracht 263 b. forma di diario c. sente meno triste, sa di poter contare su qualcuno di fidato e paziente d. tedesca, nata a Francoforte e. decide di trasformare il suo diario in un romanzo f. anche Margot tiene un diario g. nascosti per due anni nell’ alloggio segreto h. lascia la Germania con la sua famiglia i. affidando il trascorrere dei giorni e i moti del suo cuore alle pagine di un diario b. Qualcuno nell’ombra si accorge di loro … Nell'agosto del 1944, probabilmente per via della segnalazione di qualcuno, la ...........................................; gli otto clandestini vengono tutti arrestati, inviati al campo di transito di Westerbork e da quello smistati in campi di concentramento diversi. Sia Anna, che ............................................; stessa sorte per gli altri ospiti del rifugio rinchiusi in altri lager nazisti. Unico sopravvissuto il padre di Anna. Dapprima deportate nel settembre 1944 ad Auschwitz, la madre morirà il 6 gennaio 1945, Anna e la sorella sopravviveranno uno o due mesi, ma ..........................................., nel febbraio o ...................... ......................, ad un giorno l’una dall’altra e poco prima dell’arrivo degli inglesi. a. nel marzo del 1945, b. moriranno di stenti, di fame e di febbre tifoidea a Bergen-Belsen, c. la sorella Margot, che la madre moriranno all’interno del campo d. Gestapo, famigerata polizia tedesca, fa irruzione nella soffitta

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PERCORSI DI LETTURA 2 Scrivi chi sono i seguenti personaggi:

Elisabeth “Bep” Voskuijl, chiamata Elli Vossen

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Hermann Van Pels, chiamato Van Daan

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Johannes Kleiman

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Miep Gies

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Victor Kugler

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Dott. Fritz Pfeffer, chiamato Albert Dussel

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Auguste, chiamata Petronella Van Daan ........................................................ STRUTTURA ED ELEMENTI DI NARRATOLOGIA 3 La narrazione è preceduta da un’ ”invocazione” nella quale Anna si augura di…? - Cerca e trascrivi la citazione. Spero che ....................................................................................................... ............................................................................................................................. - Qual è il significato dell’invocazione? Quale la sua importanza? ............................................................................................................................. ............................................................................................................................. ............................................................................................................................. ............................................................................................................................. ............................................................................................................................. .............................................................................................................................

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PERCORSI DI LETTURA I PERSONAGGI 4 A ogni personaggio, attribuisci almeno tre qualità. Anna è ................................................................................................................ Margot è ............................................................................................................ Edith, madre di Anna, è ................................................................................ Otto, padre di Anna, è ................................................................................... Peter è ................................................................................................................. Petronella, madre di Peter, è ....................................................................... Hermann, padre di Peter, è .......................................................................... Il dottor Dussel è ............................................................................................. Miep Gies è ...................................................................................................... Quali sono le qualità che ammiri maggiormente in Anna? ................................................................................................................................ ................................................................................................................................ ................................................................................................................................ E in Margot? ................................................................................................................................ ................................................................................................................................ ................................................................................................................................ Come definiresti il carattere della madre di Anna? ................................................................................................................................ ................................................................................................................................ ................................................................................................................................ E quello della signora Van Daan? ................................................................................................................................ ................................................................................................................................ ................................................................................................................................ Pensi che potresti essere amico di alcuni dei personaggi incontrati? Di quali? ................................................................................................................................ ................................................................................................................................ ................................................................................................................................

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PERCORSI DI LETTURA I TEMI DEL DIARIO 5 Individua le tematiche affrontate dal romanzo, sottolineandole tra quelle elencate. • La passione per la matematica • La bellezza rasserenante della Natura • I conflitti con i genitori legati all’età • La straordinaria passione per la scrittura • La fiducia nella bontà dell’uomo • La condanna della guerra considerata causa di miseria, dolore e lutti • L’incontro con l’amore • L’esaltazione della guerra vista come mezzo per affermare la superiorità di un Paese sull’altro • La passione per la Storia e le materie umanistiche • Il desiderio di diventare un giorno ostetrica

sì no sì no sì no sì no sì no sì no sì no sì no sì no sì no

IL GENERE 6 A quale genere appartiene l’opera? romanzo sociale diario autobiografia saggio Quali sono le caratteristiche di questo genere? ................................................................................................................................ ................................................................................................................................ STILE 7 Il testo, pur se del 1942, è un libro moderno e sembra scritto oggi; questa è la forza straordinaria che hanno solo i grandi classici. Tuttavia, la presente versione, pur nel rispetto dell’originale valore dell’opera, è stata interessata da minima riduzione e adattamento con la finalità di rendere l’opera stessa scolasticamente più fruibile.

Come hai trovato il diario nel complesso? Di difficile lettura Di facile lettura

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Non semplice in alcuni punti


PERCORSI DI LETTURA CAMMIN FACENDO Obiettivi: - Individuare informazioni date esplicitamente nel testo - Ricostruire il significato di una parte più o meno estesa del testo - Riconoscere e comprendere il significato letterale e figurato di parole ed espressioni - Riconoscere le relazioni tra parole, i campi semantici - Cogliere le relazioni di coesione logica - Riconoscere le informazioni implicite contenute nel testo 1 Indica, nella colonna laterale di ogni tabella, se le affermazioni contenute sono vere (V) o false (F). Di ogni affermazione che ritieni falsa, spiegane il motivo, a parte, sul tuo quaderno.

Giugno, luglio e agosto 1942 Il giorno del suo dodicesimo compleanno, Anna è ancora cittadina libera. La ragazza non è molto felice di aver ricevuto in regalo un diario personale. Nel 1933 Anna con la sua famiglia emigra in Olanda per sfuggire alle persecuzioni di Hitler. 5 luglio 1942: il signor Frank esprime alla figlia preoccupazioni per il futuro e annuncia che sta organizzando un rifugio sicuro per la famiglia. La convocazione di Margot da parte delle SS cancella definitivamente i piani di fuga. 9 luglio 1942: di buon mattino, sotto una pioggia battente, i Frank si recano al nascondiglio. Trovano il nuovo alloggio in ordine e perfettamente pulito. Anna si sente oppressa dalla sua nuova condizione di reclusa. 14 agosto 1942: i signori Van Daan arrivano al rifugio segreto. Anna litiga spesso con il signor Van Daan, Margot invece va molto d’accordo con lui.

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Giugno, luglio e agosto 1944 6 giugno 1944. L’invasione è incominciata. Margot pensa che probabilmente a settembre o a ottobre si potrà tornare a scuola. Anna si accorge che Peter è ogni giorno sempre più innamorato di lei. Anna è convinta di non conoscersi a fondo, di non avere “senso di se stessa”. L’animo di Anna si apre alla speranza, grazie alle buone notizie in arrivo. È stato commesso un attentato alla vita di Hitler.

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2 Quello che il testo non dice … Il diario di Anna Frank è un capolavoro squisitamente attuale. Contiene pagine dalla valenza educativa, è un diario, un documento storico e un romanzo di formazione contemporaneamente. Tutto in un libro! Troverai qui raccolte le parti che maggiormente si prestano ad essere commentate, discusse e argomentate, sia oralmente, che per iscritto. 27 settembre 1942 È un pezzo che io non mi trovo più bene. Le nature di Margot e di mamma mi sono estranee, non riesco a capirle! Comprendo le mie amiche meglio di mia madre. Anna cresce, non si sente più capita in famiglia … Per quali ragioni, secondo te? Commenta. ................................................................................................................................ ................................................................................................................................ ................................................................................................................................

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PERCORSI DI LETTURA 9 ottobre 1942 … oggi non posso darti che notizie brutte e deprimenti. Stanno arrestando a gruppi, tutti i nostri amici ebrei. La Gestapo non usa nessun riguardo con loro, tutt’altro! Trasporta questi poveri infelici in carri bestiame a Westerbork, il grande campo per ebrei... Anna inserisce informazioni storiche. Arricchiscile. ................................................................................................................................ ................................................................................................................................ ................................................................................................................................ 7 novembre 1942 Ah, quante cose mi vengono in mente di sera quando sono sola, …finisco sempre col ritornare a te, caro mio diario, tu sei il mio punto di partenza e il mio punto di arrivo, tu, cara Kitty, sei sempre paziente… Anna ha trovato un’amica. La definisce paziente… Commenta. ................................................................................................................................ ................................................................................................................................ ................................................................................................................................ 13 gennaio 1943 Fuori, è spaventoso. Di giorno e di notte quei poveretti vengono trascinati via, senza poter portare con sé che un sacco da montagna e un po’ di denaro. Durante il viaggio tolgono loro anche quel po’ di roba. Le famiglie vengono divise, gli uomini di qua, le donne di là, i bambini da un’altra parte. I bambini, venendo a casa da scuola, non trovano più i loro genitori. Le donne, tornando dal far le spese, trovano la casa sigillata e la famiglia scomparsa. Altre informazioni storiche. Arricchiscile. ................................................................................................................................ ................................................................................................................................ ................................................................................................................................

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PERCORSI DI LETTURA 29 ottobre 1943 …mi sembra di essere un uccellino a cui abbiano strappate crudelmente le ali, che nella tenebra più nera svolazzi contro le sbarrette della sua stretta gabbia. “Fuori all'aria fresca, e ridi!” mi grida una voce interiore, ma io non rispondo nemmeno, mi stendo sul divano e dormo per annullare il tempo, il terribile silenzio e la paura che non riesco altrimenti a uccidere. Anna ha una natura ottimista, positiva, ma talvolta la paura ha il sopravvento… Commenta. ................................................................................................................................ ................................................................................................................................ ................................................................................................................................ 24 dicembre 1943 Come dice il grande poeta Goethe, “Gioia celeste e tristezza mortale”: un verso che rende bene l’immagine della nostra condizione. Gioia celeste è la mia quando penso a come stiamo bene qui, mi confronto con altri bambini ebrei e mi sento privilegiata; tristezza mortale, però, è quella che mi schiaccia quando sento riferire di episodi allegri della nostra vita passata. Anna vive sensazioni fortemente contrastanti… Per quali ragioni, secondo te? Commenta. ................................................................................................................................ ................................................................................................................................ ................................................................................................................................ 24 dicembre 1943 Quando viene qualcuno di fuori, col vento negli abiti e il freddo in viso, vorrei ficcare la testa sotto le coperte per non pensare: “Quando ci sarà di nuovo concesso di respirare un po’ d’aria?”. E siccome non posso nascondere il capo nelle coperte, ma lo devo anzi tenere ben dritto, i pensieri vengono, e non una volta sola ma infinite volte. È un capriccio o un legittimo desiderio quello di Anna di voler tornare a respirare? Commenta. ................................................................................................................................ ................................................................................................................................ ................................................................................................................................

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PERCORSI DI LETTURA 3 maggio 1944 Non credo che la guerra sia soltanto colpa dei grandi uomini, dei governanti e dei capitalisti. No, la gente comune la fa altrettanto volentieri, altrimenti i popoli si sarebbero rivoltati da tempo. C’è negli uomini un impulso alla distruzione, alla strage, all’assassinio, alla furia, e fino a quando tutta l’umanità, senza eccezioni, non avrà subito una grande metamorfosi, la guerra imperverserà: tutto ciò che è stato ricostruito o coltivato sarà distrutto e rovinato di nuovo; e si dovrà ricominciare da capo. […] Ogni giorno sento che la mia mente matura, che la liberazione si avvicina, che la natura è bella, che la gente attorno a me è buona … Anna sa che nell’uomo c’è il Male, ma non nega la sua bontà di fondo… Trovi coerente la sua posizione? Commenta. ................................................................................................................................ ................................................................................................................................ ................................................................................................................................ 15 luglio 1944 Questo “senso di me stessa” non mi abbandona mai, e non appena ho pronunciato una parola so subito se ho parlato bene o se avrei dovuto parlare diversamente. Mi condanno in innumerevoli cose e […] sento anche di avere un coraggio e una vitalità fuor dal comune, infatti mi sento forte e pronta a sopportare qualunque cosa! Sono felice di ciò, perché credo che mi permetterà di resistere ai colpi sotto i quali nessuno sfugge. Anna dichiara di avere il senso di se stessa. È quindi un’adulta… ? Commenta. ................................................................................................................................ ................................................................................................................................ ................................................................................................................................

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I GRANDI CLASSICI

ORA E POI

G. Boccaccio Decameron Amori, duelli, magie. L’epica medievale a cura di A. Cristofori M. Shelley Frankenstein B. Stoker Dracula A. Mazzaferro La storia di Odisseo F. H. Burnett Il giardino segreto M. Maggi Enea D. Alighieri La Divina Commedia A. Manzoni I Promessi Sposi M. de Cervantes Don Chisciotte W. Shakespeare Tragedie e commedie E. Salgari Sandokan J. London Il richiamo della foresta J. Verne Ventimila leghe sotto i mari M. Twain Le avventure di Tom Sawyer A. de Saint-Exupéry Il piccolo principe L. Pirandello Novelle scelte L’ira di Achille a cura di M. Maggi R.L. Stevenson L’isola del tesoro Vamba Il giornalino di Gian Burrasca G. Verga I Malavoglia L. Ariosto Orlando furioso F. Sarcuno Mitica Grecia C. Goldoni Pazzi per le vacanze Boccaccio e altri autori Novelle comiche e di beffa A. Dumas Robin Hood F. Molnár I ragazzi della via Pál Il diario di Anna Frank a cura di M. Maggi

La Seconda Guerra Mondiale a cura di M.C. Sampaolesi Carte da lettera a cura di V. M. Nicolosi R. Melchiorre Sulle tracce di Gandhi F. Piccini, S. Savini Sotto il segno della bilancia G. Di Vita Onde - Uomini in viaggio G. Di Vita Alya e Dirar G. Di Vita Il Muro M. Maggi Quando si aprirono le porte M. Maggi E il vento si fermò ad Auschwitz E. Colonnesi, S. Galligani Storia di Zhang E. Colonnesi, S. Galligani Viaggio a Kabul C. Scarpelli Il bullo innamorato F. Sarcuno Il diario di Edo R. Melchiorre Madiba M. Papeschi Sulle tracce della Grande Guerra A. di Prisco Il poeta favoloso M. Strianese Il domatore di libri M. Giannattasio Trappola nella rete R. Melchiorre Il ragazzo di Capaci C. Scarpelli Mi piace R. Melchiorre Il diario segreto di Leonardo da Vinci

RACCONTI D’AUTORE Favole di ieri, di oggi, di sempre a cura di M. Maggi E.A. Poe Racconti di paura C. Dickens Canto di Natale R.L. Stevenson Dr Jekyll e Mr Hyde G. Verga Rosso Malpelo J.K. Jerome Storie di fantasmi per il dopocena O. Wilde Il fantasma di Canterville A.C. Doyle Le avventure di Sherlock Holmes La rosa rossa a cura di M. Giuliani Mistero e paura a cura di M.C. Sampaolesi Il filo di Arianna a cura di M. Giuliani

NON SOLO LETTERE M. Carpineti Un occhio nello spazio A. Cristofori Viva Verdi P. Ercolini Il valzer del bosco M. Papeschi, S. Azzolari 1848 L. Corvatta Una missione speciale A. Sòcrati L’uovo cosmico

ATTUALMENTE G. Di Vita Costituzione e legalità. La convivenza civile come arricchimento e libertà V. Giuliani E tu? Percorsi di cittadinanza attiva per comprendere il nostro tempo S. Lisi, C. Piccinini, F. Senigagliesi Sguardo sul mondo. Problematiche di attualità e spunti di riflessione R. Melchiorre Storie di oggi. L’attualità raccontata ai ragazzi L. Pagliari Cyberbullismo. Le storie vere di chi lo ha sconfitto


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