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LEZIONE 3 La forma di Stato democratica

L’accesso alle tecnologie digitali è riconosciuto come diritto fondamentale?

Durante la pandemia Internet ha sostenuto l’attività economico-produttiva del Paese e ha aiutato a diminuire le distanze tra istituzioni, enti, famiglie, amici, ma nonostante questi aspetti positivi ha accentuato il divario digitale, un problema di cui si stava già dibattendo prima di questa emergenza. L’espressione “divario digitale” indica non soltanto la distinzione tra chi ha e chi non ha l’accesso a Internet, ma una condizione più ampia di disuguaglianza, perché attualmente chi non può accedere ai contenuti di Internet non può esercitare pienamente la maggior parte dei diritti connessi alla cittadinanza. Un esempio che ha fatto notizia: durante il lockdown, un ragazzo di 11 anni, pur avendo un tablet, non poteva seguire le lezioni a casa perché il paese in cui vive non è collegato alla Rete. Ogni giorno questo studente percorreva perciò diversi chilometri a piedi per raggiungere un luogo in cui riusciva a collegarsi a Internet. Purtroppo molti ragazzi si sono trovati in una situazione anche peggiore, perché non hanno neppure la disponibilità materiale di un supporto digitale. A questi giovani è stato negato il diritto allo studio, che è un diritto fondamentale della persona, e nei loro confronti si è attuata una forma di disuguaglianza, considerata dalla Costituzione come una delle più gravi violazioni alla dignità dell’individuo.

Un primo passo

La possibilità di utilizzare le tecnologie digitali pone perciò un problema giuridico urgente, che consiste nel riconoscimento dei diritti digitali come diritti umani fondamentali, perché essi permettono all’individuo di esprimere la propria personalità e di partecipare pienamente alla vita della collettività attraverso il concreto esercizio dei diritti civili, sociali, politici riconosciuti dall’ordinamento giuridico. Un primo passo importante nella direzione di questo riconoscimento è stato compiuto dal diritto internazionale. Particolarmente significativa è la Risoluzione “The Promotion, Protection and Enjoyment of Human Rights on the Internet”, approvata dalle Nazioni Unite il 30 giugno 2016, che dichiara:”Gli stessi diritti che le persone hanno offline, devono loro essere riconosciuti anche online”. Il superamento del divario digitale può avvenire con interventi di varia natura: per esempio, si devono raggiungere con Internet tutte le zone soggette alla sovranità statale, anche quelle geograficamente più difficili o abitate da un numero ridotto di cittadini; un altro tipo di intervento riguarda la cosiddetta alfabetizzazione digitale: non è sufficiente che le persone abbiano il collegamento a Internet e possiedano uno strumento digitale, ma occorre anche che sappiano utilizzarlo, e per farlo devono possedere alcune conoscenze. Infatti, diversamente dai tradizionali canali di comunicazione come la radio e la televisione, per i quali basta possedere lo strumento materiale per poter usufruire dei contenuti che offrono, gli strumenti digitali necessitano di competenze specifiche, perciò è compito degli Stati garantire il servizio d’istruzione informatica. La Risoluzione dell’ONU indica un percorso, che poi è affidato alla responsabilità di ciascuno Stato, il quale può decidere se accoglierlo, traducendolo in regole normative, oppure disattenderlo, aumentando così le discriminazioni che già affliggono la comunità umana.

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