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Letture 4: 264 pagi
Quaderno di scrittur 168 pagine
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4: Riflessione linguistica 168 pagine
CONTENUTI DIGITALI
CLASSE 5
Letture 5: 288 pagine
Libro digitale con all’interno:
volumi sfogliabili con selezione di esercizi interattivi
Quaderno di scrittur 168 pagine Riflessione linguistica 168 pagine
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Percorsi di educazione civica GIOCHIAMO tutti insieme con l’EDUCAZIONE CIVICA ISBN 978-88-468-4085-1
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Inserti di: ARTE MUSICA FILOSOFIA
Questo volume sprovvisto del talloncino a fianco è da considerarsi campione gratuito fuori commercio
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audiolibri libro liquido : versione accessibile dei volumi per alunni con BES e DSA
Funzioni specifiche: • scelta della dimensione del carattere • scelta del carattere ad alta leggibilità • scelta del colore di fondo della pagina • scelta delle impostazioni di interlinea • esercizi interattivi disponibili con carattere • text to speech (TTS) per la sintesi vocale ad alta leggibilità di tutti i testi esercizi interattivi extra simulazioni di prove nazionali INVALSI tracce audio percorsi semplificati stampabili per alunni con BES e DSA mappe grammaticali interattive, con attività
CHE SPASSO... Leggere! • Letture
CLASSE 4
PREZZO MINISTERIALE
Didattica inclusiva Percorso di ascolto Cru ciM app e: mappe e giochi linguistici
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. . . O S S A P S CHE
eL ggere!
Inserti di: ARTE MUSICA FILOSOFIA Percorsi di educazione civica Didattica inclusiva Percorso di ascolto Cru ciM app e: mappe e giochi linguistici
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Letture
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INDICE
6 RICOMINCIARE
Che cosa resta dell’ dell’estate 8 Inizio di scuola 9 Mi ricordo… 10 La vendetta di Sofia 11 Amico di penna 12 La fata dei ranocchi 13 Il grande cervo 14 È salvo il fenicottero rosa 15 Platanus 16 Basta intendersi! 17 Era un serpente a sonagli 18 Un gioco africano 19 Il grillo 20 Come un lupo è il vento 21 Il… quizzone
22 IL
TESTO REALISTICO
Chi sta in porta? 24 Il rifugio 25 Una giornata bellissima 26 Stregato da… 28 Nostalgia di casa! 29 Panico 30 Sepolto nella neve 32 Che giretto! 33 A teatro
34 VERSO L’INVALSI
videogiochi, che passione! 36 LA
MERAVIGLIA DELLE ARTI Musica
L’opera lirica • Aida 38 I personaggi 39 L’opera… A FUMETTI • L’amore eterno di Aida e Radames 42 Il tempio in 3D 43 L’opera… A FUMETTI 49 Il copricapo del faraone
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Sul tuo LIBRO DIGITALE troverai tanti esercizi interattivi
50 EDUCAZIONE CIVICA La Costituzione 52 IL
e i Principi fondamentali
RACCONTO FANTASY
Una creatura fatata 54 Alla ricerca dell’unicorno 55 In viaggio per salvare Fantàsia 58 Una fortezza abbandonata 60 Una terra di nome Ilyriand 62 VERSO
L’INVALSI
si prepara uno scontro... 64 Compito
di realtà
Piccolo museo… delle care vecchie cose 66 IL
RACCONTO DI FANTASCIENZA
Che animaletto strano! 68 Dallo spazio 69 Il robot Norby 72 Punti di vista 73 Un incontro galattico 74 Che divertimento!
76 VERSO L’INVALSI
alla ricerca di un nuovo pianeta 78 EDUCAZIONE CIVICA Il lavoro 80 IL
nella Costituzione
RACCONTO DEL TERRORE
Il Fangoso è un mostro 81 Sogno o realtà? 83 Quella cosa sul davanzale… 84 Un’arrampicata a sorpresa 86 Alla ricerca di prove 88 Un’incredibile scoperta 90 VERSO
L’INVALSI
una serata da... dimenticare 92 SAPER ASCOLTARE Un capriolo sotto
il temporale
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94 IL
FUMETTO
142 IL
Kid Lucky 96 Ai vostri posti! 98 In gita scolastica 99 A pesca 100 Agguato… canino 102 VERSO L’INVALSI
La pubblicità 144 Che cosa sono i droni? 145 Steam 146 Le foreste pluviali 147 L’Amazzonia brucia 148 Blob, la creatura senza cervello 150 L’Antartide
la sirenetta 104 EDUCAZIONE CIVICA Il decentramento 106 IL
TESTO INFORMATIVO
amministrativo
RACCONTO GIALLO
152 VERSO
L’INVALSI
Balaenoptera musculus linnaeus 154 IL
RACCONTO STORICO
109 Ellery Queen 112 La Maschera Nera 114 Un furto a scuola
Povero inventore! 156 Processo a Mosè 157 Un giovane arciere 160 Ecco… volo 162 E l’uomo conquistò la Luna… 163 … 50 anni dopo
116 VERSO
164 VERSO
Elementare, Watson... 108 Esplorare… interpretare… scoprire…
L’INVALSI
L’INVALSI
giovani detective
vita di un clan
118 LA
166 SAPER ASCOLTARE Un ospite pennuto
BIOGRFIA
Un etologo 120 Un genio 121 Enrico Fermi: un grande scienziato 122 Una ragazza coraggiosa 124 Luca Parmitano 126 … E diventò musicista 127 Un pittore 128 VERSO
L’INVALSI
natura ispiratrice
130 LA MERAVIGLIA DELLE ARTI
Arte
René Magritte 131 René Magritte… A FUMETTI 137 I contrasti cromatici 138 Le opere 140 EDUCAZIONE CIVICA Lo Stato,
la Chiesa cattolica e le religioni
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168 EDUCAZIONE CIVICA Cultura 170 IL
e ambiente nella Costituzione
DIARIO
Un fatto storico 172 Spedizione al Polo Sud 174 In camper sul Delta del Po 176 Notizie dallo spazio 178 VERSO
L’INVALSI
arrivo a capo nord 180 Compito
di realtà
Scuola aperta o Open Day 182 IL
TESTO DESCRITTIVO
Il
pescivendolo • Tranquillità... interrotta • Un momento terribile
Le persone 184 Il mio amico
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185 Un omaccione • Un frate I sentimenti 186 Il treno mi portò via… • Affrontare gli altri 187 Sogno o son desta? • In cerca di… emozioni! 188 Che ridere! • Ci sono qua io 189 Papà, quando arrivi? Gli animali 190 Le rondini • Canti, richiami, discorsi 191 La cornacchia domestica • Un bell’animale 192 Una randagia 193 La cavalletta
226 IL
TESTO TEATRALE
T’offro un pranzetto 228 Le avventure di Pinocchio 230 La commedia di Narco 232 Le smanie per la villeggiatura 234 VERSO
L’INVALSI
il piccolo principe e la volpe 236 IL
TESTO POETICO
Da lassù • Un tipo particolare • Il bruco
Nella notte nulla nulla 238 Autunno • Colori d’autunno Le rime 239 L’albero e il nido I versi e le strofe 240 Acquazzone La metafora 241 Nel bosco • Dopo il temporale La sinestesia 242 Foglie morte L’anafora 243 Il vento L’allitterazione 244 La fontana malata L’onomatopea • Il calligramma
200 SAPER ASCOLTARE Il rapimento di Lucia
246 VERSO
Luoghi e ambienti 194 Il parco cittadino 195 Un’isola 196 Un negozio di alimentari 197 Una fattoria 198 VERSO
202 IL
L’INVALSI
TESTO ARGOMENTATIVO
Le rondini 204 Colazione con il cartone 205 Lettera a un allenatore 206 E poi i ghiacciai? 208 Questione di… reperibilità 210 Studenti e musei? 211 Meglio, no? 212 VERSO
L’INVALSI
L’INVALSI
sul molo • alti giganti • pastorale
AUTUNN O 248 Ottobre arriva 249 Halloween
INVER NO 250 Aspettando Babbo Natale 252 Noi saremo fratelli 253 Venne verso sera…
meglio un cane o un gatto?
214 LA MERAVIGLIA DELLE ARTI
Filosofia
L’esperienza della meraviglia 216 Le domande 217 Chi è il filosofo? 218 La valigia di un buon filosofo 219 Ma che cos’è la filososfia? 220 Il mito… A FUMETTI 224 EDUCAZIONE CIVICA Organizzazione
dello Stato e... ... Decentramento amministrativo
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PR IMAVE RA 254 La primaversa sorrideva 255 Le sei uova di Pasqua
ESTATE 256 Notte d’estate
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CRUCI MAPPE
288 La La
scuola è finita: è tempo di vacanza!
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E R A I C N I RICOM CHE COSA RESTA DELL'ESTATE Che mi resta dell’estate, delle calde sue giornate?
Sandaletti consumati, cappellini colorati, che la mamma poi ripone per la prossima stagione. Pinne, maschera e occhiali di nuotate senza eguali. Tanti tuffi con gli amici, molte corse con la bici. Piste e buche sulla sabbia e il bagnino che si arrabbia. Grandi sfide a bandiera che duravan fino a sera. E m’invade nostalgia di risate in compagnia, del profumo un po’ salato del bel mare che ho lasciato. Ma ritrovo ancor nel cuore tante immagini in colore: cielo azzurro, sole giallo, mare calmo di cristallo. Panorami di vallate ampie, verdi e assolate, pini, abeti, cielo blu e il canto del cucù.
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Completa la poesia con parole in rima. Puoi seguire i suggerimenti dati o lasciarti guidare dalla fantasia. laghetto • colline • meraviglie • biglie • bottiglie • ha levigato • ha consumato • stradine • boschetto • giardinetto • cavità
CHE COSA RESTA DELL'ESTATE Un mazzo di belle cartoline con campi, prati e ....................................................................... oppure un porto, il moletto, una verde pineta, e il suo
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Un pugno di conchiglie, un sacchetto di .............................................................................. un sasso colorato che l’acqua
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Granelli di sabbia in quantità che trovo sparsi in ogni
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LO ZAINO DEI RICORDI E a te che cosa resta dell’estate? Riempi questo zaino con i tuoi ricordi: possono essere frasi o disegni.
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RICOMINCIARE
INIZIO DI SCUOLA Indica di che tipo sono le sequenze evidenziate, colorando i quadratini nei rispettivi colori. sequenza descrittiva sequenza dialogica
Davanti alla scuola non c’era un solo parcheggio libero e il papà dovette fermarsi in seconda fila. – Stammi a sentire, signorina mia bella! – disse il papà. – Buona fortuna! Si girò aspettando un bacio da Susi. – Mille grazie – mormorò Susi. Scesa dall’auto, chiuse con un colpo secco la portiera e lasciò il papà così, senza bacio. Davanti al portone della scuola c’erano molti ragazzi. Susi vide Michi, Martin e Verena. Michi era infilato dentro a una giacca blu, pantaloni grigi e camicia bianca. Una cravatta rossa gli penzolava al collo. Martin aveva un completo a quadri giallo-verdi e una maglietta nera. Verena era impacchettata in un vestito di seta a fiori. Per fortuna almeno la Ciambella era vestita in un modo normale. Aveva un paio di pantaloni a quadri, una maglietta e delle vecchie scarpe da tennis. A un tratto tutta quella folla che si accalcava davanti alla scuola si mise in movimento in direzione dell ’entrata. Susi e la Ciambella furono spinte dentro la scuola. C. Nöstlinger, La vera
Susi, Piemme
SE NON È... È Completa lo schema con il contrario delle parole, come nell’esempio. Nella riga colorata leggerai il nome della tipologia testuale.
1. Distratto 2. Bianco 3. Fortuna 4. Riposato 5. Molto 6. Bello 7. Avaro
8. Buono 9. Primo 10. Vuoto 11. Entrata 12. Largo 13. Davanti 14. Costoso 15. Libero
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RICOMINCIARE
MI RICORDO… Mi ricordo che nel periodo in cui frequentavo la scuola elementare, i miei genitori mi avevano iscritto ai corsi di minibasket e di nuoto. Del minibasket non ho molto da dire, se non che trovavo estremamente irritante venir strappato ai miei cartoni preferiti per essere spedito in uno spogliatoio pieno di ragazzini sudati e vocianti, che neppure conoscevo e che mi sembravano molto più forti e combattivi di me. Del nuoto ho pochi ricordi se non i brividi che percorrevano tutto il mio corpo non appena entravo in acqua e l’istruttore che, dal bordo piscina, continuava a incitarmi a tenere la testa sott’acqua e a dare bracciate più vigorose. Ma poi per fortuna c’era lo sci, che mi piaceva senza riserve, perché potevo sciare liberamente, senza istruttore. Le nostre uscite sciistiche iniziavano ai primi di dicembre per proseguire per tutto l’inverno. Sulle piste mi sentivo veramente bene e mi lanciavo in spericolate discese, gareggiando con mia sorella. B. Severgnini, Italiani si diventa, Mondadori
MESSAGGIO MISTERIOSO Decodifica il messaggio misterioso e scoprirai lo scopo di questo testo. Aiutati con il “codice” qui sotto: a segno uguale corrisponde lettera uguale.
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Ora che hai scoperto lo scopo, segna con X il nome di questa tipologia testuale e le sue caratteristiche. Racconto realistico Autobiografia
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Narratore esterno Tempo determinato Tempo indeterminato
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RICOMINCIARE
LA VENDETTA DI SOFIA Ehi, ti voglio raccontare un fatto, ho proprio bisogno di sfogarmi con qualcuno. Oggi a scuola, durante l’ora di italiano, avevo preso una solenne decisione: attuare la mia vendetta, così Massimo imparava a prendermi in giro! Avevamo una verifica di grammatica, materia nella quale io sono forte, mentre invece Massimo è una frana. lo me ne stavo sulle mie, il braccio sinistro appoggiato sul quaderno con fare indifferente, in modo che il mio compagno neppure allungando il collo e strabuzzando gli occhi avrebbe potuto copiare i miei esercizi. – Che cos’è “dal vento”? – mi ha chiesto Massimo a bassa voce. Ho fatto finta di non sentire e ho continuato a lavorare con l’espressione più concentrata possibile. Massimo ha cominciato a sudare e ad agitarsi: – Sofia! Per favore, cos’è “dal vento”? Complemento di luogo o di agente? – Adesso gliela faccio vedere io! – ho pensato. – Gli suggerisco la risposta sbagliata! Come vendetta è perfetta! Poi però non ce l’ho fatta e gli ho suggerito la risposta giusta… Sono furiosa con me stessa, vuol dire che mi vendicherò un’altra volta. S. Coloru, Ogni giorno un giorno nuovo, Edizioni EL
SE NON È... È Completa lo schema con il contrario delle parole, come nell’esempio. Nelle colonne colorate leggerai il nome della tipologia testuale.
1. Imprecisione 2. Sciogliere 3. Sgonfiare 4. Dimagrire
5. Pochi 6. Staccare 7. Compattare
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RICOMINCIARE
AMICO DI PENNA Londra, 28 dicem bre Caro Damia n Drake , spero di non distur barti con questa lettera ma ho visto la tua foto sul giorna le e ho pensa to che sei stato molto corag gioso a scend ere in quel pozzo per salvare il tuo cane Victor. Mio fratel lo dice che devi essere matto a rischia re l’osso del collo per un cane, invece secon do me ti dovre bbero dare una medag lia. Noi una volta aveva mo un cane chiam ato Killer, ma una sera si è perso e non l’abbia mo più rivisto . Anche a me i cani piacciono tantis simo. Io vado alla scuola media Saint Simon . Secon do il mio profes sore sono la più brava della classe nei temi. La tua ammiratrice Franc es Bond P.S. C he razza di indiriz zo è Magio ne Monte morte? Manc ano la via e il numero.
CACCIA ALLE PARO LE Ricerca e cancella nello schema le parole che rispondono alle domande. Le freccine ti indicano il verso in cui sono scritte. Leggendo in ordine le lettere rimaste, scoprirai lo scopo di questo testo. C
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• Qual è il nome del destinatario? • Qual è il nome del mittente? • Che cos’è “28 dicembre”? •C he cos’è la scritta “Frances Bond” al piede della lettera? he cosa manca nell’indirizzo •C di Damian oltre al numero?
Questo testo e quello della pagina a fianco hanno uno scopo simile, anche se con qualche differenza. Colora i quadratini in rosso se indicano le caratteristiche della lettera e in verde se indicano quelle del diario. Comunicare con se stessi Comunicare con altri Luogo e data Formula di apertura Formula di chiusura Congedo e saluti Post Scriptum L’autore è il protagonista
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RICOMINCIARE
LA FATA DEI RANOCCHI C’era una volta Fata Clotilde che era molto infelice perché era sola e alla ricerca del suo principe azzurro, così andava in giro da uno stagno all’altro trasformando in principi tutti i ranocchi che incontrava. La fata si sentiva molto furba, ma i ranocchi erano preoccupati e speravano di non incontrare mai Clotilde. Un giorno un ranocchio capì che la fata era convinta che tutti i ranocchi fossero principi trasformati in ranocchi, così pensava di far bene a trasformarli di nuovo in principi. Quel ranocchio intelligente si disse che forse la poverina si sentiva sola e sperava in quel modo strampalato di trovare il suo principe azzurro. Quel ranocchio intelligente allora scrisse una lettera alla fata: “Cara fata, piuttosto che trasformare tutti i ranocchi in principi, faresti più in fretta a trasformare te stessa in ranocchia. Ciao”. La fata trovò che era un buon consiglio, così... G. Quarzo, Ranocchi a merenda, Piemme
MIN IQUI Z Rispondi alle domande e completa lo schema. Nella colonna colorata leggerai una caratteristica del testo fantastico. Poi inventa tu una conclusione per il racconto.
1. Come si chiamava la fata? 2. In che cosa trasformava i ranocchi? 3. Come si sentivano i ranocchi? 4. Che cosa scrisse alla fata un ranocchio? 5. Il ranocchio pensava che Clotilde si sentisse… 6. Il messaggio del Ranocchio inizia con “Cara…”. 7. Con quale parola si conclude? 8. Il ranocchio suggerì a Clotilde di trasformare se stessa in… 9. Secondo lui in questo modo la fata sarebbe stata…
• La fata trovò che era un buon consiglio, così
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RICOMINCIARE
IL GRANDE CERVO Viveva un tempo un Grande Cervo dalle lunghe corna, che abitava sul fondo del mare. Al di fuori dell’acqua non c’era niente. Un bel giorno, il Cervo sentì un gran calore: il fondo del mare si era spezzato e da una fessura usciva materia incandescente. Il Grande Cervo decise di spostarsi, ma anche nel nuovo posto si aprivano fessure. Allora si mise a camminare verso Settentrione, finché a un certo punto si accorse che il fondo stava salendo. Infatti, mentre avanzava, l’acqua diminuiva. Emersero dapprima le sue corna, poi il capo, gli occhi, il muso, le spalle e le lunghe zampe: tutt’intorno c’era l’oceano. Guardò in alto, vide la Luna levarsi dalle onde e si sentì stanco. Si distese nell’acqua bassa e si addormentò. La Luna scese e con i suoi raggi si fermò tra le due corna. Poi raccolse sabbia bagnata dal fondo del mare e la sparse sul muso dell’animale. Sulla spiaggia seminò l’erba verde e gli alberi delle foreste. Le corna del Grande Cervo divennero montagne altissime, ricoperte di fitta boscaglia. Sorsero altre montagne sulle spalle, pianure sul dorso, colline verso il fondo della schiena. Così, il Grande Cervo rimase sepolto sotto la Terra, che da lui era nata. S. Bertino, Miti e leggende del mare, Bompiani
MESSAGGIO MISTERIOSO Decodifica il messaggio misterioso e scoprirai che cosa vuole spiegare questo mito. Aiutati con il “codice” qui sotto: a segno uguale corrisponde lettera uguale. Poi rispondi.
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In questo mito chi è l’Essere Superiore che ha poteri su tutto? Il Grande Cervo.
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RICOMINCIARE Napoli, un fenicottero rosa salvato dai veterinari dell’Asl
È SALVO IL FENICOTTERO ROSA Era disidratato e debilitato, l’esemplare è stato trovato al Lido Pola È salvo il fenicottero rosa soccorso dai Servizi veterinari dell’Asl Napoli 1 Centro. L’animale è stato trovato al Lido Pola in condizioni di intensa disidratazione e di notevole debilitazione ed è stato trasportato immediatamente presso il Centro Recupero Animali Selvatici “Federico II” di Napoli. Il fenicottero è stato così affidato alle cure dei medici veterinari specializzati nel recupero e nella riabilitazione della fauna selvatica, i quali hanno individuato anche un anello identificativo di metallo al tarso sinistro e un altro di plastica al tarso destro, sistemi di identificazione a distanza che probabilmente potranno essere utili a ricostruire la storia di questo giovane volatile migratore che sembra provenire da un’area di nidificazione in Turchia.
Il fenicottero rosa è una specie migratrice che si sposta frequentemente all’interno delle zone umide del bacino mediterraneo. Le condizioni dell’animale restano complesse, ma la speranza dei medici veterinari è quella di poter restituire presto il fenicottero al suo habitat naturale. A.L. De Rosa, La Repubblica
MIN IQUI Z Rispondi alle domande e completa lo schema. Nella colonna colorata leggerai il nome della tipologia testuale.
1. Di chi si parla? 2. Quali medici lo hanno curato? 3. Dove si è verificato il fatto? 4. Come si chiama l’insieme degli animali? 5. Sinonimo di uccello. 6. Da dove proviene il fenicottero salvato? 7. Che tipo di uccello è?
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RICOMINCIARE
PLATANUS Il Platanus, comunemente chiamato Platano, è una pianta appar tenente alla famiglia delle Platanacee. Il suo nome deriva dal termine greco “platys”, che vuole dire largo, piatto proprio come la foglia di platano, che è molto ampia, come il palmo di una mano. MORFOLOGIA
Fusto: è dritto, può arrivare a misurare anche 30 metri di altezza ed è caratterizzato da una corteccia di colore bruno molto friabile, che con il tempo tende a desquamarsi, lasciando scoperte zone di colore giallognolo o verde pallido. Foglie: sono ampie, di colore verde brillante nella parte superiore e più chiaro in quella inferiore, e formano una chioma di forma tondeggiante o piramidale. Fiori e frutti: si presentano come infiorescenze, fioriscono dal mese di maggio. I frutti sono tondeggianti a forma di riccio.
Curiosità: si tratta di un albero principalmente ornamentale, tuttavia pare che il suo legno sia molto apprezzato anche in edilizia. Il platano è un albero molto longevo: se si trova in un terreno adatto e se non viene attaccato da malattie troppo aggressive, può arrivare fino a 250 anni di età.
... AL PASSATO Questo testo e quello della pagina a fianco hanno uno scopo simile, anche se con qualche differenza. Completa lo schema, coniugando i verbi alla 1a persona singolare del passato remoto, come nell’esempio, e lo scoprirai.
1. Dire 2. Andare 3. Essere
4. Correre 5. Prendere 6. Amare
7. Lavare 8. Trovare 9. Avere
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RICOMINCIARE
BASTA INTENDERSI! Un signore va in pensione e, parlando con il suo collega, gli domanda preoccupato come farà a passare il tempo quando sarà in pensione. Il collega gli dice: – Se hai un po’ di terra puoi mettere delle galline per le uova e dei polli per la carne. Soddisfatto il pensionato va al negozio degli animali e ordina 50 pulcini. Il giorno successivo torna al negozio e chiede altri 50 pulcini. Il proprietario, contentissimo per il guadagno, consegna i pulcini e saluta calorosamente il signore. Il giorno dopo il pensionato torna al negozio e chiede altri 50 pulcini. Il proprietario, per non perdere il cliente e per servirlo al meglio, gli dice: – Qualcosa non andava nei pulcini che le ho dato finora? Il signore risponde: – No, no, tutto a posto. Sono io che non ho ancora capito se li pianto troppo in profondità o li annaffio troppo… fatto sta che mi muoiono tutti!
DI NOME IN NOME Completa lo schema scrivendo che tipo di nome è quello indicato, come nell’esempio. Leggendo di seguito le lettere nelle caselle colorate, troverai una caratteristica di questo tipo di testo. Poi completa le frasi.
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1. Gregge è un nome… 2. Arcobaleno è un nome… 3. Libraio è un nome… 4. Di che genere sono i nomi proposti?
5. Gattaccio è un nome… 6. Amico è un nome di…
• Questo è un testo ............................................... • L’effetto comico è provocato dal ....................................... presente nella conclusione.
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RICOMINCIARE
ERA UN SERPENTE A SONAGLI Quel giorno il nonno era disteso sulla riva e io scesi più in giù. Mi sdraiai vicino all’acqua. Udii un suono vicinissimo a me. Volsi il capo in quella direzione. Era un serpente a sonagli, avvolto su se stesso, la testa a mezz’aria, pronto a colpire. Mi guardava dall’alto in basso, a neppure quindici centimetri dal mio volto. Restai gelato, incapace di muovermi. Era più grosso della mia gamba. Io e il serpente ci fissavamo. Lui faceva saettare la lingua, quasi toccandomi il viso, e i suoi occhi erano due fessure, rossi e perfidi. L’estremità della coda cominciò a vibrare sempre più rapida e il suono che produceva diventava sempre più acuto. Poi la testa, a forma di una grossa V, cominciò a oscillare pian piano, avanti e indietro, quasi stesse decidendo in quale punto del viso mordermi. Sapevo che stava per colpirmi, ma non riuscivo a muovermi. Un’ombra calò su me e il serpente. Non l’avevo udito venire, ma sapevo che era il nonno. A voce bassa e tranquilla, come se stesse parlando del tempo, il nonno disse: – Non voltare la testa, non muoverti, Piccolo Albero. F. Carter, Piccolo Albero, Leonardo
... AL PASSATO Completa lo schema, coniugando i verbi alla 3a persona singolare del passato remoto, come nell’esempio. Nella riga colorata leggerai una delle tecniche usate in questo testo. Poi completa.
1. Vivere 2. Spuntare 3. Muovere 4. Aspirare 1
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5. Crescere 6. Cantare 7. Passare 8. Fare 4
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V I S S E
• Questo è un racconto d’..........................................................., una delle tecniche usate è la
....................................................................
e il ................................................................ finale come nel testo umoristico.
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RICOMINCIARE
UN GIOCO AFRICANO OCCORRENTE • un sacchetto di fagioli secchi o altri semi o sabbia • una corda • uno spazio ampio
DIMENTO O CE PR
1. Legare il sacchetto con i fagioli a un’estremità della corda.
2. Far disporre i partecipanti in cerchio, tranne uno che sta al centro. 3. Quello che è al centro impugna l’estremità libera della corda.
4. Al VIA! il giocatore al centro fa roteare la corda posizionandola a un’altezza di qualche centimetro da terra. 5. I giocatori in cerchio devono saltare per non farsi colpire dal sacchetto. 6. Il giocatore che viene colpito dalla corda è eliminato ed esce dal cerchio. 7. Via via che rimangono meno giocatori, per aumentare la difficoltà, il giocatore al centro può aumentare la velocità di rotazione o l’altezza della corda da terra. 8. Vince il gioco l’ultimo giocatore che rimane in gara. A. Massasso - L. Pollastri, Giochi nel mondo, De Agostini
CACCIA ALLE PARO LE
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Ricerca e cancella nello schema le parole sottolineate nel testo. Possono essere scritte in ogni direzione. Leggi nell’ordine le lettere rimaste e completa.
• Questo è un testo regolativo e
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RICOMINCIARE
IL GRILLO È l’ora in cui, stanco di girovagare senza meta, il nero insetto ritorna dalla passeggiata e con cura riordina la sua casa. Comincia con il rastrellare gli stretti vialetti di sabbia. Fa della segatura che raccoglie all’ingresso del suo ritiro. Lima la radice di quell’erba alta che lo infastidisce. Riposa. Poi ricarica il suo minuscolo orologio. Ha finito? L’orologio è forse rotto? Riposa ancora un poco. Rientra in casa e chiude la porta. Gira a lungo la chiave nella serratura delicata. Ascolta. Ma non si sente sicuro. E, come tenendosi aggrappato a una catenella la cui carrucola stride, scende fino in fondo alla terra. Non si sente più nulla. Nella campagna muta, i pioppi si ergono come dita nell’aria e indicano la luna. Fuori, nulla di sospetto. J. Renard, Storie naturali, BUR
MIN IQUI Z Completa lo schema con le parole in rosso, seguendo le indicazioni. Leggendo nell’ordine le lettere nelle caselle colorate, scoprirai quale tecnica è stata usata dall’autore. Poi completa.
1. Con cura… la sua casa. 2. Come sono i vialetti? 3. … la porta. 4. Com’è la serratura? 5. Che cosa gira nella serratura? 6. Che animale è il grillo? 1 2 3 4 5 6
• L’autore per la sua descrizione ha usato i .....................................................................................................
L’autore usa anche delle similitudini. Leggi bene il testo e completa, come nell’esempio. • Sembra che il grillo rastrelli gli stretti vialetti. • Sembra che • Sembra che serratura.
..................................................... ...........................................
• I pioppi sembrano
l’orologio.
la chiave nella
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RICOMINCIARE
COME UN LUPO È IL VENTO Come un lupo è il vento che cala dai monti al piano, corica nei campi il grano ovunque passa è sgomento. Fischia nei mattini chiari illuminando case e orizzonti, sconvolge l’acqua nelle fonti caccia gli uomini ai ripari. Poi, stanco s’addormenta e cessa la tormenta. A. Bertolucci, La capanna indiana, Garzanti
• L’espressione “come un lupo è il vento” è una
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Sottolinea con lo stesso colore i versi che rimano tra loro.
MESSAGGIO MISTERIOSO Decodifica il messaggio misterioso e scoprirai il tipo di rima e una delle tecniche usate dal poeta. Aiutati con il “codice” qui a fianco: a disegno uguale corrisponde lettera uguale.
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RICOMINCIARE
IL... QUIZZONE Ogni testo si distingue da un altro per la tecnica espressiva utilizzata. Collega la tecnica al tipo di testo relativo.
1 • Uso delle 5W + H 2
• Personaggi fantastici • Lieto fine
• Presenza di un eroe e di un antagonista
3 • Suspense
4 • Uso di dati sensoriali 5 • Rime, personificazione e similitudine • Scopo: ampliare le conoscenze
6 • Paragrafi ed elenchi puntati
7 • Occorrente, procedimento, istruzioni, regole
8
• Scritto in prima persona singolare • Ordine cronologico
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• Esagerazioni, equivoci, giochi di parole • Colpo di scena finale
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• Comunicare con gli altri • Data, saluti, firma
• Scritto ogni giorno
11 • Comunicare con se stessi • Protagonisti: dèi e semidei
12 • Risponde ai grandi “perché” • Personaggi reali o verosimili
13 • Fatti vissuti
Racconto d’avventura
Testo poetico Lettera
Cronaca giornalistica Racconto umoristico
Mito
Diario
Racconto fantastico Racconto realistico
Testo informativo Testo regolativo Autobiografia
Testo descrittivo
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IL TESTO
O C I T S I L A RE Leggi il testo, osserva le varie parti, segna con una X e completa.
CHI STA IN PORTA? – Chi lo batte il rigore? – gridò Efisio, l’arbitro.
Introduce un momento critico, una complicazione. Informazioni implicite.
Flashforward: significa “salto nel futuro”; infatti è la descrizione di ciò che il protagonista immagina di attuare in un tempo futuro.
Ma in quel momento Tonino scappò dalla sua porta: il portiere della mia squadra non era d’accordo con il rigore tanto da saltare il muro e da allontanarsi verso casa, lasciando la porta sguarnita! Allora io scesi dal muro e corsi verso Efisio. – Ci sto io, in porta – dissi. I miei compagni, scuotendo il capo, dissero rassegnati: – Quando mai l’hai fatto il portiere? Ma io corsi verso la porta e mi ci misi al centro a fissare il pallone. Pensai a buttarmi a destra e solo a destra. Pensai di bloccare, respingere, gettarmi in ogni modo sopra il pallone, fare scudo con il mio corpo perché la porta restasse inviolata. Mi piegai in avanti e aspettai. L’avversario prese la rincorsa e scoccò il tiro.
Che cosa può accadere dopo? Ecco, mi ritrovai per terra, a destra, con il pallone sulla pancia e le mani ben attente a non lasciarselo scappare. – Sai? – mi disse il Capitano. – Tu dovresti diventare il primo portiere della squadra. Gli altri compagni mi davano pacche sulle spalle e qualcuno mi baciò. A. Baumann, Racconti di Sport, Mondadori
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TITOLO
•D al titolo si capisce subito di che argomento si tratta, perché è stato usato il lessico specifico del calcio; quindi: è presente l’effetto sorpresa. non è possibile la sorpresa. • Sapere già di che cosa parla il testo: predispone meglio alla lettura. non influenza la curiosità e la voglia di leggere. INTRODUZIONE
L’introduzione è breve e immediata: si entra subito in argomento. •L e parole colorate appartengono al lessico specifico del calcio e fanno capire che: si sta disputando una partita di calcio. sta iniziando una partita di calcio. • Il tempo è:
determinato.
indeterminato.
• Il luogo:
non è specificato.
è un campo da calcio.
SVILUPPO
Lo sviluppo inizia con una “complicazione”: il portiere arrabbiato lascia il campo. • Da questo si può capire che: è una partita di Serie A.
è una partita tra ragazzi.
Le parole evidenziate forniscono informazioni implicite. • “Allora io scesi dal muro” ci fa capire che: chi parla era già in campo. chi parla stava guardando la partita. • “Scuotendo il capo” ci suggerisce che i giocatori: hanno fiducia nel nuovo arrivato. hanno qualche dubbio sul nuovo portiere. Senza leggere la conclusione, immagina che cosa succederà dopo. ................................................................................................................................................. .................................................................................................................................................
CONCLUSIONE
Ciò che hai “immaginato” corrisponde alla conclusione del testo? In alcuni casi è possibile fare delle “anticipazioni”; ciò significa che la parte di testo precedente ha fornito i dati necessari alle previsioni della conclusione. In altri casi, invece, solo nella conclusione viene svelato il finale della vicenda, così da rendere il testo più avvincente.
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IL TESTO REALISTICO
IL RIFUGIO – Dove costruiamo il rifugio? – domanda Eric. – Dovrà essere un posto assolutamente sicuro! – gli rispondo, guardando oltre il canneto. – Sai che ti dico? Lo costruiremo esattamente nel mezzo del canneto! Detto fatto. Ci apriamo un passaggio proprio dietro il salice. Le canne sono alte due o tre metri. Dall’esterno non si vede niente, tranne le cime che ondeggiano. L’imbocco del passaggio rimane nascosto dal salice. Lavoriamo in modo accanito. Mentre lavoriamo penso a come sarà entusiasmante arredare il nostro rifugio. Porterò quella cassetta enorme che papà ha nel cortile e che farà da tavolo, due vecchie stuoie da mare faranno da sedie, io e Eric ci siederemo sulle stuoie e appoggiati al tavolo giocheremo a carte… Le nostre mani si muovono all’unisono, mentre il passaggio diventa via via sempre più lungo e pieno di curve. Nel centro del canneto creiamo uno spazio più grande, poi cominciamo a costruire il rifugio. Dove il terreno è più morbido piantiamo sei bastoni, a cui ne uniamo altri mettendoli trasversali. Copriamo questa impalcatura con delle canne e nascondiamo il tutto con uno strato di muschio. Per terra stendiamo uno strato di erba morbidissima, con un odore intenso ma piacevole. Ecco il nostro regno: decidiamo di battezzarlo “Al di là della grande palude”. E. Moser, Al di là della grande palude, Panini
DENTRO IL TESTO olora la barra laterale: C • i n verde per la situazione iniziale; • i n blu per lo sviluppo;
• in giallo per il flashforward; • i n rosa per la conclusione.
• Il narratore è:
• I fatti, il tempo e il luogo sono:
• Nel testo prevalgono…
interno. esterno.
reali. verosimili. di fantasia.
sequenze narrative. sequenza descrittive. sequenze dialogiche.
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IL TESTO REALISTICO
UNA GIORNATA BELLISSIMA Ci armiamo di una padella bucherellata, vogliamo andare nel castagneto e passare una giornata autunnale tra funghi, foglie, castagne. Aspettiamo i ritardatari. Mi siedo su una panchina appoggiata alla parete esterna della baita… Oltre il prato, troveremo sotto gli alberi i ricci ancora chiusi di un verde pallido e ricci socchiusi come quelli che si vedono nelle vetrine dei pasticcieri, con l’involucro di zucchero verde pistacchio e la castagna di cioccolato. Troveremo ricci, simili a piccole bombe esplose, con la mitraglia delle castagne sparpagliate intorno. Noi faremo un fornello con due pietre, una fascinetta di rami secchi, un fuocherello vivo e linguacciuto. Chi raccoglierà le castagne, chi le inciderà con il ronchetto, chi le farà ballare nella padella sul crepitante fuoco, finché anche la buccia si schiuderà lacrimando, e vedremo il bianco delle castagne rosolarsi lentamente. Si spanderà nel bosco un grato profumo d’arrosto vegetale. Ci sdraieremo sull’erba, nel pomeriggio ancora tiepido, a lungo sbucceremo le castagne fumanti e croccanti, che ci riscalderanno quasi quanto il bel sole d’agosto che non è più… – Umberto, sono arrivati tutti, andiamo? Ci aspetta una giornata bellissima! – Andiamo… U. Fracchia, Romanzi e racconti, Mondadori
DENTRO IL TESTO Colora la barra laterale: • in verde per l’introduzione; • in arancione per il flashforward; • in rosa per la conclusione. Segna con una X. • In quale periodo si svolge la vicenda? A fine estate. In autunno. • Quali sequenze prevalgono nel testo? Narrative. Descrittive. Dialogiche. • Quali ruoli ha Umberto? Protagonista. Narratore. Comprimario. Autore.
DA LETTORE A SCRITTORE ul quaderno, scrivi anche tu S un testo dal titolo: “Una giornata bellissima”, immaginando, però, di essere al mare. Imita la struttura di questo testo e inserisci un flashforward.
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IL TESTO REALISTICO
STREGATO DA… DI PAROLA IN PAROLA egna con una X S il significato esatto. • Sogghignando: brontolando. ridacchiando. • Furibonda: paonazza, rossissima. arrabbiatissima, furiosa. • Rapito: affascinato, estasiato. disgustato, annoiato. • Sfilza: lungo elenco, lista. serie di errori.
– Ehi, Pit! – strillò Susanna. – Sai la novità? Ne arriva una nuova! – Lo so da almeno tre settimane – le rispose Pit, sogghignando con superiorità. E pensò: “Una nuova, ma che sorpresa!”. Proprio in quel momento la signora Upen si precipitò in classe. Era furibonda. – Ma dove credete di essere, in una gabbia di scimmie? – gridò battendo forte le mani. – Su, presto! Ognuno al suo posto! – Dov’è la nuova? – chiese Sara delusa. – È dal Dirigente scolastico con i genitori – spiegò la maestra. – Arriva subito. E voi comportatevi come esseri quasi umani, mi sono spiegata? O volete che Pia svenga appena mette piede nella nostra classe? Si chiama Pia Caracciola – e scrisse il nome alla lavagna. – È italiana. Pit pensò: “Un’italiana, chissà come sarà… Cercherò di aiutarla a inserirsi nel nostro gruppo”. Stavano per riprendere la lezione quando si sentì bussare alla porta. Il Dirigente scolastico mise dentro la testa e con il dito fece cenno di tacere. – Vi presento Pia, la vostra nuova compagna – disse. Poi scomparve, chiudendosi la porta alle spalle. Quella nuova! Pit sentì una scossa, quasi avesse infilato le dita nella presa. Il suo cuore cominciò a battere all’impazzata e la gola gli si chiuse all’improvviso, come se gli fosse andato di traverso un boccone o gli si fosse stretto un nodo attorno. Davanti agli occhi lampeggiò uno strano bagliore. Pensò: “Che sia un incantesimo? Che venga da un altro pianeta?”.
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Pit sapeva con certezza di non avere mai visto una ragazza così bella. Le ginocchia gli tremavano come fossero di gelatina. Pia indossava una salopette azzurra e una camicia color mora. Un raggio di sole la colpiva in pieno e faceva brillare i suoi splendidi capelli biondo-rossicci. Sembravano fatti d’oro. Il visetto con i grandi occhi scuri era delicato come il musetto di uno scoiattolo. Pit la fissava rapito. La maestra disse a Pia: – Benvenuta nella nostra classe. Vuoi sederti nel posto libero vicino a Jens? La lezione cominciò e Pit, stregato, non riusciva a stare attento. La testa gli girava come una trottola. Davanti a lui, appena poco più in là, era seduta una bambina con i capelli d’oro e lui doveva concentrarsi sui verbi in -are? Ma che pretesa! Era una pretesa assurda! Pit fissava la lavagna, ma senza vedere la sfilza di verbi. Leggeva solo il nome “Pia Caracciola” che la maestra non aveva ancora cancellato. Pit bisbigliò piano piano, per non farsi sentire: – Pia Caracciola. Era musica. E quella musica lo riempì dalla punta dei piedi alle orecchie. J. Pestum, Pit & Pia, Emme
DENTRO IL TESTO Analizza il testo e segna con una X. • Secondo te, il titolo: crea curiosità. fa subito capire l’argomento. non è molto adatto. • Nell’introduzione, la frase “Ne arriva una nuova!” fa capire che arriva: un’altra pallonata. una nuova insegnante. una nuova compagna. • Nello sviluppo, la frase “È italiana” fa dedurre che: la scuola non è in Italia. i nuovi alunni di solito sono stranieri. • Nello sviluppo, si trovano molte sequenze: dialogiche. narrative. descrittive. riflessive. • L’autore, per descrivere lo stato d’animo di Pit, usa: metafore. similitudini. personificazioni. Ricercale nel testo e sottolineale.
C LIL
I am Italian. I live in Milan.
I am English. I live in London.
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IL TESTO REALISTICO
SE LEGGO, CAPISCO egna con una X il significato S esatto. • L ’espressione “Alla fine della scuola” vuole indicare: le vacanze natalizie. le vacanze estive. un fine settimana. • L ’espressione “Prima di allora” indica che la protagonista: era stata già altre volte a casa dei nonni. era la prima volta che andava dai nonni. andava dai nonni in tutte le feste. • L ’espressione “Due o tre volte, durante le vacanze” può significare: molte volte al mese. poche volte durante le vacanze. due o tre volte a settimana. • L ’espressione “Al primo grillo” significa: quando vedeva un grillo. quando cantava il grillo. appena veniva buio.
Le espressioni in colore ci forniscono informazioni “nascoste”, cioè informazioni implicite, che fanno da “spia” e ci permettono di capire meglio ciò che accade.
NOSTALGIA DI CASA! Alla fine della scuola fui mandata in campagna, dai nonni. A me piaceva la vecchia cascina, dove prima di allora ero arrivata sempre in giorni solenni come Natale e Pasqua. Quelle vacanze, senza veri giochi perché non c’erano bambini in cascina, sono state un tempo prezioso. Mi hanno insegnato tante cose che i libri non possono insegnare: il ritmo delle stagioni, il profumo del fieno, l’odore della terra smossa e tante altre cose che costituivano le incombenze della mia giornata. Se non leggevo seduta sotto i salici lungo la strada, e non era giorno di messa o di mercato, le giornate scorrevano tutte uguali. Andavo a vedere se le galline avevano fatto le uova, davo il trifoglio ai conigli, raccoglievo le nocciole. Due o tre volte, durante le vacanze, andavo con la nonna al fiume: lei lavava i panni, io mi bagnavo in qualcuna delle piccole conche di pietra levigata che si formano vicino alla riva. Eppure la mia malinconia, quando calava la sera, era invincibile. Al primo grillo che cominciava a cantare, la nostalgia della mia casa e dei miei genitori mi prendeva, e io correvo a nascondermi da qualche parte, lontano dagli occhi della nonna. Ma la nonna veniva presto a riprendermi e, tenendomi per mano, mi portava a letto, dove piombavo subito in un sonno che a me pareva durasse un minuto. Perché c’era già lì lei, che mi porgeva una tazza di latte appena munto e mi diceva: – Alzati, dormigliona, è giorno da tre ore. G. Lagorio, Il polline, Mondadori
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IL TESTO REALISTICO
PANICO Era uno dei primi giorni di scuola media: ancora non ero in confidenza con i compagni e non conoscevo bene la professoressa, mi sentivo poco sicura di me e un po’ imbarazzata. Questa era la mia situazione quella mattina mentre la signora Colaierà, l’insegnante di matematica, stava interrogando. Improvvisamente, nel momento in cui meno me lo aspettavo, sentii la sua forte voce che esclamava tranquilla: – Alice Sturiale. Ed ecco mi si irrigidirono i muscoli, la classe scomparve all’improvviso dalla mia mente, la penna mi cadde di mano! “Che reazione esagerata!” pensai, “devo stare tranquilla! In fondo non mi ha detto ancora niente di così spaventoso!”. La professoressa non aspettò che io mi tranquillizzassi e mi chiese che cosa era il “quoziente”. Lì per lì pensai: “Questo lo so!” e feci per rispondere. Ma, quando provai ad aprire bocca, tutto quello che sapevo si dileguò, sentii dentro il vuoto più totale, come se nella mia mente si fosse formato un buco profondissimo e la risposta che dovevo dare fosse caduta là dentro. I compagni avevano improvvisamente interrotto il chiasso e si erano immobilizzati con lo sguardo puntato su di me. Tutti stavano aspettando che io parlassi. Non sapevo più che cosa fare, perché proprio non riuscivo ad aprire bocca. Così, la professoressa fece rispondere un ragazzo che aveva la mano alzata, come tanti altri. Solo in quel momento mi si sciolsero le labbra e risposi, ma ormai era troppo tardi! “Che rabbia!” pensai. “Non bisognerebbe mai farsi prendere dal panico!”. A. Sturiale, Il libro di Alice, BUR
SE LEGGO, CAPISCO Segna con una X. • Chi racconta la storia? Un osservatore. La protagonista. • Che cosa la imbarazza? I compagni troppo aggressivi. Non conoscere nessuno. • Q uale modo di dire può esprimere come si sente? Essere lenta come una lumaca. Essere un pesce fuor d’acqua. • Q uali aggettivi useresti per descrivere la protagonista? Impacciata. Distratta. Insicura. Disattenta. Timida. Emotiva. • Perché non risponde? Perché la domanda è difficile. Perché il panico la blocca. Perché è offesa con i compagni. ottolinea con colori diversi S le manifestazioni di panico e le riflessioni di Alice.
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IL TESTO REALISTICO
SEPOLTO NELLA NEVE Apre gli occhi ed è buio. Sa dov’è, sotto la neve. Non può muoversi, sembra che un macigno gli pesi addosso. È vivo, respira. Grida, chiede aiuto, ma la voce resta incollata alle pareti di terra che lo racchiudono. Potesse almeno afferrare il cellulare, nella tasca dei pantaloni, ma le gambe sono avvolte nella neve, il corpo è come fasciato, stretto in una camicia di forza. Ecco cos’è diventato: una mummia rannicchiata, che ancora respira. Sciava, faceva il gradasso, zigzagava tra gli abeti sullo snowboard, era sublime. Si è detto: “Solo per un pezzetto, vado a volare tra gli alberi”, ma poi deve aver preso un dosso, ha sbattuto contro l’abete, è scivolato giù e subito dopo ha avvertito il rombo. Non era un temporale improvviso, non era un tuono né un aereo. Piuttosto, sembrava il brontolare di un gigante invisibile. Ed è piombata da chissà dove, di certo non dal cielo turchino, un’immensa cascata di neve, come se un’onda formidabile di schiuma gelida fosse sorta da dentro la montagna per giocare con lui, che si atteggiava a surfer. Lo ha inghiottito come la balena con un pesciolino e ora lui è là dentro il ventre, al buio, con le lacrime che non smettono di scendergli. Luca ha provato a divincolarsi, ha mosso la testa, ha urlato, ha liberato le mani dai guanti e ha pensato di scavare, ma dove? In alto? In basso? Di lato? Ha imprecato, ha continuato a ficcare le dita nella terra ghiacciata, scosso dai singhiozzi. Ha chinato la testa, immaginando e pregando che arrivasse un elicottero a salvarlo: tutti avranno visto la valanga, avranno lanciato l’allarme!
DENTRO IL TESTO Sottolinea in rosso il flashback. Il testo contiene molte sequenze descrittive. Sottolinea: • in verde i dati visivi; • in blu i dati tattili; • in giallo i dati uditivi.
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Doveva rimanere tranquillo, non farsi prendere dal panico, anche se nel panico forse c’era già dentro fino al collo con quel fiume di lacrime che continuava a scendergli giù. “E stai calmo, ragiona” si è detto. “Sei finito sotto una slavina, sei in una bolla d’aria. Hai il cellulare, ti troveranno, devono trovarti”. Ma rumori di elicotteri non ne ha sentiti, né grida, niente. Neppure il ronzio del cellulare che non ha più dato segni di vita, forse si è bagnato, si è spaccato, in ogni caso è impossibile arrivare alle gambe sepolte... A poco a poco, Luca si addormenta. Poi si ridesta di colpo, con il cuore che batte all’impazzata. Le voci sono sopra di lui: – Luca! Luca! – Aiuto, sono qui, aiuto! – strilla a piena gola. – Tranquillo, ragazzo, veniamo a prenderti. La sonda dove ti ha colpito? – Alla spalla – grida lui. – D’accordo, scaviamo da qui. La voce arriva soffocata. Ecco, adesso distingue il rumore di una pala che scava. Luca ha la sensazione che l’aria diventi meno spessa, che ci sia una corrente leggera più fresca, più buona. Anche l’aria ha un sapore, ora gli sembra di avvertirlo nel palato, che si riempie di saliva come se sentisse odore di pane. Poi, qualcosa gli tocca la spalla e subito dopo il braccio, finché è libero e una mano lo afferra. – Ci siamo, ragazzo! P. Zannoner, Zorro nella neve, Il Castoro
C LIL Nel testo sono nominati lo snowboard e il surf, sport che conosciamo solo con il nome in inglese. Elenca altri sport che sono conosciuti con il loro nome inglese.
LINK a…
GEOGRAFIA
La valanga o slavina è una massa di neve o di ghiaccio che improvvisamente si stacca e scivola da un pendio, precipitando verso valle. Il distacco della massa di neve può essere provocato da cause naturali (terremoto), umane (sciatori), dall’azione del vento ecc. La valanga è simile a una frana, ma formata da neve.
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IL TESTO REALISTICO
CHE GIRETTO! DI PAROLA IN PAROLA egna con una X il significato S esatto. • Radioso: noioso. luminoso. • Sei giorni: settimana lavorativa. gara ciclistica di sei giorni. • Nastro d’asfalto: strada provinciale. circuito per biciclette. • Podisti: che praticano la marcia. che vanno a piedi.
SE LEGGO, CAPISCO Segna con una X. • Dal titolo, si capisce l’argomento? Sì. No. • Chi è il protagonista? Un ragazzo. Un adulto. • Quando lo si capisce? All’inizio. Alla fine.
Era radioso il mese di settembre! Le foglie ingiallivano e nell’aria c’era odore di fumo. Faceva caldo e fresco nel medesimo tempo. Potevo ancora andare a fare il bagno e giocare in spiaggia. C’erano tante altre cose che volevo fare tutte in una volta sola! Non c’era tempo da perdere. Fare, fare, fare ma… che cosa fare? Ed ecco formarsi nella mia mente un’immagine amata: la bicicletta! Che cosa meravigliosa sarebbe stata fare un giro con la mia vecchia, cara bici da corsa! Era un modello speciale che avevo comprato d’occasione da un corridore tedesco, alla fine di una “Sei giorni”. Ah, da quanto tempo non facevo più un giretto! Sarei andato in garage, avrei appoggiato piano le mani sul manubrio, avrei accarezzato il sellino e avrei controllato la catena e il cambio, sarei uscito con la bici per mano e poi, finalmente, sarei salito e davanti a me solo il nastro d’asfalto! Avrei pedalato sotto la volta degli alberi del parco: la brezza mi avrebbe scompigliato i capelli, avrei sentito l’aria infilarsi sotto la maglietta e il sudore asciugarsi al sole settembrino; il paesaggio sarebbe volato dai due lati come i fogli del calendario. Avrei suonato il campanello per salutare gli altri ciclisti, per far scansare i podisti dalla pista; avrei più volte provato il cambio e senz’altro avrei controllato il contachilometri. Sarei andato in bicicletta tutte le mattine: un giro nel parco e ritorno, una doccia, una deliziosa leggera colazione e poi… sarei andato al lavoro! H. Miller, Nexus, Longanesi
• I n che tempo si svolge la vicenda? A inizio estate. A fine estate. • In che luogo si svolge? In città. Al mare. ’autore usa la tecnica sia del L flashback sia del flashforward. Sottolinea con colori diversi le parti corrispondenti.
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IL TESTO REALISTICO
A TEATRO Le luci della sala, della platea e dei palchi si vanno lentamente spegnendo. Gli stucchi dorati e i velluti rossi brillano ancora per un momento e poi scompaiono nel buio. Signore ingioiellate e signori in smoking scartano l’ultima caramella e danno l’ultimo colpetto di tosse, sistemandosi comodamente nelle poltrone e guardandosi attorno per vedere se la sala è piena. E questa sera lo è. L’orchestra sta finendo di accordare gli strumenti e il clarinettista prova per l’ultima volta un passaggio musicale che lo preoccupa. Il primo violino si alza per intonare l’orchestra, dà il “la” e tutti i musicisti fanno eseguire la stessa nota ai loro strumenti. Ecco il primo applauso: entra il direttore d’orchestra. È alto e magro, ha lunghi capelli bianchi, uno sguardo severo e indossa un frac elegantissimo con due lunghe code nere. Fa un piccolo inchino al pubblico, alza la bacchetta e tutta l’orchestra attacca le prime note del preludio dell’opera “Aida” di Giuseppe Verdi. Si alza il sipario e come per magia ci si trova nell’antico Egitto. La musica si alza nell’aria, invade la sala. Il pubblico ascolta rapito, gli occhi di tutti sono fissi sul palcoscenico su cui appaiono gli interpreti e l’opera ha inizio… Quando l’opera termina e l’ultimo acuto si perde nell’aria, uno scroscio di applausi rompe il silenzio. Lo spettacolo è finito! Piano piano le luci della platea e dei palchi impallidiscono finché si spengono… Il pubblico lentamente si avvia all’uscita…
DI PAROLA IN PAROLA eggi il significato di alcune L parole che potresti non conoscere. • Smoking: abito maschile da sera, di panno nero con risvolti di seta. • Primo violino: è il “capo” della sezione degli archi e di tutta l’orchestra. Ha l’incarico di intonare l’orchestra, dare il “la” prima dell’inizio. • Frac: abito maschile da cerimonia, nero con giacca corta alla vita e prolungata dietro in due falde lunghe e sottili. • Preludio: parte musicale di introduzione e di preparazione.
A. Stanisci, Aida, Salani
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VERSO L’INVALSI
VIDEOGIOCHI, CHE PASSIONE! 1
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David era curvo sulla tastiera di comando dei missili Atari, sistemato tra il flipper e un altro videogioco. “Guarda quelle dannate bombe!” pensò allorché un velocissimo blip attraversò indenne l’ultimo lancio di missili da lui sparato per puntare verso una delle sue sei città alla base dello schermo. David ricamò una precisa linea a X con il cursore proprio sotto la bomba che stava scendendo e fu pervaso da un’immensa soddisfazione quando vide le scie bianche dei suoi missili dirigersi verso il bersaglio, spazzando via la bomba in arrivo. Mentre l’apparecchio sommava i punti a suo favore, David notò con soddisfazione di poter contare ancora su una riserva di sei città, che gli sarebbero tornate utili se questa volta le bombe nemiche fossero riuscite ad aprirsi un varco. Intanto aveva già racimolato oltre duecento punti! Improvvisamente, una riflessione spiacevole gli attraversò la mente. Un’occhiata all’orologio digitale gli rivelò che erano le 13:06. Accidenti! Il tempo era volato. Gli succedeva sempre così quando giocava con i videogiochi. Era in ritardo, però gli seccava dover abbandonare così i punti guadagnati. Si volse per vedere se quel ragazzino che poco prima lo osservava giocare fosse ancora in giro. Sì, eccolo, con i grandi occhi tondi sulla faccia piena di lentiggini. – Sai che sei uno schianto? – fece il ragazzino con aria adorante. – Vuoi finire per me? – Altroché! – rispose con entusiasmo il ragazzino. – Fa’ pure. – concluse David nascondendo con fare indifferente l’irritazione per essere dovuto ritornare al mondo reale… poi afferrò al volo i libri e uscì di corsa dalla pizzeria per dirigersi verso la scuola. D. Bischoff, WORGAMES, giochi di guerra, Petrini Editore
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Dopo aver letto con attenzione, segna con una X. Se hai dei dubbi, torna al testo. 1 Il racconto si svolge: A. in casa. B. a scuola. C. in una pizzeria. D. in casa di amici. 2 David è: A. il narratore. B. il protagonista. C. un comprimario. D. un personaggio secondario. 3 Qual è l’argomento del testo? A. Il funzionamento di un videogioco. B. La passione per i videogiochi. C. L’aspetto fisico di David. D. La bravura di David. 4 “Indenne” (riga 4) significa: A. danneggiato. C. improvviso. B. fulmineo. D. sano e salvo. 5 “ Ricamò una precisa linea a X” (riga 6) significa: A. fece una mossa azzardata. B. inventò una linea. C. cucì una linea. D. tracciò con precisione una linea. 6 Qual è l’esito di questa mossa? A. La X spazza via la bomba. B. La X non intercetta la bomba. C. Lo schermo si oscura. D. La mossa gli fa perdere punti.
7 Q uale sentimento prova David dopo questa mossa? A. Orgoglio. B. Soddisfazione. C. Delusione. D. Indifferenza. 8 Che cosa distoglie David dal gioco? A. L’entrata di un suo amico. B. Il calcolatore dei punti. C. La presenza di un ragazzino. D. Accorgersi che il tempo è volato. 9 Quale riflessione fa? A. Devo allenarmi di più se voglio vincere. B. Non mi piace fare tardi. C. Perdo il senso del tempo quando gioco. D. Che noia avere qualcuno che mi guarda mentre gioco. 10 “ Sei uno schianto” (riga 24) esprime: A. fastidio. C. antipatia. B. ammirazione. D. sollievo. 11 N ella conclusione si capisce che in David prevale: A. il senso del dovere. B. l’interesse per il videogioco. C. il senso di superiorità. D. lo spirito di ribellione. 35
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MUSICA
L’OPERA LIRICA Aida
LA MERAVIGLIA DELLE ARTI
L’Aida (1890) è una delle opere più famose del grande compositore Giuseppe Verdi. L’opera fu scritta in occasione dell’inaugurazione del Canale di Suez. Sai che cos’è? È un canale artificiale che venne costruito per realizzare il passaggio diretto delle navi tra il Mar Rosso e il Mediterraneo. Sbirciamo un attimo tra le cartine geografiche per vedere dove si trova… Eccolo qui!
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LA MERAVIGLIA DELLE ARTI
MUSICA
L’Aida venne rappresentata per la prima volta nella città de Il Cairo, in Egitto, con una monumentale scenografia. L’opera ebbe subito un successo strepitoso, che continua ancora oggi ogniqualvolta la si mette in scena. La storia è ambientata nell’antico Egitto e racconta lo sfortunato amore tra il prode condottiero Radames e la bella schiava etiope Aida.
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I personaggi Aida
Radames
LA MERAVIGLIA DELLE ARTI
MUSICA
principessa etiope
capitano delle guardie
Amonasro re dell’Etiopia e padre di Aida
Amneris figlia del faraone
Faraone
Ramfis gran sacerdote
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L'opera... A FUMETTI L’amore eterno di Aida e Radames
In Egitto, nella bella città di Menfi, viveva Radames, il capitano delle guardie del faraone. Bello, giovane e coraggioso era rispettato e ammirato da tutti. MIA DOLCISSIMA AIDA, I TUOI OCCHI ILLUMINANO IL MIO CUORE.
Anche Aida amava moltissimo Radames e ogni volta che i due si incontravano si dichiaravano il loro amore. Nessuno, però, conosceva la vera identità di Aida. Neanche Radames sapeva che la sua amata era, in realtà, la figlia del re etiope Amonasro.
LA MERAVIGLIA DELLE ARTI
MUSICA
ATTO 1
Tutte le ragazze del regno erano innamorate di Radames ma lui aveva occhi solo per una donna: Aida, la bella schiava etiope catturata in guerra e ora al servizio di Amneris, la figlia del faraone. IO SONO LA FIGLIA DEL FARAONE E POSSO AVERE TUTTO CIÒ CHE VOGLIO! ANCHE RADAMES SARÀ MIO!
Quello tra Aida e Radames era destinato a essere un amore “difficile” perché, oltre alla diversa condizione sociale, a separarli c’era Amneris, la figlia del faraone. Segretamente innamorata di Radames, Amneris sperava di diventare la sua sposa.
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L’opera a fumetti
LA MERAVIGLIA DELLE ARTI
MUSICA
LA DEA ISIDE MI HA INDICATO IL NOME DEL GRAN CONDOTTIERO CHE GUIDERÀ IL NOSTRO POPOLO!
AH, SE POTESSI ESSERE IO QUEL GUERRIERO... AVVEREREI TUTTI I MIEI SOGNI!
Il gran sacerdote Ramfis era rispettato da tutti, perché sapeva parlare agli dèi e ne interpretava il volere. Un giorno Ramfis convocò Radames nel sontuoso palazzo di Menfi e gli raccontò d’aver saputo dalla dea Iside che gli Etiopi avevano invaso le terre al confine, violando il trattato di pace. Bisognava entrare in guerra e scegliere al più presto il condottiero che avrebbe portato il popolo egizio alla vittoria.
Tutti aspettavano il messaggero che era stato inviato al confine per avere la conferma dell’invasione degli Etiopi. Intanto, nel palazzo di Menfi si erano radunati anche gli ufficiali, i sacerdoti e il faraone. VAI E PORTA IL NOSTRO POPOLO ALLA VITTORIA.
MIO SIGNORE, GLI ETIOPI STANNO MARCIANDO SULLA CITTÀ DI TEBE! LA PACE NON È STATA RISPETTATA!
MUOVEREMO GUERRA CONTRO I TRADITORI!
Quando il messaggero arrivò al cospetto del faraone, confermò tutto ciò che Ramfis aveva saputo dalla dea Iside: il popolo etiope, guidato dal re Amonasro, aveva invaso le terre d’Egitto!
MIO SIGNORE, TI PROMETTO CHE SARÒ DEGNO DELLA TUA FIDUCIA!
Su consiglio di Ramfis, il faraone annunciò il nome del condottiero che avrebbe guidato il suo popolo alla vittoria: RADAMES!
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L’opera a fumetti SU DEL NILO
AMNERIS Di mia man ricevi o duce, il vessillo glorioso. Ti sia guida, ti sia luce della gloria sul sentier.
CORO Su! del Nilo al sacro lido sien barriera i nostri petti; non echeggi che un sol grido: guerra, guerra e morte ai traditor! guerra, guerra, guerra, guerra, guerra! Guerra, guerra, guerra, guerra, guerra! Guerra, guerra!
Sia guerra ai traditor! Sia guerra ai traditor! Sia guerra ai traditor! Guerra, guerra, guerra, guerra, guerra.
MUSICA
CORO Su! del Nilo al sacro lido sien barriera i nostri petti; non echeggi che un sol grido: guerra, guerra e morte ai traditor! [...]
LA MERAVIGLIA DELLE ARTI
L’ARIA
LA PARAFRASI CORO A nord sulle rive del sacro Nilo faremo una barriera con i nostri corpi (contro gli invasori); echeggerà un solo grido: guerra, guerra e morte ai traditori! [...] AMNERIS Dalle mie mani riceverai, o condottiero,
il glorioso stendardo. Ti farà da guida e da luce sul sentiero della gloria. CORO A nord sulle rive del sacro Nilo faremo una barriera con i nostri corpi; echeggerà un solo grido: guerra, guerra e morte ai traditori! [...]
CHE SVENTURA!
Così Radames partì per la guerra acclamato e incoraggiato dal suo popolo, che ripose in lui tutte le speranze di vittoria. Aida, intanto, se ne stava in FINE disparte lacerata dal dolore: l’amato ATTO Radames stava per andare in guerra contro il suo popolo guidato da suo padre, il re Amonasro. Le due persone che più amava erano uno contro l’altro!
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Laboratorio creativo
LA MERAVIGLIA DELLE ARTI
MUSICA
Il tempio in 3D
Il tempio era una delle costruzioni più importanti per gli Egizi. Prova a costruirne uno anche tu.
1 Fai una fotocopia, ingrandita in modo opportuno, della pagina. 2 Colora i pezzi che compongono il tempio.
RETRO RETRO
3 Ritaglia lungo il contorno.
FACCIATA
FACCIATA
LATO DESTRO
LATO DESTRO
LATO SINISTRO
LATO SINISTRO
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4 Unisci, incollandole, le quattro parti che compongono il tempio. Fai attenzione a rispettare l’ordine, seguendo le scritte.
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L'opera... A FUMETTI SENZA DI LUI LA MIA VITA NON AVRÀ PIÙ SENSO!
MUSICA
VIVA RADAMES!
NON AVRAI MAI RADAMES!!! LUI SPOSERÀ ME E DIVENTERÀ FARAONE D’EGITTO!
Amneris, la figlia del faraone, cominciò a sospettare dell’amore che univa Radames alla sua schiava Aida. Per esserne certa, tese a quest’ultima un tranello: le disse che Radames era stato ucciso in battaglia. La povera Aida, credendo che la notizia fosse vera, cominciò a piangere disperata! Questa sua reazione confermò i sospetti di Amneris, che giurò di vendicarsi!
GLORIA ALL’EGITTO
L’ARIA
(TRIONFO)
Gloria all’Egitto a Iside che il sacro suol protegge! Al re che il Delta regge al re che il Delta regge inni festosi alziam! Gloria! Gloria! Gloria! Gloria al re! (3 volte) Inni alziam, inni alziam. Gloria al re! Al re!
Inni festosi alziam, s’intrecci il loto al lauro sul crin dei vincitori! Nembo gentil di fiori stenda sull’armi il vel. Danziam, fanciulle egizie, le mistiche carole come d’intorno al sole danzano gli astri in ciel.
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Le carole erano
delle danze religiose.
VIVA RADAMES!
Intanto Radames, dopo avere combattuto valorosamente, aveva vinto la guerra contro gli Etiopi e si accingeva a entrare a Tebe con il suo esercito, vincitore. Tutto il popolo, con entusiasmo, si era riversato nelle strade per acclamare Radames.
LA PARAFRASI Gloria all’Egitto e a Iside che protegge il sacro suolo! Al re che regna sulle terre del delta del Nilo innalziamo inni di festa Gloria! Gloria! Gloria! Gloria al re! (3 volte) Innalziamo inni, innalziamo inni. Gloria al re! Al re!
Innalziamo inni festosi, si intreccino le foglie di loto e di alloro per incoronare i vincitori! Si preparino i tappeti di fiori e il velo da stendere sulle armi. Danzino in cerchio le fanciulle egizie attorno ai vincitori proprio come fanno i pianeti attorno al sole.
LA MERAVIGLIA DELLE ARTI
ATTO 2
L’opera a fumetti
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LA MERAVIGLIA DELLE ARTI
MUSICA
L’opera a fumetti
Anche il faraone, con la figlia Amneris, aspettava di accogliere Radames per riservargli tutti gli onori degni di un eroe.
MARCIA
TRIONFALE
AIDA, AMORE MIO, PRESTO SARAI LA MIA SPOSA… TI SUPPLICO! RISPARMIA LORO LA VITA!
Radames era al colmo della felicità! Ora che era un eroe poteva finalmente chiedere al faraone il permesso di sposare la sua dolce Aida. Non poteva immaginare che i piani del faraone sarebbero stati ben diversi dai suoi!
Intanto Aida era affranta dal dolore: vedere il suo popolo ormai schiavo e suo padre in catene le lacerava il cuore. Così, stando attenta a non rivelare l’identità del padre, si inginocchiò davanti al faraone per chiedere di risparmiare la vita al suo popolo.
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L’opera a fumetti
Anche Radames chiese di risparmiare il popolo etiope. Amneris, intanto, non poteva fare a meno di osservare gli sguardi innamorati che il prode condottiero rivolgeva ad Aida. La sua gelosia era incontrollabile!
Il faraone decise di concedere la grazia al popolo etiope ma, su consiglio del gran sacerdote Ramfis, trattenne come ostaggio Aida e Amonasro. Poi, come ricompensa per aver salvato l’Egitto, offrì in sposa a Radames sua figlia.
LA MERAVIGLIA DELLE ARTI
MUSICA
AIDA ME LA PAGHERÀ!
SPOSANDO MIA FIGLIA, UN GIORNO SARAI TU A PRENDERE IL MIO POSTO DI FARAONE.
FINE ATTO 2 Radames era disperato: nessun trono valeva quanto l’amore della sua Aida!
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L’opera a fumetti CHE COSA VORRÀ DIRMI RADAMES? SICURAMENTE VORRÀ DIRMI ADDIO…
LA MERAVIGLIA DELLE ARTI
MUSICA
ATTO 3
Amneris intanto, soddisfatta per essere riuscita ad avere in sposo Radames, si recò al tempio di Iside per pregare e per prepararsi alle nozze.
MA PADRE, NON PUOI CHIEDERMI QUESTO! SE SCOPRISSERO CHE RADAMES HA RIVELATO DEI SEGRETI MILITARI LO UCCIDEREBBERO!
Ma Amneris non sapeva che proprio quella sera, e proprio in quel luogo, Radames e Aida si erano dati appuntamento in gran segreto.
NON HAI SCELTA! DEVI SALVARE IL TUO POPOLO O NON SARAI PIÙ MIA FIGLIA!
MA SE NON LO FARAI, TU TRADIRAI IL TUO POPOLO!
Ma, mentre Aida aspettava il suo amato, arrivò il re Amonasro, suo padre, che le chiese di aiutarlo a carpire a Radames dei segreti militari.
POVERA ME!
Aida si disperò! Doveva scegliere se tradire il suo popolo o il suo amato Radames!
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L’opera a fumetti
DALLE GOLE DI NAPATA.
DOMANI SCONFIGGERÒ IL TUO ESERCITO GRAZIE ALLE TUE INFORMAZIONI!
LA MERAVIGLIA DELLE ARTI
MUSICA
DA DOVE PASSERÀ IL TUO ESERCITO, DOMANI?
HO TRADITO IL MIO POPOLO!
Sentendo arrivare Radames, Amonasro si nascose tra i cespugli. Il condottiero, dopo aver riabbracciato Aida, le propose di fuggire con lui. Lei, ricordando la richiesta del padre, gli fece rivelare un’importante informazione. GUARDIE! ARRESTATELO!
A quel punto Amonasro, soddisfatto delle informazioni ascoltate, uscì dai cespugli e prima di scappare rivelò la sua vera identità a Radames. OH, RADAMES! COME FARÒ A SALVARTI?
FINE ATTO 3 Purtroppo Amneris e il gran sacerdote, di ritorno dal tempio, avevano ascoltato tutta la conversazione, nascosti tra la vegetazione.
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L’opera a fumetti
ATTO 4 SE NON POTRÒ VIVERE CON TE, ALLORA MORIREMO INSIEME!
LA MERAVIGLIA DELLE ARTI
MUSICA
PERCHÉ SEI VENUTA QUI? DEVI SCAPPARE SUBITO!
Radames, accusato di tradimento, venne rinchiuso nei sotterranei del Tempio di Vulcano, dal quale non sarebbe più uscito vivo. Rivolse i suoi ultimi pensieri all’amata Aida, che era corsa da lui e gli apparve all’improvviso come in un sogno. I due innamorati rimasero insieme fino al loro ultimo istante: il loro amore sopravvisse all’odio, ai tradimenti, al tempo e alla morte, diventando eterno attraverso le parole di chi, ancora oggi, racconta la loro storia, in parole o in musica.
IMMENSO FTHÀ
L’ARIA Immenso Fthà noi t’invochiam noi t’invochiam t’invochiam t’invochiam.
(FINALE)
LA PARAFRASI
Fthà è il dio
creatore della città di Menfi.
Immenso Fthà noi ti preghiamo noi ti preghiamo ti preghiamo ti preghiamo.
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Laboratorio creativo Realizza il copricapo indossato dal faraone.
LA MERAVIGLIA DELLE ARTI
MUSICA
Il copricapo del faraone
1 Riproduci la sagoma ingrandita del copricapo su un cartoncino. Poi colora, ricordando che i colori preferiti dai faraoni erano l’azzurro e l’oro. 2 Dopo aver colorato il copricapo, ritaglialo. 3 Misura la larghezza della tua testa con un metro da sarta, poi riporta la misura su un cartoncino e crea una lunga striscia di quella misura. Poi, ritagliala.
4 Incolla la striscia di cartoncino sul retro del copricapo, poi chiudila a cerchio con un pezzetto di adesivo.
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A C I V I C E N O I EDUCAZ LA COSTITUZIONE E I PRINCIPI FONDAMENTALI In classe quarta abbiamo ragionato sulla necessità di avere delle regole uguali per tutti, in quanto l’Italia è come un unico grande “corpo”, formato da tante membra: i suoi cittadini. Le norme (regole) che stanno alla base della Repubblica Italiana sono contenute nella Costituzione. ompleta la mappa che riassume le caratteristiche della C Costituzione, inserendo le parole date al posto giusto. Ordinamento della Repubblica • cambiata • rigida • Regole fondamentali • Principi fondamentali • 1948
l’insieme delle
..................
.................................................
è
LA COSTITUZIONE
è composta da • ......................................................... (da art. 1 ad art. 12) • Diritti e doveri dei cittadini (da art. 13 ad art. 54) • ......................................................... (da art. 55 ad art. 139) • Disposizioni finali e transitorie (18 disposizioni)
Iniziamo a fare la conoscenza dei “Principi fondamentali”. • Principi, cioè i concetti, le idee, le norme; • fondamentali, perché rappresentano la base del nostro Paese e sono, quindi, indispensabili. In classe quarta abbiamo già parlato dell’articolo 1, che recita: ARTICOLO 1. L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
è entrata in vigore
il 1° gennaio
.............
è per definizione • ....................................., perché la forma repubblicana non può essere
...............................
Le parole chiave di questo articolo sono: •R epubblica: “cosa di tutti”; • democratica: è il popolo a eleggere i propri rappresentanti; • sovranità: il potere è del popolo attraverso i suoi rappresentanti; • popolo: tutti i cittadini, senza alcuna distinzione.
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Gli articoli 2 e 3 fanno preciso riferimento alla “Dichiarazione Universale dei Diritti naturali dell’uomo”. • Diritti naturali dell’uomo sono il diritto alla vita, all’integrità fisica, alla libertà di esprimere il proprio pensiero, di professare la propria religione qualunque essa sia... e moltissimi altri ancora; • s ono inviolabili, perché nessuna legge potrà mai vietarli in alcun modo. ARTICOLO 3.
ARTICOLO 2. La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. [...]
Osserva le vignette e, per ognuna, scrivi se sono stati rispettati gli articoli 2 e 3 della nostra Costituzione.
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Qui possono lavorare solo gli uomini!
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Siete entrambi giudicati colpevoli! ...............................................
...............................................
PARLIAMONE INSIEME
Discuti in classe. • Quali sono, secondo voi, i diritti naturali di ogni bambino? • Sono uguali o diversi dai diritti naturali di tutti gli uomini? Perché? • Quale diritto è il più importante, per te? • Pensi che tutti i bambini del mondo godano dei diritti naturali?
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O T N O C C A R IL
FANTASY Leggi il racconto, osserva le varie parti, segna con una X e completa.
UNA CREATURA FATATA
Si indica il luogo, che è fantastico.
Amaris arrivò di corsa al castello gridando che il drago aveva aggredito le greggi, uccidendo tre mucche e un pastore.
Personaggi fantastici.
Il re Michael decise di andare a caccia di quel mostro che aveva terrorizzato tutto il regno. Avvolse le armi con pelli di animale e stracci, si fece un bagno per eliminare ogni odore corporeo e si mise in viaggio per raggiungere la tana dell’animale. L’uomo sorprese il drago, gli trafisse le ali e lo uccise con una lancia avvelenata, prima che lui avesse il tempo di colpirlo con la sua coda biforcuta. Poi, coperto di bruciature, vesciche e ferite provocate dalle squame e dagli artigli affilati della bestia, restò a lungo seduto su un tronco a fissare l’enorme carcassa verde bronzo della creatura che aveva appena ucciso. A un tratto, nell’oscurità della grotta, vide muoversi qualcosa. Il re Michael sfoderò di nuovo la spada, ma la lasciò subito scivolare a terra: dal buio emerse una bimbetta di circa due anni, coperta di graffi, con i capelli ramati sporchi di fango. Gli tendeva le braccine, scossa da singhiozzi silenziosi, e Michael si lanciò per prenderla in braccio. La condusse al castello, dove la regina, sua moglie, accolse la piccola come una figlia. Le chiesero quale era il suo nome, ma dalle labbra della bambina non veniva alcun suono. Decisero di metterle il nome Kyah.
Elementi tipici di draghi e mostri fantastici.
Armi e altri elementi.
Non potevano sapere che la bimba era una creatura fatata, che presto avrebbe mutato aspetto e sarebbe ritornata nell’Isola degli Spiriti Magici… B. Hambly, La bambina muta, Mondadori
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Il racconto fantasy è un testo narrativo che nasce ispirandosi al mito, alla leggenda e alla fiaba, quindi è un testo narrativo fantastico.
TITOLO
Il titolo in questo caso ci dà già un accenno su che cosa ci possiamo aspettare. • La parola “fatata” indica che: si tratta di un fatto reale. si tratta di un racconto di pura fantasia. INTRODUZIONE
• I l tempo non è specificato, quindi è: determinato. indeterminato. • Il luogo nominato è un ............................................................................................... • Questo luogo ci fa pensare subito a un ambiente: reale. fantastico. SVILUPPO
I racconti fantasy contengono lunghe e dettagliate descrizioni per caratterizzare il protagonista, l’antagonista e i vari personaggi fantastici: elfi, troll, unicorni, draghi, gnomi, maghi, streghe... In un racconto fantasy sono molto importanti anche le descrizioni degli ambienti, che sono sempre magici e misteriosi: boschi e foreste incantate, grotte scure e misteriose, castelli spaventosi e inespugnabili… Il protagonista è l’eroe e rappresenta il Bene. • In questo caso è:
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L’antagonista rappresenta il Male. • In questo racconto è: • Il narratore è:
..............................................................................................
esterno.
• Sono presenti sequenze: narrative. descrittive.
interno. dialogiche.
riflessive.
CONCLUSIONE
Nei racconti fantasy la conclusione presenta sempre il lieto fine: con qualunque mezzo, sarà il Bene a trionfare sul Male. • In questo racconto il lieto fine: • Quindi la lotta tra Bene e Male:
è presente. è conclusa.
non è presente. non è conclusa.
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IL RACCONTO FANTASY
ALLA RICERCA DELL'UNICORNO DENTRO IL TESTO Colora il quadratino con il colore corrispondente agli elementi del racconto fantasy evidenziati nel testo.
arola che fa da “spia” P sull’argomento del testo. Protagonista o eroe, che rappresenta il Bene. Antagonista, che rappresenta il Male. Rumori sospetti che creano atmosfera. Ambiente ostile. Suspense sulla lotta tra Bene e Male.
Harry Potter, il suo compagno Malfoy e Thor, il cane, sono alla ricerca di un unicorno ferito nella foresta misteriosa che circonda la scuola. Harry, nervoso, si guardava continuamente intorno. Aveva la sgradevole sensazione che qualcuno li stesse osservando. I minuti passavano con lentezza esasperante. Sembrava che il loro udito si fosse fatto più acuto del solito: le orecchie di Harry coglievano ogni sospiro del vento, ogni scricchiolio prodotto dai rami calpestati. Che cosa stava succedendo? Camminarono addentrandosi sempre più, fino a quando seguire il sentiero divenne quasi impossibile, tanto erano fitti gli alberi. A Harry sembrò che le macchie di sangue si facessero più frequenti. Davanti a sé, attraverso i rami intricati di un’antica quercia, Harry scorse una radura. Per terra c’era qualcosa di bianco che scintillava. Si avvicinarono con grande circospezione. Era proprio l’unicorno, ed era morto. Harry non aveva mai visto nulla di così bello e così triste. Le lunghe zampe affusolate si erano divaricate, la criniera color bianco perla era sparsa sulle foglie scure. Harry aveva già fatto un passo verso l’unicorno, quando un fruscio lo fece fermare di colpo. Ai margini della radura, un cespuglio fremette… Poi, dall’ombra, uscì una figura incappucciata che avanzò strisciando come un animale da preda. Harry, Malfoy e Thor rimasero impietriti. La figura incappucciata si avvicinò all’unicorno, si chinò e accostò il capo alla ferita che si apriva nel fianco dell’animale, come se volesse berne il sangue. – Aaaaaargh! Malfoy si lasciò sfuggire un grido agghiacciante e schizzò via, e con lui Thor. L’Incappucciato sollevò il capo e puntò lo sguardo su Harry. Poi si alzò e gli si avvicinò a rapidi passi. Harry non riusciva a muoversi per il terrore. J.K. Rowling, Harry Potter e la pietra filosofale, Salani
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IL RACCONTO FANTASY
IN VIAGGIO PER SALVARE FANTÀSIA Bastian, un ragazzino solitario, scopre un libro misterioso e affascinante. Racconta la storia del Regno di Fantàsia, dove si viveva felicemente fino all’arrivo del maligno Nulla… Il giovane Atreiu è colui che salverà il Regno di Fantàsia e diventerà un eroe insieme a Bastian. Da molti giorni e molte notti ormai la Sovrana dei Desideri era in viaggio; fra scrosci di pioggia e calura bruciante, nel buio della notte e sotto il chiarore della luna, i quattro Poteri avevano continuato ad avanzare reggendo la portantina, avanti, comunque avanti, in una qualsiasi direzione, come lei aveva ordinato. L’Infanta Imperatrice non faceva differenza fra ciò che le era facile sopportare e ciò che poteva non esserlo, così come prima, nel suo Regno, aveva lasciato piena libertà all’Oscurità come alla Luce, al Bello come al Brutto. Era pronta e disposta a esporsi a tutto, perché il Vecchio della Montagna Vagante poteva essere ovunque e in nessun luogo. Tuttavia, la scelta della strada che i suoi invisibili portatori dovevano percorrere non era poi così casuale come si potrebbe credere. Sempre più spesso il Nulla, che tutto invadeva e che aveva già inghiottito intere regioni, lasciava libero un solo passaggio. Talvolta era un ponte, una grotta, una porta da cui riuscivano a passare appena in tempo, talaltra erano addirittura onde o bracci di mare quelli su cui avanzava l’Infanta Imperatrice morente: per i suoi portatori, infatti, fra la solida terra e l’elemento liquido non c’era alcuna differenza. In tal modo erano alla fine arrivati in quel mondo di gelide guglie delle Montagne del Destino e continuavano a salire, a salire, senza fermarsi, senza stancarsi mai. E fino a quando l’Infanta Imperatrice non avesse dato loro un ordine diverso, essi avrebbero continuato a portarla. Ma lei giaceva fra i suoi cuscini, immobile, a occhi chiusi da lungo tempo.
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IL RACCONTO FANTASY SE LEGGO, CAPISCO Segna con una X. • In che modo viaggia l’Infanta Imperatrice?
A piedi. In carrozza. In portantina.
• P erché i quattro Poteri non lasciano impronte? Perché sono leggeri. Perché sanno muoversi. Perché sono invisibili. • I n che direzione va l’Infanta Imperatrice? In qualunque direzione. Verso la Torre d’Avorio. • Come mai? Cerca il Vecchio della Montagna Vagante, che si sposta sempre. Vuole tornare a casa, perché sta male. • C he cosa preoccupa l’Infanta Imperatrice? Fantàsia sta per essere inghiottita dal Nulla. Non vuole perdere i suoi poteri.
L’ultima parola che aveva pronunciato era stato appunto quel “In una qualsiasi direzione”, che aveva dato come indicazione al momento di accomiatarsi dalla Torre d’Avorio. Ora la portantina s’inoltrava in un profondo solco fra due possenti pareti di roccia, così vicine l’una all’altra che il fondo del canalone era largo giusto appena per lasciarla passare. Il suolo era coperto di neve smossa, che poteva essere alta anche parecchi metri, ma gli invisibili portatori non vi affondavano mai, anzi, non lasciavano neppure orme dietro di sé. Sul fondo di quel crepaccio era molto buio, perché la luce del giorno non era che una minuscola striscia molto in alto. Il sentiero avanzava in salita, e man mano che la portantina lo percorreva, tanto più vicina si faceva la striscia di luce. Poi, quasi inaspettatamente, le pareti di roccia si aprirono, consentendo allo sguardo di spaziare su un’immensa superficie scintillante. Questo era il punto più alto delle Montagne del Destino, che non finivano in una vetta, come la maggior parte delle altre, ma in un altopiano, vasto quanto un’intera regione. Qui, però, al centro di questo spiazzo, si levava, in maniera del tutto inattesa e sorprendente, un cono d’aspetto quanto mai singolare. Era piuttosto alto e sottile e somigliante alla Torre d’Avorio, ma di un intenso azzurro sfavillante. Il cono era formato da innumerevoli punte dentellate dalle forme più bizzarre, che si levavano verso il cielo come enormi ghiaccioli capovolti. A metà circa di questo cono, poggiato su tre di queste punte di ghiaccio, si trovava un uovo, grande quanto una casa. A semicerchio intorno all’uovo si ergevano, più alte e di un azzurro più intenso, stalagmiti di ghiaccio, che parevano le canne di un organo gigantesco, e formavano la vera e propria cima della montagna.
• R iesce a trovare ciò che cerca? No, si perde tra montagne e crepacci. Sì, trova la dimora del vecchio della Montagna Vagante.
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Il grosso uovo aveva un’apertura rotonda, simile a una porta o a una finestra. E in quell’apertura ora comparve un volto che si sporse a guardare la portantina. Come se avesse avvertito quello sguardo su di sé, l’Infanta Imperatrice sbatté le palpebre, aprì gli occhi e ricambiò lo sguardo. – Alt! – ordinò a bassa voce. I portatori invisibili si arrestarono. L’Infanta Imperatrice si sollevò di poco. – È lui – disse. – Ed è necessario che io percorra a piedi e da sola l’ultimo pezzo di strada per incontrarlo. Aspettatemi qui, qualunque cosa possa accadere. Il volto nell’apertura rotonda dell’uovo era scomparso. Quando l’Infanta Imperatrice levò infine gli occhi, l’espressione del suo volto era completamente mutata. Atreiu si spaventò quasi davanti alla severità di quello sguardo. – Non mi resta che un solo mezzo – disse lei, – ma non mi piace doverne far uso. Vorrei che non mi ci costringesse. – Quale mezzo? – domandò Atreiu in un sussurro. – Che lui lo sappia o no, ormai fa anch’egli parte della Storia Infinita. Ora non deve, non può più tirarsi indietro. Mi ha fatto una promessa e deve mantenerla. Ma io non posso ottenerla da sola. – Ma chi in tutta Fantàsia – esclamò Atreiu, – può qualcosa che tu non puoi!? – Soltanto uno – rispose lei, – se lo vuole. Il Vecchio della Montagna Vagante.
DI PAROLA IN PAROLA Segna con una X il significato esatto. • Portantina: sedile trasportato a braccia. piatto molto ampio per vivande. • Accomiatarsi: nascondersi. allontanarsi. • Possenti: ripidissimi. giganteschi. • Crepaccio: grande spaccatura. movimento pericoloso. • Stalagmiti: statuette di marmo. colonnine coniche che si trovano nelle grotte.
M. Ende, La Storia Infinita, Longanesi
DENTRO IL TESTO Tra gli elementi tipici del racconto fantasy indicati, colora quelli che ritrovi in questo racconto. creature mostruose
viaggio lungo e difficile
ambienti ricchi di insidie
creature non umane
animali immaginari
antagonista
protagonista
lotta tra Bene e Male
ostacoli da superare
missione da compiere
castello dalla forma strana
elfi, troll, unicorni
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IL RACCONTO FANTASY
UNA FORTEZZA ABBANDONATA DENTRO IL TESTO Segna con una X. •L e sequenze descrittive nel testo riguardano: l’aspetto particolare dei personaggi. l’ambiente misterioso e poco rassicurante. •L ’antagonista che impersona il Male è: il capitano elfo Crispin. il Mietitore. • I l protagonista che impersona il Bene è: il capitano elfo Crispin. Wil. • Il racconto: ha una conclusione. non ha una conclusione. •Q uando il racconto si interrompe sta vincendo: il Bene. il Male.
Il giovane Wil accompagna la giovane Amberle alla ricerca della Cripta. Il capitano elfo Crispin propone di riposare in un’antica fortezza abbandonata… Era quasi mezzanotte quando finalmente apparve la fortezza elfa. Era situata in un crepaccio, un labirinto tortuoso di parapetti, torri e bastioni. Una lunga scala serpeggiava fino a un’ampia entrata nelle mura del castello. Le torri di guardia erano appollaiate come animali rapaci in cima a massicce mura, le finestre alte e strette, nere e vuote. I cinque superstiti della piccola compagnia partita da Arbolon varcarono cauti la soglia della fortezza abbandonata. I passi dei cinque rimbombavano nel silenzio assoluto. Un’ampia scala saliva verso un balcone sul davanti della torre principale dell’antica fortezza. Wil si guardò intorno, a disagio. Il vento gli ululava nelle orecchie e gli gettava la polvere negli occhi: si strinse il cappuccio intorno alla faccia. Non gli piaceva quel posto. Gli faceva paura. Guardò Amberle e lesse nei suoi occhi il suo stesso turbamento. Crispin li fece entrare nella torre e guidò la compagnia lungo le scale, verso il riparo della nicchia. La porta era spalancata. Il capitano elfo accese uno dei pezzi di legno con della pietra focaia, poi fece loro cenno di entrare e chiuse la porta contro il vento. Tenendo la torcia in alto davanti a sé, Crispin controllò la pesante sbarra di ferro che bloccava la porta d’accesso. Avrebbero riposato lì fino all’alba, Katsin e Dilph avrebbero montato la guardia nel cortile mentre Wil e Amberle dormivano. Crispin sarebbe andato alla ricerca del tunnel che, attraverso la montagna, li avrebbe portati sulle rive del Mermidon. Dilph porse la sua torcia a Wil. Seguito da Katsin, scomparve nella notte. Crispin chiuse la porta, avvertì Wil e Amberle di tenere la sbarra abbassata e poi scomparve.
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Wil si avvicinò all’ingresso, infilò la sua torcia in un anello di ferro fissato alla parete e sedette per terra con la schiena appoggiata contro la porta. Amberle si avvolse nella sua coperta e si sdraiò accanto a lui. Wil cadde in uno stato di assopimento che lo lasciava sospeso fra la veglia e il sonno. Quasi subito cominciò a sognare, ma il sogno ben presto si trasformò in incubo… Sentì il proprio urlo e di colpo fu sveglio. Nella tasca della tunica, le Pietre Magiche bruciavano come fuoco contro il suo corpo. Si tirò su: Amberle era rannicchiata accanto a lui, assonnata, pallida e spaventata. In fretta, Wil si alzò tirando su anche Amberle. – Forse è stato il vento, ma è meglio che dia un’occhiata. Richiudi subito la porta. Aprila soltanto se senti la mia voce. Wil aprì la pesante porta e Amberle, dietro di lui, la chiuse. La luce della luna cadeva sul balcone deserto. Wil si avvicinò al parapetto e guardò nel cortile. Era vuoto. In cima alle scale si fermò nuovamente per scrutare il cortile. Non si vedeva nulla. Wil scivolò silenziosamente lungo le scale. Era quasi in fondo quando vide Katsin. O per lo meno quello che restava di lui! A qualche metro di distanza giaceva Dilph, appena visibile sotto a quel che restava della pesante porta della torre. Wil si sentì raggelare. Il Mietitore! Li aveva trovati. E si trovava dentro alla torre. L’istante dopo Wil correva affannosamente su per le scale, verso l’ingresso del balcone, pregando che non fosse troppo tardi. – Amberle, apri! Era la voce di Wil, resa quasi irriconoscibile dall’ululato del vento. In fretta, Amberle fece scorrere la pesante sbarra. Il giovane balzò dentro chiudendo la porta dietro di sé. Era bianco per la paura. – Sono morti… tutti e due! – si sforzò di parlare a bassa voce. – È stato il Mietitore. È qui, nella torre. T. Brooks, Le pietre magiche di Shannara, Mondadori
IN BREVE
Sul quaderno, fai il riassunto completando le frasi. • I cinque viaggiatori arrivano in vista di… • Il capitano Crispin propone di… • I cinque con prudenza… • Wil e Amberle potranno… mentre… • Wil, svegliato di soprassalto, esce e… • Con terrore si rende conto che…
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IL RACCONTO FANTASY
UNA TERRA DI NOME ILYRIAND A Fallond, piccolo regno del freddo Nord, un saggio mago annuncia che il clima peggiorerà sempre più e che per salvarsi bisognerà ritrovare l’antica meravigliosa terra di Ilyriand. Per ritrovarla partono il principe Ronan, un inventore, un guaritore e anche un drago; prima di giungere alla meta, però, la piccola spedizione dovrà affrontare mille pericoli e tanti imprevedibili incontri...
DENTRO IL TESTO Segna con una X. • Ciò che racconta Osric è: un flashback. un flashforward. •Q uali elementi tipici del racconto fantasy sono presenti nel testo? Luoghi misteriosi. Assalti e massacri per mano dei nemici. Lotta contro il Male. Personaggi fantastici. Oggetti incantati. Elementi magici. Eroe. Sconfitta del Male. Nel testo, sottolinea in rosso la descrizione di Ilyriand.
Quella sera, nel salone del castello, c’era molta folla. Osric, il saggio mago, cominciò a raccontare: – Molto molto tempo fa, prima ancora dei tempi che i draghi possono ricordare, il nostro popolo viveva in una terra di nome Ilyriand. Si dice che Ilyriand fosse un paese tanto ricco che i nostri progenitori non avevano bisogno di nulla. Non avevano necessità di andare né a caccia né a pesca: bastava che allungassero la mano verso gli alberi, carichi di frutti maturi e deliziosi. Ogni giorno splendeva il sole, ogni sera l’aria era rinfrescata da una pioggia leggera. L’inverno non esisteva. Il calore dell’estate e il raccolto autunnale erano costanti e sicuri, come la notte che segue ogni giorno e il giorno che segue ogni notte. La musica dei nostri padri era meravigliosa, i loro dipinti incantevoli, le sculture raffinate e le poesie piene di serenità. Fino a quando salì al trono Eldon. Fin da bambino, Eldon aveva alzato lo sguardo alle stelle, alle montagne che circondavano Ilyriand: voleva sapere che cosa c’era oltre i confini della sua terra. – Maestà, questo è impossibile! – gli rispondevano i saggi del Regno. – Guardatevi intorno: tutto ciò che potete desiderare è qui. – Le stelle viaggiano in cerca di nuovi orizzonti! Perché io non posso fare altrettanto? Voglio la luna, voglio le stelle, voglio sapere che cosa c’è oltre i confini di Ilyriand! – gridava Eldon.
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Passarono vent’anni, ed Eldon trovò un varco tra le montagne. Con tutti i suoi sudditi, lasciò Ilyriand, chiudendo il passaggio con una porta incantata, che poteva essere aperta soltanto con una chiave magica d’oro zecchino. Viaggiarono attraverso molte terre e non si accorsero che la morte stava piombando su di loro: uomini armati di asce li assalirono e li sterminarono. I pochi sopravvissuti al massacro costruirono delle navi e partirono, sperando di poter trovare la chiave d’oro e la strada per tornare a Ilyriand. Non furono fortunati e, dopo molti anni, decisero di rassegnarsi e si stabilirono qui, a Fallond. Questa è la mappa del loro viaggio. Così dicendo, Osric estrasse una pergamena molto consumata. Poi, faticosamente, riprese a parlare: – Vi do un avvertimento: questa è una terra senza futuro. Se rimarrete qui, morirete tutti. Andate a cercare Ilyriand. Formate un gruppo e partite! A quelle parole, tutta la folla presente nel salone del castello iniziò a mormorare. Chi avrebbe avuto il coraggio di partire per un viaggio così pericoloso? Dal fondo della sala si fecero avanti: il principe Ronan, un inventore, un guaritore e un drago lungo sei metri, ricoperto di scaglie color ruggine… J. Ashton, In viaggio per Ilyriand, Mondadori
SE LEGGO, CAPISCO Elimina i riquadri che NON descrivono ciò che offriva la terra di Ilyriand. Era un paese ricco.
Gli abitanti avevano potere sulla luna e sulle stelle.
Si andava sempre a caccia e a pesca. Tutti facevano ciò che volevano.
Splendeva sempre il sole. Non esisteva l’inverno.
Gli alberi erano carichi di frutti. Il raccolto autunnale non era sicuro.
Faceva sempre caldo. I dipinti erano incantevoli. La musica era meravigliosa.
Segna con una X. • Perché i personaggi sono a Fallond? Si erano stancati della loro terra. Hanno seguito re Eldon.
• Che cosa suggerisce Osric? Di rimanere a Fallond. Di ripartire alla ricerca di Ilyriand.
• Come ci sono arrivati? In nave, dopo un viaggio disastroso. Era la meta del loro viaggio.
• Chi vuole seguire il consiglio di Osric? Solo in quattro, tra cui un drago. Nessuno.
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VERSO L’INVALSI
SI PREPARA UNO SCONTRO... 1
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Nella notte fonda ululava un vento teso. Uno spettro, alto e flessuoso, alzò la testa per fiutare l’aria. Aveva sembianze umane, ma i suoi capelli erano rossi e gli occhi rossi come braci incandescenti. Il messaggio era chiaro: stavano arrivando. Ordinò: – Sparpagliatevi, nascondetevi dietro ai cespugli. Fermate chiunque si avvicini… o morirete. Intorno a lui si mossero goffi dodici urgali, armati. Assomigliavano a esseri umani con le gambe storte. Avevano braccia tozze e massicce e corna ritorte. I mostri si nascosero, mentre lo spettro scrutava il sentiero da dietro un albero. Dall’oscurità emersero le sagome di tre cavalieri che trottavano verso l’agguato. Il primo era un elfo: orecchie a punta e sopracciglia oblique, eleganti. Era di corporatura esile ma forte. A tracolla portava un arco possente; da un fianco gli pendeva una spada e dall’altro una faretra. L’ultimo cavaliere aveva il volto chiaro. Impugnava una lunga lancia e sul capo indossava un elmo d’oro e ambra. Fra i due cavalcava un’elfa dai capelli neri come ali di corvo. I suoi occhi splendenti emanavano una forza irresistibile. Al fianco portava una spada e sulla schiena un arco e una faretra. Avanzavano senza sospettare nulla e lo spettro stava già assaporando la sua vittoria quando il vento cambiò direzione e soffiò verso gli elfi, portando con sé il fetore degli urgali. I cavalli sbuffarono allarmati. Gli urgali uscirono allo scoperto e scoccarono una moltitudine di frecce nere. Lo spettro balzò fuori dall’albero, levò la mano destra e gridò: – GARJZIA! Dal suo palmo sfrecciò verso l’elfa un globo infuocato. Il cavallo fu colpito, la dama balzò dalla sella con rapidità inumana e atterrò con grazia. C. Paolini, Eragon, Fabbri
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Dopo aver letto con attenzione, segna con una X. Se hai dei dubbi, torna al testo. 1 Il racconto si svolge: A. in un castello. B. in un bosco. C. in un prato. D. in cima a un monte. 2 L’ambiente descritto è: A. allegramente rumoroso. B. tranquillo e verdeggiante. C. misterioso e ostile. D. disabitato e abbandonato.
7 C he cosa mette in allarme i tre che avanzavano? A. Un fruscio tra i cespugli. B. L’urlo di guerra dello spettro. C. Il cambio di direzione del vento. D. Una pioggia di frecce. 8 I n quale modo sono coniugati i verbi nelle righe 5 e 6? A. Indicativo. C. Imperativo. B. Congiuntivo. D. Condizionale.
3 Il protagonista è: A. l’elfa. B. lo spettro. C. gli urgali. D. il cavaliere.
9 Che cos’è una “faretra” (riga 14)? A. Un pugnale affilato. B. Un astuccio per le frecce. C. Un tipo particolare di lancia. D. Una freccia infuocata.
4 Che cosa si prepara a fare? A. far prigionieri gli urgali. B. tendere un agguato. C. difendere il bosco. D. impadronirsi del territorio.
10 Il globo infuocato colpisce: A. il cavaliere. B. l’elfo. C. il cavallo di Garjzia. D. Garjzia.
5 Che cosa rappresenta lo spettro? A. Il Bene. B. L’aiutante. C. L’Essere Superiore. D. Il Male.
11 I n questo testo non è espressa chiaramente la conclusione, ma secondo te chi vince? A. Il Bene, cioè l’eroe. B. Il Male, cioè l’antagonista. C. Non si capisce. D. Vuole lasciarci in sospeso.
6 Chi rappresenta “l’eroe”? A. Il cavaliere dalla pelle chiara. B. Garjzia, l’elfa. C. Lo spettro. D. Gli urgali.
12 Quali sequenze prevalgono nel testo? A. Narrative. C. Dialogiche. B. Descrittive. D. Riflessive. 63
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Compito di realtà
PIC CO LO MU SEO …
Qual è il vostro compito? Siete chiamati a realizzare, in un locale della vostra scuola, una piccola esposizione destinata agli altri alunni, ai loro insegnanti e ai loro genitori.
CHE COSA DOVETE SAPERE? Un Museo delle care vecchie cose può contenere tutto ciò che non è più “di moda” o che è stato sostituito con qualcosa di più moderno come: Vecchi giornalini a fumetti: tra i vostri genitori e conoscenti ce ne sarà • qualcuno che ha in casa ancora dei fumetti di quando aveva la vostra età o di quando era giovane. Vecchi giocattoli: potrebbero essere anche i vostri o quelli • dei vostri genitori o, meglio ancora, quelli dei vostri nonni! Giradischi, mangiadischi, dischi a 33 o 45 giri, musicassette, • videocassette, diapositive, i primi cellulari: questi oggetti non sono poi così lontani nel tempo, ma ormai sono diventati “vecchi”, perché la tecnologia fa passi da gigante in pochissimo tempo. Utensili da cucina: sì, perché anche questi oggetti sono cambiati molto. • • E... tutto ciò che trovate di antico.
IN CHE MODO DOVETE PROCEDERE? • Dividetevi a coppie o, se preferite, formate gruppi da tre. • Tutti i gruppi, in un primo momento, partiranno per la “caccia agli oggetti”. Datevi al massimo una setti• mana di tempo per contattare il maggior numero di persone: genitori, nonni, parenti, amici, conoscenti. Più persone contatterete, più ricco sarà il vostro Museo.
• Ogni gruppo avrà il compito di scrivere il nome del proprietario accanto all’oggetto, in modo da poter restituire il tutto alla persona interessata una volta chiuso il Museo. Non dimenticate di farvi rac• contare la “storia” di quell’oggetto (a che cosa serviva, come si usava, quando lo si usava...) prendendo dei brevi appunti.
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… DEL LE CA RE VEC CHI E CO SE ... E ORA, ALLESTITE IL VOSTRO MUSEO! • Riunitevi per raccogliere tutti gli oggetti trovati. • Catalogate gli oggetti e radunateli per categoria: giornalini, giocattoli… • Ogni coppia o gruppo prenderà in carico una categoria di oggetti, che numererà in ordine di tempo: dai più vecchi ai più moderni. • Una volta terminato il lavoro di catalogazione, allestite il museo disponendo gli oggetti per categoria e in ordine di tempo. • Preparate dei cartellini con nome ed epoca dell’oggetto. • Preparate un cartellone pubblicitario per invitare il pubblico al vostro Museo, in cui inserirete i giorni e gli orari di visita; preparate anche dei volantini (potete scriverne uno al computer e fare delle fotocopie). • Nei giorni e negli orari stabiliti, le coppie o i gruppi a turno faranno da guida ai visitatori, quindi tutti dovrete essere in possesso delle notizie che riguardano gli oggetti esposti.
BUON DIVERTIMENTO E BUON LAVORO! COM’è ANDATA? • Ti è piaciuto fare questo lavoro? • Che cosa è stato più difficile per te? • Perché? • Sei soddisfatto del risultato? • Perché? • Hai avuto difficoltà a collaborare con i tuoi compagni? • Qual è stato l’aspetto che ti è piaciuto di più di questa collaborazione? • Quale ti ha creato maggiore difficoltà? • Sei riuscito a esprimere le tue opinioni? • Come hai trovato questa attività? Interessante. Divertente.
Faticosa.
Noiosa.
Difficile.
• Come valuti il tuo lavoro di “guida”?
sufficiente.
Buono.
Ottimo.
• Secondo te, il Piccolo Museo delle care e vecchie cose è piaciuto ai visitatori?
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i d O T N O C C IL RA
A Z N E I C FANTAS Il racconto di fantascienza è un testo narrativo, di cui conserva la struttura, ma, come dice chiaramente il suo nome, è un racconto che unisce scienza e fantasia. I fatti narrati sono frutto della fantasia dell’autore che, però, fa riferimento a conoscenze scientifiche.
Leggi il racconto, osserva le varie parti e segna con una X.
CHE ANIMALETTO STRANO!
Prima frase “spia”: l’oggetto luccicante che cosa può essere?
Attraverso il grande prato di erba altissima i ragazzi corsero eccitati verso il punto in cui si era schiantato il piccolo oggetto luccicante. Trovarono un’apertura, l’allargarono: dentro, tutto si era spaccato per la violenza dell’impatto.
Altre frasi “spia” che fanno pensare che l’oggetto e gli esseri caduti nel prato siano...
Tra i rottami vi erano anche alcuni piccoli esseri, con un guscio duro su quella che sembrava la testa e una sottile pelle colorata, liscia al tatto. Ma sembravano già tutti morti. No, uno si lamentava con una voce stridula e sgradevole. Lo sollevarono con la maggiore delicatezza possibile: era vivo, si agitava, continuava a emettere strani versi. Lo sistemarono in una gabbietta in un angolo del giardino, senza che la madre lo sapesse, perché non le piaceva avere animali per casa. A turno gli andavano a portare da mangiare, ma esso non toccava mai il cibo. Provarono anche a insegnargli qualche parola, ma l’animaletto ripeteva solo, sempre più piano, uno strano suono, qualcosa come “Io Terra, Io Terra, Terra, Terra…”: forse era il suo verso.
Altro indizio: di quali animali si starà parlando?
Colpo di scena finale: il “mistero” è completamente svelato: il punto di vista è quello degli extraterrestri!
Dopo quattro giorni morì; aprirono la gabbia e lo seppellirono sotto un mucchio di sassi; poi, correndo sulle loro otto zampe ancora esili, da ragazzi, e balzando sulla coda non del tutto sviluppata, ritornarono ai loro giochi. A.C. Clarke, 2010 Odissea due, Rizzoli
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TITOLO
Il titolo è reale, ma porta il lettore “volutamente” fuori strada. • L’autore ha scelto questo titolo perché vuole: farci uno scherzo. riservarsi per la fine il colpo di scena. INTRODUZIONE
I racconti di fantascienza sono sempre ambientati nel futuro. I luoghi in cui si svolgono i fatti sono l’Universo intero, pianeti sconosciuti, astronavi… • I l tempo in cui si svolge la vicenda è definito dal tempo dei verbi, che sono espressi al: presente. passato. futuro. • In questo racconto il luogo descritto è: realistico. fantastico. SVILUPPO
Nei racconti di fantascienza i protagonisti possono essere persone comuni, scienziati, astronauti oppure extraterrestri dotati di grande intelligenza, ma con corpi strani e mostruosi, o anche robot, androidi o mutanti. In questa parte del testo si comincia a capire che la situazione non è quella solita: lo si capisce da alcune frasi che fanno da “spia”. • In questo caso sembra che i protagonisti siano: due ragazzi terrestri. due ragazzi extraterrestri.
Anche nei racconti di fantascienza è presente la lotta tra il Bene e il Male. L’antagonista è rappresentato a turno o dai terrestri o dagli extraterrestri, a seconda del punto di vista adottato dall’autore nel racconto. CONCLUSIONE
Non sempre nei racconti di fantascienza è presente il lieto fine. Spesso, si giunge a una conclusione del tutto diversa da quella che ci si aspettava, come in questo caso. L’autore, infatti, ci stupisce con un colpo di scena finale, che svela definitivamente l’identità dei due protagonisti.
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IL RACCONTO DI FANTASCIENZA
DI PAROLA IN PAROLA Segna con una X il significato esatto. • In men che non si dica: improvvisamente. in pochissimo tempo. • A gambe levate: saltellando. precipitosamente. • Senza posa: con diffidenza. senza stancarsi mai.
DENTRO IL TESTO Colora il quadratino con il colore corrispondente agli elementi del racconto di fantascienza evidenziati nel testo.
uogo in cui si svolge L il fatto. Aspetto degli extraterrestri. Postazioni dei terrestri. Armi usate dai terrestri. Nutrimento degli extraterrestri. Invincibilità degli extraterrestri.
DALLO SPAZIO Gli Acropola erano grandi mostri verdi che venivano dallo spazio; avevano l’aspetto di lumaconi senza guscio, ma guizzavano come serpenti, lasciandosi dietro una traccia di bava gelatinosa lungo tutti i confini dell’Universo conosciuto. Quando erano apparsi la prima volta, i commando di centinaia di stazioni spaziali di frontiera erano accorsi armati di fucili a raggi e li avevano ridotti a ventotto milioni di pezzettini. I commando, sicuri di averli sconfitti, cominciarono a ridacchiare e a darsi pacche sulle spalle per congratularsi della vittoria. Ma subito ognuno dei pezzettini in cui erano stati ridotti i mostri, cominciò a ribollire e a gonfiarsi, e in men che non si dica ai confini dell’Universo conosciuto c’erano ventotto milioni di Acropola in più di quanti ce n’erano dieci minuti prima. Cominciarono ad avanzare sbavando, con i commando che fuggivano a gambe levate davanti a loro. Si nutrivano dell’energia gioiosa che scaturiva dal divertimento. Le loro sensibilissime antenne scrutavano senza posa l’Universo, pronti a captare la minima traccia di canti e di risate, poi partivano a razzo verso qualsiasi posto in cui la gente si stesse divertendo. Arrivavano strisciando sulla propria bava, simili a grandi sanguisughe spaziali, e si succhiavano tutta l’energia gioiosa. Poi, una volta assorbito tutto il divertimento, se ne ripartivano in cerca di altra energia gioiosa. M. Mahy, Avventure cosmiche di pirati, pagliacci e mostri verdi, Mondadori
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IL RACCONTO DI FANTASCIENZA
IL ROBOT NORBY Jeff esaminò il suo acquisto con maggior attenzione. – Penso che non sia necessario – mormorò, – ma come si fa a ripararti? Bisogna tirarti fuori dal barile? – No – affermò Norby il robot. – È tutto qui nella mia testa. Non mi occorre altro. Perché te ne preoccupi? – Non me ne preoccupo affatto – Jeff si affrettò a rassicurarlo. – Mi stavo soltanto chiedendo se vieni fuori da solo dal barile. – Certamente no. Non avrebbe senso venir fuori dal barile. Ormai fa parte di me. Mac, che mi ha costruito, ha saldato insieme i miei vari pezzi con tanta cura, che ormai questo barile è la mia corazza, il mio scheletro. Forse, quando devi farti visitare dal medico, tu vieni fuori dalle tue ossa? – Stavo soltanto chiedendo… Norby: io non posso permettermi di spendere molto per la tua manutenzione. – Se è la spesa che ti preoccupa, scordatelo pure. Io non ho mai bisogno di riparazioni. Sarò sempre esattamente come mi vedi oggi. Norby fece una veloce piroetta sui piedi circolari, però i suoi occhi rimasero puntati su Jeff: ma erano gli occhi della fronte oppure quelli sulla nuca? – Come vedi, funziono alla perfezione. Mac era un genio e io gli sono molto riconoscente. Naturalmente, ha avuto degli aiuti. – Aiuti? – esclamò Jeff, stupito. – Che aiuti?
SE LEGGO, CAPISCO Questo testo si presta alla lettura dialogata. Sono necessari tre lettori: • il narratore, che leggerà le parti non dialogate; • il robot Norby, che dovrà leggere con voce metallica e ritmata, come se dividesse le parole in sillabe; • J eff, il padrone del robot, che deve apparire divertito dalle parole del robot e a volte anche spazientito. Prima di iniziare a leggere, per rendere più facile la lettura, ricordatevi di evidenziare le parti di ognuno. Poi, alternatevi nella lettura, così potrete divertirvi tutti.
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IL RACCONTO DI FANTASCIENZA DI PAROLA IN PAROLA Tenendo conto del contesto, segna con una X il significato esatto. • Manutenzione: abilità nella costruzione di oggetti meccanici. azioni necessarie per tenere in funzione un oggetto meccanico. • Ammutolì: si spaventò molto. smise di parlare di colpo. • Indurti: impedirti, sconsigliarti. convincerti, invogliarti. • Espediente: stratagemma, trucco. caratteristica personale. • Ingordo: goloso, vorace. grasso, paffuto. • Caracollò: cadde, crollò. trotterellò.
Norby, che stava ridacchiando tutto contento, ammutolì di colpo, poi sprofondò la testa nelle spalle. – Che tipo di aiuti, ti ho chiesto? – insistette Jeff. Norby non disse nulla. – Senti, ti ho rivolto una domanda! – il ragazzo cominciò a spazientirsi. – Devi rispondermi: è un ordine! Devi sempre ubbidire ai miei ordini! – Devo proprio? – da sotto il coperchio giunse un suono lamentoso. – Non potremmo essere amici? – Amici?! Bene, Norby, adesso capisco perché gli altri proprietari hanno sempre avuto dei problemi con te. Hai passato troppo tempo con un vecchio lupo dello spazio che si sentiva talmente solo, da dimenticare che tu sei un robot e da trattarti come un qualsiasi altro essere umano. Ma tu sai bene che non lo sei. Tu sei il mio robot didattico. Il cappello si sollevò appena e gli occhi di Norby spuntarono da sotto il bordo del coperchio, ma se ne poteva scorgere soltanto una piccola parte. – Non è affatto per questo che i precedenti proprietari non si sono trovati bene con me – ribatté il robot. – Era a me che non andavano bene loro. Ho fatto apposta a comportarmi male con loro. Tu invece mi piacevi e ho fatto del mio meglio per indurti a comprarmi. Ho anche fatto in modo che il negoziante dicesse su di me delle cose odiose, ben sapendo che tu, per reazione, mi avresti voluto ancora di più. Come vedi, l’espediente ha funzionato.
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– Va bene, Norby, d’accordo: siamo amici… E adesso, Norby, ti dispiacerebbe parlarmi di Mac e di ciò che ti ha fatto? Te lo chiedo da amico, tengo a precisare. – Sì, certo. Ma non adesso. Ciò che ho intenzione di fare, come prima cosa, è attaccarmi alla più vicina presa di corrente e godermi un buon bagno elettronico rinfrescante. Spero che tu abbia abbastanza denaro per pagare la bolletta della luce, Jeff. – Ce la posso fare – sorrise il ragazzo, divertito, – a meno che tu non faccia un bagno ogni ora. – Non sono così ingordo – replicò Norby. Caracollò fino a un angolo della stanza e si collegò alla presa della luce, con il suo corpo a barile disteso mollemente sul tappeto e le gambe estratte quel tanto che gli occorreva per dondolarsi da una parte e dall’altra. Jeff sorrise; qualunque cosa avesse fatto Mac, il risultato era davvero unico: non aveva mai incontrato un robot come Norby! J. e I. Asimov, Norby il robot stravagante, Mondadori
SE LEGGO, CAPISCO Segna con una X. • Chi è il vero protagonista del racconto? Jeff. Il robot Norby. • Perché Jeff compra il robot? Perché lo trova divertente. Perché gli serve. • Che cosa significa “robot didattico”? Robot che fa da maestro. Robot che fa da amico. • Di che cosa ha bisogno il robot Norby per funzionare? Di ricaricarsi con la corrente elettrica. Non ha bisogno di nulla, si ricarica automaticamente. • Perché Norby ha cambiato molti proprietari? Perché non avevano cura di lui e lo trattavano male. Perché a Norby non piacevano.
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IL RACCONTO DI FANTASCIENZA
PUNTI DI VISTA DENTRO IL TESTO Segna con una X. • Il titolo: fornisce da subito un indizio sull’argomento. crea curiosità, ma non ci dà alcun indizio sull’argomento. •D alle due parole evidenziate si capisce che: il veicolo è un aereo che sta atterrando in un aeroporto. il veicolo non è un aereo normale. • I l “colpo di scena” che giustifica il titolo si trova: nell’introduzione. nello sviluppo. nella conclusione. Nel testo, sottolinea tutte le parole tipiche di un racconto di fantascienza.
Il grande scafo, rotando, si posò dolcemente al suolo, nello spazio-porto. Le fiancate scorsero lentamente verso l’alto, rivelando le gabbie. Dietro le sbarre, s’intravedevano piccoli animali, vagamente simili a cavalli, che si muovevano con gesti rapidi e scattanti. Subito apparve il buon professor Hugo, che gridò al microfono: – Popoli della Terra! Quest’anno assisterete a uno straordinario spettacolo: il popolo ancora sconosciuto dei ragno-cavalli di Kaan, trasportato fin qui attraverso milioni di chilometri di spazio. Guardate questi esemplari, ma in fretta! Resteremo qui solo sei ore. Per tutto il tempo, la folla sfilò lentamente, affascinata e inorridita da quelle strane creature. Scoccato il termine delle sei ore, l’astronave ripartì per atterrare in altre città, in altri mondi. Circa due mesi dopo, l’astronave scese finalmente fra le rocce di Kaan e le strane creature uscirono frettolosamente dalle gabbie. I ragno-cavalli scapparono via in mille direzioni, verso le case. In una di quelle, la femmina esultò vedendo apparire il suo compagno e il figlio: – Quanto tempo siete stati via! Vi siete divertiti? Il maschio annuì. – Il posto chiamato Terra era il più straordinario. Gli indigeni camminavano su due gambe. – Ma non era pericoloso? – chiese la femmina. – Assolutamente no – spiegò il maschio. – C’erano robuste sbarre a proteggerci. E il piccolo esclamò: – È stato il miglior zoo che abbia mai visto! E.D. Hoch, Zoo, in 44 microstorie di fantascienza, Mondadori
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IL RACCONTO DI FANTASCIENZA
UN INCONTRO GALATTICO Un giorno tre cosmonauti, dopo un lungo viaggio con le loro astronavi, atterrarono su Marte. Incominciarono a esplorarlo e, a un tratto, incontrarono un marziano: era tutto verde, con due antenne al posto delle orecchie, una proboscide e sei braccia. Era davvero brutto! I cosmonauti pensarono subito che fosse cattivo, perché, per i terrestri, chi è brutto è anche cattivo. Decisero perciò di ucciderlo con i loro disintegratori atomici. Ma, improvvisamente, un uccellino marziano, scappato dal nido, cadde al suolo pigolando così disperatamente che i tre cosmonauti provarono una grande pena. A questo punto il marziano si avvicinò all’uccellino, lo guardò e dalla sua proboscide uscirono due fili di fumo. I terrestri capirono che il marziano stava piangendo a modo suo, poi videro che raccoglieva l’uccellino tra le sei braccia, per riscaldarlo. Allora i cosmonauti compresero che il marziano amava gli animali e sapeva piangere, perciò pensarono che doveva avere un cuore e un cervello proprio come il loro. Si avvicinarono e gli tesero la mano. Egli strinse in una sola volta la mano a tutti e tre. Fu così che diventarono amici.
LINK a…
SCIENZE
I pianeti del Sistema Solare hanno nomi che derivano dalla mitologia romana e sono nell’ordine: •M ercurio, il messaggero degli dèi, perché si muove velocemente. • Venere, la dea della bellezza, perché è il più luminoso. • Terra, l’unica che non porta il nome di un dio. • Marte, il dio della guerra, dal colore rosso del pianeta. • Giove, il più importante degli dèi, perché è il pianeta più grande. • Saturno, padre di Giove. • Urano, il dio del cielo e del firmamento. •N ettuno, il dio delle acque e dei terremoti.
U. Eco, I tre cosmonauti, Bompiani
PARLIAMONE INSIEME
C LIL Our Galaxy is called the Milky Way. The Sun is the star at the centre of our Solar System.
Discuti in classe. “Per i terrestri, chi è brutto è anche cattivo”. • Siete d’accordo con questa affermazione? • Perché? • Come vi siete comportati quando vi siete resi conto di aver sbagliato a giudicare? • Quale messaggio vuole trasmettere l’autore del racconto?
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IL RACCONTO DI FANTASCIENZA
CHE DIVERTIMENTO! SE LEGGO, CAPISCO Segna con una X. • In quale tempo è ambientata la vicenda? Presente. Passato. Futuro. • Da
che cosa lo capisci? Dalla data sul diario. Dal tempo dei verbi. Dalla presenza di extraterrestri.
• P erché un libro cartaceo stupisce i ragazzi? Perché è molto vecchio e resiste ancora. Perché loro per studiare non usano libri cartacei. Perché è scritto in una lingua che non conoscono. • C om’è l’atteggiamento dei due ragazzi nei confronti della scuola? Più diligente rispetto a quello dei ragazzi della nostra epoca. Uguale a quello dei ragazzi della nostra epoca.
Quella sera, Margie annotò l’avvenimento nel suo diario. Sotto la data del 17 maggio 2155 scrisse: “Oggi Tommy ha trovato un vero libro!”. Era un libro molto, molto vecchio. Il nonno di Margie aveva raccontato un giorno che, quando lui era piccolo, suo nonno gli aveva detto che in passato tutte le storie erano stampate su carta. Sfogliarono le pagine, ingiallite e accartocciate, e si divertirono a guardare quelle parole che restavano ferme, senza scorrere su uno schermo come fanno di solito le parole. Poi, tornando indietro alla prima pagina, scoprirono con stupore le stesse parole di prima, quelle che avevano guardato per la prima volta. – Che spreconi! – disse Tommy. – Quando un libro era letto non restava che buttarlo. – Di che cosa parla questo libro? – chiese Margie. – Di scuola. – Di scuola? Ma che cosa c’è da scrivere sulla scuola? – disse Margie delusa. – Io non posso soffrirla. Margie aveva sempre odiato la scuola, ma ora la detestava più che mai. Il maestro meccanico le aveva rifilato test su test di geografia e lei era andata di male in peggio, finché sua madre, scrollando il capo, aveva chiamato l’ispettore. L’ispettore era un ometto tondo con la faccia rosea e un’enorme cassetta piena di utensili, fili e transistor. Sorrise a Margie e le regalò una mela, poi si mise a smontare il maestro.
• P erché Margie conclude con “quanto si divertivano!”? Perché ha capito che i ragazzi del passato studiavano meno di loro. Perché ha capito che aver a che fare con ragazzi e insegnanti in carne e ossa permetteva di divertirsi e avere degli amici.
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Margie, sotto sotto, sperava che non fosse più capace di ricomporlo, e invece l’ispettore ci riuscì benissimo. Ecco il maestro meccanico: enorme, con il grosso schermo su cui passavano tutte le lezioni con le relative domande. L’ispettore aveva detto alla madre di Margie: – Non è colpa della bambina, signora. Le lezioni di geografia erano un po’ troppo rapide. Adesso ho ridotto il tempo al livello di un allievo di dieci anni e i risultati della bimba sono buoni. Margie, riprendendo il discorso sulla scuola, disse a Tommy: – Chissà che razza di scuola avevano tanto tempo fa! Comunque, avevano sempre un maestro. – Certo, ma non era un maestro meccanico, era un uomo che spiegava le lezioni e interrogava gli allievi. – Io non vorrei avere un estraneo in casa che mi faccia lezione – osservò Margie. Tommy scoppiò in una grande risata. – I maestri non stavano in casa degli allievi. C’era una sede speciale e tutti i ragazzi ci andavano. – E imparavano tutti la stessa cosa? – Certo, se erano ragazzi della stessa età. A un tratto la madre di Margie chiamò: – Margie! A lezione! Margie andò nella classe, vicina alla stanza da letto, dove l’aspettava il maestro meccanico. Si mise a pensare: “Nelle scuole si radunano tutti i bambini del quartiere, ridendo e gridando, poi vanno a sedersi nell’aula, e alla fine delle lezioni tornano a casa. Imparano le stesse cose, e così possono discutere e aiutarsi nei compiti. Quando i maestri erano delle persone… quanto si divertivano!”. I. Asimov, Urania 493, Mondadori
DENTRO IL TESTO
Segna con X le caratteristiche del racconto di fantascienza presenti nel racconto che hai letto. Narratore esterno. Narratore interno. Tempo dei verbi al presente. Tempo dei verbi al passato. Ambientazione nel futuro. Presenza di extraterrestri. Presenza di robot. Terrestri mutanti.
Segna con una X le sequenze presenti nel racconto. Narrative. Dialogiche. Descrittive. Riflessive. Nel testo, sottolinea il flashback.
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VERSO L’INVALSI
ALLA RICERCA DI UN NUOVO PIANETA 1
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– Sulla nostra Terra dominata dalle macchine, non c’è più posto per gli animali domestici – dice il papà di Nick. – Ma io non voglio rinunciare al mio gatto Horace! – piange e si dispera Nick. Papà e mamma allora decidono: – Emigreremo sul Pianeta dell’Aratro. È una colonia extraterrestre molto lontana, abitata da creature bizzarre: i Vuàb pelosi, i Ragnustri, gli Stampari… – spiegano a Nick, – ma ce la faremo! La famiglia Graham quindi sale sull’astronave e parte. Mentre l’astronave si avvicinava al nuovo pianeta, sotto di loro apparve un mondo arancione, sospeso tra le nebbie, come se stesse evaporando nella luce del sole. – È un ambiente completamente diverso – spiegò il padre di Nick. L’astronave atterrò tra il basso borbottio dei retrorazzi. Guardando dal finestrino, Nick vide un grosso animale che, al bordo della pista, sembrava che aspettasse proprio loro. – Un Vuàb – esclamò Nick, con il cuore che gli galoppava in petto. Il Vuàb aveva il corpo tondo come un barilotto e un muso ampio e mite, dall’espressione decisamente bonaria e amichevole. Mentre il portellone dell’astronave si apriva, la creatura avanzò dondolando goffamente. Nick scoppiò a ridere. “Finora tutto bene” pensò. Quella particolare forma di vita, infatti, non gli sembrava per nulla pericolosa. – Sta trascinando un carretto – osservò la madre di Nick. I tre scesero dalla passerella di sbarco e, finalmente, misero piede sul suolo polveroso della pista d’atterraggio. Alle loro spalle gli addetti procedevano allo scarico dei bagagli. Pochi minuti dopo, con un boato enorme e terribile, l’astronave si levò di nuovo verso il cielo. P. K. Dick, Nick e il Glimmung, Mondadori
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Dopo aver letto con attenzione, segna con una X. Se hai dei dubbi, torna al testo. 1 Quando si svolge la vicenda? A. Nel passato. B. Nel presente. C. Nel futuro. D. Non è specificato. 2 I n quale luogo si svolge la parte introduttiva? A. Sull’astronave. B. Sulla Terra. C. Sul Pianeta dell’Aratro. D. In macchina. 3 I n quale luogo si svolge la conclusione? A. Sull’astronave. B. Sulla Terra. C. Sul nuovo pianeta. D. Non è chiaro. 4 P erché la famiglia Graham decide di andare sul Pianeta dell’Aratro? A. Sulla Terra fa troppo caldo. B. Il papà deve cambiare lavoro. C. Vogliono salvare il gatto di Nick. D. Nick deve cambiare aria. 5 M entre si avvicinano al pianeta che cosa vedono? A. Un banco di nebbia. B. La luce del sole. C. Un grosso animale. D. Un mondo arancione.
6 Q uale ordine è seguito nell’esposizione? A. Cronologico (prima-dopo). B. Spaziale (destra-sinistra…). C. Causale (seguendo un motivo). D. Casuale (senza un criterio). 7 “ Il cuore gli galoppava nel petto” (riga 18) significa: A. il cuore batteva molto forte. B. il cuore rallentava i battiti. C. il cuore si era fermato. D. aveva delle fitte al cuore. 8 C hi accoglie la famiglia Graham all’atterraggio? A. Il comandante della stazione extraterrestre. B. Uno Stampari. C. Un Ragnustri. D. Un Vuàb. 9 Perché Nick scoppia a ridere (riga 23)? A. Per il sollievo di essere atterrato. B. Il personaggio che vede è molto goffo e buffo. C. Perché vede dei gatti. D. Perché finalmente c’è silenzio. 10 “Borbottio” (riga 15) significa: A. rumore acuto e fastidioso. B. rumore forte e cupo. C. rumore basso e confuso. D. chiacchierio, cicaleccio. 77
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A C I V I C E N O I EDUCAZ IL LAVORO NELLA COSTITUZIONE Continuiamo ad approfondire i Principi Fondamentali della nostra Costituzione.
ARTICOLO 4. La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.
Costituzione sto Analizziamo le parole usate in que articolo: mette” • Riconosce: nel senso che “am no diritto o dichiara che tutti i cittadini han tte al lavoro. Il lavoro, infatti, perme ente, ai cittadini di vivere dignitosam e la prodi avere una casa, di mantener che tutti pria famiglia, quindi è essenziale possano avere il loro lavoro. vorisce”, • Promuove: nel senso che “fa vare un fa in modo che tutti possano tro rma che lavoro. Quindi questo articolo affe per lo Stato ha l’obbligo di intervenire tutti creare possibilità di lavoro per i cittadini.
modo comInfatti, perché possa attuarsi in è necessapleto il progresso di una società i tre settorio che abbiano uguale sviluppo ri delle attività lavorative e cioè: prende • Il settore primario che com a, sia le attività riguardanti l’agricoltur logica, quella tradizionale sia quella bio chi la cura e la salvaguardia dei bos nto, e dei pascoli e anche l’allevame rattiva la caccia, la pesca, l’attività est (carbone, ferro, metano…);
ardano Questi sono gli aspetti che rigu non meno lo Stato, ma la seconda par te, diritto importante, dice che, a fronte del da par te ad avere un lavoro corrisponde re, per condei cittadini il dovere di lavora . tribuire allo sviluppo della società
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• Il settore secondario che com prende tutte le industrie di produzione e la lavorazione dei beni prodot ti dal settore primario: industria alim entare, mineraria, metallurgica e sid erurgica, car taria, metalmeccanica, manifa tturiera, automobilistica…
• Il settore terziario che com prende le attività che forniscono ser vizi: trasporti e comunicazioni; ser vizi com merciali, turismo, ospitalità, ser vizi assicu rativi e bancari, attività amministrativa degli organi di stato, consulenza legale , medica, fiscale e tecnica, analisi e collau di, formazione, marketing…
Compito di realtà volgete una ricerca sul lavoro svolto da un campione che deciderete (genitori, S inquilini del vostro palazzo…) e poi classificatelo in:
settore primario
settore secondario
settore terziario
• Partite inizialmente analizzando: • in quale zona abitate (campagna, montagna, paese, città…); • quali opportunità di lavoro esistono (agricoltura, industria, turismo, uffici…). • Quindi insieme all’insegnante fate le vostre considerazioni. • Quale settore è maggiormente rappresentato? • Quale settore è meno rappresentato o non è rappresentato?
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O T N O C C A R IL E R O R R E T l de Leggi il racconto, osserva le varie parti e segna con una X.
IL FANGOSO È UN MOSTRO
Sono tutti indizi: creano suspense e danno l’idea della situazione paurosa.
C’era qualcosa che gocciolava vicino. Qualcosa di vischioso che cadeva lentamente e si raccoglieva in una pozza con una serie di ploc, a intervalli regolari.
Flashback: Simona, la protagonista, ricorda ciò che ha preceduto quel momento.
DI PAROLA IN PAROLA egna con una X S il significato esatto. • Posto sinistro: . luogo che sta a sinistra. . luogo che mette ansia e paura.
Simona cercò di non immaginare che cosa fosse. Qualcosa di freddo la sfiorò. Non poté far altro che spostarsi, rotolando su un fianco. Se hai mani e piedi legati, non ti muovi un granché. Sospirò. Era stata una stupida. Roberto le aveva detto di non fidarsi della scorciatoia. Passava troppo vicina a Là Dietro per essere sicura. Ma pioveva, e Simona voleva arrivare a casa in fretta. Aveva cercato di guardarsi intorno. E quando il Fangoso l’aveva afferrata per una caviglia, aveva provato ad aggrapparsi a qualcosa. Ma quei ditini freddi attorno alla pelle della gamba avevano una forza irresistibile. Poi era svenuta, probabilmente. Si era risvegliata lì, in quel buco nero, freddo e umido. Toccò il pavimento con le dita libere.
Sfiorò qualcosa di liscio e molle. Non era sola, lo sentiva. Era certa di aver visto degli occhietti rossi accendersi di fronte a lei. E chiunque fosse a farle compagnia in quel posto sinistro, non era ben disposto. B. Masini, Fango su e Fango giù, Salani
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Il racconto del terrore è un testo narrativo, di cui conserva la struttura, che si svolge in ambienti solitamente bui, misteriosi e minacciosi e in cui il protagonista affronta personaggi terrificanti e mostruosi. TITOLO
• In questo caso il titolo: ci dà già un’idea dell’argomento.
ci porta fuori strada.
INTRODUZIONE
• Il tempo è:
determinato.
indeterminato.
• Il luogo è:
precisato.
imprecisato.
SVILUPPO
Nei racconti del terrore compaiono spesso degli indizi che non fanno presagire nulla di buono. I protagonisti, come in questo caso, solitamente sono persone normali che si trovano a dover affrontare, loro malgrado, degli antagonisti che possono essere: streghe malefiche, fantasmi, vampiri, zombi, lupi mannari, esseri mostruosi e viscidi. • Il protagonista in questo racconto è: una ragazza. un uomo. un mostro. • L’antagonista da cui deve salvarsi è: un animale feroce. un vampiro.
un essere viscido e freddo.
Nei racconti del terrore sono molto importanti i particolari. Per coinvolgere il lettore, vengono descritti in modo preciso sia l’ambiente sia gli antagonisti sia gli stati d’animo del protagonista. • In questo racconto l’autore descrive soprattutto: il protagonista. l’antagonista. l’ambiente.
la situazione.
Il narratore può essere interno o esterno. Quando è interno è lo stesso protagonista che racconta la situazione e i suoi stati d’animo. • In questo racconto il narratore è:
interno.
esterno.
CONCLUSIONE
Quasi sempre, nei racconti del terrore non c’è una conclusione: tutto viene lasciato in sospeso e il lettore deve immaginarsi il finale. Infatti, lo scopo di questi racconti è suscitare emozioni forti.
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IL RACCONTO DEL TERRORE
SOGNO O REALTÀ? DENTRO IL TESTO Colora il quadratino con il colore corrispondente agli elementi del racconto del terrore evidenziati nel testo.
aratteristiche fisiche C del mostro. Reazioni ed emozioni del protagonista. Indizi che confermano l’avvenuto attacco dell’essere misterioso. Descrizione dell’ambiente.
Segna con una X. • La frase sottolineata è: una personificazione. una similitudine. una metafora.
SE LEGGO, CAPISCO Rispondi. • In quale momento della giornata si svolge il fatto? Pomeriggio. Sera. Notte.
Rupert andò a letto tranquillo e si addormentò di colpo. Subito un sogno pauroso s’impossessò di lui: si trovava in una strana casa vuota, dove aveva, però, la sensazione che mille occhi lo stessero spiando. Piccoli mostri deformi si facevano avanti per sfiorarlo, ma appena lui si voltava per guardarli questi, più veloci, tornavano a nascondersi. Rupert urlava nel sonno: – Aiuto, aiuto! Ormai era troppo tardi, uno dei mostri gli era quasi addosso. Aveva un aspetto orribile, sembrava un enorme sacco di patate che saltellava qua e là. Perfino la sua pelle era marrone e nodosa come la buccia di una patata. Non aveva testa, ma due occhi, una specie di naso e un grande fregio al posto della bocca. In quell’istante qualcuno aveva udito le sue grida ed era accorso in suo aiuto: era sua sorella Katy. Il mostro ringhiò trionfante: con due braccia strinse Katy, con altre due si aggrappò alla finestra e si lanciò fuori. Rupert si svegliò di soprassalto e si guardò intorno. Tutto sembrava così tranquillo e normale che si chiese se avesse solamente sognato. “Katy starà dormendo nel suo letto. Andrò a vedere; sarà stato soltanto un incubo” disse tra sé. La porta di Katy era aperta. Il letto disfatto era vuoto. Ai piedi del letto vide una ciabatta. La fissò e si sentì raggelare. V. Osborne, Ladri di sogni, Mondadori
• Q uali parole te lo fanno capire? Sottolineale. • Quante braccia ha il mostro? Due. Tre. Quattro. Il titolo pone il dubbio: sogno o realtà? Tu che cosa pensi?
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IL RACCONTO DEL TERRORE
QUELLA COSA SUL DAVANZALE… Anton aprì lentamente la porta della camera. Nella stanza c’era uno strano odore: un tanfo di muffa e di marcio, simile a quello di una cantina. In quel momento udì uno strano fruscio che sembrava provenire dalla finestra: dietro la tenda c’era forse un’ombra che si profilava al chiarore della luna? Lentamente, con le ginocchia tremanti, si avvicinò. Lo strano odore diventava sempre più acuto, come se qualcuno avesse bruciato un’intera scatola di fiammiferi, e anche il rumore aumentava. Anton si fermò impietrito: sul davanzale, davanti alle tende svolazzanti nella corrente, c’era qualcosa che lo fece rimanere a bocca aperta. Qualcosa di così spaventoso che credette di cadere stecchito. Due occhi venati di sangue lo fissavano da un volto bianco come un lenzuolo, e una massa di capelli arruffati scendeva in lunghe ciocche su un mantello nero e impataccato. Una grande bocca rosso sangue si aprì e si chiuse con un suono terrificante, rivelando denti bianchi, bianchissimi, e appuntiti come pugnali. Anton sentì i capelli rizzarglisi in testa dal terrore; il sangue gli si gelò nelle vene. La cosa sul davanzale era più terrificante di King Kong, più orribile di Frankenstein e peggio di Dracula! Era la cosa più spaventosa che Anton avesse mai visto! La bocca enorme si contorse in una smorfia orrenda, mostrando i canini lunghi e appuntiti come aghi. – Un vampiro! – urlò Anton. E l’essere rispose con una voce che sembrava scaturire dalle oscure profondità della terra: – Sì, un vampiro...
DENTRO IL TESTO Nel testo, sottolinea con i colori indicati gli elementi del racconto del terrore.
Luogo in cui si svolge la vicenda.
Reazioni di paura del protagonista.
Caratteristiche dell’essere spaventoso.
Rumori e odori sospetti.
DI PAROLA IN PAROLA Tenendo conto del contesto, segna con una X il significato esatto. • Tanfo: rumore di oggetti caduti. odore nauseante. • Si profilava: si era messa di profilo. se ne distingueva la forma. • Impietrito: paralizzato, sbalordito. con in mano un sasso. • Scaturire: essere pronto a saltare. sgorgare, venire fuori.
A. Sommer-Bodemburg, Vampiretto, Salani
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IL RACCONTO DEL TERRORE
UN'ARRAMPICATA A SORPRESA L’albero era molto alto, aveva decine e decine di rami robusti. Il tronco sembrava abbastanza forte da sopportare il peso di mio fratello. – Arriverò in cima in un batter d’occhi – mi assicurò Nat. – Da lassù potrò vedere tutto. L’avrei aspettato alla base del tronco. Dopo qualche secondo vidi mio fratello ormai vicino alla cima. Si muoveva con cautela. I rami dondolavano in modo impressionante. A un tratto, cominciarono a piegarsi a metà, in corrispondenza dei nodi. Li guardai, allibita. Mi ricordavano qualcosa… “Braccia” mi dissi. “Questi rami si muovono come braccia. I nodi corrispondono ai gomiti. Ma che cosa succede?”. Sbattei le palpebre. Sembrava quasi che i rami cercassero di afferrare qualcosa. Cercavano di prendere mio fratello! – Nat! Scendi! – sbraitai. – Questo albero è vivo! Troppo tardi. I rami più alti afferrarono le braccia di mio fratello e gliele premettero contro i fianchi. Lo vidi sussultare, sconvolto. Altri rami si piegarono scattando verso di lui, lo schiaffeggiarono e lo frustarono. – Ginger! – gridò. – Aiutami! Mentre osservavo quella scena terribile, i rami più grossi trascinarono Nat a metà del tronco. A quel punto, mio fratello scomparve. – Aiuto! – lo sentii lamentarsi con voce strozzata. – Ginger! L’albero mi vuole divorare! Dovevo assolutamente fare qualcosa. Ma che cosa?
SE LEGGO, CAPISCO Metti in ordine lo svolgimento dei fatti, numerando da 1 a 8.
I rami degli alberi si muovono come braccia.
Ginger grida a Nat di tornare indietro.
Nat sale su un albero per avere una visuale più ampia.
Nat è immobilizzato tra i rami dell’albero.
Ginger capisce che l’albero è vivo.
Ginger e Nat si allontanano velocemente dall’albero pericoloso.
Nat finalmente riesce a liberarsi.
Ginger fa il solletico all’albero, che reagisce dimenandosi.
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“Ci sono! Se quest’albero è vivo” pensai, “forse prova qualche sensazione. Potrebbe soffrire il solletico”. Tesi un braccio e cominciai a solleticare la ruvida corteccia. L’albero aveva tremato o me l’ero immaginato? “Ti prego!” pensai. “Lascia mio fratello, ti scongiuro!”. Ero disperata e solleticavo la corteccia furiosamente. L’albero si scosse. I rami cominciarono a oscillare sempre di più. Il tronco si contorceva, disperato. “Ce l’ho fatta!” pensai, eccitata. “Funziona! L’albero soffre il solletico! Lo farò crollare!”. Mi accanii ancora di più sulla scabra corteccia. Il tronco si dimenava senza sosta sotto le mie dita. Alzai lo sguardo. Fra le foglie, vidi penzolare le scarpe di Nat. Poi le gambe. Le braccia. E la faccia. Finalmente, mio fratello riuscì a liberarsi dalla morsa che lo stringeva e, con abili mosse, cominciò a scendere. – Sbrigati! – gli gridai. Nat fece il possibile per scendere più in fretta. – Eccomi! – disse dopo qualche secondo. Si staccò dal tronco e balzò giù, atterrando davanti ai miei piedi. – Complimenti, Ginger! Lo presi per mano e insieme filammo via come due schegge. R.L. Stine, Piccoli Brividi, Mondadori
DENTRO IL TESTO Completa e rispondi segnando con una X. • I l narratore è: interno. esterno. • I l fatto si svolge: di giorno. di notte. • I l protagonista è: Nat. Ginger. •L ’antagonista è: un vampiro. un albero vivente. • Qual è la sua caratteristica? Si sposta continuamente. Agguanta e stritola con le sue braccia. • Qual è il suo punto debole? Ha paura dei bambini. Soffre il solletico.
DI PAROLA IN PAROLA egna con una X S il significato esatto. • Cautela: p aura.
prudenza.
•A llibita: sorpresa.
allegra.
•S braitai: mi agitai.
gridai.
•S cabra: ruvida.
grigia.
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IL RACCONTO DEL TERRORE
DENTRO IL TESTO Segna con una X. • I l narratore è: interno. esterno. • Infatti i verbi sono coniugati: in prima persona singolare. in terza persona singolare. • Chi narra è: il protagonista. l’antagonista. • I l protagonista è: un ragazzo. una ragazza. • Lo si capisce dagli aggettivi: al maschile. al femminile. •L ’antagonista è un mostro: con sembianze umane. che si aggira solo di notte. • Il fatto si svolge: durante il pomeriggio. a fine giornata. • Il fatto narrato: ha una conclusione. non ha una conclusione. Nel testo, sottolinea: • in rosso la descrizione del mostro; • in blu il momento di maggiore tensione e suspense.
ALLA RICERCA DI PROVE Sembrava che il tempo non passasse mai, quel giorno. Non vedevo l’ora di raccogliere le prove e di fuggire via da lì. Ma il signor Mortman se la stava prendendo comoda. Finalmente, gettò via l’ultimo foglio. Ci siamo! Ora inizierai la tua solita trasformazione; vero, signor Mortman? Invece no. Prese i libri dalla scrivania e cominciò a riporli negli scaffali, borbottando come suo solito, finché non li ebbe sistemati tutti. Io ero accucciata nell’ombra e speravo in cuor mio che stesse alla larga dallo scaffale dietro il quale mi ero nascosta. “Fa’ che si sbrighi!” pregavo dentro di me. Sentivo il signor Mortman che si muoveva, ma dalla mia postazione non riuscivo a vederlo. Improvvisamente, mi giunse alle orecchie il suo borbottio. Più vicino, sempre più vicino. Mi aveva sentita? Mi aveva vista? Non mi mossi, trattenendo il respiro. Lui, intanto, continuava a borbottare. Trassi un lungo respiro di sollievo quando compresi che il signor Mortman si era allontanato nell’altra direzione, e balzai in piedi. Tenendo la macchina fotografica saldamente fra le mani, feci capolino da dietro lo scaffale. Lo vidi frugare nel cassetto della scrivania e mi sentii perduta. “Sono stata una stupida, il mio piano non funzionerà mai”.
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IN BREVE
“Il signor Mortman mi scoprirà. Appena gli scatterò la foto, si accorgerà della mia presenza, mi salterà addosso e mi papperà in un boccone. O mi inseguirà e mi farà prigioniera. Non mi lascerà uscire viva da qui! Basta uno scatto. Uno scatto soltanto” pensai. “Se la foto sarà nitida e chiara, avrò finalmente la prova che cercavo”. Feci un passo avanti e mi sporsi appena. Il signor Mortman, canticchiando allegramente, stava per mettere le mani su un barattolo di vetro. “Ci siamo!” pensai. – È l’ora della pappa, mie timide amiche – lo sentii cantilenare. E mentre svitava il tappo del barattolo, cominciò a trasformarsi. I suoi occhi divennero enormi, la bocca larga larga, come una fornace, completamente storta. Nel giro di pochi secondi, la testa mostruosa spuntò dal colletto della maglietta e cominciò a dondolare orribilmente e la lingua di serpente saettava nella bocca nera, mentre il mostro si pappava una manciata di insetti dietro l’altra. Facendomi coraggio, con la mano che mi tremava, sollevai la macchina fotografica. Poi, trattenendo il respiro, mi avvicinai più che potevo. “Coraggio, Lucy, ci siamo…”. Al lampo del flash seguì il grido acuto del signor Mortman. Colto alla sprovvista, si portò le mani al volto, nel tentativo di proteggere gli occhi sporgenti. Rimasi immobile, in silenzio, paralizzata dalla paura.
Sul quaderno, fai il riassunto completando le frasi. • La protagonista se ne sta nascosta per… • L’oggetto della sua curiosità è il… • L’attesa è… • La ragazza comincia a pensare… • Ma a un certo punto il signor Mortman… • Mentre apre il barattolo… • La ragazza prende il coraggio a due mani e… • Al lampo del flash…
SE LEGGO, CAPISCO Segna con una X. • Come mai, secondo te, la ragazza si è messa alla ricerca di una prova? Aveva dei sospetti. Aveva già assistito alla trasformazione. • Q uale frase te lo fa capire? Sottolineala. • P erché, secondo te, vuole avere una prova? Vuole che gli altri le credano. Vuole denunciare il signor Mortman.
R.L. Stine, Un barattolo mostruoso, Mondadori
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IL RACCONTO DEL TERRORE
UN'INCREDIBILE SCOPERTA SE LEGGO, CAPISCO Segna con una X. • Che tipo di Museo è quello in cui si trovano i protagonisti? Un museo di Scienze naturali. Un museo Egizio. •Q ual è l’intenzione dei protagonisti? Aprire un antico sarcofago. E splorare una cantina. •C he cosa tiene in mano la mummia? Lo scettro del comando. Un vecchio papiro. • Qual è il messaggio? L ’annuncio di una sciagura. La maledizione per chi oserà aprire il sarcofago. •Q uale fatto spaventa Jelly e Grimstone? Il ritorno in vita del faraone. Il dissolversi del sarcofago.
Nel vecchio scantinato di un museo buio e maleodorante il professor Jelly e Grimstone, il direttore della sezione egizia, sollevarono il coperchio della cassa coperta di ragnatele e lo deposero a terra. All’interno c’era un meraviglioso sarcofago egizio completamente decorato da moltissimi geroglifici. Il professor Jelly esaminò i geroglifici e iniziò a tradurre:
Chi apre il sarcofago
sarà maledetto da Anubi – E quali erano le sue maledizioni? – domandò Grimstone. – Oh, le solite cose: “possa il vostro corpo essere divorato per mille anni dalle formiche giganti”; “possa il vostro cuore esservi strappato dal petto dai coccodrilli...”. Il direttore impallidì: – E queste maledizioni funzionano? – Non ne ho idea – rispose Jelly. – Ah, ascolti questo:
Qui giacciono le sacre spoglie del faraone sovrano il cui nome rimbomberà nei secoli – È Sennapod, il faraone scomparso della quarta dinastia e mezzo! – Sennapod! – ansimò il direttore. – Le fonti scritte sostengono che nel sarcofago fu nascosta la mappa che spiega come raggiungere il suo tesoro. Cerchi la mappa, Jelly! I due sollevarono il coperchio, ed ecco Sennapod, vecchio di oltre quattromila anni, completamente avvolto in bende giallastre in avanzato stato di putrefazione.
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– Guardi qui: Sennapod stringe in mano un papiro. Deve essere la mappa! – disse il professor Jelly; poi prese il papiro dalle dita della mummia e cominciò a leggere:
Le divinità dell’antico Egitto maledicono il verme che sta leggendo quest’antica maledizione. Tu, verme, hai spezzato il sigillo del faraone Sennapod e hai profanato il suo riposo eterno. Quando i tuoi viscidi occhi leggeranno queste parole, Sennapod si alzerà e tu cadrai al suolo, verme! Jelly si interruppe, senza fiato. Grimstone, con una mano, gli stava scuotendo il braccio e con l’altra indicava terrorizzato il sarcofago. Sotto gli occhi sbarrati dei due uomini terrorizzati, la mummia prese vita. Le dita giallastre si mossero. La bocca lottò per farsi largo tra le bende e finalmente l’aria fresca penetrò negli antichi polmoni, che cominciarono a respirare di nuovo. La testa si sollevò di colpo e il corpo si mise seduto. Una gamba si sollevò dal sarcofago e la mummia si alzò lentamente in piedi. Grimstone e Jelly fecero per gridare. Spalancarono la bocca, ma le loro voci erano così soffocate che ogni loro sforzo risultò vano. I due cercarono di fuggire, ma i piedi sembravano essere inchiodati al pavimento. Il faraone Sennapod, signore dei serpenti, re degli ippopotami e calpestatore di vermi, superò i corpi tremanti, raggiunse la porta del locale e uscì nella notte buia e piovosa. Proprio quel giorno ricorreva il suo quattromilaseicentesimo compleanno.
DENTRO IL TESTO Nel testo, sottolinea con i colori indicati gli elementi del racconto del terrore.
Luogo in cui si svolge la vicenda.
Reazioni di terrore dei protagonisti.
Caratteristiche della mummia.
Segna con una X. • Il narratore è: interno. esterno. • Il testo: non ha una conclusione vera e propria. ha una conclusione, ma lascia in sospeso la sorte della mummia.
C LIL
J. Strong, C’è un faraone nel mio bagno!, Piemme
To transform a body to mummy, ancient Egyptians needed 70 days!
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VERSO L’INVALSI
UNA SERATA DA... DIMENTICARE 1
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John era arrivato in Francia quella mattina ed era sceso dal traghetto pregustando la sua vacanza in bicicletta. Pioveva a dirotto, ma, fortunatamente, vide una casa solitaria in mezzo a un prato. Scese dalla bicicletta e bussò. Il colpo rimbombò per la casa vuota. Si accorse che la porta non era chiusa a chiave. Allora, con un po’ di tremarella, entrò. Alla flebile luce di un cerino vide una spessa traccia di fango fresco che, dall’oscurità del soggiorno, arrivava fino a un divano su cui era appoggiato un pigiama lacero e puzzolente. Accese un altro fiammifero che si spense quasi subito per una corrente d’aria improvvisa. Un rumore… Qualcosa di bagnato e morbido cadeva sul pavimento. – Chi c’è? – urlò strisciando fino alla porta e spalancandola. Nessuno. Rise delle proprie paure e si affrettò ad accendere il fuoco nel caminetto, accanto al quale c’era un grande fascio di legna. Ed ecco, di nuovo, quel rumore misterioso e agghiacciante. Sembrava più vicino adesso! Sulla soglia rivide la traccia di fango. John indietreggiò. La traccia di fango lo seguì, poi deviò verso il pigiama sul divano. Come l’ebbe raggiunto, il pigiama sembrò animarsi. Dapprima si alzò, sollevato da una mano invisibile, poi iniziò a gonfiarsi come se venisse riempito da un corpo vivo. Ma era un corpo invisibile e bagnato, oltre tutto, perché dal pigiama cominciò a gocciolare acqua. John non aspettò di vedere che cosa intendesse fare quel pigiama. Si precipitò oltre il portone d’ingresso, inforcò la bicicletta e fuggì nella pioggia battente, tra le ombre della sera. Deary, True stories, De Agostini
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Dopo aver letto con attenzione, segna con una X. Se hai dei dubbi, torna al testo. 1 C on quale mezzo John era arrivato in Francia? A. In macchina. B. Con il traghetto. C. In bicicletta. D. In treno. 2 Per quale motivo? A. Provare la bicicletta nuova. B. Affittare una casa. C. Fare una vacanza in bicicletta. D. Esplorare i dintorni. 3 Pioveva a dirotto, quindi Jhon: A. tornò indietro. B. entrò in un negozio. C. si riparò in una casa solitaria. D. restò sotto la pioggia. 4 Il momento di “suspense” è: A. dalla riga 1 alla riga 6. B. dalla riga 8 alla riga 20. C. dalla riga 20 alla riga 25. D. dalla riga 15 alla riga 26. 5 Il momento del A. dalla riga B. dalla riga C. dalla riga D. dalla riga
“terrore” è: 21 alla riga 28. 24 alla riga 31. 3 alla riga 10. 10 alla riga 16.
6 C he cosa nota alla luce del cerino che lo impensierisce (righe 9-10)? A. Una traccia di fango fresco che attraversava il soggiorno. B. L’ampiezza del soggiorno. C. Il fuoco acceso nel caminetto. D. Un vecchio divano. 7 Che cosa fa spaventare John? A. Il freddo e il silenzio nella casa. B. Non riuscire a vedere nulla. C. Trovare della legna accanto al caminetto. D. Sentire un rumore misterioso e non vedere nessuno. 8 Perché John indietreggiò (riga 21)? A. Aprendo la porta entrava solo aria fredda. B. Accanto alla porta c’era una traccia di fango. C. Il fuoco nel caminetto si era spento senza motivo. D. Dal soffitto scendeva acqua freddissima. 9 Perché alla fine John fugge? A. Dal pigiama gocciola acqua. B. Il divano scricchiola come se ci fosse seduto qualcuno. C. La scia di fango lo insegue. D. Il pigiama si anima e si gonfia come un corpo vivo. 91
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SAPER ASCOLTARE UN CAPRIOLO SOTTO IL TEMPORALE – Venite! Venite a vedere: lì in quello spiazzo c’è un capriolo appena nato. Venite ad aiutarmi! Uscirono nel temporale anche gli altri tre e lo seguirono di corsa. Quando giunsero nella radura videro tra le felci l’animaletto quasi senza vita, battuto dall’acqua che gli faceva colare sopra fili d’erba, aghi d’abete e petali rossi di fiori: aveva gli occhi spalancati e certo non si rendeva conto che il mondo dove era venuto alla luce da pochi minuti non era fatto solamente di temporali. Un boscaiolo si chinò a raccoglierlo, ma quello che l’aveva visto lo fermò: – Non toccarlo! – gli urlò tra lo scroscio. – Se la madre sente il tuo odore lo abbandonerà. Non lo riconoscerà più! Incominciò a grandinare e i grani battevano giù dagli alberi pigne e rametti: il boscaiolo si levò la giacca e la tenne stesa sopra il capriolo: – Andate a prendere delle cortecce e dei rami – disse ai compagni, – dobbiamo fargli un ricovero, sennò la tempesta lo ammazza. – Ma dove sarà la madre? E come mai l’ha partorito qui vicino a noi? – chiese uno. – Avrà cercato aiuto. Gli animali capiscono certe cose... Adesso sarà spaventata dalle saette e magari è poco lontana – riprese il più anziano dei quattro. Ormai erano bagnati fin dentro le scarpe e fin sotto la maglia di lana; con lena pulirono e spuntarono quattro grossi rami; con la testa della scure li ficcarono nel terreno attorno al capriolo e poi con attenzione e a regola d’arte, in modo che non gocciolassero sotto, posarono le cortecce a fare tetto. La piccola bestiola lasciava fare, solo sentiva che ora l’acqua e la grandine non la battevano più: quei lampi improvvisi seguiti dal gran fragore del tuono che rimbombava nel bosco, ecco, lo spaventavano un po’. Terminato il lavoro i quattro si ritirarono al riparo. Continuava a piovere e a tuonare, tutti e quattro pensavano al piccolo capriolo sotto il riparo che avevano fatto. – Chissà se la madre lo ritroverà; e se vivrà dopo un parto tra queste intemperie – disse uno come a conclusione di un pensiero. – Sono forti, loro, sono madri... – lo tranquillizzò il più anziano. Ora le saette erano cessate, ma continuava a piovere; il temporale si era spostato verso l’altra valle. La mattina seguente era così limpida che potevi contare gli alberi sulle creste dei monti lontani. I quattro andarono insieme al ricovero del capriolo. Con attenzione levarono le cortecce messe a tetto sopra i rami ma, sotto, il capriolo non c’era più. – Sarà venuta la madre a prenderselo – disse il cacciatore. – Senti, il covo è ancora tiepido – aggiunse tastando con una mano le felci schiacciate. Stettero un poco in silenzio poi a monte, sulla costa del bosco, sentirono un breve scalpiccio e frusciare di rami. Poi belare. – Sono loro – disse il guardacaccia – È venuta a prenderselo: ce l’hanno fatta. M. Rigoni Stern, Il libro degli animali, Einaudi
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{ Dopo aver ascoltato la lettura dall’insegnante o sul CD-Audio, segna con una X. 1
Chi sono i protagonisti? Quattro turisti. Quattro boscaioli. Quattro guardiacaccia.
2 In che modo inizia il racconto?
Con la presentazione dei personaggi. Con la descrizione dell’ambiente. Con l’invito da parte di uno dei tre personaggi a uscire.
3 Come mai?
È caduto un fulmine. È stato trovato un capriolo appena nato. Inizia il turno di guardia di uno dei protagonisti.
4 Che cosa vorrebbe fare uno
dei guardacaccia? Portare il capriolo al riparo. Cercare la madre. Mettersi di guardia vicino al capriolo.
5 Che cosa fanno invece?
Se ne vanno, perché piove troppo. Proteggono il capriolo con delle cortecce. Avvisano il comando centrale.
7 Che cosa fanno per prima cosa
6 Perché?
È troppo tardi per salvare il capriolo. Così dal comando manderanno degli esperti. Se toccassero il cucciolo la madre non ne riconoscerebbe l’odore.
la mattina seguente? Controllano i danni del temporale. Controllano la capanna del capriolo. Riprendono il loro giro nel bosco.
8 Che cosa vedono?
Che il capriolo non c’è più. Che il capriolo sta molto male.
9 Secondo loro, che cosa è accaduto? a madre è venuta a riprendere L il piccolo. Il piccolo se n’è andato da solo.
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IL
FUMETTO Leggi il fumetto, osserva le varie parti, segna con una X e completa.
Introduzione
RICHIAMO
Titolo
CHE COS’È?
EHI, LISETTE, HAI VISTO?
FACILE, UN CAPPELLO!
vignette da reillustrare
HO VISTO, KID!
Vignetta
NO, UN MEGAFONO!
Striscia
AAAHHH!!!
balloon MA NO, È UN CANNOCCHIALE!
Sviluppo
suoni onomatopeici
HO CAPITO! È UN RICHIAMO PER MUCCHE!
BEH... FUNZIONA!
Conclusione
stelle di dolore
da Achdé, Il Giornalino, Edizioni San Paolo
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Il fumetto è un testo narrativo con caratteristiche grafiche particolari. TITOLO
Nel fumetto solitamente il titolo serve per introdurre l’argomento. • Il titolo è:
Kid Lucky
Richiamo
INTRODUZIONE
L’introduzione presenta il protagonista. • Il protagonista è:
Kid Lucky.
Lisette.
La situazione, a volte, è introdotta da una didascalia. • In questo caso la didascalia: • L’introduzione è composta da:
è presente. una vignetta.
è assente. due vignette.
SVILUPPO
Il fumetto è chiamato testo misto, perché è realizzato attraverso: il linguaggio verbale, contenuto nei balloon o nuvolette, che hanno forma diversa per permetterci di capire se i personaggi: parlano , gridano ,sussurrano , pensano o sognano , oppure se c’è una voce metallica che esce da radio, telefono o TV... • In questo caso le nuvolette indicano che i due personaggi: parlano. gridano. sussurrano. pensano.
I suoni onomatopeici, che “imitano” versi di animali, suoni, rumori (muuu, bee, cip, splash, smack, slam, zip...). • In questo fumetto i suoni onomatopeici sono: assenti. presenti, cioè
I l disegno, cioè la vignetta (un singolo riquadro) e la striscia (più vignette vicine sulla stessa riga). I segni grafici (stelle, cuori, nuvolette nere, lampadina, grosso punto di domanda o punto esclamativo...) che hanno il compito di arricchire il racconto con particolari in più che non vengono espressi con le parole. CONCLUSIONE
La conclusione può essere o stupefacente e inaspettata o divertente. Se il protagonista è un po’ pasticcione, finirà per cacciarsi in una situazione imbarazzante; se è un personaggio abile e forte, diventerà un eroe.
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IL FUMETTO
AI VOSTRI POSTI! DENTRO IL TESTO Nel fumetto riquadra: • i n verde la vignetta dell’introduzione; • in viola le vignette dell’allenamento; • in arancione il momento della gara; • in blu la partenza; • in rosa l’arrivo “rovinoso”. Segna con X gli elementi del fumetto presenti in questa storia.
Didascalie. Disegni. Vignette. Strisce. Balloon parlati. Balloon gridati. Balloon pensati. Balloon sussurrati. Voci da microfono. Voci da telefono. Voci radio o TV. Suoni onomatopeici. Punti interrogativi. Punti esclamativi. Stelle. Gocce di sudore. Nuvolette. Lampadina.
Un nuovo giorno alla fattoria, ma non uno come tanti...…
Ai vostri posti! Pronti?
Pistaaaaa!
EEEHH?
VIA!
Pant Pant!
ALBERTO, CHE COSA SUCCEDE? RIPRENDO FIATO E TE LO DICO
STOP! 1O SECONDI E 9, NIENTE MALE! ... ALLA CORSA DEI CANI DELLA CONTEA, CON UN RICCO PREMIO!
RINCORRERE ALBERTO È UN OTTIMO ALLENAMENTO!
VEDI, MOSÈ HA DECISO DI PARTECIPARE...
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Signori e signore, benvenuti alla corsa DEI CANI della contea! Tra poco sarà tutto pronto
SE LEGGO, CAPISCO egna con una X S quale vignetta può rappresentare il finale adatto, poi spiega perché.
Fu una gara entusiasmante. Mosè, vedendo tra LA FOLLA Alberto, corse più veloce di tutti per acciuffarlo!
con uno scatto finale raggiunse Alberto e...… ... vinse!!!
Preso!
Evviva Mosè!
MOSÉ!
MOSÉ Frena!
da Lupo Alberto
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IL FUMETTO
IN GITA SCOLASTICA SE LEGGO, CAPISCO Segna con una X. • A l bambino guardando l’insegna viene in mente il Natale perché: a Natale è andato dal barbiere. ha le strisce come i bastoncini di zucchero da mettere sull’albero. • L a bambina con la maglia rosa: ha paura di tutto. è molto interessata. è la più sfortunata della classe. • L e visite al barbiere e all’autolavaggio hanno lo scopo di: mostrare i lavori da non fare. fare degli scherzi alla bambina con la maglia rosa. far conoscere la vita dei lavoratori. • L a relazione sulla gita termina con “una all’anno basta”, perché: è stata troppo lunga e faticosa. durante la gita la bambina ha avuto esperienze poco simpatiche.
Perché si ferma l’autobus?
Mai sentito parlare di una gita istruttiva da un barbiere!
e adesso dove siamo? In un autolavaggio!
Relazione sulla <gita.
Comincia la visita: si scende!
osservA quest’uomo mentre taglia i capelli
Osserviamo che tipo di lavoro si fa in un autolavaggio
ABBIAMO FATTO TANTA STRADA PER UN NEGOZIO DI BARBIERE?
Non vedo!
Non vedo!
PERCHÉ QUESTA INSEGNA MI RICORDA IL NATALE?
Va’ più avanti!
Va’ più avanti!
Ab∫iamø visitatø Le <gite <istruttive <un negoziø di sonø moltø <bar∫iere e <un <istruttive. <autolavaggio.
Una <all’<annø <basta.
C.M. Schulz, Odio star sveglio la notte!, Dalai Editore
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IL FUMETTO
A PESCA Ti prepari per andare a pesca?
Come fa a pescare senza licenza?
Già, come?
Se vai a pesca, ti consiglio un posto!
esatto!
I gatti non possono votare, non possono prendere in prestito i libri dalla biblioteca...
Prova sul ponte, quasi alla fine della strada…
Torni dalla pesca?
appena avrò messo il cappello
... non possono andare all’università per studiare medicina!
Perché dovrebbe comprare una licenza di pesca?
Che suggerimento strano
Quanti PESCI hai presO?
?
... e lo stivalone!
NESSUNO
Già, perché?
Le auto continuano a passare sopra alla lenza!
Non sapevo che fossero sott’acqua!
C.M. Schulz, Odio star sveglio la notte!, Dalai Editore
SE LEGGO, CAPISCO Segna con una X. • I due bambini sono perplessi perché: il gatto non sa pescare. il gatto non ha la licenza di pesca.
• I ragionamenti dei bambini: sono corretti e sensati. imitano i discorsi degli adulti.
• I bambini sono d’accordo che: ai gatti non serve la licenza di pesca. i gatti devono seguire le regole degli umani.
• La conclusione fa sorridere perché: il bambino è piccolo e non sa dare indicazioni. il gatto va pescare ma non sa nulla sulla pesca.
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IL FUMETTO
AGGUATO… CANINO DENTRO IL TESTO Segna con X gli elementi del fumetto presenti in questa storia.
Didascalie. Disegni. Vignette. Strisce. Balloon parlati. Balloon gridati. Balloon pensati. Balloon sussurrati. Suoni onomatopeici. Punti interrogativi. Punti esclamativi. Stelle. Gocce di sudore. Nuvolette. Lampadina.
I CANI DA GUARDIA DEL CONTADINO...
??
SE LEGGO, CAPISCO Segna con una X. • S econdo te, quale può essere l’antefatto?
Il ragazzo è un ladro. Vignetta
OH, NO!
A B
Il ragazzo è innocente. Vignetta
A
A B
B
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?
SE LEGGO, CAPISCO erca di “anticipare” C la conclusione e segna con una X il finale adatto.
! DA QUESTA PARTE, RAGAZZO!
CORRI!
I cani, ferocissimi e addestrati all’aggressione, hanno continuato a inseguire i due personaggi senza lasciar loro scampo. Vignetta A B
I l ragazzo e l’uomo sono riusciti a fuggire e a lasciare indietro i cani. Vignetta A B
A PRESTO!
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VERSO L’INVALSI
la sirenetta LA SIRENETTA È TORNATA IN FONDO AL MARE ED È DISPERATA: VUOLE STARE CON IL SUO AMATO.
... è DIVENTARE ANCHE TU UNA CREATURA UMANA!
e tu puoi aiutarmi?
la soluzione del tuo problema è semplice! l’unico modo per avere ciò che vuoi... Speriamo...
c’è chi vorrebbe essere più magrO... o chi vorrebbe essere più bello!
Mia cara, dolce piccina! è quello che so fare meglio, aiutare chi ha bisogno... CERTO C’è UN PREZZO DA PAGARE... E GUAI A CHI SE NE DIMENTICA! COME QUEI MOSTRICIATTOLI!
TI TRASFORMERò IN UNA CREATURA UMANA PER TRE INTERI GIORNI! MA, PRIMA CHE IL SOLE TRAMONTI IL TERZO GIORNO, IL TUO PRINCIPE DOVRà DARTI UN BACIO!
NON UNO QUALUNQUE! UN BACIO DI VERO AMORE! ALLORA, RESTERAI UMANA PER SEMPRE!
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Dopo aver letto con attenzione, segna con una X. Se hai dei dubbi, torna al testo. 1 Quando si svolge la vicenda? A. Nel passato. B. Nel presente. C. Nel futuro. D. Non è specificato.
7 Chi è il protagonista? A. Una sirena maga. B. Un giovanotto. C. Una ragazza. D. Una sirena.
2 Il luogo: A. è fantastico. B. è reale. C. è verosimile. D. non è specificato.
8 P erché la protagonista si rivolge a una maga? A. È stanca di vivere nel mare. B. Vuole abbandonare la terra. C. Vuole trasformare il suo innamorato in sirena. D. Si è innamorata di un umano e vuole stare con lui.
3 Questo è un fumetto perché: A. i personaggi sono di fantasia. B. si svolge in un luogo reale. C. è composto da parole e immagini. D. ci sono molte descrizioni. 4 Da quante strisce è composto? A. Dieci. C. Otto. B. Quattro. D. Una. 5 Ci sono didascalie? A. Nemmeno una. B. Una sola alla fine. C. Una sola all’inizio. D. Una per ogni striscia. 6 C he cosa ha il balloon del pensiero di diverso dagli altri balloon? A. Il bordo ondulato. B. Il bordo tratteggiato. C. Il bordo continuo. D. Il bordo colorato.
9 La maga dice alla protagonista che: A. la trasformerà in una creatura umana per sempre. B. la trasformerà in una sirena solo per un giorno. C. la trasformerà in una creatura umana per tre giorni. D. non può esaudire il suo desiderio. 10 S e la maga l’aiuterà, quale sarà il prezzo da pagare? A. Ricevere un bacio di vero amore entro tre giorni. B. Tornare da dove è venuta dopo tre giorni. C. Sposare entro tre giorni l’innamorato. D. Convincere l’innamorato a seguirla nel mare. 103
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A C I V I C E N O I EDUCAZ L’OPERA LIRICA LA MERAVIGLIA DELLE ARTI
IL DECENTRAMENTO AMMINISTRATIVO L’opera lirica è uno spettacolo teatrale molto particolare in cui gli attori, anziché parlare, cantano! Hanno una voce possente in grado di fare degli acuti Continuiamo eadti approfondire i Principi fondamentali nostra Costituzione. lunghissimi, sembra debbano rimanere senza fiatodella da un momento all’altro. Nell’opera lirica si racconta una storia attraverso dialoghi cantati, accompagnati dalla musica di un’orchestra che suona proprio sotto il Poiché palcoscenico! il territorio dell’Italia è molto vasto ARTICOLO 5.
e dalla i cittadini sono molti, I cantanti dell’opera lirica hanno diversi tipi di voce che, più acuta alla piùla Costituzione dichiara La Repubblica, una e indivisibile, riconosce che è opportuno suddividersi i compiti e quindi grave, vengono classificati in questo modo. e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più VOCE FEMMINILE ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia SOPRANO e del decentramento. MEZZOSOPRANO
lo Stato ha creato delle amministrazioni locali, cioè: le Regioni, le MASCHILE Province, i Comuni, che, VOCE pur essendo indipendenti, devono sempre rendere conto allo Stato per le decisioni prese. TENORE Per capire meglio osserva lo schema che rappresenta lo Stato italiano come una “matrioska”, la bambola il cui interno BARITONO nasconde tante altre bambole.
Nello Stato italiano ci sono: CONTRALTO • 20 Regioni; • in ogni Regione ci sono più Province; • in ciascuna Provincia ci sono più Comuni.
BASSO
Da dove provengono le Sstorie cantate Con l’aiuto di una carta tato geografica, completa l’elenco nell'opera lirica? Region e delle Regioni italiane:
a
vinc Molti sostengono che l’opera lirica sia noiosaPreoincomprensibile. • Italia settentrionale: i m u o n Beh, non è affatto vero! In realtà l’opera mette in scena storie molto C e Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria, affascinanti che sanno interessare e coinvolgere. Veneto, .................................................. Le vicende si ispirano a leggende o romanzi; oppure possono essere .................................................................... .................................................................... interamente frutto della fantasia dello scrittore che, nel caso dell’opera lirica, si chiama librettista. • Italia centrale: Una volta scritta, la storia passa al compositore, che ne scrive le Toscana, Lazio, .................................. musiche sottolineando i vari stati d’animo dei personaggi con musiche.................................................................... .................................................................... romantiche e allegre oppure tristi e drammatiche. • Italia meridionale:
Le partiture e i libretti dell’opera sono scritti prevalentemente Campania, ............................................ in lingua italiana; per questo, l’opera lirica ha contribuito e .................................................................... contribuisce ancora oggi alla diffusione della nostra lingua e • Italia insulare: Sicilia, della nostra cultura nel mondo! I teatri italiani, meta di tantissimi La partitura è la scrittura ............................................... appassionati, sono tra i più famosi del mondo. di più righi musicali.
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Il Flauto Magico
L’opera lirica
Ma in Italia non si parla solo italiano? No! Sebbene possa sembrare strano, esistono alcune La Repubblica tutela con apposite zone in cui la lingua principale non è l’italiano. norme le minoranze linguistiche. Il Flauto Magico (1791) è un’opera in due atti con altre Sono soprattutto zone che confinano musicata da Wolfgang Amadeus Mozart. Nazioni, come ad esempio la Valle d’Aosta, che Ambientata nell’antico Egitto (vistoe però confina con la Francia in cui come si parla anche il francese,magico), il Trentino-Alto Adige, che confina con un fantasioso mondo la storia racconta la Svizzera e l’Austria e in cui si parla anche il di come il principe Tamino, dopo aver superato Friuli-Venezia Giulia, che dalle confina con diverse prove, tedesco, riesce ailliberare l’amata Pamina forze del Male.la Slovenia e in cui si parla il friulano, lo sloveno e il tedesco. Ma vi sono anche altre lingue e quindi anche altri usi e costumi. Poiché queste Regioni si trovano sul suolo dello Stato italiano, devono essere protette nel rispetto della loro cultura.
L'autore
LA MERAVIGLIA DELLE ARTI
ARTICOLO 6.
Wolfang Amadeus Mozart
OOPERATIVO NTO Cgenio MEgrande NDil Ipiù APPREfu
dellainstoria 1 Dividetevi gruppidella di duemusica. o tre e suddividetevi Nacque Salisburgo nel 1756 in parti uguali lea Regioni italiane. e cominciò a mostrare il suo 2 Ogni gruppo svolgerà una ricerca in Internet sulle linguestraordinario e sui dialetti considerati come talento già da una lingua, parlatipiccolissimo. nelle Regioni assegnate. 3 Una volta terminato il lavoro,launite vostre ricerche A soli 5 anni scrisse sua le prima e controllate quante lingue diverse dall’italiano sono composizione, sorprendendo parlate in Italia. il mondo intero. Nonostante 4 Preparate una legenda, assegnando a ogni lingua la sua vita=(morì a soli 35 un colore (es.breve francese azzurro). anni) scrisse più di 600 opere, 5 Ora, realizzate una grande cartina d’Italia divisa dando dimostrazione di essere in Regioni. 6 Ogni gruppo, a turno, trasferirà sulla cartina d’Italia un genio assoluto! i colori delle lingue parlate nelle Regioni analizzate. Ed ecco che… avrete ottenuto una cartina tematica delle lingue parlate in Italia!
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O T N O C C A R IL
GIALLO
Il racconto giallo è un testo narrativo che si sviluppa attorno a un caso da risolvere: un furto, un’aggressione, un rapimento... Per risolvere il caso entra in campo o un detective o un commissario di polizia che si mette alla ricerca di indizi e di prove, con cui arriverà alla soluzione del caso. Leggi il racconto, osserva le varie parti e segna con una X. Entra in scena il detective Sherlock Holmes. Parole che introducono il caso: Holmes anticipa la sua conclusione.
Raccolta degli indizi che servono a Holmes per giustificare le sue deduzioni.
Risoluzione del caso: l’osservazione e la raccolta degli indizi hanno permesso al detective di giungere alla conclusione.
ELEMENTARE, WATSON… Entrando nella mia stanza a grandi passi, Holmes esclamò: – Ah, mio caro Watson, sono proprio felice di vederla. Noto che lei non è stato molto bene in quest’ultimo periodo. I raffreddori d’estate sono sempre noiosi. – Infatti, ma credevo di aver ormai cancellato dal mio viso ogni traccia di quel piccolo malessere. – È vero. Lei ha l’aria di stare benone. – Come ha fatto dunque a capire che sono stato raffreddato? Da che cosa lo ha dedotto? – Dalle sue pantofole. Mi guardai istintivamente le nuove pantofole di vernice che avevo indossato. – Le sue pantofole sono nuove: non può che averle acquistate da poche settimane. Eppure le suole, che lei in questo momento mi mostra, sono leggermente bruciacchiate. Per un attimo ho pensato che le avesse bagnate e successivamente bruciate nell’asciugarle. Ma, vicino all’incollatura, ho notato un piccolo disco circolare di carta con impressa l’etichetta del venditore. Ora, l’umidità avrebbe certamente fatto staccare questa etichetta. Perciò ho dedotto che lei è rimasto seduto con i piedi allungati vicino al fuoco, cosa che difficilmente farebbe chiunque, durante il mese di giugno, per piovoso che sia, se la sua salute fosse perfetta. A.C. Doyle, Le memorie di Sherlock Holmes, Mondadori
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TITOLO
Il titolo in questo caso riporta le famose parole pronunciate dall’infallibile detective Sherlock Holmes. • Da queste parole capiamo che il caso: è troppo difficile da risolvere. è facilissimo da risolvere. INTRODUZIONE
Il racconto entra subito in argomento. • In questo racconto nell’introduzione vi è: la presentazione del caso. l’anticipazione della soluzione. • Il luogo è:
l’ufficio di Holmes.
la casa di Watson.
• Il tempo:
è già espresso.
verrà precisato più avanti.
SVILUPPO
Come in tutti i racconti gialli, dopo la presentazione del “caso” o reato, entra in campo il vero protagonista, che in questo racconto è il detective Sherlock Holmes. Altri personaggi tipici sono: la vittima (di un furto, di un rapimento, di un’aggressione...) e l’indiziato. Quest’ultimo è colui che sembra aver a che fare con il reato e che, solo dopo aver collegato indizi e prove, potrebbe essere dichiarato colpevole oppure innocente. • Il protagonista è:
Watson.
• La “vittima” è:
Watson.
• Gli indizi sono:
il naso rosso.
Holmes. Holmes. le pantofole.
il caminetto.
Il narratore nel racconto giallo può essere sia interno sia esterno. • In questo caso il narratore è:
interno.
esterno.
Nel racconto giallo le descrizioni della scena del crimine e degli indizi sono ricche di particolari.
CONCLUSIONE
La conclusione in un racconto giallo è fondamentale, perché di solito vi si trova la soluzione del caso. La soluzione non può essere soltanto l’incriminazione del colpevole, ma comprende tutto il ragionamento che viene fatto collegando prove e indizi.
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IL RACCONTO GIALLO
ESPLORARE… INTERPRETARE… SCOPRIRE… DENTRO IL TESTO Colora il quadratino con il colore corrispondente agli elementi del racconto giallo evidenziati nel testo.
I l tempo in cui si svolge l‘indagine. I luoghi in cui si svolge l’indagine. Gli indizi che vengono rilevati. Gli strumenti usati dal detective per rilevare gli indizi.
Nel testo, sottolinea in rosso la parte in cui viene spiegata la soluzione del caso.
Passata la mezzanotte, una debole luce filtrava dalle vetrine chiuse del negozio. Oltre quel punto si stendeva l’oscurità della cantina, vasta e minacciosa. Basil camminava su e giù e rifletteva ad alta voce sul problema: – Se ricordo bene, qui c’è un’uscita di emergenza. Mi afferrò il braccio: – E allora saremo i primi! Potrebbero esserci degli indizi. Accenda la candela, Dawson. Feci come mi chiedeva. Basil estrasse di tasca la sua lente d’ingrandimento e cominciò una minuziosa esplorazione, avvicinandosi lentamente alla porta d’emergenza. Neppure un millimetro di terreno sfuggì ai suoi occhi acuti. Con grande sorpresa, trovai che la porta era spalancata. Basil esaminò il marciapiede: – Aha! Vedo che la polvere qui è stata smossa di recente! Curvo fino a terra, scrutò con la lente la zona dentro e fuori l’apertura. – Dawson, questa polvere ha molte cose da raccontarci. Ci sono diverse orme di piedi, grandi e piccoli. Appartengono a tre adulti e a due bambini: le gemelle, certamente. Non ci sono tracce di lotta. Le impronte piccole mostrano di aver seguito senza costrizione quelle grandi. Si rialzò, e con un’espressione estremamente seria disse: – Le gemelle sapevano che non dovevano parlare con gli sconosciuti. Possiamo immaginarci le due bambine dirette alla pasticceria, tutte tristi e senza soldi. Proprio sulla porta del negozio incontrano uno sconosciuto sorridente, con dei cioccolatini francesi! Lo sconosciuto le invita a seguirlo e loro vanno con lui, dimenticando completamente gli ammonimenti dei genitori! Chiuse la porta: – Non c’è più niente da scoprire, qui. E. Titus, Basil di Baker Street, Mondadori
C LIL
To look for clues, the detective uses the magnifying glass.
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IL RACCONTO GIALLO
ELLERY QUEEN L’agente segreto si chiamava Storke, ed Ellery aveva già lavorato con lui. Perciò, quando Storke si presentò da lui all’improvviso dicendo: – Prima andiamo sul posto, poi ti spiego tutto. – Ellery lo seguì senza fare domande. A piedi raggiunsero insieme un negozietto sulla cui polverosa vetrina appariva la scritta sbiadita:
M. Merrilees Monk, tabaccaio Casa fondata nel 1897 L’interno era altrettanto decrepito dell’esterno. Stranamente il morto stringeva tra le mani un grosso barattolo che doveva contenere del tabacco, visto che portava un’etichetta con scritto MIX C. – Deve essere stato colpito da dietro – disse Ellery. – L’assassino deve averlo lasciato qui convinto che fosse morto; invece, prima di morire ha tirato giù il barattolo da quel ripiano in alto... dove c’è lo spazio vuoto. – Pare anche a me che sia andata così – confermò Storke. Ellery prese il barattolo dalle mani del morto e sollevò il coperchio. Il barattolo era vuoto. Allora si fece prestare una lente d’ingrandimento dall’agente segreto e, dopo un attimo, gliela restituì. – In questo barattolo non c’è mai stato il tabacco, Storke. Non si vede nessuna traccia, nessun frammento, nemmeno negli spigoli. Ellery passò a esaminare i ripiani. Su quello da cui aveva preso il barattolo MIX C ne rimanevano ancora nove. – Gli altri nove non sono vuoti – disse Storke, come se leggesse nel pensiero di Ellery. – Dentro c’è esattamente quello che dice l’etichetta. Ellery si accovacciò accanto al cadavere. – Immagino che sia Merrilees Monk – disse. – Non ci hai azzeccato affatto – replicò Storke con amarezza. – Era Hartman: uno dei nostri uomini migliori. Monk usava questo negozio come punto d’appoggio per gli agenti stranieri, che vi lasciavano o vi ritrovavano messaggi e refurtiva. Abbiamo cominciato a sospettare di Monk e abbiamo sorvegliato il negozio ventiquattr’ore su ventiquattro, ma senza risultato. Poi abbiamo scoperto che Hartman era un sosia quasi perfetto di Monk. Così, abbiamo arrestato Monk in piena notte e lo abbiamo sostituito con Hartman.
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IL RACCONTO GIALLO DI PAROLA IN PAROLA enendo conto del contesto, T segna con una X il significato esatto. • Decrepito: vecchio. screpolato. • Refurtiva: bottino, il risultato di un furto. messaggio segreto. • Libro mastro: quaderno che appartiene a un insegnante. quaderno che raccoglie i conti di un negozio. • Sovrumano: superiore alle proprie forze, straordinario. ultimo, estremo.
LINK a…
MATEMATICA
Ellery riesce a “leggere” il messaggio lasciato dalla vittima perché conosce i numeri romani. rova tu a “tradurre” questi P numeri arabi in numeri romani, come nell’esempio. 90 = XC 110 = ................... 59 = ................... 510 = ................... 900 = ................... 990 = ................... ra fai il contrario. O M = ................... D = ................... C = ................... L = ................... DCC = ................... IL = ...................
– Da quanto tempo si faceva passare per Monk? – Da quindici giorni. Ma non si era fatto vivo nessuno. Passava il tempo libero nel retro, a fotografare su microfilm il libro mastro del negozio, su cui erano registrati centinaia di nomi di clienti, ciascuno con il proprio numero e indirizzo. Ed è stata una fortuna, perché l’assassino ha portato via il libro mastro. Proprio questa mattina, Hartman ci aveva comunicato per telefono di aver scoperto che due dei clienti registrati erano degli agenti stranieri... Hartman ha fatto uno sforzo sovrumano per prendere dallo scaffale un barattolo vuoto... Evidentemente prima di morire ha voluto comunicare qualcosa. Ma... che cosa? – Chi erano gli agenti stranieri – rispose Ellery. Storke restò molto sorpreso. – Beh, a me non è riuscito a dire nulla – borbottò l’agente segreto. – Non mi dirai che a te ha detto qualcosa! – Beh... sì, mi ha detto chi sono i due agenti stranieri. Come ha fatto Ellery a capire chi erano i due agenti stranieri? Ecco la spiegazione che Ellery diede a Storke: – Tu mi avevi detto due cose: primo, che gli agenti stranieri figuravano tra i clienti registrati sul libro mastro di Monk; secondo, che sul libro mastro ogni cliente era contrassegnato con un numero. Hartman, prima di morire, ha fatto uno sforzo enorme per richiamare la vostra attenzione sul barattolo vuoto con l’etichetta MIX C. Nota bene: MIX C sono due parole e gli agenti stranieri sono due, ciò potrebbe voler dire che ciascuna delle due parole identifica uno degli agenti.
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SE LEGGO, CAPISCO Inoltre tutte le lettere di MIX C sono anche dei numeri romani. Prendi la parola MIX. M equivale a 1000; IX equivale a 9. Perciò MIX in numeri romani significa 1009. Sono sicuro, Storke, che il cliente contrassegnato sul libro mastro con il numero 1009 è uno dei due agenti stranieri. C non è altro che il modo romano di scrivere 100, e anche in questo caso sono convinto che al numero 100 corrisponda il nome di un altro agente straniero. Semplice, no? E. Queen, Racconti gialli, La Scuola
DENTRO IL TESTO Segna con una X. • I l protagonista è: Ellery. Storke.
• La vittima è: il tabaccaio. un agente segreto.
• Il “caso” è: un furto. un assassinio.
• Il colpevole è: un ladro. un agente straniero.
Nel testo, sottolinea: • in rosso il luogo in cui si è verificato l’assassinio; • in verde gli indizi rilevati da Ellery; • in arancione gli strumenti usati per rilevare gli indizi; • in blu la soluzione del caso.
Segna con una X. • Quale senso in particolare usa Ellery per studiare il “caso”? Vista. Udito. Olfatto. • Q ual è la migliore capacità di Ellery? L’osservazione. Gli interrogatori. La capacità deduttiva. • S econdo te, l’agente Storke è un po’ geloso della capacità deduttiva di Ellery? Sì. No. • Q uale frase del racconto te lo fa capire? “Storke restò molto sorpreso.” “Borbottò l’agente segreto.”
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IL RACCONTO GIALLO
LA MASCHERA NERA DI PAROLA IN PAROLA
Nel racconto troviamo l’aggettivo: “intempestivo”. Sappiamo che “tempestivo” significa “veloce”, “puntuale” ma il prefisso “in” gli dà significato contrario, cioè “tardivo”, “non puntuale”. In questo modo la nostra lingua riesce a dar vita a più parole. Osserva: capace, adatto • abile inabile, cioè • in + abile incapace, non adatto Sul quaderno, trasforma gli aggettivi dati nei loro contrari e scrivine il significato. accettabile • giusto • esatto • guaribile • offensivo • fedele
DENTRO IL TESTO
Nel testo, sottolinea: • in rosa il luogo cui si svolge il fatto; • in verde i piccoli detective; • in arancione la descrizione dell’aspetto fisico e delle azioni compiute dal colpevole; • in azzurro la vittima; • in viola chi, senza volerlo, ha ostacolato l’arresto.
Lasciarono il ponte della nave per dirigersi verso la cabina di Max. Improvvisamente, girando l’angolo di un corridoio, Pilou, che camminava in testa, si fermò di scatto: – Guardate! – sussurrò ai suoi compagni. – Qualcuno tenta di entrare dal signor Hagg! I cinque amici si erano immobilizzati. Al debole chiarore delle luci da notte, scorgevano la sagoma di un uomo curvo sulla serratura della cabina dell’olandese, intento a scassinarla. I ragazzi lo vedevano di profilo. Lo sconosciuto sembrava alto e magro. Indossava un abito scuro. Claude constatò che portava una maschera di velluto nero. A gesti, fece capire agli altri che dovevano avvicinarsi senza far rumore e saltare tutti insieme addosso alla Maschera! Ma Berlingot, la scimmietta, fece saltare questo piano. Lanciò un gridolino intempestivo. L’uomo girò la testa. I suoi occhi, che brillavano attraverso i buchi della maschera, si posarono sui ragazzi. Reagì in un lampo. Girando sui tacchi, balzò verso l’altra estremità del corridoio. Si lanciarono all’inseguimento. Fu una cosa travolgente. Claude e Michele galoppavano in testa. Seguiva Francesco. Poi venivano Pilou e Anna. Dago, il cane, incitato dalla voce della sua padrona, girò l’angolo prima di tutti. – La Maschera Nera non può sfuggirci! – gridò Claude. Ahimè, dopo aver raggiunto il termine del corridoio, i cinque giovani detective trovarono un passaggio trasversale su cui arrivavano altri due corridoi. Che strada dovevano prendere? – Dago! – chiamò Claude.
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Le rispose un breve guaito che veniva da destra. Tutti si precipitarono, per scontrarsi con Max che stava sopraggiungendo fiancheggiato da un Dago tutto gioioso. – Max! – disse Michele, costernato. – Che cos’è successo? – Sono io a chiedervelo – rispose Max, piuttosto imbarazzato. – Avete una faccia! Claude gli spiegò in due parole che erano alle calcagna della Maschera Nera. Max esclamò indispettito: – Ah, è così! Che imbecille sono stato! Ho rovinato tutto! Uscivo dalla mia cabina quando ho visto Dago che filava come una freccia. Senza sapere che facevo male, l’ho chiamato. Si è fermato ed è venuto da me. Credevo che desse la caccia al gatto delle cucine! – Troppo tardi, adesso, per riguadagnare il tempo perduto! – sospirò Francesco, desolato. – La Maschera Nera sarà riuscita ormai a mettersi al riparo. – Continuiamo a cercare – propose subito Max, visibilmente desideroso di rimediare al suo errore. – Proseguite di qui, io vado di là. Ma, invano, esplorarono la zona. – Siete proprio sicuri – chiese Max ai ragazzi, – che era la cabina del signor Hagg quella in cui voleva entrare la Maschera Nera? Andiamo a vedere! La serratura, in effetti, mostrava delle tracce molto recenti. Qualcuno aveva davvero tentato di forzarla. – Dobbiamo avvertire il comandante! – decise Francesco. – Mi sembra che la Maschera Nera si prenda gioco di noi. Colpisce sempre più spesso. Fortuna almeno che abbiamo sventato la rapina di oggi!
DI PAROLA IN PAROLA egna con una X S il significato esatto. • Fiancheggiato: ostacolato. a fianco, di lato. • Costernato: dispiaciuto. arrabbiato. • Erano alle calcagna: facevano lo sgambetto. inseguivano da vicino. • Sventato: mandato all’aria, impedito. scoperto, investigato.
C. Voilier, I cinque contro la Maschera Nera, Mondadori
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IL RACCONTO GIALLO
UN FURTO A SCUOLA SE LEGGO, CAPISCO Segna con una X. • Le vittime sono state: una sola. più di una. • I furti si sono verificati: tutti a scuola. tutti nella stessa classe. tre a scuola e uno no. • L illi diventa tutta rossa perché: è furibonda per il furto subito. è dispiaciuta, perché sa chi è il ladro. è mortificata, perché accusata di incolpare i compagni. • Il Barone è: un poliziotto. un compagno di classe. • C hi si improvvisa detective? Daniel. Il Barone.
Furto in classe Lilli era intenta a rovistare nel suo zainetto: non trovava più il borsellino. Stava ancora frugando, quando il professore di matematica fece il suo ingresso in aula. Tutta la classe balzò sull’attenti, compresa Lilli che, nell’alzarsi di scatto, rovesciò lo zainetto. – Che cosa stai facendo? – domandò il professore. – Stavo cercando il mio borsellino – si giustificò la ragazzina. – Prima dell’ora di latino era ancora al suo posto, ne sono sicura ma adesso... è sparito! Il professore fissò Lilli con un’espressione severa: – Ti rendi conto che stai incolpando i tuoi stessi compagni di classe? – No, io non voglio accusare nessuno... – balbettò Lilli diventando tutta rossa. Dopo qualche giorno... un altro furto! Martina stava in piedi dietro il suo banco e aveva in mano la scatoletta che serviva a custodire i soldi che, ogni lunedì mattina, passava a ritirare da tutti quelli che volevano fare merenda con il latte della scuola. La aprì ed esclamò: – Qui non c’è più niente! Tutti i soldi del latte sono spariti! Michele, soprannominato il Barone, si informò: – Da quando sono spariti i soldi del latte? – Non lo so! Li ho raccolti stamattina, poi ho richiuso la scatola e l’ho messa sotto il banco! Il Barone tirò le conclusioni: – Evidentemente, durante l’ora di ginnastica qualcuno è entrato in classe e si è preso i nostri soldi!
• È un detective inesperto: perciò arriva a conclusioni sbagliate. tuttavia ragiona in modo molto logico.
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L’indagine: dal diario di Daniel
1° dicembre, ore 23
Fantastico! La lista dei sospettati si è ridotta a
Voglio iniziare a lavorare alla soluzione del caso dei tanti furti avvenuti nella nostra classe. Ho deciso di partire dall’ipotesi che i diversi furti siano opera di una sola persona. Io cerco un solo ladro e ritengo di doverlo cercare all’interno della nostra classe. Per essere sicuro di non dimenticare nessuno, ho ricopiato l’elenco degli alunni della 3a D. Ora procediamo: i il giorno del primo furto c’era mezza classe a casa con l’influenza. Inoltre devo togliere anche il nome di Lilli. Dunque l’elenco si accorcia di undici unità e l’insieme dei sospettati si riduce.
pochi nomi! Però ora cancello il mio nome e tolgo anche quello di Achim, che il giorno dell’ultimo furto non era a scuola. i C’è stato, poi, il furto del libretto di risparmio alla festa della nostra compagna Susi. Confrontiamo la lista dei sospettati con quella dei presenti alla festa. Ferdi e Oliver alla festa non c’erano e, quindi, non possono essere i ladri!
i Proseguiamo con ordine: i soldi del latte. Quel gior-
Ecco! Lo sapevo che finiva così! Uno si mette a fare il detective spinto dalle migliori intenzioni e poi si ritrova a pensar male di tutti e tutto e a guardare i compagni con sospetto e a tendere trappole! Basta! Per oggi l’indagine ha fatto passi enormi, ma adesso ho mal di testa.
no erano assenti in due. Altri due nomi in meno dall’elenco dei sospettati. i Furto della catenina di Ivan. Poiché questa volta il
furto è avvenuto in palestra, nello spogliatoio maschile, mi sembra corretto depennare dalla lista i nomi di tutte le ragazze: per nessuna ragione è consentito alle ragazze l’accesso allo spogliatoio maschile e viceversa.
Riassumendo: la lista dei sospettati si riduce a quattro nomi soltanto. CHI SARÀ IL LADRO?
C. Nöstlinger, Furto a scuola, Piemme
PARLIAMONE INSIEME I fatti descritti nel racconto sono un’esperienza molto spiacevole. Discuti in classe. • Se voi foste stati in quella classe, come avreste reagito? • Siete d’accordo con la riflessione finale di Daniel? • Perché?
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VERSO L’INVALSI
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L’agente Goran rimosse i sigilli della polizia dalla porta del negozio dell’orologiaio e invitò il gruppo ad accomodarsi. Quel posto conteneva un centinaio di antichi orologi a pendolo e a cucù, tutti perfettamente funzionanti. – Stojan – disse Goran – vive da solo e la sua unica passione sono gli orologi. Sulla porta non abbiamo trovato segni di effrazione. Sembrava tutto in perfetto ordine, ma poi uno degli agenti ha alzato gli occhi… e ha visto quello! Sul soffitto c’era una scritta rossa. La famosa profezia sulla vendetta per i traditori del Drago. – Stojan è sparito alle 18.00 di venerdì. – continuò l’agente. – Ha chiuso bottega e poi, come al solito, ha fatto una passeggiata all’Orto botanico. – Può condurci sul luogo della sua scomparsa? – chiese Agatha. Qualche minuto dopo il gruppo stava camminando in mezzo al giardino verdissimo. – Eccoci – disse Goran indicando una piccola radura. Agatha notò che la corteccia di molti alberi era stata incisa – Sembrano segni di artigli – balbettò Larry. – I particolari bizzarri non finiscono qui – sospirò Goran. – Alcuni testimoni dicono di aver visto la vittima e dopo qualche minuto di aver udito le sue urla e l’ululato di alcuni lupi! – Poteva essere un suono registrato e per quanto riguarda le incisioni sulla corteccia, un qualsiasi oggetto affilato può produrre dei segni del genere. – considerò Agatha. – Ma c’è dell’altro: sulla scena del crimine abbiamo trovato un indumento appartenente all’orologiaio. – disse l’agente Si trattava di una giacca di pelle ma il tessuto era lacerato, come se fosse stato selvaggiamente preso a morsi da un animale feroce. – Secondo il rapporto della Scientifica, la giacca era intrisa di saliva di un lupo dei Carpazi: Canis lupus lupus… – disse Goran. S. Dal Cason, Il sigillo del drago, Ciesse Edizioni
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Dopo aver letto con attenzione, segna con una X. Se hai dei dubbi, torna al testo. 1 Qual è l’argomento di questo testo? A. Una lite. B. Un furto. C. Un rapimento. D. Un incidente. 2 I n quale luogo si svolge la parte introduttiva? A. All’Orto botanico. B. Alla stazione di polizia. C. Nel negozio di un orologiaio. D. In una casa. 3 I n quale luogo si conclude la vicenda? A. All’Orto botanico. B. Alla stazione di polizia. C. Nel negozio di un orologiaio. D. In una casa. 4 “ Segni di effrazione” (riga 6) significa: A. segnali di litigio. B. segni di scasso. C. disordine. D. segni di furto. 5 Ci sono degli indizi? A. No, non è stato trovato nulla. B. Sì, alcuni nella bottega e alcuni nell’Orto botanico. C. Solo un indizio nella bottega. D. Solo alcune incisioni sulla corteccia di un albero.
6 Ci sono dei testimoni? A. Nessuno ha visto nulla. B. Un testimone ha visto qualcuno uscire dalla bottega. C. Uno dice di aver visto un lupo. D. Alcuni dicono di aver visto l’orologiaio e udito le sue urla. 7 Chi conduce le indagini? A. Non è stato ancora nominato. B. Agatha e Larry. C. Un investigatore privato. D. L’agente di polizia Goran. 8 D ove hanno trovato “una scritta rossa” (riga 9)? A. Sulla vetrina. B. Sul soffitto. C. Sul pavimento. D. Dietro agli orologi. 9 Che cosa diceva? A. Indicava l’ora in cui era avvenuto il crimine. B. Riportava una profezia sui traditori del Drago. C. Era una minaccia. D. Riportava solo lettere maiuscole. 10 “Bizzarri” (riga 20) significa: A. incomprensibili. B. divertenti. C. molto strani. D. di scarsa importanza. 117
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LA
A I F A R G O BI La parola biografia è formata dai termini greci “bio” = vita e “grafein” = scrittura; significa quindi “scrittura della vita”. La biografia, perciò, è un testo narrativo, che racconta la vita e le opere di una persona, più o meno famosa. Leggi il testo, osserva le varie parti e segna con una X.
UN ETOLOGO Konrad Lorenz ha rivendicato l’intelligenza delle oche.
Informazioni implicite. Da queste informazioni si può risalire all’anno di nascita (1973 – 69 = 1904) e di morte (1904 + 85 = 1989) di Konrad Lorenz. Premio Nobel: premio assegnato ogni anno a persone che sono ritenute meritevoli nei diversi campi delle conoscenze. Motivazione a dedicarsi all’etologia.
Visse 85 anni e a 69 anni, nel 1973, ottenne il Premio Nobel proprio per i suoi studi su questi animali. A forza di osservare le sue amiche oche, Lorenz aveva inventato una nuova scienza, l’etologia, che studia il comportamento degli animali. Tutto cominciò quando Konrad era un bambino e aveva un libro preferito, “Il viaggio meraviglioso di Nils Holgersson”, che raccontava di un bambino che girava il mondo migrando con le oche selvatiche. Anche Konrad sognava di girare il mondo, per scoprire le sue meraviglie. Poi, crescendo, comprese che poteva scoprirlo restando a casa: bastava osservare le oche. Osservandole, crebbe, si laureò, si sposò ed ebbe tre figli. Visse in Austria, ad Altenberg, sposando una ragazza che conosceva fin da quando aveva tre anni. Un giorno, fu adottato da un’ochetta, Martina. Andò così: un uovo d’oca si schiuse mentre Konrad lo osservava e la prima cosa che vide l’ochetta (che era Martina) fu proprio Konrad. Così, per la bestiola, lui rappresentò la mamma. Lo scienziato dovette portarsela appresso in un cestino, tenerla a dormire vicino al suo letto e rassicurarla. Lorenz fece, dunque, una grande scoperta: un’oca, appena nata, riceve un’impressione fortissima dalla mamma, una specie di marchio di fabbrica, il cosiddetto imprinting. T. Buongiorno, Storie di tempo, Mondadori
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TITOLO
Il titolo di una biografia può essere sia il nome del soggetto di cui si narra la storia sia un suo pensiero, una sua caratteristica... Deve comunque riuscire a “incuriosire”. • In questo caso il titolo dice: il nome del soggetto.
la professione del soggetto.
INTRODUZIONE
In questa biografia compare subito il nome di chi si parla, cioè del protagonista. Si annuncia per che cosa è “famoso” e perché merita di essere ricordato.
SVILUPPO
È la parte centrale della biografia. • I n questo caso compare subito l’indicazione del tempo che, riferendosi alla vita del protagonista, è: determinato. indeterminato. • Contrariamente all’autobiografia, la biografia è scritta in: prima persona singolare. terza persona singolare. • I l narratore è: interno.
esterno.
• Il narratore espone in ordine cronologico: fatti vissuti direttamente. notizie che ha raccolto.
Il testo non narra solo i fatti importanti della vita del protagonista ma anche gli aspetti fisici o caratteriali, le emozioni, i sentimenti e tutto ciò che di importante il protagonista ha fatto. Lo scopo è quello di soddisfare la curiosità del pubblico per quel particolare soggetto oppure di offrire un esempio o un insegnamento. Nella biografia i dialoghi sono spesso assenti.
CONCLUSIONE
Un biografo può scegliere di concludere il racconto della vita del personaggio nel modo che ritiene più significativo. In questo caso la conclusione pone l’accento sul valore della scoperta dell’etologo Konrad Lorenz.
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LA BIOGRAFIA
UN GENIO PER SAPERNE DI PIÙ Albert Einstein nacque a Ulma, in Germania, il 14 marzo del 1879. La sua fama si deve soprattutto alla Teoria della relatività, che gli valse l’assegnazione del Premio Nobel. Il suo nome è diventato sinonimo di genio e di grande intelligenza. Morì nel 1955 a Princeton, negli Stati Uniti.
DENTRO IL TESTO Segna con una X. • Il testo è scritto: in prima persona. in terza persona. • Chi racconta quindi è: il protagonista stesso. un biografo che ha raccolto notizie.
Albert era un bambino strano. Sempre svagato. Sempre spettinato. Non amava giocare alle biglie o con il pallone, preferiva osservare per ore e ore la forma di una foglia e giocare con i dadi di legno come un bambino piccolo. Albert non amava neanche lo sport e la ginnastica. A scuola, i compagni lo avevano soprannominato “Albert l’imbranato”. Era così distratto! Aveva l’aria vagamente smarrita e lo sguardo che sembrava sperduto nell’infinito. Una volta che Albert era ammalato, il papà gli regalò una bussola. Albert volle subito sapere perché l’ago puntava sulla “N” e il perché dei campi magnetici. Passava da un perché all’altro, i suoi perché non finivano mai. Alla fine il papà, esausto, aveva tagliato corto dicendo: – Perché è così e basta! Più tardi il papà, ripensando alle domande che Albert gli aveva fatto, si stupì che fossero così profondamente indagatrici, così precise, così acute. All’improvviso, ebbe un’intuizione folgorante che lo riempì di sgomento, orgoglio e tenerezza. Sì, Albert era un bambino diverso dagli altri. Il suo sguardo, che a tutti appariva distratto, rifletteva in realtà una mente che vagava in luoghi dove nessuno poteva seguirlo. Non si sbagliava. Albert crebbe e il suo interesse per la natura e la scienza non si arrestò mai. Divenne un grande scienziato ed elaborò nuove teorie destinate a cambiare radicalmente le idee dell’uomo sull’Universo. I. Lepscky, Albert, Emme Edizioni
• Il titolo ci dice: il nome del protagonista. la qualità più importante di Albert: la genialità. • Questa è una biografia che: narra la storia del protagonista in ordine cronologico. racconta solo alcuni aspetti particolari del protagonista da bambino.
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LA BIOGRAFIA
ENRICO FERMI: UN GRANDE SCIENZIATO Enrico Fermi, con le sue scoperte, ha aperto all’umanità la via per lo sfruttamento della più potente fonte di energia oggi disponibile: quella del nucleo atomico. È nella fissione dell’uranio che si aprono le porte al futuro tecnologico. Nato a Roma il 29 settembre 1901, Enrico Fermi si laureò a ventuno anni in Fisica presso la Scuola Normale Superiore di Pisa. Dopo un corso di perfezionamento all’Università di Gottigen (Germania), che era allora il centro più avanzato per gli studi di fisica atomica, tornò in Italia. Nel 1927, a soli ventisei anni, ottenne la cattedra di Fisica teorica all’Università di Roma. Parallelamente a quella di insegnante, egli svolse la carriera di ricercatore. Le sue ricerche erano tese a un unico scopo: lo sfruttamento dell’atomo e dell’enorme potenza che la sua scissione avrebbe liberato. Nel 1938, poiché sua moglie era ebrea, Enrico Fermi fu costretto dalle persecuzioni razziali del regime fascista a lasciare l’Italia e a emigrare negli Stati Uniti. Qui insegnò all’università e continuò le sue ricerche. Nel 1942 realizzò la pila a uranio e grafite, il primo reattore nucleare della storia. Con la scoperta di Fermi, la scissione del nucleo di un atomo, nasceva l’era nucleare: fonti di energia inesauribile venivano poste al servizio dell’umanità, ma sorgevano anche gravi problemi. Non bisogna dimenticare che dalla fissione dell’uranio è nata la bomba atomica, il micidiale strumento di guerra che ha destato un’ondata di orrore in tutto il mondo. D. Giacotti Piccioli - G. Pederiali, I grandi personaggi, De Agostini
DENTRO IL TESTO Segna con una X. • Il titolo: cattura l’attenzione dei lettori con la professione del protagonista. permette ai lettori di farsi un’idea di chi è il personaggio. • Il narratore è: un biografo. il protagonista stesso. • Il racconto: segue l’ordine cronologico degli avvenimenti. utilizza il flashback, cioè ritorna spesso a ricordi d’infanzia. Nel testo, sottolinea: • in rosa il motivo per cui Enrico Fermi è ricordato nella storia; • in arancione le conseguenze della sua scoperta.
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LA BIOGRAFIA
UNA RAGAZZA CORAGGIOSA
SE LEGGO, CAPISCO Segna con X le informazioni implicite.
Liliana vive in Lombardia. Liliana è nata nel 1931. Liliana è molto legata a suo padre. La mamma di Liliana non c’è più. Liliana e suo padre vengono rinchiusi nel carcere di San Vittore. Liliana arriva ad Auschwitz il 6 febbraio 1944. Anche il padre di Liliana si salva dal campo di sterminio.
Liliana Segre è una bambina che vive a Milano con il padre e i nonni paterni. Un brutto giorno, in Italia, vengono introdotte le leggi razziali fasciste e Liliana, che è di origine ebrea, nel 1938 viene espulsa dalla scuola. Incomincia per lei una vita fatta di fughe e di paura. I fascisti perseguitano gli ebrei e i loro metodi sono spaventosi e violenti. Suo padre organizza, allora, la partenza per la Svizzera ma, alla frontiera, vengono fermati e rimandati in Italia. La delusione è grande, il sogno di libertà svanisce nel nulla. Il giorno seguente Liliana e il padre vengono arrestati in provincia di Varese e condotti in prigione. Liliana ha soltanto 13 anni e, per la prima volta nella sua vita, viene separata dal padre. Lo ritrova mesi dopo, nel carcere di San Vittore a Milano. Padre e figlia vengono rinchiusi nella stessa cella; Liliana è felice, ma lo sarà per poco. Infatti, poco tempo dopo il comandante del carcere decide che 605 persone devono essere inviate in Germania: Liliana e suo padre sono tra quelle. Il 30 gennaio 1944, condotta alla Stazione Centrale di Milano, Liliana è caricata su un treno merci e, dal Binario 21, viene deportata al campo di sterminio di Auschwitz, in Polonia. Il viaggio dura sette giorni ed è disumano. I prigionieri sono chiusi in un vagone, senza acqua né cibo né alcuna possibilità di scendere neppure per i propri bisogni fisici. Liliana si sente morire.
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STORIA
Negli anni ’30 il regime fascista, arrivato al potere nel 1922, cominciò a percorrere la strada del razzismo, che in pochi anni si trasformò in ostilità contro gli ebrei (antisemitismo). Nel 1938 in Italia l’antisemitismo portò il regime fascista a promulgare le “leggi razziali”. In base a queste leggi, gli ebrei furono espulsi da tutti gli incarichi statali e non poterono più insegnare nelle scuole o nelle università, mentre i ragazzi non poterono più frequentare le scuole statali e furono istituite delle scuole solo per ebrei. Le misure diventarono sempre più dure, fino al 1943, quando molti ebrei finirono nei campi di concentramento e di sterminio.
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Quel viaggio è un massacro e qualcuno non ce la fa a sopravvivere. Lei non piange; stringe la mano di suo padre e spera di non doverla lasciare più. Quando il treno si ferma, agli occhi di Liliana appare l’inferno: un campo sterminato, in cui vagano scheletri umani dall’aria morente. Tutti vestono a strisce e si trascinano penosamente a testa bassa. Liliana e i compagni di viaggio vengono fatti scendere. Sono una moltitudine. Nella ressa, la ragazza perde la mano del padre, ma fa appena in tempo ad accorgersene che il papà è già sparito, trascinato via dalle guardie che hanno diviso gli uomini dalle donne. Durante i quattordici interminabili mesi in cui rimane nel lager, Liliana non rivede mai suo padre. In quel luogo di prigionia e morte, vive momenti di dolore e di intensa sofferenza, ma non arriva mai a odiare nessuno, neppure i suoi carcerieri. L’amore che il padre le ha trasmesso le impedisce di provare sentimenti di odio e di morte nei confronti di qualcuno. Il 1° maggio 1945 le truppe americane liberano il campo. Da vent’anni a questa parte, Liliana dedica la sua vita a testimoniare la sua triste e atroce esperienza, perché tutti sappiano e perché simili mostruosità non debbano mai più ripetersi.
DI PAROLA IN PAROLA eggi il significato di alcune L parole o espressioni che potresti non conoscere. • Campo di sterminio: campo di concentramento destinato a detenuti per motivi razziali. •S terminato: immenso, vastissimo. •V agano: si aggirano senza meta. • Ressa: folla, moltitudine. • Lager: campo di sterminio, carcere, prigione.
M. Maggi, F. Matteuzzi, M. Bertarini, M.G. Saletta, Mai più, La Spiga Edizioni
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LA BIOGRAFIA
LUCA PARMITANO
DENTRO IL TESTO Segna con una X. • Questa è una biografia, perché è scritta: in prima persona singolare. in terza persona singolare. • Parmitano è: l’autore del racconto. il protagonista del racconto. • Il testo è scritto: in forma oggettiva. in forma soggettiva.
La storia di Parmitano parte da Paternò, comune metropolitano alle porte di Catania dove nasce il 27 settembre 1976. Si diploma presso il Liceo Scientifico Statale “Galileo Galilei” di Catania nel 1995 e nel 1999 si laurea in Scienze politiche presso l’Università Federico II di Napoli con una tesi sul Diritto internazionale. Nel 2001 consegue una seconda laurea presso l’Accademia dell’Aeronautica Italiana, a Pozzuoli. A questo punto Parmitano parte alla volta degli Stati Uniti, dove completa l’addestramento base di volo con la US Air Force, in Texas. Nel 2005 durante una delle sue numerose e impegnative prove, Parmitano ha urtato con il suo AMX un grosso volatile, mentre effettuava un test di volo sulla Manica. Sebbene l’abitacolo fosse rimasto quasi distrutto dall’urto e senza l’aiuto della radio, è riuscito comunque a riportare il velivolo a terra, rinunciando ad abbandonare il velivolo e meravigliando con la sua impresa la comunità aviatoria mondiale. Dopo quell’episodio venne decorato con la Medaglia d’Argento al Valore Aeronautico. Nel maggio 2009, è stato selezionato come astronauta dell’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea e nel luglio 2009 ha completato un master in ingegneria sperimentale presso l’Istituto Superiore di Aeronautica di Tolosa, in Francia.
• Infatti presenta: pensieri, emozioni e riflessioni dell’astronauta. le date e i fatti più importanti della vita dell’astronauta.
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Il suo curriculum vanta oltre 2000 ore di volo, Luca è qualificato su oltre 20 tipi di aerei ed elicotteri militari e ha compiuto voli su oltre 40 tipologie di velivoli. Nel febbraio 2011, è stato assegnato all'Agenzia Spaziale Italiana (ASI) come ingegnere di volo per la sua prima missione di lunga durata sulla Stazione Spaziale Internazionale, effettuata tra maggio e novembre 2013. Durante i suoi 166 giorni nello spazio, Parmitano ha condotto personalmente oltre venti esperimenti e partecipato a due passeggiate nello spazio e all’aggancio di quattro veicoli spaziali durante la missione “Volare”. Il 18 gennaio 2017, il direttore generale dell’ESA Jan Woerner ha confermato il ritorno di AstroLuca presso la Stazione Spaziale Internazionale per la missione “Beyond”, che significa “Oltre”. E il 19 luglio 2019 Luca Parmitano è di nuovo partito per lo spazio dalla base di Baikonur (Kazakhstan) a bordo della Soyuz per svolgere la missione “Beyond”. Parmitano è sposato e ha due figlie: Maia e Sarah. Nella sua carriera l’astronauta ha scritto anche due libri nei quali ha raccontato le sensazioni e le emozioni che ha provato nel corso delle attività extraveicolari che hanno segnato la sua vita per sempre. www.tg24.sky.it
IN BREVE Completa lo schema per riassumere la vita di Luca Parmitano. Inserisci la data oppure l’avvenimento corrispondente alla data. 1976
Nascita a Paternò Diploma di liceo Scientifico Laurea in Scienze politiche Seconda laurea presso l’Accademia dell’Aeronautica Italiana
2005 Nominato astronauta dell’ESA Prima missione di lunga durata 2019
DI PAROLA IN PAROLA eggi il significato di alcune parole L che potresti non conoscere. •A bitacolo: negli aerei è il luogo in cui sta il pilota. • Soyuz: veicolo spaziale, cioè in grado di viaggiare nello spazio.
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LA BIOGRAFIA
… E DIVENTO MUSICISTA
SE LEGGO, CAPISCO Segna con una X. • Chi è il protagonista? Un bambino che ama la musica. Giuseppe Verdi da bambino. • I n che modo si avvicinò alla musica? Ascoltando la mamma che suonava la spinetta. Ascoltando un musicista di passaggio. • Q uale fatto ci fa capire che era davvero un “genio musicale”? A sette anni ricevette in dono una spinetta. A tre anni cominciò a prendere lezioni di musica.
Oggi si chiama Le Roncole-Verdi. Allora si chiamava Le Roncole ed era un piccolo gruppo di case a ridosso di una chiesetta con il campanile, posto all’incrocio di strade secondarie che univano Busseto alla via Emilia e ad altre località del territorio di Parma. Giuseppe Verdi nacque il 10 ottobre 1813 alle Roncole. Suo padre Carlo aveva ventotto anni e gestiva una piccola locanda-osteria con un negozio di generi alimentari. Sua madre, Luisa Uttini, era una filatrice. Le prime impressioni musicali Verdi le ricevette dal violino di un musicante girovago che si chiamava Bagasset. A poco più di tre anni il piccolo Verdi cominciò a prendere lezioni di musica da don Pietro Baistrocchi, che era il suonatore d’organo della chiesa. A sette anni Verdi ebbe una spinetta, che conservò per tutta la vita. Il padre gliela comprò da un anziano prete e gliela fece rimettere in ordine da un accordatore di passaggio. Questi, colpito dalla bravura del bambino, non volle essere pagato. Quando l’organista della chiesa parrocchiale si ammalò, il ragazzo ne prese il posto. Perché potesse arrivare agevolmente alla tastiera dell’organo, gli fu costruito uno sgabellotto. Verdi si trovò quindi all’età di nove anni a suonare in tutte le cerimonie religiose celebrate alle Roncole. Nell’inverno del 1823 Verdi si trasferì a Busseto, per continuare la scuola. Ma tutte le domeniche veniva a suonare alle Roncole, dove era diventato l’organista ufficiale. Partiva all’alba e percorreva più di sei chilometri per le vie dei campi. Una mattina, tanta era la nebbia che finì – e quasi annegò – in un canale, da cui lo trassero in salvo, intirizzito e quasi gelato, alcuni contadini. R. Castellani, Verdi, ERI
DI PAROLA IN PAROLA Leggi il significato della parola che potresti non conoscere. •S pinetta: si può dire che sia “l’antenato” del pianoforte. È uno strumento a corde e a tastiera contenuto in una cassa rettangolare, priva di gambe”.
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LA BIOGRAFIA
UN PITTORE C’era una volta, nel 1865, un giovane olandese di dodici anni che si chiamava Vincent van Gogh. Per un capriccio si era fatto sgridare da sua nonna e, con il cuore gonfio di pianto, era scappato di casa. Per un po’ l’avevano cercato, ma nessuno era riuscito a trovarlo. Allora tutti erano tornati alle loro faccende, tranne suo fratello Theo, di otto anni. Theo adorava Vincent, lo seguiva dappertutto, lo ascoltava e cercava di imitarlo il più possibile. Quando vide che la notte si avvicinava e che Vincent non era ancora tornato a casa, decise di andarlo a cercare. Nella camera del fratello, scoprì che mancavano un cappello, un paio di soprascarpe e la scatola dei colori. Uscì, fece parecchia strada ed entrò nel bosco, malgrado la paura che le tenebre gli incutevano. La notte lo avvolse quando ritrovò suo fratello seduto nella radura erbosa. Vincent, illuminato da alcune candele che aveva conficcato nella paglia del suo cappello, un quaderno sulle ginocchia, un pezzo di gesso in mano, stava disegnando le stelle. L’idea che le candele rischiavano di dar fuoco al cappello non l’aveva neppure sfiorato: gli interessava solo illuminare il foglio di carta. – Vuoi il mio cappello? – chiese Vincent. Tutto fiero, Theo se lo mise in testa, ma la punta delle fiamme sfiorava il disegno. Vincent esaminò il disegno, si rese conto della catastrofe: al posto delle stelle c’erano dei piccoli buchi... – Guarda! – disse al fratello. – Il foglio è pieno di buchi, passa la luce delle candele! Ma le stelle non sono bianche. Palpitano con colori distinti, ce ne sono di blu e di verdi, alcune hanno un colore acido come i limoni, altre hanno un alone rosa o violetto. Le candele ti accecano! E così dicendo soffiò sulle candele del cappello. – Li vedi, adesso, i colori delle stelle? – domandò. – Sì, li vedo – rispose Theo, – ma bisogna tornare a casa. Dammi la mano, così non ci perdiamo.
DENTRO IL TESTO Segna con una X. • Il testo racconta: un episodio della vita di Van Gogh. le date più importanti della vita di Van Gogh. • L’episodio narrato: mette in evidenza la sua genialità nella pittura. mette in evidenza il suo carattere solitario. • Il narratore: esprime la sua simpatia per questo pittore, quindi la biografia è soggettiva. elenca solo i fatti in ordine cronologico, quindi è una biografia oggettiva.
P. Ravella, Les fantassins du ciel, Paperback
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VERSO L’INVALSI
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Ludwig van Beethoven nacque a Bonn (Germania) il 17 dicembre 1770 da una famiglia di musicisti, ma crebbe in un ambiente culturale e familiare tutt’altro che propizio. A nove anni iniziò studi più regolari con Christian Neefe, organista di Corte, a quattordici era già organista nella Cappella del Palazzo del Principe Elettore e, poco tempo dopo, fu chiamato a suonare nell’orchestra del teatro. Fin da ragazzo Beethoven amò la natura e non dimenticò mai le lunghe passeggiate insieme agli amici sulle rive del Reno. Molti dei “temi” musicali, infatti, che sono diventati famosi, si dice che sia stata proprio la natura a suggerirglieli: nei momenti di esaltazione per il verde, per i ruscelli, per la serenità della vita campestre. La sinfonia n. 6, la “Pastorale” composta tra il 1807 e l’inizio del 1808, quando già era affetto da sordità, è tutta un inno alla campagna, alla gioia che essa produce nell’animo dell’uomo, ai lavori dei contadini, al temporale, al sole, al vento. Alcuni amici lo ricordano camminare solo nei prati e tra i boschi, chiuso nel suo soprabito turchino, con la sciarpa bianca avvolta al collo e le mani dietro la schiena. Passeggiando parlava tra sé e sé e canticchiava. Talvolta si fermava, si sedeva sotto un vecchio albero, cavava di tasca un notes e una penna e scriveva: ora pensieri, ora note. L’anno 1796 segnò una svolta nella vita del compositore: Ludwig iniziò a prendere coscienza della sordità e, malgrado le cure, questa divenne totale prima del 1820. Negli ultimi anni della sua vita la campagna gli donò solo il piacere della sua vista rasserenante; anch’essa diventò per lui muta come il resto del mondo. Morì il 26 marzo 1827. Il suo funerale fu fra i più colossali mai organizzati a Vienna. G. Pugnetti, I grandi di tutti i tempi: Beethoven, Mondadori
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Dopo aver letto con attenzione, segna con una X. Se hai dei dubbi, torna al testo. 1 Dove ha vissuto Beethoven? A. Tutta la vita a Bonn. B. Tutta la vita a Vienna. C. Tra Bonn e Vienna. D. Visse soprattutto a Berlino. 2 “ Ambiente… familiare tutt’altro che propizio” (righe 3-4) significa: A. un ambiente molto favorevole. B. un ambiente che non gli ha reso la vita semplice. C. un ambiente poco igienico. D. un ambiente di campagna. 3 A quanti anni ha cominciato a studiare musica? A. A quattordici anni. B. Dalla nascita. C. A nove anni. D. A vent’anni. 4 In quale anno è diventato organista? A. Il testo non lo dice. B. Nel 1779. C. Nel 1790. D. Nel 1784. 5 Che cosa amava Beethoven? A. Stare da solo. B. Stare a contatto con la natura. C. Partecipare alle feste. D. Le serate musicali a Palazzo.
6 Perché gli piaceva la natura? A. Vi trovava ispirazione. B. Non amava stare tra la gente. C. Aveva bisogno di respirare aria buona. D. Era figlio di contadini. 7 Q uando Beethoven iniziò a diventare sordo? A. Nel 1774. B. Nel 1820. C. Nel 1796. D. Tra il 1807 e il 1808. 8 C he cosa significa “la campagna… diventò per lui muta” (righe 28-29)? A. La campagna non gli piaceva più. B. Non riusciva più a sentire le voci della campagna. C. Attorno alla sua casa non c’erano più prati. D. La campagna non faceva bene alla sua salute. 9 A quanti anni è morto? A. A 47 anni. C. B. A 57 anni. D.
A 60 anni. A 70 anni.
10 Dove si tenne il suo funerale? A. A Bonn. B. A Vienna. C. Nel palazzo reale. D. All’estero.
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RENÉ MAGRITTE
LA MERAVIGLIA DELLE ARTI
ARTE
Apparentemente René poteva sembrare un uomo comune, elegante ed educato, che se ne andava in giro con la sua inseparabile bombetta, proprio come tanti uomini dell’inizio del Novecento. In realtà sotto quel vestito scuro si nascondeva un artista geniale, capace di stupire come pochi altri!
René dipinse una realtà impossibile, illogica e misteriosa, come quella che appare nei sogni, dove spesso nulla sembra avere un senso. Forse, è proprio per questo che le sue opere affascinano tutti coloro che le osservano. Chiunque si trovi davanti a un quadro di Magritte si solleva da terra e si ritrova a passeggiare sui tetti delle case, tra calici di nuvole e rocce sospese nell’aria… Del resto, Magritte stesso amava ripetere: – La realtà non è mai come la si vede; è soprattutto immaginazione!
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. . . e t t i r g a M A FUMETTI René NON RIESCO PIÙ A VENDERE NULLA! DOVREMO TRASFERIRCI.
MA COSÌ DOVRÒ LASCIARE IL MIO LABORATORIO!
Il piccolo René amava stare nel laboratorio dove sua madre confezionava eleganti cappelli per signore. Si divertiva soprattutto a soffiare su piume e nastri facendoli svolazzare dappertutto! Che divertimento!
René era diverso dai suoi fratelli... era un grande sognatore! Anche a occhi aperti riusciva a far volare la fantasia e a vedere una realtà diversa da quella che appariva a tutti gli altri.
Il padre commerciava tessuti ma, nonostante l’impegno, gli affari non andavano molto bene. Così, un giorno fu costretto a prendere una decisione molto importante…
LA MERAVIGLIA DELLE ARTI
ARTE
RENÉÉÉÉ!!! QUANTE VOLTE DEVO DIRTI DI NON GIOCARE NEL MIO LABORATORIO!
Un giorno però, la vita gli mostrò il suo lato peggiore: quello del dolore! La madre, malata da tempo, morì. Fu un dolore enorme per René, che sentì la mancanza della madre per tutta la vita.
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LA MERAVIGLIA DELLE ARTI
ARTE
René Magritte
René, però, reagì con forza al dolore per questa grande perdita. Si aggrappò alla sua energia e, con i pennelli, cominciò a dipingere tutti i colori del mondo, come a voler contrastare e opporsi a tutti i costi alla sofferenza! Voleva segnare con forza la direzione della sua strada, nel senso opposto a quella del buio e della morte, una strada che portava verso la luce e la vita.
Un giorno a Bruxelles incontrò Georgette, la ragazza che aveva conosciuto su una giostra quando lui aveva solo 15 anni. Fu come se il tempo non fosse mai passato e la giostra non avesse mai smesso di girare... Tra i due nacque un grandissimo amore: si sposarono e non si lasciarono più.
I trasferimenti della famiglia Magritte si susseguirono uno dopo l’altro. A Bruxelles, René, dopo aver terminato gli studi classici, frequentò l’Accademia di Belle Arti. Aveva 18 anni e si affacciava alla vita pieno di aspettative...
I quadri di Magritte non erano sufficienti, all'inizio, a dargli da vivere, così cominciò a lavorare come grafico, disegnando manifesti e carte da parati.
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René Magritte
LA MERAVIGLIA DELLE ARTI
ARTE
ECCO! È PROPRIO COSÌ CHE IO VOGLIO DIPINGERE LA REALTÀ CHE MI CIRCONDA!
GIORGIO DE CHIRICO, CANTO D’AMORE A un certo punto della sua vita, avvenne un fatto importante che cambiò completamente il modo di dipingere di Magritte. Un giorno, rimase letteralmente stregato davanti al quadro di De Chirico intitolato “Canto d’amore”. In questo quadro si vedevano l’enorme testa di una statua davanti al muro di un edificio e un gigantesco guanto. Fu una folgorazione: quel pittore era riuscito ad andare oltre la realtà rappresentandola proprio come avrebbe voluto fare anche René! Così, da quel momento decise di cambiare lo stile della sua pittura.
TEMPO TRAFITTO
Magritte diventò un seguace del Surrealismo. Si trattava di un movimento culturale che cercava di far incontrare il sogno e la realtà, unendo vari oggetti senza un apparente senso logico. Infatti, nei sogni può capitare di vedere o fare delle cose che nella realtà non esistono o sono impossibili.
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René Magritte
LA MERAVIGLIA DELLE ARTI
ARTE
CHISSÀ PERCHÉ LA GENTE PENSA CHE IO SIA STRANO! PROPRIO NON LO CAPISCO!
IL MODELLO ROSSO
IL CASTELLO DEI PIRENEI
Il sogno era la vera fonte di ispirazione di Magritte! I suoi soggetti si riconoscevano tra mille e sorprendevano sempre chi li osservava: un paio di scarpe che si tramutavano nelle dita di un piede, un’enorme roccia sospesa nell’aria, una nuvola dentro un bicchiere... Tutte cose che potevano apparire soltanto nei sogni! Ancora oggi chi osserva i quadri di Magritte si ritrova a dubitare della realtà stessa. Per esempio nel dipinto “Ceci n’est pas une pipe”, “Questa non è una pipa” si può osservare una semplice pipa sospesa in uno spazio indefinito. Ma… si tratta proprio di una pipa? Sì? E invece no! Magritte specifica che non si tratta di una vera pipa, ma della rappresentazione di una pipa: e infatti non si può fumare, come invece l’oggetto reale! Proprio per questa sua capacità di insinuare dubbi sul reale, René venne chiamato “Saboteur tranquille”, il “disturbatore silenzioso”.
QUESTA NON È UNA PIPA
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È UNA TORTA.
NO, È UNA TORTA DISEGNATA, FINTA, NON SI PUÒ MANGIARE!
IL FIGLIO DELL'UOMO
BRAVO! QUESTA, INFATTI, È SOLO L’IMMAGINE DI UNA TORTA!
René, sempre elegante in giacca e cravatta, sembrava proprio una persona comune, e invece sotto quella bombetta nera si nascondeva una fantasia straripante che, non appena prendeva in mano un pennello, esplodeva come un fuoco d’artificio! A Magritte piacevano le mele, adorava mangiarle... ma ancor più dipingerle! Le metteva un po’ dappertutto, anche davanti a un viso, come a voler coprire qualcosa di misterioso! Che cosa nasconde la mela? Un bellissimo sorriso o una bocca sdentata? Uno sguardo magnetico o due occhi strabici? Quanto si divertiva, René, a fare il misterioso!
LA MERAVIGLIA DELLE ARTI
Beh... in effetti Magritte aveva ragione, non lo pensi anche tu? Se disegniamo una torta non possiamo affatto affermare che quella sia una vera torta!
CHE COS’È QUESTA?
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René Magritte
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René Magritte
LA MERAVIGLIA DELLE ARTI
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QUEST’ARTISTA È VERAMENTE GENIALE!
L'UOMO CON LA BOMBETTA
SÌ! ED È ANCHE DIVERTENTE!
MELE MASCHERATE
Come gran parte degli artisti, anche per Magritte il successo arrivò molto tardi. Nel 1965, soltanto due anni prima della sua morte, il Museum of Modern Art di New York gli dedicò una grande mostra che lo fece conoscere al grande pubblico. Tutti impazzirono per le sue mele, le sue nuvole e per gli omini con la bombetta che sembravano cadere dal cielo come pioggia.
Finalmente René era riuscito a fare ciò che aveva sempre desiderato: sorprendere e stupire il mondo, facendolo immergere nei suoi magici sogni!
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Dentro l'arte
I contrasti cromatici 1
S cegli due colori complementari per colorare i fiori e altri due colori complementari per colorare il vaso.
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I COLORI complementari I colori complementari sono tutti quei colori che, se accostati, si evidenziano e si esaltano l’un l’altro.
GIALLO E VIOLA
LA MERAVIGLIA DELLE ARTI
ROSSO E VERDE
BLU E ARANCIONE 2 1
Costruisci la ruota dei colori, seguendo le istruzioni. Fai una fotocopia, ingrandita in modo opportuno, dei modelli della ruota.
2 3
Incolla i modelli su un cartoncino e ritagliali.
Colora ciascuna delle sezioni con i colori primari e secondari. Colora gli spazi vicino al centro con i soli colori primari. Segui esattamente il modello.
4 Sovrapponi le due ruote e fissale con un fermacampione.
5
COMPLEMENTARI COMPLEMENTARE
Dopo aver ritagliato la zona tratteggiata del disco in basso, piegala verso l’esterno e scrivi all’interno la parola: COMPLEMENTARE.
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René Magritte
LA MERAVIGLIA DELLE ARTI
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Le opere
GOLCONDA Ormai è chiaro a tutti, Magritte non smette mai di sorprendere! Una pioggia di omini neri con la bombetta non ce l’aspettavamo proprio! Sono tutti vestiti allo stesso modo: cappotto, cravatta, bombetta, come se stessero tornando a casa dall’ufficio, con la cartellina sotto il braccio. – Scusi, mi sa dire dov’è via del Bosco Grande? – Certo, è semplice... terza nuvola a destra e poi dritto fino al tetto giallo! Che buffi questi omini! E poi, non si capisce se scendono giù come pioggia o se stanno risalendo verso il cielo perché hanno scoperto di saper volare! Non si scompongono, stanno tutti dritti dritti a piedi uniti come se fossero tanti soldatini! Aaaaaattenti! Ma quanti sono? Alcuni sono piccoli piccoli, perché sono lontani, altri invece sono più grandi perché più vicini e si può vedere il loro viso. C’è chi guarda di fronte, e chi è leggermente girato verso destra o verso sinistra. Tutti, però, hanno espressioni serissime! Devono aver lavorato tanto e adesso non hanno nemmeno voglia di sorridere! Su... coraggio... un po’ d’allegria! Domani è domenica e si va tutti a passeggiare al parco!
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Sai che cosa significa lo strano nome di questo quadro, Golconda? È il nome di un’antica città indiana che nel passato era ricca e florida, mentre nel presente è solo una città in rovina.
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Le opere
1
LA MERAVIGLIA DELLE ARTI
OSSERVA E RIFLETTI Osserva il dipinto. Quale sensazione provi? Di trovarti a terra con i piedi ben piantati sulla strada oppure di essere all’altezza degli uomini con la bombetta, sospeso tra cielo e terra?
.................................................................................................................................................................................................. .................................................................................................................................................................................................. Perché? ................................................................................................................................................................................ .................................................................................................................................................................................................. ..................................................................................................................................................................................................
2
S e gli uomini con la bombetta parlassero tra di loro, che cosa si direbbero, secondo te? Scrivilo nei fumetti. ....................................................... .....................................................................
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A C I V I C E N O I EDUCAZ L’OPERA LIRICA LA MERAVIGLIA DELLE ARTI
LO STATO, LA CHIESA CATTOLICA E LE RELIGIONI
L’opera lirica è uno spettacolo teatrale molto particolare in cui gli attori, anziché parlare, cantano! Hanno una voce possente in grado di fare degli acuti lunghissimi, e ti sembra debbano rimanere senza fiato da un momento all’altro. Nell’opera lirica si racconta una storia attraverso dialoghi cantati, accompagnati dalla musica di questi un’orchestra che suona proprio sotto il nella palcoscenico! Approfondiamo due particolari Principi presenti nostra costituzione.
I cantanti dell’opera lirica hanno diversi tipi di voce che, dalla più acuta alla più Come mai è stato necessario stabilire grave, vengono classificati7.in questo modo. ARTICOLO
che lo Stato e la Chiesa cattolica Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno VOCE FEMMINILE sono indipendenti e sovrani? E VOCE MASCHIL nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. Perché a Roma si trova un piccolissimo I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Stato: lo Stato della Chiesa o Stato Le modificazioni dei Patti, accettate dalle due parti, SOPRANO TENORE del Vaticano, sede del papato e centro non richiedono procedimento di revisione costituzionale. della Chiesa Cattolica Romana. MEZZOSOPRANO
Questo piccolo Stato comprende la Basilica di San Pietro, i Palazzi e i Musei vaticani. CONTRALTO Lo Stato della Chiesa non ha frontiere, ma ha monete e francobolli propri, una stazione radiotelevisiva e giornali che diffonde in tutto il mondo. Quindi sul suolo italiano coesistono due Stati, che però non devono entrare in conflitto, intromettendosi uno negli affari dell’altro.
BARITONO
BASSO
Da dove provengono le storie cantate nell'opera lirica? Molti sostengono che l’opera lirica sia noiosa e incomprensibile. Beh, non è affatto vero! In realtà l’opera mette in scena storie molto DI PIÙ e coinvolgere. SAPERNE affascinanti che sanno interessare PER Le vicende si ispirano a leggende o romanzi; oppure possono essere I Patti Lateranensi (11 febbraio 1929) interamente frutto della fantasia dello scrittore che, nel caso sono chiamati così perché firmati dell’opera lirica, si chiama librettista. nel Palazzo del Laterano. Erano formati da tre parti distinte. Una volta scritta, la storia passa al compositore, che ne scrive le • Un Trattato, con il quale si riconosceva l’indipendenza e la sovranità musiche sottolineando i vari stati d’animo dei personaggi con musiche della Santa Sede, si fondava lo Stato della Città del Vaticano e si affermava romantiche e allegre oppure tristi e drammatiche.
che la religione cattolica è la sola religione di Stato. • U na Convenzione Finanziaria impegnava l’Italia a riparare i danni inferti Le partiture e i libretti dell’opera sono che scritti prevalentemente alla Santa Sede con l’occupazione Roma nele1870 (questione romana). in lingua italiana; per questo, l’opera lirica ha di contribuito • Un Concordato, affermava privilegi contribuisce ancora oggi allache diffusione dellaalcuni nostra lingua per e la Chiesa cattolica: al matrimonio religioso veniva riconosciuto valore civile; della nostra• cultura nel mondo! I teatri italiani, meta di tantissimi La partitura è la scrittura • l’insegnamento della dottrina cattolica diventava obbligatorio nelle scuole appassionati, sono tra i più famosi del mondo. di più righi musicali. elementari (cioè Primarie) e medie (cioè Secondarie di primo grado).
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In base ai Patti Lateranensi è stato stabilito che la religione di Stato è la religione cattolica. Tuttavia nella nostra Nazione coesistono molte altre religioni: Il Flauto Magico (1791) è un’opera in due atti la religione ebraica, il protestantesimo, musicata da Wolfgang Amadeus Mozart. i Testimoni di Geova, alcune religioni orientali… Ambientata nell’antico Egitto (visto però come Quindi questo articolo vuole confermare un fantasioso mondo magico), la storia racconta la libertà di culto di ogni individuo, di come il principe Tamino, dopo aver superato e invitare tutti i cittadini a rispettarsi, diverse prove, riesce a liberare l’amata Pamina dalle nonostante le diversità.
forze del Male. ARTICOLO 8. Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge.
Leggi questa poesia, rifletti e poi rispondi.
Se tu preghi, prego anch’io non importa chi è il tuo Dio. Io rispetto la tua fede e lo so cosa ti chiede: di mostrar d’esser capace di diffondere la pace, di combattere la guerra e proteggere la terra. D’esser buono coi compagni, così amore ti guadagni. Che rispetti il suo creato che da sempre ci ha affidato. Prega tu, che prego anch’io, non importa quale Dio, ogni Dio ci ascolterà e l’amor trionferà.
L'autore
LA MERAVIGLIA DELLE ARTI
Il Flauto Magico
L’opera lirica
Wolfang Amadeus Mozart fu il più grande genio della storia della musica. Nacque a Salisburgo nel 1756 e cominciò a mostrare il suo straordinario talento già da piccolissimo. A soli 5 anni scrisse la sua prima composizione, sorprendendo il mondo intero. Nonostante la sua breve vita (morì a soli 35 Che cosa anni) vuole scrisse comunicarci poesia? Segna con X. più diquesta 600 opere, dando dimostrazione di essere Per andare d’accordo bisogna praticare T utte le religioni insegnano la stessa a rispettare il creato. un religione. genio assoluto!
on importa in quale Dio si crede per andare N d’accordo. La religione vera è quella che ha più seguaci.
a preghiera è importante purché L sia fatta con il cuore. Tutte le religioni ripudiano la guerra.
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IL TESTO
O V I T A M R INFO Completa scrivendo le parole date al posto giusto. lessico specifico • conoscenze • tempo presente • argomenti Il testo informativo o espositivo ha lo scopo di arricchire le .......................................................................... del destinatario fornendo dati e notizie su personaggi, ......................................................................................... scientifici, storici, geografici… Questo tipo di testo utilizza un ....................................................................... e i verbi al ........................................................................... Leggi il testo, osserva le varie parti e completa.
LA PUBBLICITÀ
Nell’introduzione compaiono le parole che presentano l’argomento.
Ognuno di noi cresce con la pubblicità, è destinatario di tantissimi messaggi che reclamizzano i prodotti più vari: scarpe, giocattoli, orologi, merendine, viaggi…
Entrano in scena le parole specifiche della pubblicità.
Affermazione che può far riflettere o dare il via a dibattiti.
La pubblicità è il mezzo con cui l’industria fa conoscere i prodotti sul mercato e orienta i consumatori nelle scelte. Innumerevoli sono gli strumenti a cui ricorre: manifesti murali, vendite promozionali, offerte speciali, sconti, saldi, volantini distribuiti porta a porta. Tuttavia, i più diffusi e incisivi restano i mezzi di comunicazione di massa: giornali, radio, televisione. La pubblicità sfrutta al meglio le possibilità del linguaggio dei singoli mezzi usati: fotografia e parola scritta nel caso dei giornali; suono (parola e musica) nel caso della radio; sequenze di immagini e suono (musica e parola) nel caso della televisione.
La pubblicità dà origine al consumismo, cioè tende ad “allargare” il consumo di prodotti ritenuti, quasi sempre a torto, necessari all’esistenza. L. Morgano - R. Sissa, Cittadini in Europa, La Scuola
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TITOLO
• Secondo te, il titolo di un testo informativo è sempre: fantasioso. reale. specifico.
Nel testo informativo il titolo riporta notizie e informazioni precise sull’argomento prescelto.
INTRODUZIONE
Quando il testo informativo si presenta come un testo unico continuo, si può individuare l’introduzione, nella quale si presenta in modo sintetico l’argomento.
SVILUPPO
Nel testo informativo, il corpo del testo permette di sviluppare l’argomento e compaiono le parole del lessico specifico. • In questo testo le parole del lessico specifico sono:
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L’argomento viene esposto seguendo sempre un ordine che può essere: cronologico, causale, dal generale al particolare, dal particolare al generale. • In questo testo l’ordine seguito è
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Nel testo informativo che si presenta come testo unico, possono essere individuati dei paragrafi, a ognuno dei quali può essere assegnato un titolo. •N el testo La pubblicità possiamo individuare i seguenti paragrafi: storia della pubblicità. che cos’è la pubblicità. che cosa fa la pubblicità. strumenti della pubblicità. tipologie di pubblicità. prodotti pubblicizzati.
CONCLUSIONE
La conclusione in un testo informativo riporta i dati ricavati dallo studio dell’argomento, l’esito di un esperimento… In questo testo la conclusione contiene un’affermazione, una constatazione, e invita a riflettere.
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IL TESTO INFORMATIVO
CHE COSA SONO I DRONI? DENTRO IL TESTO Segna con una X. • Il testo: è suddiviso in paragrafi e capoversi. presenta un’esposizione continua. •L ’esposizione segue l’ordine: dal generale al particolare. dal particolare al generale. • Nel testo si trovano: parole del lessico comune. parole del lessico specifico.
La parola “drone” è il nome comune per indicare una speciale categoria di oggetti volanti: gli Aeromobili a Pilotaggio Remoto (APR). Sono dispositivi di varie dimensioni capaci di librarsi in cielo senza necessità di un pilota a bordo, che li guida da terra con un radiocomando. Una specie di successore degli aeroplani telecomandati usati dai ragazzi o dagli appassionati di modellismo, dalle forme e dimensioni più contenute, in quanto, per spiccare il volo, il dispositivo deve essere sufficientemente leggero. È interessante notare come questi prodotti prendano spesso in prestito caratteristiche dal mondo degli insetti, dal loro scheletro al funzionamento delle eliche, per essere leggeri e sfruttare al meglio i cicli dell’aria. Sul mercato si trovano tre grandi famiglie di droni: l struttura a eliche: con una o più eliche, che permettono al drone di comportarsi come un elicottero; l struttura planare: più simili agli aeroplani, questi velivoli sono dotati di grandi ali, che possono sfruttare correnti e flussi d’aria; l ibridi: dispositivi pensati per volare e per muoversi sul terreno. Le applicazioni civili dei droni sono: l sicurezza e tracciamento: i droni sono sempre più impiegati dalle forze di polizia per rintracciare i tragitti compiuti dai trafficanti di droga, individuare malviventi...; l monitoraggio ambientale e architettonico: per l’osservazione dall’alto di aree verdi non raggiungibili via terra o durante le calamità naturali; l telerilevamento: per raccogliere dati su un determinato territorio; l riprese video: per riprese aeree con videocamere a scopo professionale (cinema, cartografia dall’alto…). M. Grigis, www.webnews.it
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IL TESTO INFORMATIVO
STEAM CHE COS’È? Steam è come un immenso negozio in cui si possono acquistare edizioni digitali dei videogiochi. Steam venne annunciato nel 2002 e il lancio della prima versione finale avvenne il 12 settembre 2003. Con gli anni, l’ecosistema di Steam è cresciuto moltissimo: • vende giochi non solo suoi; • si è aperto ad altri sistemi operativi (Linux e Mac); • è diventato a tutti gli effetti multipiattaforma grazie ad hardware e applicazioni dedicate che consentono di mandarlo in streaming su televisori e smartphone. Attualmente il catalogo di Steam comprende più di 23.000 videogiochi.
DI PAROLA IN PAROLA eggi il significato L di alcune parole del lessico specifico dell’informatica. • Hardware: insieme delle componenti fisiche di un sistema di elaborazione dati. • Streaming: sistema per la trasmissione di segnali audio e video in diretta via Internet. • Account: insieme dei dati necessari per accedere a un servizio telematico (es. posta elettronica).
COME FUNZIONA? Steam funziona in modo da consentire di acquistare edizioni digitali dei videogiochi, legandoli a un account. Ciò significa che dopo l’acquisto, il client si occupa di scaricare i file dai server e installarli sul computer, senza bisogno di utilizzare dei supporti fisici. I giochi acquistati vengono collegati all’account dell’utente, in modo da poterli disinstallare e reinstallare a piacimento. Una volta scaricato un contenuto, è Steam stesso che si occupa di mantenerlo aggiornato. Con gli anni, Steam è diventato sempre più intelligente, imparando a riconoscere le diverse configurazioni e ad aggiornare i file di gioco in accordo con esse, evitando i dati superflui. S. Tagliaferri, www.multiplayer.it
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IL TESTO INFORMATIVO
LE FORESTE PLUVIALI
DENTRO IL TESTO egna con X. S • Quali caratteristiche del testo informativo trovi in questo testo? Introduzione. Lessico specifico. Paragrafi. Elenchi puntati. Ordine cronologico. Ordine causale. Conclusione.
DI PAROLA IN PAROLA eggi il significato di L alcune parole. • Caucciù: gomma naturale che si ottiene dalla lavorazione del lattice di un albero originario della foresta amazzonica. • Sagù: sostanza che viene estratta da alcune specie di palme e si utilizza principalmente come alimento.
La più vasta foresta pluviale (o equatoriale o foresta vergine) del nostro Pianeta è la vastissima foresta amazzonica, che si trova nell’America meridionale e prende il nome dal Rio delle Amazzoni, uno dei fiumi più lunghi della Terra. Altre foreste pluviali si trovano, per esempio, in Africa, in Asia, nel Borneo e in Nuova Guinea.
Vegetazione La foresta pluviale è l’habitat più ricco di vita vegetale, il cui sviluppo è favorito dall’elevata temperatura e dalle piogge abbondanti. La vegetazione si compone di numerose specie arboree disposte su più piani: in alto ci sono alberi ad ampia chioma, più in basso le palme, le felci e le liane e sul suolo si ritrovano muschi. Sui tronchi inoltre crescono piante parassite e attorno alle lagune si ritrovano le mangrovie. La foresta pluviale ha una grande vitalità, le piante sono sempre attive e manca il riposo stagionale. Non di rado sullo stesso albero, infatti, si possono trovare sia i fiori sia i frutti. L’Amazzonia, proprio per questo, è detta il “polmone della Terra”. La foresta pluviale fornisce legnami pregiati come l’ebano, il mogano, il palissandro, il teak, ma anche sostanze coloranti e medicinali, caucciù e una grande quantità di prodotti alimentari come olio, cacao, sagù ecc.
Fauna La fauna è molto ricca e vi si possono trovare pappagalli, colibrì, uccelli lira, scimmie, serpenti, coccodrilli, ippopotami e anche elefanti e un’infinità di farfalle e insetti, spesso portatori di malattie.
Il clima Il clima caldo umido e l’impenetrabilità di questo tipo di foresta non consentono la presenza dell’uomo, anche se in Amazzonia risiedono gli Indios, antiche tribù che occupano da sempre queste terre. www.wikipedia.org
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IL TESTO INFORMATIVO
L'AMAZZONIA BRUCIA Una terra senza difese contro il riscaldamento globale. La foresta amazzonica sta bruciando a un ritmo senza precedenti. Gli incendi diffusi hanno trasformato il giorno in notte a San Paolo e hanno provocato un netto rialzo delle emissioni di monossido di carbonio e di anidride carbonica in atmosfera, che sono all’origine dell’effetto serra. È una prova generale di quello che succederebbe all’atmosfera terrestre se l’Amazzonia, che fornisce il 20% dell’ossigeno al mondo, andasse in fumo. Il bacino amazzonico è la più grande foresta pluviale del pianeta. Gli incendi di questo mare di alberi sono particolarmente allarmanti poiché gli alberi sono la prima linea di difesa del pianeta contro il riscaldamento globale.
All’origine degli incendi non c’è la siccità, ma l’opera dell’uomo, deciso a sgombrare il terreno per nuove colture. Uno studio condotto quest’anno da Gomes, uno scienziato ambientale dell’Università del Pará, ha rivelato che mentre la deforestazione è la principale minaccia per l’Amazzonia, i cambiamenti climatici e la crescente siccità potrebbero provocare, entro pochi decenni, un declino delle specie di alberi di quasi il 60%. Nello scenario peggiore, senza politiche efficaci per limitare la deforestazione, lo studio prevede che entro il 2050, la foresta pluviale sarà talmente ridotta in piccoli pezzetti che l’ecosistema sarà incapace di assorbire e immagazzinare stabilmente anidride carbonica. In questo caso il riscaldamento globale subirebbe un’accelerazione senza precedenti. E. Comelli, Il Sole 24 Ore
SE LEGGO, CAPISCO Rispondi a voce. • Qual è la vera causa dell’incendio della foresta amazzonica? • Quali sarebbero le conseguenze per la Terra se la foresta amazzonica scomparisse? • Qual è la vera causa degli incendi?
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IL TESTO INFORMATIVO
BLOB, LA CREATURA SENZA CERVELLO
DI PAROLA IN PAROLA
eggi il significato di L alcune parole di cui potresti non conoscere il significato. • Unicellulare: formato da una sola cellula. • Policefala: da “poli”= molti e “cefalo” = testa: essere vivente con più teste. • Protista: organismo unicellulare che presenta caratteristiche proprie sia degli organismi vegetali sia di quelli animali. • Enzimi: proteine prodotte nelle cellule vegetali e animali, che si combinano con una sostanza per trasformarla in una sostanza diversa.
“Blob” è stato presentato il 19 ottobre 2019 al Parco zoologico di Parigi. È un organismo unicellulare giallastro, non ha uno stomaco ma può digerire, non ha un cervello ma può “imparare”. È un vero e proprio enigma della natura. Non ha né zampe né coda né testa. Secondo i ricercatori del Museo di storia naturale di Parigi, seppure assomigli a una muffa, sembra che il Blob si comporti come un animale… Il Blob, il cui nome scientifico è in realtà Physarum polycephalum (o melma policefala), appartiene al regno dei protisti.
Alimentazione
Non ha una bocca né uno stomaco, ma sarebbe comunque in grado di rilevare il cibo (il suo preferito sarebbe la farina d’avena, ma mangia anche spore fungine, batteri e microbi), lo circonda e produce enzimi per la digestione.
Locomozione
Riesce a muoversi pur non avendo arti o ali. Il movimento di un Physarum polycephalum è chiamato flusso di spola. Il flusso di spola è caratterizzato dal ritmico andirivieni del flusso del protoplasma; l’intervallo di tempo è di circa due minuti. Se tagliato a metà, è in grado di rigenerarsi in soli due minuti.
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Intelligenza
Non ha cervello, ma è in grado di imparare e, se due Blob vengono fusi insieme, quello che ha imparato di più trasmetterà le sue conoscenze all’altro. Ha un straordinaria capacità di adattarsi rapidamente all’ambiente che lo circonda, un comportamento che potrebbe assomigliare a quello dell’apprendimento. Soluzione di labirinti Un team di ricercatori giapponesi e ungheresi ha affermato di aver scoperto che il Physarum polycephalum è in grado di trovare la via più breve attraverso un labirinto. Normalmente, la melma espande la propria rete di tubi simili a gambe per riempire tutto lo spazio disponibile. Ma quando due pezzi di cibo sono stati collocati in punti di uscita separati nel labirinto, l’organismo ha stirato il suo intero corpo tra le due sostanze nutritive. Ha adottato cioè il percorso più breve possibile per risolvere il rompicapo, in modo efficace.
•
• Soluzione di problemi
Altri studi hanno verificato che il Blob è in grado di risolvere problemi, come per esempio riuscire a trovare il modo per uscire da un labirinto, evitando di tornare su tratti già percorsi.
Habitat
Il Blob si trova normalmente in ambienti ombreggiati, freschi e umidi. Prospera a temperature tra i 19 e 25 gradi e quando i livelli di umidità raggiungono dall’80% al 100%. Questi organismi sono quasi immortali, i loro unici nemici sono la luce e la siccità, ma riescono a rimanere in letargo per diversi anni quando si sentono minacciati. M. Musso, www.wired.it
PER SAPERNE DI PIÙ Il misterioso Blob è stato così chiamato in onore del film “The Blob” (1958), in cui un mostro informe e gelatinoso arriva in una cittadina della Pennsylvania (America) all’interno di una meteora.
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IL TESTO INFORMATIVO
L'ANTARTIDE
LINK a…
MATEMATICA
I dati relativi all’Antartide sono espressi in percentuale. Percentuale significa che, considerando l’intero (il tutto) come 100, si calcola a quanto corrisponde la parte considerata rispetto al 100. Quindi, se tutti i ghiacci presenti sulla Terra corrispondono a 100 e nell’Antartide si trova il 90%, ciò significa che in Antartide si ha la maggior parte di tutti i ghiacci, cioè 90 parti su 100. Sul resto del nostro pianeta è distribuito solo il restante 10% di ghiacci.
Parlando di mari, che sono fatti d’acqua, il pensiero corre all’Antartide, il continente più a sud di tutta la Terra. Qui si trova il 90% dei ghiacci di tutto il mondo e il 70% delle riserve globali di acqua dolce. L’Antartide è il continente più freddo, più ventoso, più secco e più isolato al mondo. Per sei mesi è sempre buio e per sei mesi c’è sempre luce; non ci abita nessuno, eccetto i ricercatori scientifici, per studiare il passato della Terra e capire qualcosa di più del suo futuro. L’Antartide non appartiene a nessun Paese. Ben 42 nazioni hanno firmato un trattato per la sua protezione, proibendo ogni attività umana, eccetto la ricerca scientifica.
NEWS DAL POLO SUD Il 98% dell’Antartide è coperto da uno spesso strato di ghiaccio e neve. Gli iceberg galleggiano sull’acqua, ma ciò che si vede è solo la punta, perché il restante 85% è nascosto sotto la superficie dell’acqua. D’inverno, la temperatura può arrivare fino a -60° C. La popolazione di pinguini dell’Antartide è di oltre 180 milioni. Vivono bene qui, perché le acque sono piene di cibo e non ci sono nemici sulla terraferma. Il primo uomo a navigare nelle acque antartiche fu un famoso esploratore, il capitano Cook, nel 1774.
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UN LABORATORIO ALL'ARIA APERTA Questo continente è una manna per gli studiosi. I biologi studiano come si possa sopravvivere in un clima così ostile, in cui i piccoli di foca o di pinguino vengono alla luce a temperature sotto lo zero. Si è scoperto, ad esempio, che i pesci antartici hanno una sorta di liquido antigelo nel loro corpo! I paleontologi studiano i resti dei dinosauri che, circa 200 milioni di anni fa, frequentavano anche queste latitudini e i cui resti si sono conservati molto bene. I climatologi analizzando dei campioni di ghiaccio, che sono un po’ come gli anelli del tronco di un albero, sono in grado di ricostruire l’evoluzione del clima attraverso i secoli. Anche i fenomeni del cambiamento climatico e del buco dell’ozono vengono studiati qui, meglio che altrove. La purezza dell’aria consente anche l’osservazione e lo studio delle stelle e dei fenomeni celesti.
DI PAROLA IN PAROLA
Nel testo incontri il modo di dire “è una manna”, che in questo caso significa “offre molte opportunità”. volgi una ricerca per S scoprire a che cosa fa riferimento questo modo di dire.
G. Salari, S.O.S. Natura, Giunti Junior
IN BREVE ompleta la tabella scrivendo, per ogni causa o conseguenza, C le informazioni che puoi ricavare dal testo, come nell’esempio.
Raccogliere in uno schema queste informazioni ti permetterà di ripetere in modo logico quanto hai letto sull’Antartide. INFORMAZIONI Antartide
CAUSE-CONSEGUENZE È formata al 90% di acqua dei mari e contiene il 70% delle acque dolci della Terra. Clima freddissimo, ventoso, secco, isolato e buio per sei mesi. Acque ricche di cibo e territori privi di nemici. Milioni di anni fa l’Antartide era abitata da dinosauri. È possibile solo l’attività di ricerca. Permette di studiare il passato della Terra. Fa conoscere l’evoluzione del clima nei secoli. Si possono studiare stelle e fenomeni celesti.
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VERSO L’INVALSI
BALAENOPTERA MUSCULUS LINNAEUS 1
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La balenottera azzurra è un mammifero marino appartenente all’ordine dei Cetacei, sottordine dei Misticeti (le cosiddette “balene con i fanoni”), famiglia dei Balenotteridi. MORFOLOGIA n Corpo: Corpo Lungo e slanciato, che può assumere varie tonalità grigiobluastre sul dorso, ma si fa più chiaro sul ventre. La balenottera azzurra può raggiungere oltre i 33 metri di lunghezza e può pesare fino a 180 tonnellate. n Pinne: Pinne la pinna dorsale è piccola ed è visibile solamente quando la balenottera si immerge. Le pinne pettorali lunghe 3-4 metri, hanno il margine superiore grigio con una sottile striscia bianca e quello inferiore bianco. n Testa: Testa appiattita, a forma di “U”. La parte anteriore della bocca è provvista di circa 300 fanoni. n Dorso: Dorso sul dorso si trova un foro, lo sfiatatoio, da cui esce un “soffio” che raggiunge i 9 metri circa di altezza, formato da aria umida, muco e acqua dell’oceano. n Respirazione: Respirazione le balenottere, anche se sono fornite di polmoni, possono rimanere sott’acqua per lunghi periodi di tempo ritornando di quando in quando in superficie solo per respirare. ALIMENTAZIONE La balenottera azzurra si nutre di plancton (complesso di microrganismi vegetali e animali) e di krill, cioè minuscoli gamberetti delle dimensioni di qualche millimetro, ma anche larve di crostacei. Una balenottera adulta può mangiare fino a 40 milioni di krill al giorno. RIPRODUZIONE Le femmine di balena danno alla luce normalmente 10-11 piccoli lunghi dai 5 ai 7 metri. Le madri balene nutrono i giovani in modo attivo, spruzzando il latte grasso nelle loro bocche.
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Dopo aver letto con attenzione, segna con una X. Se hai dei dubbi, torna al testo. 1 Questo è un testo: A. narrativo. B. informativo. C. descrittivo. D. regolativo.
6 Si ciba di: A. carne. B. plancton e krill. C. alghe. D. insetti.
2 U n testo di questo tipo si può trovare: A. in un quotidiano. B. in un manifesto. C. in una enciclopedia. D. in un libro di narrativa.
7 Lo sfiatatoio si trova: A. sulla coda. B. sul muso. C. vicino alle pinne pettorali. D. sul dorso.
3 Lo scopo di questo testo è: A. ampliare le conoscenze sulla balena. B. descrivere l’aspetto fisico della balena. C. raccontare curiosità sulla balena. D. fornire regole per allevare balene. 4 La balena è un mammifero, perché: A. è carnivora. B. partorisce figli vivi e li allatta. C. ha dimensioni enormi. D. vive nell’acqua. 5 La balena respira: A. con le branchie come i pesci. B. sia con i polmoni sia con le branchie. C. con i polmoni. D. con lo sfiatatoio.
8 La bocca: A. è priva di denti. B. ha due soli denti davanti. C. è provvista di grosse labbra. D. è provvista di fanoni nella parte anteriore. 9 La balena dà alla luce: A. un solo balenottero. B. due o tre balenotteri. C. 10-11 balenotteri. D. 4-5 balenotteri. 10 I n che modo la balena si occupa dei balenotteri? A. Non se ne occupa. B. Li allatta spruzzandogli il latte in bocca. C. Riversa il plancton nelle loro bocche. D. Li conduce dove possono alimentarsi. 153
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O T N O C C A R L I
STORICO Leggi il racconto, osserva le varie parti e segna con una X.
POVERO INVENTORE!
La data e il personaggio sono gli “indizi” che indicano che è un racconto storico.
Nel 1455, in Germania, a Magonza, un certo Giovanni Fust, avvocato, citò in giudizio l’incisore Giovanni Gutenberg, perché voleva la restituzione del denaro prestatogli.
DI PAROLA IN PAROLA eggi il significato L di alcune parole che potresti non conoscere. • Bulino: strumento per incidere. • Leghe: fusione di due o più metalli.
Moneta in uso in quel tempo.
L’incisore chiedeva un rinvio, perché sosteneva che la sua invenzione non fosse ancora pronta. – In che cosa consiste la vostra invenzione? – chiese il giudice. – Vede, Vostro Onore, l’idea l’ho avuta nel 1435, quando lavoravo a Strasburgo come orafo e ho conosciuto alcuni stampatori. Ora, per stampare, le pagine vengono scritte a rovescio su tavole di legno incise, inchiostrate e pressate sopra la carta. Ma la qualità della stampa peggiora sempre più, man mano che il legno cede. Noi orafi incidiamo con un bulino di metallo le nostre iniziali su ogni gioiello d’oro e da qui mi è venuta l’idea: perché non realizzare le singole lettere in metallo in modo da poterle riutilizzare più volte? Il problema era il materiale da utilizzare. Il piombo era troppo morbido, l’oro troppo caro. Dovevo trovare nuove leghe. Così passarono gli anni. Nel 1445 ritornai a Magonza e l’avvocato Fust mi prestò 1600 fiorini olandesi, perché credeva nella mia invenzione. Fust diventò il mio socio, suo genero Peter il mio assistente. Oramai è quasi finita. Chiedete a Peter... Il giudice chiamò Peter. Gutenberg guardò pieno di speranza il suo assistente, che ora prendeva la parola: – Gutenberg non giunge mai a una conclusione, Vostro Onore, perché si pone continuamente nuovi problemi. Gli si dovrebbero portar via l’attrezzatura e i caratteri mobili. Così fu deciso e fu fatto. Solo due anni dopo, nel 1457, uscirono dall’officina di Gutenberg i primi libri stampati, e apparvero sotto i nomi di Fust e Peter. Gutenberg morì povero. D. Inkow - R. Rettic, Crescere tra le righe, Cetem
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Il racconto storico è un testo narrativo, di cui mantiene la struttura. È ambientato in un’epoca del passato di cui viene ricostruito l’ambiente e nella quale agiscono sia personaggi storici sia personaggi inventati. TITOLO
• Il titolo di questo testo anticipa:
l’argomento.
la conclusione.
INTRODUZIONE
L’introduzione contiene molte informazioni. • Il tempo, che è: • Il luogo, che è:
determinato. precisato.
• Si tratta quindi di un luogo: • Il personaggio, che è:
indeterminato. imprecisato.
reale.
fantastico.
realmente esistito.
frutto della fantasia.
SVILUPPO
In questa parte del racconto si entra subito in argomento. A volte i fatti narrati sono frutto della fantasia, ma sono molto verosimili, perché alternano eventi storici con fatti inventati. Lo scrittore di racconti storici si documenta sempre in modo approfondito e conosce tutto del personaggio e dell’epoca storica attorno a cui intreccia la sua storia. • Il narratore è:
esterno.
interno.
Il linguaggio usato spesso si rifà al linguaggio del tempo, per rendere più verosimile e credibile il racconto (Messere, Madamigella, Vostra Signoria...). In questo tipo di racconti le descrizioni sono precisissime, perché servono a ricreare l’ambiente. Sono oggetto di descrizione gli usi e i costumi dell’epoca, le cariche politiche, i lavori, la situazione della popolazione... • In questo testo sono presenti sequenze: narrative. descrittive. dialogiche.
riflessive.
CONCLUSIONE
In un racconto storico la vicenda che riguarda il personaggio si conclude, pertanto può esserci sia il lieto fine sia un finale meno lieto: dipende dal fatto o dal personaggio preso in considerazione. In questo caso si tratta di... un’amara conclusione!
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IL RACCONTO STORICO
PROCESSO A MOSÈ DENTRO IL TESTO olora il quadratino con C il colore corrispondente agli elementi del racconto storico evidenziati nel testo.
Personaggi storici. Dèi del periodo storico in cui si svolge la vicenda. Dignitari e lavoratori del periodo. Edifici caratteristici.
quale civiltà antica A si riferisce il fatto? Rispondi.
Il processo a Mosè fu celebrato nella grande sala di giustizia sotto la presidenza del visir, servitore di Maat. Questi vestiva un pesante abito inamidato e portava, unico gioiello, un cuore, simbolo della coscienza dell’essere umano che alla prova della morte sarebbe stata pesata sulla bilancia dell’Aldilà. Prima di aprire l’udienza, il visir aveva incontrato Ramses nel tempio di Ptah per rinnovargli il giuramento pronunciato al momento della sua investitura: avrebbe rispettato la dea della giustizia e non avrebbe concesso favori a nessuno. La grande sala era zeppa. Non c’era membro della corte che volesse mancare all’evento. Si notava la presenza di alcuni capi tribù ebrei. I pareri erano contrastanti: tutti conoscevano la forte personalità di Mosè e nessuno s’immaginava che la causa del suo comportamento fosse stata l’ingenuità. Il visir aprì l’udienza celebrando Maat. Sul pavimento fece disporre quarantadue lamelle di cuoio a ricordare che la sentenza sarebbe stata applicata nelle quarantadue province dell’Egitto. Due soldati portarono Mosè. Tutti gli sguardi si appuntarono sull’ebreo. Il volto segnato, barbuto, di statura impressionante, l’ex dignitario di Ramses faceva sfoggio di una sorprendente tranquillità. I soldati gli fecero cenno di prendere posto davanti al visir. Dall’uno e dall’altro lato del ministro della Giustizia stavano i quattordici giurati: un agrimensore, una sacerdotessa della dea Sekhmet, un medico, un falegname, una madre di famiglia, un contadino, uno scriba del tesoro, una dama di corte, un capomastro, un tessitore, il generale comandante dell’armata di Ra, un tagliapietre, uno scriba dei granai e un marinaio. – Il tuo nome è Mosè? – chiese il visir rivolgendosi a Mosè. – Sì – rispose. E il processo iniziò. C. Jacq, Il romanzo di Ramses - La regina Abu Simbel, Mondadori
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IL RACCONTO STORICO
UN GIOVANE ARCIERE Era una limpida e fredda giornata di novembre dell’anno 1327, la festa di Ognissanti, e alte nuvole grigiastre striavano il cielo. I due fratelli uscirono dal recinto della cattedrale, dove avevano assistito alla messa, e si incamminarono lungo la strada principale. Ai piedi della collina attraversarono il ponte di legno sul fiume, lasciando la città vecchia per arrivare a un sobborgo chiamato Newtown, dove tra pascoli e orti si snodavano strade fiancheggiate da casupole di legno. Merthin guidò il fratello su un prato detto “il campo degli Innamorati”, dove il conestabile della città e i suoi aiutanti avevano eretto alcuni bersagli per il tiro con l’arco. Le esercitazioni dopo la messa, per ordine del re, erano obbligatorie per tutti gli uomini. In verità, non era necessario imporlo con la forza: scagliare qualche freccia la domenica mattina non era un compito sgradito, e infatti un centinaio di giovani della città era già in fila in attesa del proprio turno. Alcuni avevano un arco di loro proprietà ma, per quelli che non potevano permetterselo, John il conestabile metteva a disposizione qualche modesto arco di frassino o di nocciolo. Era un giorno di festa. Dick Brewer, il birraio, vendeva boccali di birra chiara che spillava da un barile su un carro, e le quattro figlie adolescenti di Betty Baxter giravano con vassoi vendendo ciambelle speziate. I più abbienti esibivano berretti di pelliccia e scarpe nuove, e perfino le donne povere avevano acconciato i capelli e guarnito i mantelli con passamanerie. Merthin era l’unico ragazzo a possedere un arco e subito attrasse l’attenzione dei coetanei, che gli si affollarono intorno. I maschi, invidiosi, lo bersagliarono di domande, mentre le femmine si mostrarono ammirate o sdegnose, a seconda del temperamento.
DI PAROLA IN PAROLA
Sai già che le parole “nascono” e... “muoiono”. Una parola scomparsa e che incontriamo nel testo è: Conestabile = dal latino “comes stabuli”, ufficiale soprintendente alle stalle imperiali, propriamente “conte di stalla”. Era una carica abbastanza importante nell’epoca in cui i cavalli erano l’unico mezzo di trasporto, ed erano posseduti solo dal re o dall’imperatore e dai ricchi signori. el racconto, sottolinea N le parole che indicano lavori che ora non ci sono più.
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IL RACCONTO STORICO Una bambina gli domandò: – Come hai imparato a costruirlo? Merthin la riconobbe: se l’era trovata accanto nella cattedrale. Doveva avere un anno meno di lui, pensò, e indossava un abito e un mantello di costosa lana tessuta fitta. In genere Merthin trovava noiose le femmine, perché sapevano solo ridacchiare e non prendevano niente sul serio. Ma questa gli piacque per la sincera curiosità con cui osservava lui e il suo arco. – Ho cercato di immaginare come si poteva fare – rispose. – Sei stato bravo. Funziona? – Non l’ho ancora provato. Come ti chiami? – Caris, della famiglia dei lanaioli. E tu chi sei? – Merthin. Mio padre è sir Gerald. Abbassò il cappuccio del mantello e vi pescò dentro una corda arrotolata. – Perché la tieni nel cappuccio? – Così non si bagna se piove. È quello che fanno i veri arcieri. Fissò la corda alle tacche su entrambe le estremità, incurvando lievemente il legno in modo da farla tendere. – Hai intenzione di tirare al bersaglio? – Sì. – Non te lo permetteranno – commentò un altro bambino. – Certo che me lo permetteranno – gli disse. – Perché mai non dovrebbero? – Sei troppo giovane. – Che sciocchezza!
SE LEGGO, CAPISCO Per ogni informazione, scrivi I se è implicita, E se è esplicita.
Alla festa di Ognissanti tutti indossavano gli abiti migliori.
Ognissanti tutta la popolazione assisteva alla messa, A nella cattedrale.
Gli archi migliori non erano in legno di frassino o nocciolo.
Esercitarsi a tirare con l’arco era un ordine del re.
Merthin era figlio di un nobile.
Caris apparteneva a una famiglia ricca.
Il re era in guerra con i francesi.
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Mentre pronunciava quelle parole, però, si rese conto di avere qualche dubbio: spesso gli adulti si comportavano da stupidi. Si allontanò per raggiungere un gruppo di uomini in attesa di usare un bersaglio. Ne riconobbe uno eccezionalmente alto, con le spalle ampie: era Mark Webber, il tessitore. Questi notò l’arco e gli domandò in tono gentile: – Dove l’hai preso? – L’ho fatto io – rispose Merthin con orgoglio. – Guarda, Elfric – disse Mark a un vicino. – Un gran bel lavoro. Elfric era un tipo muscoloso dall’aria scaltra, diede una rapida occhiata. – È troppo piccolo per tirare una freccia capace di penetrare nell’armatura di un cavaliere francese! – sentenziò in modo sprezzante. – Può darsi – ribatté Mark in tono conciliante, – ma immagino che il ragazzo debba aspettare ancora un paio d’anni prima di andare a combattere contro i francesi. John, il conestabile, annunciò ad alta voce: – Siamo pronti, quindi cominciamo. Mark, tu sei il primo. Il gigante avanzò fino alla linea di tiro. Prese un robusto arco e lo provò, flettendo senza fatica il legno. Soltanto allora il conestabile notò Merthin. – Niente bambini – disse. – Perché no? – protestò lui. – Non importa perché. Togliti dai piedi. Merthin sentì qualche coetaneo ridacchiare. – Non c’è ragione! – affermò indignato. – Non sono tenuto a dare spiegazioni ai bambini – disse John. – Bene, Mark. Tira. Merthin si allontanò, mortificato.
DENTRO IL TESTO Segna con una X. • Il titolo: anticipa la conclusione. ci orienta sul periodo storico. • Il tempo è: determinato. indeterminato. • Il luogo è: reale. fantastico. • La vicenda si svolge: all’epoca dei Sumeri. in un’epoca medievale. • Il protagonista è: un personaggio realmente esistito. un personaggio di fantasia.
K. Follet, Mondo senza fine, Mondadori
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IL RACCONTO STORICO
ECCO… VOLO DENTRO IL TESTO Segna con una X. • Le notizie riportate in questo testo sono: vere e documentate. frutto della fantasia dell’autore. • Lo si capisce: dal racconto del volo. dai nomi e dalle date. • I l racconto del volo da parte del Marchese d’Arlandes: è un documento storico. non ha fondamenti storici, è inventato. • Il narratore: è stato testimone del fatto. ha ricostruito con fantasia l’accaduto.
In un giorno piovigginoso dell’estate 1783, dei contadini francesi abitanti ad Annonay, vicino a Lione, rimasero stupefatti nel vedere un globo veleggiare attraverso il cielo. Spaventati, pensarono che dovesse trattarsi della Luna, staccatasi dal suo posto nel firmamento. Quando finalmente la sfera scese a terra, e la notizia di quanto era realmente accaduto percorse il Paese, tutta la Francia (e il mondo) si resero conto che era stata ottenuta una grande vittoria scientifica. L’idea venne a Joseph Montgolfier, alla fine del 1782. Joseph era figlio di un fabbricante di carta, ma si dedicava più ai suoi studi che alla cartiera del padre. Coinvolse il fratello Etienne, che aveva cinque anni meno di lui e, lavorando in segreto, i due fratelli riuscirono a far sollevare in aria sacchetti di seta pieni d’aria calda. In seguito essi fecero esperimenti con involucri più grandi, e il 4 giugno 1783 invitarono un gruppo di osservatori ad assistere alla loro prima dimostrazione pubblica: il volo che lasciò a bocca aperta i contadini di Annonay. Di lì a un mese, l’Accademia delle Scienze invitò i Montgolfier a ripetere la dimostrazione a Parigi, e i fratelli accettarono. La dimostrazione alla presenza dei membri dell’Accademia andò così bene che Etienne fu invitato a ripetere lo spettacolo alla presenza del re. Questa volta i fratelli decisero di attaccare al pallone una gabbia, con dentro una pecora, un gallo e un’anatra. Anche questa volta andò bene. Pieni di fiducia, i Montgolfier si misero all’opera per costruire un nuovo pallone gigantesco, capace di portare con sé non solo un fuoco, ma anche due uomini per alimentarlo. Ecco il racconto del primo uomo che compì un volo in qualità di passeggero, il marchese d’Arlandes, in compagnia del professore di fisica Rozier. “Ci sollevammo nell’aria il 21 novembre 1783, poco prima delle due pomeridiane. Rozier sul lato ovest del
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pallone, io su quello est. Rimasi sorpreso del silenzio e dell’immobilità con cui gli spettatori assistevano alla nostra partenza. Guardavo ancora, quando Rozier mi gridò: – Lei non fa niente, e il pallone non si alza neppure di un metro. – Scusi – risposi, mettendo un fascio di paglia sul fuoco e attizzandolo piano piano. Poi mi girai rapidamente, ma la Muette non si vedeva già più. Stupefatto, gettai un’occhiata verso il fiume... Attizzai il fuoco, presi un fascio di paglia con il mio forcone, lo alzai e lo gettai in mezzo alle fiamme. Un istante dopo mi sentii sollevato così in alto che credetti di raggiungere il cielo... Nello stesso momento, sentii venire dalla sommità del pallone un rumore che mi fece credere che fosse scoppiato... Mentre tenevo gli occhi fissi sulla sommità del pallone, provai un tuffo al cuore, e fu l’unico. La direzione del movimento era dall’alto in basso... – Lavoriamo, lavoriamo – disse Rozier. Ma vidi che la parte volta a sud era piena di fori prodotti dalle faville, alcuni dei quali notevolmente grossi. Adesso eravamo vicini a terra, fra due mulini. Non appena ci accostammo al suolo mi sollevai al di sopra della ringhiera e appoggiandomi a essa con le mani sentii il pallone premere soffice contro la mia testa; lo respinsi e balzai a terra. Vidi Rozier uscire carponi, in maniche di camicia, di sotto la massa di tela che gli era caduta addosso... Dopo tanti guai, eravamo finalmente sani e salvi”. R. Niccoli, La storia del volo, Feltrinelli
PER SAPERNE DI PIÙ François Laurent LeVieux, marchese d’Arlandes, è stato un pioniere dell’aviazione francese. Jean-François Pilâtre de Rozier è stato un pioniere dell’aviazione, fisico, chimico e aerostiere (cioè addetto alle manovre dell’aerostato) francese. Morì durante il primo incidente aereo della storia, nel tentativo di sorvolare La Manica. Lo château de la Muette, il “Castello della Muta”, è un castello che si trova a Parigi, vicino al bellissimo parco Bois de Boulogne.
C LIL
The air balloon flies in the sky. From above, you can see the wonder of nature!
DI PAROLA IN PAROLA eggi il significato L della parola che potresti non conoscere. • Attizzare: ravvivare, far riprendere vigore al fuoco.
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IL RACCONTO STORICO
E L'UOMO CONQUISTO LA LUNA… DENTRO IL TESTO egna con una X. S • Questo è un racconto: informativo. di fantascienza. storico. • Perché: fornisce informazioni sui viaggi spaziali. racconta particolari di una delle più grandi conquiste dell’uomo. in esso agiscono extraterrestri. tempo e luoghi sono reali.
Lanciata dal razzo Saturn V dal Kennedy Space Center, il 16 luglio 1969 alle 13:32, Apollo 11 fu la quinta missione con equipaggio del programma Apollo della NASA. La navicella spaziale 11 era costituita da tre parti: un Modulo di Comando (CM) che ospitava i tre astronauti e che è l’unica parte rientrata sulla Terra, un Modulo di Servizio (SM), che riforniva il modulo di comando di energia elettrica, ossigeno e acqua, e un Modulo Lunare (LM) soprannominato “Eagle”, l’Aquila. La navicella entrò nell’orbita lunare dopo circa tre giorni di viaggio. Una volta raggiunta, gli astronauti Armstrong e Aldrin si spostarono sul modulo lunare Eagle con cui discesero nel Mare della Tranquillità. Armstrong, sei ore più tardi dell’allunaggio, e precisamente il 21 luglio 1969 alle ore 02:56 fu il primo a mettere piede sul suolo lunare. Aldrin arrivò 19 minuti dopo. I due trascorsero circa due ore e mezzo al di fuori della navicella, e raccolsero quasi 22 kg di materiale lunare che riportarono a Terra. Dopo circa 21 ore dall’allunaggio, gli astronauti, dopo aver effettuato la prima passeggiata lunare della storia, utilizzarono lo stadio di ascesa di Eagle per lasciare la superficie e ricongiungersi a Collins sul modulo di comando. Sganciarono, quindi, Eagle prima di effettuare le manovre che li avrebbero portati fuori dall’orbita lunare prendendo la traiettoria in direzione della Terra, dove ammararono nell’Oceano Pacifico il 24 luglio dopo più di otto giorni nello spazio. www.wikipedia.it
LINK a…
GEOGRAFIA
La Luna è l’unico satellite naturale della Terra e splende di luce solare riflessa. Dallo studio delle rocce portate sulla Terra dagli astronauti si è scoperto che la crosta lunare ha composizione chimica simile a quella della crosta terrestre. Sulla superficie lunare vi sono zone chiare, chiamate “terre” e zone scure, chiamate “mari”, grandi catene montuose, numerosi crateri e lunghi solchi. Durante la sua rivoluzione intorno alla Terra la Luna, nell’arco di due settimane, passa attraverso quelle che si chiamano “fasi lunari”.
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IL RACCONTO STORICO
… 50 ANNI DOPO 20 luglio 2019 - Luca Parmitano è partito per lo Spazio. La Soyuz è stata lanciata dalla base di Baikonur (Kazakhstan) e lo porterà sulla Stazione Spaziale Internazionale. Il lancio è avvenuto in una data altamente simbolica: ricorre oggi il cinquantesimo anniversario dello sbarco dell’uomo sulla Luna. Parmitano, a bordo con l’americano Andrew Morgan e il russo Alexander Skvortsov, svolgerà la missione “Beyond”. Sarà il primo italiano e il terzo europeo ad avere questo ruolo e ad avere il comando della Stazione Spaziale Internazionale. Una volta raggiunta la Stazione Spaziale, la Soyuz si aggancerà al modulo di servizio russo Zvezda, il cui portello si aprirà circa due ore dopo. I tre astronauti, dopo un viaggio di sei ore, trascorreranno nel laboratorio spaziale circa sei mesi. Uno degli obiettivi della spedizione sarà quello di sfruttare il prezioso aiuto dei robot per l’esplorazione della Luna e di Marte, oltre che per migliorare il livello di sicurezza degli esseri umani coinvolti in missioni particolarmente lunghe. Per Parmitano si tratta della seconda volta a bordo della navetta russa Soyuz, dopo la spedizione del maggio 2013, prima esperienza nello spazio che lo tenne in orbita per 166 giorni. Prima della partenza i tre astronauti hanno deposto quattro garofani rossi sulla tomba del cosmonauta russo Yuri Gagarin, il primo uomo a raggiungere lo spazio il 12 aprile 1961. “Ci vediamo in #space, amici!”, ha scritto nell’ultimo tweet prima della partenza Parmitano dal suo account AstroLuca. www.tg24.sky.it
C LIL
SE LEGGO, CAPISCO Segna con una X. • Perché il 20 luglio 2019 è una data “storica”? È la prima volta che un italiano comanderà la Stazione Spaziale Internazionale. È la stessa data in cui il primo uomo è atterrato sulla Luna. • Qual è l’obiettivo della missione “Beyond”? Verificare la resistenza degli astronauti nello spazio. Esplorare Luna e Marte con l’aiuto dei robot.
Neil Armstrong is the first human to walk on the Moon.
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VERSO L’INVALSI
VITA DI UN CLAN 1
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Grod, l’uomo che camminava davanti al Clan, accanto a Brun, il capo del clan, liberò una brace ardente avvolta nel muschio e infilata nell’estremità cava di un corno di uro. Grod aveva salvaguardato con ansia la brace mentre viaggiavano. Il carbone ardente rimasto dal fuoco della sera prima era stato acceso con un altro proveniente dal fuoco di due sere prima e poteva esser fatto risalire al fuoco che avevano acceso all’ingresso della vecchia caverna. Per i riti necessari a rendere una nuova caverna accettabile come dimora, dovevano accendere il fuoco con un tizzone che risalisse alla loro dimora precedente. Il compito di tenere in vita un fuoco poteva essere affidato soltanto a un maschio di rango elevato. Se la brace si fosse spenta, sarebbe stato sicuramente segno che i loro spiriti protettivi li avevano abbandonati, e Grod sarebbe stato degradato da secondo in comando alla posizione maschile di rango più basso: un’umiliazione che non voleva certo subire. Il suo era un grande onore, ma comportava una grande responsabilità. Mentre Grod collocava con cautela il frammento ardente su uno strato di stoppa secca e soffiava fino a far alzare la fiamma, le donne si dedicarono ad altri compiti. Con tecniche trasmesse di generazione in generazione, rapidamente scuoiarono la selvaggina. La carne fu messa ad arrostire sopra rami biforcuti, infilzata su bastoncini acuminati cosicché il forte calore l’arrostì senza disperderne i succhi. Ceste fittamente intrecciate, impermeabili, e ciotole di legno furono riempite d’acqua, in cui furono immesse pietre calde. Una volta raffreddate, le pietre venivano rimesse nel fuoco e nuove pietre calde venivano immerse nell’acqua finché questa bolliva, e vi si potevano cuocere le verdure. J.M. Auel, Ayla figlia della terra, Tea
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Dopo aver letto con attenzione, segna con una X. Se hai dei dubbi, torna al testo. 1 La vicenda si svolge: A. al tempo degli Egizi. B. al tempo dei Greci. C. nella preistoria. D. al tempo dei Romani. 2 Da che cosa lo si capisce? A. Dal nome dei protagonisti. B. Dalla presenza di un capo. C. Dal tipo di abitudini. D. Perché sono presenti delle donne. 3 Chi è Brun (riga 2)? A. Lo stregone del Clan. B. Il capo del Clan. C. Un componente del Clan. D. La guida che indicava il percorso da seguire. 4 Una brace ardente (riga 3) è: A. un pezzo di legno che brucia senza fiamma. B. una lingua di fiamma molto alta. C. un fuoco spento. D. un falò altissimo. 5 “ Estremità cava di un corno di uro” (riga 4) fa capire che l’uro era: A. un oggetto che serviva per accendere il fuoco. B. un tipo di muschio. C. un animale con le corna. D. un corno svuotato.
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6 “ Salvaguardato con ansia” (riga 5) significa: A. usato con molta attenzione. B. protetto con molta cura. C. guardato con timore. D. salvato da un furto. 7 C he cosa sarebbe successo a Grod se il fuoco si fosse spento? A. Non avrebbero mangiato. B. Avrebbe portato sfortuna al Clan. C. Sarebbe stato degradato. D. Sarebbe stato mandato via. 8 I l Clan doveva accendere il fuoco con un tizzone: A. trovato nel nuovo territorio. B. che avesse più di dieci anni. C. che fosse della loro dimora precedente. D. che fosse di un legno pregiato. 9 “Rango elevato” (riga 15) significa: A. molto giovane e forte. B. il più anziano del Clan. C. la moglie del capo. D. appartenente a una famiglia importante. 10 A chi era affidato il compito di salvaguardare il fuoco? A. Solo al capo. B. A uno del Clan a turno. C. A un giovane molto coraggioso. D. A un maschio di una famiglia importante. 165 11/02/20 14:13
SAPER ASCOLTARE UN OSPITE PENNUTO Sven Olsen aveva portato di contrabbando un canarino, Claribel, sulla stazione spaziale, proclamando che l’aveva fatto per un interesse scientifico: voleva vedere come si sarebbe comportato un uccello in assenza di gravità, ma potendo sempre usare le ali. Claribel, “mascotte” di tutti, prosperava e diventava grassa. Nel complesso, ci diede qualche grattacapo soltanto dover nascondere l’ospite non autorizzata quando arrivavano in visita dei pezzi grossi dalla Terra. L’unico guaio era che Claribel diventava piuttosto rumorosa e a volte dovevamo avere la battuta pronta per spiegare i cinguettii che provenivano dai condotti di ventilazione. Un paio di volte ce la cavammo a stento… Facevamo ormai turni di guardia di dodici ore, ma era meno brutto di quanto non sembri, perché nello spazio non si sente molto il bisogno di dormire. Però, quella mattina, avevo fatto fatica a svegliarmi. Avevo un tremendo mal di testa e un vago ricordo di sogni disturbati. Mi ci vollero secoli a sciogliere le cinture della cuccetta e raggiunsi la mensa ancora mezzo addormentato. Gli altri erano silenziosi e c’era un posto vuoto. – Dov’è Sven? – chiesi distrattamente. – Sta cercando Claribel, dice che non la trova da nessuna parte. Di solito è lei che lo sveglia. Poco dopo Sven apparve sulla soglia, aprì lentamente la mano su cui giaceva un mucchietto di piume gialle con due zampette contratte rizzate in aria. – Datele una boccata di ossigeno – suggerì qualcuno, indicando la bombola di emergenza accanto alla porta. Con nostra lieta sorpresa si rianimò immediatamente. Tutto raggiante, Sven rimosse la maschera e lei gli saltò sulle dita, levò tutta una serie di trilli festosi... poi di colpo si accasciò di nuovo. – Non capisco – si lamentò Sven. – Che cosa le succede? Non l’ha mai fatto prima. Da qualche minuto qualcosa mi stava tornando alla memoria. Ricordavo che la mia mente sembrava decisamente ottusa quella mattina, come se non riuscissi a liberarmi dal peso del sonno. Sentii che avrei fatto bene ad aspirare anch’io un po’ di quell’ossigeno... ma prima che potessi agguantare la maschera, tutto mi fu chiaro. Mi voltai verso l’ingegnere di turno ed esclamai con furia: – Jim! Qualcosa non funziona nell’aria! Ecco perché Claribel è svenuta. Mi sono ricordato che i minatori portano nei pozzi proprio i canarini per sapere se ci sono perdite di gas. – Sciocchezze! – rispose Jim. – Sarebbe scattato l’allarme. Abbiamo circuiti doppi; in caso di guasto uno sostituisce l’altro. – Ehm... Credo che il secondo circuito d’allarme non sia ancora inserito – gli ricordò il suo assistente. Jim ne fu colpito: si allontanò senza una parola. Tornò dieci minuti dopo, con aria impacciata: quella notte avevamo avuto una delle nostre rare eclissi grazie all’ombra della Terra; parte dell’impianto di depurazione si era gelato e l’unico segnale d’allarme non aveva funzionato. Senza Claribel saremmo tutti morti. A. C. Clarke, La Medusa, Mondadori
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{ Dopo aver ascoltato la lettura dall’insegnante o sul CD-Audio, segna con una X. 1 In che luogo si svolge il fatto? In una stazione spaziale. Su una sonda spaziale.
2 In quale tempo si svolge il fatto? Nel passato. Nel futuro.
3 Chi racconta i fatti?
4 Chi è il vero
Un narratore interno. Un narratore esterno.
protagonista? Sven Olsen. Jim. Claribel.
5 Come mai si trova lì? Per interesse scientifico. Perché Sven non voleva separarsene.
6 Che cosa voleva verificare Sven? e i canarini fanno amicizia S con tutti. Il comportamento di un uccello in assenza di gravità.
7 Che cosa è accaduto una mattina?
Sven trova Claribel che sembra senza vita. L’allarme si mette a suonare.
8 Che cosa ricorda il narratore
9 Che cosa scoprono?
L’impianto di allarme è guasto. L’impianto di depurazione si è congelato a causa di un’eclissi.
a un tratto? Claribel ha vissuto in una miniera. I minatori usano i canarini per segnalare la presenza di gas.
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A C I V I C E N O I EDUCAZ CULTURA E AMBIENTE NELLA COSTITUZIONE Un’attenzione particolare deve essere riservata all’articolo 9. ARTICOLO 9. La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.
Ciò che distingue un Paese da un altro non è solo l’aspetto del suo territorio ma anche la sua cultura, intesa come arte, costume, tradizione. La Repubblica deve promuovere la cultura, cioè favorirla, attraverso, ad esempio, incentivi per la cura dei musei, per le attività teatrali e cinematografiche, per la diffusione di opere artistiche.
In Italia, nel rispetto di questo principio è stato istituito il Consiglio Nazionale delle Ricerche (in sigla CNR), che ha il compito di svolgere, promuovere, diffondere e valorizzare le attività di ricerca scientifica e tecnologica. La Repubblica deve anche tutelare, cioè difendere, custodire il territorio attraverso: • la gestione dei rifiuti; • la tutela dell’acqua dall’inquinamento; • la difesa del suolo; • la tutela dell’aria e la riduzione delle emissioni nell’atmosfera.
La gestione dei rifiuti
Compito dello Stato e delle Amministrazioni locali è dare vita alle infrastrutture di recupero e riciclo dopo la raccolta differenziata. In assenza di tali strutture la raccolta differenziata è vana. La raccolta differenziata sta all’inizio della corretta e più avanzata gestione dei rifiuti in quanto rappresenta la prima fase dell’intero processo. Il corretto smaltimento della raccolta differenziata porta al riciclo dei rifiuti differenziabili con il vantaggio di recuperare materie prime ed energia.
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L’inquinamento idrico
Vigilare affinché le acque non vengano inquinate è uno dei compiti dello Stato attraverso i suoi ministeri. Le cause dell’inquinamento delle acque sono: gli scarichi delle attività industriali, delle attività agricole e delle consuete attività umane, che arrivano nei fiumi, nei laghi e nei mari, inquinandoli. Le conseguenze di tale inquinamento compromettono la salute della flora, della fauna e degli uomini, nuocendo all’ecosistema e alle riserve idriche per uso alimentare.
La difesa del suolo
Il suolo è uno dei tre elementi naturali essenziali per la vita. È una risorsa naturale non rinnovabile che è soggetta a processi di degrado come l’erosione, la contaminazione, nonché le inondazioni e le frane. Il piano dello Stato italiano verte sulla riduzione del rischio di alluvioni e smottamenti, ma mira anche ad assicurare il minor “consumo del territorio” determinato dalle colture intensive e dall’eccesiva edificazione.
La tutela dell’aria e la riduzione delle emissioni nell’atmosfera
Al fine di permettere il raggiungimento degli obiettivi stabiliti dal Protocollo di Kyoto e di favorire la riduzione delle emissioni in atmosfera di sostanze inquinanti, il Ministero dell’ambiente si impegna a favorire la produzione di energia elettrica tramite fonti rinnovabili oltre che sviluppare la messa a punto di tecnologie pulite.
APPRENDIMENTO COOPERATIVO Classifica i tipi di energia colorando in verde le energie rinnovabili e in rosso le energie non rinnovabili.
Energia geotermica Energia solare Earbon fossile Energia eolica Energia idroelettrica
Centrali termoelettriche Inceneritori rifiuti urbani Petrolio Gas metano Legname
Svolgi un’indagine per verificare quale tipo di energia viene utilizzato sul tuo territorio per la produzione di energia elettrica e per il riscaldamento delle case.
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IL
DIARIO
Oltre al diario personale, esistono altri tipi di diario: il diario di viaggio chi compie un viaggio registra le fasi o le tappe percorse, con l’indicazione delle imprese compiute; il diario di bordo il capitano di una nave registra i fatti accaduti sull’imbarcazione o durante l’esplorazione; il diario di guerra un ufficiale tiene il resoconto di quanto sta avvenendo nelle zone di guerra.
• • •
Leggi il testo, osserva le varie parti e segna con una X.
UN FATTO STORICO
Data
30 novembre 1974
Autore e protagonista
Comprimario
1a persona plurale
Luogo
Emozioni dei protagonisti
Gray e io parcheggiammo la Land-Rover sul pendio di un canalone. Perlustrammo a lungo la zona senza trovare nemmeno un fossile. Ma, proprio mentre ce ne stavamo andando, notai qualcosa a terra, a metà strada del pendio. – Quello è un pezzo di braccio di ominide – dissi. – Impossibile. Troppo piccolo. Dev’essere di una scimmia. Ci inginocchiammo per esaminarlo. Io scossi la testa: – Ominide. Quel pezzo lì, vicino alla tua mano, è di ominide. – Numi! – fece Gray. Lo prese. Era la parte posteriore di un piccolo cranio. Un metro più in là c’era parte di un femore, l’osso della coscia. Ci alzammo in piedi e cominciammo a vedere altri frammenti di ossa sparpagliati: un paio di vertebre, parte di un bacino, tutti di ominidi. Le ossa ritrovate appartenevano a un unico individuo. Quella notte, nessuno si sognò neppure di andare a dormire. Restammo svegli, mentre il registratore suonava una canzone dei Beatles, “Lucy in the sky with diamonds”. A un certo punto di quella notte indimenticabile il nuovo fossile assunse il nome di “Lucy” e da allora in poi lo si è conosciuto sempre con questo nome. D. Johanson - M. Edey, Lucy. Le origini dell’umanità, A. Mondadori
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TITOLO
Il diario, di solito, non ha un titolo: le varie parti sono registrate solo con la data. • Il brano è una parte finale di tutto il diario e il titolo: è frutto di fantasia. è inventato, ma realistico. •L ’intenzione è: informare sul tipo di diario. anticipare l’argomento.
INTRODUZIONE
• La presenza della data ci fa capire che: si tratta di una lettera. il diario si scrive giorno dopo giorno. • Infatti tenere un diario serve per: raccogliere foto e storie di famiglia. ricordare i fatti di ogni giorno.
SVILUPPO
• I l testo è scritto in prima persona plurale, perché in un diario il narratore è sempre: interno. esterno. •Q uindi narratore e protagonista: coincidono. sono persone diverse. • In questo caso si tratta di un diario: personale. di viaggio. di bordo. di guerra. • Il tempo è: • Il luogo è:
determinato. precisato.
indeterminato. imprecisato.
•L ’ordine in cui i fatti sono raccontati è: casuale. cronologico.
CONCLUSIONE
• In questa pagina di diario la conclusione è rappresentata da: una formula di saluto. una riflessione dell’autore. • L’autore manifesta: preoccupazione.
soddisfazione.
entusiasmo.
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IL DIARIO
SPEDIZIONE AL POLO SUD PER SAPERNE DI PIÙ Robert Falcon Scott (1868 – 1912) fu un marinaio ed esploratore britannico. Divenne famoso per la “competizione” con il norvegese Roald Amundsen sul raggiungimento del Polo Sud. Amundsen raggiunse il Polo poche settimane prima di Scott. Scott, nella marcia di rientro al campo base, perse la vita insieme ai membri della sua spedizione.
Nel 1912 l’esploratore Robert Falcon Scott e i suoi compagni raggiunsero il Polo Sud. Nel far ritorno, a causa di una bufera, non riuscirono a raggiungere il deposito di viveri e combustibile. Nessuno sopravvisse. Il diario di Scott fu trovato da una spedizione di soccorso.
domenica, 18 marzo Oggi, a mezzogiorno, siamo arrivati a 21 miglia dal deposito. La sfortuna ci opprime, ma potrebbe migliorare. Ieri il vento contrario era forte e ci ha costretto più volte a interrompere la marcia. Vento di nord-ovest forza 4, temperatura – 35˚. Nessun essere umano avrebbe potuto affrontarlo, e noi siamo quasi esausti. Il mio piede sinistro è spacciato, quasi tutte le dita sono congelate. Abbiamo riempito per l'ultima volta il fornello a petrolio a metà. Ce ne resta ancora una piccolissima quantità per sciogliere un po’ di neve; soltanto questo fra noi e la sete.
lunedì, 19 marzo – mezzogiorno Ieri sera abbiamo piantato il campo con difficoltà e avevamo un freddo terribile. Oggi siamo partiti con gran fatica. La slitta pesava terribilmente. Siamo a 15 miglia e mezzo dal deposito, e dovremmo raggiungerlo in tre giorni. Abbiamo cibo per due giorni, combustibile a malapena per uno. Tutti soffriamo ai piedi: il piede di Wilson è quello che sta meglio, il mio piede destro peggio. Non c̀ è possibilità di curarli, finché non metteremo nello stomaco cibi caldi. L'amputazione rappresenta il minimo dei mali, in questo momento, ma la cancrena si diffonderà? Questo è il problema più grave. Le condizioni atmosferiche non promettono nulla di buono; vento da nord e temperatura -40˚, quest’oggi.
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giovedì, 22 marzo Tormenta tremenda, come sempre. Wilson e Bowers impossibilitati a partire, domani ultima possibilità. Senza combustibile e viveri per uno o due giorni, la fine deve essere vicina. Risoluti a finire di morte naturale, marceremo verso il deposito e moriremo sulla nostra pista.
giovedì, 29 marzo Dal 21 abbiamo avuto continue bufere. Dal 20 in poi abbiamo avuto combustibile per due tazze di tè a testa e cibo appena sufficiente per due giorni. Non credo che possiamo sperare più nulla di meglio. Dobbiamo resistere fino alla fine, ma diventiamo sempre più deboli. La fine non può essere lontana. Purtroppo, non credo che riuscirò a scrivere altro. Fossimo sopravvissuti, avrei avuto una storia da raccontarvi sull’ardimento, la resistenza e il coraggio dei miei compagni che avrebbe commosso il cuore di ogni britannico. Ultima nota: abbiate cura delle nostre famiglie.
DENTRO IL TESTO egna con una X. S • Il diario contiene: riflessioni personali. descrizioni del paesaggio. annotazioni sul tempo meteorologico. rapporti tra i partecipanti. stato di salute dei componenti. •Q uindi sono pagine di un diario: personale. di viaggio. di bordo. di guerra. • L’autore lo ha scritto: per se stesso. per far conoscere al mondo la sua impresa. perché fosse pubblicato.
R.F. Scott, I grandi esploratori, Casini
LINK a…
MATEMATICA
Il miglio terrestre o miglio inglese corrisponde a 1609,344 metri. •L a spedizione di Scott il 18 marzo distava 21 miglia dal deposito di viveri. A quanti km corrispondono? • I l 19 marzo Scott si trovava a 15 miglia e mezzo. Quanti km furono percorsi in un giorno? •S cott pensava di raggiungere il deposito in tre giorni. Quanti km occorreva percorrere in un giorno?
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IL DIARIO
IN CAMPER SUL DELTA DEL PO DENTRO IL TESTO egna con una X. S • Questo testo è un diario: p ersonale. di viaggio. di bordo. di guerra.
egna con X gli elementi S del diario presenti in questo testo. Uso della 1a persona singolare. Uso della 1a persona plurale. Linguaggio colloquiale. Linguaggio specifico. Riflessioni personali. Annotazioni di attività. Registrazioni giornaliere. Indicazioni di luoghi. Indicazioni di percorso.
martedì, 6 maggio Si parte in mattinata, non troviamo traffico, il viaggio scorre veloce e decidiamo di fare una tappa a San Leo. La Rocca di San Leo è situata su un enorme masso roccioso sulla cui punta è situato il Forte, trasformato in prigione durante il dominio pontificio, qui venne imprigionato il conte Cagliostro e qui morì; furono ospitati Dante e San Francesco d’Assisi. Sostiamo al parcheggio dei bus e facciamo una passeggiata fino al centro del paese. Da lassù si gode di un’ottima vista sulla val Marecchia. Arriviamo a San Marino in serata, e, dopo aver girato un bel po’ causa lavori stradali, finalmente ci fermiamo per la notte.
mercoledì, 7 maggio Di buon’ora partiamo, e in tarda mattinata arriviamo a Ravenna alla basilica di Sant’Apollinare in Classe. Nel pomeriggio, eccoci a Casal Borsetti, sistemati nell’area sosta vicino al mare e con spiaggia per i nostri amici animali. Casal Borsetti è situato al centro del Delta del Po, attraversato dal canale, dove si pesca con il bilancino. Non abbiamo visto tirare su granché... Quanta pazienza!!!
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giovedì, 8 maggio Dopo un’altra rilassante passeggiata sulla spiaggia, si riparte: destinazione Comacchio. Comacchio, “la piccola Venezia”, è veramente deliziosa, ci si perde nella quiete dei suoi canali, le case colorate si specchiano nell’acqua, tutto infonde una tranquillità unica. Dopo aver pranzato, ci dirigiamo verso la punta estrema del Delta: Pila, piccolo borgo di pescatori con un’importante porto per la pesca, e proprio al porto ci fermiamo: è arrivato il momento della pausa pranzo. Più tardi, costeggiamo la Sacca degli Scardovari, la più grande laguna del Delta, delimitata a sud dal Po di Gnocca e a nord dalla foce del Po di Tolle; vediamo le cavane dei pescatori costruite per il ricovero delle barche e delle attrezzature per la pesca, qui sono fiorenti gli allevamenti di cozze e vongole. La strada che costeggia la sacca è lunga circa 23 km, il tutto nel silenzio totale. Nel tardo pomeriggio arriviamo a Gorino, dopo aver attraversato i rami del Po sui ponti di barche.
SE LEGGO, CAPISCO el testo, sottolinea: N • in rosa le frasi che indicano che i protagonisti stanno viaggiando in camper; • in verde i rami del Delta del Po. egna con una X. S • Su quali attività si basa l’economia della zona? Pesca e turismo. Coltivazione del mais. Alberi da frutto. Allevamento di cozze e vongole.
Attraversarli a passo d’uomo al di sopra del pelo dell’acqua è emozionante e il rumore delle assi di legno ci fa riflettere sulla reale stabilità della struttura. Gorino è un piccolo centro abitato di pescatori, posto in prossimità della foce del Po di Goro; l’economia locale si basa sulla pesca e sul turismo e da qui partono escursioni fluviali nel Parco del Delta del Po. Sfortunatamente, non possiamo fare la passeggiata fino alla Lanterna Vecchia, il vecchio faro ormai in disuso: il sentiero è chiuso.
venerdì, 9 maggio Il mattino seguente ci svegliamo presto per assistere al rientro dei pescatori al porto, c’è un gran via vai... È giunto il momento di pensare al rientro, non prima però di fare una sosta alle saline di Comacchio, dove dovrebbero esserci i fenicotteri. Camminiamo un bel po’, ma dei fenicotteri neanche l’ombra, non vogliono proprio farsi vedere. Tirando le somme su questo viaggio, non possiamo che esserne soddisfatti. Il Delta del Po ci ha regalato degli scorci indimenticabili. www.vacanzelandia.com
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IL DIARIO PER SAPERNE DI PIÙ Questo è il diario di bordo di Samantha Cristoforetti (Milano, 26 aprile 1977), un’aviatrice, ingegnere, astronauta militare italiana, prima donna italiana negli equipaggi dell’Agenzia Spaziale Europea. Con la missione ISS ha conseguito il record europeo e il record femminile di permanenza nello spazio in un singolo volo (199 giorni).
DI PAROLA IN PAROLA eggi il significato L di una parola che potresti non conoscere. •S okol: tuta spaziale russa.
NOTIZIE DALLO SPA
ZIO
Ore 1 del mattino Sembra che questa volta facciano sul se rio: dopo un rinvio di mese, questa volta vo un gliono veramente che torniamo a casa. Ci siamo svegliati pres to per il nostro ultim o giorno sulla ISS. Lo sgancio non avve rrà prima delle 10:18 del mattino, ma c’è m da fare prima di pote olto r mandare il comando pe r ap rir e i ganci che tengono la nostra So yuz collegata alla Staz ion e Sp az ial e. In realtà la mattinata è stata pie na come sempre. Sc ot t e io ci siamo assistiti a vicenda con i prelievi di sangue. Le provette va nn o ripor tate a terra. Anton sta caricando la Soyuz esattamente se co ndo il piano cargo: è importante per un ve icolo spaziale mantene re un equilibrio stabilit specialmente se si tra o, tta del vostro passaggio di ritorno verso la Terra ! Ore 8 del mattino Assicurarsi al seggiol ino della Soyuz non è una cosa veloce com lacciarsi la cintura di e alsicurezza: lo spazio è ris tre tto , la po siz moda e alcune delle ione scocinghie sono dif ficili da ra gg iun ge re . Come avevo imparato durante il co ntrollo delle nostre So ko l, tro va rsi in assenza di peso non rende l’o perazione più facile, vis to ch e il corpo non rimane fermo nel se ggiolino. Quindi, sono st at a contenta una volta co mpletato tutto. Una vo lta assicurato tutto ai se ggiolini, abbiamo indos sato i guanti e chiuso i caschi per iniziare i co ntrolli di tenuta delle tute. Buone notizie: tutte le nostre tute si sono “riempite” entro i tem pi richiesti, passando il controllo. Un altro po tenziale ostacolo al no stro programma per la partenza era or mai superato.
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C LIL
The spacecraft carries cosmonauts in the space for scientific researches.
DENTRO IL TESTO egna con una X. S • Il testo è scritto in: 3a persona singolare. 1a persona singolare. 1a persona plurale.
Ore 10 del mattino Prima del distacco c’è il controllo di tenuta del portello. Una volta separati dal modulo orbitale, rimane solo il portello del modulo di discesa a proteggerci dal vuoto! Per eseguire un controllo di tenuta, dovevamo lasciare uscire verso lo spazio un po’ d’aria, attraverso la valvola di sfogo. Anton ha selezionato il comando di chiusura sul suo display, in modo da essere poi in grado di richiudere la valvola con la semplice pressione di un bottone. Al termine del periodo di monitoraggio eravamo ben all’interno dei requisiti: passato il controllo di tenuta! Alle 13:17:30, ora di Mosca, ho dato il comando per attivare il sistema di attracco della Soyuz. Un minuto dopo, alle 13:18:30, ho eseguito il comando successivo: Hooks Open [apertura dei ganci]. Entro un paio di minuti i ganci che ci tenevano uniti alla stazione spaziale erano completamente aperti e i respingitori a molla hanno impartito alla nostra Soyuz una velocità di separazione: era finita, ce ne stavamo andando. Arrivederci Stazione Spaziale! S. Cristoforetti, www.astronautinews.com
• L’autore del diario è: un testimone. uno dei protagonisti. • Il luogo è: precisato. imprecisato. • Il tempo è: determinato. indeterminato. • Si
tratta di un diario: personale. di viaggio. di bordo. di guerra.
• Nel testo sono presenti: pensieri personali. registrazione di attività di lavoro. descrizione di paesaggi.
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VERSO L’INVALSI
ARRIVO A CAPO NORD 1
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5 gennaio La nostra Guida tira giù dal letto tutti, prima della sveglia. Dobbiamo raggiungere il punto di ritrovo entro le 11:00. Dopo molti chilometri nell’entroterra ora la strada corre lungo la costa. Incontriamo una serie di lunghe gallerie, al cui interno le rigide temperature del nord riescono ad alzarsi sopra lo zero termico. Una di queste gallerie passa addirittura sotto il livello del mare. Il paesaggio è sempre affascinante e la costa svela degli scorci emozionanti ed improvvisi. Il punto di ritrovo per la partenza del convoglio è completamente sommerso dalla neve, tanto che la strada si confonde con il territorio circostante. Il nostro momento sta per arrivare… tremiamo dall’emozione e un po’ anche dal freddo. Si accendono le luci, la sbarra viene alzata e il convoglio si mette in movimento. Finalmente arriviamo nello spiazzo. Un vento gelato sferza le nostre mani e la faccia. Quando ci riprendiamo dal freddo e dall’emozione andiamo a vedere la famosa palla di Capo Nord… Foto o disegno Lo spettacolo è da mozzare il fiato. I colori di questa riempitivo? specie di tramonto polare (sono le 13:00 e sembrano le nostre 18:00) sono incantevoli. Il freddo è sempre più pungente, accentuato da un vento che non ci dà tregua. A un certo punto però non ce la facciamo più. Non sentiamo più le dita delle mani e dei piedi… e la faccia, nei punti esposti al vento, è diventata un blocco gelato. Siamo costretti a tornare all’interno dell’edificio, ma il convoglio sta per ripartire e dobbiamo affrettarci! Ci sembra che questa visita sia durata solo pochi minuti, invece siamo stati qui quasi un’ora.
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Dopo aver letto con attenzione, segna con una X. Se hai dei dubbi, torna al testo. 1 Questo è un diario, perché: A. il luogo descritto è frutto della fantasia. B. il narratore è esterno. C. il protagonista non è il narratore. D. narratore e protagonista coincidono. 2 Chi racconta: A. ha fatto il viaggio da solo. B. descrive un’avventura vissuta da altri. C. descrive il viaggio di un suo amico. D. ha fatto un viaggio con altre persone. 3 Un “convoglio” (riga 11) è: A. un autobus di linea. B. una fila di macchine che partono insieme. C. un treno a grande velocità. D. un grande spazzaneve. 4 “L’entroterra” (riga 4) è: A. una zona lontana dalla costa. B. una strada che corre lungo la costa del mare. C. una zona in salita. D. una zona coperta di neve.
5 Il racconto descrive: A. l’allegria per trovarsi al mare. B. l’esagerata quantità di neve. C. l’emozione di trovarsi vicini al Polo Nord. D la paura per le molte gallerie. 6 Il luogo da visitare (riga 16): A. è aperto a tutti sempre. B. è chiuso da una sbarra. C. non è visitabile perché c’è troppa neve. D. non è visitabile perché c’è troppa gente. 7 C he cos’ha di particolare il tramonto polare? A. La mancanza di luce e di colori. B. Alle 13 sembra che siano le 18 di sera. C. Alle 18 sembra che sia mezzogiorno. D. Il vento e il freddo rendono difficile muoversi. 8 A lla fine quale riflessione fa l’autore? A. È stata una giornata faticosa. B. Il viaggio non gli è piaciuto. C. Ciò che ha visto era così bello che il tempo è volato. D. La visita a Capo Nord è stata troppo lunga. 179
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Compito di realtà
SCU OLA AP ERT A O OP EN DA Y
Qual è il vostro compito? Ormai siete in classe quinta e tra poco frequenterete la scuola secondaria. Ma chi, meglio di voi, può conoscere la vostra scuola e… tutti i suoi segreti? A voi il compito di farla conoscere nella giornata di SCUOLA APERTA o OPEN DAY destinata ai genitori dei futuri alunni di classe prima.
CHE COSA DOVETE SAPERE? ontattate il Dirigente scolastico della vostra scuola per chiedere la data o le C date prescelte per la Scuola aperta e comunicate che vi offrite di preparare la presentazione della Scuola; ricordate che vi rendete disponibili a essere presenti nelle giornate in cui la scuola sarà aperta. • Munitevi di macchina fotografica (vanno bene anche un cellulare o un tablet). Vi servirà per preparare il servizio fotografico della scuola. • Fotografate i locali: le aule, la palestra, il cortile o il giardino, l’aula computer (se c’è), la biblioteca, la direzione, la segreteria, la mensa… • Fotografate gli alunni: riprendete i vari momenti della vostra giornata in aula, in palestra, in mensa, mentre svolgete le solite attività, mentre lavorate in gruppo, mentre preparate cartelloni ecc. • Verificate che i computer da utilizzare abbiano un programma di presentazione di diapositive (di solito è già presente): fate delle prove per imparare a usarlo. • Procuratevi un proiettore: controllate se la vostra scuola è dotata di proiettore da collegare al computer, per poter proiettare la vostra presentazione durante la giornata di Scuola aperta. • Preparate cartelloni pubblicitari e inviti: ogni grande manifestazione deve essere pubblicizzata, quindi dovrete pensare a come farlo.
IN CHE MODO DOVETE PROCEDERE? • Stabilite una riunione di classe per elencare tutto quello che volete fotografare e mettere in evidenza, e per preparare il necessario per la riuscita della vostra giornata. • Una volta che avrete chiaro che cosa c’è da fare, dividetevi a coppie o in gruppi di tre. • Ogni gruppo si occuperà di un aspetto del lavoro.
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... E ORA, INIZIATE A PREPARARE IL VOSTRO OPEN DAY! • Dopo aver scattato le foto, scaricatele su un unico computer e riordinatele per argomento, inserendole in cartelle. Inserite le foto, secondo l’ordine che avete deciso, nel pro• gramma di presentazione e scrivete delle brevi didascalie. • Riguardate insieme la presentazione, per controllare che non vi siano errori o mancanze. • Completate i manifesti e gli inviti per pubblicizzare l’evento. • Nel giorno stabilito, il gruppo prescelto proietterà la presentazione e la spiegherà, mentre un altro gruppo si occuperà di far funzionare il proiettore.
BUON DIVERTIMENTO E BUON LAVORO! COM’è ANDATA? • Ti è piaciuto fare questo lavoro? • Che cosa è stato più difficile per te? • Perché? • Sei soddisfatto del risultato? • Perché? • Hai avuto difficoltà a collaborare con i tuoi compagni? • Quale è stato l’aspetto che ti è piaciuto di più di questa collaborazione? • Quale ti ha creato maggiore difficoltà? • Sei riuscito a esprimere le tue opinioni? • Come hai trovato questa attività? Interessante. Divertente.
Faticosa.
Noiosa.
Difficile.
• Secondo te, la giornata Open Day è piaciuta ai visitatori? • Da che cosa lo hai capito?
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IL TESTO
O V I T T I R DESC Completa scrivendo le parole date al posto giusto. animale • sensoriali • oggetto • uso • fotografare Descrivere è come ......................................................................... con le parole. Il testo descrittivo mostra, attraverso l’................................. sapiente dei dati ................................., come sono fatti: una persona, un ................................., una pianta, un ................................., un luogo. Leggi i testi, rifletti e completa.
Informazioni implicite Si erano seduti: ci dice che erano più di uno. Il bambino si spaventò: ci informa che uno della compagnia era un bambino. Ripresero a correre: il verbo “ripresero” indica che avevano già corso e che si erano seduti per riposarsi. Seguì un altro urlo: ci fa capire che ne avevano già sentito uno.
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Il pescivendolo Era un ragazzo ricciuto dal volto roso dalla salsedine. Mi fermai per un istante a osservarlo: con sveltezza apriva i ricci, levando gli aculei dal guscio, vi strizzava sopra una fetta di limone, offriva complimentoso il mollusco, tremolante e roseo; si puliva le mani o il coltello sulle cosce, diffondendo un pungente odore di erbe marine. Indossava un paio di pantaloni stinti su cui erano attaccate e brillavano qua e là, come stelline, le iridescenti scaglie di qualche pesce. M. Prisco, Figli difficili, Rizzoli
Tranquillità… interrotta Si erano seduti su un tronco abbattuto: tutto era calmo. Cantavano i grilli, le cicale e qualche merlo, che ogni tanto frullava tra le foglie. A un tratto sentirono il rumore di un ramo spezzato, in un cespuglio poco lontano. Il bambino si spaventò. Ripresero a correre per il sentiero o tagliando attraverso i campi. Il granoturco era alto e pennacchi in fiore ogni tanto si agitavano intorno a loro. C. Sgorlon
Un momento terribile Merthin balzò in piedi con il batticuore. Seguì un altro urlo, diverso: c’erano due persone, ed entrambe sembravano infuriate. Merthin fu preso dal panico, come pure gli altri. Raggelati, tesero l’orecchio e percepirono il rumore di un uomo che correva a perdifiato attraverso la boscaglia, calpestando rami caduti, piegando arboscelli, schiacciando foglie secche. K. Follet, Mondo senza fine, Mondadori
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I dati sensoriali ci forniscono le parole per descrivere l’aspetto fisico, gli atteggiamenti, i comportamenti di una persona, ma spesso questo non è sufficiente, perché una persona non è solo ciò che appare esternamente. Dietro a un volto imbronciato o pensieroso, a un atteggiamento pensoso, si possono nascondere molti sentimenti e svariate emozioni. Saper descrivere vuol dire quindi anche conoscere e utilizzare in modo adatto le parole dei sentimenti. INTRODUZIONE
Il testo descrive un ............................................ e contiene dati visivi della persona: • capelli: ricciuti • viso: roso dalla salsedine • abbigliamento: un paio di pantaloni stinti • movimenti: apriva con sveltezza, ................................, ................................ Per rendere più efficace la descrizione dell’ambiente l’autore inserisce un dato olfattivo: ................................ La frase “offriva complimentoso” non ci permette solo di immaginare il pescivendolo nell’atto di porgere il mollusco, ma anche di sapere qualcosa in più sul suo modo di essere: si tratta di una persona cortese, sorridente e socievole. SVILUPPO
In questo testo sono stati usati: • dati ................................: un tronco abbattuto, granoturco alto, pennacchi in fiore; • dati ...............................................: cantavano grilli, ............................................. ...........................................................................................................................................; • dati di ................................: si erano seduti, ripresero a correre, ............ .............................................................................................................................................
• I dati sensoriali, insieme al contesto, ci permettono di dire che il sentimento provato dai protagonisti è: noia. ribrezzo. paura. fatica. CONCLUSIONE
Il titolo anticipa l’argomento: la situazione non è bella! Per descrivere il fatto sono stati usati: • dati uditivi: ...............................................................................................................; • dati di movimento: balzò in piedi, ...............................................................; • parole per esprimere sentimenti ed emozioni: batticuore, infuriate, fu preso dal panico, raggelati.
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IL TESTO DESCRITTIVO
Le persone
IL MIO AMICO DI PAROLA IN PAROLA Segna con una X il significato esatto. • Discolo: lanciatore del disco. monello. • Minutissimi: che durano più di un minuto. piccolissimi, microscopici. • Marchingegni: arnesi un po’ complicati. invenzioni strabilianti. • Si buttava a capofitto: si tuffava dal trampolino. si dedicava con entusiasmo.
Fulvio era il più discolo e il più bello di noi tre. Aveva gli occhi celesti come papà, ma grandi, ridenti e furbi. Non conosceva l’uso del pettine ed erano liti tutte le volte che doveva andare dal parrucchiere. Era anche il più buono e il più generoso di noi, e quello che prendeva più castighi. Si occupava di mille cose sempre nuove: costruiva velieri con minutissimi marchingegni, veri capolavori, e poi tutto a un tratto… basta, in solaio; ed era la volta della collezione dei francobolli e lì si buttava a capofitto e poi… anche questi in solaio; e poi le figurine. Insomma, si interessava di mille cose, meno una: la scuola. Infatti, fin quasi ai quattordici anni fece tribolare i miei genitori. Non voleva saperne di studiare e per essere sicuro di non doverlo fare, via via che gli veniva data la lezione, strappava e distruggeva le pagine dei libri. Fulvio era proprio il mio amico più caro. B. Fo Garambois, Io, da grande, mi sposo un partigiano, Einaudi
SE LEGGO, CAPISCO Segna con una X. • Fulvio è: il miglior amico del narratore. il fratello del narratore. il fratello del narratore che però lo considera il suo più caro amico. • In
famiglia ci sono: due figli. tre figli. quattro figli.
Segna con X tutte le caratteristiche di Fulvio.
Tranquillo e studioso. Molto vivace e monello. Entusiasta. Buono e coraggioso.
Sa fare molte cose. Inizia tante cose ma poi si stanca. Non gli piace andare a scuola. Bello, ma sempre spettinato.
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Le persone
IL TESTO DESCRITTIVO
UN OMACCIONE Era grande come un gorilla e grosso come un bue. Aveva degli occhi rabbiosi, un nasone a patata rosso come un peperone e due baffoni neri che gli scendevano fino alla pancia. Le sopracciglia sembravano due cespugli neri e la bocca era larga e dentata come quella di un lupo. Sul suo vestito tutto nero c’erano due draghi verdi che soffiavano fuoco dalle narici. Aveva alla cintura uno spadone di ferro che mentre camminava batteva in terra. Quell’omaccione si chiamava Brut Bir Bon.
DENTRO IL TESTO Colora il quadratino con il colore corrispondente agli elementi del testo descrittivo. Dati visivi dell’aspetto fisico. Dati visivi dell’abbigliamento. Similitudini usate per dare meglio l’idea. Segna con una X l’intenzione dell’autore nel testo “Un frate”.
P. Carpi, Cion Cion Blu, Garzanti
UN FRATE L’aspetto fisico di frate Guglielmo era tale da attirare l’attenzione dell’osservatore più distratto. La sua statura superava quella di un uomo normale ed era tanto magro che sembrava più alto. Aveva gli occhi acuti e penetranti; il naso affilato e un po’ adunco conferiva al suo volto l’espressione di uno che vigili. Anche il mento denunciava in lui una salda volontà, pur se il viso allungato e coperto di efelidi poteva a volte esprimere incertezza e perplessità. Mi accorsi con il tempo che quella che pareva insicurezza era invece curiosità.
ttirare l’attenzione A del lettore sull’aspetto fisico del frate. Descrivere il carattere del frate attraverso l’aspetto fisico.
U. Eco, Il nome della rosa, Bompiani
DI PAROLA IN PAROLA Segna con una X il significato esatto. • Adunco: curvo. unico. • Efelidi: macchioline. lividi.
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IL TESTO DESCRITTIVO
I sentimenti
IL TRENO MI PORTO VIA… SE LEGGO, CAPISCO Segna con una X. • “ Il treno mi portò via” vuole dirci che il ragazzo: era contento di partire. subiva la decisione dei propri genitori. • I due sentimenti che prova il ragazzo sono: rabbia. r ancore. r assegnazione. paura. dispiacere. •L e emozioni che prova si capiscono: perché sono dette esplicitamente. attraverso la descrizione della situazione. •N el testo “Affrontare gli altri”, “fui lo zimbello di tutti” significa: tutti giocarono con me. tutti risero di me. •C iò che fa “gelare dentro” il protagonista è: lo sguardo degli altri. la paura dell’insegnante. • I l problema del protagonista è: la timidezza. la vigliaccheria. la paura.
Il treno mi portò via in un pomeriggio grigio e umido. Mentre guardavo fuori dal finestrino, mi sentivo ormai solo e allo stesso tempo continuavo a sorprendermi per il fatto che non mi venisse da piangere. Poi mi resi conto che quella era già rassegnazione. Forse il distacco era avvenuto piano, senza che me ne accorgessi, fin dal giorno in cui si decise la mia partenza. Ricordai l’ultima sera, quando vidi chiudersi la valigia con dentro la mia roba, e capii che quel piccolo atto siglava la mia separazione. Mi rividi a letto quella mattina, quando si accese la luce, perché mio padre andava a lavorare, con la faccia voltata verso il muro: volevo che fosse una mattina come tutte le altre. Sentii mio padre dire: – Non lo voglio svegliare. Mi diede un bacio, e nemmeno allora mi voltai. Ora stavo lì, sul treno, e sentii che mi dispiaceva. E. Olmi, Ragazzo della Bovisa, Camunia
AFFRONTARE GLI ALTRI In presenza della gente ero timido e come paralizzato e il primo giorno nella mia nuova scuola fui lo zimbello di tutta la classe. Venni chiamato alla lavagna a scrivere nome e indirizzo, ma con tutti quegli occhi di ragazze e ragazzi puntati sulla mia schiena mi sentivo gelare dentro e non riuscivo a scrivere una sola lettera. Il cervello mi si fece vuoto, chiuso. Vacillai. La mano si rifiutava di muoversi. Tornai al posto con le orecchie e la nuca scottanti. Sedevo immobile come un sasso e nel cuore mi si gonfiava una bufera di timidezza. R. Wright, Ragazzo negro, Einaudi
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Sogno o son desta? Paola si sveglia di soprassalto, gli occhi spalancati dallo spavento nel buio della notte. Ha una gran confusione in testa, il cuore le martella nel petto; sembra che faccia davvero rumore. Ancora non sa bene se ha sognato o no. Tasta il suo cuscino, le coperte, i bordi del materasso! Sì, è proprio camera sua, non ci sono dubbi. Il cuore continua a battere come un tamburo. Respira male, come dopo una corsa affannosa. La mano va a tentoni verso il comodino, a cercare l’interruttore della luce. Eccolo, finalmente! Con la luce accesa si vedono le cose come devono essere: la cameretta con tutti i mobili al loro posto, i giochi, i libri, la cartella e i vestiti sparpagliati qua e là, alla rinfusa. A. Lavatelli, Paola non è matta, Piemme
In cerca di… emozioni! Quell’orto gli dava un’impressione di luogo cupo, imprigionato, un accumulo di cose deformi. Egli fece violenza a se stesso e, in punta di piedi, trattenendo il respiro come se temesse di risvegliare nemici nascosti, si inoltrò nell’odioso viale. Le cavallette facevano quel loro ssi ssi ssi… insistente, un suono che non aveva mai udito così maligno. I fogliami rispondevano loro con certe brutte risate sommesse, spasmodiche come quando uno ha paura. A un tratto… si arrestò, con i capelli diritti, con il cuore che gli si spezzava. C’era qualcuno nell’orto…
DENTRO IL TESTO Nei testi, sottolinea: • in verde le espressioni sullo stato d’animo dei due ragazzi; • in rosa le similitudini. Segna con una X. •Q ual è l’emozione provata dai protagonisti? Spavento. Ribrezzo. Stupore. Paura. •Q ual è lo “scherzo” che provoca questa emozione? Ingigantire i rumori. Far vedere come mostri gli oggetti di tutti i giorni.
F. Chiesa, Tempo di marzo, SEI
SE LEGGO, CAPISCO Quale modo di dire, fra i seguenti, accomuna i due testi? Scrivilo sulla riga di puntini in alto. • Mezzo morto di paura. •L a paura fa novanta. • Aver paura della propria ombra.
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IL TESTO DESCRITTIVO
I sentimenti
CHE RIDERE! DI PAROLA IN PAROLA
Nelle descrizioni, gli aggettivi hanno molta importanza. Segna con X gli aggettivi che si possono usare per descrivere: • il naso: aquilino. adunco. soffice. piccolo. bitorzoluto. a spazzola. paonazzo. dritto. storto. splendente. • la
bocca: piccola. stretta. lentigginosa. slanciata. sorridente.
Tripoli rideva di rado, e il riso si annunciava in lui con un guizzo nervoso, quasi una smorfia, mentre la sua figura era scossa da convulsioni. Quella volta i piani del suo viso mutarono di colpo: la fronte, che si copriva di pieghe, si accorciò e il naso, già lungo e aquilino, si accrebbe occupando uno spazio ragguardevole davanti a sé. Gli occhi, lunghi e obliqui, scomparvero dietro le palpebre. All’inizio era come se stesse soffocando per un improvviso colpo di tosse; poi, la sua risata assunse una tonalità strombettante e nasale; in effetti, il naso fendeva l’aria come un fischietto. M. Di Lascia, Passaggio in ombra, Feltrinelli
grande. ondulata. sottile. socchiusa. imbronciata.
CI SONO QUA IO L’abbandono patito e la delusione cocente di quelle ore presero la strada delle lacrime e divennero un dolore dichiarato che mi scuoteva con violenza. Mia madre mi prese tra le braccia, spaventata da tanta sofferenza. – Ci sono qua io! – diceva piano. Prese il mio viso fra le mani e lo guardò, per capire i miei pensieri. – Ci sono qua io! – ripeté scuotendomi. – Ci sono qua io! Poi mi strinse così forte che pensai di soffocare nei singhiozzi. Mi aggrappai al suo corpo come un naufrago a una zattera. M. Di Lascia, Passaggio in ombra, Feltrinelli
SE LEGGO, CAPISCO Segna con una X. • Il protagonista del testo “Ci sono qua io”: è maschio. è femmina. non si sa se sia maschio o femmina. • Infatti: non c’è né un nome né un aggettivo che ce lo riveli. si capisce dalla sua reazione. • “Ci sono qua io” vuol dire: non devi avere paura. smettila di piangere, sei grande. io non ti abbandono.
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I sentimenti
IL TESTO DESCRITTIVO
PAPÀ, QUANDO ARRIVI? Andava avanti e indietro impaziente, spiando attraverso i vetri della finestra. Lorena era in preda a un’ansia che non l’abbandonava un istante: aspettava il ritorno del papà da un viaggio di lavoro. Pregustava già la gioia di quando lui l’avrebbe abbracciata con le sue forti braccia e l’avrebbe fatta… volare. Era un rito a cui Lorena teneva moltissimo e per nessuna ragione al mondo avrebbe voluto rinunciarvi. Il cuore le balzava nel petto ogni volta che sentiva avvicinarsi un’auto e, quando si accorgeva che non era la macchina del papà, la delusione stendeva sul suo piccolo viso un velo, trasformando il sorriso in una smorfia. Poi, finalmente, la vide. Lorena non stava più in sé dalla gioia: cominciò a saltare e a fare giravolte nella stanza, la bocca aperta in un sorriso che le illuminava tutto il volto, gli occhi brillanti come stelle, mentre il cuore le faceva capriole nel petto. Corse alla porta in attesa di sentir suonare il campanello: voleva essere lei la prima a dargli il benvenuto. Ma quanto ci metteva il papà a salire? Driiin! Driiin! Lorena spalancò la porta: in un attimo, l’inconfondibile abbraccio del papà l’avvolse e in un baleno si trovò a volare in alto, sempre più in alto… Lorena rideva e rideva, piccoli strilli gioiosi sgorgavano dal profondo della sua anima, i riccioli neri al vento, un sorriso enorme stampato sulla bocca le illuminava tutto il viso, si sentiva spensierata e felice, perché il miracolo si era ancora una volta compiuto. G.E. Mordan
DENTRO IL TESTO Segna con una X. • Il titolo di questo testo: anticipa l’argomento vero del racconto. porta fuori strada. comunica un sentimento di ansia. • I sentimenti che si alternano in Lorena sono: rabbia. delusione. ansia. preoccupazione. gioia. indifferenza. felicità. impazienza. Nel testo, sottolinea: • in rosa le espressioni che indicano ansia e attesa; • in verde le espressioni che descrivono la gioia.
SE LEGGO, CAPISCO Segna con una X. • Lorena è: una ragazza. una bimba piccola. • I sentimenti che Lorena prova per il papà sono: amore. adorazione. tranquillità. simpatia. fiducia. serenità. • I l “miracolo” di cui si parla è che: il papà le ha portato un regalo. Lorena si è divertita volando. Lorena ha sentito di essere di nuovo protetta e al sicuro.
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IL TESTO DESCRITTIVO
Gli animali
LE RONDINI
DENTRO IL TESTO Segna con una X. • In quale periodo del giorno si svolgono i due testi?
Alba. Tramonto. Notte.
Segna con colori diversi i dati sensoriali scelti per ogni descrizione.
Visivi. Uditivi. Olfattivi. Gustativi. Tattili. Di movimento.
All’alba, e ancor più al tramonto, fanno come una mobile trama nera in questo rettangolo di cielo che dà sulla mia terrazza. Sono pazze di volo, di allegrezza, di canto. Tagliano l’aria, stridendo, con le ali tese e ferme; si riabbassano, riprendono il respiro, indugiano: e poi si rovesciano, si tuffano a capofitto, scompaiono riemergendo vertiginose fra le case e i tetti, mi passano davanti radendo le pareti. Le rondini riconoscono i vecchi nidi, i tetti, i comignoli, le grondaie. Io le aspetto come aspetto i fiori, il grano, le foglie che rinascono a ogni stagione e le amo come fossero sempre quelle di ieri. M. Valgimigli, Il mantello di Cebete, Mondadori
CANTI, RICHIAMI, DISCORSI Tutto il bosco echeggiava di voci diverse. Il rigogolo lanciava incessanti gridi di gioia, i piccioni tubavano senza tregua, i merli fischiavano, i fringuelli gorgheggiavano, le cinciallegre pigolavano. In mezzo a quel coro si levava lo strido rissoso delle ghiandaie, la risata ciarliera delle gazze, irrompeva metallico lo strido dei fagiani. A tratti su quelle voci dominava il grido squillante e breve del picchio. F. Salten, Bambi, La vita di un capriolo, Vallardi
DI PAROLA IN PAROLA Per ogni verso, scrivi l’animale che lo produce e il modo in cui lo produce. Se non è espresso, scrivine uno tu adatto, come nell’esempio.
VERSO
ANIMALE
MODO (come?)
fringuelli
a gola spiegata
gridi tubavano fischiavano gorgheggiavano pigolavano strido risata grido
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Gli animali
IL TESTO DESCRITTIVO
LA CORNACCHIA DOMESTICA Una giovane cornacchia, che chiamammo Cecchina, abitò in casa mia per sette anni. Era bellissima: aveva le penne morbide come velluto e due occhi vivi e attenti a tutto ciò che accadeva accanto a lei. Era divenuta una cornacchia domestica. Con un breve volo si posava su una spalla o su un ginocchio di uno di noi; tirava con il becco l’orlo della gonna della mamma quando voleva farsi dare un pezzetto di carne. Faceva il bagno ogni giorno, ma l’acqua doveva essere tiepida e limpida. Ogni tanto, se disturbata, emetteva un suono breve e stridulo. Adorava i pacchetti che arrivavano in casa e, curiosa com’era, non si dava pace finché non aveva visto il loro contenuto. Era anche molto sensibile: quando uno di noi si ammalava, non toccava cibo fino a quando non era guarito.
DENTRO IL TESTO Colora la barra laterale seguendo le indicazioni.
comportamento;
aspetto fisico;
carattere;
presentazione.
Nel testo, sottolinea: • in rosso i dati di movimento; • in blu le parti del corpo descritte.
G. Deledda, Tutte le opere, Mondadori
SE LEGGO, CAPISCO
UN BELL'ANIMALE Giudicai che doveva pesare circa un quintale. Era di un rosa lucente, con una peluria bianca come quella di una pesca, e aveva una gran quantità di decorative macchie nere che la natura aveva piazzato con tale cura e in modo così attraente da ricordare i nei che le dame usavano come ornamento nel Settecento. Aveva occhi piccoli e dorati, pieni di saggezza e di malizia; le orecchie pendevano ai lati del muso come un velo e, nel mezzo, sporgente con fierezza, stava il naso, delicatamente arricciato. I suoi zoccoli erano aggraziati e lustri e la coda era come un meraviglioso e simpatico punto interrogativo rosa.
Rispondi. •Q uale sentimento prova l’autore verso questo animale? Timore. Simpatia. Indifferenza. • Che animale è? ................................................
Sottolinea gli “indizi” che ti hanno permesso di riconoscerlo.
G. Durrell, Storie di animali e di altre persone di famiglia, Tea
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IL TESTO DESCRITTIVO
GLi animali
UNA RANDAGIA DI PAROLA IN PAROLA Tenendo conto del contesto, segna con una X il significato esatto. • Imperioso: gioioso. prepotente. • Palese: divertente. evidente. • Determinata: decisa. costretta. • Spartire: abitare. condividere.
La signora Bell aveva trovato sulla porta di casa un sudicio gattino bianco e nero, mezzo morto di fame e di freddo, un randagio! Che altro poteva fare se non prenderlo? Il cucciolo si era trasformato in una bella gatta rotonda, nera come l’ebano con una pettorina bianca, guanti candidi e una buffa toppa bianca triangolare sopra la testa, come un copricapo. Quell’abito nero dalle guarnizioni bianche, oltre che le forme pienotte e il carattere imperioso che la gattina sviluppò fin da piccola, rese palese che il suo nome non poteva essere che Vittoria, come la regina d’Inghilterra. Vittoria si rivelò non solo una gatta orgogliosa e molto permalosa, ma anche terribilmente gelosa. Non sopportava neanche la vista di un altro gatto. Vittoria era determinata a non spartire il suo palazzo con nessuno e se qualche gatto osava mettere il naso nell’appartamento dove viveva, lo aggrediva con imprecazioni, lo prendeva a zampate e lo scacciava. A. White, Mila e Cuor di Leone, La Tartaruga
DENTRO IL TESTO Segna con una X. • La descrizione di Vittoria è: oggettiva. soggettiva. •N ella descrizione della gatta si parla: solo dell’aspetto fisico. dell’aspetto fisico e del carattere. •D alla descrizione si capisce che la signora Bell: si è pentita di aver raccolto Vittoria. è quasi divertita dal comportamento di Vittoria. Nel testo, sottolinea le similitudini.
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Gli animali
IL TESTO DESCRITTIVO
LA CAVALLETTA È forse il gendarme degli insetti? Salta tutto il giorno e si accanisce alle calcagna di invisibili bracconieri che non prende mai. Le erbe più alte non la fermano. Nulla la spaventa, perché calza stivali delle sette leghe, ha collo taurino, fronte geniale, ventre a carena, ali di celluloide, corna diaboliche e, nella parte posteriore, una gran sciabola. Dalle terribili mandibole secerne una spuma nera come succo di tabacco. Il mostro verde, se catturato, scappa con uno sforzo brusco e, fragile, smontabile, ti lascia una piccola coscia tra le mani. J. Renard, Storie Naturali, La Scuola
DI PAROLA IN PAROLA Leggi il significato di alcune parole o espressioni che potresti non conoscere. • Stivali delle sette leghe: stivali enormi capaci di coprire, con un solo passo, molta strada, come quelli che Pollicino rubò all’Orco. • Collo taurino: collo corto, grosso e robusto. • A carena: negli uccelli, rilievo osseo lungo lo sterno su cui si innestano i muscoli. • Celluloide: sostanza plastica resistente.
DENTRO IL TESTO Completa. •L a descrizione della cavalletta è: soggettiva. oggettiva. • Infatti l’autore: esprime particolare affetto nei confronti della cavalletta. si limita a osservarla da un punto di vista esteriore. •D ella cavalletta sono in considerazione: corpo. collo. zampe. bocca. mandibole.
presi muso. fronte. corna. ali. busto.
• I dati usati sono: visivi. uditivi. di movimento. sentimenti. •L a cavalletta è paragonata a ..........................................................
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IL TESTO DESCRITTIVO
Luoghi e ambienti
IL PARCO CITTADINO SE LEGGO, CAPISCO Segna con X. • La descrizione del parco comunica: allegria. tristezza. noia. malinconia. disgusto. rimpianto. •L ’atteggiamento di Giacomo sembra: incuriosito. sereno. incredulo. rassegnato. annoiato. stupito.
DENTRO IL TESTO
La pioggia scrosciava tra i rami e picchiettava sul fogliame. Giacomo riusciva a vedere come il vento tirava gli alberi per le chiome e strappava via le foglie. Nel campo dei giochi non c’erano i bambini. La buca con la sabbia era bagnata e orribile. Un camioncino, dimenticato da qualcuno, era adagiato su un fianco mezzo sepolto nella sabbia. Un secchiello di plastica rossa raccoglieva la pioggia autunnale. Andò avanti. Strascicò i piedi nell’erba verde e umida. I lampioni lungo i sentieri asfaltati non raggiungevano il centro buio dei prati, dove si ergevano gli alberi più grandi. Giacomo si fermò ad ascoltare. Pioggia e vento, fruscio fra i rami. Il parco si era improvvisamente riempito di foglie gialle e rosse. Ieri non le aveva viste. Forse era il vento piovoso di oggi che aveva portato l’autunno. Una foglia giallo-bruna giaceva sul sentiero. La fissò a lungo. Poi un’altra foglia si posò lentamente sulla prima. T. Haugen, Gli uccelli notturni, Salani
Segna con una X. • Giacomo osserva il parco: solo da fermo. solo camminando. prima da fermo, poi camminando. Nel testo, sottolinea: • in arancione le frasi che esprimono il senso di abbandono del parco; • in verde i dati uditivi.
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Luoghi e ambienti
IL TESTO DESCRITTIVO
Zoom
Campo medio
Campo lungo
Campo lunghissimo
UN'ISOLA Le isole dell’arcipelago, laggiù, sul mare napoletano, sono tutte belle. Le loro terre sono per gran parte di origine vulcanica. In primavera, le colline si coprono di ginestre: riconosci il loro odore selvatico e carezzevole, appena ti avvicini ai nostri porti, viaggiando sul mare. Su per le colline verso la campagna, la mia isola ha straducce solitarie chiuse fra muri antichi, oltre i quali si stendono frutteti e vigneti che sembrano giardini imperiali. Ha varie spiagge dalla sabbia chiara e delicata; e altre rive più piccole, coperte di ciottoli e conchiglie, nascoste fra grandi scogliere. Fra quelle rocce torreggianti, che sovrastano l’acqua, fanno il nido i gabbiani e le tortore selvatiche, di cui, specialmente al mattino presto, s’odono le voci, ora lamentose, ora allegre. Là, nei giorni quieti, il mare è tenero e fresco, e si posa sulla riva come una rugiada. Ah, io non chiederei d’essere un gabbiano, né un delfino; mi accontenterei d’essere uno scorfano, ch’è il pesce più brutto del mare, pur di ritrovarmi laggiù, a scherzare in quell’acqua. Intorno al porto, le vie sono tutte vicoli senza sole, fra le case rustiche e antiche di secoli, che appaiono severe e tristi, sebbene tinte di bei colori di conchiglia, rosa o cinereo. Sui davanzali delle finestre, strette quasi come feritoie, si vede qualche volta una pianta di geranio, coltivata in un vaso di terracotta.
DENTRO IL TESTO
L’autore utilizza lo sguardo come una macchina da presa che si avvicina sempre di più verso un particolare. Questa tecnica si chiama zoomata. Colora con i colori corrispondenti della barra laterale e scrivi il tipo di inquadratura.
lementi particolari E dell’isola. ...............................................
resentazione P generale. ...............................................
articolare visto P da vicino. ...............................................
Isola vista da vicino. ...............................................
E. Morante, L’isola di Arturo, Einaudi
LINK a…
CINEMA
Il campo lunghissimo inquadra un ampio panorama, l’ambiente è il solo protagonista.
Il campo lungo inquadra un panorama più ristretto rispetto a quello lunghissimo.
Nel campo medio l’ambiente è ancora presente, ma altri elementi diventano protagonisti.
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IL TESTO DESCRITTIVO
Luoghi e ambienti
DI PAROLA IN PAROLA Segna con X il sinonimo o i sinonimi che meglio si adattano al contesto. • Pomposo: sfarzoso. grandioso. maestoso.
lussuoso. splendido. spettacolare.
• Trionfale: splendido. sfarzoso.
magnifico. fastoso.
• Tronfi: altezzosi. superbi.
orgogliosi. vanitosi.
Vuoi capire se la parola scelta è adatta? Rileggi le frasi sostituendo il termine in rosso con i sinonimi che hai scelto.
DENTRO IL TESTO Colora il quadratino con il colore corrispondente agli elementi del testo descrittivo.
Dati olfattivi. Dati visivi di posizione. Dati visivi di colore. Similitudini.
UN NEGOZIO DI ALIMENTARI A metà del corso la vetrina di un negozio alimentare spande sulla strada un profumo di funghi, di formaggi e di miele. Forse non ho mai visto una vetrina così bella. In alto ci sono i funghi secchi, in grandi tranci, esposti verticalmente, come nella teca di un altare di campagna, con il loro colore bianco-marrone come quello del legno appena tagliato. Ai loro piedi le cappelle tagliate dei porcini: con il doppio colore, bianco acceso e nero quasi fosco, che sembra comunicare i segreti della terra. Tutta la vetrina è un omaggio al fungo, questo figlio prediletto della natura, che si ciba come noi di piante e di vegetali, ma a differenza di noi non ha bisogno di luce. Al centro della vetrina, il tono cambia. Tutto diventa pomposo, trionfale. Dietro vasi di vetro ecco mostrarsi immensi funghi sott’olio, interi, cappelle e fusto, corposi e tronfi. Intorno ai funghi, le marmellate di tutti i frutti, e il miele che le api hanno succhiato dai diversi fiori di montagna, le creme, le salse, le collane di granoturco, le tisane, le mele disseccate, i formaggi spenti e splendidi, con strani nomi da guerrieri mongoli, finché ogni cosa si nasconde tra i muschi e le fronde di pino e d’abete, e i fiori di campo. Amo molto le vetrine dei negozi di alimentari. Tutto profuma attorno a me, nel negozio: i funghi secchi, il miele che sta per venire travasato, i formaggi, le bresaole, e poi c’è il profumo dei vini e delle marmellate… P. Citati, La Repubblica
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Luoghi e ambienti
IL TESTO DESCRITTIVO
UNA FATTORIA In Africa avevo una fattoria ai piedi degli altopiani del Ngong. A centocinquanta chilometri più a nord passava l’Equatore; eravamo a milleottocento metri sul livello del mare. Di giorno si sentiva di essere in alto, vicino al sole, e di notte faceva molto freddo. La posizione geografica e l’altezza contribuivano a creare un paesaggio unico al mondo! Gli alberi avevano un fogliame delicato e leggero, di una struttura diversa da quelli dell’Europa: non si curvava in archi e cupole, ma si tendeva in strati orizzontali, il che dava agli alberi l’aspetto eroico e romantico di navi attrezzate e pronte a partire, ma con le vele non ancora spiegate. Nelle grandi pianure, l’erba aveva l’odore pungente del timo e del mirto di palude: in certi punti l’odore era così forte da far dolere le narici. Tutti i fiori che sbocciavano sui prati o fra i rampicanti e le liane della foresta erano piccolini come quelli dei bassipiani; soltanto all’inizio delle grandi piogge spuntavano gigli monumentali, dal profumo pesante. Ogni cosa dava un senso di grandezza e di libertà. Il cielo era di solito celeste pallido o violetto, solcato da nubi maestose in continuo mutamento, ma aveva in sé un tale vigore d’azzurro da colorare anche i boschi, e le colline accanto, di una tinta fresca, profonda e inimitabile. Nel pieno del giorno l’aria, in alto, era viva come una fiamma: scintillava, ondeggiava e splendeva come acqua che scorre. Lassù si respirava bene: ci si svegliava, la mattina, e si pensava: “Eccomi qui, è proprio questo il mio posto, il posto dove vivere!”. K. Blixen, La mia Africa, Feltrinelli
PER SAPERNE DI PIÙ Il brano che hai letto è tratto dal libro “La mia Africa“, il racconto autobiografico di Karen Blixen, una donna che ha vissuto in Africa, dove aveva una piantagione di caffè. A causa della crisi del mercato del caffè, Karen Blixen fu costretta a lasciare l’Africa per sempre.
SE LEGGO, CAPISCO Segna con X. • l l paesaggio descritto si trova: sul livello del mare. molto più in alto del livello del mare. • Chi scrive: non ama molto quel tipo di paesaggio. conosce molto bene i luoghi descritti. ama odori e profumi di quell’ambiente. è infastidita dalla troppa luminosità. non vive più alla fattoria. prova rimpianto per quel tipo di paesaggio. in quell’ambiente si sente a casa sua.
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VERSO L’INVALSI DA LASSÙ
1
Un giorno vide che, appoggiata a un albero, c’era una scala. Salì attraverso fronde fitte e gallerie rischiarate dal luccichio delle foglie tremolanti. Cosimo, sulla cima dell’albero, fu colpito da un misto di odori freschi 5 e pungenti e vide finalmente lo spazio sconfinato! Era un immenso tappeto sul quale i colori disegnavano delle forme: quadrati, triangoli, rettangoli, losanghe, oppure grandi figure con numerosi lati. Tutte quelle forme erano cucite le une alle altre, come un tappeto realizzato con pezzi di stoffa. 10 C’erano campi arati, frutteti, prati, boschi. E quel tappeto si stendeva fin dove l’occhio poteva vedere. Capì finalmente che cosa voleva dire “a perdita d’occhio”. I. Giono, Il bambino che sognava l’infinito, Salani
UN TIPO PARTICOLARE
Era più vecchio di quanto sembrasse. Non era alto, forse non superava il metro e sessantacinque, ma teneva la figura molto eretta, in modo 15 elegante. Teneva la testa alta e rigida e aggrediva la strada a grandi passi nervosi. Lasciava dietro di sé una scia di fresco profumo di dopobarba. I capelli grigi e un po’ radi, morbidamente spazzolati all’indietro, scoprivano una fronte ampia, corrugata, come se fosse tormentato da grandi preoccupazioni. Il volto era allungato, ossuto, 20 con un naso aggressivo, sporgente da due guance rosse e accese. La bocca era grande, ben disegnata, ma teneva le mascelle serrate, che gli davano un aspetto di grande risolutezza. Gli occhi chiari lampeggiavano sotto le sopracciglia aggrottate. IL BRUCO
Sbuca da un ciuffo d’erba, come una sentinella. Striscia sul vialetto 25 di sabbia con grandi ondulazioni. Arrivato alle fragole si posa, alza il naso a destra e a sinistra per annusare, poi riparte. Guidato dall’olfatto, tremula e guizza come un folto sopracciglio. 198 che spasso leggere_letture_cl5_182-225.indd 198
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Dopo aver letto con attenzione, segna con una X. Se hai dei dubbi, torna al testo. 1 Questi sono testi descrittivi, perché: A. parlano della natura. B. fotografano la realtà con le parole. C. danno regole di comportamento. A. contengono parole e immagini. 2 Nel testo “Da lassù” sono presenti: A. dati visivi di colore, forma e dati olfattivi. B. dati di movimento e dati visivi. C. dati tattili e dati gustativi. D. solo dati olfattivi. 3 “Come un tappeto” (riga 9) è: A. un modo di dire. B. una similitudine. C. una personificazione. D. una metafora. 4 “A perdita d’occhio” (riga 12) significa: A. rischiare di danneggiare la vista. B. non riuscire a vedere più qualcosa. C. fin dove arriva lo sguardo. D. sorvegliare qualcosa con estrema attenzione. 5 N el testo “Un tipo particolare” prevalgono: A. i dati di movimento. B. i dati tattili e olfattivi. C. i dati visivi. D. i dati olfattivi.
6 “ Aggrediva la strada” (riga 15) significa: A. affrontava in modo dciso il cammino. B. brontolava a voce alta. C. gesticolava senza sosta. D. dava calci ai sassi. 7 “ Fronte… corrugata” (riga 18) significa che: A. era molto contento. B. era preoccupato. C. era furibondo. D. era sereno e tranquillo. 8 “ Gli occhi… lampeggiavano” (riga 23) significa che: A. sbatteva le palpebre continuamente. B. il suo sguardo faceva paura. C. si sfregava gli occhi. D. aveva gli occhi lucidi. 9 Nel testo “Il bruco” prevalgono: A. i dati visivi di movimento. B. i dati tattili. C. i dati olfattivi. D. i dati gustativi. 10 I n quali righe di questo testo sono presenti similitudini? A. Righe 24 e 28. B. Righe 24 e 26. C. Righe 26 e 28. D. Righe 25 e 27. 199
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SAPER ASCOLTARE
Questo racconto è tratto da “I Promessi Sposi”, capolavoro di Alessandro Manzoni, e narra le peripezie di due ragazzi, Renzo IL RAPIMENTO DI LUCIA e Lucia, che, decisi a sposarsi, si trovano – Mia cara, devo chiederti un favore. So che ti costerà, ma ti prego di a dover combattere contro l’arroganza aiutarmi. Lo chiedo a te perché solo di te mi fido. Dovresti andare dal e la cattiveria di alcuni signorotti prepotenti. padre guardiano che ti ha portata qui e dirgli che gli devo parlare In particolare di Don Rodrigo, che si è invaghito urgentemente – disse la monaca di Monza. di Lucia e la vorrebbe per sé. Lucia, all’inizio Lucia rimase perplessa: – Io non conosco la strada e poi... poi ho paura. del brano, si trova nascosta in un convento – Non devi avere paura. Sei sotto la mia protezione, non ti può accadere a Monza, sotto la protezione della madre nulla. superiora, per sfuggire alle mire Lucia si fece coraggio, uscì dalle austere mura del convento e, mentre di Don Rodrigo, ma... camminava, una carrozza la affiancò. – Scusa ragazza, è la strada giusta per Monza? – Mi dispiace, non sono di... – stava per rispondere la ragazza, ma subito l’uomo la tirò dentro la carrozza. Lucia iniziò a scalciare e voleva gridare aiuto, ma appena incrociò gli occhi terrorizzanti dei due uomini che l’avevano rapita, non ebbe il coraggio di fare nemmeno un movimento, mentre i cavalli correvano veloci verso il castello. L’Innominato, affacciato a una delle sue grandi finestre, guardava in lontananza la carrozza che si avvicinava e, più si avvicinava, più il potente si sentiva confuso. La sua mente era invasa da strani dubbi, da pensieri contrastanti: si chiedeva perché avesse accettato di aiutare Don Rodrigo e perché stesse così male all’idea di aver fatto rapire quella ragazza. Spaventato da queste emozioni, a lui sconosciute, fece chiamare una vecchia domestica. – Signore, mi dica. Come posso servirla? – Vedi quella carrozza che sta venendo verso il castello? Bene, dentro c’è una ragazza. Tu ora andrai ad accoglierla e la porterai nella tua stanza. – Scusi se mi permetto, signore, ma che cosa le devo dire? – Come che cosa le devi dire? Sei arrivata alla tua età senza sapere che cosa dire a una ragazza? Consolala! Pensi che chi viene qui, venga di sua spontanea volontà? – Mah, veramente viene tanta gente a trovarla... – rispose ingenuamente la donna. – Secondo te farei accogliere un ospite da te? – gridò arrabbiato il potente. – Muoviti! Fai quello che ti ho detto senza una parola di più. La donna se ne andò portando con sé le sue perplessità, mentre Lucia, stanca, era caduta in un sonno senza sogni. Quando i nitriti dei cavalli la svegliarono, non sapeva quanto tempo fosse passato. La carrozza era ferma e una donna le stava parlando. – Ben arrivata bella fanciulla... vieni con me. – Chi è lei? – chiese Lucia impaurita. Il Nibbio, senza lasciarle modo di ascoltare la risposta, afferrò la ragazza per un braccio e la fece scendere. – Stai tranquilla, cara, sono qui per aiutarti e consolarti, vieni – continuò la donna. Lucia, che si accorse di non avere scelta, ubbidì e la seguì nel palazzo. Poi, attraverso molti cortili, giunsero a una porticina, salirono per una stretta scala e finalmente arrivarono in una stanza. Lucia si sedette in un angolo e incominciò a piangere: – Perché sono qui? Chi mi ha rapito? Che cosa ho fatto di male? – continuava a chiedere disperata. V. Falanga, Renzo e Lucia, La Spiga Edizioni
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{ Dopo aver ascoltato la lettura dall’insegnante o sul CD-Audio, segna con una X. 1 Secondo te, il favore che la Monaca
2 Quindi la Monaca di Monza è:
di Monza chiede a Lucia: risponde a una vera necessità. è una scusa per far uscire Lucia.
omplice nel rapimento. c il mandante del rapimento. in buona fede e non sa quello che accadrà a Lucia.
3 La storia si svolge:
in un luogo reale. in un luogo non precisato.
4 La vicenda è ambientata:
in un periodo storico ben preciso. in un tempo indeterminato.
5 In questa vicenda l’antagonista è: Don Rodrigo. l’Innominato. il Nibbio.
6 I “rapitori” avvicinano Lucia:
con la scusa di chiederle un’informazione. all’improvviso, alle spalle. buttandole una coperta addosso.
7 In quale castello viene condotta?
Nel castello di Don Rodrigo. Nel castello dell’Innominato. In una cascina sperduta sui monti.
8 Secondo te, l’Innominato:
soddisfatto di aver dimostrato è il suo potere. è invaso da sentimenti contrastanti. è contento di ospitare Lucia nel suo castello.
9 Questo racconto è:
n racconto storico, perché rispecchia u un periodo storico reale. un racconto giallo, perché ci sono una vittima e un colpevole.
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IL TESTO
O V I T A T N ARGOME Il testo argomentativo è un testo diverso dagli altri, soprattutto perché la cosa più importante è lo scopo di convincere gli ascoltatori o i lettori a condividere la propria opinione (tesi) su un problema, portando anche delle prove (argomenti a favore o contro) per sostenere quanto si afferma.
Leggi il testo, osserva le varie parti e segna con una X.
LE RONDINI
Esposizione del tema
La presenza delle rondini, in questi ultimi anni, è diminuita notevolmente.
Tesi
Le cause di questo fenomeno sono molte e tutte imputabili alle condizioni ambientali alterate; quindi all’inquinamento.
Prove a sostegno della tesi
Per via dell’uso massiccio di pesticidi e concimi chimici, in agricoltura sono diminuiti gli insetti che costituiscono il cibo delle rondini. Le rondini non trovano il fango e i fili di paglia necessari per costruire i nidi, perché ovunque c’è asfalto; l’inquinamento acustico, inoltre, le spaventa e allontana.
Conclusione
Perciò le rondini non tornano nelle nostre città, nei nostri paesi: per questo non le vediamo e sembrano estinte.
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TITOLO
Il titolo di un testo argomentativo anticipa sempre il tema di cui si vuole parlare. • Il titolo quindi è:
di fantasia.
reale.
ESPOSIZIONE DEL TEMA
Questa parte rappresenta l’introduzione: si entra subito in argomento, cioè si presenta il problema di cui si vuole parlare. • In questo caso il tema è: le caratteristiche delle rondini. la diminuzione delle rondini. PRESENTAZIONE DELLA TESI
La tesi è l’opinione di chi scrive. Viene sostenuta da esempi, ragionamenti e prove. •L a tesi che vuole sostenere l’autore è che le rondini sono diminuite: a causa della caccia. a causa dell’inquinamento. a causa delle condizioni ambientali. per il cambio di clima. PROVE A FAVORE DELLA TESI
La tesi esposta deve essere sostenuta da esempi, ragionamenti e prove. Talvolta può anche essere presentata una antitesi, cioè un’opinione contraria. • Le prove a favore sono: agricoltura intensiva. scarsità di insetti. poche grondaie.
pesticidi. troppo asfalto. troppo rumore.
concimi. troppi tetti. poca erba.
CONCLUSIONE
Nella conclusione l’autore riprende il tema esposto e conclude che, grazie a tutte le prove portate a sostegno, la sua tesi è confermata.
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IL TESTO ARGOMENTATIVO
COLAZIONE CON IL CARTONE Una buona colazione nutriente, per partire con grinta, ma senza televisione. Bisogna vietare la messa in onda di programmi televisivi dedicati ai bambini dalle 7,30 alle 9,30 del mattino. I bambini e i ragazzi appena alzati non devono essere disturbati dalla televisione. È necessario che si concentrino su ciò che vivranno dopo, cioè la scuola. È un momento per ascoltare le ultime consegne dei genitori, per essere rassicurati circa l’esito di una prova che li aspetta a scuola, è il momento per raccontare sogni, paure, impressioni, è il momento per non perdere tempo. Inoltre, i ragazzi guardano la televisione in media dalle due alle quattro ore al giorno, 1100 ore all’anno, contro le 800 trascorse mediamente in classe. E gli spot pubblicitari? Fanno parte anche dello spettacolo mattutino e perciò i telespettatori sono subito bombardati e sollecitati da messaggi consumistici. È bene vietare la pubblicità nei programmi televisivi per i ragazzi. Questo sostiene chi si occupa dell’infanzia… però è impossibile e i motivi sono molti, molti di più del buon senso.
DENTRO IL TESTO Individua le parti del testo argomentativo e colora la barra laterale: • in rosa per il tema; • in arancione per le prove; • in verde per la tesi; • in viola per la conclusione. Segna con una X. • La tesi sostenuta è: al mattino è bene fare colazione tutti insieme. nell’orario della colazione i programmi TV per i bambini sono da vietare. • Le
prove a sostegno della tesi sono: troppe ore di TV in un giorno. troppo tempo dedicato alla lettura. i genitori non hanno tempo per parlare con i figli. i figli devono prepararsi alla scuola.
Nel testo sottolinea l’altra tesi che viene annunciata nella conclusione.
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IL TESTO ARGOMENTATIVO
LETTERA A UN ALLENATORE
DENTRO IL TESTO Segna con una X.
Caro Allenatore, ti scrivo perché da un po’ di tempo mi sto chiedendo le ragioni della mia presenza in squadra, sempre in panchina. Tu sai benissimo che io non sono nato per il calcio! Rispetto ad alcuni miei compagni non sono molto abile: spesso spedisco i palloni in posti lontanissimi da quelli giusti. Eppure, ti garantisco che il calcio mi piace moltissimo. Amo stare con i miei compagni di squadra e far parte del gruppo e vorrei tanto saper giocare bene. Non capisco perché anche quest’anno i giocatori che fanno tutto il campionato in panchina sono sempre gli stessi. È vero che se giochiamo noi, non molto bravi, la classifica peggiora e la squadra scende verso il fondo. Però io ho sentito i Dirigenti della società parlare di “valore dello sport” e della necessità di coinvolgere tutti i ragazzi, compresi quelli come me. Ma mi sono convinto che in realtà l’unica cosa che conta veramente nel calcio è VINCERE. Voglio farti una domanda precisa: perché tu ti preoccupi più della classifica che di noi?
• La tesi sostenuta da Giovanni è: nel campionato giovanile è giusto far giocare solo i più bravi. nel campionato giovanile tutti i ragazzi dovrebbero giocare. • Le prove che porta a sostegno della sua tesi sono: la sua abilità di gioco. l’incapacità dei compagni che giocano. l’amore per il calcio. l’entusiasmo per il gioco di squadra. v incere non è il solo scopo del gioco. il valore dello sport.
Ciao
Giovanni Sport CSI, L’Eco di Bergamo
SE LEGGO, CAPISCO Segna con una X. • Come mai Giovanni scrive all’allenatore e non gli parla? Perché è molto timido e pieno di paure. Perché teme di non riuscire a spiegare bene il suo punto di vista. • Che cosa significa “valore dello sport”? Praticare lo sport fin da giovani mette le basi per una carriera che farà guadagnare molto. Lo sport giovanile fa bene alla salute e insegna il gioco di squadra.
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IL TESTO ARGOMENTATIVO
E POI I GHIACCIAI? DENTRO IL TESTO Osserva le parti evidenziate e segna con una X. •L a parti evidenziate in rosa corrispondono: al tema. alla tesi. alle prove. alla conclusione. •L a parti evidenziate in verde corrispondono: al tema. alla tesi. alle prove. alla conclusione.
– Mamma, mi accompagni in macchina? – Papà, mi compri il motorino? – Uffa, che freddo! Non si può alzare il termosifone? A tutte queste domande bisognerebbe rispondere così: – E poi, i ghiacciai? – Ma che c’entrano i ghiacciai? Il fatto è che, con il continuo consumo di combustibili fossili come il carbone, il petrolio e il gas, noi, con i nostri motori, motorini, impianti di riscaldamento e centrali termoelettriche, inviamo nell’atmosfera dai quattro ai cinque miliardi di tonnellate di carbonio ogni anno. Infatti queste sostanze, immagazzinate per milioni di anni nella crosta terrestre, in pochi anni vengono riesumate, bruciate e quindi inquinano gli strati alti dell’atmosfera favorendo “l’effetto serra”.
•L a parti evidenziate in arancione corrispondono: al tema. alla tesi. alle prove. alla conclusione. •L a parti evidenziate in azzurro corrispondono: al tema. alla tesi. alle prove. alla conclusione.
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Un esperto spiega: – Il calore proveniente dal Sole non viene poi restituito tutto nello spazio: una parte resta intrappolata nell’atmosfera, causando un aumento della temperatura del pianeta. Uno scienziato afferma: – La temperatura aumenta e l’acqua, immagazzinata nei ghiacci dei due Poli e dei ghiacciai terrestri, si scioglie e fa aumentare il livello del mare. Nel prossimo futuro potrebbe salire anche di un palmo. Facciamo semplici esempi: venti centimetri in più renderebbero Venezia una città morta, sommergerebbero le più fertili pianure costiere in tutto il mondo e farebbero scomparire molte nazioni, come le Maldive. Uno studioso dei ghiacciai terrestri ha presentato uno studio che dice che nell’Antartide grandi massi di ghiaccio si staccano dalla banchisa, i ghiacciai delle Alpi si ritirano con una velocità impressionante, il fenomeno dell’“acqua alta” a Venezia diviene sempre più frequente. Tutto questo accade perché ognuno di noi non vuole rinunciare al motorino, all’automobile, alla stanza caldissima, a tutte le comodità. Ne vale la pena? O non è meglio pensare ai ghiacciai?
LINK a…
SCIENZE
Sai che cosa sono i combustibili fossili? • I combustibili sono materiali che bruciano in presenza di ossigeno e sviluppano calore; • s i dicono fossili perché derivano dalla trasformazione di resti di piante e animali morti centinaia di milioni di anni fa, rimasti sepolti sotto terra in assenza di aria fino a trasformarsi in petrolio, gas e carbone.
F. Pratesi, L’Orsa
PARLIAMONE INSIEME Discuti in classe. Immaginate di partecipare a un dibattito in presenza di esperti sul tema esposto in questo testo. Che cosa dovete fare? Seguite i suggerimenti. a. Dividetevi in due gruppi. b. Un gruppo sosterrà la tesi esposta nel testo. c. L’altro gruppo dovrà esporre il parere contrario. d. Ogni squadra dovrà cercare di convincere l’altra, perciò dovrà sforzarsi di produrre delle “prove” convincenti. e. Naturalmente, chi sostiene la tesi del testo è avvantaggiato, perché molte prove sono già state dichiarate, ma dovrà sforzarsi di pensarne altre.
Ricordatevi che il problema del riscaldamento globale è reale; quello che state facendo è solo “finzione”, ma le prove che l’autore porta a sostegno della tesi sono da tenere in considerazione nella vita di tutti i giorni.
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IL TESTO ARGOMENTATIVO
QUESTIONE DI… REPERIBILITÀ
DI PAROLA IN PAROLA Segna con una X il significato esatto. • Salvo circostanze eccezionali: solo in caso di emergenza. solo nei momenti di festa. • Per la corrispondenza: per avere le ultime notizie. per ricevere lettere o cartoline. • Tasto “off”: tasto per spegnere il cellulare. tasto pericoloso, da non toccare mai. • Modalità silenziosa: parlare al telefono senza farsi sentire. fare in modo che il suono del cellulare non si senta. • Reperibile: che può telefonare. che può essere rintracciato in ogni momento.
Quand’ero bambina, salvo circostanze eccezionali, in casa degli altri dopo le 21 non si poteva disturbare: c’era una fascia oraria in cui normalmente non si ricevevano né telefonate né lettere né notizie. Per la corrispondenza e i giornali bisognava aspettare la mattina successiva e anche la televisione, dopo una certa ora, non trasmetteva più nulla. Insomma, si era… “fuori dal mondo”, direte voi. No, semplicemente Internet e gli smartphone non facevano ancora parte delle nostre vite. Tutto è iniziato con il cellulare, che permette d’inviare SMS e che possiede il tasto “off”, a differenza del vecchio telefono. Abbiamo cominciato a comunicare di giorno e di notte, inviando SMS a tutte le ore, perché tanto se non si vuole essere disturbati si può spegnere il cellulare o lo si può mettere in modalità silenziosa. Questa stessa idea del “tanto lo si può spegnere” l’abbiamo poi applicata, senza neppure pensarci, a tutti gli apparecchi.
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DENTRO IL TESTO Segna con X le affermazioni che puoi ricavare dalla lettura.
E così adesso mandiamo email o messaggi via Facebook e Twitter a notte fonda, dicendoci che tanto il destinatario li leggerà il mattino successivo. Verissimo, se non fosse per il fatto che sono in pochi a spegnere davvero i propri dispositivi elettronici prima di andare a dormire. Vogliamo e dobbiamo restare sempre “connessi”: siamo diventati una società sempre e dovunque reperibile via SMS, via email, via social network… So bene che i vantaggi sono innumerevoli, tuttavia, sempre più spesso, mi capita di sentire frasi del tipo: “Voglio farmi due settimane in un posto sperduto dove non c’è Internet e il cellulare non funziona”. Ma non basta spegnerli? Eh no, non è così semplice. Mentre il mio smartphone se ne sta lì senza dare segni di vita, i miei amici potrebbero aver pubblicato una foto su Facebook, e se mi avessero mandato un messaggio per vederci domani? È inutile, devo riaccenderlo!
e abitudini del passato L erano sbagliate. Le abitudini del passato erano diverse e forse migliori. Una volta i programmi televisivi a una certa ora si interrompevano. Una volta i programmi televisivi erano più divertenti. L’arrivo del cellulare ha cambiato la nostra vita. L’arrivo del cellulare ci ha permesso di essere sempre rintracciabili. Gli smartphone di sera vengono spenti. Il tasto “off” non viene mai usato. Oggi vogliamo essere sempre “connessi”. Oggi temiamo che, spegnendo lo smartphone, potremmo rimanere esclusi da qualche evento importante. Lo smartphone è un’ottima invenzione, ma bisogna imparare a usarlo senza esagerare.
N. Buffi, Educazione
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IL TESTO ARGOMENTATIVO
STUDENTI E MUSEI? SE LEGGO, CAPISCO
TESI NON BISOGNA FAR ENTRARE SCOLARESCHE NEI MUSEI
Segna con una X. • Q ual è il significato della frase “colpevoli sono sempre stati gli adulti e non i ragazzi”? Sono gli adulti i vandali che rovinano le opere d’arte. Sono gli adulti che non sanno educare e controllare i ragazzi. Sono gli adulti che non sono capaci di interessare i ragazzi ed educarli al rispetto dell’arte.
DENTRO IL TESTO Nel testo, sottolinea: • in rosa le prove della tesi contraria alle visite; • in verde le prove della tesi favorevole alle visite. Ora che hai evidenziato le prove di entrambe le tesi, segna con una X.
e prove più convincenti L sono quelle contrarie alle visite. Le prove più convincenti sono quelle favorevoli alle visite. Le prove presentate sono entrambe valide.
Gli studenti rovinano le opere d’arte. Le opere d’arte restaurate non tornano mai come prima. Studenti e scolari non sono in grado di apprezzare il valore di musei e mostre. Ai Musei Capitolini, a Roma, tre tele del pittore Matisse sono state danneggiate da studenti.
GLI ESPERTI Un esperto critico d’arte afferma: – Bisogna abolire le visite delle scuole ai musei, perché è normale che si trovino tra i partecipanti dei vandali che non hanno alcun interesse a vedere le opere d’arte. Un altro esperto incalza: – È da incoscienti portare le scolaresche ai musei.
TESI BISOGNA FARE ENTRARE LE SCOLARESCHE NEI MUSEI Per avvicinarle alle opere d’arte. Per conoscere la cultura delle diverse società nei diversi periodi storici. Proprio la scuola deve sensibilizzare i ragazzi, che poi diventeranno adulti capaci di apprezzare il valore dei musei e delle mostre.
GLI ESPERTI Un esperto critico d’arte: – Nonostante quello che potrebbe succedere, sono convinto che le visite delle scuole vadano fatte. Il direttore di un quotidiano: – In questo primo scorcio di secolo questi episodi si sono spesso verificati; colpevoli sono sempre stati gli adulti e non i ragazzi.
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IL TESTO ARGOMENTATIVO
MEGLIO, NO? In Italia si bevono 188 litri di acqua in bottigli a a testa ogni anno
MA L’ACQUA DEL RUBINETTO È controllata, economica E rispettosa dell’ambiente
MEGLIO, NO? 22 marzo Giornata mondiale dell’acqua DENTRO IL TESTO Segna con X. • Questo manifesto è: un testo pubblicitario. un testo argomentativo. un testo pubblicitario “argomentativo”. •L a tesi sostenuta nel manifesto è: una volta all’anno dobbiamo ricordarci di bere acqua del rubinetto. in Italia si bevono troppi litri di acqua imbottigliata.
• Le prove a sostegno della tesi sono: l’acqua del rubinetto non fa male, perché è controllata. l’acqua del rubinetto non fa male, perché è meno fredda. bere l’acqua del rubinetto fa risparmiare l’uso della plastica. l’acqua del rubinetto non si paga. usando meno bottiglie di plastica si rispetta l’ambiente. l’acqua del rubinetto è più economica di quella in bottiglia. • Lo scopo è: convincere a non sprecare acqua. convincere a bere acqua del rubinetto.
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VERSO L’INVALSI
MEGLIO UN CANE O UN GATTO? 1
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Quest’anno, per il mio compleanno, ho deciso di farmi regalare un animale domestico e quando i miei genitori mi hanno chiesto se volevo un gatto o un cane io ho risposto che preferirei un cagnolino. Fin da piccolo ho sempre preferito i cani ai gatti per diversi motivi, ma principalmente perché ti fanno compagnia, sono affettuosi, giocano, sono fedelissimi e poi quando esci puoi portarli con te al guinzaglio. Gli amanti dei gatti sostengono che il cane è troppo impegnativo perché sia di giorno sia di sera, sia che faccia caldo sia che faccia freddo si deve portarlo a fare i suoi bisogni, invece i gatti sono autonomi e anche molto puliti: quando devono fare i propri bisogni li fanno nella loro vaschetta con la sabbia o in buche che poi richiudono. Un altro vantaggio nell’avere dei gatti è che sono silenziosi. Però non si deve dimenticare che i gatti sono dei felini e come tali sono infidi. Poi si fanno le unghie e spesso tirano i fili alla tappezzeria delle poltrone, incuranti dei divieti del padrone. Mentre i cani sono più ubbidienti e rispettano le regole che vengono date loro. Quando poi i gatti sono in amore miagolano a più non posso, e in modo davvero angosciante. Un’altra ragione per cui non mi piacciono i gatti è che non sono di compagnia, sono piuttosto riservati e quando giocano con un filo o con una pallina, giocano da soli, invece se tu lanci una pallina a un cane subito corre a riprenderla, te la riporta e fa un sacco di “balletti” per chiederti di continuare il gioco. Insomma, per me non c’è alcun dubbio: i cani sono molto migliori dei gatti per il loro carattere, la loro vivacità e tutti quei comportamenti che li caratterizzano. G.E. Mordan
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Dopo aver letto con attenzione, segna con una X. Se hai dei dubbi, torna al testo. 1 Qual è l’intenzione di chi scrive? A. Informare sulla vita di un cane. B. Descrivere un gatto. C. Raccontare un’avventura con un cane e un gatto. D. Convincere che è meglio avere un cane di un gatto. 2 Quindi questo è un testo: A. regolativo. B. argomentativo. C. informativo. D. realistico. 3 Qual è la tesi? A. È meglio tenere in casa un gatto. B. Tenere in casa un cane dà più soddisfazione. C. Un cane e un gatto non devono stare insieme in una casa. D. È meglio non tenere in casa alcun animale. 4 Q uale di queste argomentazioni è a favore del cane? A. Fa i propri bisogni nella vaschetta. B. È inaffidabile e troppo indipendente. C. Si deve portarlo a fare i suoi bisogni. D. Fa compagnia, è affettuoso, gioca, è fedelissimo.
5 Q uale di queste argomentazioni è contro il cane? A. È troppo impegnativo. B. È molto riservato e gioca soltanto da solo. C. Non si può portarlo al guinzaglio. D. Tira i fili alla tappezzeria. 6 Q uale di queste argomentazioni è contro il gatto? A. È autonomo. B. È molto pulito e fa i suoi bisogni nella vaschetta. C. È un felino e non è affidabile. D. È silenzioso. 7 Qual è la sintesi finale? A. Le argomentazioni a favore del gatto sono più numerose. B. Le argomentazioni a favore del gatto e del cane sono in numero uguale. C. Le argomentazioni a favore del cane sono più convincenti. D. Le argomentazioni a favore del cane o del gatto non hanno permesso di arrivare a una decisione.
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Lâ&#x20AC;&#x2122;ESPERIENZA DELLA MERAVIGLIA FILOSOFIA
PLATONE
LA MERAVIGLIA DELLE ARTI
SOCRATE
ARISTOTELE
RAFFAELLO SANZIO, LA SCUOLA DI ATENE 214 che spasso leggere_letture_cl5_182-225.indd 214
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LA MERAVIGLIA DELLE ARTI
FILOSOFIA
L'esperienza della meraviglia
Quello che vedi nella pagina accanto è il grandioso affresco di Raffaello Sanzio, chiamato La scuola di Atene, nel quale sono raffigurati i più grandi filosofi dell’antichità, intenti a discutere tra loro. Al centro è rappresentato Platone, con il dito alzato a indicare il cielo; alla sua sinistra c’è Aristotele, il suo più importante allievo; Socrate si trova alla destra di Platone, di profilo e vestito con una tunica verde bottiglia. Loro tre sono tra i filosofi più grandi della storia. Nelle prossime pagine ne conoscerai qualcuno più da vicino, ma prima vediamo di scoprire che cos’è la filosofia…
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L'esperienza della meraviglia
LA MERAVIGLIA DELLE ARTI
FILOSOFIA
Le domande Gli uomini cominciarono a “fare filosofia” quando iniziarono a meravigliarsi di tutto ciò che accadeva intorno a loro. Iniziarono così a porsi delle domande, cercando delle spiegazioni convincenti. Anche tu hai iniziato molto presto a “fare filosofia”: ricordi quando eri più piccolo e non facevi altro che rivolgere ai tuoi cari mille domande? Tutto era nuovo e tu avevi una grandissima voglia di esplorare e di conoscere il mondo! Non ti accontentavi mai di una sola risposta… Le persone non facevano in tempo a risponderti, che avevi pronta un’altra domanda... E così iniziava un vortice di domande senza fine, fino a quando qualcuno, esausto, passava la palla a un altro con la solita frase: – Chiedilo a lui. Oppure: – Chiedilo a lei.
E PERCHÉ DOBBIAMO BERLA?
PERCHÉ L’ACQUA È BAGNATA?
E PERCHÉ È LIQUIDA?
PERCHÉ È LIQUIDA.
PERCHÉ DOBBIAMO BERLA.
PERCHÉ ABBIAMO SETE E POI PERCHÉ... DOBBIAMO FARE TANTA PIPÌ!
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L'esperienza della meraviglia
Chi è il filosofo?
LA MERAVIGLIA DELLE ARTI
FILOSOFIA
Il filosofo è dunque colui che resta stupito davanti alla bellezza e alla varietà delle cose e si pone molte domande su di esse mosso dal desiderio di conoscere la verità. Il filosofo è colui che non si stanca mai di cercare risposte sulla natura, sugli uomini, sulla vita, sul bene… e cerca di farlo ragionando, senza accontentarsi di quello che gli altri dicono. Insomma, per dirla tutta, i filosofi stanno tutto il giorno a pensare! Pensano, pensano, pensano e riflettono proprio su tutto! Devi sapere che una volta uno di loro, Talete, a furia di pensare, passeggiando con il naso all’insù, cadde in un pozzo molto profondo! E a te è mai capitato di riflettere tanto intensamente su qualcosa da ritrovarti gambe all’aria? Sì? E forse sei anche stato rimproverato dagli adulti che ti hanno dato del “distratto”? Beh, se dovesse capitarti un’altra volta, potrai giustificarti dicendo che questo ti succede perché ti stai preparando a diventare un filosofo!
Forza! Andiamo a recuperare il senso della meraviglia di quando eri più piccolo e partiamo per un viaggio verso il mondo della filosofia e dei grandi “perché”della vita. Anzi, chiediamo agli antichi filosofi di farci da guida, così sarà molto più facile conoscere la verità attraverso i loro affascinanti racconti!
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L'esperienza della meraviglia
Come per ogni viaggio che si rispetti, è necessario preparare la valigia! Che cosa deve contenere la valigia di un buon filosofo?
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FILOSOFIA
La valigia di un buon filosofo
Per essere un buon filosofo, inoltre, bisogna sempre essere consapevoli che non si smette mai di imparare, perché le cose da conoscere sono sempre più di quelle che già si conoscono! A questo proposito Socrate, il grande filosofo greco, diceva:
IO SO DI NON SAPERE! 218 che spasso leggere_letture_cl5_182-225.indd 218
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L'esperienza della meraviglia
Ma che cos’è la filosofia?
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FILOSOFIA
Sembra che tantissimi anni fa, in Grecia, Pitagora, un grande curiosone che amava tanto andare alla ricerca del sapere, inventò una parola per descrivere questa sua attività. A voler essere precisi, Pitagora unì due parole già esistenti: FILO (che significava “amore”) e SOFIA (che significava “sapere”). Nacque così la parola FILOSOFIA che significa amore per il sapere. La filosofia, quindi, nasce dalla meraviglia e cerca di dare le risposte più giuste e sagge a tutto ciò che succede nel mondo e nella vita degli uomini.
Fai il test e scopri se sei un filos ofo!
Rispondi, poi calcola il punteggio ottenu to. Rispondere SÌ vale 2 punti, rispondere NO vale 1 punto. Calcola il tuo punteggio e leggi il tuo profilo.
Ti piace fare l’investigatore e fare tante domande su ciò che ti circo
SÌ NO
Non ti accontenti mai delle spiegazioni e vuoi sempre sapere di
SÌ NO
nda?
più?
Riesci ad ascoltare gli altri con interesse e pazienza?
SÌ NO
Ti piace confrontare le tue idee con quelle degli altri?
SÌ NO
Quando ti accorgi che l’idea del tuo amico è migliore della tua, la accetti e modifichi la tua opinione?
SÌ NO
Punteggio __________ 5/6
Forza! Ancora qualche sforzo e diventerai un filosofo.
7/8
Continua così! Sei sulla buona strada per diventare un filosofo.
9/10 Complimenti! Sei un vero filosofo.
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Un giorno, Empedocle e il suo allievo Pausania, discutendo su quale fosse l’elemento che aveva dato vita alla natura, salirono su una collina e da lì si misero ad ammirare il mare in lontananza. Empedocle rimase in silenzio. Vedendolo così pensieroso, Pausania capì che il suo maestro stava per dire qualcosa di importante. Dopo più di un’ora, Empedocle iniziò a parlare con il tono di chi sta per affermare una grande verità e con lo sguardo rivolto all’orizzonte, disse...
ASCOLTA BENE LA STORIA CHE STO PER RACCONTARTI, MIO CARO PAUSANIA, E CAPIRAI COME È NATA LA VITA IN QUESTO NOSTRO MONDO!
LA MERAVIGLIA DELLE ARTI
FILOSOFIA
Il mito... A FUMETTI
All’inizio dei tempi, i quattro elementi fondamentali, Acqua Acqua, Aria Aria, Terra e Fuoco, erano un’unica cosa perché Fuoco erano uniti tra loro da una forza chiamata Amicizia Amicizia. Tutti insieme, stretti l’uno all’altro, formavano una palla perfettamente rotonda, chiamata Sfero, che stava immobile al centro Sfero dell’Universo.
Con il passare del tempo, dentro lo Sfero nacque un’altra forza, di nome Lotta Lotta, che incominciò a seminare discordia e a mettere in pericolo l’armonia tra i quattro elementi.
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FILOSOFIA
Il mito a fumetti
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Lotta andò dall’Aria e la lusingò dicendo che lei, essendo il più puro e leggero degli elementi, non meritava di stare insieme agli altri, perché era superiore a loro. Aria, che era molto vanitosa, si convinse di essere un elemento troppo nobile per stare insieme a Fuoco, Acqua e Terra. Così, decise di staccarsi dallo Sfero e di volare verso l’alto, dove formò il Cielo Cielo.
Poi Lotta andò dal Fuoco e gli raccontò che Aria si faceva beffe di lui da lassù, perché diceva che non sarebbe mai riuscito a volare tanto in alto come lei. Fuoco, che era molto irascibile e permaloso, punto nel suo orgoglio, fece un enorme salto fino ad arrivare al cielo. Lo spazio però, era stato preso tutto da Aria e trovò libero solo un posticino. Arrabbiatissimo, si raggomitolò tutto su se stesso facendo nascere così il Sole Sole.
Sempre più soddisfatta, Lotta andò da Terra e le fece notare che solo lei era rimasta ferma immobile in mezzo all’Universo, mentre tutti gli altri elementi si muovevano liberamente! Così Terra, che aveva sempre avuto voglia di sgranchirsi un po’, si staccò da Acqua e andò a occupare lo spazio sotto il cielo, formando boschi boschi, montagne montagne, prati e colline colline.
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LA MERAVIGLIA DELLE ARTI
FILOSOFIA
Il mito a fumetti
Acqua, terrorizzata di rimanere da sola, nel momento in cui Terra stava per staccarsi da lei, le si aggrappò con tutte le sue forze, decisa a non mollarla! Lo Sfero, però, essendo privo del peso degli elementi che erano fuggiti via, perse il suo equilibrio e incominciò a girare su se stesso all’impazzata, senza riuscire a fermarsi. Così, per colpa di questo violento e improvviso movimento, Acqua perse la presa e, cadendo, andò a formare i mari mari, i fiumi e gli oceani oceani.
E AMICIZIA CHE FINE HA FATTO?
AMICIZIA NON SI È MAI ARRESA E TUTTI I GIORNI COMBATTE CONTRO LOTTA CERCANDO DI RIUNIRE I QUATTRO ELEMENTI... E FORSE UN GIORNO CI RIUSCIRÀ!
− Fu così, mio caro Pausania− concluse Empedocle, − che si è formato il mondo dove viviamo. Tutta la natura e noi stessi siamo frutto di questa divisione degli elementi fondamentali.
Era ormai scesa la sera, il maestro e l’allievo tornarono a casa, dove continuarono a discutere della natura e del destino del mondo fino al mattino...
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Il mito a fumetti OSSERVA E RIFLETTI
Empedocle conclude il mito lasciando aperto il finale: riuscirà Amicizia a riunire i quattro elementi o Lotta continuerà a tenerli separati? Prova tu a scrivere la conclusione del mito.
FILOSOFIA
1
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2
Risolvi il cruciverba inserendo i nomi corrispondenti alle definizioni.
Orizzontali
LA MERAVIGLIA DELLE ARTI
.......................................................................................................................................................................................................
1 1
1 Il nome dell’allievo di Empedocle. 2 Fu il terzo elemento a staccarsi dallo Sfero. 3 La forza che seminò la discordia all’interno dello Sfero. 4 L’elemento che formò il sole. 5 Era il più puro e leggero degli elementi.
2 2 3
Verticali
1 La palla che conteneva i quattro elementi. 2 La forza che teneva uniti gli elementi.
4
5 Le soluzioni ai quesiti sono disponibili nella Guida per l’insegnante.
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A C I V I C E N O I EDUCAZ ORGANIZZAZIONE DELLO STATO E... Ma come funziona la nostra Repubblica? Ce lo indica la Costituzione nella parte intitolata “Ordinamento della Repubblica” (dall’art. 55 all’art. 139). Poiché gli articoli di legge che riguardano questo argomento sono moltissimi, li riassumiamo con una mappa.
La REPUBBLICA ITALIANA è formata dal popolo, che ha la sovranità, cioè il potere
il PRESIDENTE della Repubblica
elegge ogni 7 anni
LEGISLATIVO: fa le leggi
Parlamento
Magistratura GIUDIZIARIO: punisce chi non rispetta le leggi
che può essere…
ESECUTIVO: fa attuare le leggi eletto ogni 5 anni
Governo è composto da CAMERA dei deputati
SENATO della Repubblica
APPRENDIMENTO COOPERATIVO
è composto da PRESIDENTE del CONSIGLIO (Primo Ministro o Capo del Governo)
Dividetevi in gruppi di due o tre e seguite le istruzioni. Ogni gruppo svolgerà una ricerca su uno degli Organi dello Stato o sugli articoli della Costituzione che ne parlano: • Presidente della Repubblica e sue funzioni (Chi è l’attuale? Dove risiede?) • Camera dei Deputati e Senato della Repubblica (Quanti sono? Ogni quanto vengono eletti? Dove si riuniscono?) • Governo (Chi è il Primo Ministro attuale? Dove si riunisce il Consiglio dei Ministri? Quali sono le sue funzioni?)
MINISTRI
che formano
il CONSIGLIO dei MINISTRI
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... DECENTRAMENTO AMMINISTRATIVO ARTICOLO 114. La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato. I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni sono enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni secondo i principi fissati dalla Costituzione. Roma è la capitale della Repubblica. La legge dello Stato disciplina il suo ordinamento.
La Costituzione definisce in modo specifico solo l’organizzazione della Regione, ma anche Province e Comuni hanno un’organizzazione simile. La loro organizzazione assomiglia a quella del Governo della Repubblica.
ARTICOLO 131. Sono costituite le seguenti Regioni: Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Veneto, Trentino-Alto Adige, FriuliVenezia Giulia, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Lazio, Campania, Marche, Abruzzo, Molise, Puglia, Calabria, Basilicata, Sicilia, Sardegna.
Come già anticipato in relazione all’Articolo 5 dei Principi fondamentali, l’Italia è costituita da vari enti autonomi, che hanno statuti (cioè l’insieme dei principi che regolano enti pubblici e privati), poteri e funzioni propri, purché non siano in contrasto con quanto stabilito dalla Costituzione.
ARTICOLO 121. Sono organi della Regione: il Consiglio regionale, la Giunta e il suo Presidente. Il Consiglio regionale esercita le potestà legislative attribuite alla Regione e le altre funzioni conferitegli dalla Costituzione e dalle leggi. Può fare proposte di legge alle Camere. La Giunta regionale è l’organo esecutivo delle Regioni.
Compito di realtà I nsieme ai compagni e alle compagne, intervista il Sindaco della città o del paese in cui si trova la tua scuola, seguendo questi suggerimenti. 1 Dividetevi in gruppi. Ogni gruppo metterà a punto una serie di domande da rivolgere al Sindaco; un gruppo si occuperà solo di scrivere e di inviare al Sindaco la richiesta di appuntamento per l’intervista. 2 Mettete in comune le domande e scegliete quelle più interessanti e che vi possono fornire notizie utili. 3 Stilato l’elenco delle domande. Ognuno di voi ne avrà una, così tutti potranno partecipare all’intervista. 4 Dopo l’intervista, scrivete una relazione, dividendovi le parti da relazionare.
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IL TESTO
TEATRALE Il testo teatrale è nato per essere recitato ed è scritto sotto forma di dialogo. Il testo, così formato, rappresenta il copione che gli attori devono seguire durante la messa in scena.
T'OFFRO UN PRANZETTO È Carnevale e Brighella vuole scroccare un pasto a Pantalone, così trova uno stratagemma: invitarlo a un pranzo... di fantasia.
Atto unico La scena è una strada davanti alla casa di Pantalone. Brighella chiama e Pantalone esce di casa. Brighella: Ehi, Pantalone, senti un po’ qua! Pantalone: Eccomi. Dimmi: che novità? Brighella: È Carnevale: t’offro un pranzetto senza l’eguale! Pantalone: Grazie, l’accetto. Ma chi cucina? Brighella: Dietro ai fornelli c’è Colombina! Pantalone (entusiasta): Bene! Benissimo! Che mangeremo? Brighella (con fare furbesco): Ecco: antipasto di latte e fieno; poi la minestra di pere cotte; arrosto d’uova di mezzanotte; peli di gatto con salsa molle; e, infine, torta d’uva e cipolle! Pantalone (perplesso): Ah, sì?... Non posso... Grazie lo stesso! Brighella (deluso): Come? Non vieni? Me l’hai promesso! Pantalone (rassegnato): Ma allora è bene che porti io stesso viveri buoni per tutti e tre! Brighella (ridendo): Volevo questo, sciocco, da te! D. Durante, Lieta età, Linea Verde
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TITOLO
Il titolo di un testo teatrale è quello dell’opera intera, anche se si tratta di un solo atto o una sola scena tratti dall’opera intera. PROLOGO
Breve scena introduttiva, in cui si espone l’antefatto o l’argomento dell’opera. ATTI
Ogni opera teatrale è divisa in atti: può essere composta da un atto unico o da due o più atti, al temine dei quali il sipario viene chiuso. Ogni atto può essere a sua volta diviso in scene. Il cambio di scena avviene quando cambiano i personaggi o l’ambiente. DIDASCALIE
Le didascalie sono in corsivo, a volte tra parentesi. Precedono ogni scena, accompagnano le varie battute e contengono suggerimenti per la rappresentazione scenica, per i costumi, per l’illuminazione ed eventualmente per la musica. Spesso danno suggerimenti per la recitazione. ESORDIO
È l’inizio vero e proprio, quello che dà l’avvio ai fatti successivi. SVILUPPO
È la parte centrale dell’azione scenica, che comprende: il tempo dell’azione, che può essere lungo oppure breve; il luogo dell’azione, cioè dove si svolge il fatto; i personaggi, che si distinguono: • in base al ruolo: protagonista, antagonista, aiutanti, oppositori; • in base all’importanza: principali, comprimari, secondari o comparse. A seconda del contenuto, il testo teatrale può essere: una tragedia, un dramma, una commedia, una farsa. EPILOGO
È la conclusione: può essere un lieto fine o un finale tragico, a seconda del tipo di rappresentazione.
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IL TESTO TEATRALE
LE AVVENTURE DI PINOCCHIO LA STORIA DELLE PAROLE
La parola teatro deriva dalle parole greche “theatron” = luogo destinato agli spettacoli e “thea” = il guardare, la vista. Quindi, la parola “teatro” indica sia lo spettacolo sia il luogo in cui si svolge.
ATTO DECIMO Scena prima
Pinocchio entra nel teatrino delle marionette mentre la commedia è già incominciata. In scena Arlecchino e Pulcinella. Arlecchino (urlando): Numi del firmamento! Sogno o son desto? Eppure quello laggiù è Pinocchio! Pulcinella (gridando): È Pinocchio davvero! Tutti i burattini (escono a salti fuori dalle quinte): È Pinocchio! È Pinocchio! È il nostro fratello Pinocchio! Evviva Pinocchio! Arlecchino: Pinocchio, vieni quassù da me! Vieni a gettarti fra le braccia dei tuoi fratelli di legno!
Pinocchio spicca un salto, schizza sul palcoscenico e tutti si abbracciano; il pubblico rumoreggia. Pubblico: Vogliamo la commedia, vogliamo la commedia!
Esce il burattinaio e tutti tacciono spaventati. Mangiafuoco (con voce irritata rivolto a Pinocchio): Perché sei venuto a mettere lo scompiglio nel mio teatro? Pinocchio: Creda, illustrissimo, che la colpa non è stata mia! Mangiafuoco: Basta così! Stasera faremo i conti. Scena seconda
In cucina, il burattinaio sta cucinando un montone e chiama Arlecchino e Pulcinella. Mangiafuoco: Portatemi qua quel burattino, mi pare fatto di legname molto asciutto, e sono sicuro che, a buttarlo sul fuoco, mi darà una bellissima fiammata all’arrosto.
Arlecchino e Pulcinella, impauriti, escono e tornano in cucina, portando Pinocchio. Pinocchio (strillando e divincolandosi disperatamente): Babbo mio, salvatemi! Non voglio morire, no, non voglio morire! Mangiafuoco: Etciuù! Arlecchino: Buone notizie, fratello! Il burattinaio ha starnutito, e questo è segno che s’è mosso a compassione per te, e sei salvo.
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Mangiafuoco (con fare burbero): Finiscila di piangere! I tuoi lamenti mi hanno messo un formicolio qui in fondo allo stomaco... sento uno spasimo, che quasi quasi... Etciuù! Etciuù!
DENTRO IL TESTO olora il quadratino con C il colore corrispondente agli elementi del testo teatrale evidenziati.
Pinocchio: Felicità! Mangiafuoco: Grazie. E il babbo e la mamma sono sempre vivi? Pinocchio: Il babbo, sì! La mamma non l’ho mai conosciuta. Mangiafuoco: Chissà che dispiacere per tuo padre, se ora ti gettassi fra quei carboni ardenti! Povero vecchio! Etciuù, Etciuù, Etciuù! Pinocchio: Felicità! Mangiafuoco: Grazie! Però, come vedi, non ho più legna per finire di cuocere quel montone arrosto, e tu mi avresti fatto un gran comodo! Invece di te, metterò a bruciare sotto lo spiedo qualche altro burattino. Olà, gendarmi! Portatemi Arlecchino, legatelo ben bene, e poi gettatelo a bruciare sul fuoco. Io voglio che il mio montone sia arrostito bene!
Didascalie. Protagonisti. Comprimari. Personaggi secondari. Battuta. Atto. Scena.
Pinocchio: Pietà, signor Mangiafuoco! Mangiafuoco: Qui non ci son signori! Pinocchio: Pietà, signor Cavaliere! Mangiafuoco: Qui non ci sono cavalieri! Pinocchio: Pietà, signor Commendatore! Mangiafuoco: Qui non ci sono commendatori! Pinocchio: Pietà, Eccellenza! Mangiafuoco (meno rabbioso): Ebbene, che cosa vuoi da me? Pinocchio: Vi domando grazia per il povero Arlecchino! Mangiafuoco: Qui non c’è grazia che tenga. Se ho risparmiato te, devo mettere sul fuoco lui, perché il montone sia arrostito bene. Pinocchio (gridando, rizzandosi e gettando via il suo berretto): In questo caso, conosco qual è il mio dovere. Avanti, signori gendarmi! Legatemi e gettatemi là, fra quelle fiamme. Non è giusto che il povero Arlecchino, il vero amico mio, debba morire per me! Tutti i burattini (lamentandosi): Ohi, ohi! Ih, ih! Povero Pinocchio! Mangiafuoco: Sei un bravo ragazzo! Su dammi un bacio. Etciuù! Arlecchino (tremante e con un fil di voce): Dunque la grazia è fatta? Mangiafuoco (sospirando e tentennando il capo): La grazia è fatta! Pazienza! Per questa sera mi mangerò il montone mezzo crudo: ma un’altra volta, guai a chi toccherà!
I burattini saltano e ballano. G.E. Mordan, da Pinocchio di Collodi
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IL TESTO TEATRALE
LA COMMEDIA DI NARCO Quella che stai per leggere è la storia di un conte che scopre di avere un alito maleodorante e va in cerca di un rimedio. Dopo un lungo peregrinare, grazie a un mago riesce a risolvere il suo problema. Scena seconda
Sulla scena ci sono il conte Narco e Blabante, suo amico fidato. Narco: Amico mio Blabante, gentile confidente, dimmi perché la gente quando mi sta davanti si piega e si inchina così profondamente? Blabante: Per il fiato che hai. Narco: Per... il mio fiato? Blabante: Sì, conte, il tuo respiro, ecco, non sa di fiori, non sa di fresco, non è una dolce brezza... Narco: Oh realtà dolorosa, oh, aria di dolore io non sento... non sento. Sento il mio fiato caldo, E niente più... Blabante: Mio gentile signore, si racconta che il diavolo non senta più le fiamme, nell’inferno, laggiù... Signore, il fiato puzza: io non mento, è uno strazio! Narco: Amico, io ti credo, e ti ringrazio. Da oggi stammi un poco più lontano, stai dove si respira un po’ più sano. Adesso vai, voglio restare solo. Scena ventitreesima
Narco, con il fido Blabante, si reca dal mago Antolfo perché trovi un rimedio al suo problema. Mago: Ascolta cavaliere, la mia parte del vero: il tuo fiato tremendo io non posso curare, però so, e comprendo, come farlo passare.
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DI PAROLA IN PAROLA egna con una X il significato S esatto. • Celata: cappello dei nobili, per nascondere la calvizie. visiera dell’elmo che si può abbassare sul viso.
DENTRO IL TESTO
Narco: Che cosa devo fare? Mago: Lasciare il tuo potere: tu sei uno di quelli per cui il potere è peste del corpo e del cervello, ti fa puzzare l’anima, ti appesta tutto il fiato, e quel puzzo ti resta fino a quando il potere non avrai abbandonato. Narco: Mago, lo voglio fare: ma dimmi, sii cortese, se io lascio il potere chi regge il mio paese?
el testo, individua le parti indicate N e sottolinea: • in verde il prologo; • in rosa l’epilogo; • in arancione le didascalie; • in blu il protagonista; • in viola il comprimario. Segna con una X.
• Il ruolo del mago è: il protagonista. l’antagonista.
l’oppositore. l’aiutante.
Mago: Lo regga uno che vale, che vede il bene e il male: SE LEGGO, CAPISCO ma, se tu lo terrai, il fiato lercio avrai. Narco: Sia Blabante il signore! Fedele in pace e in guerra: tu reggerai la terra! Blabante: Ti chiedo, mio signore, non farmi cavaliere: sarò mastro legnaio e mastro campanaro per misurare il giusto e per suonare il gaio. Narco: E così sia, Blabante: ti cedo, in questo istante, tutto il potere mio! Mago: Ben fatto, amico. Ed ora, io ti dico, puoi scoprire la testa!
Narco toglie la celata. Blabante: Oh, adesso si respira! Narco: Non puzza più il mio fiato? Non mentire... Blabante: Amico, te lo giuro: c’è un’aria profumata! Mago: In tutta la foresta l’aria è pulita e fresca! R. Piumini, La commedia di Narco, Nuove Edizioni Romane
Segna con una X. •D a che cosa Narco capisce che i suoi sudditi non amano avvicinarsi a lui? Perché non vanno mai a riverirlo. Perché gli stanno lontani. Perché gli fanno degli inchini esagerati. •Q ual è il messaggio che l’autore vuole trasmettere? I sudditi non sono mai sinceri. Bisogna saper usare il potere con intelligenza. Il potere a volte rende superbo e prepotente chi lo ha.
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IL TESTO TEATRALE
LE SMANIE PER LA VILLEGGIATURA Prima di andare in villeggiatura le dame si affannano per farsi degli abiti nuovi da sfoggiare. Giacinta appartiene a una famiglia benestante. Vittoria, invece, appartiene a una famiglia di nobili origini, ma che non ha più soldi. Vittoria e Giacinta si conoscono, ma sono invidiose l’una dell’altra.
ATTO SECONDO Scena dodicesima
La scena si svolge nel salotto di Giacinta: un divano, una poltrona. Entra Vittoria. Vittoria: Giacintina, amica mia carissima. Giacinta: Buondì, la mia cara gioia. (si baciano) Vittoria: Come state? State bene? Giacinta: Benissimo. Voi? È superfluo domandarlo: siete in splendida forma. Vittoria: Avevo tanta voglia di vedervi. Ma voi non vi degnate mai di venir da me. (siedono) Giacinta: Oh! Caro il mio bene, non vado in nessun loco. Sto sempre in casa. Vittoria: E io? Esco un pochino la festa, e poi sempre in casa. Giacinta: Io non so come facciano quelle che vanno tutto il giorno a girare per la città. Vittoria (parlando tra sé e sé a bassa voce): Vorrei pur sapere se va o se non va a Montenero, ma non so come fare. Giacinta (parlando tra sé e sé a bassa voce): Mi fa specie, che non mi dice niente della campagna. (Poi a voce alta) Vittorina, volete restar a pranzo con noi? Vittoria: No, no assolutamente non posso. Giacinta: Se volete favorire, or ora qui da noi si va in tavola. Vittoria (a bassa voce): Ho capito. Mi vuol mandar via. (Poi a voce alta) Così presto andate a desinare? Giacinta: Vedete bene. Si va in campagna, si parte presto, bisogna fare in fretta. Vittoria (a bassa voce): Ah! Povera me. Giacinta: M’ho da cambiar di tutto, m’ho da vestire da viaggio.
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Vittoria (mortificata): Sì, sì, è vero; ci sarà della polvere. Non vale la pena rovinare un abito buono. Giacinta: Della polvere non ho paura. Mi sono fatta una sopravveste di seta col suo cappuccetto, che non vi è pericolo che la polvere mi dia fastidio. Vittoria (a bassa voce e molto irritata): Anche la sopravveste col cappuccetto! La voglio anch’io! Giacinta: Voi non l’avete, la sopravveste col cappuccetto? Vittoria: Sì, sì, ce l’ho anch’io; me la sono fatta fin dall’anno passato. Giacinta: Non ve l’ho veduta l’anno passato. Vittoria: Non l’ho portata, perché, se vi ricordate, non c’era polvere.
SE LEGGO, CAPISCO Segna con una X. • Le
due protagoniste: sono amiche. sono in competizione. sono sincere.
• L’autore: critica quel comportamento. approva quel comportamento.
Giacinta: Sì, sì, non c’era polvere. (a bassa voce) È proprio ridicola. Vittoria: Quest’anno mi sono fatta un abito. Giacinta: Oh! Io me ne sono fatta uno bello. Vittoria: Vedrete il mio, che non vi dispiacerà. Giacinta: In materia di questo, vedrete qualche cosa di particolare. Vittoria: Nel mio non vi è né oro né argento, ma è stupendo. Giacinta: Sì, lo credo. (a bassa voce) Voglio proprio vederla quando comparirò con il mio mariage. Vittoria: In materia di mode poi, credo di essere stata sempre io una delle prime. Giacinta: E che cos’è il vostro abito? Vittoria: È un mariage. Giacinta (meravigliandosi): Mariage! Vittoria: Sì, certo. Vi par che non sia alla moda? Giacinta: Come avete saputo, che è venuta dalla Francia la moda del mariage? Vittoria: Probabilmente, come l’avrete saputo anche voi. Giacinta: Chi ve l’ha fatto? Vittoria: Il sarto francese monsieur de la Réjouissance.
PER SAPERNE DI PIÙ Carlo Osvaldo Goldoni (1707 – 1793) è considerato uno dei padri della commedia moderna. Prima esisteva la commedia dell’arte: l’autore scriveva un racconto e gli attori dovevano improvvisare le scene in teatro. Carlo Goldoni scrisse invece le parti per ciascun attore. Le sue commedie erano quasi tutte ambientate a Venezia: narrava fatti reali e quotidiani, usando come linguaggio il dialetto veneziano.
Giacinta (irritata e a bassa voce): Ora ho capito. Briccone! Me la pagherà. Io l’ho mandato a chiamare. Io gli ho dato la moda del mariage. Io che avevo in casa l’abito di madama Granon. C. Goldoni, Le smanie per la villeggiatura, www.intratext.com
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VERSO L’INVALSI
IL PICCOLO PRINCIPE E LA VOLPE 1
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ATTO UNICO Scena ottava NARRATORE: Il Piccolo Principe è un bambino, principe NARRATORE di un pianeta molto piccolo, che lascia la sua stella e vaga per l’Universo alla ricerca di amici. Giunto sulla Terra incontra una volpe. VOLPE: Buongiorno! VOLPE P. PRINCIPE: PRINCIPE Buongiorno a te. Chi sei? VOLPE: Sono una volpe. Che cosa cerchi? VOLPE P. PRINCIPE: PRINCIPE Cerco gli uomini. VOLPE: Gli uomini hanno dei fucili e cacciano. VOLPE Allevano anche delle galline. Tu cerchi delle galline? P. PRINCIPE: PRINCIPE No. Cerco degli amici. Vieni a giocare con me? VOLPE: Non posso. Non sono addomesticata. VOLPE P. PRINCIPE: PRINCIPE Ah! Scusa. Che cosa vuol dire: addomesticare? VOLPE: È una cosa ormai dimenticata. Vuol dire creare legami. VOLPE P. PRINCIPE (stupito): Creare legami? VOLPE: Certo. Tu, finora, per me, non sei che un bambino uguale VOLPE ad altri centomila. Io non ho bisogno di te e tu non ne hai di me. Io non sono per te che una volpe uguale ad altre centomila. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. P. PRINCIPE: PRINCIPE Comincio a capire. VOLPE: Se tu mi addomestichi, la mia vita sarà come illuminata. VOLPE Riconoscerò il rumore dei tuoi passi. E poi, vedi quei campi di grano? Non mi ricordano nulla. Ma tu hai dei capelli color dell’oro e allora, quando mi avrai addomesticata, il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. (implorando) Per favore… addomesticami! P. PRINCIPE: PRINCIPE Volentieri, ma non ho molto tempo. Ho da scoprire degli amici e da conoscere molte cose. VOLPE: Non si conoscono che le cose che si addomesticano. VOLPE Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla, non hanno più amici. Se tu vuoi un amico, (pausa) addomesticami! A. de Saint-Exupéry, Il Piccolo Principe
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Dopo aver letto con attenzione, segna con una X. Se hai dei dubbi, torna al testo. 1 Q uesta parte di testo teatrale si chiama: A. brogliaccio. B. copione. C. sceneggiatura. D. didascalia. 2 Questo testo è: A. una commedia. B. un dramma. C. una tragedia. D. una farsa. 3 Chi recita il prologo? A. Il Piccolo Principe. B. La volpe. C. Il narratore. D. Nessuno. 4 Q uali parole rappresentano “l’esordio”? A. “Buongiorno a te” (riga 8). B. “Il Piccolo Principe è un bambino” (riga 3). C. “Buongiorno!” (riga 7). D. “Cerco gli uomini” (riga 10). 5 Questo copione è formato da: A. una scena. B. due scene. C. otto scene. D. più di otto scene.
6 P erché il Piccolo Principe ha lasciato il suo pianeta? A. Per conoscere l’Universo. B. Il suo pianeta era diventato invivibile. C. Per trovare degli amici. D. Per vedere un campo di grano. 7 C he cosa chiede la volpe al Piccolo Principe? A. Di portarla sul suo pianeta. B. Di essere addomesticata. C. Di far sparire i cacciatori. D. Di procurarle delle galline. 8 “ La mia vita sarà come illuminata” (riga 23) significa: A. splenderà il sole. B. capirò molte cose. C. sarà più monotona. D. sarà più felice. 9 “ Gli uomini non hanno più tempo per conoscere” (riga 31) esprime: A. tristezza per la mancanza di tempo. B. sollievo perché così gli uomini non si occupano della caccia. C. rimprovero per tutti gli uomini che hanno troppa fretta. D. delusione perché gli uomini hanno smesso di avere amici.
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IL TESTO
POETICO Il testo poetico ha lo scopo di esprimere sentimenti e suscitare emozioni. È scritto in versi, spesso raggruppati in strofe che prendono il nome dal numero dei versi. terzina, quattro versi quartina, sei versi sestina. Tre versi I versi a volte sono liberi, altre volte sono in rima, che può essere: baciata (AABB), alternata (ABAB), incrociata (ABBA).
Leggi il testo, osserva le varie parti e segna con una X.
Ripetizione Più parole uguali o simili di seguito. Serve a dare maggiore forza al concetto espresso.
NELLA NOTTE NULLA NULLA Nella notte nera nera senti il gufo senti il ghiro e il silenzio tutto in giro. Nella notte scura scura
Anafora Ripetizione delle stesse parole all’inizio di ogni strofa.
parla il vento con le foglie con parole che non cogli. Nella notte luna luna
Personificazione Il vento parla come se fosse un essere umano.
apre in cieli di cotone un azzurro di laguna. Nella notte nulla nulla
Linguaggio figurato Il cielo pieno di nuvolette bianche sembra fatto di cotone.
sfiora il sonno del bambino mentre dorme nella culla. C. Carminati, Poesie per aria, Topipittori
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Il testo poetico si caratterizza per il ritmo e la musicalità ottenuti mediante la scelta accurata delle parole. Questo tipo di testo ricorre spesso al linguaggio figurato, e a tecniche particolari, come: • la personificazione: le cose agiscono come se fossero persone; • la similitudine: il poeta paragona un oggetto a un altro; • la metafora: una similitudine “abbreviata”, cioè senza il “come”. TITOLO
Spesso nelle poesie il titolo riprende il primo verso della prima strofa o uno dei versi seguenti. • In questo caso il titolo riprende il primo verso: della prima strofa. dell‘ultima strofa.
Ogni poesia è formata da una serie di versi, spesso raggruppati in strofe. • I n questa poesia ogni strofa è formata da il nome di: duina. terzina. quartina. • I versi in rosa sono in rima: • I versi in azzurro sono in rima:
...............
baciata. baciata.
versi, quindi prende
alternata. alternata.
incrociata. incrociata.
I versi prendono il nome dal numero di sillabe che li compongono. Le sillabe si contano normalmente, ma quando si incontrano due vocali, esse si fondono in un’unica sillaba. Osserva: nel la not sen ti il gu
te fo
ne ra sen ti il
ne ghi
ra ro
otto sillabe: verso ottonario otto sillabe: verso ottonario
• In questa poesia sono presenti le seguenti tecniche: anafora. linguaggio figurato. personificazione. similitudine. metafora. ripetizione.
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IL TESTO POETICO
Le rime
AUTUNNO DI PAROLA IN PAROLA eggi il significato L di alcune parole che potresti non conoscere. • Ciancia: chiacchiera. • A piè: ai piedi.
SE LEGGO, CAPISCO egna con una X il S significato esatto. • “Col rispecchiato cielo”: il cielo si guarda allo specchio. il cielo si riflette nel ruscello.
Il cielo ride un suo riso turchino benché senta l’inverno ormai vicino. Il bosco scherza con le foglie gialle benché l’inverno senta ormai alle spalle.
• “Dorati come santi”: i giorni hanno un colore dorato simile alle aureole dei santi. i giorni sono benedetti dai santi.
B B
Ciancia il ruscel col rispecchiato cielo, benché senta nell’onda il primo gelo. è sorto a piè di un pioppo ossuto e lungo un fiore strano, un fiore a ombrello, un fungo. M. Moretti
COLORI D'AUTUNNO Tempo d’uva, miracolo di Dio! La terra si spoglia tutta, la casa odora di frutta, il cielo piange d’addio!
• “L’inverno senta ormai alle spalle”: l’inverno sta per arrivare. l’inverno se ne sta andando. • “ Il muro si insanguina di rampicanti”: i rampicanti graffiano il muro. le foglie rosse dei rampicanti fanno sembrare insanguinato il muro.
A A A A
Alla prima pioggia si è più soli, il muro si insanguina di rampicanti, sui giorni dorati come santi la rondine scrive gli ultimi voli. R. Pezzani
DENTRO IL TESTO er ogni testo, scrivi lo schema delle rime, assegnando P ai versi che rimano la stessa lettera, come nell’esempio. Segna con una X. • Lo schema della poesia “Autunno” è: AABB ABAB ABBA • Lo schema della poesia “Colori d’autunno” è: AABB ABAB ABBA olora il quadratino con il colore corrispondente C agli elementi del testo poetico evidenziati.
Personificazione.
Ripetizione.
Similitudine.
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I versi e le strofe
IL TESTO POETICO
L'ALBERO E IL NIDO SE LEGGO, CAPISCO
Nel cuore, nel cuore del bosco là dove è più verde e più fosco, frondeggia un castagno solenne enorme, centenne.
Segna con una X. • “Quel nido è il suo cuore” significa che: il nido è posto proprio al centro dell’albero, come il cuore è al centro del corpo. gli uccellini si agitano e sembrano palpitare come un cuore. l’albero è commosso per la presenza del nido e la sua presenza lo riempie di gioia.
Nel cuore dei grandi fogliami dal tronco si parton due rami; sui rami è posato, minuscolo, un nido di musco. Nel cuore del nido pispiglia raccolta una nuova famiglia: la mamma con ogni premura la scalda e la cura. Or vola, levando il suo grido, e il cibo riporta nel nido, accolta dai trilli e bisbigli degli avidi figli. E l’albero sembra raccolto su quel pigolare in ascolto, con un amoroso tremore: quel nido è il suo cuore. Puck, www.poesie.reportonline.it
DENTRO IL TESTO
DI PAROLA IN PAROLA
ompleta. C • La poesia è composta da: ................................... strofe. • Ogni strofa è composta da: ................................... versi. • Quindi la strofa prende il nome di: ...................................................................... uddividi i versi della prima strofa nello schema, come S nell’esempio; poi segna con una X. nel là
cuo do
re ve è
• I primi tre versi sono: • L’ultimo verso è un:
eggi il significato L di alcune parole che potresti non conoscere. •F osco: buio. • Frondeggia: allarga le sue fronde, il suo fogliame. • Musco: muschio.
settenari. quinario.
ottonari. senario.
novenari. settenario.
•P ispiglia: parola onomatopeica che riproduce il pigolio degli uccellini.
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IL TESTO POETICO
La metafora
ACQUAZZONE Di nubi grigie a un tratto il ciel fu sporco e il tuono brontolò con voce d’orco. Si cacciò avanti, lungo lo stradone carta foglie ed uccelli un polverone. Si udirono richiami disperati, tonfi d’imposte e d’usci sbatacchiati.
Si vider donne lottare in un prato con gli angeli impauriti del bucato. Poi seminò la pioggia a piene mani Tetti e vie di danzanti tulipani; tagliò il paesaggio, illividì ogni cosa in un polverio d’acqua luminosa. Quando si stava inebetiti e fissi come sull’orlo d’infuocati abissi dove il mondo pareva andar sommerso il cielo sulle case era già terso, e nei vetri appannati del tinello risorrise il paese ad acquarello: sulla campagna dolcemente crespa ronzò la chiesa d’oro come vespa. Non rimaneva dell’orrendo schianto che il gocciare di musicale pianto della gronda, già buono già tranquillo: lo raccolse morente il bruno grillo. Coi tamburini gracili di pelle le rane lo portarono alle stelle. C. Govoni, Poesie, Mondadori
DENTRO IL TESTO egna con una X la definizione S di metafora.
I l poeta, con l’avverbio “come”, stabilisce un paragone tra un elemento e un altro. Il poeta usa le parole in senso figurato e “accorcia” la similitudine eliminando il “come” o il “sembra”.
Segna con una X. • “Angeli impauriti del bucato” e “danzanti tulipani” sono: similitudini. metafore. • “Come sull’orlo d’infuocati abissi” è: una similitudine. una metafora.
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IL TESTO POETICO
La sinestesia
NEL BOSCO Sono andata nel bosco nel mattino ricco di luce vagamente per te sperando cogliere dalla musica tenera dell’aria qualche fresco sussurro di parole, ed ecco ti porto invece solo un poco di fragole rosse, profumano e brillano, per la tua gioia, o amato!
DOPO IL TEMPORALE
S. Aleramo, Tutte le poesie, Mondadori
Dopo il rimbombo nero e il verde scroscio il cielo s’apre a una gran pace azzurra; razzano i tetti, ed ogni pozza in terra è un soave, ridente occhio del cielo. D. Valeri, Poesie, Mondadori
DENTRO IL TESTO
Nelle due poesie sono state evidenziate alcune espressioni. Come vedi, in esse i poeti creano immagini, accostando elementi che appartengono a sensi diversi. Questa tecnica prende il nome di sinestesia. ompleta, scrivendo a quale sfera sensoriale si riferiscono C le seguenti espressioni, come nell’esempio. • musica tenera
(
/
)
• fresco sussurro
(
/
)
• rimbombo nero
(
/
)
• verde scroscio
(
/
)
ifletti sulla poesia “Dopo il temporale”, poi completa R segnando con una X. • L’espressione “occhio del cielo” è una: personificazione. similitudine. • I versi sono:
liberi.
in rima.
metafora.
DI PAROLA IN PAROLA eggi il significato L della parola che potresti non conoscere. • Razzano: risplendono, emettono raggi luminosi.
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IL TESTO POETICO
L’ anafora
FOGLIE MORTE Veder cadere le foglie mi lacera dentro soprattutto le foglie dei viali soprattutto se sono ippocastani soprattutto se passano dei bimbi soprattutto se il cielo è sereno soprattutto se ho avuto, quel giorno, una buona notizia soprattutto se il cuore, quel giorno, non mi fa male soprattutto se credo, quel giorno, che quello che amo mi ami soprattutto se quel giorno mi sento d’accordo con gli uomini e con me stesso veder cadere le foglie mi lacera dentro soprattutto le foglie dei viali dei viali d’ippocastani. N. Hikmet, Poesie, Editori Riuniti
DENTRO IL TESTO
Quasi tutti i versi di questa poesia iniziano con le stesse parole “soprattutto se...”. Questa tecnica si chiama anafora. Segna con una X. •Q uale effetto vuole ottenere il poeta con questa tecnica? Comunicarci quanto sia noioso veder cadere le foglie. Mettere in evidenza quanta tristezza gli provochi l’arrivo dell’autunno. • I versi di questa poesia: sono in rima. sono versi liberi.
SE LEGGO, CAPISCO Segna con una X le affermazioni che ritieni esatte.
iò che rende triste il poeta è soltanto la caduta C delle foglie. Il poeta è triste perché le foglie che cadono gli fanno sentire di più la lontananza dalla persona amata.
Sottolinea il verso che te lo fa capire. Continua tu l’elenco degli aspetti positivi che il poeta vede o prova.
• • • • •
il cielo sereno ................................................................................................................. ................................................................................................................. ................................................................................................................. .................................................................................................................
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L’ allitterazione
IL TESTO POETICO
IL VENTO Ecco: è balzato da dietro il monte e lesto scende giù nelle valli; porta i capelli scomposti in fronte, e guida cento pazzi cavalli. È questo il vento. Grande fanciullo, che scuote peschi, mandorli in fiore, ruba cappelli per suo trastullo e canta e fischia di buon umore. Le nuvolette prende nel cielo, queste trascina, quell’altre strappa ne avvolge tutto come in un velo, ma poi già stanco, lontano scappa. Gioca col sole, ruba i semetti e li nasconde dove niun sa, e un bel giorno tanti fioretti vedi ed esclami: “Come fin qua?”. È questo il vento; ride, schiamazza, sembra che a tutto faccia la guerra; ma non ha sempre la testa pazza, ché niente è vano qui sulla terra. T. Stagni, www.poesie.reportonline.it
DENTRO IL TESTO
Nei versi sono stati evidenziati alcuni suoni che si ripetono: questa tecnica si chiama allitterazione. Segna con una X. • Con questa tecnica la poetessa voleva: Dare l’idea della pazzia del vento. Produrre l’effetto sonoro del fischio del vento. • In questa poesia è usata anche la: similitudine. personificazione.
metafora.
• Lo schema della rima è uguale in tutte le strofe? SÌ NO • Lo schema è: AABB (baciata) ABAB (alternata) ABBA (incrociata)
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IL TESTO POETICO DENTRO IL TESTO
Il poeta in questa poesia ha fatto ricorso sia a suoni onomatopeici sia a parole onomatopeiche per rendere meglio l’idea del gocciolare della fontana. Nella poesia, sottolinea: • in rosa i suoni onomatopeici; • in verde le parole onomatopeiche.
SE LEGGO, CAPISCO egna con X le S affermazioni esatte.
on le onomatopee C il poeta riproduce lo scrosciare della pioggia. Con le onomatopee il poeta riproduce il lento gocciolio della fontana. Il poeta attraverso i suoi versi trasmette tranquillità e serenità. Il poeta attraverso i suoi versi trasmette angoscia e sofferenza. La ripetizione delle onomatopee ricorda il respiro affannoso di un malato. La ripetizione delle onomatopee trasmette noia e irritazione.
L’onomatopea
LA FONTANA MALATA Clof, clop, cloch, cloffete, cloppete, clocchette, chchch... È giù, nel cortile, la povera fontana malata; che spasimo! Sentirla tossire. Tossisce, tossisce, un poco si tace... di nuovo tossisce.
Mia povera fontana, il male che hai il cuore mi preme. Si tace, non getta più nulla. Si tace, non s’ode rumore di sorta che forse... che forse sia morta? Orrore Ah! No. Rieccola, ancora tossisce,
Clof, clop, cloch, cloffete, cloppete, chchch... La tisi l’uccide. Mia povera fontana, col male che hai, finisci vedrai, che uccidi me pure. Clof, clop, cloch, cloffete, cloppete, clocchete, chchch... A. Palazzeschi
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Il calligramma mal , il
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IL TESTO POETICO
uccidi me pure. Clof, clop,
LA STORIA DELLE PAROLE DENTRO IL TESTO
La poesia “La fontana malata” è stata trasformata in calligramma. Un calligramma è un testo poetico formato da disegno e parole. Le parole sono disposte in modo da dare forma all’oggetto di cui si parla nella della poesia. Quale delle due “versioni della poesia” ti sembra più efficace?
La parola calligramma deriva dalle parole greche: “kalos” = bello e “gramma” = lettera, segno. Il primo a produrre una raccolta di versi figurati intitolata “Calligrammes” fu il poeta francese Apollinaire.
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VERSO L’INVALSI SUL MOLO
1
C’è un pezzetto d’oceano sul molo che riflette un pezzetto di cielo. Se nel cielo svolazza un gabbiano gli regala un pezzetto di volo.
5
Se dal molo sollevo una mano gli regalo un pezzetto di me. Se una nube si specchia dall’alto nella piccola pozza di mare
le regala un pezzetto di vento 10 per riprendere a navigare. C. Carminati, Il mare in una rima, Mondadori
DI PAROLA IN PAROLA Leggi il significato di alcune parole che potresti non conoscere.
alti giganti
All’estremo orizzonte i grandi pini se n’andavano curvi in lunga traccia a uno a uno come pellegrini e ciascuno recava per bisaccia, 15 alto sopra la livida brughiera, una nuvola d’oro della sera.
“Alti giganti” • estremo: il più lontano • bisaccia: borsa, sacca • livida: violacea
D. Valeri, Poesie piccole, Scheiwiller
pastorale
Il pasto del pastore silenzioso formaggio. I muti musi di pecore 20 frugano e strappano erbe. La lingua ansiosa del cane lecca il caldo silenzio. Il sole frigge il tempo con suono di cicale. R. Piumini, Io mi ricordo, Nuove Edizioni Romane
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Dopo aver letto con attenzione, segna con una X. Se hai dei dubbi, torna al testo. 1 N ella poesia “Sul molo” le parole finali dei primi due versi: A. sono in rima baciata (AABB). B. sono in assonanza: vocali uguali, consonante diversa. C. sono in consonanza: consonante uguale, vocali diverse. D. sono versi liberi. 2 I versi 3, 5 e 7, che iniziano con la stessa parola, sono: A. un’allitterazione. B. un’anafora. C. una metafora. D. parole onomatopeiche. 3 “ C’è un pezzetto d’oceano sul molo” (riga 1) a che cosa si riferisce? A. al mare sul molo, come una pozzanghera. B. al mare vicino al molo. C. a una conchiglia piena d’acqua. D. all’acqua di mare racchiusa nel porto. 4 Nella poesia “Alti giganti”: A. tutti i versi sono liberi. B. solo alcuni versi sono in rima. C. alcuni versi sono in rima alternata, altri in rima baciata. D. tutti i versi sono in rima incrociata.
5 “Come pellegrini” (riga 13) è: A. una similitudine. B. una personificazione. C. una metafora. D. un’anafora. 6 Q uale elemento fa pensare a una bisaccia? A. La brughiera. B. La nuvola d’oro della sera. C. La cima dei pini. D. I cespugli ai piedi degli alberi. 7 N ella poesia “Pastorale” i versi sono: A. in rima baciata. B. in rima alternata. C. in rima incrociata. D. liberi. 8 L’argomento riguarda: A. il cane da pastore. B. le pecore. C. il pasto del pastore. D. l’ambiente campestre. 9 “ Lingua ansiosa” e “caldo silenzio” (riga 21) sono: A. similitudini. B. metafore. C. sinestesie. D. personificazioni.
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A UTUN NO OTTOBRE ARRIVA
DENTRO IL TESTO
Contro l’azzurro agita i suoi azzurri il mare, e contro il cielo, s’agitano alcuni fiori gialli. Ottobre arriva. Esplode sopra la sabbia l’oro d’una sola pianta gialla e sopra di loro si posano i tuoi occhi. P. Neruda, Poesie, Sansoni
ompleta. C • “Ottobre arriva” è un testo: narrativo. poetico. descrittivo. • I nfatti: il testo racconta un momento vissuto dall’autore. il testo va spesso a capo, come nelle poesie, ma i versi sono liberi. l’autore “fotografa” a parole ciò che vede. • Sono presenti dati visivi: di colore. di forma. di movimento. • L’autore osserva la natura: da solo. in compagnia. • Lo si capisce dalla frase: ................................................. .................................................
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AUTUNNO
HALLOWEEN
nella notte è tutto scuro Nella notte è tutto scuro, vedo un’ombra lungo il muro, sento un gatto miagolare ed ho voglia di gridare! Senti il grido nella notte? Mi nascondo in una botte guardo in mezzo a una fessura tremo tutto ed ho paura! C’è una strega tutta nera con la sua magica sfera; c’è un fantasma fluorescente che spaventa la mia mente; c’è una zucca ballerina che rincorre mia cugina; c’è un vampiro insanguinato che vagheggia in mezzo a un prato e col sangue fa: “Cin Cin!” nella notte di Halloween! J. Restano, www.filastrocche.it
C LIL et’s make a Jack O’ Lantern! L 1 Cut out the lid in the top of the pumpkin. 2 Scoop out the seeds.
3 Draw a face.
4 Cut, following the lines. 5 Put a candle inside. 6 Light the candle.
7 Replace the lid.
Happy and Scary Halloween!
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I NV E R N O
ASPETTANDO BABBO NATALE
Non so a casa vostra, ma a casa nostra, da tempo immemorabile, l’arrivo di Babbo Natale si annuncia suonando una vecchia campanella di bronzo un po’ stonata, dopo di che io e mia moglie ritorniamo a precipizio nella nostra stanza, mentre la figlia grande trattiene con astute scuse la piccola e il figlio medio copre il rumore della nostra ritirata con tossi cavernose e sbatacchiamenti vari. Dunque, anche stavolta io e mia moglie, finito di soffiarci sulle scottature e di domare gli incendi (avevamo acceso le candeline sull’albero in soggiorno), piombammo come falchi sulla campana; la suono io, no tocca a me, ma non tirare, dai molla, ma non fare il bambino… La campana rotolò in terra con un rimbombo da svegliare i morti e, rinunciando alla colluttazione, io e mia moglie galoppammo silenziosamente per il corridoio fino in camera nostra, appena in tempo per schivare la piccola, la quale schizzava fuori dal letto con il codino al vento, e veniva a battere alla nostra porta. – Dai, presto! Venite! – gridava pestando impazientemente i piedini nudi sulle piastrelle. – Correte! È arrivato. Soggetto sottinteso, Babbo Natale.
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INVERRNNOO Io e mia moglie uscimmo in corridoio sbadigliando e strofinandoci gli occhi come due che sono stati svegliati in quel momento da un sonno profondissimo. È una commedia che ci diverte sempre molto: – È arrivato? – chiedemmo in tono di accentuata sorpresa. – Ma sei proprio sicura? Ci guardò alzando il nasino: – Sarete mica sordi – disse. – Ha fatto un putiferio che pareva i campanoni delle mucche. Dai muovetevi. Ci precedette, fino alla porta del soggiorno. Lì davanti ci fermammo, padre, madre e figli. Attraverso i vetri opachi si intravedeva quel tremulo bagliore diffuso che ogni anno ci riempie di emozione e quasi di sgomento: tutti, anche a me e mia moglie, come se non sapessimo che si tratta delle candeline che abbiamo acceso noi stessi cinque minuti prima. – Posso aprire? – bisbigliò la piccola. Sua madre le diede il consenso con un tacito cenno della testa. La piccola girò con reverenza la maniglia, con reverenza spinse la porta, e un minuto dopo eravamo tutti dentro, genitori e figli in quell’aria odorosa di cera, d’infanzia e di magia. Il momento di estatico silenzio fu rotto dalla voce ammirata e quasi scandalizzata della piccola: – Oh, quanti regaaaaali! B. Gasperini, Siamo in famiglia, Rizzoli
PARLIAMONE INSIEME Discuti in classe. Il Natale non è una ricorrenza festeggiata in tutto il mondo, anche se potrebbe sembrare così! Un antico proverbio recita: “Paese che vai, usanze che trovi” e in effetti... • Per i paesi di religione musulmana, il Natale non esiste e in Egitto la festa più importante cade il 7 gennaio, preceduto da 40 giorni di “digiuno”. • In Cina la festa più importante è il Capodanno. • In Africa, paese dalle tante religioni, il Natale è entrato a far parte delle feste locali e viene celebrato in svariati modi con addobbi coloratissimi, musica, canti e balli per le strade. Anche in Italia esistono usanze e feste diverse. • Quali usanze ci sono nelle vostre famiglie e nelle vostre città? • Quale festa è sentita maggiormente? • Quali cibi si mangiano?
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I NV E R N O
ti, t o b Perché feste on c ggiare o lit il Ca podanno come al so fuoch disi? n Noi quest’anno lo vogli i r b i e d’artificio amo fest egg iare E. C co n A un m di P essaggio
NOI SAREMO FRATELLI
Le stelle a profusione, pure come occhi di bambini, risplenderanno sul destino dell’umanità. Quando saremo uniti non ci sarà la paura negli occhi, quando saremo fratelli, le tristi occhiate di odio spariranno. E la luce del cielo rischiarerà il nostro amore, la melodia delle fronde cullerà il nostro sonno. Noi ci uniremo, nella pace, e le lucide stelle, a profusione, pure come occhi di bambini, risplenderanno sul nostro destino.
B.B. Dadié, Canti e poesie dei popoli, EMI
PARLIAMONE INSIEME iscuti in classe. D Diffondendo il pensiero di fraternità tra gli uomini vicini e lontani è possibile affrettare il raggiungimento dell’unificazione del mondo.
• I l pensiero di questo autore, secondo voi, è giusto? • Secondo voi, è realizzabile? • Che cosa possiamo fare noi, nel nostro piccolo, per diffondere atteggiamenti di fraternità e di tolleranza?
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IN VERRNNOO
VENNE VERSO SERA… Guardavamo dalle finestre, là dove i tigli si stagliavano neri nella profondità del cortile. Sospirammo: ancora, la neve non veniva, ed era tempo, ormai, era tempo… E la neve venne, venne verso sera. Essa giù dall’alto dei cieli volava a seconda del vento e nel volo oscillava. E. Evtusenko, Poesie, Garzanti
DA LETTORE A SCRITTORE DENTRO IL TESTO Segna con una X. •L a disposizione dei versi della poesia “ Venne verso sera” rappresenta: un errore di impaginazione. il volteggiare dei primi fiocchi di neve. un modo nuovo di fare poesia.
ul quaderno, trasforma S la poesia in un calligramma, usando il modello suggerito.
• I versi esprimono: prima un senso di attesa e di delusione, poi di sollievo. prima un sentimento di paura per l’imminente arrivo della neve, poi di rassegnazione.
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A R E V A M I R P LA PRIMAVERA SORRIDEVA Un giorno mi sorprese la primavera che in tutti i campi intorno sorrideva. Verdi foglie in germoglio gialle rigonfie gemme delle fronde, fiori gialli, bianchi e rossi davano varietà di toni al paesaggio. E il sole sulle fronde tenere era una pioggia di raggi d’oro; nel sonoro scorrere del fiume ampio si specchiavano argentei e sottili i pioppi. A. Machado
SE LEGGO, CAPISCO Segna con una X il significato esatto. • Un giorno mi sorprese la primavera: il passaggio dall’inverno alla primavera è avvenuto in anticipo. la natura si è risvegliata all’improvviso, e ha preso tutti alla sprovvista con le sue gemme e i suoi colori.
DENTRO IL TESTO ella poesia, sottolinea: N • in viola le personificazioni; • in verde la metafora. Segna con una X. • Nella poesia i versi sono: in rima. liberi.
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PRIMAVERA
LE SEI UOVA DI PASQUA
Un tale era talmente povero che non aveva nemmeno un po’ di uova per festeggiare la Pasqua. Andò da un suo vicino molto avaro e gli chiese in prestito delle uova, promettendogli che gliele avrebbe restituite una volta tornato dall’America, dove si sarebbe recato per cercare fortuna. L’avaro prese sei uova sode dal tegame, già cotte, le consegnò al pover uomo, che ringraziò, e se ne andò. Dopo quattro anni il povero ritornò dall’America, non ricco ma benestante e subito si recò dal suo avaro vicino: – Ecco dodici uova in cambio delle sei che mi avete prestato. “Dodici uova sole?” pensò l’avaraccio. “Proprio a me, mi meraviglio!”. Così lo citò in tribunale per danni, sostenendo che con quelle sei uova avrebbe potuto fare non so quante galline, uova, pulcini, altre uova... Era deciso a portargli via il pollaio, l’orto, la casa… Il poveretto non sapeva cosa fare, ma, mentre se ne andava mogio mogio, assorto nei suoi neri pensieri, incontrò Pasqualon, un suo amico, che gli chiese che cosa avesse. – Domani – gli disse il pover’uomo, – devo presentarmi in tribunale! E gli raccontò delle sei uova. – Ti difenderò io! – fece Pasqualon. – A che ora è la causa? – Alle nove! – Aspettami lì che arrivo! Il giorno dopo, però, alle nove Pasqualon non si fece vedere. Il giudice era spazientito mentre l’avaro se la rideva. Arrivarono le nove e un quarto, e niente; le nove e mezzo, e niente... Finalmente, ecco comparire Pasqualon di corsa: – Scusatemi, Signor Giudice, ma ho dovuto cuocere la fava, perché domani la devo seminare. – E vorreste seminar la fava cotta? E come volete che i semi possano germogliare una volta bolliti? – Eh, lo so anch’io, Signor Giudice – rispose Pasqualon, – ma nemmeno dalle sei uova sode sarebbero nati i pulcini! Il giudice comprese e la giustizia trionfò di nuovo, fra le risate di tutti.
SE LEGGO, CAPISCO Segna con una X. • I l messaggio di questo racconto a sfondo umoristico è: la furbizia può aiutare a togliersi dai guai. i prepotenti usano la forza, l’arma dei giusti è la pazienza e la sincerità.
F. Tombari, I mesi, Edizioni Tipografiche
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ESTATE NOTTE D'ESTATE Ardono i seminati scricchiola il grano insetti azzurri cercano ombra, cercano il fresco... ...E a sera riposa il fuoco, la brezza fa brillare il trifoglio, sale una stella fresca verso il cielo cupo, crepita senza bruciare la notte dell’estate. P. Neruda
SE LEGGO, CAPISCO Segna con una X il significato delle espressioni del testo. • “ Ardono i seminati”: i campi soffrono per il gran caldo. il fuoco divora i campi. • “ Scricchiola il grano”: il grano oscilla, frusciando alla brezza della sera. il grano è troppo secco e brucia lentamente. • “ A sera riposa il fuoco”: di sera il fuoco viene spento. di sera l’aria infuocata del giorno diventa più respirabile.
• “La brezza fa brillare il trifoglio”: le foglie del trifoglio si coprono di brina e brillano. la brezza agita le foglie del trifoglio così il lato più chiaro appare e scompare. • “Crepita senza bruciare la notte”: ogni cosa scoppietta, come se bruciasse, adattandosi all’aria fresca della notte. il troppo caldo fa inaridire ogni cosa che brucia senza fiamma.
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CRUCI MAPPE.
..
… sezione curiosa curiosa, cioè strana, diversa; … sezione giocosa giocosa, perché lo studio diventa gioco; … sezione preziosa preziosa, perché contiene ciò che si deve ricordare.
esti narrativi e non narrativi • T MAPPA 259 Il testo realistico • MAPPA 260 Giochi 261 Il racconto fantasy • MAPPA 262 Giochi 263 Il racconto di fantascienza • MAPPA 264 Giochi 265 Il racconto del terrore • MAPPA 266 Giochi 267 Il fumetto • MAPPA 268 Giochi
258
I l racconto giallo • MAPPA 270 Giochi
I l testo informativo • MAPPA 274 Giochi 275 Il racconto storico • MAPPA 276 Giochi
273
Il diario • MAPPA 278 Giochi
277
I l testo descrittivo • MAPPA 280 Giochi 281 Il testo argomentativo • MAPPA 282 Giochi
279
Il teatro • MAPPA 284 Giochi
283
I l testo poetico • MAPPA 286 Giochi
269
285
La biografia • MAPPA 272 Giochi
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In questa sezione… • … le MAPPE: • riassumono graficamente i concetti più impor tanti; • permet tono lo studio e il ripasso delle diverse tipologie testuali.
QUIZZONE
• … i GIOCHI: e; • stimolano le capacità mnemoniche e deduttiv ve; chia le • imprimono nella mente le paro • verificano le conoscenze acquisite; testuale. • chiariscono lo scopo di ciascuna tipologia
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P P A E M I C U R C TESTI NARRATIVI
E NON NARRATIVI
• introduzione • sviluppo • conclusione, che può contenere il lieto fine • reale • fantastico
• narrare fatti reali o fantastici • divertire • insegnare SCOPO
STRUTTURA
LUOGO
PERSONAGGI
NARRATIVI
TEMPO
REALI • realistico • diario • storico
• protagonista • comprimario • personaggi secondari • antagonista • narratore
• determinato • indeterminato FANTASTICI
• biografia • fumetto
• fantasy • fantascienza • terrore
TESTI
• giallo • fumetto
NON NARRATIVI DESCRITTIVI
INFORMATIVI
ARGOMENTATIVI
REGOLATIVI
all’interno di altri testi e sono descrizioni di: • ambienti • oggetti • persone • animali
• relazione • verbale • cronaca • enciclopedia • sussidiari
• recensioni di film o libri • discorsi politici • arringhe di avvocati • saggi
• articoli di legge • manuali • regolamenti • ricette • foglietti dei medicinali • regole di un gioco
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POETICI
• conte • ninne nanne • filastrocche
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TEATRALI • haiku • limerik • poesie
• commedie • tragedie • farse • drammi
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IL TESTO REALISTICO
CRUCI M A PPE
................................................................................................................... ...................................................................................................................
divertire
intrattenere determinato
reale o verosimile SCOPO
TEMPO
LUOGO IL TESTO REALISTICO
PERSONAGGI reali o verosimili protagonista comprimario personaggi secondari
NARRATORE STRUTTURA
introduzione
sviluppo
conclusione
interno: se chi narra è il protagonista stesso esterno: se chi narra è uno spettatore in cui si individuano: • sequenze narrative • sequenze dialogiche • sequenze descrittive • sequenze riflessive 259
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PPE A M I C U R C 1 R icostruisci il puzzle, trascrivendo al posto giusto le lettere contenute nelle tessere: scoprirai lo scopo del testo realistico. Osserva le forme e i colori e aiutati con le lettere giĂ inserite.
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2 R itorna alla mappa di p. 259 e completala trascrivendo lo scopo.
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CRUCI M A PPE
IL RACCONTO FANTASY
................................................................................................................... ...................................................................................................................
i ndeterminato: i fatti si svolgono in epoche remote
TEMPO
SCOPO IL RACCONTO FANTASY
PERSONAGGI
mondi fantastici e irreali
LUOGO
NARRATORE STRUTTURA
fantastici: troll, maghi, elfi, draghi… protagonista: è l’eroe e rappresenta il Bene antagonista: rappresenta il Male aiutante che usa la magia personaggi secondari
introduzione
sviluppo: fatti straordinari, presenza di: • magia • eventi soprannaturali
conclusione: contiene il lieto fine con la vittoria del Bene sul Male
• interno • esteno
in cui si individuano: • sequenze narrative • sequenze dialogiche • sequenze descrittive molto precise per caratterizzare i personaggi
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PPE A M I C U R C 1 Completa il cruciverba, seguendo le definizioni. Le lettere già inserite ti aiuteranno. 1
ORIZZONTALI 1. Lo è il protagonista. 2. Rappresenta il Male. 3. La usa l’aiutante. 4. Così sono gli eventi nello sviluppo. 5. Nella conclusione c’è la... del Bene sul Male.
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VERTICALI 1. Così è il tempo in un testo fantasy. 2. Una delle creature fantastiche che agiscono in un racconto fantasy. 3. Rappresenta il Bene.
2 Ricostruisci lo scopo del racconto fantasy, inserendo qui accanto le lettere corrispondenti ai numeri che trovi nelle caselle. Poi torna a p. 261 e completa la mappa.
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CRUCI M A PPE
IL RACCONTO DI FANTASCIENZA
................................................................................................................... ...................................................................................................................
f uturo o presente e passato (viaggi nel tempo)
TEMPO
SCOPO unisce scienza e fantascienza IL RACCONTO DI FANTASCIENZA
PERSONAGGI
• ambienti lontani • pianeti sconosciuti • spazi interplanetari
LUOGO LINGUAGGIO
STRUTTURA esseri umani, alieni, extraterrestri, robot, androidi, mutanti… protagonista: rappresenta il Bene antagonista: rappresenta il Male personaggi secondari
introduzione sviluppo: • viaggi interplanetari • esplorazione dello spazio • intelligenze artificiali
scientifico e tecnico
in cui si individuano: • sequenze narrative • sequenze dialogiche • sequenze descrittive • sequenze riflessive
conclusione: non sempre contiene il lieto fine ma a volte c’è il colpo di scena finale 263
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PPE A M I C U R C 1 Completa il cruciverba, seguendo le definizioni. Le lettere già inserite ti aiuteranno.
ORIZZONTALI 1. Il tempo in cui si svolge il racconto di fantascienza. 2. Rappresenta il Male. 3. Le fanno gli uomini con le astronavi nello spazio 4. Vi atterrano le astronavi. 5. Così è il linguaggio nel racconto di fantascienza.
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2 R icostruisci lo scopo del racconto di fantascienza, inserendo qui accanto le lettere corrispondenti ai numeri che trovi nelle caselle. Poi torna a p. 263 e completa la mappa.
VERTICALI 1. Il racconto di fantascienza è un testo narrativo… 2. Una creatura simile all’uomo, ma meccanica. 3. Il racconto di fantascienza unisce fantasia e… 4. La parte centrale di un testo narrativo. 1
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CRUCI M A PPE
IL RACCONTO DEL TERRORE
luoghi bui, notti tempestose, vento forte
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eterminato o d indeterminato
TEMPO
SCOPO IL RACCONTO DEL TERRORE
reale o fantastico LUOGO NARRATORE • interno • esteno
PERSONAGGI STRUTTURA esseri misteriosi, inquietanti; creature mostruose, orribili, spaventose… protagonista comprimario personaggi secondari
TECNICHE introduzione sviluppo: racconta fatti inspiegabili, eventi misteriosi, sogni, incubi conclusione: a volte viene lasciata in sospeso per aumentare l’ansia e suscitare forti emozioni
• ritmo incalzante • suspense, colpi di scena • rumori, cigolii, sussurri, grida, ululati… • tremori, sudore…
in cui si individuano: • sequenze narrative • sequenze dialogiche • sequenze descrittive molto precise per caratterizzare i personaggi, i luoghi e gli stati d’animo 265
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PPE A M I C U R C 1 C ompleta lo schema, seguendo le definizioni. Le lettere già inserite ti aiuteranno. Nella riga colorata, scoprirai lo scopo del racconto del terrore.
DEFINIZIONI 1 3 4 5 6 1. Le sequenze G che caratterizzano 2 M i luoghi e i personaggi. E R N N 2. Fanno battere il cuore se sono improvvisi nel silenzio. U D 3. Così sono le creature R O R che agiscono in un racconto U del terrore. 4. Sogni spaventosi. 5. Voci umane che esprimono dolore o spavento. 6. Così è il narratore se parla in prima persona singolare. 7. Il racconto del terrore è un testo… 8. Il personaggio principale. 9. Percorrono il corpo di chi ha paura. 10. Personaggio che ha la stessa importanza del protagonista. 11. Così è il ritmo della narrazione. 12. Una delle tecniche usate per stare con il fiato sospeso. 13. La prima parte del racconto che indica il luogo e il tempo. 14. È il nemico del protagonista.
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2 R itorna alla mappa di p. 265 e completala trascrivendo lo scopo.
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CRUCI M A PPE
IL FUMETTO
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eterminato o d indeterminato
• divertire • intrattenere
reale o fantastico
TEMPO
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PERSONAGGI
IL FUMETTO
TECNICHE
reali o fantastici, animali personalizzati
STRUTTURA
protagonista
introduzione
comprimario
• nuvolette dei dialoghi (balloons) • didascalie (riquadri) • vignette (disegni) • strisce (sequenze di vignette) • suoni onomatopeici
sviluppo
antagonista personaggi secondari
conclusione: stupefacente e inaspettata o divertente
in cui si individuano principalmente: • sequenze dialogiche • sequenze narrative
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PPE A M I C U R C 1 R icostruisci il puzzle, trascrivendo al posto giusto le lettere contenute nelle tessere: scoprirai lo scopo del fumetto. Osserva le forme e i colori e aiutati con le lettere giĂ inserite.
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IL RACCONTO GIALLO
CRUCI M A PPE reale: atmosfera di mistero e di suspense
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LUOGO SCOPO NARRATORE determinato
IL RACCONTO GIALLO
TEMPO
• interno • esteno
STRUTTURA ELEMENTI PERSONAGGI protagonista: • detective • poliziotto • investigatore vittima testimoni colpevole
introduzione: antefatto
fatto criminoso: furto, rapimento… indagine: raccolta di indizi e prove conclusione: soluzione del caso, individuazone del colpevole
• indizi • alibi • suspense
in cui prevalgono: • sequenze narrative • sequenze riflessive (le deduzioni dell’investigatore) • sequenze descrittive (ricche di particolari per il luogo del crimine, le tracce, i personaggi…)
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PPE A M I C U R C 1 Completa il cruciverba, seguendo le definizioni. Le lettere già inserite ti aiuteranno. 1 P
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ORIZZONTALI 1. Fa rimanere il lettore con il fiato in sospeso. 2. Colui che indaga sul fatto criminoso. 3. Ciò che un indagato produce per discolparsi. 4. Le persone presenti sul luogo del crimine e che forniscono indizi.
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2 R icostruisci lo scopo del racconto giallo, inserendo qui accanto le lettere corrispondenti ai numeri che trovi nelle caselle. Poi torna a p. 269 e completa la mappa.
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VERTICALI 1. Le raccoglie il detective. 2. Chi ha commesso il crimine. 3. Chi ha subito il fatto criminoso. 4. L’azione compiuta dall’investigatore per scoprire il colpevole.
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CRUCI M A PPE
LA BIOGRAFIA
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• uso del tempo passato • le date dei fatti più importanti della vita del protagonista in ordine cronologico determinato TEMPO
PERSONAGGI protagonista: personaggio storico o famoso (letteratura, sport, musica…) personaggi secondari: tutti coloro che hanno avuto importanza nella vita del protagonista
SCOPO Bio = vita Grafein = scrittura “Scrittura della vita”
reale: i luoghi in cui ha vissuto il protagonista LUOGO
NARRATORE LA BIOGRAFIA
STRUTTURA introduzione: presentazione del personaggio sviluppo: i momenti più significativi; i suoi successi, le sue conquiste… conclusione: il biografo può concludere in qualunque punto della vita del soggetto
esterno: racconto scritto in terza persona singolare
in cui prevalgono: • sequenze narrative • sequenze descrittive (carattere, interessi, abilità del protagonista) • sequenze riflessive (sull’importanza di ciò che ha fatto) • mancano sequenze dialogiche
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PPE A M I C U R C 1 Completa il cruciverba, seguendo le definizioni. Le lettere già inserite ti aiuteranno. ORIZZONTALI 1. Si riferiscono a quando accadono i fatti. 2. L’ordine con cui sono esposti i fatti. 3. Il significato di “bio”. 4. Così è il luogo in una biografia. 5. Il tempo dei verbi in una biografia. 6. Così è il personaggio di cui si parla.
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VERTICALI 1. Così è il tempo in una biografia. 2. Le sequenze che mancano in una biografia. 3. Il significato di “grafein”. 4. Così sono i personaggi diversi dal protagonista. 5. Così è il narratore in una biografia. 11
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2 R icostruisci lo scopo della biografia, inserendo qui sotto le lettere corrispondenti ai numeri che trovi nelle caselle. Poi torna a p. 271 e completa la mappa. 6
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CRUCI M A PPE
IL TESTO INFORMATIVO • rivista scientifica • saggio • enciclopedia • sussidiario • manifesto pubblicitario • orario ferroviario GENERI STRUTTURA introduzione: presenta in modo sintetico l’argomento corpo del testo: sviluppa l’argomento attraverso un’ esposizione chiara: che può essere organizzata in: • un testo unico • un testo diviso in paragrafi e capoversi conclusione: riporta la sintesi dei dati contenuti nel testo o l’esito di un esperimento
............................................................................................ ............................................................................................ ............................................................................................
IL TESTO INFORMATIVO
SCOPO CARATTERISTICHE
• testo di tipo oggettivo • lessico specifico • immagini • didascalie • tabelle, schemi, mappe
che può seguire l’ordine: • logico • cronologico • causale
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PPE A M I C U R C
ORIZZONTALI 1. Suddividono il testo. 2. Un libro molto ricco di testi informativi. 3. L’ordine “ordinato” dell’esposizione. 4. Possono essere inserite in un testo informativo per chiarire.
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VERTICALI 1. Il lessico usato nel testo informativo. 2. La parte in cui si presenta l’argomento. 3. L’ordine che espone le cause dei fenomeni. 4. In un testo informativo l’esposizione è di tipo… 5. Accompagnano le immagini in un testo informativo.
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2 R icostruisci lo scopo del testo informativo, inserendo qui sotto le lettere corrispondenti ai numeri che trovi nelle caselle. Poi torna a p. 273 e completa la mappa. 6
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CRUCI M A PPE
IL RACCONTO STORICO determinato: • si riferisce a un’epoca precisa • l’autore fa la ricostruzione del periodo storico TEMPO
PERSONAGGI protagonista: personaggio storico o di fantasia altri personaggi: reali o inventati con funzioni diverse
................................................................................................................... ...................................................................................................................
realistici: descritti in modo molto preciso e verosimile
SCOPO LUOGO IL RACCONTO STORICO
STRUTTURA
introduzione: presentazione dei personaggi e del periodo storico sviluppo: racconto dei fatti reali o inventati ma inseriti nel periodo storico scelto conclusione: può contenere il lieto fine o un finale meno lieto, dipende da ciò che sceglie l’autore
NARRATORE esteno: racconto scritto in terza persona singolare
in cui si individuano: • sequenze narrative • sequenze descrittive molto precise per ricreare usi, costumi, tradizioni del periodo storico • sequenze dialogiche • sequenze riflessive
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PPE A M I C U R C 1 R icostruisci il puzzle, trascrivendo al posto giusto le lettere contenute nelle tessere: scoprirai lo scopo del racconto storico. Osserva le forme e i colori e aiutati con le lettere giĂ inserite.
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CRUCI M A PPE
IL DIARIO
............................................................................................
può essere: • personale • di viaggio • di bordo • d’invenzione
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SCOPO
determinato
reale
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LUOGO IL DIARIO ELEMENTI
CARATTERISTICHE
data introduzione (formula di apertura)
autore mittente destinatario
coincidono
• suddivisione in brani (pagine) • scritto in 1a persona singolare • scritto ogni giorno • ordine cronologico • linguaggio colloquiale se scritto per se stessi • uso di abbreviazioni • linguaggio più formale e preciso se è un diario di bordo
STRUTTURA
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ORIZZONTALI 1. Uno dei brani in cui è suddiviso il diario. 2. Così è il tempo in un diario. 3. Il contrario di mittente. 4. La parte in cui si scrive “Caro diario”. 5. Autore e mittente…
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VERTICALI 1. Si usano per scrivere più in fretta (es. +, xché). 2. Si scrive come prima cosa. 3. Così è il luogo in un diario. 4. Lo è il linguaggio nel diario di bordo.
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2 R icostruisci lo scopo del diario, inserendo qui a fianco le lettere corrispondenti ai numeri che trovi nelle caselle. Poi torna a p. 277 e completa la mappa.
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IL TESTO DESCRITTIVO
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SCOPO le descrizioni si trovano spesso all’interno di altri racconti o romanzi per caratterizzare i luoghi e i personaggi
IL TESTO DESCRITTIVO
STRUTTURA può rappresentare la realtà che ci circonda: testo di tipo oggettivo • oggetti • persone • animali • ambienti attraverso l’uso dei dati sensoriali
• visivi • uditivi • olfattivi • gustativi • tattili
• colore • forma • posizione • movimento
TECNICHE • molti aggettivi • linguaggio preciso • similitudini • ordine logico • ordine spaziale • ordine temporale
la vita interiore: testo di tipo soggettivo • sensazioni • stati d’animo • impressioni • pareri, riflessioni, impressioni di chi scrive
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PPE A M I C U R C 1 Completa il cruciverba, seguendo le definizioni. Le lettere già inserite ti aiuteranno.
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ORIZZONTALI 1. I dati visivi che indicano dove si trova un oggetto. 2. I dati visivi che indicano le dimensioni di un oggetto. 3. Così si chiamano i dati usati nei testi descrittivi. 4. I dati che si usano “toccando”… 5. I dati che si usano “ascoltando”.
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VERTICALI 1. Così è il tipo di testo che esprime pareri e sentimenti dell’autore. 2. Si usa per paragonare una cosa a un’altra. 3. L’insieme delle parole, dei sinonimi, degli aggettivi.
2 R icostruisci lo scopo del testo descrittivo, inserendo qui sotto le lettere corrispondenti ai numeri che trovi nelle caselle. Poi torna a p. 279 e completa la mappa. 5
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CRUCI M A PPE
IL TESTO ARGOMENTATIVO
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• frasi complesse • lessico specifico • verbi al tempo presente • uso di connettivi: ma, perciò, infatti, quindi • uso di avverbi: allora, inoltre, successivamente
.............................................................................. .............................................................................. ..............................................................................
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STRUTTURA
GENERI IL TESTO ARGOMENTATIVO
esposizione del tema: presenta l’argomento presentazione della TESI: è l’opinione di chi scrive; contiene argomentazioni e prove a favore per sostenere la propria tesi presentazione dell’ANTITESI: cioè il parere contrario che contiene argomentazioni e prove contro per dimostrare l’opposto della tesi esposta
• recensioni di libri o film • discorsi politici • arringhe di avvocati • sussidiario • saggi di argomento scientifico
• opinioni personali • opinioni di esperti • statistiche
• opinioni personali • opinioni di esperti • statistiche
conclusione: riprende il tema esposto e conclude confermando la tesi enunciata in base alle prove prodotte 281 che spasso leggere_letture_cl5_257-288.indd 281
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PPE A M I C U R C 1 C ompleta lo schema, seguendo le definizioni. Le lettere già inserite ti aiuteranno. Nella colonna colorata, scoprirai lo scopo del testo argomentativo. 1 2
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DEFINIZIONI 1. La parte di testo in cui si conferma 5. Così è il linguaggio usato in un testo l’idea di partenza. argomentativo. 2. Ciò che viene espresso a sostegno 6. Il parere diverso dall’idea di partenza. della propria opinione. 7. Il contrario di “a favore”. 3. Le parole-legame (ma, perciò, infatti) 8. L’idea che si vuole sostenere. usate per spiegare meglio. 9. I discorsi degli avvocati. 4. Ciò che viene presentato 10. Il tempo dei verbi usato normalmente di concreto a sostegno della propria nel testo argomentativo. opinione.
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CRUCI M A PPE
IL TEATRO • commedie • drammi • tragedie • farse
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reale o fantastico
GENERI
SCOPO
determinato o indeterminato
IL TEATRO
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La storia (azione) presenta un intreccio articolato in…
• copione scritto sotto forma di dialogo • battute • atti • scene • didascalie • costumi • musiche • luci
narratore protagonista comprimari personaggi secondari comparse: appaiono, non parlano e servono per animare la scena
prologo: viene esposta la situazione esordio: il punto iniziale dell’azione
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sviluppo: parte centrale dell’azione epilogo: parte conclusiva dell’azione 283
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PPE A M I C U R C 1 R icostruisci il puzzle, trascrivendo al posto giusto le lettere contenute nelle tessere: scoprirai lo scopo del teatro. Osserva le forme e i colori e aiutati con le lettere giĂ inserite.
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IL TESTO POETICO
CRUCI M A PPE
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si caratterizza per il ritmo e la musicalità
SCOPO
• filastrocca • conta • ninna nanna • nonsense • limerick • haiku • poesia TIPOLOGIE
IL TESTO POETICO STRUTTURA
TECNICHE
versi
si classificano in base al numero di sillabe: (4) quaternario, (5) quinario…
strofe
Si classificano in base al numero di versi: (3) terzina, (4) quartina…
rime
• baciata (AABB) • alternata (ABAB) • incrociata (ABBA) • versi liberi • assonanza (ore/one) • consonanza (elo/olo)
• linguaggio figurato • allitterazione • similitudine • metafora • personificazione • onomatopee • anafora • calligramma • ossimoro • ripetizione
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PPE A M I C U R C
ORIZZONTALI 1. Una delle caratteristiche del testo poetico. 2. È formata da un insieme di versi. 3. La rima che ha come schema AABB. 4. Un verso con otto sillabe. 5. Una strofa composta da tre versi.
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2 R icostruisci lo scopo del testo poetico, inserendo qui a fianco le lettere corrispondenti 7 ai numeri che trovi 10 nelle caselle. Poi torna a p. 285 2 e completa la mappa.
VERTICALI 1. Ogni riga del testo poetico. 2. Fa iniziare le strofe con le stesse parole. 3. La rima che ha come schema ABAB. 4. È una similitudine “abbreviata”. 5. Così è il linguaggio usato nel testo poetico. 6. Ciò che rende musicale un testo poetico. 8
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C CRRUU CC IM I MAAPPPPE E
QUIZZONE
1 C ompleta il cruciverba con tutti i tipi di testo, seguendo le definizioni. Le lettere già inserite ti aiuteranno. 1 T
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ORIZZONTALI 1. I fatti si svolgono nel tempo futuro. 2. Suscita ansia e paura. 3. Sostiene una tesi e produce argomentazioni. 4. Fornisce informazioni per ampliare le conoscenze. 5. Vi agiscono detective e poliziotti. 6. Si esprime attraverso versi e strofe.
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VERTICALI 1. Mette in scena una storia. 2. “Fotografa” con le parole la realtà. 3. Racconta la vita di un personaggio. 4. Ricostruisce fatti di un’epoca storica.
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2 I nserisci qui sotto le lettere corrispondenti ai numeri che trovi nelle caselle. Scoprirai un simpatico messaggio. 5
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! a z n a c a v i d o p m e t è : a it n fi La scuo la è Hai raggiunto il traguardo della classe quinta: complimenti! Alla fine dell' estate ti aspetta una grande sfida: nuova scuola, nuovi compagni, nuovi insegnanti... Non devi avere paura! Porta con te i ricordi di questi preziosi anni e immergiti appieno nella nuova avventura! Ciao scuola, vado via, sento già la nostalgia. Cinque anni son passati, in un attimo volati. Già s’affacciano i ricordi dentro a più di mille giorni. Mi ricordo le risate e le corse un po’ sfrenate. Tanti giochi in compagnia, tutti fatti in allegria e il senso di delizia d’esser tutti in amicizia. Mi ricordo l’emozione dietro ad ogni correzione, se l’errore era in agguato e col rosso segnalato, ma l’orgoglio, lo confesso, di ogni piccolo successo. Mi ricordo gli insegnanti dai sorrisi accattivanti, le parole incoraggianti destinate a tutti quanti. Sempre pronti ad aiutare e pazienti a... rispiegare. I ricordi son fiammelle più lucenti delle stelle, forman tutto un firmamento che ricorda ogni momento.
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