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E IL VENTO SI FERMò AD AUSCHWITZ
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È una donna la voce guida, Sara, a rappresentare tante donne che il nostro ricordo non dimenticherà mai. È la Storia che raccoglie tutte le vicende, perché il pensiero chiede affetto, ma la Memoria chiede il rigore della conoscenza e della verità. • Focus su: - Il Binario 21 - I Giusti tra le Nazioni - Il Museo Yad Vashem • Percorsi di lettura
E IL VENTO SI FERMò AD AUSCHWITZ
E il vento si fermò ad Auschwitz
Maristella Maggi
Il vento rappresenta la pietà di quelli che, nel dramma di Auschwitz, non rimasero indifferenti, ma si misero in ascolto dei bisogni, delle richieste mute, del dolore profondo dei deportati, e offrirono aiuto. Così ha confidato Sara, la protagonista del libro, all’autrice: non tutti ci girarono le spalle, molti si accorsero delle nostre sofferenze e ci aiutarono. A 70 anni dalla tragedia della Shoah, il testo, con l’intento di accendere una doverosa fiammella di Memoria, ripercorre alcuni di quei momenti sciagurati.
Maristella Maggi
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Invito alla lettura
ORA E POI ORA E POI
LeggerMENTE è la nuova collana di narrativa per la scuola secondaria. Il suo obiettivo principale è offrire ai ragazzi libri classici o inediti, storie di attualità o di fantasia, per riscoprire pagina dopo pagina il piacere della lettura.
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DI MEM
Nota introduttiva Ascoltare è fare Memoria, è credere nella Vita Cari ragazzi, ciò che vi apprestate a leggere è una storia vera e verosimile allo stesso tempo. La protagonista è una donna realmente vissuta e tuttora vivente. Una donna che ha provato i duri anni della guerra, che ha subito la detenzione nei lager nazisti e ne è sopravvissuta. Una donna che ha molto sofferto e che, pur avendo testimoniato pubblicamente in diverse occasioni, in questo contesto preferisce rimanere nell’anonimato. Un anonimato operoso nel quale ha concesso momenti di intervista utili alla ricostruzione della vicenda, e ha letto alcuni capitoli del libro. Li ha letti, li ha approvati, ma non vuole essere nominata. È un suo diritto, e come tale va rispettato. In questo modo la vicenda, non essendo vincolata ad un nome preciso, può idealmente rappresentare quella di tante donne che hanno sofferto, un universo femminile che è stato deriso, calpestato e degradato. Una vicenda di ampio respiro, che comprende più voci, più luoghi, e rappresenta una coralità. Un respiro ampio come quello del vento, che, artefice di una pietà che non è mai cessata del tutto tra le persone di quel periodo, si ferma per ascoltarne i lamenti e condividerne idealmente le pene.
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Il vento che soffia su Auschwitz come su Mauthausen, come su Dachau e su Ravensbruck, di fronte all’enormità di quell’orrore, ferma rispettoso la sua corsa e si mette in ascolto. Come il vento, così le persone. In quei momenti bui non tutti mostrarono odio o indifferenza. Molti dimostrarono affetto, solidarietà e amicizia nei confronti di donne e uomini ebrei; spesso riuscirono a salvarli dallo sterminio, chi procurando loro documenti falsi, chi aiutandoli a fuggire, chi nascondendoli in cantine, soffitte o stanze segrete. La storia di quel periodo è fatta anche da queste persone giuste1. Eroi. Essi, rischiando consapevolmente la vita, non hanno esitato a mettersi in gioco – un gioco rischioso – per salvare vite umane altrimenti destinate allo sterminio. Mi piace pensare che, come il vento, anche noi lettori fermiamo la nostra corsa, ci mettiamo in ascolto e dedichiamo attenzione partecipe alle vicende qui contenute. In questo modo la riflessione che ne scaturisce diventa fare Memoria, diventa un canto alla Vita che è valore grande in ogni tempo, appartiene a tutti e va tutelata sopra ogni cosa, diventa consapevolezza che l’ascolto, il rispetto e il dialogo sono strumenti di giustizia, e quindi di pace. Sempre.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale il termine giusto, con la specifica di Giusto tra le Nazioni, verrà utilizzato per indicare le persone – non ebree – che hanno agito mettendo a repentaglio la loro vita per salvare dallo sterminio anche un solo ebreo.
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Indice Nota introduttiva.................................................................. 3 1. Una città che amavo ...................................................... 7 2. Vittorio Emanuele III re d’Italia .................................. 10 3. Sempre paura .................................................................. 16 4. In fuga .............................................................................. 20 5. La Svizzera ci aspetta .................................................... 25 6. Testimoni e Nuovi testimoni ....................................... 31 7. Il vagone .......................................................................... 32 8. Destinazione sconosciuta ............................................ 36 9. Procedure d’accoglienza ............................................... 42 10. Doccia e vestizione ........................................................ 49 11. Nel fumo .......................................................................... 55 12. Lo shock della quarantena ........................................... 60 13. Ordine ed efficienza di un mondo incoerente ......... 63 14. E il vento si fermò ad Auschwitz ................................ 68 15. Il vento ha tante voci ..................................................... 71 16. Affidato al vento ............................................................. 73 17. Il vento che ci vuole ....................................................... 76 18. è un vento leggero ......................................................... 79 19. La Marcia della Morte .................................................. 82 20. Una mano sulla bocca ................................................... 91 21. Il posto delle parole ....................................................... 94 22. Per tutte le foglie che verranno ................................... 101 Epilogo - La Marcia della Vita ........................................... 104 Focus Il Binario 21 ci ricorda di ricordare ............................. 107 Yad Vashem ...................................................................... 110 I Giusti tra le Nazioni.................................................... 112 Dossier Intervista all'illustratrice .............................................. 114 Percorsi di lettura .................................................................. 115 6
1. Una città che amavo Fiume era una bella cittadina di mare, con viali alberati, piazze e giardini. C’erano teatri e librerie, eleganti palazzi e un porto variopinto. In qualsiasi stagione, persone di ogni età passeggiavano vicino alla riva, avvolte in indumenti pesanti d’inverno o leggeri nelle stoffe colorate dell’estate. Qualcuno portava occhiali, bastone o cappello, qualcuno fumava o canticchiava, qualcuno leggeva mentre camminava, tenendo il libro alto davanti a sé. Altri se ne stavano a lungo seduti sugli scogli, sembravano immobili, invece guardavano le onde, ne ascoltavano la voce e respiravano il profumo della salsedine. Io guardavo loro e tutto ciò che vedevo mi sembrava uno spettacolo bellissimo, un interessante teatro all’aperto, e mi faceva sognare. Sognavo di crescere, viaggiare, vedere il mondo e visitare altre città belle come la mia. Nei sogni c’erano sempre mio fratello, la mamma e il papà; eravamo una famiglia molto unita, non potevo pensare a nulla senza di loro. A volte, dopo la scuola, mia madre ci portava a passeggiare nei pressi del porto. Ci piaceva moltissimo restare a guardare le navi e le barche che entravano nella baia o uscivano verso il mare aperto. Ci piaceva ascoltare le voci dei portuali che si chiamavano l’un l’altro e ammirare i colori delle varie mercanzie che scaricavano. Fantasticavamo sul contenuto di certe casse di legno che vedevamo calare sulla banchina e inventavamo giochi su ciò di cui ognuno le avrebbe riempite. “Nelle mie c’è una merce preziosa che comincia con la S” diceva mio fratello. “Seta?” azzardavo io. “Come seta? Non è preziosa la seta!”
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“Sì, invece, ci si fanno certi abiti… da sera, da ballo, con pizzi e con…” “Va bene va bene, ho capito – tagliava corto lui – comunque non è la seta.” La mamma ci ascoltava sorridendo. Io frugavo e frugavo nella mente: “Allora è sale.” “Sale? Ma no! Devi giocare seriamente, Sara!” “Lo sto facendo. Il sale nell’antichità era molto prezioso. Sai che la parola salario indicava la paga che i soldati romani ricevevano per il loro lavoro.” “Va bene, ma non è sale – ribatteva Giacomo simulando pazienza – te lo dico io di che si tratta, è meglio. La parola è sapone, sa-po-ne.” “Sapone?” “Sì, sapone. Potersi lavare è cosa preziosa e utile per la salute.” “Ah, davvero? E da quando la pensi così?” “ Be’, lo dice sempre la mamma.” Io ridevo e gli scompigliavo i capelli. “Hai vinto tu. Scegli un’altra parola.” E il gioco ricominciava. Erano momenti sereni, a cui avrei pensato molto negli anni a venire, momenti che mi avrebbero tenuto compagnia e restituito tanto calore. Se chiudo gli occhi, rivedo quelle ore del tramonto, e sento lo sciacquio del mare che batte leggermente ai fianchi delle barche. Noi eravamo felici, ridevamo e il sole sfarinava la sua polvere d’oro fino sulle cose. Allora tutto sembrava semplice e bello e la mia famiglia era serena. Abitavamo in centro, in un palazzo d’epoca. Le stanze erano piene di sole, e dalle finestre, nei giorni in cui il vento era favorevole, entravano il profumo del mare e lo stridio dei gabbiani. “Una casa ariosa e soleggiata come voi” dicevano gli amici che ci venivano a trovare, e io ero molto 8
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Il Binario 21 ci ricorda di ricordare A Milano, nel sotterraneo della Stazione Centrale, in quella che nel capitolo 7 abbiamo chiamato la pancia buia del mostro, le viscere della vergogna, si trova un luogo triste, che appartiene al nostro passato: il Binario 21. In questo luogo sotterraneo, che in origine era adibito al carico e scarico dei vagoni postali e aveva accesso diretto a Via Ferrante Aporti, è cominciata la tragedia della Shoah. Coinvolti centinaia di ebrei. Fino al giorno prima erano cittadini italiani, di colpo si sono trovati fuorilegge. Non potevano più stare in uno Stato che non li riconosceva. Allora, via i fuorilegge! Stipati nei vagoni sotterranei, venivano sollevati tramite un elevatore e trasportati al piano superiore, direttamente alla banchina di partenza. Qui erano agganciati ai convogli diretti ai campi di concentramento e sterminio Auschwitz-Birkenau, Bergen Belsen, o ai campi italiani di Fossoli e Bolzano. Sui vagoni piombati cominciava già l’inferno. Il 30 gennaio 1944 era una mattina gelida, dal Binario 21 partirono i primi convogli verso Auschwitz trasportando 605 infelici. Ne tornarono 22. La fame, il freddo, le percosse e il lavoro disumano li uccisero quasi tutti. Tra il 1943 e il 1945 partirono ben 20 treni che portarono alla morte sia ebrei che oppositori politici. Oggi il Binario 21, dopo anni di trascuratezza e abbandono, è stato recuperato ed è divenuto il Memoriale, luogo simbolo della Shoah in Italia.
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Titolo
Il Muro dei Nomi
Un luogo troppo importante per rimanere nascosto, un luogo che è patrimonio del mondo intero, perché è sì in Italia, ma ricorda e celebra un episodio legato alla Memoria dell’Uomo, slegato da qualsiasi religione, cultura, etnia. Un luogo che non ha il solo scopo – se pur doveroso – di rendere omaggio alle vittime dello sterminio, ma ha anche quello di far nascere un’occasione dialettica in cui rielaborare attivamente la tragedia della Shoah. Come? Attraverso l’ascolto, la fruizione delle immagini, la riflessione personale e il dialogo. Proprio per la riflessione è stato riservato uno spazio specifico: è una fossa buia, con un unico spiraglio di luce a voler indicare l’est, la nascita, il sorgere della vita, come a dire che grazie al ricordo, alla Memoria (la luce del Pensiero) i Morti possono rivivere nel presente, per mostrarci la strada da percorrere, perché non si commettano gli stessi errori, perché non si sbagli più. Tutto il resto della fossa è buio opprimente, a significare che di un evento luttuoso si è trattato e il nostro raccoglimento deve abbracciare anche quel buio, quel senso di morte, portato da milioni di vite andate nel fumo. Non dimenticare quello che è stato. Il Memoriale come punto di partenza per una Storia attuale e futura che consideri l’Uomo e la Donna come i veri obbiet108
Percorsi di lettura
Intervista all’illustratrice - Michela Ameli
Com’è nata la tua passione per il disegno? Il disegno mi ha appassionata a partire dalle prime letture di fiabe e racconti: mi piaceva vedere “tradotto” in immagine il testo che stavo leggendo. Fortunatamente sono riuscita a sviluppare questa passione fino a farla diventare il mio lavoro. Diciamo che l’illustrazione è cresciuta con me... e io cresco con lei! Che cosa caratterizza il tuo stile? È difficile autovalutarsi. Credo che il mio stile sia caratterizzato dall’immediatezza nella lettura dell’immagine. Mi piace suggerire al lettore gli elementi utili a interpretare il testo per poter contestualizzare al meglio ciò che si sta leggendo. Tecnicamente sono passata, negli anni, da pennelli e carta “veri” a quelli digitali, trovando in questo mezzo tecnologico infinite possibilità di espressione. Qual è la regola per essere un bravo illustratore? Osservare il mondo a 360 gradi, essere curiosi e desiderosi di conoscere e approfondire, non fermandosi a quello che si è già fatto ma continuando a cercare nuovi stimoli e nuove strade, perché c’è sempre un modo diverso e nuovo per raccontare le stesse storie... Sei anche una buona lettrice? Passo a leggere gran parte del mio tempo libero, ma ahimè, non è mai abbastanza! Amo i libri che non hanno
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un lieto fine, che mi lasciano tante domande e poche certezze. Amo quei testi che, letti una seconda volta, mi “svelano” qualcosa in più rispetto alla prima lettura! Che cosa ti ha colpito di questo romanzo? Mi ha colpito ogni singolo capitolo. Il racconto dell'angoscia e della paura provate da Sara durante l'atroce viaggio in treno verso una destinazione ignota, il degrado e le quotidiane umiliazioni alle quali è stata sottoposta nel lager, la sofferenza per la perdita della sua famiglia arrivano dritti al lettore. Ma il romanzo invita anche a riflettere su come per Sara, e per tutti i sopravvissuti, tornino, seppure con difficoltà, la speranza e la rinascita: la vita riesce a ricominciare nuovamente, nonostante tutto. Che libro consiglieresti a noi ragazzi? Consigliare un solo libro è impossibile! Ma se proprio ne devo nominare soltanto uno, è sicuramente La fattoria degli animali di George Orwell perché è un libro che spinge il lettore a pensare sempre con la propria testa. Un messaggio importante: Inviterei i ragazzi a pensare sempre in modo creativo, anche se non si vuole diventare illustratori, e soprattutto a costruire, liberi da preconcetti, il proprio futuro con ingegno e fantasia.
Percorsi di lettura PER RIFLETTERE Nota introduttiva 1 L’autrice sostiene che leggiamo per ascoltare e conoscere. Cosa significa, secondo te? .......................................................................................................................... .......................................................................................................................... 2 E ancora: leggiamo per non tradire l’Uomo che è stato e quello che oggi cammina. Spiega con le tue parole. .......................................................................................................................... .......................................................................................................................... CAPITOLO 1 – Una città che amavo 1 Come vive la protagonista della vicenda la sua vita di ragazza? Quale stato d’animo sembra affiorare dal suo narrare? .......................................................................................................................... .......................................................................................................................... 2 Cosa c’è nei suoi sogni per il futuro? .......................................................................................................................... .......................................................................................................................... CAPITOLO 2 – Vittorio Emanuele III re d’Italia 1 Perché il testo delle leggi razziali viene definito scritto a parole di fuoco? .......................................................................................................................... .......................................................................................................................... ..........................................................................................................................
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Percorsi di lettura 2 Come vive Sara le proibizioni che queste leggi impongono? .......................................................................................................................... .......................................................................................................................... 3 Cosa la addolora in modo particolare? Motiva la tua risposta. .......................................................................................................................... .......................................................................................................................... 4 Sara si chiede: Perché d’improvviso eravamo diventati una razza odiata e da evitare? Sai trovare tu una risposta alla domanda? .......................................................................................................................... .......................................................................................................................... CAPITOLO 3 – Sempre paura 1 Sara afferma: Avevo 16 anni, ma in quei momenti mi sentivo piccola e sperduta. Perché si sentiva piccola? Quale era la causa del suo disagio? Cosa invece la rassicurava? .......................................................................................................................... .......................................................................................................................... .......................................................................................................................... 2 La guerra è sempre un momento di grande sofferenza per tutti, la Seconda Guerra Mondiale in modo particolare. Le leggi razziali sono state un’infamia, un attentato gravissimo alla dignità della donna e dell’uomo. Sei d’accordo? Motiva la tua risposta. .......................................................................................................................... .......................................................................................................................... .......................................................................................................................... ..........................................................................................................................
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