2 minute read
C IVICA
EDUCAZIONEEDUCAZIONE CIVICA nel RACCONTO STORICO
Il Giorno della Memoria
Tra il 1939 e il 1945 il mondo è stato travolto dal più grande conflitto armato della Storia, la Seconda guerra mondiale. Questo conflitto fu scatenato dalla Germania, che a quel tempo era governata da Adolf Hitler e dal Partito nazista. Durante questa guerra sono morte più di 60 milioni di persone e ci sono state distruzioni, sofferenze e tremendi massacri. Già qualche anno prima dell’inizio della guerra il Partito nazista aveva cominciato a perseguitare gli Ebrei, impedendo loro di partecipare alla vita civile del Paese e alle attività economiche. Anche in Italia, che era alleata della Germania, a partire dal 1938 furono emanate le cosiddette leggi razziali, che limitavano la libertà degli Ebrei. Nel corso della Seconda guerra mondiale, poi, le persecuzioni si intensificarono: gli Ebrei, come altre minoranze contro cui il regime nazista si accaniva, furono deportati in campi di concentramento e lì uccisi o sfruttati. In memoria di questo terribile eccidio, e perché non avvenga mai più, ogni anno il 27 gennaio si celebra il Giorno della Memoria.
VIETATO
Accadeva più di sessant’anni fa, e un male terribile invadeva il mondo. Tutto era diventato vietato per quelli che, come lei, erano Ebrei. A partire dal 1940, era vietato: avere una bicicletta prendere l’autobus e il tram fare la spesa prima delle 3 e dopo le 5 andare in piscina giocare a tennis o a hockey fare canottaggio andare al cinema o a teatro riposarsi nel proprio giardino dopo le 8 di sera frequentare scuole che non fossero ebree andare da parrucchieri che non fossero ebrei uscire senza la stella gialla cucita sul vestito Vietato… Vietato… Vietato… E poi un giorno: vietato esistere.
Irène Cohen-Janca - Maurizio A.C. Quarello, L’albero di Anne, Orecchio Acerbo
L’INIZIO
Una volta ci fu una guerra. Quando la guerra finì eravamo senza casa. – Non importa – disse mia madre, – abbiamo una macchina. Cominciammo a vivere in macchina. Da allora vivere era viaggiare. Poi i vestiti iniziarono a sciuparsi. – Meglio così – disse mio padre, – ci sarà meno da lavare. Vestiti, facevamo il bagno nel fiume. E sdraiati ci mettevamo sotto il sole per asciugarci. Non c’era più la luce elettrica, quindi i rumori della notte ci facevamo molta più paura. Proprio per questo ci coricavamo vicini vicini. La gente era triste. Avevano bruciato i libri della biblioteca. Il pavimento era coperto dai vetri. Ci mettemmo poco ad abituarci a camminare fra i vetri e le ceneri. Un giorno, qualcuno si mise a giocare. Un altro giorno, una bambina sconosciuta si mise a ridere. Subito dopo ci furono tante altre risate. Un vecchio cuoco si sedette su una panchina traballante e iniziò a parlarci di ricette. Le sue parole saziarono la nostra fame. Almeno quella sera. Quando il sole tramontò le macchine senza ruote si diedero la buona notte con i clacson. Sembrava che fossero vive. Eravamo vivi. Era come una festa. La festa dell’inizio di qualcos’altro.
Paula Carballeira - Sonja Danowski, L’inizio, Kalandraka.
UTUROdel PROTAGONISTi F
Mi emoziono
Nonostante la desolazione portata dalla guerra, basta il sorriso di un bambino per ritrovare la voglia di vivere. Quando tutto sembra finito, una piccola gioia dà l’avvio a un nuovo inizio. E la speranza ritorna… Sei d’accordo con quest’affermazione? Discutine in classe con i compagni, le compagne e l’insegnante.