LeggerMENTE
ORA E POI
La collana è rivolta ai ragazzi che si accostano per la prima volta alla filosofia. Una disciplina che insegna a pensare con la propria testa e a porsi in maniera critica nei confronti di ciò che si studia e apprende. Attraverso il racconto delle vite dei filosofi, i giovani lettori conosceranno le origini del pensiero e affronteranno in maniera divertente i grandi temi che l’uomo si è sempre posto durante il suo cammino di scoperta del mondo.
Gli inventori del Pensiero
Gli inventori del Pensiero
Armando Massarenti
SOCRATE
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QUELL’ADORABILE ROMPISCATOLE
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Questo volume sprovvisto del talloncino a fianco è da considerarsi campione gratuito fuori commercio.
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Armando Massarenti, filosofo e giornalista, oltre a occuparsi per i bambini degli “Inventori del pensiero”, ha scritto tanti libri, C’era un tra cui Il lancio del nano, Istruzioni per rendersi felici e Metti l’amore Si chia a volta un bambi mava sopra ogni cosa. no F
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Gli inv entori de
Per capire come la pensava Socrate, il grande filosofo vissuto ad Atene tra il 470 e il 399 a.C., bisogna capire che tipo fosse. Bello non era e si lavava anche poco, ma soprattutto, per tutta la sua lunga vita, non ha mai smesso di fare domande mettendo in difficoltà le persone che incontrava. Era insomma un “rompiscatole” e questo gli costò molto caro. In realtà era un grande, simpatico, a tratti adorabile rompiscatole, perché le sue domande, per quanto fastidiose, avevano un unico scopo: quello di scoprire qual è il bene per sé e per tutti gli uomini.
Gli inventori del Pensiero
Filosofica
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Roberto Melchiorre Il bosco di Sofia Responsabile editoriale: Beatrice Loreti Art director: Marco Mercatali Responsabile di produzione: Francesco Capitano Redazione: Carla Quattrini Impaginazione: Sara D'Urzo Illustrazioni: Roberta Bordone Copertina: Adami Design Foto: Shutterstock, Archivio La Spiga Edizioni © 2020 Eli – La Spiga Edizioni Via Brecce 100 – Loreto info@elilaspigaedizioni.it www.elilaspigaedizioni.it Stampato in Italia presso Tecnostampa – Pigini Group Printing Division – Loreto – Trevi 20.83.015.0 ISBN 978-88-468-4041-7 Le fotocopie non autorizzate sono illegali. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione totale o parziale così come la sua trasmissione sotto qualsiasi forma o con qualunque mezzo senza previa autorizzazione scritta da parte dell’editore.
Indice
Nota introduttiva................................................................... 4 Capitolo 1 – Il sospetto ........................................................ 6 Capitolo 2 – Il dubbio .......................................................... 14 Capitolo 3 – Alla ricerca della verità ................................. 21 Capitolo 4 – Sotto il telo ...................................................... 27 Capitolo 5 – Augusto ........................................................... 32 Capitolo 6 – Delfini .............................................................. 36 Capitolo 7 – Il villaggio turistico ........................................ 43 Capitolo 8 – Social ................................................................ 48 Capitolo 9 – Chico Mendes ................................................ 52 Capitolo 10 – La festa ........................................................... 59 Capitolo 11 – Lettere d’amore ............................................ 64 Capitolo 12 – Il paese si divide ........................................... 68 Capitolo 13 – La petizione .................................................. 72 Capitolo 14 – Nubifragio ..................................................... 77 Capitolo 15 – La frana .......................................................... 83 Epilogo ..................................................................................... 88 Focus I cambiamenti climatici .................................................... 95 Il destino delle coste italiane ........................................... 101 La Foresta Amazzonica brucia ........................................ 102 Cambiamento climatico: gli animali a rischio estinzione ... 110 Clima: danni causati dai disastri naturali ....................... 111 Ragazzi contro ................................................................... 113 Jonathan Sofran Foer ........................................................ 122 Attività ..................................................................................... 124 3
Nota introduttiva Chi l’avrebbe mai detto che saremmo arrivati un giorno a dubitare di cose considerate scontate da sempre: l’arrivo della primavera a fine aprile, i primi freddi a novembre, la neve a Natale, i ghiacciai eterni sulle Alpi e la quiete dopo la tempesta. Purtroppo, nulla è più così: la primavera è scomparsa, inghiottita da inverni che, sempre più di frequente, sfociano da un giorno all’altro nell’estate, novembre non è poi così freddo, a Natale spesso si può fare a meno del cappotto, i ghiacciai delle Alpi stanno sparendo a uno a uno e dopo la tempesta alla quiete si è sostituita la conta dei morti e delle devastazioni. Le previsioni del tempo, poi, non suggeriscono più se uscire o meno con l’ombrello oppure se fare una gita in barca, ma annunciano bombe d’acqua, nevicate record, esondazioni, ondate eccezionali di calore o grandinate da guinness dei primati. Di chi è la colpa? C’è chi se la cava accusando la Natura, chi sostiene che non è certo la prima volta che nella storia del nostro pianeta accadono fenomeni simili, chi, invece, afferma che ci sarebbero persone potenti interessate a disegnare scenari apocalittici e che, quindi, in fondo in fondo, non c’è alcun motivo per preoccuparsi. In realtà il responsabile del complesso fenomeno che ora tutti chiamano «cambiamenti climatici» c’è, ed è l’uomo. Con la sua voracità, la sua voglia di disporre a piacimento del pianeta, senza rispettare né le foreste né i mari, né le montagne né i fiumi, né la flora né la fauna, l’uomo ha consegnato alle generazioni future un pianeta malato e sempre più inospitale. Ci interessa ben poco sapere che anche i vulcani, nel corso della storia, hanno provocato enormi catastrofi, come pure non ci appassionano le discussioni sulle presunte responsabilità del sole, argomentazioni tipi-
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nota introduttiva
che di chi nega anche l’evidenza, di chi è capace di sostenere che più del 97% della comunità scientifica stia mentendo. Quello che invece ci riguarda è come evitare, senza perdere tempo, che l’uomo contribuisca ulteriormente a modificare il clima del pianeta e il paesaggio, la Natura, quindi, con tutte le sue creature, come avrebbe detto Francesco d’Assisi più di otto secoli fa. Ci interessa come evitare che il cielo si nasconda dietro particelle assassine di smog, come fare per allontanare il pericolo di alluvioni e frane, come salvare dalla plastica i mari, dalle discariche abusive e nocive i fiumi e dagli incendi e dal disboscamento la foresta Amazzonica. Per fare questo è necessario l’impegno di tutti, anche di chi scrive, di chi per mestiere racconta storie, soprattutto storie indirizzate ai giovani. È con questo spirito che è nato il romanzo che vi apprestate a leggere, la vicenda di una ragazza tenace e caparbia che, grazie all’aiuto di tanti suoi coetanei, dei loro genitori, della scuola, combatte per la salvezza di un bosco. Una battaglia che dimostra come nulla si può fare da soli, ma che tutto è possibile quando ci uniamo agli altri. Perché, ne sono sicuro, tutti, come Sofia, possiamo contribuire a salvare – magari cambiando molte delle nostre abitudini quotidiane – il nostro pianeta. Ma per farlo è necessario essere informati correttamente, affidarsi a fonti serie e rigorose, evitando le tante fake news che invadono la rete e spesso, purtroppo, anche la mente di troppi. Per questo, nel libro, dopo la parte narrativa, troverete un ampio focus costituito da materiali scelti con attenzione che vi permetteranno di approfondire il tema dei cambiamenti climatici.
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Capitolo 1
Il sospetto Prima si fece strada in una boscaglia di biancospino. A molti sarebbe stato quasi impossibile attraversarla, ma non a lei, che conosceva alla perfezione i punti dove i rami contorti e spinosi aprivano qualche timido varco. Nonostante la sua attenzione, la confidenza con luoghi che frequentava sin da bambina, non lasciava nulla al caso ed era sempre ben attrezzata: indossava in ogni stagione scarpe da montagna e una tuta mimetica di tela robusta capace di difenderla da rovi e da serpi. Dentro lo zainetto una bussola e l’immancabile k-way. Inutile portare con sé lo smartphone perché su quel versante della montagna non c’era campo. Dopo una ventina di minuti di marcia, giunse nella parte dominata dai faggi: boschi ospitali, ordinati, puliti, il cui terreno sembrava un tappeto soffice e profumato. In autunno, poi, la coltre di foglie assumeva le sembianze di una spessa coperta vegetale sopra cui amava rotolarsi ridendo di gioia e cantando a squarciagola i più grandi successi di Lady Gaga, la sua cantante preferita. Teneva comunque sempre gli occhi ben aperti, guardandosi intorno, vigile, attenta a che qualche cacciatore di frodo o cercatore di funghi la vedesse, gente che lei giudicava senza scrupoli oltre che pettegola. Già quel suo frequente rifugiarsi tra la vegetazione più impervia delle montagne che circondavano il paese aveva destato molti sospetti. Se poi si fosse venuto a sapere anche che si rotolava nel sottobosco cantando, l’avrebbero dichiarata pubblicamente matta del paese. Ma lei matta non lo era affatto. Usando un’espressione un po’ antiquata, si sarebbe potu6
capitolo 1. il sospetto
ta definire una studentessa modello, un esempio per tutti. La sua natura solitaria e taciturna, unita agli ottimi risultati scolastici, a un fisico atletico e a un viso di una bellezza malinconica e misteriosa, le donava un’autorevolezza che neanche il suo abbigliamento, così poco femminile, e il suo amore per la natura, così lontano dagli interessi coltivati dalle sue coetanee, erano mai riusciti a scalfire. Per questo faceva il possibile per mantenere segrete certe manifestazioni di felicità. Non aveva mai permesso a nessuno, infatti, di accompagnarla in quelle escursioni: né a Pablo, un terranova nero come la pece, né a Marco, il suo amico del cuore. A dire il vero, per averli esclusi da quella parte così importante del suo mondo, provava un certo senso di colpa che, però, riusciva sempre a sconfiggere. Quel giorno si spinse più su, fino a un bosco che quasi considerava suo, dove regnavano le conifere che annunciavano, con il vento a favore, la loro profumata presenza a centinaia di metri di distanza. Era il bosco più amato da Sofia. Spesso, conquistata da un entusiasmo che nessuno di quelli che la conoscevano avrebbe mai immaginato, abbracciava alcuni alberi cui era particolarmente legata, chiamandoli con i nomi che aveva scelto per loro, come si fa con le persone alle quali si vuole bene. In quel luogo, inoltre, ambientava storie fantastiche, tenute gelosamente segrete, scritte e disegnate su un taccuino di fogli spessi e porosi che portava sempre con sé. Quella volta però un tanfo insopportabile giunse alle sue narici. Era abituata all’odore dei cadaveri. Il bosco si nutre anche di morte, per cui, spinta semplicemente dalla curiosità di conoscere la specie animale sacrificata al ciclo ineluttabile della natura, seguì la traccia del fetore che si faceva, passo dopo passo, sempre più forte e nauseabondo, tanto da essere costretta a coprirsi il naso con uno di quei fazzolettini disinfettanti al profumo di menta. 7
il bosco di sofia
Quando fu certa di essere giunta a poca distanza dalla fonte di quel cattivo odore, convinta di scorgere la carogna d’un gatto selvatico o di un rapace, la sua attenzione si diresse verso un robusto telo di plastica arancione disteso sopra un masso o forse su qualcos’altro. D’istinto strinse il manico del bastone da montagna con la punta in acciaio che portava sempre con sé per difendersi da possibili brutti incontri. Sempre d’istinto, però, fece due passi indietro. Poi tre, quattro. Infine, quando le parve di aver visto spuntare da sotto il bordo del telo il tacco a spillo di una scarpa, iniziò a correre verso casa spinta, quasi trascinata, come mai gli era capitato, dalla paura. Il panico le suggeriva di raccontare tutto ai genitori, ma questo avrebbe significato svelare molti dei suoi segreti: mostrare il sentiero, battuto con tanta fatica, che conduceva al suo bosco, condividere i luoghi e i paesaggi conosciuti solo da lei e che rappresentavano un mondo che fino ad allora aveva gelosamente nascosto a tutti. Per questo, giunta a una cinquantina di metri da casa, una costruzione a due piani con un ampio giardino alla periferia del paese, si fermò, riprese fiato, si ricompose e decise che per il momento non avrebbe detto nulla. Aveva il forte sospetto che quel telo arancione nascondesse il cadavere di una donna, ma non ne era certa. Quello che pareva un tacco forse era semplicemente un ramo oppure si trattava di una scarpa, ma capitata lì per caso. Di sicuro c’era solo il fetore insopportabile, come quello che emanano le carogne degli animali, che, però, nessuno nasconde sotto un telo. A meno che a qualche cacciatore non fosse venuto in mente di coprire un suo cane morto con l’intenzione di tornare il giorno dopo, armato di vanga, per dargli una degna sepoltura. In ogni caso non voleva correre il rischio di creare allarme in tutta la comunità per poi ritro8