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Il mondo in una stanza
C’È UN TEMPO PER… ASCOLTARE IL MONDO IN UNA STANZA
All’inizio dell’anno scorso la maestra si è accorta che a Edel non piace dirci le cose in tagalog. Il tagalog, che noi chiamiamo filippino, è la lingua dei genitori di Edel, e lui la conosce benissimo, visto che la parla con i suoi. Ma anche gli altri in classe parlano solo italiano. Soltanto Jutta, che ha la mamma tedesca, ci porta spesso delle filastrocche e degli scioglilingua in tedesco. La maestra non ha insistito, ma poi, per Natale, ci ha fatto un discorso. Siamo una classe in cui è presente un bambino di ogni continente, eccetto l’Australia. Dice che la nostra classe è come il mondo in una stanza. Ci ha detto di chiedere ad amici, parenti e vicini come e quando si fanno gli auguri in altre lingue. Ne abbiamo trovati diciassette. Abbiamo fatto la stessa cosa alla fine dell’anno scorso per dire: “Buone vacanze”. Abbiamo tutti un quaderno dove scriviamo le parole strane, le parole che ci piacciono o anche quelle che fanno inciampare la lingua. I traduttori sono Dritan, Heleno, Rima, Edel e Jutta.
Barbara Pumhösel-Anna Sarfatti, Amore e pidocchi, EDT
IO, TU... NELLA TRIBÙ Piccoli passi nell’educazione civica
Il mondo in una stanza, La torre di Babele e i miti che hai letto ci portano nel mondo della diversità: della pelle, della lingua, della cultura, della religione. Discutine con i compagni e le compagne, poi completa la mappa del mondo della diversità.