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Una grande scoperta

C’È UN TEMPO PER… INCONTRARE UNA GRANDE SCOPERTA

Lucy, una ragazza di 4 milioni di anni fa Gray e io parcheggiammo la Land Rover sul pendio del canalone. Poi cominciammo a scrutare il suolo, camminando lenti, in cerca di fossili. Era quasi mezzogiorno e la temperatura si avvicinava ai quarantotto gradi. – Quando si torna al campo? – domandò Tom. – Subito, ma prima perlustriamo il fondo di quel piccolo canalone laggiù. Il canalone era stato controllato almeno due volte da altri membri della spedizione, ma non avevano trovato niente. Mentre ci voltavamo per andarcene, notai qualcosa a terra. – Quello è un braccio di ominide – dissi. – È troppo piccolo. Deve essere di una scimmia. Ci inginocchiammo per esaminarlo. – Ominide – dissi. – Perché ne sei così sicuro? – Quel pezzo lì, proprio vicino alla tua mano, anche quello è di ominide.

Gray lo prese. Era la parte posteriore di un piccolo cranio. Un metro più in là c’era l’osso della coscia. Ci alzammo in piedi e cominciammo a vedere altri frammenti di ossa sparpagliati, tutti di ominidi.

E se tutti quei frammenti fossero stati parte di un singolo scheletro, estremamente primitivo? – Guarda – disse Gray. – Costole. – Non ci posso credere – dissi. In quel caldo da quarantacinque gradi ci mettemmo a saltare come matti. Le ossa ritrovate appartenevano a un solo individuo. Quella notte, il registratore suonava una canzone dei Beatles, Lucy in the sky with diamonds. A un certo punto di quella notte indimenticabile, il nuovo fossile si chiamò Lucy.

Donald Johanson-Maitland Edey, Lucy. Le origini dell’umanità, Mondadori

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