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L'editoriale
La foto-frase
Come un padre
Giovani Testimoni...
...fuori dal "coro"
Didattica Digitale
Attualità
In viaggio...
Alla scoperta di Perugia
Prendi l'arte...
La Giornata della Felicità
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FEBBRAIO - MARZO 2024 - N. 3
L'editoriale...
DIEGO MECENERO GIORNALISTA, TEOLOGO E SCRITTORE
PREGARE: UN PONTE TRA CORPO E ANIMA NEL VIAGGIO DELLA VITA
Il tema della preghiera come viaggio tra corpo e anima è il fulcro di questa edizione della rivista. Ciò offre un affascinante spunto di riflessione didattica sulla doppia dimensione di questa realtà: un viaggio non solo dell'anima, ma anche del corpo, attraverso la storia e le diverse culture. Esaminare la preghiera nel nostro ambito scolastico permette infatti di approfondire la sua complessa natura, che intreccia aspetti spirituali, culturali e fisici.
La preghiera può essere analizzata innanzitutto come fenomeno antropologico e storico.
Studiarla significa esplorare le diverse forme che ha assunto nel corso dei secoli, nelle varie tradizioni religiose e culturali. È interessante notare come, in molte culture, la preghiera coinvolga il corpo attraverso rituali specifici: gesti, posture, danze o percorsi fisici, come i pellegrinaggi. Questi elementi corporei non sono accessori, ma parte integrante dell'esperienza di preghiera, veicoli di espressione e di trasformazione interiore. A partire da questo è possibile illustrare agli studenti come la preghiera abbia influenzato l'arte, la letteratura e la musica, diventando un potente strumento di espressione umana. L'analisi di opere d'arte, testi letterari o composizioni musicali ispirate alla preghiera permette di comprendere come essa sia stata vissuta e interpretata in diversi contesti storici e culturali.
Allo stesso modo, è possibile esaminare il ruolo della preghiera nelle grandi narrazioni storiche e religiose, come la Bibbia, o si può discutere di figure storiche o bibliche che hanno utilizzato la preghiera come mezzo di riflessione personale o di ispirazione, evidenziando il loro impatto culturale e sociale.
In ambito pedagogico, infine, l'approccio alla preghiera come tema di studio offre l'opportunità di sviluppare negli studenti la capacità di comprendere e rispettare le diverse espressioni della spiritualità umana, divenendo spunto per riflettere sul significato del silenzio, della meditazione e dell'introspezione nella società contemporanea.
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La foto-frase
Quando si prega è meglio avere un cuore senza parole che delle parole senza un cuore. Mahatma Gandhi
#ERRECIMAGAZINE | La voce degli insegnanti Anno 2 | N. 3| a.s. 2023-24
© 2024 | La Spiga, Gruppo Editoriale ELi info@gruppoeli.it - www.gruppoeli.it © 2024 | San Paolo Edizioni sanpaoloedizioni@stpaulus.it www.edizionisanpaolo.it
Direttore responsabile: Diego Mecenero Direttore editoriale: Carmine Picariello
Redazione: Salvatore Bimonte, Cinzia Favorito, Monica Fontana, Serena Gelli, Valentina Lazzaro, Diletta Lombardi, Gianluca Miele, Giovanni Nerbini, Valentina Tofani, Progetto grafico e impaginazione: Gruppo ELi
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Come un padre...
LA PREGHIERA AUTENTICA CI PORTA A SCOPRIRE IL VERO VOLTO DI DIO
S.E. MONS. GIOVANNI NERBINI, VESCOVO DI PRATO
Che pregare rappresenti un valore assoluto e decisivo nella vita di una persona, ce lo testimonia la vita di Gesù che dedicava lunghi momenti a questa esperienza; che costituisca da sempre una difficoltà non da poco, lo dice con chiarezza la domanda degli apostoli al Signore: “insegnaci a pregare!”
Ognuno di noi adulti poi, ha sperimentato nella sua adolescenza e giovinezza tante forme di preghiera molto parziali e discutibili, che ne hanno mostrato ben presto limiti e inadeguatezze. Quelli che più spesso si registrano hanno a che fare con le fragilità dell’uomo, le sue malattie e la morte. E’ il momento nel quale tutti sentono il bisogno di pregare e legano il valore della
preghiera all’ottenimento di una particolare grazia di guarigione, come mi disse una volta un ragazzo scout di diciotto anni: “il mio babbo è stato in coma ed io ho pregato tantissimo che guarisse. Ora che è morto, di Dio non me ne faccio più nulla!”
Il ragionamento è semplice: Dio è l’unico che ha il potere di salvare la vita e la preghiera è lo strumento per ottenere ciò che voglio. Se questo non è possibile non vale proprio la pena perderci tempo. Quanti ragazzi, la mattina di esami scolastici importanti, sono stati educati a passare di Chiesa per una preghiera veloce e l’accensione di una candela perché la prova risultasse positiva!
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Ancora oggi non sono pochi coloro cha la pensano in questo modo senza rendersi conto che Dio è già provvidente, è l’immagine che ci siamo fatta di Lui che è povera, riduttiva, in definitiva falsa.
Questo limite lo riscontro nell’educazione che quasi tutti abbiamo ricevuto fin da piccoli. Ci sono state insegnate diverse “preghiere”, ma non ci è stato insegnato a pregare. Nel primo libro di Samuele leggiamo il celebre episodio della chiamata del profeta: “Allora Eli comprese che il Signore chiamava il giovane. Eli disse a Samuele: «Vattene a dormire e, se ti chiamerà, dirai: «Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta».
La preghiera è autentica quando ci porta a scoprire il vero volto di Dio che è Padre, che mi vuole bene, per il quale sono prezioso, che “viene e sta accanto a me”, proprio come a Samuele e mi chiama per una relazione di amicizia profonda, per arricchire la mia vita e renderla feconda, per indicarmi la strada che ha preparato per me. Io HO DAVVERO BISOGNO DI LUI, ma in un senso diverso da quello richiamato; recita il salmo 138: “Tu mi scruti e mi conosci”. Senza Dio non riesco neppure a conoscere me stesso, a comprendere la mia dignità, il fatto che non sono mai solo tantomeno abbandonato, in nessuna circostanza della vita.
E ancora un altro salmo: “Come potrà un giovane tenere pura la sua via? Osservando la tua parola”. (Sal 119, 9) La mia esperienza mi dice che i giovani rifiutano ogni proposta nella quale non trovano significato per la propria vita, mentre accolgono con entusiasmo ogni esperienza che interiormente li arricchisce e li porta a scoprire relazioni profonde e significative con Dio con gli altri, la natura e le cose.
Due esperienze vissute tanti anni fa in val d’Aosta lo dimostrano. Saliti a 3585 metri, con un gruppo di sedicenni, abbiamo proposto e spiegato di celebrare le “lodi” di Dio facendo silenzio fuori e dentro di sé, contemplando lo spettacolo che si parava davanti ai nostri occhi, riconducendo tutto al creatore e ringraziando per quello e tanti altri doni ricevuti.
E ancora abbiamo proposto, con un po’ di trepidazione di vivere un momento nel pomeriggio di deserto dove ciascuno lontano dagli altri, meditava in silenzio brani proposti dalla Parola di Dio.
Dopo i primi due giorni i ragazzi ci hanno chiesto di prolungare questo momento considerato troppo breve (30 minuti).
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Giovani Testimoni...
PREGARE PER VIVERE IN PIENEZZA
VALENTINA LAZZARO
Eccoci alle prese con un altro viaggio particolare, entusiasmante e difficile, coinvolgente e faticoso: pregare. Tutti noi facciamo esperienza della preghiera chiedendo qualcosa per noi stessi, per chi amiamo, per una situazione particolare che viviamo, per ringraziare il Signore, chiedere il Suo perdono.
Che significato diamo alla parola “preghiera”?
Anni fa un sacerdote saggio e santo mi disse che pregare è anche “portare alla bocca”, baciare, creare un intimo dialogo con Colui che già ci conosce e desidera solo il nostro bene. Presuppone una fiducia verso Dio, è parlare ad un Amico cuore a cuore. Non è romanticismo, ma ciò che rende una persona capace di sapersi ascoltata, per aprirsi a sua volta all'ascolto. Preghiera è essere presenti a sé stessi e a Dio anche quando non si vuole, è aprire mente e cuore ad un Mistero che si svela un pochino, nella misura in cui ci si apre. Pregare è serenità dell'anima, anche nelle burrasche interiori, è dialogo schietto e diretto con Colui che non giudica mai. Pregare è sfogare un dolore immenso, un'ingiustizia subita o la rabbia di non capire ciò che succede dentro e fuori di noi.
Pregare è un vero e proprio viaggio tra corpo e anima. Me ne sono resa conto ancora di più, quando ho chiesto agli alunni delle classi quinte di scuola primaria dove lavoro cosa fosse per loro pregare, che significato danno alla preghiera e se cambia qualcosa quando pregano. Anche gli alunni di altre confessioni religiose hanno voluto dare il loro contributo.
Alcune risposte sono originali e profonde, manifestano una grande Verità, qualunque religione si professi: l'uomo ha bisogno di rivolgersi a Qualcosa più grande di sé stesso.
Condivido alcuni dei frammenti scritti di loro pugno.
“Per me la preghiera è come se parlo con Gesù. La preghiera per me ha il valore di un aiuto”. Rebecca
“La preghiera per me è un modo di comunicare con Dio. È necessario pregare almeno una volta al giorno per avere una giornata bella”. Nicolò
“La preghiera ha un valore importante perché ti aiuta a fare qualcosa ed è un dono di Dio”. Phoebe
“Per me la preghiera ha un valore sacro. Ogni sera faccio la preghiera, è una persona con cui parlare, raccontare, rivelare alcuni segreti intimi che non vuoi raccontare a nessuno”. Nilde
“Per me la preghiera è tutto, perché grazie a lei sono qua vivo, sano, vegeto. Insomma è grazie a Dio per la preghiera che ora non sono lassù e gli devo tutto”. Giuseppe
“Per me la preghiera è un dono di Dio anche per i più monelli”. Gaia
“Per me la preghiera ha un valore, perché quando andiamo in chiesa Dio ascolta e mi aiuta ad andare avanti”. Gabriel
“Mi aiuta nei momenti di bisogno: quando sono triste, quando sto male, quando sto bene e quando sono felice. La preghiera mi aiuta ad andare avanti”. Giorgia
“Per me la preghiera ha un valore sacro ed è una cosa seria, anzi serissima”. Matteo
“Per me la preghiera ha un valore potente, perché ci aiuta ad andare avanti e a difenderci contro Satana. La preghiera è un'arma contro Satana”. Beatrice
“La preghiera è importante per noi stessi, aiuta a capire quello che è sbagliato o no e ci aiuta a crescere maturi”. Nicole
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...fuori dal "coro"
“Per me pregare è salutare Dio. E mi aiuta”. Aurora
“Mi fa star bene, a volte vado in chiesa e ci voglio andare di più, prego Dio ed i risultati sono positivi. Grazie Dio sono ancora viva e sana”. Alexandra
“Secondo me la preghiera ha il valore di dire grazie a Dio. Mi aiuta ad andare avanti e Dio ci ringrazia e perdona sempre, ci dà riparo ed io lo ringrazio”. Davide “Per me la preghiera ha un valore enorme. Io prego perché mi piace farlo e anche per una cosa familiare. Prego perché ringrazio e ringrazierò sempre Dio per quello che fa”. Emma
“La preghiera ha un valore perché mi sento protetto e sento che protegge pure le altre persone. Mi aiuta ad andare avanti”. Giuseppe
Per questi ragazzi pregare è soprattutto sapere di avere un aiuto per andare avanti. Lo sperimentano nelle loro giovani vite, con la testimonianza delle loro famiglie, di coloro che incontrano giorno per giorno, a catechismo, a scuola, mentre giocano con gli amici.
In un quartiere a rischio dispersione scolastica, mi emoziona e mi fa sperare non poco avere la certezza che i giovani hanno bisogno di pregare e avere accanto testimoni credibili.
Ovviamente ci sono stati alunni che hanno risposto di non pregare mai e quindi non sapere che scrivere, chi ha troppi impegni con lo sport da avere solo il tempo “di fare due preghierine la sera e che quelle due non fanno mai male” (risposta di un alunno).
Ognuno di noi ha una propria opinione sulla preghiera, data dall'esperienza personale con la Misericordia, la Pace, la Gioia, la Consolazione, il Perdono, la Fiducia, l'Amore della Santissima Trinità che non ci fa sentire mai soli, anche quando siamo soli.
Vorrei lanciarti una pro-vocazione riguardo la sfida che la preghiera “costringe” a fare, per uscire da quella vita che a volte subiamo come semplici spettatori, e non come co-protagonisti insieme al Signore, e ritornare a Lui con tutta la mente, il corpo, l'anima. Hai provato, almeno una volta, a mettere in pratica ciò che Gesù chiede ai suoi discepoli la sera del Giovedì Santo? “Non siete stati capaci di vegliare con me un'ora sola? Vegliate e pregate per non entrare in tentazione” (Mt 26,40-41). Posso garantirti che a me ha dato una spinta alla vita, quando ancora non me ne rendevo conto. Ai tempi della mia adolescenza, frequentavo l’oratorio insieme ai miei amici e, la notte fra il mercoledì e il giovedì Santo, le suore ci invitavano ad una sfida: stare tutta la notte svegli a vegliare e pregare, secondo l'invito di Gesù ai discepoli. Che fatica ad un certo punto della notte! Il corpo si sforzava e l'anima doveva tenere in movimento e armonia mente e corpo, per vivere in pienezza quei momenti unici. Non ho mai dimenticato quell'esperienza: stare insieme agli altri e farci forza a vicenda; vivere la Via Crucis in giardino nel silenzio della notte; squarciare con le candele accese e il pregare, il buio e il silenzio; animare coi canti e la musica l'adorazione, per non addormentarsi nel “teporino” della cappella; tenere a mente le parole delle suore, che ci ricordavano l'importanza di saper educare il corpo a questi sforzi dell'anima assetata di Dio.
Ancora oggi devo ringraziare il Signore per quell'esperienza, senza la quale non sarei la donna che sono.
Quando corpo e anima si coalizzano, camminano insieme e non li trattiamo come due parti di noi stessi separati l'una dall'altro, le meraviglie di Dio non tardano ad arrivare.
Non pensare di non meritare l'amore di Dio, non aspettare di diventare una donna o un uomo migliore, più libero dagli impegni quotidiani, per vivere la preghiera. Lascia che il Signore come brezza leggera accarezzi il tuo volto stanco, ti abbracci e tu possa dire con San Paolo: “Tutto posso in Colui che mi dà la forza” (Fil 4,13).
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Didattica Digitale e Nuove Tecnologie
LA PREGHIERA NELL’ERA DIGITALE
SALVATORE BIMONTE
Nell’era digitale, molti aspetti della nostra vita sono stati influenzati dalla tecnologia. Dalla comunicazione all’intrattenimento, sembra che tutto sia a portata di clic. Tuttavia, un’area che ha visto un cambiamento significativo è la preghiera. La preghiera è una pratica fondamentale in molte religioni. È un modo per cercare una guida e trovare conforto nei momenti di bisogno. Tradizionalmente la preghiera è stata vista come un’esperienza personale e intima. Ma con l’avvento della tecnologia digitale, il modo in cui ci avviciniamo alla preghiera è cambiato per sempre. Uno dei modi più evidenti in cui la tecnologia ha avuto un impatto sulla preghiera è l’uso dei dispositivi digitali. Smartphone, tablet e computer hanno reso l’accesso ai testi religiosi e alle preghiere più facile che mai. Molte organizzazioni religiose hanno creato applicazioni e siti web in cui gli individui possono accedere a preghiere, scritture e insegnamenti religiosi con pochi tap sul proprio schermo. Queste piattaforme digitali hanno portato comodità e accessibilità alla preghiera. In precedenza, gli individui dovevano portare con sé copie fisiche di testi religiosi, come la Bibbia o il Corano. Ora, con la semplice pressione di un tasto, è possibile accedere a questi testi ovunque e in qualsiasi momento.
Questo ha reso più facile per gli individui incorporare la preghiera nelle loro routine quotidiane, sia che stiano aspettando l'autobus o siano seduti in un caffè. Inoltre, la tecnologia digitale ha permesso di connettersi con una comunità di credenti più ampia. Le piattaforme dei social media sono diventate luoghi di culto virtuali, dove tutti possono condividere i loro pensieri, offrire preghiere e cercare il sostegno degli altri. I gruppi e i forum di preghiera online permettono a persone provenienti da diverse parti del mondo, di riunirsi e di pregare per i bisogni degli altri. Questo senso di comunità e di connessione è stato particolarmente importante durante la pandemia. Con la cancellazione o la limitazione di molti incontri e cerimonie religiose, le piattaforme online sono diventate un’ancora di salvezza per chi è in cerca di guida spirituale e di connessione. Servizi in diretta streaming, incontri di preghiera virtuali e seminari religiosi online sono diventati la nuova normalità, riunendo le persone nella preghiera e nella fede. Tuttavia, è importante notare che, sebbene la tecnologia abbia migliorato la pratica della preghiera, non dovrebbe sostituire la connessione personale e intima che gli individui cercano con un potere superiore. La preghiera è un’esperienza profondamente personale e la tecnologia dovrebbe servire solo come strumento per migliorare questa esperienza, non per sostituirla. In conclusione, la preghiera nell’era digitale si è evoluta enormemente. La tecnologia ha reso più comodo l’accesso ai testi religiosi e alle preghiere e le piattaforme online hanno facilitato le comunità e le connessioni virtuali. È innegabile che le innovazioni digitali abbiano trasformato il nostro modo di pregare, rendendo più facile incorporare la preghiera nella nostra vita quotidiana e mettendoci in contatto con una più ampia comunità di credenti. Tuttavia, è fondamentale trovare un equilibrio tra l’utilizzo della tecnologia e il mantenimento della connessione personale e intima che la preghiera offre.
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Attualità...
LA PREGHIERA COME
LUOGO DI INCONTRO
GIANLUCA MIELE
Una delle azioni più importanti e più sottovalutate della quotidianità umana è forse la preghiera. Di essa si trovano tracce fin dalla preistoria tanto nelle pitture rupestri che nelle prime forme sepolcrali. Si può dire che l’azione del pregare sia un proprio dell’essere umano, uno dei tanti tratti che ci distinguono dagli altri animali e ci rendono unici. Per quanto ciò possa essere dibattuto, resta abbastanza valida e difficilmente contestabile l’ipotesi che l’essere umano sia un essere tripartito: corpo, mente e spirito. Se per l’esistenza del corpo e su quella della mente non dovrebbero sussistere dubbi, con buona pace dei teorizzatori di scenari distopici in stile Matrix, sull’esistenza dello spirito (o anima) alcuni pensatori afferenti alle correnti di pensiero atee vorrebbero dissentire e negare l’esistenza di una simile dimensione.
Per poter discutere di questo può essere utile fare un breve (e limitato) excursus sul pensiero umano in merita all’esistenza di una dimensione intrinseca all’essere umano che potremmo chiamare, semplificando, spirito o anima. Già nel VI sec. a.C. la religione misterica greca dell’Orfismo predicava l’immortalità dell’anima contrapposta alla caducità del corpo, nozione che si può riscontrare in buona parte del pensiero greco classico (da Platone ad Aristotele) e che affonda le sue radici nella cultura degli antichi egizi (cultura che spesso è stata la base del pensiero e dei miti greci). La concezione di una dimensione spirituale altra dal binomio mente/corpo si continua ad affermare nel pensiero di Plotino (III sec. d.C.) e nel Neoplatonismo per poi essere ampiamente discussa nella filosofia scolastica
medievale e nel Tomismo fino ad arrivare a Cartesio e al pensiero moderno che sta alla base delle nostre concezioni contemporanee. Molti sono gli autori recenti che hanno postulato la presenza di una dimensione spirituale, compresi diversi esponenti della psicologia (in particolar modo da Carl Gustav Jung in poi).
Se si è concordi nell’affermare l’esistenza di una dimensione spirituale intrinseca e connaturale all’essere umano, ne consegue che questa necessiti di essere alimentata, come il corpo richiede cibo e bevande, la mente stimoli atti a sollecitarla, così anche la dimensione spirituale necessita di essere soddisfatta, anche se le esigenze spirituali si presentano in modo tale da poter essere quasi del tutto ignorate. La preghiera diventa quindi proprio quel nutrimento che la parte spirituale umana richiede e che troppo spesso viene sublimata da azioni ripetitive che sopperiscono alla sua mancanza. Ad Aprile 2023 QN pubblicava un articolo nel quale si sottolineava come 3 milioni di italiani abitualmente frequentino cartomanti o altri sedicenti maghi per un business di circa 8 miliardi di euro (https://www.quotidiano.net/ cronaca/maghi-cartomanti-santoniitalia-c757f434).
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Ma senza dover ricorrere alla lettura dei tarocchi, basti riflettere su quelle azioni innocue che quotidianamente un po’ tutti mettiamo in atto ritualmente (dall’ordine delle azioni quotidiane da ripetersi necessariamente nella scansione che abbiamo deciso, all’ascolto più o meno assorto di oroscopi e pseudo-previsioni del futuro), l’essere umano ha naturalmente bisogno di riti da seguire, possano essere personali e segreti (alzarsi, lavarsi, vestirsi, fare colazione, uscire e guai a invertire un solo passaggio) ad azioni che coinvolgano amici e parenti, sono delle vere e proprie necessità che spesso classifichiamo semplicemente come abitudini, ma che se analizzate possono davvero assumere una dimensione di ritualità laica.
Ma come si svolge la preghiera?
Mentre nel Cristianesimo cattolico si ha una grande libertà personale, da chi purtroppo a malapena prega a chi giustamente segue la “Liturgia delle Ore” della Chiesa, passando per chi prega il Rosario quotidiano o segue altre pratiche devozionali (una o più volte al giorno), molte religioni hanno una ritualità molto precisa e ben strutturata. Nel mondo islamico si ha la preghiera legale quotidiana: la ṣalāt (ةﻼﺻ) che costituisce uno dei Cinque Pilastri della fede e che prevede che ogni fedele musulmano di età post-puberale e in buona salute fisica preghi cinque volte al giorno in momenti specifici (alba, mezzogiorno, pomeriggio, tramonto e notte).
Nell’induismo la preghiera quotidiana prende il nome di pūjā (पूजा), questa pratica può essere compiuta sia a livello domestico che comunitario all’interno di un tempio. Solitamente si svolge al mattino (nei templi anche alla sera) dopo la doccia e prima di consumare del cibo, può avere una durata variabile (da pochi minuti a intere ore) e nella sua forma più semplice consiste nella lettura di versi sacri (tratti dai Veda o da altri testi) e/o preghiere atte a glorificare una o più divinità seduti o in piedi di fronte all’idolo della divinità che si intende onorare. Nel buddhismo, pur non venendo riconosciuto un ruolo centrale alle divinità, esiste comunque una dimensione eucologica. Per esempio, nel Dhammapada, testo fondamentale del buddhismo, si invita a non compiere il male, a compiere buone azioni e alla purificazione della mente per poter seguire l’insegnamento del Buddha e raggiungere quindi il risveglio spirituale.
Tale purificazione la si può ottenere attraverso la ripetizione di mantra, ovvero frasi specifiche da ripetersi armonizzando il respiro nella meditazione. Pur non essendo rivolti a nessuna divinità in particolare, i mantra costituiscono comunque una prassi di preghiera. Anche nel mondo ebraico la preghiera, o tefilláh (הָּל ִפ ְּת ), ha una scansione giornaliera (mattina, pomeriggio e vespro) che ricorda i momenti dei sacrifici nel Tempio di Gerusalemme.
State sempre lieti, pregate incessantemente, in ogni cosa rendete grazie; questa è infatti la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi
1Ts 5,16-18
Ogni sistema religioso ha sviluppato uno o più modelli di preghiera che rispondono sia alle esigenze religiose che al dato culturale del popolo in cui tale modello si installa, quelli sopra elencati sono solo un esempio che non esaurisce la ricchezza e la bellezza di queste religioni, ma vogliono solo aprire un orizzonte sfumato che dia un’immagine della vastità e dell’importanza della preghiera in orizzonti culturali millenari e distanti nello spazio e nel tempo.
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Ma la preghiera non è da intendersi come un atto puramente cognitivo e/o trascendente, si prega con lo spirito, ma non si può pregare senza coinvolgere – almeno parzialmente – il corpo e la mente. Questo è particolarmente evidente nella preghiera del Cristianesimo ortodosso, dove la ripetizione delle preghiere, eccetto che nel periodo successivo alle festività pasquali e natalizie, è accompagnata dalla prostrazione (metania): ci si fa un segno della croce e ci si prostra a terra per rialzarsi, o la preghiera ‘dondolante’ dei fedeli ebrei che ricorda il movimento della fiamma di una candela secondo l’insegnamento di Rabbi Shim'on bar Yoḥai (יאחוי רב ןועמש, II sec. d.C.).
La preghiera dovrebbe quindi assumere una dimensione temporale precisa, una dimensione corporea e un orizzonte metatemporale, oltre cioè la nostra condizione transitoria.
Soddisfacendo questi punti il nutrimento spirituale si massimizza. Ciò non toglie che la preghiera può effettivamente tendere ad essere incessante («State sempre lieti, pregate incessantemente, in ogni cosa rendete grazie; questa è infatti la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi. Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie; esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono. Astenetevi da ogni specie di male. Il Dio della pace vi santifichi fino alla perfezione, e tutto quello che è vostro, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo. Colui che vi chiama è fedele e farà tutto questo!» cf. 1Ts 5,1624) e che si può pregare in ogni momento della vita quotidiana -
personalmente recito il Rosario mentre guido (usando la mano sinistra per tenere il conto dei Misteri e la destra per contare le Ave Maria contando con il metodo cinese (che permette di contare da 1 a 10 con una sola mano). Sta di fatto che sono numerose le osservazioni di psicologi in merito a effettivi benefici di una vita di preghiera costante, siano questi percepiti come un nutrimento
spirituale che come effetti placebo. Si rileva inoltre come una fede vissuta comunitariamente sia di sollievo per i tanti mali psicofisici che ci affliggono nel quotidiano, anche solo al fine di creare un orizzonte di senso e di valori che contrasti il sempre più diffuso e deleterio nichilismo materialista e individualismo dilagante nella cultura occidentale contemporanea.
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PERUGIA, INCANTO TRA STORIA E MODERNITÀ
MARTA ZERBINI
Perugia, adagiata sulle dolci colline umbre, è un autentico scrigno di storia, cultura e bellezza. Questa antica città etrusca, ricca di arte e di vita, rappresenta un viaggio affascinante attraverso i secoli, unendo in sé il fascino del passato con il dinamismo contemporaneo. Storia antica e medievale
Fondata dagli Etruschi, Perugia conserva ancora oggi le tracce del suo glorioso passato. Le sue mura etrusche, ancora visibili in molte parti della città, raccontano di un'epoca in cui Perugia era uno dei principali centri del mondo etrusco. Con la conquista romana, la città si espanse, ma mantenne la sua importanza anche durante il periodo medievale, testimoniato dalla magnifica architettura che ancora oggi caratterizza il suo centro storico. Nel Medioevo, Perugia divenne un comune autonomo, teatro di aspre lotte di potere tra famiglie nobiliari, come gli Oddi e i Baglioni. Questi conflitti, spesso sanguinosi, hanno lasciato il segno nella storia e nell'urbanistica della città, con fortezze e palazzi che si ergono a testimoniare il potere e l'influenza delle varie fazioni.
Il Rinascimento e l'arte
Nel Rinascimento, Perugia fiorì come un importante centro artistico. Pittori come Pietro Vannucci, detto il Perugino, e Pinturicchio adornarono la città con le loro opere, creando capolavori che ancora oggi si possono ammirare. La Galleria Nazionale dell'Umbria, situata nel Palazzo dei Priori, è un vero e proprio tempio dell'arte rinascimentale, con una collezione che include alcuni dei più importanti artisti dell'epoca.
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In viaggio...
L'era moderna e l'Università
Con l'avvento dell'età moderna, Perugia si è trasformata in una città universitaria dinamica. La sua università, una delle più antiche d'Italia, fondata nel 1308, è un fulcro di cultura e di scambio intellettuale, attraendo studenti e studiosi da tutto il mondo. Questa vivacità accademica si traduce in una città sempre giovane e in fermento, un luogo dove tradizione e innovazione si incontrano.
Cultura e Festival
Perugia oggi è nota non solo per la sua storia e la sua arte, ma anche come sede di eventi culturali di rilievo internazionale.
Il Perugia Jazz Festival, ad esempio, è uno degli eventi jazz più importanti al mondo, che ogni anno trasforma la città in un palcoscenico per musicisti di fama internazionale. Inoltre, l’annuale Festival del Cioccolato celebra la tradizione cioccolatiera della città che, con la storica fabbrica “Perugina”, produce il famoso Bacio Perugina.
Vita quotidiana e gastronomia
Perugia non è solo un museo a cielo aperto, ma una città viva e pulsante. I suoi vicoli e piazze sono pieni di caffè, ristoranti e botteghe artigiane, dove è possibile gustare le specialità locali, come i tartufi e i vini umbri.
Un tour di Perugia dovrebbe includere, tra le varie cose, i seguenti siti imperdibili che riflettono la ricca storia della città.
La Rocca Paolina
La Rocca Paolina è un simbolo potente della storia tumultuosa di Perugia. Costruita nel XVI secolo su ordine di Papa Paolo III, la fortezza rappresentava il potere papale sulla città.
Oggi, i suoi resti sotterranei offrono un affascinante viaggio attraverso i secoli.
La Galleria Nazionale
La Galleria Nazionale dell'Umbria, situata nel Palazzo dei Priori, ospita una delle più importanti collezioni d'arte medievale e rinascimentale d'Italia, con opere di Perugino, Pinturicchio e molti altri.
La Cattedrale di San Lorenzo
Un altro gioiello architettonico è la cattedrale di San Lorenzo, che domina la Piazza IV Novembre. Iniziata nel XIV secolo e completata nel XVII, la cattedrale è un magnifico esempio di architettura gotica.
L'interno è ricco di opere d'arte, tra cui una Deposizione dalla Croce di Federico Barocci.
Il pozzo etrusco
Un salto indietro nel tempo è garantito dal Pozzo Etrusco, una straordinaria realizzazione ingegneristica etrusca, che testimonia l'antichità e la continuità dell'insediamento urbano in città.
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Prendi l'arte...
Titolo: L’Angelus
Autore: Jean-François Millet
Anno: 1858-1859
Luogo: Museo d'Orsay, Parigi
Tecnica: olio su tela 55x66 cm
PREGHIERA E RITI
VALENTINA TOFANI
Jean-François Millet ha trascorso la sua infanzia in Francia dove lavorava nella fattoria di famiglia e contemporaneamente veniva istruito sui classici dai sacerdoti della parrocchia locale. Successivamente, Millet lasciò il suo villaggio rurale per recarsi prima a Parigi e poi a Barbizon, dove mise a punto le sue tecniche pittoriche.
Nel quadro sono raffigurati due contadini, un uomo ed una che donna, nel campo dove raccolgono le patate. Al suono della campana del villaggio i contadini interrompono il lavoro per recitare la preghiera dell’Angelus*
La scena è molto semplice e per l’artista non è importante il significato religioso, considerato che anche lui stesso non era molto praticante, ma la protagonista del dipinto è la vita e l’umile mondo dei contadini, le diverse fasi del tempo e del lavoro che scandivano la vita del mondo rurale. Egli stesso ha infatti detto: «L’Angelus è un quadro che ho dipinto ricordando i tempi in cui lavoravamo nei campi e mia nonna, ogni volta che sentiva il rintocco della campana, ci faceva smettere per recitare l’angelus in memoria dei poveri defunti».
Egli dipingeva per lo più la vita quotidiana dei contadini, in mezzo ai quali viveva ma questo quadro potrebbe nascondere anche un altro significato. A porre questo dubbio fu per primo l’artista Salvador Dalì perché si convinse che ai piedi dei due contadini in preghiera ci fosse nascosta una piccola bara. Dalì osservò l’opera in maniera accurata fino ad ottenere che il Louvre, nel 1963, ordinasse una radiografia. In effetti, l’indagine diagnostica rivelò che, sotto la cesta, era dipinto un parallelepipedo.
*L’Angelus (Angelus Domini –Angelo di Dio-) suona per tre volte al giorno (alba, mezzogiorno e sera) ed è una preghiera latina
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...e portala in classe L’ANGELUS DI MILLET
Ecco alcune domande per sollecitare la discussione in classe:
Nell’opera di Millet sono raffigurati un uomo ed una donna che interrompono la loro attività per pregare in silenzio. Il silenzio è fondamentale nella vita umana e non è soltanto una semplice assenza di suono. Prova a trovare una tua definizione di silenzio e confrontati con i tuoi compagni.
Riti e preghiere sono presenti in ogni religione. Anche tu, se ci pensi, indipendentemente dalla tua religione, durante una giornata hai il ritmo scandito da dei rituali; prova a segnarli in un foglio e cerca di analizzare perché li fai.
Anche nello sport spesso si vedono gli atleti fare dei gesti o rituali prima di una prestazione, ti sei mai chiesto perché lo fanno? Pensi sia per scaramanzia? La loro prestazione cambierebbe se non facessero il gesto? Tu hai dei gesti ‘scaramantici’? Pensi veramente che da compiere o meno un gesto scaramantico prima di una verifica, per esempio, possa dipendere il suo risultato?
Il cielo occupa un terzo dell’intero dipinto e illumina il paesaggio senza incombere sui personaggi.
Dietro la schiena della donna si intravede il campanile della chiesa dalla quale arriva il suono dell’Angelus. L’edificio rappresentato da Millet è quello di Chailly, vicino a Barbizon
Il colore predominante nell’intero dipinto è caldo e tendente al bruno. In primo piano viene messo in risalto il colore della terra e della vegetazione di un verde sicurissimo e tendente al marrone.
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L’ambiente è quello della campagna nella calda luce di un tramonto
Le due figure hanno il capo chino e le mani giunte in preghiera e loro volti sono lasciati in ombra, mentre una luce sottolinea i gesti e gli atteggiamenti.
Eventi e... pagina16
LAGIORNATA INTERNAZIONALE DELLAFELICITÀ
MONICAFONTANA
Quando
20marzo
Il colore
Il giallo è il colore della felicità e della speranza, della positività, dell'energia e dell'ottimismo. E’ il colore più brillante dello spettro visivo ed è di conseguenza quello più facile da notare per l’occhio umano, proprio per questo si dice che sia il più potente dei colori. Il giallo è dotato di un'irrazionalità cieca, di una follia vitale e prorompente che dà energia alla vita.
I fiori
Il tronchetto della felicità. Secondo il Feng Shui è considerato una pianta magica legata alla felicità e alla prosperità, migliora l’umore, lo stato d’animo e porta serenità. In molte culture viene considerato un portafortuna.
Nel linguaggio dei fiori il Fiordaliso simboleggia dolcezza e leggerezza. Secondo la tradizione europea donare un fiordaliso vuol dire amicizia sincera, mentre, secondo le tradizioni orientali, il fiordaliso è il fiore che gli innamorati donano alle loro amate come augurio per ottenere la felicità.
I libri
Il piccolo libro della felicità (Geronimo Stilton).
I 10 segreti della felicità (Alberto Pellai).
L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha stabilito nel 2012 che il 20 marzo di ogni anno si celebrasse la Giornata della Felicità, su proposta dell’allora consigliere Jayme Illien che da anni promuoveva la felicità come base per un miglior sviluppo economico dei paesi di tutto il mondo. Illien ebbe un’infanzia molto triste, rimasto orfano fu salvato dalle strade di Calcutta dalle Missionarie della carità di Madre Teresa, fu poi adottato da una donna americana grazie alla quale scoprì il significato di famiglia e quindi di felicità.
Questa ricorrenza, celebrata a livello Internazionale serve a ricordare quanto è importante uno stato di serenità per tutte le persone. Lo scopo di questa giornata è dunque quello di focalizzare l’attenzione sull’importanza della felicità e del benessere, come obiettivi ed aspirazioni universali nella vita di tutti gli esseri umani. Non a caso è stato scelto il 20 marzo, giorno dell’equinozio di primavera, simbolo del rifiorire della natura; le giornate si fanno più calde, i colori tornano ad accendersi e ad influenzare positivamente l’umore.
Nella Risoluzione 66/281 redatta dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite si legge:
«L'Assemblea generale [...] consapevole di come la ricerca della felicità sia uno scopo fondamentale dell'umanità, [...] riconoscendo inoltre la necessità di un approccio più inclusivo, equo ed equilibrato alla crescita economica che promuova lo sviluppo sostenibile, l'eradicazione della povertà, la felicità e il benessere di tutte le persone, decide di proclamare il 20 marzo la Giornata Internazionale della Felicità (International Day of Happiness), invita tutti gli stati membri, le organizzazioni del sistema delle Nazioni Unite, e altri organismi internazionali e regionali, così come la società civile, incluse le organizzazioni non governative e i singoli individui, a celebrare la ricorrenza della Giornata Internazionale della Felicità in maniera appropriata, anche attraverso attività educative di crescita della consapevolezza pubblica [...]»
AssembleageneraledelleNazioniUnite,RisoluzioneA/RES/66/281
La felicità viene dunque riconosciuta come diritto fondamentale dell’uomo e si cerca nella crescita economica un approccio inclusivo, che possa promuovere lo sviluppo sostenibile e che miri ad un benessere diffuso. Il Word Happiness Report illustra come il compito centrale delle istituzioni sia quello di promuovere comportamenti e condizioni che favoriscano la felicità: un paese raggiungerà livelli elevati di vita soddisfacente solo se i suoi abitanti sperimenteranno uno stato di benessere generale. La “soddisfazione della vita” è uno standard di misura del benessere. Se le persone sono felici, i paesi sono felici. In altre parole quello che Aristotele argomentava come “eudaimonìa”. Aristotele riteneva che la felicità “eudaimonìa”, fosse il bene supremo, non associabile solo al piacere, a grandi ricchezze o a soddisfazioni politiche. L’uomo è l’animale perfetto, dotato di uno spirito complesso, la cui anima è formata da una parte razionale e da una irrazionale, l’eudaimonìa consiste nel realizzare la propria natura e, poiché l'essenza dell'uomo sono la ragione e la virtù, egli non potrà mai essere felice senza essere razionale e virtuoso, cioè saggio. Trovare il giusto mezzo tra gli opposti è l’equilibrio che porta alla felicità. I beni esteriori devono essere usati come strumenti nel raggiungimento di questo fine ultimo.
Nel 2015 l’ ONU ha ribadito all’interno degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile quali sono i punti fondamentali che aiutano a raggiungere uno stato di felicità: lo sradicamento della povertà, la protezione del pianeta, la riduzione delle disuguaglianze, la salvaguardia della salute, la qualità del
lavoro, della vita familiare e della comunità, la garanzia di un reddito che permetta la libertà personale, la mancanza di corruzione, ed infine un governo efficace.
Parlare di felicità è molto difficile, come puoi spiegare qualcosa che non puoi vedere né toccare?
Noi insegnanti siamo fortunati, possiamo ascoltare i nostri bambini, assaporare la loro fantasia e le loro esperienze per diffondere pensieri felici.
Se prestiamo attenzione alle emozioni e ai diversi vissuti, lasciando liberi i bambini di potersi esprimere, abbiamo la possibilità di strutturare un lavoro interdisciplinare che porti alla realizzazione di contenuti importanti e significativi.
Avviamo un percorso sulle emozioni e invitiamo i bambini a riflettere su quali siano le cose che rendono davvero felici le persone. Come capisco di essere felice? Cosa sento? Come mi sento? Stimoliamo i bambini a parlare e raccontare cos’è la felicità, a ricordare dei momenti felici e a descriverli. Registriamo le loro idee, le loro osservazioni e trasformiamo il tutto in un’esperienza di crescita collettiva. La felicità non si impara sui libri e sicuramente raggiungerla non è cosa facile, non si può quantificare o misurare, ma se ne può parlare. Non esiste una ricetta per essere felici, ma le ragioni che rendono tale ognuno di noi sono svariate e molteplici, ecco perché chiunque può fare la sua parte…perché la felicità è contagiosa.
CURIOSITÀ DAL MONDO E DAL WEB
Ogni anno l’ONU pubblica sul suo sito internet il World Happiness Report una classifica dei Paesi più felici del mondo sulla base di criteri come il Pil, la mortalità, la criminalità, la cooperazione sociale, ecc. Nel 2023 prima fra tutte troviamo la Finlandia, a seguire ci sono la Danimarca e l’Islanda, l’Italia risulta al 33° posto. L’ultimo posto è occupato dall’ Afghanistan. La Vaillant Group, è un’azienda con più di 15.000 dipendenti sparsi in tutto il mondo, che ha sviluppato un programma di risparmio energetico per contribuire al raggiungimento degli obiettivi di protezione del clima. La compliance aziendale si fonda sui principi di sostenibilità e di benessere dei dipendenti, considerando la felicità un valore fondamentale per lavorare bene. Utilizza il programma “I dintorni della felicità”, in cui tutta la popolazione aziendale viene coinvolta in workshop e allenamenti quotidiani attorno alla costruzione della felicità soggettiva.
Da qualche anno si sente parlare del metodo danese di essere felici con poco, la Hyggie mania. L'hygge è una parola danese che può essere tradotta in italiano come "piacevole", "benessere", tratta dal libro "Il metodo danese per vivere felici, hygge". E’ un modo di essere che si sperimenta quando si è in pace sia interiormente che esteriormente con se stessi, con la propria famiglia, con i propri amici, con il proprio fisico.
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...cultura
“INARMONIACONSÉECONGLI ALTRI…SULLEORMEDIFRANCESCO”
CINZIAFAVORITO
Nel 1224, quasi 800 anni fa, Francesco di Assisi, poco più che quarantenne ma ormai cieco, riuscì, con mirabile afflato poetico, a comporre quel “luminoso” Cantico di Frate Sole, che si qualifica come testo letterario del nascente volgare, tra i primi documenti della lingua italiana e come apripista del più recente orientamento di studi di Cheryll Glotfelty e Harold Fromm i quali, tramite l’ “ecocriticism”, analizzano i nessi tra letteratura ed ambiente.
La riflessione sulla necessità di tutelare l’ambiente, senza negare il progresso ma limitandone gli effetti negativi, è una costante che attraversa tanto gli scritti della tradizione umanistica da Seneca a
Plinio il Vecchio, quanto osservazioni filosofiche come quelle del Rousseau, così come preoccupazione sulla necessità di difendere le sorti della Terra sono presenti tanto in documenti politici, come la Dichiarazione di Stoccolma ed il Protocollo di Kyoto, quanto nelle encicliche di Papa Bergoglio, il quale ha scelto programmaticamente proprio il nome di Francesco. Encicliche come la “Laudato sì“ del 2015, di cui è imminente una seconda revisione ed integrazione sulla scorta dell’ “Omnes fratres” del 2020, evidenziano la necessità di riscoprire nuove forme di antropocentrismo che inducano gli uomini a forme di fraternità aperta, nel rispetto della propria e dell’altrui persona e personalità. Sulla base di queste premesse, all’ombra di una bellissima magnolia ultracentenaria, gli alunni delle classi seconde del Liceo Classico e del Liceo Classico Europeo del Convitto Naz. Di Avellino, hanno sperimentato la bellezza di vivere “In armonia con sé e con gli altri…sulle orme di Francesco” attraverso un laboratorio che li ha visti protagonisti di uno spazio di azione e di rielaborazione creativa dei temi di educazione civica, importanti per la vita dell’umanità e del pianeta, nell’ottica di quella sostenibilità ambientale ribadita anche dall’Agenda 2030.
Un laboratorio che ha stimolato i ragazzi alla riflessione e alla consapevolezza che solo coltivando con passione i propri sogni, i semi della formazione civica e culturale del percorso liceale porteranno frutti buoni per la vita.
L’attività, centrata sulla contemplazione attiva del “verde scolastico”, ha visto gli alunni protagonisti di un reading a più voci del Cantico delle creature e di testi scelti dalla cultura classica e dalla letteratura italiana sul dono e sulla fraternità.
La preparazione di uno sketch sul creato, ha permesso agli alunni di presentare la bellezza di quei valori di attenzione alla dimensione del sé e degli altri, nell’ambito di mutua assistenza e corresponsabilità generazionale nella gestione della Terra, che come “madre bella” ma anche “sorella che soffre” confida in un uomo che ne sia custode. La testimonianza di un operatore del centro di ascolto “Zaccheo”, i passi di danza di un’alunna sulle note del canto “Io sono Francesco”, il canto “Imagine” di John Lennon e la raccolta di beni alimentari per la Caritas, in un’alternanza di danza, musica, parole e segni gli alunni hanno tracciato un percorso didattico stimolante per sollecitare una riflessione sui valori della pace e della donazione di sé favorendo la connessione e l’armonia con l’ambiente.
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Mondo Inclusione
L'INTERVISTA A GRAZIANO LOMAGISTRO
SONIASALVATORE
Mi sono imbattuta nel percorso di Graziano Lomagistro e del suo camminAutismo per caso.
Cercavo informazioni sull’autismo per comprendere meglio mio figlio e soprattutto qualcosa che mi permettesse di sperare. Cercavo un sogno.
E l’ho trovato in questo meraviglioso progetto.
Sono cresciuta sentendomi ripetere che dovevo tenere i “piedi per terra”, che il pensiero utopistico non mi avrebbe portato a nulla.
Eppure, dentro di me ho sempre sentito forte, la voglia di credere di poter almeno sperare di andare oltre, il desiderio di non fermarmi davanti alle difficoltà e di provare a cambiare il sistema.
Il camminAutismo rappresenta proprio questo, la realizzazione di un sogno utopico.
Esisteva davvero una persona disposta a tentare un viaggio, lontano da casa, con ragazzi che normalmente nessuno vuole portare nemmeno in gita?
Graziano Lomagistro è un pioniere, un educatore professionale che ha cercato nuove prospettive e possibilità di sviluppo per i nostri ragazzi.
Il suo percorso come educatore non è iniziato subito, ha lavorato per diversi anni in una multinazionale occupandosi di vendite e il suo ruolo gli ha permesso di capire una delle sue caratteristiche principali.
L’empatia.
Graziano è in grado di entrare in contatto con le altre persone e di capire le loro esigenze.
“La qualità della relazione porta al risultato. Ho visto con i miei occhi la possibilità che si può dare ai ragazzi e alle famiglie, provando nuovi approcci e nuove strade”
Il percorso universitario lo porta a scegliere tra le opzioni del corso di laurea di medicina, il percorso di educatore professionale. Dopo la laurea inizia una formazione sull’autismo presso la cooperativa Valdocco di Torino e dopo un anno di lavoro sul campo, vince un concorso come educatore professionale in Liguria e inizia il suo percorso in questo campo. Nel 2015 viene invitato a partecipare ad un cammino da
Alberto Brunetti dell’ANGSA di La spezia, che propone per la prima volta il cammino di Santiago. Da quell’esperienza cambia tutto e capisce che serve una progettazione a lungo raggio, affinché questo percorso possa avere uno scopo educativo. Il cammino diventa un’illuminazione, vedere ragazzi con difficoltà gravi affrontare criticità e rigidità e trasformarle in abilità nuove, è un’esperienza impagabile. “I ragazzi hanno bisogno di fare esperienze. Il viaggio permette l’apprendimento”.
Ottiene una seconda laurea magistrale in Scienze riabilitative delle professioni sanitarie, due master e nel 2018, rientrato a Torino crea il “Progetto autonomie” con il quale vince anche un bando.
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Da quel momento il progetto prende una forma concreta, con una strutturazione dal basso che apre le porte a nuove collaborazioni, partendo dalle realtà presenti nella regione Piemonte.
Ha il timbro delle due aziende sanitarie della città di Torino, per un progetto che da riabilitativo diventa abilitativo.
Il cammino di Santiago non si esaurisce raggiungendo la meta. È il cammino della vita di ognuno.
“UTILIZZATE LE GUIDE E LE MAPPE PER ARRIVARE A SANTIAGO. UTILIZZATE LE LEZIONI APPRESE LUNGO IL PERCORSO PER TROVARE IL VOSTRO PERCORSO” J.V. BLANCHARD
Il “cammino” è tutto il percorso che questi ragazzi fanno, durante l’anno per imparare autonomie, per imparare relazioni, per condividere emozioni con gli altri, difficoltà e conquiste. Per sentirsi parte del mondo. La magia del cammino è creare opportunità dove i ragazzi e le ragazze possano stare insieme. Mi sono innamorata di questo progetto, perché sono riuscita a vedere nella sua essenza. Ho proposto a Graziano Lomagistro di permettere alla nostra associazione il mondo di Diegosauro, di affiancarli per portare un progetto nelle scuole d’Italia nella sezione altuofiancosostegno.
Abbiamo stilato un programma insieme e da questo è nato un nuovo progetto: “i racconti di camminAutismo”.
Seguirò durante i prossimi mesi gli allenamenti e la preparazione di questi ragazzi e la riporterò utilizzando la C.A.A., inoltre stiamo strutturando delle attività extra didattiche e multidisciplinari (storia, geografia, educazione civica e religione).
In Italia esistono moltissimi cammini e abbiamo pensato di trasformarli in attività per le classi, per parlare di disabilità in modo diverso. Puntando sulle abilità, che ognuno di noi sviluppa, quando ha un sogno da realizzare. E a noi piace sognare in grande.
In biblioteca... “ASCOLTA. SALMI PER VOCI PICCOLE”
DILETTA LOMBARDI
Correva l’anno 2017 quando sono andata per la prima volta alla Bologna Children’s Book Fair (la Fiera del Libro per Ragazzi, un evento internazionale che si tiene annualmente a Bologna), ero una bibliotecaria neonata e l’editoria per l’infanzia era un mondo tutto da scoprire per me.
Tra i tanti albi illustrati visti quel giorno, proprio sul finire della mia incursione, ne scorgo uno che mi conquista più di ogni altro e non posso fare a meno di acquistarlo; le sue pagine mi accompagnano nel viaggio di ritorno in treno,
Tusolo seipersempre iosono, noisiamo nelpensiero chetufai pernoi dalSalmo103
mentre silenziosamente ripenso alla giornata trascorsa a riempirmi gli occhi di bellezza e piango. “Ascolta. Salmi per voci piccole” è una raccolta di preghiere scelte dal libro dei Salmi dell’Antico Testamento, rivisitate dall’autrice Giusi Quarenghi e arricchite dai disegni, dal tratto delicato e deciso, dell’illustratrice Anais Tonelli. Il solenne linguaggio biblico lascia spazio a espressioni profondamente umane, che tuttavia mantengono il senso della Parola; pregare è dialogare intimamente, è non aver paura di gridare o sussurrare per dare voce ai diversi moti del cuore, è stare con tutto quanto il corpo in ascolto rannicchiati in un abbraccio o protesi verso il cielo, è rendere grazie “per la gioia della sera e del mattino”.
Ogni salmo è una poesia della vita nella quale possiamo ritrovarci con tutti i nostri sentimenti e le nostre emozioni fin da bambini e le pagine di questo albo sono un’opportunità che ci viene offerta per imparare a cantare insieme ai piccoli, con la semplicità del loro linguaggio, il rapporto filiale con Dio, che è Padre di tutti, per tutti, in tutti.
Ascolta. Salmi per voci piccole. di Giusi Quarenghi e Anais Tonelli
Editore: TopiPittori
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La scheda del film
Regia: Jimmy Hayward, Steve Martino.
Distribuzione: 20th Century Fox
Sceneggiatura: Ken Daurio, Cinco Paul.
Musiche: John Powell.
Anno di uscita: 2001
Durata: 90 minuti
Genere: animazione, commedia, avventura.
Piccoli consigli...
“OGNI PERSONA È IMPORTANTE PER QUANTO PICCOLA ESSA SIA”
La trama in breve
Ortone è un elefante che vive della giungla di Nullo. Un giorno sente provenire una voce da un granello, dopo un’iniziale incertezza riesce ad entrare in contatto con gli abitanti del granello i Non so Chi. Ortone decide di mettere il granello al sicuro su un fiore da portare sempre con se. Il Sindachi cioè il sindaco di Chi non So si rende conto che se il granello continua a spostarsi la città di Chi non So potrebbe andare distrutta. Dopo vari tentativi e stratagemmi Ortone e il Sindachi riescono a parlarsi, l’elefante capisce il problema e decide di intraprendere un viaggio fino al monte Nullo, luogo sicuro in cui posizionare il fiore con il granello. Mentre Ortone parla con il granello viene notato dalla Cangura che pensa di essere il capo della giungla. La Cangura non vuole credere che il granello sia realmente abitato perché se una cosa non si può vedere, udire e toccare vuol dire che non esiste. Inoltre la Cangura sostiene che se esistesse un mondo al di fuori della giungla allora bisognerebbe che si metta in discussione.
Varie volte la Cangura invita Ortone a buttare il fiore, ma l’elefante ogni volta si rifiuta e continua il cammino verso il monte Nullo.
La Cangura allora si appella all’avvoltoio Vlad per eliminare Ortone e distruggere il fiore. Anche questo espediente non è sufficiente per far desistere Ortone dalla sua missione. Così la Cangura convoca tutti gli abitanti della giungla e li convince a catturare Ortone. L’elefante invita quindi il Sindachi a dire a tutti gli abitanti di Chi non So di fare più rumore possibile così che la Cangura e tutti gli altri animali della giungla possano credere che il granello è realmente abitato. Solo quando l’unico figlio maschio del Sindachi contribuisce a far più rumore possibile gli animali della giungla sentono i Non so Chi e credono ad Ortone. Tutti gli abitanti di Nullo fanno pace con Ortone che perdona anche la Cangura. Alla fine del film si capisce che anche la giungla di Nullo sia un granello sospeso insieme a molti altri granelli.
SERENA GELLI
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Idee per lavorare in classe
...non richiesti
Fermiamoci a riflettere Il film d’azione contiene varie frasi su cui riflettere. Una è la frase della Cangura secondo cui se non è possibile vedere, toccare o sentire qualcosa allora vuol dire che non esiste. Un altro momento che fa riflettere è Ortone che si sente bene perché finalmente ha uno scopo nella vita. Oppure la più citata frase “una persona è importante per piccola che sia”. Un altro aspetto è la possibilità che esista un mondo diverso che ci fa mettere in discussione. Tutte queste affermazioni si coniugano bene con il tema della preghiera. Pregando si compiono gesti con il corpo basti pensare al segno della croce, allo stare in ginocchio o alle mani giunte. Si ripetono frasi e parole ricche di significato. Allo stesso tempo si portano davanti a Dio i propri dubbi, peccati, pensieri e ringraziamenti. Così pregando il corpo compie dei gesti e l’anima si arricchisce del Trascendente o si libera dai pesi che la tormentano. Pregare presupponendo l’esistenza di un Dio che non vediamo, non tocchiamo e di cui non sentiamo una voce chiara è andare in forte contrasto con l’idea della Cangura secondo cui se non vedo non tocco o non sento allora non esiste. Un altro spunto di riflessione è l’avere uno scopo nella vita. L’uomo e la donna di fede si sentono chiamati da Dio che inizialmente dona loro il ruolo di custodi del creato, che poi dona a ciascuno una vocazione particolare. Per raggiungere al termine di questa vita la pienezza con il ricongiungimento a Dio nel paradiso.
Per lavorare in classe dopo la visione del film e collegandolo al tema della preghiera possiamo: Proporre la preghiera del “Padre nostro” soffermandoci su alcuni aspetti come la semplicità delle parole che Gesù sceglie per questa preghiera e il desiderio degli apostoli di pregare come pregava Gesù. È possibile scomporre la preghiera in 4 parti da consegnare divise e mescolate agli alunni e lasciare a loro il compito di ricomporla correttamente.
Sempre partendo dalla preghiera del “Padre nostro” ci soffermiamo sulla frase “dacci oggi il nostro pane quotidiano” e la colleghiamo alla frase del film “una persona è importante per piccola che sia”. Chiediamo agli studenti cosa possono avere in comune queste due frasi, poi mostriamo loro delle immagini di bambini che vivono in luoghi in cui non è scontato avere sempre il pane, il pasto tre volte al giorno. Gesù fin da subito ci insegna a pregare per chiedere a Dio che non ci manchi l’essenziale ma ci insegna anche a condividere i doni che ci vengono fatti con chi vive in situazioni di disagio, che si sente piccolo e dimenticato. Quale può essere un impegno concreto per vivere la preghiera con le azioni e non solo con la voce? Possiamo fare esempi agli alunni di associazioni che si occupano di aiutare i più bisognosi, prima fra tutte la Caritas. Portiamo poi uno scatolone a scuola dove ogni studente può lasciarci liberamente un genere alimentare a lunga conservazione o un disegno. Quando lo scatolone sarà pieno l’insegnante si occupa di donarlo all’associazione che aveva presentato alla classe in precedenza.
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Primaria e...
LAPREGHIERA NELL’ORADIRELIGIONE
Il viaggio nel mondo della preghiera comincia in classe prima e attraversa tutto il ciclo di studi della primaria.
In questo percorso i bambini sono chiamati a riflettere sul mondo della preghiera, legato all’ora di religione cattolica.
Dalla preghiera di San Francesco che ringrazia Dio per il creato, alla preghiera che Gesù stesso insegna ai suoi apostoli, dalle preghiere del popolo ebraico, alle beatitudini, fino ad arrivare alle preghiere delle altre grandi religioni del mondo.
In questo articolo proponiamo degli spunti e rimandiamo alle attività per affrontare in classe l’argomento “preghiera” e aiutare i più piccoli a riflettere sul suo valore nella vita di ogni giorno.
Classe prima
Il Cantico delle Creature di San Francesco
Una poesia, diventata poi anche una canzone, scritta per ringraziare Dio delle bellezze del creato.
Classe seconda
Il Padre Nostro
In un momento di difficoltà, potremmo dire, gli apostoli chiedono a Gesù di insegnargli a pregare e il Maestro risponde dicendo di chiamare Dio Padre.
Classe terza
La fede di Abramo
Dio chiama Abramo a essere capo del suo popolo, mettendolo alla prova.
Lapreghiera èunoslancio, èun’invocazione chevaoltre noistessi: qualcosa chenasce nell’intimodella nostrapersona esiprotende, perchéavverte lanostalgia diunincontro.
PapaFrancesco
Abramo risponde “sì”, affidandosi senza indugio alla volontà di Dio.
Classe quarta
Le Beatitudini
Gesù indica la strada verso la felicità: un percorso non certo facile, che passa da scelte “impopolari” ma che portano alla piena e vera “felicità”.
Classe quinta
Preghiere dal mondo
Ogni religione, ogni cultura e popolo porta con sè un bagaglio di riti e preghiere che lo contraddistingue, e ci fa capire come l’uomo, in ogni parte del mondo, si rivolge a un essere Superiore.
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Lapreghiera
èunvoloverso ilcielodelcuore, unritiro dall'esterno alpiùintimo.
MeisterEckhart
MAPPA GLOBALE DELLA PREGHIERA
Questa attività permette agli studenti di esplorare le diverse forme di preghiera nel mondo, promuovendo la consapevolezza della varietà culturale e l'empatia nei confronti delle diverse espressioni di fede e spiritualità.
Attività:
1. Iniziare con una breve discussione sul tema della preghiera, chiedendo agli studenti di esprimere cosa rappresenta per loro e come viene praticata in diverse culture.
2. Gli studenti, divisi in gruppi, sono invitati a creare una sezione della "Mappa globale della preghiera" su un proprio pannello, rappresentando diverse culture o tradizioni religiose.
3. I gruppi conducono ricerche sulle pratiche di preghiera delle culture assegnate, includendo descrizioni, simboli e immagini. Utilizzano questi elementi per decorare la loro sezione della mappa.
4. Una volta completata, la mappa viene esposta in classe. Gli studenti "viaggiano" attraverso la mappa, esplorando le diverse sezioni e apprendendo dalle ricerche degli altri gruppi.
5. Dopo l'esplorazione, l'insegnante guida una discussione sulle diverse forme di preghiera scoperte e sul loro significato nelle varie culture.
6. Gli studenti sono invitati a scrivere un breve paragrafo sulle nuove conoscenze acquisite e su come queste possano arricchire la loro comprensione della spiritualità e della diversità culturale.
Obiettivi:
· Approfondire la conoscenza delle diverse pratiche di preghiera nel mondo.
· Sviluppare la comprensione e il rispetto per le tradizioni spirituali diverse.
· Stimolare la creatività attraverso la realizzazione di una mappa visiva.
Materiali:
· Carta da poster o pannelli di cartone.
· Penne, matite colorate, pennarelli.
· Fogli di carta.
· Colla, forbici, materiali per collage (optional).
· Ricerche su preghiere di diverse culture (da internet o biblioteca).
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...secondaria
In arrivo la novità per la scuola primaria a cura di Campoleoni e Crippa
“IL PROGETTO PONE L’ACCENTO SULLA CENTRALITÀ DELLA PERSONA... FORNISCE UN CONTRIBUTO SUL PIANO CULTURALE ED EDUCATICO.
LI AIUTA AD ELABORARE
IL SENSO DELLA PROPRIA ESPERIENZA DI VITA ”
CONFERENZA EPISCOPALE (CEI)
“LA CASA CHE VOGLIAMO”
In tutte le scuole si avvicina il momento della scelta del libro di testo per il successivo anno scolastico, quindi le case editrici si preparano alla propaganda con le nuove proposte o rilanciando testi già in uso. La ELi, per la scuola primaria, oltre a ripresentare gli ultimi due testi “Un mondo di Bene” (AA.VV.) e “Detto... Fatto” (Carmine Picariello), che hanno riportato in alto anche in questa disciplina la casa editrice tra le prime in Italia, si presenta con l’arrivo tra i banchi di scuola di una grandissima novità: “La Casa che vogliamo”.
Il progetto è curato dalla coppia di autori, già conosciuti in ambito dell’editoria della scuola secondaria: Alberto Campoleoni e Luca Crippa
L’idea è quella di riflettere sulla casa! La casa intesa come famiglia, come scuola, come società, come pianeta, la casa comune di tutti e come luogo di preghiera (incontro con un Dio).
Gli allegati, presenti nel primo e secondo ciclo, risultano molto operativi, con la presenza di lavoretti che aiutano a riflettere su alcuni personaggi della Bibbia legati alle emozioni.
Non ci resta che aspettare l’uscita di questo nuovo progetto in coedizione con la San Paolo, per apprezzarne ancora di più il contenuto.
Per la scuola secondaria non ci sono novità, ma verranno riproposti, visto anche il buon successo, i titoli degli anni passati.
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Tutto pronto per la terza edizione di Educability
“LA GESTIONE DELLA CLASSE”
EducAbility è un evento per docenti e dirigenti scolastici di ogni ordine e grado, erogato dal Gruppo Editoriale ELI e che nelle prime due edizioni ha visto migliaia di presenze e riscosso un ottimo risultato in termini di riconoscimenti. Il progetto nasce in risposta all’esigenza di aumentare le competenze non cognitive degli alunni della scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado e diventa, per gli insegnanti e i dirigenti degli istituti italiani pubblici e privati, un luogo dove poter prendere ispirazione da figure autorevoli riguardo l’apprendimento delle life skills. Così Michele Casali, Ceo del Gruppo Editoriale ELI, spiega l’origine di EducAbility in un’intervista di Cronache Maceratesi: “Nasce da un progetto fortemente voluto nel mio team, mossi dalla convinzione che la formazione scolastica debba essere supportata non solo da testi e produzioni editoriali sempre in linea con i nuovi trend dell’istruzione, ma soprattutto dall’insegnamento delle soft skill.”
La terza edizione, che ha come tema “La gestione della classe: vedrà come relatori: Giorgio Nardone (psicologo e terapeuta), Paolo Borzacchiello (formatore), Raffaele Ciambrone (professore di Didattica e Pedagogia), Alessandro D’Avenia (insegnante di lettere e autore), Daniele Novara (autore e formatore), Cristina Dell’Acqua (insegnante di greco e latino). Queste invece le date e le città: 1 marzo a Bari, 8 marzo a Padova, 15 marzo a Milano, 12 aprile a Napoli e 19 aprile a Firenze.
“È IL NOSTRO MODO DI ESSERE VICINI A INSEGNANTI
E DIRIGENTI SCOLASTICI CHE VOGLIONO FARE QUESTO
PERCORSO INSIEME A NOI, PUNTANDO A UN AGGIORNAMENTO CONTINUO”
MICHELE CASALI
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www.gruppoeli.it www.gruppoeli.it
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