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Un cane per amico

Sono nato nello stesso giorno del mio primo cane. Poi siamo cresciuti insieme, ma lui è invecchiato prima di me. A undici anni era un vecchietto pieno di reumatismi. Morì. Io piansi. Molto. Si chiamava Pec. Era una specie di cocker biondo robusto, vagabondo, un po’ ladro, brontolone, indipendente. Ma in strada sapeva aspettare che il semaforo diventasse verde. E, come cuscino, non ho mai trovato niente di meglio. Non gli piaceva venir disturbato all’ora di cena e io non sopportavo che appoggiasse il suo muso sui miei giornalini durante l’ora di lettura. Lui lo sapeva, io lo sapevo. Ci intendevamo. Oggi, dopo più di vent’anni, trascorro le vacanze con Louke. – Questo cane è completamente scemo – dice mia madre. Ma si capisce dal suo sorriso che non lo crede. La verità è che Louke ha preso in giro tutta la famiglia. Per lui la stupidità è una tattica. – Non potete pretendere niente da me, lo sapete, io sono troppo scemo... Ecco quello che sembra dirci quando, seduto sul suo largo posteriore, con la testa piegata e la lingua a penzoloni, accoglie la sgridata come se si trattasse di un gioco. Di solito fa una vita tranquilla, senza avventure, ma anche senza noia. Una buona poltrona e, ogni tanto, una passeggiata nel bosco, una piccola battaglia con i miei nipoti, un’ora di tenerezza con la testa posata sul grembiule di mia madre... Tra Pec e Louke, c’è stato Kanh. Povero Kanh, imprevedibile e tormentato, con la sua paura degli uomini... Era forse il più intelligente dei tre, il più bello, ma essendo un dobermann, era sicuramente il più infelice.

Ed è l’unico cane che io abbia mai visto piangere. In uno dei momenti di crisi, durante i quali non riconosceva nessuno, mi aveva morso. Quando capì in quale mano avesse piantato i canini, si mise a piangere. Lunghi ululati strazianti interrotti da singhiozzi che lo spezzavano in due. Mi ero seduto vicino a lui e lo accarezzavo. Gli mormoravo nell’orecchio che non era successo niente, che non era colpa sua. Lui piangeva, io mormoravo. Andammo avanti per un bel po’. Poi lui scivolò in un sonno popolato di gemiti. Che cosa ho da dire io? Questa, ad esempio: se avete un cane non siate uno di quei padroni tutti fieri di aver trasformato il proprio cane in un tappetino o in una bambola. Un buon ammaestratore deve rispettare il cane che gli vive accanto. Ah, un’ultima cosa. Quando si sceglie di vivere con un cane, è per sempre. Non lo si abbandona. Mai. Mettetevelo bene in mente prima di adottarne uno.

D. Pennac, Abbaiare stanca, Salani Editore

Nel brano l’autore presenta tre cani che lo hanno accompagnato nella sua vita. Per ognuno di loro individua le caratteristiche fisiche e comportamentali.

Nome Caratteristiche fisiche Comportamento

In questo brano si parla del rapporto fra uomo e cane e dell’abbandono. Esprimi la tua opinione, poi confrontala con quella dei compagni e tue compagne.

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