ORA E POI
Invito alla lettura
Un appassionante romanzo di sport, amicizia, amore e libertà, in cui l’invenzione letteraria e la rigorosa ricostruzione storica si fondono perfettamente. Il modo migliore per conoscere e capire uno dei personaggi più straordinari della Storia. • Focus di approfondimento: - Apartheid - Sudafrica - Nelson Mandela • Percorsi di lettura • Espansioni online
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€ 7,70
MADIBA
MADIBA
Roberto Melchiorre
La storia di Nelson Mandela raccontata attraverso un’altra storia: quella di Gabriel, un ragazzo che non vuole deludere i suoi genitori, che odia le ingiustizie e ama lo sport e la vita. Egli, come tanti a quell’età, è pieno di sogni. Tre in particolare: giocare finalmente una partita con la squadra di rugby della scuola, vincere una borsa di studio per poter andare al college e conquistare il cuore di Li Na, la ragazza più carina e intelligente della classe. Riuscirà a realizzarli? E quale ruolo avrà Madiba in tutto ciò? Lo scoprirete leggendo il libro.
Roberto Melchiorre ORA E POI
LeggerMENTE è la nuova collana di narrativa per la scuola secondaria. Il suo obiettivo principale è offrire ai ragazzi libri classici o inediti, storie di attualità o di fantasia, per riscoprire pagina dopo pagina il piacere della lettura.
MADIBA Storia di amicizia, coraggio e libertà
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Roberto Melchiorre Madiba. Storia di amicizia, coraggio e libertà Responsabile editoriale: Beatrice Loreti Art director: Marco Mercatali Responsabile di produzione: Francesco Capitano Redazione: Carla Quattrini Progetto grafico: Airone Comunicazione – Sergio Elisei Impaginazione: Airone Comunicazione Illustrazioni: Claudio Cerri Foto: Shutterstock, archivio Eli - La Spiga Edizioni Copertina: Adami Design © 2015 ELI – La Spiga Edizioni Via Brecce – Loreto tel. 071 750 701 info@elilaspigaedizioni.it www.elilaspigaedizioni.it Stampato in Italia presso Tecnostampa – Recanati 15.83.011.0 ISBN 978-88-468-3380-8 Le fotocopie non autorizzate sono illegali. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione totale o parziale così come la sua trasmissione sotto qualsiasi forma o con qualunque mezzo senza previa autorizzazione scritta da parte dell’editore.
Nota introduttiva Non è mai semplice narrare l’esistenza di uomini straordinari, di individui fuori dal comune che con le loro imprese hanno cambiato il corso della Storia. Le loro vite, quasi sempre, sono state talmente ricche di avvenimenti, colpi di scena, incontri, azioni eccezionali che racchiuderle in un racconto sarebbe un’impresa davvero temeraria. Quando poi l’uomo in questione è Nelson Mandela – chiamato Madiba dalla sua gente – allora la missione risulterebbe quasi impossibile. Egli, infatti, fu tante cose contemporaneamente: abile politico, intellettuale, tenacissimo difensore della dignità umana, combattente per la libertà della sua gente, prigioniero, fuggiasco, marito di tre mogli e padre di sei figli, presidente della Repubblica Sudafricana, Premio Nobel per la Pace oltre che appassionato sportivo. I rischi che si correrebbero tentando di costruire una narrazione in grado di esprimere tutti questi aspetti della vita e della personalità di Madiba sarebbero essenzialmente due: fare una grande confusione e, di conseguenza, annoiare, soprattutto giovani lettori come voi. È per questo che ho scelto di raccontarvi Madiba attraverso un’altra storia: quella di Gabriel, un ragazzo come voi, che non vuole deludere i suoi genitori, che odia le ingiustizie e ama lo sport e la vita. Gabriel, come tutti alla vostra età, è pieno di sogni. Tre in particolare: giocare finalmente una partita con la squadra di rugby della scuola, vincere una borsa di studio per poter proseguire gli studi e conquistare il cuore di Li Na, la ragazza più carina e intelligente della classe. Riuscirà a realizzarli? E quale ruolo avrà Madiba in tutto ciò? Lo scoprirete leggendo questo romanzo.
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Indice Nota introduttiva.................................................................. 3 Parte prima 1. L’incontro......................................................................... 6 2. Antonio e Dolores.......................................................... 12 3. L’odore dell’erba.............................................................. 16 4. Madiba.............................................................................. 20 5. Sulla panca....................................................................... 24 6. Fuga da un matrimonio................................................. 33 7. La miniera........................................................................ 39 8. Impreparato..................................................................... 46 9. Facebook........................................................................... 53 10. La lettera........................................................................... 58 Parte seconda 11. Il ritorno........................................................................... 62 12. Township .......................................................................... 68 13. Il bacio.............................................................................. 74 14. Apartheid......................................................................... 81 15. Sophiatown...................................................................... 89 16. La Fortezza ...................................................................... 94 17. La Primula nera .............................................................. 103 18. Robben Island ................................................................. 111 19. Da Soweto alla libertà ................................................... 117 20. La convocazione............................................................. 123 Epilogo..................................................................................... 128 4
Dossier La parola all’autore ........................................................ 130 Intervista all’illustratore ............................................... 133 Focus La storia dell’apartheid ................................................ 134 Cronologia della vita di Nelson Mandela.................. 138 Il discorso d’insediamento di Mandela a presidente della Repubblica Sudafricana ............... 140 Mandela e lo sport ......................................................... 141 Percorsi di lettura .................................................................. 142
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Parte prima
1. L’incontro Tutti lo chiamavano Mr D. e forse nessuno aveva mai saputo quali lettere seguissero quella iniziale. Del resto, che importanza aveva? Mr D. era più che sufficiente per dare un nome all’anziano custode del Memorial Stadium, il campo di rugby della scuola. Non era certo un uomo loquace Mr D., ma affidabile sì. Svolgeva con precisione il suo compito: curava alla perfezione il manto erboso, gli spogliatoi emanavano quell’odore di varichina profumata e alcol etilico tipico degli ospedali, spolverava con meticolosità l’ufficio del professor Jordan, l’allenatore della squadra, comprese le coppe, i trofei e tutte le foto delle compagini che avevano onorato il nome della scuola dal 1910, data di fondazione dell’Istituto. Erano almeno un centinaio, e occupavano tutta una parete della stanza. Ogni venerdì sera, le staccava dal muro e usando un panno umido le puliva con gesti che somigliavano molto a carezze. Il ritmo era costante e a ognuna di esse dedicava lo stesso tempo. A un occhio attento non poteva però sfuggire che alla foto datata 1979 riservava qualche secondo in più, oltre a uno sguardo paterno. Era il ritratto della formazione più forte che la scuola avesse mai avuto, quella che aveva vinto i campionati nazionali ed era stata protagonista di una trionfale tournée all’estero. Indugiava, con quel panno sdrucito, sul volto di un giovanotto di colore, grande e grosso, che troneggiava a un lato della foto, con l’aria di un sergente dei Marines fiero di mostrare le sue reclute alla fine dell’addestramento. Si chiamava Dick Abrams, ed era nato in un villaggio dalle parti di Pretoria, in Sudafrica, da dove era fuggito con la sua famiglia quando 6
1. l'incontro
era poco più che un bambino. Per la precisione il suo nome completo era Dick Nkomo Lembede. Ma per tutti, da tempo immemorabile, era solo Mr D. Anche quella sera, finito l’allenamento, dopo che l’ultimo giocatore, borsone in spalla, aveva lasciato gli spogliatoi, il vecchio aveva iniziato il suo solito giro. Prima avrebbe sistemato il campo, liberandolo da palloni, birilli, ostacoli e quant’altro era servito per l’allenamento; poi avrebbe rimesso a posto qualche zolla ribelle, infine sarebbe passato a pulire gli spogliatoi, le docce e i bagni. E siccome non era giovedì, se la sarebbe cavata in un paio d’ore. Dopo di che, come ogni sera, avrebbe ordinato una pizza alle verdure e, sorseggiando una birra analcolica, l’avrebbe mangiata disteso sulla poltrona del minuscolo appartamento ricavato sotto la tribuna centrale dello stadio, davanti alla tv, a vedere Man vs food o l’ultima partita dei Boston Celtics. La cosa che lo irritava di più era lasciare luci accese. Questo perché era un uomo preciso, non amava gli sprechi; inoltre una dimenticanza di quel genere gli avrebbe fatto nascere il sospetto di non avere più la testa a posto. Così, per scongiurare una simile ipotesi, ripercorreva al buio tutti gli spazi. Lo faceva ormai da tanti anni e per questo il suo non era un andare a tentoni, ma un procedere sicuro nell’oscurità. Si accorse subito che c’era qualcosa di strano. Sulla panca del corridoio che dagli spogliatoi conduceva al campo, uno spazio pieno, che avrebbe dovuto essere vuoto, aveva colpito la sua sensibilità di pipistrello. Qualcuno aveva dimenticato il borsone o forse era stato proprio lui a lasciare su quella panca, invece di riporla nell’apposito stanzino, la rete dei palloni. Eppure era un gesto meccanico e non gli sembrava possibile averlo saltato. Così, nel buio, ripercorse tutti i movimenti di quella sera. Ci volle poco: come un lampo, gli tornò alla 7
Parte Prima
mente l’immagine di sé che prende la rete dei palloni e la sistema al solito posto. Per la verità anche l’ipotesi del borsone dimenticato gli sembrò assai improbabile, considerando che, con lo sguardo, seguiva i giocatori uscire dallo stadio. La luce al neon chiarì tutto al suo primo tremore e, quando il corridoio fu completamente illuminato, Mr D. domandò: «Che cosa c’è, ragazzo?» Il ragazzo era Gabriel Esposito, figlio di Antonio, un italoamericano rappresentante di vini, e di una donna filippina che lavorava in una tavola calda alla periferia della città. La coppia non avrebbe potuto permettersi di pagare la retta in una scuola tanto prestigiosa se Gabriel, grazie al suo profitto, non avesse goduto di una borsa di studio. Ormai era arrivato all’ultimo anno e l’unico obiettivo che aveva mancato – per lui forse il più importante – era quello di disputare almeno una partita nella squadra di rugby della scuola. Si allenava con passione, seguiva con attenzione i consigli del mister, insomma dava il massimo: ma non bastava. Ogni venerdì, infatti, quando Mr D. affiggeva il foglio delle convocazioni per l’incontro del sabato, il suo nome non c’era, nemmeno tra i destinati alla panchina. Come quella sera. «Anche questa volta niente» borbottò il vecchio sedendosi accanto a Gabriel che, nel frattempo, con un gesto della mano destra, aveva cacciato via le lacrime, scese sulla punta del naso come fossero mosche. «Sarà per la prossima settimana» mormorò il giovane, dissimulando, senza successo, un ottimismo che proprio non si addiceva al suo sguardo triste. Tuttavia non si alzò. Rimase lì, fissando la porta che dal corridoio conduceva al campo, immaginando, forse, quel sabato pomeriggio quando, finalmente, sarebbe sceso in campo anche lui, acclamato dai compagni di classe e da Li Na, la ragazza di cui da tempo era innamorato. 8
1. l'incontro
Mr D. non disse nulla per qualche minuto. Non era un tipo da pacca sulla spalla o cose del genere. Anzi, non sopportava i ragazzi che piangevano e non amava né le lamentele né i piagnistei. «Vuol dire che non sei ancora pronto» sentenziò il vecchio, che nel frattempo aveva tirato fuori dalla tasca della tuta la sua pipa di granturco. «Sì, forse ha ragione lei, Mr D.» disse Gabriel alzandosi. «Ti arrendi così facilmente, figliuolo?» domandò l’uomo, mentre sistemava con cura il tabacco nel fornello della pipa. «Facilmente? Sono due anni che mi alleno tre giorni a settimana per guadagnarmi un posto in squadra senza riuscirci. Ora basta! Forse ha ragione mio padre: non sono fatto per correre dietro una stupida palla ovale» disse con rabbia avviandosi verso l’uscita dello stadio. «Secondo me – replicò Mr D. già avvolto da una nuvola di tabacco bianco e dolciastro – tuo padre ha torto marcio». «Come si permette di giudicare mio padre?» protestò il ragazzo. «Posso farlo e come. Sono amico di Antonio da prima che tua madre si iscrivesse alle elementari e ti posso garantire che è il più grande intenditore di calcio della contea, ma di rugby non capisce un fico secco!» «Lei, Mr D., crede invece di capirne solo perché fa il custode di un campo da rugby?» Il vecchio tacque, immobile, fissando severamente il ragazzo. Poi lo prese per un braccio e lo tirò a sé. «Seguimi!» ordinò l’uomo al quale, nonostante l’età, pochi da quelle parti avevano la forza di opporsi. Lo liberò dalla stretta della sua mano solo quando si trovarono di fronte alla parete con le foto delle squadre della scuola. Poi staccò dal muro quella del 1979 e la mostrò a Gabriel. 9
Parte Prima
«Non capisco!» esclamò il giovane sempre più confuso. «Osserva attentamente questa foto. Sai chi sono?» domandò il vecchio. «Certo. Sono i giocatori della squadra della scuola più forte di tutti i tempi. E con questo?» «Guarda bene, ragazzo. Riconosci qualcuno?» Gabriel allora ci si mise d’impegno. Accese la lampada della scrivania del mister e vi accostò la foto. Con calma fissò a una a una le persone ritratte. Fu un lampo, una rivelazione. “Non è possibile”, pensò. L’allenatore di quella mitica squadra non poteva essere Mr D.! Eppure quello sguardo, quel portamento fiero, quel fisico massiccio e possente erano inconfondibili. Così il ragazzo staccò gli occhi dalla foto e li rivolse al vecchio in cerca di una conferma. «Be', cosa ti prende? Anch’io sono stato giovane!» esclamò l’uomo. «Non sapevo che lei…» disse scusandosi il ragazzo. «Quasi nessuno lo sa. E quelli che lo sanno tacciono» osservò con amarezza Mr D. «Come mai non è diventato un professore della scuola? Perché si è ridotto a fare il custode?» chiese Gabriel. «Attento, stai offendendo il mio lavoro!» rispose brusco il vecchio. «Mi scusi, signore. Non volevo. Mi domandavo solo perché un grande allenatore come lei…» «Pulisce i bagni e spazza per terra tutti i giorni? È una lunga storia, che forse un giorno ti racconterò... – disse scacciando brutti ricordi – Ora ti faccio io una domanda: hai ancora voglia di giocare in prima squadra?» «Certo» rispose il ragazzo, curioso di conoscere le intenzioni dell’uomo. «Allora lascia fare a me» disse il custode con l’aria di chi ha le idee chiare. 10
1. l'incontro
«Non mi piacciono certi aiuti!» protestò Gabriel, pensando che Mr D. volesse raccomandarlo al professor Jordan. «Che cosa hai capito, moccioso? – replicò irritato Mr D. «Ti va di prendere qualche lezione di rugby? – continuò l’uomo dopo aver recuperato la calma – Sappi però che con me non si scherza. Ti strizzerò per bene, figliolo. I miei sono allenamenti molto particolari. Ti assicuro che tra qualche settimana nessuno potrà negarti un posto in squadra. Potrai venire il martedì e il giovedì, dopo l’allenamento della squadra delle Old Stars, quella degli ex allievi della scuola». La proposta non convinse il ragazzo, tuttavia era cosciente che l’offerta di Mr D. rappresentava l’ultima possibilità che gli rimaneva per realizzare il suo sogno. Così, quasi impercettibilmente, accennò un timido sì che il vecchio afferrò al volo. «Bene. Si inizia dopodomani sera alle otto in punto. E ora, fila. Antonio sarà già in pensiero. E non dimenticare di spegnere la luce!» ordinò Mr D. mentre rimetteva al suo posto la foto del 1979, non prima, però, di averci soffiato sopra per togliere l’ultimo invisibile granello di polvere.
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La parola all’autore
Storia e immaginazione Quello che avete appena letto è un romanzo di tipo particolare. In esso, infatti, convivono immaginazione e realtà storica. Mr D., Gabriel, Li Na, il signor Antonio e la signora Dolores sono personaggi nati dalla mia fantasia. Nelson Mandela e i tanti protagonisti della lotta all’apartheid fanno parte, invece, della realtà storica. Dunque il racconto di Mr D. su Madiba si riferisce a persone, fatti e luoghi realmente esistiti e narrati dallo stesso Mandela nella sua dettagliata autobiografia (Lungo cammino verso la libertà, Feltrinelli, Milano 1995). Il mio tentativo è stato, quindi, quello di presentarvi, in modo originale e coinvolgente, la vicenda di un protagonista dell’età contemporanea, evitando di seguire la strada consueta della biografia per percorrere quella della commistione tra Storia e immaginazione. Volevo rendere attuali, vivi e pulsanti i valori e gli ideali che hanno sempre guidato il pensiero e le azioni di Mandela, mettendo l’accento sugli episodi che meglio possono comunicarli a lettori della vostra età. Tuttavia, pur avendo scelto questa strada, non voglio trascurare quell’approfondimento su idee, dati, episodi e personaggi necessario per comprendere meglio un tema così complesso come quello dell’apartheid. I brevi Focus che vi propongo vanno dunque considerati come parte integrante della lettura, una sorta di completamento necessario al romanzo.
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«Questa non è solo una superficie di gioco, il terreno sul quale combattiamo le nostre battaglie sportive, ma anche il luogo dove risiedono gli spiriti dai quali traiamo forza e coraggio».
«Quando, il giorno dopo, tornò davanti al dottor Keer, improvvisamente, tutti i dubbi scomparvero… Così disse di no all’uomo bianco più potente di Fort Hare».
Leggere e scrivere Lo stesso discorso vale per la parte relativa agli esercizi e alla comprensione del testo. Sono sempre più convinto che la lettura debba essere innanzitutto un piacere e vada quindi presentata come un’affascinante e straordinaria avventura. Come afferma giustamente Daniel Pennac, un famoso scrittore francese, ci sono tre verbi che non sopportano l’imperativo: amare, sognare e leggere. Un insegnante potrà obbligarvi a trascorrere più o meno tempo davanti alle pagine di un romanzo, potrà pretendere da voi una relazione dettagliata o la risoluzione di esercizi e questionari, magari usando la minaccia di un brutto voto. Questo a volte può risultare anche necessario e utile, tuttavia non c’entra nulla con la lettura. Leggere, infatti, vuol dire essere catturati dalla storia, identificarsi con il protagonista, immergersi in altri universi e in altre epoche storiche e poi combattere, amare, morire di paura e di gioia, riga dopo riga, pagina dopo pagina. Leggere, insomma, vuol dire approfittare della possibilità di vivere altre vite. Proprio per questo gli esercizi che propongo fanno parte in realtà di un gioco antichissimo, che ha accompagnato l’esistenza dell’uomo dai suoi primordi: la manipolazione dei racconti. L’uomo non può fare a meno di raccontare, soprattutto quando si tratta di esperienze importanti. E quando lo fa, aggiunge sempre qualcosa di suo.
«Non mi sei mai piaciuto così sicuro di te, scontroso, introverso, sempre preoccupato dei voti. Oggi mi hai fatto quasi tenerezza. Sai che ti dico? La paura ti rende più carino».
«Davanti alle poche fontanelle pubbliche stazionavano sempre file di persone che cercavano di riempire qualche bottiglia di acqua potabile per saziare la sete».
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La storia dell’apartheid
Statua del navigatore portoghese Bartolomeo Diaz
La prima colonizzazione del Sudafrica Tutto ebbe inizio nel 1487, quando il navigatore portoghese Bartolomeo Diaz raggiunse per la prima volta l’estremo sud del continente africano, dove risiedevano tribù indigene di agricoltori (ottentotti) e di cacciatori (boscimani), raggiunte solo più tardi da altre popolazioni nere provenienti dal nord. Presto altre spedizioni, quasi tutte portoghesi, toccarono quella terra ai confini del mondo. Poi, due secoli dopo l’arrivo di Diaz, nel 1648, un vascello olandese naufragò da quelle parti e i sopravvissuti furono quindi costretti a stabilirvisi, dando vita al primo insediamento olandese in Sudafrica. Qualche anno più tardi giunsero, dopo un viaggio tanto lungo quanto costellato di tempeste e lutti, tre navi al comando di Jan Van Riebeeck – considerato dagli afrikaner il padre fondatore del Sudafrica – con lo scopo di colonizzare quell’area per conto della Compagnia delle Indie olandesi. Fu così che nacque Città del Capo. All’inizio la colonia doveva servire a rifornire le navi che dal Capo proseguivano alla volta dell’Asia, ma ben presto divenne un avamposto per la conquista dell’intera regione. Per questo Simon Van der Stel, il nuovo governatore, chiese alla madrepatria di organizzare un’operazione di ripopolamento della colonia. Furono così inviate dall’Olanda ben sette navi piene di ugonotti (i protestanti francesi, molti dei quali rifugiatisi nei Paesi Bassi a seguito della Guerra dei trent’anni). In poco tempo i coloni, quasi tutti agricoltori e per questo chiamati “boeri” (dall’olandese boer, contadino), si moltiplicarono tanto da essere costretti a cercare in nuove terre altri campi da coltivare. Accomunati dalla rigida fede calvinista e sentendosi una sorta di popolo eletto di Dio, i boeri olandesi e francesi decisero così di spingersi verso l’interno. Questo portò a scontri sanguinosissimi tra i boeri e le popolazioni nere indigene che si difesero strenuamente. 134
Le guerre tra inglesi e boeri Dopo lo scoppio delle guerre napoleoniche, accadde un avvenimento decisivo: nel 1806 la Colonia del Capo fu ceduta agli inglesi. A quel punto i boeri, per sottrarsi all’autorità britannica, decisero di trasferirsi altrove, con l’intenzione di fondare uno stato autonomo. Avvenne quindi, tra il 1830 e il 1840, il Die Groot Trek, la grande marcia, una vera e propria migrazione di massa che portò alla fondazione di diverse repubbliche boere come la Repubblica Boera del Natal, lo Stato Libero dell’Orange e il Transvaal. Proprio il controllo preteso dagli inglesi su quest’ultimo territorio portò alla prima guerra anglo-boera (1880-1881) che terminò con la sconfitta degli inglesi e il riconoscimento dell’autonomia del Transvaal. Ben altra conclusione ebbe il secondo conflitto (1899-1902). Questa volta gli inglesi, intenzionati a controllare a tutti i costi le miniere d’oro del Transvaal, schierarono un esercito imponente che, nonostante una strenua e lunga resistenza dei boeri, ebbe la meglio. A molti boeri furono bruciate le fattorie, tanti di loro furono internati nei primi campi di concentramento che la storia ricordi. Al termine del conflitto si contarono circa settantamila vittime, servite a cancellare le repubbliche del Transvaal e dello Stato Libero dell’Orange. L’impero britannico poteva ora disporre dei più importanti giacimenti diamantiferi e auriferi del mondo.
Ufficiali in un ospedale da campo durante la guerra anglo-boera
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Titolo Il discorso d'insediamento di Nelson Mandela a presidente della Repubblica Sudafricana (10 maggio 1994) “Il tempo per la guarigione delle ferite è giunto. Abbiamo finalmente raggiunto l’emancipazione politica. Ci impegniamo a liberare tutto il nostro popolo dalla persistente prigionia fatta di povertà, privazioni, sofferenza, genere e altre discriminazioni. Ci impegniamo alla costruzione di una pace completa, giusta e duratura. Il nostro patto è di costruire una società in cui tutti i sudafricani, neri e bianchi, potranno camminare a testa alta, senza paura nei loro cuori, sicuri del loro inalienabile diritto alla dignità umana – una nazione arcobaleno in pace con se stessa e col mondo. (…) Dedichiamo questo giorno a tutti gli eroi e le eroine di questo paese e del resto del mondo che hanno sacrificato tanto e che hanno perso la vita perché noi potessimo essere liberi. I loro sogni sono diventati realtà. La libertà è il loro premio. Siamo allo stesso tempo umiliati e innalzati dall’onore e il privilegio che voi, il popolo del Sudafrica, ci avete conferito, come il primo presidente di un Sudafrica unito, democratico, per l’uguaglianza razziale e sessuale, per guidare il nostro paese fuori dalla valle oscura. Capiamo che non c’è ancora una strada semplice per la libertà. Sappiamo bene che nessuno di noi, agendo da solo, può raggiungere il successo. Dobbiamo per questo agire insieme come un popolo unito, per la riconciliazione nazionale, per costruire questa nazione, per la nascita di un nuovo mondo. Che ci sia giustizia per tutti. Che ci sia pace per tutti. Che ci sia lavoro, pane, acqua e sale per tutti. Che tutti sappiano che in ogni corpo, la mente e l’anima sono state liberate per poter giungere a compimento. Mai, mai e poi mai succederà ancora che questa bellissima terra vivrà ancora l’oppressione di qualcuno da qualcun altro e soffrire l’affronto di essere un rifiuto per il mondo. Che regni la libertà. Il sole non tramonterà mai su un risultato così glorioso per l’essere umano!” 140
Mandela e lo sport «Un vincitore è un sognatore che non si è mai arreso!», parola di Nelson Mandela. Nelson Mandela, come avete appreso leggendo questo romanzo, è stato un grande appassionato di sport. La boxe, che ha praticato da giovane, gli ha insegnato – come ha scritto egli stesso – tante cose: ad “attaccare e indietreggiare allo stesso tempo. La boxe significa uguaglianza. Sul ring il colore, l’età e la ricchezza non contano nulla”. Del tennis, invece, lo ha sempre colpito il ruolo fondamentale che hanno la concentrazione e la tecnica. Il calcio è stato un altro degli sport amati da Madiba, che proprio in occasione dei Mondiali del 2010 fece la sua ultima apparizione pubblica. Tuttavia è stato senz’altro il rugby lo sport più legato al nome del liberatore del Sudafrica. A questo proposito si racconta che Mandela, dopo il rifiuto della direzione del carcere di fornirgli un fornello da cucina per riscaldarsi il cibo in cella, decise di rivolgersi direttamente al maggiore Van Sittert, responsabile della prigione e grande patito della palla ovale. A quel punto Mandela cominciò a interessarsi al rugby e passò più di un mese a studiare tutte le informazioni che riusciva a procurarsi su questo sport. Imparò a memoria i nomi dei giocatori più popolari e le formazioni delle squadre più titolate. Fu così che Mandela, conquistata la simpatia del capo della prigione, ottenne finalmente l’agognato fornelletto. Del resto una delle immagini più emozionanti e popolari di Madiba è proprio quella che lo ritrae mentre stringe la mano – in occasione della coppa del mondo di rugby che si tenne in Sudafrica dal 25 maggio al 25 giugno 1995 – al capitano della nazionale di rugby (conosciuta anche con il nome di Springbok) François Pienaar, bianco come 25 giocatori su 26 della nazionale. A lui aveva confidato un sogno: approfittare dei mondiali per unire il Paese. E il sogno si realizzò. Il Sudafrica vinse la coppa sconfiggendo nella finalissima la Nuova Zelanda e, per la prima volta nella storia, bianchi e neri tifarono tutti per la stessa squadra. Fu probabilmente questa, a detta di molti, la più bella avventura dello sport nel XX secolo. Nelson Mandela e François Pienaar, capitano della nazionale di rugby.
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Percorsi di lettura cammin facendo 1. L’INCONTRO 1 Dove e quando si svolge la storia? .......................................................................................................................... 2 Chi è Gabriel? Chi è Mr D.? .......................................................................................................................... 3 Che cos’è il Memorial Stadium? .......................................................................................................................... 4 Perché Gabriel ha deciso di smettere di allenarsi? .......................................................................................................................... 5 Qual è la proposta che Mr D. fa al ragazzo? .......................................................................................................................... .......................................................................................................................... 6 Qual è la reazione del ragazzo alla proposta di Mr D.? .......................................................................................................................... ..........................................................................................................................
diventa scrittore 1 Riassumi brevemente sul quaderno la trama del capitolo. 2 Prova a riscrivere l’incipit del romanzo. 3 Elabora due brevi testi (uno dedicato a Gabriel e uno a Mr D.) descrivendo brevemente sia l’aspetto fisico sia il carattere dei due personaggi così come li immagini.
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Percorsi di lettura 2. ANTONIO E DOLORES 1 Dove abita Gabriel? .......................................................................................................................... 2 Chi sono i genitori di Gabriel e quale mestiere svolgono? .......................................................................................................................... 3 Che cosa fa solitamente il padre di Gabriel quando rientra dal lavoro? .......................................................................................................................... .......................................................................................................................... 4 Perché il padre di Gabriel si arrabbia tanto con il figlio? .......................................................................................................................... 5 Come reagisce il padre di Gabriel al racconto del figlio? .......................................................................................................................... ..........................................................................................................................
diventa scrittore 1 Racconta brevemente sul quaderno la trama del capitolo. 2 Elabora due brevi testi (uno dedicato ad Antonio e uno a Dolores) descrivendo sia l’aspetto fisico sia il carattere dei due personaggi così come li immagini. 3. L’ODORE DELL’ERBA 1 Quali sono i compiti che svolge Mr D. all’interno del Memorial Stadium? ..........................................................................................................................
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