Storia della Filosofia ’800 -’900

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STORIA DELLA FILOSOFIA

I MANUALI

’800|’900

ISBN 978-88-468-3147-7

ISBN 978-88-468-3146-0

ISBN 978-88-468-3050-0

ISBN 978-88-468-3049-4

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€ 15,50

STORIA DELLA FILOSOFIA ’800|’900

I MANUALI

Nicolò Scialfa

• Il volume è suddiviso in 28 capitoli che ripercorrono il pensiero filosofico da Kant fino ai più importanti movimenti filosofici del Novecento. • I capitoli si distinguono in: monografici – in cui il pensiero dei filosofi maggiori viene trattato con particolare attenzione al contesto storico-culturale, alla biografia, alle opere principali e alla relativa storiografia filosofica – e tematici, relativi ai più significativi movimenti di pensiero del XIX e del XX secolo. • Ogni capitolo è strutturato in modo da rendere immediatamente visibili i concetti di cui si parla mediante l’utilizzo di parentesi graffe, note a margine ed un uso mirato dei grassetti. • Box biografici riportano la biografia di artisti, letterati, scienziati e pensatori in relazione al periodo affrontato. • Box tematici sviluppano approfondimenti su argomenti specifici. • Schede a tutta pagina riguardano dibattiti filosofici su momenti fondamentali della storia della filosofia. • Ciascun capitolo, infine, è corredato da una serie di domande di controllo, utili per il ripasso dei concetti fondamentali, per l’autoverifica della comprensione e per la preparazione alla terza prova. • Conclude il volume un dettagliato indice dei nomi.

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Nicolò Scialfa

STORIA DELLA FIL OSOFIA

’800|’900

Studio efficace e completo per la prova d’esame


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I MANUALI

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Nicolò Scialfa

StorIA deLLA fILoSofIA

’800 | ’900

Studio efficace e completo per la prova d’esame


Nicolò Scialfa Storia della Filosofia 800-900 Consulenza alla progettazione: Fabio Cioffi Responsabile editoriale: Beatrice Loreti Art director: Marco Mercatali Responsabile di produzione: Francesco Capitano Progetto grafico e impaginazione: Antonio Lepore Copertina: Curvilinee Foto: Shutterstock, Archivio Eli –La Spiga Edizioni Si ringrazia Renato Falcidia per il contributo offerto alla lavorazione del libro. © 2013 Eli – La Spiga Via Brecce – Loreto tel. 071 750 701 info@laspigaedizioni.it www.laspigaedizioni.it Stampa: Tecnostampa - Pigini Group Printing Division Loreto – Trevi 13.83.097.1 ISBN 978-88-468-3147-7 Le fotocopie non autorizzate sono illegali. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione totale o parziale così come la sua trasmissione sotto qualsiasi forma o con qualunque mezzo senza previa autorizzazione scritta da parte dell’editore.


LA STRUTTURA DEL LIBRO Organizzazione del testo

Il testo si articola in 28 capitoli che ripercorrono il pensiero filosofico da Kant fino ai più importanti movimenti filosofici del Novecento. Struttura dei capitoli I capitoli si suddividono in: monografici – in cui il pensiero dei filosofi maggiori viene trattato in modo approfondito, con particolare attenzione al contesto storico-culturale, alla biografia, alle opere principali e alla relativa storiografia filosofica – e tematici, relativi ai più significativi movimenti di pensiero del XIX e del XX secolo, dove i vari filosofi vengono presentati in modo sintetico ed efficace, con particolare attenzione ai concetti fondamentali del loro pensiero e al contesto di ricerca nel quale si inscrivono. Ogni capitolo è strutturato in modo da rendere immediatamente visibili i concetti di cui si parla mediante l’utilizzo di parentesi graffe con note a margine ed un uso mirato dei grassetti.

1 - Immanuel Kant (1724-1804)

Herbert Spencer (1820-1903)

La vita e le opere

Primo periodo (1724-1760)

Secondo periodo (1760-1780)

L’a priori è, dunque, la tendenza, frutto dell’abitudine e dell’ereditarietà, a raggiungere le percezioni in un determinato ordine e senso. O meglio, secondo alcuni principi, che Spencer chiama primi, in quanto costituiscono la struttura portante del nostro modo di concepire la realtà. Kant nacque nel 1724 a Königsberg dal sellaio Giovanni Giorgio e da Regina Anna Reuter entrambi scozzesi d’origine e di confessione pietista(1). E del pietismo il filosofo subirà l’influsso per tutta la vita, soprattutto in campo etico. “Si dice del pietismo quello che si vuole; - scriverà in seguito - ma coloro che ne erano seriamente penetrati, possedevano ciò che di più alto può possedere l’uomo: quella quiete, quella serenità, quella pace interiore che nessuna passione poteva turbare”. Il pietismo di Kant, tuttavia, non si trasformerà mai in bigotteria, neppure quando fu accolto, per otto anni, dal teologo Franz Albert Schulz fautore di una conciliazione tra rigorismo religioso e illuminismo wollffiano nel Kollegium friedericianum, che aveva il compito di forgiare la futura classe dirigente luterana. Lo stesso Schulz gli consiglia, terminata la scuola secondaria, di iscriversi alla Facoltà di filosofia e matematica, presso l’università di Königsberg. Qui Kant ottiene la licentia docendi, dopo aver seguito soprattutto i corsi del wollffiano Martin Knutzen. II 1747 è data significativa nella vita del filosofo: egli, infatti, dopo aver completato il perfezionamento in filosofia, inizia un’oscura attività di precettore in case patrizie. Lo stesso anno muore il padre (la madre era scomparsa nel 1737). Nel frattempo, non tralascia i tentativi di intraprendere la carriera universitaria. Nel 1755 ottiene il dottorato e la libera docenza; l’anno seguente si propone per la cattedra di filosofia, lasciata vacante dal suo maestro Knutzen, ma l’insegnamento viene soppresso per cause economiche. Nel 1758, durante l’occupazione russa, ha la possibilità di divenire ordinario di logica e metafisica ma, per motivi di anzianità, la cattedra è assegnata a Giovanni Buck. Sono anni di amarezze, non disgiunte da disagi economici, sopportati con estrema dignità.

Finalmente, nel 1770, ottiene la cattedra di logica e metafisica a Königsberg. Dopo aver rifiutata, nello stesso periodo, una chiamata ad Erlangen ed una a Jena. A 46 anni, il suo nome comincia ad essere conosciuto. Nel 1770, comunque, inaugura il proprio ordinariato con la dissertazione dal titolo De mundi sensibilis atque intellegibilis forma et principiis. È un avvenimento importante, in quanto è opinione ormai consolidata che questa dissertazione segni il passaggio dalle opere “precritiche” alla filosofia critica. Già nel 1772 Kant aveva abbozzato il progetto di una Critica della ragion pura ma l’assolvimento dei propri obblighi universitari e la vasta rete di conoscenze ed incontri con esponenti dei vari rami della cultura, che andava intessendo in quel periodo, ne ritardarono la definitiva stesura. Sono questi, infatti, gli anni in cui si accosta ad Hamann, stringe rapporti con Lavater, l’inventore della frenologia(2), fa esperienza del mondo anglosassone, grazie all’amicizia di due commercianti inglesi residenti a Königsberg ma, soprattutto, diviene intimo dei barone Von Zedlitz, a cui dedicherà poi la Ragion pura. Nel frattempo, approfondisce le proprie conoscenze antropologiche, geografiche e cosmologiche. Formula favorevoli giudizi sui lavori che il nostro Pietro Verri aveva dedicato a tale disciplina.

• La relazione. “La relazione - scrive S. - è la forma universale del nostro pensiero”. I principali tipi di relazione sono due: − la sequenza, grazie alla quale collochiamo una dopo l’altra le percezioni. II concetto astratto di tutte le sequenze è il tempo; − la coesistenza, grazie alla quale ci è fornita una visione sinottica delle nostre percezioni. Il concetto astratto di tutte le coesistenze è lo spazio. • La materia è uno spazio, ovvero un insieme di posizioni coesistenti, che oppone resistenza. La materia è indistruttibile.

I primi principi

• Il movimento. Esso risulta dalla combinazione dl spazio, tempo e materia.

Il testo è caratterizzato dalla presenza di graffe, neretti e note al piede

• La forza o l’energia. Essa è, secondo S., tra i principi primi, quello che presuppone gli altri e sul quale, dunque, gli altri si fondano. II concetto di forza è costituito dalla percezione di qualcosa che oppone resistenza e, al tempo stesso, produce mutamento. La legge che governa la forza è quella della sua conservazione; secondo tale legge nell’universo l’energia non si produce né si distrugge.

Abbiamo detto, parlando della forza, che di essa noi possediamo una duplice sensazione:

• essa è quel qualcosa che tende sempre ad opporre resistenza e quindi a conservarsi inalterata; • ma tende anche a trasformarsi incessantemente; • la forza, dunque - conclude S. -, è alla base dell’evoluzione universale.

La legge dell’evoluzione

Tutto, intorno a noi, è sottoposto alla legge dell’evoluzione. Tuttavia: • le singole scienze studiano tale legge nel proprio ambito particolare; • la filosofia, invece, che è per S. il “sapere sintetico” per eccellenza, cerca di stabilire i gradi e le forme di ogni possibile evoluzione.

(1) II pietismo viene fondato da Philipp Jacob Spencer che nel 1765, con l’opera Pia desideria, ne fissa i principi: - riforme della religione luterana (nella quale si contestava il formalismo e la rigida gerarchia); - ritorno alla lettura dei testi sacri ed autenticità della religiosità intimistica lontana dal razionalismo di Wolff. (2) La frenologia è la dottrina secondo la quale le funzioni psicologiche avrebbero una particolare localizzazione cerebrale. Dal greco phren (mente).

Ritratto di Spencer (John McLure Hamilton).

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4 - Friedrich Wilhelm Joseph schelling (1775-1854)

2 - Dallo Sturm unD Drang al romanticiSmo teDeSco

Karl Wilhelm von Humboldt

Vita e opere (1767-1835)

Nasce a Potsdam nel 1767, da una nobile famiglia della Pomerania. Entra nella vita politica, svolgendo attività diplomatica a Vienna, Roma, Parigi, Spagna. Dal 1809 al 1810 è ministro della pubblica istruzione presso il re di Prussia. Provvede alla creazione della università di Berlino. Sulla politica: Idee per una ricerca sui limiti all‘attività dello stato. Sull‘estetica: Ermanno e Dorotea di Goethe. Sulla lingua: Sulla diversità di costruzione del linguaggio umano.

Storia

È «lo sforzo dell’idea per conquistare la sua esistenza nella realtà”. L’idea si manifesta nella storia in una individualità personale, in una nazione. II fine della storia è la realizzazione dell’idea rappresentata dall’umanità (cfr Herder).

Con H. giungiamo finalmente ad una filosofia del linguaggio tipicamente romantica e collegata alla storia. • Mentre l’Illuminismo ritiene (in particolare Condillac e Maupertuis) che ai dati delle percezioni corrispondesse un sistema artificiale di segni creati per convenzione dall’uomo,

Linguistica

Box tematici, occasione di riflessione approfondita o interdisciplinare

1775-1797

Friedrich Wilhelm Joseph Schelling nasce a Leonberg il 27 gennaio 1775. Dimostratosi precoce negli studi ginnasiali, già a 16 anni entra nello Stift di Tubinga, il seminario evangelico dove viene educato alla teologia e alla filosofia; stringe amicizia con Hölderlin, Schiller, Novalis ed Hegel. In questo periodo produce le sue prime opere. Del 1795 sono due scritti in cui Schelling si occupa del pensiero fichtiano e di filosofia trascendentale: Sulla possibilità di una forma di filosofia in generale; Sull’Io come principio della filosofia o sull’incondizionato nel sapere umano. Nel 1796 scrive Lettere filosofiche sul dogmatismo e sul criticismo, in cui compaiono argomenti teologici e metafisici. Come Hegel e Fichte rinuncia alla carriera ecclesiastica, si reca a Stoccarda e a Lipsia, dove studia matematica e scienze naturali, scrive Idee per una filosofia della natura nel 1797.

1798-1806

Soggiorna anche a Jena e ascolta le lezioni di Fichte. Nel 1798, grazie all’appoggio di Goethe, viene nominato assistente di Fichte, il quale, nell’anno seguente, è costretto a dare le dimissioni, perché accusato di ateismo. Schelling prende il suo posto in cattedra. Qui a Jena vive gli anni più fecondi della sua vita; incontra i massimi esponenti dell’epoca del romanticismo: Novalis, Tieck, Schlegel. Seguendo l’idealismo di Fichte nascono: Intorno all’anima del mondo 1798 e Primo progetto di un sistema della filosofia della natura, 1799, Sistema dell’idealismo trascendentale 1800, che rappresenta l’opera più organica, Bruno, 1802, dialogo, Lezioni sul metodo dell’insegnamento accademico 1803. Questi scritti gli conferiscono subito ampio successo tra i contemporanei tanto da oscurare ben presto la figura di Fichte: infatti a tal proposito Goethe scriverà un astro tramonta ed un nuovo astro sorge. In questo stesso anno sposa Caroline Schlegel, appena divorziata da A.W. Schlegel, e parte per Wurzburg, dove rimane fino al 1806, anno in cui viene nominato socio dell’Accademia delle Scienze di Monaco e in cui decide di abbandonare l’insegnamento.

1807-1854

Successivamente rompe l’amicizia con Hegel che, in precedenza, lo aveva criticato nella Fenomenologia dello Spirito, 1807. Nel 1809 muore la moglie Caroline: si risposerà tre anni dopo con la figlia di una sua amica; intanto il pensiero di Schelling tenta nuove vie ispirandosi all’opera di J. Boehme. Importante è lo scritto del 1809 Ricerche filosofiche sull’esistenza della libertà umana. Nel 1820 torna ad insegnare a Erlangen e dal 1827 al 1841 a Monaco. In quest’anno Federico Guglielmo IV lo chiama alla cattedra di Berlino per succedere a Hegel. I corsi tenuti in questa città, Filosofia della mitologia e Filosofia della rivelazione, rappresentanti l’ultima fase, positiva, del pensiero schellinghiano, sono stati poi pubblicati dal figlio dopo la sua morte, avvenuta il 20 agosto 1854 a Ragaz in Svizzera, dove si era ritirato per cure.

• Humboldt afferma invece che la percezione stessa, in virtù della sua natura spirituale, contenga un elemento formale che, compiutamente sviluppato, si presenta poi come parola e linguaggio. Lo studio del linguaggio deve essere, dunque, genetico, in quanto la lingua non è un’opera compiuta ma una continua attività che ogni popolo conduce in base al proprio genio. Alla base dello studio del linguaggio non vi sarà più la singola parola ma l’intera proposizione. In linguistica la proposizione è analoga a quanto, in gnoseologia, è il giudizio. Kant infatti aveva affermato che il giudizio non è altro che il modo di ricondurre determinate conoscenze all’unità dell’appercezione (Io penso). Allo stesso modo, per H., l’unità linguistica si esprime nella copula del giudizio, nella paroletta è che unisce soggetto e predicato. In altri termini nella proposizione.

Estetica

In estetica, ancora rifacendosi all’insegnamento kantiano, Humboldt riprende la dottrina dell’immaginazione trascendentale, facendo della fantasia l’attività che trasfigura il mondo. L’attività fantastica presuppone il genio che per H. è, per eccellenza, Goethe.

Politica

Per quanto riguarda la politica, infine, H. è contrario ad ogni oppressiva invadenza dello stato nella vita dell’individuo. Occorre, a questo scopo, tutelare la libertà del singolo. Tesi opposta a quella hegeliana dello Stato etico.

Rapporti tra Romanticismo e Idealismo Col Congresso di Vienna (1814-1815) si esaurisce il Romanticismo filosofico e subentra ad esso l’Idealismo. Nuove figure compaiono sulla ribalta culturale: sono quelle di Fichte, Schelling ed Hegel. I romantici o naufragano nel più completo isolamento o trovano rifugio, come Schlegel, nella certezza cattolica. Romanticismo ed Idealismo trovano la propria strada sbarrata dal mondo della natura, la cosiddetta realtà fenomenica. L’io cozza contro il fenomeno, l’idea tenta disperatamente di superare o far proprio il reale. Il Romanticismo si rifugia nel sogno, pretende di negare il fenomeno. L’Idealismo tenta un rapido rapporto logico con la realtà, cerca di sottomettere quest’ultima alle leggi del pensiero. Perché, come avrebbe detto Hegel: “Tutto ciò che è reale è razionale”. Hegel razionalizza il Romanticismo, i cui aspetti irrazionali e mistici torneranno nel Decadentismo.

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La vita e le opere

L’idealismo magico di Novalis Friedrich Leopold von Hardenberg, vero nome di Novalis, nasce a Oberwiederstedt nel 1772. La sua vita è breve ma intensa. La sua poesia rappresenta il lato notturno e mistico del Romanticismo. Amico dei maggiori uomini di cultura del tempo, da Schelling a Fichte, muore di tisi a 29 anni, a Weissenfels, mentre era in procinto di sposarsi con Giulia von Carpentier. La lettura di Fichte e Schelling lo porta verso posizioni che verranno chiamate di idealismo magico, ovvero di interpretazione della natura e della storia come tappe di una progressiva rivelazione di Dio attraverso l’opera dell’uomo, che ha nel Messia il simbolo eterno e la sua vivente allegoria. In questo modo la materia si trasfigura in natura spirituale. Lo strumento di questa trasfigurazione è la poesia, come forma di sapienza e intimamente legata alla religione e alla filosofia. In Novalis non si può trovare un pensiero sistematico. Grazie all’idealismo magico ogni uomo scopre dentro di sé una realtà trascendentale. La parola è lo strumento per penetrare nel regno misterioso della natura che si fa spirito. Altro potente strumento di ingresso nel mondo dell’idealismo magico è la musica. Il Novalis dell’ultimo periodo, quello degli Inni alla notte, si sente irresistibilmente attratto dal cattolicesimo: la notte, come in San Giovanni della Croce, diviene il simbolo del mistero di Dio, fatto di tenebre più luminose del giorno. Notiamo come in Novalis siano presenti temi (ad esempio il valore conoscitivo dell’arte) che, come vedremo, saranno ripresi e sostanziati filosoficamente da Schelling.

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1 - Immanuel Kant (1724-1804) Un ulteriore aiuto allo studio è fornito dalle schede di approfondimento e dai box:

Schede di approfondimento di più ampio respiro sviluppano dibattiti filosofici su momenti fondamentali della storia della filosofia.

Il dIbattIto sul kantIsmo Il tema della centralità della coscienza, come costitutiva del senso dei fenomeni, spinge i postkantiani ad unificare tutte le differenti rappresentazioni, teoretiche, logiche ed estetiche, che caratterizzano le forme trascendentali della coscienza. Kant non aveva condotto l’analisi nella direzione di una radice comune; sarà la costruzione di un nuovo sistema della coscienza lo sforzo di un gruppo di filosofi che definiamo postkantiani: Karl Leonard Reinhold, Gottlob Ernst Schulze, Jacob Sigismund Beck, Salomon Maimon, Friedrich Heinrich Jacobi. Tra il 1781 e la fine del secolo, essi dibatteranno il significato e i limiti del criticismo kantiano e la possibilità della filosofia come scienza rigorosa. Da questo dibattito verrà poi generata la filosofia idealistica di Fichte e Schelling. Si tratta di una controversia gnoseologica che presenta due aspetti rilevanti: 1 – difesa e sistematizzazione del criticismo kantiano in relazione al primato dell’Io penso nel processo gnoseologico 2 – ricerca di una nuova forma conoscitiva, diversa da quella fisico-matematica, che offra risposta ai temi della libertà umana, della responsabilità morale, della creatività. Tutte questioni legate alla nuova sensibilità romantica. Karl Leonard Reinhold (1754-1823) nasce a Vienna, gesuita dal 1772, dopo la soppressione della Compagnia di Gesù si converte al protestantesimo. Scrive il Saggio di una nuova teoria della facoltà conoscitiva umana in generale 1789, accolta come corollario della Critica della ragion pura. Egli si propone di individuare il fondamento unitario di tutte le forme analizzate da Kant. Elabora la nozione di facoltà rappresentativa, ovvero la facoltà generale di rapportarsi di un soggetto ad un oggetto. Tutte le forme di coscienza possiedono una struttura a priori detta rappresentazione, per cui nella coscienza la rappresentazione viene dal soggetto distinta dal soggetto e dall’oggetto: questo viene definito da Reinhold principio di coscienza. Esso è immediato e non presuppone altri principi, per cui la faticosa deduzione trascendentale delle categorie viene resa superflua. Anche nell’impostazione di Reinhold si conserva però l’opposizione kantiana tra forma soggettiva e materia oggettiva del conoscere e resta il problema della inconoscibilità della cosa in sé. Schulze (1761-1833) partecipa al dibattito con l’opera Enesidemo o dei fondamenti della filosofia elementare, 1792, esaminando la teoria della rappresentazione di Reinhold. Partendo dalla difesa dello scetticismo humiano (Enesidemo è un filosofo scettico dell’antica Grecia), Schulze considera criterio di verità la verosimiglianza fondata dall’esperienza e dalla storia, piuttosto che la fondazione aprioristica dei fondamenti della scienza.

Dibattito sul Darwinismo Per quanto D. abbia intitolato la propria opera principale Origine della specie, il suo atteggiamento è, al riguardo, molto simile a quello dei nominalisti medievali (non esistono universali – come la specie – ma solo individui particolari). Scrive egli infatti: “Considero il termine “specie” come la definizione data arbitrariamente, per ragioni di convenienza, ad un insieme di individui con forti somiglianze reciproche”. II che è in contrasto con il pensiero della genetica moderna che considera la specie “un insieme di patrimoni ereditari intercomunicanti” (D. era all’oscuro dell’opera di Mendel, il padre della genetica moderna, i cui scritti furono riscoperti solo verso i primi del ‘900). A proposito della selezione naturale, scrive Karl Popper in Scienza e filosofia: “Mentre la teoria di Lamarck non soltanto è confutabile ma è stata effettivamente confutata (perché il tipo di adattamento richiesto, che Lamarck teorizzò, non è ereditario) non è affatto chiaro che cosa potremmo considerare come confutazione della teoria darwiniana della selezione naturale. Se accettiamo la definizione statistica di adattamento, che definisce l’adattabilità in termini di sopravvivenza effettiva, allora la sopravvivenza del più adatto diventa tautologica ed inconfutabile”. In conclusione, la dottrina di D. potrebbe essere espressa così: chi sopravvive? II più adatto. E chi è il più adatto? Chi sopravvive. Anche il concetto di evoluzione desta molti dubbi. D. lo definisce in questo modo: “Ciascuna creatura tende a divenire sempre più migliorata in relazione alle sue condizioni. Questo miglioramento inevitabilmente conduce ad un graduale progresso nell’organizzazione”. Se come criterio dell’evoluzione dovessimo adottare il principio della dominanza - come fece Huxley -, principio in base al quale più evoluto sarebbe “chi, nei tempi lunghi, se l’è cavata meglio”, allora dovremmo ammettere che numerosissimi insetti, molluschi e protozoi sono molto più evoluti dei mammiferi e dello stesso uomo. Se il criterio dell’evoluzione dovesse essere rappresentato dalla complessità biologica, molti microrganismi risulterebbero più progrediti di numerosi altri macrorganismi. Infine, se supponiamo che il termine “evoluto” corrisponde a “specializzato”, veniamo a sapere dalla paleontologia che gli organismi specializzati hanno chiuso le loro linee evolutive. Non sono cioè soggetti ad ulteriori progressi. Riguardo al principio basilare del darwinismo, secondo il quale “la natura non fa salti” e dunque “devono” esistere reperti fossili intermedi che indichino il passaggio graduale da una forma all’altra (il famoso “anello di congiunzione”), D. stesso annotava: “Veramente immenso deve essere il numero delle varietà intermedie che anticamente esistettero sulla terra. Perché dunque ogni formazione

A suo parere Kant e Reinhold sono rimasti a metà strada tra empirismo e dogmatismo, in una posizione contraddittoria: sarà Fichte a superare la contraddizione con il passaggio dall’Io penso come legame delle categorie a sostanza autofondante. Secondo Schulze l’uomo non può giungere ad una conoscenza certa, esprimendo così la posizione dello scetticismo moderna, in seguito duramente attaccata da Hegel. Beck (1761-1840) nasce a Marienburg, allievo di Kant, professore ad Halle, viene incaricato da Kant di esprimere in modo divulgativo il criticismo; scrive Compendio della filosofia critica, 1796 per difendere il criticismo, anche se, in realtà finisce col deformarlo in direzione idealistica, ricollegandosi a Berkeley e anticipando Fichte. Beck rifiuta la nozione di cosa in sé e la considera una provvisoria concessione di Kant alla mentalità realistica: non c’è alcun bisogno della cosa in sé; il noumeno non serve perché il soggetto, nel momento in cui produce la sensazione, la unisce in un contesto spaziale e temporale. Non è lontano dalla posizione di Fichte, benché neghi l’intelletto come creatore dei propri oggetti. Maimon (1753-1800), pseudonimo di Salomon ben Josua, ebreo-lituano, figlio di un rabbino e profondo studioso del Talmud e di Mosé Maimonide, del quale prende il nome, è uno dei più originali pensatori dell’età kantiana: a causa della sua fede ebraica e per l’originale impostazione del suo pensiero non riesce ad entrare a far parte dell’accademia. Nel 1790 esordisce con le Ricerche sulla filosofia trascendentale, in polemica con Reinhold. La causa della rappresentazione conoscitiva non può sussistere al di fuori della coscienza: non vi è accordo necessario tra gli oggetti dati a posteriori e le forme a priori dell’intelletto, per cui la cosa in sé va ricondotta nei termini dell’esperienza, della quale costituisce il limite e il fine ideale. Il concetto di cosa in sé è un grenzbegriff (concetto-limite), il fine ideale verso il quale tende la conoscenza nella sua pretesa di appropriarsi della totalità dell’esperienza. La conoscenza empirica non può superare la propria costitutiva contingenza, il proprio margine di irrazionalità; soltanto la matematica è capace di un pensiero reale, in grado di darsi da sé i propri oggetti, e di conoscerli quindi senza residui. In conclusione si vede come i filosofi postkantiani tendono a togliere la cosa in sé: o riducendo il noumeno a un nihil negativum (Reinhold), o trasformandolo in un differenziale matematico (Maimon), o negandolo del tutto (Schulze e Beck). Sarà Fichte a portare a compimento il passaggio dal criticismo all’idealismo.

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Frontespizio dell’opera “L’origine delle specie».

geologica ed ogni strato non sono pieni di questi legami intermedi? Certo è che la geologia non rivela una tale catena organica perfettamente graduata; e questa è forse la più ovvia e seria obiezione che si possa muovere alla mia teoria”. In base alle scoperte paleontologiche più recenti, il problema della derivazione dell’uomo dalla scimmia ha subito oggi una collocazione diversa, se non addirittura un capovolgimento rispetto alla teoria darwiniana. L’uomo appare infatti non più come l’anello di congiunzione più recente di una lunga catena evolutiva, ma come un taxon (“specie”, “raggruppamento specifico”), che sostanzialmente rimane immutato dagli albori dell’era quaternaria. Questo concetto è stato ribadito in tempi relativamente recenti (1975) dal paleontologo GenetVarcin che scrive: “... ciascuna linea avventizia del cespuglio umano ha grande antichità. Sarebbe un grande errore, a nostro avviso, che la filogenesi si sia realizzata direttamente dall’Australopiteco all’Arcantropo, da questo al Neanderthaliano e dal Neanderthaliano all’uomo attuale”. Anzi, per Genet-Varcin, dal punto di vista strettamente morfologico ed anatomico-comparativo il più “primitivo”, quindi meno “evoluto” degli Ominidi sarebbe proprio l’Uomo moderno. Un’osservazione, infine, sulla morale darwiniana. Nonostante l’indirizzo altruistico che ad essa era stato impresso dal suo fondatore, ben presto il principio della “lotta per la vita” si trasformò, in ambito economico e politico, nella liberalizzazione del diritto del più forte. “II mondo attuale - poteva scrivere Einstein, a proposito della società capitalistica dei primi decenni dei secolo - assomiglia più ad un campo di battaglia che ad una orchestra”.

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Popper

Rapporto tra coscienza e materia

Rapporto tra coscienza e materia

Da questo pensiero è nata la teoria Popper-Hempel, detta della covering law (legge di copertura), secondo cui una spiegazione è compiuta solo quando ciò che deve essere spiegato è derivato da una legge generale. Il modello del neopositivista Hempel è questo:

In Materia e memoria B. affronta il problema del rapporto tra coscienza (e quindi libertà) e materia (e quindi necessità). B. Rifiuta innanzitutto ogni rigido dualismo. Infatti: La teoria Popper-Hempel

Superamento del dualismo

• Gli opposti (spirito e materia) non sono termini astratti, determinazioni assolute che si neghino reciprocamente. Sono solo momenti nel flusso della vita che contrassegnano il continuo divenire dello slancio vitale.

Molti sono stati i critici di questa teoria, che rimproveravano soprattutto la non dimostrazione della teoria deduttiva, questi negano la funzione universale della covering law, soprattutto per l’erroneo tentativo di voler scientificizzare la storia.

Il punto ove si intersecano il mondo dello spirito e quello della materia è costituito dalla memoria. II passato, infatti, sopravvive nell’uomo in due forme distinte: nella memoria-abitudine e nella memoria spirituale.

• La memoria-abitudine si determina in seguito alla ripetizione dei medesimi atti. Essa ha, dunque, qualcosa dell’irrigidimento tipico della morte. La memoria

1) l’explanans deve consistere sia in affermazioni realmente avvenute, sia in una serie di leggi universali; 2) l’explanandum deve essere logicamente deducibile dall’explanans.

• La realtà, dunque, è tensione, eterno superamento. L’inesteso (la res cogitans cartesiana) evolve verso l’esteso (la res extensa); la qualità verso la quantità, l’unità verso la molteplicità; l’eterogeneo verso l’omogeneo.

Il rapporto tra pensiero e funzioni cerebrali

• La memoria spirituale, invece, in quanto durata (durée), possiede le seguenti caratteristiche: − sa attualizzare il passato, concentrando nell’istantaneità del presente un numero sempre più grande di momenti ricordati; − dà origine a ciò che B. chiama “memoria-immagine”.

L’io e il suo cervello si compone di tre volumi: il primo titola Materia, scienza e cultura, ed è opera di Popper: qui viene esaminato il problema filosofico; il secondo è scritto da Eccles ed è sottotitolato Strutture e funzioni cerebrali, e tratta la dimensione scientifica del problema; il terzo è Dialoghi aperti tra Popper ed Eccles, ovvero una serie di discussioni aperte tra gli autori. Nei primi anni del Novecento si sviluppò un dibattito sul problema del rapporto pensiero e funzioni celebrali. Un esempio di soluzione interessante è appunto quello Popper-Eccles, che viene chiamato ”modello interazionista”. Nella sua definizione, Popper ha curato la questione filosofica, mentre Eccles si è occupato delle conoscenze neurologiche. Il concetto di base è il presupposto che, per poter essere svolte, le funzioni autocoscienti della vita mentale richiedono necessariamente un pensiero ontologicamente distinto dalla materia cerebrale, ma che sappia interagire con essa; da qui Popper elabora la sua teoria dei tre mondi.

1) Esiste il mondo 1 costituito dalla materia e dalla sua forza; 2) il mondo 2 composto dagli stati mentali;

La memoria-spirituale, tuttavia, rimarrebbe assopita nell’inconscio, se percezione e memoria-abitudine non la destassero.

Le condizioni dell’attualizzarsi della memoria

• Le percezioni sensibili dei souvenirs, degli oggetti cioè che, in qualche modo, per noi posseggono un valore affettivo, fanno scattare quel processo grazie al quale il nostro io viene proiettato dalla dimensione della vita superficiale a quella della vita profonda (la durata). Si pensi a questo proposito, al celebre episodio de A la ricerca del tempo perduto in cui il sapore della madeleine, inzuppata nel the, richiama a Proust lo stesso sapore che egli fanciullo, gustava ogni mattina quando la zia Leonzia gli offriva, a colazione, il medesimo dolce. E dietro tale sensazione, via via, risorge dalle nebbie del tempo tutta l’infanzia dell’autore.

3) ed infine il mondo 3 formato dai prodotti ultimi della mente: tutti questi mondi possono interagire tra loro.

La teoria dei tre mondi

• La memoria-abitudine ha invece il compito di fornire una sorta di schema entro il quale la durata, che è semplice fluire, s’incanala e prende forma.

Marcel Proust (1871-1922) Nacque a Parigi nel 1871 in una famiglia dell’alta borghesia, figlio di un professore universitario di medicina e di Jeanne Weil, di ricca famiglia ebrea, alla quale resterà morbosamente legato. A nove anni ebbe il primo attacco d’asma, male che segnerà irrimediabilmente la sua esistenza. Studiò al liceo Condorcet di Parigi, frequentando successivamente la scuola di scienze politiche e le lezioni di Bergson alla Sorbona. Il suo grande capolavoro, A la ricerca del tempo perduto, è un grandioso affresco della società francese d’inizio secolo composto da sette volumi intimamente legati tra loro: Dalla parte di Swann, 1913; All’ombra delle fanciulle in fiore, 1919; I Guermantes, 1920; Sodoma e Gomorra, 1921-22; La prigioniera, 1923; La fuggitiva, 1927; Il tempo ritrovato, 1927. La narrazione si dispiega attraverso il punto di vista del narratore protagonista a partire da un fatto casuale: il sapore di una madeleine risveglia la memoria riportando alla coscienza un tempo dimenticato. Le “intermittenze del cuore” (il risorgere del tempo perduto grazie all’opera della memoria involontaria) divengono luogo di scoperta del significato del tempo; nella memoria, intesa come durata, il tempo e il suo fluire possono eternizzarsi per mezzo dell’arte e della scrittura.

A questo punto Eccles individua nella corteccia frontale sinistra degli esseri umani, alcune microstrutture, da lui chiamate psiconi, che servono da tramite tra il cervello e le forme autocoscienti. Il punto d’arrivo è una rinnovata concezione del dualismo cartesiano. “I problemi in cui ci stiamo cimentando si possono chiarire notevolmente qualora introduciamo una suddivisione tripartita, anzitutto c’è il mondo fisico… lo chiamerò Mondo 1. In secondo luogo c’è il mondo degli stati mentali, comprendente gli stati di coscienza[…]lo chiamerò Mondo 2. Ma c’è anche un terzo mondo, il mondo dei contenuti di pensiero, o per meglio dire, dei prodotti della mente umana, lo chiamerò Mondo 3. … Per Mondo 3 intendo i racconti, i miti esplicativi, le teorie scientifiche, le istituzioni e le opere d’arte. Gli oggetti del Mondo 3 sono sempre nostre costruzioni. … Un libro è un oggetto fisico ed appartiene al Mondo 1, ma ciò che lo rende significativo è il suo contenuto, che appartiene al Mondo 3” (K. Popper, L’Io e il suo cervello).

Gaston Bachelard Bachelard nasce a Bar-sur-Aube nella Champagne nel 1884. Dopo aver insegnato storia e filosofia delle scienze a Digione, diventa professore alla Sorbona fino al 1954. Muore a Parigi nel 1962. Tra le sue opere: Saggio sulla conoscenza approssimata,1928; Il nuovo spirito scientifico,1934; La filosofia del no,1940; Il materialismo razionale,1953; La poetica dello spazio,1957. Egli contesta la visione positivistica della scienza intesa come processo cumulativo, continuo e lineare, individuando come motore del progresso scientifico le cosiddette “rotture epistemologiche”, ossia quei momenti di radicale ripensamento e messa in discussione delle teorie e degli schemi concettuali del passato (per esempio la teoria della relatività o la fisica quantistica rispetto alla fisica newtoniana). Bachelard considera ogni teoria scientifica in stretta relazione col contesto storico, sociale e tecnico in cui nasce (epistemologia storica); per lui il sapere scientifico non è mai definitivo, ma procede per continue approssimazioni attraverso la correzione degli errori compiuti.

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I box biografici riportano brevi biografie relative ad artisti, letterati, scienziati e pensatori in relazione agli argomenti trattati.

Materiale online Mappe concettuali, schede di approfondimento e modelli di terza prova saranno presenti sul sito www.laspigaedizioni.it

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INDICE GENERALE Capitolo 1 IMMANUEL KANT (1724-1804) La vita e le opere ......................................................................................................................... 9 Critica della ragion pura ................................................................................................... 12 Attività ......................................................................................................................................................... 19 Critica della ragion pratica ............................................................................................ 25 Critica del giudizio ..................................................................................................................... 30 Attività ......................................................................................................................................................... 30 Storiografia filosofica ............................................................................................................. 33 Il dibattito sul kantismo .................................................................................................... 34 Capitolo 2 DALLO STURM UND DRANG AL ROMANTICISMO TEDESCO Lo Sturm und Drang ............................................................................................................... 35 Johann Georg Hamann ...................................................................................................... 36 Johann Gottfried Herder .................................................................................................. 37 Friedrich Heinrich Jacobi ................................................................................................. 38 Johann Wolfang von Goethe ..................................................................................... 39 Attività ......................................................................................................................................................... 39 Johann Christoph Friedrich von Schiller ................................................. 40 Friedrich Schlegel ........................................................................................................................ 41 Novalis .......................................................................................................................................................... 41 Karl Wilhelm von Humboldt ...................................................................................... 42 Friedrich Hölderlin ..................................................................................................................... 43 Friedrich Daniel Ernst Schleiermacher ....................................................... 43 Attività ......................................................................................................................................................... 45 Capitolo 3 JOHANN GOTTLIEB FICHTE (1762-1814) La vita e le opere ......................................................................................................................... 46 La dottrina della scienza .................................................................................................. 47 Il pensiero religioso ................................................................................................................. 50 Storiografia filosofica ............................................................................................................. 51 Attività ......................................................................................................................................................... 51 Capitolo 4 FRIEDRICH WILHELM JOSEPH SCHELLING (1775-1854) La vita e le opere ......................................................................................................................... 52 Il pensiero ............................................................................................................................................... 53 L’idealismo trascendentale ........................................................................................... 54 La fase religiosa ............................................................................................................................. 56 Attività ......................................................................................................................................................... 56 La filosofia positiva ................................................................................................................... 57 Storiografia filosofica ............................................................................................................. 57 Capitolo 5 GEORG WILHELM FRIEDRICH HEGEL (1770-1831) La vita e le opere ......................................................................................................................... 58 Importanza degli scritti giovanili ......................................................................... 60 Attività ......................................................................................................................................................... 61 La Fenomenologia dello Spirito ........................................................................... 62

Dalla Fenomenologia alla Scienza della logica ........................... 64 La filosofia della natura ..................................................................................................... 66 La filosofia dello spirito ..................................................................................................... 67 Attività ......................................................................................................................................................... 71 Storiografia filosofica ............................................................................................................. 73 Destra e sinistra hegeliana ........................................................................................ 74 Ludwig Fuerbach (1804-1872) .............................................................................. 75 Capitolo 6 ARTHUR SCHOPENHAUER (1788-1860) La vita e le opere ......................................................................................................................... 77 Il mondo come rappresentazione .................................................................... 78 Il mondo come volontà .................................................................................................... 80 Le vie dell’autentica liberazione .......................................................................... 82 Storiografia filosofica ............................................................................................................. 85 Attività ......................................................................................................................................................... 85 Herbart (1776-1841) ............................................................................................................. 86 Capitolo 7 SÖREN AABYE KIERKEGAARD (1813-1855) La vita e le opere ......................................................................................................................... 88 Razionalismo ed esistenza individuale ..................................................... 90 Critica all’idealismo .................................................................................................................. 91 Gli stadi dell’esistenza ......................................................................................................... 92 L’angoscia come elemento caratterizzante la condizione umana ................................................................................................................................................... 94 Attività ......................................................................................................................................................... 94 Storia e coscienza storica ............................................................................................... 95 L’esercizio del cristianesimo ....................................................................................... 96 Storiografia filosofica ............................................................................................................. 97 Attività ......................................................................................................................................................... 97 Capitolo 7 KARL MARX (1818-1883) La vita e le opere ......................................................................................................................... 98 Il pensiero ............................................................................................................................................... 99 Il Capitale ................................................................................................................................................. 104 Socialismo e comunismo ............................................................................................... 106 Friedrich Engels (1820-1895) .................................................................................. 107 Storiografia filosofica ............................................................................................................. 108 Attività ......................................................................................................................................................... 108 Capitolo 9 IL POSITIVISMO Saint-Simon (1760-1825) ............................................................................................. 110 Auguste Comte (1798-1857) ................................................................................... 111 Il positivismo sociale in Inghilterra ................................................................. 118 Jeremy Bentham (1748-1832) .............................................................................. 118 John Stuart Mill (1806-1873) .................................................................................. 119 Attività ......................................................................................................................................................... 124 Il pensiero economico ......................................................................................................... 125

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INDICE GENERALE Capitolo 10 IL POSITIVISMO EVOLUZIONISTICO Charles Robert Darwin (1809-1882) ........................................................... 127 Il dibattito sul darwinismo ............................................................................................ 130 Herbert Spencer (1820-1903) ............................................................................... 131 Il positivismo in Germania ........................................................................................... 136 Il positivismo in Italia ............................................................................................................ 137 Attività ......................................................................................................................................................... 137 Capitolo 11 FRIEDRICH NIETZSCHE (1844-1900) La vita e le opere ....................................................................................................................... 138 Il pensiero ............................................................................................................................................... 139 Attività ......................................................................................................................................................... 139 La nascita della tragedia .................................................................................................. 140 La volontà di potenza ........................................................................................................... 142 L’inversione dei valori ........................................................................................................... 143 La morte di Dio .............................................................................................................................. 144 L’eterno ritorno ................................................................................................................................ 145 L’arte ................................................................................................................................................................ 146 Storiografia filosofica ............................................................................................................. 147 Attività ......................................................................................................................................................... 147

Giovanni Gentile (1875-1944) ............................................................................... 182 Attività ......................................................................................................................................................... 183 Capitolo 16 NEOKANTISMO E STORICISMO IN GERMANIA Wilhelm Windelband ............................................................................................................. 184 Heinrich Rickert .............................................................................................................................. 185 Attività ......................................................................................................................................................... 185 Ernst Cassirer ..................................................................................................................................... 186 Wilhelm Dilthey ............................................................................................................................. 187 Georg Simmel ................................................................................................................................... 187 Max Weber ............................................................................................................................................. 188 Capitolo 17 LE FILOSOFIE MARXISTE Lenin ................................................................................................................................................................ 189 Attività ......................................................................................................................................................... 189 György Lukács ................................................................................................................................... 190 Ernst Bloch ............................................................................................................................................. 191 Il marxismo in Italia ................................................................................................................. 192 Attività ......................................................................................................................................................... 192 La scuola di Francoforte .................................................................................................. 193

Capitolo 12 HENRI BERGSON (1859-1941) La vita e le opere ......................................................................................................................... 148 La vita interiore come durata ................................................................................... 149 Rapporto tra coscienza e materia ..................................................................... 151 L’intuizione ............................................................................................................................................. 152 L’evoluzione creatrice ............................................................................................................ 154 La morale e la religione .................................................................................................... 157 Attività ......................................................................................................................................................... 157 Storiografia filosofica ............................................................................................................. 158

Capitolo 18 FILOSOFIA DELLA SCIENZA Richard Avenarius ....................................................................................................................... 194 Ernst Mach ............................................................................................................................................. 194 Attività ......................................................................................................................................................... 195 Jules-Henri Poincaré ............................................................................................................... 196 Sviluppo critico della geometria .......................................................................... 197 Attività ......................................................................................................................................................... 197 Capitolo 19

Capitolo 13 FREUD E LA PSICOANALISI Sigmund Freud (1856-1939) ................................................................................... 159 Genesi e sviluppo della concezione di malattia nevrotica . 160 Attività ......................................................................................................................................................... 163 Sviluppi della psicoanalisi ............................................................................................ 164

LA FENOMENOLOGIA Caratteri della fenomenologia ............................................................................... 198 Edmund Husserl ........................................................................................................................... 199 Attività ......................................................................................................................................................... 202 Capitolo 20

Capitolo 14

MARTIN HEIDEGGER (1889-1976)

Pragmatismo metodologico ...................................................................................... 166 Attività ......................................................................................................................................................... 173 Pragmatismo metafisico .................................................................................................. 175 Attività ......................................................................................................................................................... 177

La vita e le opere ......................................................................................................................... 203 Il problema ontologico ...................................................................................................... 203 Attività ......................................................................................................................................................... 207 L’ultimo Heidegger: poesia e linguaggio ................................................ 208 Storiografia filosofica ............................................................................................................. 209 Attività ......................................................................................................................................................... 209

Capitolo 15

Capitolo 21

IL NEOIDEALISMO

L’ESISTENZIALISMO

Benedetto Croce .......................................................................................................................... 180

Karl Jaspers ........................................................................................................................................... 210

IL PRAGMATISMO

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Indice generale Storiografia filosofica ............................................................................................................ 214 Attività ........................................................................................................................................................ 214 Jean-Paul Sartre ............................................................................................................................ 215 Storiografia filosofica ............................................................................................................ 218

Feyerabend ........................................................................................................................................... 246 Attività ........................................................................................................................................................ 246 Capitolo 26 Etica e filosofia politica

Capitolo 22 La Teologia del novecento Barth ............................................................................................................................................................... 220 Tillich .............................................................................................................................................................. 221 Buber ............................................................................................................................................................. 222 Attività ........................................................................................................................................................ 224 Maritain ...................................................................................................................................................... 225 Mounier ...................................................................................................................................................... 226 Attività ........................................................................................................................................................ 226

Arendt ........................................................................................................................................................... 247 Rawls .............................................................................................................................................................. 249 Nozick ........................................................................................................................................................... 250 Dworkin ..................................................................................................................................................... 251 MacIntyre ................................................................................................................................................. 251 Habermas ............................................................................................................................................... 252 Jonas ............................................................................................................................................................... 253 Attività ........................................................................................................................................................ 253 Capitolo 27

Capitolo 23

Lo strutturalismo

Ludwig Wittgenstein (1889-1951) Storiografia filosofica ............................................................................................................ 230 Attività ........................................................................................................................................................ 230

Lévi-Strauss .......................................................................................................................................... 255 Attività ........................................................................................................................................................ 256 Lacan .............................................................................................................................................................. 257 Foucault ..................................................................................................................................................... 258 Attività ........................................................................................................................................................ 259

Capitolo 24 Neopositivismo e filosofia analitica Rudolf Carnap .................................................................................................................................. 232 Attività ........................................................................................................................................................ 235 Bertrand Russel ............................................................................................................................. 236 Attività ........................................................................................................................................................ 238 La filosofia analitica ............................................................................................................... 239

Capitolo 28 L’ermeneutica Gadamer ................................................................................................................................................... 260 Attività ........................................................................................................................................................ 262 Ricoeur ........................................................................................................................................................ 263 Derrida ......................................................................................................................................................... 264 Attività ........................................................................................................................................................ 264

Capitolo 25 Falsificazionismo ed epistemologie contemporanee

GLOSSARIO ............................................................................................................................................. 265

Popper............................................................................................................................................................ 240 Kuhn ................................................................................................................................................................ 244 Lakatos ........................................................................................................................................................ 245

Indice dei nomi

.........................................................................................................................

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Indice degli approfondimenti Rapporti tra Romanticismo e Idealismo ........................

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Il contingentismo di Boutroux .................................................. 153

Discorsi alla nazione tedesca ...................................................

46

La Scuola di Marburgo ...................................................................... 185

L’idealismo magico di Novalis ..................................................

52

Pierre Duhem (1861-1916) ......................................................... 195

L’indole reazionaria di Schopenauer .................................

83

Bernhard Bolzano e Franz Brentano ................................. 198

Ernest Renan (1823-1892) e Hyppolite Taine (1828-1893) ............................................................................................ 117

Gottlob Frege .............................................................................................. 238

Alexis de Tocqueville (1805-1859) ...................................... 122 Jean Baptiste Lamarck (1731-1802) .................................. 128 Richard Wagner (Lipsia 1813-Venezia 1883) ............ 141 Marcel Proust (1871-1922) ......................................................... 151

Moritz Schlick e Otto Neurath .................................................. 235 Gaston Bachelard ................................................................................... 243 Il neoutilitarismo di Harsanyi ..................................................... 250 L’etica del discorso di Apel ........................................................... 252

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1 - IMMANUEL KANT (1724-1804) La vita e le opere

Primo periodo (1724-1760)

Kant nacque nel 1724 a Königsberg dal sellaio Giovanni Giorgio e da Regina Anna Reuter entrambi scozzesi d’origine e di confessione pietista(1). E del pietismo il filosofo subirà l’influsso per tutta la vita, soprattutto in campo etico. “Si dice del pietismo quello che si vuole; - scriverà in seguito - ma coloro che ne erano seriamente penetrati, possedevano ciò che di più alto può possedere l’uomo: quella quiete, quella serenità, quella pace interiore che nessuna passione poteva turbare”. Il pietismo di Kant, tuttavia, non si trasformerà mai in bigotteria, neppure quando fu accolto, per otto anni, dal teologo Franz Albert Schulz fautore di una conciliazione tra rigorismo religioso e illuminismo wollffiano nel Kollegium friedericianum, che aveva il compito di forgiare la futura classe dirigente luterana. Lo stesso Schulz gli consiglia, terminata la scuola secondaria, di iscriversi alla Facoltà di filosofia e matematica, presso l’università di Königsberg. Qui Kant ottiene la licentia docendi, dopo aver seguito soprattutto i corsi del wollffiano Martin Knutzen. II 1747 è data significativa nella vita del filosofo: egli, infatti, dopo aver completato il perfezionamento in filosofia, inizia un’oscura attività di precettore in case patrizie. Lo stesso anno muore il padre (la madre era scomparsa nel 1737). Nel frattempo, non tralascia i tentativi di intraprendere la carriera universitaria. Nel 1755 ottiene il dottorato e la libera docenza; l’anno seguente si propone per la cattedra di filosofia, lasciata vacante dal suo maestro Knutzen, ma l’insegnamento viene soppresso per cause economiche. Nel 1758, durante l’occupazione russa, ha la possibilità di divenire ordinario di logica e metafisica ma, per motivi di anzianità, la cattedra è assegnata a Giovanni Buck. Sono anni di amarezze, non disgiunte da disagi economici, sopportati con estrema dignità.

Secondo periodo (1760-1780)

Finalmente, nel 1770, ottiene la cattedra di logica e metafisica a Königsberg. Dopo aver rifiutata, nello stesso periodo, una chiamata ad Erlangen ed una a Jena. A 46 anni, il suo nome comincia ad essere conosciuto. Nel 1770, comunque, inaugura il proprio ordinariato con la dissertazione dal titolo De mundi sensibilis atque intellegibilis forma et principiis. È un avvenimento importante, in quanto è opinione ormai consolidata che questa dissertazione segni il passaggio dalle opere “precritiche” alla filosofia critica. Già nel 1772 Kant aveva abbozzato il progetto di una Critica della ragion pura ma l’assolvimento dei propri obblighi universitari e la vasta rete di conoscenze ed incontri con esponenti dei vari rami della cultura, che andava intessendo in quel periodo, ne ritardarono la definitiva stesura. Sono questi, infatti, gli anni in cui si accosta ad Hamann, stringe rapporti con Lavater, l’inventore della frenologia(2), fa esperienza del mondo anglosassone, grazie all’amicizia di due commercianti inglesi residenti a Königsberg ma, soprattutto, diviene intimo dei barone Von Zedlitz, a cui dedicherà poi la Ragion pura. Nel frattempo, approfondisce le proprie conoscenze antropologiche, geografiche e cosmologiche. Formula favorevoli giudizi sui lavori che il nostro Pietro Verri aveva dedicato a tale disciplina.

II pietismo viene fondato da Philipp Jacob Spencer che nel 1765, con l’opera Pia desideria, ne fissa i principi: - riforme della religione luterana (nella quale si contestava il formalismo e la rigida gerarchia); - ritorno alla lettura dei testi sacri ed autenticità della religiosità intimistica lontana dal razionalismo di Wolff. (2) La frenologia è la dottrina secondo la quale le funzioni psicologiche avrebbero una particolare localizzazione cerebrale. Dal greco phren (mente). (1)

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1 - IMMANUEL KANT (1724-1804)

Terzo periodo (1780-1804)

Appare finalmente (nel 1781) la Critica della ragion pura. II pensiero di Kant comincia a diffondersi, soprattutto dopo che a Jena viene fondato Il giornale letterario e sul Mercur (altro periodico dei tempo) compaiono le lettere di Reinhold che, in forma popolare, diffondono il criticismo. Le più agiate condizioni economiche permettono al filosofo l’acquisto di una casa circondata da giardino. La stima dei concittadini favorisce un lavoro metodico ed una costante concentrazione. È in questo periodo che si diffondono gli aneddoti sulla sua “leggendaria” abitudinarietà, sulla sua scrupolosità nell’insegnamento. Ma è un periodo di breve durata. Come accadrà a Fichte, qualche decennio più tardi, anche su Kant s’abbatte quella che Martinetti definisce la “reazione prussiana”. Nel 1788, il ministro Giovanni Federico Wöllner dà alle stampe il famoso Editto sulla religione mirante ad impedire l’insegnamento di dottrine contrarie all’ortodossia luterana. Pochi anni dopo, fa ad esso seguito, l’Editto sulla censura. Siamo in piena età rivoluzionaria ed è dunque spiegabile che, all’origine di tanti sovvertimenti politico-sociali, si pongano quelle idee illuministiche che, per tutto il secolo, la Francia aveva diffuso per l’Europa. D’altra parte gli scritti kantiani in materia di fede, seppur velatamente, inclinano verso quel deismo che è la negazione di ogni religione rivelata. Ci riferiamo in particolare ai seguenti testi: Sulla vanità di tutti i tentativi di teodicea, Della lotta del principio buono col cattivo, ma, soprattutto, a La religione entro i limiti della semplice ragione. Probabilmente il 1° ottobre 1794 giunge il provvedimento tanto temuto: Federico Guglielmo II minaccia il filosofo di spiacevoli misure repressive nel caso in cui egli si ostini “a travisare e deprimere più di un punto capitale della Sacra Scrittura e del Cristianesimo”. L’autodifesa di Kant è parsa a molti troppo conciliante; in realtà essa è coerente con le convinzioni del pensatore che avrebbe scritto pochi anni dopo: «Rinnegare le proprie convinzioni è cosa bassa: tacerle in circostanze come le presenti è dovere di suddito. Perché se bisogna sempre dire il vero, quando si parla, ciò non vuol dire che sia sempre un dovere parlare ...». D’altronde, gli scritti successivi, quali ad esempio La metafisica dei costumi, pubblicato nel 1797, non nascondono le simpatie di Kant per gli ideali rivoluzionari. Anche quando, con l’avvento del terrore in Francia, tali ideali da molti furono respinti. II 1797 è anche l’anno in cui il filosofo lasciò l’insegnamento pubblico, mantenendo però il diritto di voto al Senato accademico. Dal 1803 le sue condizioni di salute si aggravarono tanto da necessitare di un’assistenza costante sino al momento della morte. Purtroppo la mente più lucida del Settecento fu costretta alla paralisi negli ultimi due anni di vita; bellissime e toccanti sono le pagine scritte da De Quincey, Gli ultimi giorni di Kant.

Opere

Primo periodo (fino al 1760) L’interesse di Kant è particolarmente attratto dai problemi fisici e cosmologici. Sulla scorta del pensiero di Newton egli cerca di dar ragione: - della formazione del sistema solare; - del movimento dei corpi celesti; - della presenza di un creatore. Siamo in piena fase pre-critica. Tra le opere di questo periodo ricordiamo soprattutto: Storia generale della natura e teoria del cielo,1755. Secondo periodo (fino al 1780) Alcune opere, precedenti al 1770, testimoniano come nuovi problemi siano maturati nella ricerca del filosofo: Kant si sta avviando verso la logica e la metafisica. Poi con il 1770, anno della celebre prolusione universitaria a Königsberg, intitolata Forma e principi del mondo sensibile e intellegibile inizia la fase “critica” della filosofia kantiana. Tra gli scritti di tale periodo ricordiamo: Falsa sottigliezza delle figure sillogistiche; Unico argomento possibile di una dimostrazione dell’esistenza di Dio; Sogni di un visionario chiariti dai sogni della metafisica e la più volte citata dissertazione Forma e principi del mondo sensibile ed intellegibile. Terzo periodo (dal 1780 sino alla morte) La Critica della ragion pura, 1781, 1787. Le due edizioni presentano notevoli differenze. Prolegomeni ad ogni futura metafisica che si presenterà come scienza, 1783, opera scritta con intenti divulgativi come la Fondazione della metafisica dei costumi, 1785; Critica della ragione pratica, 1788; Critica del giudizio, 1790.

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La vita e le opere Premesse storiche: il sapere filosofico-scientifico prima di Kant II secolo XVIII vede il prevalere delle scienze esatte (matematica e fisica): le conquiste di queste due discipline furono tanto importanti, oltre che numerose, che per gli illuministi tali scienze divennero modello di tutte le altre. A ciò si aggiungano le realizzazioni tecnologiche connesse con la rivoluzione industriale. In ambito filosofico predominano razionalismo ed empirismo; mentre l’Illuminismo pone in crisi la morale e la religione tradizionali.

• Le scienze naturali e la matematica. Buffon, Verri, Lavater ma, soprattutto, Newton, che Kant considerava suo maestro, contribuiscono a diffondere, nell’opinione pubblica del ‘700, l’idea che la più alta forma di conoscenza sia quella scientifica. Nella gerarchia del sapere la scienza spodesta così la metafisica. A quest’ultima non resta che far propri l’ordine e la concretezza fisico-matematici, qualora voglia presentarsi come scienza.

Scienza e filosofia prima di Kant

• II razionalismo ritiene che la conoscenza derivi da idee innate, ovvero da principi connaturati allo spirito, prima di ogni esperienza. Tali principi sono universali e necessari. Pertanto, il processo conoscitivo, tipico del razionalismo, è il giudizio analitico, giudizio in cui viene reso esplicito un predicato già implicito nel soggetto (per esempio: i corpi sono estesi). • L’empirismo afferma, invece, che non vi è conoscenza che non derivi dai sensi. Alla scienza spetta, dunque, il compito di assimilare e coordinare più esperienze sensibili. Pertanto, il processo conoscitivo tipico dell’empirismo è il giudizio sintetico, grazie al quale un predicato ad esso estraneo viene, grazie alla copula, “saldato” al soggetto. L’empirismo di Hume, nega la necessità e la universalità dell’esperienza. Solo la consuetudine ci fornisce una sufficiente sicurezza che ad un fenomeno (chiamato “causa”) ne seguirà un altro (che definiamo “effetto”). • L’Illuminismo, infine, ha posto in crisi sia le religioni positive (protestantesimo e cattolicesimo), sia la morale tradizionale con la ricerca di un nuovo principio che la giustifichi: utilitarismo, edonismo, altruismo, senso morale.

Immanuel Kant.

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1 - IMMANUEL KANT (1724-1804)

Critica della ragion pura Le prefazioni La critica della ragion pura è preceduta da due introduzioni e da una prefazione.

• Nelle due introduzioni (la prima apposta all’edizione del 1781, la seconda a quella del 1787) Kant fa il punto sullo status quaestionis ovvero sui progressi compiuti dalla filosofia teoretica sino ai suoi giorni e anticipa l’impostazione che egli intende dare al problema conoscitivo. • Nella prefazione, invece, egli traccia il piano generale dell’opera.

Prefazioni e introduzione

• “L’umana ragione - esordisce Kant nell’introduzione -, in un settore della sua conoscenza, ha la sorte singolare di essere travagliata da problemi che non può esitare di affrontare, in quanto le sono sottoposti dalla sua stessa natura, ma che le è impossibile risolvere, in quanto oltrepassano i suoi pensieri”.

Il che significa: - iI settore della conoscenza così travagliata è la metafisica. - La tendenza ad affrontare problemi metafisici è connaturata al pensiero dell’uomo, che vuol superare i limiti postigli dal mondo fenomenico. - Tuttavia, II pensiero umano non è in possesso dei mezzi per affrontare e risolvere i quesiti che esso stesso si pone.

Dal che deriva una costante pluralità di soluzioni, nessuna delle quali convincente.

• II dogmatismo, (di Wollf ma anche di Leibniz e Spinoza) è paragonabile ad un governo dispotico in quanto, acriticamente, stabilisce l’esistenza di idee innate. Soluzioni del problema metafisico

• Lo scetticismo (probabilmente riferito a Hume) è simile alla discordia nella società, in quanto demolisce senza nulla edificare. • L’empirismo di Locke ha spiegato sino ad un certo punto il funzionamento del pensiero (“la filosofia dell’intelletto umano”) ma, innanzi a alcune domande di fondo, non fornisce risposta.

II criticismo kantiano • Il pensiero kantiano differisce dagli altri sistemi che pretendono e negano acriticamente la possibilità della ragione di giungere ad una conoscenza indipendente “da ogni esperienza”,

Sistemi del passato

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• Kant invece fa appello alla ragione medesima, così che essa indaghi e, dunque, sottoponga a critica le sue stesse capacità conoscitive, al fine di appurare se è in grado di giungere ad un sapere metafisico (indipendente, cioè, da ogni esperienza). Per dirla con Kant, occorre: “erigere un tribunale che garantisca le pretese legittime della ragione stessa, e condanni quelle infondate, non ad arbitrio, ma sul fondamento delle leggi esterne ed immutabili della ragione medesima: un tale tribunale non può essere altro che la critica della ragion pura”.


Critica della ragion pura La “rivoluzione copernicana” Occorre, perciò, in primo luogo, isolare queste “leggi eterne ed immutabili della ragione”, che sono a priori, cioè non derivano dall’esperienza, grazie alle quali sarà poi possibile giudicare riguardo alle pretese della ragione stessa di approdare ad un sapere metafisico. Considerati tuttavia i tentativi falliti nel passato, non sarà fuori luogo una sorta di rivoluzione teoretica, analoga a quella che, in ambito astronomico, compì Copernico, “il quale, constatando che non poteva dar ragione dei movimenti celesti muovendo dal presupposto che tutto il complesso degli astri ruotasse intorno allo spettatore, tentò di vedere se non riusciva meglio nel suo intento facendo ruotare lo spettatore e tenendo invece fermi gli astri”. In altri termini,

Gnoseologia tradizionale e gnoseologia kantiana

• mentre la filosofia precedente a Kant presupponeva l’esistenza di oggetti al di fuori del soggetto e mostrava in quale modo il soggetto si adeguasse (cioè conoscesse) tali oggetti; • Kant, invece, propone “l’ipotesi che siano gli oggetti a doversi regolare sulla nostra coscienza”, ovvero che le nostre facoltà a priori creino le condizioni grazie alle quali le sensazioni, collegandosi ed armonizzandosi insieme, ci forniscano quella che chiamiamo conoscenza.

Si tratta, dunque, di una rivoluzione che, all’oggettività sostituisce una serie di soggettività del conoscere, tutto incentrato sulle facoltà a priori dell’io. Tali facoltà sono definite da Kant “trascendentali”.

Trascendente e trascendentale

• Trascendente - scrive Piero Martinetti - è “tutto ciò che oltrepassa, va al di là di ogni possibile esperienza”, e si oppone, perciò, ad immanente che significa “compreso nei limiti dell’esperienza possibile”. Non importa, fa ancora notare Martinetti, se tale esperienza realizzata, da realizzarsi o in quale modo realizzabile. • Trascendentale, invece, pur non derivando dall’esperienza, proprio nell’esperienza si realizza ed è questo l’elemento che esso ha in comune con l’immanente. Trascendentali, perciò, sono le facoltà dell’intelletto che, pur a priori, non possono essere pensate in astratto, fuori dal mondo delle sensazioni e della realtà.

Giudizi sintetici, giudizi analitici e giudizi sintetici a priori La conoscenza umana, per essere davvero valida, deve secondo Kant racchiudere due elementi: la novità e l’oggettività.

• Per novità s’intende che ogni giudizio deve racchiudere in sé un elemento conoscitivo nuovo. II sapere dell’uomo si estende e per estendersi deve far proprio quanto prima era ad esso estraneo. • Per oggettività non deve intendersi l’adeguarsi del soggetto all’oggetto (concezione superata dalla “rivoluzione copernicana”) ma il fatto che ogni conoscenza deve essere universale e necessaria. Deve essere, dunque, rigorosamente valida per tutti i tempi e tutti i luoghi.

Caratteri della conoscenza

• Tuttavia, fa osservare Kant, i progressi della filosofia sono approdati solo a due tipi di giudizi conoscitivi, di cui l’uno è la negazione dell’altro: il giudizio sintetico o estensivo ed il giudizio analitico o esplicativo. • Il giudizio sintetico o estensivo è quello in cui il predicato si trova fuori dal soggetto. Si tratta di un tipico giudizio sperimentale o a posteriori, che ci fornisce quella che Leibniz definiva “verità di fatto”, dunque, la novità della conoscenza. • II giudizio analitico o esplicativo è invece - come già abbiamo osservato precedentemente - quello in cui il predicato appartiene al soggetto o vi è implicito. Tale giudizio non approda a nessuna nuova conoscenza ma si rivela necessario e universale. A priori, in altri termini. • Esiste, però, un terzo tipo di giudizio che possiamo definire sintetico a priori. In tale giudizio la novità si fonde all’oggettività, per cui la nostra conoscenza si arricchisce di nuovi dati, pur non rinunciando a rimanere necessaria ed universale.

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1 - IMMANUEL KANT (1724-1804)

Giudizi sintetici a priori: matematica, fisica, metafisica II problema che si pone a questo punto è il seguente: i giudizi sintetici a priori, in quanto unica forma autentica di conoscenza, sono possibili? Kant risponde:

Giudizi sintetici a priori nelle scienze e nella matematica

Essi sono possibili nelle scienze matematico-fisiche, in quanto tali scienze da sempre ci forniscono conoscenze nuove che, tuttavia, hanno carattere universale e necessario. Stabilito che nelle scienze matematiche e fisiche tali giudizi sono possibili, in quanto sono il fondamento stesso di dette scienze, la domanda allora si trasforma e diviene duplice: a) Come è possibile una matematica pura? b) Come è possibile una fisica pura? In che modo le funzioni trascendentali a priori operano in ciascuna di queste scienze?

La forma e la materia della conoscenza Analizziamo meglio il giudizio sintetico a priori, così come esso è applicato nelle scienze. Tale giudizio è costituito da due elementi: una materia ed una forma a priori.

a) La materia è il dato di esperienza fornito dai sensi. Si tratta, dunque, d’una ricezione passiva di sollecitazioni esterne. b) La forma è l’elemento a priori, che ha il compito di unificare tali ricezioni. La forma è, perciò, l’elemento attivo della conoscenza. Forma e materia della conoscenza

In altri termini: a) a differenza degli idealisti successivi, le forme trascendentali non creano la realtà; b) esse si limitano ad unificare e coordinare la caotica massa delle sollecitazioni esterne.

La critica della ragion pura come scienza speciale La critica della ragion pura si propone quindi come scienza speciale, cui spettano due compiti:

Scopi della critica come scienza speciale

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1) Un compito di fondazione. Essa ha lo scopo, infatti, di fondare il sapere come scienza. A questo fine sarà necessario individuare le forme a priori presenti nelle due facoltà conoscitive proprie dell’uomo: la sensibilità e l’intelletto. 2) Un compito di limitazione. La critica della ragion pura dovrà, come scrive K., “non allargare ma depurare la ragione”, liberandola da quanto esorbita dalle sue possibilità.


Critica della ragion pura Facoltà conoscitive e divisione dell’opera Kant riprende la distinzione scolastica tra i “due tronchi dell’umana conoscenza”: il senso e l’intelletto.

1) Il senso, il momento del sapere nel quale gli oggetti sono dati, corrisponde, nell’ambito della trattazione della Critica della ragion pura, all’Estetica trascendentale. Divisione dell’opera

2) L’intelletto, momento del sapere in cui gli oggetti sono pensati, appartiene alla Logica trascendentale. A sua volta la Logica si divide in: a) analitica trascendentale, b) dialettica trascendentale.

L’Estetica trascendentale Kant usa il termine “estetica” in senso tradizionale

1) Prima di lui, infatti, Baumgarten si era servito del termine estetica per indicare “la scienza del bello”(3).

Accezioni del termine “estetica”

2) Kant, invece, ritorna all’uso scolastico, che divideva la conoscenza in cose sentite (aisthetà) e cose pensate (noetà). L’estetica trascendentale, dunque, è la scienza che si occupa di rintracciare le forme a priori nell’ambito della sensibilità. Nella sensazione distinguiamo, come sempre, due elementi: una materia ed una forma.

• La materia è il molteplice, variabile dato che ci proviene dal mondo dei fenomeni (Erscheinung). II dato è sempre a posteriori, noi lo subiamo, cioè lo recepiamo passivamente.

Materia e forma della sensazione

• Tuttavia non tutto è passività nell’ambito del sentire. Esiste anche qui una attività a priori che ha il compito di unificare i dati e di strutturarli in rappresentazioni intelligibili.

Tale attività si manifesta nei “principi a priori della sensibilità”, che sono appunto oggetto di studio dell’estetica trascendentale. Essi sono due: a) il tempo b) lo spazio.

Lo spazio è il luogo degli oggetti così come ce li rappresentiamo mediante il senso esterno. II che significa che lo spazio non è: • un concetto empirico ricavato dall’esperienza esterna; Caratteristiche dello spazio

• né un concetto assoluto, a sé stante, quasi un contenitore delle cose; • ma piuttosto, in quanto intuizione pura, esso è l’attitudine, comune a tutti i soggetti pensanti, ad unificare le sensazioni tattili e visive, in oggetti tridimensionali.

(3)

La definizione di Baumgarten, tuttavia, avrà fortuna infinitamente maggiore di quella kantiana nell’ambito della storia della filosofia.

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1 - IMMANUEL KANT (1724-1804) Il tempo è il modo con cui ci rappresentiamo la successione ed il fluire dei fenomeni mediante il senso interno. II che significa che il tempo non è: • un concetto empirico ricavato dall’esperienza del divenire; • né un valore assoluto, astratto, così come era concepito dalla fisica newtoniana;

Caratteristiche del tempo

• ma piuttosto, in quanto intuizione pura, esso è il modo in cui l’io coglie se stesso come continuamente mutante ed estende poi questo senso del mutamento al mondo che lo circonda. N.B. Sia lo spazio che il tempo sono forme trascendentali non innate; non preesistono perciò all’esperienza, viceversa, esistono ed operano solo all’interno dell’atto conoscitivo, assicurandoci quella che Kant definisce “intuizione fenomenica”. Tale intuizione, proprio perché garantita dalle forme a priori, è valida e universale, cioè comune agli uomini di tutti i tempi e di tutti i luoghi. In questo modo Kant respinge sia l’idealismo di Berkeley sia lo scetticismo di Hume che chiudevano l’individuo in un solipsismo conoscitivo incomunicabile agli altri.

Aritmetica e geometria A questo punto Kant ritiene di poter rispondere alla domanda: “come è possibile una matematica pura?”. Ovvero come le funzioni trascendentali operano in questa scienza(4). Innanzitutto occorre dividere la matematica in aritmetica e geometria.

1) L’aritmetica è: a) una costruzione sintetica. Essa infatti ci fornisce risultati che non sono il frutto di una deduzione logica da principi generalissimi, ma derivano da autentica intuizione. Per cui - scrive Kant - “io vedo nascere” dalla proposizione 5 + 7 la somma 12 grazie al conteggio sulle dita o ad una serie di punti. b) Una costruzione a priori. L’elemento a priori è fornito dall’intuizione del tempo, grazie alla quale si possono costruire i numeri con l’addizione successiva di unità. Aritmetica e geometria

2) La geometria è: a) una costruzione sintetica. Infatti nella proposizione “la linea retta è la più breve tra due punti”, parto da un concetto puramente qualitativo, quello cioè di linea retta, al quale, solo grazie all’intuizione (non, quindi, deduttivamente) posso aggiungere un altro quantitativo. Quello cioè di brevità. b) Ma anche una costruzione a priori. L’elemento a priori è fornito dall’intuizione dello spazio. La quale fa sì che le proposizioni geometriche siano tutte apodittiche, cioè assolutamente valide, indipendentemente dall’applicazione concreta ai dati di esperienza (per esempio la somma degli angoli interni di un triangolo deve essere uguale a due angoli retti).

L’Estetica trascendentale, dunque, si conclude dimostrando come, grazie all’intuizione, noi non conosciamo le cose in sé ma le cose così come esse sono rispetto a noi. Kant può perciò affermare che, se supponessimo cancellato il soggetto conoscente, “e anche solo la natura soggettiva dei sensi in generale, sparirebbe la natura, lo spazio e il tempo”.

(4)

Per quanto riguarda la fisica, risponderà più avanti, nell’Analitica trascendentale.

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Critica della ragion pura La logica trascendentale Alla facoltà di ricevere dati dall’esterno e di unificarli mediante le forme pure dello spazio e del tempo, succede ora un’altra facoltà: quella di pensare gli oggetti che la sensibilità ci ha fornito. La facoltà del pensare è l’intelletto (Verstand).

1) La spontaneità, l’attività, cioè, volta a coordinare la pluralità dei fenomeni che la sensazione ha solo parzialmente unificato. 2) Tale coordinazione si manifesta nell’imporre ai fenomeni stessi delle leggi che si rivelano universali e necessarie (per esempio la causalità). Caratteristiche dell’intelletto

3) L’intelletto, tuttavia, non può prescindere dal materiale fornito dalla sensazione. Per cui come scrive Kant: “i pensieri senza contenuto sono vuoti, le intuizioni senza concetto sono cieche”. 4) Il concetto, che è il prodotto tipico dell’intelletto, si distingue, come la sensazione, in un contenuto ed in una forma. 5) Compito della logica trascendentale è individuare le forme pure o a priori dell’intelletto.

Analitica e dialettica trascendentale Abbiamo già detto come la Logica si divida a sua volta in Analitica e Dialettica trascendentale.

1) L’Analitica trascendentale ha il compito di esporre “gli elementi della conoscenza pura dell’intelletto ed i principi senza i quali non si può assolutamente pensare alcuno oggetto”. L’intelletto, infatti, pur essendo attività spontanea, non può per nulla prescindere da quanto gli viene fornito dalla sensibilità. Per cui, ambito dell’analitica sarà la considerazione dell’intelletto inteso come organo di coordinazione e valutazione. Analitica e Dialettica trascendentale

2) La Dialettica trascendentale, invece, prende in considerazione quella che Kant definisce una “tentazione” dell’intelletto stesso. Tale tentazione consiste nel non volersi più accontentare di coordinare e valutare il materiale sensibile, ma nel voler produrre realtà oggettive, prescindendo dall’ambito sensibile stesso. In tal caso, l’intelletto, che Kant definisce in questo caso “ragione”, cade: - nella “logica dell’apparenza”: “arte sofistica”, sostituendo alla verità l’illusione; - nel dogmatismo acritico, tipico della metafisica, infecondo perché non scientifico.

L’Analitica trascendentale Categorie e giudizi La funzione tipica dell’intelletto è quella del giudicare. II termine “giudizio” deve, tuttavia, essere inteso in senso trascendentale. Infatti:

Il giudizio nella logica trascendentale e formale

1) II giudizio, secondo la logica formale, consiste nel collegare (mediante la copula) un soggetto ad un predicato. 2) Il giudizio, invece, secondo la logica trascendentale è “la funzione dell’unità tra rappresentazioni” (Raschini); ovvero l’atto mediante il quale rappresentazioni diverse vengono ricondotte all’unità.

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1 - Immanuel Kant (1724-1804) A prescindere dai contenuti dei giudizi medesimi, K. individua quattro tipi di giudizi fondamentali; ciascuno diviso in tre momenti. In totale, dunque, dodici classi di giudizi così raggruppate.

Tavola dei giudizi Quantità

Qualità

Relazione

Modalità

singolari

affermativi

categorici

problematici

particolari

negativi

ipotetici

assertori

universali

infiniti

disgiuntivi

apodittici

In un secondo momento, con procedimento puramente deduttivo, Kant giunge ad individuare altrettanti (cioè 12) concetti puri dell’intelletto, che egli, con termine aristotelico, definisce anche categorie.

Tavola delle categorie Quantità

Qualità

Relazione

Modalità

unità

realtà

sostanza

possibilità

pluralità

negazione

causa

esistenza

totalità

limitazione

reciprocità

necessità

Le categorie sono, dunque, per Kant i concetti puri, originari, che l’intelletto contiene in sé a priori.

• Esse sono forme vuote che necessitano di essere “riempite” di rappresentazioni sensibili. Quelle rappresentazioni che, già in parte, sono state unificate dalle forme pure dello spazio e del tempo.

Caratteristiche delle categorie

• Tuttavia se le rappresentazioni, già parzialmente unificate da spazio e tempo, non venissero a loro volta, più saldamente, collegate insieme da uno degli elementi a priori dell’intelletto (le categorie), tale unificazione rimarrebbe al livello di una associazione pratica. La causalità da Hume e Kant è intesa in due accezioni diverse. a) Hume affermava che per abitudine associamo al fenomeno A (causa) il fenomeno B (effetto). b) Kant affermava, invece, che la causalità non è una associazione, determinata dall’abitudine o dalla comodità, ma una legge universale e necessaria, in quanto basata su di un elemento a priori.

Per Aristotele: a) le categorie vengono individuate mediante l’induzione, cioè quel processo che, partendo dai dati di esperienza, giunge ai concetti astratti. Le categorie secondo Aristotele e Kant

b) Questo avviene in quanto le categorie aristoteliche sono modi d’essere delle cose, a cui il soggetto conoscente cerca di adeguarsi. Per Kant: a) le categorie vengono individuate a priori, ovvero deducendole dal rispettivi giudizi, senza far ricorso ai dati forniti dalla sensibilità. b) Questo avviene in quanto le categorie kantiane sono modi d’essere dell’intelletto conoscente, a cui le cose devono adeguarsi.

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Critica della ragion pura La deduzione trascendentale Occorre, a questo punto, dimostrare la legittimità delle categorie ad applicarsi al mondo fenomenico, nonché la pretesa delle categorie stesse di fornirci una conoscenza oggettiva (ovvero universale e necessaria) della realtà. Una conoscenza dunque, scientifica, quale ci viene fornita dalla fisica.

• Noi possediamo, grazie allo spazio ed al tempo, una serie di rappresentazioni. Con quale diritto - direbbe Hume - pretendiamo di collegarle e unificarle mediante leggi universali e necessarie, come quella della causalità? Problemi che la deduzione trascendentale deve risolvere

• Come possono le categorie che sono soggettive (appartengono al soggetto pensante) fornire una visione: • oggettiva del mondo cioè superindividuale, • necessaria, cioè, scientificamente rigorosa; ben lontana comunque da quella dei sensi, di cui sono celebri le illusioni?

La risposta a queste domande occupa quella che Piero Martinetti considera la parte più “prolissa, oscura e contorta” di tutta la Critica della ragion pura. Kant definisce questa parte “deduzione trascendentale”, traendo il termine dal linguaggio giuridico, il quale distingue in una questione ciò che è di fatto da ciò che è di diritto e chiama “deduzione” la dimostrazione di ciò che è di diritto” (Raschini).

Deduzione trascendentale e fisiologica dell’intelletto

• Se Kant si limitasse a spiegare il funzionamento di fatto (de facto) delle categorie, la sua opera si ridurrebbe ad una fisiologia dell’intelletto umano (Locke); • egli, invece, mira ad una dimostrazione di diritto (de iure), in quanto la Critica della ragion pura riguarda forme a priori, coglibili solo tramite il metodo deduttivo.

Attività • • • • • •

Cosa si intende con il termine criticismo, riferito alla filosofia kantiana? In cosa consiste la “rivoluzione copernicana” operata da Kant? Che differenza c’è tra i concetti “trascendente” e “trascendentale”? Definisci e confronta tra loro i giudizi analitici a priori, sintetici a posteriori, e sintetici a priori. Di cosa si occupa Kant nell’estetica trascendentale? Quali sono le caratteristiche delle categorie kantiane? Confrontale col concetto di categoria in Aristotele.

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1 - IMMANUEL KANT (1724-1804)

L’lo penso II primo problema che, tramite la deduzione trascendentale, Kant si accinge a risolvere è quello che abbiamo formulato nel modo seguente: come possono le categorie, che sono soggettive, fornire una visione oggettiva e necessaria del mondo? A questo proposito Kant risponde introducendo il concetto di lo penso. • Esso è l’atto o la sintesi mediante la quale le dodici categorie dell’intelletto vengono ricondotte all’unità. Ogni proposizione, infatti, che abbia valore scientifico è sempre, mentalmente, preceduta dalla formula “lo penso che...”. Per cui, a ragione, il Baravalle definisce l’lo penso come la categoria delle categorie. • Proprio per questo motivo occorre ben distinguere tra lo penso e categoria dell’unità. Kant infatti afferma che “la rappresentazione di questa unità non è il risultato dell’unificazione ma la condizione di questa”. II che significa che: - l’Io pensò è “il fondamento... dell’intelletto nel suo lavoro logico”. - Senza l’lo penso, neppure sarebbe possibile l’applicazione al molteplice della categoria dell’unità. • L’lo penso è la spontanea coscienza che il soggetto ha di sé stesso come ente pensante. Occorre, perciò, distinguere l’lo penso dal senso interno (il tempo), che abbiamo definito come la rappresentazione che l’io ha di sé stesso come costantemente mutante.

Caratteristiche dell’Io penso

• L’lo penso, infatti, è appercezione pura e originaria di me come soggetto pensante. Ovvero è la coscienza che io posseggo del fatto di essere dotato di pensiero, pensiero capace di operare la sintesi tra me stesso come unità e la molteplicità dei dati sensibili e delle categorie. • Il senso interno è la capacità che io posseggo di cogliere me stesso come esistente (non come pensiero ma come creatura vivente, soggetta alle modificazioni del tempo). • L’lo penso è il fondamento della possibilità universale di conoscere, comune a tutti gli esseri razionali. Esso è, dunque, una coscienza sovraindividuale, capace di organizzare le rappresentazioni delle coscienze empiriche (soggetti pensanti) secondo leggi universali. Per questo può essere definito: “il legislatore della natura, il costruttore del mondo dell’esperienza”. • Tuttavia l’Io penso è autocoscienza non creatrice. Questa è la caratteristica che distingue l’Io kantiano dallo Spirito assoluto dell’idealismo postkantiano. Infatti: - mentre per l’idealismo è l’lo trascendentale a creare il mondo dell’esperienza; - per Kant invece natura ed io sono in reciproca dipendenza, in quanto l’intelletto ha il compito di esprimere in strutture rigorose quei fenomeni che gli provengono dal mondo esterno, già parzialmente unificati secondo le unità spazio-temporali. Per dirla con Kant: “Noi non possiamo pensare alcun oggetto che attraverso le categorie, e non possiamo conoscere alcun oggetto pensato che attraverso intuizioni che corrispondano a quei concetti”.

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Critica della ragion pura Lo schematismo trascendentale La seconda domanda a cui K. risponde è quella che abbiamo formulato nel modo seguente: possediamo, grazie allo spazio e al tempo, una serie di rappresentazioni. Con quale diritto pretendiamo di collegarle ed unificarle mediante leggi universali e necessarie? In altri termini: le categorie e le intuizioni sensibili sono di natura del tutto eterogenea le une rispetto alle altre. È possibile operare tra esse una sintesi? Kant introduce, per risolvere la difficoltà, un elemento nuovo: l’immaginazione trascendentale.

• L’immaginazione trascendentale è una facoltà intermedia tra sensibilità ed intelletto. • In quanto tale, ha il compito di elaborare quelli che Kant definisce “schemi” o “schematismi trascendentali”.

Caratteristiche dell’immaginazione trascendentale

• Lo schematismo è una “preformazione del materiale-sensibile da parte dell’immaginazione trascendentale” (Martinetti) la quale, inconsciamente, prepara detto materiale “in modo che l’intelletto non ha più che da confermare e ratificare i rapporti già preesistenti”, elevandoli ad un livello superiore. • Ne deriva che l’intelletto non applica a caso le sue categorie sulla congerie dei dati ma, in qualche modo, su strutture che la psiche gli ha precedentemente fornito. Kant enumera quattro schemi da porre in analogia con le quattro categorie corrispondenti. Schemi Categorie 1) Numero 1) Quantità 2) Cosalità 2) Qualità 3) Successione e simultaneità 3) Relazione 4) Esistenza 4) Modalità

Fenomeni e noumeni L’analisi condotta da Kant può giungere così alle seguenti conclusioni:

1) “Le categorie, isolate dal materiale intuitivo, sono vuote; esse servono solo a costituire l’esperienza” (Martinetti)

Conclusioni dell’analisi kantiana

2) Ne consegue che, il nostro conoscere vero e proprio è limitato al campo dell’esperienza, ovvero al mondo dei fenomeni. Di ciò in altri termini, che appare, che viene recepito dai sensi. 3) In quanto conoscenza relativa, essa ne presuppone una assoluta; un sapere cioè che riguardi le cose in sé, indipendentemente dal fatto che possiamo o meno avere di esse esperienza. Tali cose vengono definite da Kant “noumeni”, ovvero entità intellegibili.

Occorre mettere in evidenza, tuttavia, il fatto che Kant, soprattutto nella seconda edizione della Critica, ha sempre più cercato di presentare il noumeno come un concetto negativo. La vera conoscenza si estende ai fenomeni; al di là di essi vi è “un territorio vuoto”. Scrive infatti: “Il concetto del noumeno non è il concetto di un oggetto, ma il problema inevitabilmente connesso con la limitazione della nostra esperienza”.

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1 - IMMANUEL KANT (1724-1804)

La Dialettica trascendentale La Dialettica trascendentale rappresenta la parte negativa della Critica. Essa infatti riguarda:

1) La ragione (Vernunft) che è la facoltà che “produce da sé i concetti”. 2) Ma i concetti, che non hanno alcuna base nell’esperienza, sono semplicemente fittizi. 3) La ragione, dunque, fa un uso illogico delle categorie, pretendendo con esse di cogliere l’incondizionato. 4) L’incondizionato (universalitas) è allora il carattere distintivo di tutte le idee della ragione. Esse si distinguono dai concetti puri dell’intelletto, perché: a) mentre questi ultimi sono i presupposti di ogni esperienza possibile, Caratteristiche della ragione

b) le prime non ci forniscono altro che una totalità astratta, di cui nulla possiamo affermare riguardo alla reale esistenza. 5) Le idee tuttavia non sono inutili. Infatti: a) se non posseggono alcun valore dal punto di vista teoretico, b) sono però feconde in ambito pratico, in quanto l’aspirazione ad una perfezione assoluta può migliorare la natura umana. N.B. Non è possibile, dunque, una metafisica come scienza, in quanto, • mentre la scienza opera mediante concetti trascendentali, • la metafisica elabora idee trascendenti.

Le tre idee della ragione “Le idee, scrive Kant, sono concetti razionali dei quali non ci può essere nell’esperienza alcun oggetto adeguato. Esse non sono intuizioni... né sentimenti... ma concetti di perfezione cui ci si può sempre avvicinare ma che non si può mai raggiungere completamente”. Le tre idee, che K. enumera come “oggetti necessari della ragione”(5), sono le seguenti:

1) Anima (di essa si occupa la psicologia razionale) Le pseudoscienze ed il loro oggetto

2) Mondo (ambito della cosmologia) 3) Dio (oggetto della teologia)

Tuttavia, queste pseudoscienze, proprio perché costruite su presupposti che esulano dall’esperienza, finiscono per cadere in quelle sofisticazioni tipiche della ragione; sofisticazioni nelle quali, del resto - annota Kant - può cadere anche ‘’il più saggio tra gli uomini”. Queste sofisticazioni sono denominate paralogismi ed antinomie.

• Paralogismo: “Da Aristotele in poi questo termine viene usato per indicare un sillogismo o comunque un argomento falso” dal punto di vista formale (Abbagnano). Paralogismi ed antinomie

• Antinomia significa letteralmente “contraddizione”, ma Kant la usa per “indicare il conflitto in cui la ragione viene a trovarsi con se stessa in virtù dei suoi stessi procedimenti” (Abbagnano).

Kant usa l’aggettivo “necessario”, in quanto la ragione umana possiede “la tendenza ad oltrepassare il mondo dell’esperienza per attingere la realtà sovrannaturale” (Baravalle). (5)

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Critica della ragion pura La psicologia razionale Come scrive Nicola Abbagnano la critica kantiana alla psicologia razionale ed al concetto di anima “consiste nel dichiarare illegittima la trasformazione della coscienza in sostanza e quindi nell’eliminare la nozione stessa di anima come sostanza in sé sussistente”. In altri termini:

• La psicologia razionale ritiene che l’lo penso sia una sostanza semplice e quindi distinta dal corpo, scomparso il quale, continua a sussistere; • ma K. ha dimostrato nell’Analitica che l’lo penso è semplicemente la coscienza che il soggetto ha di sé stesso come pensante. Anima e Io pensante

• L’lo penso è dunque una funzione, grazie alla quale la molteplicità delle categorie viene ridotta all’unità del soggetto che le applica. • Tuttavia, la psicologia razionale, (K. polemizza, in particolare, con Wolff) confondendo i concetti di sostanza e di coscienza, cade in paralogismi psicologici, grazie ai quali essa tenta di dimostrare razionalmente la sostanzialità, la semplicità e l’immortalità dell’anima.

La cosmologia razionale La critica, che Kant conduce nei riguardi di questo termine, è così articolata:

• la sua critica non concerne la cosmologia intesa come filosofia della natura; Critica della cosmologia razionale

• ma quella parte di essa “che ha per oggetto l’idea del mondo e cerca di determinare le caratteristiche generali dell’universo nella sua totalità” (Abbagnano). • Tuttavia, dal momento che le preposizioni cosmologiche presuppongono una esperienza esterna totale, mentre le forme a priori sono parziali, ne deriva che la cosmologia approda ad affermazioni antitetiche, che offrono eguale verosimiglianza: si tratta di antinomie riconducibili, per Kant, ciascuna ad un gruppo di categorie.

a) Antinomia della qualità i.

Tesi: il mondo è chiuso entro i limiti di spazio e tempo

ii. Antitesi: il mondo è infinito nel tempo e nello spazio b) Antinomia della quantità iii. Tesi: ogni sostanza è composta di elementi semplici cioè individuali iv. Antitesi: non esiste al mondo alcuna sostanza composta di elementi semplici Le antinomie cosmologiche

c) Antinomia della relazione v.

Tesi: Per spiegare i fenomeni della natura sono necessarie sia la causalità che la libertà

vi. Antitesi: non c’è alcuna libertà, tutto deriva dalla causalità d) Antinomia della modalità vii. Tesi: il mondo può dipendere solo da un essere assolutamente necessario viii. Antitesi: non esiste alcun essere come causa del mondo

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1 - Immanuel Kant (1724-1804)

La teologia razionale L’idea di Dio, di cui si occupa la teologia razionale, è definita da K. come l’ideale della ragion pura. La differenza tra idea ed ideale consiste i seguenti aspetti:

• l’idea è assai più lontana dall’esperienza di quanto lo siano le categorie,

Idea ed ideale

• l’ideale, a sua volta, è, rispetto all’idea, ancora più astratto. Ciò non significa che esso sia chimerico. Per quanto inattingibile dalla conoscenza umana, l’ideale rappresenta, pur sempre, un criterio sul quale regolare le nostre azioni.

Abbiamo detto che l’ideale esula dalle capacità conoscitive dell’uomo. Per questo

motivo Kant rifiuta e critica quelle che sono considerate le tre argomentazioni tradizionali dell’esistenza di Dio, ovvero: la prova teleologica, la prova cosmologica e la prova ontologica. Le prime due, elaborate soprattutto da S. Tommaso e da S. Bonaventura; l’ultima, celebre per la formulazione fornitane da S. Anselmo.

Prova teleologica “L’ordine del mondo esige una mente ordinatrice (Dio)”; non è accettabile perché l’uomo non è in grado di stabilire il rapporto adeguato tra questo ordine e il grado di perfezione di Dio. Cioè Dio potrebbe essere più perfetto del mondo, non essere la “perfezione assoluta” come è implicito nel concetto di Dio.

Prove dell’esistenza di Dio

Prova cosmologica La contingenza del mondo implica l’esistenza di un essere necessario (Dio); ma per K. l’essere necessario è quello il cui concetto implica l’esistenza; il che rinvia alla prova ontologica. Prova ontologica Dio è l’essere perfetto: tale concetto implica necessariamente l’esistenza. Secondo Kant l’esistenza di un essere non può essere dedotta per analisi dal suo concetto; così per Dio; d’altra parte non la si può aggiungere al concetto “sinteticamente” per esperienza, perché Dio è oltre ogni esperienza.

Le idee della ragione. Conclusioni di Kant

• Pertanto Dio, anima, mondo, oggetti rispettivamente della teologia, della psicologia, della cosmologia razionali, non sono conoscenze scientifiche ma semplicemente “idee della ragione”; come pure forme a priori del nostro spirito esse hanno tuttavia una funzione normativa per l’uomo: pensare le cose dell’esperienza come se il mondo, l’anima, Dio, esistessero. • Inoltre Kant, a conclusione della sua analisi critica, pur avendo affermato che la ragione pura non può dimostrare nulla riguardo alla realtà del mondo, dell’anima (immortalità, libertà), di Dio (esistenza, natura, ecc.), dichiara coerentemente che neppure le tesi opposte possono essere dimostrate scientificamente. Anzi, quelle tesi rappresentano di per sé l’aspirazione metafisica dell’uomo e Kant, riscontrata l’impossibilità di fondarle e dimostrarle sul piano teoretico, le riaffermerà sul piano pratico.

1) Matematica e fisica sono scienze oggettive, di valore universale. Esse sono tali grazie ai nessi a priori con cui il soggetto opera la sintesi dei dati forniti dai sensi.

Bilancio dei risultati conseguiti dalla prima Critica

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2) Le forme a priori valgono solo nell’ambito dell’esperienza; perciò la conoscenza dell’uomo è limitata ai fenomeni; la realtà in sé (noumeno) non è conoscibile ma solo pensabile. 3) La metafisica non è scienza e, per lo meno, non è annoverabile tra le scienze naturali, così come esse sono concepite da Newton o Galilei. Non è possibile tuttavia negare l’esigenza insopprimibile dello spirito umano a trascendere il mondo fenomenico. Per appagare tale esigenza, occorrerà intraprendere una via diversa da quella (teoretica) segnata dalla Critica della ragion pura. Questo compito è assegnato da Kant alla ragion pratica.


Critica della ragion pratica

Critica della ragion pratica L’essere umano non si afferma solo nella conoscenza, egli è anche comportamento, azione, moralità. Non esiste pertanto contraddizione nell’affermare del medesimo soggetto che:

• dal punto di vista della ragion pura egli è un fenomeno concatenato ad altri fenomeni; dunque, privo di libertà. L’uomo come fenomeno e come noumeno

• Dal punto di vista della ragion pratica, invece, egli è un essere in sé (noumeno) e, come tale, dotato di libertà. N.B. La libertà, infatti, è il presupposto (postulato)(6) di ogni dottrina morale, in quanto la responsabilità sarebbe inconcepibile se il soggetto non fosse libero di scegliere.

La libertà Kant afferma che l’ambito della filosofia pratica (della morale) comprende “tutto ciò che è possibile per mezzo della libertà”. Occorre tuttavia esaminare bene ciò che K. intende per “libertà”.

• La libertà non ha nulla a che fare con l’arbitrio animale, con quello spontaneismo che tende ad ottenere tutto ciò che viene proposto dai sensi. Falsa ed autentica libertà

• L’autentica libertà è “ciò che è indipendente da stimoli sensibili e quindi non può essere determinato se non da motivi razionali”. N.B. Il che significa che, anche in ambito morale, l’azione dovrà ottemperare alle regole ad essa proposte dalla ragione.

Esame critico delle dottrine morali precedenti a Kant Partendo da questo presupposto, Kant esamina e critica i sistemi di filosofia morale che lo avevano particolarmente influenzato negli anni della sua formazione. Tali sistemi si riducono a quello dei cosiddetti filosofi inglesi del sentimento(7), all’utilitarismo di Hume, alla morale teologica della scolastica e di certi razionalisti moderni.

a) I filosofi inglesi del sentimento respingevano la dottrina di Hobbes (secondo cui l’egoismo è alla base degli atti umani), sostenendo invece l’esistenza, nel cuore di ogni uomo, di un sentimento morale immediato. K. critica il fatto che l’intero edificio morale sia costruito sulla instabile base del sentimento e non della ragione. Filosofi del sentimento, utilitaristici e scolastici

b) Hume e, prima di lui, Epicuro ponevano la norma morale in criteri estremamente soggettivi e, perciò, variabili, quali il piacere (Epicuro) e l’utile (Hume). Ma la morale, riposando sulla ragione, deve mirare all’oggettività. c) I filosofi medievali facevano di Dio, bene assoluto, il fondamento di ogni norma morale. Ma la Critica della ragion pura ha dimostrato che l’esistenza di Dio non può essere provata razionalmente. Per cui non si può costruire un sistema etico su di una ipotesi.

Vedremo che K. usa il termine “postulato” nel significato che ad esso attribuiscono le scienze matematiche: ovvero presupposto necessario alla dimostrazione, di cui, però, non è possibile fornire dimostrazione. (7) Ci riferiamo, in particolare, ad Hutcheson e Shaftesbury. (6)

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1 - IMMANUEL KANT (1724-1804)

Analogia tra i giudizi della ragion pura e. le leggi della ragion pratica Nessuno dei sistemi sopra elencati è davvero razionale, in quanto nessuno di essi si basa su di una legge morale universale necessaria. Per giungere ad una legge di questo tipo, l’etica deve prendere a proprio modello il sapere scientifico. Infatti:

• Abbiamo visto come la scienza proceda grazie a giudizi sintetici a priori; giudizi costituiti da una materia (il dato di esperienza) e da una forma (la legge a priori dello spirito). Giudizi sintetici a priori e legge morale

• Analogamente, la legge morale deve essere costituita da due elementi: una materia ed una forma. a) La materia è l’azione in sé, che è empirica e soggettiva (es. obbedire); b) la forma è l’elemento a priori, il carattere, cioè, di universale obbligatorietà della legge. II “tu devi”.

La legge morale si basa perciò su imperativi cioè su comandi. Infatti: Norma morale e imperativi

• a differenza della legge fisica, che ci pone innanzi all’essere, cioè alla necessità che governa la natura; • la legge morale ci rivela il dover essere, ovvero quegli obblighi interiori, che sono comuni a tutti gli uomini, in quanto liberi e ragionevoli.

Tra gli imperativi occorre però distinguere gli ipotetici da quelli che Kant definisce categorici.

• Gli imperativi ipotetici comandano un’azione a condizione che, con essa, si voglia raggiungere uno scopo: ad esempio “se vuoi essere promosso, studia”; ma tale norma non può valere universalmente e necessariamente, perciò non può essere norma morale. Imperativi ipotetici ed imperativi categorici

• Gli imperativi categorici, invece, si riferiscono - scrive K. - “soltanto alla volontà, senza considerare ciò che può essere effettuato mediante la causalità”. In altri termini, non presuppongono nessun fine o oggetto desiderato, ma offrono una regola oggettiva, universalmente valida, senza alcun tipo di condizionamento. N.B. Non basta, dunque, agire conformemente al dovere, occorre compiere il dovere per il dovere.

Università di Königsberg.

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Critica della ragion pratica Caratteri della morale kantiana Due caratteri fondamentali distinguono, così, la morale kantiana. Essi sono il formalismo e l’autonomia.

1) II formalismo della legge morale è espresso da Kant in questo modo: “Se le massime di un ente razionale devono essere concepite quali leggi pratiche universali, esse possono essere pensate solo come principi capaci di contenere il motivo determinante della volontà unicamente secondo la sua forma, non secondo la materia”. In altri termini:

Formalismo ed autonomia

a) se il motivo che spinge la volontà ad agire fosse la materia, ovvero l’oggetto della volontà o l’esito dell’azione stessa, la norma morale sarebbe empirica; b) viceversa, la moralità di un’azione si basa sulla forma, ovvero sull’atto di volontà intenzionale con cui ci rapportiamo alla legge. L’uomo davvero virtuoso è colui che può in quanto deve. 2) L’autonomia è introdotta da K. in contrapposizione con l’eteronomia della legge morale.

• Per autonomia s’intende l’indipendenza della volontà da ogni desiderio od oggetto di desiderio e la sua capacità di agire in conformità - come scrive Abbagnano - “ad una legge propria, che è quella della ragione”. Autonomia ed eteronomia

• L’eteronomia, invece, si realizza quando la volontà è condizionata non solo da un’altra volontà ma da un oggetto di desiderio estraneo alla volontà stessa ed alla ragione. Ancora Abbagnano aggiunge che “anche gli ideali morali della felicità e della perfezione suppongono l’eteronomia della volontà perché suppongono che essa sia determinata dal desiderio di raggiungerli e non da una sua propria legge”.

La distinzione, invece, tra moralità e legalità è determinata dal movente dell’azione, dall’intenzione cioè con cui il soggetto si conforma alla legge(9). Moralità e legalità

• La legalità è, infatti, così definita da Kant: “II puro accordo o disaccordo di un’azione con la legge, senza riguardo al movente dell’azione stessa”. • La moralità, invece, si ha “quando l’idea del dovere derivato dalla legge è, nello stesso tempo, movente dell’azione”.

Tale distinzione, anche se in forma più attenuata, era stata introdotta, per la prima volta, da S. Tommaso per distinguere la norma giuridica dalla norma morale (Abbagnano). (9)

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1 - Immanuel Kant (1724-1804)

L’imperativo categorico: sue formulazioni Tre sono le formule che vengono impiegate da K. per esprimere l’imperativo categorico.

1) La prima suona così: “Agisci in modo che la massima della tua volontà possa sempre valere in ogni tempo come principio di una legislazione universale”. In tale formula sono implicite le seguenti conseguenze: a) nessun contenuto empirico deve determinare l’azione, perché, in questo caso, la legge perderebbe il suo valore universale; b) un’azione è davvero morale solo se ha carattere razionale cioè universalizzabile; c) soltanto l’essere razionale è soggetto al dovere. Tutto il resto non è altro che un mezzo affinché la persona realizzi la propria razionalità (ovvero, moralità). Da qui deriva la seconda formula: Le tre formulazioni dell’imperativo categorico

2) “Agisci in modo da trattare l’umanità in te e negli altri sempre come fine e mai come mezzo”. 3) La terza formula conclude affermando: “Agisci in modo tale che la tua volontà possa essere considerata come istituente una legislazione universale”.

Anche in questa formula è implicito che: a) la volontà umana, quando è mossa dalla sola legge morale, è incondizionata ed autonoma; essa possiede, perciò, un valore assoluto. b) La volontà umana, quando è mossa dalla sola legge morale, supera l’ambito fenomenico che la ragion pura assegnava alla conoscenza. La volontà penetra perciò nel regno del sovrasensibile (noumeno), facendo così dell’uomo il suddito ed il legislatore di se stesso.

Statua di Kant a Königsberg.

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Critica della ragion pratica Il primato della Ragion pratica Questo valore assoluto attribuito alla volontà umana, quand’essa è conforme alla legge morale, spinge Kant ad affermare il cosiddetto primato della ragion pratica. “Primato della Ragion pratica - scrive Nicola Abbagnano - significa la prevalenza dell’interesse pratico sull’interesse teoretico nel senso che la ragione ammette, in quanto è pratica, proposizioni che non potrebbe ammettere nel suo uso teoretico”. II che significa:

• Kant - in questo conforme alla mentalità illuministica - attribuisce, in ultima istanza, un’importanza maggiore al comportamento concreto (noi diremmo: al “quotidiano”) dell’uomo che non alle sue pretese conoscitive. • Per rendere possibile la moralità, occorre presupporre delle condizioni, che K. chiama “postulati”, in quanto sono ammesse, pur non essendo suscettibili di dimostrazione. Caratteristiche del primato della ragion pratica

• Proprio perché si tratta di necessità o bisogni soggettivi, i postulati della ragion pratica potranno essere perciò in sede teoretica: • mai conosciuti, in quanto superano l’ambito fenomenico in cui operano le categorie dell’intelletto; • tutt’al più, potranno essere chiariti; nel senso che la ragione speculativa dovrà impedire il loro uso estensivo in sede conoscitiva, relegandoli all’ambito morale. • Perciò le idee della ragione, già dimostrate infondate in ambito teoretico, sono ora riproposte come postulati in sede pratica. Esse sono la libertà, l’immortalità dell’anima, l’esistenza di Dio.

I postulati della ragion pratica

La libertà

La presenza della legge morale nell’uomo è indubitabile; ma il “devi” implica necessariamente anche il “puoi” agire o non agire, perciò presuppone la libertà. Infatti non avrebbe ragione d’essere nell’uomo la legge morale, anche come “imperativo” incondizionato, se in lui non vi fosse una volontà libera.

Immortalità dell’anima

Come l’uomo in quanto ente razionale è soggetto alla legge morale, così in quanto ente corporale sottostà alle leggi della natura. Ciò crea un perenne conflitto. È compito della volontà sottomettere gli impulsi della natura (istinto, sentimento) alla razionalità. Questo sforzo è continuo e costituisce la moralità (obbedienza alla legge) ma non raggiunge mai la perfezione o la santità, dato che il dualismo razionalità-sensibilità dura per tutta la vita. Oggetto finale dell’azione morale è il “sommo bene” che per Kant è unione di virtù e felicità; raggiungibile solo con la santità, ossia con la perfetta conformità alla legge, possibile solo in un progresso infinito che postula l’immortalità dell’anima.

Esistenza di Dio

Come il raggiungimento della virtù, cioè della perfezione morale (santità) postula l’immortalità dell’anima, così la realizzazione della felicità, commisurata alla virtù, postula l’esistenza di Dio.

Kant specifica inoltre che l’esistenza di Dio non è un dovere cui credere, ma piuttosto un bisogno, una garanzia dell’ordine morale.

Conclusione della ragion pratica La ragion pratica afferma tre verità metafisiche: libertà, immortalità dell’anima, esistenza di Dio. In questo modo la conoscenza umana supera i limiti dell’esperienza. Ma, aggiunge K., nulla è dato sapere speculativamente circa l’oggetto noumenico di tali verità. In definitiva, tali verità, in quanto postulati, non sono dimostrate né speculativamente accertate, ma sono oggetto di fede. Che, tuttavia, non è cieca adesione ad una presunta verità ma assenso razionale.

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1 - Immanuel Kant (1724-1804)

Critica del giudizio A questo punto Kant si accorge che tra i due mondi, che la sua critica ha esplorato, esiste una frattura apparentemente incolmabile. Infatti:

• La ragion pura ha evidenziato come la realtà fenomenica, oggetto della scienza, sia dominata da un meccanicismo, che esclude ogni libertà. Il termine medio tra Ragion pura e Ragion pratica

• La ragion pratica, viceversa, ha mostrato come a fondamento della legislazione morale occorra porre la libera volontà. La quale, se non può essere dimostrata, deve, comunque, venir postulata. • La sola unità possibile tra libertà e necessita è da ricercarsi in un “termine medio” che K. chiama “sentimento del piacere e del dispiacere”. Di esso si occupa la Critica del giudizio.

II giudizio, infatti, che viene definito come “la facoltà di pensare il particolare come contenuto nel generale”, è comune sia all’intelletto sia al sentimento. Tuttavia, a seconda che esso giudizio sia applicato in chiave speculativa ovvero sentimentale, si distingue in determinante e riflettente.

• Nel giudizio determinante, proprio dell’intelletto, viene dato il generale (la regola, il principio, la legge); si tratta perciò di sussumere ad esso il particolare (la molteplicità dei dati sensibili). II giudizio determinante è, quindi, un giudizio conoscitivo, tipico delle forme a priori che organizzano il materiale offerto loro dall’esperienza. • Nel giudizio riflettente, proprio del sentimento, invece, ad essere dato è il particolare (le cose naturali); si tratta, perciò di collegare tale particolare col generale. In altri termini, di individuare la finalità a cui le cose sono riconducibili. Giudizi determinanti e riflettenti

N.B. II principio della finalità non ha alcun valore teoretico (oggettività della conoscenza); esso, semplicemente, mostrandoci le cose come se facessero tutte riferimento alle nostre facoltà di giudizio, determinano in noi un sentimento di piacere o di dispiacere (soggettività del sentimento). A sua volta, il giudizio riflettente si distingue in: a) giudizio estetico, quando il fine a cui le cose sono riconducibili, è dato immediatamente senza concetto; b) giudizio teleologico, quando il fine cui le cose sono riconducibili, è dato mediante un concetto.

Attività • • • • • • •

Definisci il concetto di Io penso specificandone le caratteristiche principali. Che differenza c’è tra fenomeno e noumeno? Che differenza c’è tra imperativi ipotetici e imperativi categorici? Sintetizza le caratteristiche principali della morale kantiana. Quante e quali sono le formulazioni dell’imperativo categorico presentate da Kant nella Critica della ragion pratica? Che differenza c’è tra giudizi determinanti e giudizi riflettenti? Metti a confronto le caratteristiche del bello naturale con le caratteristiche del bello artistico.

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