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Tecnologia
Il nilometro, lo shaduf e il trapano ad archetto
Per controllare le acque del Nilo gli Egizi usavano costruzioni e strumenti diversi. Per convogliare l’acqua in eccesso costruivano argini, canali e bacini artificiali. Per raccogliere le acque piovane usavano i pozzi e le cisterne. Per misurare l’altezza delle piene adoperavano il nilometro, una specie di asta sulla quale erano riportati i possibili livelli dell’acqua.
Questo è un particolare del nilometro dell’isola Elefantina, situata sul fiume Nilo. Questo strumento risale al periodo tra il 305 a.C. e il 30 a.C. circa. Si tratta di una colonna graduata posta in un grande pozzo rivestito di pietra, che comunica con il letto del fiume. L’acqua entrava nel pozzo da tre gallerie poste ognuna a un’altezza diversa. In questo modo, dall’altezza dell’acqua indicata sull’asta, si poteva calcolare l’altezza del fiume.
Uno strumento per attingere l’acqua dal fiume e usarla per irrigare i campi era lo shaduf, usato ancora oggi in molte zone dell’Africa e dell’Asia. Era formato da un secchio collegato a un lungo palo alla cui estremità era legato un peso. Quando si spingeva questo peso verso l’alto, il secchio si abbassava e si riempiva d’acqua. In Egitto gli alberi erano scarsi. Perciò per sfruttare al massimo il poco legno a disposizione vennero ideati dei sistemi a incastro che permettevano ai falegnami di realizzare oggetti e di ricoprire vaste superfici utilizzando trapani ad archetto e pioli al posto dei chiodi.