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Facciamo il punto

Facciamo il punto

I Fenici praticarono poco l’agricoltura, ma sfruttarono le altre risorse che avevano, cioè il legno di cedro e il mare, diventando abili navigatori e commercianti famosi in tutto il Mediterraneo. Erano anche esperti artigiani. Utilizzavano le materie prime (argento, rame, avorio, ambra...) acquistate da altri Paesi per realizzare oggetti di lusso che rivendevano ad altri popoli. Il loro prodotto più famoso era però la porpora, una sostanza ricavata da un mollusco, il murice, e usata per tingere di rosso i tessuti. A questa i Fenici devono il proprio nome: gli antichi Greci infatti li chiamavano “il popolo della porpora” (“phoinikes” in greco). Erano abili nella lavorazione del vetro, già nota in Mesopotamia, ma che i Fenici perfezionarono grazie alla tecnica della soffiatura, ottenendo oggetti di grande raffinatezza. Una delle scoperte più interessanti che si deve ai Fenici fu la realizzazione delle saline, dalle quali era possibile ricavare il sale, a quell’epoca indispensabile per conservare i cibi.

Saline: impianto per estrarre il sale dalle acque del mare.

La produzione della porpora

Per ottenere la porpora i Fenici procedevano così: 1. frantumavano le conchiglie dei murici per raccogliere i molluschi; 2. schiacciavano i molluschi per estrarre il colorante (la porpora); 3. immergevano le stoffe nel liquido rosso; 4. facevano asciugare le stoffe colorate al sole. I tessuti color porpora erano molto pregiati e divennero simbolo di lusso e potere in tutto il mondo antico.

■ Ciondoli di vetro a forma di piccole teste.

Sono realizzati con la tecnica della soffiatura: la pasta di vetro ancora calda veniva modellata soffiando con una canna di metallo.

■ Sotto, la lavorazione della porpora; sopra, un murice.

Per Studiare

Seleziona le informazioni. Sottolinea in verde le informazioni sulla lavorazione della porpora, in rosso quelle sulla lavorazione del vetro.

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