Oggitalia 01 2015-2016

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La Tua Rivista in Italiano

Oggitalia

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Anno XXXIV - N. 1 - Settembre /Ottobre 2015 - Imprimé à Taxe Réduite

LA RIVISTA CONTINUA IN RETE (vedi pag. 3)

Inchiesta

Il Volo e Sanremo

Grande Amore:

le ragioni del successo

1 C2

www.elimagazines.com


Sommario Eventi

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Inchiesta

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56° Biennale di Venezia, All The World’s Futures; “Orgoglio Italia”: un brindisi a Expo; La moda in tavola

Il Volo e Sanremo Grande Amore: le ragioni del successo

di Alessandro Alicandri da www.panorama.it Gianluca Ginoble, Piero Barone e Ignazio Boschetto: il trio che non piace solo per il tipico discorso estetico/attrattivo dei fenomeni teen, ma viene seguito proprio per la musica che fa!

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A lezione da Mogol: difendere la canzone italiana

di Andrea Pedrinelli da www.avvenire.it Nacque così il Cet, la scuola europea della musica popolare, oggi centro di eccellenza universitaria. «Sentivo il dovere di aprire una scuola per condividere la mia esperienza. I geni sono pochissimi, però tutti abbiamo doti che vengono fuori coltivandole e assorbendo cultura»

Chi è Elisa Sednaoui, bellissima madrina di Venezia

di Simona Santoni da www.panorama.it Modella e attrice cresciuta tra Egitto, Italia e Francia, è spettato a lei aprire e chiudere la Mostra del Cinema, al Lido dal 2 al 12 settembre

Curiosità

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Luoghi d’Italia

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Tradizioni in cucina

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Arte & Design

14

Sport

16 18

Geni italiani

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Letteratura

20

Giochi e attività

22

Registi da Oscar

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Spettacolo

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Guida (per tutti) sulla via Francigena; Un albero nel cielo dell’Expo

Siena, una delle città italiane più ricche di sorprese

Il Palio, il fascino delle contrade e Piazza del Campo, la Torre del Mangia e la favola del Duomo. Poi quel “Terra di Siena” che rende il paesaggio cittadino coerente, armonioso e bello da guardare. Rimasta intatta dal Medioevo, visitare Siena è un po’ come fare un viaggio nel tempo da www.10cose.it

Il re della piadina ora vuole farsi brand

Si chiama Orva e controlla il 30% del mercato. Il suo obiettivo è diventare un marchio leader nella produzione di piadine, «un po’ come Coca Cola lo è per le bevande» da Panorama

Giotto, l’Italia. Da Assisi a Milano al Palazzo Reale di Milano

Dal 2 settembre all’1 gennaio 2016 il capoluogo lombardo mette in mostra i capolavori del pittore italiano per antonomasia. E tutta l’Italia inventa percorsi “giotteschi” da www.inmilanotoday.com

Juventus: la vittoria di Allegri, il successo del progetto

di Gianni Valenti da www.gazzetta.it Il quarto scudetto di fila è la testimonianza che il progetto funziona ed è ormai maturo: la Juve di Andrea Agnelli è una macchina costruita per stravincere!

Alessandro Volta: storia di un genio mondiale

di Davide Decaroli da www.focus.it Il fisico italiano, reso immortale dall’invenzione della pila e da altre straordinarie scoperte, quest’anno compie 270 anni. Ecco la sua storia, le sue invenzioni e le sue scoperte, dall’accendino alle origini del metano

Fulvio Ervas racconta il nuovo Tu non tacere

di Fulvio Ervas da L’Espresso Dopo il successo di Se ti abbraccio non aver paura, lo scrittore veneto torna con un romanzo che ha al centro una vicenda vera di sanità. Forse la più umana delle esperienze: «Credevo di essermi nascosto dietro la figura dell’ex prof di Scienze, e invece la vita mi ha stanato: ero più Lorenzo che prof, e stavo scrivendo anche una storia su di me» Una pagina di attività divertenti e stimolanti sugli articoli di “Oggitalia”

Paolo Sorrentino. Nell’ultimo film, la forma è sostanza di Lee Marshall da www.internazionale.it

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Eventi 56° Biennale di Venezia, All The World’s Futures

[ Cari ragazzi, ciao! Pronti per ripartire?! In questo numero scopriremo il magico e giovane trio che ha stravinto Sanremo 2015: Il Volo. Andremo a conoscere il Cet, la scuola europea della musica popolare, in compagnia di un maestro d’eccezione: Mogol. Vedremo un po’ più da vicino chi è la madrina della 72° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e quali sono stati, per la Juventus, gli elementi schiaccianti nella vittoria del suo quarto scudetto. Scopriremo che a settembre si apre a Milano una bellissima mostra su Giotto, il pittore italiano per antonomasia. Infine, ci faremo raccontare da Fulvio Ervas, nella nostra rubrica dedicata alla letteratura, il suo ultimo romanzo: Tu non tacere. Oggitalia vi aspetta anche con tante nuove pagine pensate per voi, dedicate alle tradizioni culinarie, ai geni italiani che hanno cambiato la storia con le loro invenzioni e ai registi “da Oscar”. Buona lettura!

Silvia

Settembre • Ottobre 2015 Direttore responsabile Lamberto Pigini Redazione Paola Accattoli Grazia Ancillani Cristina Ciarrocca

Responsabile editoriale Daniele Garbuglia Per la vostra corrispondenza: “Oggitalia” ELI P.O. box 6 - 62019 Recanati (MC) Italia www.elimagazines.com

Audio Per tutti gli abbonati, l’abbonamento alle riviste include la possibilità di scaricare gratuitamente, in formato MP3, l’audio di tutte le riviste dall’area risorse del sito www.elimagazines.com, inserendo il codice di accesso presente in ogni numero della rivista. Note per l’insegnante Per l’ insegnante, l’abbonamento alle riviste include la possibilità di scaricare gratuitamente, oltre al materiale audio in MP3, le Note per l’insegnante di tutte le riviste disponibili in formato PDF. L’insegnante deve prima registrarsi nell’area risorse insegnanti del sito www.elimagazines.com. Codice di accesso: 4005 2000 0011

]

TRATTO DA

Di Silvia Sperandio «All The World’s Futures» (Tutti i Futuri del Mondo): è questo il tema della 56° Biennale Arte di Venezia, curata dal nigeriano Okwui Enwezor. A 100 anni esatti dall’inizio della prima guerra mondiale e a 70 dalla fine della seconda, il mondo sembra precipitare nuovamente nel caos: ed ecco l’urgenza, la necessità, come spiega lo stesso Enwezor, di «chiamare a raccolta», in questa Esposizione internazionale, le forze immaginative e critiche di artisti e pensatori, per riflettere sull’attuale «stato delle cose». E intravedere, se possibile, nuovi orizzonti semantici*. La kermesse veneziana, insomma, «torna a osservare il rapporto tra l’arte e la realtà umana, sociale e politica» afferma

il direttore della Biennale, Paolo Baratta. Sono 136 gli artisti coinvolti da Enwezor (dei quali 89 al debutto*), provenienti da 53 Paesi. E di questi, cinque sono presenti per la prima volta: Grenada, Mauritius, Mongolia, Repubblica del Mozambico, Repubblica delle Seychelles. […] Voci, rumori, sibili, vibrazioni: i suoni del mondo sono in molti casi co-protagonisti dei lavori esposti, ed è questo un elemento che differenzia l’attuale edizione dalla precedente, dedicata al Palazzo Enciclopedico e costellata di silenzi densi.

Venezia, fino al 22 novembre 2015 Per info: www.labiennale.org

“Orgoglio Italia”: un brindisi a Expo

[

]

TRATTO DA

Un brindisi lungo un secolo, che lega le due esposizioni universali tenute a Milano, quella che si avvia a conclusione e quella del 1906, ormai entrata nella Storia. Allora le cantine Ferrari vinsero una medaglia d’oro e oggi celebrano quel successo con “Orgoglio Italia”, un Trentodoc millesimato, figlio della vendemmia 2006, realizzato in 2015 esemplari numerati: tanti quanti l’anno di Expo. Passato e presente convivono nella stessa bottiglia: la medaglia del 1906 spicca sul collarino e la tessitura di linee bianche ispirata alla “foresta urbana” di Palazzo Italia decora la bottiglia e il cofanetto. Un omaggio che ha portato Ferrari a essere il vino per i brindisi ufficiali di Padiglione Italia. Ottenuta da sole uve Chardonnay coltivate alle pendici dei monti del Trentino, la Riserva è donata alle

delegazioni straniere in visita a Expo, ma è anche disponibile in alcune selezionate enoteche*. Senza contare che è protagonista del Ferrari Spazio Bollicine, all’interno del Padiglione Eataly, dove ogni giorno va in scena il “19:02 Ferrari Time – Aperitivo Italiano”. L’appuntamento, con DJ set e tanti brindisi, viene riproposto ogni sera alle 19:02, orario che rimanda all’anno di fondazione della cantina: stuzzichini realizzati dallo chef stellato di casa Ferrari, Alfio Ghezzi, con materie prime di alta qualità, rappresentative della tradizione gastronomica di tutta la penisola, accompagnano le bollicine Trentodo.

La moda in tavola

[ Glossario debutto: prima esibizione enoteche: collezioni o negozi di vini pregiati semantici: di significato tubini: abitI femminilI, cortI e senza maniche

TRATTO DA

]

Abiti disegnati con insalate (Ken Scott), bustier scolpiti con spighe di grano (Gattinoni), tubini* che richiamano il bambù (Armani). Anche gioielli. Il cibo può essere fashion se aggiunto alla moda! Le creazioni sono esposte nella mostra L’eleganza del cibo curata da Stefano Dominella, con Bonizza Giordano.

Roma, fino all’1 novembre 2015 Per info: mercatiditraiano.it

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Inchiesta

Il Volo e Sanremo

Grande Amore:

le ragioni del successo Gianluca Ginoble, Piero Barone e Ignazio Boschetto: il trio che non piace solo per il tipico discorso estetico/ attrattivo dei fenomeni teen, ma viene seguito proprio per la musica che fa!

[

]

Il trio formato da Gianluca Ginoble, Piero Barone e Ignazio Boschetto ha sbancato Sanremo 2015: il Festival italiano della canzone d’autore. Fine, punto. Ormai lo sappiamo ma lo ripetiamo volentieri: la loro presenza sul palco ha segnato la fine dei giochi per chiunque altro. Ma, finita la gara, comincia la musica. Quindi oggi ci chiediamo: dove è già arrivato Il Volo? E dove arriverà?

questo ritorno abbia il sapore del successo. In molti si sono chiesti che cosa questi tre ragazzi possono proporre nel nostro mercato, chi sono davvero e soprattutto chi li ama. Negli anni in cui i giovani vivono “a pane e rap” e pochi emergenti entrano nel cappello della musica leggera, avere una fetta* di pubblico che si riconosce nell’Operatic Pop sembra strano, e forse lo è. Il punto è che il trio non piace solo per il tipico discorso estetico/attrattivo dei fenomeni teen, ma viene seguito proprio per la musica che fa. Adesso vi spiego perché.

Hanno pubblicato Sanremo Grande Amore, un album di cover formato da sette tracce che segna, dopo tutto questo tempo, un nuovo esordio in Italia, con una nuova etichetta discografica: la Sony Music. L’accoglienza verso il trio finora è stata ottima. A giudicare dalle tendenze di iTunes e dal loro primo posto in Fimi, con il singolo del Festival, c’è da pensare che

Il primo indizio lampante* è il fatto che il brano cantato a Sanremo è stato ascoltato in pochi giorni più di 400 mila volte su Spotify. Nessun faccino, nessun ammiccamento*. Solo musica. Secondo un’analisi puramente indicativa di Twrland, il genere che lo segue su Twitter è prevalentemente femminile (62%), ma con una buona quota di pubblico maschile

TRATTO DA

Di Alessandro Alicandri

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(38%): un dato sorprendente! L’età dei fan sul web è tra i 18 e i 24 anni. Un po’ più alta rispetto alla media dei fenomeni teen. La provenienza dei follower oggi è per lo più italiana, ma su Google abbiamo trovato ulteriori risposte sull’interesse del pubblico verso il trio. Secondo Google Analytics, i ragazzi sono prevalentemente ricercati nel centro/sud America, poi in Italia. Le città dove sono più seguiti nel nostro Paese sono Catania, Palermo (la Sicilia è per lo più la loro regione di provenienza) ma anche Napoli, Roma e Treviso. Sono abbracciati dal Sud Italia, ma con molte eccezioni. La loro popolarità, sempre secondo le ricerche su Google, ha avuto un picco quando nel 2011 hanno fatto il loro esordio nella Billboard USA in top 10 e ora (quasi triplicato) con la vittoria al Festival della canzone italiana. In questi ultimi


anni, la popolarità del trio ha vissuto una lieve flessione* negativa, prima del grande salto nella riviera ligure!

L’album

Le sette tracce di Sanremo Grande Amore ripercorrono alcune delle tappe fondamentali della bella canzone italiana nel mondo. In questa selezione hanno percorso quasi tutte le decadi dell’era d’oro, dalla fine degli anni ‘50 fino a metà anni ‘80, portando versioni molto ben eseguite, non troppo tecniche, con un’enfasi nel canto di gran lunga superiore a esempi di gruppi di operatic pop di segno simile, ma più delicati, come “Il Divo”. Il Volo, invece, affronta i pezzi con imponenza più italiana, quella che ricorda tanto Al Bano e i baluardi del genere neo-melodico nostrano. Ma attenzione a chiamarli “fenomeno trash”, o “da pizzeria a New York”. La potenza del loro

apice di popolarità ha colpito un pubblico musicalmente vicino a quello di uno dei fenomeni più in voga del momento: i One Direction. Nella loro cover, pubblicata nel 2013, di Little Things, il trio si è guadagnato i complimenti della fan base italiana, con una percentuale di “non mi piace” su Youtube inferiore al 5%: una sorta di miracolo. Oggi ereditano un pubblico che in piccola parte si sovrappone, e non si oppone, agli idoli più cool dei giovani. Magari le ragazze non girano per la città con Romantica di Tony Dallara nelle orecchie, ma sostengono il progetto. Insomma, Il Volo è un prodotto d’esportazione esattamente come Andrea Bocelli e come tutta quella lunga lista di artisti italiani ben sopra la linea della mediocrità* che siamo abituati a maltrattare. Qualcuno direbbe che sono “fiore all’occhiello” o “eccellenza” del nostro Paese, ma noi ci conosciamo bene: siamo patrioti solo ai Mondiali.

Il Volo, proprio perché fanno Operatic Pop, sono più un progetto fondato sulla dimensione live che sulla vendita dei dischi. Vedremo nei prossimi mesi se riusciranno a sfondare contemporaneamente due muri di pregiudizio italiano: quello dell’essere (per ora) legati indissolubilmente* alla tradizione e quello dell’essere pure un trio vocale: un tipo di proposta alla quale noi italiani siamo discograficamente allergici. Se ce la faranno, avranno vinto non solo il Festival, ma molto di più!

Glossario ammiccamento: cenno d’intesa, soprattutto con gli occhi fetta: una parte flessione: riduzione, calo indissolubilmente: che non si può sciogliere lampante: evidente, subito chiaro mediocrità: qualitativamente così così, a metà strada tra il brutto e il bello

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Inchiesta

A lezione da Mogol: difendere la canzone italiana [

TRATTO DA

Di Andrea Pedrinelli

Nacque così il Cet, la scuola europea della musica popolare, oggi centro di eccellenza universitaria. «Sentivo il dovere di aprire una scuola per condividere la mia esperienza. I geni sono pochissimi, però tutti abbiamo doti che vengono fuori coltivandole e assorbendo cultura».

Lucio Battisti

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]

Ne esistono parecchie, di scuole che insegnano come si scrivono canzoni e come si diventa professionisti pop-rock. Però sono diverse dalle accademie di prosa o danza; e lo sono inevitabilmente, giacché il nostro Belpaese non considera ancora abbastanza la musica popolare un patrimonio culturale. Tuttavia ha ragione Mogol, uno dei massimi autori di testi di canzoni italiane (da Lucio Battisti a Mango, Cocciante o Tozzi), quando sottolinea che «un libro di successo lo leggono in migliaia, una canzone la ascoltano in milioni»; e quando rincara la dose aggiungendo: «dai dati della Siae, l’80% della cultura fruita dalla gente risulta venire dalle canzoni, non da altre forme d’arte». E così, per capire che prospettive ci sono per chi sogna un futuro nel pop, abbiamo scelto di puntare verso le campagne umbre del Cet, Centro Europeo Toscolano, fondato da Mogol nel 1992: perché oltre che essere un maestro della canzone, Giulio Rapetti (vero nome dell’artista, classe 1936) ha creato una scuola per autori, compositori, interpreti e arrangiatori, ben consapevole che un conto è imparare l’arte del pop, un altro poterne fare un lavoro. «Il Cet, pensi, nacque proprio quando mi resi conto che la cultura popolare andava incontro a inevitabile recessione*», esordisce Mogol. «Era il 1990, e mentre sentivo l’esigenza di fuggire da Milano per vivere a contatto con la natura, mi resi pure conto che tutto si stava spostando verso canzoni mirate al puro profitto. La musica si dirigeva verso le esigenze di radio e tv, e purtroppo il tempo mi ha dato ragione, visto che oggi questi media sono persino editori di artisti importanti e dunque la qualità non conta più, anzi diventa da combattere in quanto concorrenziale*».


Nacque così ad Avigliano Umbro (Terni) il Cet, oggi centro di eccellenza universitaria, con metodi da college americano, molte possibilità per i giovani di farsi ascoltare in modo serio, insegnanti di livello (Mario Lavezzi e Oscar Prudente fra i tanti) e 2500 diplomati. «Per me era un dovere, aprire una scuola per passare i concetti vicini all’esperienza che io ho vissuto: pensi che Battisti suonava tutti gli strumenti, studiava otto ore al giorno e sapeva le parti di ogni musicista impegnato nelle sue canzoni: il talento dei talent show è una frottola*, i geni sono pochissimi. Però tutti abbiamo doti, che vengono fuori coltivandole e assorbendo cultura». Così il Cet abbina lo studio delle tecniche (di scrittura, compositive, canore…) a un’attenzione precisa per l’uomo. «La persona è fatta anche dall’ambiente, ovvero i genitori, ma pure i libri. Oppure, parlando di canzoni, lo studio dei grandi del passato. Senza dimenticare che, vista

la loro presa sui giovani, più alto è il livello delle canzoni più alto è il livello della gioventù: quindi donare a qualcuno un’armatura d’arte aiuta non solo quella persona, ma anche chi gli sta intorno». Il Cet collabora con istituzioni, l’Università La Tuscia di Viterbo, ora anche con l’Università per stranieri di Perugia. «E io insegno, se posso usare il termine, sempre senza compenso. Lavoro da ventiquattro anni per l’imperativo morale che sento dentro, e non le nascondo che un po’ di frustrazione* c’è. Non ci chiedono mai i nomi dei nostri allievi, né le tv né i discografici. Malgrado il successo di Arisa e tutti gli ex allievi che lavorano con la musica. Amara, fra i giovani di Sanremo, ha colpito? Ecco, viene dal Cet. Ma l’industria del disco è legata al distorto concetto di talento degli show televisivi, e dimentica che se promuovo qualcosa che non possiede qualità,

cultura e un percorso serio alle spalle, questo qualcosa non può che avere un destino effimero*». Chissà se l’idea del pop come cultura arriverà prima o poi, finalmente, a chi ancora non prevede la musica “non-classica” quale parte integrante della cultura di un Paese. Sarebbe ora, anche se Mogol è comunque fierissimo di poter educare i giovani al vero senso del fare canzoni e del proprio ruolo storico: «Parole come “uggiosa*” o “anelito*” sono rientrate nel lessico comune partendo da canzoni mie…»

Glossario anelito: soffio vitale concorrenziale: che rappresenta una sfida per le altre effimero: che ha breve durata, passeggero frottola: cosa di poco valore, falsa frustrazione: delusione recessione: l’indietreggiare, il fatto di non essere più conosciuta uggiosa: grigia e piovosa

Riccardo Cocciante

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Spettacolo

Chi è Elisa

Sednaoui, bellissima madrina

di Venezia [

TRATTO DA

Di Simona Santoni

]

Di una bellezza delicata, Elisa Sednaoui è la madrina delle serate di apertura e di chiusura della 72° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, in programma dal 2 al 12 settembre 2015 al Lido. Molti probabilmente la ricorderanno come l’eterea* e avvenente Francesca che irrompe nella sconclusionata* quotidianità di Fabio De Luigi nella commedia del 2014 Soap Opera di Alessandro Genovesi. Nata come modella, ha debuttato* come attrice nel 2010.

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Modella e attrice cresciuta tra Egitto, Italia e Francia, è spettato a lei aprire e chiudere la Mostra del Cinema, al Lido dal 2 al 12 settembre.


Ventisette anni, occhi verdi, aria selvaggia e curva delle labbra accattivante*, Elisa porta dietro al cognome Sednaoui il suo fascino esotico. Nata a Bra nel 1987, da madre italiana e padre egiziano, è infatti cresciuta tra Egitto, Italia e Francia. Dopo aver sfilato sulle passerelle internazionali, aver rappresentato le principali case di moda ed essere stata tra le modelle del Calendario Pirelli, ha esordito al cinema nel ruolo femminile principale di Indige’ne d’Eurasie (Eastern Drift) del regista lituano Sharunas Bartas, presentato al Forum del Festival di Berlino. Ha avuto poi il ruolo femminile principale in Bus Palladium (2010) di Christopher Thompson. Ha partecipato a L’amour dure trois ans (2012) diretto da Fre’de’ric Beigbeder e a La leggenda di Kaspar Hauser (2012) di Davide Manuli, con Vincent Gallo, Fabrizio Gifuni e Claudia Gerini, film presentato al Festival di Rotterdam. Nel 2013 ha partecipato a Les Gamins di Anthony Marciano e a Libertador di Alberto Arvelo con Edgar Ramirez, Maria Valverde e Danny Houston, presentato al Festival di Toronto. Il 2015 l’ha vista affrontare la sfida della regia col documentario Image of a Woman, ancora inedito, codiretto con Martina Gili e cosceneggiato con lo scrittore e sceneggiatore Nicholas Klein (Buena Vista Social Club, Million Dollar Hotel). Recentemente ha creato la Elisa Sednaoui Foundation (Esf), un progetto concepito per promuovere lo sviluppo personale ed educativo dei giovani nelle aree rurali egiziane, e quindi con minori opportunità, incoraggiando la creatività, la tolleranza e i valori democratici, proponendo attività culturali ed extra scolastiche.

Glossario accattivante: che sa conquistarsi la simpatia altrui eterea: angelica, da creatura spirituale ha debuttato: ha fatto la sua prima comparsa sulle scene sconclusionata: disordinata, confusa

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Curiosità

Guida (per tutti)

Per l’anno giubilare annunciato da papa Francesco, Pietro Scidurlo (37enne di Somma Lombardo, Varese), seduto da quasi un decennio su una sedia a rotelle, vuole inaugurare un primo percorso accessibile per i pellegrini con disabilità lungo la via Francigena. Come ha fatto per il Cammino di Santiago, per il quale ha scritto una dettagliata “guida per tutti”, quest’estate ha percorso il primo tratto di questa medievale via – dal colle TRATTO DA del Gran San Bernardo fino Di Simone Fanti a Roma – alla scoperta di un tracciato percorribile da tutti. «La prima volta ho percorso il Cammino spagnolo alla ricerca di me stesso – racconta Pietro – poi mi sono chiesto perché altri non potessero vivere questa esperienza. L’ho rifatto per quattro volte, spingendomi sempre solo con le braccia, fino a quando non sono riuscito a disegnare un tracciato per tutti. Ora voglio fare lo stesso con il tratto di Francigena che porta a Roma da nord. E l’anno prossimo con quello che da sud porta alla Capitale».

sulla via Francigena [

Un albero nel cielo dell’Expo [

TRATTO DA

Di Rossana Rossi

]

]

Una struttura che si staglia* nel cielo come un invito a sollevare lo sguardo e ad ammirare: è l’Albero della vita, installato di fronte a Palazzo Italia, progettato da Marco Balich e dallo studio Gioforma. La grande chioma svetta verso il cielo, a 37 metri di altezza, sorretta da un complesso ed elegante intreccio di legno e acciaio. Ad animarla è una serie di effetti speciali, che si attivano a cicli regolari per produrre spettacoli di luci, colori e proiezioni, garantiti da sette chilometri di led. I sinuosi intrecci della chioma, ispirati alla pavimentazione della michelangiolesca piazza del Campidoglio a Roma, sono sorretti da un fusto che sembra muoversi in senso tortile* grazie alle nervature* in legno lamellare del peso complessivo di 90 tonnellate. Realizzato dalle aziende del Consorzio Orgoglio di Brescia, l’albero è sorretto da un’anima di 150 tonnellate d’acciaio, che nasconde una scala di accesso e i vani tecnici destinati agli addetti ai lavori: tramite questa scala si raggiunge una terrazza panoramica posta sulla cima, destinata a ospitare personalità o tecnici per le riprese televisive. La chioma è stata montata con una tecnica mai tentata prima. Non è stata issata con una gru, ma “infilata” nella prima parte del tronco di metallo. Poi la struttura in acciaio è stata completata e la chioma è stata sollevata con un sistema di argani e carrucole*.

Glossario argani e carrucole: macchine da lavoro utilizzate per sollevare grandi pesi nervature: l’insieme delle parti che, intrecciandosi, ne formano la struttura si staglia: spicca, è ben delineata tortile: che si avvolge, si attorciglia come una spirale

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Luoghi d’Italia

Siena, una delle città italiane più ricche di sorprese Il Palio, il fascino delle contrade e Piazza del Campo, la Torre del Mangia e la favola del Duomo. Poi quel “Terra di Siena” che rende il paesaggio cittadino coerente, armonioso e bello da guardare. Rimasta intatta dal Medioevo, visitare Siena è un po’ come fare un viaggio nel tempo.

[

TRATTO DA

]

La bellezza di Siena si apprezza solo qualche giorno dopo averla lasciata. Quando si è lì, troppo impegnati a cercare di vedere il più possibile, non ci si rende subito conto della bellezza di questa cittadina al centro della Toscana. Per prima torna alla mente Piazza del Campo, con il Palazzo Pubblico e la Torre del Mangia; poi il bianco e nero del Duomo, il Battistero e tutto il resto. Ma forse più di tutto si ricorda il colore delle facciate dei palazzi e dei tetti, quel “Terra di Siena” conosciuto in tutto il mondo che rende il paesaggio cittadino coerente, armonioso e bello da guardare. Ciò che affascina tanto a Siena

è soprattutto il fatto di essere rimasta intatta dal Medioevo, e visitarla è una specie di viaggio nel tempo.

Piazza del Campo

È considerata una delle piazze più belle del mondo. Ha una caratteristica forma a conchiglia, con nove spicchi: particolare che si può ammirare solo dall’alto della Torre del Mangia. Dal 1300 è il centro della vita di Siena e ha svolto la funzione di mercato e luogo di raccolta dei senesi durante momenti politici importanti, feste e giostre. Come accade ancora due volte l’anno durante il famoso Palio. Oggi Piazza del Campo è il luogo turistico per eccellenza di Siena, punto di passaggio obbligato in cui i ristoranti e i negozi di souvenir spadroneggiano*,

senza però offuscare* la bellezza della piazza. La leggera pendenza rende ancora più imponente la sagoma del Palazzo Pubblico con la Torre del Mangia, mentre tutta la piazza è accerchiata dalle belle e imponenti facciate dei palazzi nobiliari. Il rito turistico per eccellenza prevede che ci si sieda o ci si stenda a terra ad ammirare il pezzo di cielo che si apre sopra la piazza; che poi è anche un modo per riposarsi dopo tutti i saliscendi a cui obbligano le stradine della città. In alto nella Piazza c’è la Fonte Gaia, la più bella delle fonti d’acqua senesi.

Il Duomo

Di solito vi si arriva dopo aver visitato Piazza del Campo; con la sua maestosità negli occhi, non ci si aspetta di stupirsi ancora. Invece, più grande e bello, si apre il Duomo, con la favolosa facciata in cui prevalgono il bianco e il nero. I gioielli più importanti sono all’interno: il pavimento, pieno di simboli esoterici* e storie religiose. Nella navata sinistra, prima del transetto, si apre la Libreria Piccolomini, affrescata da Pinturicchio, che ospita volumi del XV secolo. Subito dopo c’è la Cappella Piccolomini, dove Michelangelo lavorò dal 1501 al 1504 scolpendo le quattro statue delle nicchie inferiori.

Glossario esoterici: misteriosi, segreti offuscare: sminuire, nascondere spadroneggiano: fanno da padroni, sono molto presenti

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Tradizioni in cucina

Il re della piadina ora vuole farsi brand

Si chiama Orva e controlla il 30% del mercato. Il suo obiettivo è diventare un marchio leader nella produzione di piadine, «un po’ come Coca Cola lo è per le bevande».

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TRATTO DA

]

Ogni giorno sforna 350.000 piadine. «Tutte insieme, messe una sopra l’altra, formerebbero una torre alta tre volte la Tour Eiffel» scherza Luigi Bravi, presidente e amministratore delegato di Orva. Nel 1979 ha fondato la Orva a Bagnacavallo, in provincia di Ravenna. Oggi è leader nelle piadine con una solida quota di mercato del 30% in volumi. Un traguardo raggiunto in trentacinque anni di duro lavoro. Bravi

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non intende fermarsi qui, però. L’obiettivo è riuscire a trasformarsi in leader anche nella marca. «Vogliamo diventare il marchio di riferimento nelle piadine, un po’ come Coca Cola lo è per le bevande» dice Bravi. Per questo l’azienda sta investendo molto in comunicazione. I numeri per crescere non mancano.

La piadina, negli ultimi anni, è entrata a far parte delle abitudini alimentari di molte famiglie che tante volte la portano in tavola come pietanza* vera e propria. Da piccola nicchia si è tramutata in un grande mercato che piace a tutti, ma è ricercata soprattutto dai più giovani. Lo dice uno studio Nielsen che identifica nella fascia dei 15-30enni quella più “affamata” di piadine. La distribuzione ormai è


capillare* grazie alla presenza sugli scaffali delle grandi catene commerciali. Nelle produzioni di Orva ci sono anche pan bauletto, tramezzini, focacce, fino alle bruschette. Nel 2014 Orva ha chiuso con un fatturato di 30 milioni. «Il nostro obiettivo è arrivare a 50 nei prossimi tre anni» racconta l’imprenditore romagnolo. «Non è un piano ambizioso perché abbiamo già la clientela pronta. Dobbiamo solo aumentare la produzione». Per questo Orva presto inaugurerà un

nuovo stabilimento di produzione a Bagnacavallo. L’impianto sarà operativo tra un anno circa, con tecniche di produzione e linee all’avanguardia. «Porterà un aumento delle produzioni di un terzo e saranno destinate soprattutto ai mercati esteri con il pane confezionato e le tortillas in testa» precisa Bravi. Oggi il giro d’affari realizzato fuori confine rappresenta il 6% del totale ma l’obiettivo è di arrivare al 20% proprio grazie alle nuove linee. L’azienda è apprezzata fuori dei confini italiani,

perché realizza prodotti tagliati sui gusti locali ma con la qualità del made in Italy. È già presente in Spagna, Svizzera, Austria, Slovenia e Svezia. Ora Orva cercherà di ampliare la propria presenza soprattutto in Germania e nei paesi del centro Europa.

Glossario capillare: presente ovunque pietanza: vivanda/cibo che si consuma a tavola

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Arte & Design

Giotto, l’Italia. Da Assisi a Milano al

Palazzo Reale di Milano Dal 2 settembre all’1 gennaio 2016 il capoluogo lombardo mette in mostra i capolavori del pittore italiano per antonomasia*. E tutta l’Italia inventa percorsi “giotteschi”.

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TRATTO DA www.inmilantoday.com

]

Nell’anno dell’Expo, Palazzo Reale (a Milano) decide di dare spazio a una retrospettiva dedicata al genio della pittura tardo medievale, Giotto. Pittore senza il quale non ci sarebbe stato un Rinascimento artistico, e neppure tutta la generazione di geni pittorici

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che in esso si sono consacrati, come Lippi, Pinturicchio, Leonardo da Vinci, Michelangelo e Raffaello. «Il più sovrano maestro stato in dipintura* che si trovasse al suo tempo, e quegli che più trasse ogni figura e atti al naturale», scrisse di lui lo storico fiorentino Giovanni Villani. E Dante Alighieri: «Credette Cimabue nella


Maria in Trastevere (Roma), firmati dal pittore Pietro Cavallini nel 1291. Questi affreschi parlano di una rivoluzione pittorica incompiuta, con tracce di bizantinismo nella raffigurazione dei santi, un senso della prospettiva non maturo e forzato alla fruibilità* dello spettatore più che alla verosimiglianza naturalistica. Giotto portò quindi a compimento un’evoluzione artistica, con un’ampiezza di passo che risulta possibile solo ai grandi!

pintura tener lo campo, e ora ha Giotto il grido, sì che la fama di colui è scura» (il pittore Cimabue credette di essere il migliore nel campo della pittura, ma Giotto ora è l’artista “di grido” e la fama di Cimabue si è oscurata, cioè è passata). A Palazzo Reale saranno esposte moltissime opere di Giotto, a comporre un itinerario espositivo mai visto prima

per il genio indiscusso della pittura del Trecento, allievo di Cimabue, che seppe rivoluzionare la pittura restituendole quel naturalismo greco ed ellenisitico che da secoli aveva perso a favore della rappresentazione iconica*, tipica dell’arte romana prima e bizantina poi. In questo Giotto fu anche aiutato dal suo tempo, come dimostrano gli affreschi absidali della basilica di Santa

Per questa mostra, nel capoluogo lombardo giungeranno opere di Giotto in prestito da Bologna, Firenze e dai Musei Vaticani. Ma anche la città di Milano contribuirà al catalogo, essendo stato il maestro in città per molto tempo. Lungo il percorso espositivo sfileranno capolavori di eccezione, quali il Polittico Stefaneschi, realizzato per l’altare maggiore di San Pietro e ora esposto ai Musei Vaticani, il Polittico di Bologna e il Polittico di Badia conservato agli Uffizi: tre opere stupende! Giotto è il pittore italiano per antonomasia e quello forse di maggiore fama anche a livello mondiale. Egli giunse a Milano al tempo di Azzone Visconti, allora duca, e concluse la sua attività artistica lavorando proprio dove oggi sorge Palazzo Reale, l’antico Palazzo dei Visconti. Purtroppo tutte le opere milanesi, come una serie di Uomini illustri e la Gloria mondana, sono andate perdute, ma l’influenza della sua opera è rintracciabile* sia in un frammento di Crocifissione del Campanile di San Gottardo in Corte, sia nell’opera di artisti lombardi trecenteschi attivi presso le abbazie di Chiaravalle e di Viboldone. Oltre all’esposizione milanese di Palazzo Reale, è stato approvato anche un progetto riferito a tutto il nostro Paese, che riguarderà vari percorsi “giotteschi”, in diverse città d’Italia; quali per esempio Padova, Firenze, Napoli, Roma e Bologna.

Glossario dipintura: pittura, in italiano antico fruibilità: comprensione iconica: che è basata su immagini con una corrispondenza più o meno diretta con la realtà per antonomasia: per definizione rintracciabile: che si ritrova

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Sport

Juventus: la vittoria di Allegri,

il successo del progetto

Il quarto scudetto di fila è la testimonianza che il progetto funziona ed è ormai maturo: la Juve di Andrea Agnelli è una macchina costruita per stravincere!

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TRATTO DA

di Gianni Valenti

]

Quattro scudetti consecutivi* non si cuciono sul petto per caso. La Juventus di Andrea Agnelli è una macchina costruita per stravincere in Italia. L’ha dimostrato quest’anno portando a casa il titolo in totale sicurezza e garantendosi la possibilità di far sua la Coppa nazionale. È un gruppo inossidabile che ormai corre sicuro anche sulle strade d’Europa. Grande merito di ciò va all’allenatore,

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Massimiliano Allegri. Al suo arrivo era stato avvolto da una ragnatela di dubbi e diffidenze. Oggi pone la prima firma in calce* a una stagione che per i bianconeri, comunque vada da qui alla fine, è da incorniciare. È la testimonianza che il progetto-Juve funziona ed è ormai maturo.

La struttura

Il tecnico livornese Allegri non sarebbe mai potuto arrivare a tanto senza l’apporto* di una struttura societaria resa moderna ed efficiente dalle idee del suo presidente, dove tutti, dai manager che lavorano dietro una scrivania in corso Galileo Ferraris a Torino, all’ultimo magazziniere di Vinovo,


remano con intensità in un’unica direzione. Il segreto risiede qui. Una combinazione vincente di fattori che consente di cambiare in corsa un ingranaggio cardine del meccanismo senza che l’intero apparato possa risentirne. La prova di ciò si è avuta proprio con l’allenatore. L’addio inaspettato di Antonio Conte poteva costituire un problema difficile da risolvere in tempi brevi. Se ne andava il tecnico che aveva vinto tre titoli di fila marchiando la squadra con il suo carisma in modo quasi indelebile. La scelta di Allegri si è rivelata invece azzeccata*. La società gli ha messo a disposizione un terreno fertile sul quale

seminare le sue convinzioni, facendo capire ai senatori del gruppo che nessun calo di tensione poteva essere ammesso. E lui ha fatto bene la sua parte entrando in maniera felpata all’interno di una squadra dalle personalità forti.

Solo l’inizio

Il pragmatismo formatosi nel periodo passato al Milan è stato la carta vincente che ha saputo dosare alla perfezione con il trascorrere dei mesi. Trovando poi, durante il cammino, un alleato formidabile nel Tevez più forte di sempre, l’altro grande protagonista dell’annata. Tecnicamente

ha sfruttato l’onda lunga del predecessore facendo decollare la Juve con il 3-5-2, schema collaudato* che tanto aveva reso negli anni passati. Ma settimana dopo settimana è riuscito a conquistare i giocatori portandoli verso quel rombo fondato sulla difesa a quattro. La svolta il 4 novembre scorso, nel ritorno di Champions contro l’Olympiacos. Di fronte a una partita da vincere a tutti i costi, Allegri ha messo in campo la squadra con il 4-3-1-2, suo marchio di fabbrica. Che in seguito ha sempre utilizzato in modo duttile* a seconda delle situazioni. Il successo di quella notte ha garantito il passaggio del turno e sono arrivati per lui i primi veri applausi: aveva conquistato lo Stadium facendo dimenticare definitivamente Conte. Il resto è stato una cavalcata trionfale. Allegri vince al primo colpo nella Juve, così come aveva fatto nel Milan. È il trentunesimo titolo per l’albo d’oro ufficiale, il più veloce del quinquennio di Andrea Agnelli, conquistato con quattro giornate di anticipo rispetto alla fine del torneo. Nel mirino* c’è la striscia dei cinque scudetti consecutivi degli anni Trenta. La sua avventura in bianconero è appena cominciata.

Glossario apporto: contributo, partecipazione, aiuto azzeccata: giusta collaudato: verificato con risultati positivi consecutivi: uno dopo l’altro duttile: flessibile, adattandolo alle circostanze in calce: al termine nel mirino: come obiettivo

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Geni italiani

Alessandro Volta,

storia di un genio mondiale

Il fisico italiano, reso immortale dall’invenzione della pila e da altre straordinarie scoperte, quest’anno compie 270 anni. Ecco la sua storia, le sue invenzioni e le sue scoperte, dall’accendino alle origini del metano. Quest’anno ricorre il 270° anniversario della nascita di Alessandro Volta. Persino Google ce lo ha ricordato dedicandogli, il 18 febbraio scorso (il giorno esatto in cui è nato), un doodle formato-pila: al celebre fisico italiano, passato alla storia soprattutto per le sue scoperte nel campo dell’elettricità e il cui nome, non a caso, ha ispirato anche un’unità di misura, il Volt.

Il giovane Volta

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TRATTO DA

Di Davide Decaroli

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]

Alessandro Volta nasce a Como il 18 febbraio 1745, da una famiglia benestante*. Da giovane studia retorica e filosofia presso i gesuiti. Nel 1761, quando entra nel Regio Seminario “Benzi” di Como, fa amicizia con il

canonico Giulio Cesare Gattoni, a sua volta fisico, che gli trasmette la passione per le materie scientifiche. Naufraga così definitivamente il sogno dei genitori di vederlo diventare sacerdote, mentre l’umanità riceve in regalo un grande scienziato!

Il lavoro sui fenomeni elettrici

Alla soglia dei cinquant’anni, Volta vanta già uno straordinario curriculum scientifico. Oltre ad aver scritto diverse memorie e lettere che hanno rivoluzionato le conoscenze dell’epoca sui fenomeni elettrici, ha infatti realizzato alcune invenzioni molto rilevanti in materia, tra cui l’elettroforo


perpetuo, un generatore elettrostatico capace di accumulare una modesta quantità di carica elettrica in modo discontinuo, e il condensatore, che permette di accumulare energia elettrica tenendo separate cariche elettrostatiche. Il meglio della sua genialità, però, deve ancora venire.

La grande invenzione

All’inizio del 1800 vede la luce un’invenzione su cui Volta stava lavorando da tempo: la pila, un antenato della batteria elettrica, che genera una corrente elettrica costante. Partendo dalle teorie di Luigi Galvani, che dai risultati di esperimenti fatti sulle rane

aveva ipotizzato l’esistenza di un “fluido elettrico animale”, Volta realizza una batteria alternando dei dischi di zinco e rame con del cartone imbevuto di salamoia*. Il fenomeno alla base del funzionamento della pila voltaica, per cui tra due conduttori metallici diversi posti a contatto si stabilisce una piccola differenza di potenziale, ha preso il nome di “effetto Volta”. L’annuncio dell’invenzione della pila viene dato nel 1801, presso la Royal Society di Londra, e rende Alessandro celebre in tutto il mondo. Tra le tante onorificenze* che riceverà, nel 1805 Napoleone lo nomina Cavaliere della Legion d’onore.

Il metano e l’accendino

Anche se molti lo conoscono solo per la pila, è stato Alessandro Volta a scoprire anche l’origine del gas metano. Facciamo un salto indietro: nell’autunno del 1776, padre Carlo Giuseppe Campi, dell’ordine dei Somaschi, nota una sorgente di “acqua infiammabile” nelle acque stagnanti di San Colombano al Lambro (a Milano) e prega Volta di studiarla per rivelarne la natura. Lo scienziato non può andare nella Bassa Lodigiana, ma lavora di cervello: questa aria viene prodotta all’interno delle acque pantanose*, quindi sospetta che si tratti di un evento comune a tutte le paludi. L’intuizione arriva quando Volta è in vacanza ad Angera, sulla sponda lombarda del lago Maggiore: è qui che le sue supposizioni trovano conferma. Raccoglie l’aria prodotta in un canneto, tra laghi e stagni, dove riposano i resti di vegetali e di animali putrefatti*, dimostrando che il gas non è un prodotto di origine minerale, ma organica. Volta ribattezza questo gas “aria infiammabile nativa delle paludi”, diventato poi noto come “metano”. In una delle sue lettere suggerisce di sostituire l’uso dell’olio come combustibile per le lampade con il gas delle paludi. Queste lampade, dette “lampade perpetue” o “lampade di Volta”, fanno del suo inventore il precursore dell’illuminazione a gas. Il principio del loro funzionamento è stato poi esteso all’accendilume elettrico, quello che noi oggi chiamiamo accendino.

Glossario benestante: agiata, che gode di benessere economico onorificenze: titoli d’onore, riconoscimenti pantanose: piene di fango e acqua ferma putrefatti: decomposti salamoia: acqua con una forte concentrazione di sale

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Letteratura

[

TRATTO DA

di Fulvio Ervas

]

Prof, sono allergico. Celiaco. Malattia immunitaria. Ma che succede in questi ultimi anni, mi chiedo. E quello studente con il padre scomparso così, all’improvviso? Voglio scrivere della salute e del corpo, mi dico. Chiudo gli occhi, li riapro e sulla pagina scritta appare Lorenzo. E suo padre, sdraiato. Ma non per scelta. Lorenzo, invece, ha scelto di diventare un medico, e si trova ad affrontare un dilemma*: suo padre ha avuto un grave incidente stradale e ne è uscito paralizzato; ma nella testa di Lorenzo s’infila il dubbio che l’esito del padre dipenda da una responsabilità dei medici.

Dopo il successo di Se ti abbraccio non aver paura, lo scrittore veneto torna con un romanzo che ha al centro una vicenda vera 
di sanità. Forse la più umana delle esperienze: «Credevo di essermi nascosto dietro la figura dell’ex prof di Scienze, e invece la vita mi ha stanato: ero più Lorenzo che prof, e stavo scrivendo anche una storia su di me». Lorenzo lo sa che non è facile essere giovani, che quando cerchi risposte ti considerano un rompiscatole, che ti fanno giocare nel campionato della responsabilità sempre come riserva. Ma è tenace, dubita (come ogni mente scientifica), cerca, non molla. Trascina persino il suo ex prof di Scienze nella ricerca della verità. Quella di Lorenzo è una storia vera, una delle tante storie che mi è capitato di incontrare e che mi ha colpito perché attraversa quel particolare “incrocio degli incroci” che è la Sanità, dove macrosistemi (le aziende ospedaliere, gli investimenti economici, le industrie farmaceutiche, le compagnie assicurative, la ricerca e la scienza medica) s’intersecano con il destino personale: la malattia, la cura, la paura, la speranza. Nessun altro libro che ho scritto mi ha dato tanto tormento. Perché, nella stesura di questo romanzo, ci sono state alcune, come dire, improvvisazioni sul tema. Il tema salute mi piace. Sono un patito* di storia della salute umana. Ci sono medici che riescono a raccontare l’evoluzione delle malattie, il percorso del corpo e della cura,

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Fulvio Ervas racconta il nuovo

Tu non tacere


con una prosa sfavillante* e con una visione acuta. […] M’infilo le scarpe del prof di Scienze, e provo a insegnare anch’io qualcosa a proposito di corpo e salute. Vorrei dire ai miei studenti, durante una delle risicate ore di Anatomia e Fisiologia umana, che il cuore è a destra e il fegato a sinistra. Per vedere se s’indignano*. Mi piacerebbe che uno di loro, magari un tipo come Lorenzo, si alzasse in piedi e mi dicesse: «Prof, come si permette? Cerchi di avere più attenzione quando parla di ciò che ci tiene vivi!» La

sensazione, invece, è che del funzionamento del corpo se ne disinteressino in troppi. È facile osservare la radura, la pellicola che sbirciamo la mattina allo specchio... Ma la “selva oscura”? Intendo il tono del cuore, i brontolii delle viscere, la mucosa della bocca, la glicemia che sale e scende, l’adrenalina che brucia? Per questo, ritenendo un’autentica iattura* la perdita dell’equilibrio della “selva oscura”, la figura del curatore di corpi è, per me, fondamentale. Dopo Dio, c’è solo il medico! Lo puoi fare da solo, essere il medico di te stesso. Oppure affidarti ad altri. Ci sono

molte scelte, a tal proposito. In tutti i casi, il curatore è una figura potente, evocativa, strategica. Può toglierti il dolore, può fermare un’emorragia, farti funzionare di nuovo il cuore. Può farti vivere ancora. Alle volte questo non accade. Nessuno lo vorrebbe, ma accade. E se accade davvero? Quando mi sono trovato davanti a questa domanda, come scrittore, mi sono spaventato. Quanto sottile è la linea che separa il curare dal non salvare? Che patto si rompe, in quell’istante? E il sistema, come si comporta in questi casi? Dei meccanismi del sistema sanitario sapevo poco, come ogni normale cittadino. […] Quando ho cercato di comprenderne gli “effetti collaterali”, sono scivolato in un universo complesso, densissimo. C’erano storie incredibili. Scrivevo la storia di Lorenzo con un tormento di sottofondo, convinto che narrare con uno sguardo apparentemente sghembo*, raccontasse molto di salute e Sanità, di questa foresta intricata e affascinante. Scrivevo, senza immaginare che sarei stato risucchiato dal sistema, che ne avrei, di lì a poco, fatta esperienza diretta. Credevo di essermi nascosto dietro la figura dell’ex prof di Scienze, e invece la vita mi ha stanato: ero più Lorenzo che prof, e stavo scrivendo anche una storia su di me. Come se, componendo un romanzo sulle meteoriti, queste ti bombardassero all’improvviso la casa. Certi patimenti* che avevo solo immaginato, tra le pagine del libro, hanno riempito la mia mente per intere notti. […] Un groviglio di emozioni autentiche, indotte, consolatorie. Scrivo. E vivo. Bene e male. Incontro sciatteria ed eccellenza. Come il protagonista, Lorenzo, non avrei accettato la morte di mia madre. Non perché sia vietato morire. Perché in un mondo asimmetrico come il nostro, dove qualcuno possiede tante informazioni e altri nessuna, ti devi fidare. Accade di dover consegnare a qualcuno la tua stessa vita. Sulla fiducia. Tutto ciò che hai. Quello è il confine, la linea. Che ci deve convincere ad avere rispetto per chi agisce su quella linea bruciante, ma che deve obbligare chi ha scelto di esserci a non sprecare una sola vita per qualcosa di evitabile. Dopo, c’è solo l’irreversibilità*.

Glossario dilemma: rompicapo, domanda interiore insistente iattura: danno, sventura irreversibilità: il non ritorno patimenti: sofferenze patito: appassionato s’indignano: si offendono arrabbiandosi sfavillante: ben costruita sghembo: non coinvolto in prima persona

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Giochi e attività Il Volo e Sanremo Grande Amore: le ragioni del successo Rileggi l’articolo sul trio vincitore del Festival e abbina le frasi: 1.

La presenza del trio sul palco di Sanremo

2.

Il Volo affronta i pezzi con imponenza più italiana,

3.

Hanno pubblicato Sanremo Grande Amore,

4.

La provenienza dei follower oggi è per lo più italiana,

5.

Il punto è che il trio non piace solo per il tipico discorso estetico/attrattivo dei fenomeni teen,

6.

Il Volo è un prodotto d’esportazione esattamente come

a. quella che ricorda tanto Al Bano e i baluardi del genere neo-melodico nostrano. b. ha segnato la fine dei giochi per chiunque altro. c. ma su Google abbiamo trovato ulteriori risposte sull’interesse del pubblico verso il trio. d. Andrea Bocelli e come tutta quella lunga lista di artisti italiani ben sopra la linea della mediocrità che siamo abituati a maltrattare. e. un album di cover formato da sette tracce che segna, dopo tutto questo tempo, un nuovo esordio in Italia. f. ma viene seguito proprio per la musica che fa.

Giotto, l’Italia. Da Assisi a Milano al Palazzo Reale di Milano Rileggi l’articolo che racconta della mostra milanese e completa le frasi:

• • • • • •

“di grido” “giotteschi” ai grandi Bologna Cimabue evoluzione

• • • • • •

Giotto in città itinerario Milano retrospettiva moltissime

• • • • •

naturalismo Padova Paese pittura Rinascimento

1. Palazzo Reale (a Milano) decide di dare spazio a una ………………….. dedicata al genio della ……….. tardo medievale, Giotto. Pittore senza il quale non ci sarebbe stato un ……………….. artistico. 2. Dante Alighieri: «Credette …………. nella pintura tener lo campo, e ora ha ………………. il grido, sì che la fama di colui è scura» (il pittore Cimabue credette di essere il migliore nel campo della pittura, ma Giotto ora è l’artista …………….. e la fama di Cimabue si è oscurata, cioè è passata). 3. A Palazzo Reale saranno esposte …………….. opere di Giotto, a comporre un …………… espositivo mai visto prima per il genio indiscusso della pittura del Trecento, allievo di Cimabue, che seppe rivoluzionare la pittura restituendole …………………….. 4. Giotto portò quindi a compimento un’……………….... artistica, con un’ampiezza di passo che risulta possibile solo ………………. ! 5. Per questa mostra, nel capoluogo lombardo giungeranno opere di Giotto in prestito da ……………… , Firenze e dai Musei Vaticani. Ma anche la città di …………… contribuirà al catalogo, essendo stato il maestro ……………… per lungo tempo. 6. Oltre all’esposizione milanese di Palazzo Reale, è stato approvato anche un progetto riferito a tutto il nostro ……………, che riguarderà vari percorsi …………….., in varie città d’Italia; quali per esempio …………….., Firenze, Napoli, Roma e Bologna.

Soluzioni Il Volo e Sanremo Grande Amore: le ragioni del successo. 1. b; 2. a; 3. e; 4. c; 5. f; 6. d. Giotto, l’Italia. Da Assisi a Milano al Palazzo Reale di Milano. 1. retrospettiva – pittura – Rinascimento; 2. Cimabue – Giotto – “di grido”; 3. moltissime – itinerario – naturalismo; 4. evoluzione – ai grandi; 5. Bologna – Milano – in città; 6. Paese – “giotteschi” – Padova.

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Energia per la tua classe Audio e Note per l’insegnante da scaricare gratuitamente sul sito: www.elimagazines.com English

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Registi da Oscar

Di Lee Marshall

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Forma o sostanza? Questo dualismo, vecchio come il mondo, è alla base delle reazioni contrastanti della critica nei confronti di Youth – La giovinezza, il nuovo film di Paolo Sorrentino. C’è chi grida al capolavoro, vedendo nelle scene sempre più suadenti* di Sorrentino una nuova forma di opera lirica in veste cinematografica, e chi invece definisce il film come una sequenza di scene vuote, ma montate in modo abile per conquistare il pubblico. È lo stesso dibattito che era nato per La grande bellezza. Ma in questo caso la questione si amplifica, perché non c’è il grande mito della decadenza romana a sostenere una storia che fluttua* in una specie di limbo terrestre ed è stato scritto in lingua inglese. […] Parliamoci chiaro: Youth è grande cinema. Resistere alla sua seduzione è un atto di masochismo, un tormento di sant’Antonio (c’è molto di cattolico, nell’opera di Sorrentino). O forse ha qualcosa a che fare con l’ascetismo del monaco buddista ospite del centro benessere in cui si svolge il film, che si dice sappia levitare. Sorrentino racconta la storia di Fred e Mick, due amici anziani, un compositore

e un regista, che si ritrovano in una clinica svizzera per una vacanza. La vicenda è raccontata con una carrellata di quadri viventi (nei film di Sorrentino, il montaggio è tutto) che danno forza a ogni nuova scena per non farci annoiare mai. Così ecco che compare un mangiafuoco, oppure il sogno di un incontro con una giovane maggiorata in una piazza San Marco sott’acqua. Ma questa ricerca continua dello stupore visivo, della canzone perfetta (c’è perfino un videoclip finto della cantante Paloma Faith, tutto girato da Sorrentino) non è fine a se stessa. È anche il tema del film. Youth – La giovinezza è retto da un Michael Caine introverso* ma determinato nei panni di Fred, un compositore britannico così convinto di non voler più lavorare da rifiutare una proposta dalla regina Elisabetta. Accanto a lui, un Harvey Keitel un po’ meno bravo, ma comunque molto credibile, interpreta Mick, un regista che ha deciso di continuare a lavorare per fare un ultimo film in grado di riscattare una carriera di compromessi artistici. Intorno ai due protagonisti troviamo diversi personaggi minori, dalla figlia piagnucolona* di Fred (una convincente Rachel Weisz) a un grasso sosia di Maradona con un tatuaggio di Marx sulla schiena, che gira seguito da una compagna

assistente con la bombola d’ossigeno. Se La grande bellezza era La dolce vita di Paolo Sorrentino, Youth è il suo Otto e mezzo. Il resort svizzero tra le montagne, dedicato alla lotta all’invecchiamento, diventa il teatro di uno spettacolo di sguardi incrociati tra i vecchi, i giovani e i quarantenni (come Sorrentino). Tutti si studiano, sono contemporaneamente osservatori e osservati. Hanno paura di perdere la memoria, ma sono consapevoli che la memoria si accumula vivendo, mentre questa esistenza sospesa forse non è vita vera. L’unico rifugio è la bellezza, il gusto, il brano musicale eseguito bene, la scena finale della sceneggiatura che Mick sta scrivendo con i suoi collaboratori, che dev’essere perfetta, deve riscattare tutto. È la forma che ci salva dal baratro*, la superficie che ci consola. Ed è per questo che la domanda “forma o sostanza?” in questo caso non vale. In Youth, la forma è sostanza.

Glossario baratro: in senso metaforico, precipizio fluttua: ondeggia e galleggia introverso: che tende a chiudersi in se stesso piagnucolona: che piange e si lamenta spesso suadenti: che persuadono, coinvolgono emotivamente

Oggitalia n. 7 - 2015 - Poste Italiane S.P.A. - Sped. in abb. post. - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, comma 1, DCB - Ancona

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TRATTO DA

Tassa Riscossa/Taxe Perçue

Paolo Sorrentino. Nell’ultimo film, la forma è sostanza


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