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Quest’anno vi guideremo alla scoperta di alcune belle regioni italiane e delle loro ricette di dolci tradizionali. Partiamo con il Veneto e, dulcis in fundo, lasciamo a voi il piacere di scoprirne un dolce tipico. Vedremo quali sono le quattro università italiane al top nella classifica delle migliori università del mondo. Nella rubrica di Arte & Design leggerete di un’insolita Pompei fotografata durante la pandemia da Luigi Spina che ha recentemente pubblicato gli scatti in un libro. Parleremo del grande successo di C’è ancora domani di Paola Cortellesi, trionfante ai David di Donatello 2024, e di Nicoletta Manni, la nuova étoile della Scala di Milano. Infine, vi proponiamo un’intervista agli organizzatori di “ARF! Festival”, la festa romana di chi ama, scrive, disegna e legge fumetti, giunta alla sua decima edizione.
Buona lettura!
Silvia
Settembre/Ottobre 2024
Direttore responsabile
MIchele Casali
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Cosa vedere in Veneto, tra arte, città e natura
Dalla bellezza architettonica delle città, alle bellezze naturali dei laghi e delle montagne, fino ai caratteristici borghi medievali, il Veneto è un luogo che ha davvero molto da offrire, tanto da essere la regione più visitata d’Italia. Scopriamola insieme! da www.elledecor.com
Spettacolo
Arte & Design
La classifica delle migliori università del mondo: quattro italiane al top di Gianna Fregonara e Orsola Riva da www.corriere.it
Negli studi classici la Sapienza si conferma prima al mondo e la Normale quinta. PoliMi settimo in Architettura e in Arte e Design e nono in Ingegneria Meccanica e Aeronautica. Bocconi settima in marketing e nona in Economia Gestionale. Luiss tra le prime 20 negli Studi politici e internazionali
C’è ancora domani di Paola Cortellesi, bel successo ai David di Donatello 2024 di Giacomo Aricò da www.vogue.it
La pellicola ha vinto ben sei premi, tra cui Miglior Esordio alla Regia e Miglior Attrice Protagonista. «Avevo il desiderio di mettere in scena le donne che ho immaginato dai racconti delle mie nonne - ha dichiarato la regista -, narrati con la volontà di sorriderne»
Una foto, mille parole Pompei come non si era mai vista di Giuseppe Matarazzo da www.avvenire.it Il racconto inedito di Luigi Spina in un libro: nel 2020, durante la pandemia, quando tutti vivevamo una vita sospesa nelle proprie case, il fotografo viaggiava sulle strade del tempo. Autentico “ricercatore di bellezza”, fra arte e architettura, ci conduce alla scoperta di Pompei
Nicoletta Manni, la nuova étoile della Scala di Milano di Monica Coviello da www.vanityfair.it
Trentadue anni, originaria della provincia di Lecce, è approdata alla Scuola di Ballo della Scala quando aveva solo 12 anni. Grande amica di Roberto Bolle, è sempre stata sostenuta dalla mamma, che ha una scuola di danza in Puglia
Il festival del fumetto di Roma compie 10 anni di Alex Urso da www.artribune.com
Ha celebrato il traguardo della sua decima edizione “ARF! Festival”, la festa romana di chi ama, scrive, disegna e legge fumetti. Abbiamo intervistato gli organizzatori per ripercorrere questo primo decennio di attività
Torta fregolotta: la ricetta del dolce veneto croccante e friabile
Dal sapore rustico, questo dolce viene realizzato impastando ingredienti semplici. Il risultato è una specialità perfetta da gustare a colazione, merenda o a fine pasto. Scoprite come prepararlo seguendo passo passo la nostra ricetta da www.cookist.it
Inchiesta
Giro l’Italia
Dulcis in fundo...
Dalla bellezza architettonica delle città, alle bellezze naturali dei laghi e delle montagne, fino ai caratteristici borghi medievali, il Veneto è un luogo che ha davvero molto da offrire, tanto da essere la regione più visitata d’Italia. Scopriamola insieme!
Le grandi città
Tra le città del Veneto da visitare, Venezia non ha davvero bisogno di presentazioni. La città che vive sull’acqua attira milioni di visitatori ogni anno, in cerca di arte preziosa, architettura mozzafiato*, un giro in gondola o semplicemente un’esperienza
romantica. Piazza San Marco, Palazzo Ducale e il Ponte di Rialto sono le attrazioni da non perdere, senza dimenticare un salto verso le isole vicine come Murano, Burano e l’Isola di San Giorgio. Tra le città venete, non si può non nominare Verona, con la famosa Casa di Giulietta, l’Arena e il suo centro storico bellissimo che si snoda* tra Piazza Bra e Piazza delle Erbe. Compresa tra Verona e Venezia, Padova è un gioiello spesso sottovalutato, ma i suoi monumenti, le sue chiese (fra cui la Cappella degli Scrovegni con gli affreschi di Giotto) valgono davvero una visita.
Le città più piccole Il Veneto è davvero una regione ricca di storia e bellezze artistiche anche nelle sue città più piccole. Vicenza, la città d’oro e del Palladio, è costruita su fondamenta romane ed è il posto perfetto per scoprire alcune delle gioiellerie più belle d’Italia, i cui capolavori si possono ammirare anche nel Museo del gioiello, e i capolavori di Palladio, come la Basilica palladiana, Piazza dei Signori e Palazzo Chiericati. A pochi minuti da Venezia, Treviso, la patria del prosecco, è un’altra città veneta da non perdere con i suoi romantici canali, il centro storico lastricato* e fiancheggiato da maestosi palazzi storici. A questo si aggiunge un Carnevale molto vivace e
Cosa vedere in Veneto, tra arte, città e natura
molti altri eventi: dai concerti di musica al festival delle mongolfiere. […]
Il lago di Garda
Chi vuole trascorrere un weekend in Veneto all’insegna della natura e di panorami mozzafiato, il lago di Garda è la destinazione ideale. Sulle sponde del lago più grande d’Italia, si affacciano una serie di borghi e paesi assolutamente da non perdere. Tra questi Lazise, una cittadina medievale, con il suo ampio lungomare e il pittoresco castello, Bardolino, patria del famoso vino, con il suo centro storico ricco di chiese; Garda, con la sua Rocca da cui ammirare il panorama sul lago; a cinque minuti svetta la Punta di san Vigilio, uno dei luoghi più suggestivi del lago di Garda, un promontorio naturale costellato di incantevoli parchi, ulivi secolari e splendide ville. Da non dimenticare anche
la pittoresca Torri del Benaco, con il suo castello e Museo Etnografico, mentre a pochi minuti verso nord si può sfidare l’altezza attraversando il ponte tibetano, tra i luoghi nascosti del Veneto. Oltre al Garda, […] nella zona dei Colli Euganei si trova anche una manciata* di piccoli laghi pittoreschi come il Lago della Costa che si trova appena fuori Arquà Petrarca.
Vai a p. 15 per scoprire un dolce tipico di questa regione!
lastricato: ricoperto
Glossario
mozzafiato: bella da sorprendere si snoda: si allunga una manciata: un po’
TRATTO DA [ ]
Negli studi classici la Sapienza si conferma prima al mondo e la Normale quinta. PoliMi settimo in Architettura e in Arte e Design e nono in Ingegneria Meccanica e Aeronautica. Bocconi settima in marketing e nona in Economia Gestionale. Luiss tra le prime 20 negli Studi politici e internazionali
DA [ ]
Non solo l’eccellenza negli studi classici. Le università italiane godono ormai di un’ottima reputazione internazionale anche in settori come ingegneria e le scienze economiche e sociali. È quanto emerge dall’ultima tornata* del QS rankings by subject 2024, la classifica
La classifica delle migliori università del mondo: quattro italiane al top
mondiale che valuta le università in base alle singole discipline. Se nella classifica generale nessun nostro ateneo riesce a entrare nemmeno fra i primi cento, in questa, grazie alla lente di ingrandimento dei singoli corsi di studio, abbiamo ben otto piazzamenti nella top ten mondiale. A livello di sistema, fra i paesi dell’Unione Europea solo l’Olanda fa meglio di
noi (13 materie ai primi dieci posti al mondo), mentre Francia e Germania ne hanno appena cinque a testa. Conferma la propria posizione il 45 per cento dei corsi di laurea, uno su cinque migliora la performance e uno su quattro ha un arretramento. Complessivamente il sistema Italia fa registrare un assestamento di - 5 per cento.
Le 4 università nella top ten per singole materie
La Sapienza si conferma per il quarto anno consecutivo al primo posto al mondo negli Studi classici, davanti a Oxford e Cambridge, e da quest’anno entra al decimo posto anche con Archeologia. La Normale di Pisa perde una posizione ma è comunque quinta in «Classics». Il Politecnico di Milano è settimo
di Gianna Fregonara e Orsola Riva
TRATTO
sia in Architettura (su di tre posti) che in Arte e Design (su di due posti) e nono in Ingegneria meccanica e aeronautica (giù di due). La Bocconi è settima in Marketing (era ottava) e nona in Economia gestionale (dove invece l’anno scorso era settima) e si conferma 16esima in Economia ed econometria e 17esima in Contabilità e finanza.
Da medicina a fisica, i migliori corsi di studio
Il ranking Qs, a differenza di altre classifiche che danno maggior peso alla quantità e alla qualità della ricerca, è incentrato principalmente sulla considerazione di
cui un’università gode presso professori e ricercatori di altri atenei e presso i datori di lavoro. Un criterio “soggettivo” che ha sollevato diverse critiche, in quanto gli esperti di Qs possono fare consulenza alle università per aiutarle a migliorarne il gradimento. Resta il fatto che da diversi anni ormai questa classifica si è imposta come uno degli strumenti più utilizzati dalle famiglie al momento della scelta
dell’università dei propri figli, in quanto, al di là delle posizioni di vertice* occupate dalle “solite” università americane e inglesi, consente di individuare qual è il migliore ateneo del proprio Paese per ciascun corso di studi. Nel caso dell’Italia, per esempio, ci sono ben 22 atenei che sono fra i primi 50 al mondo nelle discipline letterarie e artistiche. Oltre a quelli già menzionati nella top ten mondiale, vale la pena di segnalare l’ottimo piazzamento* della Sapienza, dello Iuav di Venezia e del Politecnico di Torino in Storia dell’arte (rispettivamente al 14esimo, 15esimo e 18esimo posto al mondo) e il 19esimo posto dell’università di Bologna in studi classici (l’anno scorso era 25esima).
Per Ingegneria, il PoliMi spunta anche il 12esimo posto sia in Ingegneria civile che in Ingegneria del petrolio, che è una new entry, e il 18esimo posto in Ingegneria Elettrica. Bene anche il Politecnico di Torino sia in Ingegneria del Petrolio (28esimo), che in Ingegneria Meccanica e Aeronautica (33esimo), Ingegneria Civile (37esimo) e Ingegneria Mineraria (38esimo).
Nelle Scienze della vita primeggia la Statale di Milano, al 33esimo posto in Farmacia e al 34esimo in Veterinaria (era al 48esimo).
Nelle Scienze dure si segnala di nuovo il PoliMi al 31esimo posto al mondo per la Matematica (era 34esimo) e la Sapienza del premio Nobel Giorgio Parisi che è 32esima al mondo in Fisica (era 35esima). Infine nelle Scienze sociali la Luiss resta nella top 20 mondiale in Politica e studi internazionali, ma perde cinque posizioni passando dal 14esimo al 19esimo posto.
Le facoltà migliori in Italia
Nel dettaglio ecco le migliori università in Italia per le diverse discipline. Oltre che per Farmacia e Veterinaria, la Statale di Milano è la prima per Medicina. L’Alma Mater di Bologna è al top in diciotto discipline tra cui Agricoltura e silvicoltura, Chimica, Legge e Lingua moderne, la Bocconi per Contabilità e finanza, Economia e gestione, Economia ed econometria. Il Politecnico oltre che per Arte e Design e Architettura è primo in Italia per Ingegneria Chimica, Meccanica e Aeronautica, Scienza dei materiali, Scienze ambientali, Ingegneria elettrica ed elettronica, Informatica
e sistemi informativi, Data science e Intelligenza artificiale. L’Università di Torino è al top in Italia in Filosofia. La Sapienza oltre al record in Classics, Archeologia e Fisica è prima anche per Psicologia e Storia, l’Università di Padova è la migliore nel nostro Paese per Scienze biologiche, la Luiss è al top in Scienze politiche internazionali.
La predominanza delle americane A livello mondiale a farla da padrone sono anche quest’anno le università americane che, se anche complessivamente fanno registrare un calo della performance del 24 per cento in termini di piazzamenti, restano in testa in 32 discipline, il doppio del concorrente internazionale più vicino, il Regno Unito, con 16 discipline. L’Università di Harvard è l’istituzione più performante al mondo, con il primo posto in 19 discipline. Segue il MIT (Massachusetts Institute of Technology) che primeggia in 11 materie. Nell’Europa continentale, oltre alla Sapienza, ci sono due università olandesi (Wageningen per Agricoltura e silvicoltura e Amsterdam per Studi sulla comunicazione e sui media) e due svizzere, l’Eth, il Politecnico di Zurigo, e la scuola alberghiera Ehl di Losanna.
Il metodo della ricerca
Per quanto riguarda il metodo di compilazione della classifica sono state prese in considerazione 1500 università presenti in 95 Paesi e territori. Le classifiche includono 55 materie di studio, tra cui Musica, la nuova aggiunta di quest’anno, e cinque aree di studio: Arti e Discipline Umanistiche, Ingegneria e Tecnologia, Scienze della Vita, Scienze Naturali, Scienze Sociali e Gestione, e si basano su cinque indicatori: la reputazione accademica, basata sull’opinione di 144.000 professori, reputazione tra i datori di lavoro (98.000 responsabili delle assunzioni, HR e Talent Manager), citazioni per paper, indicizzato dal database bibliometrico Scopus/Elsevier, indice H, la rete di ricerca internazionale.
Glossario
piazzamento: posizionamento posizioni di vertice: ottime posizioni tornata: occasione
Spettacolo
C’è ancora domani di Paola Cortellesi, bel successo ai David di Donatello 2024
TRATTO DA [ ]
di Giacomo Aricò
Partiva da 19 candidature e non ha tradito le attese: C’è ancora domani di Paola Cortellesi ha letteralmente sbancato* i David di Donatello 2024 vincendo ben 6 premi: Miglior Regista Esordiente, Miglior Attrice Protagonista, Miglior Attrice Non Protagonista (Emanuela Fanelli), Sceneggiatura Originale (Furio Andreotti, Giulia Calenda e Paola Cortellesi), il David Giovani, il David dello Spettatore.
In balìa di un marito padrone e di un suocero canaglia, prigioniera del focolare*, paladina* del cortile. Una donna la cui unica aspirazione è il matrimonio imminente della sua primogenita, figlia prediletta e suo unico grande amore, per la quale nutre speranze di una vita agiata e serena. Si chiama Delia il personaggio che Paola Cortellesi ha interpretato in C’è ancora domani, il film che ha segnato il suo debutto* come regista e che, dopo l’anteprima in Concorso alla Festa del Cinema di Roma 2023 - dove si è aggiudicato il Premio del pubblico, una menzione speciale e premio speciale della giuria - nell’ottobre 2023 è uscita nelle sale vincendo il Biglietto d’Oro come Film Italiano più visto del 2023 con un incasso che sfiora i 30 milioni di Euro e ha battuto - sia a livello di accessi (oltre 5 milioni e 500 mila spettatori raggiunti) che di incassi (con oltre 32 milioni e 200 mila euro al box office) - anche Barbie di Greta Gerwig e Oppenheimer di Christopher Nolan.
A conquistare i milioni di spettatori che sono andati a vederlo al cinema è una storia - girata in bianco e nero - ambientata nell’Italia del secondo dopoguerra ma che parla all’Italia di oggi, sottolineando l’importanza di tutte quelle battaglie che le donne hanno combattuto
La pellicola ha vinto ben sei premi, tra cui Miglior Esordio alla Regia e Miglior Attrice Protagonista. «Avevo il desiderio di mettere in scena le donne che ho immaginato dai racconti delle mie nonne - ha dichiarato la regista - , narrati con la volontà di sorriderne”
per non essere solo mogli, solo madri. Il film di Paola Cortellesi, che già nelle prime settimane nelle sale superò anche gli incassi de La sirenetta, sta diventando sempre più un vero fenomeno. […] Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri ha voluto omaggiare l’attrice e regista
donandole la Lupa Capitolina, il simbolo della Città Eterna. Accolta da un applauso scrosciante* nell’aula “Giulio Cesare” del Campidoglio, al momento della consegna Paola Cortellesi ha pronunciato al microfono queste parole: «Sono molto onorata per le parole che
il sindaco Gualtieri ha speso per il lavoro mio e di quella che è la mia squadra per quello che abbiamo fatto in questi anni. Sono onorata perché sono romana e questa è la mia città. E ringrazio gli abitanti di Testaccio, unico quartiere dove non avevo ancora girato. Se ho combinato qualcosa di buono è grazie alla cura con cui mi ha cresciuto la mia famiglia. Mia mamma è qui, mio padre non c’è più ma da romano se la starà ridendo con un “bella de papà”». […]
Oltre alla stessa Cortellesi, il cast del film annovera* anche Valerio Mastandrea, Giorgio Colangeli, Emanuela Fanelli, Francesco Centorame, Vinicio Marchioni, Lele Vannoli, Paola Tiziana Cruciani, Yonv Joseph, Alessia Barela, Federico Tocci, Priscilla Micol Marino, Maria Chiara Orti, Silvia Salvatori, Mattia Baldo e Gianmarco Filippini. Un discorso a parte merita però la giovane attrice Romana Maggiora Vergano, la cui grazia e grande dote interpretativa hanno consentito di rendere amabile una ragazza tanto dura e di mettere in scena l’inquietudine e la fragilità del personaggio di Marcella: è lei motore e meta del viaggio di Delia.
«Avevo il desiderio di mettere in scena, attraverso Delia, le donne che ho immaginato dai racconti delle mie nonne - ha dichiarato Paola Cortellesi - . Vicende drammatiche, narrate con la volontà di sorriderne, storie di vite dure, condivise con tutti nel cortile. Gioie e miserie, tutto in piazza, tutto insieme sempre». Per l’attrice ora riscopertasi regista, in quei racconti «C’erano le donne comuni, quelle che non hanno fatto la storia, che hanno accettato una vita di prevaricazioni* perché così era stabilito, senza porsi domande. Questo è stato.
Questo, a volte, è ancora». Delia non vale niente, così le hanno insegnato. Ma una lettera con sopra il suo nome e l’amore per sua figlia le accendono il coraggio per cambiare le cose: «Ho tentato di immaginare cosa abbiano provato quelle donne, quelle reali, nel ricevere una lettera in cui qualcuno - tanto più importante dei loro aguzzini domestici* - certificava il loro diritto di contare» ha aggiunto la Cortellesi.
Glossario
aguzzini domestici: coloro che le trattano male in casa
annovera: elenca
debutto: inizio
focolare: casa propria
paladina: colei che guida una battaglia
prevaricazioni: prepotenze
sbancato: vinto tantissimo
scrosciante: grande e caloroso
Il racconto inedito di Luigi Spina in un libro: nel 2020, durante la pandemia, quando tutti vivevamo una vita sospesa nelle proprie case, il fotografo viaggiava sulle strade del tempo. Autentico “ricercatore di bellezza”, fra arte e architettura, ci conduce alla scoperta di Pompei
Una foto, mille parole. Pompei come non si era mai vista
TRATTO DA [ ]
Di Giuseppe Matarazzo
«Solo quaranta chilometri mi separano da Pompei. Eppure da Santa Maria Capua Vetere verso Napoli niente lascia presagire* che cosa vedrò. Tra speculazioni edilizie, inquinamento, tensioni sociali, questa terra ha dimenticato la forza creativa dei suoi avi. Ora sono qui. Lungo la Via Stabiana a calpestare l’antico basolato* usurato* dal passaggio dei carri, degli animali e delle persone che in questi luoghi vissero. Un vento leggero e fresco mi invita a guardare l’orizzonte. La strada antica volge a un declivio* che spinge il mio sguardo fino al Vesuvio, che tutto domina». Il fotografo campano Luigi Spina, autentico “ricercatore di bellezza”, fra arte e architettura, ci conduce alla scoperta di Pompei. Lo fa come nessuno ha fatto: nel 2020, quando tutti vivevamo una vita sospesa, nelle nostre case, lui entrava nelle case dell’antica Pompei, si muoveva da solo fra quelle mura e su strade d’altri tempi che hanno visto e hanno resistito ad altre tragedie. Con una fotocamera Hasselblad H6D-100c con le ottiche e senza l’ausilio*
di alcuna luce artificiale, Spina si è immerso in una Pompei deserta e silenziosa. E l’ha restituita a tutti in un libro che è un capolavoro, il miglior libro di architettura e design del 2023 per il Financial Times: Interno Pompeiano (con 274 immagini selezionate fra i 1450 scatti realizzati nelle esplorazioni solitarie da Spina).
«Ascolto il ritmo di una città – scrive il fotografo nelle prime pagine del libro – che, per quanto abbia smesso di esistere, nasconde ancora tracce di coloro che ci vissero, che pensarono, forse per un solo istante, ancorché prima dell’ultimo respiro, che nel bene e nel male era semplicemente il luogo
dove nacquero e vissero. Un barlume* nella mente che segna l’unica sicurezza che abbiamo. L’appartenenza. E così mi avvio verso la Casa del Menandro e poi a quella dei Ceii. La via stretta e senza fronzoli*, minimalista, non aiuta a prevedere gli spazi di queste domus che riflettevano il gusto, la cultura e le economie di famiglie che credevano nel ruolo della casa. Gli spazi architettonici e decorativi, insieme, concorrono a definire la personalità di chi vi dimora. Entri nell’atrio e la luce dal compluvium crea una scena teatrale. Gli occhi si adattano lentamente. Non mi muovo. Attendo che la casa si rianimi davanti al mio sguardo». Un passo dentro e si accende la meraviglia. «All’improvviso i rossi, poi i gialli e i verdi. L’azzurro. Un fiume di colori investe i miei occhi. Faccio fatica a distinguere le forme geometriche, colonne, festoni, capitelli e figure umane, animali, mitologiche. Le pitture pompeiane sono un inno alla vita. Rivelano, ancora oggi, la cultura, i sogni, il mito e la fede di questa gente. L’Iliade, l’Odissea, il mito di Arianna, quello di Venere, Diana e Atteone, la fanciulla Europa e il Toro, il supplizio di Dirce. E poi sacrifici e paesaggi urbani e naturali. La descrizione meticolosa*, scientifica, di flora e fauna. Entrare nella Casa dei Ceii è un colpo al cuore. Dall’atrio, a distanza, vedi animali di ogni specie. Tori, leoni e lupi, scene di caccia. Il giardino è la descrizione di un mondo. Tutto su una parete».
Mondi nati per essere eterni, in una città
che, contrariamente a quanto si possa pensare, «celebra la vita come nessun altro luogo al mondo». Perché «la casa a Pompei è un inno alla vita, progettato per lasciare un testimone alle generazioni che verranno. In primis a figli e nipoti. Fa credere con fermezza che quello è un luogo sicuro dove vivere e forse rifugiarsi». Il vulcano è lì. E «ci ha insegnato che non esistono certezze e che, spesso, dobbiamo adattarci al cambiamento». Eppure sotto la cenere, sotto le macerie, dopo secoli, l’anima (come il fuoco) non si perde. «L’anima di Pompei mi accoglie
sciagure sono accadute nel mondo, ma poche hanno procurato altrettanta gioia alla posterità». Credo sia difficile vedere qualcosa di più interessante. Le case sono piccole e anguste, ma tutte contengono all’interno elegantissime pitture. [...] Un posto mirabile, degno di sereni pensieri». A più di due secoli di distanza Spina scrive: «Ho un ricordo assai preciso di certi pomeriggi trascorsi a Pompei. Al nostro arrivo, diretti alla Regio I, al posto di guardia, quell’odore di caffè appena fatto... Soltanto noi e i custodi. Nel mondo infuriava la pandemia. Su quel
tutti i giorni – scrive ancora Spina –. Dalla Regio I alla IX in ogni casa scopro mondi. Universi». Ed ecco che «la morte è quanto mai viva. È parte di queste esistenze senza farne mistero, senza timori né paure. Pompei scorre. Ancora oggi. La città riprende vita in un modo diverso. Tutti vogliono qualcosa da Pompei. Ognuno ha le proprie domande, i propri dubbi. Ci si confronta, a modo nostro, con il frammento umano di un’altra epoca». Probabilmente «non troveremo certezze. Scopriremo un mondo che si poneva gli stessi interrogativi e che, spesso, aveva la capacità di trovare risposte nell’unico luogo possibile. L’animo umano». Quello che accompagna tutte le epoche e tutte le persone. Ci rende uguali. Sempre e per sempre. Nel 1787, J.W. Goethe, nel suo Viaggio in Italia, annotava: «Domenica andammo a Pompei. Molte
marciapiede, lungo Via dell’Abbondanza, noi ad assaporare quel caffè. E, un momento dopo, verso una domus, sul limitare del giorno, a inseguire la luce soffusa del tardo pomeriggio di una giornata di quegli anni senza inizio e senza fine. Sento sulla mia pelle l’aria di Pompei intrisa* del tempo che si rinnova sempre fino alla fine dei tempi. Essere Pompei è riconoscere la propria esistenza».
Glossario
ausilio: aiuto
barlume: luce
basolato: tipo di pavimentazione stradale
declivio: pendio
fronzoli: abbellimenti inutili
intrisa: piena
meticolosa: attenta
presagire: intuire
usurato: rovinato
TRATTO DA [ ]
Di Monica Coviello
L’annuncio è arrivato alla fine di una recita di Onegin, balletto di John Cranko: Nicoletta Manni è stata proclamata* nuova étoile del Teatro alla Scala di Milano. «Signore e signori, scusate se interrompo gli applausi», ha detto il sovrintendente della Scala Dominique Meyer. «Faccio tanti complimenti a Nicoletta Manni, ballerina speciale, fantastica. Quando una ballerina brilla così fra le stelle da anni, si possono cambiare le regole e quindi, su proposta di Manuel Legris,
Nicoletta Manni, la nuova étoile della Scala di Milano
ho il piacere di dare a Nicoletta il titolo di étoile». Un’autentica ovazione del pubblico, ma anche del Corpo di ballo raccolto sulla scena, ha accolto l’annuncio, che ha sorpreso e emozionato tutti.
Tra le lacrime Nicoletta Manni, ha poi detto a caldo: «Non me l’aspettavo, davvero non sapevo niente. È magnifico, mi sento scombussolata, non riesco a dire tanto se non che sono grata per questa sera. Era già un
momento bellissimo e ora questo è il coronamento».
È la prima volta per la Scala che una nomina viene assegnata in pubblico, direttamente in palcoscenico: «È una consuetudine dell’Opera di Parigi che mi piace aver portato qui alla
Trentadue anni, originaria della provincia di Lecce, è approdata alla Scuola di Ballo della Scala quando aveva solo 12 anni. Grande amica di Roberto Bolle, è sempre stata sostenuta dalla mamma, che ha una scuola di danza in Puglia
Scala - ha confermato Meier che, con la complicità del direttore del corpo di Ballo, Manuel Legris, non aveva comunicato a nessuno la decisione –. È il momento più forte nella carriera di un ballerino, ed è più bello saperlo insieme ai colleghi e al pubblico». E Legris: «È una nomina che premia una artista che ha fatto tanto e ha lavorato bene». L’ultima nomina di étoile alla Scala era stata quella di Svetlana Zacharova, étoile ospite, ma lunga è la
di questa nomina, ma in questo momento sono solo felice».
Trentadue anni, originaria di Santa Barbara, un paese di un centinaio di abitanti vicino a Galatina, in provincia di Lecce, Nicoletta Manni è approdata alla Scuola di Ballo della Scala quando aveva solo 12 anni. A incoraggiare il suo talento è stata anche la mamma, che ha una scuola di danza in Puglia. Nel suo libro, La gioia di danzare,
lista di “stelle” nel balletto scaligero, tra cui Carla Fracci e Alessandra Ferri. Dopo l’annuncio, Nicoleta Manni ha festeggiato con i colleghi del Corpo di Ballo, il teatro e, ovviamente, il marito, il danzatore e collega Timofej Andrijashenko: «Sento la responsabilità
Nicoletta Manni ha raccontato che, nella prima fotografia che la ritrae con le scarpette da ballo, non ha ancora compiuto tre anni. La madre Anna, da sempre, l’ha portata con sé al lavoro, così che l’abitudine di esercitarsi alla sbarra è entrata nella
vita della ballerina con la naturalezza di un gioco. Dopo l’ammissione all’Accademia del Teatro alla Scala, tante altre importanti tappe hanno segnato la sua carriera: l’esperienza allo Staatsballett di Berlino, la collaborazione con Carla Fracci e Alessandra Ferri, l’amicizia con Roberto Bolle (altra étoile della Scala), la complicità con il collega (che la scorsa estate è diventato suo marito, dopo la romantica proposta di matrimonio sul palco dell’Arena di Verona) Timofej Andrijashenko che, dopo la nomina, ha detto, commosso: «Non sapevo nulla, non le ho potuto prendere neanche i fiori».
Grazie al suo talento eccezionale, la neo étoile ha interpretato una vasta gamma* di ruoli principali in importanti produzioni classiche e contemporanee, dal Lago dei cigni allo Schiaccianoci, dalla Bella addormentata nel bosco a Giselle. La sua grazia, la tecnica impeccabile e le interpretazioni appassionate l’hanno resa una delle ballerine più acclamate* e ammirate della sua generazione.
Gregorio Paltrinieri
Ha celebrato il traguardo della sua decima edizione “ARF! Festival”, la festa romana di chi ama, scrive, disegna e legge fumetti. Abbiamo intervistato gli organizzatori per ripercorrere questo primo decennio di attività
Il festival del fumetto di Roma compie 10 anni
TRATTO DA [ ]
Sono passati dieci anni dalla prima edizione di ARF! Festival, la manifestazione dedicata al fumetto che dal 2015 porta il meglio della nona arte nella Capitale. Era, all’epoca, l’edizione “zero” di un piccolo evento indipendente: «Furono tre giorni di festa. Eravamo in tremila a guardarci negli occhi. Increduli e pieni di meraviglia per quello che avevamo costruito insieme», raccontano gli organizzatori. Da quel maggio del 2015 ARF! – Festival di Storie, Segni & Disegni non ha smesso di crescere, diventando presto un appuntamento
in grado di richiamare decine e decine di editori, centinaia di autrici e autori, migliaia di appassionati, uniti nel segno di quel meraviglioso linguaggio che è la narrazione per immagini. Abbiamo intervistato per voi gli organizzatori.
Partiamo dall’inizio: com’è cominciata l’avventura di ARF! Quali erano le premesse* del festival, in un periodo in cui la scena fumettistica era certamente diversa rispetto a oggi?
È iniziata con la nascita di una scena fumettistica romana che rispondeva a quella storica, del nord Italia –aggregata da colossi dell’editoria come Sergio Bonelli Editore, Mondadori, Astorina – in maniera più indipendente,
slegata da grosse aziende e fatta di tanti piccoli appassionati che cercavano il loro spazio nel mondo del fumetto. Questa scena a poco a poco si è unita in studi, squadre, gruppi che si sono dapprima guardati con sospetto, poi con amore, poi magari di nuovo con sospetto, ma tutti erano concordi nel lamentarsi del fatto che a Roma, nonostante la presenza di tanti fumettisti, mancasse proprio un festival che celebrasse degnamente il gran valore della nona arte. Un giorno, Stefano “S3Keno” Piccoli ha alzato il telefono e ha chiamato a raccolta quattro amici e colleghi: Daniele “Gud” Bonomo, Paolo “Ottokin” Campana, Mauro Uzzeo e Fabrizio Verrocchi, dicendo loro semplicemente “perché invece di lamentarci non proviamo a farlo noi?”
Di Alex Urso
Quali sono state le difficoltà che avete incontrato al momento dell’inizio? Sentivate di lavorare su un terreno pronto al progetto? Per costruire un festival c’è sostanzialmente bisogno di due cose: capacità organizzative nel mondo degli eventi e soldi. Tanti soldi. Noi, che quotidianamente lavoriamo solo con la carta e la china* per fare i fumetti, non avevamo ovviamente né l’una, né, soprattutto, gli altri, ma tutte le nostre agende erano piene dei numeri di telefono dei migliori fumettisti italiani. Con loro avevamo parlato mille volte di come sognavamo il festival “perfetto”, e con il loro aiuto e coinvolgimento abbiamo costruito la prima edizione. La risposta è andata oltre ogni più rosea* previsione: addetti ai lavori, studiosi del fumetto e, soprattutto, un pubblico interessato e appassionato, hanno premiato l’idea di un festival che
mettesse insieme intrattenimento, cultura e divertimento. […]
Quali sono le peculiarità che contraddistinguono ARF!? ARF! nasce con un solo obiettivo: riportare il fumetto al centro di un festival che coinvolgesse autori, editori, lettori e appassionati. Per questo, ogni anno offriamo al pubblico una grande varietà di mostre dai sapori diversi ma dalla qualità innegabile, una sala Talk che ospita 21 momenti di incontro e confronto tra fumettisti, giornalisti, cineasti* e personaggi dello spettacolo per intrattenere un pubblico che ogni anno prende d’assalto i 200 posti disponibili. Ma non solo: le nostre ARFist Alley e Self ARF! sono un doppio fiore all’occhiello che permette ai visitatori di incontrare le star del fumetto italiano e internazionale, ma anche le nuove voci che offrono una visione più sperimentale del fumetto. I laboratori dedicati ai più piccoli in ARF! Kids e le centinaia di incontri professionali che mettono insieme esordienti ed editori, concludono un’offerta che cerca di porre sotto i giusti riflettori tutte le migliori caratteristiche del “fumettomondo”. […]
Come si vede ARF! da qui ai prossimi dieci anni?
Difficile immaginare come sarà la narrazione a fumetti nel prossimo decennio, ma se vogliamo “giocare” con il fantasy, potremmo augurarci che il fumetto sia ancora uno dei media più letti, più scritti e più disegnati da un pubblico sempre più trasversale* e appassionato. Ovviamente sogniamo che ARF! continui a essere quello che è oggi: un ponte capace di unire e tenere insieme chi vive di Storie, Segni & Disegni.
Glossario
china: inchiostro
cineasti: coloro che si occupano di cinema
premesse: situazione iniziale
rosea: felice
trasversale: vario
Giochi e attività
Una foto, mille parole. Pompei come non si era mai vista
Rileggi l’articolo e rispondi se le seguenti affermazioni sono vere o false.
a. Luigi Spina è uno dei pochi sopravvissuti di Pompei.
b. Le sue foto sono originali, perché ha girato e fotografato in solitudine.
c. Le case di Pompei avevano interni molto colorati.
d. Il fotografo racconta di aver sentito addosso tanta tristezza in questo posto.
e. Le foto sono state recentemente pubblicate in un libro.
f. In chiusura si fa riferimento a Viaggio in Italia di Schiller.
V F
Nicoletta Manni, la nuova étoile della Scala di Milano
Prova a immaginarti nei panni della ballerina e dai una risposta alle seguenti domande da intervista.
a. Quanti anni hai?
b. Da quanto tempo danzi a La Scala?
c. Chi ti ha fatta innamorare della danza?
d. Che cosa caratterizza il tuo stile?
e. Chi o quali sono i tuoi punti di riferimento?
f. Senti addosso più la responsabilità di questo riconoscimento o la felicità per lo stesso?
Soluzioni
Una foto, mille parole. Pompei come non si
Nicoletta Manni, la nuova étoile della Scala di Milano. a. 32 anni;
b. da quando ho 12 anni; c. mia mamma; d. grazia, tecnica
con Carla Fracci e Alessandra Ferri, l’amicizia con Roberto Bolle, la complicità con mio marito, ballerino come me; f. la felicità!
Ingredienti
500 g di farina 00
150 g di zucchero semolato
1 pizzico di sale
250 g di panna liquida fresca
q.b. cannella in polvere
q.b. burro
q.b. zucchero a velo
La torta fregolotta è un dolce tipico della tradizione veneta, in particolare della città di Treviso. Semplice e dal sapore rustico, viene realizzata impastando la farina con lo zucchero, la panna fresca e la cannella: una volta ottenute tante briciole (fregola, in dialetto locale, significa appunto “briciola”), queste vengono disposte* nello stampo e poi cotte in forno. Il risultato è una specialità croccante e friabile, perfetta da gustare a colazione, merenda o a fine pasto, accompagnata a un bicchiere di passito e a una golosa crema pasticciera.
Preparazione
Setacciate la farina in una ciotola e aggiungete un pizzico di sale e lo zucchero semolato. Miscelate* per bene, versate la metà della panna e iniziate ad amalgamare* il tutto, fino a ottenere una consistenza sabbiosa. Aggiungete 1/2 cucchiaino di cannella in polvere.
Torta fregolotta: la ricetta del dolce veneto croccante e friabile
Versate la panna restante e impastate ancora, finché il liquido non sarà completamente assorbito.
Foderate lo stampo con un disco di carta forno e imburrate i bordi. Distribuite le briciole ottenute su tutta la base, senza pressare con le mani. Infornate a 160 °C e fate cuocere per circa un’ora. Quando la torta risulterà leggermente dorata e dalla consistenza croccante, sfornatela e lasciatela intiepidire. Spolverizzate con abbondante zucchero a velo, tagliate a fette e servite.
Consigli
Per questo dolce si consiglia di utilizzare uno stampo da 24 cm di diametro, preferibilmente a cerniera e con fondo removibile*: in questo modo sarà più semplice sformare la torta.
A piacere, potete sostituire la cannella con la vaniglia in polvere, della scorza di limone grattugiata o altri aromi che
avete a disposizione in casa. La torta fregolotta presenta un impasto semplice e dal gusto piuttosto neutro: per questa ragione potete farcire l’interno con una crema al cioccolato, con della confettura fatta in casa o con una granella di frutta secca; potete cuocerla come previsto nella ricetta e poi accompagnarla a una crema pasticciera, una al mascarpone e caffè o, ancora, con della ricotta lavorata con zucchero e gocce di cioccolato fondente. Per una variante molto gustosa, potete sostituire 100 g di farina con altrettanta frutta secca, tritata finemente o ridotta in una polvere sottile.
Glossario
amalgamare: mescolare bene disposte: messe miscelate: mescolate removibile: che si può togliere
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