INCANTO LIVE_volume_A

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Incanto

EDUCAZIONE CIVICA

brani e canzoni per affrontare le nuove linee

guida di educazione civica

Gruppo Editoriale ELi

La

ORIENTAMENTO

orientarsi alle scelte future attraverso le interviste a chi lavora nel mondo musicale

Amusica nella storia Gli strumenti musicali

Il piacere di apprendere

LEGGI L’ESSENZIALE

studiare su due livelli per acquisire competenze

Attività con IA

Incanto

AGruppo Editoriale ELi

Il piacere di apprendere

La musica nella storia Gli strumenti musicali

Il Gruppo Editoriale ELi offre proposte editoriali che coprono tutti i gradi e i rami scolastici, all’insegna della qualità, del rigore e dell’innovazione.

Intelligenza artificiale

Percorsi didattici con attività pratiche che mirano ad approfondire i principali strumenti di IA generativa per favorirne un utilizzo critico e consapevole.

EquiLibri

Progetto di ricerca costante che mira a eliminare gli stereotipi di genere dalle nostre pubblicazioni ponendo particolare attenzione alla scelta dei contenuti, a una valutazione iconografica ragionata e all’utilizzo di un linguaggio testuale inclusivo.

Inclusione

Sviluppo di una cultura dell’inclusione attraverso contenuti accessibili e adeguati ai diversi stili di apprendimento.

Orientamento

Approccio educativo e formativo volto a favorire la conoscenza di sé, delle proprie attitudini e delle proprie capacità oltre a sviluppare le competenze non cognitive e trasversali necessarie per le scelte del futuro.

Educazione civica

secondo le NUOVE Linee guida

Aggiornamento e ampliamento dei nuclei tematici attorno ai quali si articolano le competenze e gli obiettivi di apprendimento: Costituzione, Sviluppo economico e sostenibilità, Cittadinanza digitale.

Stem/Steam, CLil

Attivazione del pensiero scientifico e computazionale, approccio interdisciplinare e laboratoriale, sviluppo della competenza multilinguistica, attraverso attività STEM, STEAM e CLIL.

Digitale

Acquisizione delle competenze digitali e dell’alfabetizzazione informatica come aiuto all’inclusione sociale e alla cittadinanza attiva.

Educazione alle relazioni

Percorsi incentrati sullo sviluppo di empatia e di competenze relazionali che arricchiscono la consapevolezza del vissuto personale mettendolo in relazione con la realtà circostante.

Gruppo Editoriale ELi

Il piacere di apprendere

Il nuovo corso di musica vivo, contemporaneo, al passo con le tendenze musicali e le tecnologie di oggi.

GLI ORIZZONTI DELLA MUSICA

Sai qual è la differenza tra udire e ascoltare? E come si classificano gli strumenti musicali? Ed è possibile affrontare temi di cittadinanza e sostenibilità attraverso la musica? Con gli “orizzonti della musica” potrai approfondire tutti questi aspetti, imparare ad ascoltare e sviluppare soft e life skills.

LA MUSICA NELLA STORIA

LE PROFESSIONI DELLA MUSICA

15 tra professionisti e professioniste del mondo musicale raccontano in podcast e videopodcast la loro esperienza di crescita professionale. Sarà un modo per conoscere tè stesso, interrogarti sulle tue attitudini e scoprire professioni curiose e interessanti del campo musicale.

Come è cambiata la musica nel tempo? La musica di ogni epoca storica è il risultato di eventi storici, fenomeni sociali, economici, politici e artistici. Conoscerai la “musica nella storia” confrontando opere d’arte e musica e attraverso l’ascolto in due mosse: il senso di una musica, cioè il cosa esprime, e i suoi aspetti tecnici, il come lo esprime.

In questa sezione imparerai gli aspetti “tecnici” dalla musica, le regole che permettono alla varietà di suoni di comporsi in infiniti modi e a suonare il

flauto, la chitarra, l’ukulele, la tastiera e la batteria

DALLA TEORIA ALLA PRATICA STUDIAFACILE

ANTOLOGIA

Una ricca antologia di brani da suonare e cantare attraverso i quali affrontare gli argomenti delle nuove linee guida di educazione civica . Come dice il titolo di questo corso, è un repertorio vivo e al passo con i generi musicali più nuovi.

Tutti i brani sono fruibili sull’app inmusica in musica .

Con questo volume potrai affrontare il ripasso dei contenuti storici, anche in inglese, cimentarti con compiti di realtà, attività che prevedono l’utilizzo dell’intelligenza artificiale e attività per lo sviluppo delle competenze musicali, organizzare un’orchestra di classe grazie ai numerosi brani per coro e orchestra. L’inserimento di spartiti di body percussion fanno di questo volume un vero strumento inclusivo!

CONTENUTI DIGITALI

Sono tutti accessibili attraverso

il qr code o l’app librARsi

• lezioni in power point

• pillole d’autore

• videobiografie dei compositori

• podcast e videopodcast con volti noti del panorama musicale

• audiosintesi e esercizi interattivi

• letture CLIL

• basi musicali

PARTE 1

GLI ORIZZONTI DELLA MUSICA

ascolti

A1-A6 Ascolta 1, 18

A7-A8 Ascolta 2, 19

A9-A11 Ascolta 1, 21

A12-A14 Ascolta 1, 21

A15-A17 Ascolta 2, 21

A18-A20 Ascolta 2, 21

A21 FRANZ JOSEPH HAYDN Sinfonia La sorpresa, 24

A22 OTTORINO RESPIGHI

Pini di Roma. I pini della Via Appia, 24

A23-A24 LEOPOLD MOZART

Sinfonia dei giocattoli, Terzo movimento., 25

A25 EDVARD GRIEG Peer Gynt, Nell’antro del Re della montagna, 25

A26-A28 MODEST MUSORGSKIJ

Quadri di un’esposizione, Passeggiata, 26

A29 DAN ROUSE The Avatar, 27

A30 KRZYSZTOF PENDERECKI Fluorescenze, 27

A31 LUDWIG VAN BEETHOVEN Inno alla gioia, 28

A32-A35 Ascolta 4, 28

A36 GIUSEPPE VERDI Rigoletto, 29

A37 PËTR IL’IČ ČIAJKOVSKIJ Sinfonia n° 6, 29

A38 RICHARD WAGNER Parsifal, 29

A39 GEORGES BIZET La marcia dei Re, 29

A40 FRANCISCO TÁRREGA Ricordo dell’Alhambra, 30

A41-A49 ASCOLTA 1, 35

A50-A51 ASCOLTA 2, 36

A52-A54 SERGEI PROKOF’EV Alexander Nevsky, 37

A55-A58 LEONARD BERNSTEIN West Side Story, 40

A59-A64 ASCOLTA 3, 42

3

A65-A70 GEORGE GERSHWIN Porgy and Bess, Suite, 44

A71 CLAUDE MICHEL SCHOENBERG Les Miserables, 45

A72-A76 GEORGES BIZET Carmen, 46

A77-A79 GIUSEPPE VERDI Otello, 49

A80-A81 GIUSEPPE VERDI Rigoletto, 50

A82 HEITOR VILLA-LOBOS Erosão. Erosione, 51

A83 EDGAR VARESE Desert, 51

A84 LUDWIG VAN BEETHOVEN Sinfonia n° 6, Pastorale, primo movimento, 52

A85 BESSIE SMITH Boweavil Blues, 52

A86 MESSIAEN Turangalila, 52

A87 RALPH VAUGHAN WILLIAMS Le vespe, Introduzione, 53

A88 MICHAEL NYMAN Where the bee dances, 53

A89 LEONARDO BALADA Guernica, 54

A90 BENJAMIN BRITTEN Il Requiem della guerra, 55

A91-A92 MASAO OKHI Sinfonia Hiroshima, 55

A93 LUDWIG VAN BEETHOVEN Nona sinfonia, Quarto movimento, 56

A94 AARON COPLAND Fanfara per l’uomo comune, 56

A95 MIECZYSŁAW WEINBERG The banners of peace, 56

PARTE 2

UNITÀ 1

GLI STRUMENTI MUSICALI

ascolti

IL MONDO MERAVIGLIOSO

2.7

3.1

3.2

3.3

A96 G.F.HANDEL Gavotta HWV 604, 63

A97 DEBUSSY Syrinx, 63

A98 AARON COPLAND Concerto per clarinetto, 65

A99 JOHANN SEBASTIAN BACH Preludio n. 1, 65

A100 GENE AMMONS My romance, 65

A101 ALESSANDRO MARCELLO

Concerto per oboe e archi, Adagio, 67

A102 AMILCARE PONCHIELLI

Concertino per corno inglese e arpa, 67

A103 HECTOR BERLIOZ Sinfonia fantastica, Adagio, 67

A104 GIOACHINO ROSSINI Duetto per fagotto e controfagotto, 67

A105 VILLA LOBOS Canzone tipica brasiliana n.4, 68

A106 ASTOR PIAZZOLLA Oblivion, 68

A107 JEREMIAH CLARKE Voluntary, 71

GAETANO DONIZETTI

Don Pasquale, Preludio, Atto secondo, 71

A108 DMITRIJ ŠOSTAKÓVIC Valzer, 71

A109 FELIX MENDELSSOHN-BARTHOLDY

Sogno di una notte di mezza estate, Notturno, 71

A110 VITTORIO MONTI Czarda, 71

A111 OLIVIER MESSIAEN Da La natività del Signore, Dieu parmi nous, 75

A112 ANONIMO Scotland the brave, 75

A113 ENRIQUE GRANADOS Cancion de Mayo, 78

A114 GEORGE LENTZ Caeli enarrant, 78

A115 LEOPOLD WEISS Bourrée, 78

A116 EDUARDO DI CAPUA O sole mio, 78

A117 ANONIMO Cripple Creek, 78

A118 JACQUES IBERT Scherzetto, 79

A119 JOHANN SEBASTIAN BACH

Fuga n2 in do minore dal Clavicembalo ben temperato, 79

A124 JOHANN SEBASTIAN BACH

Ciaccona dalla partita n 2 per violino solo, 81

A125 GABRIEL FAURÉ Elegia per viola e pianoforte, 81

A126 GIOACHINO ROSSINI Duetto, 81

A124 FANNY MENDELSSOHN-BARTHOLDY

Sonata per pianoforte, 83

A125 SCOTT JOPLIN Pine Apple Rag, 83

A126 JOHN CAGE Sonata X per pianoforte preparato, 83

7.

6.2

A127 P. I. ČAJKOVSKIJ Danza della fata confetto, 86

A128 DMITRIJ KABALEVSKIJ I commedianti. Galop, 86

A129 LIONEL HAMPTON Flying Home, 86

A130 JOHANN SEBASTIAN BACH Preludio, 86

A131 CHRISTOPHER WALKER

The Tragedy of the Young Soldier, 89

A132 JOHN CAGE Le percussioni infinite, 89

A133 KARLHEINZ STOCKHAUSEN Telemusik, 90

A134 BENJAMIN BRITTEN Guida del giovane all’orchestra, 94

A135 JOHN PHILIP SOUSA The Washington Post March, 96

MUSICA NELLA STORIA PARTE 3

LA SCOPERTA DEI SUONI

UNITÀ 1 IL MEDIOEVO

1. La musica nell’Alto medioevo

1.1 La vita nei castelli e nelle abbazie

1.2 La musica come tradizione orale

1.3 L’invenzione della prima scrittura musicale

2. Il canto gregoriano

2.1 Papa Gregorio Magno stabilisce la liturgia cristiana

2.2 I caratteri del canto gregoriano

GUIDO D’AREZZO , 115

ILDEGARDA DI BINGEN , 117

3. La musica nel Basso Medioevo

3.1 La trasformazione del canto gregoriano

3.2 L’ Ars antiqua

PEROTINO , 119

4. La musica profana

4.1 I menestrelli

4.2 Il mondo dei trovatori

RAIMBAULT DE VAQUEIRAS , 121 ADAM

5. Le canzoni goliardiche

3. Il mondo greco e romano 107

4. Il silenzio dei mondi lontani 108

ascolti

A136 ANONIMO A solis ortu , 111

A137 PIERRE DE LA RUE Kyrie, 111

A138 GUIDO D’AREZZO Inno a san Giovanni, Ut queant laxis, 116

A139 ILDEGARDA VON BINGEN Ave Generosa, 117

A140 PEROTINO Sederunt principes. I principi si sedettero, 119

A141 RAIMBAULT DE VAQUEIRAS Kalenda maya, 121

A142 ADAM DE LA HALLE Jeu de Robin et Marion, 122

A143 ANONIMO Carmina Burana, Bache bene venies, 124

A144 GUILLAUME MACHAUT Douce dame jolie, 126

A145 FRANCESCO LANDINO La primavera, 127

UNITÀ 2 IL RINASCIMENTO

umano

1. Lo svago degli aristocratici

1.1 Danze e ambienti

1.2 La bassa danza

1.3 Pavana e gagliarda

2. Il trionfo della polifonia

2.1 La musica nelle corti italiane

2.2 Tecniche di contrappunto

GUILLAUME DUFAY , 136

3. Le melodie scherzose e orecchiabili

3.1 Le villotte e le frottole

3.2 La chanson

JOSQUIN DESPRES , 138

ALESSANDRO STRIGGIO , 139

4. La stampa musicale

4.1 La rivoluzione della stampa

5. Il Cinquecento: il secolo del madrigale

5.1 La ricerca dei musicisti

5.2 Il madrigale

JACQUES ARCADELT , 142

6. Travestimenti e madrigalismi

6.1 Il contrafactum

6.2 La musica traduce le parole: il

LUCA MARENZIO , 144

GESUALDO DA VENOSA , 145

7. La musica sacra

7.2 Il canto polifonico a cappella

GIOVANNI PIERLUIGI DA PALESTRINA , 148

ORLANDO DI LASSO , 149

8. Gli strumenti nel Rinascimento

8.1 I primi albori della musica strumentale

GIOVANNI GABRIELI , 151

1. La nascita del melodramma

1.1 Il recitar cantando

1.2 Un nuovo linguaggio

CLAUDIO MONTEVERDI , 159

2. Il successo del melodramma

2.1 La diffusione del melodramma

2.2 Dai palazzi ai teatri pubblici

HENRY PURCELL , 162

JEAN BAPTISTE LULLY , 163

3. La musica strumentale

3.1 Nasce un nuovo repertorio

3.2 L’importanza del violino e dell’organo

3.3 I nuovi generi strumentali

ARCANGELO CORELLI , 166

GIROLAMO FRESCOBALDI , 168

4. Gli spettacoli sacri

4.1 Nascono gli

ascolti

A146 PEROTINO Frammento, 131

A147 GUILLAUME DUFAY Kyrie, 131

A148 LAURO, 134

A149 GUILLAUME DUFAY Donnés l’assault, 136

A150 JOSQUIN DESPRÈS Scaramella va alla guerra , 138

A151 ALESSANDRO STRIGGIO Il gioco di primiera, 139

A152 JACQUES ARCADELT Ave Maria, 142

A153 La pastorella/Il fraticello

A154 LUCA MARENZIO O tu che fra le selve, 144

A155 GESUALDO DA VENOSA Luci serene e chiare, 145

A156 MARTIN LUTERO Ein feste Burg, 146

A157 J.S. BACH Chorale das Wort sie sollen lassen stahn cantata BWV n 80, 147

A158-A162 GIOVANNI PIERLUIGI DA PALESTRINA

Veni sponsa Christi, 148

A163 ORLANDO DI LASSO Olà o che bon eco Olà, oh che bon’eco, 149

A164 GIOVANNI GABRIELI La spiritata, 151

A165 BARTOLOMEO TROMBONCINO

Zephiro spira e’l bel tempo rimena, 155

A166 GIROLAMO FRESCOBALDI Capriccio sopra il cucco, 155

A167-A168 CLAUDIO MONTEVERDI Il combattimento di Tancredi e Clorinda, 160

A169 HENRY PURCELL Abdelazer, Intermezzo, 162

A170 JEAN-BAPTISTE LULLY Armida, Ouverture, 163

A171 ARCANGELO CORELLI Sonata La follia, 166

A172 GIROLAMO FRESCOBALDI Toccata Quarta per organo, 168

UNITÀ 4 LA PRIMA METÀ

SETTECENTO

1. L’opera lirica e l’opera buffa

1.1 Lo svago del Settecento

1.2 Il mestiere del librettista

1.3 Gli intermezzi comici

GIOVANNI BATTISTA PERGOLESI , 178

2. Alla corte dei Luigi di Francia

2.1 Arte versus natura

2.2 Italia versus Francia

3. Una sfida sul pentagramma

3.1 La riforma del melodramma

3.2 I principi della riforma

CHRISTOPH WILLIBALD GLUCK , 183

4. Le novità della musica strumentale

4.1 I generi strumentali

4.2 L’espressione degli “affetti”

4.3 Le regole essenziali della fuga

FRANC¸OIS COUPERIN , 188 DOMENCO SCARLATTI , 190

ANTONIO VIVALDI , 191 GEORG FRIEDRICH HÄNDEL , 194

JOHANN SEBASTIAN BACH , 197

5 IL CLASSICISMO

CARL PHILIPP EMANUEL BACH , 208 JOHANN CHRISTIAN BACH , 209

1. La musica dell’età classica

1.1 Le possibilità espressive

1.2 I generi

1.3 Le forme

LUIGI BOCCHERINI , 214

2. La sinfonia

2.1 La storia della sinfonia

FRANZ JOSEPH HAYDN , 217 WOLFGANG AMADEUS MOZART , 220

LUDWIG VAN BEETHOVEN , 226

UNITÀ 6 IL ROMANTICISMO

L’età dei sentimenti e delle emozioni

L’età della libertà

1. La musica romantica

1.1 La musica strumentale romantica

1.2 Il virtuosismo strumentale

1.3 L’orchestra

1.4 Il tema conduttore e la melodia infinita

NICCOLÒ PAGANINI , 238

2. Il poema sinfonico

FRANZ LISZT , 241 HECTOR BERLIOZ , 243

FRYDERYK CHOPIN , 246 FELIX MENDELSSHON- BARTHOLDY , 248

FANNY MENDELSSHON , 250 FRANZ SCHUBERT , 251

ROBERT SCHUMANN , 253 CLARA WIECK SCHUMANN , 256

JOHANNES BRAHMS , 257

3. L’opera lirica

3.1 La musica e la parola

3.2 Le forme del teatro musicale

3.3 Le parti dell’opera

A173 FRESCOBALDI Ricercare Sesto, 173

A174 HÄNDEL Suite n. 5, Quarto mov. Fabbro armonioso., 173

A175 GIOVANNI PERGOLESI

La serva padrona: Stizzoso mio stizzoso, 179

A176 GIOVANNI PERGOLESI

La serva padrona, Stare a letto, 180

A177 GIOVANNI PERGOLESI

La serva padrona, Sempre in contrasti, 180

A178 CHRISTOPH WILLIBALD GLUCK

Orfeo ed Euridice: Che farò senza Euridice, 183

A179 CHRISTOPH WILLIBALD GLUCK

Orfeo ed Euridice, Chi mai dell’Erebo, 184

A180-A184 FRANÇOIS COUPERIN I fasti della grande e antica Mxnxstrxndxsx, 188

A185 DOMENICO SCARLATTI Sonata K 380, 190

A186-A198 ANTONIO VIVALDI Concerti delle stagioni, 191

A199-A203 GEORG FRIDERIC HÄNDEL Musica sull’acqua. Suite, 195

A204-A208 JOHANN SEBASTIAN BACH

Suite per orchestra n° 2, Danze, 198

A209 JOHAN SEBASTIAN BACH

Suite per orchestra n°3. Aria sulla quarta corda, 200

A210 JOHAN SEBASTIAN BACH

La cantata del caffè. Finale, 200

A211 JOHAN SEBASTIAN BACH Cantata BWV 147, 201

A212 JOHAN SEBASTIAN BACH Arte della fuga, 205

A213 WOLFGANG AMADEUS MOZART

Sonata per pianoforte K 545, 205

A214 CARL PHILIPP EMANUEL BACH

Sinfonia amburghese, 208

A215 JOHANN CHRISTIAN BACH

Sinfonia op. 9 n. 2. Andante, 209

A216 LUIGI BOCCHERINI

La ritirata di Madrid, per quintetto d’archi, 215

A217 LUIGI BOCCHERINI

Quintetto G 448, per chitarra e archi, Fandango, 215

A218 FRANZ JOSEPH HAYDN

Sinfonia n. 100, I° Movimento, 217

A219 FRANZ JOSEPH HAYDN

Sinfonia n° 100, II° movimento, 218

A220-A221 FRANZ JOSEPH HAYDN

Sinfonia n° 100, III° e IV° movimento, 219

A2229-A224 WOLFGANG AMADEUS MOZART

Serenata K 239, Rondò, 221

A225-A228 WOLFGANG AMADEUS MOZART Concerto per pianoforte e orchestra n. 21 K 467, Andante, 221

A229-A234 WOLFGANG AMADEUS MOZART

Il flauto magico, Ouverture, 222

A235 WOLFGANG AMADEUS MOZART

Il flauto magico, Il catturapasseri, 223

A236 WOLFGANG AMADEUS MOZART

Il flauto magico, Colomba o tortorella, 224

A237 WOLFGANG AMADEUS MOZART

Il flauto magico, L’amore trionfa, 224

A238-A239 LUDWIG VAN BEETHOVEN Settimino op. 20, Minuetto, 227

A240-A242 LUDWIG VAN BEETHOVEN Sonata per pianoforte n. 23, op. 57. Terzo movimento., 227

A243-A244 LUDWIG VAN BEETHOVEN Sinfonia n. 5 op. 67, 228

A245 WOLFGANG AMADEUS MOZART Quartetto, K 387, 233

A246 FRYDERIK CHOPIN Preludio, op. 28 n° 13, 233

A247-A248 NICCOLÒ PAGANINI

Capriccio op. 1 n. 9 e n. 5, per violino, 239

A249 FRANZ LISZT Mazeppa, 241

A250-A256 HECTOR BERLIOZ Sinfonia fantastica, 243

A257-A261 FRYDERYK CHOPIN Preludi op. 28: n. 3, 4, 10, 11, 16, 246

A262-A263 FRYDERYK CHOPIN Due studi, op. 25 n. 9 e op. 10 n. 3, 247

A264 FELIX MENDELSSOHN-BARTHOLDY

Sinfonia italiana, presto Salterello, 249

GIOACHINO ROSSINI , 261 GAETANO DONIZZETTI , 263

VINCENZO BELLINI , 264 GIUSEPPE VERDI , 265

RICHARD WAGNER , 268

UNITÀ 7 LA BELLE ÉPOQUE

Una nuova età dell’oro

L’età del progresso e della tecnologia

JOHANN STRAUSS , 276

1. Dalla musica nazionale al folklore

1.1 Nascono le scuole nazionali

1.2 La scuola russa

MODEST MUSORGSKIJ , 278 NIKOLAJ RIMSKIJ-KORSAKOV , 280

2. Il linguaggio del corpo

2.1 Il balletto

2.2 Il balletto russo

PETR IL’IČ ČAJKOVSKIJ , 283 ANTONIN DVOŘÁK , 287

ENRIQUE GRANADOS , 289 JAN SIBELIUS , 291

3. Nuovi linguaggi musicali e artistici

3.1 Nasce il verismo musicale

3.2 I fermenti artistici della Belle Époque

GIACOMO PUCCINI , 294 GEORGES BIZET , 297

4. Debussy e Mahler: due fari proiettati sul Novecento

CLAUDE DEBUSSY , 300 GUSTAV MAHLER , 302

UNITÀ 8 IL NOVECENTO

della sperimentazione

L’età delle guerre mondiali (1900- 1945)

AMY BEACH , 310 MAURICE RAVEL , 311

OTTORINO RESPIGHI , 313 IGOR STRAVINSKIJ , 315

DIMITRIJ ŠOSTAKOVIČ , 318 CHARLES IVES , 320 MANUEL DE FALLA , 321

1. Il nuovo spettacolo musicale

1.1 Un nuovo tipo di balletto

1.2 Un nuovo genere: il musical

GEORGE GERSHWIN , 324

2. Una rivoluzione fra i suoni

2.1 La musica tonale in discussione

2.2 La dodecafonia

ARNOLD SCHÖNBERG , 327

UNITÀ 9 IL JAZZ

di improvvisare

1. Work song, spiritual e la nascita

1.1 I work

1.2 Gli

1.3 I

2. L’anima del blues

2.1 Dalle campagne alle città

2.2 Un nuovo colore

2.3 Dalla voce allo strumento

A265-A266 FANNY MENDELSSOHN Lied, 250

A267-A274 FRANZ SCHUBERT Sinfonia n° 8. Primo movimento, 251

A275-A279 ROBERT SCHUMANN Carnaval, 254

A280 ROBERT SCHUMANN Concerto per pianoforte e orchestra, op. 54. Allegro affettuoso. Esposizione, 255

A281 CLARA WIECK SCHUMANN

Scherzo in do minore op. 14, 256

A282 JOHANNES BRAHMS

Concerto per violino e orchestra, Adagio, 258

A283-A285 GIOACHINO ROSSINI

Il Barbiere di Siviglia Finale atto primo, 261

A286 GAETANO DONIZETTI

L’elisir d’amore, Una furtiva lacrima, 263

A287 VINCENZO BELLINI Norma, 264

A288 GIUSEPPE VERDI Il trovatore, Scena del terzo atto., 266

A289-A291 RICHARD WAGNER

Walkiria, La cavalcata delle Valchirie, 269

A292 CLARA WIECK-SCHUMANN Notturno, 273

A293 CLAUDE DEBUSSY Danseuse des Delphes, 273

A294 JOHANN STRAUSS Valzer Rosen ausdem Suden, 273

A295-A296 MODEST MUSORGSKIJ

Boris Godunov, Scena dell’Incoronazione, 279

A297 NIKOLAJ RIMSKIJ-KORSAKOV

La grande Pasqua russa, 281

A298-A304 PËTR IL’IČ ČAJKOVSKIJ Lo Schiaccianoci, 283

A305-A313 ANTONIN DVOŘÁK Sinfonia dal Nuovo Mondo, 287

A314-A316 ENRIQUE GRANADOS Goyescas, 287

A317 JAN SIBELIUS Finlandia, 292

A318-A320 GIACOMO PUCCINI Gianni Schicchi, 295

A321-A324 GEORGES BIZET Giochi di bambini, 295

A325 CLAUDE DEBUSSY La Mer, 301

A326-A328 GUSTAV MAHLER Sinfonia n.2 Finale, 302

A329 DARIUS MILHAUD Le Boef sur le toit, 307

A330 REBECCA CLARKE Piano trio, Allegro vigoroso, 307

A331 AMY BEACH Sinfonia Gaelica, II movimento: Alla siciliana- allegro vivace- andante, 310

A332 MAURICE RAVEL La valse, Parte prima e terza, 312

A333-A336 OTTORINO RESPIGHI Fontane di Roma, 313

A337-A342 IGOR STRAVINSKIJ Petruška, 316

A343-A354 DIMITRIJ ŠOSTAKÓVIC

Sinfonia di Leningrado: L’assedio, 319

A355 CHARLES IVES Il campo del Generale Putnam, 320

A356-A359 MANUEL DE FALLA Il cappello a tre punte, 322

A360 GEORGE GERSHWIN Un americano a Parigi, 325

A361 ARNOLD SCHÖNBERG Un sopravvissuto di Varsavia, 328

A362 SIDNEY BECHET Old school, 333

A363 JOHN COLTRANE After the rain, 333

A364 ANONIMO Roll Jordan roll, 336

A365 JOHN HURT

Since I’ve laid my burdens down Mississippi, 337

3. Il ragtime

3.1 Un nuovo strumento per il

3.2 Un nuovo genere

SCOTT JOPLIN , 339

4. Alla scuola degli afroamericani

4.1 Il Dixieland

4.2 La libertà di improvvisare

LOUIS ARMSTRONG , 341

5. Le big band e lo swing

5.1 Le big band

5.2 Lo swing

LEON “BIX” BEIDERBECKE , 343 BENNY GOODMAN , 344

DUKE ELLINGTON , 345

6. Gli anni folli

6.1 Il charleston

7. Contro un jazz di massa

7.1 Il bepop

7.2 Le piccole formazioni

GLENN MILLER , 347 CHARLIE PARKER , 349

8. La reazione al bebop

8.1 Il cool jazz

9. Un jazz più libero

9.1 Il free jazz

9.2 Nuove contaminazioni

MILES DAVIS , 352 ORNETTE COLEMAN , 353

JOHN COLTRANE , 354

10. Grandi voci femminili

10 IL MONDO

L’Età dello sperimentalismo

L’età della guerra fredda

1. Gli sperimentatori

1.1 La musica aleatoria

1.2 La musica seriale e il

1.3 Minimalismo

1.4 Il gusto del colore strumentale

BENJAMIN BRITTEN , 364 KRZYSZTOF PENDERECKI , 366

BRUNO MADERNA , 368 GYÖRGY LYGETI , 369

2. I miracoli dell’elettronica

2.1 I primi esperimenti

2.2 La musica concreta

2.3 La musica elettronica

LUCIANO BERIO , 371 STEVE REICH , 372

KAIJA SAARIAHO , 373

UNITÀ 11 LA MUSICA LEGGERA

1. Un genere di intrattenimento

1.1 La musica degli anni Cinquanta

ascolti

A366 SCOTT JOPLIN Maple leaf rag, 339

A367 ANONIMO Livery stable blues. Il blues della stalla, 340

A368-A363 LOUIS ARMSTRONG S.O.L. Blues, 341

A369 LEON “BIX” BEIDERBECKE Davenport Blues, 343

A370 BENNY GOODMAN Sing sing sing, 344

A371 DUKE ELLINGTON Take the A train, 345

A372 JAMES P. JOHNSONS The Charleston, 346

A373 GLENN MILLER Chattanooga Choo Choo, 347

A374 DIZZY GILLESPIE 52ND Street Theme, 348

A375 CHARLIE PARKER Now’s the time, 349

A376 GERRY MULLIGAN Jeru, 350

A377 MILES DAVIS So what, 352

A378 ORNETTE COLEMAN W.R.U., 353

A379 JOHN COLTRANE Blue Train., 354

A380-A385 GEORGE GERSHWIN Summertime, 355

A386 PHILIP GLASS String quartet, 359

A387 PHILIPPE MANOURY Prologo, 359

A388 BENJAMIN BRITTEN War requiem, Dies irae, 364

A389-A390 KRZYSZTOF PENDERECKI Trenodia per le vittime di Hiroshima, Introduzione e Finale, 366

A391 BRUNO MADERNA Continuo, 368

A392 GYÖRGY LIGETI Continuum, 369

A393 LUCIANO BERIO Sequenza 4 per pianoforte, 371

A394 STEVE REICH New York Counterpoint III, 372

A395 KAIJA SAARIAHO Nymphea, “Jardin secret III”, 373

1

GLI ORIZZONTI DELLA MUSICA PARTE

Trovi

LA FONOSFERA

Un prezioso informatore

L’udito è un informatore prezioso sulla realtà che ci circonda: ci fa capire se una cosa sta ferma, se si avvicina o si allontana, se sta su o giù, se è grossa o piccola. Ogni suono ha precise caratteristiche che ne definiscono l’identità. Dal suono che produce possiamo, a volte, facilmente immaginare l’oggetto che lo ha generato.

Con il termine suono si indica abitualmente una percezione sonora piacevole, mentre la parola rumore indica una percezione spiacevole. Il modo più corretto per classificare il mondo sonoro che ci circonda è assegnare a ciascun fenomeno acustico la giusta definizione:

• si parla di effetto sonoro per indicare qualsiasi fenomeno acustico;

• si dice suono determinato un suono intonato che può essere cantato, cioè ripetuto con la voce o con uno strumento musicale;

• si dice suono indeterminato o rumore un effetto sonoro confuso, dove non si riconosce un suono determinato.

Nel tempo l’udito ha imparato a riconoscere suoni e rumori molto diversi da quelli dell’ambiente naturale a cui era abituato. Adesso pensa alla tua esperienza quotidiana. Ogni giorno arrivano al tuo orecchio suoni e rumori di ogni genere:

• in casa: gli elettrodomestici, il trillo del telefono, il suono della caffettiera, l’aspirapolvere…

• in strada: il motore acceso delle auto, i clacson che suonano nel traffico, i lavori stradali…

• a scuola: le voci, le porte che si chiudono, la cam panella…

• nei luoghi naturali: la pioggia, il vento, i tuoni…

Molte delle invenzioni che rendono la nostra vita più comoda sono anche la causa di ciò che viene definito inquinamento acustico. L’inquinamento acustico si aggiunge all’inquinamento dell’aria e delle acque, contribuendo a danneggiare la nostra salute. Appositi strumenti, i fonòmetri, vano i rumori e misurano la loro intensità in decibel, l’unità di misura del suono.

Fonometro
la spiegazione della differenza tra suono e rumore nel

ORECCHIO ESTERNO

padiglione auricolare

Come percepiamo i suoni e i rumori

Il senso dell’udito ha sede nell’orecchio, l’organo che ci permette di raccogliere ed elaborare le vibrazioni prodotte da suoni e rumori. Per essere percepite, le vibrazioni delle sorgenti sonore devono arrivare sino all’orecchio, perciò è necessario un mezzo che le trasporti: nella maggioranza dei casi tale mezzo è l’aria, ma può anche essere l’acqua o un corpo solido, come il legno o il ferro. La vibrazione genera una successione di compressioni e di espansioni delle molecole che circondano la sorgente: questo fenomeno è detto onda sonora. L’orecchio è composto da tre parti: l’orecchio esterno, l’orecchio medio e l’orec-

ORECCHIO

condotto uditivo

di Eustachio

INTERVISTA

2.1 L’orecchio esterno

Nell’orecchio esterno trovano posto il padiglione auricolare e il condotto uditivo esterno. Il padiglione auricolare è una struttura in cartilagine ed è l’unica parte visibile dell’orecchio la cui funzione è quella di raccogliere le vibrazioni per convogliarle nel condotto uditivo.

Il condotto uditivo esterno è un canale che entra nel cranio e conduce all’interno dell’orecchio le vibrazioni dell’aria. Termina a contatto con il timpano, una membrana sottile che separa l’orecchio esterno dall’orecchio medio.

2.2 L’orecchio medio

L’orecchio medio occupa la cassa timpanica, una piccola cavità delle ossa del cranio che comunica con la faringe mediante un canale chiamato tromba di Eustachio. Nella cassa timpanica si trova una catena di tre ossicini, i più piccoli dell’organismo, che trasmettono le vibrazioni del timpano, amplificandone l’intensità: sono il martello, l’incudine e la staffa. Il martello, che appoggia sul timpano, entra in vibrazione e trasmette le oscillazioni all’incudine; questa, a sua volta, le trasmette alla staffa, che appoggia su una membrana che chiude la finestra ovale, un’apertura che separa l’orecchio medio dall’orecchio interno. Di solito le pareti della tromba di Eustachio aderiscono l’una all’altra e chiudono il canale, ma quando deglutisci si allontanano in modo che l’aria possa attraversarlo: in questo modo la pressione dell’aria viene bilanciata da entrambe le parti della membrana del timpano.

chiocciola
Le parti dell’orecchio.
TECNICO
SUONO

2.3 L’orecchio interno

L’orecchio interno è formato da due vescicole, il sacculo e l’utricolo, piene di un liquido chiamato endolinfa. Dal sacculo si origina la chiocciola (o coclea), così chiamata per la sua forma di canale avvolto a spirale. L’organo uditivo vero e proprio è l’organo del Corti, che si trova proprio nella chiocciola: è costituito da più di 25 000 recettori uditivi, cellule sensoriali munite di ciglia, i cui prolungamenti formano il nervo acustico, che collega l’orecchio con il cervello.

Come funziona l’orecchio

Quando un’onda sonora giunge all’orecchio, percorre il condotto uditivo e, giunta al timpano, fa vibrare la membrana. Il timpano si rigonfia avanti e indietro con la medesima frequenza delle onde sonore che lo colpiscono, trasmettendo le vibrazioni ai tre ossicini e alla finestra ovale. Le vibrazioni della finestra ovale si trasmettono all’endolinfa contenuta nella chiocciola e alla membrana tectoria, una struttura anatomica posta sopra i recettori uditivi. Muovendosi, la membrana tectoria stimola le ciglia dei recettori uditivi, che generano impulsi elettrici. Il nervo acustico trasporta gli impulsi elettrici al cervello: è a questo punto che noi riceviamo una sensazione sonora. Le cellule sensoriali dell’orecchio non sono tutte uguali, perché hanno ciglia di lunghezze diverse che percepiscono suoni differenti. Alcune sono stimolate dai suoni acuti, cioè da vibrazioni rapide, altre dai suoni gravi, cioè da vibrazioni lente. In questo modo l’orecchio riesce a distinguere un suono dall’altro.

La struttura dell’orecchio interno Il meccanismo di percezione del suono.

soglia di udibilità umana

I danni da rumore

L’orecchio umano percepisce suoni compresi tra la soglia di udibilità, cioè il livello sonoro minimo rilevabile, e la soglia del dolore, oltre i 120 decibel. I rumori quando superano costantemente gli 80 decibel, diventano sgradevoli e si può parlare di inquinamento acustico. La sensibilità sonora varia da persona a persona, ma esiste una soglia di tolleranza che è valida per tutti. I danni provocati da effetti sonori troppo elevati sono di diverso tipo:

• traumi uditivi: l’esposizione al rumore forte provoca la distruzione delle cellule uditive che non si rigenerano e questo causa la perdita progressiva dell’udito e, nei casi più gravi, la sordità;

• effetti su altri organi sensoriali: poiché l’orecchio è anche la sede del senso dell’equilibrio, il rumore forte agisce negativamente creando vertigini e nausee;

• effetti psicologici: sentimenti negativi, di disagio, di angoscia, di fastidio e di paura ma anche difficoltà di concentrazione, irritabilità, rallentamento dell’attività intellettiva e motoria.

• effetti fisiologici: stanchezza, senso di fatica, emicranie, accelerazione del battito cardiaco e della respirazione, disturbi del sonno.

accettabile

moderato forte molto forte

troppo forte soglia del dolore

Attività di produzione del suono in relazione alla scala dei decibel.

Scala dei decibel.

Udire o ascoltare?

Abbiamo detto che la vita di ognuno di noi è immersa in un flusso continuo di suoni e di rumori, dai quali facciamo sempre più fatica a difenderci e spesso sembra che l’unica arma sia quella di non ascoltare. È importante fare una distinzione su due termini: udire e ascoltare. Con il verbo udire intendiamo solo la percezione sensoriale di un suono o di un rumore; si tratta di un’azione passiva che avviene quando le onde sonore raggiungono l’orecchio e vengono trasformate in segnali elettrici che il cervello può interpretare.

Il verbo ascoltare invece, indica un’azione attiva che implica attenzione e consapevolezza di ciò che l’onda sonora trasmette.

Facciamo un esempio: si ode la pioggia che cade; si ascolta la lezione in classe. Alla base di ogni attività musicale, dal suonare al cantare, c’è proprio la capacità di ascoltare cioè la capacità di prestare attenzione ai suoni.

“La musica è prima di tutto nel mondo che ci circonda, in una macchina da scrivere o in un calabrone, nei miei passi o nel battito del mio cuore... e soprattutto nei silenzi... A confronto di questa meravigliosa musica naturale, la musica prodotta dagli uomini appare così povera e monotona...”

Queste parole sono state scritte da un compositore del Novecento, l’americano John Cage. Il compositore ci suggerisce che il mondo che ci circonda possiamo viverlo come un’immensa orchestra dalle innumerevoli possibilità sonore, guidata da un direttore sconosciuto. È il sonorama, cioè il panorama sonoro che ci fa piacere.

ascolta 1

Guarda attentamente le seguenti immagini, a una a una. Che cosa ti mostrano? Che senso hanno?

Ascolta una serie di frammenti musicali e abbina ad ogni immagine il frammento che ti sembra più adatto ad esprimerne il senso. Se per un’immagine ti sembra che nessun frammento vada bene, fai una crocetta nel quadratino. Discuti gli abbinamenti fatti con i tuoi compagni e le tue compagne.

ascolta 2

Un compito per la tua creatività

Immagina che queste immagini siano le scene di un unico film, ambientato tra oggi e una preistoria di fantasia. Disponi le immagini da 1 a 6 nella successione che preferisci, a seconda del senso che vuoi dargli. Puoi usarle tutte sei, o trascurarne qualcuna se non si accorda con la tua storia. Prima di iniziare, ascolta due possibili colonne sonore. Scegli quella che meglio si accorda al tuo film. A7-A8

L’ESPERIENZA DELLA MUSICA

Cosa ci fa capire la musica?

Ascoltare una musica può essere un momento piacevole e gratificante oppure può ricordarti situazioni tristi e dolorose. Una musica si può amare oppure no, sia quando la ascolti, sia quando la canti o la suoni. Possiamo dire che la musica è un’esperienza legata al mondo delle emozioni

Perché allora si dice capire la musica? Cosa c’è da capire?

Pensa a quando senti una frase come “Oggi è una bella giornata di Sole”. Capisci immediatamente il contenuto della frase perché fin da piccolo hai imparato le regole del linguaggio: sai distinguere il singolare dal plurale, il maschile dal femminile, il presente dal futuro, e così via.

Con la musica si verifica qualcosa di simile. Anche la musica ha un suo vocabolario e una sua speciale grammatica e puoi capirla meglio quanto meglio conosci le sue regole e il suo modo di funzionare.

Sono tante le cose che anche un piccolo frammento musicale può suggerire a chi lo pratica e a chi lo ascolta:

• sensazioni: calore (freddo/caldo), luce (chiaro/scuro), tatto (ruvido/liscio), gusto (aspro/dolce) e altre ancora;

• movimenti e azioni: camminare, correre, saltare;

• sentimenti ed emozioni: felicità, malinconia, dolore, paura;

• pensieri: ricordi, sogni, immagini

Chiudi gli occhi, ascolta queste tracce musicali e prova a capire quale esperienza ti suggerisce ogni ascolto.

A9-A11

A15-A16

A18-A20 ascolta 1 ascolta 2 ascolta 3

MUSICHE SENSAZIONALI

Quale sensazione ti viene spontaneo associare a una musica?

Ascolta due volte i tre frammenti proposti. La seconda volta assegna 1 alla musica che ti suggerisce una sensazione di maggiore luminosità e 3 a quella che ti suggerisce un senso maggiore di buio.

A B C

A12-A14

Ora ascolta altri tre frammenti. Assegna 1 a quello che ti dà una sensazione di liscio e 3 a quello che ti dà una sensazione di ruvido.

A B C

MUSICHE IN AZIONE

Quali azioni ti viene spontaneo associare a una musica? Ascolta i tre frammenti musicali proposti. Assegna 1 a quello che ti sembra più nervoso e 3 a quello che ti sembra più quieto:

A B C

MUSICHE EMOZIONANTI

Quale emozione ti viene spontaneo associare a una musica?

Ascolta i tre frammenti musicali proposti. Assegna 1 a quello che ti sembra più triste e 3 a quello che ti sembra più allegro.

A B C

Le scelte che hai fatto negli esercizi precedenti sono tutte impressioni personali e quindi soggettive. Se confronti le tue valutazioni con quelle fatte dai tuoi compagni di classe, puoi notare che il frammento che a te dà una sensazione di luminosità ad altri invece suggerisce una sensazione di buio e così via.

Si può dare un giudizio oggettivo su una musica, cioè un giudizio su cui possiamo essere tutti d’accordo?

Soggettivo e oggettivo

Ormai hai capito che anche con la musica si possono esprimere pareri soggettivi e pareri oggettivi. Per esempio, prendiamo una canzone lenta, cantata sottovoce e accompagnata dalla chitarra. Se dici: “Questa canzone è triste” esprimi un tuo parere personale e quindi soggettivo, perché un tuo compagno potrebbe pensare che quella stessa canzone è romantica e a un altro ancora potrebbe sembrare noiosa. Invece, se affermi che la canzone è lenta, o che è accompagnata dalla chitarra, o che è cantata sottovoce, esprimi un dato di fatto e quindi oggettivo.

I giudizi soggettivi sono prima di tutto quelli che riguardano gli stati d’animo di una persona, le sue emozioni e sensazioni.

I giudizi oggettivi sono invece quelli che si riferiscono ai dati di fatto, a ciò che non può essere messo in discussione. Nella musica corrispondono ai suoi aspetti tecnici, cioè alle regole della sua grammatica.

Il primo passo per capire la musica è saper distinguere se ne stai parlando in modo soggettivo oppure oggettivo.

Analizzare la musica

Il secondo passo ancora più importante è spiegare su quali elementi musicali tecnici, e quindi oggettivi, si basa il nostro giudizio Un buon metodo per analizzare la musica è quello delle “due mosse”: COSA ESPRIME la musica in termini di sensazioni, azioni, sentimenti e COME questo messaggio è espresso cioè quali suoni e tecniche applica il compositore per ottenere ciò che la musica esprime. Negli ascolti che troverai nelle pagine di questo libro, solo alcune volte saranno indicate le risposte a entrambe le domande. Qualche volta sarai invitato a scoprire il COSA, altre volte il COME. Ricorda: il COSA riguarda l’impressione o l’interpretazione personale; mentre il COME riguarda gli elementi musicali oggettivi, cioè tecnici, su cui l’interpretazione si basa. Se dico: “Questa musica mi fa pensare a un cavallo che galoppa”, non spiego da dove mi viene questa impressione. Ma se dico “Questa musica mi fa pensare al galoppo perché si basa sul ritmo tipico di un cavallo che galoppa”, do una spiegazione più accurata alla mia affermazione perché sto indicando com’è oggettivamente il ritmo. 3

COSA esprime

Un cavallo che galoppa.

COME lo esprime

Il sovrapporsi di suoni di più tamburi in sequenza.

Le regole della grammatica musicale

Quando si ascolta una musica gli aspetti tecnici di base sono semplici da riconoscere. Sono l’intensità, la velocità, il timbro, il ritmo, la melodia e il modo. Vediamoli nel dettaglio uno per volta.

4.1 Intensità o volume

A un concerto rock o in una discoteca, il volume, o intensità, di solito è molto elevato. Anche nella musica scritta per una grande orchestra, il volume può arrivare a essere molto forte.

Ma c’è una differenza fondamentale tra l’orchestra e il concerto rock. Un brano rock è il più delle volte forte dal principio alla fine, invece altri generi di musica passano dal forte al piano e anche al pianissimo, e viceversa, in continuazione. Perché? Perché in questi casi il compositore cerca di esprimere con i suoni certi effetti particolari, che sarebbe impossibile esprimere se il volume fosse sempre forte

Pensa a un treno che arriva da lontano, ti passa davanti, e se ne va. Com’è il volume del suono che senti? Inizia piano, cresce fino a fortissimo, poi diminuisce fino a sparire. Ecco allora che se un compositore vuol darti l’idea di qualcosa che si avvicina, ricorre a un crescendo; se vuole darti l’idea di qualcosa che si allontana, ricorre a un diminuendo Un altro esempio riguarda le emozioni. Quando una persona è eccitata, si esprime a piena voce; quando è depressa, la sua voce si sente appena. Perciò, quando un compositore vuole dare il senso di un’emozione intensa usa il forte; nel caso opposto usa il piano.

Trovi la spiegazione del volume nel capitolo Le dimensioni del suono
VOLUME B

COSA esprime

Intende creare una sorpresa inaspettata per il pubblico

I cambiamenti d’intensità di una musica prendono il nome di dinamica e servono proprio per aumentare le possibilità espressive della musica

Ora ascolta le tre tracce musicali proposte e applica l’analisi “in due mosse” per esercitarti sulla comprensione del volume. Leggi prima cosa esprime ciascuna traccia e come è espressa la dinamica dei suoni. Tieni le mani vicine quando la musica procede pianissimo; allontanale sempre più quando procede verso il fortissimo

FRANZ JOSEPH HAYDN

Sinfonia La sorpresa

L’orchestra parte sottovoce su un accompagnamento ridotto a pochi suoni.

Poi improvvisamente:

COME lo esprime

a Procede gradatamente da piano a forte

b Procede da forte a piano

c Comincia piano poi esplode forte

OTTORINO RESPIGHI

Pini di Roma. I pini della Via Appia È lo stesso compositore a dirci che cosa si immaginava scrivendo questa musica: l’arrivo di un esercito romano.

COSA esprime

Alla fantasia del poeta appare una visione di antiche glorie. Arriva all’alba un glorioso esercito romano. Marcia lungo la via Sacra, per ascendere al trionfo del Campidoglio.

COME lo esprime

Il volume sonoro fa capire bene come si muove questo esercito, nella fantasia del compositore.

a Si avvicina sempre più: crescendo b Si allontana sempre più: diminuendo

c Mantiene un’intensità costante

4.2 Velocità o andamento

Trovi la spiegazione della velocità nel capitolo

Le dimensioni del suono VOLUME B

In passato il canto accompagnava le più diverse situazioni: si cantava nel gioco, nel lavoro, nella marcia e così via. Se il movimento era lento, anche il canto era lento, se il movimento era rapido lo era anche il canto. Allo stesso modo, quando un musicista vuol suggerire qualcosa che si muove , adegua la velocità della musica a quella del movimento. Ad esempio, l’incedere faticoso di un grosso carro è tradotto con un adagio ; la corsa sfrecciante di un treno, con un allegro vivace

Anche la velocità è un aspetto tecnico elementare della musica che serve al musicista non solo per darci impressioni di movimento, ma anche per suggerire particolari situazioni o stati d’animo.

Come il volume associa determinati sentimenti a suoni forti e altri a suoni deboli, così vale per la velocità. Che sentimenti suggerirà, una musica lenta? E una musica agitata?

A21
A22

COSA esprime

Primo modo:

Secondo modo:

A23 A24

Agògica è il nome che si dà ai cambiamenti di velocità di un pezzo musicale. La velocità è la prima cosa che decide chi esegue un brano o chi dirige l’orchestra, quando studia uno spartito musicale e si prepara a eseguirlo.

Il compositore ha scritto per esempio adagio: ma quanto adagio? Sarà la persona che lo eseguirà a decidere, in base a come sente dentro di sé quella musica.

LEOPOLD MOZART

Sinfonia dei giocattoli, Terzo movimento.

In questa musica senti un motivetto ripetuto tre volte, ma non sempre allo stesso modo: ogni volta è sempre più veloce. Che effetto può fare a chi l’ascolta? Prima di rispondere, ascoltalo un’altra volta.

Ora facciamo un esperimento. Modifichiamo e invece di ascoltarlo sempre più veloce, lo sentirai in modo sempre più lento. Nella colonna del Cosa esprime scrivi l’effetto che ti fa quando lo ascolti nel primo modo, e poi quando lo ascolti nel secondo modo:

COME lo esprime

a Sempre più veloce

b Sempre più lento

EDVARD GRIEG

Peer Gynt, Nell’antro del Re della montagna

A25

COSA esprime

In questo brano, il compositore ha voluto dare l’impressione di una baraonda sempre più animata di piccoli mostri intorno al protagonista di un racconto. Ce la farà a scappare, o finirà catturato dai mostri? Ascolta prestando particolare attenzione a come è trattata la velocità in questa musica e poi scrivi che cosa esprime secondo te:

COME lo esprime

a Sempre più veloce (crescendo)

b Sempre più lento (diminuendo)

c Alterna veloce e lento

4.3 Timbro o colore

Un disegno in bianco e nero può essere riempito di colori. Si può fare qualcosa di simile anche con la musica. Si prende un pezzo scritto per uno strumento solo e lo si fa eseguire da strumenti diversi. Questa pratica prende il nome di orchestrazione, o strumentazione. I compositori lo fanno spesso. Scrivono per esempio un pezzo per il pianoforte, poi lo trascrivono per gli strumenti dell’orchestra. Nel realizzare l’orchestrazione di un brano, il musicista decide gli effetti che intende realizzare. Per esempio, certe frasi andranno “colorate” in modo più denso, altre in modo più leggero: per le prime sceglierà strumenti dal suono più pieno, per esempio gli ottoni; per le altre, strumenti dal suono più delicato, per esempio i violini. La percussione gli servirà per marcare certi momenti importanti. Con l’arpa creerà effetti aerei, con la tuba effetti cavernosi.

Trovi la spiegazione del timbro nel capitolo

Le dimensioni del suono

VOLUME B

Trovi M. Musorgskij nel capitolo

La Belle Epoque a pag. 278

Creerà un’opposizione fra strumenti diversi, se vuole distinguere bene il motivo dal suo accompagnamento. La scelta di uno strumento o di un altro cambia il risultato espressivo di una musica. Questo elemento dell’espressione musicale si chiama timbro o colore. Un esempio illustre di orchestrazione è quella che il francese Maurice Ravel ha realizzato per una musica famosa: Quadri di un’esposizione, scritti dal russo Modest Musorgskij, per pianoforte. Musorgskij, per scrivere i suoi pezzi, si era ispirato ai quadri del suo amico Victor Hartmann, che aveva visto esposti a Mosca poco tempo dopo la morte del pittore. Anni dopo il musicista Maurice Ravel ne fa un’orchestrazione. Comprendiamo che cosa si intende per timbro, ascoltando tre brani di Quadri di un’esposizione prima nella versione originale per pianoforte e poi nella trascrizione per orchestra.

MODEST

MUSORGSKIJ

Quadri di un’esposizione, Passeggiata

Dopo aver ascoltato la versione originale al pianoforte, analizza l’orchestrazione: A26 A28

In questa composizione, l’autore immagina i passi tranquilli di un visitatore che osserva uno dopo l’altro i quadri esposti al museo.

COSA esprime

La musica celebra la grandezza dell’ amico pittore

COME lo esprime

Quali strumenti sono più adatti alla celebrazione che ne fa Ravel?

a Violini

b Trombe e tromboni

c Percussioni

Il vecchio castello

COSA esprime COME

Quale emozione ci trasmette questa musica? Il ricordo affettuoso dell’amico? L’ammirazione per i suoi quadri? E secondo te?

lo esprime

Ravel comincia con due fagotti dal suono cupo, e continua con una lunga melodia del sax.

I pulcini nel loro guscio

COSA esprime COME lo esprime

Cosa stanno facendo questi pulcini? a dormono

b reclamano il cibo

c cos’altro secondo te?

Quali strumenti sono più adatti al pigolìo dei pulcini?

a Le chitarre

b Il flauto e l’oboe

c La batteria

Trovi come vengono descritti i diversi ritmi nel capitolo Suonare ritmi e melodie del VOLUME B

4.4 Il ritmo

La parola ritmo deriva, come tante altre parole italiane, dal greco antico, e significa scorrere. Il Dizionario della Lingua italiana attribuisce alla parola ritmo ben ventiquattro significati diversi, ecco perché quando ci riferiamo alla musica è bene usare questa parola con un significato chiaro che non crei confusione. La tua esperienza ti fa distinguere tra ritmi regolari e ritmi irregolari. I primi sono per esempio, il battito del cuore, il ticchettio di un pendolo; i secondi sono lo scorrere dell’acqua in un ruscello, le nuvole spinte dal vento. In musica chiamiamo ritmo tutto quello che ha a che fare con lo scorrere dei suoni nel tempo e anche in musica abbiamo ritmi regolari, che sono principalmente pulsazione, velocità, cellula, metro. L’esempio estremo di ritmo regolare è quello che si ascolta in discoteca: è il pulsare ininterrotto che dal principio alla fine sostiene i motivi musicali trasmessi dal dj. Sulla pulsazione si basa quasi tutta la musica classica, a partire dal Settecento fino al Ventesimo secolo quando si afferma un nuovo genere musicale che abbandona la scansione regolare della pulsazione per concentrarsi su un ordine imprevedibile dei suoni.

Ora ascolta i due brani proposti che ti fanno capire bene la differenza tra musica basata sulla pulsazione e musica libera dalla pulsazione.

DAN ROUSE

A29

COSA esprime

The Avatar Avatar è un famoso film di fantascienza che racconta di un gruppo di ricerca scientifico che vuole impossessarsi di un materiale ferroso presente sul pianeta Pandora per risolvere i problemi energetici della Terra.

Il film è ambientato in un futuro lontano. Cosa immagini che stia succedendo quando senti questa musica?

COME lo esprime

Le percussioni scandiscono un’implacabile pulsazione e, su questa, la tastiera elettronica ripete un motivo semplice, di poche note.

KRZYSZTOF PENDERECKI

Fluorescenze

A30

COSA esprime

Ascoltando una musica come questa ti verrebbe da dire che è senza ritmo. Ma se con la parola ritmo intendiamo lo scorrere dei suoni nel tempo, è più corretto dire che questa musica ha un ritmo irregolare, non pulsante.

L’autore si ispira a quei fenomeni ottici, di colori che si accendono e spengono uno dopo l’altro.

COME lo esprime

Ogni “fluorescenza” è affidata a particolari gruppi di strumenti che si alternano rapidamente.

Trovi l’Inno alla Gioia nella scrittura completa nell’antologia del VOLUME B

4.5 La melodia

Come il ritmo musicale è l’arte del tempo, così possiamo dire che la melodia è l’arte dello spazio. Lo possiamo immaginare come uno spazio a due dimensioni, creato da suoni di diversa altezza ognuno disposto più in alto o più in basso rispetto al precedente. Ecco un esempio famoso: l’Inno alla Gioia.

Lo scrive Beethoven per la sua ultima sinfonia e oggi è diventato l’Inno Europeo. Ogni melodia nasce dalla combinazione di due elementi principali: la direzione (verso l’alto, verso il basso, orizzontale) e la distanza fra l’uno e l’altro suono. Ascolta attentamente e scrivi i suoni uno dopo l’altro, secondo l’altezza di ciascuno. Scoprirai che la melodia dell’inno procede a saliscendi.

Il disegno che risulta indica proprio la melodia dell’Inno:

LUDWIG VAN BEETHOVEN

Inno alla gioia A31

Ogni melodia possiede una sua caratteristica espressiva, a seconda che proceda dal basso all’alto, o dall’alto al basso, o in orizzontale:

• verso l’alto suggerisce innalzamento, slancio, energia, apertura;

• verso il basso suggerisce discesa, raccoglimento, chiusura;

• in orizzontale suggerisce immobilità, apatia, meditazione

ascolta 4

Ascolta questi nuovi frammenti. Ognuno si svolge con un disegno melodico diverso: ascendente, discendente e così via. Scoprilo ascoltandoli. Correggi la voce di ogni casella di destra con quella centrale.

Esempi musicali

Jan Sibelius, Sinfonia n° 7

Hector Berlioz, Marcia al supplizio

Cosa esprime Come

Melodia dal basso all’alto Sale e scende

Melodia dall’alto al basso Scende e sale

Beatles: Let it be Sale e scende

Hector Berlioz, Aroldo in Italia Scende e sale

Melodia dall’alto al basso

Melodia dal basso all’alto A32 A35

A36

Trovi G. Verdi nel capitolo

Il Romanticismo a pag. 265

Trovi P. C ˇ iajkovskij nel capitolo

La Belle Époque a pag. 283

Confronta i tre esempi che seguono. Appartengono a tre importanti brani della storia della musica.

GIUSEPPE VERDI

Rigoletto

Melodia monocorde: Il personaggio sta meditando sulla feroce maledizione che un signore gli ha lanciato contro. Non è furioso, non è disperato: a quel ricordo il suo cuore è come congelato. I suoni si susseguono in orizzontale:

PËTR IL’IČ ČIAJKOVSKIJ

Sinfonia n° 6

Melodia discendente: è il motivo finale. Il musicista esprime così la sua angoscia, la sua meditazione dolorosa, la sua disperazione. Più e più volte senti gli strumenti ripetere una semplice melodia discendente. Sempre più giù, come sempre più giù va lo stato d’animo della persona in preda alla depressione, il male di cui soffriva allora il musicista. A37

RICHARD WAGNER

Parsifal

Melodia ascendente: Così inizia Parsifal, opera teatrale in cui Richard Wagner mette in scena l’aspirazione di Parsifal, Cavaliere del Santo Graal, a redimere l’umanità. Il tema è formato di tanti motivi proiettati tutti verso l’alto. La lentezza della pagina contribuisce a creare un’atmosfera mistica. Ascolta e segui la direzione dei suoni con la mano. A38

4.6 Il modo

Il modo è un elemento del linguaggio musicale, fondamentale per interpretare il senso di una composizione. Ogni musica della tradizione ne conosce due: il modo maggiore e il modo minore. Prima di conoscere le sue regole, è essenziale educare l’orecchio a individuare se una musica è in modo maggiore oppure minore.

GEORGES BIZET

La marcia dei Re

A39

Trovi il modo nel capitolo

Suonare ritmi e melodie del VOLUME B

Qualunque musica in modo maggiore può essere variata in modo minore, e viceversa, e ogni volta il risultato espressivo cambia profondamente.

Verificalo con la canzone natalizia francese

La marcia dei Re. Il compositore l’ha arrangiata per l’orchestra e la colloca nella sua opera Arlesiana. Ascolta il trattamento che ne fa.

COSA esprime COME lo esprime

La canzone ha un carattere severo, come si addice al cammino di personalità regali come i tre Re magi.

Il suo modo è minore.

COSA esprime

Ora la melodia non è più in modo minore. Che carattere acquista?

a Più solenne

b Più leggero

c Più aspro

All’inizio Bizet te la fa sentire così. Poi la ripresenta in modo maggiore e modifica anche il colore strumentale: non più la piena orchestra ma tre soli strumenti. Il violoncello esegue la melodia, fagotto e corno dialogano con lui.

COME lo esprime

Il suo modo è maggiore.

L’andamento è più adagio.

FRANCISCO TÁRREGA

Ricordo dell’Alhambra

Ora immagina un posto molto bello, dove siamo stati tanto tempo fa. Il ricordo fa tornare immagini ridenti e fa nascere malinconie. Succede a tutti, anche ai musicisti. Il compositore spagnolo Francisco Tárrega ha tradotto in musica per chitarra il suo Ricordo dell’AIhambra, celebre palazzo di Granada. Come è resa la mescolanza di emozioni che il ricordo dei bei momenti trascorsi là suscita nell’animo del musicista? Come adopera i due modi?

COSA esprime

Malinconia e gioia si alternano nell’animo del compositore. Come?

a Prima gioia poi malinconia

b Prima malinconia poi gioia

COME lo esprime

a Passa dal modo minore al maggiore

b Passa dal modo maggiore al minore

A40

Note chiave per il ripasso

CHE COSA SI INTENDE PER “GIUDIZI OGGETTIVI” IN MUSICA?

I giudizi oggettivi sono le regole della grammatica musicale cioè gli aspetti tecnici come il volume, la velocità, il timbro, il ritmo, la melodia e il modo.

CHE COS’È IL VOLUME?

Il volume è l’intensità con la quale senti un suono. Può essere forte, fortissimo, piano o pianissimo. In una composizione il volume può passare dal forte al piano e in questo caso si parla di diminuendo, oppure può passare dal piano al forte e in questo caso si parla di crescendo. Il cambiamento di intensità di una musica prende il nome di dinamica e serve al compositore per trasmettere emozioni e sensazioni diverse.

CHE COS’È LA VELOCITÀ?

La velocità un aspetto tecnico della musica che serve al musicista per dare l’impressioni del movimento ma anche per suggerire particolari situazioni o stati d’animo. Il cambiamento di velocità di una musica prende il nome di agogica

CHE COS’ È IL TIMBRO?

Il timbro è anche definito colore perché se paragoniamo la musica a una tela bianca, il timbro è ciò che la colora. La scelta di uno strumento o di un altro cambia il risultato espressivo di una musica, cioè quello che il compositore vuole comunicare. Spesso i compositori recuperano brani del passato ma scelgano altri strumenti per l’interpretazione perché vogliono comunicare un messaggio diverso. Questa tecnica prende il nome di orchestrazione.

CHE COS’È IL RITMO?

Il ritmo indica lo scorrere del suono nel tempo. Il ritmo può essere regolare e in questo caso si parla di pulsazione, oppure può essere libero da pulsazione ed essere irregolare.

IN CHE COSA CONSISTE L’ANALISI IN “DUE MOSSE”?

Con l’analisi in due mosse si analizza un brano musicale evidenziando che cosa esprime soggettivamente e giustificando questa interpretazione con come lo esprime, cioè quali aspetti tecnici, e quindi oggettivi, suggeriscono tale interpretazione.

Verifica

1. SCEGLI LA SOLUZIONE CORRETTA.

A. Cosa ti ha fatto capire l’ascolto di una stessa musica eseguita prima a una velocità, poi a un’altra?

a Se si cambia la velocità di una musica cambia anche il suo significato.

b Ci sono direttori d’orchestra che quando dirigono una musica non rispettano la volontà del suo autore.

c In musica non ci sono regole valide per tutti.

B. Che cos’è la dinamica?

a Un sinonimo per indicare il timbro.

b Il cambiamento di intensità di una musica.

c Il cambiamento di velocità di una musica.

C. A quale aspetto tecnico si riferisce il termine forte?

a Al ritmo.

b Al modo.

c Al volume.

2. SEGNA CON UNA CROCETTA SE VERO (V) O FALSO (F).

a. La parola ritmo indica lo scorrere della musica nel tempo. V F

b. Solo le musiche che pulsano, come fa il cuore, hanno ritmo. V F

c. In musica il ritmo dipende dalla forza con cui si suona. V F

d. Il ritmo può essere regolare o imprevedibile. V F

3. COMPLETA LA MAPPA.

ANALISI IN 2 MOSSE

COSA ESPRIME COME

“Quando ascolto questa musica mi viene in mente un treno che sta per per fermarsi al binario di una stazione”

LA MUSICA RACCONTA 3

L’arte del suono

1.1 La musica occupa un tempo

La musica non può “descrivere” e farci vedere gli oggetti nei loro particolari, come può fare la pittura ma ha il potere di farci intuire o addirittura capire cose impossibili da suggerire con il disegno. La differenza fondamentale tra le arti visive e l’arte del suono è che le prime occupano uno spazio fisico, riempiono, per esempio, con il disegno e il colore una determinata superficie. Gli occhi possono guardare nello stesso momento tutti gli elementi dell’immagine. La musica, invece, occupa un tempo, una successione di momenti diversi, che ha un prima, un durante e un dopo. La musica è dunque l’arte del tempo, mentre le arti visive come la pittura, la scultura e l’architettura, sono le arti dello spazio. Un filosofo scrisse una volta che l’architettura è una musica fissata nella pietra. Possiamo completare il paragone dicendo che la musica è un’architettura, o una pittura, animata nel suono. Guardando una scultura possiamo immaginarci l’azione che si sta svolgendo, ma non come si svolge nel tempo. Ascoltando una musica possiamo capire la sua storia nel tempo che è fatta da una successione di momenti differenti.

La musica nei libri

2.1 Suoni senza suoni

I suoni, anche quando non possono essere ascoltati, contribuiscono a creare l’atmosfera per lo svolgimento di una vicenda. Gli scrittori, infatti, nei loro racconti descrivono spesso i suoni dell’ambiente dove si svolge l’azione. Leggi questi due estratti e sottolinea tutte le parole che si riferiscono ai suoni.

Le voci della città

Dormo con la finestra aperta. Tram elettrici attraversano a precipizio la mia camera, scampanellando. Automobili ruggiscono su di me. Una porta si chiude di colpo. Da qualche parte un vetro cade tintinnando, sento il riso sonante dei grossi frammenti, quello piccolo e sommesso delle schegge. Poi d’improvviso un rumore sordo, soffocato, dall’altra parte, dentro la casa. Qualcuno sale le scale. S’avvicina, s’avvicina sempre più. È qui, resta qui a lungo, e passa. Un cane abbaia; che sollievo! Verso il mattino canta anche un gallo, e reca un immenso benessere.

(Rainer Maria Rilke, I quaderni di Malte Laurids Brigge)

La pioggia

Le gocce di pioggia cadono e colpiscono il tetto con piccoli e chioccanti suoni metallici, irregolari e taglienti. Il suono della pioggia sulle foglie che ci arriva attraverso le finestre aperte è diverso, molto più simile a un continuo sospiro, a un respirare che si consuma ininterrotto, senza mai riprendere fiato. La pioggia tintinna sul tetto, sopra il vuoto della nostra stanza, batte ed è finita.

Un “curioso” citofono in un palazzo milanese.

(Flora Certaldi, Centinaia e migliaia). Leggi ora il brano proposto che racconta la storia di un Re un po’speciale.

Dopo averlo letto, ascolta i nove rumori che sono nominati nel racconto del Re. Sono proposti in ordine sparso. Ascoltali e associa ogni rumore alla descrizione che ne è stata fatta nel brano.

Il protagonista è un re tiranno, che ha conquistato il potere con la violenza, detronizzando il precedente, e chiudendolo nelle carceri sotterranee del palazzo. A sua volta attende con terrore di essere detronizzato dal successore. Regna solo per regnare. Così vive sul trono l’intera sua giornata. È accudito in tutti i suoi bisogni. Immobile, per evitare che un usurpatore vada a insediarsi al suo posto.

L’ascolto è il suo modo di stare in contatto con l’esterno, Ciò che succede nel suo palazzo, ciò che succede al di fuori, gli è segnalato dai suoni che gli arrivano. Il re ascolta il tempo che scorre. I re non hanno orologio: si suppone siano loro a governare il flusso del tempo; essere sottomessi alle regole d’un congegno meccanico come un orologio sarebbe incompatibile con la maestà reale.

ascolta 1

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Le giornate sono per lui un succedersi di suoni. ll palazzo è un grande orecchio: padiglioni, trombe, timpani, chiocciole, labirinti; il re sta appiattato in fondo, nella zona più interna del palazzo-orecchio. Il palazzo è l’orecchio del re. La città è una ruota che ha per perno il luogo in cui il re sta immobile, ascoltando. Al re basta tendere l’orecchio e imparare a riconoscere i rumori del palazzo, che cambiano d’ora in ora: al mattino squilla la tromba dell’alzabandiera sulla torre, i camion dell’intendenza reale scaricano ceste e bidoni nel cortile della dispensa; le domestiche battono i tappeti sulla ringhiera della loggia; la sera cigolano i cancelli che si richiudono, dalle cucine sale un acciottolio; dalle stalle qualche nitrito avverte che è l’ora della striglia. Il palazzo è un orologio: le sue cifre sonore seguono il corso del sole, frecce invisibili indicano il cambio di guardia sugli spalti con uno scalpiccio di suole chiodate, uno sbattere di calci di fucili, cui risponde lo stridere di ghiaia sotto i cingoli dei carri armati tenuti in esercizio sul piazzale.

[adattamento da Sotto il sole giaguaro, Italo Calvino]

Ascolta le nove tracce e associa ciascuna traccia alla situazione così come descritta nel brano di Calvino.

Traccia Scalpiccio di suole chiodate

Traccia ......... Cigolio di cancelli

Traccia Stridore della ghiaia

Traccia ......... Squillo di tromba

Traccia Battito dei tappeti

Traccia Acciottolio

Traccia Sbattere di calci di fucili

Traccia Nitriti

Traccia Scaricamento di ceste e bidoni.

La musica

Prova a fare come Italo Calvino. Lui ha scritto il suo racconto affidandosi alla fantasia, tu, invece prova a fare la stessa cosa prendendo spunto dalla tua esperienza quotidiana:

• Racconta con le tue parole un particolare evento sonoro, per esempio entrando a scuola, una partita di ping-pong, il volo di un calabrone, i rumori dell’ascensore oppure un altro a tua scelta.

• Descrivi il percorso da casa a scuola, o da casa al campo sportivo, o dove preferisci. Prendi nota solo di quello che arriva alle tue orecchie.

e il cinema

3.1 L’importanza della dimensione sonora

Fino quasi alla fine degli anni Venti del Novecento i film erano muti, perché la tecnica per inserire il sonoro nella pellicola da proiezione non era ancora stata inventata. Tuttavia si sentiva che senza la musica mancava qualcosa di importante. Questo non impedì la creazione dei capolavori del film muto, come quelli dei grandi comici Buster Keaton e Charlie Chaplin, o di registi come l’americano David Griffith o il tedesco Fritz Lang. Poichè agli albori del cinema lo spettacolo cinematografico era riservato alle persone più ricche che potevano pagare un biglietto costoso, era possibile avere una piccola orchestra nella sala in cui si proiettava il film che accompagnava le scene in base alle richieste del regista.

Charlie Chaplin

Quando, però, il cinema si fece popolare, per stare nei costi l’orchestra fu sostituita con un pianoforte. Ogni proprietario di una sala cinematografica concordava con il pianista il tipo di musica da suonare a seconda della scena. Il primo film sonoro uscì nel 1926. Da quel momento al cinema si poterono ascoltare le voci dei personaggi, i rumori di fondo e soprattutto la musica. Alcune musiche sono talmente particolari da diventarne la colonna sonora. Importanti compositori si sono specializzati nella creazione di musiche per il cinema e tra questi ricordiamo gli italiani Nino Rota (1911-1979), Ennio Morricone (1928-2020) e Nicola Piovani (1946). Spesso i registi utilizzano, per le loro pellicole, musiche preesistenti. Molte composizioni di musica classica sono tornate a essere apprezzate dal grande pubblico proprio grazie al cinema.

La musica può farsi sentire in un film ancora prima che la pellicola vera e propria incominci, ossia quando scorrono i titoli di testa. Collocata prima che la vicenda inizi, la musica può farci capire quale sarà il carattere del film: sentimentale, drammatico, comico o altro. Ma la musica si trova anche alla fine del film quando scorrono sullo schermo i titoli di coda, con i nomi di tutti gli attori ecc. A volte la musica è inserita senza intenzioni particolari, solo per invogliare a guardare. Altre volte ha una sua intenzione precisa. Si usa infine chiamare col termine tedesco Leitmotiv, il tema conduttore, ossia il principale motivo musicale ricorrente in un film, legato alla storia narrata o al personaggio principale.

ascolta 2

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Pensa che questa sia la scena di un film di fantascienza. É stato intercettato un pianeta che sembra mostrare segni di vita. Chi o cosa ci vivrà? Sarà amichevole oppure ostile? L’equipaggio decide di scendere sul pianeta.

Oltre a mostrarti la scena ascolta la musica che il regista ha scelto come accompagnamento. Cosa t’immagini che possa succedere, una volta sul pianeta?

Ora immagina che il regista abbia scelto quest’altra musica. Che situazione pensi che avrà in mente: la stessa di prima, o una diversa?

Tu e la classe avete probabilmente cambiato la vicenda degli astronauti, col secondo commento musicale. Perché?

Non è difficile capire cosa dimostra questa esperienza. Ti dice una cosa importante: che la musica in un film non è un sottofondo generico, è un modo di far muovere la nostra immaginazione. È un mezzo di comunicazione, è un linguaggio. È per questa ragione che impariamo a conoscere la musica a scuola.

Ennio Morricone ha scritto la colonna sonora del film C’era una volta il West (1968).

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3.2 Amore e guerra: due grandi affreschi musicali

Due grandi storie a confronto: il monumentale film Alexander Nevsky di Eisenstein, musicato da Prokof’ev e il musical West Side Story di Leonard Bernstein di cui è stato fatto un film, vincitore di importanti premi. Le immagini prendono vita dalla musica, ci raccontano i pensieri dei personaggi, i sentimenti che animano i loro cuori. La musica condiziona gli spettatori, impaurisce, fa gioire, fa capire chi “tifa” il regista. Ecco allora i brani musicali dei momenti salienti delle due vicende. Ascolta, analizza e discutine con la classe. Qui non trovi i video e allora perché non provare voi a ricreare le scene?

SERGEI PROKOF’EV

Alexander Nevsky

Tra i più grandi film della storia del cinema c’è Alexander Nevsky, opera del regista russo Sergei Eizenstein realizzato nel 1938. È un film storico, che esalta le imprese del grande condottiero russo Alexander Nevsky, vissuto nel XIII secolo. Sarà un film premonitore: due anni dopo la Russia sarà aggredita dai nuovi “crociati”: i nazisti.

La trama.

Le truppe mongole di Gengis Khan hanno invaso la Russia, seminando orrore e morte. Ma ancora più tremenda è l’aggressione che la Russia subisce a Occidente, per opera dei Cavalieri dell’Ordine Teutonico: la città di Pskov è devastata, Novgorod è minacciata. I suoi abitanti invocano il principe Alexander, vincitore degli Svedesi sulla Neva due anni prima, e lo pongono alla testa dell’armata popolare. I Tèutoni si muovono con un fronte micidiale e irresistibile. Allora Alexander nasconde le sue forze migliori ai lati del campo di battaglia, dietro le colline. Il centro dello schieramento russo cede, e trascina dietro di sé i Tèutoni. A questo punto intervengono le forze laterali, che circondano interamente il nemico e lo distruggono. La battaglia si svolge sulle acque ghiacciate del lago Peipus: e il ghiaccio finisce col rompersi sotto il peso dei Cavalieri Tèutoni bardati di ferro, che annegano a centinaia.

Per questo film, il musicista russo Sergei Prokof’ev scrive la colonna musicale. Non la scrive dopo che il film è stato girato tutto: anzi, lavora gomito a gomito con il regista, musicando sequenza per sequenza. A volte addirittura è il regista che realizza un’inquadratura in base a un passaggio musicale già scritto da Prokofiev. Più tardi Prokofiev raccoglierà i brani principali in una cantata, cioè ossia una composizione da concerto, per coro, voci e orchestra, che porta lo stesso titolo del film.

Immagini e musica si intrecciano per raccontarci le gesta del condottiero russo. La musica interviene nel racconto per farci capire alcune cose a cui l’immagine da sola non arriverebbe. Quali cose? Scoprile ascoltando la musica.

Le imprese di Alexander II coro esalta le precedenti imprese dell’eroe: in particolare la sua vittoria sul fiume Neva contro gli Svedesi.

Coro: Sulla Neva un giorno Nevsky trionfò.

Fiume fondo e ner, fiume fondo e ner. L’arme barbara Nevsky sgominò.

Su quel fiume nero gli Svedesi sgominò.

Ora parlano i protagonisti stessi della battaglia: «Ah, come abbiamo lottato quella volta, come li abbiamo travolti! Abbiamo ridotto le loro navi da guerra in legna da ardere. Fra le loro file correva un sentiero dove le lance si conficcavano. Sterminammo le truppe degli invasori svedesi, come fili d’erba cresciuta nel deserto».

COSA esprime

Questo canto è il simbolo stesso dei Russi.

Qual è il sentimento che li guida?

COSA esprime

COME lo esprime

a Introduce tamburo e tamburello basco.

b Mosso e forte

c Andante e diminuendo

I crociati a Pskov Tutto il film è impostato sull’opposizione tra i “buoni”, che sono i Russi, e i “cattivi”, che sono i Tèutoni. Come fa la musica di Prokofiev a caratterizzare i due popoli nemici? Basta confrontare la musica che accompagna i primi e quella che accompagna i secondi. La musica dei Russi l’hai sentita nel brano precedente. In questo la musica invece ci descrive i crociati Tèutoni.

Come ti immagini i soldati Teutonici?

COSA esprime

COME lo esprime

L’orchestra intera esegue come un’esplosione di accordi lenti e dissonanti.

Confronta il loro canto con quello dei Russi: la canzone russa era varia, nei ritmi e nella melodia, aveva un carattere popolare. E questa?

Che sentimento dimostrano i crociati?

a Nostalgia

b Coraggio

c Crudeltà

COME lo esprime

Ripete in continuazione lo stesso suono, con la stessa monotona durata.

E se il canto non basta a far capire l’animo di questi cavalieri, ogni dubbio cade quando ascolti il breve motivo di tre note che ogni tanto punteggia il canto: è eseguito da controfagotto, trombe, tromboni e tuba.

Poco dopo una sinistra fanfara di corni e tromboni è il segnale dell’aggressività militare dei Tèutoni.

COSA esprime

Perché questa melodia così diversa? Che scena intende commentare? Vediamo ancora i superbi crociati o gli altri?

COME lo esprime

Ancora gli accordi esplosivi dell’inizio e subito dopo una melodia lenta, in modo minore, eseguita non dagli ottoni ma dagli archi.

Sul lago ghiacciato

È il momento cruciale: tutte le risorse del regista Eizenstein e del musicista Prokofiev sono messe alla prova. Questa è la scena del film che colpisce di più gli spettatori tanto da essere diventata una delle più celebrate della storia del cinema: un pezzo, come si dice, da repertorio. La scena si apre su una bianca distesa di ghiaccio che copre il lago. In primo piano, i soldati scrutano l’orizzonte.

COSA esprime

Una sensazione di alba fredda e angosciosa.

I guerrieri tremano per il freddo.

COME lo esprime

Solo due delle risposte sono corrette:

a accordi ribattuti dei violini.

b tremoli dei violoncelli.

c note staccate delle viole.

II trombone lontano esprime la ragione di tanta angoscia: il motivo che sta lentamente suonando è la fanfara dei crociati. Prima semplici puntini all’orizzonte, poi una linea indistinta, che diventa via via più chiara, sempre più vicini, ed eccoli piombare addosso ai Russi:

COSA esprime

È un’aggressione feroce.

COME lo esprime

Uno di questi elementi non c’è. Cancellalo:

a accordi ribattuti dei violini e tremoli dei violoncelli

b rapide scale discendenti

c fischio dell’ottavino

d crescendo e accelerando

Rappresentazione della battaglia tra Russi e Teutoni.

Locandina del film

West Side Story

Le lance e le spade incominciano a incrociarsi. La battaglia esplode. I Tèutoni stanno travolgendo i Russi.

Poi qualcosa cambia, nel ritmo. Al battito implacabile del tamburo, incominciato con l’apparire dei crociati all’orizzonte subentra un altro ritmo.

I Russi si stanno difendendo bene: senti gli strumenti a fiato eseguire una musica brillante. Lo scontro perde quel carattere di orrore. C’è un presagio felice per l’esito della battaglia. I Tèutoni riprendono ferocemente il sopravvento ma ormai la loro ora è segnata. Con un’abile manovra, Nevsky ha spinto i Tèutoni nel mezzo del lago e li ha circondati con la sua cavalleria. Alla paura subentra la gioia. Sembra ai Russi di essere non più a una guerra ma a una festa.

Siamo alla fine del dramma. Il ghiaccio si spezza sotto il peso delle tremende armature teutoniche e i crociati sprofondano con i loro cavalli. Il film mostra questi blocchi metallici di cavallo e cavaliere scivolare nelle voragini aperte fra i ghiacci. Quando anche l’ultimo crociato è caduto, si leva un canto consolante affidato alle note acute acute dei violini

I Russi hanno vinto. Gli eroici patrioti portano in trionfo il loro grande comandante Alexander Nevski.

LEONARD BERNSTEIN

West Side Story

West Side Story è uno dei più celebri musical di sempre. La vicenda s’ispira a quella della tragedia di Shakespeare Romeo e Giulietta, ma è trasferita nella New York contemporanea all’autore. Si affrontano qui due bande di giovani del quartiere. Protagonisti sono Maria e Tony. Nel corso di una rissa Tony uccide un rivale. Come nella tragedia di Shakespeare, anche qui l’omicidio provoca la fuga di Tony, e alla fine la morte dai due innamorati.

Nell’introduzione strumentale Bernstein anticipa alcuni dei più bei temi del dramma.

Alzato il sipario si apre davanti a noi la scena di una metropoli convulsa, percorsa da gente d’ogni tipo e tormentata dalle violenze delle bande rivali.

Come ci presenta la città?

a Serena e tranquilla

b Frenetica

c Addormentata

Un ritmo martellante prepara le smorfie espresse da:

a percussioni scatenate.

b glissandi di tromboni e trombe.

c accordi ribattuti sulla chitarra.

Improvvisamente, dalla confusione si stacca in orchestra un motivo amabile. È la melodia della canzone Tonight che di lì a poco sarà cantata dai due innamorati, suonata su un accompagnamento sincopato. La mischia riprende. Ma per poco. Bernstein ha in mente un’altra scena sentimentale, quella legata alla figura di Maria, sempre dal primo atto: il bel tema qui è eseguito dal corno.

Al finale di questa partecipa tutta l’orchestra Un tocco popolare è aggiunto da uno strumento insolito. Quale?

a Campanacci

b Scacciapensieri

c Armonica a bocca

Tony si innamora di Maria, e lo racconta così al suo amico.

The most beautiful sound I ever heard: Maria, Maria, Maria...

All the beautiful sounds of the world in a single world: Maria, Maria, Maria...

Scena del balcone

Il più bel suono che ho mai udito: Maria, Maria, Maria... Tutti i bei suoni del mondo in una sola parola: Maria, Maria, Maria...

Come nella tragedia di Shakespeare, anche qui Maria parla con Tony dal balcone.

MARIA Only you, you’re the only thing I’ll see forever. In my eyes, in my words and in ev’rything I do, nothing else but you, ever!

TONY And there’s nothing for me but Maria, ev’ry sight that I see is Maria.

MARIA Tony, Tony...

TONY Always you, ev’ry thought I’ll ever know, ev’rywhere I go, you’ll be, you and me!

MARIA All the world is only you and me!

La zuffa

COSA esprime

Lottano con i coltelli.

MARIA Solo tu, tu sei la sola cosa che vedrò per sempre. Nei miei occhi, nelle mie parole e in tutto ciò che faccio, nient’altro che te, sempre!

TONY E non c’è niente per me se non Maria, ogni immagine che vedo è Maria.

MARIA Tony, Tony...

TONY Sempre tu, ogni pensiero che penserò, dovunque andrò, tu sarai, te con me!

MARIA Tutto il mondo è solo te con me!

Riff, l’amico di Tony, viene sfidato da Bernardo.

I due si bloccano a vicenda, faticano a liberarsi.

COME lo esprime

Le trombe con sordina sembrano dare voce ai ghigni dei contendenti.

Ritmi convulsi scanditi da:

a xilofono

b timpani

c tromba

La lotta riprende furiosa, fino a che Bernardo uccide Riff. Momento di silenzio. Tony prende il coltello dalla mano dell’amico e si avventa su Bernardo uccidendolo. Davanti al duplice delitto le due bande si disperdono.

La scena è rimasta vuota. L’ultimo ad andarsene è Tony, disperato. Questa musica accompagna la scena culminante del dramma.

COME lo esprime

a Con un sibilo continuo

b Con i tamburi

c Con una scansione ritmica confusa

La musica e i media

4.1 La comunicazione dei media

ascolta 3

A59

A64

Dove c’è un video, lì c’è anche la musica. Dal computer di casa, dal cellulare, dalla TV, i messaggi che ci arrivano raramente sono privi di accompagnamento musicale. Questa presenza della musica si spiega se rifletti su quello che abbiamo imparato fin qui. La musica ha infatti il potere di suggerire sensazioni, emozioni, pensieri. Anche la semplice sigla di una trasmissione TV è fatta per suggerire il carattere di quello a cui stai per assistere. La musica è un ingrediente indispensabile nella pubblicità. Si tratta di motivi composti appositamente per accompagnare lo spot. Jingle, che in inglese vuol dire “tintinnìo”, è il nome che si dà al breve spunto melodico. In certi casi viene adoperato il frammento di un tema famoso, per esempio di una canzone o anche di un brano classico. Nello spot la prima funzione della musica è la funzione-segnale: il motivo associato al prodotto ci è così familiare da diventare quasi una presenza ossessiva, e basta sentire il motivo per richiamare alla mente il prodotto. Ma più importante ancora è la funzione-suggestione: con la sua melodia, i suoi ritmi, i suoi strumenti, la musica crea intorno al prodotto sensazioni e sentimenti, che fanno nascere in chi ascolta la voglia di possederlo.

Immagina di essere un pubblicitario chiamato da varie aziende a reclamizzare i loro prodotti qui illustrati. Per ognuno devi decidere la musica che ti sembra adatta per accompagnare lo spot. Associa i brani proposti a ogni immagine-prodotto. Alla fine sarà interessante confrontare le scelte della classe e discuterne insieme.

Scelgo la musica numero .......
Scelgo la musica numero .......
Scelgo la musica numero .......
Scelgo la musica numero .......
Scelgo la musica numero .......
Scelgo la musica numero .......
La musica nella dimensione multimediale.

La musica per l’educazione civica

5.1 La musica racconta la vita

Se chiedi alle persone che conosci: “Che cos’è per te la musica? A cosa serve?” la prima risposta che facilmente ricevi è che serve a rilassarsi, divertirsi e a provare emozioni. Ma la musica è molto più che un divertimento: è una presenza costante nella nostra vita. Cantare, suonare uno strumento, inventare musica, ascoltarla con attenzione, sono momenti che ti fanno capire tante cose del mondo in cui viviamo.

L’importanza della musica è stata riconosciuta fin dall’antichità, infatti i più grandi pensatori dell’Occidente e del lontano Oriente hanno scritto numerosi trattati sul valore morale della musica. Essendo una componente importante della vita, la musica può aiutarti a comprendere alcune tematiche sociali e ambientali che le istituzioni mondiali stanno affrontando per provare a cambiare il modello di sviluppo economico globale tenendo in considerazione tre componenti: la società, l’economia e l’ecologia.

Grazie alle proprie risorse anche la musica può dare un contributo a sensibilizzare gli individui su temi importanti come la forte disparità economica nelle diverse zone del mondo, la parità di genere, la lotta al cambiamento climatico, il rispetto dei bambini e il loro diritto al gioco e all’istruzione, per creare un mondo migliore per tutti.

5.2 Lotta alla povertà

Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale nel 1945, l’Europa vive una situazione di pace e di benessere, condizione invece sconosciuta in molti altri Paesi del mondo, le cui popolazioni soffrono la miseria e la fame. Basta guardare un qualsiasi telegiornale per capire le profonde differenze economiche che ci sono tra i paesi europei, dove c’è benessere, e i paesi dell’Africa o del Medio Oriente dove la povertà arriva persino a far morire ogni giorno gli esseri umani che più di ogni altro devono essere protetti e assistiti: i bambini. In questi paesi i bambini non possono giocare, ma, quel che è peggio, non possono studiare e quindi non possono conoscere il mondo. La situazione peggiora per le donne.

Il mondo contemporaneo ha raggiunto grandi traguardi nella scienza e nella tecnologia ma ancora oggi ci sono moltitudini di uomini e donne che soffrono la fame, non possono ricevere cure adeguate e non hanno la possibilità di costruirsi un futuro migliore.

La voce degli artisti si è sempre levata in difesa degli ultimi e la storia di personaggi come Bess o Jean Valjean sembra stata scritta oggi. Ascoltala analizzala e discutine con la classe.

Trovi il musical a pag. 323

A65 A70

GEORGE GERSHWIN

Porgy and Bess, Suite

È una tragica storia d’amore ambientata nella città americana di Charleston. Porgy è un mendicante zoppo, che accoglie nella sua baracca la ragazza Bess, per proteggerla dal violento Crown, il suo ex fidanzato, latitante per un omicidio che ha commesso. Quando Crown la scova, interviene Porgy, che alla fine di una rissa arriva a ucciderlo. E allora, alla povera Bess non resta che seguire a New York il piccolo malvivente Sporting Life.

Pochi anni dopo la scomparsa di Gershwin, il compositore Robert Russell Bennett scelse le pagine più famose dell’opera e le congiunse insieme, formando così una suite

Introduzione, Summertime

Il ritmo sincopato, proprio del jazz, ti avverte subito che questo non è un melodramma tradizionale, ma un genere musicale nuovo, originale.

COSA esprime COME lo esprime

Un avvio scattante, effervescente.

COSA esprime

Lo xilofono fa da protagonista.

Il ritmo è sincopato.

Ce lo dice la più celebre melodia di Gershwin, Summertime.

a La soddisfazione per la pesca andata a buon fine.

b La corsa al mercato.

c La ninna nanna al suo bambino.

COSA esprime

I pescatoari

COME lo esprime

La sentiamo eseguire prima dai violini, poi dall’oboe.

La scena successiva ci porta al secondo atto, con i pescatori indaffarati a tirare in secco le reti. La musica offre un quadro animato e vivace.

COME lo esprime

Porgy è felice perché Bess è andata a vivere con lui. Gershwin aggiunge alla sua orchestra lo strumento tipico del folk americano; lo riconosci?

a La fisarmonica

b Il violino

c Il banjo

Quando si passa da uno strumento solista a un complesso di strumenti è come se il compositore volesse farci sentire le voci di tante persone che dialogano fra loro.

Non è più un solista a eseguirla, ma altri strumenti: quali?

a I legni

b Gli ottoni

c Gli archi

Sporting Life

Gli emarginati del ghetto nero di Charleston erano discendenti da generazioni di schiavi. Una volta resi liberi non avevano però i mezzi per integrarsi nella società bianca, e nei casi estremi si davano alla malavita. In molti loro blues sentiamo rievocate proprio situazioni di malavita. Gershwin conosce bene questi canti. Le caratteristiche ritmiche e melodiche della musica degli afro-americani tornano nella scena che introduce il piccolo furfante della storia, Sporting Life. Siamo alla fine dell’opera, e Sporting Life invita Bess: «C’è un battello che sta per partire per New York...».

COSA esprime COME lo esprime

L’ultima ripetizione del canto come ci fa apparire

Sporting Life?

a Trionfale b Aggressivo c Piagnucoloso

La speranza di Porgy

Il suo canto è affidato al sax, poi all’orchestra intera.

Bess se n’è andata ormai. Ma Porgy non intende rinunciare a lei. Nell’ultima scena dell’opera lo vediamo montare sul suo carretto e dire agli amici: «Io voglio vivere con Bess. Che Dio mi aiuti a trovarla». L’ultima musica è quella della sua preghiera: «I’m on my way. Oh Lord, I’m on my way» (“Vado per la mia strada, o Signore”). Gershwin chiude dunque la sua opera con uno spiritual: un genere musicale afroamericano, solitamente cantato dagli schiavi neri, che consiste in una preghiera.

Gavroche disegnato da Emile Bayard

CLAUDE MICHEL SCHOENBERG

Les Miserables

I miserabili è il titolo del romanzo di uno dei più grandi scrittori francesi dell’Ottocento, Victor Hugo. Al centro della vicenda sono le squallide condizioni di vita del popolo parigino, costretto alla fame da una società ingiusta. Le condizioni miserabili spingono il popolo al degrado morale, anche a danno dei bambini ma, per fortuna, non mancano gesti generosi ed eroici. Più di una volta i registi cinematografici si sono ispirati a questo romanzo. Nel 1980 è diventato anche un musical, famosissimo e rappresentato nei maggiori teatri di tutto il mondo. Ascolterai qui una fantasia sinfonica che raccoglie i temi principali dell’opera. Ci troverai Jean Valjean che fu mandato ai lavori forzati per aver rubato un pezzo di pane; Fantine che era così povera da essersi venduta i capelli e i denti per procurare cibo per la sua bambina; Cosette, bambina innocente prima vittima di adulti malvagi, infine giovane donna innamorata; Gavroche, un orfanello che morirà per salvare i suoi compagni durante la Rivoluzione. Dividetevi in gruppi e scrivete la vostra storia facendovi guidare dalla musica.

COSA esprime COME lo esprime

Siamo all’inizio della vicenda. Quale scena ci presenta il compositore? .........................................

Siamo alle battute conclusive. Come finisce la vostra storia?

Ritmo di marcia, prevalenza di ottoni.

Ritorna lo stesso motivo dell’inizio ma eseguito dall’intera orchestra.

A71

5.3 La parità di genere e la lotta alle disuguaglianze

Ci sono paesi dove le bambine non hanno diritti: non possono studiare, non possono lavorare, non possono uscire da sole. Sono soggette agli obblighi imposti dagli uomini, prima del loro padre e poi del marito in seguito a un matrimonio combinato nel quale non hanno nessun diritto di scelta. Per secoli la donna è stata oggetto di discriminazione e disuguaglianza. Disuguaglianza nel suo ruolo sociale, che era solo quello di madre e moglie, disuguaglianza nei diritti come il diritto di voto o il diritto al lavoro. In Italia la legge afferma che uomini e donne hanno gli stessi diritti, ma ancora troppi uomini considerano le donne oggetti di loro proprietà e quando “lei” decide di interrompere una relazione amorosa “lui” la uccide. Questo fenomeno diffuso tanto nei paesi in via di sviluppo quanto nei paesi ricchi, è chiamato femminicidio La denuncia di questa situazione ha visto i musicisti in prima linea, soprattutto nella composizione di opere liriche in cui la donna è vittima del maschio.

GEORGES BIZET

Carmen

Primo atto Scoppia un litigio nella fabbrica di sigari. La bella sigaraia Carmen produce una ferita a una compagna. L’ufficiale Zuniga l’arresta e l’affida al suo sottoposto don José, perché la conduca in prigione. Ma José è un ingenuo; Carmen lo provoca e lui finisce col farsi stregare dalle arti seduttive della ragazza. La fa fuggire, e per questo viene a sua volta messo in prigione.

Secondo atto Carmen si è rifugiata presso un clan di contrabbandieri. Prima che tutti fuggano da lì, arriva al loro campo Escamillo, il famoso torero in cerca di amori facili. Si stupisce che Carmen non crolli ai suoi piedi, come è abituato a veder fare dalle sue fan. Ma Carmen si è invaghita del bel soldato don José e respinge le avance del torero. Don José esce di prigione dopo un mese, e arriva al campo. Carmen è felice, e canta e danza proprio per lui. Ma lui la interrompe bruscamente: arriva il segnale della ritirata, e non può permettersi di stare ad ascoltare Carmen. Carmen naturalmente si sente offesa.

Le scarpe rosse sono il simbolo della lotta alla violenza sulle donne.

COSA esprime

Terzo atto Anche il torero Escamillo si ripresenta. Don José lo conosce solo per fama, ma i due non si sono mai incontrati prima. Quando don José si sente raccontare dal torero, che è venuto a mettere a segno il suo flirt con Carmen, esplode per la gelosia e aggredisce il torero. S’intromette Carmen. Ormai ne ha abbastanza di José. È ben consapevole del rischio che incombe su di sé, vista la furia omicida del soldato. Al campo dei contrabbandieri arriva Micaela, la fidanzata che don José aveva lasciato al paesello. Era comparsa già nel primo atto per portargli un messaggio della madre. Ora Micaela lo supplica di tornare: la mamma sta morendo. Situazione drammatica: sono tutti in scena. Beffardo il torero, disperata Micaela, alterato don Josè, che alla fine decide di seguire Micaela, tra gli sberleffi di Carmen.

Quarto atto L’ultimo atto si svolge all’esterno della corrida. Dentro, la folla inneggia al torero. Fuori, Carmen incontra don José, che confessa di non poter vivere senza di lei. Ma lei non esita a fargli sapere di non amarlo più. Il suo cuore ora è tutto per Escamillo. Disperato, al deciso rifiuto di Carmen, la pugnala.

Ma chi è Carmen? Qual è la sua personalità vera? Basta ascoltare la musica con cui si presenta nel primo atto per spiegare le sue idee sull’amore. Balla e canta una danza spagnola la habanera:

L’amour est un oiseau rebelle Que nul ne peut apprivoiser, Et c’est bien en vain qu’on ‘‘appelle, S’il lui convient de refuser.

Rien n’y fait, menace ou prière, L’un parle bien, l’autre se tait; Et c’est l’autre que je préfère Il n’a rien dit; mais il me plaît.

L’amour! L’amour! L’amour! L’amour! L’amour est enfant de Bohême, Il n’a jamais, jamais connu de loi, Si tu ne m’aime pas, je t’aime, Si je t‘aime, prend garde à toi!

In quest’aria vien fuori una personalità sensuale, vibrante, ma per niente volgare, plebea, piuttosto ricca, esuberante, e soprattutto viva e indipendente.

COME lo esprime

L’amore è un uccello ribelle che nessuno può addomesticare ed è davvero inutile chiamarlo se gli conviene rifiutarsi. Niente lo smuove, minaccia o preghiera: uno parla bene, l’altro tace; ed è ‘‘altro che preferisco. Non dice niente, ma mi piace. Refrain: ‘‘amore è un uccello ribelle ecc. L’amore è figlio di zingari, non ha mai, mai conosciuto legge, se tu non mi ami, io ti amo.

Se io ti amo, attento a te!

La vitalità è espressa anche dalla successione di tre momenti diversi: Il tratto forte di questo canto è il cromatismo: i suoni che scendono di semitono in semitono.

COSA esprime

Il responso piace

Ma Carmen non è solo questo. Carmen ha un profondo senso del tragico, del buio pronto a inghiottirci in ogni momento della vita. È un altro aspetto della sua personalità. Siamo nel terzo atto. Le sue amiche Frasquita e Mercedes stanno interrogando le carte. Il risultato è più che soddisfacente, per loro: a una le carte dicono che incontrerà un innamorato ideale; all’altra che ne scoverà uno ricchissimo e vecchio abbastanza da essere vicino a morire. Bizet ci fa capire cosa provano le donne:

COME lo esprime

Nel canto, ma anche nei piccoli frammenti dei flauti.

Carmen e il torero Escamillo.

Quarto atto, Finale

Carmen spiega a Don Josè che ormai tra loro l’amore è finito e che si è innamorata del torero Escamillo. Il soldato si sente abbandonato e tenta in tutti i modi di tenerla legata a sé ma inutilmente. Leggi cosa si dicono i due.

CARMEN: No, non T’amo più.

JOSÈ: Ma io, Carmen, io t’amo ancora... Carmen, Carmen, io t’adoro.

CARMEN: Che senso ha? Sono parole inutili!

JOSÈ: Ebbene, se serve per piacerti, resterò bandito, tutto quello che vorrai, tutto, mi capisci, ma non lasciarmi, ricordati del passato: noi ci amavamo...

CARMEN: Carmen non cederà mai: libera è nata e libera morrà.

LA FOLLA: Evviva, la corrida è bella, sulla sabbia insanguinata il toro tormentato si lancia balzando... Evviva! Bravo! Vittoria!

Colpito al cuore il toro cade! Gloria al torero vincitore! Vittoria, vittoria!

JOSÈ: Dove vai?

CARMEN: Lasciami.

JOSÈ: Per l’anima mia, Carmen, tu non passerai! Carmen, è me che devi seguire!

Don José nel finale, accecato dalla rabbia, mentre nello stadio si sente la folla acclamare il torero Escamillo, si lancia col pugnale su Carmen e la colpisce. Si sente ancora la folla, mentre don José grida disperato ai gendarmi accorsi:

JOSÈ: Mi potete arrestare. Sono io che l’ho uccisa.

Si getta sul corpo di Carmen:

JOSÈ: O mia Carmen! Mia Carmen adorata!

Carmen e Don José.

CARMEN: Lasciami, don Josè, io non ti seguirò!

JOSÈ: Vai ancora da lui? Lo ami dunque?

CARMEN: L’amo, l’amo e fosse anche davanti alla morte, ripeterò che l’amo.

JOSÈ: Così, il bene della mia anima, io l’avrei perduto, perché tu, perché tu te ne vada, infame, fra le sue braccia, a ridere di me.

No, per il sangue, tu non ci andrai, Carmen, è me che seguirai!

CARMEN: No, no mai!

JOSÈ: Sono stanco di minacciarti.

CARMEN: Ebbene, colpiscimi dunque, o lasciami passare!

JOSÈ: Per l’ultima volta, demonio, vuoi seguirmi?

CARMEN: No, no. Questo anello, tu me l’hai regalato un giorno. Tièntelo! (Glielo butta per terra)

JOSÈ: Allora, maledetta...

COSA esprime

Otello è:

A77 A79

GIUSEPPE VERDI

Otello

Quest’opera di Verdi si ispira al dramma Shakespeariano di Otello, l’ammiraglio della repubblica veneziana che cade vittima della macchinazione del perfido Jago, suo subalterno invidioso del suo successo e della sua felicità. Convinto da costui che la moglie Desdemona lo tradisca, cade nella trappola e si rovina commettendo un delitto. Una storia ancora attuale perché le donne vengono considerate di proprietà del loro compagno e vengono uccise da uomini accecati dalla gelosia.

Siamo alla fine del dramma, quando Otello raggiunge di notte Desdemona nella sua camera per ucciderla. I due provano sentimenti molto diversi tra loro.

COME lo esprime

a glaciale b furioso c lamentoso

Desdemona è:

a innamorata b spaventata c incredula

COSA esprime

Otello accecato dalla gelosia uccide Desdemona. A questo punto sopraggiunge la cameriera Emilia che corre a chiamare aiuto, ma il delitto è stato commesso e Otello scopre di essere stato raggirato.

Otello è disperato. Tutti accorrono e lui confessa di essere il colpevole.a

COSA esprime

COME lo esprime

La disperazione si somma alla vergogna e alla consapevolezza che la sua vita è finita

Otello non può sopravvivere al delitto che ha commesso e si suicida.

COME lo esprime

Otello uccide Desdemona.

5.4 Lotta al bullismo

I diversi non hanno mai avuto vita facile, in nessuna epoca e in nessuna società. I difetti fisici, il colore della pelle, i comportamenti non condivisi dalla maggioranza, sono purtroppo ancora oggi motivo di scherno e di esclusione. I grandi artisti non si sono mai fatti condizionare da mentalità ristrette e ignoranti che basano le loro convinzioni su false affermazioni pseudo scientifiche. È il caso di Verdi che, nel Rigoletto, assegna la parte del protagonista proprio a un “diverso”, un perdente, il gobbo Rigoletto, il buffone di corte. Ma Rigoletto, a dispetto del suo aspetto deforme, è un uomo coraggioso, un padre affettuoso, pronto a sfidare la pochezza morale dei nobili che si prendono gioco di lui.

GIUSEPPE VERDI

Rigoletto

A80 A81

COSA esprime COME lo esprime

Rigoletto entra nella sala del palazzo canticchiando. Qual è il suo stato d’animo?

a Divertito b Sarcastico c Distaccato

COSA

Con un canto:

a continuo e a gran voce b interrotto e sommesso

All’atteggiamento fintamente distaccato fa seguito una rivelazione sorprendente.

esprime COME lo esprime

Rigoletto rivela che la ragazza che sta cercando è sua figlia.

Rigoletto inveisce contro i cortigiani che fingono di non essere al corrente dell’accaduto

a Gridando trionfante b Sottovoce rassegnato

L’orchestra accompagna le parole:

a con un motivo circolare, breve e ripetuto

b con accordi gravi e potenti

Di fronte al mutismo degli astanti, Rigoletto cambia atteggiamento

COSA esprime COME lo esprime

Rigoletto disperato, supplica che gli venga restituita la figlia, sua unica ragione di vita.

a Melodia in maggiore, andamento lento b Melodia in modo minore, andamento concitato

Scenda da Rigoletto

5.5 Difendere la natura

La ricchezza dei nostri Paesi si porta dietro però fenomeni ambientali pericolosi, che rischiano di compromettere la qualità della vita di ogni essere vivente. Li conosciamo bene: sono lo sfruttamento delle risorse della Terra, che non sono infinite, e insieme ad esso il peggioramento della qualità dei suoli, delle acque, dell’aria. In gran parte del mondo si creano deserti dove prima crescevano imponenti foreste. I fiumi e i mari sono compromessi dalle sostanze inquinanti che quotidianamente vi vengono riversate. Gli animali contribuiscono all’equilibrio delle risorse vitali sulla terra, nell’acqua, nell’aria. Proteggere, preservare e curare ogni specie vivente è indispensabile anche per la sopravvivenza della specie umana. Da sempre gli artisti l’hanno celebrata con le loro opere: la sua magnificenza ma anche la devastazione creata da un’umanità sempre più avida.

HEITOR VILLA-LOBOS

Erosão. Erosione

Una delle ferite più gravi che da anni vengono inferte alla Terra è la distruzione delle sue foreste. Senza la copertura della vegetazione aumenta il fenomeno della desertificazione, i suoli diventano instabili e soggetti a erosione. Il caso più grave è quello dalla foresta Amazzonica, nell’America del Sud che è stata diboscata per circa il 30% della sua copertura. Già nel secolo scorso il maggior compositore brasiliano, Villa-Lobos, alzava la sua protesta contro il diboscamento. Ascolta l’episodio centrale della composizione.

COSA esprime COME lo esprime

Sulla foresta attraversata dal solco solenne del Rio delle Amazzoni sembra abbattersi la furia sfrenata dei fuorilegge dediti alla deforestazione.

Due fasce sonore descrivono questo paesaggio: al grave la sonorità cupa e pesante degli ottoni. All’acuto, in che modo archi e legni fanno pensare all’azione distruttiva?

a Con un ritmo martellante.

b Con un lungo lamento.

c Con molti silenzi.

EDGAR VARESE

Desert

A83

Deserti è il titolo di questa composizione orchestrale del compositore franco americano vissuto nel XX secolo. Queste le parole dell’autore:

COSA esprime COME lo esprime

Tutti quei deserti che ogni uomo può attraversare: non solo deserti fisici, sulla terra, sul mare, in cielo. Deserti di sabbia, di neve, spazi interstellari o all’interno di grandi metropoli. Anche i deserti dello spirito, quegli spazi interiori che nessun telescopio può raggiungere. Quelli dove ogni essere umano è solo.

Che tipo di musica ti aspetti?

Melodia:

Ritmo:

Intensità: ...............................................................................................

Timbro: ..................................................................................................

A82

LUDWIG VAN BEETHOVEN

Sinfonia n° 6, Pastorale, primo movimento

Nell’Ottocento a cui si affaccia Beethoven, i musicisti, come i pittori, ci presentano una natura libera da geometrie. Nella natura cercano qualcosa di più profondo, che la lega ai sentimenti e alla vita degli esseri umani.

COSA esprime COME lo esprime

Il primo movimento racconta Il destarsi di sereni sentimenti all’arrivo in campagna.

Sono sentimenti affettuosi, che si fanno sempre più ridenti.

Cosa senti in questa musica?

a Un canto d’amore per la natura

b Una protesta contro la deforestazione

c La rassegnazione all’inquinamento dell’aria

Che effetto produce la terza melodia?

a Maggiore quiete

b Maggiore animazione

c Sospensione

BESSIE SMITH

Boweavil Blues

COSA esprime

Il tema incomincia furtivamente, senza preparazione: leggero, eseguito solo dai violini.

Beethoven ce lo fa capire, con un rapido crescendo, con il temabase (a). E dopo il crescendo? Cancella la risposta sbagliata:

a il tema è eseguito forte

b diventa piano

c è eseguito dall’orchestra intera

Lo rivela il secondo tema:

Un terzo motivo appare, prima forte poi fortissimo Nel seguito, i tre motivi si alternano vivacemente fra loro, finché Beethoven ci ripete, con piccole varianti, la parte iniziale.

Siccità fa rima con “boll weevil”, il parassita del cotone che alla fine dell’Ottocento si abbattè come un flagello di bibliche proporzioni sulle piantagioni del Sud.

Il raccolto è perduto. Lo spettro della fame si abbatte sulla popolazione.

a Rassegnazione b Ribellione

MESSIAEN

COME lo esprime

a Andamento cullante, melodia che si muove per gradi congiunti, mezzo forte

b Grandi intervalli, intensità forte, ritmo precipitoso

La natura, e soprattutto gli animali, sono spesso sentiti dai musicisti come qualcosa di superiore alla nostra realtà umana. L’animale non conosce la violenza, l’inganno, la cattiveria. Nel Novecento, il compositore francese Olivier Messiaen è quello che più di la purezza dell’animale e la canta nelle sue opere. Passa lunghi momenti ad ascoltarli. Non contento degli uccelli del suo paese, si reca in Amazzonia, dove registra e trascrive la grande varietà di suoni che si diffondono per l’immensa foresta e con questi costruisce intere sinfonie.

COSA esprime

Questa musica è diversa da quelle che hai sentito fino ad ora. Come spieghi questa diversità?

COSA esprime

Il volo delle vespe

A87

A88

COSA esprime

COME lo esprime

Il linguaggio musicale di Messiaen è molto diverso da quello che conosci. Non rispetta le regole tradizionali del canto. Rappresenta su un foglio, con linee e colori, l’una e l’altra musica, così che risalti bene la loro diversità.

Confrontiamo ora due musiche che parlano di un soggetto simile: vespe nel primo caso, le api nel secondo. Entrambe le musiche sono state scritte per spettacoli teatrali di carattere fiabesco.

RALPH VAUGHAN WILLIAMS

Le vespe, Introduzione

La prima musica è stata scritta per la commedia greca Le vespe, di Aristòfane che mette in scena una compagnia di burloni che si travestono da vespe per andare a liberare il loro compagno tenuto prigioniero.

COME lo esprime

Se anche non conoscessi l’argomento, sarebbe facile riconoscere di che animale si tratta. Per almeno due ragioni:

a) l’insieme degli archi e dei legni esegue un saliscendi fatto di trilli continui; b) gli archi suonano con la sordina; L’intensità: Com’è?

MICHAEL NYMAN

Where the bee dances

Le api sono preziosissime per la sopravvivenza dell’umanità. Il loro lavoro di impollinazione non può essere sostituito da nessuna macchina ed è per questo che da anni è stato lanciato un allarme planetario: l’uso dei pesticidi, la siccità alternata alle piogge torrenziali sta mettendo a rischio la vita di questi insetti. Il compositore inglese ha deciso di mettere in musica lo straordinario rituale usato proprio dalle api e studiato dallo scienziato austriaco Karl von Frisch, scoperta che gli valse il premio Nobel nel 1967. Si tratta di un vero e proprio sistema di comunicazione che le api usano tra di loro per indicare dove si trovano i fiori da cui prendere il nettare.

COME lo esprime

Osserva il disegno della danza dell’ape.

L’ape esegue movimenti ondulatori e continui

Come fa la musica a spiegare i movimenti dell’insetto?

Un breve frammento musicale si ripete numerose volte. Quale strumento lo esegue?

a Sassofono b Violino c Marimba

5.6 Costruire la pace

La guerra è la peggiore delle sciagure, l’evento che non vorremmo mai vivere o vedere subito da altri. Gli esseri umani fanno ciò che nessun animale, nella propria comunità, farebbe mai. Se gli animali spesso cooperano per trovare il cibo o per difendersi, gli uomini si organizzano in gruppi e si armano per aggredire altre comunità ma non per difendersi, bensì per impossessarsi di cose che loro non hanno. La motivazione delle guerre che gli esseri umani conducono fra loro è sempre una sola: il possesso di quello che ha l’altro come il cibo, i beni, i territori. I compositori contemporanei però non celebrano retoricamente le vittorie, dimenticando i morti e le distruzioni bensì hanno cercato di tradurre in suoni l’orrore dei conflitti e l’inutilità del sacrificio se non impedisce lo scoppiare di nuove guerre

LEONARDO BALADA

Guernica

Nel 1936 scoppia in Spagna una crudele guerra civile. Le truppe al comando del generale Francisco Franco vincono con l’aiuto da terra di truppe fasciste italiane e con i bombardamenti ad opera di aerei nazisti. I bombardamenti riducono intere città spagnole in mucchi di macerie. Il pittore Pablo Picasso immortala lo spaventoso episodio dei bombardamenti sulla città di Guernica in una grande tela in bianco e nero dal titolo Guernica Il compositore catalano Leonardo Balada compone nel 1966, con i mezzi di una grande orchestra una musica che richiama l’orrore disegnato da Picasso. L’episodio che ascolti coglie proprio uno dei momenti più devastanti.

COSA esprime

La disintegrazione fisica degli edifici è il filo conduttore di questa pagina dove si sente persino la raffica di un mitra.

COME lo esprime

Anche il discorso musicale sembra sgretolarsi, per far subentrare il passo cadenzato del nemico, fino alla chiusa catastrofica.

La Guernica di Pablo Picasso.

COSA esprime

A90

BENJAMIN BRITTEN

Il Requiem della guerra

Durante la Seconda Guerra Mondiale, nel 1940, una bomba sganciata dagli aerei tedeschi, distrugge quasi interamente la cattedrale di S. Michele nella città Coventry in Inghiterra e una raffica successiva di bombardamenti riduce in macerie quasi tutta la città, tanto che anche nel nostro vocabolario è entrata la parola coventrizzare per dire “distruzione totale”.

Benjamin Britten nel 1962 è invitato a comporre una musica per la cerimonia della ricostruzione della cattedrale. Della lunga composizione, per coro e orchestra, ascolti l’inizio del secondo episodio, nel quale le voci cantano sulle parole della preghiera Dies irae

Quale emozione domina sia il canto sia il sostegno orchestrale?

a La speranza

b L’aspirazione alla vittoria

c Un’ansia profonda

MASAO OKHI

Sinfonia Hiroshima

A91 A92

COME lo esprime

Cantano prima gli uomini poi le donne.

L’effetto espressivo è creato dal modo in cui Britten usa le note e le pause.

Le dispone a note uguali, staccate fra di loro dalle pause.

Il compositore Masao Okhi scrive questa sinfonia nel 1953, per lasciare al mondo una testimonianza musicale della spaventosa tragedia causata dal lancio della bomba atomica sulla città di Hiroshima. L’opera si basa su sei dipinti di due artisti giapponesi a cui il musicista aggiunse preludio e finale. Noi ascoltiamo due episodi, Fire (fuoco) e Desert with skulls (deserto con teschi)

Monumento al Memoriale della pace di Hiroshima.

COSA esprime COSA esprime

La deflagrazione della bomba è spaventosa. Il fuoco avvolge e distrugge cose e persone

Desert with skulls Fire

Desolazione, smarrimento. Morte e distruzione.

COME lo esprime

Quali strumenti riconosci? ........................................................

Com’è l’intensità?

E la velocità?

COME lo esprime

Quali strumenti riconosci?

Com’è l’intensità? E la velocità?

La pace è la condizione sociale e relazionale migliore per chiunque abbia a cuore il benessere morale e fisico di ogni individuo. La speranza di una pace giusta e per tutti deve essere tenuta in vita attraverso i ricordi di chi ha conosciuto la sofferenza della guerra. Come i poeti e gli artisti, anche i musicisti hanno portato il loro contributo a favore della pace.

LUDWIG VAN BEETHOVEN

Nona sinfonia, Quarto movimento

È la più grandiosa celebrazione della pace e della gioia che si prova quando si vive in pace, che sia mai stata scritta da uno dei più grandi poeti del Settecento, il tedesco Friedrich Schiller, e successivamente messa in musica da Beethoven. Per questo è stata assunta come inno nazionale europeo, a simbolo di una pace ritrovata dopo le guerre che avevano scatenato i Paesi europei gli uni contro gli altri. A93

AARON COPLAND

Fanfara per l’uomo comune

La bandiera internazionale della pace.

COSA

esprime

Ai tanti morti nelle guerre, chi è sopravvissuto dedica un monumento, una cerimonia pubblica, civile o religiosa, o il nome di una strada. Il musicista americano Aaron Copland ha contribuito con questa sua Fanfara, dedicata al soldato semplice americano morto per difendere la nostra civiltà dalle infamie del nazismo o del ten’nosei fashizumu, il fascismo giapponese: A94

Non intende esprimere il cordoglio per le vittime.

Che impressione suscita in te questa composizione?

COME lo esprime

Timpani e grancassa danno il segnale drammatico alle trombe. Poco per volta si aggiungono corni, tromboni, tuba.

MIECZYSŁAW WEINBERG

The banners of peace

A95

Raccontare la pace è più difficile che parlare di guerra. La pace è fragile e purtroppo non è una realtà per tutti i popoli della terra. Mieczyslaw è un compositore vissuto nel XX secolo che ha conosciuto gli orrori delle due guerre mondiali e con la sua musica racconta la tensione, la speranza e la difficoltà nel costruire una pace giusta e duratura.

COSA esprime

Quale immagine ti suscita?

La situazione cambia radicalmente alla fine del frammento.

COME lo esprime

Andamento pacato.

Melodia eseguita dagli archi.

Quali strumenti si aggiungono agli archi?

Note chiave per il ripasso

PERCHÉ LA MUSICA È DEFINITA L’ARTE DEL TEMPO?

La musica è l’arte del tempo perché organizza in una successione temporale una serie di suoni che hanno una determinata durata. A differenza di un dipinto o di una scultura che sono fissi e “fotografano” un momento, la musica racconta una storia perché descrive nel tempo una successione di momenti.

QUAL È IL RAPPORTO TRA LA MUSICA E IL CINEMA?

Negli anni Venti i film sono muti ma si sente la necessità di accompagnare le proiezioni con della musica che veniva suonata dal vivo da un pianista. Il primo film sonoro esce nel 1926 e dal quel momento la musica accompagna il film dall’inizio fino ai titoli di coda. La musica subito ci fa capire a che tipo di film stiamo per assistere ancora prima di aver visto una sola scena. Molti musicisti si specializzano a scrivere musiche che accompagnano alcune parti importanti del film. Ennio Morricone, Nino Rota e Nicola Piovani sono compositori italiani che hanno scritto le musiche di film che hanno fatto la storia del cinema.

CHE COS’È LA FUNZIONE SEGNALE DELLA MUSICA NEI MEDIA?

Negli spot pubblicitari ogni prodotto è accompagnato da un jingle, cioè un breve spunto melodico che ha lo scopo di suggerire emozioni e sensazioni. La funzione segnale del jingle consiste nel farci venire in mente quel prodotto tutte le volte che sentiamo quella melodia.

PERCHÉ LA MUSICA HA UN VALORE MORALE?

La musica non è solo un modo per divertirsi e rilassarsi ma è anche un modo per comprendere la realtà che ti circonda. Il valore morale della musica è stato riconosciuto fin dall’antichità. Essendo una componente importante della vita, la musica può aiutarti a comprendere alcune tematiche sociali e ambientali. Come gli scrittori, gli artisti, i registi del cinema, anche i musicisti possono con le loro opere far conoscere le diverse realtà del mondo contemporaneo, sensibilizzare gli individui sui grandi temi della vita e affrontare temi alla base dell’educazione civica di ogni individuo come la lotta alla povertà e alla fame nel mondo, la difesa della natura e delle sue specie viventi, la lotta alle disuguaglianze, la parità di genere e la ricerca della pace.

Verifica

1 SCEGLI LA SOLUZIONE CORRETTA.

A Fino quasi alla fine degli anni Venti del Novecento i film sono accompagnati dalla musica dal vivo in sala perché:

a venivano proiettati nelle sale da ballo.

b la tecnica del sonoro non era ancora stata inventata.

c era necessario accompagnare i dialoghi degli attori

B La musica che accompagna l’inizio di un film serve a:

a farci capire fin dall’inizio quale carattere avrà il film.

b permettere agli spettatori di sedersi in sala.

c conversare col vicino sul film che sta per iniziare.

C Che cos’è un Leitmotiv?

a Una canzone cantata dal protagonista del film.

b Un motivo suonato dall’orchestra.

c Un motivo ricorrente nel corso del film.

2 SEGNA CON UNA CROCETTA SE VERO (V) O FALSO (F).

a. La musica esprime emozioni e idee. V F

b. A una scena cinematografica possono adattarsi musiche diverse per suggerire situazioni diverse. V F

c. La musica nasconde la realtà e i problemi delle società. V F

d. Il jingle pubblicitario serve a presentare il prodotto in un suo aspetto particolare. V F

3 COMPLETA LA MAPPA.

LOTTA ALLA E ALLA FAME ha un LA MUSICA

PARITÀ DI GENERE E LOTTA ALLE perche sensibilizza su temi di educazione civica

PROTEZIONE DELLA NATURA

PARTE

GLI ORIZZONTI DELLA MUSICA 2 GLI STRUMENTI

MUSICALI

IL MONDO MERAVIGLIOSO DEGLI STRUMENTI MUSICALI 1 UNITÀ

Se un giorno sei entrato in una sala da concerto, dove si stava eseguendo una musica orchestrale, sarai rimasto stupito vedendo quanti strumenti diversi vengono suonati, a volte tutti insieme a volte in alternanza.

È il compositore a decidere la scelta degli strumenti perchè ogni strumento presenta caratteristiche tutte sue, che lo distinguono da un altro. Ognuno ha proprietà espressive proprie, di cui il compositore tiene conto.

Le scelte di un artista sono naturalmente soggettive: un compositore può scegliere ad esempio la tromba per esprimere una situazione malinconica mentre un altro può affidare all’arpa l’accompagnamento a una marcia militare. Esiste però anche un modo oggettivo di considerare gli strumenti musicali. Questo si può fare in base all’uno o l’altro di questi fattori:

• il materiale di cui è fatto: legno, metallo, membrana ecc.

• il modo in cui il suono è prodotto: battendo, sfregando, soffiando ecc.

• la qualità del suono prodotto: determinato o indeterminato.

• l’estensione possibile dei suoni: dal più grave al più acuto.

UNO STRUMENTO PUÒ...

... suggerire emozioni: ad esempio il trillo di un clarinetto può descrivere una festa.

... imitare fatti della realtà: ad esempio il flauto è usato spesso per imitare il canto degli uccelli.

... evocare sensazioni: ad esempio per dare idea di luce il violino è più adatto del contrabbasso.

... rievocare immagini, ricordi, pensieri, sogni ecc.: ad esempio una tromba può far pensare a una situazione militare; un’arpa a una danza di fate e così via.

A imboccatura semplice

Flauto dolce

Flauto traverso

A seconda della caratteristica che si prende in considerazione, gli strumenti vengono raccolti in famiglie, in un modo di classificarli oppure in un altro, in una o altra classificazione.

La classificazione più usata è quella di Hornbostel-Sachs che divide gli strumenti in base alla modalità con cui viene provocata la vibrazione.

Ad ancia semplice

Clarinetto

Clarinetto basso

A corde pizzicate

Chitarra

Liuto

Ukulele

Mandolino

Banjo

Arpa

Sassofono

CORDÒFONI

AEROFONI

Ad ancia doppia

Oboe

Corno inglese

Fagotto

Controfagotto

Ad ancia libera

Armonica a bocca

Melodica

Fisarmonica

A corde strofinate (ad arco)

Violino

Viola

Violoncello Contrabbasso

A corde percosse

Pianoforte

ELETTRÒFONI

Elettrici

Chitarra elettrica

Elettronici

Sintetizzatore

Campionatore

A bocchino

Tromba

Trombone

Corno

Tuba

A serbatoio d’aria

Organo

Armonium

Fisarmonica

IDIÒFONI E MEMBRANÒFONI

A percussione

Nacchere

Triangolo

Piatti

Campane tubolari

Celesta

Glockenspiel

Xilofono

Marimba

Vibrafono

Tamburi

Tamburello

Grancassa

A scuotimento

Sonagli

Maracas

A raschiamento

Zucca o guiro

Il flauto e l’ottavino

nella Guida del giovane all’orchesta di Benjamin Britten.

Aerofoni

A imboccatura semplice

Appoggia al labbro inferiore un tubicino, per esempio il cappuccio di una biro o una bottiglietta, e soffia. L’aria s’infrange contro il bordo, fa vibrare l’aria nel tubo e la vibrazione diventa suono.

Osserva: di due tubi di lunghezza diversa, quale produce il suono più acuto? Quello più corto o quello più lungo?

Se disponi alcune bottigliette di diversa dimensione una accanto all’altra, puoi arrivare a produrre tutti i suoni della scala.

Ma anche una bottiglietta sola è sufficiente: basta variare la lunghezza della colonna d’aria al suo interno. Come? Con l’acqua: aggiungendo acqua, la co-

Se il tubo invece è fatto di legno, il modo più semplice di variare la lunghezza della colonna d’aria è aprire dei fori nel tubo stesso.

Gli strumenti che sfruttano questi principi fisici sono gli aeròfoni, o altrimenti . Gli strumenti che appartengono a questa famiglia prola vibrazione di una colonna d’aria in un tubo. Negli imboccatura semplice come il flauto dolce, il flauto traverso e l'ottavino,l’aria viene fatta vibrare direttamente soffiando nell’imboccatura.

Costruito in legno, il flauto ha dimensioni varie: dal più piccolo, il flauto sopranino, contrabbasso, c’è tutta una serie di dimensioni intermedie: tenore, il basso Con questi strumenti si fanno comples-

Originariamente lo strumento era suonato diritto, ossia perpendicolare alla bocca. Per questa ragione è chiamato flauto dirit, per il suo suono, o a becco, se pensi alla forma dell’imboccatura.

1.2 Il flauto traverso

Nell’orchestra moderna invece i flauti dolci sono sostituiti da flauti più sonori, fatti non di legno, ma di metallo: il metallo ideale per costruire questi flauti è l’argento, e ciò fa capire perché essi siano tanto costosi. Per di più il flauto dell’orchestra si suona tenendolo non diritto ma di traverso: l’imboccatura infatti è aperta su un lato.

1 Flauto dolce

Il flauto traverso 2 è uno strumento vivacissimo: può eseguire passaggi rapidissimi, scale, trilli. I compositori non mancano di servirsene quando vogliono imitare il gorgheggio degli uccelli.

Ma sa essere anche quieto e gentile e cantare melodie serene e cullanti.

a La parte superiore dello strumento si chiama testata. Nella sporgenza, che si chiama boccola, si trova il foro in cui il flautista soffia. Così si produce il suono.

B Nel corpo centrale dello strumento sono collocati 14 fori che vengono chiusi o aperti da chiavi mosse dalle dita del musicista.

1.3 L’ottavino

C La parte finale del flauto si chiama trombino. Contiene alcune chiavi che vengono chiuse o aperte dal mignolo del musicista.

Fratello minore del flauto traverso, l’ottavino 3 è il birichino dell’orchestra: strilla e squittisce in mezzo a tutti gli altri strumenti. E infatti lo si sente in mezzo al più clamoroso fortissimo suonato dall’orchestra. Un solo ottavino basta perciò in una grande orchestra, mente normalmente occorre più di un flauto.

a Il foro della testata è più piccolo rispetto a quello del flauto.

ascolta 1

IL FLAUTO DOLCE

G.F.HANDEL

Gavotta HWV 604

b Le dimensioni sono pari alla metà di un flauto traverso. Possiede l’ottava più alta in assoluto fra tutti gli strumenti musicali.

Due flauti dialogano e si rincorrono in questa piacevolissima danza, elegante e composta come il gusto del tempo richiedeva.

c Le chiavi sono molto più piccole e ravvicinate.

Un pezzo famosissimo per flauto solo in cui il compositore francese ricrea le atmosfere arcaiche di un tempo remoto.

2 Flauto traverso
3 Ottavino
IL FLAUTO TRAVERSO DEBUSSY Syrinx

I clarinetti nella Guida del giovane all’orchesta di Benjamin Britten.

Ad ancia semplice

C’è un altro modo di produrre il suono soffiando: prendi un filo d’erba, tienilo ben teso fra i due pollici e soffiaci contro: ottieni un verso curioso, che potrebbe diventare... altamente musicale se dietro i pollici un tubo raccogliesse le vibrazioni dell’aria.

È il principio di tutta una famiglia di strumenti, detti ad ancia

L’ancia 4 è una linguetta elastica ottenuta dal fusto della canna comune, montata all’imboccatura dello strumento. Se ne possono mettere due affiancate, oppure una sola.

Nel primo caso le ance sporgono dal tubo e sono tenute direttamente fra le labbra dell’esecutore, nel secondo l’ancia è applicata sotto l’imboccatura stessa. Clarinetti e sassofoni sono gli strumenti ad ancia semplice.

Tutti, eccetto i sassofoni che sono di metallo, sono costruiti in legno. E vengono infatti chiamati comunemente legni Anche il flauto (metallico)

è compreso normalmente fra i legni, perché in origine era sempre costruito in legno.

1.4 Il clarinetto

4 Ancia a Sull’imboccatura

Se il flauto è uno strumento vivacissimo, il clarinetto 5 è addirittura il trapezista dell’orchestra. Agile come il flauto, ha in più una ricchezza e un’eleganza di suono diverse da quelle del flauto: nel registro acuto è stridulo, in quello centrale è morbido, “liquido” si direbbe, in quello grave è caldo, vellutato. Non c’è sentimento che gli sia estraneo: la gioia come la malinconia, la solennità come l’arguzia.

è presente l’ancia che vibra al soffio del musicista producendo così il suono.

5 Clarinetto

B Il barilotto unisce l’imboccatura al resto dello strumento.

C Nel corpo centrale sono presenti 24 fori: alcuni vengono chiusi direttamente dai polpastrelli del musicista, altri da chiavi metalliche.

D Dalla campana esce il suono.

1.5 Il clarinetto basso

Difficile è invece il clarinetto basso 6 , fatto come il precedente ma con in più un’imboccatura a forma di “S” orizzontale e una campana risalente dall’estremità inferiore. Dà suoni più gravi ed è tutto serietà e importanza.

1.6 Il sassofono

Nei complessi jazz, e più raramente nelle orchestre sinfoniche, sono usati invece i sassofoni 7 , di diverse dimensioni: no, contralto, tenore, baritono

Questi strumenti sono un singolare in crocio tra legni e ottoni: sono fatti di ot tone, ma hanno la forma del clarinetto basso e generano il suono proprio alla maniera del clarinetto con un’ancia semplice ap plicata sotto l’imboccatura. Il nome viene dal loro ideato re, Adolphe Sax

IL CLARINETTO

AARON COPLAND

Concerto per clarinetto

Riconosci in questa pagina tutta la vitalità di cui il clarinetto è capace. Copland è un compositore americano vissuto tra il 1900 e il 1990, autore anche di musiche da film. Immagina che questa musica sia stata scritta a commento di una scena televisiva. Che scena t’immagineresti?

IL CLARINETTO BASSO JOHANN

SEBASTIAN BACH

Preludio n. 1

Bach ha composto questa musica per il violoncello. È diventata così famosa che anche virtuosi di altri strumenti hanno voluto eseguirla con il proprio: qui la senti eseguita dal clarinetto basso.

IL SASSOFONO TENORE

GENE AMMONS

My romance

Introdotto dal pianoforte, il sassofono tenore canta una tipica melodia sentimentale del repertorio jazzistico. Ti fa pensare a quei locali in penombra dei decenni trascorsi dove si conversava amabilmente.

7 Sassofono contralto
6 Clarinetto basso

I fagotti nella Guida del giovane all’orchesta di Benjamin Britten.

Ad ancia doppia

Gli aerofoni ad ancia doppia sono: oboe, corno inglese, fagotto e controfagotto.

1.7 L’oboe

Il timbro dell’oboe 8 , fra tutti gli strumenti dell’orchestra è il più nasale, il più invitante. L’esecutore deve emettere dai polmoni pochissima aria, altrimenti il suono non viene: praticamente è come se fosse costretto, suonando, a trattenere il fiato. Ciò stanca molto l’oboista, che ha bisogno perciò di riposare frequentemente.

a Sull’imboccatura è presente un’ancia doppia che vibra al soffio del musicista producendo così il suono.

b Nel corpo centrale sono collocati un numero variabile di fori (da 16 a 20): alcuni vengono chiusi dai polpastrelli del musicista, altri da chiavi metalliche.

C Dalla campana esce il suono.

9 Corno inglese
8 Oboe

1.9 Il fagotto

Di fronte al suono così nasale dell’oboe, il gotto 10 , che è un po’ il suo fratello maggiore, accusa nelle sue note gravi un’asprezza co me di chi parli affetto da una costipazione. Il suo tubo è lungo quasi due metri. E siccome sarebbe piuttosto scomodo per il suonato re maneggiare un tubo lungo due metri, si è pensato bene di ripiegarlo su sé stesso, a forma di “U”.

1.10 Il controfagotto

Il controfagotto 11 invece, con le tube che in contreremo più avanti, è lo strumento più te nebroso. Il suo tubo, lungo almeno il doppio del fagotto (4 metri), è ripiegato quattro volte. Il controfagotto non scherza mai: è severo, perfino lugubre. Salvo eccezioni.

L’OBOE

ALESSANDRO MARCELLO

Concerto per oboe e archi, Adagio

Gli archi – violini, viole e violoncelli – accompagnano questa che è una delle pagine più famose scritte per l’oboe, per la sua capacità di esprimere un intenso pathos

IL CORNO INGLESE

AMILCARE PONCHIELLI

Concertino per corno inglese e arpa

Ponchielli è noto soprattutto per la sua opera lirica

La Gioconda: qui ci fa sentire una tipica aria di melodramma affidata per intero al timbro intenso dello strumento.

L’OBOE E IL CORNO INGLESE HECTOR BERLIOZ

Sinfonia fantastica, Adagio

È un duetto tra oboe e corno inglese, che ci fa sentire bene la differenza fra i due strumenti. Il musicista ha proprio voluto parlarci di due personaggi, due pastori, in dialogo fra loro.

IL FAGOTTO E IL CONTROFAGOTTO

GIOACHINO ROSSINI

Duetto per fagotto e controfagotto

Scritto originariamente per violoncello e contrabbasso, è anche questo un duetto nel tipico stile operistico. Delle possibilità espressive dei due strumenti è facile capire quale ha voluto sfruttare Rossini: la patetica? La seria? O la buffa?

11 Controfagotto
10 Fagotto

Ad ancia libera

Un modo diverso di costruire strumenti ad ancia è quello di fissare tante ance di varia dimensione e lasciarle libere di vibrare sotto il flusso d’aria.

1.11 L’armonica a bocca

A questo principio s’ispirano l’armonica a bocca 12 e la melodica 13 Nell’armonica a bocca le ance sono fissate dentro un supporto di legno o di metallo. L’imboccatura presenta da 12 a 16 fori. Vi si soffia sia espirando sia inspirando.

Nella melodica o clavietta il meccanismo è simile a quello dell’armonica, ma i fori vengono aperti mediante una tastiera simile a quella del pianoforte.

1.12 La fisarmonica

Un caso particolare è quello della fisarmonica 14 , uno strumento musicale aerofono a serbatoio d’aria e ad ancia libera. Qui l’aria non viene “soffiata” mediante la bocca, ma tramite un mantice azionato dalle braccia. Il mantice sta in mezzo a due casse affiancate. Ogni cassa contiene un certo numero di ance.

ARMONICA A BOCCA

VILLA LOBOS

A105

Canzone tipica brasiliana n.4

L’armonica accompagnata dall’orchestra ci mostra tutta la sua forza espressiva e, come la voce umana, libera il suo canto dalle note più gravi fino ad acuti ricchi di tensione emotiva.

A106

FISARMONICA

ASTOR PIAZZOLLA

Oblivion

Strumento popolare, che ancora accompagna le feste all’aperto nei paesi, è anche lo strumento tipico argentino con cui si accompagna la più famosa danza di coppia, il tango. Grande virtuoso di questo strumento e compositore è stato Astor Piazzolla che ha composto brani indimenticabili come quello che puoi ascoltare qui. Il brano si intitola “oblio”, dimenticanza. Cosa vuole dimenticare l’autore?

14 Fisarmonica

I corni, la tromba, il trombone e il basso tuba nella Guida del giovane all’orchesta di Benjamin Britten.

A bocchino

Gli strumenti a bocchino sono tutti costruiti in ottone e sono: la tromba, il trombone, il corno, la tuba e il basso tuba. Per questo nel loro insieme vengono chiamati ottoni

Nell’orchestra gli ottoni sono fra gli strumenti che spiccano di più per il loro suono acceso e brillante. Mentre ai legni si addicono meglio le espressioni tenui, sfumate, gli ottoni sono usati tutte le volte che occorre dare un’impressione di grandezza, di solennità, di epicità, sia nella gioia sia nel dolore: dalle parate trionfali alle marce funebri. Il suono è prodotto dalla vibrazione di una piccola campana presente nell’imboccatura dello strumento chiamata bocchino. Gli ottoni sono diversi dai legni non solo per il materiale con cui sono costruiti, ma anche per due altri elementi molto importanti.

Il suono è prodotto non da una finestrella né da un’ancia, ma dalle labbra stesse dell’esecutore, fatte vibrare fortemente contro il bocchino. L’altra differenza sta nel modo di variare l’altezza dei suoni: non più aprendo e chiudendo fori posti sul tubo, come avviene in tutti i legni, ma occludendo il tubo mediante pistoni

1.13 La tromba

Guerresca ed eccitante, la tromba 15 è lo strumento dei campi di battaglia, degli antichi tornei cavallereschi, delle parate reali.

a Il musicista appoggia le labbra sull’imboccatura della tromba – che si chiama bocchino – e facendole vibrare produce il suono.

C I tre pistoni, azionati dalle dita del trombettista, modificano la lunghezza del canneggio producendo così i diversi suoni.

Cluster

La tromba Come è fatta e come si suona

B Il lungo tubo arrotolato caratteristico della tromba e degli altri ottoni si chiama canneggio

D La campana è la parte finale dello strumento e favorisce la diffusione del suono nell’ambiente.

15 Tromba

1.14 Il trombone

Il trombone e maestoso. Nei momenti culminanti della musica, quando la sonorità si fa sempre più forte, sono i tromboni a prendere il comando dell’orchestra moderna e a scandire la melodia più importante.

Il trombone è l’unico strumento nel quale il tubo è letteralmente accorciato o allungato mediante il tiro, o coulisse.

1.15 Il corno

Il corno 17 usato per evocare, il più delle volte, momenti di pace e tranquillità, spesso an che di malinconia. Per questa sua dote è, fra gli ottoni, quello che va meglio d’accordo con i legni.

1.16 La tuba e il basso tuba

La tuba 18 e il basso tuba 19 sono i giganti dell’orchestra. Dal loro tubo, lunghissimo, arrotolato su se stesso tante e tante volte, escono suoni cavernosi, terribili, da incutere rispetto e spavento.

16 Trombone
17 Corno
18 Tuba
19 Basso tuba

Quasi mai questi due strumenti suonano soli; la loro funzione infatti è quella di dare le fondamenta sonore alla costruzione musicale (gli “um-pa-pa” delle bande sono scanditi dalla tuba).

LA TROMBA

JEREMIAH CLARKE

Voluntary

GAETANO DONIZETTI

Don Pasquale, Preludio, Atto secondo

Quello che ci aspettiamo da una tromba è un’espressione marziale: infatti è lo strumento scelto per i segnali militari. È così che la senti nel primo pezzo: dove ogni frase musicale è replicata dall’organo. Ma che succede quando l’eroe della vicenda raccontata a teatro è triste, perché si sente abbandonato, e medita di andarsene a vivere in una terra lontana? È ancora la tromba a farti capire cosa sta sentendo. Verificalo ascoltando.

IL TROMBONE

DMITRIJ ŠOSTAKÓVIC ˇ

Valzer

Šostakóvič è un compositore russo famoso soprattutto per le sue 15 sinfonie: musiche molto impegnate, che volevano esprimere importanti valori politici e storici. Ma sapeva anche avvicinarsi ai desideri più immediati del gran pubblico, offrendogli musiche per il divertimento. In questo caso il divertimento è dato proprio dalla scelta del trom-

bone. Il trombone è uno strumento per le situazioni “importanti”. Adoperato invece per un valzer dal carattere paesano ha un tono spiritoso, che non poteva che divertire i suoi ascoltatori.

IL CORNO

FELIX MENDELSSOHN-BARTHOLDY

Sogno di una notte di mezza estate, Notturno

Strumento tipico delle scene di caccia fin dall’antichità, il corno è entrato presto nelle orchestre. Il suo timbro si lega con quello dei legni che abbiamo conosciuto nelle pagine precedenti. Anche da solo è capace di esprimere situazioni delicate. L’autore di questo brano evoca una scena notturna popolata da creature fantastiche di un paesaggio incantato.

LA TUBA

VITTORIO MONTI

Czarda

Lo strumentista abituato ad accompagnare nelle note gravi gli altri strumenti, qui si prende la rivincita, facendoti capire come un compositore può creare effetti inaspettati da qualunque fonte sonora.

A107
A108
A109
A110
ascolta 5

A serbatoio d’aria

1.17 L’organo

Da un millennio l’organo 20 è lo strumento da chiesa per eccellenza. Sono poche le musiche scritte per questo strumento che non siano destinate alle funzioni religiose.

Gli usi dell’organo in chiesa si possono riassumere così:

• accompagnare il canto dei fedeli e dei sacerdoti;

• suonare da solo, come sottofondo alla meditazione, nelle pause fra una preghiera e l’altra, per favorire il raccoglimento e l’elevazione spirituale.

L’organo è come un’intera orchestra a disposizione di un solo esecutore il quale manovra direttamente due tastiere a mano (ma in certi organi anche cinque e più), una tastiera a pedale (pedaliera) una serie di tiranti posti sopra la tastiera e una o due staffe a pedale. Con questa apparecchiatura è possibile ottenere dall’organo una straordinaria varietà di effetti sonori. Ma nell’organo, anche nel più monumentale, ciò che si vede al di fuori è ben poco rispetto a ciò che sta nascosto.

19 Organo

A Il numero, la forma e le dimensioni delle canne può variare molto da un organo all’altro. Il suono prodotto sarà quindi molto vario a seconda della combinazione di questi elementi.

B Il numero di tastiere può variare da una a cinque. Sono anche dette manuali per differenziarle dalla pedaliera.

Entriamo nel labirinto di questa enorme “scatola sonora”. Quando vediamo un grande organo restiamo sbalorditi di fronte alla suggestiva architettura che creano le canne disposte in ordine di lunghezza. Quante sono le canne di un organo? Contarle sarebbe un’impresa difficilissima, soprattutto perché quelle che si vedono sono una piccola parte. Inoltre non tutti gli organi hanno lo stesso numero di canne, anzi.

L’organo, è uno strumento “individualissimo”, costruito in base alle esigenze musicali del committente e alle condizioni spaziali del luogo in cui andrà montato. Non esistono due organi identici. Così le canne possono andare da qualche centinaio, fino alle 33.112 dell’organo di Atlantic City negli Stati Uniti! La loro lunghezza varia da più di 10 metri a un solo centimetro!

Le canne sono divise in famiglie, dette registri. Un registro è una serie di canne di diverse dimensioni che copre una vasta estensione di note e che è costruita con lo stesso materiale, nella stessa forma e con lo stesso sistema di produzione del suono. Ciascun registro è quindi come un particolare strumento musicale autonomo.

Mescolando i suoni di diversi registri, l’esecutore ottiene quello che in orchestra si raggiunge facendo suonare insieme strumenti diversi. Come fa l’esecutore a mettere in funzione l’uno o l’altro di questi numerosi registri? In modo semplice: azionando i tiranti che stanno sopra la tastiera, ognuno dei quali regola l’afflusso dell’aria alle corrispondenti serie di canne. La scelta della nota da suonare si fa schiacciando il tasto, proprio come nel pianoforte.

d La pedaliera è come una tastiera in più: si suona con i piedi e riproduce i suoni più gravi.

C Le canne sono divise in registri: ogni registro può essere azionato mediante dei tiranti che selezionano di volta in volta gruppi di canne dal timbro diverso.

e Sopra la pedaliera si trovano dei pedali, detti staffe, con cui si può variare l’intensità dei suoni.

Organo di Atlantic City.

1.18 L’armonium

Il fratello minore dell’organo è l’ armonium 21 . Anche l’armonium funziona con i mantici azionati a pedale dall’esecutore, mentre la tastiera manovra l’ingresso dell’aria non verso canne, come nel caso dell’organo, ma verso ance del tipo di quelle dell’armonica a bocca.

1.19 L’armonium indiano

L’armonium è anche chiamato armonium occidentale per differenziarlo dall’ armonium indiano 22 che si presenta con dimensioni decisamente più ridotte. Appare come un mobiletto rettangolare che ha una tastiera vicino all’esecutore che la suona con una sola mano mentre l’altra la usa per azionare un mantice a soffietto posto sul lato distante dal suonatore. Nasce nel XIX secolo in seguito all’eliminazione dei pedali e alla riduzione delle dimensioni soprattutto a opera di i missionari cristiani che avevano bisogno di un oggetto da usare nelle funzioni religiose ma che fosse facilmente trasportabile nei loro viaggi.

22 Armonium indiano
21 Armonium

1.20 La zampogna e la cornamusa

La zampogna 23 è uno strumento ad aria usato nella musica popolare dei pastori di montagna soprattutto nelle regioni dell’Italia meridionale. Ancora oggi in uso nella musica popolare e tradizionalmente associato a montagne e pastori. La zampogna unisce il sistema a mantice e il sistema dell’aria prodotta dai polmoni dell’esecutore: l’aria infatti non è soffiata direttamente nello strumento. Viene invece immessa in una sacca che fa da riserva, e da questa sacca viene poi avviata mediante la pressione del braccio nei due o più tubi provvisti di fori che formano lo strumento vero e proprio, di modo che lo zampognaro può, se vuole, suonare e contemporaneamente cantare. Uno strumento molto simile alla zampogna è la cornamusa, lo strumento nazionale scozzese.

L’ORGANO

OLIVIER MESSIAEN

Da La natività del Signore, Dieu parmi nous

Uno strumento che sembra un’orchestra che ha affascinato anche i compositori del XX secolo come Messiaen. Sonorità forse insolite ma di grande effetto, dissonanze, lunghi echi. Che preghiera sarà quella dell’uomo moderno, arricchito dalle conoscenze portate dalle conquiste scientifiche ma ancora pieno di dubbi?

LA CORNAMUSA ANONIMO

Scotland the brave

Hai forse già sentito questa musica in qualche film ispirato alla storia del Regno Unito. Composta nel 1911 divenne presto una specie di inno nazionale. E proprio da cornamuse la senti il più delle volte eseguire. Come si possa associare alla cornamusa una realtà politica com’è una nazione, si può capire. La cornamusa nasce come strumento delle genti di campagna: spostandola a realtà più ufficiali testimonia che i governanti si sentono vicini al popolo delle campagne.

23 Zampogna
24 Cornamusa
A111
A112
ascolta 6

L’arpa

nella Guida del giovane all’orchesta di Benjamin Britten.

Cordofoni

A corde pizzicate

I cordofoni sono quegli strumenti il cui suono viene prodotto dalla vibrazione di una o più corde di cui sono dotati. La vibrazione si può ottenere in vari modi: le corde possono essere pizzicate, strofinate o percosse. Come per gli aerofoni, anche in questo caso si tratta di strumenti antichissimi. I primi cordofoni nascono nella preistoria con una corda tesa fra le estremità di un’asta di legno ad arco. Solo in seguito si iniziarono a usare dei risuonatori come noci di cocco o zucche svuotate, in grado di amplificare il suono prodotto dalle corde.

A questa famiglia appartiene lo strumento più utilizzato nella musica popolare occidentale: la chitarra

1 Chitarra acustica

2.1 La chitarra acustica

La chitarra acustica 1 – ossia quella tradizionale, non elettrica – entrò nelle orchestre di musica leggera in Italia una quarantina d’anni fa. Consiste di un lungo manico sul quale sono tese sei corde tenute ferme da una parte dal ponticello, dall’altra parte da sei piroli (uno per ogni corda).

C La cassa armonica amplifica le vibrazioni delle corde. Al centro la buca (o rosa) permette la diffusione del suono nell’ambiente.

La chitarra

Come è fatta e come si suona

B Il manico contiene le barrette metalliche che delimitano i tasti. Le note più acute sono nei tasti più vicini alla buca, quelle più gravi all’altra estremità.

D Le corde sono sei (accordate sulle note Mi, Si, Sol, Re, Mi) e sono fissate alla cordiera

A Generalmente per la costruzione del corpo si sceglie il legno di ontano o di mogano In alternativa si possono usare anche resine e il plexiglas.

I piroli servono a tendere o a smollare le corde a seconda del suono voluto: più la corda è tesa più il suono sale verso l’acuto. Normalmente le corde sono intonate in modo che pizzicandole con la mano si ottengano questi suoni: Mi La Re Sol Si Mi. Che cosa fa invece l’altra mano? Serve a toccare i diversi tasti che sono delimitati dalle barrette metalliche. I tasti producono suoni acuti o gravi a seconda del loro posizionamento sul manico.

La cassa di legno, posta sotto le corde, serve ad amplificare il suono. È la cassa armonica dello strumento. Il grosso foro serve per l’espansione del suono. Di solito, per avere una sonorità piena, si pizzicano le corde proprio in corrispondenza del foro. Spostandosi dal foro si ottengono sonorità diverse.

2.2 L’ukulele

L’ukulele è uno strumento a corda di origine hawaiana, noto per il suo suono caratteristico e il suo aspetto compatto.

É costruito in legno come la chiatarra acustica ma ha solo quattro corde. Il più comune è l’ukulele soprano 2 , che è anche il più piccolo. Esistono altri tre tipi di ukulele che differiscono per dimensioni e tonalità.

É uno degli strumenti a corda preferiti da musicisti alle prime esperienze grazie alla sua semplicità e accessibilità.

2.3 La chitarra elettrica

Nella chitarra elettrica 3 cambia la forma della cassa armonica, molto appiattita e in certe chitarre quasi eliminata, poiché l’ampliamento del suono avviene elettricamente. Le chitarre elettriche sono corredate inoltre di congegni a parte, che aumentano e diminuiscono l’intensità. Uno in particolare permette di ottenere un curioso effetto di distorsione dei suoni, e si chiama appunto distorsore. Con esso il suono può essere variato dopo la sua produzione. Per far funzionare una chitarra elettrica occorrono degli amplificatori

C I pickup sono degli elettromagneti che trasformano le vibrazioni delle corde in segnali elettrici che vengono inviati all’amplificatore

D Le manopole servono per controllare il volume e il tono del suono emesso dagli strumenti elettrici

B Le più diffuse chitarre elettriche sono le solid body che non hanno una cassa di risonanza ma un corpo di legno pieno.

3 Chitarra elettrica
2 ukulele soprano

Strumenti simili alla chitarra sono il liuto, il mandolino e il banjo. La principale differenza rispetto alla chitarra classica è che in questi strumenti la cassa è di forma ovoidale.

Il liuto 4 è stato lo strumento più in voga nel Rinascimento. Aveva sei corde, di cui le cinque più gravi raddoppiate, e il manico ricurvo all’indietro.

Il mandolino 5 è più piccolo del liuto e ha solo quattro corde, però tutte raddoppiate. Si suona con il plettro, non con le dita. Il banjo 6 (pronuncia bèngio) si riconosce dal manico lungo. La cassa armonica è formata da una cornice circolare sulla quale è tesa una pergamena.

LA CHITARRA

ENRIQUE GRANADOS

Cancion de Mayo

La chitarra è lo strumento che abitualmente accompagna il canto, ma spesso riesce a fare le due cose insieme: cantare e accompagnare, come in questo brano. È la chitarra da sola che intona la melodia e la accompagna, creando un’atmosfera intima e serena.

LA CHITARRA ELETTRICA

GEORGE LENTZ

Caeli enarrant

Con questa composizione della durata di un’ora, il compositore ha deciso di realizzare un tributo ai grandi virtuosi di questo strumento, infatti si tratta di un unico lunghissimo assolo durante il quale la chitarra elettrica esplora una grande quantità degli effetti sonori che è in grado di produrre.

IL LIUTO

LEOPOLD WEISS

Bourrée

Contemporaneo di Johann Sebastian Bach, Leopold Weiss ha dedicato al liuto molte musiche per la danza, come questa bourrée. Il suono è più ovattato rispetto a quello della chitarra, che ne prenderà il posto nella vita musicale a partire dall’Ottocento.

IL MANDOLINO

EDUARDO DI CAPUA

O sole mio

La celebre canzone napoletana è qui presentata da un’intera orchestrina di mandolini, con una chitarra che fa da accompagnamento nella regione grave.

IL BANJO

ANONIMO

Cripple Creek

Originario del Nord America, possiamo aver sentito suonare il banjo nelle scene dei saloon di qualche film western americano.

4 Liuto
5 Mandolino
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A114

2.4 L’arpa

L’arpa 7 è uno strumento dall’aspetto molto diverso dai precedenti, ma identico è il modo di produrre il suono. Le corde sono tese su un grande telaio di legno preceduto da un’elegante colonnina. L’arpa è parente della chitarra, perché anche qui le corde sono pizzicate con le mani, ma a differenza delle corde della chitarra che si possono accorciare, le corde dell’arpa sono fisse e ogni corda dà una nota diversa. Le corde sono intonate in modo da dare i suoni della scala maggiore. L’amplificazione del suono è data dalla cassa di risonanza – il telaio di legno – posta alla base delle corde. Sette pedali permettono di innalzare o abbassare ogni suono in modo da ottenere i diesis o i bemolli. L’arpa è lo strumento ideale per introdurre o accompagnare, in un’orchestra, strumenti che eseguono la melodia principale.

2.5 Il clavicembalo

Il clavicembalo 8 , nella forma esteriore, si può considerare il diretto progenitore del pianoforte. Nella produzione del suono invece esiste una differenza sostanziale: nel clavicembalo le corde non sono percosse da “martelletti” come nel pianoforte, bensì pizzicate da penne (o saltarelli) simili a unghiette applicate in cima ad asticelle di legno. Schiacciando un tasto, un meccanismo di leve alza la penna contro la corda, che così entra in vibrazione.

Per questa ragione viene normalmente compreso nella famiglia degli strumenti a corde pizzicate anche se non direttamente dalle dita della mano.

ascolta 8

L’ARPA

JACQUES IBERT

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Scherzetto

Il titolo di questo brano va inteso come “pezzo brillante” che il compositore ha confezionato alla maniera classica: con un motivo principale all’inizio e alla fine, e in mezzo una sezione più riservata e sognante.

IL CLAVICEMBALO

JOHANN SEBASTIAN BACH

Fuga n2 in do minore dal Clavicembalo ben temperato

Un brano molto conosciuto in cui Bach ci fa ascoltare come l’intreccio delle voci, tipico della fuga, sia in grado di costruire uno straordinario edificio musicale. Il suono asciutto e argentino del clavicembalo ci permette di seguire simultaneamente l’andamento delle diverse melodie che creano un mirabile disegno per le nostre orecchie.

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7 Arpa

I violini, le viole, i violoncelli e il contrabbasso nella Guida del giovane all’orchesta di Benjamin Britten.

Il violino Come è fatto e come si suona Cluster

A corde strofinate

2.6 Il violino

Il violino fa parte dei cordofoni a corde strofinate. Gli strumenti che appartengono a questa famiglia producono il suono quando le loro corde sono strofinate con un archetto. Per questa ragione questi strumenti sono chiamati archi Il violino è il più piccolo della sua famiglia. È quello dal suono più versatile e quello che “esprime meglio la voce umana non solo nel cantare ma anche nel parlare” come scriveva il musicista Giovanni Battista Doni nel 1640.

Ai violini il compositore di solito affida la melodia più importante, quella che resta meglio in mente: quella che affiderebbe alla voce umana, se la voce facesse parte degli strumenti dell’orchestra.

La struttura del violino 9 non è dissimile da quella della chitarra: una tavola armonica di legno su cui sono tese le corde. La forma della tavola è tale da permettere all’archetto di spostarsi in su e in giù per sfregare ciascuna delle quattro corde. Per tenere sollevate le corde dal legno dello strumento, è inserito un pezzettino di legno chiamato ponticello perché ha la forma arcuata di un ponte. Tale forma è studiata in modo che le corde non siano tutte alla stessa altezza, altrimenti sarebbe impossibile strofinarne una con l’archetto senza toccare le altre. Mancano le caratteristiche tacche della chitarra. Sono le dita della mano sinistra – e soprattutto le orecchie – che devono bloccare la corda al punto giusto per ottenere la nota desiderata. La mano destra guida l’archetto.

A La mentoniera è una piastra di legno su cui chi suona appoggia il mento e serve per reggere lo strumento.

B Il ponticello tiene le corde sollevate in posizione ad arco e comunica le vibrazioni alla cassa armonica.

C Le corde sono quattro (accordate sulle note Sol, Re, La, Mi) e sono fissate alla cordiera

D La cassa armonica amplifica il suono che fuoriesce da due fori a forma di “effe”.

F L’archetto è formato da un supporto di legno che tiene tesi dei crini di cavallo. Di solito il suono è prodotto dallo sfregamento dei crini sulle corde ma, in alcuni brani, capita che le corde vengano suonate con le dita e senza l’archetto: questo modo di suonare si chiama

E Il cavigliere, alla fine del manico, contiene i piroli (o chiavi) che servono per variare la tensione delle corde e accordare lo strumento.

9 Violino

2.7 La viola, il violoncello e il contrabbasso

Il violino è come il prototipo di una serie di strumenti simili ma più grandi, la viola, il violoncello, il contrabbasso

La viola 10 si distingue a fatica dal violino, ma se la osservi attentamente scopri una forma più larga, riconosci un registro più basso e un timbro più pastoso. Violino e viola, data la loro dimensione ridotta, vengono suonati tenendoli stretti fra il mento e la spalla.

Il violoncello 11 , invece, ha dimensioni notevolmente maggiori e si tiene poggiato per terra e stretto fra le ginocchia, stando seduti. Ha una voce ancora più grave della viola e un timbro caldo che più degli altri strumenti ad arco si avvicina al timbro della voce umana.

La famiglia degli archi è completata dal contrabbasso 12 che raggiunge l’altezza di un uomo e si può suonare solo in piedi o seduti su un alto sgabello. Il suono è talmente grave che in orchestra il contrabbasso esegue solo raramente parti melodiche: serve soprattutto da sostegno armonico.

IL VIOLINO

JOHANN SEBASTIAN BACH

Ciaccona dalla partita n 2 per violino solo

Il brano che ti presentiamo è un pezzo molto intenso e complesso. Il violino riesce a cantare la melodia principale e al tempo stesso ad accompagnarla creando effetti di grande emotività. Un esempio interessante di come questa musica riesca a coinvolgere gli ascoltatori si trova nel film “La Mélodie” quando il professore di violino la esegue a casa di uno dei suoi studenti più ribelli e il regista ci propone una carrellata di primi piani del ragazzo e dei suoi genitori durante l’ascolto.

LA VIOLA

GABRIEL FAURÉ

Elegia per viola e pianoforte

Quando un compositore ha in animo di comporre una pagina di carattere sognante, che possa

toccare i suoni acuti ma anche scendere più giù che il violino, la viola diventa lo strumento ideale, come ti rivela questa pagina dell’autore francese Gabriel Fauré.

IL VIOLONCELLO E IL CONTRABBASSO GIOACHINO ROSSINI

Duetto

Non ti sarà complicato riconoscere, in questo vivace duo, quando suona il violoncello e quando il contrabbasso. Entrambi cantano, al violoncello Rossini affida la melodia che viene ripresa a ruota, fedelmente, dal contrabbasso che raggiunge suoni molto gravi. Il contrabbasso mostra qui la sua capacità non solo di far da base agli altri strumenti dell’orchestra, ma anche di cantare la sua parte proprio come il violoncello. A pag. 87 trovi lo stesso brano proposto per due strumenti inaspettati, a fiato: fagotto e controfagotto!

12 Contrabbasso 11 Violoncello
10 Viola 9 Violino
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Cluster

Il pianoforte

Come è fatto e come si suona

A corde percosse

2.8 Il pianoforte

Il più importante e conosciuto strumento a corde percosse è il pianoforte 13 I primi pianoforti compaiono nel XVIII secolo ma non si impongono subito. Il nuovo strumento si poneva in aperta concorrenza con il clavicembalo e questo generava una certa diffidenza da parte dei musicisti tradizionali. Nel giro di un secolo lo sostituirà completamente.

Con questo strumento si potevano fare due cose, impossibili sul clavicembalo: passare con estrema gradualità dal piano al forte e viceversa; produrre suoni fortissimi o, all’opposto, così deboli da essere quasi impercettibili. Due possibilità sonore diverse, perché diverse erano le civiltà che se ne servivano.

La sonorità tenue e aggraziata del clavicembalo ben si adattava ai gusti di una società aristocratica e salottiera; era l’ideale per una musica tutta raffinatezza e galanterie barocche.

Ma quando i musicisti, nell’età che viene chiamata romantica, sentono il bisogno di dare libero corso ai sentimenti che li agitano, di esprimere le sfumature della loro vita interiore, allora l’uniforme e asciutto suono del clavicembalo non basta più. Occorre uno strumento che sappia tradurre il variare delle emozioni, che sappia passare dal sussurro più lieve al grido lacerante. Il pianoforte nasce per questo. Le parti essenziali del pianoforte sono quattro: la cassa, la cordiera, la tastiera, i pedali

B La cordiera è un telaio in metallo su cui sono tese le corde. La cordiera si trova nella cassa.

C I pedali servono a produrre particolari effetti che smorzano o amplificano il suono.

13 Pianoforte

A La tastiera è composta da 88 tasti (52 bianchi e 36 neri) ognuno dei quali è collegato a un martelletto in feltro che colpisce una corda.

4 La meccanica è il complesso sistema di leve che mette in comunicazione tasti e martelletti. Il pianoforte è infatti uno strumento a corda percossa

La cassa, costruita in legno, forma per così dire l’involucro esterno dello strumento, indispensabile per amplificare il suono prodotto dalla corda.

La cordiera è l’insieme delle corde destinate a produrre le diverse note: esse sono tese sopra un’armatura metallica montata sopra una speciale tavola di abete, detta tavola armonica poiché ha la funzione di amplificare i suoni. Le corde sono di differente lunghezza e grossezza. Più grosse e lunghe quelle delle note gravi, più corte e sottili quelle destinate alle note acute. Per le note gravi la corda è unica, mentre per quelle centrali ed acute le corde vengono raggruppate a tre a tre per ogni nota.

I tasti (che formano la tastiera) non sono altro che leve per muovere il meccanismo dei martelletti: i tasti bianchi producono le note naturali (do, re, mi, fa, sol, la, si), i neri quelle alterate (i diesis e i bemolle).

Le corde sono colpite da un martelletto di legno rivestito di feltro. Per evitare che la corda vibri fino a esaurimento, sotto il martelletto sta uno smorzatore, pure feltrato, che si appoggia contro le corde quando il dito dell’esecutore abbandona il tasto.

I pedali sono solitamente due. Quello di destra non fa che sollevare tutti gli smorzatori lasciando vibrare le corde. Quello di sinistra invece serve a ridurre l’intensità del suono.

Alcuni strumenti hanno in dotazione anche un terzo pedale che permette di tenere sollevati gli smorzatori anche quando il dito lascia il tasto.

II clavicembalo era lo strumento a tastiera ideale per la musica del Sei-Settecento. Il pianoforte per quella dell’Ottocento. Ma la sua importanza si estende fino ai nostri giorni. Verificalo ascoltando i seguenti brani.

IL PIANOFORTE

FANNY MENDELSSOHN-BARTHOLDY

Sonata per pianoforte

Il pianoforte è lo strumento “romantico” per eccellenza. Non solo tutti i compositori dell’età romantica hanno scritto pagine mirabili per il solo pianoforte, ma è in questo che trovano le sfumature espressive più varie, grazie alla sua ampia estensione, dal grave all’acuto, alla sua possibilità di graduare la dinamica, e soprattutto la possibilità di suonare contemporaneamente diverse note e accordi: che ne fanno una sorta di orchestra completa.

IL PIANOFORTE

SCOTT JOPLIN

Pine Apple Rag

Il repertorio del pianoforte non si limita alla musica classica come quella di Fanny Mendelssohn-Bartholdy. Una volta che gli Europei l’hanno portato negli Stati Uniti, anche gli ex-schiavi, una volta libe-

ri e in grado di procurarsi uno strumento, imparano a servirsene sia come solisti sia negli ensemble, che si esibivano nei locali. Scott Joplin è uno dei più rinomati autori ed esecutori di “rag”, come si chiamavano queste accattivanti prime forme di jazz.

IL PIANOFORTE

JOHN CAGE

Sonata X per pianoforte preparato

I compositori classici del secolo scorso sentono il bisogno di “suoni nuovi”, di effetti sorprendenti, speciali... Su qualunque strumento, anche il pianoforte. Come fare? Una risposta la fornì fin dal 1943 l’americano John Cage. Cage si rese conto che il suono prodotto dalle corde del pianoforte può cambiare completamente se vi s’incastrano pezzi di metallo, o di gomma, o di tessuto. Il pianoforte diventa una specie di strumento doppio: ai suoni tradizionali dello strumento si mescolano suoni inediti, come percussioni.

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ascolta 10

Idiofoni 3

Idiofoni a percussione

Gli Idiofoni sono quegli strumenti in cui il suono è prodotto dalla vibrazione del materiale stesso di cui sono fatti infatti, “idios” vuol dire “stesso” in greco antico. Tra gli idiofoni possiamo individuare quelli a percussione e quelli a scuotimento e sfregamento.

Appartengono alla famiglia degli idiofoni a percussione le campane tubulari, la celesta, il glockenspiel, lo xilofono, il vibrafono, la marimba, i piatti, il triangolo, le claves e il gong

Sono a suono indeterminato i sonagli e le maracas

3.1 Le campane tubulari e la celesta

Le campane tubulari 1 hanno la forma di tubi cilindrici, solitamente realizzati in ottone, appesi a un sostegno, che vengono percossi con un apposito martello. Producono suoni simili a quelli di vere campane.

Nella celesta 2 invece, la percussione è provocata mediante una tastiera; i martelletti battono dall’alto le lastre metalliche. È stata inventata nel 1886 e da allora è entrata occasionalmente nelle nostre orchestre.

3.2 Il glockenspiel e lo xilofono

Il glockenspiel 3 è formato da una serie di piastre metalliche, anche queste disposte in ordine di lunghezza, ma orizzontalmente, su una cassa di legno. Lo strumento è suonato mediante due bacchette le quali, battendo le lamelle metalliche, producono un suono molto simile a delle campanelle.

Lo xilofono 4 è un idiofono a percussione formato da una tastiera di tavolette di legno di differenti grandezze che, battute con delle apposite bacchette, producono le note.

2 Celesta
1 Campane tubulari
4 Xilofono
3 Glokenspiel 5 Marimba

3.3 La marimba e il vibrafono

La marimba 5 è un grande xilofono, con “risuonatori” posti sotto le tavolette di legno. Ha origine nelle regioni orientali e meridionali dell’Africa, e da qui è passata nell’America del Centro e del Sud. La marimba moderna sostituisce con risuonatori di metallo i risuonatori originali, che erano fatti di lunghe zucche svuotate. Il vibrafono 6 è un altro strumento idiofono a percussione, costituito da una tastiera di lamine di metallo che si suonano mediante due bacchette. È fornito di risuonatori posti sotto la tastiera e di eliche che rendono “vibrante” il suono.

A La tastiera è formata da lamine di metallo accordate cromaticamente.

C Le lamine si suonano tramite bacchette. Si possono tenere anche due o tre bacchette con ogni mano, in modo da eseguire accordi di più suoni.

6 Vibrafono

B I risuonatori hanno la forma di tubi e servono ad amplificare il suono.

Tutti questi strumenti producono suoni determinati, cioè i suoni corrispondono a note precise.

Celesta, glockenspiel e vibrafono sono anche chiamati metallofoni poiché sono dotati di barrette di metallo che vengono percosse da battenti.

Esistono anche degli idiofoni a percussione che producono suoni indeterminati cioè suoni che non corrispondono a una precisa nota e sono sempre uguali indipendentemente dal punto in cui lo si colpisce.

Possono essere di legno come le claves 7 , due bastoncini che percossi reciprocamente fanno un “click” molto sonoro utile, oltre che per particolari effetti, a guidare tutti gli altri componenti del complesso nell’orientarsi ritmicamente, oppure di metallo come il triangolo 8 e i piatti 9 .

7 claves
8 Triangolo
9 Piatti

Idiofoni a scuotimento e raschiamento

3.4 La maraca e la zucca

La maraca 10 è una piccola zucca svuotata, fatta seccare al sole, riempita con semi e decorata. È usata in coppia nei ritmi sud-americani.

La zucca 11 o guiro è una zucca zigrinata sulla quale viene raschiata una piccola asta di legno con fili di ferro rigidi che sporgono da un’estremità; sì usa nei ritmi cubani.

LA CELESTA

P. I. ČAJKOVSKIJ

Danza della fata confetto

Ci fa pensare a quegli antichi carillon, che venivano usati per addormentare i bambini: tanto meglio se dalla finestra aperta si affaccia la fata confetto.

LA MARIMBA

DMITRIJ KABALEVSKIJ

I commedianti. Galop

Una piccola orchestra formata da due marimbe (con 4 esecutori), a cui si aggiungono un metallofono, e la batteria. Il risultato è una musica indiavolata, che il compositore russo Kabalevskij aveva scritto per uno spettacolo festoso.

IL VIBRAFONO

LIONEL HAMPTON

Flying Home

Il vibrafono si esibisce qui come solista di un famoso complesso jazz, con batteria, pianoforte e contrabbasso. Nel complesso jazz viene valorizzato soprattutto l’elemento ritmico dello strumento, che spinge gli esecutori a giri spericolati sulle piastre metalliche.

Quest’altro brano mostra la versatilità, cioè la varietà di effetti espressivi che può permettersi anche su pagine di musica del lontano passato.

IL GLOCKENSPIEL

JOHANN SEBASTIAN BACH

Preludio

Due esecutori ci fanno sentire come anche i glockenspiel, come quelli che si trovano in molte scuole, permettono di eseguire musiche cristalline, di suoni acuti, capaci di un loro speciale fascino.

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ascolta 11
10 Maraca
11 Zucca

I membranofoni

I membranofoni sono quegli strumenti nei quali il corpo vibrante è formato da una membrana tesa sopra una cassa di risonanza. Tamburi, tamburelli e grancasse fanno parte di questa famiglia e hanno un suono indeterminato cioè suoni che non corrispondono a una precisa nota e sono sempre uguali indipendentemente dal punto in cuisi colpisce la membrana.

La grancassa 1 serve per segnare il tempo base. Quando è inserita nella batteria viene percossa con una grossa mazza nel centro della pelle mediante un pedale; restano quindi libere le mani dell’esecutore per altri strumenti.

I tamburi 2 offrono una notevole quantità di effetti. Possono essere suonati con bacchette di varie dimensioni, in diversi punti della pelle o addirittura sul bordo del tamburo stesso, con i ritmi più disparati. L’effetto che strappa gli applausi degli ascoltatori è il rullo, che può protrarsi molto a lungo. Altri effetti si ottengono usando gli spazzolini, anche essi di diverse dimensioni e con setole di metallo. Con questi spazzolini si ottengono effetti dolci, ritmi in sordina, suoni strisciati.

I tom-tom 3 , a differenza dei tamburi, sono accordabili a piacere dell’esecutore: quanto più la pelle è tesa, tanto più acuto è il suono.

1 Grancassa

La batteria 4 è uno strumento musicale composto sia da membranofoni a percussione sia da idiofoni a percussione diretta. La disposizione dei diversi strumenti è tale che la batteria può essere suonata da un solo musicista chiamato batterista. I membranofoni sempre presenti nella batteria sono il tamburo, la grancassa e i tom-tom; gli idiofoni sono due piatti sospesi semplici e un paio di piatti sospesi doppi.

Nella batteria il piatto sospeso 5 offre diverse possibilità a seconda che venga colpito con le bacchette o con lo spazzolino, sul bordo o nel mezzo o nel centro. Si può ottenere l’effetto rullo percuotendolo velocemente con due mazze tenute in una mano, una al di sopra, e l’altra al di sotto del piatto. Per ottenere una risonanza più prolungata e alterare il suono del piatto vi si tiene appoggiata una catenina.

I piatti doppi 6 sono percossi l’uno contro l’altro mediante un pedale.

Bongos 7 e congas 8 sono tipi particolari di tamburi, di origine sudamericana. I primi sono usati in coppia: l’esecutore li tiene fra le ginocchia e li colpisce con le dita. I secondi rappresentano il “basso” dei tamburi sudamericani: sono alti più di mezzo metro, e si colpiscono anche questi con le mani.

Le claves, le maracas, il guiro, i bongos, i tamburi congas sono strumenti accessori e non obbligatori della batteria. Sono scelti per l’esecuzione di particolari brani esotici.

A La membrana è la parte che produce il suono. La tensione della membrana può essere modificata, così facendo si modifica l’intonazione dello strumento.

C Il pedale modifica la tensione della membrana: più è tesa più i suoni saranno acuti, meno tesa per i suoni più gravi.

I timpani 9 assomigliano alle grancasse ma mentre queste sono a suono indeterminato, i timpani permettono di eseguire note gravi della scala. La pelle è tesa su un bacino metallico ovoidale: ruotando il bacino si varia l’intonazione. Nell’orchestra i timpani forniscono le note gravi di accompagnamento, ma possiamo sentirli anche in brevi inserimenti solistici.

I TIMPANI

CHRISTOPHER WALKER

The Tragedy of the Young Soldier

Il giovane compositore americano ci fa sentire una sua musica per soli timpani. La tragedia a cui si riferisce è quella dei giovani mandati a morire durante la guerra.

LE BACCHETTE

JOHN CAGE

B Le mazze sono rivestite di pelle o di feltro e sono utilizzate per percuotere la membrana.

D La cassa di risonanza è formata da un bacino metallico a forma semi sferica.

Cluster

La batteria

Come è fatta e come si suona

Le percussioni infinite

Le bacchette di legno non servono solo per suonare la batteria oppure per battere altre membrane. John Cage le adopera anche come strumenti di percussione fra di loro, creando un singolare dialogo tra i loro legni e i tamburi. Ma che significa? Quattro esecutori si collocano uno di fronte all’altro a croce, molto vicini e circondati dai loro strumenti. Nel corso dell’esecuzione del brano con perfetta sincronia ottengono un suono colpendosi reciprocamente le bacchette di legno. Chiaramente percepibile nel brano il suono “legnoso” delle bacchette che si colpiscono tra loro.

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9 Timpani

INTERVISTA

Elettrofoni

La famiglia degli elettròfoni raggruppa gli strumenti in cui il suono è prodotto o amplificato da impulsi elettrici. È suddivisa in due sottofamiglie: gli strumenti elettrici, nei quali l’apparato elettrico ed elettronico non fa che amplificare il suono generato in modo tradizionale dallo strumento, come per esempio la chitarra e il basso elettrico 1 , e gli strumenti elettronici, nei quali le onde sonore sono generate da appositi circuiti elettronici che vengono regolati dallo strumentista. Questi strumenti sono nati nel Novecento e hanno rivoluzionato la musica moderna, permettendo di creare una gamma di suoni ed effetti che difficilmente potevano essere generati dagli strumenti acustici tradizionali. Il rapido progresso della tecnica ha permesso in questi anni di costruire strumenti elettronici sempre più sofisticati, che possono riprodurre le voci di ogni altro strumento e persino di un’intera orchestra. È il caso del sintetizzatore 2 (abbreviato anche in synth) e del campionatore 3

Le componenti più importanti del sintetizzatore sono:

• gli oscillatori che producono il suono;

• i filtri: che agiscono sulle armoniche e sull’intensità della corrente, e così condizionano il timbro e le altezze;

• una o più tastiere;

• l’amplificatore;

• l’altoparlante.

Nel campionatore il suono non viene prodotto dagli oscillatori ma viene registrato in formato digitale il suono proveniente dall’ambiente circostante. Oggi i campionatori sono strumenti essenziali in molti studi di registrazione grazie alla loro versatilità e capacità di integrazione con altre tecnologie digitali.

ELETTROFONI

KARLHEINZ STOCKHAUSEN

Telemusik

Per renderti conto delle possibilità dell’elettronica ascolta questa composizione che l’autore novecentesco ha costruito prima registrando suoni ambientali, poi manipolandoli secondo gli effetti che ha inteso far risaltare. Immagina di usare questa musica per un cartone animato astratto, cioè fatto di linee, macchie, tocchi di colore liberi, come la fantasia ti suggerisce. Anzi, come ti suggerisce lo svolgersi di questa musica. Ascoltala più volte, e disegna una successione di immagini anche astratte.

1 Basso elettrico

dominio acustico

suono acustico

La musica elettronica

6.1 La catena elettroacustica

Produzione e ricezione del segnale acustico.

INTERVISTA

IL MUSICISTA ELETTRONICO

Per capire come utilizzare il computer per creare suoni impossibili da produrre con gli strumenti tradizionali dobbiamo capire che cosa si intende per musica elettronica o elettrificazione del suono, cioè il passaggio del suono dalla sua dimensione acustica a quella elettronica. Se osserviamo un suono nella sua dimensione acustica potremmo rappresentarlo con tre attori: chi emette il suono, il mezzo che ne permette la trasmissione e chi riceve il suono. Per trasformare un suono dalla dimensione acustica a quella elettronica dobbiamo inserire in questo percorso del suono un dispositivo che consenta di trasformare un segnale acustico in un segnale elettrico.

6.2 La trasduzione del segnale acustico in segnale elettrico

Il primo dispositivo da inserire in questo percorso del segnale è il microfono che ha la funzione di trasduzione del segnale acustico. Esso è dotato di una membrana molto sottile e sensibile alle variazioni di pressione, connessa ad un circuito elettrico. La membrana coglie le variazioni di pressione dell’aria, caratteristiche del segnale acustico, e le invia a un complesso sistema in grado di generare corrente elettrica, proporzionale all’entità delle variazioni di pressione. Da questo momento in poi il suono è convogliato all’interno di cavi di rame, che partono dal microfono e raggiungono altri dispositivi.

6.3 La trasduzione del segnale elettrico in segnale acustico

Il segnale elettrico per potersi diffondere nell’aria e arrivare alle orecchie del destinatario ha bisogno di essere nuovamente trasformato in segnale acustico Il dispositivo che consente la trasduzione del segnale elettrico e la sua diffusione è l’altoparlante. Le cuffie con cui ascoltate la musica svolgono proprio questa funzione: esse ricevono il segnale elettrico dal cavo che le collega al computer o allo smartphone, lo trasducono e diffondono il segnale acustico nell’aria prossima al vostro padiglione auricolare.

dominio acustico

suono acustico r°

suono elettrico d suono acustico

Catena elettroacustica.

dominio elettronico

6.4 Trasformazione del segnale elettrico prima della trasduzione in segnale acustico

Prima di uscire dalla dimensione elettronica e ritornare in quella acustica è possibile modificare il segnale elettrico. Potremmo interporre un dispositivo per la trasformazione del suono e andare a modificare alcuni dei suoi parametri per ottenere un suono differente oppure potremmo intervenire per migliorare la qualità del segnale adattandolo a particolari condizioni di ascolto, per esempio durante i concerti. In altre occasioni si interviene sul suono per motivi creativi. Per esempio, possiamo agire oltre che sull’ampiezza dell’onda, anche sulla sua frequenza, rendendo il suono più acuto o più grave, oppure sulla durata dell’evento sonoro, estendendo o contraendo l’arco temporale in cui esso si svolge.

6.5 Sintetizzare

Fino ad ora abbiamo preso in considerazione scenari per i quali il suono nasce come acustico, si sviluppa nel mondo elettronico e conclude il suo percorso nel mondo acustico. In questi scenari, le sorgenti sonore sono offerte dalla vita quotidiana: voci, suoni di strumenti musicali, suoni naturali, suoni legati all’attività umana ecc. Considera ora il caso in cui il suono prende vita direttamente nella dimensione elettronica; come l’industria chimica realizza in laboratorio composti di sintesi, così l’elettronica mette a punti circuiti elettrici capaci di generare onde sonore “in vitro”, impossibili da ottenere nel mondo acustico: si tratta pertanto di suoni “sintetici”. La tecnica della sintesi sonora è stata ampiamente utilizzata nel mondo della musica pop, sperimentale e nella musica da film. Un esempio fra tutti è “Blade Runner”, il celebre film di fantascienza del 1982, diretto da Ridley Scott. ùLa colonna sonora, scritta e interpretata da Vangelis, è composta in gran parte da suoni di sintesi. Per realizzarli, l’autore ha utilizzato i sintetizzatori, capaci di generare segnali elettrici con specifiche qualità sonore, secondo i parametri forniti dall’operatore. Per questo scenario, mancando il legame iniziale con il mondo acustico, la catena elettroacustica inizia con un dispositivo per la sintesi del suono per continuare poi con la traduzione e diffusione del segnale acustico

suono acustico r° d suono acustico
s. elettrico s. elettrico
Catena elettroacustica con trasformazione del segnale elettrico.
Trovi la musica elettronica nel capitolo Il mondo contemporaneo VOLUME B

INTERVISTA

Le formazioni strumentali

7.1 Suonare insieme

Fare musica d’insieme è stato il modo più comune di far musica nei secoli passati e, da sempre, nel mondo popolare di ogni continente.

Nel corso della storia i musicisti hanno creato numerose formazioni strumentali. Il numero di componenti di queste formazioni è variabile e va dai piccoli gruppi di strumentisti, che nel caso della musica classica sono definiti formazioni da camera (duo, quartetto, quintetto ecc.), fino alle orchestre che sono formazioni strumentali complesse formate da numerosi musicisti. Nel tempo, queste formazioni strumentali sono cambiate proponendo organici differenti. La scelta dell’organico delle formazioni strumentali è diventata, a volte, una chiave della creatività del compositore.

Ogni genere musicale ha espresso un tipo di formazione strumentale adatto al tipo di musica e cioè caratteristico del genere stesso.

Le formazioni strumentali sono state create anche tenendo conto delle caratteristiche degli strumenti. Gli strumenti ad arco sono stati variamente combinati per formare piccoli gruppi, come per esempio il quartetto, dimostrando di poter essere un ottimo e stimolante abbinamento di strumenti. Interessanti anche le combinazioni di strumenti a fiato come le bande e le fanfare.

7.2 L’orchestra

Con il termine orchestra si intende un insieme di strumenti diversi. Nella tradizione europea, solitamente s’intende un ricco insieme di strumenti, rappresentativi delle diverse famiglie e prende il nome di orchestra sinfonica La composizione strumentale dell’orchestra è cambiata nel corso del tempo. L’orchestra del Seicento e del primo Settecento è formata principalmente da archi con una netta prevalenza del violino. L’orchestra del Settecento e dell’Ottocento si arricchisce degli strumenti a fiato e per la prima volta compare il timpano. La presenza degli strumenti ad arco è sempre più variegata ma con una netta prevalenza del violino. Le esecuzioni orchestrali della seconda parte dell’Ottocento e del Novecento hanno la necessità di aumentare l’intensità sonora delle esecuzioni. L’orchestra si arricchisce di strumenti e arriva a contare un centinaio di esecutori. Nasce la figura del direttore d’orchestra e compaiono per la prima volta l’ottavino, la grancassa, l’arpa e i i tromboni.

Al cuore di un’orchestra sinfonica sta un numero consistente di violini, divisi in primi a cui viene affidata la melodia principale e secondi che forniscono un accompagnamento ai primi, oppure si alternano con loro a eseguire la melodia.

L’orchestra

A completare gli archi, un discreto numero di viole, violoncelli e contrabbassi Gli strumenti possono essere disposti in vari modi. In una disposizione tradizionale, dietro agli archi, troviamo i legni, poi gli ottoni e in fondo le percussioni Quando occorrono l’arpa e/o il pianoforte, questi vengono collocati lateralmente. Il numero totale degli esecutori varia a seconda del repertorio da suonare.

Timpani e percussioni

Strumenti a fiato

Pianoforte

Strumenti a fiato

L’ORCHESTRA

BENJAMIN BRITTEN

Guida del giovane all’orchestra

Il compositore inglese Benjamin Britten scrisse questa musica per illustrare agli ascoltatori i diversi strumenti presenti di solito nelle grandi orchestre. Non solo, di ogni strumento ha voluto mettere in risalto il suo potenziale espressivo: ossia le modalità più caratteristiche, più personali verrebbe da dire. Per raggiungere questo obiettivo Britten si serve della forma tema con variazioni. Il tema è preso dall’opera Abdelazar del suo antico connazionale Henry Purcell.

All’inizio il tema è presentato dall’orchestra compatta. Ogni variazione, poi, avrà come protagonista uno strumento diverso. Ed è qui che Britten ha buon gioco nel confezionare una variazione proprio “su misura” per ciascuno.

Alla fine Britten inserisce una fuga, nel corso della quale gli strumenti si riaffacciano ad uno ad uno, nello stesso ordine in cui hanno svolto le variazioni.

A134
ascolta 14
Arpa
Violini primi
Violini secondi Viole Violoncelli Contrabbassi
sinfonica oggi.

e il pop nel capitolo La musica leggera

INTERVISTA

LO STRUMENTISTA

UNA BAND

7.3 Le band: dal jazz al rap

L’orchestra jazz è una formazione che comprende minimo tre esecutori: la chitarra elettrica, oppure il sassofono o la tromba, che eseguono la melodia, il contrabbasso che la sostiene nelle note gravi, e la batteria che riveste con i suoi ritmi le parti melodiche. È frequente l’inserimento del pianoforte. A questa formazione base può aggiungersi la voce di un cantante, per lo più di genere femminile. La band del jazz si è evoluta nel tempo. Dai piccoli gruppi delle origini si è passati alle grandi orchestre, le big band degli anni Trenta del Novecento, che si esibivano nei locali notturni che offrivano musica di intrattenimento. Nei complessi rock l’organico standard è simile a quello delle formazioni jazz: due chitarre, un basso e una batteria a cui a volte si aggiunge una tastiera. Generalmente il chitarrista è anche il cantante. Non di rado la formazione standard è stata arricchita a partire dagli anni Settanta con altri strumenti di vario genere come per esempio il sintetizzatore e il campionatore, oppure strumenti a fiato come il flauto o la tromba o un violino elettrico.

I gruppi pop sono gruppi vocali formati da ragazzi e ragazze che cantano tutti e non suonano strumenti, ma vengono accompagnati, nella registrazione dei brani, da musicisti.

Nei gruppi di musica rap generalmente non ci sono strumentisti in quanto la musica viene suonata con sintetizzatori e campionatori.

I Maneskin sono un gruppo pop/rock italiano.
Trovi il jazz
Trovi il rock

JOHN PHILIP SOUSA

The Washington Post March

7.4 La banda

La musica è una presenza quasi d’obbligo nelle grandi cerimonie pubbliche e per queste sono necessari complessi strumentali in grado di farsi udire anche a distanza. A questo fine diverse città e paesi possiedono una banda musicale: un complesso formato esclusivamente (salvo eccezioni) da strumenti a fiato o a percussione. Mancano gli strumenti ad arco, compensati da formati diversi di strumenti come i sax e i clarinetti.

The Washington Post March è una delle più famose marce per banda del compositore e maestro di banda John Philip Sousa.

Dopo il motivo festoso con cui comincia, senti alternarsi il gruppo più riservato dei legni (flauti, clarinetti, sax, fagotti) e quello spavaldo degli ottoni, in una marcia che procede a misura binaria (ùn due, ùn due...), quasi a passo di marcia.

La banda della Marina Militare italiana.
LA BANDA

L’apparato della fonazione

Il primo strumento musicale: la voce

8.1 Il meccanismo della fonazione

Come si produce il suono della voce? L’organo principale è la laringe, un organo a forma di imbuto rovesciato, sostenuto da quattro parti di cartilagine: la più grande di queste forma il cosiddetto pomo d’Adamo, una sporgenza più accentuata nei maschi adulti. La laringe contiene al suo interno le corde vocali, due pieghe della mucosa lunghe circa 2-3 cm, che costituiscono l’organo della fonazione che ci permette di parlare, cantare e urlare. Quando siamo in silenzio, le corde vocali sono rilassate; quando invece i muscoli della laringe si contraggono, le corde vocali si avvicinano e vibrano al passaggio dell’aria, permettendo l’emissione dei suoni. Il movimento della lingua e delle labbra modulano i suoni e li trasformano in una straordinaria varietà di “parole”. Un altro organo a cui prestare bene attenzione nel meccanismo di fonazione è il diaframma. Il diaframma è un muscolo posto orizzontalmente tra i polmoni e lo stomaco. I polmoni non sono formati da fibre muscolari perciò i movimenti respiratori, cioè il loro gonfiarsi e sgonfiarsi, è regolato dal diaframma e dai muscoli intercostali. Durante l’inspirazione, i muscoli intercostali si contraggono, spingendo le costole verso l’alto e verso l’esterno; allo stesso tempo si contrae il diaframma che si appiattisce e si abbassa. Il risultato di queste due contrazioni è che la gabbia toracica aumenta di volume e i polmoni si possono espandere, permettendo all’aria di fluire dall’esterno fino agli alveoli. Durante l’espirazione, il diaframma si rilassa e ritorna alla sua forma originaria; anche i muscoli intercostali si rilassano e fanno abbassare le costole. Di conseguenza il volume della gabbia toracica diminuisce, i polmoni vengono compressi e così espellono l’aria spingendola verso la bocca o verso il naso.

Rappresentazione delle corde vocali aperte (rilassate) e chiuse (tese)

laringe
pomo d’Adamo
Corde vocali rilassate
Corde vocali tese
Epiglottide
Trachea

INTERVISTA

LA CANTANTE

MEZZOSOPRANO

8.2 Come si classificano le voci umane

Le voci umane sono un fenomeno estremamente complesso e variegato, caratterizzato da una vasta gamma di qualità timbriche, tonalità e caratteristiche vocali. Uno dei criteri primari per la classificazione delle voci è il genere vocale, che divide le voci in maschili, femminili e bianche. Un altro criterio significativo nella classificazione delle voci è l’estensione vocale che si riferisce alla gamma di note che una persona può produrre, dalla nota più bassa alla nota più alta. Questo parametro può variare notevolmente da individuo a individuo e può influenzare il ruolo che una persona può assumere in un ensemble vocale o in una produzione musicale. Anche il timbro è una caratteristica fondamentale delle voci umane e può essere descritto come la qualità unica e distintiva del suono prodotto da una persona. Il timbro è influenzato da vari fattori, tra cui la forma delle corde vocali, la risonanza delle cavità del corpo e la tecnica di produzione del suono. Alcuni esempi di timbri includono il suono chiaro e vibrante di un soprano lirico o il suono ricco e caldo di un baritono. Le voci maschili possono essere classificate come tenore, baritono e basso; le voci femminili in soprano, mezzosoprano e contralto, in base alla loro estensione vocale e alla posizione relativa nella scala musicale.

Voci maschili Voci femminili

Acuto Tenore Soprano

Intermedio Baritono Mezzosoprano

Grave Basso Contralto

Infine, l’abilità tecnica è un aspetto cruciale nella classificazione delle voci. Questo si riferisce alla capacità di una persona di controllare la propria voce, produrre note precise, modulare il volume e gestire la respirazione in modo efficace. L’abilità tecnica può variare notevolmente da cantante a cantante e può essere sviluppata attraverso l’addestramento vocale e la pratica costante.

Andrea Bocelli, tenore
Elīna Garanča, mezzosoprano.

8.4 Il coro

8.3 Le voci bianche

Il termine voci bianche si riferisce alle voci di bambini o adolescenti che non hanno ancora subito il cambiamento vocale legato alla pubertà. Le voci bianche sono caratterizzate da una purezza e una chiarezza timbrica che le rende ideali per eseguire melodie delicate e armonie complesse. Inoltre, le voci bianche possono aggiungere un tocco di innocenza e dolcezza a qualsiasi performance musicale. L’addestramento delle voci bianche è un processo delicato che richiede attenzione e cura. Gli insegnanti di musica specializzati nella formazione delle voci giovanili lavorano per sviluppare la tecnica vocale, la musicalità e la consapevolezza della salute vocale nei loro giovani studenti. Questo addestramento non solo aiuta i bambini a esprimere il loro talento musicale, ma li prepara anche per affrontare eventuali sfide legate al cambiamento vocale durante la pubertà.

Il coro è un gruppo musicale composto da cantanti che si esibiscono insieme in brani vocali. Questi brani possono essere eseguiti senza accompagnamento strumentale, oppure accompagnati da strumenti musicali, e può essere composto da un numero variabile di cantanti, da piccoli gruppi come i quartetti vocali fino a grandi ensemble corali con decine o addirittura centinaia di membri. Nel corso dei secoli, i cori hanno svolto un ruolo significativo nella musica sacra, nella musica folkloristica, nella musica popolare e nella musica classica. I cori possono essere organizzati in diverse sezioni vocali, ognuna delle quali con un ruolo specifico all’interno del gruppo. Ogni sezione è responsabile di cantare le parti armoniche assegnate, che insieme creano un suono corale completo e bilanciato.

L’addestramento vocale e la tecnica sono cruciali per i cantanti di coro, poiché devono essere in grado di produrre suoni puliti, armoniosi e ben controllati.

Lezione di canto per voci bianche.

Note chiave per il ripasso

CHE COSA SONO GLI AEROFONI?

Gli aerofoni sono strumenti che producono i suoni mediante la vibrazione di una colonna d’aria in un tubo. Per questo motivo sono chiamati anche strumenti a fiato. Il flauto, il flauto traverso e l’ottavino sono aerofoni a imboccatura semplice e si suonano soffiando direttamente nell’imboccatura; in quelli ad ancia semplice come il clarinetto e in quelli ad ancia doppia come il fagotto, è necessario soffiare tra due lamine di legno, le ance, che vibrando mettono in movimento l’aria; in quelli a bocchino come la tomba e il trombone l’aria mette in vibrazione una struttura presente nel bocchino dello strumento; in quelli a serbatoio d’aria come l’organo, un sistema meccanico spinge l’aria nelle canne facendole vibrare.

CHE COSA SONO I CORDOFONI?

In questi strumenti il suono è prodotto mettendo in vibrazione delle corde. I cordofoni si dividono in: cordofoni a corde pizzicate come la chitarra e l’ukulele; a corde strofinate come il violino; a corde percosse come il pianoforte.

CHE COSA SONO GLI IDIOFONI?

Gli idiofoni sono gli strumenti che producono il suono facendo vibrare il materiale stesso di cui sono fatti. Si dividono in: a percussione come i piatti o le nacchere; a scuotimento come le maracas; a raschiamento come il guiro.

CHE COSA SONO I MEMBRANOFONI?

I membranofoni sono strumenti nei quali il corpo vibrante è formato da una membrana tesa sopra una cassa di risonanza. Un esempio di membranofono è il tamburo.

CHE COSA SONO GLI ELETTROFONI?

Gli elettrofoni sono strumenti il cui suono è prodotto o amplificato da impulsi elettrici. Gli strumenti elettrici come la chitarra e il basso elettrico, producono il suono in modo tradizionale ma questo viene amplificato attraverso apparecchiature elettriche; gli strumenti elettronici producono il suono attraverso circuiti elettrici.

COME SI CLASSIFICANO LE VOCI UMANE?

Le voci si dividono in maschili, femminili e bianche. Un altro criterio significativo nella classificazione delle voci è l’estensione vocale che si riferisce alla gamma di note che una persona può produrre.

Le voci maschili possono essere classificate come tenore, baritono e basso; le voci femminili in soprano, mezzosoprano e contralto.

Le voci bianche sono le voci dei bambini caratterizzate da una chiarezza timbrica che le rende adatte a melodie armoniose.

Verifica

1. SCEGLI LA SOLUZIONE CORRETTA.

A. Il criterio più utilizzato di classificazione degli strumenti musicali è basato:

a sul materiale di cui sono fatti gli strumenti.

b sull’azione che fa chi suona per produrre il suono.

c sul meccanismo di produzione del suono.

B. L’ancia è una struttura tipica degli strumenti:

a a corde

b a fiato

c a percussione

2. ASSEGNA OGNUNO DI QUESTI STRUMENTI ALLA SUA SOTTOFAMIGLIA. celesta

clarinetto clavicembalo flauto oboe organo pianoforte tamburo trombone viola zampogna

sottofamiglie:

1 A imboccatura semplice

2 Ad ancia semplice

3 Ad ancia doppia

4 A serbatoio d’aria

5 A bocchino

6 A corde pizzicate

7 A corde strofinate

8 A corde percosse

9 Idiòfoni

10 Membranòfoni

3. SEGNA CON UNA CROCETTA SE VERO (V) O FALSO (F).

a. Esiste un solo criterio valido per classificare gli strumenti musicali. V F

b. I cordofoni sono quegli strumenti il cui suono viene prodotto dalla vibrazione di una o più corde. V F

c. Gli elettrofoni sono fra gli strumenti più antichi. V F

d. Clavicembalo e pianoforte sono strumenti a corde percosse. V F

e. La vibrazione delle ance produce il suono negli idiofoni. V F

f. Il corno e il corno inglese appartengono a due gruppi di strumenti differenti. V F

LE PROFESSIONI DELLA MUSICA

La musica è piacere, è divertimento, è emozione e compagnia. Ma è anche pensiero, espressione, linguaggio. E soprattutto può essere una professione e potrebbe esserlo anche per te il giorno che dovrai compiere la scelta della scuola superiore e poi le scelte per il futuro mondo del lavoro.

Quando si pensa a una professione della musica, la prima figura che viene in mente è forse quella del cantante. Certo questa è una professione affascinante, ma non è la sola! Il mondo della musica offre un ventaglio ampio e variegato di professioni, adatte a talenti e competenze diverse. Oltre ai musicisti, strumentisti, compositori e cantanti, ci sono figure essenziali dietro le quinte che garantiscono il funzionamento dell’industria musicale.

Ci sono i produttori discografici, che supervisionano le registrazioni e guidano la creazione di un album, i tecnici del suono che si occupano della qualità del suono sia in studio che dal vivo, e anche i tecnici delle luci che sincronizzano luci e suoni per creare spettacoli straordinari durante i concerti. I manager e tour manager coordinano gli aspetti logistici e organizzativi delle carriere e dei tour degli artisti per gestire contratti, calendari e relazioni pubbliche.

I promoter si dedicano alla promozione di eventi musicali, assicurandosi che concerti e festival raggiungano il pubblico giusto. Anche la didattica musicale è un ambito importante, con insegnanti e formatori che trasmettono conoscenze a futuri talenti. A livello creativo, arrangiatori e orchestratori lavorano per dare forma e profondità alle composizioni. Infine, ci sono figure come critici musicali, musicologi e giornalisti che analizzano e raccontano la musica, contribuendo alla sua diffusione culturale.

Questo ecosistema rende la musica un universo vivo e in continua evoluzione.

Nelle pagine di questo testo troverai le interviste e videointerviste a importanti professionisti e professioniste del mondo musicale che ci hanno raccontato come si sono avvicinati alla musica, quali studi hanno svolto, che cosa apprezzano del loro lavoro e quali difficoltà hanno affrontato nella loro carriera. Ascolta i racconti delle loro esperienze e rifletti sulle tue attitudini personali. Conoscere sé stessi è il primo passo per fare scelte consapevoli per il futuro!

LE INTERVISTE

ALESSANDRO PERISSINOTTO

ALEX TRECARICHI Tecnico del suono
FEDERICO POGGIPOLLINI Chitarrista e cantautore italiano
GIORGIO MASTROCOLA Strumentista e insegnante di musica
SATURNINO
Bassista e produttore discografico
ELEONORA FILIPPONI Cantante lirica
ELISA MATTIOLI Cantante di musical
LUCA DE GENNARO
Speaker radiofonico e televisivo
TERESA BRANCIA Addetta all’ufficio stampa
SANDRO RODIGHIERO Direttore di coro e orchestra
DAVIDE FERRARIO Musicista e produttore di musica elettronica
LELE BATTISTA Cantautore
Percussionista e produttore di musica tecno
JORDAN BABEV Lighting designer
FENIA GALTIERI Tour manager
JACOPO UBERTI Liutaio

3 MUSICA NELLA STORIA PARTE

LA SCOPERTA DEI SUONI

I primi esseri umani vivono in un ambiente ricco di suoni. Conoscono il suono del vento che fa frusciare le foglie degli alberi e che ulula nelle gole fra le rocce; conoscono quello della pioggia gocciolante dai rami e quello che gorgoglia nei torrenti; conoscono il barrito dell’elefante e il ruggito del leone; conoscono il rumore spaventoso dei tuoni durante un temporale. Che spiegazione danno a questi fenomeni? Secondo loro, come gli esseri umani hanno una voce per comunicare, così anche ogni fenomeno che li circonda ha una voce. Questo significa che in ogni fenomeno naturale vive un essere misterioso dotato della sua voce caratteristica. Questi esseri misteriosi sono benefici se gli umani li favoriscono; sono malvagi se li offendono. Oggi queste credenze ci possono far sorridere ma pensa come doveva essere importante per loro possedere un orecchio estremamente attento a percepire ogni più piccolo suono intorno a sé. Oggi tutto è cambiato. Udiamo sempre di più i rumori delle nostre case e del traffico delle nostre città, ma nel frattempo abbiamo perso la capacità originaria di distinguere il verso di un pettirosso da quello di un merlo. Eppure la natura continua a circondare la nostra vita e, come allora, ci fornisce il cibo che mangiamo, l’aria che respiriamo, l’acqua che beviamo. Per i ragazzi e le ragazze della tua età il primo pensiero legato alla musica è un concerto con migliaia di persone a un volume al limite della soglia del dolore ma oggi ci sono molte proposte di concerti con i quali si vuole recuperare l’antico legame con i suoni naturali

Ne sono un esempio gli artisti del progetto Sound right che utilizzano nei loro brani i suoni della natura e riconoscono la natura come co-autrice, oppure i concerti all’alba in ambienti naturali suggestivi come la spiaggia o le vette delle montagne.

La nascita della musica

L’essere umano capisce di essere lui stesso un produttore di suoni con la sua voce, con il corpo e con gli oggetti che maneggia. Usa le corde vocali per comunicare la propria presenza, grida per farsi sentire da lontano. Batte le mani e i piedi al suolo con movimenti ritmici e forse così è nata la danza. Scuotendo conchiglie, legnetti e noccioli legati alle gambe o alle braccia, i primi esseri umani sono convinti di essere ascoltati dagli spiriti. Per questo i suoni devono essere curati e piacevoli. La musica e il canto sono percepiti come strumento per dialogare con gli esseri misteriosi della natura per questo le manifestazioni musicali entrano a far parte delle cerimonie religiose e devono essere le più curate possibili. Ma non c’è solo il momento religioso nella vita dei primi esseri umani. Si fa musica anche per trasmettere emozioni a cui ancora non si sa dare un nome, per divertimento e per gioco. L’essere umano inizia la sua storia di “musicista” trasformando gli oggetti d’uso comune in primi strumenti musicali: la frombola, è uno strumento usato per lanciare sassi come proiettili, ma poiché durante la rotazione produce un suono simile a una sirena diventa ben presto uno strumento musicale; le mazze di guerra sono i primi battenti per la percussione; le ossa degli animali e le canne con cui costruire le capanne diventano flauti, l’arco per le frecce diventa la prima corda vibrante, pizzicata e poi sfregata; riproduce il rombo di un tuono battendo su una pelle d’animale tesa su un corpo cavo e quello della pioggia scuotendo zucche riempite di semi; fa ruotare nell’aria lunghe pietre, i rombi per produrre un suono “grave” simile al suono del vento.

Frombola.
Flauto in osso
Rombi.
Tamburo primitivo.
Danza tradizionale di un gruppo etnico africano.
Flauto a canne.

La musica nelle civiltà antiche

L’invenzione della scrittura che risale a circa 5000 anni fa, è l’elemento che segna il passaggio dalla preistoria alla storia. Le più antiche testimonianze della grande fioritura di vita musicale si hanno in Cina, dove nel VI secolo a.C. si diffonde il pensiero filosofico di Confucio che diede un forte impulso alle arti e alla musica. Più ad occidente, Sumeri, Assiri e Babilonesi danno vita alla civiltà mesopotamica, nell’ambito della quale la vita civile è subordinata a quella religiosa. Ogni decisione pubblica, anche quelle riguardanti le arti e la musica, spetta agli dei, che parlano per bocca del re o della somma sacerdotessa. In Palestina, dove si sviluppa l’Ebraismo, la Bibbia, il libro sacro degli Ebrei, è ricco di racconti che spiegano come la musica serva a dare solennità alle cerimonie pubbliche e sia un ingrediente insostituibile delle cerimonie religiose. In Egitto, si susseguono le dinastie dei faraoni, incarnazioni della divinità in terra: quando un faraone muore, viene sepolto in tombe sormontate dalle spettacolari piramidi decorate con dipinti che mostrano scene di musici che descrivono il particolare legame tra la musica, ritenuta un dono della divinità, e la religione. Le classi superiori allietano la loro vita intima e le loro feste con musiche affidate alle schiave, cantanti e suonatrici allo stesso tempo. I primi strumenti musicali a corde pizzicate (come la lira e la cetra), a fiato (come il flauto, il flauto di Pan e l’aulos), a percussione (come i cembali, i sistri, i tamburi e i tamburelli) vengono creati nelle culture della Mesopotamia e dell’antico Egitto. Sono questi gli stessi strumenti che verranno poi utilizzati dai Greci e dai Romani.

Suonatori cinesi di pipa, uno strumento a corda.
Suonatore Assiro di tamburo.
Affresco di tre musiciste nella tomba di un faraone.

Il mondo greco e romano

Nella civiltà greca la musica è vissuta principalmente in una dimensione ricreativa ma si hanno testimonianze anche della sua funzione religiosa e magica. Nel mito di Orfeo, si narra di come Orfeo, con il suo dolce canto e col suono della lira, convinse i guardiani infernali a lasciarlo passare verso il regno dei morti, l’Ade, dove dimorava sua moglie Euridice, uccisa dal morso di un serpente. Plutone e Proserpina, le divinità dell’Ade, rimasero così affascinati dalla musica straordinaria che il giovane fece loro ascoltare, che gli concessero di riportare Euridice tra i vivi.

Il mito del cantore che con la sua musica commuove le divinità, si ritrova in altre civiltà con altri personaggi, come l’imperatore cinese Fu-Chi e il dio indiano Krishna. Propriamente la parola “musica” nasce nel mondo greco: musiké significava “arte delle muse”. Le muse sono delle dee che ispirano tutte le attività culturali e quindi anche la musica. La musica, infatti, presso i Greci accompagna la poesia, la danza e le rappresentazioni teatrali, ed è quindi in stretta connessione con altre forme di arte. Gli strumenti che accompagnavano il canto e la poesia in Grecia erano la cetra, una specie di arpa, oppure l’aulos, uno strumento a fiato ad ancia doppia. Anche nel teatro greco la musica aveva un ruolo fondamentale. Nella tragedia i testi erano intonati e quindi la recitazione era cantata. Era sempre presente un coro, che dialogava con i personaggi o con il pubblico cantando. Nel mondo romano le prime forme di espressione musicale sono mediate dalla tradizione etrusca.

Dettaglio di vaso greco che mostra una suonatrice di aulos, uno strumento a fiato ad ancia doppia.

Mosaico pavimentale romano che mostra Orfeo circondato dagli animali mentre suona la cetra.

Le immagini che le necropoli etrusche hanno conservato rappresentano suonatori di flauto e suonatori di cetra, segno evidente che anche tra i popoli italici, in particolare presso gli Etruschi, era diffusa la pratica musicale. Quando i Romani espandono i loro domini e raggiungono la Grecia e poi la Macedonia, la grande tradizione musicale dei Greci diventa il fondamento della attività musicale dei Romani. Affascinati dalla più evoluta cultura greca, i Romani invitarono i musici greci in Italia e così la poesia e le forme e i generi musicali provenienti dalla Grecia conquistano i conquistatori. Mentre nel mondo greco la musica mantiene funzioni religiose e col tempo si evolve in una ricerca artistica e poetica sempre più raffinata, nella cultura romana la musica ha soprattutto una funzione pratica e pubblica. La musica che piace ai Romani è quella che incita alla lotta i gladiatori, oppure quella che nelle occasioni private invita alla danza, favorisce lo svago e il divertimento. Per questa ragione apprezzato il suono della tuba, del cornus, del lituus e della buccina, tutti strumenti costruiti in bronzo e che sono gli antenati dei moderni ottoni.

Il silenzio dei mondi lontani

Purtroppo di tutta la musica che è stata inventata per secoli e secoli in quelle lontane civiltà, pressoché nulla è pervenuto fino a noi e i rari frammenti musicali che si sono conservati, come l’Inno ad Apollo dei Greci, non si sa bene come decifrarli. La musica veniva trasmessa da una generazione all’altra oralmente. Invece sono arrivate fino a noi molte informazioni relative alla teoria musicale.

Per nominare i suoni della scala musicale, gli antichi conoscevano vari sistemi. Il più noto si deve ai Greci, che si servivano delle lettere dell’alfabeto.

Questo sistema è usato ancora oggi per nominare le note in molti paesi del mondo: invece di dire, per esempio, La Si Do si dice, proprio come i Greci, A B C. Anche filosofi come Platone e Aristotele parlano spesso della musica, esaltandone il valore educativo e sociale

Per avere il primo ampio repertorio di musiche scritte dobbiamo aspettare il Medioevo inoltrato. 4

Gruppo teatrale mascherato intorno a un suonatore di aulos.

Verifica

1. Scegli la soluzione corretta.

A. I primi esseri umani, a cosa attribuivano i suoni della natura?

a Alle vibrazioni acustiche.

b A esseri sovrannaturali.

c A spostamenti dell’aria.

B. Quale strumento preistorico è capace di riprodure il suono della pioggia?

a Una zucca piena di semi.

b Un flauto a canne

c I rombi.

C. L’aulos è lo strumento più suonato:

a Nelle civiltà preistoriche.

b Nel mondo greco.

c Nell’antico Egitto.

D Con quale strumento musicale è rappresentato Orfeo?

a Il liuto.

b Il flauto.

c La lira.

2. Segna con una crocetta se vero (V) o falso (F).

a. Anticamente si credeva che la musica fosse capace di sortilegi maligni. V F

b. Gli antichi credevano che la musica avesse il potere di convincere le divinità. V F

c. Poco per volta, la musica diventa un mezzo di espressione. V F

d. Nelle prime civiltà erano presenti solo strumenti a fiato. V F

3. Completa la mappa.

in Egitto ha principalmente nella civiltà ha nel mondo romano ha

FUNZIONE FUNZIONE FUNZIONE RICREATIVA

LA MUSICA

Il rosone è sorretto da due colonnine laterali

IL MEDIOEVO

L’età

della cultura cristiana

Il Medioevo è un’epoca lunga circa mille anni, in cui si susseguono importanti avvenimenti storici tali da causare cambiamenti di mentalità che si riflettono nelle arti e nella cultura.

Osserva queste due chiese.

La prima chiesa è la Cattedrale di San Valentino che si trova a Bitonto, in Puglia. È stata costruita tra il XII e il XIII secolo. Si presenta compatta, protetta nei suoi spessi muri di mattoni. Le due navate laterali si aprono all’esterno come se proteggessero e abbracciassero il corpo centrale, dove si svolge il culto. Lo stile architettonico con il quale è realizzata è detto romanico. La seconda chiesa è Notre Dame che si trova a Parigi, la cui costruzione è iniziata due secoli dopo la chiesa di Bitonto. Osservandola puoi notare un’architettura molto diversa. Lo stile architettonico di Notre Dame è il gotico, che si caratterizza per lo slancio delle strutture verso l’alto che risponde alla volontà di arrivare simbolicamente a Dio.

La decorazione è caratterizzata da archetti pensili

I portali e le bifore sono a tutto sesto

Le pareti in muratura sono spesse e pesanti

Cattedrale di San Valentino.

La facciata è ricoperta da una varietà straordinaria di elementi architettonici come statue, fregi, decorazioni, archi e vetrate. Le mura di mattoni tipiche dello stile romanico scompaiono e il peso della struttura viene scaricato su pilastri di pietra che aumentano la verticalità e liberano spazio per archi e vetrate.

ascolta

Il cambiamento negli stili architettonici si ritrova anche nella musica. Ascolta i due brani. Non ti sarà difficile scoprire in cosa sono diversi e come puoi spiegarti queste differenze.

ANONIMO

A solis ortu

In questo brano senti i monaci che cantano nella basilica “dal sorgere del sole al suo tramonto, il nome del Signore sia benedetto”

COSA esprime

La prima ispira calma e raccoglimento. La seconda dinamismo e vitalità.

A137

COME

PIERRE DE LA RUE

Kyrie

Questa è una preghiera cantata da piccoli cori di monaci in lode del Signore.

lo esprime

La prima è cantata all’unisono; e la seconda?

Il ritmo della prima è ...................................................................................................................

Il ritmo della seconda è

Statue e colonne per aumentare la verticalità

Il rosone centrale è riccamente decorato

I portali e le bifore sono a sesto acuto

Cattedrale di Notre-Dame di Parigi.

A136

IL

L’Umanità attraversa il suo periodo più buio

Nasce la società feudale

A spiegarci la grande differenza tra le due chiese appena viste, sono gli avvenimenti che si sono succeduti nei secoli che separano il momento della loro costruzione. Nel 476 d.C crolla l’impero Romano d’Occidente e in Europa si riversano Arabi, Ungari e Unni. Le popolazioni fuggono dalle città e si affidano alla protezione di un signore potente. Nasce così la società feudale. La comunità si raccoglie intorno al castello del signore feudale che ha un suo esercito e garantisce protezione agli abitanti del feudo in cambio dei prodotto del loro lavoro. Il periodo compreso tra la caduta dell’Impero Romano d’Occidente e l’ anno Mille è chiamato, convenzionalmente, Alto Medioevo .

La rinascita delle città

L’anno Mille segna una svolta nella storia della civiltà occidentale. Le invasioni barbariche cessano e le popolazioni riprendono a coltivare i campi, a produrre manufatti, a commerciare e a viaggiare. I viaggi dei mercanti e quelli dei pellegrini ai grandi santuari, favoriscono la comunicazione e l’incontro tra genti diverse. I castelli dei signori feudali si aprono ai traffici, alle opere della vita civile, alle feste. A poco a poco matura una mentalità nuova: le violenze dei barbari e la povertà avevano abituato la gente alla rassegnazione e alla rinuncia ma la fine delle in-

vasioni e la ripresa dei commerci incoraggiano lo spirito d’intraprendenza, il gusto per le cose concrete, l’osservazione attenta della realtà, l’interesse a scoprire e a conoscere. Dopo tanti secoli di abbandono, in Europa le città tornano a fiorire e vengono edificate grandi cattedrali. Il periodo che va dall’anno Mille alla scoperta dell’America nel 1492 è chiamato, convenzionalmente, Basso Medioevo

La città della musica: Siviglia e le sue danze

Nel 712 quando gli Arabi dal Nord-Africa la conquistano, Siviglia si presenta come una città vitale e piena di stimoli. Chiamata Ishbīliya, da cui deriva il nome con cui la conosci oggi, mantiene anche nel Medioevo la sua caratteristica vivacità, frutto della mescolanza di tradizioni e culture che la resero uno dei centri più importanti in Europa. Anche in campo musicale si fa sentire l’influenza del mondo arabo: il liuto, lo strumento per eccellenza in Europa nei secoli successivi, deve il suo nome alla parola araba al ‘ud. La cultura araba porta molte novità in campo artistico e un forte impulso al progresso scientifico: a Siviglia visse Ibn al-Awwam, il più grande agronomo dell’epoca medioevale. L’imponente minareto, La Giralda, oggi torre campanaria della maestosa cattedrale, risale proprio a questo periodo come la Torre dell’oro, chiamata così perché un tempo era ricoperta di maioliche dorate, edificata sulle sponde del Guadalquivir come torre di sorveglianza. Cacciati gli Arabi dal re Ferdinando III, la città non modifica la sua vocazione multietnica e sotto il regno di Alfonso, detto non a caso Il Saggio, diventa la città più importante dell’intera Spagna. Da Siviglia è giunta fino a noi una ricca raccolta di canzoni, dal titolo Cantigas de Santa Maria, non poche scritte proprio dal re. Apparentemente si tratta di dichiarazioni di affetto e devozione per la santa Vergine ma in verità sono un espediente che lo scaltro cantore utilizza per far giungere alla sua innamorata appassionate dichiarazioni d’amore. In città prende piede anche un’intensa vita cittadina, nella quale si ballano le più brillanti danze a cominciare dalla sevillana, poi lo zapadeado e la seguidilla. Si balla nei palazzi nobiliari, ma si balla anche per le strade della città esaltando la vitalità irruente del carattere andaluso.

Siviglia nel Medioevo.

La musica nell’Alto Medioevo

1.1 La vita nei castelli e nelle abbazie

Dentro le mura del castello, nei tanti spazi chiusi come nelle ampie corti all’aperto, vive una vera e propria comunità economicamente autosufficiente. Qui si svolgono le attività possibili nei tempi di pace: si coltiva la terra, si fanno i lavori artigianali e nei momenti più tranquilli si organizzano anche tornei e feste. La grande sala posta al primo piano del castello è il luogo di incontro della comunità: si ricevono ospiti e viandanti, si banchetta, si dorme. Cantori e suonatori contribuiscono, con le loro poesie e le loro musiche, ad allietare la vita che vi si conduce. Anche le abbazie, cioè i grandi monasteri, hanno un’organizzazione simile. Sono luoghi di preghiera, ma anche di lavoro e di cultura: diventano, a loro volta, delle piccole comunità. Il prezioso lavoro dei monaci scrivani, gli amanuensi, che ricopiano a mano i testi letterari greci e romani, ha permesso che tali opere si conservassero fino a oggi.

1.2 La musica come tradizione orale

Si canta e si suona anche tra la gente dei villaggi, nei momenti liberi dal lavoro e dalle guerre. Purtroppo però di tutta la musica che si suonava e cantava nell’Alto Medioevo non ci è arrivato nulla, perché ancora non si conosceva un modo per trascrivere i suoni. La musica si tramandava da una generazione all’altra oralmente.

1.3 L’invenzione della prima scrittura musicale

A inventare un primo e semplice criterio per trascrivere i suoni non furono i cantori dei castelli e dei villaggi, ma i monaci delle abbazie. I monaci sapevano che la musica è un elemento prezioso per aiutare il fedele a concentrarsi nella preghiera: si prega con maggiore partecipazione se le parole sono cantate, non semplicemente recitate.

Il sistema che i monaci escogitarono per ricordare la musica è la scrittura neumatica. I nèumi sono punti e lineette disposti sopra le parole del testo, dal basso all’alto, o viceversa, seguendo la linea dell’intonazione. Non sono in grado di indicare esattamente le note da cantare, ma aiutano a ricordare se la voce deve salire, scendere o restare ferma sullo stesso suono. Indicano cioè la direzione degli intervalli: verso l’alto, verso il basso o ripetuti orizzontalmente. I neumi sono introdotti a partire dal IX secolo.

Codice del IX secolo.
Abbazia di Sénanque.

Il canto gregoriano

2.1 Papa Gregorio Magno stabilisce la liturgia cristiana

Il bisogno di trascrivere le musiche nasce anche da un’altra necessità. La Chiesa si preoccupa dell’unità della fede: le verità, le preghiere, i riti religiosi devono essere gli stessi in tutta la comunità cristiana, per evitare che vi penetrino interpretazioni o convinzioni ritenute eretiche. In un primo tempo la Chiesa cristiana stabilisce i testi delle preghiere. Ciò ha garantito la conservazione della liturgia cristiana per molti secoli. Sarà Papa Gregorio Magno intorno al 600, a cominciare l’unificazione dei canti che verrà portata a termine solo due secoli dopo. Proprio da Papa Gregorio prende nome il canto tipico dell’Alto Medioevo, il canto gregoriano, utilizzato sia per accompagnare le preghiere quotidiane, inni e salmi, sia per le preghiere della Messa. La lingua usata è il latino, che assicura per secoli gli scambi tra le diverse regioni dell’Occidente.

2.2 I caratteri del canto gregoriano

Il canto gregoriano ha un carattere pacato e solenne, grazie soprattutto a una melodia che si muove con note vicine l’una all’altra, senza salti. Il canto può essere intonato da un solista, a cui replica l’intero coro dei monaci: questo modo di cantare è detto responsoriale. In alternativa i monaci si dividono in due cori che si alternano fra loro: questo modo è detto antifònico. Un requisito importante del canto liturgico è che si devono capire molto bene le parole perciò è del tutto naturale sentire canti gregoriani dove su ogni sillaba si canta una nota. Questo modo di cantare è detto sillabico.

Tu lu cis an te terminum,rerum crea tor, po sci mus.Sillabico

In molti canti la voce del monaco solista arriva quasi a sopprimere il testo della preghiera, fermandosi su una vocale e vagando in lunghi vocalizzi, o melismi. Il canto melismatico sembra contraddire la regola base del canto gregoriano ma i melismi sono “voci di esultanza che le parole non saprebbero descrivere”.

La melodia non deve esprimere emozioni intense. Anche gli eventi dolorosi devono essere espressi in uno stato di profonda quiete spirituale. Ecco perché certe semplici preghiere vengono espresse tenendo la voce fissa su un solo suono, cioè su una sola nota salvo sposatrsi su un altro canto alla fine: è il canto monocorde

Tonus rectus

Papa Gregorio Magno

Ut queant laxis

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GUIDO D’AREZZO

Arezzo, 992-1050

della notazione musicale moderna ” “ Sono considerato l’ideatore

Guido è un monaco benedettino presso l’Abbazia di Pomposa, vicino a Ferrara. È insegnante di musica e si rende conto che i suoi allievi hanno molta difficoltà nello studiare e ricordare i canti gregoriani. Si imbatte subito in un problema: come si può comunicare l’altezza dei suoni della melodia da apprendere?

Risolve il problema inventando un sistema per cantare, leggendo la musica a prima vista.

Prende come riferimento l’Inno a San Giovanni, un canto ben conosciuto a quel tempo, che ha una particolarità: ognuna delle sei frasi che lo formano parte con una diversa nota della scala. Guido decide di far memorizzare le note dell’Inno a San Giovanni proprio associando ciascuna nota alla sillaba corrispondente alle prime due lettere di ogni verso. Prima della riforma di Guido era necessario che il maestro facesse udire la melodia e gli allievi l’apprendessero con continue e laboriose ripetizioni. Guido diventa così famoso che anche Papa Giovanni XIX lo invita a Roma per farsi spiegare la sua invenzione. La sua innovazione gli procura l’invidia e l’ostilità degli altri monaci tanto che deciderà di emigrare ad Arezzo, dove era attiva un’importante scuola di canto. Qui, ottenuta la protezione del potente vescovo Tedaldo, scrive il trattato musicale Micrologus. Nel 1025 Guido insegna musica e canto nella cattedrale di Arezzo, dove arriva a codificare per la prima volta il sistema delle linee e degli spazi cioè l’antenato del moderno pentagramma.

GUIDO D’AREZZO

La “mano guidoniana” era impiegata come aiuto mnemonico nello studio della musica.

Inno a san Giovanni, Ut queant laxis

Le prime sillabe dei sei versi diventano il nome delle sette note che conosciamo oggi. Nel XVII secolo Ut venne modificato in Do (da “Dominus”), più agevole per il canto avendo una finale in vocale, anche se la denominazione Ut è ancora usata in Francia.

Ut queant laxis resonare fibris, Mira gestorum famuli tuorum, Solve polluti labii reatum, Sancte Iohannes.

Affinché possano cantare con voci libere le meraviglie delle tue gesta i servi Tuoi, cancella il peccato dal loro labbro impuro, o San Giovanni

A138

O dulcis electe

Videobiografia

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ILDEGARDA DI BINGEN

Bermersheim, Germania, 1098 – Bingen, 1179

“Sono stata la primadonna musicista”

Ildegarda è figlia di una nobile famiglia tedesca. All’età di otto anni i genitori la mandano in convento, dove presto racconta di avere visioni mistiche. Anni dopo le spiegherà così: “non sono visioni del cuore o della mente, ma dell’anima” Alla vita contemplativa preferisce una vita attiva, che la porterà a fondare un monastero a Bingen, a predicare nelle più importanti cattedrali della Germania, a confrontarsi con i grandi uomini di cultura del tempo e con imperatori come Federico Barbarossa. È una monaca anticonformista e dai numerosi talenti. Considera l’uomo come immagine di Dio, mentre la donna rappresenta l’umanità di Gesù. Il suo misticismo la spinge a inventare una sua lingua segreta, alla quale affida i suoi più intimi pensieri rivolti a Dio. I suoi interessi non sono solo religiosi: si interessa di medicina, di botanica, di poesia e di musica. I suoi numerosi canti, più di 150, sono raccolti in un libro intitolato Symphonia harmoniae celestium revelationum (Sinfonia delle rivelazioni celesti). Sono canti che ripropongono i ritmi pacati e le melodie assorte del canto gregoriano tradizionale.

Rappresentazione della Gerarchia degli angeli, così come riferito dopo una sua visione mistica.

ILDEGARDA DI BINGEN

A139

Ave Generosa

In questo canto la Santa si dilunga in una lode gioiosa al suo Creatore.

COSA esprime COME lo esprime

All’inizio senti cantare “Ave generosa”. Come continua poi il canto?

a in modo soprattutto melismatico b in modo sillabico

Notazione musicale e monaci flagellanti in processione in una miniatura in un libro dei Salmi.

La musica nel Basso Medioevo

3.1 La trasformazione del canto gregoriano

All’inizio del secondo millennio, cessate le invasioni barbariche, le popolazioni riprendono a poco a poco a coltivare le terre prima abbandonate e a praticare i commerci. Rifioriscono le città e, nella musica, la vitalità di questo periodo si manifesta attraverso una profonda trasformazione del canto religioso. Al carattere severo e mistico del canto gregoriano subentra una musica vitale e pulsante, ben ritmata in cui puoi sentire quello stesso spirito d’intraprendenza che anima la gente del nuovo millennio.

Nasce la polifonia cioè il canto simultaneo di melodie diverse: mentre un gruppo di cantori intona una melodia, un secondo gruppo ne intona un’altra nello stesso tempo. I canti gregoriani ormai appaiono troppo disadorni e umili. Per renderli più ricchi e appariscenti, si comincia a sovrapporre alla linea melodica un’altra linea, a un intervallo di quinta superiore.

Via via si aggiungono due note, poi tre. Questa pratica si sviluppa soprattutto nelle cattedrali: come le cattedrali si arricchiscono continuamente di nuovi elementi architettonici, così la musica si arricchisce di nuovi elementi sonori

3.2 L’Ars antiqua

La prima grande scuola polifonica fiorisce nella cattedrale di Nôtre-Dame a Parigi, dove lavorano Magister Leoninus (o Léonin) prima, e Magister Perotinus (o Pérotin) poi. A questa scuola si dà il nome di Ars antiqua (Arte antica). Mentre nelle prime musiche polifoniche le voci aggiunte erano in genere improvvisate, a partire dai due Magistri si incominciano a seguire delle regole di composizione precise. L’effetto che si cerca è quello di un insieme di voci ben in armonia fra loro.

PEROTINO

Parigi, 1160-1230

“ Nella mia cattedrale si canta festosamente ”

Le fonti scritte medioevali raccontano poco o niente della vita di questo grande musicista che opera a Parigi nel XIII secolo. Le notizie più attendibili provengono dalla testimonianza di un anonimo studente inglese che frequentava la Scuola di musica presso la cattedrale di Notre Dame a Parigi.

Perotino è allievo del Magister Leonino presso la celebre Scuola di Notre Dame di Parigi e dopo di lui è Perotino a portare avanti la composizione di splendidi organa a quattro o cinque voci per la Messa. Lo studente nei suoi scritti parla dei due Magistri riguardo la straordinaria abilità compositiva di brani corali polifonici, cioè canti eseguiti da gruppi che seguono simultaneamente linee melodiche diverse con un unico testo. Contribuisce alla composizione di brani musicali del Magnum liber organi, una raccolta di composizioni musicali iniziata dal Magister Leonino. Tra le opere più note di Perotino troviamo il Viderunt omnes, composto per la notte di Natale del 1198 per celebrare la nascita di Gesù, e il Sederunt principes

PEROTINO

Sederunt principes. I principi si sedettero.

Scritta per la festività di Santo Stefano, probabilmente nel 1199, è un brano a quattro voci. Le voci iniziano cantando una parola sola, “sederunt” ossia “si sedettero” (tutti i principi), ma non è facile riconoscerla perché su ognuna delle prime due sillabe (se e de – runt) le voci si fermano in un continuo vocalizzo.

Il risultato dell’armonizzazione delle voci è una grande vitalità ritmica. L’andamento è fortemente cadenzato, ritmo tipico delle danze popolari. Se fosse eseguita su strumenti sembrerebbe più una musica per ballare che una preghiera. È come se il gusto popolare, tipico della musica da intrattenimento, fosse entrato nei canti di chiesa.

A140
Pagina del Magnus Liber Organi
Alleluia
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Menestrelli.

La musica profana

4.1 I menestrelli

Fin dagli ultimi tempi dell’Alto Medioevo, giravano per villaggi e castelli i menestrelli, cioè cantori e suonatori professionisti che venivano invitati nei villaggi ad allietare le feste e le fiere, e nei castelli a cantare le gesta degli eroi. Alla gente raccontavano leggende e storie anche lunghissime, come le chanson de geste, ossia le canzoni delle gesta degli eroi. Una delle più famose è la Canzone di Rolando, in cui si narrano le imprese del conte Orlando, condottiero impegnato nella lotta contro i saraceni: scritta intorno alla seconda metà dell’XI secolo, è tra le più belle opere della letteratura medievale francese. I menestrelli cantano musiche semplici e orecchiabili ma sanno suonare ed esibirsi come buffoni e giocolieri, per la delizia dei signori che li ospitano nelle loro dimore. Appena arrivano in un paese si fermano nella piazza e iniziano il loro spettacolo fatto di danze, capriole acrobatiche, storie raccontate e descritte con gesti e disegni o cantate con l’aiuto di uno o pochi strumenti. Sono ciò che più assomiglia agli artisti di strada di oggi. Purtroppo sappiamo poco di queste musiche, perché non sono state trascritte o sono state annotate con sistemi piuttosto imprecisi e difficili oggi da interpretare. Solo i monaci sapevano scrivere la musica ma non avrebbero mai trascritto musica profana. Possiamo avere un’idea di canti dei menestrelli attraverso musiche di poco posteriori come la Branle dei cavalli: la branle era una danza che si ballava in tondo in cui i danzatori imitavano la corsa dei cavalli.

4.2 Il mondo dei trovatori

A dare vita alla nuova classe di musicisti professionisti sono specialmente i cavalieri: ossia i nobili non primogeniti, a cui non poteva passare in eredità la proprietà feudale. Il nome di questi musicisti cambia da posto a posto. Si chiamano trovatori in Provenza, nella Francia del Sud. Prendono il nome di trovieri nella Francia del Nord e Minnesänger in Germania.

I trovatori allietano i momenti d’ozio delle corti aristocratiche e dedicano la loro arte soprattutto alle nobili dame. Il trovatore si dichiara fedele servo della nobile dama così come il cavaliere è fedele servitore del suo signore nel rapporto feudale di vassallaggio. Il tema più ricorrente della sua poesia è proprio l’amore devoto e un po’ astratto, esaltato come suprema felicità. Altri temi trattati sono le imprese compiute nelle crociate, oppure eventi delle comunità a cui appartengono.

Statua di Walther von der Vogelweide, il minnesanger più noto in Germania.

RAIMBAULT DE VAQUEIRAS

“ Sono un poeta con
l’animo dell’avventura”

Rambaldo, come è chiamato in Italia, nasce in Provenza nel sud della Francia e si trasferisce molto giovane presso la corte del Marchese Bonifacio di Monferrato. Qui rimane come poeta e troviere per quasi tutta la sua vita. Nel 1194 il suo signore, Bonifacio, comanda una spedizione navale dell’imperatore Enrico IV che lo porta a conquistare Gaeta e a proseguire con la conquista della Sicilia orientale. Rambaldo diventa soldato e segue il suo signore e, si dice, che in un momento di grave pericolo gli salva la vita. Quando, otto anni dopo, Bonifacio viene scelto per capitanare la quarta crociata contro i musulmani, Rambaldo lo segue ancora. L’impresa si risolverà nel saccheggio di Costantinopoli da parte dell’esercito crociato, un’impresa decisamente poco eroica. Rientrati da numerosi viaggi militari, ripartono per la Grecia, dove Bonifacio trova la morte. Di Rambaldo si perdono le tracce e gli storici pensano che sia morto a Salonicco col suo signore. Delle 35 poesie che di lui ci sono giunte, solo sette sopravvivono con la loro musica. Tra queste la più famosa è una canzone a ballo che celebra la primavera: Kalenda maya. Si canta e balla sul ritmo di una delle danze più diffuse nel Medioevo, l’estampida, che si balla battendo forte il piede sugli accenti ritmici.

RAIMBAULT DE VAQUEIRAS

Kalenda maya

Kalenda maya vuol dire Calendimaggio, ossia primo giorno di maggio, quando ormai la primavera è nel suo maggior splendore, e gli innamorati escono nei giardini a scambiarsi tenere emozioni. Raimbault lo celebra dedicando la sua poesia all’ignota dama del castello, probabilmente Beatrice, la sorella del Marchese Bonifacio.

Calendimaggio, né foglia di faggio né canto d’uccello né fior di giglio non c’è che mi piaccia, o donna gaia, finché uno snello messaggero ci sia

del vostro bel cuore, che mi rechi piacer novello, e che amore mi prepari; e gioia mi porti verso voi, donna sincera. E cada di rabbia il geloso, prima che io me ne vada.

Musica in un giardino cortese.
Vaqueiras 1165 - Salonicco 1207
Kalenda maya
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Je muir, je muir (I die, I die)

ADAM DE LA HALLE

profana francese” “ Ho inventato la musica

Nasce ad Arras in Francia da una famiglia molto nota in città. È il figlio di un funzionario pubblico. Ha un temperamento arguto e vivace. Studia musica a Parigi e si trasferisca alla corte del re Carlo I d’Angiò dove resta al suo servizio fino al 1288, anno della sua morte. È il più noto troviere francese e il primo a viaggiare e vivere in Italia. Nella sua feconda produzione di troviere tocca un po’ tutte le forme poetiche specialmente nel campo delle rappresentazioni profane. Sono giunte fino a noi melodie che accompagnavano le sue canzoni, oltre a cinque mottetti a tre voci. Nel fantasioso Giuoco della novella fronda racconta diversi dettagli della sua giovinezza che lo vede innamorato e seduttore di una fanciulla, e quindi costretto a sposarla. Sua è la commedia popolaresca il Jeu de Robin e Marion, rappresentata nel 1283 alla corte del re Carlo d’Angiò.

ADAM DE LA HALLE

Jeu de Robin et Marion

È la più antica tenzone teatrale in francese, dove personaggi diversi recitano dialoghi spesso litigiosi, accompagnati da canzoni popolari per lo più comiche. Ecco la trama.

Un cavaliere mentre è a caccia con il suo falcone, incontra la graziosa pastora Marion e non perde l’occasione di farle la corte. Ma Marion gli risponde ridendo perchè lei ama il pastore Robin. Il cavaliere se ne va irritato, e quando Robin sopraggiunge, Marion gli racconta l’avventura.

Dopo aver fatto colazione sull’erba, Robin torna al villaggio in cerca di amici che potranno aiutarlo se il cavaliere dovesse tornare da Marion. Infatti il cavaliere torna perché il suo falco è scappato e lo sta cercando. Marion è ancora sola e lui di nuovo, le offre il suo amore. Al giungere di Robin, il cavaliere gli scarica sulla schiena una serie di legnate prima di andare via. Robin dimentica subito tutto alla vista della sua Marion e con gli amici organizza una festa sull’erba. Giocano, cantano, danzano in piena allegria, quando arriva la notizia che un lupo si è portato via un agnello di Marion. Caccia immediata dei pastori, che ritornano con l’odiato animale e tutti riprendono a ballare spensierati.

A142
Arras 1238-Napoli 1288
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Robin e Marion in una miniatura del 1500

COSA esprime

a si sente sicura e felice

b è spaventata

c è triste

COSA esprime

Arriva il cavaliere:

a a passo tranquillo

b trotterellando

c di gran carriera

COSA esprime

Si balla e si canta tutti insieme

Le musiche che ci sono arrivate sono semplici canzoni popolari che Adam de la Halle raccolse fra quelle che si cantavano e si suonavano ai suoi giorni sia in campagna sia nelle case dei signori.

Ascolta quattro brevi momenti, ricostruiti oggi come si pensa potessero essere eseguiti in quei tempi lontani. Sono brevi brani cantati, collocati in mezzo a lunghi dialoghi parlati.

1 La pastora Marion sta guidando il suo gregge. Sa che deve stare attenta che non arrivi il lupo.

COME lo esprime

a Gridando forte

b Ripetendo col canto un motivetto allegro

2 Davanti a Marion compare il cavaliere. Come se lo immagina Adam de la Halle?

COME lo esprime

a Con il rallentando

b Con l’accelerando

c Tenendo costante il passo

3 Gran festa sul prato. Qui la musica che ascolti non è più per solisti ma per un piccolo coro.

COME lo esprime

a In modo polifonico

b Tutti a una voce sola

c Alternando polifonia e monodia

4 Tutte le feste finiscono, e allora la bella compagnia si scioglie. Cosa sarà dei due innamorati? E del cavaliere? Ascolta l’ultimo episodio, decidi tu come la storia di Robin e Marion potrebbe finire, e scrivila qui sotto.

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Con questo semplice canto la pastorella saluta: Venez aprés mi, venés Venite dietro di me, venite le sentelle, le sentelle lés le bos. nel sentiero, nel sentiero là nel bosco.

Le canzoni goliardiche

5.1 Il mondo dei goliardi

Con la ripresa delle città anche la vita economica, quella sociale e quella musicale rifioriscono. Nascono le prime Università, per preparare i giovani alle nuove professioni. Frequentemente i docenti si spostano da un’università all’altra e i loro studenti li seguono: per questa ragione sono chiamati chierici vaganti o goliardi. A loro si deve la creazione di un repertorio di canti, i canti goliardici, che si affianca a quello dei trovatori e trovieri che si esibiscono nelle corti signorili. Il goliardo è lo studente universitario che canta e suona soprattutto canzoni d’amore, ma in modo più semplice e diretto rispetto ai trovatori. Esistono anche canzoni che parlano della corruzione dei costumi o che raccontano cosa viene servito nei banchetti e altri ancora hanno soggetti religiosi. La musica profana dei trovatori e dei goliardi, è una musica sempre monodica ossia, cantata da una voce sola. I testi sono scritti in prevalenza in volgare: provenzale, francese, italiano, tedesco dell’epoca.

5.2 I Carmina Burana

La vita dei goliardi è spesso sregolata e ciò suscita lo scandalo e la reazione dei benpensanti tanto più che spesso i goliardi lanciano invettive contro la corruzione delle autorità romane. Così la Chiesa inizia a osteggiarli, fino a condannarli nel corso di due concili. La reazione ha successo e il fenomeno dei chierici vaganti scomparve a poco a poco nel corso del XIII secolo. Molta produzione è andata perduta, ma a noi è arrivata la collana dei Carmina Burana, contenuta in un codice del XIII secolo (a Beuren, che dà il nome alla raccolta).

ANONIMO

A143

Carmina Burana, Bache bene venies (Benvenuto Bacco) È uno dei più famosi canti goliardici, dedicato al dio Bacco, il dio del vino e della vita godereccia. Capitava spesso che i goliardi non componessero loro direttamente le musiche, ma le prendessero da quelle in voga al loro tempo, anche canti religiosi, e li adattassero al loro stile cambiando le parole. In questo caso è accaduto proprio questo. La musica originale infatti è la stessa che si cantava in chiesa su un testo che parlava delle vicende del profeta ebraico Daniele.

Dopo ogni strofa si canta il ritornello, in latino.

Rit. Istud vinum bonum vinum vinum generosum reddit virum curialem probum anìmosum. Iste cyphus concavus de bono mero profluus siquis bibit sepius satur fit et ebrius.

Benvenuto Bacco, ospite gradito e desiderato, grazie a te i nostri cuori son rallegrati.

Rit. Questo vino, buon vino, vino generoso rende l’uomo nobile, probo e coraggioso.

Bevitori di vino in una taverna (sopra) e cellario (sotto) miniatura del XIII sec.)

La polifonia dell’Ars Nova

6.1 Tecniche sofisticate

Come succede con le invenzioni importanti, anche la polifonìa conquista sempre più i musicisti, fino a diventare nel XIV secolo un’arte sofisticata. Le melodie si svolgono secondo regole estremamente ricercate. In una canzone del tempo, per esempio, troviamo questa istruzione: “La fine è il mio principio, e il principio è la mia fine”, ciò vuol dire che mentre un cantore canta il pezzo leggendo da sinistra a destra, l’altro contemporaneamente lo canta leggendo da destra a sinistra. Questa procedura si dice cancrizzante (perché cancer vuol dire gambero) oppure retrograda

Al musicista del Trecento sta a cuore l’effetto armonioso d’insieme.

6.2 L’attenzione alla realtà quotidiana

Il compositore inizia a imitare i suoni della realtà che lo circonda. Spesso nelle opere dei musicisti italiani del tempo, si possono trovare gridi e richiami presi dalla vita cittadina o di campagna. Un tipo speciale di composizione si chiama caccia. Il nome di questa composizione deriva dal fatto che una voce ne “caccia” cioè ne insegue ininterrottamente un’altra, ma anche perché spesso l’argomento è ispirato alla caccia, o alla pesca, e ne contiene i gridi e i richiami. I generi di polifonia più diffusi sono i madrigali e le ballate. Sono composizioni stròfiche cioè la musica si ripete uguale su ogni gruppo di strofe. Tutti i generi sono eseguiti a due o tre voci; spesso la voce superiore è cantata, le altre sono affidate a strumenti.

6.3 Ars Nova

Francia e Italia sono i centri principali in cui fiorisce questa nuova scuola musicale, che verrà chiamata Ars Nova (‘‘arte nuova’’) per evidenziarne le differenze con l’Ars antiqua Guillaume de Machaut è il più celebre fra i compositori francesi. In Italia si afferma soprattutto a Firenze, dove operano vari artisti di spicco tra i quali emerge Francesco Landino

Illustrazione dal manoscritto medievale
Libro della caccia di Gaston Phoebus

GUILLAUME DE MACHAUT

“ Siamo in tre
e ognuno canta per sé”

Anche Guillaume sceglie la carriera ecclesiastica e in questo modo riesce a coltivare la musica e la poesia, arti in cui eccelleva. Questa posizione privilegiata gli permette di venire in contatto con i potenti del tempo offrendo loro i propri servigi, componendo opere a loro dedicate.

É segretario di Giovanni I, re di Boemia, e lo accompagna in numerose campagne militari. Dopo la morte del re, trova nel re di Navarra, un altro mecenate, e continua a creare poesie e musiche destinate al pubblico aristocratico e raffinato. Sono più di cento le musiche profane giunte fino a noi e una ventina quelle sacre. La sua musica è la più alta espressione dell’Ars Nova francese. Uno degli speciali artifici praticato da Machaut è l’isoritmìa: si ha isoritmìa quando le parti successive di una composizione iniziano con melodie diverse ma con il medesimo ritmo. Questo artificio è praticato nella sua celebre Messa di Notre Dame, la prima messa cantata a più voci giunta fino a noi e scritta dalla mano di un solo compositore.

GUILLAUME DE MACHAUT

Douce dame jolie

COSA esprime

Machaut propone un tema abituale nella poesia del tempo: quello dell’innamorato che implora l’attenzione della sua bella. La lingua è il francese del tempo.

Douce dame jolie, pour Dieu ne pensés mie que nulle ait signorie seur moy fors vous seulement.

Qu’adès sans tricherie, cherie, vous ay et humblement tous les jours de ma vie, servie, sans villain pensement.

Helas! et je mendie d’esperance et d’aïe; dont ma joie est fenie, se pité ne vous en prent.

Il compositore si ispira a quello che era chiamato l’amore cortese, ossia un sentimento capace di raffinare e nobilitare l’animo.

Dolce, bella signora, per amor di Dio non pensare che alcuno abbia signoria sul mio cuore, ma solo voi.

Sempre e senza inganni, cara, vi ho servito umilmente e tutti i giorni della mia vita, senza volgari pensieri.

Ahimé, io supplico speranza e sollievo; perché la mia gioia è finita, se non avete compassione.

COME lo esprime

Quali aspetti del canto te lo mostrano?

A144
Reims, Francia, 1300 - 1377
Gloria dalla Messa di Notre Dame
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La freccia dell’amore.

Non avrà ma’ pietà questa mia donna

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Lastra funebre che raffigura Francesco Landino mentre suona l’organo portativo

COSA esprime

FRANCESCO LANDINO

Firenze, 1335-1397

“ Sono conosciuto come

il compositore cieco”

Francesco è avviato fin da piccolo alla pittura, per seguire le orme del padre Jacopo del Casentino, ma si ammala di vaiolo e diventa cieco. Non potendo continuare l’attività paterna, decide di dedicarsi alla musica, campo in cui dimostra grande talento. Tra tutti gli strumenti Francesco predilige l’organo portativo e per questo verrà chiamato Il cieco degli organi. Suona anche altri strumenti e sa costruirli con le sue mani. Ne inventa persino uno a corde: la syirena syirenarum che combinava le capacità del liuto con quelle del salterio, un altro strumento a corde. Oltre alla musica, si dedica alla scrittura di poesie ed è abile nei racconti. Compone ballate, madrigali, cacce, canzoni da suonare, cantare e danzare. È famoso e molto amato, tanto che di lui si diceva: “la dolcezza delle sue melodie è tale da far scoppiare di gioia il cuore degli astanti”. Alla sua morte è sepolto a Firenze in San Lorenzo, la chiesa dove per tanti anni lavorò come organista.

FRANCESCO LANDINO

La primavera

Come puoi leggere, il tema di questa ballata è la celebrazione della rinascita della natura:

Ecco la primavera

Che ‘l cor fa rallegrare.

Temp’è da ‘nammorare

E star con lieta cera.

Nova è già l’aria e ‘l tempo

Che pur chiama allegrezza

Il risveglio della natura è raccontato in un clima di festa e di gioia

COME

lo esprime

In questo vago tempo

Ogni cosa ha vaghezza.

L’erbe con gran freschezza

E i fiori copron prati

E gli arbori adornati

Son in simil maniera.

a Con una sola voce accompagnata da più strumenti

b Con la voce sola

c Un liuto

d Un violino

A145

Note chiave per il ripasso

QUALI AVVENIMENTI STORICI CONTRADDISTINGUONO

IL MEDIOEVO?

Il Medioevo è un lungo periodo storico che, convenzionalmente, inizia con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente (476 d.C.) e finisce con la scoperta dell’America (1492).

Il periodo tra il 476 d.C e l’anno Mille è chiamato Alto Medioevo; il periodo tra l’anno Mille e il 1492 è chiamato Basso Medioevo.

CHE COSA SONO I NEUMI?

I neumi sono i primi segni per scrivere la musica. Sono stati introdotti nell’Alto Medioevo e si tratta di punti e lineete disposte sopra le parole del testo, che indicano l’intonazione da seguire durante il canto.

QUALI SONO LE CARATTERISTICHE DEL CANTO GREGORIANO?

È il canto utilizzato per accompagnare le preghiere. È chiamato così dal nome di Papa Gregorio Magno che ha selezionato il repertorio dei canti ufficiali della Chiesa.

Il canto gregoriano può essere responsariale quando è intonato da un solista e c’è un coro che risponde; può essere antifonico quando ci sono due cori che si alternano.

Il canto può essere sillabico quando a una nota corrisponde una sillaba oppure melismatico quando le vocali vengono cantate con grandi vocalizzi.

CHE COS’È LA POLIFONIA?

Il canto gregoriano severo e rigoroso viene sostituito dalla polifonia cioè il canto simultaneo di più melodie in armonia tra loro. La prima scuola polifonica nasce a Parigi e le si dà il nome di Ars Antiqua.

CHI SONO I MENESTRELLI?

I menestrelli sono i suonatori di una musica non destinata alla preghiera chiamata per questo, musica profana. Si chiamano trovieri nella Francia del Nord, i trovatori nella Francia del Sud e Minnesänger in Germania. Sono quasi sempre cavalieri non primogeniti. Il tema più ricorrente della loro poesia è l’amore cortese per la dama, esaltato come suprema felicità.

CHE COSA SI INTENDE CON ARS NOVA?

L’Ars Nova è la polifonia del Trecento; molto più sofisticata della precedente. In Francia ha come massimo esponente Guillaume de Machaut e in Italia Francesco Landino.

Verifica

1. SCEGLI LA SOLUZIONE CORRETTA.

A. Perchè nell’Alto Medioevo si costruiscono castelli fortificati?

a Per manifestare la ricchezza del signore feudale.

b Per difendere le popolazioni dalle invasioni barbariche.

c Per santificare Dio.

B. Qual è uno dei grandi meriti di Guido d’Arezzo nella storia della musica?

a L’invenzione del canto melismatico.

b L’ideazione di un sistema chiaro per leggere la musica.

c La composizione di laudi.

C. Chi era Ildegarda di Bingen?

a Una religiosa autrice di molte musiche.

b Un’eretica bruciata viva.

c Una regina inglese.

D. Chi erano i chierici vaganti?

a Monaci

b Studenti universitari

c Trovatori

2. SEGNA CON UNA CROCETTA SE VERO (V) O FALSO (F).

a. I trovatori scrivono musica sacra che viene eseguita durante la liturgia in Chiesa. V F

b. I Carmina Burana sono canti goliardici. V F

c. Perotino scrive composizioni eseguite a più voci. V F

d. La polifonia è un tipo di musica sacra da eseguire in chiesa. V F

3. COMPLETA LA MAPPA.

alternanza fra due gruppi di cantori

alternanza fra un solista e un coro

1 sillaba 1 nota

1 sillaba più note

ANTIFONICO

MELISMATICO

Sulla facciata si alternano trifore e quadrifore.

IL RINASCIMENTO

L’età della rinascita

artistica

Osserva i due edifici.

Il primo è il Palazzo comunale di Piacenza che si erge in una piazza, cioè il luogo principale di incontro dei cittadini. Il portico mantiene gli archi a sesto acuto propri dell’architettura gotica del Basso Medioevo ma crea uno spazio di collegamento tra il fuori e il dentro come a indicare una visione più collettiva del potere. Anche la merlatura a nido di rondine e le torri ricordano l’architettura civile medioevale.

Il secondo palazzo è Palazzo Medici Riccardi e si trova a Firenze. Ha uno stile architettonico molto diverso: è compatto, elegante ed equilibrato. È realizzato con la tecnica del bugnato, tecnica che consiste nel sovrapporre blocchi di pietra a file sfalsate per creare effetti vibranti.

La parte superiore dell’edificio è rivestita in cotto; la parte inferiore in pietra bianca e marmo rosso

Il portico è realizzato con archi a sesto acuto.

Palazzo comunale di Piacenza.

A differenza del palazzo di Piacenza, questo palazzo fiorentino comunica la chiusura della nuova nobiliare verso la cittadinanza, alla quale si presenta con il suo gusto sofisticato.

ascolta

Ora metti a confronto queste due musiche. La prima risale all’epoca del palazzo comunale di Piacenza; la seconda è contemporanea alla costruzione del palazzo fiorentino. Noterai subito una differenza: nel Rinascimento le cattedrali si dotano di gruppi corali altamente specializzati, che incantano i fedeli accorsi ad ascoltarli.

PEROTINO

Frammento

A146 A147

COSA esprime

La prima ispira dinamismo e vitalità; e la seconda?

GUILLAUME DUFAY

Kyrie

COME lo esprime

Il ritmo della prima è marcato e ripetitivo. Il ritmo della seconda è:

Le bifore scandiscono la facciata

ll bugnato è graduato in modo da essere molto sporgente al pian terreno, più appiattito al primo piano.

Ghiere a tutto sesto incorniciano le bifore del piano nobile

Palazzo Medici Riccardi.

IL RINASCIMENTO 2 UNITÀ

Il rinnovamento culturale

Tieni il TEMPO CON...

Nei paesi europei del XV e XVI secolo si afferma un benessere economico mai conosciuto prima. Dopo la scoperta dell’America nel 1492 le navi delle potenze europee trasportano attraverso gli oceani merci di ogni genere. Una enorme quantità di oro e di argento invade l’Europa. Spezie, tabacco, zucchero, cacao e caffè entrano a far parte della dieta degli abitanti del vecchio continente, mentre i prodotti dell’industria europea cominciano a invadere i mercati di tutto il mondo. Questo periodo di rinascita culturale ed economica prende il nome di Rinascimento.

Le rinascita delle arti

Con il benessere anche la vita delle corti e delle città si arricchisce. Era dai tempi più felici dell’Impero Romano che non si assisteva a un interesse così grande per le scienze e le arti. I palazzi signorili sono frequentati da poeti, letterati, pittori, scultori, architetti. Umanesimo è chiamato l’ideale che mette l’essere umano, la sua spiritualità e creatività al centro dell’Universo e ciò ha le sue ripercussioni nell’arte, nell’architettura, nella conoscenza scientifica e nella musica. La regione delle Fiandre, che si estende dall’estremo Nord della Francia fino all’Olanda, e l’Italia settentrionale, sono le principali protagoniste di questo momento fortunato.

Francesco del Cossa, Scena di vita di corte (1468-1470)

Proprio qui nascono i maestri della musica e delle arti dotati di un eccezionale talento. Non c’è corte principesca dove non si faccia musica. Il cortigiano, come veniva chiamato il gentiluomo che vive stabilmente a corte, deve saper cantare, suonare e comporre musica.

La crisi spirituale

Dalla metà del Cinquecento, l’Europa è sconvolta dalle guerre di religione che dividono il mondo cristiano in protestanti e cattolici. La crisi parte dalla Germania ad opera del frate Martin Lutero ma tocca marginalmente l’Italia anche perché la Chiesa reagisce riaffermando la propria autorità con il Concilio di Trento (1545-1563). L’insieme delle misure di rinnovamento spirituale, teologico e liturgico con le quali la Chiesa cattolica riforma le proprie istituzioni dopo il Concilio di Trento è detto Controriforma

La citta della musica: Venezia e le sue botteghe

La Venezia rinascimentale per un musicista del tempo è la meta più ambita dove veder riconosciuta la sua arte e ricompensati i suoi sacrifici. La musica è ovunque: nelle numerose Chiese, in primis nella sontuosa Basilica di San Marco, nei conventi, nelle accademie, nei palazzi nobiliari e nelle numerosissime botteghe di stampatori e costruttori di strumenti musicali.

Un altro fenomeno contribuisce a rendere Venezia una meta preziosa per ogni musicista: l’invenzione della stampa musicale. Il benessere della città le permette di dotare la sua grande Basilica di due organi. Per questi strumenti Andrea e Giovanni Gabrieli creano musiche giocate proprio sulla loro alternanza. Venezia raggiunge il massimo splendore quando chiama a dirigere la vita musicale cittadina il più celebre compositore del tempo: Claudio Monteverdi.

Interno della Basilica di S. Marco.
Giovanni GABRIELI Gesualdo DA VENOSA

Lo svago degli aristocratici

1.1 Danze e ambienti

Nel Medioevo, lo svago più importante degli aristocratici è il torneo cavalleresco, una specie di addestramento alla guerra sotto forma di spettacolo. Spesso i tornei finiscono con grandi balli; sono balli energici, dai movimenti rudi, a cui partecipano solo gli uomini. Con l’ingentilirsi dei costumi, anche i balli cambiano. Si balla tutti insieme, con passi semplici e vivaci. Fioriscono una quantità di danze nuove, caratterizzate da figure complesse, tanto che si sente la necessità, per poterli imparare, di indicarli per iscritto con parole e disegni. Nascono così vere e proprie scuole di ballo, con maestri esperti che scrivono trattati per la danza. Col l’invenzione del camino si può produrre un riscaldamento migliore degli ambienti e si possono tranquillamente costruire, nelle corti, locali molto grandi destinati alle danze senza più il timore del freddo. Le prime vere e proprie sale da ballo nascono così.

1.2 La bassa danza

In una grande sala da ballo, le dame e i cavalieri del XV e XVI secolo possono percorrere grandi spazi, una coppia dopo l’altra. La più importante delle danze rinascimentali è dunque una danza di tipo processionale: le coppie si muovono una dietro l’altra. Nella processione si rispetta rigorosamente l’ordine gerarchico delle persone: le più importanti si muovono davanti a tutte le altre, che seguono via via secondo il loro grado. Le dame indossano abiti lunghi fino a terra, a volte con lo strascico. La danza praticata è detta bassa danza perché i piedi rimangono bassi a terra, quasi striscianti.

1.3 Pavana e gagliarda

Altri balli molto praticati nel Cinquecento sono la pavana e la gagliarda. La prima è una sorta di passeggiata di carattere cerimoniale, lenta, leggera, ispirata al corteggiamento: il cavaliere si muove eseguendo gesti che omaggiano la dama. Gli abiti degli uomini, al contrario di quelli delle dame, sono aderenti e permettono ai ballerini di compiere figure più varie accanto alle loro dame. I passi della gagliarda invece sono suggeriti dal nome stesso: sono gagliardi, ossia veloci e ben scanditi. La misura è binaria, a tempo composto. A volte i ballerini si divertono a imitare i movimenti degli animali: scimmie che saltano dagli alberi, galli che agitano il collo per beccarsi, gatti che cercano di graffiarsi.

LAURO

Questa bassa danza è eseguita da un flauto diritto ed è accompagnata da una viola da gamba e da un piccolo organo portativo. I passi si raccolgono a tre a tre. Questo tipo di suddivisione del ritmo è detto metro, o misura, ternario

Una “bassa danza” alla corte di Borgogna

Il trionfo della polifonia

2.1 La musica nelle corti italiane

Nel XV secolo in ogni dimora degli aristocratici e dei ricchi borghesi si sentono cantare e suonare musicisti di professione. In passato, capitava spesso che un musicista ricoprisse anche il ruolo di segretario o di diplomatico. Adesso può dedicarsi interamente alla sua arte: è un professionista stipendiato dai signori, dalle grandi chiese o dalle amministrazioni cittadine. Saper suonare, inventare musica, cantare e danzare sono considerate abilità importanti a corte perché rappresentano un riflesso della magificenza e del prestigio della casata nobiliare. I signori stessi, come Lorenzo il Magnifico, gareggiano a scrivere musica. Nelle Fiandre e in Borgogna, le cattedrali si dotano di grandi cori e scuole musicali di alto livello. Qui si formano numerosi importanti musicisti, che scrivono appositamente per quelle formazioni musicali, come Guillaume Dufay.

2.2 Tecniche di contrappunto

Due sono le direzioni che prende la musica. La prima è il bisogno di una fusione armoniosa fra le diverse voci, cercando la maggiore consonanza possibile. L’incontro delle voci si fa più delicato, meno aspro che non nella musica medievale. Anche la melodia si fa più lineare e cantabile. I compositori sviluppano lo stile musicale anche in una seconda direzione, cioè quella delle tecniche contrappuntistiche, che portano a un livello sorprendente di complessità. Per esempio un tema veniva proposto da una voce, alla quale un’altra voce rispondeva con lo stesso tema ma all’inverso cioè tornando indietro dall’ultima nota fino alla prima, e così via in un crescendo di artifici compositivi che possono trovare un corrispondente solo in certa musica contemporanea. A volte si trattava più di musica per gli occhi che non per le orecchie: nel senso che gli artifici si potevano cogliere solo osservando lo spartito.

Spesso si adoperano canzoni profane del tempo. È così che ci sono arrivate canzoni del XV secolo, come L’homme armé (L’uomo armato), o Si la face ay pale (Se hai pallido il viso).

Nel Quattrocento si afferma la pratica dell’imitazione fra le voci: una voce intona un motivo, una seconda lo riprende poco dopo, lo stesso fa una terza voce e così via.

Affresco a Palazzo Pitti di Ottavio Vannini, Lorenzo il Magnifico, circondato dagli artisti nel giardino delle sculture.

GUILLAUME DUFAY

?

circa 1397 – Cambrai, Fiandre 1474

“ Sono fiero di essere il musicista
più

apprezzato in Europa ”

Non ci sono notizie certe sul luogo e la data di nascita di Dufay ma secondo alcuni indizi potrebbe essere nato nel 1397 in un sobborgo dell’attuale Bruxelles. La madre si trasferì a Cambrai ospite di un parente canonico nella cattedrale della città e questo gli diede la possibilità di compiere studi musicali. Inizia come cantore nella cattedrale di Cambrai nelle Fiandre, copia le musiche dei maestri anziani e cerca di suonarle dopo averle ascoltate. Grazie al suo talento, all’età di vent’anni è già un musicista sicuro dei suoi mezzi. Comincia la sua carriera a Pesaro presso la famiglia dei Malatesta, per passare di corte in corte fino alla più ambita: la corte papale Qui scrive un mottetto per l’incoronazione di Papa Eugenio IV. Da questo momento in poi non ci sarà cerimonia che non lo veda presente con una sua apposita composizione, come quella per la pace fra le città svizzere in guerra fra loro, o quella composta per la costruzione del Duomo di Firenze, nel 1436. Nel 1433 lascia Roma e si trasferisce alla corte di Amedeo VIII di Savoia, avviando rapporti con la corte degli Estensi a Ferrara e mantenendo l’antico legame con la famiglia dei Malatesta. La sua vita è un continuo viaggiare e raccogliere premi. Compone musica fino ai suoi ultimi anni: una decina di messe e alcune centinaia di composizioni sacre e profane. Quando sente che la sua ora è giunta chiede che gli venga cantata la preghiera alla Madonna, Ave regina caelorum, che aveva composto anni prima, con l’aggiunta di una frase implorante pietà per la sua anima.

GUILLAUME DUFAY

Donnés l’assault (Date l’assalto)

Il poeta invoca il Dio dell’amore, Cupido, perché faccia innamorare la bella che si mostra insensibile alla passione che lo tormenta

COSA esprime

Il poeta immagina il cuore della sua bella chiuso in una fortezza.

COME lo esprime

Come è resa nell’introduzione strumentale?

a Lentamente

La melodia si svolge:

a a strofe ripetute

b Con ritmi militari c Con un passo di carica

b con un canto a sillabe ben staccate

c con un canto libero con lunghi vocalizzi

L’homme armé
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Le melodie scherzose e orecchiabili

3.1 Le villotte e le frottole

Man mano che ci avviciniamo al Cinquecento, la nuova generazione di musicisti rende più semplice la composizione musicale e favorisce un’arte più cantabile, più vicina al gusto popolare. Campione di questa tendenza è il francese Josquin Despres, che opera insieme ad altri musicisti soprattutto in Italia, dove sono chiamati dai principali signori. In Italia hanno potuto ascoltare uno stile musicale più semplice e diretto, di carattere popolaresco. È abbastanza normale che solo la voce superiore fosse cantata, mentre le altre venivano eseguite su strumenti. Le composizioni italiane del tempo si chiamavano villotte e frottole mentre quelle composte per il carnevale si chiamavano canti carnascialeschi. Tra gli autori di frottole la storia ricorda Marchetto Cada. Gli argomenti sono spesso scherzosi e le melodie orecchiabili. La forma è strofica: ossia sulla stessa musica si cantano diverse strofe. La frottola è eseguita da quattro cantanti, oppure da uno solo, e in tal caso le tre altre voci sono suonate con gli strumenti: tra questi non manca mai lo strumento più diffuso nel Rinascimento, il liuto. Desprès trasferisce la semplicità di questo stile all’interno delle sue complesse polifonie.

3.2 La chanson

Nelle corti dei principi francesi furoreggia invece un genere polifonico più (“canzone”). Le chanson sono per due o tre voci e a volte sono accompagnate da uno strumento. Il maestro più rinomato è Clement Janequin, che negli ultimi anni della sua vita opera al servizio del re Francesco I. Compone circa 250 chansons e quelle che godono di grande fortuna sono soprattutto quelle descrittive: in una le voci imitano i versi degli uccelli, in un’altra i rumori di una battaglia, in un’altra ancora i richiami della caccia al cervo.

Tre musiciste e un giullare, opera del cosiddetto Maestro delle mezze figure femminili (pittore olandese attivo nella prima metà del Settecento)

Suonatore di liuto

JOSQUIN DESPRÈS

musica sacra e musica profana ” “ Ho uno stile che uniforma

L’Italia del Quattrocento è divisa in Stati regionali e sovraregionali che spesso si combattono tra di loro ma allo stesso tempo vivono un momento di grande splendore. Infatti, sono proprio le corti italiane che incoraggiano maggiormente le arti e la musica e chiamano presso di loro gli artisti fiamminghi. Josquin è dapprima assunto a Milano come cantore del Duomo e della Cappella degli Sforza, poi è la volta dello Stato Pontificio e della corte ferrarese degli Estensi. Ha ormai più di sessant’anni quando è chiamato dal re Luigi XII nella sua patria d’origine, la Francia, dove si spegnerà, circondato dall’ammirazione e dagli onori di tutta l’Europa musicale del tempo. Josquin si impegna, come è usanza per tutti i musicisti del suo tempo, sia nel genere profano, con le sue numerose canzoni polifoniche, sia in quello sacro, con i mottetti e le messe. Ma mentre in passato i compositori tendevano a praticare uno stile diverso per ciascun genere, Josquin tende a uniformarli, rendendo più sostenute le canzoni e più melodiosi i brani scritti per la Chiesa. Grazie all’invenzione della stampa musicale, la sua musica ha un’enorme diffusione e le opere a noi pervenute sono moltissime, tra messe, mottetti, chanson e frottole. Bisogna però tener conto del fatto che la fama di Josquin fu tale che in molti pubblicarono musiche firmate con il suo nome per avere garantito il successo e quindi, alcune composizioni che gli sono state attribuite nel XVI secolo potrebbero essere state composte da altri autori.

JOSQUIN DESPRÈS

Scaramella va alla guerra

Josquin è ammirato, allora e ancora oggi, come uno dei massimi compositori di musica sacra e di raffinate chanson, ma sa anche offrire ai suoi nobili ascoltatori intrattenimenti musicali scherzosi, come la vicenda del personaggio Scaramella. Il racconto delle sue imprese termina ogni volta con parole prive di senso:

Scaramella va alla guerra colla lancia e la rotella.

La zombero boro borombetta, La boro borombò.

Scaramella fa la gala* colla scarpa e la stivala.

La zombero boro borombetta, La zombero boro borombò.

Scaramella s’innamora colla bionda e colla mora.

La zombero boro borombetta, La zombero boro borombò.

Beaurevoir, Francia 1440/50 - 1521
Gloria da Missa Hercules dux Ferrariae
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di giocare con gli amici ” “ La musica mi permette ALESSANDRO STRIGGIO

Alessandro nasce a Mantova da una famiglia aristocratica e possiede il titolo di marchese. A quel tempo la pratica musicale è un’attività fortemente raccomandata all’aristocrazia. Lo scrittore Baldassarre Castiglione l’aveva posta come un aspetto importante dell’educazione dell’uomo di corte nel suo libro Il cortegiano pubblicato nel 1528. Alessandro ben presto si trasferisce alla corte dei Medici a Firenze, diventando compositore ufficiale in occasione di matrimoni e visite di Stato ma anche uomo di fiducia, tanto che il granduca Cosimo lo manda come ambasciatore in Inghilterra. Nel 1586 torna alla corte dei Gonzaga a Mantova in qualità di “Gran cancelliere” e lì rimane per il resto della vita.

Tutto ciò che è giunto fino a noi è di genere vocale a volte con accompagnamento strumentale. Alla storia è passato come musicista ma anche come autore di testi di madrigali e di lavori di carattere scherzoso. Il cicalamento delle donne al bucato e Il gioco di primiera sono i più famosi.

ALESSANDRO STRIGGIO

Il gioco di primiera

È una delle creazioni più curiose e originali nella storia della musica: si può mettere in musica una partita a carte? Striggio ci riesce brillantemente, usando la tecnica musicale del suo tempo, quella del madrigale e della canzonetta polifonica: i testi sono cantati da diverse voci simultaneamente, e ogni voce canta una melodia distinta, perciò ne Il gioco di primiera ogni personaggio “parla” attraverso la voce di ben cinque cantori diversi: tre voci maschili e due femminili. Vuol dire che quando senti il piccolo coro di voci, non sono tanti personaggi a parlare nel gioco ma è sempre un solo pernaggio che dialoga con un altro.

Lucas van Leyden, Giocatori di carte.

A151
Mantova, 1540-1592
Ecce beatam lucem
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La stampa musicale

4.1 La rivoluzione della stampa

Il secolo XVI si apre con una conquista fondamentale per la musica: l’invenzione della stampa. La nuova invenzione produce clamorosi effetti nel costume culturale e nella mentalità stessa. Nell’immediato la diffusione della stampa suscita entusiastiche adesioni soprattutto tra gli umanisti che si ritrovavano nelle botteghe degli stampatori dove sono pubblicate importanti edizioni di testi classici e che diventano un centro di scambio culturale per molti intellettuali. Avviata da Gutenberg alla metà del Quattrocento con la stampa della Bibbia, la tecnica viene sperimentata una ventina d’anni dopo per la musica. Il primo che fissa un sistema collaudato di stampa musicale è Ottaviano Petrucci, che nel 1501 pubblica a Venezia il primo libro interamente musicale, la raccolta intitolata Harmonice Musices Odhecaton, che significa “Cento odi di musica armonica”. L’invenzione della stampa è un formidabile strumento per far conoscere le musiche da un musicista a un altro, o da paese a un altro. Inizialmente si producono soltanto edizioni di pregio; in seguito le edizioni musicali conoscono una maggiore diffusione. Non sarà più solo la musica religiosa a essere scritta, anche quella profana verrà stampata e sarà sempre più valorizzata.

Statua di Gutenberg a Magdeburg in Germania.
Pagina della Bibbia di Gutenberg, conosciuta anche come “Bibbia delle 42 linee”.

Pagine da un canzoniere francese a forma di cuore, con musiche di madrigali (XV sec.)

Il Cinquecento: il secolo del madrigale

5.1 La ricerca dei musicisti

Nel XVI secolo il musicista è alla ricerca di una naturalezza e di un’espressività ancora più intense di quelle che si poteva trovare nella musica di un fiammingo del Quattrocento. Per il musicista del Rinascimento tutto, ritmo, melodia, insieme delle voci, deve dare l’impressione di una grande moderazione dei sentimenti. L’andamento del canto tende a farsi ancora più morbido, meno spigoloso rispetto alla musica del passato. La melodia si svolge prevalentemente per intervalli vicini, non per salti; i ritmi sono più fluidi, meno marcati e si evitano il più possibile le dissonanze. La musica tende a una fusione armoniosa fra le diverse voci. Sono i musicisti stessi a mettere sullo stesso piano la musica religiosa e quella profana: infatti compongono allo stesso modo sia un mottetto destinato alla chiesa sia una canzone per la corte. Lo vediamo bene in una pratica molto diffusa allora, la pratica della parodia: il musicista prende una canzone di argomento profano e le adatta un testo religioso, o anche viceversa. Ciò vuol dire che lo stesso genere di musica si canta ora per la preghiera come per argomenti amorosi: in tutti e due i casi si usa uno stile musicale “importante”, quello della polifonia.

5.2 Il madrigale

Il nome di questo nuovo genere di canto polifonico su testo profano è il madrigale Le forme più semplici di polifonìa profana erano chiamate canzonette, o villanelle Hai già trovato il termine madrigale nella musica del Trecento, ma ora è applicato a un genere rinnovato, inizialmente a quattro voci come la frottola e più tardi a cinque voci. Ma a differenza della frottola, il madrigale non è più strofico: la musica cambia da strofa a strofa, seguendo da vicino l’andamento delle parole, le atmosfere e i sentimenti espressi dal testo. Il pubblico raffinato delle corti non accetta nemmeno più i testi a volte volgari delle frottole ma esige poesie raffinate, e per questo i compositori scelgono i testi dei più importanti poeti italiani come Francesco Petrarca, Ludovico Ariosto, Pietro Bembo, Torquato Tasso

I primi autori di madrigali sono fiamminghi, come Jacob Arcadelt. Con questi autori ha inizio uno stile che mette maggiormente in risalto le emozioni: la voce si fa più mossa e diventano frequenti i passaggi cromatici cioè i passaggi da una nota alla nota posta alla distanza di un semitono, superiore o inferiore.

“ Io sono l’eccellentissimo JACQUES ARCADELT

dei madrigali”

Di questo compositore sappiamo ben poco sia sul luogo sia sulla data di nascita. In mancanza di dati certi possiamo fare solo delle supposizioni. Di Arcadelt ci è giunto un suo libro stampato che contiene anche musiche di un altro compositore francese, dunque si immagina che sia nato in Francia. Di fatto, all’età di 27 anni è a Firenze, mentre la città è in preda ai disordini che porteranno all’assassinio di Alessandro de Medici. Decide di trasferirsi a Venezia che ritiene una città più sicura, circondato già dall’apprezzamento degli intenditori che lo definiscono “eccellentissimo e divino” così come appare scritto sul frontespizio dei suoi libri di madrigali pubblicati a Venezia. Nel corso della sua vita compone cinque madrigali oltre a diversi libri di chansons francesi e a un certo numero di musiche religiose. I signori del tempo si contendevano i musicisti, e a spuntarla su Venezia è ora la corte papale, ma solo per poco tempo. Gli ultimi vent’anni della sua vita Arcadelt li trascorre in Francia, dove termina la sua carriera come riverito canonico di Notre-Dame a Parigi.

JACQUES ARCADELT

Ave Maria

La musica di Arcadelt era celebrata per la delicatezza delle sue melodie. Poteva capitare che una sua chanson venisse cantata in chiesa, con parole cambiate. È il caso di questa Ave Maria. La musica originale è quella di una chanson che inizia con le parole “Nous voyons que les hommes” (Noi vediamo che gli uomini).

Noi vediamo che gli uomini si vantano di amare, e sciocche che noi siamo lo vogliam disprezzare. Ciò che per loro è gloria per noi è disonore e colpa imperdonabile. O dura è veramente la legge dell’onore.

Nel XIX secolo un musicista: sostituì alle parole profane quelle della preghiera quotidiana, semplificò un poco il ritmo e aggiunse una quarta voce alle tre originali. Realizzò quello che è definito un travestimento È in questa versione che la chanson di Arcadelt è diventata famosa. Possiamo cantarla anche noi.

A152
Francia o Fiandre, circa 1505 – Parigi 1568
La pastorella mia
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Giuseppe Battista Bellucci, Morte di Alessando de’Medici, 1865

A153

Travestimenti e madrigalismi

6.1 Il contrafactum

I musicisti del Medioevo prima e del Rinascimento poi, conoscono molte tecniche per rendere interessanti le loro opere. Una di queste era chiamata, in latino, contrafactum, cioè travestimento. Questa tecnica consiste nel sostituire le parole di una musica cantata con altre parole, anche di senso opposto. Nel Medioevo il canto religioso Ludus Danielis, il Dramma di Daniele era stato contraffatto dagli studenti universitari del tempo che lo fecero diventare uno spettacolo volgare, persino indecente, come quelli della raccolta Carmina Burana

Se con queste canzoni gli studenti prendono in giro i loro maestri religiosi, in altri casi capita il contrario: è l’ecclesiastico a prendere una canzone profana famosa ai suoi tempi e ad applicarle un testo religioso, che ha lo scopo di avvicinare alla Chiesa chi non la frequenta. Dal riformatore religioso Martin Lutero ci giungono diversi esempi. Osserva e ascolta come una canzone d’amore, La pastorella diventa Il fraticello, un canto di lode al Signore:

La pastorella del pittore francese

La pastorella

La pastorella si leva per tempo menando le caprette a pascer fuora.

Di fuor in fuora

la traditora

co’ suoi begli occhi la m’innamora. e fa di mezzanotte apparir giorno.

Il fraticello

Il fraticello si leva per tempo a render grazie a Dio nel matutino. Nel matutino

D’amor divino è tutto acceso quel serafino.

E così loda Dio con puro core.

6.2 La musica traduce le parole: il madrigalismo

La stagione più felice del madrigale si ha con la generazione successiva di compositori, fra cui emergono ora gli italiani: Luca Marenzio, Carlo Gesualdo da Venosa, Claudio Monteverdi. Le loro musiche intorno alle parole un clima intensamente espressivo, spesso sentimentale e languido ma si spingono ancora più in là. Arrivano a “tradurre” con i suoni certe immagini evocate dalle parole. Se il testo dice “stare” la musica si ferma su note lunghe; se dice “saltare” il ritmo si fa saltante. Se le parole evocano il cielo, sentiamo note alte; se suggeriscono una caduta, sentiamo una melodia discendente. La gioia è espressa con rapidi giri di voce; il dolore con lenti ripiegamenti della voce verso il basso. E così via. Questo modo di far corrispondere una musica a un testo si chiama madrigalismo. Lo troveremo usato spesso d’ora in poi, anche in musiche molto diverse dai madrigali.

William-Adolphe Bouguereau.

LUCA MARENZIO

Coccaglio 1553 - Roma 1599

testi dei grandi

poeti da mettere in musica ” “ Amo scegliere i

Luca Marenzio inizia i suoi studi musicali come allievo del maestro di cappella della cattedrale di Brescia Una volta diventato maestro, si trasferisce a Roma prima al servizio del cardinale Madruzzo poi, alla sua morte, presso il cardinale Luigi d’Este, dove all’attività di cantore e liutista aggiunge quella di compositore di madrigali. Questa professione gli vale una fama notevole nelle corti italiane ed europee.

Da Roma si trasferisce a Firenze, alla corte di Ferdinando I de Medici. Diventa famoso anche Oltralpe ed è nominato maestro di cappella dal re di Polonia

Sigismondo III e sarà attivo a Varsavia e a Cracovia. Nel 1598 torna in Italia e un anno dopo muore. A lui è stato intitolato dal 1993 il conservatorio di musica statale di Brescia.

Ci lascia opere di grande rilievo, come i madrigali composti su testi di Petrarca e Tasso ancor oggi molto eseguiti in tutto il mondo.

LUCA MARENZIO

O tu che fra le selve

Il poeta Torquato Tasso scrive una poesia, dove immagina che la ninfa Eco risponda a un innamorato abbandonato dalla sua bella. In che modo il poeta fa parlare la Ninfa?

O tu che fra le selve occulta * vivi, ch’è della vita mia, ch’è del mio Amore?

Dunque, ninfa gentile, se lei si more * , non vedrò le sue luci affè * giammai?

Che farò dunque in sì noiosa vita?

Chi mi consolerà nel stato mio?”

E tu, come ti chiami, miserella, che consolarmi vuoi in questo speco * ?

Risposta: “More!”

Risposta: “Mai!”

Risposta: “Io!”

Risposta: “Eco.”

Luca Marenzio ha affidato questi versi a due cori: il primo canta la parte del giovane innamorato, il secondo canta le risposte della ninfa in eco, naturalmente. Sugli ultimi due versi il gioco musicale si fa più ricco: i due cori si alternano a canone.

Che fa oggi il mio sole
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A154
La Driade di Evelyn De Morgan

Ave dulcissima Maria

Videobiografia

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Trovi Stravinskij a pag. 315

GESUALDO DA VENOSA

Venosa, 1566 - Gesualdo, 1613

“ Con la musica esprimo

le inquietudini del mio animo ”

La vita di Gesualdo è ben diversa da quella tipica del musicista del Rinascimento, che molto spesso iniziava come cantore in qualche chiesa cittadina. Gesualdo è figlio di principi. Suo padre ha sposato una nipote del Cardinale Borromeo. Avviato agli studi musicali dal padre, come richiesto dal mondo aristocratico, si distingue presto per le sue capacità e inizia a comporre già in età giovanile, raccogliendo onori e ossequi dagli uomini di cultura di tutta Europa. È sposato con la cugina Maria d’Avalos, ma è costretto ad abbandonare la sua terra dopo l’omicidio della moglie. Alcuni anni dopo, sposa Eleonora d’Este. Ritornato nel castello di famiglia, Gesualdo trascorre lì molti anni in solitudine, dedicandosi esclusivamente alla musica che rappresenta per lui, ricco signore, una passione genuina, non certo una necessità. La musica è il linguaggio che gli permette di dar voce ai sentimenti e alle inquietudini del suo animo. Molto apprezzato dai suoi contemporanei, è stato celebrato nel XX secolo da importanti compositori Stravinskij, scrive nel 1960 un lavoro orchestrale Monumentum pro Gesualdo da Venosa, una riscrittura di tre madrigali per orchestra; su questa musica, George Balanchine realizza un balletto.

GESUALDO DA VENOSA

Luci serene e chiare

COSA esprime

Sulla parola foco

Alma ch’è tutta foco e tutta sangue, si strugge e non si duol; muore e non langue. A155

Questo madrigale a cinque voci parla delle sensazioni provate da un innamorato. La luce degli occhi di lei lo brucia, le sue parole lo feriscono. Eppure da questa doppia sofferenza ricava solo piacere, non dolore! Ascolta come le voci si muovono sulle diverse immagini:

Luci serene e chiare, voi m’incendete, voi, ma prova il core nell’incendio diletto, non dolore.

Dolci parole e care, voi mi ferite, voi, ma prova il petto

E sulla parola langue COME lo esprime

non dolor nella piaga, ma diletto.

O miracol d’amore!

La musica sacra

7.1 Il corale

Il XVI secolo non è solo l’età dello sfarzo aristocratico e del trionfo delle arti. È anche un secolo di guerre e di conflitti religiosi. L’esplosione di questi conflitti avviene con la protesta avviata in Germania da Martin Lutero nei confronti della Chiesa cattolica, e la successiva riforma delle pratiche religiose: nascono così le confessioni riformate o protestanti, che si diffondono in particolare a nord delle Alpi. Secondo Lutero, devono essere gli stessi fedeli a condurre il rito e non una categoria speciale come quella dei sacerdoti.

A tale scelta ne consegue che deve essere il popolo stesso a cantare in Chiesa e non un gruppo specializzato, come era avvenuto fino ad allora con la polifonia. La polifonia è troppo complicata per essere appresa da un popolo per lo più analfabeta.

Ecco allora che nelle chiese protestanti la polifonia viene messa da parte e al popolo si insegnano canti semplici, nella lingua del volgo e non più in latino in modo che tutti possano ricordarli facilmente. Sono chiamati corali. Lutero stesso ne compone diversi. Altri sono presi da canti popolari, a cui si adattano testi religiosi.

Il più famoso corale tra quelli scritti da Lutero s’intitola Ein feste Burg (in italiano Fortezza e scudo). Lutero lo scrisse nel castello dove il principe Wartburg lo aveva ospitato per proteggerlo dai nemici ostili alla riforma. Da allora è diventato l’Inno della Riforma Protestante.

MARTIN LUTERO

Ein feste Burg

Ein feste Burg ist unser Gott, ein gute Wehr und Waffen. Er hilft uns frei aus aller Not, die uns jetzt hat betroffen. Der alt böse Feind, mit Ernst er´s jetzt meint; groß Macht und viel List sein grausam Rüstung ist, auf Erd ist nichts seinsgleichen.

Mit unsrer Macht ist nichts getan, wir sind gar bald verloren; es streit’ für uns der rechte Mann, den Gott hat selbst erkoren.

Fragst du, wer der ist?

Er heißt Jesus Christ, der Herr Zebaoth, und ist kein andrer Gott; das Feld muss er behalten

Una solida fortezza è il nostro Dio, una buona difesa e una buona arma. Ci libera da tutte le difficoltà che ora ci affliggono.

L’antico nemico malvagio adesso fa sul serio; grande forza e molta astuzia sono le sue armi crudeli, non c’è nessuno come lui sulla terra.

Con le nostre forze niente si può fare, saremmo ben presto perduti. Combatte per noi il Giusto, l’uomo che Dio stesso ha scelto. Tu chiedi: chi è costui?

Il suo nome è Gesù Cristo, il Signore Sabaoth e non c’è altro Dio, lui tiene il campo di battaglia.

A156
Martin Lutero.

J.S. BACH

Chorale das Wort sie sollen lassen stahn cantata BWV n 80

I più grandi compositori tedeschi hanno ripreso questa melodia e l’hanno utilizzata secondo il loro stile all’interno delle loro cantate come ha fatto J.S. Bach nella Cantata n.80

COSA esprime COME lo esprime

Bach intende celebrare la fede nel messaggio cristiano in modo solenne

7.2 Il canto polifonico a cappella

I paesi cattolici restano fedeli alla grande tradizione polifonica del passato. La musica deve continuare a essere ricca e sontuosa: solo così può affascinare chi ascolta e suscitare immagini del Paradiso. Nelle chiese il canto continua a essere affidato a gruppi di cantori altamente specializzati. Ogni chiesa ha la sua cappella: dapprima con questo nome si indica il luogo assegnato ai cantori, poi l’insieme dei cantori stessi e indica il canto a sole voci, senza strumenti. La più famosa, la Cappella Sistina, era stata istituita nel tardo Quattrocento da Papa Sisto IV.

I musicisti di questa epoca tendono a comporre allo stesso modo sia una canzone per la raffinata compagnia della corte, sia una musica destinata alla Chiesa. Usano cioè un unico stile polifonico. I corrispondenti religiosi del profano madrigale sono il mottetto, composizione polifonica per almeno quattro voci su un testo liturgico e la messa, una composizione che comprende più brani musicali a seconda del periodo liturgico.

Ora papa e cardinali gareggiano con le altre corti europee nel circondarsi di artisti e di musicisti.

Su tutti spicca Giovanni Pierluigi Da Palestrina. Palestrina ripropone le tecniche dei maestri fiamminghi, ma depurate di ogni piccola asperità. Così facendo, rappresenta l’ideale della nuova Chiesa romana, quella uscita dal Concilio di Trento (1545-1563). Il Concilio, indetto per rimediare ai mali lamentati dai protestanti, prende posizione anche sulla musica e chiede ai compositori di abbandonare le complicazioni che rendono incomprensibili le parole.

Lo stile di Palestrina influenza altri grandi maestri del Cinquecento, come il fiammingo Orlando Di Lasso

Affreschi nella Cappella Sistina.

GIOVANNI PIERLUIGI

DA PALESTRINA

Palestrina 1525 - Roma 1594

la Chiesa a mantenere viva la polifonia ” “ La mia musica ha convinto

Giovanni Pierluigi è organista e maestro di canto del Duomo di Palestrina. Quando nel 1550 il suo vescovo diventa papa con il nome di Giulio III, Palestrina si trasferisce con lui a San Pietro. Ben presto la sua fama di “principe della musica” è tale che passa a dirigere le maggiori istituzioni romane: prima a San Giovanni in Laterano, poi a S.Maria Maggiore e infine nel nuovo Seminario. Le sue doti artistiche si rivelano nell’imponente massa di composizioni che ci ha lasciato: più di cento messe, più di duecento mottetti, e una quantità altrettanto consistente di varie musiche religiose. Palestrina non disdegna nemmeno le opere di genere profano e compone circa novanta madrigali perchè frequenta anche gli ambienti principeschi.

In tutta la sua musica si respira un clima di grande serenità, di distacco dalle forti emozioni: è una musica basata sui più semplici accordi, dove la melodia procede per gradi vicini, senza salti. Una musica così fatta rende più facile la comprensione delle parole cantate. Così si spiega una leggenda che fiorì dopo la sua morte che racconta che un gruppo intransigente di cardinali voleva abolire del tutto il canto polifonico dalle chiese. Il Pontefice, però, conquistato dalla bellezza e dalla spiritualità della Messa di Papa Marcello di Palestrina, li indusse a tornare sul loro proposito e a decidere di conservarlo come momento importante delle funzioni liturgiche.

GIOVANNI PIERLUIGI DA PALESTRINA

A158

A162

Veni sponsa Christi

Lo spunto che Palestrina adopera qui è una breve preghiera per la benedizione di una ragazza: “Vieni, sposa di Cristo, ricevi la corona, che il Signore ti ha preparato per l’eternità”. Su questo spunto Palestrina costruisce un mottetto a cinque voci. Ascolta la prima sezione. Non contento di ciò Palestrina scrive un’intera Messa, dove ogni parte inizia con la melodia originale, adattata ogni volta al nuovo testo.

COSA esprime

Serenità, assenza di dubbio, fiducia nella salvezza delle anime buone

COME lo esprime

Qual è il ritmo che meglio si adatta a questi stati d’animo?

Tutte le voci hanno lo stesso ritmo

Ogni voce ha un suo ritmo

Stabat mater
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Missa bell’amfitri’ altera

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ORLANDO DI LASSO

Mons,

Belgio,

1532 - Monaco, 1594

“ Il mio spirito umoristico

non ha rivali”

Fanciullo cantore nella sua città natale, a dodici anni passa al servizio di Ferdinando Gonzaga e viaggia per tutta l’Italia, dove completa la sua formazione musicale. Torna in Belgio nel 1555, per passare cinque anni dopo alla corte del Duca Alberto V di Baviera. Insignito di riconoscimenti dall’imperatore Massimiliano e dal papa Gregorio XIII, Orlando passa dall’una all’altra corte europea per convincere cantori e strumentisti a seguirlo presso il ducato bavarese e rifiuta costantemente altri ingaggi per rimanere fedele al Duca di Baviera, col quale ha un vero rapporto di amicizia. Le lettere che gli scrive sono un divertente miscuglio di parole in latino, italiano, francese, tedesco, con battute e rime, regolarmente firmate con le note a rebus La Sol (= Lasso). È il più versatile e il più girovago dei compositori rinascimentali. Sa cimentarsi da maestro in tutti i generi musicali del tempo, di cui ci ha lasciato un vasto repertorio: 58 messe, 546 mottetti, 101 magnificat, altre 123 musiche sacre, 220 canzonette e madrigali italiani, 93 canzoni tedesche, 146 chansons.

ORLANDO DI LASSO

Olà o che bon eco Olà, oh che bon’eco

Il carattere spiritoso di Orlando si riconosce in questo brano. Ti sarà capitato di giocare con l’eco. Orlando ne fa una piccola composizione, dove ogni frase del canto viene ripetuta da un’eco. Ne nasce una storiella buffa, dove un coro di quattro voci ci presenta un alterco fra due personaggi. Un secondo coro fa un’eco rigorosa al primo, frase per frase. Queste sono le parole cantate:

Olà o che bon’eco. Pigliamoci piacere. Ha ha ha ha, ridiamo tutti.

- O buon compagno, che vuoi tu?

- Vorria che tu cantassi una canzone.

- Perché?

- Perché sì… Perchè no?

- Perché non voglio.

- Perché non vuoi?

- Perché non mi piace. Taci, dico!

- Taci tu.

- O gran poltron!

- Signor sì!

Orsù non più. Andiamo.

Addio, bon’eco, resta in pace! Basta.

Orlando di Lasso circondato da un’orchestra di vari strumenti a fiato e a corda.

Gli strumenti musicali nel Rinascimento

8.1 I primi albori della musica strumentale

Le corti dei signori e le chiese maggiori ospitano suonatori dei più diversi strumenti: a fiato come flauti e trombe; ad arco come viole e viole da gamba; a pizzico come il liuto. Ma i compositori non sono molto interessati a scrivere musica per questo o quello strumento. Si limitano a comporre melodie a una o più voci, lasciando decidere agli esecutori come suonare o cantare, o accompagnare quelle melodie. Sarà nel secolo successivo che comincerà a differenziarsi la musica per il canto e quella per gli strumenti.

In quegli anni a Venezia, che è all’apice della sua potenza economica e politica, si sviluppa una scuola musicale in netta contrapposizione con la corte pontificia. Anche qui, come a Roma, la polifonia domina incontrastata ma allo stile a cappella di Roma si preferisce il canto accompagnato dagli strumenti. È qui che nascono le prime grandi composizioni solo strumentali, soprattutto per l’organo e per gli strumenti a fiato.

I compositori importanti della scuola veneziana sono Andrea Gabrieli e suo nipote Giovanni. Entrambi organisti in San Marco, scrivono musica di ogni genere, sacra come profana, vocale come strumentale.

Le loro composizioni religiose sfruttano la particolare architettura della basilica di Marco, la pianta a croce greca transetto; intorno a ciascuno si collocano altri strumenti e un coro. Si formano così due “poli sonori” che “dialogano” fra loro.

In tal modo la polifonia si fa più gran diosa e sorprendente, creando ef fetti di profondità e di spazialità stereofonica

Anche se zio e nipote non indiche ranno quali strumenti dovessero eseguire questa o quella parte musicale, l’aver destinato le lo ro musiche specificamente agli strumenti aprirà la strada al la grande fioritura delle prime grandi scuole di musica pura mente strumentale

Organo portativo, dettaglio di un dipinto del Quattrocento.
Musicisti con liuti e flauti in un particolare di un affresco di Francesco del Cossa
Viola da gamba e da braccio, in un particolare di un affresco di Andrea Mantegna.

GIOVANNI GABRIELI

con i soli suoni degli strumenti ” “ Canto le lodi al Signore

Giovanni impara presto la musica dallo zio Andrea. All’età di vent’anni, accompagna lo zio a Monaco di Baviera e vi resta per un breve periodo, ma la sua aspirazione è quella di operare nella città natale, Venezia. Quando si rende vacante il posto di organista nella Basilica di San Marco, Giovanni non si fa scappare l’occasione e si presenta al concorso indetto dalla città, lo vince, e conserva quel posto per tutta la vita. Da quel momento in poi non ci sarà a Venezia cerimonia, religiosa o civile, che non veda Giovanni attivo come compositore, come organista, ma anche come impresario in grado di far venire nella sua città i migliori strumentisti europei. La sua fama si diffonde presto in Europa: dalla Germania e dall’Austria arriveranno a Venezia importanti compositori per conoscere da vicino la sua arte.

La sua è un’arte tanto espressiva nelle pagine vocali, quanto solenne e spesso animata in quelle strumentali. La tecnica della stereofonia è una novità assoluta che colpisce gli ascoltatori: dai due bracci della chiesa di San Marco si oppongono l’uno all’altro, in modo sistematico, gruppi strumentali diversi. L’ascoltatore così si sente circondato da fiumi sonori. Ci lascia un centinaio di musiche vocali e strumentali per la Chiesa e una trentina di madrigali.

GIOVANNI GABRIELI

La spiritata

Nella versione che ascolti un gruppo di ottoni suona da un lato; un altro gruppo gli risponde dall’altro lato. È la tecnica “stereofonica” che richiamava a Venezia folle di ascoltatori sorpresi dall’effetto inedito della performance.

COSA esprime

Il brano è costituito da due momenti molto diversi tra loro.

Quali sentimenti abbineresti a ciascuno?

Primo episodio introduttivo:

Secondo episodio:

COME lo esprime

I due gruppi si alternano imitandosi o ciascun gruppo esegue una propria linea melodica

Pianta a croce greca della Basilica di S. Marco.
Venezia 1557 - 1612
Canzone septimi toni
Leggi l’essenziale
A164

Note chiave per il ripasso

CHE COSA SI INTENDE CON RINASCIMENTO E UMANESIMO?

Nel XV e XVI secolo si afferma un benessere economico mai visto prima. La vita delle città e la vita di corte si arricchisce. I palazzi signorili sono frequentati da artisti, musicisti, letterari e architetti. Rinascimento indica proprio un’epoca storica caratterizzata dalla rinascita artistica. Con il termine Umanesimo invece si intende l’ideale che mette l’essere umano al centro dell’Universo e ne esalta le capacità creative e artistiche.

CHI È IL CORTIGIANO?

Il cortigiano è un musicista che è stipendiato dal signore. Fare musica diventa una professione e la polifonia raggiunge il suo apice.

CHE COSA SONO LE FROTTOLE?

Le frottole sono composizioni musicali del Quattrocento più semplici nella struttura e più vicine a un gusto popolare. Gli argomenti sono scherzosi e le melodie orecchiabili e sempre accompagnate dal liuto.

CHE COSA HA COMPORTATO L’INVENZIONE DELLA STAMPA?

L’invenzione della stampa ad opera di Gutemberg ha permesso di stampare la musica e di diffonderla tra i diversi musicisti e da un paese all’altro. La stampa permette di tramandare non solo la musica sacra ma anche la musica profana.

CHE COS’È IL MADRIGALE?

È un genere di canto polifonico su un testo profano. Si afferma nel Cinquecento grazie ad autori fiamminghi come Jacob Arcadelt e in Italia il madrigale si afferma con Luca Marenzio e Gesualdo da Venosa

CHE COS’È IL CANTO POLIFONICO A CAPPELLA?

È il canto sacro dove per cappella si intende dapprima un luogo assegnato ai cantori per il canto e successivamente indica il gruppo di cantori che nel canto non utilizza strumenti.

CHE COSA SONO I CORALI?

La riforma protestante avviata in Germania da Martin Lutero prevede che il canto appartenga ai fedeli e non ai sacerdoti. I corali sono i canti semplici nella lingua del popolo, cantati dal popolo.

CHE COS’È LA STEREOFONIA?

È una tecnica di canto che prevede due cori che si alternano creando un effetto stereofonico cioè “immersivo” per gli ascoltatori che si sentono circondati e immersi nei suoni. Giovanni Gabrieli sarà il primo a proporre questo tipo di canto sfruttando a suo vantaggio la forma a croce greca della Basilica di Venezia.

Verifica

1. SCEGLI LA SOLUZIONE CORRETTA.

A In quale Paese europeo fioriscono in modo straordinario le arti e la musica?

a Inghilterra

b Austria

c Fiandre

B. Che cos’è il madrigale?

a Una musica di tipo strofico.

b Una forma musicale in cui la musica cambia da strofa a strofa seguendo l’andamento delle parole.

c Una forma musicale dedicata alla danza.

C. Perché a questo periodo si dà il nome di Rinascimento?

a Perché rinasce il pensiero scientifico.

b Perché si rinnovano le strutture politiche europee.

c Perché rinascono l’economia e le arti.

D. Quale grande invenzione tecnologica fu importante per la trasmissione della musica?

a La bussola per la navigazione a vela oceanica.

b La stampa a caratteri mobili.

c Le nuove tecniche di fusione dei metalli.

2. COMPLETA LA MAPPA.

CANTO POLIFONICO

TECNICA DEL CONTRAFACTUM

su soggetto profano

su soggetto

musica sacra al cui testo si sostituisce un testo profano

MOTTETTO per 4 voci

MESSA se comprende più brani

PARODIA

IL SEICENTO

L’età del Barocco

Osserva questi due palazzi. Il primo è Palazzo Strozzi realizzato dell’architetto Benedetto da Maiano e si trova a Firenze. Si tratta di una dimora signorile che propone le proporzioni armoniche del periodo rinascimentale. Il palazzo appare sobrio e dignitoso, vibrante nelle mattonelle che lo rivestono, le bugne Al contrario, la seconda immagine mostra un palazzo sfarzoso e ricco di decori. Si tratta del palazzo veneziano Ca’ Pesaro che, seppur rimaneggiato nei secoli, è un esempio chiaro di cosa si intende per architettura barocca, cioè una varietà di elementi fatta apposta per stupire chi osserva.

La ricchezza architettonica del nuovo stile barocco, trova un parallelo nella musica. Infatti come l’architetto abbonda in decorazioni, così il musicista fa sfoggio di una quantità di effetti di bravura che sorprendono l’ascoltatore.

La facciata è ricoperta da blocchi di pietra squadrati e sporgenti che appaiono maestosi nella parte inferiore e diventano sempre più lisci nella parte superiore.

Su tre lati, i si aprono i portali d’ingresso circondati da finestre rettangolari.

Lungo i due piani superiori corrono due ordini di finestre a bifora il cui arco reca all’interno lo stemma della famiglia Strozzi.

Palazzo Strozzi, Firenze.

Ora ascolta le seguenti musiche. Una appartiene al Rinascimento, l’altra alla nuova età, che viene chiamata barocca.

BARTOLOMEO TROMBONCINO

Zephiro spira e’l bel tempo rimena

GIROLAMO FRESCOBALDI

Capriccio sopra il cucco

• In quale musica puoi trovare la regolarità e la semplicità che vediamo nel Palazzo Strozzi?

a Zephiro spira e’l bel tempo rimena b Capriccio sopra il cucco

• In quale invece senti un vorticoso scorrere in su e in giù lungo la scala che potremmo paragonare alla ricchezza di Ca Pesaro?

a Zephiro spiran e’l bel tempo rimena

b Capriccio sopra il cucco

La facciata è impreziosita da bassorilievi e statue capaci di creare importanti chiaroscuri.

I piani nobili sono caratterizzati dalla presenza di sette archi a tutto sesto riccamente decorati, separati da colonne il cui numero raddoppia in corrispondenza dei muri portanti.

I blocchi di pietra che ricoprono la facciata sono tagliati a punta di diamante

Palazzo Ca’ Pesaro, Venezia
A165 A166

IL SEICENTO

L’età della vertigine e della persuasione

Le rivoluzioni del Seicento

Il Seicento è un secolo di profonde inquietudini spirituali. Nel 1543, Nicolò Copernico aveva pubblicato un’opera che aveva scardinato convinzioni millenarie, prima fra tutte l’idea che la Terra fosse il centro immobile intorno a cui ruota l’Universo. La Terra non è che un piccolo satellite di un piccolo sole e l’essere umano è solo un minuscolo essere su un minuscolo pianeta. A questa rivoluzione in campo scientifico si aggiunge la riforma religiosa di Martin Lutero che contesta il primato del pontefice romano. Le grandi monarchie come la Francia, la Spagna e l’Austria, cattoliche, e l’Inghilterra, protestante, sono sempre più potenti. La Germania, in prevalenza protestante, è divisa in stati minori in guerra fra loro mentre l’Italia è ridotta a terra di scontro e di conquista, specialmente da parte di francesi e spagnoli.

La musica e le arti

La Riforma protestante, avviata da Lutero all’inizio del XVI secolo, si diffonde rapidamente nell’Europa del Nord. Il suo bersaglio è la Chiesa cattolica che reagisce conducendo un’intensa opera di persuasione dei fedeli utilizzando tutte le risorse disponibili, soprattutto le arti figurative e la musica. L’architettura, la scultura, la pittura così come la musica, il teatro, la letteratura e i riti religiosi diventano sempre più scenografici.

Reazione della Chiesa alla Controriforma.

Si costruiscono chiese maestose, per instillare nei fedeli il senso della potenza divina, rappresentata in terra dalla Chiesa. Lungo tutta quest’epoca, il culto religioso diventa uno dei luoghi cruciali della vita musicale. Proprio come fanno i pittori con i loro affreschi e le loro tele, e gli architetti con l’esuberanza delle forme, anche i musicisti fanno sfoggio di una quantità di effetti di bravura, che sbalordiscono l’uditorio. Il fedele deve vedere “cose mai viste”, perché la visione stimola l’immaginazione. E solo chi può immaginare il Paradiso può desiderare di andarci. Barocco è il termine che indica quest’arte.

La citta della musica: Roma e il potere papale

Non è possibile parlare di Roma senza parlare del Papa: suprema autorità religiosa, ma anche capo politico. Il Papa è pastore di anime ma anche reggente del potere temporale e quindi a lui spettano tutte le decisioni in campo economico, ma anche artistico e musicale. Le meravigliose opere pittoriche e architettoniche del tempo sono tutte riconducibili alla volontà e magnanimità del Papa e delle ricche autorità ecclesiastiche. Le importanti cariche religiose sono ricoperte quasi esclusivamente da membri delle famiglie nobili in modo da creare un sempre più saldo legame tra il potere religioso e quello economico-finanziario. La musica, quindi, come le altre arti ha come oggetto prevalente il “sacro” e le esigenze ecclesiastiche saranno determinanti nell’indirizzare l’attività dei compositori più brillanti del tempo, come Giovanni Pierluigi Palestrina, maggiore polifonista del Cinquecento, che per volere del pontefice ricondurrà l’espressione musicale a termini più semplici. Nel Seicento sono gli oratori ad attrarre l’interesse maggiore dei musicisti, del clero e del pubblico romano e poiché proprio nel Seicento la scienza comincia a rivoluzionare le idee sull’Universo, per frenare quelle che sembrano eresie si dà grande impulso alla vita musicale, come farà Urbano VIII, il pontefice del processo a Galileo.

Veduta della Basilica di San Pietro nella città del Vaticano..

L’opera di Veermer Giovane donna seduta al virginale, mostra come il virginale e il clavicembalo siano gli strumenti più utilizzati, come sostegno armonico della composizione (basso continuo).

La nascita del melodramma

1.1 Il recitar cantando

Negli ultimi anni del Cinquecento, in casa del Conte Bardi, un aristocratico fiorentino, si riuniscono regolarmente musicisti e letterati che intendono riportare in vita il modo che, secondo loro, avevano gli antichi Greci di recitare i drammi. I Greci non li “parlavano”, come facciamo noi oggi, piuttosto intonavano le parole su elementari cantilene.

Si sapeva che in quel genere di teatro, il canto aveva un ruolo fondamentale. E si poteva ben capire: se la musica serve a esprimere lo stato d’animo del personaggio perché invece di farlo parlare non lo facciamo recitare cantando, con l’accompagnamento degli strumenti?

Il musicista di quel periodo sente il bisogno di rendere la musica capace delle più diverse emozioni. La polifonia, con il suo elaborato intreccio di voci, si presta poco a esprimere le emozioni individuali. Recitar cantando è proprio il termine che verrà usato per indicare il nuovo stile di canto. Il progetto è subito messo in atto. Il primo esperimento ha luogo nel 1597, con la rappresentazione del dramma Dafne del poeta Ottavio Rinuccini e la musica di Jacopo Peri. Il successo dell’esperimento è straordinario ed è seguito da numerosi altri, a cui partecipa lo stesso Peri e gli altri componenti di quel gruppo, che passa alla storia col nome di Camerata fiorentina. Ma a trasformare l’esperimento in un genere musicale d’alto valore artistico, è il genio di un musicista che si era già affermato come autore di madrigali: Claudio Monteverdi. Il “recitar cantando” della Camerata fiorentina si limita a intonare le parole su formule fisse, molto simili fra loro, Monteverdi invece inserisce nel canto una carica espressiva mai conosciuta prima nella storia della musica. Nasce così il melodramma, uno spettacolo teatrale nel quale la musica accompagna una storia che viene raccontata da personaggi che dialogano tra loro, cantando.

1.2 Un nuovo linguaggio

Il canto a una voce sola, il canto monodico, naturalmente non era sconosciuto ai secoli precedenti: basta pensare ai trovatori medievali. Ma ora si presenta con una novità decisiva, che permette quella forte espressività tanto cercata: si è ormai formata una nuova sensibilità armonica, un gioco di alternanze fra un’armonia di movimento e una di riposo. In passato la melodia poteva fare a meno di qualsiasi accompagnamento; ora invece il compositore pensa ogni nota della melodia come “ambientata” in una data armonia oppure in un’altra. L’armonia è continuamente fondata su un accompagnamento nelle note basse, affidate a uno strumento. L’accompagnamento stabilisce per così dire il “senso” di ogni nota del canto, la sua “natura armonica”. Il nome di questo accompagnamento è basso continuo. Fu così importante tale pratica, che l’epoca barocca fu anche chiamata l’età del basso continuo. La melodia stessa si fa più ricca e varia: mentre nei madrigali del Cinquecento si svolgeva per lo più a piccoli passi, ora si alternano intervalli piccoli ad ampi salti.

Non voglio amare

Videobiografia

Leggi l’essenziale

CLAUDIO MONTEVERDI

un significato più profondo” “ Credo che il canto dia alle parole

È il compositore che meglio di ogni altro fa capire la rivoluzione operata nel linguaggio musicale passando dal XVI al XVII secolo. Inizia gli studi come fanciullo cantore nella Cattedrale di Cremona e da subito dimostra di avere un grande talento, tanto che a soli quindici anni pubblica il primo libro delle sue Canzoncine sacre. Nel 1590 è chiamato alla corte di Mantova, una delle corti più raffinate di quegli anni. Il duca lo assume nella sua orchestra come suonatore di viola e come cantore e pubblica i primi libri di madrigali. Il suo stile musicale appare così nuovo e audace per quei tempi da sollevare le aspre critiche di influenti studiosi del tempo. Monteverdi risponde a modo suo a quelle critiche, componendo lavori ancora più ricchi di novità.

Venuto a conoscenza degli esperimenti della Camerata Fiorentina, decide di cimentarsi anche lui con il melodramma: nasce così il primo grande capolavoro del teatro musicale moderno, l’Orfeo, che sarà seguito da Arianna, Il ritorno di Ulisse in patria e L’incoronazione di Poppea. Nel 1613 Monteverdi raggiunge l’ultimo e più prestigioso traguardo della sua carriera: è nominato maestro di cappella presso la Repubblica di Venezia, un posto che era già stato di musicisti famosi. È qui che vengono rappresentate e pubblicate le sue ultime opere teatrali, madrigalistiche e sacre.

Dopo l’Orfeo, una delle composizioni più memorabili di Monteverdi è Il combattimento di Tancredi e Clorinda: più che un melodramma è un madrigale messo in scena, ma ha tutte le caratteristiche del melodramma, con due personaggi che dialogano tra loro più un terzo che funge da narratore.

Per questo lavoro Monteverdi prende uno degli episodi più famosi della Gerusalemme liberata, il grande poema epico di Torquato Tasso, ambientato al tempo delle Crociate. Protagonisti sono il cristiano Tancredi e la guerriera saracena Clorinda. I due si amano, pur appartenendo a campi nemici.

Tancredi affronta Clorinda.
Cremona 1567 – Venezia 1643

A167 A168

Sisto Badalocchio, Tancredi battezza Clorinda

COSA esprime

Non schivar, non parar,.. II furor

CLAUDIO MONTEVERDI

Il combattimento di Tancredi e Clorinda

Monteverdi ammira profondamente la poesia di Torquato Tasso, soprattutto l’intensità con cui il poeta esprimeva le passioni dei suoi personaggi. Un giorno decise di rappresentare nella casa di un nobile veneziano l’episodio della morte di Clorinda. Era l’anno 1624. In questa rappresentazione il testo lo cantano accompagnati da strumenti: un cantante impersona Tancredi, una cantante Clorinda e un terzo dà voce al narratore. La vicenda si svolge durante le Crociate. Il cristiano Tancredi e la guerriera nemica Clorinda sono innamorati. Una sera si trovano uno di fronte all’altra. Così chiusi nelle loro armature non si possono riconoscere. Quando Tancredi la vede la insegue e la sfida all’ultimo sangue. Vediamo ora l’ultima scena.

Ormai è giunto il momento fatale in cui Clorinda deve morire. Tancredi spinge nel seno la spada; il sangue trabocca e ricopre di rosso i suoi vestiti.

Clorinda si sente morire e il piede le cede sofferente.

Tancredi la vede, la riconosce, rimane muto e immobile. Terribile vista, terribile riconoscimento! Ma non muore. Raccoglie tutte le sue energie e vincendo l’affanno dà con lacqua la vita a colei che ha ucciso con la spada. Mentre dice le parole del rito, il volto di Clorinda si trasfigura nel sorriso e morendo felice sembra che dica: «si apre il cielo, io vado in pace».

COME lo esprime

Gli strumenti descrivono i colpi dello scontro.

a Ogni sillaba è eseguita in contrattempo

b combattenti gridano, non cantano

c tacciono gli strumenti

Sempre’I piè ferm

Ormai l’ora fatal è giunta

Spinge egli il ferro nel bel sen

Mentre la voce rimane ferma su un suono acuto, cosa fanno gli strumenti?

a Tacciono

b Eseguono una triste melodia

c Alternano rapidi colpi staccati

a I violini eseguono un canto religioso

b Il cembalo si blocca su pochi accordi

c Il cembalo esegue un tremolo

La voce per due volte sale all’acuto per sottolineare l’asprezza della situazione.

L’immagine del morire e del languire è resa dalla voce che scivola gradatamente verso il basso. Nota il contrasto di velocità:

a l’azione dì Clorinda è cantata rapidamente; quella di Tancredi lentamente.

b l’azione dì Tancredi è cantata rapidamente; quella di Clorinda lentamente.

c mentre una voce sale l’altra scende

Il successo del melodramma

2.1 La diffusione del melodramma

Il melodramma cattura l’attenzione di ogni pubblico e di ogni compositore: in Italia, specialmente a Venezia e a Napoli, si creano vere e proprie tradizioni come la Scuola veneziana e la Scuola napoletana. Successivamente si diffonde anche all’estero, soprattutto in Francia e, per un breve periodo, in Inghilterra. I primi melodrammi sono rappresentati nei saloni degli aristocratici ma il loro successo è tale da spingere i governanti ad aprire teatri pubblici. Prende avvio un tipo di canto melodioso, quasi spontaneo, che avrà un grande seguito fino ai nostri giorni. A dare fondamento a questa pratica è l’idea che ogni particolare elemento musicale (un ritmo, una melodia, un’armonia ecc.) è portatore di un particolare sentimento: un affetto, come si diceva allora. Mentre era tipico del Rinascimento comporre disponendo “pezzi” uno dopo l’altro in un modo che sembrerebbe casuale, ora si cerca di realizzare un tutto organico, ben collegato, di parti.

Caratteristica è l’ aria col da capo , che si afferma nel melodramma: a una prima parte del canto ne segue un’altra diversa, e il tutto si chiude col “ da capo ”, cioè con la ripetizione della prima parte. Per questo viene chiamata forma tripartita o anche ABA. Il primo motivo A è seguito da un motivo B e poi si torna al motivo A.

2.2 Dai palazzi ai teatri pubblici

I palazzi in cui si rappresentano i primi melodrammi non bastano più per accogliere tutte le persone che vorrebbero assistere. Allora si decide di costruire dei teatri appositi, aperti a un pubblico che paga il biglietto. Il primo con questa destinazione è il San Cassiano che apre a Venezia nel 1637 proprio dove opera Claudio Monteverdi. L’esempio veneziano è presto seguito in tutta Italia e all’estero. Un altro teatro inaugurato in quegli anni fu il Teatro Farnese di Parma, che venne distrutto durante la Seconda Guerra Mondiale e successivamente ricostruito, e che rappresenta una delle più straordinarie architetture del periodo. Nel tempo il numero dei teatri aumenta continuamente. Si calcola che all’inizio del XX secolo erano ben duemila gli ambienti teatrali italiani in cui si rappresentavano melodrammi.

Interno del Teatro Farnese di Parma.

HENRY PURCELL

“ Aspiro a tradurre in musica
l’ intero arco delle emozioni”

È uno dei più grandi compositori dell’età barocca, attivo presso la corte reale e organista dell’Abbazia di Westminster. Rimane orfano ancora bambino e viene cresciuto dallo zio che, come il padre Henry il Vecchio, ricopre l’incarico di Gentiluomo della Cappella Reale. Henry diventa corista della Cappella Reale e nel 1673, in seguito alla morte del maestro, diventa “custode, fabbricante, riparatore, accomodatore ed accordatore di organi, virginali, flauti e tutti gli altri qualsivoglia strumenti a fiato di Sua Maestà” così come si legge nei registri dell’Orchestra reale. Alcune leggende raccontano che Purcell inizia la sua carriera di compositore addirittura a nove anni e, nonostante la breve vita, scrive molta musica. Oltre 100 canzoni, inni e pagine di musica strumentale, come le musiche per gli anniversari di compleanno dei reali e la musica per il funerale della Regina Maria II, Music for the funeral of Queen Mary, che comprende una marcia, una canzone e un inno per coro e orchestra. Quest’opera è stata rielaborata per la colonna sonora del film Arancia Meccanica di Stanley Kubrick. Per il teatro scrive un solo melodramma intero, Didone ed Enea, oltre a una quantità di pezzi che dovevano essere cantati durante le rappresentazioni di prosa, in particolare nei drammi di Shakespeare, come La regina delle fate, per il Sogno di una notte di mezza estate e nella tragedia Aldelazer (o La vendetta dal Moro), ultima composizione prima della sua prematura scomparsa.

HENRY PURCELL

Abdelazer, Intermezzo

Il protagonista è lo schiavo Abdelazer alla corte del re Filippo di Spagna, il quale gli fa uccidere il padre. Abdelazer tenterà di vendicarsi proprio contro il re, ma non ci riuscirà e verrà condannato a morte. La pagina che ascolti è un intermezzo per orchestra d’archi posto nel primo atto.

COSA esprime

Lo schiavo medita sul modo di vendicarsi. Un pensiero fisso ritorna mentre osserva la vita di corte.

COME lo esprime

Un tema ritorna periodicamente, fra una situazione e l’altra. La musica ha quindi una forma particolare che tornerà spesso nella storia della musica: il rondò.

Londra, Gran Bretagna 1659 – 1695
A169
Locandina Arancia Meccanica.
Hornpipe
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JEAN-BAPTISTE LULLY

Ho scritto la mia musica

per la gloria del re ”

Il suo vero nome è Giovanni Battista Lulli ma diventa Lully perché all’età di tredici anni lascia la casa paterna per trasferirsi a Parigi, al seguito di Ruggero di Lorena. Il nobiluomo aveva ricevuto l’incarico dalla duchessa Anna Maria Luisa d’Orléans, sua nipote, di cercare un giovane italiano con cui poter conversare in italiano, la lingua che stava studiando, e probabilmente la scelta cadde su Giovanni Battista dopo una sua esibizione teatrale. A Palazzo delle Tuileries, residenza della duchessa mostra ben presto le sue doti di attore, ballerino e musicista. Studia e migliora le sue conoscenze musicali e presto diventa il più importante musicista della corte del Re Sole. All’età di trent’anni comincia a collaborare con il più grande commediografo dell’epoca, Molière. Nascono così tredici comédie-ballets (commedie con balletti) cioè spettacoli in cui si mescolano recitazione, musiche e danze. In seguito si dedica a comporre tragedie liriche, che si basano su soggetti mitologici e sono costruite secondo uno schema fisso: un prologo e cinque atti, inframmezzati da ricchi balletti. Lo schema durerà in Francia fino all’Ottocento. Oltre ai comédie-ballets scrive anche composizioni di carattere sacro, tra cui un Te Deum

JEAN-BAPTISTE LULLY

Armida, Ouverture

Questa tragedia lirica, così è chiamata l’opera seria in Francia, racconta le vicende dell’eroina saracena Armida che s’innamora del cristiano Rinaldo, che sarà da lui prima amata e poi abbandonata. Come già avveniva nelle opere italiane, Lully introduce il dramma con una pagina orchestrale che ha la funzione di preparare il pubblico alla vicenda.

Galanteria, delicatezza di portamento, raffinatezza di toni, sublime distacco dalle cose sono gli ideali di questa società aristocratica e delle sue arti.

COSA esprime

La vicenda è severa e ricca di situazioni: a Lully bastano poco più di due minuti per suggerirla.

COME lo esprime

Ben cinque sono le sezioni, che alternano passi di marcia ad andamenti lenti e andamenti mossi.

Firenze, 1632 – Parigi, Francia 1687
A170
Rinaldo abbandona Armida.
Passacaglia dell’Armida
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INTERVISTA

La musica strumentale

3.1 Nasce un nuovo repertorio

L’età barocca vede una grande fioritura di musiche scritte per i soli strumenti. Il musicista si rende conto che anche con gli strumenti, da soli, può dare voce alle più sottili e varie espressioni.

Nel Cinquecento ci si accontentava di adattare agli strumenti brani del repertorio vocale. Sul liuto, o l’organo, o il clavicembalo, la presenza di diverse corde o canne permetteva infatti, di eseguire più note contemporaneamente. Ora si passa a creare musiche concepite proprio per le caratteristiche tecniche di ogni strumento.

Si possono realizzare cose che sarebbero impossibili alle voci. Così si spiega anche il fatto che il liuto, l’organo, il violino, gli strumenti a fiato e quelli a tastiera come la spinetta, il virginale, il clavicordo e il clavicembalo, conoscono un’evoluzione tecnica importante. In particolare a Brescia e a Cremona, si sviluppa una straordinaria scuola di liutai, cioè i costruttori di strumenti a corda come liuti e violini. Fra il Sei e il Settecento, Gasparo da Salò, Andrea Amati, Antonio Stradivari e Giuseppe Guarneri Del Gesù costruiscono strumenti ad arco, che sono ancora oggi insuperati e apprezzati in tutto il mondo.

3.2 L’importanza del violino e dell’organo

Nella seconda metà del secolo, lo strumento che conquista l’importanza maggiore è il violino, grazie anche alla presenza di importanti compositori tra i quali spicca Arcangelo Corelli. Per molti anni le sue opere resteranno un riferimento importante per tutti i compositori. Un altro strumento che viene perfezionato è l’organo. Fin dal Cinquecento avevano composto per l’organo musicisti come Andrea e Giovanni Gabrieli e altri ancora, specialmente italiani e spagnoli.

Nel Seicento emerge su tutti Girolamo Frescobaldi. Da tutta Europa accorrono ad ascoltare le sue strabilianti doti di virtuoso ma anche la passione e la delicatezza che sa imprimere alle sue pagine.

Anche in Germania la musica organistica ha una straordinaria fioritura, grazie a una schiera di compositori tra i quali spiccano Dietrich Buxtehude e Johann Pachelbel

Antonio Stradivari nel suo laboratorio.
IL LIUTAIO

3.3 I nuovi generi strumentali

I generi musicali più praticati in questa epoca storica sono:

• la sonata a tre, per due violini e un violoncello. Di norma si aggiunge un clavicembalo, che ripete la linea del basso e inserisce accordi e altri passaggi. Le sonate a tre sono organizzate secondo due principi diversi, che daranno luogo a svolgimenti diversi nel Settecento:

– la sonata da camera, un’alternanza di danze, che nel Settecento si trasformerà nella suite;

– la sonata da chiesa: un’alternanza di movimenti lenti e mossi (adagio e allegro) che nel secolo successivo si trasformerà nella sonata classica.

• il concerto: con questo nome, in quest’epoca, si intende un insieme vario di strumenti che “concertano”, ossia dialogano, tra loro. Il tipo più semplice è il concerto orchestrale, dove nessuno strumento emerge particolarmente e tutti eseguono parti relativamente semplici. Infatti le orchestre di allora erano formate per lo più da dilettanti.

Accanto a loro cominciano a farsi strada strumentisti specializzati, capaci di eseguire passaggi di bravura. Ecco allora che il musicista assegna al gruppetto dei migliori, parti più impegnative che si contrappongono a quelle dell’orchestra. Il gruppetto prende il nome di concertino, l’orchestra viene indicata col termine tutti. La composizione così fatta si chiama concerto grosso. Stile concertato si chiama l’ordinato “dialogare” di gruppi di strumenti fra di loro, o di un solista e un gruppo. Il modo più comune di “dialogare” si ha quando una voce propone un motivo e un’altra voce lo ripete tale e quale oppure modificandolo. Si parla in casi del genere di imitazione. Infine, mentre nel Cinquecento lo stile delle composizioni era unico, quale che fosse la loro destinazione, sacra o profana, ora gli stili si differenziano. Di seguito trovi le altre principali forme, nel genere vocale e in quello strumentale:

Generi vocali

• Recitativo: canto dall’andamento libero, che imita da vicino le inflessioni della voce parlata. Nell’oratorio e nel melodramma è usato per le parti narrative;

• Aria: canto melodicamente più ricco, riservato ai momenti di maggiore intensità espressiva;

• Concertato: brano in cui si intrecciano e si alternano più voci.

Altri generi strumentali

• Toccata: brano in cui si susseguono diverse brevi sezioni, con un carattere di improvvisazione;

• Ricercare: basato sul gioco di imitazione tra le diverse linee melodiche realizzate sullo strumento;

• Partita: serie di variazioni su una melodia fornita al basso;

• Ciaccona e Passacaglia: svolgimento libero dei motivi su una breve melodia ripetuta in continuazione, quasi sempre al grave.

Il pittore francese Nicolas Tournier (1590-1639) raffigura un concerto in cui compaiono vari strumenti, tra cui un violoncello e un liuto.
Bartolomeo Bettera, Natura morta con strumenti musicali (1650)

ARCANGELO CORELLI

Fusignano, 1653 – Roma, 1713

“ Ho raggiunto la perfezione
nel concerto grosso”

Arcangelo Corelli è compositore e violinista, tra i più grandi del suo tempo. Nasce in una famiglia agiata di proprietari terrieri dello Stato Pontificio e quando da bambino rivela la sua passione per la musica, la sua famiglia lo accontenta avviandolo agli studi musicali. Studia a Bologna, ma trascorre la maggior parte della sua esistenza a Roma, dove ha come mecenati i due cardinali Benedetto Pamphili e Pietro Ottoboni e una grande amicizia con la regina Cristina di Svezia stabilitasi a Roma dopo essersi convertita dal protestantesimo al cattolicesimo. Queste importanti amicizie gli consentono di vivere sen za grandi preoccupazioni materiali così dedica la sua vita unicamente alla composizione e alla direzione della sua orchestra, che comprendeva, accanto agli archi, una varietà di strumenti a fiato. Il suo stile musicale ebbe un profondo influsso sull’arte dei musicisti del primo Settecento. Il suo catalogo comprende soprattutto sonate a tre e concerti grossi, forma musicale che grazie a Corelli raggiunge l’apice del successo.

ARCANGELO CORELLI

Sonata La follia

Follia è il nome di una melodia in metro ternario che accompagnava una danza portoghese del XVI secolo.

Più di cento musicisti l’hanno usata per costruirci intorno una serie di variazioni. Com’è usanza con le musiche in forma di variazioni, il motivo è esposto all’inizio dal violino

COSA esprime

A che tipo di “follia” può far pensare?

COME lo esprime

a Scatenata

b Melanconica

c Inquieta

A171
Ritratto di Cristina di Svezia da giovane.
Trumpet sonata in d maggiore, allegro
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COSA esprime

Cosa fa il violino?

COSA esprime

Com’è ora il motivo?

COSA esprime

Com’è il motivo nella terza variazione?

COSA esprime

Come appare il tema?

COSA esprime

Com’è il suo carattere?

a Malinconico

b Felice

COSA esprime

Come chiude questa sezione?

a Sereno

b Concitato

Ascoltiamo le variazioni:

• Prima variazione

COME lo esprime

a Fa pausa sul primo tempo di ogni battuta

b Suona senza l’accompagnamento degli altri strumenti

• Seconda variazione

COME lo esprime

a Viene rallentato

b Viene reso più veloce

• Terza variazione

COME lo esprime

a Viene rallentato

b Viene reso più veloce

• Quarta variazione

COME lo esprime

a A note staccate

b A note allungate

• Quinta variazione

COME lo esprime

Il motivo è lento e accompagnato da arpeggi

• Sesta variazione

COME lo esprime

Il motivo è arricchito da note di passaggio accompagnato da trilli eseguiti dal clavicembalo

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GIROLAMO FRESCOBALDI

Ferrara, 1583 – Roma, 1643

” “ Ho composto veri e propri poemi

per la tastiera dell’organo

Nasce a Ferrara, una città che vanta una scuola musicale che aveva attirato nomi importanti del panorama dell’epoca. Qui impara a comporre e a suonare diversi strumenti e, dopo essere entrato in contatto con la potente famiglia Bentivoglio, si trasferisce a Roma, chiamato come organista in Santa Maria in Trastevere dal cardinale Guido Bentivoglio che l’aveva preso sotto la sua protezione. A quel tempo continuava la tradizione secondo cui il musicista è alle dipendenze di un signore e lo segue in tutti i suoi viaggi. Così Frescobaldi, dopo Roma, segue il cardinale Bentivoglio nelle Fiandre, dove conosce la celebre scuola musicale e ha modo di farsi apprezzare come compositore e come organista. La sua fama aumenta, e il cardinale Aldobrandini lo richiama a Roma per ricoprire il posto prestigioso di organista alla Cappella Giulia nella Basilica di San Pietro, dove resterà tutta la vita, tranne una lunga parentesi presso il Granducato di Toscana. Da tutta Europa accorrono a sentirlo suonare. La sua tecnica virtuosistica è sbalorditiva per quei tempi. Le sue musiche affascinavano allora e affascinano ancora oggi, per la vivacità e la creatività con cui sono costruite. I principali generi strumentali sono presenti nei suoi numerosi libri stampati: toccate, ricercari, canzoni, danze. La sua raccolta più ricca s’intitola Fiori musicali: si tratta di brani liturgici per organo.

GIROLAMO FRESCOBALDI

Toccata Quarta per organo

Il pezzo non è di quelli che si possono facilmente imprimere nella memoria. La musica non si svolge secondo una linea regolare e intuibile, come avviene nelle musiche più vicine a noi. Tutto qui è imprevedibile. Il percorso del canto è continuamente spezzato, in giri e svolte che non si sa dove porteranno. Anzi, il percorso non è nemmeno unico. Anche se lo strumento che suona è uno solo, puoi sentire tante linee di canto che s’intersecano e si rispondono l’una all’altra in un fitto intreccio.

COSA esprime

Il modo che ha Frescobaldi di legare l’una all’altra le tante frasi della composizione è come un vagare continuo, senza mai arrivare a fermarsi su un traguardo.

COME lo esprime

Come si conclude ognuna delle frasi musicali?

a Sfocia direttamente nella successiva, senza fermarsi su un punto fermo.

b Al contrario è fatta di frasi, ognuna delle quali si conclude nettamente.

A172
Organo in Santa Maria in Trastevere a Roma.
La Querina

Gli spettacoli sacri

4.1 Nascono gli oratori

Nella Roma dei Papi continua anche la tradizione della musica cantata. I compositori si dedicano a comporre musiche per i diversi riti della giornata e dell’anno, secondo la tradizione, ma rendendosi conto della nuova passione suscitata dal melodramma, si dedicano a questa novità creata dalla Camerata Fiorentina e da Monteverdi, applicandola ad argomenti religiosi. La Chiesa romana incoraggia questo genere di spettacolo, che riprende l’antica tradizione del dramma liturgico medioevale. Il primo dramma è composto nell’anno 1600 da un componente della Camerata, Emilio De’ Cavalieri, e s’intitola Rappresentazione di Anima e di Corpo. Più tardi i drammi religiosi saranno eseguiti senza rappresentazione teatrale, con una “voce narrante” che canta le vicende tra un dialogo e l’altro dei personaggi. Questi spettacoli sacri prendono il nome di oratòri Oratorio era originariamente l’edificio in cui si svolgevano le prediche, le meditazioni e le preghiere degli esercizi spirituali. A Roma, San Filippo Neri ne aveva fondati due, nel tardo Cinquecento. Dopo ogni predica i partecipanti cantavano laudi spirituali a più voci, secondo l’abitudine di allora. Come dal madrigale si passa al melodramma, così dalla lauda si passa agli oratori. Composizioni simili ma più corte e con meno personaggi si chiamano cantate

Gli oratori destinati al popolo sono cantati in italiano; quelli destinati all’aristocrazia, in latino. Il più illustre autore di oratori è Giacomo Carissimi (1605-1674). Ne compone circa duecento, tra cui spicca il capolavoro Jephte. Come nel melodramma di Monteverdi, anche qui i personaggi esprimono nel canto le loro intense emozioni. Anche il coro partecipa, dando voce alle masse: le moltitudini dei beati o dei dannati, degli angeli o dei demoni.

In questo quadro di Giambattista Pittoni è raffigurato il sacrificio a Dio della figlia di Iefte (Jephte).
L’adorazione dei pastori, in questa tela di Lorenzo Lotto, è uno dei soggetti preferiti per gli oratori.

Note chiave per il ripasso

QUAL È LA SCOPERTA SCIENTIFICA CHE NEL CINQUECENTO

CAMBIA LE IDEE DELLA CIVILTÀ EUROPEA?

L’astronomo Niccolò Copernico rivoluziona le idee sull’Universo scoprendo che è la Terra a ruotare intorno al Sole. Questa scoperta crea un’inquietudine tra le persone colte e tra gli artisti che, fino a quel momento, credevano nella grandezza dell’essere umano e nella sua centralità nell’Universo.

CHE COS’È IL MELODRAMMA?

Il melodramma è uno spettacolo teatrale nel quale i personaggi dialogano tra loro cantando e la musica accompagna tutta la storia. La novità del melodramma colpisce intensamente il pubblico, tanto da fare del melodramma il genere musicale più amato ed eseguito. Una particolare forma di canto, quasi sempre presente in un melodramma è l’aria col da capo, in cui il motivo iniziale è ripreso alla fine, dopo un motivo centrale diverso.

QUALI SONO I PRINCIPALI COMPOSITORI CHE SI DEDICANO AL GENERE DEL MELODRAMMA?

In Francia il melodramma è coltivato da Jean-Baptiste Lully, fiorentino di nascita; in Inghilterra da Henry Purcell; in Italia da Claudio Monteverdi.

PERCHÉ NASCONO I TEATRI PUBBLICI?

Il successo del melodramma rende i palazzi e i saloni degli aristocratici non più sufficienti ad accogliere tutte le persone che vogliono assistervi. Nascono così i teatri pubblici dove il pubblico paga un biglietto per assistere al melodramma. Il primo ad aprire è il San Cassiano di Venezia.

CHE COS’È LA MUSICA STRUMENTALE?

Con questa espressione si intendono musiche scritte per i soli strumenti. Il musicista si rende conto che anche con gli strumenti, da soli, può dare voce alle più varie espressioni ed ottenere effetti, che sarebbero impossibili alle voci.

Gli strumenti preferiti dai compositori come Arcangelo Corelli e Gerolamo Frescobaldi sono il violino e l’organo.

QUALI SONO I NUOVI GENERI STRUMENTALI?

I nuovi generi strumentali sono la sonata a tre per due violini e un violoncello; il concerto orchestrale e il concerto grosso; il recitativo usato nel melodramma e negli oratori per le parti narrative; l’aria per le parti di maggiore intensità espressiva.

Verifica

1. SCEGLI LA SOLUZIONE CORRETTA.

A. Cos’è una passacaglia?

a Un breve motivo ripetuto in continuazione su cui si aggiungono melodie sempre rinnovate.

b Una tipica musica da ballo del Seicento.

c Un insieme di regole per comporre.

B. Quale genere musicale è stato coltivato dalla “Camerata fiorentina”?

a Il melodramma.

C. Come è eseguito un concerto grosso?

a Da una grande orchestra.

b Da un solista che si alterna all’orchestra.

c Dall’orchestra intera alternata a un piccolo gruppo.

D. Che differenza c’è fra la sonata da camera e la sonata da chiesa?

a La prima è per un solista, la seconda per un complesso.

b La prima è allegra, la seconda è severa.

c La prima è un’alternanza di danze, la seconda alterna movimenti lenti e mossi.

2. ASSOCIA OGNI TERMINE ALLA SUA DEFINIZIONE.

a. Basso continuo

b. Concertino

c. Recitar cantando

d. Oratorio

1 Piccolo gruppo di suonatori che si alterna all’orchestra.

2 Il canto che si avvicina ai modi del parlare.

3 La linea che accompagna la composizione nel registro grave.

4 Composizione di solisti, coro e orchestra, di argomento religioso.

3. COMPLETA LA MAPPA. b La sinfonia. c Il madrigale.

CONCERTO GROSSO

è caratterizzato da un dialogo musicale tra gruppo di suonatori per le parti più impegnative

rappresentato da rappresentato da tutti

Le colonne che si innalzano dalla balaustra e quelle che sostengono gli archi aumentano la verticalità.

LA PRIMA METÀ

DEL SETTECENTO

L’età della raffinatezza e dell’eleganza

Osserva questi due palazzi.

Il primo è un palazzo signorile di Venezia che oggi ospita il Museo del Settecento Veneziano. È Ca’ Rezzonico. È molto simile a Ca’ Pesaro che hai visto nel capitolo precedente poiché stata progettata dallo stesso architetto, Baldassare Longhena.

La facciata ha una struttura geometrica che si può dividere in tre sezioni. Le decorazioni sono tipiche dello stile barocco.

Il secondo palazzo è il castello Sansoucci di Posdam in Germania. Il castello è stato fatto costruire da Federico il Grande come residenza estiva. Qui il sovrano si dedicava ai suoi interessi “senza preoccupazioni” come indica il nome Sansoucci. Questo palazzo colpisce per la ricchezza e la grandiosità della struttura. Nel Settecento gli spazi si ampliano e le dimore principesche dialogano con gli spazi esterni dove alberi e giardini assumono nuove geometrie. Si affaccia un nuovo stile architettonico: il rococò.

La finestre sono sormontate da archi a tutto sesto.

Ca Rezzonico, Venezia.
Portale d’ingresso tripartito

ascolta

La diversità degli stili architettonici la puoi ritrovare anche nelle due musiche qui proposte.

FRESCOBALDI

Ricercare Sesto.

HÄNDEL

Suite n. 5, Quarto mov. Fabbro armonioso. A173 A174

Come abbineresti architettura e musica?

• Abbino la musica di Frescobaldi a:

a Ca’ Rezzonico

b Castello Sanssouci

• perché

a la musica è formata da tante brevi e semplici melodie, basate su poche note che si modificano continuamente senza arrivare a una conclusione come se si trattasse di un flusso di pensieri in libertà.

b le melodie sono più ampie, meno spezzettate: c’è il senso di un maggiore ordine e di armoniosa alternanza tra le frasi musicali.

• Abbino la musica di Handel a

a Ca’ Rezzonico

b Castello Sanssouci

• perché:

a la musica è formata da tante brevi e semplici melodie, basate su poche note che si modificano continuamente senza arrivare a una conclusione come se si trattasse di un flusso di pensieri in libertà.

b le melodie sono più ampie, meno spezzettate: c’è il senso di un maggiore ordine e di armoniosa alternanza tra le frasi musicali.

La facciata è arricchita da statue e linee finemente decorate

Nella facciata si alternano con regolarità spazi chiusi e vetrate

La struttura si sviluppa su un solo piano.

Palazzo Sanssouci, Posdam.

LA PRIMA METÀ DEL SETTECENTO 4 UNITÀ

L’età dell’assolutismo

Il dominio delle monarchie assolute

In quest’epoca i regnanti dei principali Stati europei accentrano nelle proprie mani il potere politico. Si affermano le monarchie assolute. Tutte le attività sociali, da quelle economiche a quelle artistiche, sono decise al centro, cioè alla corte reale, dove uno stuolo di funzionari, di tecnici, di esperti in ogni campo, presta la propria opera alle dirette dipendenze del re o dei suoi ministri. Il caso più evidente di questa nuova organizzazione dello Stato è rappresentato dalla Francia, durante il regno di Luigi XIV: il “Re Sole”, come veniva chiamato, ha l’assoluto potere di decisione su ogni cosa, è l’arbitro indiscutibile di qualunque questione, anche quelle del gusto, della moda, della musica.

La situazione politica europea

Intorno alla metà del secolo un’altra nazione comincerà ad affermare la propria potenza: la Prussia del re Federico II. L’Italia è divisa in tanti Stati sotto il controllo degli Asburgo, dei Borbone e dei Savoia. Solo la Repubblica Veneziana, che si avvia però al tramonto politico, il Regno del Piemonte in ascesa, e lo Stato Pontificio mantengono un certo grado di indipendenza.

La cultura tardo barocca

La rivoluzione scientifica iniziata da Galileo Galilei ha cambiato radicalmente il modo di osservare la natura e di vedere la Terra e l’Universo. Comincia il cammino della scienza moderna. Nella pittura e nella scultura la figura umana è ritratta in modo da mettere in evidenza gli stati d’animo e la gamma delle emozioni, mentre nei paesaggi prevale un’immagine serena della natura. Nell’architettura del tempo si ritrova maggiormente la cultura autoritaria dell’assolutismo: gli edifici si presentano imponenti, per celebrare la superiorità sociale del monarca. La sontuosità raggiunge il proprio culmine nella Reggia di Versailles. È un immenso complesso architettonico: la severità della costruzione è ravvivata da tutta una serie di elementi tipicamente barocchi, sia negli esterni sia nei sontuosi ambienti interni, dove iniziano a vedersi i primi abbozzi di decorazioni rococò. Anche il giardino che la circonda è curato con magnificenza fin nei più piccoli dettagli. Nella letteratura la cruda realtà di un secolo che vive di molti contrasti, e in cui il mondo stesso è “spettacolo”, è rappresentata in particolare nelle opere di maestri del teatro come Molière e Shakespeare.

La citta della musica: Londra e i suoi teatri

Agli inizi del Settecento, Londra è una delle più grandi metropoli del suo tempo. Conta quasi un milione di abitanti e gli avvenimenti musicali, non necessariamente di grande qualità, sono molto numerosi. La musica è patrimonio di tutta la popolazione, le compagnie di cantastorie di strada, i waits, sono numerosissime e, accanto a loro, iniziano a fiorire sale da concerto ad opera di colti mecenati. Inizialmente si tratta di concerti tenuti in abitazioni private, ma il successo è tale che, nel caso dei concerti allestiti da William Caslon, l’organizzatore fu costretto a trasferirsi in una casa più grande per poter ospitare un pubblico sempre più numeroso. I cantanti più famosi e acclamati dal pubblico londinese sono perlopiù italiani e la lingua italiana rimane per quasi due secoli la lingua dell’opera per le classi abbienti inglesi. Se questa è la situazione dei londinesi, non è minore la vivacità musicale della corte. Il grande Georg Friedrich Händel, dopo aver ottenuto la cittadinanza inglese, compone qui i suoi grandi oratori e melodrammi. È molto apprezzato dal re Giorgio I e per lui compone Musica sull’acqua e Musica per i reali Fuochi d’artificio

Covent Garden Theater, adibito inizialmente al teatro di prosa e poi a opere di tradizione italiana.

L’opera lirica e l’opera buffa

1.1 Lo svago del Settecento

Nel Settecento la grande attrazione del pubblico italiano benestante è il melodramma chiamato anche opera lirica. Andare a teatro è come un rito; le famiglie ricche vi si recano la sera per guardare e ascoltare uno spettacolo, ma anche per conversare, scambiarsi visite, gustare prelibatezze, un po’ come oggi avviene nei locali dove si fa musica dal vivo. E dopo decine di ascolti, ogni spettatore, anche il più distratto e chiacchierone, finisce per imparare a memoria le arie dell’opera.

1.2 Il mestiere del librettista

Il musicista per i dialoghi della sua opera usa un testo letterario, il libretto, preparato da un poeta: il librettista Spesso il libretto è confezionato alla bell’e meglio, perché si sa che tanto il pubblico presta attenzione più alla musica che alle parole. A volte però il librettista è un poeta di talento. Il caso più illustre è offerto da Pietro Metastasio, un poeta ricercatissimo: a decine si contano i musicisti che si servirono dei suoi testi.

Gli argomenti prediletti nelle opere sono le vicende dei grandi eroi, che vengono prese indifferentemente dalla storia, dalla mitologia e dalla Bibbia; in queste vicende una parte fondamentale è occupata da trame amorose e da situazioni malinconiche.

Locandina dell’opera seria L’Olimpiade di D. Cimarosa.
Nobili a teatro.

Il librettista prepara due tipi di testi:

• i dialoghi fra i personaggi: il musicista del Settecento, il più delle volte, fa cantare i personaggi con intonazioni fisse che simulano il parlato, accompagnate solo dal clavicembalo. Si chiamano recitativi

• i momenti lirici: in cui il personaggio fa conoscere al pubblico l’emozione che lo attraversa. A questi momenti il musicista dedica tutta la sua creatività. Inventa sulle parole belle melodie accompagnate dagli strumenti: le arie. Il tipo di aria che andava per la maggiore era fatta così: a una sezione (A) segue una sezione diversa (B), quindi si riprende la prima (A) di solito con qualche variante. Ha una forma tripartita (ABA), e prende il nome di aria col da capo. Anche il brano strumentale d’apertura, l’ouverture, viene suddivisa in tre movimenti: questa impostazione sarà chiamata sinfonia all’italiana

Rappresentazione di un intermezzo fra due atti di un’opera seria.

Rappresentazione dell’opera buffa Il matrimonio segreto di D. Cimarosa presso la Scala di Milano.

1.3 Gli intermezzi comici

Fra un atto e l’altro dei melodrammi, o opere serie così come vengono chiamate le opere liriche italiane, si prende l’abitudine di inserire un breve melodramma di argomento “leggero”, un intermezzo per intrattenere il pubblico. Presto gli intermezzi vengono rappresentati come spettacoli a sé, in teatri minori e rivolti di preferenza a un pubblico popolare: sono le opere buffe Le trame sono pensate per un gusto popolare e riguardano la semplice vita quotidiana: spesso raccontano la storia di un amore ostacolato da qualche vecchio impiccione, con un allegro lieto fine. Per mettere in musica queste semplici storie, i compositori ricorrono a un nuovo linguaggio musicale, più spontaneo e immediato e in scena si utilizzano pochi strumentisti.

GIOVANNI BATTISTA

PERGOLESI

Jesi, 1710- Pozzuoli, 1736

e per far sorridere gli altri ” “ Uso la musica come conforto

Giovanni nasce a Jesi in una famiglia di umili origini ed è l’unico a sopravvivere dei quattro figli avuti dai suoi genitori. La tubercolosi, che ne causerà la morte a soli 26 anni, si manifesta sin dalla primissima infanzia e una forma di poliomielite blocca lo sviluppo della gamba sinistra, lasciandolo zoppo. In questa difficile situazione personale e familiare, gli è di grande conforto la musica a cui si dedica con impegno, mostrando presto un talento speciale Grazie a un mecenate marchigiano che ne intuisce il talento, si trasferisce a Napoli per studiare musica presso il conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo. I Conservatori sono scuole per gli orfani, che ammettono però anche ragazzi esterni, a pagamento. A Napoli allora ce n’erano quattro. Una delle attività dei giovani musicanti erano le paranze, prestazioni musicali per cerimonie pubbliche, e Giovanni viene presto nominato capo paranza. Ammirato come violinista, lo è ancora di più come compositore. A ventuno anni scrive la sua prima opera seria, e l’anno successivo, nel 1732, la sua prima commedia musicale, Lo frate’nnamorato, in dialetto napoletano. Proprio quell’anno, Napoli è sconvolta da un terremoto: si moltiplicano le cerimonie religiose per invocare la protezione dei santi, e Pergolesi scrive le musiche. Sono musiche in cui fa sentire il suo dolore non solo per quel che è successo in città, ma anche perché in quegli stessi giorni gli muore il padre, dopo la morte della mamma avvenuta cinque anni prima.

Il suo carattere ottimista ha la meglio sulle disgrazie, e gli fa scrivere il suo maggior capolavoro, l’opera comica La serva padrona che avrà un successo tale da essere continuamente rappresentata in tutti i secoli successivi.

Il teatro S. Carlo di Napoli, fondato nel 1737, è il più antico teatro d’opera ancora attivo.

Son imbrogliato io già
Leggi l’essenziale

Catherine Nelidova nei panni di Serpina, Dmitry Levitzky, (1773).

I soggetti prediletti allora per le opere serie sono quelli che s’ispirano alla storia e alla letteratura antiche. Pergolesi vi contribuisce con la sua opera Adriano in Siria, con l’intermezzo Livietta e Tracollo. La fama delle sue musiche richiama folle di ascoltatori, non solo a Napoli: si racconta che quando venne eseguita in una chiesa di Roma la sua Messa in Fa, uno dei pavimenti di legno sprofondò a causa del numero eccessivo di persone che vi si erano raccolte. Oltre ai capolavori teatrali ci lascia pagine vocali e strumentali e un ammirevole Stabat Mater.

GIOVANNI PERGOLESI

La serva padrona: Stizzoso mio stizzoso

L’opera La serva padrona, è rappresentata per la prima volta nel 1733 al teatro San Bartolomeo di Napoli. Inizialmente nasce come intermezzo di un’altra opera di Pergolesi, Il prigionier superbo, che però non avrà lo stesso successo dell’opera buffa. La serva padrona narra della capricciosa serva Serpina che riesce, con l’inganno, a farsi sposare dal suo anziano padrone, Uberto. Uberto è da tempo innamorato di lei, ma non ha mai avuto il coraggio di dichiararle il suo amore. In questa scena Serpina se la prende col povero Uberto:

Stizzoso, mio stizzoso * , voi fate il borioso * , ma non vi può giovare. Bisogna, al mio divieto, star cheto, e non parlare * . Zit… zit…: Serpina vuol così.

Cred’io che m’intendete, sì, * da che mi conoscete son molti e molti dì.

* bisbetico, permaloso * superbo

* Quando ve lo ordino, dovete stare zitto!

* Io credo che mi capiate

Pergolesi ci presenta un personaggio vivo: il suo canto segue proprio gli accenti e le intonazioni che avrebbe se parlasse. È questa la grande novità della musica di Pergolesi.

COSA esprime COME lo esprime

La musica ci fa capire il carattere e lo stato d’animo del personaggio.

Qual è secondo te? Sottolinea gli aggettivi che ti sembrano più adatti: affettuoso - capriccioso - civettuolodocile - pacifico - prepotente

Melodia e ritmo si avvicinano alle intonazioni che si usano quando si parla.

A175

A177

GIOVANNI PERGOLESI

La serva padrona, Stare a letto

Che dici tu? Non è così? Ma così va! A176

Uberto, il padrone di casa, è indispettito perché la Serpina non accetta di eseguire i suoi ordini e si lamenta delle sue mancanze.

GIOVANNI PERGOLESI

La serva padrona, Sempre in contrasti

In questo intermezzo vediamo sulla scena tre personaggi: il vecchio brontolone Uberto, la capricciosa Serpina e il silenzioso servo Vespone. Serpina aspira a sposare Uberto, e tante ne combina che alla fine ci riesce. Ascoltiamo Uberto, voce di basso, quando si sfoga contro le prepotenze di Serpina.

Uberto:

Sempre in contrasti con te si sta.

E qua e là, e su e giù, e sì e no. Or questo basti, finir si può.

A Vespone:

Ma che ti pare? Ho io a crepare? Signor mio, no.

A Serpina:

Però dovrai per sempre piangere la tua disgrazia, e allor dirai che ben ti sta.

A Vespone:

COSA esprime

Come la definiresti? Sottolinea gli aggettivi più adatti: ansiosa brillante drammatica giocosa seria spiritosa vivace spaventata

Ogni tanto Pergolesi fa pronunciare a Uberto delle esclamazioni.

Come si esprime Uberto sulla parola “piangere”?

COME lo esprime

Il canto di Uberto è introdotto da un breve motivo dell’orchestra d’archi, che fissa subito lo spirito della situazione.

A che scopo?

a rendere più naturale e sincero il canto di Uberto, avvicinandolo al modo di parlare quotidiano.

b far sembrare Uberto molto più arrabbiato.

a scoppia a piangere davvero

b tace improvvisamente

c si ferma lamentosamente sulla parola

Scena di La serva padrona a teatro.
MUSICA

Hyacinthe Rigoud, Ritratto di Luigi XIV (1702).

Trovi la spiegazione degli abbellimenti nel capitolo Suonare ritmi e melodie del VOLUME B

Alla corte dei Luigi di Francia

2.1 Arte versus natura

L’opera, sia del tipo serio sia del tipo buffo, diventa il genere musicale più praticato e amato nell’Italia del Settecento, ricercato e imitato in tutta Europa. In Francia, alla corte del Re Sole e del suo successore Luigi XV, anche gli artisti sono al servizio del re e devono celebrarne la magnificenza nel modo più solenne e grandioso. Si forma così un’arte di corte, con leggi rigide, fissate nelle reali Accademie. Qui non è permesso all’artista affermare il suo gusto personale. Quando un artista deve esprimere i sentimenti dei personaggi, o quando si propone di imitare la natura, deve essere sempre misurato e ordinato. Anzi, una delle massime di questo periodo è che “l’arte deve correggere la natura” perché l’arte appare ragionevolezza, la natura appare disordine e capriccio. Eleganza, raffinatezza, distacco dalle cose materiali sono gli ideali di questa società aristocratica. Te ne accorgi subito, quando senti con quanta cura i compositori francesi adornano di abbellimenti le melodie per il clavicembalo e le arie d’opera.

2.2 Italia versus Francia

Intorno all’opera lirica si agitano passioni, un po’ co me avviene oggi intorno agli avvenimenti sportivi. Quando La serva padrona presentata a Parigi, esplode una polemica tra i sostenitori di questo nuovo genere brillante, importato dall’Italia, e i “tifosi” dell’o pera francese, quella avviata da Lully nel Seicento. Questa pole mica, ricordata come la des buffones (la disputa dei buffo ni) coinvolgerà teorici e compositori tra cui il filosofo musicista JeanJacques Rousseau, che parteg gia per il gusto italiano. La tradizione della tragedia lirica e del balletto di corte è ora continuata dal compositore Jean Philippe Rameau.

Louis Michel van Loo, Ritratto del re Luigi XV (1763).

Una sfida sul pentagramma

3.1 La riforma del melodramma

Vent’anni dopo la Querelle des bouffons esplode, sempre a Parigi, una seconda polemica, questa volta tra i sostenitori del compositore italiano Niccolò Piccinni (1728-1800) e quelli di un musicista tedesco, che aveva operato prima in Italia e poi in Francia: Christoph Willibald Gluck. Dopo avere composto opere nello stile tradizionale, Gluck si fa sostenitore di un nuovo genere di spettacolo. Gluck vuole creare opere liriche più semplici e facili da ascoltare per favorire un maggiore coinvolgimento dello spettatore.

3.2 I principi della riforma

Per Gluck i “nuovi”, melodrammi devono avere le seguenti caratteristiche:

• i recitativi devono essere più ricchi e devono sottolineare l’evolversi della vicenda e delle emozioni;

• ci deve essere un legame continuo tra le scene quindi si deve evitare l’inserimento di arie come momenti a se stanti, che interrompono l’azione teatrale;

• il coro e l’orchestra devono avere maggiore importanza;

• i brani strumentali, come la sinfonia d’apertura, devono creare un’ideale ambientazione sonora in armonia con quello che succede nel primo atto;

• le melodie devono essere più semplici egli abbellimenti e le licenze virtuosistiche dei cantanti devono essere fortemente limitati.

In questa riforma del melodramma, Gluck è assistito dal poeta Ranieri de’ Calzabigi che gli prepara il libretto per le sue opere più importanti.

Académie royale de musique, oggi Teatro dell’Opera di Parigi, costruito nel 1669.

Statuta di N. Piccinni.

Ouverture da Orfeo e Euridice

Leggi l’essenziale

CHRISTOPH WILLIBALD GLUCK

Erasbach, Germania, 1714 – Vienna, Austria 1787

rispetto alle mode di oggi” “ Amo uno stile di musica più serio

Nasce in Germania e ben presto impara a suonare l’organo e il clavicembalo ma anche la viola e il violoncello. Condotto a Milano dal Principe Melzi, studia con il più illustre compositore milanese del tempo, Giovanni Battista Sammartini, e comincia a scrivere musica secondo lo stile italiano. In questo stile compone vari melodrammi, soprattutto sui libretti scritti dal poeta Metastasio, e opere di carattere scherzoso, in lingua francese. Le persone autorevoli che frequenta, provano una forte avversione per certi modi convenzionali in uso nel teatro, per non parlare di certe licenze che si prendono i cantanti, che sono già state l’oggetto di satire feroci, come quella del compositore veneziano Benedetto Marcello intitolata Il teatro alla moda. Il libretto della sua opera più famosa, Orfeo ed Euridice, composta secondo le regole previste dalla riforma del melodramma, gli è fornito dal poeta Ranieri de’ Calzabigi. Seguono opere ancora molto eseguite oggi nel mondo: Ifigenia in Aulide, Armida, Ifigenia in Tauride, tutte scritte secondo i nuovi principi. Gli ultimi anni della sua vita, Gluck li passa a Vienna senza più comporre e qui muore.

CHRISTOPH WILLIBALD GLUCK

Orfeo ed Euridice: Che farò senza Euridice

Il mito di Orfeo narra la vicenda del cantore Orfeo, che ottiene dalle divinità dell’Èrebo, l’aldilà infernale, il permesso di riportare in vita la sua adorata Euridice, uccisa dal morso di un serpente. Orfeo è disperato dopo la morte della sua amata.

Che farò senza Euridice?

Dove andrò senza il mio ben?

Che farò, dove andrò senza il mio ben, dove andrò senza il mio ben?

Euridice, Euridice, oh Dio, rispondi, rispondi!

COSA esprime COME lo esprime

Scegli gli stati d’animo più adatti: tristezza – malinconia – sollievo – gioia

Io son pure il tuo fedele, son pure il tuo fedele!

Che farò senza Euridice?

Dove andrò senza il mio ben?

Che farò, dove andrò senza il mio ben, dove andrò senza il mio ben?

Il canto è accompagnato dall’orchestra

A178

COSA esprime

Scegli i termini più adatti: paura – rabbia – sorpresa –indifferenza – altro:

COSA esprime

CHRISTOPH WILLIBALD GLUCK

Orfeo ed Euridice, Chi mai dell’Erebo

Ad Orfeo viene consentito di effettuare un viaggio nell’oltretomba da vivo. Qui ascolti la scena in cui i demoni restano sorpresi dall’apparizione di un mortale. Senti come Gluck sa applicare i suoi principi. La voce dei demoni è preceduta da potenti accordi dell’orchestra, in cui emergono i tromboni. Segue un tema cantabile:

COME lo esprime

Modo:

a maggiore

b minore

Per tre volte senti questo pensiero musicale:

COME lo esprime

Orfeo scende sempre più giù verso l’Inferno.

COSA esprime

Agitazione e violenza

COSA esprime

Te lo dice la direzione della melodia orchestrale. Com’è?

L’orchestra tace, subentra la sola arpa.

Ed ecco a sorpresa arrivare sulla scena i demoni. Così si esprimono:

Chi mai dell’Erebo fra le caligini, sull’orme d’Ercole, di morte impavido, conduce il piè ?

COME lo esprime

Chi mai giunge fra le nebbie dell’Èrebo senza temere la morte, come già aveva fatto l’eroe Ercole?

Segna i due modi reali, tra questi quattro:

a Forte

b Mosso

c Lento

d Sottovoce

Fermata improvvisa. Riparte il coro e ripete i versi scritti sopra. Poi continua:

Se tu fossi il regista teatrale, come faresti muovere i dèmoni, in modo che sia adatto a una musica come questa?

COME lo esprime

a girando tranquillamente intorno a Orfeo b aggredendolo e tormentandolo c sedendosi a processarlo d in un altro modo: ………………………………………..

Questa parte corale è ripetuta. L’episodio si conclude con la ripresa del primo coro.

Trovi la spiegazione

della tonalità

nel capitolo Suonare ritmi e melodie del

Le novità della musica strumentale

4.1 I generi strumentali

Dall’inizio del Settecento in poi, parallelamente alla musica operistica, prende sempre più vita la musica per i generi strumentali: per solisti, per piccoli insiemi, per orchestra. I generi che i compositori hanno appreso dal secolo precedente ora vengono arricchiti. In una sola composizione possiamo trovare affiancate, una dopo l’altra, pagine musicali di forma e di carattere diversi. In questo modo si può accontentare un pubblico che apprezza la varietà e al tempo stesso ama ritrovarla anche in un’unica grande composizione. I generi maggiori del tempo sono:

Suite

Dal francese successione, è il genere musicale formato da più movimenti, tenuti insieme dal fatto di essere tutti nella stessa tonalità o in tonalità vicine, per esempio Re maggiore e Si minore. Quando leggi Suite in Re maggiore significa che la tonalità di Re maggiore è quella di base, con cui l’intera suite comincia e finisce, mentre al suo interno altri movimenti possono basarsi su tonalità anche diverse ma vicine fra loro. Le suite del Settecento sono formate per lo più da pagine di danza popolare. Molte suite del tempo vengono chiamate con nomi diversi: serenata, divertimento e altri ancora.

Concerto

La sua forma nel Settecento sviluppa quella già praticata nel secolo precedente, quando due gruppi strumentali, il tutti (l’orchestra) e il concertino (piccolo insieme di strumenti), si alternavano e si combinavano. Ora è un solista che si oppone all’orchestra intera: si afferma il concerto solistico. Si valorizza così il virtuosismo strumentale: sempre più sono abili i suonatori tanto più impegnative sono le pagine musicali che i compositori scrivono per loro. Questo fenomeno continuerà e si farà sempre più radicale nei secoli successivi.

VOLUME B
Concerto settecentesco.

Sonata

Il termine è adoperato dai musicisti fin dal XVI secolo, e continuerà nei secoli fino ai nostri giorni, ma in ogni epoca ha un senso particolare. Nel primo Settecento si presenta, come nel passato, come una composizione breve per il clavicembalo, e vede Domenico Scarlatti come maestro insuperato per la varietà delle sue invenzioni. Può essere formata anche come combinazione di pagine diverse e sempre per uno o pochi esecutori. All’interno di queste composizioni maggiori, ritroviamo forme musicali già usate nel melodramma, come l’aria col da capo, o ABA: qui a una prima sezione strumentale ne segue una diversa, poi si riprende la prima. Più rara la forma AB, dove sono affiancate due sezioni diverse. Composizioni minori per singoli strumenti sono a volte chiamate invenzioni. Un modo fondamentale di costruire una musica in questa età è l’imitazione

Si ha imitazione quando un motivo presentato da uno strumento viene ripreso subito a un’altezza diversa dallo stesso o da un altro strumento, nel corso dell’intera composizione. Il caso più elementare è il canone, il caso più complesso e la fuga. La fuga nella sua forma più rigorosa presenta un’alternanza di un motivo chiamato soggetto e di una sua continuazione, chiamata controsoggetto, fatto in modo da potersi sovrapporre al soggetto. Così si continua inserendo anche parti libere.

4.2 L’espressione degli “affetti”

Fin dal Seicento, e più ancora nel Settecento, numerosi musicisti studiano in che modo una musica può legarsi a un’emozione. La musica italiana o quella tedesca non sono “arte di corte”. Tuttavia in esse traspare lo spirito del tempo, fatto di disciplina e moderazione. Per i musicisti del tempo, la musica è un’arte imitativa; a essere imitati sono gli affetti, come si diceva allora, ossia i sentimenti. Nella mentalità del Settecento, un sentimento non è pensato come un flusso scorrevole, ma come uno stato d’animo fisso perciò anche la musica doveva rispettare questo “stato”: ogni pezzo musicale doveva cioè mantenere una certa uniformità, dal principio alla fine. Nel Rinascimento il musicista componeva la sua musica disponendo i pezzi uno dopo l’altro in quasi totale libertà, in un modo che sembrerebbe casuale. Ora invece si cerca di realizzare un progetto organico con le parti ben collegate tra loro. Una volta che l’“affetto” principale è annunciato, mediante un certo tema, il resto della composizione non farà altro che svilupparlo, riprendendolo tale e quale o variamente modificato. Costruire un intero pezzo sopra un tema fondamentale è una caratteristica della musica barocca.

4.3 Le regole essenziali della fuga

Di seguito le regole generali della fuga:

1. Il tema principale è chiamato soggetto. È esposto da una voce in una data tonalità, va replicato dalla voce successiva nella tonalità della dominante. La replica si chiama propriamente risposta. La dominante è il quinto grado di una scala.

2. Il gioco proposta-risposta continua con le voci successive.

3. Quando una voce conclude il suo soggetto, continua con uno o più controsoggetti . I controsoggetti vanno pensati in modo da poter essere suonati simultaneamente al soggetto, in contrappunto . Quindi, in una fuga, succede che mentre una voce esegue il soggetto, un’altra esegue il controsoggetto (e un’altra ancora il secondo controsoggetto, se questi sono due).

4. Il gioco di proposte-risposte, ripetuto tra le varie voci, si chiama esposizione All’esposizione segue di solito una parte libera, in cui non si ode il soggetto: questa parte si chiama episodio, o divertimento. Una fuga alterna esposizioni e divertimenti.

5. Verso la fine, le voci si imitano in modo più ravvicinato. Questa procedura si chiama stretto

Esposizione

Soggetto Controsoggetto

l Risposta

Divertimenti

Primo divertimento Secondo divertimento Terzo divertimento

l p. l Controsoggetto

p.

l p. l

Soggetto

Soggetto p. l Risposta p. l Soggetto Risposta p. l Soggetto

l Risposta

Soggetto p. l Risposta p. l Soggetto Risposta p. l Soggetto p. l Risposta

Pedale (di tonica o di dominante)

* p. l = parte libera

Stretti
Primo Stretto
Secondo Stretto
Terzo Stretto

FRANÇOIS COUPERIN

Parigi,

Francia 1668-1733

“ Sono il più brillante autore

di pagine per il calvicembalo”

È il più illustre esponente di una famiglia che ha dato alla musica una decina di compositori ed esecutori. Nasce a Parigi e conquista presto i favori del Re Sole. Diventa così organista della cappella reale e, successivamente, maestro del nipote del re, il Duca di Borgogna. Anche se ogni nazione a quel tempo mostra un proprio gusto particolare nella musica, spesso lo stile di un paese si fa apprezzare anche altrove. Così, le musiche di Couperin da una parte appaiono immerse nelle raffinatezze dello stile musicale francese, dall’altra sono conquistate dal gusto italiano per il canto, soprattutto per quello di Corelli Proprio al musicista italiano, Couperin dedica una delle sue opere più importanti: Il Parnaso o l’Apoteosi di Corelli L’altro grande maestro per lui è Lully, il caposcuola del gusto francese. Lully. In suo onore scrive un concerto intitolato Apoteosi composta alla memoria immortale dell’incomparabile Monsieur de Lully, dove s’immagina che Corelli inviti in paradiso Lully a suonare con lui. La sua apertura ai paesi stranieri è dimostrata dalla raccolta di sonate intitolata Le nazioni, in cui fa sfilare La francese, La spagnola, L’imperiale, La piemontese. Il suo strumento prediletto è il clavicembalo, che, come il violino nel Seicento, è lo strumento che suscita crescenti favori come solista. Al clavicembalo scrive una grande quantità di pezzi, tra cui Le follie francesi, e un importante trattato, L’arte di suonare il clavicembalo.

Clavicembalo decorato dal pittore Paolo Anesi.

FRANÇOIS COUPERIN

A180 A184

I fasti della grande e antica Mxnxstrxndxsx

In questa musica, scritta per il clavicembalo, l’autore deride un’antichissima corporazione di musicisti, la Ménestrandise, che pretendeva compensi esagerati per i suoi concerti. Le richieste furono sempre respinte: per l’occasione Couperin compone una finta supplica al re. L’ortografia del nome è comica: al posto delle vocali scrive x (Mxnxstrxndxxrs = Ménéstrandeurs). In questo modo finge, per ridere, di temere che questi musicanti vadano a effettuare rappresaglie.

Giga dal concerto n. 1 in Sol maggiore
Leggi l’essenziale

Si tratta di una suite divisa in cinque movimenti: 1. I Notabili e Giurati Mxnxstrxndxxrs

COSA esprime

I nostri personaggi entrano in scena dandosi arie da grandi artisti.

COME lo esprime

Il clavicembalo non è propriamente lo strumento che serve per le grandi celebrazioni, ma Couperin lo usa per comunicare un deciso passo di marcia.

2. I Sonatori di viella e gli Ambulanti

COSA esprime COME lo esprime

Il cambiamento dell’ultima parte ci suggerisce che i personaggi sono sempre più impazienti di vedere soddisfatte le loro richieste.

Per tutto il brano sentiamo al basso un bordone: il suono ripetuto in continuazione, caro ai musicisti da strada e di campagna.

E cosa fa la musica prima di finire?

a Rallenta b Accelera c Esegue note lunghe

3. I giocolieri, saltatori e saltimbanchi: con gli orsi e le scimmie

COSA esprime COME lo esprime

Un personaggio della compagnia dice una cosa, e tutti gli altri la ripetono, per cinque volte.

Per cinque volte sentiamo una diversa frase musicale suonata mezzo-forte, ripetuta forte.

4. Gli invalidi: persone storpiate al servizio della grande Mxnxstrxndxsx

COSA esprime COME lo esprime

Couperin qui offende i suoi avversari attribuendo loro non solo difetti fisici, ma anche uno speciale carattere: quale?

a Lamentoso

b Furioso

c Monotono

Entrano camminando in una lenta processione, a un passo sempre uguale.

5. Disordine e scompiglio di tutta la truppa

COSA esprime COME lo esprime

I musicanti non insistono più. Anzi scappano a rotta di collo perché arrivano tipi pericolosi. Couperin lo scrive sullo spartito:

Panico generale causato da ubriachi, scimmie e orsi.

È una marea di scale e volate, cadute, sbandamenti.

DOMENICO SCARLATTI

“ Sono abile al clavicembalo”

Suo padre è Alessandro Scarlatti che aveva fondato la scuola napoletana di melodrammi. Domenico fin dalla nascita “respira” musica e a soli 18 anni vede rappresentato il suo primo melodramma. Tra i suoi lavori si ricorda Amleto, sulla tragedia di Shakespeare. Scopre la sua vera passione quando nel 1720 si reca a Lisbona e il principe che lo ha ingaggiato gli commissiona musiche per le cerimonie religiose. Allora come oggi, un compositore alternava abitualmente l’attività creativa con quella di insegnante. Così Domenico diventa maestro della principessina Maria Barbara di Braganza e, al seguito della famiglia regnante, si trasferisce a Siviglia e poi a Madrid dove resterà fino agli ultimi giorni. La sua gloria è dimostrata dal titolo di “Maestro dei re cattolici” di cui il re vuole insignirlo. La sua fama resta soprattutto legata alle Sonate per clavicembalo: ne compone ben 555, quasi tutte in un solo movimento spesso di carattere danzante, con molti elementi ricavati dalla musica spagnola. Il suo stile resta inconfondibile, per la fantasia estrosa che anima ogni pagina.

DOMENICO SCARLATTI

Sonata K 380

Quando un compositore ha in mente un’idea musicale a cui vuol dare la dovuta importanza, non ce la fa sentire subito, ma preferisce farla precedere da una breve introduzione. È quello che fa qui Scarlatti. È un motivo scattante, grazie a quel suo caratteristico attacco ritmico, ma successivamente senti un motivo di ben altro carattere:

COSA esprime

Gli ascoltatori del tempo sentivano persone che si muovono in corteo, tanto che Il corteo è il titolo con cui si chiama questa sonata.

Invece nell’introduzione, con le alternanze e i trilli, cosa senti?

COME

lo esprime

Invece del ritmo scattante, all’inizio si alternano brevi incisi proposti all’acuto e ripetuti più in basso. Ogni inciso è arricchito da trilli.

A185
Napoli 1685 - Madrid, Spagna, 1757
Sonata K 431
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L’estate

Videobiografia

Leggi l’essenziale

A186 A190

Venezia, 1678 – Vienna, Austria, 1741

Amo esprimere in musica ANTONIO VIVALDI

le diverse situazioni della vita”

Dopo gli studi musicali con il padre, è ordinato sacerdote e viene chiamato

Prete rosso, soprannome che allude al colore rosso dei suoi capelli. Ottiene la dispensa dal celebrare messa e si può dedicare esclusivamente alla musica. A Venezia, come a Napoli, erano stati aperti quattro orfanotrofi, i Conservatori, dove veniva insegnata musica da eseguire in occasione di cerimonie e concerti pubblici. Nel Conservatorio della Pietà, aperto solo alle ragazze, Vivaldi insegna musica tutta la vita. Per loro scrive la maggior parte dei suoi 450 concerti: molti sono raccolti in collane, che s’intitolano: Il cimento dell’armonia e dell’invenzione, L’estro armonico, La stravaganza, La cetra Altri concerti gli sono commissionati da signori italiani e stranieri. Vivaldi coltiva anche il genere vocale dell’opera, con Orlando furioso, e L’Olimpiade e la musica sacra con Gloria, Magnificat, Stabat Mater, e l’oratorio Giuditta trionfante. I suoi concerti combinano in modo esemplare i due elementi dello “spirito del tempo”: il rigore geometrico della struttura musicale e la fantasia che desta il sentimento. Infatti sono costruiti seguendo un unico schema, cioè la successione di tre movimenti: allegro - adagio - allegro; all’interno di ciascun movimento propone un gioco, ogni volta variato, di elementi regolari. In particolare Vivaldi fa uso di una procedura che si chiama progressione che si ha quando uno spunto melodico viene ripetuto di seguito più volte, ma ogni volta a partire da un suono diverso.

Dà spazio alla fantasia, ricorrendo a espedienti poco sfruttati nei concerti del passato: velocità molto lente o sfrenate, note ribattute e passaggi frequenti dal piano al forte e viceversa. Spesso ricorre a suggestioni visive, ispirando numerosi suoi concerti a situazioni concrete. Ecco qualche titolo dei suoi concerti: La caccia, La tempesta di mare, Il gardellino, La pastorella, La notte. Altri s’ispirano a stati d’animo: L’inquietudine, Il sospetto, Il piacere.

ANTONIO VIVALDI

Concerti delle stagioni

• Primavera, Allegro iniziale

Ascolta due delle musiche più famose di Vivaldi. L’autore stesso scrisse una poesia per descrivere cosa esprime la sua musica. Prima leggi attentamente la poesia, poi ascolta la musica. Tutti i concerti seguono il modello tipico del tempo: un movimento allegro, uno adagio e ancora uno allegro.

Sono scritti per un violino principale, un’orchestra d’archi e un clavicembalo. Ogni concerto ci presenta una serie di quadretti sonori. L’autore stesso ce li racconta con le parole di una poesia, una per ogni stagione.

Scegliamo due di questi quadretti, uno preso dalla Primavera, l’altro dall’Inverno.

COSA esprime

Giunt’è la primavera

e festosetti la salutan gli augei con lieto canto.

E i fonti allo spirar dei zeffiretti con dolce mormorio scorrono intanto

COME lo esprime

La primavera è annunciata con un due motivi: uno (a) fa da introduzione all’altro, che è il motivo principale (b); ognuno è eseguito forte e ripetuto piano.

Gli “augei” sono gli uccelletti. Vivaldi affida il loro canto a un concertino, formata da violini solisti. Come si conclude l’episodio?

a Con un terzo motivo (c)

b Col ritorno del motivo principale.

c Sovrapponendo i due motivi

I “fonti” sono i ruscelli; gli “zeffiretti” sono le brezze.

Vivaldi come li sente scorrere, i ruscelli?

a Con un moto regolare e ininterrotto

b Con un moto tumultuoso

c Con un fruscìo fastidioso

Vengon coprendo l’aer di nero ammanto e lampi e tuoni ad annunziarla eletti.

Indi tacendo questi, gli augelletti tornan di nuovo al lor canoro incanto.

È il primo temporale di stagione, che copre l’aria (“l’aer”) di un manto nero. Il brontolio dei tuoni è reso con le note gravi ribattute velocemente; i lampi col girovagare del violino principale.

Ecco ancora il motivo principale, ora non più in modo maggiore ma in modo minore. Come potresti spiegare questo cambiamento? (Ripensa all’immagine evocata in questo episodio…)

Finito il temporale, gli uccellini tornano a trillare, alternandosi all’orchestra, che ci richiama ancora una volta l’idea di una primavera gioiosa ed esuberante.

Il ritorno periodico del motivo principale ci fa capire che l’intero movimento è composto in forma di rondò.

Anche questa regolarità serve all’idea che Vivaldi vuole darci della primavera: una stagione piacevole, dove anche gli elementi che potrebbero recare disagio, come un temporale, si risolvono presto benevolmente.

• L’inverno, Allegro finale

A191 A198

COSA esprime COME lo esprime

Camminar sopra il ghiaccio

Un viandante cammina su un laghetto ghiacciato.

Gir forte, sdrucciolar, cadere a terra.

Di nuovo sopra il ghiaccio correr forte

Il viandante si fa prendere di nuovo dalla fretta: Finché… lo scivolone è definitivo!

Ma il nostro eroe si rialza presto. Il ghiaccio sembra non preoccuparlo più. Come ce lo dice Vivaldi?

Alla fine dell’episodio il viandante si fa prendere dalla frenesia.

sin che il ghiaccio si rompe e si disserra.

Il viandante fa appena in tempo a mettersi in salvo

Sentir uscir dalle ferrate porte scirocco, bòrea e tutti i venti in guerra.

si scatena una tempesta invernale.

Il suo camminare sembra quello di un ubriaco. Vivaldi fa risaltare due strumenti in particolare: il violino solista, e Il violoncello che tiene un lungo suono continuo. strumento che simboleggia il viandante: il violino solo. Ma sotto il violino un suono grave, tenuto lungo, ci ricorda l’altro “personaggio” di questa storia, il ghiaccio.

Il quadretto infatti sta cambiando...

Il passo ora si fa più cauto: passettini corti, senza appoggiarsi troppo, per non cadere. Sono i violini a farceli sentire.

E il basso, cosa fa?

a Continua a tenere la nota lunga, a ricordarci il ghiaccio

b Accompagna i violini con il loro stesso passo

c Tace

Grandi scivoloni dei violini verso il basso.

a Elimina la nota tenuta lunga

b Affida la nota grave al cembalo

c Sposta la nota lunga dalla regione grave alla regione media

Il ritmo è sempre più agitato. Pericolo in vista…

Prima tutti gli strumenti all’unisono, poi il violino solo, mandano in frantumi la melodia. Breve silenzio…

Dall’immagine del suolo ghiacciato si passa ora a quella dell’aria. Scirocco e bòrea sono i venti che escono dalle “porte di ferro” del cielo

… Ora è il violino solo a guidare la furia degli elementi: resa con il ribattuto frenetico degli archetti sulle corde di violini, viole e violoncelli; e delle dita sui tasti del cembalo.

La forma di questo allegro è molto libera. A dare unità alla composizione, è un elemento molto semplice: quelle note tenute lunghe al grave, che nel quadretto sonoro richiamano il ghiaccio. Una nota tenuta lunga a sorreggere una melodia si chiama bordone, o pedale.

GEORG FRIEDRICH HÄNDEL

“ Non compongo musica per divertire
la gente, ma per renderla migliore

Handel inizia a studiare musica grazie al duca di Sassonia che ne intuisce il talento. A dieci anni scrive la sua prima musica ma il padre è contrario alla carriera di musicista e lo vorrebbe indirizzare verso gli studi in legge. La sua passione è troppo grande e quando si libera il posto di organista nel Duomo di Halle questo diventa suo.

Handel insieme all’amico Johann Mattheson si reca a Lubecca ad ascoltare l’organista Buxtehude, proprio come farà Bach due anni dopo. Buxtehude è anziano, e il suo posto di organista si rende disponibile. Ma la condizione per ottenerlo è di sposare sua figlia che, però, è già avanti negli anni. I due amici ringraziano e tornano a casa. Il gusto del gran pubblico a quel tempo è tutto per il melodramma italiano e la cosa migliore sarebbe andare in Italia per imparare i segreti del melodramma. L’occasione arriva presto. Ad Amburgo arriva il principe Ferdinando de’ Medici, che resta colpito dal talento del giovane Georg e gli propone di seguirlo a Firenze. Dopo Firenze va a Roma, dove le numerose famiglie aristocratiche se lo contendono. In Italia Händel impara la cosa più importante per un operista, una cosa su cui in Germania non era facile fare esperienza: creare melodie adatte al bel canto, come si dirà nel Settecento in tutta Europa. La lingua italiana era considerata insuperabile per questo stile di canto e diventa così importante per i musicisti che ancora oggi i principali termini musicali, in tutto il mondo, sono in italiano. Handel conoscerà personalmente i maggiori musicisti italiani come Scarlatti, Corelli, Vivaldi e Albinoni. in Italia nascono i suoi primi melodrammi importanti che vengono rappresentati a Venezia e Firenze. Nella musica di Händel confluiscono la dottrina tedesca e la cantabilità italiana, a cui si aggiungerà l’eleganza francese. L’Inghilterra è a quel tempo il paese in cui questa varietà di gusti è meglio apprezzata e incoraggiata. Handel vi si trasferisce dal 1712. Pochi anni dopo viene fondata l’Accademia Reale di Musica e Händel ne assume la direzione. In Inghilterra Händel crea molti dei suoi 40 melodrammi italiani, su soggetto eroico (Giulio Cesare, Orlando, Serse), seguiti da 22 oratori, il genere che Händel porta al suo massimo splendore. Sono famosi gli oratori Saul, Giuda Maccabeo, e soprattutto Il Messia. Il suo catalogo di composizioni comprende anche una quantità di concerti, di sonate, di suites per orchestra e per clavicembalo, di cantate e altra musica sacra. Negli ultimi anni della sua vita è colpito da cecità, ma continua a comporre e a suonare, a memoria.

Halle, Germania, 1685 - Londra, Inghilterra, 1759
Alleluia
Leggi l’essenziale
Dieterich Buxtehude.

COSA esprime

Arriva il re

COSA esprime

A199 A203

GEORG FRIDERIC HÄNDEL

Musica sull’acqua. Suite

Nelle pratiche teatrali si parte dal testo che lo scrittore ha creato e poi si cercano le musiche che potrebbero adattarsi alle diverse scene. Proprio come fanno i registi cinematografici quando decidono le colonne sonore utili per arricchire il significato. Il copione suggerito qui dà invece la precedenza alla musica. È la musica che guida a creare la vicenda.

A commissionargli questa musica fu il re inglese Giorgio I in persona. Il re aveva in programma una gita sul battello lungo il Tamigi, e la musica non poteva mancare per renderle indimenticabile la giornata. Il re fu così entusiasta delle venti musiche composte da Händel che volle farle eseguire tutte ben tre volte di seguito. Immagina di raccontare la gita del re, come se dovessi rappresentarla in uno spettacolo teatrale. Sentiti libero nella tua invenzione. A guidarti sarà la musica. Via via che inventi una situazione, ricordati di spiegare nella colonna del COME lo esprime quali sono gli aspetti della musica che ce la fanno usare in ognuna delle scene. Quella che trovi è solo un esempio. Vai avanti completando le caselle vuote:

• Prima scena

COME lo esprime

Le trombe, con l’eco dei corni, non lasciano dubbi

• Seconda scena

COME

I cortigiani gli si fanno incontro riverenti e timorosi

lo esprime

La melodia è continua o frammentata?

Celebrazioni sul Tamigi in un dipinto di Canaletto (1746-47).

• Terza scena

COSA esprime

Il primo ballo a cui lo stesso re partecipa è naturalmente quello più diffuso allora. I movimenti sono aggraziati.

COSA esprime

Intermezzo

COSA esprime

• Quarta scena

COME lo esprime

Il minuetto è suddiviso in tre parti in cui si alternano il modo maggiore e il minore. In che ordine?

a Minore-maggiore-minore

b Maggiore-minore-maggiore

COME lo esprime

Il metro è ternario e saltellante

• Quinta scena

Il re è stanco e si ritira a riposare. I gentiluomini sanno che non devono disturbarlo.

COSA esprime

• Sesta scena

La compagnia vede correre in lontananza cavalieri che si fanno guidare dai cani a scovare le volpi. Le dame però si turbano a vedere i poveri animali…

COSA esprime

Proponi tu:

• Settima scena

COME lo esprime

Adagio e staccato

COME lo esprime

Moderato

COME lo esprime

Moderato

Handel e Giorgio I durante una gita sul Tamigi

Toccata per organo in Re minore

Videobiografia

Leggi l’essenziale

JOHANN SEBASTIAN BACH

“ Per me la musica ha lo scopo
primario di render grazie a Dio”

Nella famiglia Bach l’amore e lo studio della musica sono così profondi che, fra il Seicento e il Settecento, si contano una ventina di compositori, di cui parecchi eccellenti. Anche il papà e il fratello maggiore sono musicisti e da loro Johann Sebastian impara a suonare diversi strumenti e a comporre. Dopo la morte dei genitori, entra come cantore nella Chiesa di Lüneburg, e nel 1703 diventa organista ad Arnstadt. È possibile dividere la vita di Bach in quattro periodi: il periodo a Arnstadt, il periodo a Lubecca, il periodo a Weimar e il periodo a Lipsia

• Il periodo a Arnstadt Pur essendo poco più che un ragazzo, Bach ha già sviluppato come compositore una tecnica molto elaborata, ma ad Arnstadt non ci sono esecutori così bravi per poterla eseguire. Anzi, i suonatori sono fin troppo indisciplinati tanto che quando Johann Sebastian un giorno prende in giro uno strumentista per il suo scarso talento, questi lo aspetta la notte successiva e lo assale con un bastone. A quel tempo era normale girare con una spada al fianco e Bach estrasse la sua per difendersi. Solo l’intervento di alcuni cittadini, richiamati dalle grida, impedì che il povero strumentista venisse trapassato da parte a parte.

Il periodo a Lubecca I suoi superiori pensano di accontentare il suo grande desiderio: andare fino alla lontana Lubecca presso la Chiesa di Santa Maria, per sentir suonare il più famoso organista del tempo, Dietrich Buxtehude. Johann Sebastian riesce ad ascoltare concerti memorabili del maestro, e ne è così affascinato che non torna ad Arnstadt quando scade il mese di permesso. Vuole carpire i segreti di Buxtehude, soprattutto i suoi modi così elaborati di comporre. Torna a casa quattro mesi dopo. Ha assimilato così bene l’arte del maestro, che i superiori non solo non lo licenziano, ma rimangono molto colpiti dal suo nuovo modo di suonare. Lui però è diventato ancora più esigente verso i suonatori della sua Chiesa e per di più si prende licenze a quel tempo intollerabili, come quando fa salire accanto a sé sulla tribuna dell’organo, per cantare un’aria religiosa, la sua fidanzata Barbara.

La chiesa di S. Maria a Lubecca.
Eisenach, Germania, 1685-Lipsia, Germania, 1750

• Il periodo a Weimar Il clima intorno a lui si è fatto così pesante, che coglie al volo l’occasione che gli viene offerta dalla città di Mühlhausen, dove è assunto come organista. Qui, a ventidue anni, sposa Barbara e inizia la sua trionfale carriera di compositore, che lo porta a Weimar. Nel 1716 il Principe Leopoldo lo nomina direttore della propria orchestra, a Cöthen. È qui che nascono i Concerti brandeburghesi. Quando muore la moglie Barbara, Sebastian si sposa con Anna Maddalena a cui dedica un apposito Quaderno di musiche per clavicembalo, che ancora oggi sono molto praticate nei primi anni di studio del pianoforte.

• Il periodo a Lipsia Il 1723 è l’anno della sua ultima tappa professionale: è nominato direttore della scuola di S. Tommaso a Lipsia. Qui scrive una Cantata per ogni domenica dell’anno liturgico, le Passioni secondo Giovanni e secondo Matteo, la grande Messa in Si minore. Tre anni prima della morte, il re Federico II il Grande lo riceve con grandi onori alla sua corte: gli sottopone un tema su cui costruire una composizione. Bach risponde all’invito scrivendo una delle sue opere più monumentali: l’Offerta musicale. Il suo catalogo comprende anche conceti, partite, suites e il Clavicembalo ben temperato: due raccolte per clavicembalo contenenti ciascuna 24 preludi e fughe.

JOHANN SEBASTIAN BACH

A204 A208

Suite per orchestra n° 2, Danze

Non sono solo i compositori italiani quelli di cui Bach realizza trascrizioni. I titoli delle pagine di questa suite ci fanno capire che la sua attenzione va anche ai musicisti francesi, come Michel Delalande e François Couperin. Questi compositori scrivevano soprattutto per le feste danzanti dei loro aristocratici protettori. Quando Bach viene invitato a scriverne anche lui per i membri dell’associazione musicale della sua città, prenderà come modello proprio le musiche di danza francesi.

• Rondeau

COSA esprime

A quale emozione legheresti il motivo di base?

COSA esprime

• Bourrée

Come t’immagini i passi di un ideale ballerino? Sottolinea la risposta che ti sembra più adatta: solenni – trascinati – marcianti –saltellanti – lenti – scatenati

COME lo esprime

Il titolo francese corrisponde all’italiano rondò. Il tema è formato di una prima parte più trattenuta e di una seconda scorrevole Quante volte sentiamo la prima parte?

COME lo esprime

Nel Settecento la bourrée è la più importante danza in misura binaria, cioè a due tempi.

Piazza della Chiesa e Scuola di S. Tommaso a Lipsia.

• Polacca

COSA esprime

L’episodio centrale affidato al flauto apre uno scenario diverso come se si trattasse di un ricordo: quale potrebbe essere?

COSA esprime

• Minuetto

Si vuole mettere in risalto il carattere raffinato della danza.

COSA esprime

• Badinerie

Quando questa suite viene oggi eseguita, il flautista dell’orchestra trova qui il suo motivo di gloria, e viene chiamato alla ribalta a riscuotere l’applauso ammirato del pubblico

COME

lo esprime

Le musiche precedenti erano in misura binaria. Con questa nuova danza, di origine polacca, si passa alla misura ternaria, a tre tempi.

Mentre il flauto esegue i suoi gorgheggi, i violoncelli eseguono il tema della polacca.

COME

lo esprime

Il minuetto è la danza più amata e praticata nel Settecento. Il più delle volte ha un carattere sorridente, giocoso ma Bach la presenta nel modo minore.

COME lo esprime

La badinerie è una delle danze più gaie e vivaci del tempo

Danza polacca
Minuetto

A209

JOHAN SEBASTIAN BACH

Suite per orchestra n°3. Aria sulla quarta corda

Il titolo “sulla quarta corda” è dovuto a un violinista che anni dopo arrangiò il pezzo in modo da poterlo suonare per intero sulla quarta corda del violino.

COSA

esprime

Non è difficile rendersi conto dell’affetto che Bach esprime con questa pagina. Scegli quelli che ti sembrano più adatti in questo elenco: allegria – amore – antipatia – compassione –disperazione – entusiasmo – fiducia – gelosia – ira –nostalgia – passione – rabbia – serenità – tristezza

COME

lo esprime

Quattro gruppi di strumenti eseguono il pezzo. I violini primi eseguono la celebre melodia, Ai secondi violini e alle viole Bach affida un delicato intreccio con i primi; mentre il clavicembalo e i violoncelli punteggiano il canto con un passo regolare.

JOHANN SEBASTIAN BACH

La cantata del caffè. Finale

Il Caffè, periodico fondato nel 1764 dai fratelli Pietro e Alessandro Verri.

Bach non è solo il grande maestro della musica sacra e di quella strumentale. Sapeva anche scherzare. Ai suoi giorni cominciava a diffondersi in tutta Europa la moda del caffè. Carlo Goldoni le dedica addirittura una commedia, La bottega del caffè. Il Caffè sarà un giornale letterario e scientifico pubblicato pochi anni dopo. In Germania il primo locale chiamato “caffè” era aperto già nel 1685, l’anno di nascita di Bach. Nei decenni seguenti questa moda incontra ostilità, perché il caffè fa concorrenza alla birra, la bevanda nazionale tedesca e perché frequentare un caffè è reputato sconveniente per le ragazze.

Questa cantata è come una commedia: un padre brontolone e conservatore vorrebbe distogliere la figlia dall’uso della “diabolica” bevanda, prima con minacce, poi promettendole uno splendido matrimonio. La ragazza naturalmente accetta l’offerta. Ma furba com’è, ha diffuso all’insaputa del padre una notizia: avrebbe sposato solo chi le avesse concesso il consumo illimitato del prediletto caffè!

Nel finale senti cantare insieme il papà, la figlia, e il narratore. Così concludono:

Die Katze lässt das Mausen nicht, die Jungfern bleiben Coffeeschwestern. Die Mutter liebt den Coffeebrauch, die Grossmama trank solchen auch, wer will nun auf die Töchter lästern?

COSA esprime

La vicenda stessa suggerisce l’affetto che domina questa pagina: brillante e scanzonato.

COME lo esprime

Il gatto non lascia il topo, le ragazze rimangono attaccate al caffè. La madre ama farne uso, anche la nonna lo beveva.

Chi dunque imprecherà contro le figlie?

Descrivi in poche parole le caratteristiche di questa musica: della voce ma anche degli strumenti. Riconosci uno strumento in particolare che contribuisce alla gioiosità della composizione? Quale?

a La tromba b Il clavicembalo c Il flauto

A210

COSA esprime

JOHAN SEBASTIAN BACH

Cantata BWV 147

Bach era uno spirito profondamente religioso. Lo puoi capire da come viene cantato il testo sacro. Bach compone questa cantata ispirandosi al testo del Vangelo: In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna, in fretta, e si diresse verso una città della Giudea. Entrata nella casa di Zaccaria salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo”. In questa parte che chiude la cantata, il coro dei fedeli si affida alla protezione di Gesù. Il coro canta una semplice melodia, mentre l’orchestra crea l’accompagnamento.

Wohl mir, dass ich Jesum habe, o wie feste halt’ ich ihn, dass er mir mein Herze labe, wenn ich krank und traurig bin. Jesum hab’ ich, der mich liebet und sich mir zu eigen giebet; ach drum lass’ ich Jesum nicht, wenn mir gleich mein Herze bricht.

A quale di questi momenti del culto religioso può adattarsi secondo te questa musica?

a La crocifissione

b La resurrezione di Cristo

c La Madonna col bambino

Quanto sono felice di avere Gesù, come mi tengo vicino a lui, così che possa deliziare il mio cuore quando sono assetato e triste. Io ho Gesù, che mi ama e si dona a me come fosse mio; ah, non voglio allontanarmi da Gesù, anche se il mio cuore si spezza.

COME lo esprime

Quattro sono le voci del coro: soprani, contralti, tenori e bassi

Beato Angelico, Visitazione della Beata Vergine Maria.

Note chiave per il ripasso

QUAL È LA SITUAZIONE POLICA IN EUROPA NEL SETTECENTO?

In tutta Europa si affermano le monarchie assolute, cioè forme di governo in cui i regnanti accentrano nelle proprie mani il potere politico. Il caso più evidente è quello di re Luigi XIV, il re di Francia, chiamato il “Re Sole”.

QUAL È IL GENERE MUSICALE PREFERITO DALLA BORGHESIA

DEL SETTECENTO?

È il melodramma. Andare a teatro per la borghesia del Settecento diventa un momento di svago non solo per ascoltare l’opera ma anche per conversare.

CHI È IL LIBRETTISTA?

Il librettista è colui che scrive il testo del melodramma. Il più famoso è Pietro Metastasio che ha prodotto moltissimi testi letterari per l’opera. Prepara sia i testi per i dialoghi tra i personaggi, i recitativi, sia le arie per i momenti lirici. Il tipo di aria che andava per la maggiore era l’aria col da capo.

CHE COS’È L’OPERA BUFFA?

L’opera buffa nasce in Italia come intermezzo del melodramma chiamato anche opera seria, per sottolinearne la diversità di contenuti rispetto al melodramma. Si tratta di brevi melodrammi comici rivolti a un pubblico popolare. Con il tempo l’opera buffa diventa sempre più apprezzata tanto che alcuni autori come Pergolesi scriveranno opere buffe di grande successo. La più famosa è La serva padrona.

CHE COS’È LA QUERELLE DE BUFFONES?

Si tratta di una disputa tra i sostenitori del molodramma classico, soprattutto in Francia, e sostenitori dell’opera buffa, più brillante e coinvolgente, soprattutto in Italia.

CHE COSA SI INTENDE CON “RIFORMA DEL MELODRAMMA”?

Il melodramma subisce una riforma ad opera del compositore tedesco

Gluck e del librettista Ranieri de’ Calzabigi, che stabiliscono regole per limitare le licenze virtuosistiche dei cantanti, per creare più continuità tra le scene e dare più spazio al coro e all’orchestra.

CHE COS’È LA FUGA?

È una forma musicale che si basa sull’imitazione delle voci. Il tema principale è chiamato soggetto ed è cantato da una voce con una tonalità a cui replica una tonalità dominante chiamata risposta.

Verifica

1. SCEGLI LA SOLUZIONE CORRETTA.

1. Che cos’è un concerto solistico?

a Una musica in cui si alternano un’orchestra e un gruppo più piccolo chiamato concertino

b Una musica in cui solista e orchestra dialogano tra loro

c Un’orchestra formata solo da strumenti ad arco

2. Qual è la forma caratteristica dell’aria col da capo?

a A B C b A B B c A A B d A B A

2. SEGNA CON UNA CROCETTA SE VERO (V) O FALSO (F).

a Nel Settecento viene abbandonata la polifonia. V F

b La fuga è una combinazione di soggetto e controsoggetto, a cui si alternano episodi diversi chiamati divertimenti. V F

c Vivaldi scrive concerti solo ispirati alle stagioni. V F

d Bach scrive concerti ispirati agli antichi miti. V F e I compositori di questo secolo costruiscono le loro opere con tecniche ricercate, e al tempo stesso aspirano a esprimere gli “affetti”. V F

3. ASSOCIA OGNI BRANO AL SUO COMPOSITORE.

A Pergolesi

B Gluck

D Vivaldi

E Bach

F Händel

4. COMPLETA LA MAPPA.

1 Musica sull’acqua

2 Le stagioni

3 Orfeo ed Euridice

4 La cantata del caffè

5 La serva padrona

IL LIBRETTISTA PREPARA DUE TESTI

IL RECITATIVO LE

sono i tra i personaggi accompagnati dal clavicembalo

sono i momenti lirici in cui la melodia esprime l’emozione del personaggio

la forma più usata nel Settecento è l’aria col da capo

IL CLASSICISMO

L’età

della riscoperta dell’antichità classica

Osserva queste due chiese.

La prima è la basilica di Santa Croce a Lecce. Puoi facilmente riconoscere lo stile rococò della facciata che presenta un’esuberanza di ornamenti come fregi, cornici, statue, colonne e il grande rosone centrale.

La seconda è la cattedrale di Pamplona in Spagna, caratterizzata da uno stile neoclassico che riprende gli ideali architettonici del mondo greco e romano. ll corpo principale è il fedele riflesso del tempio greco; la facciata è sobria, tutti gli elementi sono inseriti in modo rigorosamente geometrico e ordinato. Riconosci le colonne centrali ai lati delle quali svettano simmetricamente i due campanili.

La facciata è riccamente decorata

Il rosone è di ispirazione romanica.

Le colonne sono caratterizzate da un capitello corinzio

Basilica di Santa Croce a Lecce.

ascolta

Anche nella musica si sente il bisogno di uno svolgimento chiaro e ordinato. I motivi devono essere ben riconoscibili, a differenza di quel che avveniva nella prima metà del Settecento, quando spunti diversi si susseguivano e si accavallavano fantasiosamente. Ascolta ora questi due brani. Come abbineresti edifici e musica?

JOHANN SEBASTIAN BACH

Arte della fuga

A212

Spiega.

Abbino la musica di Bach a:

a basilica di Lecce.

b cattedrale di Pamplona.

perché:

a la musica appare come una fitta trama in cui le frasi musicali si intrecciano una con l’altra.

b le frasi musicali sono regolari e si susseguono una dopo l’altra in modo lineare.

WOLFGANG AMADEUS MOZART

Sonata per pianoforte K 545

A213

Abbino la musica di Mozart a:

a basilica di Lecce.

b cattedrale di Pamplona.

perché:

a la musica appare come una fitta trama in cui le frasi musicali si intrecciano una con l’altra.

b le frasi musicali sono regolari e si susseguono una dopo l’altra in modo lineare.

La facciata è decorata in modo semplice per far emergere la geometria

L’edificio è caratterizzato dalla simmetria

cattedrale di Pamplona.

Le colonne sono caratterizzate da un capitello corinzio

IL CLASSICISMO 5 UNITÀ

L’età della ragione

I mutamenti sociali e la crisi dell’aristocrazia

La metà del XVIII secolo è, per l’Europa occidentale, un momento di profonde trasformazioni. Il progresso delle tecnologie, con l’invenzione delle macchine a vapore, fa nascere le prime fabbriche: è l’età della Rivoluzione industriale. Sul terreno politico si abbandona l’idea della monarchia per diritto divino, cioè l’idea secondo la quale i sovrani hanno ricevuto il potere direttamente da Dio, e si fa strada il principio per cui il sovrano deve curare il bene del proprio popolo. Si promuovono perciò riforme economiche, amministrative e sociali, specialmente in Austria, Prussia, Russia, Italia: questa forma di governo prende il nome di dispotismo illuminato. I mutamenti sociali della prima parte del Settecento rivelano un mondo in effervescenza, smanioso di liberarsi delle tante superstizioni di cui l’umanità era stata schiava. Si cercano verità che possono essere dimostrate usando la ragione cioè verità scientifiche. Tutto ciò che non può essere dimostrato e verificato in modo razionale è considerato offensivo per l’essere umano. Con la passione per la scienza si sviluppa la ricerca tecnologica, che porta a importanti invenzioni: la macchina a vapore, il pallone aerostatico, la stampa su tessuto, la trebbiatrice meccanica, la locomotiva, l’illuminazione stradale a gas, lo stetoscopio, il galvanometro, la pila.

Charles Gabriel Lemonnier, Salotto di Madame Geoffrin.

Il culto della ragione

All’origine di queste trasformazioni si trova l’opera di diffusione della cultura promossa da pensatori e studiosi di diverse discipline. Per loro, i lumi della ragione sono sufficienti ad allontanare le tenebre dell’ignoranza e della superstizione, responsabili di tutti i malanni che l’umanità aveva fino allora sofferto. Questa corrente di pensiero viene chiamata illuminismo. La resistenza alle riforme, da parte dell’aristocrazia francese e del re Luigi XVI, porta il popolo e la borghesia a scatenare la Rivoluzione francese nel 1789, che finirà con lo sconvolgere l’assetto dell’Europa. La ragione umana diventa addirittura oggetto di culto religioso durante la Rivoluzione francese, quando Robespierre ne farà la Dea a cui dedicare altari.

Verso il Neoclassicismo

In questi anni ci si dedica anche a studiare il passato in modo scientifico: a questo fine fioriscono in tutto il mondo occidentale le ricerche archeologiche, che porteranno alla luce realtà dimenticate, come le città di Troia, Ercolano e Pompei. Queste scoperte a loro volta determinano un apprezzamento particolare per l’arte e la civiltà greca, considerate modello supremo di perfezione per la purezza e la razionalità delle forme. La tendenza artistica sarà quella di disporre le figure in forme ordinate e simmetriche: il contrario dell’arte più libera e “capricciosa” del secolo precedente. Gli artisti si ispirano ai modelli dell’antichità greco-romana, l’antichità “classica”. Neoclassicismo è il termine con cui viene etichettato questo periodo. Se il mondo greco-romano era definito classico, neo è il prefisso che dichiara la sua rinascita nel Settecento.

La citta della musica: Salisburgo e la musica sacra

Forse non esiste al mondo una città che come Salisburgo leghi la propria fama a un nome solo, il nome di un musicista. A Salisburgo ogni iniziativa, non solo musicale, porta l’etichetta di Wolfgang Amadeus Mozart che vi nacque il 27 gennaio 1756.

In quegli anni la città è governata dagli arcivescovi che detengono non solo il potere spirituale, ma anche quello politico ed economico del centro urbano e della regione circostante.

L’Arcivescovo e le autorità ecclesiastiche sono perennemente ostili a qualsiasi tipo di innovazione, ed esercitano sullo sviluppo della vita musicale che doveva limitarsi alla musica sacra. La pluralità delle idee e la modernità che sono viste come una minaccia all’ordine precostituito.

La cultura è ancora perlopiù un “bene” destinato ai nobili che lo amministrano sovvenzionando gli artisti di ogni genere, dagli architetti ai pittori, agli scultori, ai musicisti che vivono degli appannaggi e delle commesse dei loro mecenati.

Organo nella cattedrale dei santi Ruperto e Virgilio.

CARL PHILIPP EMANUEL BACH

racconto ricco di colpi di scena ” “ Penso alle mie musiche come a un

Tra i musicisti che sentono il bisogno di un linguaggio musicale più semplice e orecchiabile rispetto a quello del passato, sono gli stessi figli di Bach, a cominciare dai due più famosi: Carl Philipp Emanuel e Johann Christian. Solo il nome del loro straordinario padre ha impedito ai due figli di essere ammirati come meritano. Carl Philipp nasce a Weiman e vi resta al servizio del re Federico il Grande, poi diventa direttore delle musiche che si eseguono nelle chiese della città. È autore di molti componimenti per diversi strumenti. La sua musica è stata paragonata alle trame dei romanzi dello Sturm und Drang (assalto e impeto), che allora nascevano nella letteratura europea: sono testi ricchi di colpi di scena, inaspettati. Come nella letteratura, così fa il giovane Bach con le sue opere.

CARL PHILIPP EMANUEL BACH

Sinfonia amburghese

Per Carl la musica deve “toccare il cuore”, deve seguire il fluire dei sentimenti nella loro varietà. Ciò significa, in primo luogo, abbandonare un principio base della musica barocca. Johann Sebastian creava musiche molto lunghe, svolgendo in modo continuo un’unica idea musicale. Carl Philipp accosta uno dopo l’altro pensieri diversi: proprio come ognuno di noi passa da un sentimento all’altro anche in poco tempo.

COSA esprime COME lo esprime

La sinfonia si apre con un invito ad ascoltare il racconto musicale che sta per iniziare.

È un segnale su una nota sola, ripetuto tre volte ad altezze diverse.

Subito parte un motivo vivace. Allo stop improvviso subentra un’emozione ben diversa. Quale?

COSA esprime COME lo esprime

Un’emozione a quieta b aspra c dolorosa

Col motivo dei due oboi e del fagotto; e la conclusione dei due flauti.

A214
Weimar, Germania, 1714 – Amburgo, Germania, 1788
Attacco Ultimo Movimento
Leggi l’essenziale

JOHANN CHRISTIAN BACH

Lipsia, Germania, 1735 – Londra, Inghilterra, 1782

come il Bach milanese” “ Sono conosciuto

È l’undicesimo figlio di Bach e dopo la morte del padre si trasferisce a Berlino con il fratello Carl che diventerà suo maestro di composizione e clavicembalo. Lo stile dei due fratelli è molto diverso. “Io vivo per comporre; mio fratello Christian compone per vivere”. Questo giudizio attribuito a Carl Philip Emanuel Bach, riassume il distacco dei due figli non solo dal padre, ma anche fra di loro, un distacco di mentalità e di stile. Non c’è più traccia di artifici barocchi in Christian; gli intrecci contrappuntistici si sono dissolti e questo faceva apparire la sua musica facile e leggera alle orecchie del fratello. La conoscenza di alcuni artisti italiani fa nascere in lui la voglia di conoscere l’Italia: si reca prima a Bologna e poi a Milano. È chiamato il “Bach milanese” perché diventa organista della cattedrale e di Milano e proprio a Milano scrive due Messe e si converte al cattolicesimo. Lascia Milano per Londra e diventa prima musicista della regina e poi maestro di cappella. Muore a Londra nel 1782.

Ritratto di una famiglia di musicisti probabilmente i Bach.

JOHANN CHRISTIAN BACH

Sinfonia op. 9 n. 2. Andante

Ascolta questo Andante per capire con che delicatezza Christian affida le sue melodie ai violini con sordina, accompagnati da cima a fondo dal pizzicato degli altri archi. Il brano ha una forma musicale che si riconosce facilmente: A B A B A

COSA esprime

La delicatezza malinconica della sezione A lascia il passo a un pensiero sorridente nella sezione B

COME lo esprime

Nella sezione B cambia il modo; come?

a Da maggiore a minore.

b Da minore a maggiore.

Una novità anche fra gli strumenti; come?

a Ai violini si aggiungono i legni.

b Tacciono i violini e subentrano i legni.

Allegro finale
Leggi l’essenziale

La musica dell’età classica

1.1 Le possibilità espressive

Il bisogno di ordine che provano i musicisti di questa età li porta a inventare le proprie musiche secondo schemi prestabiliti. Sono tipi standard di costruzioni musicali. Al loro interno la fantasia del compositore ha infinite possibilità di esprimersi.

La prima distinzione riguarda i generi musicali, che cambiano secondo la destinazione del brano, e dell’organico strumentale e/o vocale impiegato. Per esempio appartiene a un genere l’opera lirica, a un genere ben diverso una sonata per pianoforte.

La seconda distinzione riguarda le forme musicali, ossia i modi di disporre le idee musicali all’interno di un’ampia composizione. Per esempio chi ascolta si aspetta che a un motivo iniziale ne segua un altro di carattere diverso oppure che a un movimento veloce ne segua uno lento, o viceversa.

1.2 I generi

Come si suona e si canta in questi anni?

• Opera lirica: è lo spettacolo teatrale ideato all’inizio del Seicento, in cui i personaggi cantano, accompagnati dagli strumenti.

• Musiche di scena: sono musiche orchestrali che accompagnano spettacoli teatrali parlati.

• Oratorio: è simile all’opera lirica, ma destinato alla devozione religiosa. Viene eseguito in una sala da concerto oppure nelle chiese. Un oratorio di dimensioni ridotte è la cantata.

• Sinfonia: nel Settecento il termine indica una composizione orchestrale per lo più in quattro movimenti, diversi a seconda della forma particolare che assumono.

• Concerto: indica una musica sinfonica che vede un solista, o a volte due, dialogare con l’orchestra intera.

• Sonata: è una composizione per uno strumento, soprattutto il Insiemi. Nell’età barocca e rococò, cioè fra il 1600 e il 1770, i compositori amano scrivere per i gruppi strumentali più diversi. Il nuovo bisogno d’ordine e di regole da rispettare spinge a fissare piccoli gruppi ben definiti, da due strumenti in su. Nei gruppi del passato uno strumento dominava, mentre gli altri avevano parti secondarie; nella nuova musica da camera, come si viene a chiamare questo genere, ogni strumento tende ad avere la stessa importanza di tutti gli altri. Il complesso più diffuso è il quartetto d’archi, formato da due violini, viola e violoncello. Gli altri a seconda del numero si chiamano trio, quintetto, sestetto, settimino, ottetto

• Romanza o Lied: è una composizione vocale in cui un solista, o a volte due, canta un testo poetico, accompagnato dal pianoforte.

Una famiglia di musicisti.

1.3 Le forme

Il primo problema che un compositore si pone, quando ha una bella idea musicale, un tema, è come continuare: può ripeterlo, può far seguire un’idea diversa e così via. Per capire una musica è importante prendere consapevolezza di come è trattato il tema nel corso della composizione. Le possibilità che ha davanti a sé un musicista di quest’epoca sono diverse. Anche nei secoli precedenti erano conosciute le diverse forme, ora però vengono trattate con modalità più elaborate e rinnovate. Si usa indicarle ponendo un trattino tra la parola forma e la successiva. Per cui si scrive, per esempio, forma-sonata per distinguere questa forma dal genere strumentale in più movimenti: come quando si dice “Sonata in Re maggiore” di Beethoven.

Forma-rondò

Le prime forme di rondò si praticavano già nel Medioevo per accompagnare il ballo. A una musica che indichiamo con la lettera A, seguivano musiche diverse, B, C, D, ecc. che invitavano i ballerini a muoversi con passi diversi.

Tra l’una e l’altra di queste musiche tornava il motivo iniziale. Con le lettere si può rappresentare la forma-rondò in questo modo:

A B A C A

Se la composizione è più lunga diventa così:

A B A C A D A

A indica il motivo iniziale. B, C, D indicano gli altri motivi.

Forma-minuetto

La forma-minuetto è il trionfo di un principio fondamentale nella musica dell’età classica: la simmetria. Il corpo umano è l’esempio più immediato di simmetria: a sinistra e a destra del tronco si pongono le braccia e le gambe. Nella testa c’è simmetria fra le orecchie e gli occhi. Nella musica si ha simmetria quando un tema A viene ripetuto, ma tra la prima e la seconda presentazione s’insinua un tema diverso B.

Il minuetto in un affresco di Giandomenico Tiepolo.

Arazzo che mostra pastori e pastorelle che danzano in cerchio.

La forma-minuetto mostra una doppia simmetria. Dopo il primo ABA troviamo una seconda terna di temi, ben diversi dalla prima: CDC. E poi ritorna ancora la prima terna ABA

L’indicazione completa della forma-minuetto è dunque:

1 2 1

ABA CDC ABA

Alla seconda sezione della forma-minuetto si dà abitualmente il nome di trio All’inizio dell’Ottocento, alla forma-minuetto si preferirà dare il nome di scherzo: soprattutto perché si abbandonerà la delicatezza legata ai minuetti e si imprimerà al brano una maggiore energia. Ma la forma resterà sempre quella della forma-minuetto.

Forma-romanza

Questa forma è simile alla forma-minuetto. Anche questa è divisa in tre sezioni maggiori. Si differenzia dalla forma-minuetto nella sezione numero due, che abbandona la simmetria per svolgersi senza ripetizioni. Si indica così:

1 2 1

ABA

Tema e variazioni

CDE ABA

Nel mondo dell’arte figurativa capita spesso che un pittore si affezioni a un soggetto e lo dipinga più volte, modificando i colori, le forme, le linee, la forma complessiva.

In modo simile un musicista sceglie un tema, che ha composto lui oppure un altro musicista, e lo modifica più volte in un’unica ampia composizione. Ogni volta che lo ripete può cambiare il ritmo, o la melodia, o l’armonia, o il modo, o il colore strumentale o altro ancora.

La cattedrale di Rouen dipinta da Monet in diversi momenti della giornata

Forma sonata

Nella costruzione di una pagina musicale si afferma un altro principio: quello di esporre un tema ben riconoscibile e poi manipolarlo in tanti modi. Per esempio accorciandolo, o ripetendo qualche battuta un po’ più in alto o più in basso, o modificandolo nel modo: da maggiore a minore o viceversa, o ancora secondo altri criteri.

Il tema si chiama esposizione; la manipolazione che ne viene fattasi chiama sviluppo, o svolgimento

La stessa idea di sviluppo in campo musicale la ritroviamo anche nell’arte. Il pittore Giuseppe Capogrossi sviluppa in tanti modi diversi un semplice segno grafico che ha lasciato alla libera interpretazione dell’osservatore.

Al compositore del Settecento non basta però sviluppare un tema. Sente il bisogno di creare effetti contrastanti proprio come in una commedia o in un film si rende interessante la vicenda se ci sono contrasti fra avvenimenti o fra personaggi. Nell’esposizione troviamo allora due temi principali, diversi fra loro e ben riconoscibili. A volte più di due.

E infine in una composizione musicale di questo periodo non può mancare il principio della simmetria e allora dopo questo trattamento del tema ritorna la parte iniziale, con piccole ma significative modifiche; questa terza sezione si chiama ripresa.

La forma complessiva di una composizione costruita in questo modo prende il nome di forma-sonata. Questa forma sarà applicata nel primo movimento di una sinfonia, di una musica da camera, di una sonata per pianoforte e in altri generi ancora: quasi sempre in movimento allegro. A volte preceduta da un’introduzione adagio

Sviluppo di Giuseppe Capogrossi

LUIGI BOCCHERINI

“ Ho creato il primo quartetto d’archi”

Luigi nasce a Lucca in una famiglia di musicisti e compie i primi studi con il padre violoncellista. Si trasferisce a Roma dove approfondisce la conoscenza delle musiche del passato e torna nella città natale dove ha l’incarico stabile di comporre musiche per la chiesa. Lo strumento prediletto di Boccherini è il violoncello. Con due illustri violinisti e un violista crea il primo stabile quartetto d’archi con il quale gira l’Europa finché decide di stabilirsi definitivamente in Spagna, alla corte del re Carlo III. Per lui scrive una quantità di musica da camera e religiosa. Quando in Spagna si impone il regime di Napoleone, anche per lui la vita diventa difficile: prima protetto poi dimenticato dal nuovo ambasciatore francese a Madrid Luciano Bonaparte, vede i suoi ultimi anni funestati dalla morte precoce dei figli e della moglie. Morirà in povertà, lasciando una quantità di composizioni da camera, quartetti e quintetti, per strumenti ad arco, molti con chitarra, tutti ispirati a una serenità elegante e controllata, che sa unire l’esuberanza rococò con il rigore classico.

Lucca 1743-Madrid 1805
Minuetto
Leggi l’essenziale
Goya, La famiglia dell’Infante Don Luis di Borbone.Si ritiene che Boccherini sia il personaggio con la giacca rossa.

LUIGI BOCCHERINI

La ritirata di Madrid, per quintetto d’archi

Boccherini rievoca qui la ronda notturna delle guardie, che girano per le strade di Madrid ad assicurarsi che sia osservato il coprifuoco. La forma è quella del tema e variazioni di cui ascolteremo le prime cinque.

COSA esprime

Come si muovono le guardie?

COSA esprime

Che stato d’animo provano le guardie:

a irritazione

b benevolenza

A217

COSA esprime

a Libertà

b Fantasia

c Rigore

d Obbedienza

COSA esprime

Il compositore ci vuol far capire in che luogo ci troviamo usando uno strumento tipico della musica folk

COME lo esprime

a Liberamente

b Marciando

COME lo esprime

I motivi vengono ripetuti una seconda volta più piano

LUIGI BOCCHERINI

Quintetto G 448, per chitarra e archi, Fandango

Il fandango è una delle più celebri danze tradizionali spagnole.

COME lo esprime

La misura è ternaria e costringe i danzatori ad inventare passi

COME lo esprime

A un certo punto della composizione senti entrare uno strumento nuovo:

a il tamburello

b le nacchere

c le maracas

A216

La sinfonia

2.1 La storia della sinfonia

Poche parole hanno una storia lunga come la parola sinfonia: la usavano già i Greci antichi sumphonia, nel senso di insieme armonico di suoni; gli scrittori del Medioevo e la usa anche Dante nel verso “la dolce sinfonia di Paradiso”. Alla fine del XVI secolo il termine indica una breve introduzione agli spettacoli. Questo uso continuerà fino a tempi recenti per indicare la musica, spesso lunga e complessa, che introduce un’opera lirica. Per esempio si chiama sinfonia quella che introduce il Guglielmo Tell di Rossini, o La forza del destino di Verdi.

Intorno alla metà del Settecento il termine inizia a indicare una composizione da concerto autonoma, organizzata secondo principi rigorosi come ci si aspetta da una cultura per la quale è importante la regolarità e la simmetria. Questa è la sinfonia classica. In genere è formata da quattro movimenti, ognuno con una propria forma complessiva.

A fissare con una cura particolare la struttura complessiva di una sinfonia è il compositore austriaco Franz Joseph Haydn, che è chiamato per questo il padre della sinfonia.

Movimenti

Allegro (preceduto a volte da un Adagio introduttivo)

Andante

Allegretto

forma

forma-sonata

forma-romanza, oppure tema e variazioni

forma-minuetto, oppure rondò

Vivace forma rondò, o forma-sonata, o tema e variazioni

Locandina per il melodramma

La forza del destino di G. Verdi.

Vaso greco con tre donne musiciste.

La pendola

Videobiografia

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il padre della sinfonia” “ Sono considerato FRANZ JOSEPH HAYDN

Franz Haydn è il secondo fra i dodici figli di un umile carrettiere. Mostra presto un sorprendente talento musicale e dalla città di campagna si trasferisce a Vienna, la capitale dell’Impero austriaco, dove è accolto come allievo ma anche come servitore dal compositore Nicola Porpora. Come tutti i ragazzi che al suo tempo si avviano alla carriera di musicista, sa suonare ogni sorta di strumento musicale dal clavicembalo al violino al flauto e comincia a essere apprezzato come compositore. Haydn è il compositore che più di ogni altro si dedica a comporre musiche in forma-sonata. Il catalogo delle sue opere arriva alla fine a comprendere ben 120 sinfonie, 83 quartetti per archi, 44 sonate, 22 opere teatrali e molti lavori religiosi. La sua vita ha una svolta quando diventa maestro di cappella presso la sfarzosa residenza dei principi Esterhazy, dove passa il resto della sua vita, con brevi interruzioni a Londra dove stanno nascendo i concerti a pagamento. Gli Esterházy sono una famiglia ungherese che aveva costruito una magnifica reggia a Fertöd in Ungheria, chiamata “la seconda Versailles”. Qui la musica aveva un posto d’onore. Quando il Principe Esterházy muore, il figlio che gli succede scioglie l’orchestra e mette Haydn in pensione. Muore nel 1809 il giorno in cui l’esercito di Napoleone entra trionfante a Vienna, vittorioso contro la Quinta Coalizione guidata dall’Austria. Al proprio imperatore, pochi anni prima, Haydn aveva dedicato un inno augurale che è diventato l’inno nazionale della Germania.

FRANZ JOSEPH HAYDN

Sinfonia n. 100, I° Movimento

Haydn scrive questa sinfonia quando vive in Inghilterra. La nazione è appena entrata in guerra contro la Francia di Napoleone e Haydn vuole incoraggiare con la sua musica lo spirito guerresco di quei giorni. Il tema principale ti introduce subito in un campo di soldati: è infatti un tipico motivo militare, di quelli che nei campi erano suonati con un piffero (fifre in francese).

Haydn suona in un quartetto.
Rohrau, Austria, 1732 – Vienna, Austria 1809

COSA esprime

L’Adagio serve da introduzione, da preparazione: ha un andamento sereno, ma certi momenti lasciano trasparire qualcosa di agitato

COSA esprime

I soldati che ascoltavano questa musica dovevano essere incoraggiati, non spaventati e allora Haydn scrive un tema leggero, quasi danzante

COME lo esprime

Tipico motivo militare. Haydn ce lo fa sentire: a ai legni, flauto e due oboi b attraversi rapi di arpeggi degli archi.

COME lo esprime

Il tema è ripetuto subito dagli archi e offre una prima occasione di essere sviluppato, ancora prima che si affacci il secondo tema. Gli squilli delle trombe sono un chiaro segnale militare a cui fa seguito il secondo tema

Ma la guerra è pur sempre violenza e frastuono. Haydn alterna momenti fragorosi e altri più leggeri finché il ritorno del primo tema, quello del piffero, ci fa capire che lo sviluppo è finito e torna la prima parte, come ripresa. A celebrare con i suoi stentorei squilli militari la vittoria tanto attesa.

FRANZ JOSEPH HAYDN

Sinfonia n° 100, II° movimento

COSA esprime

Il pubblico del tempo sentiva in questa musica un esercito che si mette in marcia con passo leggero, come fa capire il tema principale.

COME lo esprime

Il nostro immaginario esercito continua tranquillo, sul tema modificato di poco finché qualcosa succede all’improvviso: l’atmosfera si fa più cupa e agitata. Si sente qui un primo scontro a fuoco.

A far nascere questa impressione è lo stesso Haydn, con un espediente particolare:

a insieme all’orchestra classica fa suonare triangolo, piatti e tamburo b il tema è interrotto da frequenti pause

Questo insieme di percussioni era chiamato musica turca, perché era l’esercito turco a servirsene regolarmente, in pace e in guerra. Inserito in una sinfonia richiamava senza dubbi qualcosa di guerresco.

I giannizzeri sono i soldati turchi conosciuti per la loro crudeltà in battaglia ma anche per la spettacolarità delle loro bande nelle quali compaiono le percussioni.

Manet, Il pifferaio
A219

COSA esprime

Invito alla riscossa e chiusura trionfale dell’impresa del nostro esercito

COME lo esprime

Breve ritorno del tema tranquillo, e poi di nuovo la musica turca. Poi Haydn inserisce un segnale allora in uso nell’esercito del suo Paese

FRANZ JOSEPH HAYDN

A220

A221

Sinfonia n° 100, III° e IV° movimento

Haydn e il suo pubblico abbandonano il campo militare e si ritirano nei loro splendidi saloni a godersi una bella festa danzante. Lo suggerisce il terzo movimento della sinfonia, il minuetto, anche se sappiamo che il minuetto inserito in una sinfonia è fatto per un pubblico che sta seduto in poltrona ad ascoltare. Segui il minuetto nel suo schema classico: minuetto trio minuetto a a || : b a :|| c c || : d c : || a a || : b a : ||

Il quarto movimento finale è composto nella forma prediletta in quel tempo: la forma-sonata. Il trattamento che ne fa Haydn ci fa capire una cosa importante: una forma musicale non è mai un binario obbligato su cui far viaggiare la musica. Un compositore geniale com’è Haydn, sa usare lo schema di base su cui lasciar correre la sua fantasia. La fantasia di Haydn corre al galoppo fin dall’inizio, come fa capire il ritmo base.

Si continua con un gioco di echi, tra forte e piano, e tutto viene ripetuto in modo spiritoso, giocando su alternanze fra piena orchestra e soli archi con interruzioni inaspettate, anche silenzi improvvisi. Da quel tema iniziale Haydn ricava una varietà di spunti, che rendono ricca e sfavillante questa sezione, lo sviluppo Un’ultima pausa, e riparte il tema iniziale: è la ripresa che ci si aspetta a conclusione di una forma-sonata.

Non ci si aspetta invece il passo militare con cui la sinfonia va a concludere, sostenuta dalla musica turca! Puoi facilmente immaginare l’entusiasmo del pubblico inglese, che riconosceva in questo finale un incoraggiamento alla battaglia contro il nemico!

Battaglia di Vienna

Sinfonia n. 40

Videobiografia

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WOLFGANG

AMADEUS

MOZART

Salisburgo, Austria, 1756 – Vienna, Austria, 1791

“ Sono conosciuto come

il bambino prodigio”

Da piccolo è un “bambino prodigio”: a 4 anni suona il cembalo e il fortepiano (l’antenato del pianoforte) e forma con l’amata sorellina Maria Anna, detta “Nannerl”, una formazione a quattro mani famosa in tutta Europa. A sei anni scrive la sua prima composizione, lasciando esterrefatto il padre, che decide così di seguire direttamente il figlio per promuoverne la carriera di musicista. Wolfgang andrà in tournée nelle maggiori città europee, tra le quali Milano e presso la corte della grande imperatrice Maria Teresa d’Austria. A Milano conosce le composizioni di Sammartini, mentre a Roma nella cattedrale di San Pietro ascolta il celebre Miserere di Gregorio Allegri, la cui partitura era segreta. Dopo averla ascoltata, Mozart ritorna in albergo e lo trascrive fedelmente sconcertando tutti gli amici del Papa! Una volta tornato in patria viene assunto come organista di corte a Salisburgo presso l’Arcivescovo Colloredo, ma i rapporti non sono buoni. Mozart desidera diventare un musicista libero, senza dipendere da un padrone. Così, dopo una serie di successi ottenuti in tutta Europa, decide di tentare la fortuna; abbandona Salisburgo e viaggia alla volta di Vienna dove ottiene grandi successi. Tiene concerti in cui suona i suoi scintillanti Concerti per pianoforte e orchestra, fornisce numerose e ben pagate lezioni private, scrive composizioni memorabili. Diventa un musicista moderno in tutti i sensi, svincolandosi dal servilismo cui erano costretti in precedenza gli artisti e iniziando un processo che sarà portato al massimo compimento da Beethoven. Mozart, insieme al librettista Da Ponte, scrive opere di straordinario valore come Così fan tutte, Don Giovanni, Nozze di Figaro, commoventi e originali fiabe musicali come Il flauto magico, capolavori orchestrali contenuti nelle Sinfonie e nei Concerti e impareggiabile musica da camera. L’attività frenetica del compositore, insieme alla salute malferma e alle preoccupazioni economiche, finiscono per minare la sua forza fisica. Il 5 dicembre 1791 a Vienna, si spegne all’età di soli 35 anni quando stava componendo l’ultimo suo capolavoro, il Requiem A causa delle cattive condizioni economiche il funerale viene celebrato in tutta fretta con pochi presenti e i suoi resti, tumulati in una fossa comune, non verranno mai più ritrovati. Mozart rappresenta una figura unica nella storia della musica, poiché riesce in pochissimo tempo ad approdare al successo in tutti i campi della musica, da quello esecutivo a quello compositivo.

La famiglia Mozart in un dipinto (1780) di J. Nepomuk della Croce. Alla parete è appeso un ritratto della madre di Wolfgang.

COSA esprime

A222 A224

WOLFGANG AMADEUS MOZART

Serenata K 239, Rondò

Nella personalità di Mozart possiamo riconoscere due aspetti assai diversi fra loro. Da una parte un brio e una leggerezza elegante e misurata che è stata definita “apollinea” con riferimento ad Apollo, il dio greco delle arti e del pensiero; dall’altra un’inquietudine malinconica e sofferta, che traspare soprattutto nelle composizioni degli ultimi anni.

Questa composizione ci mostra il lato apollineo della personalità di Mozart.

Una musica come questa fa pensare a una festa contadina, dove tutti ballano

A un certo punto sopraggiunge un innamorato respinto non invitato

Cosa succederà a questo punto?

Finale a sorpresa

A225 A228

COME lo esprime

Un’orchestrina guidata da un virtuoso violinista, che parte subito con un bel motivetto.

In alcuni punti irrompe l’orchestra sostenuta dai timpani. La melodia rallenta e il modo da maggiore diventa minore.

Ritorna il motivo iniziale ma modificato.

WOLFGANG AMADEUS MOZART

Concerto per pianoforte e orchestra n. 21 K 467, Andante

Mozart all’età di diciannove anni si dedica con particolare piacere a comporre per il pianoforte. Uno dei suoi concerti più eseguiti e amati dal pubblico è questo di cui ti proponiamo l’Andante.

COSA esprime

Quali emozioni prevalgono: a sentimento b passione c dramma d felicità

Conflitto, disaccordo

COSA esprime

Sembra che la relazione tra i due ipotetici personaggi si incrini. Momenti di incomprensione che però vengono superati.

Cosa succederà adesso? Continua tu la storia.

COME lo esprime

Il tema oscilla tra il modo maggiore e il minore.

Il pianoforte ripete il tema esposto dall’orchestra.

COME lo esprime

Pianoforte e orchestra suonano insieme un episodio nuovo che però riprende motivi del primo tema.

Ritorna il motivo iniziale ma modificato con alternanze di queste due cellule ritmiche ry (due crome) e rTy (terzina).

A229 A234

Bozzetto del costume della Regina della Notte di Jacques Drésa per l’Opera di Parigi, 1922.

WOLFGANG AMADEUS MOZART

Il flauto magico, Ouverture

L’opera Il flauto magico è rappresentata a Vienna due mesi prima della morte di Mozart. È una storia fiabesca. La principessa Pamina, figlia della Regina della Notte Astrifiammante, è tenuta prigioniera dal mago Sarastro. La Regina convince il giovane Tamino a liberarla. Ma giunto al castello, Tamino scopre che Sarastro è lo spirito del bene, e la Regina della Notte quello del male. Deve superare difficili prove, che valgono come riti di iniziazione, dopo di che potrà finalmente sposare Pamina. Alla fine il bene trionferà e la Regina sarà inghiottita da un terribile terremoto. Il flauto magico è lo strumento che aiuta Tamino a superare le difficoltà.

Ouverture

È la musica orchestrale che introduce l’opera. In qualche modo ci offre un riassunto della vicenda di Tamino, la storia che lo spettatore ascolterà nel corso dell’opera. All’inizio i tre accordi a piena orchestra ci dicono che assisteremo a una cerimonia sacrale: sono i riti di purificazione, è il regno di Sarastro, il mago positivo. Tamino si sta preparando a un difficile viaggio. Per raccontare in musica il pericoloso viaggio di Tamino, Mozart fa partire il primo tema, veloce, come il soggetto di una fuga:

La parte affidata all’orchestra ha un tono volutamente antiquato: addirittura nella maniera del contrappunto barocco, quella del secolo prima!

COSA esprime COME lo esprime

Quali immagini suggerisce? Scegline tre fra le seguenti: pace – corsa – paura – fatica – fuga –inseguimento – notte

Chi sono questi due personaggi?

Un tema di tutt’altro carattere

Due strumenti introducono motivi diversi

La parte fin qui ascoltata si chiama esposizione. Mozart ci ha presentato tutti i motivi essenziali dell’Ouverture.

COSA esprime

L’effetto è un aumento di tensione, di drammaticità

La tensione è dissolta

Cosa immagini sentendo questo finale? Che tipo di spettacolo sta per iniziare?

COME lo esprime

Ecco ora riapparire l’Adagio, con i tre accordi dei tromboni. Ed ecco il nostro tema principale, ancora palleggiato in alternanza fra le diverse voci dell’orchestra. È la sezione centrale dell’Ouverture, quella dello sviluppo A grandi linee si ripetono gli eventi già ascoltati nell’esposizione. Questa sezione si chiama ripresa.

Il crescendo finale non chiude il pezzo. Uno squillo di trombe avvia la coda

WOLFGANG AMADEUS MOZART

Il flauto magico, Il catturapasseri

Nella sua impresa Tamino è accompagnato da un buffo personaggio, Papageno, dedito a catturare uccelli. Ma anche facile a innamorarsi delle belle ragazze. Anche Papageno ha uno strumento magico, i campanelli, con i quali tramuterà in comici ballerini le terribili guardie del castello.

Papageno arriva, lo vedete qua: sempre vispo e allegro, trallallà. Per boschi, per prati a caccia va, girando solo, in libertà.

Se i fringuelli sentono il suo fischio, che guaio corrono, che rischio!

Può ben dirvi senza temerarietà che ogni passerotto presto suo sarà.

Reti lacci e trappole vedete qua: Papageno cosa se ne fa?

Nella gabbia qualcuno finirà: che ne farà, che ne farà?

Se sapesse il tenero richiamo che dice dolcemente: “T’amo!”, nella rete andrebbe a gran velocità uno stormo di ragazze d’ogni età.

Le vorrebbe tutte lì davanti a sé Papageno, delle belle il re.

E a quella che il suo amore ricambiar vorrà eterna fede giurerà.

“La mia ala accanto alla sua ala, vedrai che il tempo vola”.

Una dolce ninnananna per dormir le canterà felice all’imbrunir.

Rappresentazione al Teatro alla Scala di Milano de Il flauto magico
Bozzetto del costume di Papagena di Jacques Drésa per l'Opera di Parigi, 1922.

WOLFGANG AMADEUS MOZART

Il flauto magico, Colomba o tortorella

Rit. Colomba o tortorella ha Papageno in cuor,

pernice o pollastrella gli danno il buon umor, gli danno il buon umor.

Che cene, che pranzi farebbe, a tavola sempre starebbe.

Felice è la vita così, leggera come il colibrì. Felice, leggera, leggera.

Felice è la vita così, leggera come il colibrì, come il colibrì, come il colibrì.

Rit. Colomba o tortorella...

Ah proprio nessuna lo vuole, fra tutte le belle figliole?

Portate una bella quaggiù: non vuole lui niente di più!

Portate una bella, una bella.

Portate una bella quaggiù: non vuole lui niente di più, non vuol niente di più, non vuol niente di più.

Rit. Colomba o tortorella...

Gli basta una bella soltanto per viverle sempre daccanto.

Se poi qualche bacio gli dà, lo colma di felicità.

Se qualche, se qualche bacino, se qualche bacino gli dà, lo colma di felicità, di felicità, di felicità.

WOLFGANG AMADEUS MOZART

Il flauto magico, L’amore trionfa

Ora ascolta il momento in cui Papageno e Papagena s’incontrano e in un baleno decidono di sposarsi e di avere tanti figli e figlie:

PAPAGENO Pa-Pa-Pa-Pa-Papagena!

PAPAGENA Pa-Pa-Pa-Pa-Papageno!

PAPAGENO Mi sei data ora completamente?

PAPAGENA Ti son data ora completamente.

PAPAGENO Allora, sii dunque la mia cara mogliettina!

PAPAGENA Allora, sii dunque il colombello del mio [cuore!

Insieme: Quale gioia sarà, se gli dèi ci terranno cari e manderanno bambini al nostro amore, tanti cari piccoli bambinelli!

PAPAGENO Prima un piccolo Papageno!

PAPAGENA Poi una piccola Papagena!

PAPAGENO Poi di nuovo un Papageno!

PAPAGENA Poi di nuovo una Papagena!

Insieme: È la cosa più bella, se tanti/e e tanti/e Papageni/e saranno la benedizione dei genitori.

A237
Papageno e Papagena nel
Il Flauto magico al Sydney Opera House nel 2012.
Papageno.

Sarastro

Anche la musica che Mozart scrive per Sarastro rivela lo spirito di un potente saggio. La voce profonda, che scende fino alla nota più grave di un basso, il Fa, e lo stile di musica sacra, lo rivelano come il gran sacerdote capace di ispirare serenità e fiducia:

La Regina della Notte, Astrifiammante Mozart sceglie una voce di soprano che balza dalla zona me dia alla super-acuta.

È il tipo di melodia che Mozart aveva imparato a conoscere nelle opere del primo Settecento e che servivano a caratte rizzare i personaggi femminili: personaggi principeschi ma colti nei momenti di furia omicida. Così si rivolge a Ta mino, per spingerlo a sottrarre Pamina e Sarastro:

REGINA Tu, tu, tu andrai a liberarla

Tu sarai il salvatore di mia figlia!

E se ti rivedrò trionfatore, allora lei sarà tua per sempre.

La grandezza di Mozart si vede anche dalla sua capacità di impadronirsi degli stili musicali più diversi dei secoli trascorsi.

Un’antica scenografia del 1815, al centro c’è la Regina della notte.
Bozzetto del costume del mago Sarastro di Jacques Drésa per l’Opera di Parigi, 1922.

Sinfonia n. 9 Inno alla gioia

Videobiografia

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Trovi lo spartito de Inno alla gioia

nella sezione Classici

VOLUME B

LUDWIG VAN BEETHOVEN

Bonn, Germania, 1770 - Vienna, Austria, 1827

“Finalmente sono un libero musicista ”

Il compositore più eseguito di tutti i tempi nasce in una famiglia di umili origini. La madre fa la cameriera, una donna semplice e affettuosa che muore di tubercolosi quando Ludwig è ancora un ragazzo; il padre, tenore mediocre, è invece duro e autoritario, purtroppo dedito all’alcol. Sperando di fare del figlio un bambino prodigio, all’età di quattro anni lo obbliga a studiare il clavicembalo per ore e ore e più le sue speranze si dimostrano infondate, più cresce la sua aggressività nei confronti del figlio. Ludwig vive un’infanzia senza dolcezza e una giovinezza gravata ben presto dalla responsabilità di mantenere se stesso e i fratelli più piccoli: nonostante ciò, a quattordici anni è già organista e violinista della Cappella e dell’orchestra di corte del principe elettore di Colonia, impartisce lezioni private ai rampolli delle famiglie nobili e studia letteratura e poesia, gli antichi greci e i suoi contemporanei, come Goethe e Schiller, che contribuiranno a far nascere in lui l’idea eroica della vita

Nel 1792 si trasferisce a Vienna, dove vivrà fino alla morte e dove può finalmente liberarsi dal “servizio” presso un aristocratico e iniziare a lavorare come “libero professionista”. Compone, dà concerti, pubblica le sue opere, insegna. Racconta le grandi emozioni del suo cuore con alcune tra le sue più belle sonate per pianoforte: la Patetica, Al chiaro di luna, l’Aurora, l’Appassionata Le sonate per pianoforte, i trii e i quartetti per archi sono eseguiti nei salotti o in piccole sale da concerto per un pubblico selezionato di appassionati ma è con le sinfonie e con i concerti per pianoforte e orchestra e per violino e orchestra, che Beethoven raggiunge un pubblico più ampio. A partire dalla terza sinfonia qualcosa cambia profondamente nel suo stile: diventa più acceso, attraversato da irruenze, scatti patetici, chiaroscuri dinamici e timbrici, contrasti fra i diversi movimenti di una stessa composizione. I temi delle sue composizioni diventano protagonisti di un dramma che li porta a scontrarsi anche aspramente fra loro, dando luogo a svolgimenti complessi della trama sinfonica.

Purtroppo all’età di 26 anni comincia a manifestarsi: la perdita dell’udito. Nel 1815 deve interrompere l’attività di pianista e di direttore per dedicarsi esclusivamente alla composizione, guidato dal suo intatto “orecchio interiore”. Nascono in questo periodo le sue opere più profonde che culminano con la Nona Sinfonia alla quale Beethoven affida al coro, nell’ultimo movimento, il suo testamento spirituale.

A238 A239

LUDWIG VAN BEETHOVEN

Settimino op. 20, Minuetto

Il giovane Beethoven era animato da un grande amore per la vita e per le sue manifestazioni. Puoi sentire questo suo spirito in molte composizioni della giovinezza, come questa, affidata a sette strumenti: quattro archi (violino, viola, violoncello, contrabbasso) e tre fiati (clarinetto, fagotto e corno)

COSA esprime COME lo esprime

I sette strumenti fanno pensare ad altrettanti personaggi. Immagina una riunione di famiglia: chi potrebbero essere? Abbina a cinque strumenti, questi personaggi della vita di Beethoven: il padre, la madre, l’amata, il nipote, il principe

COSA esprime

A240 A242

Il minuetto si presenta nella sua forma classica: a -b -a.

Le melodie sono orecchiabili e in modo maggiore.

LUDWIG VAN BEETHOVEN

Sonata per pianoforte n. 23, op. 57.

Terzo movimento.

Beethoven scrive questa sonata fra il 1804 e il 1805, poco dopo aver terminato la Sinfonia Eroica. Qualcosa di quello spirito eroico traspare anche in questa che è la ventitreesima delle sue 32 sonate per pianoforte.

Anni dopo la sonata venne intitolata: a appassionata

b patetica

c eroica

Foga impetuosa come un’emozione che non si riesce a controllare

Un grido di dolore

Che emozione ti suggerisce? .....................................

COME lo esprime

Poche battute d’introduzione seguite dal primo veloce disegno melodico

Ritmo martellante e continuo

Si affaccia un nuovo tema

Accelerando frenetico, note ribattute

L’ultimo episodio del grande spettacolo beethoveniano è una specie di “tutti in scena, per la festa del commiato”. Tornano per l’ultima volta, festose, le ultime battute del tema A.

Ritratto di Beethoven trentenne.

A243 A244

LUDWIG VAN BEETHOVEN

Sinfonia n. 5 op. 67

Sono passati cinque anni da quando Beethoven ha chiuso la sua Terza sinfonia

I suoi problemi di udito si sono aggravati, ma si sente battagliero più che mai. Sono anni in cui tutta l’Europa è in guerra contro le imprese di Napoleone.

La Quinta Sinfonia è composta da quattro movimenti: qui ascolterai il primo e l’ultimo.

Ma le “battaglie in musica” di Beethoven restano quelle di sempre. Già l’attacco di questa sinfonia è come un segnale di guerra e non è un caso che durante la Seconda Guerra Mondiale, questo attacco forse usato dagli inglesi per indicare “vittoria”.

Primo movimento. Allegro con brio

Il dato straordinario di questa pagina è la capacità che mostra Beethoven di costruire una lunga vicenda musicale giocandola tutta su quell’inciso di quattro note. Molte volte lo sentiamo rilanciato, sia dall’alto in basso, sia viceversa. Questo primo movimento procede secondo il principio della forma-sonata. Ci aspettiamo dunque che si presenti il secondo tema. Un tema che a Beethoven serve a costruire una storia drammatica. Dev’essere dunque molto diverso dal primo.

Eccolo, introdotto dai violini, poi dal clarinetto, poi da flauto e violini primi.

COSA esprime COME lo esprime

Che carattere ha il secondo tema, rispetto al primo?

a È più drammatico.

b È più rilassato.

c È più vivace.

In una forma-sonata quando il primo tema è in modo minore, il secondo è in maggiore. Il cambiamento di modo usato da Beethoven è fondamentale per esprimere uno stato d’animo in contrasto con quello iniziale.

Tutta l’esposizione martella sulle poche note del primo tema. Che a volte si muove non più dall’alto al basso, ma dal basso all’alto. O addirittura mentre uno strumento procede in una direzione, un altro contemporaneamente muove in quella contraria

Parte la sezione dello sviluppo. Inutile chiedersi con quale dei due temi Beethoven lo farà iniziare: il tema dominante, il primo. Come già nella Terza sinfonia, anche qui Beethoven vuole inserire un elemento inaspettato tra sviluppo e ripresa.

COSA esprime COME lo esprime

Un attimo di pace nel turbinare della lotta.

Adagio. Con quale strumento?

a Flauto.

b Corno.

c Oboe.

Ma Beethoven non si ferma qui: aggiunge una coda. È una pagina esplosiva e aspra, che ci fa capire come il conflitto per la conquista della felicità resti ancora aperto. Sarà solo nel quarto e ultimo movimento che la gioia trionferà, in modo solare.

Quarto movimento

Il movimento finale si apre con uno scenario molto diverso.

COSA esprime COME lo esprime

Cosa ti immagini?

È un sentimento nuovo o si conferma la situazione emotiva precedente?

Se tu volessi raccontare una storia, come la immagineresti?

Tutti gli strumenti suonano contemporaneamente. Riconoscerai certamente gli ottoni

I corni introducono il secondo tema

Nello sviluppo le idee si moltiplicano

La storia volge al termine. Come va a finire secondo te?

Riconoscerai a un certo punto che la musica sembra ricominciare da capo. È quello che in musica si chiama ripresa.

Napoleone alla battaglia di Austerlitz dipinto dell’artista francese François Gérard.

Note chiave per il ripasso

QUALI MUTAMENTI SOCIALI AVVENGONO

NELLA SECONDA METÀ DEL SETTECENTO?

Nell’Europa occidentale è un momento di profonde trasformazioni dovute al progresso delle tecnologie e alla conseguente rivoluzione industriale. Sul terreno politico si abbandona l’idea della monarchia per diritto divino e si fa strada il principio per cui il sovrano deve curare il bene del proprio popolo. Per questa ragione i governanti promuovono riforme economiche, amministrative e sociali: questa forma di governo è chiamata dispotismo illuminato.

L’opposizione dell’aristocrazia a questa forma di governo e all’ascesa della borghesia scatena la Rivoluzione francese nel 1789.

CHE COS’ È IL PENSIERO ILLUMINISTA?

È una forma di pensiero per la quale solo ciò che è dimostrabile con la ragione è vero. Solo in questo modo è possibile allontanare le tenebre dell’ignoranza e della superstizione, responsabili di tutti i malanni che l’umanità aveva sofferto soprattutto nel Medioevo. Il culto della ragione umana si manifesta anche nelle arti con la ripresa dei modelli dell’antichità greco-romana considerati il massimo esempio di razionalità delle forme, il contrario dell’arte più libera e “capricciosa” del secolo precedente.

QUALI SONO I GENERI DEL SECONDO SETTECENTO?

I generi cambiano secondo la destinazione del brano e degli strumenti. I generi dell’età classica sono: l’opera lirica, l’oratorio, il concerto, la sinfonia, la sonata, gli insiemi e il Lied.

CHE COS’È LA FORMA-SONATA?

È una forma musicale che si basa sull’esposizione di due temi, a volte anche più di due, a cui segue una modifica chiamata sviluppo. Per il principio della simmetria, ritorna la parte iniziale, con piccole ma significative modifiche; questa terza sezione si chiama ripresa

CHE COS’È LA SINFONIA?

Nell’età classica la sinfonia indica una composizione da concerto autonoma, organizzata secondo regolarità e la simmetria. Questa è la sinfonia classica. In genere è formata da quattro movimenti: Allegro, Andante, Allegretto, Vivace.

CHI SONO I MUSICISTA “LIBERI”?

Sono i musicisti che non lavorano più per un ricco signore. Si rendono indipendenti e offrono le loro composizioni ai teatri, alle chiese e alle sale da concerto. Il primo musicista libero è stato Mozart seguito poi da Beethoven.

Verifica

1. SCEGLI LA SOLUZIONE CORRETTA.

A. Chi è il primo musicista libero?

a Franz Joseph Haydn

b Wolfgang Amadeus Mozart

c Johann Christian Bach

B. Che cosa si intende per musica turca?

a Una composizione ispirata alla tradizione musicale turca.

b Gli strumenti a percussione in uso presso l’esercito turco.

c Una cantata.

C. Che cosa sono le musiche di scena?

a Musiche orchestrali che accompagnano spettacoli teatrali parlati.

b Musiche per il ballo.

c Musiche improvvisate allo strumento.

2. SEGNA CON UNA CROCETTA SE VERO (V) O FALSO (F).

a La forma-sonata è impiegata in età classica nel primo movimento di una sinfonia. V F

B Il mago Sarastro è il “cattivo” del Flauto magico di Mozart. V F

C I figli di Bach compongono musica seguendo strettamente lo stile paterno. V F

E Franz Joseph Haydn ha composto più di cento sinfonie. V F

3. COMPLETA LA MAPPA.

Il cui schema è ABACA

Tema e variazioni

Minuetto Forma sonata

Tre sezioni a doppia simmetria

La seconda sezione abbandona la simmetria

Esposizione di due temi a cui segue uno sviluppo e una ripresa ABA CDE ABA

LE FORME

IL ROMANTICISMO 6 UNITÀ

L’età dei sentimenti e delle emozioni

Osserva queste due residenze.

Il primo palazzo è una delle residenze reali della famiglia Savoia. Si tratta della residenza di caccia di Stupinigi, vicino a Torino, oggi patrimonio UNESCO. La simmetria dell’edificio si rispecchia nell’ordine del giardino circostante. Tutto è ordinato, pulito e geometrico.

La seconda immagine mostra il Castello di Hohenschwangau che si trova in Germania. Sembra una dimora fiabesca, circondato da un bosco selvaggio. Ricostruito nel 1800 dal principe Massimiliano di Baviera si ispira all’architettura medioevale, periodo storico riscoperto e molto amato da tutti gli esponenti del Romanticismo.

Il cervo in bronzo sulla cupola identifica la destinazione d’uso della residenza

Il palazzo è caratterizzato da simmetria assiale

Tutti gli elementi della facciata sono forme geometriche

Residenza di Stupinigi.

Le differenze tra le strutture architettoniche dei due palazzi le possiamo trovare anche nella musica. Ascolta una musica del periodo storico in cui fu costruito palazzo di Stupinigi e una del periodo storico in cui fu costruito il palazzo bavarese.

Come abbineresti palazzo e musica? Sapresti spiegare cosa ti spinge a decidere il tuo abbinamento?

WOLFGANG AMADEUS MOZART

Quartetto, K 387

FRYDERIK CHOPIN

Preludio, op. 28 n° 13

Spiega.

• Abbino la musica di Mozart al palazzo 1 2 perché .....................................................................................

• Abbino la musica di Chopin al palazzo 1 2 perché .....................................................................................

Le guglie e le torri svettano sul panorama circostante

Il giallo delle mura aumenta lo spirito fiabesco del castello

Castello di Hohenschwangau.

IL ROMANTICISMO

L’età della libertà

L’Europa dopo la rivoluzione francese

Il periodo che consideriamo in questo capitolo va dagli ultimi anni del Settecento alla metà dell’Ottocento. Al suo cuore si trova un evento che sconvolse l’Europa: la Rivoluzione Francese, scoppiata nel 1789. La rivoluzione scoppia quando il popolo, guidato da intellettuali che conoscono bene l’arretratezza politica dei governanti, decide di rovesciarli con le armi in una sanguinosa guerra civile, che arriva a ghigliottinare il re Luigi XVI e la regina Maria Antonietta. I regnanti degli altri Stati europei temendo che la rivoluzione in Francia possa indurre anche i loro sudditi alla rivolta, dichiarano guerra ai francesi, ma sono più volte sconfitti perché l’esercito francese è guidato da un generale di eccezionale valore, Napoleone Bonaparte, adorato dai suoi soldati e dai suoi concittadini, tanto che gli è molto facile conquistare il potere e promuovere leggi profondamente innovative. Solo quando si spingerà a farsi riconoscere Imperatore dei Francesi, nel 1804, causerà una profonda delusione. Gli ideali repubblicani che aveva incarnato però sopravvivono anche dopo la sua sconfitta a Waterloo nel 1815 e danno luogo a una serie di rivoluzioni in Europa e in America: anche i popoli delle altre nazioni rivendicano i diritti di uguaglianza, libertà e indipendenza dal dominio straniero che diventano pilastri della vita sociale dei popoli.

Il valore dei sentimenti e delle passioni

Nel Settecento dominava l’idea che la ragione umana, uguale per tutti gli uomini, fosse capace di spiegare e risolvere i problemi dell’umanità.

Nell’Ottocento si esaltano le forze misteriose dello spirito e del sentimento: Romanticismo è il termine che si dà a questo movimento.

La cultura passa nelle mani della borghesia: fioriscono i salotti culturali privati ma fioriscono anche i luoghi pubblici, dove i borghesi assistono a pagamento agli spettacoli teatrali e musicali. L’artista è libero di esprimere il proprio mondo interiore di pensieri e di sentimenti. Si usa indicare la Rivoluzione francese come linea di confine fra la mentalità classica, quella del tempo di Mozart, che cerca ordine e disciplina, e la mentalità romantica che preferisce esprimere i sentimenti. A sentire questi ideali era già Beethoven.

La citta della musica: Vienna e i suoi teatri

Fin dal Medioevo, Vienna è il centro di un’intensa vita musicale. Capitale del Sacro Romano Impero ha un suo eccezionale momento di splendore musicale sotto l’imperatore Massimiliano Primo (15081519). Un secolo dopo sono attive in città officine per la produzione di liuti, cembali e organi, ricercati da tutta Europa. L’Italia ha un ruolo chiave nel fare di Vienna il centro della musica europea. Ma presto dall’Italia arriva una moda che conquisterà i gusti e i favori del pubblico aristocratico prima, poi di tutta la cittadinanza: il melodramma Nei decenni successivi sulle scene viennesi trionfano le opere di Bellini, Donizetti e specialmente Rossini

Diventata una delle principali capitali della musica, Vienna richiama anche i grandi autori dell’età classica e dell’età romantica, a cominciare da Beethoven, poi Schubert, Schumann, Brahms

La Prima Guerra Mondiale provocherà la rovina del grande Impero Asburgico ma sarà ancora la musica a tenere alto il prestigio della sua capitale. Proprio qui infatti prenderà piede la Scuola Viennese, l’arte maestra di Arnold Schönberg, Alban Berg, Anton Webern.

La musica romantica

1.1 La musica strumentale romantica

La musica dell’età romantica perde il carattere squadrato e tranquillizzante che aveva avuto fino a Mozart. Ogni autore si sforza di ascoltare dentro di sé le voci perennemente mutevoli della natura. Per questo il musicista protesta contro le rigide regole della composizione: “ogni pezzo deve svolgersi secondo l’ispirazione interiore; e non c’è ispirazione identica a un’altra”.

Le forme del Settecento, sonata, rondò, minuetto, sopravvivono ma vengono profondamente modificate nel carattere. È Ludwig van Beethoven ad avviare questo processo di trasformazione: i temi delle composizioni strumentali entrano quasi in opposizione l’uno rispetto all’altro, si genera un senso di contrasto nello svolgimento del pezzo, le variazioni arrivano ad alterare il tema fino a renderlo irriconoscibile. Non si descrive più un sentimento definito che sia la collera, l’amore, la gioia e così via ma si vuole esprimere solo ciò che il cuore suggerisce. I paesi di lingua tedesca sono quelli in cui la musica strumentale dell’età romantica giunge al suo massimo splendore.

1.2 Il virtuosismo strumentale

Il desiderio di esprimere il libero svolgersi del sentimento fino alla passione più accesa spinge i musicisti a imprimere dinamismo e mobilità ai loro pezzi

Le velocità raggiungono livelli estremi (largo, presto); lo stesso avviene per le intensità (estremamente piano, estremamente forte, crescendo, diminuendo). Da un artista che vuole esprimere le emozioni più intense, il pubblico si aspetta prestazioni eccezionali.

Joseph Danhauser, Franz Liszt al pianoforte (1840).

È così che si afferma nell’Ottocento la figura del virtuoso: l’esecutore capace di autentiche acrobazie sul suo strumento. A dare il via a questa moda è un violinista italiano, Niccolò Paganini. Il virtuoso non è solo colui che suona abilmente il violino; il virtuoso può esserlo anche al pianoforte. Il primo e più famoso virtuoso di questo strumento è l’ungherese Franz Liszt. Il suo modo spettacolare di suonare fu definito “sinfonico” perché riusciva a ottenere effetti che prima di lui erano possibili solo a un’orchestra sinfonica. Questo spiega perché il clavicembalo e il clavicordo sono presto messi da parte a favore del pianoforte che permette di realizzare questi cambiamenti di intensità. Il pianoforte diventa lo strumento tipico dell’età romantica

1.3 L’orchestra

Anche nell’uso degli strumenti dell’orchestra si cerca maggior varietà e libertà. Nell’orchestra classica i protagonisti indiscussi erano i violini, a cui gli altri strumenti facevano da complemento. Ora vengono affidate parti importanti anche alle viole, ai violoncelli e ai fiati. Berlioz è il musicista che più d’ogni altro in questo periodo saprà sfruttare le risorse degli strumenti.

1.4 Il tema conduttore e la melodia infinita

Nell’Ottocento si affermano modi di comporre più vicini ai nuovi bisogni espressivi. Uno è quello del tema conduttore, o Leitmotiv, applicato prima da Hector Berlioz nella sua Sinfonia fantastica e, con rigorosa sistematicità, nelle opere di Richard Wagner. In queste opere ogni personaggio è raffigurato da un tema musicale: tutte le volte che sulla scena il personaggio compare o è ricordato, udiamo il suo tema, più o meno modificato secondo la situazione. Anche gli oggetti o i fatti importanti, per esempio la spada, il giuramento ecc., sono raffigurati da temi adeguati. A dare alla musica di questa età la caratteristica impressione di dinamismo concorre soprattutto quel procedimento tecnico che prende il nome di modulazione, cioè il passaggio da una tonalità all’altra. Sfruttando la modulazione continua, Wagner dà alla musica il senso di una “melodia infinita”: un susseguirsi di tensioni, alle quali seguono solo raramente le distensioni.

Le streghe

Videobiografia

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NICCOLÒ PAGANINI

“Sono il diavolo che ride dal violino ”

Niccolò comincia a quindici anni la sua carriera di virtuoso del violino e ben presto diventa una vera star in tutta Europa. Oltre al violino, padroneggia abilmente la chitarra. Un giornale tedesco dell’Ottocento commenta così un suo concerto: «Sulla ribalta abbagliante del Teatro di Vienna comparve l’uomo dal pallore spettrale, dai lineamenti devastati e con gli occhi fiammeggianti. Il suono del suo violino fu una scintilla elettrica che, all’improvviso, lo illuminò come un’apparizione miracolosa nel campo dell’arte. È una stregoneria: si rimane immobilizzati, incatenati alle sue corde».

Paganini non è solo un esecutore, è anche compositore: ci ha lasciato molti pezzi per violino, solo o accompagnato dalla chitarra o dal pianoforte, e sei concerti con l’orchestra. Il violino è nelle sue mani un’intera orchestra. In ogni sua musica si ritrovano ancora oggi gli effetti speciali che entusiasmavano il suo pubblico e l’invenzione di melodie facili e cantabili. Questo gusto veniva a Paganini dal melodramma. Aveva studiato con due autori di melodrammi e non sarebbe stato facile per un musicista italiano del tempo come lui, resistere alle suggestioni del canto. Il pubblico preferisce ascoltare variazioni sulle arie celebri o motivi tratti dalle opere liriche, più che musiche originali. Si chiamavano parafrasi, oggi diremmo medley o variazioni sulle arie celebri. Il modo di suonare di Paganini influì sulla tecnica di tutti i violinisti venuti dopo ma sono soprattutto i pianisti a raccoglierne la sfida virtuosistica a partire da Franz Liszt, che trasferisce sul suo strumento i giochi acrobatici del violinista, e trascrive per il pianoforte le più brillanti composizioni dello stesso Paganini.

Ritratto giovanile di Paganini.

Genova, 1782 - Nizza, Francia 1840

A247 A248

NICCOLÒ PAGANINI

Capriccio op. 1 n. 9 e n. 5, per violino

Capriccio era un termine già in voga nel Settecento, per indicare musiche dallo svolgimento libero da schemi rigidi. Paganini assegna lo stesso nome a composizioni ispirate a un nuovo principio: ognuno dei 24 pezzi che compongono la raccolta sfrutta una possibilità tecnica particolare del violino. Per esempio nel primo capriccio l’arco è gettato a grande velocità a creare arpeggi sulle quattro corde del violino; nel sesto capriccio Paganini ci fa sentire una melodia cantabile su una corda, mentre sulle altre esegue l’accompagnamento.

• Capriccio n.9

COSA esprime

Il tema ha la freschezza e l’ingenuità di una canzoncina popolare

Prova a trasformare la musica in parole e inventa la tua storia

COSA esprime

Che parole useresti per iniziare questo racconto?

Qual è finale per la tua storia?

COME lo esprime

Uno dei virtuosismi dell’epoca consisteva nel far imitare a uno strumento i suoni di un altro. Qui Paganini ci fa sentire prima un tema che viene ripetuto a imitare i suoni del corno.

La ripetizione del tema fa pensare alle strofe di una ballata di un cantastorie.

L’imitazione del suono del corno, che era lo strumento dei cacciatori, ha fatto intitolare questo capriccio “La caccia”

• Capriccio n.5

COME lo esprime

Come comincia?

a Con una lenta melodia

b Con suoni pizzicati

c Con un saliscendi acrobatico fino alle note più acute

a Così come era iniziato

b Con una serie di accordi secchi

c Con una lenta melodia

Il Capriccio non ha titolo. Se dovessi inventare tu un titolo, quale potrebbe essere?

Paganini al violino

Il poema sinfonico

Il musicista sa che con i suoni non si possono raccontare i fatti come si può fare con le parole. Ma sa che vale anche il contrario: con la musica si possono esprimere sensazioni, impressioni, emozioni come nessuna parola potrebbe fare. Rifletti su queste parole del musicista romantico Mendelssohn: “la gente sovente si lagna che la musica sia troppo ambigua, che ciò che viene da pensare quando la si sente non è chiaro; invece tutti capirebbero le parole. Secondo me è esattamente il contrario, anche le parole mi sembrano così ambigue, così vaghe, così facilmente soggette a fraintendimenti rispetto alla musica genuina che riempie l’anima con migliaia di cose meglio delle parole. I pensieri che sono espressi dalla musica che io amo non sono troppo indefiniti per essere espressi in parole, ma al contrario troppo definiti».

Nell’Ottocento i musicisti a volte prendono una vicenda letteraria conosciuta, e ne offrono una loro “traduzione” in suoni. È così che fiorisce nell’Ottocento un genere particolare: il poema sinfonico. Anche nei secoli passati i compositori si ispiravano a storie raccontate, a situazioni, a imprese d’ogni genere, ma il poema sinfonico dell’Ottocento si avvale di tutte le tecniche, le forme, i colori strumentali conosciuti. Alla creazione di poemi sinfonici si è dedicato in particolar modo Franz Liszt.

La Battaglia degli Unni è un poema sinfonico di Franz Liszt su un disegno dello stesso titolo di Wilhelm von Kaulbach.

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per orchestra e per pianoforte” “ Scrivo poemi musicali FRANZ LISZT

Avviato allo studio della musica dal padre, che lavora come amministratore presso i principi Esterházy alle cui dipendenze lavorò Haydn, Franz inizia la sua carriera di concertista a soli nove anni. Ottenuta da alcuni nobili ungheresi una borsa di studio, si reca prima a Vienna e poi a Parigi dove perfeziona le sue competenze musicali con i migliori maestri dell’epoca.

Osannato dal pubblico per la sua abilità di concertista, viaggia in tutta Europa. Si stabilisce per un po’ in Svizzera con la donna amata, da cui avrà tre figli, tra i quali Cosima che diventerà moglie di Wagner. Diventa presto il concertista più ammirato e più pagato d’Europa, adorato dai suoi come era accaduto per Paganini.

Anche le riviste mondane dell’epoca si occupano di lui sia per la sua bravura sia per le sue relazioni amorose, vere o presunte, con donne famose. Dopo la definitiva rottura con la madre dei suoi figli, interrompe la carriera concertistica per diventare direttore della cappella di corte di Weimar dove rimane dieci anni per dedicarsi alla composizione, alla direzione d’orchestra e all’insegnamento. Nel 1864 ha una profonda crisi religiosa e l’anno seguente diventa frate.

Dotato di una straordinaria abilità esecutiva al pianoforte, Liszt compone brani ancora oggi impegnativi per ogni pianista: gli Anni di pellegrinaggio, i due Concerti per pianoforte e orchestra, gli Studi trascendentali, oltre a trascrizioni per pianoforte di brani di Paganini. Nelle sue composizioni Liszt si ispira spesso a un testo letterario, seguendo da vicino la vicenda narrata e le emozioni espresse dal testo: lo fa nei suoi poemi sinfonici, come I preludi,

Prometeo, Mazeppa

FRANZ LISZT

Mazeppa

Mazeppa è un poema sinfonico che racconta di Ivan Mazeppa, un uomo politico russo vissuto nel XVII secolo. Più che per le sue imprese politiche e militari Mazeppa è ricordato per un episodio scottante della sua vita: sorpreso un giorno insieme alla moglie di un alto dignitario di corte, fu condannato a essere legato nudo sul dorso di un cavallo e lasciato correre fino allo sfinimento. Alla vicenda si ispirarono due grandi poeti romantici: l’inglese Lord Byron e il francese Victor Hugo. Da quest’ultimo trasse ispirazione Liszt per il suo lungo poema.

La capella del castello di Weimar.
Raiding, Ungheria 1811 - Bayreuth, Germania 1886
Totentanz

Così comincia la poesia di Hugo: Quando Mazeppa, che arrossisce e piange, vede il fianco sfiorato da una sciabola, tutte le membra legate, su un cavallo focoso che soffia e fa uscire il fuoco dalle narici, e il fuoco dai piedi [… ], parte un grido, e subito ecco che per la pianura l’uomo e il cavallo, trascinati senza fiato sulle sabbie instabili, soli, riempiendo di rumore un turbinio di polvere, simile alle nuvole nere dove serpeggia il lampo, volano nel vento.

COSA esprime

Cosa ci suggerisce l’inizio della musica?

a la scena in cui Mazeppa viene colto in flagrante reato

b la supplica di Mazeppa

c la corsa sfrenata del cavallo

a un motivo solenne e drammatico

b un motivo lamentoso

c un momento spensierato

Quale sentimento prova il compositore di fronte al supplizio di Mazeppa?

a Orrore

b Rabbia

c Compassione

COME lo esprime

Ascolta e descrivila in poche parole

Irrompono improvvisamente i tromboni. Cosa eseguono?

Come si conclude la pagina?

a con un tremolio leggero e sospeso

b con accordi aspri e violenti

Mazeppa in un dipinto di Wacław Pawliszak.

HECTOR BERLIOZ

“ Mi definiscono il Beethoven reincarnato ”

Hector è figlio di un medico e si accosta alla musica da bambino per gioco. Una volta cresciuto, la tradizione familiare esige che anche lui intraprenda gli studi di medicina ma Hector capisce che quella professione non fa per lui e, abbandonati gli studi scientifici, si dedica totalmente alla musica. Studia composizione e impara a suonare il flauto e la chitarra ma la cultura accademica del tempo, nonostante sia un allievo molto dotato, non gli risparmia cocenti delusioni. Si presenta più volte al Prix de Rome, un importante concorso per compositori, e solo al quinto tentativo riesce a vincerlo con la Symphonie fantastique, un poema sinfonico incentrato su sogni e incubi. Le composizioni di Berlioz nascono dal bisogno di raccontare realtà o avvenimenti, spesso stravaganti, sempre drammatici ma la sua musica è ritenuta troppo azzardata per il gusto del tempo. La sua opera Benvenuto Cellini viene sonoramente bocciata alla prima esecuzione nel 1838 e ottiene solo tre repliche a teatro semivuoto. Anche la sua vita privata non è particolarmente felice: si sposa una prima volta con un’attrice irlandese ma il matrimonio si rivela un fallimento. La seconda unione risulta più riuscita ma la morte prematura della seconda moglie e del figlio segnano indelebilmente l’anima sensibile del musicista. Poco conosciuto in patria, è invece molto apprezzato all’estero, incoraggiato da musicisti come Liszt e Mendelssohn. Pubblica importanti trattati teorici e continua a comporre opere teatrali e corali come La dannazione di Faust e lavori sinfonici come Aroldo in Italia e Romeo e Giulietta. Verso la fine della sua vita scrive Le Memorie che rappresentano un documento prezioso non solo della sua personalità, ma della vita musicale dell’Ottocento.

HECTOR BERLIOZ

Sinfonia fantastica

La Sinfonia fantastica gli fu ispirata dalla vista, a teatro, di un’attrice irlandese, di cui s’innamorò perdutamente, senza poterla nemmeno incontrare. In qualche modo, la sinfonia ripercorre questa passione per un amore non corrisposto: una musica a programma, come si usa chiamare una composizione costruita con l’aiuto di immagini, situazioni, vicende d’ogni genere.Berlioz inoltre applica un principio costruttivo sfruttato solo occasionalmente in passato: il ritorno sistematico di un medesimo motivo, nel corso dell’intera composizione sinfonica. Berlioz lo chiama qui “l’idea fissa”.

Isère, Francia, 1803- Parigi 1869
Romeo e Giulietta. Ouverture
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Per ciascuno dei cinque movimenti di cui si compone la sinfonia, Berlioz scrive un commento esplicativo. Ascolta gli episodi salienti.

• Primo movimento: Sogni – passioni

“Un giovane musicista vede per la prima volta una donna che unisce tutto il fascino dell’essere ideale e se ne innamora perdutamente. Per una singolare stranezza, l’immagine si presenta sempre allo spirito dell’artista legata a un’idea musicale”

COSA esprime

Se tu dovessi scegliere gli strumenti che rappresentano la tua persona ideale, quali useresti?

COSA esprime

Quali strumenti propongono l’idea musicale?

a Violini e flauto b Trombe e tromboni

• Secondo movimento: Un ballo

L’artista si trova nel pieno di una festa, nella pacifica contemplazione delle bellezze della natura. Ma dappertutto, in città o in campagna, l’immagine cara gli si presenta e getta lo sconforto nel suo animo.

Ecco la sala da ballo Come ti immagini la scena?

COSA esprime

Due pastori dialogano

COME lo esprime

Cosa stanno ballando gli invitati?

a Un valzer b Un tango c Un minuetto

• Terzo movimento: Scena campestre

Solitario in campagna, una sera sente in lontananza due pastori che dialogano fra loro. Questo duetto, il luogo, il leggero stormire degli alberi dolcemente agitati dal vento, qualche ragione di speranza, tutto concorre a offrire al suo cuore una calma inattesa. Ma se lei lo ingannasse? Questo mescolarsi di speranza e timore formano il soggetto di questo movimento.

COME lo esprime

Berlioz ce lo fa capire molto bene alternando due strumenti:

a il corno inglese e l’oboe

b il flauto e la tromba c violino e contrabbasso

Nella sezione centrale di questa lunga scena compare l’idea fissa offerta da flauti, oboi e clarinetti. Nelle intenzioni dell’autore, l’idea fissa rappresenta l’amore, gli altri strumenti il timore e la gelosia.

COME lo esprime

• Quarto movimento: Marcia al supplizio

Convinto ormai che il suo amore non sia corrisposto, l’artista si avvelena con l’oppio, che lo sprofonda in un sonno accompagnato dalle più orrende visioni. Sogna di aver ucciso l’amante, di essere condannato, condotto al supplizio e di assistere alla propria esecuzione.

COSA esprime

a Il pensiero della sua ragazza

b Sonno profondo

c Sussulti di paura

Il protagonista sta per essere giustiziato Alla sua mente si riaffaccia l’immagine dell’amata

Siamo al momento più tremendo: il protagonista viene decapitato

COME lo esprime

Il motivo è affidato a violoncelli e contrabbassi, e procede da suoni alti a suoni sempre più bassi.

È ancora l’idea fissa, affidata al clarinetto solo.

Come presenta Berlioz questa conclusione?

a Con il rullare del tamburo e dei timpani

b Con il ritorno dell’idea fissa

• Quinto movimento. Sogno d’una notte del Sabba Il protagonista vede se stesso in mezzo a una schiera spaventosa di ombre, streghe, mostri d’ogni specie, venuti per il suo funerale. L’idea fissa appare ancora, ma ha perso il suo carattere…

COSA esprime

Qual è il carattere dell’idea fissa in questa sua nuova apparizione?

a un’immagine comica b sarcasmo, ossia uno scherno malvagio

Si tratta di un antico motivo religioso: quello del Dies irae (in latino significa “giorno dell’ira”), che viene cantato durante la Messa dei defunti

COME lo esprime

Eseguita dal clarinetto piccolo, a cui si aggiunge l’ottavino

Un lento motivo discendente introduce un suono inaspettato: quello delle campane, eseguito dai fagotti e da una coppia di strumenti insoliti per un’orchestra: le oficleidi, simili alle tube, ma dal suono ancora più energico.

Il tema del Dies irae ritorna nel finale, affidato a tutti gli strumenti a fiato. Gli archi aggiungono un contrappunto vibrante.

Giudizio universale del pittore fiammingo Petrus Christus (1452).

Preludio n° 12, op. 28

Videobiografia

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FRYDERYK CHOPIN

Zelazowa Wola, Polonia, 1810 – Parigi, Francia 1849

“ La mia musica è come una poesia
d’amore per pianoforte”

Fryderyk è il figlio di una governante che presta servizio presso una nobile famiglia dove sente suonare il pianoforte e ne è affascinato. Si trasferisce a Varsavia e a Varsavia, studia pianoforte con un maestro fino all’età di dodici anni per poi proseguire da autodidatta. Già a otto anni vengono pubblicate le sue prime composizioni e Fryderyk inizia a esibirsi come pianista riscuotendo un enorme successo. Nel 1829 varca per la prima volta i confini della Polonia. Dà concerti a Vienna e a Parigi con l’intenzione di recarsi in Inghilterra, ma l’ottima accoglienza che gli riserva la capitale francese lo convince a stabilirsi lì. Diventa amico di Liszt, Mendelssohn, Rossini, ma anche di pittori come Delacroix e scrittori come Balzac. Schumann, che recensiva concerti sulla sua rivista musicale scrive il suo primo articolo dedicato a Chopin con questa frase: «Giù il cappello, signori: un genio!» Da quel momento non è difficile per Chopin trovare editori disposti a stampare la sua musica, così decide di dedicarsi all’attività di insegnante e compositore trascurando la carriera di concertista. Ha una lunga relazione con la scrittrice George Sand, donna di grande intelligenza, con la quale vive fino a due anni prima della sua morte. Muore a 39 anni, per tubercolosi. Durante il funerale celebrato a Parigi, viene eseguito il Requiem di Mozart. Le sue spoglie giacciono al cimitero del Père Lachaise, mentre il suo cuore è posto in un’urna per essere conservato nella chiesa di Santa Croce a Varsavia

Fryderyk Chopin al pianoforte durante un concerto nel salotto di una famiglia aristocratica polacca.

FRYDERYK CHOPIN

Preludi op. 28: n. 3, 4, 10, 11, 16

I Preludi sono 24 brevi composizioni che Chopin scrive prendendo a modello la raccolta di 24 preludi di Bach. Ma lo spirito è completamente diverso. Chopin fa del pianoforte un mezzo per aprire agli altri il proprio mondo interiore, di sentimenti e di emozioni. L’intensità della sua musica colpisce a tal punto i primi ascoltatori da aver generato, nei critici musicali tradizionali, l’idea che la sua musica contenesse qualcosa di “malato”. Ma non era certo malattia: era passione!

A262 A263

Ognuno dei cinque Preludi che ascolti mostra una passione diversa. Valuta tu quale passione è espressa in ciascun Preludio, scrivendola nelle caselle sottostanti.

Un motivo lento, sostenuto da semplici accordi; cresce a metà, poi si richiude come era iniziato. Il modo è minore.

La melodia, ora in modo maggiore, è avvolta in un pulviscolo di suoni come una linea che si disegna dentro un ricamo.

Quattro volte la mano destra esegue una veloce cascata di suoni; ogni volta la sinistra risponde con un breve cenno.

È il più semplice: ha il carattere di una canzonetta. Possiamo cantarla anche noi insieme al pianoforte.

Le due mani percorrono in su e in giù la tastiera in una corsa sfrenata, vertiginosa. La melodia è nascosta fra le battute rapidissime della mano destra.

FRYDERYK CHOPIN

Due studi, op. 25 n. 9 e op. 10 n. 3

Chopin divide il suo tempo tra l’attività di compositore e di pianista con quella d’insegnante. Proprio per i suoi allievi scrive due raccolte di Studi: ogni studio permette all’allievo di esercitarsi su un particolare aspetto tecnico. Per esempio uno studio spinge le mani ad allargarsi per toccare insieme tasti lontani fra loro, un altro studio allena la scioltezza delle dita sui tasti neri del pianoforte, e così via. Ma se questi sono aspetti fondamentali per l’esecutore, quello che l’ascoltatore ammira negli Studi è l’intensa ispirazione che li sorregge. Il primo dei nostri due Studi allena la leggerezza del tocco, per ottenere suoni staccati l’uno dall’altro. Il secondo all’opposto chiede suoni ben legati, dove ogni piccolo spunto sembra far nascere da sé lo spunto successivo. Il risultato è una lunga, indimenticabile melodia. A molte musiche di Chopin gli ascoltatori presero l’abitudine di assegnare un titolo particolare. Anche i nostri due Studi ne hanno ricevuto uno ciascuno. Quale sarà, fra quelli scritti qui? Fai la tua scelta, confrontala con quella dei compagni e poi con quella della tradizione:

Titoli

La corsa del gatto

Le ali della farfalla

La caduta di Varsavia

Il vento d’inverno

Le gocce di pioggia

Tristezza

Studio op. 25 n. 9

Studio op. 10 n. 3

George Sand in un dipinto di Delacroix.

FELIX

MENDELSSOHN-BARTHOLDY

Amburgo, Germania 1809 – Lipsia, Germania 1847

“Sento in me i grandi ideali di Beethoven ”

Nasce in una famiglia colta e ricca e riceve un’educazione di alto livello. La sua intelligenza fuori del comune gli permette di intrattenere rapporti di amicizia con i grandi pensatori del suo tempo tra cui il poeta Goethe. Anche davanti alla musica non si accontenta di esperienze facili: impara presto ad ammirare e suonare le musiche di Bach, tanto che dirigerà il capolavoro dimenticato di Bach La passione secondo Matteo Pochi anni dopo diventa direttore di uno dei maggiori enti concertistici del suo paese, il Gewandhaus di Lipsia, dove fonda il Conservatorio.

Stimato in tutta Europa, e specialmente in Inghilterra, divide i suoi impegni tra la composizione e la carriera di direttore d’orchestra. La morte improvvisa della sorella Fanny lo getta in una condizione di sconforto dalla quale non riesce più a sollevarsi. Muore di lì a poco, a soli 38 anni, ed è sepolto nel cimitero londinese accanto alla sorella: l’ultimo dei suoi numerosi Quartetti per archi è concepito come un Requiem alla sua memoria. Il suo catalogo comprende una nutrita serie di composizioni da camera, pagine per pianoforte, fra cui le Romanze senza parole; composizioni sacre, come gli oratori Paulus e Christus; cinque Sinfonie, oltre a quelle composte da ragazzo. La quarta sinfonia s’intitola L’italiana, per la presenza di spunti ispirati alla musica popolare del nostro paese. Mendelssohn, e come vedremo in seguito anche Schumann, nutre una grande passione per la letteratura. Per questo troviamo fra le sue opere diverse musiche di scena, musiche destinate a commentare spettacoli teatrali. Le più rinomate sono quelle scritte per la commedia di Shakespeare Sogno di una notte di mezza estate.

Mendelsshon mentre impartisce lezioni di pianoforte ad Alberto, marito della regina Vittoria d’Inghilterra.

Sogno di una notte di mezza estate. Ouverture
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FELIX MENDELSSOHN-BARTHOLDY Sinfonia italiana, presto Salterello

Il viaggio che Mendelssohn ha compiuto in Italia nel 1830 lo colpisce così profondamente da spingerlo a comporre una sinfonia intera. Come molti dei viaggiatori colti del suo secolo che venivano in Italia alla ricerca delle radici della cultura antica, rimase folgorato dai colori, dai profumi, dalle atmosfere così diversi da quelli della sua terra natale. L’ultimo movimento della sinfonia è una danza popolare italiana, il saltarello.

COSA esprime

Un ricordo sonoro di una festa nei vicoli di una città del sud Italia, tra corse e risate

Simultaneità di passi e di gruppi di danzatori che si muovono ognuno seguendo un proprio ritmo

COME lo esprime

Il ritmo è incalzante, teso e nervoso.

Sovrapposizione di ternario e binario.

Bartolomeo Pinelli, Saltarello.

FANNY MENDELSSOHN

Amburgo 1805 - Berlino 1847

“ Scrivo brani dalla grande

forza drammatica”

Sorella maggiore di Felix, a differenza della maggior parte delle donne del suo tempo, è avviata agli studi insieme al fratello. Studia pianoforte e composizione e si rivela dotata e brillante ma non è apprezzata come avrebbe meritato in quanto donna. Compose numerose opere tra cui varie raccolte di Lieder e compone composizioni da donare ad amici e parenti.

Dopo il matrimonio continua a comporre e a organizzare esibizioni private chiamate domeniche musicali. Si stima che abbia composto circa 250 Lieder, brani per pianoforte e composizioni da camera.

FANNY MENDELSSOHN

A265 A266

Lied

Il Lied è una forma tipica del periodo romantico. È una canzone, accompagnata dal pianoforte e il pianoforte era lo strumento che trovava posto quasi in tutte le abitazioni borghesi.

Non era ancora stato inventato il fonografo e l’unico modo per avere musica, era eseguirla dal vivo. Ecco quindi che composizioni brevi che necessitavano di due soli esecutori (il cantante e il pianista) erano molto diffuse e venivano “consumate” rapidamente, come oggi succede con le canzoni pop.

COSA esprime

Immagina che ciascuna di esse si riferisca ad un momento del giorno Elencale dall’alba alla notte fonda

COME lo esprime

Il pianoforte accompagna quattro canzoni, ognuna con una diversa velocità.

Dipinto che raffigura la stanza della casa di Fanny dedicata alle sue esibizioni.

Manca
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Lichtenthal, Austria, 1797 - Vienna, Austria 1828

Ogni poesia che leggo FRANZ SCHUBERT

diventa

spunto per un Lied”

Franz é figlio di un maestro elementare e canta nel coro di voci bianche della cappella imperiale austriaca. Conclusi gli studi musicali, si guadagna da vivere come insegnante ma questa professione non gli piace, e appena può si dedica all’attività preferita: la composizione. La lettura del Faust, l’opera principale del grande scrittore tedesco Goethe, gli fa intravedere la strada da seguire: mettere in musica le poesie sue e degli altri poeti contemporanei. Aveva già scritto canzoni per voce e pianoforte (Lieder in tedesco) da ragazzo, ma il primo capolavoro è Margherita all’arcolaio, dal Faust. Alla fine della sua carriera ne avrà composte mille! Nel 1814 si apre il Congresso di Vienna, per definire il riassetto dell’Europa dopo le guerre napoleoniche: in quell’occasione viene eseguita la prima delle sue sei Messe. Il ritmo con cui scrive musica è febbrile. Piuttosto che al grande pubblico dei teatri e delle sale da concerto, che a Vienna come altrove si entusiasma per Rossini, Schubert si rivolge a un pubblico ristretto, quasi una cerchia di amici, per i quali compone, oltre ai Lieder, tanta musica pianistica. Nel 1822 si ammala gravemente di una malattia che lo porterà a spegnersi a 31 anni. Nell’ultima fase della sua vita si dedica particolarmente alla musica da camera, in cui aspira a uguagliare l’esempio di Beethoven: compone una serie di meravigliosi Trii e Quartetti, tra cui La Morte e la fanciulla e La trota, e numerose Sonate e Fantasie per pianoforte. Nel comporre le sue musiche Schubert si sente un continuatore della grande tradizione classica, in particolare quella di Mozart. Di questa tradizione rispetta le forme. Per esempio, il primo movimento delle sue sinfonie segue lo schema della forma sonata, ma in questo schema inserisce un’emozione prima sconosciuta: in questo Schubert si rivela autore squisitamente romantico.

FRANZ SCHUBERT

Sinfonia n° 8. Incompiuta, Primo movimento

Questa sinfonia viene definita Incompiuta solo perché è formata da soli due movimenti, invece dei quattro tradizionali. Schubert la scrisse nel 1822 ma viene eseguita solo quarant’anni dopo la sua morte. Aveva appena saputo di essere affetto da una malattia allora incurabile e fatale, e il tono di tutta l’opera risente della drammatica condizione di spirito in cui Schubert si trova. Le composizioni del periodo romantico spesso sono ricche di colpi di scena, come una rappresentazione teatrale in cui agiscono diversi personaggi. Questo è ciò che succede nel primo movimento della sinfonia di Schubert. A267 A274

Libretto per un Lieder di Schubert.
Tu sei la mia pace
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COSA esprime

L’esordio è cupo e tragico, come l’annuncio che qualcosa sta per accadere

Come definiresti questo tema?

a Delicato b Appassionato c Spiritoso

COSA esprime

COME lo esprime

Affidato a violoncelli e contrabbassi

Il tema è proposto da clarinetti e oboi, che l’accompagnamento dei violini rende ancora più trepidante.

Una lunga nota del corno, come un segnale, interrompe il tema e subito un terzo tema ci apre un nuovo scenario.

Che carattere ha questo nuovo tema?

a Più tragico b Più danzante c Più leggero

COSA esprime

Suspance

COME lo esprime

È eseguito dai violoncelli e ripreso dai violini con un andamento ondeggiante.

Il tema riprende in un gioco continuo di imitazioni fra violini e violoncelli prima, poi fra i legni (flauto, oboe, clarinetto). Ma ad un tratto…

COME lo esprime

Lunga pausa

Un’esplosione violenta trasforma il tema danzante in un motivo drammatico. Secondo la tradizione, che Schubert rispetta, il primo movimento di una sinfonia è in forma sonata e al termine dell’esposizione e comincia lo sviluppo. Secondo le regole classiche, in questa parte l’autore sceglie uno dei temi, o più d’uno, e lo rielabora in vari modi.

COSA esprime

Come appare qui il tema?

a Cupo e sottovoce come all’inizio

b È reso più leggero

c È reso più sonoro e drammatico

COSA esprime

COME lo esprime

Quale dei temi iniziali viene rielaborato?

a Il primo

b Il secondo

c Il terzo

Finisce lo sviluppo e, sempre secondo le regole, attacca la ripresa, ossia la ripetizione della parte iniziale, l’esposizione. Troppo si era fatto ascoltare il primo tema, nel corso dello sviluppo, perché Schubert volesse riproporlo all’inizio della ripresa. E infatti questa comincia col secondo tema. Con piccole varianti prosegue quest’ultima sezione, finché arriva la coda, il breve episodio che chiude il movimento.

La disperazione aumenta e non pare ci sia via di scampo Il destino è segnato

COME lo esprime

La prima parte del tema viene ripetuta in crescendo e si conclude con accordi secchi.

ROBERT SCHUMANN

un virtuoso del pianoforte” “ Voglio diventare

Nato in una famiglia amante della letteratura e della musica, Robert, da ragazzo, non sa decidere a quale delle due arti dedicarsi. Legge con grande passione le maggiori opere dei poeti tedeschi, e abbozza un romanzo e una tragedia ma quando, a Francoforte, sente suonare Paganini, rompe ogni incertezza e si dedica definitivamente alla musica: anche lui aspira a diventare un grande virtuoso del pianoforte. Nella casa del suo maestro, Wieck, conosce la figlia Clara, pianista e compositrice anche lei; fra i due si accende un amore intenso. Il padre non vuole saperne di dare Clara in moglie a Robert e questo gli procura grandi sofferenze.

Solo dopo l’affermarsi di Schumann come pianista e come compositore può essere celebrato il matrimonio.

La sua ambizione di ottenere sul pianoforte risultati acrobatici, gli procura un grave danno alla mano tale da costringerlo a interrompere la carriera di interprete. Da allora si dedica alla composizione. Nascono una quantità di opere per il pianoforte, composizioni da camera, quattro sinfonie, un Concerto per pianoforte, e diverse appassionate raccolte di Lieder. Il suo amore per la letteratura fa sì che spesso cerchi ispirazione nelle poesie e nei racconti dei suoi scrittori prediletti: primo fra tutti Jean-Paul, come amava firmarsi lo scrittore Johann Paul Richter.

Nelle sue musiche si sente uno spirito acceso e visionario, che non sempre il pubblico del tempo apprezza. Schumann sostiene la causa della propria musica e quella degli altri compositori che, come lui, aprono alla musica strade nuove, scrivendo articoli di critica musicale e fondando una rivista, la “Nuova Rivista Musicale”. La sua dedizione alla musica è così intensa che finisce per condurlo alle soglie della pazzia: nel 1854 tenta il suicidio, e da quel momento è internato in una casa di cura, dove si spegne a 46 anni.

Robert Schumann insieme alla moglie Clara Wieck.
Zwickau, Germania 1810 - Endenich, Germania 1856
Sogno da Scene infantili
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A275 A279

ROBERT SCHUMANN

Carnaval

Schumann presenta gli invitati speciali a una festa di carnevale. Sono le antiche maschere, come Pierrot e Arlecchino, insieme a personaggi di fantasia, Eusebio, Florestano, Coquette e altri ancora. Ascolta i principali. Schumann li ritrae nel loro carattere e nei loro gesti. Confronta Pierrot e Arlecchino:

COSA esprime

Come si muove Pierrot?

a Salta b Corre c Cammina

d Altro

Come si muove Arlecchino?

a Salta b Corre c Cammina

d Altro

COME lo esprime

L’andamento è moderato. La dinamica è piano, ma a tratti si fa forte. Il ritmo procede per valori uguali (semiminime).

L’andamento è mosso. La dinamica tocca il pianissimo e il fortissimo. Osserva com’è il ritmo dall’inizio:

Ora, è la volta di due personaggi di fantasia, inventati da Schumann: Eusebio e Florestano. Sono le due anime con cui Schumann ama immaginare se stesso, i due lati del proprio carattere: in uno dei due, l’eterno sognatore, l’anima desiderosa di tenerezze, di abbandoni. Nell’altro lo spirito ardente, combattivo, perennemente inquieto.

COSA esprime

In quale personaggio Schumann raffigura la sua anima di sognatore?

a Eusebio b Florestano

In quale personaggio troviamo il suo lato combattivo?

a Eusebio b Florestano

COME lo esprime

Il ritmo è ondeggiante

Il ritmo è più regolare, ma è un continuo alternare di passaggi veloci e lenti.

Entra subito in scena una simpatica maschera francese, Coquette. Balla saltellando e a ogni giro del suo percorso si ferma a battere le mani, fortissimo. Naturalmente è il pianoforte che lo produce: due accordi in fortissimo interrompono i saltelli espressi pianissimo.

Paul Cezanne, Pierrot e Arlecchino (1895).

COSA esprime

Affettuoso, lo chiama Schumann

ROBERT SCHUMANN

Concerto per pianoforte e orchestra, op. 54. Allegro affettuoso. Esposizione

Per un giovane musicista tedesco di quegli anni sarebbe stato impensabile sottrarsi all’influenza della grande tradizione classica, quella di Haydn, Mozart e Beethoven. Era una tradizione molto attenta alla forma della composizione musicale: parti somiglianti e parti contrastanti dovevano alternarsi.

Nella sua struttura d’insieme, il Concerto di Schumann rispetta accuratamente quel criterio: due Allegri con in mezzo un Andantino. Ognuno dei due Allegri è nella rigorosa tripartizione della “forma sonata”: Esposizione – Sviluppo – Ripresa fedele dell’esposizione, il tutto coronato da un’ampia coda. Ascolta come Schumann tratta in modo personale questo modello.

Poche battute energiche del pianoforte introducono il primo tema: prima eseguito dagli strumenti a fiato, poi dal pianoforte. Fissalo bene nella memoria.

COME lo esprime

Cosa lo rende affettuoso?

In questo concerto i sentimenti mutano in continuazione. I violini introdurre un tema in crescendo, sugli arpeggi del pianoforte.

Il pianoforte prima, poi l’orchestra intera, ti portano in un clima lontano da quello iniziale:

COSA esprime

Ora com’è il clima?

a Energico b Delicato c Doloroso d Altro

COSA esprime

COME lo esprime

Il movimento si fa più agitato; tutti suonano forte

Il pianoforte riprende la parte principale, finché Schumann compie un gesto insolito, quando introduce il secondo tema principale. Secondo le regole, quando una musica è impostata in modo minore, come questa, il suo secondo tema dev’essere in modo maggiore, e molto diverso dal primo. Schumann è così legato al clima affettuoso della sua composizione che non scrive un tema nuovo; non fa che variare in modo maggiore lo stesso primo tema. Il sentimento ora si fa ancora più tenero!

COME lo esprime

Il tema principale è proposto continuamente trasformato. Il seguito sembra presentarci un personaggio inquieto, che si ripresenta sulla scena ogni volta diverso da se stesso

A questa sezione fa seguito lo sviluppo, poi la ripresa secondo le regole classiche.

CLARA WIECK SCHUMANN

“Sono stata una grande

concertista e virtuosa ”

È la figlia di una cantante e di un industriale amante della musica ed è avviata agli studi musicali fin dalla più tenera infanzia. Il padre intuisce le doti non comuni della figlia e la costringe a esercitarsi al pianoforte ogni giorno per molte ore: vuole fare di lei una virtuosa della tastiera e le impartisce lezioni personalmente. Clara dà il suo primo concerto a dieci anni e da quel momento inizia la sua carriera di concertista costantemente seguita dal padre. Si innamora e sposa Robert Schumann e lo sposa contro la volontà del padre. Durante gli anni del matrimonio, Clara segue il marito nei suoi spostamenti e quando Robert comincia a dare i primi segni di problemi mentali si dedica interamente alla sua assistenza. Dopo la morte del marito, riprende la carriera di concertista e continua quella di compositrice, con le sue Quatre Polonaises op. 1. Compone molte altre musiche come i Lieder per voce e pianoforte.

CLARA WIECK SCHUMANN

Scherzo in do minore op. 14

Al di là dell’amore che unisce Clara a Robert, è proprio la musica a mostrare l’affinità affettiva e musicale tra i due coniugi Schumann, tanto che potresti pensare che questa pagina sia di Robert, proprio come le maschere di Carnaval siano di Clara.

COSA esprime

Come chiameresti l’emozione prodotta dagli arpeggi?

a Allegra b Sognante c Febbrile

E quella del tema cantabile?

COME lo esprime

Il quadro musicale d’insieme è fornito dai continui veloci arpeggi lungo la tastiera e in mezzo a loro il tipico motivo della passionalità romantica.

Quando l’accordo conclusivo sembra dirti che il brano è finito, appare improvvisamente l’altra anima di Clara: le due anime con cui Schumann aveva immaginato se stesso appartengono anche a lei.

COSA esprime COME lo esprime

Cosa vedi: l’anima di Florestano o quella di Eusebio?

Il tema di questa parte è formato da un inciso che si ripete più volte. Il modo, che prima era in minore, ora passa a maggiore.

Lipsia, Germania 1819 – Francoforte, Germania 1896
Romance variée
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erede JOHANNES BRAHMS

“ Sono l’ ultimo

tradizione classica”

In Germania l’astro che domina le scene è Richard Wagner. Il suo linguaggio passionale e grandioso ispira i musicisti più giovani, in particolare Anton Bruckner (1824-1896), che lo adopera nelle sue sinfonie e nelle numerose composizioni sacre. Ma non tutti sono favorevoli a uno stile musicale così carico di emozioni. Nei paesi tedeschi ci sono musicisti che preferiscono uno stile più severo e per realizzare il loro ideale riutilizzano le forme della tradizione classica, basate sulla forma-sonata. Il più importante compositore di questa tendenza è Johannes Brahms.

Come molti prima di lui, anche Brahms comincia a dare concerti da bambino e i familiari e gli amici intuiscono il suo talento di compositore. Studia seriamente, tanto che già le sue prime sonate per pianoforte vengono salutate come l’opera di un caposcuola della nuova generazione. Brahms trascorre la maggior parte della sua vita a Vienna, dove è riconosciuto come la personalità più importante della scena musicale. Pianista virtuoso, ama suonare lui stesso le proprie composizioni, spesso insieme ad altri concertisti di fama, come Clara Schumann, con la quale stringe una vera amicizia dopo la morte del marito Robert.

Brahms ha un ambizioso obiettivo in mente: arrivare a comporre sinfonie continuando in modo personale la tradizione di Beethoven.

Per poter coronare il suo sogno deve prima esercitarsi nella costruzione di lavori più semplici, come le Danze ungheresi e molta musica da camera: sonate, intermezzi e altre pagine per pianoforte, trii e quartetti per archi. La prima delle sinfonie arriva quando ha più di quarant’anni; la quarta, che è anche l’ultima, a più di cinquant’anni.

A queste vanno aggiunti due concerti per pianoforte e orchestra e uno per violino. Nella sua musica sacra spicca il Requiem tedesco Diversamente dalla maggioranza dei compositori del XIX secolo, non ci lascia invece opere liriche.

Nelle sue musiche domina un profondo senso della costruzione musicale, dove un nuovo motivo nasce sullo spunto di uno precedente. Per tale ragione il principio base del modo di comporre di Brahms viene chiamato sviluppo-variazione. Un’altra tecnica che Brahms eredita dai classici, e addirittura dai barocchi, è un sapiente impiego del contrappunto, la sovrapposizione di materiali musicali diversi. Perfezionista intransigente, arriva a distruggere opere già quasi terminate, se non trova quella perfezione a cui tanto aspira.

Monumento in onore di Brahms a Vienna.
Amburgo, Germania 1833 – Vienna, Austria 1897 della
Berceuse
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COSA esprime

JOHANNES BRAHMS

Concerto per violino e orchestra, Adagio

Una lunga melodia apre il Concerto Non è il violino a eseguirla ma l’oboe, tanto che potremmo anche dire che in questo Concerto ci sono due solisti. Brahms dimostra un’inventiva straordinaria nel suo mescolare e alternare i colori strumentali.

Non c’è qui qualcosa di concreto a cui pensare È solo un’unica intensa emozione, che intuisci facilmente; come la chiameresti?

COSA esprime

COME lo esprime

A esprimerla, oltre al timbro tenero dell’oboe, è l’andamento, Adagio molto; e le intense armonie create da flauti, clarinetti, fagotti e corni. Tacciono gli archi.

Quando il tema è finito, è la volta del violino a cantare il bel tema, però non come lo hai sentito fin qui.

Il suo modo di ripetere il tema, circondato dagli altri archi, è come un’antica colonna di marmo intorno a cui cresce un delicato intreccio floreale

COSA esprime

COME lo esprime

Le note del tema sono come nascoste dentro lo scorrere a saliscendi per il pentagramma. Osserva qui sotto l’inizio: le note reali del tema sono evidenziate. Quello che fa il violino non è dunque altro che una variazione del tema.

Nella seconda parte dell’Adagio l’oboe tace. L’atmosfera si fa sempre più carica di emozione, nel girovagare appassionato del violino che si fa affannoso. Il violino raggiunge spesso la regione sovracuta che esaspera la tensione espressiva.

Alla fine l’emozione precedente si placa Violino e oboe qui non si oppongono più: si avviano dolcemente verso la conclusione

COME lo esprime

L’oboe e il violino si dividono i frammenti del tema.

Brahms con la sua famiglia.

L’opera lirica

3.1 La musica e la parola

Gli autori romantici che hai conosciuto fin qui erano poco interessati al genere di spettacolo che invece trionfava in Italia: l’opera lirica, o melodramma. Tanta era la passione del nostro pubblico nei suoi confronti, viceversa era molto scarso l’interesse per la musica puramente strumentale, sinfonie, sonate, quartetti e così via. Nel melodramma la musica diventa una potente alleata della parola per trasmettere allo spettatore il significato profondo della scena, i pensieri e i sentimenti dei protagonisti, per evocare eventi lontani, per anticipare le vicende, per esprimere un’impressione personale su ciò che sta avvenendo: insomma per mettere in luce tutti quegli aspetti che la musica ha la capacità di far immaginare.

3.2 Le forme del teatro musicale

Nell’Ottocento si praticano varie forme di teatro musicale, a seconda dell’argomento che trattano e del modo in cui la musica interagisce con le parole.

Le trovi qui elencate:

• opera seria: dramma musicale di argomento serio, anche tragico;

• opera comica: commedia in musica di argomento leggero e spassoso;

• opera semiseria: opera che inserisce momenti leggeri in una vicenda seria, o viceversa;

• opera buffa: corrisponde alla farsa del teatro di prosa;

• Singspiel: opera che alterna episodi parlati e altri cantati, tipica dei paesi di lingua tedesca;

• operetta: commedia musicale di argomento leggero, in cui si alternano pagine cantate facilmente orecchiabili e altre parlate;

• musical: adattamento americano dell’operetta, di carattere brillante, ricco di balli e scenografie.

Opera lirica, oppure melodramma sono termini generici, e intercambiabili, per indicare le opere in musica. I nostri melodrammi sono entrati nel repertorio dei massimi teatri di tutto il mondo, dalle Americhe al Giappone, dal Sudafrica alla Russia. Tanto da fare dell’italiano una delle lingue più conosciute nel mondo.

Rappresentazione della Cenerentola

3.3 Le parti dell’opera

Nel Settecento il melodramma era formato da una serie di numeri chiusi: ossia di brani completi e separati fra loro. A seconda della loro forma ricevono un nome particolare:

• aria: è il brano cantato da un solista. Quando è vivace, e generalmente posta alla fine di una scena, prende il nome di cabaletta. L’aria è a volte l’espressione a voce alta di un pensiero senza che ci sia nessun altro in scena: corrisponde a quello che nel teatro di prosa è il monòlogo;

• duetto: è il dialogo cantato tra due personaggi;

• concertato: è un brano a più esecutori solisti. A seconda del loro numero prende il nome di terzetto, quartetto, quintetto, sestetto;

• recitativo: è un canto che si avvicina al parlato. Si chiama secco se si svolge su formule fisse ripetute; accompagnato se si svolge più libero, sostenuto dagli strumenti dell’orchestra;

• coro: un ampio complesso vocale, che rappresenta una folla;

• ouverture: è il brano strumentale che introduce l’opera. Si chiama anche preludio se è breve, sinfonia se è più esteso;

• interludio (o intermezzo): è un brano strumentale posto all’interno di un atto, per separare due scene.

I dialoghi delle opere liriche sono raccolti in un testo che prende il nome di libretto

Poco per volta nel corso dell’Ottocento i compositori sono sempre più insofferenti a questo modo di costruire una vicenda teatrale a pezzi separati, e preferiscono legarle fra loro in modo continuato, senza interrompere il flusso delle azioni.

Rappresentazione dell’Aida di Verdi.

Copertine degli spartiti dell’Aida di Giuseppe Verdi e de La Boheme di Puccini.

Largo al factotum

Videobiografia

Leggi l’essenziale

GIOACHINO ROSSINI

“ Sono un maestro senza uguali

del sorriso e della risata ”

Sua madre era cantante, suo padre un suonatore di banda: Gioachino comincia quindi presto a studiare musica. A dodici anni scrive le sue prime sonate, e a quattordici la sua prima opera, Demetrio e Polibio. Entra nel Liceo musicale di Bologna per approfondire gli studi.

Il suo idolo è Mozart. Scriverà infatti più tardi: «Mozart è l’ammirazione della mia giovinezza, la disperazione degli anni miei maturi, la consolazione della mia vecchiaia». Nell’opera lirica si afferma prestissimo come autore di grande successo: gli anni dal 1810 al 1823 vedono nascere, in rapidissima successione, una quantità di lavori sia comici sia seri. Tra le opere comiche: La cambiale di matrimonio, Il signor Bruschino, L’italiana in Algeri, Il turco in Italia, Cenerentola e, più famoso di tutti, Il barbiere di Siviglia. Tra le opere serie: Tancredi, Otello, Mosè in Egitto, Semiramide.

In queste opere Rossini rivela la sua nostalgia per il melodramma settecentesco, specialmente nelle ricche fioriture del canto ma sa anche imprimere un dinamismo nuovo nelle scene.

Nel 1823 lascia l’Italia per Vienna, Londra, infine Parigi, dove si ferma per il resto dei suoi giorni. Qui compone opere che si avvicinano al gusto spettacolare del genere prediletto dai francesi, il grand-opéra un tipo di spettacolo teatrale in genere in cinque atti, ricco di scenografie e di coreografie. Grandopéra è il Guglielmo Tell, del 1829, che segna improvvisamente l’addio di Rossini dalle scene teatrali: d’ora in poi comporrà solo musica sacra tra cui lo Stabat mater e la Piccola messa solenne, e una quantità di ariette e di pezzi per pianoforte, tra cui Serate musicali e Peccati di vecchiaia

GIOACHINO ROSSINI

Il Barbiere di Siviglia Finale atto primo

Il Conte d’Almaviva entra in casa della donna amata, Rosina. Ma per non farsi riconoscere dal tutore di lei, Dottor Bartolo, vecchio e geloso si è travestito da soldato e si finge ubriaco. La divertentissima scena che si svolge in caso di Bartolo sta per sfociare in un litigio, quando entra Figaro, (che è amico del Conte, ma Bartolo non lo sa!). Il baccano arriva fino alla strada allarmando i gendarmi (la Forza) che sopraggiungono.

Bozzetto per i costumi della prima del Guglielmo Tell
Pesaro, 1792 – Parigi, Francia 1868

SOLDATI Fermi tutti.

Nessuno si muova…

Miei signori, che si fa?

Questo chiasso d’onde è nato?

La cagione presto qua.

CONTE La cagione…

BARTOLO Non è vero

CONTE Sì signore

BARTOLO Signor no

CONTE è un birbante…

BARTOLO è un impostore…

UFFICIALE Uno per volta

BARTOLO Io parlerò.

Questo soldato mi ha maltrattato

ROSINA Il poverino cotto dal vino

BARTOLO Cava la sciabola

BASILIO Parla d’uccidere

FIGARO Io son venuto qui per dividere

UFFICIALE (al Conte) Ho inteso.

Galantuomo siete armato

Via di qua

(I soldati circondano il Conte)

CONTE Io in arresto? Fermi olà!

(con un gesto autorevole trattiene i soldati che si fermano, e chiama a sé l’Ufficiale.

Gli dà da leggere un foglio. L’ufficiale resta sorpreso, vuol fargli un inchino, ma egli lo trattiene. L’Ufficiale fa cenno ai soldati di ritirarsi)

SOLDATI Non parlar!

BARTOLO Ma vorrei…

SOLDATI Non gridar!

A TRE Ma se poi…

SOLDATI Zitti voi!

A TRE Ma se poi…

SOLDATI Pensiam noi…

Vada ognuno pe’ fatti suoi

Si finisca l’altercar

TUTTI

Mi par d’essere con la testa

In un’orrida fucina

Dove cresce e mai non resta

Delle abitudini sonore

L’importuno strepitar.

Alternando questo a quello

Pesantissimo martello

Fa con barbara armonia

Muri e volte rimbombar.

E il cervello, poverello, già stordito, sbalordito non ragiona, si confonde si riduce ad impazzar.

ROSINA BASILIO

BARTOLO BERTA Freddo ed immobile

Come una statua, fiato non restami da respirar.

CONTE Freddo ed immobile

Come una statua, fiato non restami da respirar.

FIGARO Guarda don Bartolo, sembra una statua, ah! ah! dal ridere sto per crepar!

BARTOLO Ma signor…

SOLDATI Zitto tu!

BARTOLO Ma un dottor…

SOLDATI Oh, non più!

BARTOLO Ma sa lei?...

GAETANO DONIZETTI

Bergamo,
– 1848 i soggetti sono freddi, e amor violento ” “Voglio amore, che senza questo

Nato a Bergamo da una famiglia povera si avvicina alla musica seguendo le lezioni che il maestro Simone Mayr teneva negli Istituti Caritatevoli. Accortosi delle qualità del ragazzo, il maestro lo invia a Bologna perché continui gli studi con padre Mattei che era stato insegnante di Gioachino Rossini. Donizetti capisce presto che la sua vocazione è di comporre opere liriche: durante la sua vita ne compone più di sessanta. Tra le più famose ricordiamo L’elisir d’amore e Don Pasquale tra le opere buffe, tra le opere serie Lucia di Lammermoor e La favorita. Diventato famoso in tutta Europa, le sue opere vengono rappresentate nei maggiori teatri del continente. È stato un grande ammiratore di Bellini, che però non lo ricambiò mai con ugual stima, mentre ebbe un grande sostenitore in Rossini. Donizetti dimostra di essere un uomo generoso quando nel 1842 si adopera perché il Teatro italiano di Vienna, di cui era direttore, metta in cartellone le opere del giovane Verdi, ancora poco conosciuto, di cui intuiva la genialità. Alcuni anni dopo fu colpito da una malattia cerebrale che lo portò alla morte.

GAETANO DONIZETTI

A286

L’elisir d’amore, Una furtiva lacrima

Il timido Nemorino non sa come conquistare il cuore di Adina, mentre la ragazza aspetta solo che lui prenda qualche iniziativa. La soluzione la offre un ciarlatano che spaccia le sue bottiglie di vino per elisir d’amore, capace di far innamorare le persone che s’incontrano. Nemorino beve, e succede davvero che tutte le ragazze del paese inizino a corteggiarlo. Il merito non è dell’elisir, ma di una voce che si è sparsa nel paese: il ragazzo ha ricevuto una ricca eredità. Alla fine tutto andrà bene e i due ragazzi si sposeranno. Ascolta l’aria più famosa dell’opera.

Una furtiva lacrima negli occhi suoi spuntò... quelle festose giovani invidiar sembrò...

Che più cercando io vo? M’ama, lo vedo.

Un solo istante i palpiti del suo bel cor sentir!..

Coi suoi sospir confondere per poco i miei sospir!...

Cielo, si può morir; di più non chiedo.

COSA esprime

Nemorino si accorge che Adina in fondo in fondo lo ama

Il canto ha un carattere: a festoso b languido c tragico

COME lo esprime

Così canta il personaggio, affidato alla voce di un tenore

La melodia è in:

a prima maggiore e poi minore b prima minore e poi maggiore

1797
Regnava nel silenzio
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VINCENZO BELLINI

Catania 1801 – Parigi 1835

un nuovo genere e una musica, che strettissimamente esprima la parola ” “Io mi sono posto in capo di introdurre

COSA esprime

Vincenzo nasce in una famiglia amante della musica e impara presto a inventare i suoi pezzi, tanto da diventare molto ammirato presso l’alta società catanese. Nel Regno delle Due Sicilie è Napoli il centro della vita musicale ed è lì che Vincenzo viene mandato per perfezionasi studiando le opere di Haydn e di Mozart. A Napoli s’innamora perdutamente della bella Maddalena Fumaroli, ma l’amore non è corrisposto, e si trasferisce a Milano, dove cominciano ad agire i principali impresari d’opera. Qui comincia la stretta collaborazione con il miglior librettista del tempo, Felice Romani. A Milano vengono rappresentati i suoi maggiori capolavori: il melodramma serio Norma e il semiserio La sonnambula. Nel 1835 è a Parigi, dove viene rappresentata l’ultima sua grande opera, I puritani. Il successo gli procura un’ambita benemerenza statale, la Legione d’onore. Ormai è lanciato a diventare il successore di Rossini, quando un’infezione intestinale ne causa la morte a 34 anni.

VINCENZO BELLINI

Norma

L’opera racconta il controverso amore tra Norma, sacerdotessa dei Druidi (popolo celtico), e il romano Pollione. Nel primo atto la protagonista rivolge una preghiera alla luna, immaginata come un’immacolata divinità, una “casta diva”.

NORMA

Casta diva che inargenti queste sacre antiche piante, a noi volgi il bel sembiante senza nube e senza vel. Tempra tu dei cori ardenti, tempra ancor lo zelo audace. Spargi in terra quella pace che regnar tu fai nel ciel.

La luna illumina cielo e i suoni acuti ci portano a guardare in alto

La sacerdotessa è appassionata nella sua supplica e manifesta l’alternanza tra speranza e paura

COME lo esprime

Dopo una breve introduzione parte la melodia eseguita da uno strumento: quale? a L’arpa b Il fagotto c Il flauto

La voce si muove eseguendo vocalizzi che arricchiscono la melodia

Qui la voce sua soave
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Marcia trionfale dell’Aida

Videobiografia

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GIUSEPPE VERDI

“Il risorgimento italiano
ha infiammato la mia musica”

Giuseppe nasce in una povera famiglia contadina e non può compiere studi regolari di musica. Riesce ad avere lezioni di musica da modesti maestri del paese dove vive, ma gli viene negato l’accesso al Conservatorio di Milano. Le sue doti e la grande forza di volontà hanno il sopravvento: nel 1839 ha già scritto un’opera lirica, Oberto conte di San Bonifacio. Sta per comporre un’opera comica, quando gli muoiono a breve distanza l’uno dall’altro i due figlioletti e la moglie. L’opera viene rappresentata alla Scala di Milano ma il pubblico la fischia. Verdi decide di rinunciare alla carriera musicale ma, in seguito, si ricrede, e stavolta l’opera che nasce ha un successo straordinario: è il Nabucco, che infiamma gli animi con il coro Va’ pensiero. L’Italia sta vivendo il suo Risorgimento, e i cori di Verdi sono usati come inni di battaglia; le iniziali del suo stesso nome sono adoperate per indicare il motto patriottico “Vittorio Emanuele Re d’Italia”. Il Risorgimento italiano è per Verdi un periodo d’intensa attività, che poi definirà “anni di galera”; le opere di questo periodo sono semplici, sanguigne, popolaresche. Il suo gusto si raffina specialmente dopo il 1850, quando scrive Rigoletto, Il trovatore, La traviata. Si apre alle esperienze musicali internazionali: assimila i modi del grand-opéra francese e li piega al suo gusto per il canto appassionato nelle opere I vespri siciliani, Un ballo in maschera, La forza del destino, Don Carlos, Aida, commissionata per celebrare l’apertura del Canale di Suez. Per un’altra manifestazione, l’Esposizione londinese del 1862, scrive l’Inno delle nazioni

Raggiunta l’unità d’Italia con la seconda guerra risorgimentale, Verdi è eletto deputato: carica a cui rinuncia presto, preso com’è dai suoi progetti creativi. Dopo Aida si ritira nella sua tenuta di Sant’Agata, dove compone la Messa di Requiem in memoria di Alessandro Manzoni. Con l’avanzare dell’età, il gusto musicale di Verdi si fa sempre più esigente: nel 1887 termina Otello e nel 1893, all’età di 80 anni scrive il suo capolavoro comico: Falstaff, un sorridente addio alla vita.

Libretto dell’opera Falstaff di Giuseppe Verdi.

Roncole di Busseto, Parma, 1813 – Milano, 1901

GIUSEPPE VERDI

Il trovatore, Scena del terzo atto.

La vicenda è tragica. Il trovatore Manrico e il nobile Conte di Luna, innamorati della stessa donna, Leonora, si odiano mortalmente. Solo alla fine, quando il Conte avrà fatto giustiziare Manrico, scoprirà di essere suo fratello. Causa, e insieme vittima, del crudele intrico è la nomade Azucena, a cui il Conte aveva mandato al rogo la madre, con l’accusa di stregoneria.

La scena finale vede Manrico imprigionato nella fortezza del Conte, in attesa del supplizio, mentre nella cappella pregano i monaci. Fuori della torre c’è Leonora, accompagnata dal fedele Ruiz, che spera di salvarlo.

Verdi costruisce musicalmente la scena su tre livelli. Grazie alla musica possiamo cogliere contemporaneamente le emozioni provate dai personaggi. Che così cantano:

LEONORA

Vanne, lasciami, né timor di me ti prenda... Salvarlo io potrò forse. Ruiz si allontana

Timor di me?... sicura, presta (pronta) è la mia difesa. In quest’oscura notte ravvolta, presso a te son io.

E tu nol sai... Gemente aura che intorno spiri, deh, pietosa gli arreca i miei sospiri...

D’amor sull’ali rosee vanne, sospir dolente: (sulle ali rosee dell’amore, vai, sospiro mio)

del prigioniero misero conforta l’egra mente (l’animo che soffre).

Com’aura di speranza aleggia in quella stanza: (vola come un vento di speranza)

lo desta (sveglialo) alle memorie, ai sogni dell’amor!

Ma deh! non dirgli, improvvido, le pene del mio cor!

VOCI INTERNE

LEONORA

Miserere d’un’alma già vicina alla partenza che non ha ritomo!

Miserere di lei, bontà divina, preda non sia dell’infernal soggiorno!

Quel suon, quelle preci (preghiere) solenni, funeste, empiron quest’aere di cupo terror!...

Contende l’ambascia, che tutta m’investe, al labbro il respiro, i palpiti al cor! (il respiro è affannoso e le impedisce di parlare, e il cuore accelera i palpiti)

MANRICO (dalla torre)

Ah, che la morte ognora è tarda (lenta) nel venir a chi desia (desidera) morir!... Addio, Leonora!

LEONORA

Oh ciel!... sento mancarmi!

Locandina de Il trovatore in Ohio

LEONORA

Sull’orrida torre, ah! par che la morte con ali di tenebre librando si va! Ahi! forse dischiuse gli fian queste porte (gli saranno aperte) sol quando cadaver già freddo sarà!

MANRICO

LEONORA

COSA esprime

Assegna ai tre personaggi il sentimento che prova ciascuno scegliendoli tra quelli proposti:

gioia- paura – rimpianto – imbarazzo - angoscia –disperazione

Leonora

Manrico

voci interne (le religiose)

Ciascun personaggio è intrappolato nel sentimento che sta provando

Sconto col sangue mio l’amor che posi in te!... Non ti scordar di me! Leonora, addio!

Di te, di te scordarmi!!...

COME lo esprime

I personaggi cantano melodie diverse o tutti la stessa?

Nel finale si sovrappongono tre linee melodiche diverse

Rappresentazione de Il trovatore.

“Canto storie con protagonisti RICHARD WAGNER

eroi superumani”

Impulsivo e anticonformista, Richard segue gli studi senza un particolare interesse fino a quando, all’età di sedici anni assiste alla rappresentazione del Fidelio di Beethoven. Da quel momento decide di dedicarsi alla musica. Rienzi è la sua prima opera importante. Costretto a partire perché assediato dai creditori, raggiunge Londra in nave e lo spettacolo del mare in tempesta gli ispira la composizione de L’olandese volante (o Vascello fantasma).

Si trasferisce a Parigi dove trascorre alcuni anni in assoluta povertà, dandosi da fare con ogni mezzo per sopravvivere e continuare a comporre. Il successo della rappresentazione del Rienzi all’Opéra di Parigi gli vale finalmente il posto di direttore del teatro di Dresda, dove si trasferisce. In quel periodo inizia la stesura del Lohengrin, diventa amico di Liszt e si lega a un movimento rivoluzionario. Partecipa attivamente alle rivoluzioni europee scoppiate nel 1848, ma falliti i moti deve rifugiarsi in Svizzera in esilio. Qui chiarisce meglio le sue idee in fatto di spettacolo musicale: sogna un’opera in cui parola, musica e scena siano frutto di un solo pensiero, di un solo autore. La chiama Wort-Ton-Drama, dramma di parole e di suoni. Nasce un progetto ambizioso: riscrivere poeticamente, e mettere in musica, l’antica saga dei Nibelunghi Scrive la prima opera di questa saga, L’oro del Reno ma si interrompe per dedicare all’amata poetessa Mathilde Wesendonck, un’opera carica di passione amorosa, Tristano e Isotta. I critici non mancano di attaccare aspramente le straordinarie novità della sua musica e Wagner replica scrivendo una quantità di testi teorici, ma anche un’opera in cui mette in ridicolo gli avversari: I Maestri Cantori di Norimberga Il sogno di un teatro dove poter rappresentare le sue opere a proprio modo, può realizzarsi dal 1864, quando il re di Baviera, Luigi II, gli offre il suo pieno appoggio economico. Completa a Bayreuth, la tetralogia dell’Anello dei Nibelunghi con Walkiria, Sigfrido, Crepuscolo degli dei e, sempre a Bayreuth, vede la luce la sua ultima opera, basata su un intenso misticismo: Parsifal. Nelle sue opere Wagner mette in pratica quello che già Berlioz aveva fatto con la sua Sinfonia fantastica: ogni personaggio dei suoi drammi è raffigurato da un tema musicale più o meno modificato secondo la situazione.

Lipsia, Germania, 1813 – Venezia, 1883
Cavalcata delle valchirie
Leggi l’essenziale
Rappresentazione teatrale di Parsifal

COSA esprime

RICHARD WAGNER

Walkiria, La cavalcata delle Valchirie

Le Valchirie sono personaggi dell’antica mitologia germanica. Cavallerizze figlie del dio supremo, Wotan, vengono spedite sulla terra a raccogliere i guerrieri caduti in combattimento e a condurli nel Walhalla, la dimora degli dei. Nell’opera di Wagner, la seconda della sua tetralogia, si raccolgono insieme sulla montagna per prepararsi a scendere a valle, dove i due guerrieri protagonisti della vicenda si sono sfidati a morte. Questa musica è una delle più famose di Wagner: la puoi sentire ripresa in numerosi film: tra questi il drammatico Apocalypse now, e il comico Blues brothers. Nel terzo atto dell’opera è eseguita dall’orchestra a cui si aggiunge il canto delle Valchirie. Wagner ne ha realizzato poi un adattamento solamente orchestrale, per essere eseguito nei concerti sinfonici. È questo che ascolti. A289 A291

Le figure mitologiche fanno la loro comparsa con veemenza

Eroismo, enfasi, baldanza

COME

lo esprime

Quale elemento musicale esprime con maggiore efficacia la cavalcata? Ritmo, timbro o melodia?

Nel tema principale senti le trombe in primo piano

Il libretto dell’opera La Walkiria
La Walkiria Brunilde.
Locandina del film Apocalypse Now

Note chiave per il ripasso

CHE COS’È IL ROMANTICISMO?

Il Romanticismo è il movimento culturale e artistico dell’Ottocento che esalta le passioni e i sentimenti umani. Convenzionalmente la Rivoluzione francese determina il confine tra l’Illuminismo, dominato dalla ragione, e questo nuovo movimento. Anche i compositori si sentono maggiormente liberi di esprimere il proprio mondo interiore di pensieri e di sentimenti.

CHE COSA SI INTENDE PER “VIRTUOSISMO” MUSICALE?

Per comunicare sentimenti ed emozioni che si agitano nel loro animo, i musicisti si esibiscono in prestazioni eccezionali sia nella pratica strumentale sia nel canto. Queste abilità sono definite virtuosismi. I primi a farsi ammirare come virtuosi sono Niccolò Paganini al violino e Franz Liszt al pianoforte.

CHE COSA SI INTENDE PER LEITMOTIV?

Il Leitmotiv o tema conduttore consiste nell’utilizzare sempre lo stesso tema musicale per rappresentate un personaggio. Tutte le volte che sulla scena compare un determinato personaggio si sente sempre il medesimo tema, più o meno modificato secondo la situazione. I primi ad applicare questa tecnica nelle loro opere sono Hector Berlioz e Richard Wagner.

CHE COS’È IL POEMA SINFONICO?

É un nuovo genere musicale che consiste nel prendere una vicenda letteraria nota e “tradurla” in musica. Liszt e Berlioz sono i primi a comporre poemi sinfonici.

QUALE GENERE È PREFERITO NELL’ITALIA DELL’OTTOCENTO?

In Italia domina l’opera lirica grazie ad autori come Gioachino Rossini e Giuseppe Verdi. I dialoghi delle opere sono raccolti in un testo che prende il nome di libretto. Se nel Settecento il melodramma era formato da una serie di brani completi e separati fra loro, nell’Ottocento i compositori preferiscono legarli in modo continuato, senza interrompere il flusso delle azioni.

Verifica

1. SCEGLI LA SOLUZIONE CORRETTA.

A. Quale genere musicale trionfa nella musica italiana durante il Romanticismo?

a Il melodramma.

b La ballata.

c Il poema sinfonico.

B. Che cosa si intende per virtuoso?

a Un musicista che si comporta onestamente.

b Un musicista che ha una grande abilità esecutiva.

c Un musicista che compone pezzi difficili da suonare.

C. In quale opera Richard Wagner usa il leitmotiv?

a Parsifal.

b Tetralogia dell’Anello dei Nibelunghi

c L’olandese volante.

2. SEGNA CON UNA CROCETTA SE VERO (V) O FALSO (F).

a Il Lied è un canto accompagnato per lo più dal pianoforte, su testi poetici. V F

b Il poema sinfonico è un’ampia composizione sinfonica che traduce un poema letterario. V F

c Paganini è un musicista virtuoso. V F

d Nel Romanticismo si predilige la piccola orchestra. V F

3. COMPLETA LA MAPPA.

UN’OPERA LIRICA È COMPOSTA DA:

Brano cantato da un solista

Dialogo cantato tra due personaggi DUETTO

Brano strumentale che introduce l’opera

CONCERTATO

Canto che si avvicina al parlato

Brano a più esecutori solisti

Ampio complesso musicale

LA BELLE ÉPOQUE

Una nuova età dell’oro

Osserva e confronta queste due residenze. La prima è il Castello Neuschwanstein che si trova Baviera. È stato costruito alla fine del XIX secolo e si ispira alle forme di un Medioevo fiabesco tanto da essere preso come modello per i castelli di molti capolavori di animazione della Walt Disney. È caratterizzato da torri e pinnacoli puramente ornamentali che si protendono verso l’alto come a voler prolungare la montagna. La seconda residenza è un esempio di liberty, lo stile architettonico tipico del primo Novecento. Si tratta del Palazzo Galimberti di Milano. Il palazzo è arricchito da decori policromi che riproducono figure femminili ispirate all’antichità, allegorie naturalistiche; i balconi hanno ringhiere in ferro battuto piegato in curve e volute che si ispirano alla botanica.

Il castello ha una struttura asimmetrica

Le finestre sono bifore o trifore in stile neogotico

L’ingresso è caratterizzato da mattoni rossi in contrasto con la corte in pietra bianca

Castello di Neuschwanstein.

Notturno

Questo frammento pianistico ha un carattere tipicamente romantico: la melodia, ricca di sentimento volteggia sopra l’accompagnamento ondeggiante.

• A quale residenza assoceresti la musica di Clara Wieck-Shumann?

a Castello di Neuschwanstein

b Palazzo Galimberti

CLAUDE DEBUSSY

Danseuse des Delphes

Accordi insoliti, atmosfere rarefatte. Melodia e accompagnamento si fondono in una narrazione che non sembra avere una conclusione ben definita.

• A quale residenza assoceresti la musica di Claude Debussy?

a Castello di Neuschwanstein

b Palazzo Galimberti

L’elemento vegetale si trova sulla facciata e nella decorazione delle ringhiere dei balconi.

I disegni sono realizzati su mattonelle di ceramica applicate sulla facciata

Il primo piano è decorato con 6 figure femminili e 3 maschili

A292 A293
Palazzo Galimberti.

Litografia di un cafè-chantant.

LA BELLE ÉPOQUE

L’età del progresso e della tecnologia

L’Europa tra pace ed espansionismo

Fra il 1871, quando si conclude la guerra tra Francia e Prussia, e il 1914, quando scoppia la Prima Guerra Mondiale, i principali paesi europei vivono in pace. Proprio nel 1871 gli Stati germanici si uniscono in un grande impero Da questo momento si sviluppano come mai in passato la matematica, la ricerca scientifica e l’invenzione tecnica che trasformano la vita quotidiana. L’invenzione del cemento armato porta a cambiare la costruzione degli edifici. Con la realizzazione dei primi impianti idroelettrici, l’elettricità entra nelle case e nelle strade cittadine. Si moltiplicano le strade e le linee ferroviarie, che favoriscono gli scambi commerciali, si scoprono le cause di antiche malattie. È in questo periodo che s’inventano il telefono, il fonografo, la fotografia su lastra, la lampadina elettrica, i raggi X, il cinema, la radio, l’automobile, la motocicletta e l’aeroplano.

Si afferma la ricca borghesia

Con il progresso delle tecniche, la ricca borghesia diventa padrona delle grandi industrie e accumula capitali finanziari e potere. L’ottimismo sulle sorti dell’umanità, l’entusiasmo nel progresso e il clima di festa in cui vive la classe borghese fa definire questi anni Belle Époque (dal francese: epoca bella). Quando la ricca borghesia vuole distrarsi, non desidera più le musiche impegnative di grandi maestri come Bach o Beethoven. L’ideale è l’operetta, uno spettacolo teatrale recitato, cantato e ballato, con musiche facili e storie d’amore divertenti.

A fine secolo si moltiplicano in Europa le sale da ballo dove si afferma il valzer, un ballo di coppia in tre tempi, e i cafè chantant: sale da caffè in cui si esibiscono artisti che intrattengono il pubblico con musica e canzoni di qualità. Contemporaneamente nasce il cinema che aveva come funzione primaria quella di divertire.

Il fuoco sotto le ceneri

Lo spirito pratico del tempo fa sviluppare un movimento di pensiero opposto a quello dei filosofi d’inizio secolo: questa filosofia è detta positivismo Ma all’ombra della pace, cova la corsa di ogni nazione a competere con le altre. La politica e l’economia servono a costruire imperi negli altri continenti, soprattutto in Africa. Anche il nostro Paese nel 1912 occupa la Libia. Per questo il periodo viene chiamato anche l’età dell’imperialismo. Le classi meno abbienti si organizzano per rivendicare i propri diritti e reagire al dominio dei potenti. Scrittori, artisti e musicisti creano opere in cui denunciano le ingiustizie sociali.

La citta della musica: Parigi e i suoi artisti

Verso la fine del XIX Parigi diventa famosa per le innovazioni tecnologiche e scientifiche: la rete fognaria, i lampioni a gas che illuminano le strade e che le valsero la denominazione di “Ville Lumière”, il cinema, ma anche la scoperta di una cura contro la tubercolosi e la scoperta dei raggi X.

Per l’Esposizione Universale del 1899 viene eretta la Torre Eiffel e, mai come in quegli anni, la capitale francese diventa il luogo prescelto da artisti di ogni genere. Pittori, poeti e musicisti di ogni nazionalità fanno di Parigi la loro “patria spirituale”. I caffè e i bistrot sono gli “uffici” di questi giovani artisti visionari raccontati dai dipinti di Toulouse-Lautrec dove la colonna sonora è soprattutto il Can Can, la danza sfrenata e vitale. Infatti, in contrasto con le forme del melodramma tradizionale italiano, domina a Parigi il genere nuovo di opera lirica, l’opéra-comique, che avrà fortuna fino ai nostri giorni.

Théatre national de l’Opera-Comique a Parigi.

JOHANN STRAUSS

Vienna, Austria, 1825-1899

Sono considerato il lato brillante

e leggero della Belle Époque”

È il figlio di Johann Strauss (1804-1849), famoso compositore e autore della celebre Marcia di Radetzky Nello stesso anno in cui nasce, suo padre Johann senior, fonda la prima orchestrina che lancerà la moda del valzer in tutta Europa tanto da meritarsi di essere chiamato “il padre del valzer”. Non vuole che il figlio segua le sue orme ma Johann junior è talmente affascinato da quello che ascolta in famiglia che decide di studiare il violino e di fondare un’orchestrina tutta sua, proprio come quella di suo padre. Così nel 1844 i due complessi entrano direttamente in concorrenza fra loro. Solo quando papà Johann muore, il figlio riunisce i suonatori in un’unica orchestra che ottiene trionfi in tutta Europa, eseguendo le sue stesse composizioni: centinaia di valzer, polche, quadriglie e marce. Strauss junior lascia anche numerose operette per il teatro, come Lo zingaro barone e Sangue viennese. Johann passerà alla storia come “Il re del valzer”. Ancora oggi, ogni anno, è dedicata a questa famiglia di musicisti il concerto di Capodanno, offerto dalla famosa orchestra Wiener Philharmoniker che suona nella sala del Musikverein di Vienna e trasmesso in diretta televisiva in tutto il mondo.

JOHANN STRAUSS

A294

Valzer Rosen ausdem Suden

Il valzer è la più celebre danza dell’Ottocento. È composto nel tipico metro ternario (um-pa-pa, um-pa-pa…), ma la composizione di Strauss comincia con un andamento dal metro binario (um-pa, um-pa…): una marcia dunque, leggera e sorridente.

COSA esprime COME lo esprime

I ballerini sembrano esitanti, poi l’entusiasmo li cattura e ............................................. (completa tu ascoltando).

Il valzer inizia con la presentazione di motivi appena accennati interrotta da una progressione in crescendo con metro diverso che si arresta di colpo.

Come continua la composizione?

COSA esprime COME lo esprime

Il pubblico del valzer si sarebbe annoiato a sentir ripetere in continuazione il motivo iniziale.

Così ogni composizione di Strauss è come una collana di motivi diversi. E in mezzo ad essi il primo valzer ritorna come una piacevole conferma per l’orecchio.

Danubio blu
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Trovi la spiegazione del metro nel capitolo Suonare ritmi e melodie del VOLUME B

Dalla musica nazionale al folklore

1.1 Nascono le scuole nazionali

Nell’età romantica, il tipo di linguaggio musicale praticato è abbastanza simile in tutti i paesi europei: in Italia come in Germania, in Francia come in Boemia, i musicisti parlano per così dire una medesima lingua. Lo stile musicale è universale. Per esempio la forma sonata è un modello praticato dappertutto. Ciò è vero per i musicisti “classici”, quelli che promuovono le proprie opere da una corte all’altra, da una sala da concerto all’altra. Nelle classi più umili delle città e soprattutto delle campagne, non è così: ogni popolo ha le sue usanze particolari, le sue canzoni, le sue danze, il suo folklore, diversi da quelli di ogni altro popolo. I compositori del secondo Ottocento non accettano più di parlare tutti la medesima lingua musicale: vogliono inserire, nel linguaggio musicale ereditato dalla comune matrice europea, certe forme tipiche del folklore, ossia le musiche e le danze del popolo. Addirittura alcuni strumenti musicali popolari vengono impiegati largamente nelle composizioni. In questo modo sentono di valorizzare le tradizioni del proprio paese. Nascono le scuole nazionali che recuperano i canti popolari e i ritmi di danza del proprio paese.

In Europa questa coscienza nazionale nasce principalmente in Boemia (regione dell’attuale Cecoslovacchia), in Scandinavia e in Russia.

1.2 La scuola russa

La Russia si era aperta nel Settecento alla cultura occidentale: il genere musicale che più poteva conquistare i gusti del pubblico aristocratico era il melodramma, specialmente italiano. Numerosi musicisti italiani erano invitati alla corte imperiale dalla zarina Caterina II. È solo verso la metà dell’Ottocento che anche in Russia si creano scuole superiori di musica, con l’intenzione di promuovere una produzione musicale nazionale. Si scrivono i primi melodrammi in lingua russa e su argomenti tratti dalla propria storia. Intorno al 1860 un gruppo di musicisti, che si autoproclama l’invincibile banda, chiamato anche Gruppo dei Cinque, si propone di valorizzare l’originalità espressiva della gente russa. Le loro opere, scritte per il teatro ma anche per l’orchestra e per i complessi da camera, non solo si ispirano alla storia del loro paese, ma utilizzano motivi popolari russi.

Una danza popolare russa in un dipinto del XIX secolo.

Al mondo del folkore sono dedicate le musiche della sezione Folk del VOLUME B

La grande porta di Kiev

Videobiografia

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MODEST MUSORGSKIJ

Karevo, Russia, 1839-San Pietroburgo, Russia, 1881

“Come musicista sento una responsabilità:
far parlare a una voce sola il popolo

con i suoi bisogni e le sue sofferenze ”

È il figlio di un proprietario terriero e trascorre l’infanzia tra i contadini da quali impara i canti popolari e ne rimane profondamente suggestionato. Nella Russia di Musorgskij sono scarse le possibilità di fare della musica la propria professione poiché l’attività concertistica, teatrale, amatoriale è molto ridotta e i gusti del pubblico spaziano dalla musica italiana a quella tedesca, perciò il padre lo destina alla carriera militare. Nell’esercito Musorgskij conosce il medico militare Alexander Borodin, l’ingegnere Cesar Cui, il cadetto dell’Accademia Navale Nikolai Rimskij-Korsakov. Con loro e con Mili Balakirev, nel 1865 decide di dar vita a un movimento per il progresso della musica russa che prende il nome di Gruppo dei Cinque. Si dimette dall’esercito e si dedica alla composizione e allo studio dei classici. Scrive canzoni e pagine pianistiche ispirate a motivi popolari. Alta è in lui l’attenzione alle manifestazioni più sottili dell’animo umano, ricercate soprattutto nel mondo degli umili, e cresce la critica verso le ingiustizie e le ipocrisie sociali. Nel Gruppo dei Cinque è il più sincero rappresentante del bisogno di prendere le distanze dai modi accademici derivati dall’Occidente e di dare voce alla tradizione popolare del suo paese. Nel 1870 termina la sua grande opera teatrale Boris Godunov ma deve fare i conti con le mode del tempo: la sua opera prima è rifiutata, poi criticata. Per poterla rappresentare, Musorgskij accetta di adeguarla al gusto degli impresari. A quest’opera ne seguono altre: Kovancina e La fiera di Sorocinski. In queste opere il protagonista è il popolo russo con i suoi drammi e le sue antiche sofferenze.

Le difficoltà della vita lo spingono a darsi all’alcool e, per le conseguenze del bere, muore a Pietroburgo, assistito dai suoi amici musicisti. Quando muore l’amico architetto Hartmann, gli dedica la famosa suite per pianoforte Quadri di un’esposizione.

Rappresentazione di Boris Godunov.

A295 A296

MODEST MUSORGSKIJ

Boris Godunov, Scena dell’Incoronazione

È considerato il suo massimo capolavoro musicale, il cui stile influenzerà le successive generazioni di compositori, contribuendo a rinnovare profondamente il linguaggio musicale del Novecento. La storia è ambientata alla fine del Cinquecento, quando in Russia il regno passa alla dinastia dei Romanov

Boris Godunov è un potente boiardo, ossia un feudatario, che sale al potere dopo aver fatto uccidere il legittimo aspirante, lo zarevicˇ Dmitri di soli 7 anni. Lo ascolti nella scena più famosa dell’opera, alla fine del secondo atto, quando il popolo di Mosca partecipa alla sua incoronazione. Gong e tuba aprono solennemente la scena, seguiti dai lunghi accordi degli ottoni. In accelerando entrano legni e archi. Un araldo e la folla inneggiano allo zar. Qui parte l’inno di gloria:

Come il sole illumina i cieli, così regni il nostro grande zar Boris!

Viva Boris, signore della Russia.

Lunga vita al nostro zar.

Zar nostro padre, gloria!

Zar benevolo, gloria!

Grande e glorioso sarà il tuo regno, o padre della Russia.

Gloria! Gloria! Gloria!

Ed ecco finalmente comparire lo zar, con la voce di basso.

Queste le sue parole:

Cosa prova il mio cuore?

Strane impressioni, demoniache premonizioni. Santo defunto! Antenato mio regale, tu vedi dal cielo.

Manda la tua santa benedizione su me, sul regno.

Oh rendimi buono e giusto come te.

Che sia felice il mio regno!

Ora salutiamo i defunti sovrani della Russia.

COSA esprime COME lo esprime

Con quale stato d’animo Boris si presenta alla folla che lo acclama?

Inaspettatamente l’andamento ora è lento. Musorgskij non affida più a Boris un motivo cantabile ma una recitazione a metà tra parlato e canto.

COSA esprime COME lo esprime

Abbia festa il mio popolo. Tutti! Dal boiardo al mendicante, tutti vengano alla festa dello zar. Il trionfo di Boris si chiude con le acclamazioni di tutto il popolo.

Come si modifica la voce di Boris su queste parole?

Attore nei panni di Boris Gudunov.

Sheherazade

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Novgorod, Russia, 1844-1908

dei colori orchestrali” “ Mi chiamano il maestro NIKOLAJ RIMSKIJ-KORSAKOV

Figlio di un ufficiale di marina, anche il giovane Nikolaj frequenta la Scuola Navale e, anche lui, entra come ufficiale nella Marina Imperiale. Ma c’è un’altra cosa che lo affascina tanto quanto il mare: l’opera lirica. Ne è così affascinato che sente il bisogno di partecipare di persona alla creazione di nuove opere.

A trent’anni prende la decisione di dedicarsi solo alla musica. Ormai è così maturato come musicista che ottiene un posto di insegnante nel Conservatorio di San Pietroburgo. Le melodie dell’opera italiana sono arrivate fino in Russia ma le vicende che Rimskij-Korsakov vuole mettere sulle scene sono le storie fantastiche e fiabesche della tradizione popolare del suo paese. Nella sua mente, si affaccia una sfida: scrivere musiche che uniscano la cantabilità del melodramma con i canti tramandati da generazione in generazione dai contadini dell’immenso territorio russo. Nascono così i suoi capolavori teatrali: Sadko, Zar Saltan, Il gallo d’oro

La sua attenzione alla vita della sua patria è dimostrata anche dall’appoggio che a più di sessant’anni si sentì di dare agli studenti che parteciparono ai moti del 1905: moti stroncati nel sangue e che a Rimskij-Korsakov costarono l’allontanamento dal lavoro. Era però un maestro insostituibile e le autorità non poterono che riammetterlo. A San Pietroburgo conclude la sua carriera, venerato dai numerosi allievi che creeranno la giovane scuola musicale russa. Rimskij-Korsakov è celebrato anche per un’abilità che farà scuola non solo nel suo paese: l’abilità di orchestratore. Conosce i segreti e le possibilità espressive di ogni singolo strumento dell’orchestra e applica questa abilità nelle opere teatrali e in quelle sinfoniche, come il Capriccio spagnolo e il poema Sheherazade

Scenografia di L. Baskst per l’adattamento a un balletto di Sheherazade (1910).

COSA esprime

NIKOLAJ RIMSKIJ-KORSAKOV

La grande Pasqua russa

Pasqua è il giorno, raccontato dagli Evangelisti, in cui Gesù risorge dalla tomba e lancia all’umanità il suo messaggio d’amore. Rimskij-Korsakov racconta in questa composizione sinfonica il momento della morte e quello della resurrezione. È lui stesso a raccontare che gli vennero subito in mente due canti della Chiesa Russa, e decise di incominciare la sua Ouverture proprio da quelli: il primo sulle parole Sorgi Signore; il secondo su Un angelo gemeva. Eccoli qui. Li senti tornare più volte, interi o a frammenti, agli archi o ai tromboni.

Il pensiero corre ai momenti che precedono la morte di Gesù.

COSA esprime

COME lo esprime

Tutta la scena si svolge con quale andamento?

a Mosso b Moderato

c Tutto pianissimo d Piano e forte alternati

Più volte guizza il violino solista lungo la scala. Si avvicina il grande evento: la resurrezione! La scena si agita sempre più, fino a questo terzo tema, eseguito Allegro. Il trombone squilla l’antica profezia della resurrezione e i violini gli fanno eco. Si continua:

Andante lugubre, scrive a questo punto RimskijKorsakov

COME lo esprime

a Con accordi dissonanti b Con rullo di tamburi

Rimskij-Korsakov ha un talento straordinario per i colori orchestrali. Lo senti qui in sole poche battute: dopo il fremito degli archi, l’energia degli strumenti a fiato al completo introduce i leggeri glissandi dell’arpa.

COSA esprime COME lo esprime

Che i nemici del Cristo si disperdano, scrive il Vangelo. È il momento pensato dal musicista.

Cancella la risposta sbagliata: a con un tempo agitato b con lo squillo dei fiati c con l’assolo del flauto

E le tre Marie invitano tutti a vedere ora vuoto il sepolcro. È il momento di fare festa! Pausa. La preghiera del sacerdote è affidata al trombone.

COSA esprime COME lo esprime

Lo dice lo squillo galoppante dei tromboni: Il popolo esulta

La commozione dei fedeli

È espressa dalla melodia tenera, un poco più lenta

La parte finale è come un caleidoscopio di spunti musicali affidati in modo magistrale alla combinazione di strumenti diversi per chiudere tutto trionfalmente.

Il linguaggio del corpo

2.1 Il balletto

Con il movimento degli occhi, delle mani, delle braccia, del corpo intero, ogni giorno comunichi con gli altri. Si parla così di linguaggio del corpo. Attraverso il movimento e l’atteggiamento mostri agli altri le tue intenzioni e i tuoi sentimenti. Fino al punto che è possibile raccontare una storia, in un’azione scenica, creando uno spettacolo muto, fatto solo di azioni corporee. Questi spettacoli si chiamano pantomime e i loro attori sono i mimi Se in una pantomima aggiungiamo la musica, ecco che nasce uno spettacolo diverso, conosciuto fin dall’antichità: il balletto.

Alla creazione di un balletto partecipano diversi esperti:

• il coreografo ossia l’ideatore dell’azione scenica: decide i movimenti e i passi dei singoli ballerini, e il loro vario interagire sulla scena;

• i ballerini con le loro danze raccontano l’azione scenica;

• lo scenografo disegna le scene e i costumi; stabilisce le luci;

• il musicista compone la musica per l’azione scenica.

2.2 Il balletto russo

Nella seconda metà dell’Ottocento nella città di San Pietroburgo, diventano protagoniste del balletto le ballerine che danzano sulle punte vestite con un tutù di tulle. Il coreografo Marius Petipa avvierà quella che è conosciuta come la celebre scuola di balletto russo. Dalla collaborazione tra Petipa e Čajkovskij nascono tre grandi capolavori famosi in tutto il mondo ancora oggi: Il lago dei cigni, La bella addormentata e Lo Schiaccianoci.

Balletto da Lo schiaccinoci
Balletto da Il lago dei cigni.

PËTR IL’IČ ČAJKOVSKIJ

La mia anima irrequieta

trova sfogo nella musica”

Cajkovskij sente fin da bambino una grande passione per la musica ma è costretto dalla famiglia a studiare giurisprudenza per diventare avvocato. Il padre, che capisce la sua passione, gli permette di dedicarsi solo alla musica ma quando la situazione finanziaria del padre cambia e la madre muore per un’epidemia di colera, Pëtr comincia a sentirsi perseguitato da un maleficio. Questo sentimento lo accompagnerà tutta la vita. Ottiene un posto di insegnante presso il Conservatorio di Mosca e così può dedicarsi alla composizione. Scrive il poema sinfonico Romeo e Giulietta, l’Ouverture 1812 che celebra la ritirata di Napoleone dalla Russia e le opere liriche La dama di picche e Eugenio Onieghin. La sua vita ha una svolta quando la ricca vedova Von Meck, senza averlo mai conosciuto di persona, gli concede una rendita fissa purché continui a comporre tanto era entusiasta della sua musica. Čajkovskij intanto si afferma come uno straordinario autore di musiche per balletto, con il suo Lago dei cigni a cui si aggiungono ora le musiche per La bella addormentata e Lo Schiaccianoci.

L’ossessione che lo perseguita fin da ragazzo prende il sopravvento: l’ultima, fra le sei sinfonie da lui composte, che porta il titolo di Patetica, rivela un tragico senso di desolazione.

La sua musica si distingue da quella del contemporaneo Gruppo dei Cinque perché si sente più vicino alla tradizione sinfonica occidentale che alle espressioni musicali del popolo russo. Il Conservatorio di Mosca dove insegna porta avanti orientamenti musicali filo-occidentali mentre la tendenza del Gruppo dei Cinque trovava spazio nel Conservatorio di Pietroburgo.

PËTR IL’IČ ČAJKOVSKIJ

Rappresentato la prima volta nel 1892, un anno prima della morte di Čajkovskij, non risente per nulla della sua sofferta condizione fisica. È infatti una delle più brillanti composizioni del suo repertorio che ancor oggi ha il primo, indiscusso posto fra i balletti rappresentati in tutto il mondo. Si ispira a una fiaba ambientata alla vigilia di Natale, in casa di un illustre personaggio. Nel salone della ricca abitazione fervono i preparativi per la grande festa. Gli ospiti arrivano con molti regali ma i bambini Fritz e Clara attendono in particolare il mago Drosselmayer che è un abile confezionatore di giochi e conosce storie bellissime.

Votkinsk, Russia, 1840-San Pietroburgo, Russia, 1893
concerto per pianoforte e orchestra n. 1
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COSA esprime

La festa ha inizio e il mago racconta la favola del principe Schiaccianoci, della principessa e del perfido re Topo. Terminato il racconto, Drosselmayer dona a Clara un colorato schiaccianoci di legno, in divisa di eroico soldato. Si è fatto tardi. I rintocchi della mezzanotte inducono gli ospiti a ritirarsi. Clara, rimasta sola nella grande sala, si siede con il suo schiaccianoci finché è vinta dal sonno. La bambina si è appena addormentata, quando nei suoi sogni fanno irruzione i topi che, guidati dal Re Topo, cominciano a distruggere gli addobbi dell’albero e i giocattoli di Clara.

Nessuna paura! C’è Schiaccianoci che, alla testa di un esercito di soldatini di piombo, ingaggia una furiosa battaglia e colpisce re Topo.

Mentre i topi sconfitti portano via il corpo del loro capo, Schiaccianoci e Clara, trasformati in principe e principessa, vengono trasportati in un meraviglioso castello dove danzano fra ospiti di ogni paese del mondo. Quando la musica improvvisamente tace, il palazzo scompare. È giorno e Clara si sveglia tenendo tra le braccia il suo Schiaccianoci.

Ascolta le pagine più significative del balletto.

Ouverture

L’autore introduce la fantastica storia con una spensierata marcetta. Le sonorità che sceglie sono quelle più leggere. Tacciono infatti gli strumenti dal suono grave come violoncelli, contrabbassi, tromboni. Alla marcia segue un motivo agile, affidato al flauto, al clarinetto, ai violini. Torna la marcia, eseguita ora da tutti i legni (flauto, oboe, clarinetto, fagotto).

Entrano in scena da protagonisti i violini

COME lo esprime

Com’è il loro canto?

a Simile alla marcetta

b Più inquieto e agitato

c Più disteso e cantabile

Clara e lo Schiaccianoci

Clara ha ricevuto il suo bellissimo regalo e se lo rigira fra le mani.

COSA esprime COME lo esprime

A cosa fa pensare questa musica? Cosa starà facendo Clara col suo Schiaccianoci?

a Lo sta cullando

b Lo fa marciare

c Lo fa stare fermo

Čajkovskij accompagna la scena con una melodia cantabile, affidata ai violini, poi ripetuta dal corno inglese.

Marcia caratteristica

I soldatini giocattolo si trasformano in un vero e proprio esercito e sfilano davanti al loro capo.

COSA

esprime

Schiaccianoci passa in rassegna le sue truppe. Sfilano davanti a lui i soldatini di piombo

Scorre un brivido: paura? Coraggio? Frenesia?

COSA esprime

qualcosa di preoccupante sta succedendo

Chi sta arrivando?

a La mamma

b Le fate

COME lo esprime

Sono naturalmente gli strumenti della banda a introdurre la marcia: tromba, trombone, corno e percussione.

Rispondono vivaci i violini. E questo gioco tra i due gruppi di strumenti si ripete più volte. Finché nei flauti

Il Re dei topi

Clara si è addormentata: immagini fantastiche attraversano veloci i suoi sogni, finché…

COME lo esprime

Un lugubre accordo ci avverte.

Si sentono i rintocchi della mezzanotte; al sesto si aggiunge l’orchestra.

c L’esercito dei topi capeggiato dal Re

La battaglia

Siamo giunti al momento culminante della fiaba: i due eserciti si scontrano con violenza.

COSA esprime

I topi invadono la stanza, subito affrontati dalle truppe di Schiaccianoci

Chi sono questi due personaggi?

La battaglia arriva al culmine: il Re dei topi è colpito. I suoi lo prendono e rapidamente lo portano via e torna la pace.

COME lo esprime

Un colpo di fucile dà il segnale e subito si scatena una zuffa furibonda. Tutta l’orchestra partecipa a descrivere le azioni e gli scontri corpo a corpo tra i soldatini di piombo e i neri intrusi.

Su tutti gli strumenti senti emergere la trombetta, mentre il tamburo fa sentire dal principio alla fine i suoi rulli impetuosi

I violini ci fanno capire che la pace è tornata. Qual è lo strumento che accompagna la breve scena, rendendola più delicata?

A Il pianoforte

B L’arpa

C Il tamburello

Danza della Fata Confetto

Clara e il suo eroe sono giunti al castello e qui una folla di ospiti va loro incontro a festeggiarli e a ballare per loro le danze più caratteristiche dei loro paesi. Ma ora silenzio. Le lampade a olio si spengono. È ora di riportare la quiete nel castello. Dallo scalone principale scende, circondata da una luce soffusa, la padrona di casa, la Fata Confetto.

COSA esprime

La Fata scende a salutare i suoi ospiti e alla fine si siede sul suo trono dorato.

COSA esprime

COME lo esprime

Per ricreare l’atmosfera magica Čajkovskij sceglie uno strumento che era appena stato inventato: la celesta, dal suono trasparente e cristallino. Un clarinetto basso chiude ogni volta le sue frasi.

Valzer dei fiori

Tutti in scena per il gran finale: anche Clara con il suo Schiaccianoci. A ballare la musica più famosa di tutto il balletto, il valzer.

La storia volge al termine. Inventa tu un finale.

COME lo esprime

Nei valzer dell’Ottocento c’era l’usanza di inanellare uno dopo l’altro diversi temi.

MUSICA NELLA STORIA
La danza della Fata confetto.

Quartetto americano

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ANTONIN DVOŘÁK

Nelahozeves, Repubblica Ceca, 1841-Praga, Repubblica Ceca 1904

“Amo la musica del mio Paese ma resto
affascinato anche dalle musiche
che ascolto nel mondo”

Il padre suona la cetra nelle feste del paese e Antonin è subito affascinato dalla musica. Il padre vorrebbe che continuasse l’attività di famiglia più redditizia: la macelleria. Antonin però ha un animo troppo gentile e la sua grande passione è la musica. I suoi primi studi ripetono il percorso tradizionale di tutti i giovani musicisti dell’Ottocento: impara prima il violino in casa, poi studia con diversi maestri che gli insegnano l’arte del comporre. Praga fa parte dell’Impero austro-ungarico ed è proprio il governo austriaco a garantirgli una borsa di studio che gli permette di dedicarsi interamente alla composizione Solo dopo i trent’anni comincia a farsi apprezzare come compositore, quando fa ascoltare le sue Danze slave per orchestra. Il pubblico cèco era molto sensibile a ogni richiamo alla terra natìa, che allora era sottomessa all’impero austriaco e apprezzano soprattutto la genialità con cui riesce a inserire nelle composizioni sinfoniche motivi ispirati alla musica popolare ceca. A questa tradizione nazionale Dvořák contribuisce anche con opere scritte per il teatro: Rusalka e Il diavolo e Caterina. Da questo momento la sua fama cresce non solo in patria, ma anche nel resto del mondo occidentale. Il successo mondiale gli arriva a partire da una storica esecuzione del suo Stabat Mater in Inghilterra. Tutta l’Europa se lo contende e anche l’America: nel 1892 accetta di andare a dirigere il Conservatorio di musica di New York dove entra in contatto con gli spiritual della popolazione afroamericana, di cui sentiamo un’eco nella più famosa delle sue nove sinfonie, la Sinfonia dal Nuovo Mondo, e nel quartetto L’americano. Ma il richiamo della patria è troppo forte e Dvořák torna, accolto trionfalmente, a dirigere il Conservatorio di Praga, senza cessare di aggiungere lavori al suo ricco catalogo che comprende tanta musica da camera, l’oratorio Santa Ludmilla, cinque Ouvertures, il Concerto per violoncello.

ANTONIN DVOŘÁK

Sinfonia dal Nuovo Mondo

In questa sinfonia il compositore cerca di rendere le impressioni e le emozioni suscitate in lui da una permanenza negli Stati Uniti, il “nuovo mondo”, come veniva allora chiamato, alla fine dell’Ottocento. A305

• Primo movimento. Allegro In questa prima parte della sinfonia ci vengono proposti tre temi musicali, preceduti da un’introduzione

COSA esprime

Presenta al pubblico americano le musiche della sua patria.

COSA esprime

COME lo esprime

Due temi in minore e uno in maggiore

All’esposizione fa seguito lo sviluppo, cioè i tre temi si intrecciano, si modificano, si frammentano Poiché il movimento è concepito secondo la forma sonata, si conclude con la ripresa della parte iniziale.

• Secondo movimento. Largo

COME lo esprime

All’energia del primo movimento segue un clima delicato e sognante.

La situazione è intima e raccolta. Che scena ti immagini?

COSA esprime

Gli strumenti a fiato preparano il clima con accordi lenti eseguiti pianissimo

Quale strumento esegue la melodia principale?

a Corno inglese

b Clarinetto

c Violino

• Terzo movimento. Scherzo Dvořák era slavo e dalla sua terra riprende ora due tipiche danze, che vengono a creare un intermezzo giocoso al carattere rude del primo tema.

COME lo esprime

Il clima sognante della scena precedente viene sostituito da una nuova situazione

COSA esprime

Un energico unisono dell’orchestra e un ritmo scattante

• Quarto movimento. Allegro con fuoco Dvořák saluta la terra americana che l’aveva ospitato con una marcia dal tono eroico. Si riconoscono il timbro di trombe e corni La sinfonia volge al termine e sembra di sentire un commiato riconoscente e appassionato.

COME lo esprime

Dvořák saluta la terra americana che l’aveva ospitato con una marcia dal tono eroico

La sinfonia volge al termine e sembra di sentire un commiato riconoscente e appassionato

Si riconoscono il timbro di trombe e corni

Il tema è affidato al clarinetto

ENRIQUE GRANADOS

Lérida, Spagna, 1867-La Manica 1916

“ Dolore, amore nostalgico

e tragico destino”

Enrique studia pianoforte in Spagna ma per un periodo della sua vita si trasferisce a Parigi per perfezionare gli studi e qui incontra compositori come Ravel, Debussy, Saint-Saëns La sua musica è caratterizzata da uno stile tipicamente spagnolo. È già un compositore affermato quando vuole rendere omaggio a uno dei più grandi pittori del suo Paese: Francisco Goya. Compone così una serie di “quadri musicali” liberamente ispirati ad altrettante tele del pittore. Nel 1914 li utilizzerà come materiale per la creazione di un’opera lirica Goyescas che trae melodie dalla sua suite per pianoforte anch’essa intitolata Goyescas A causa dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, Granados deve annullare la prima europea dell’opera che verrà presentata a New York nel gennaio 1916, con enorme successo. Lo stesso presidente americano Thomas Woodrow Wilson lo invita a tenere un recital pianistico alla Casa Bianca. Granados accetta e cancella così la prenotazione per la nave che doveva riportarlo in patria insieme alla moglie. Per ritornare in Spagna è costretto a prendere una nave diretta in Inghilterra, Paese allora in guerra contro la Germania. Muore durante la traversata della Manica perché la nave sulla quale viaggia è colpita da un missile lanciato da un sommergibile tedesco.

ENRIQUE GRANADOS

A314

A316

Goyescas

Il titolo di questa raccolta di brani pianistici indica che il compositore ha scritto musiche ispirandosi a dipinti di un famoso pittore spagnolo del primo Ottocento Francisco Goya.

Il confronto tra il quadro e la musica ci rivelano le differenze fra le due arti. La principale differenza riguarda il tempo. La pittura fissa un momento particolare, mentre la musica svolge nel tempo un suo discorso. La più importante risorsa che hanno in comune, è l’espressione di particolari sensazioni, emozioni, impressioni.

Ora mettiamo in azione simultaneamente l’occhio e l’orecchio. Ti propongo l’ascolto di tre brani. Sotto ogni dipinto scrivi l’emozione che ti sembra propria di ciascuno. Scegli tra questi aggettivi: affettuosa festosa galante indifferente lamento misteriosa paurosa altra

Danza pastoril
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1. Il fandango

Il fandango è una delle più tipiche danze popolari spagnole, che Goya immortalava così:

COSA esprime

Scrivi le impressioni che ti suscita la musica mentre osservi il dipinto

COME lo esprime

Il ritmo è ben saldo e deciso, proprio come i passi dei ballerini. Ma intorno a ogni nota della melodia si avvolge un nervoso gioco di terzine

2. Dialogo alla finestra

I quadri di Goya sono ricchi di eleganti dame dagli occhi neri e dalle vesti sgargianti, le majas (maja significa “ragazza”). Qui le vedi serene e quiete.

EMOZIONE:

COSA esprime

Chi sono le due figure alle spalle delle ragazze? Te lo dice la musica

COME lo esprime

Le due ragazze sono descritte dal tema cantabile che ritorna più volte

3. Il pelele

Il pelele è un fantoccio gettato ritmicamente in alto dalle fanciulle come vedi nel dipinto di Goya.

EMOZIONE:

COSA esprime

In unn gioco in cui le ragazze si prendono beffe dei maschi, il fantoccio rimbalza sul tessuto che le ragazze reggono con le mani. I loro compagni, nelle loro mani, sono diventati niente più che giocattoli.

COME lo esprime

L’intero pezzo si fonda su un’unica cellula ritmica saltellante.

JAN SIBELIUS

“L’ arte è la firma delle civiltà”

Nasce in Finlandia, un Paese che non poteva vantare le tradizioni musicali degli altri Paesi europei, e dopo aver studiato violino e composizione a Helsinki si trasferisce a Berlino per seguire i corsi dei principali maestri tedeschi. Completati gli studi si fa conoscere attraverso le sue prime composizioni, che nel giro di pochi anni gli procurarono un riconoscimento ufficiale e una borsa di studio che gli permette di dedicarsi esclusivamente alla composizione.

Ogni paese ha una sua tradizione di antiche leggende, tramandate prima oralmente, poi messe per iscritto: i poemi epici Il poema epico nazionale della Finlandia s’intitola Kalevala. Fin da giovane, Jan Sibelius si assume il compito di mettere in musica le storie raccontate dal Kalevala, in una serie di pittoreschi poemi sinfonici, come Una saga e Il Cigno di Tuonela. È il suo modo di partecipare alla battaglia per l’emancipazione della sua patria: il popolo doveva conoscere le leggende della sua antica storia se voleva distinguersi e rendersi indipendente dalla cultura dei dominatori, che in quegli anni erano i russi. Sibelius era spinto a questa attività patriottica anche dal fatto di aver sposato la figlia di un importante uomo politico nazionalista, il generale Jàrnefelt. Il poema sinfonico Finlandia è un altro appassionato contributo a questa causa. I nazionalisti avevano promosso una campagna per raccogliere soldi a favore dei giornali, che erano sottoposti alla severa censura della polizia zarista. La serata di gala che conclude la campagna si chiude con l’esecuzione della musica di Sibelius. Il successo è così strepitoso che le autorità russe intervengono a proibirne ulteriori esecuzioni: si accorgono che questa musica è usata per infiammare lo spirito patriottico dei finlandesi. Quando nel 1918 la Finlandia diventa indipendente, il poema sinfonico di Sibelius sarà addirittura il simbolo musicale della nazione.

Monumento dedicato a Jan Sibelius costituito da 600 tubi d'acciaio che ricordano le canne di un organo e, simbolicamente, la multiformità della musica.

Hameenlinna, Finlandia 1865-1957
The tempest, Op. 109
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JAN SIBELIUS

Finlandia A317

COSA esprime

Cupo e drammatico: l’animo è assorto nel pensiero doloroso del tragico passato della patria. È come una preghiera

COME lo esprime

L’inizio introduce una melodia degli ottoni quindi portata avanti dai legni prima e dagli archi poi.

Da cosa è accompagnato il drammatico motivo iniziale?

a Dagli accordi dell’arpa

b Dal rullo dei timpani

Segnale della riscossa, musica battagliera.

Meditativo, saldo e riflessivo. Una vera e propria dichiarazione di fede.

Ritmo scattante di trombe e tromboni

Tema tipico delle melodie popolari finlandesi

Quali strumenti introducono il tema finale?

a Gli archi

b I legni

c Le percussioni

Dipinto Sibelius e l’arte di Favèn (1913).

Nuovi linguaggi musicali e artistici

3.1 Nasce il verismo musicale

Nelle epoche passate i compositori sceglievano per i propri melodrammi argomenti presi dalla storia antica o dalla mitologia. Nella prima età romantica si preferiscono invece, soggetti presi dalla storia medievale o moderna. Verdi è uno dei primi che con la sua Traviata, sceglie temi della vita contemporanea. Protagonista dell’opera è una giovane donna che ama il lusso degli ambienti borghesi, costretta a rinunciare al suo grande amore per l’opposizione di un padre ottuso e bacchettone, fino a morire. Da allora saranno sempre più numerosi i musicisti che scelgono temi della vita del loro tempo. In Francia compositori come Jules Massenet e Georges Bizet. Soprattutto in Italia prenderà piede questo orientamento, con autori come Amilcare Ponchielli, Francesco Cilea, Piero Mascagni, Ruggero Leoncavallo e Giacomo Puccini. Non è solo la vicenda narrata nel libretto a presentare soggetti più vivi, più veri. È anche il linguaggio musicale che cambia: alle arie classiche, controllate nel sentimento e chiuse nella loro forma, si passa ora a scene che si legano senza soluzione di continuità e che danno spazio alle emozioni vere provate dai personaggi. Molte delle opere di questo periodo sono etichettate come melodrammi veristi Verismo viene chiamato sinteticamente questo orientamento.

3.2 I fermenti artistici della Belle Époque

Il fenomeno riguarda anche gli scrittori di romanzi di questo periodo, come Victor Hugo, con il suo I miserabili, ma in letteratura si preferisce usare il termine realismo. Anche nella pittura gli artisti sentono il bisogno di rappresentare soggetti più veri. Esponenti di questo nuovo orientamento sono il francese Camille Corot e l’italiano Giovanni Fattori. Contemporaneamente si sviluppa soprattutto in Francia una corrente di artisti che al disegno chiaro e marcato della tradizione, preferisce le immagini sfumate, così da fornire una impressione delle figure. Questo stile è chiamato impressionismo. Nei paesi del centro Europa dominerà invece un movimento ben diverso, ispirato a una critica anche feroce della società del tempo: espressionismo sarà il temine usato per questi artisti, ma anche per poeti e musicisti.

Quadro impressionista di Claude Monet Impressione, levar del Sole (1872).

Quadro realista di Giovanni Fattori, Barrocci romani (1872-1873).

GIACOMO PUCCINI

Lucca, 1858 - Bruxelles, Belgio, 1924

“ Nelle mie opere amo cantare
il mondo e l’animo femminile”

Giacomo è il sesto di nove figli di una famiglia di musicisti da molte generazioni organisti del Duomo di Lucca. Rimasto orfano all’età di 5 anni, è affidato allo zio materno perché si occupi della sua formazione. Il suo primo maestro lo considera dotato ma poco diligente. Dopo aver cambiato insegnante, raggiunge buoni risultati tanto che a 14 anni comincia a contribuire all’economia familiare diventando organista del Duomo.

Ben presto si accorge che non è la musica sacra ad accendere il suo entusiasmo: dopo aver assistito alla rappresentazione dell’Aida a Pisa, dove si era recato a piedi con alcuni amici, decide di dedicarsi alla composizione operistica. Sostenuto da una borsa di studio inizia a Milano gli studi al Conservatorio. Qui conduce una vita misera ma spensierata, condividendo l’alloggio con altri giovani artisti. Compone Le Villi, opera presentata a un concorso che non vince ma viene rappresentata a Milano sotto il patrocinio dell’editore Ricordi che diverrà suo editore e sostenitore.

Nel 1891 si trasferisce a Torre del Lago, vicino a Viareggio, la sua terra, dove si sente in pace e ispirato. Il successo della Manon Lescaut gli porta fama e ricchezza, così può permettersi di costruire la villa sulle rive del lago di Massaciuccoli, che rappresenterà per tutta la vita il suo rifugio e nella cui cappella sono custodite le spoglie mortali. Qui nascono i suoi capolavori: La bohème, Madama Butterfly, Tosca, La fanciulla del West, Il trittico (di cui fa parte Gianni Schicchi, il suo capolavoro comico). L’ultima opera, Turandot, rimane incompiuta per l’improvvisa morte: verrà poi ultimata da Franco Alfano, suo grande estimatore. Si ricorda però che quando il grande direttore Arturo Toscanini la diresse per la prima volta alla Scala nel 1926, giunto al punto in cui Puccini lasciava interrotta l’opera, fermò gli orchestrali e, rivolto al pubblico, disse: «Qui finisce l’opera, perché a questo punto il Maestro è morto: la morte in questo caso è stata più forte dell’arte».

Protagonista vero delle sue opere è l’animo femminile: è la donna vista sempre come l’intrepida eroina, capace di sfidare le più tremende avversità della vita, fino ad affrontare la morte pur di rimanere fedele ai suoi ideali e ai suoi affetti.

Nessun dorma
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GIACOMO PUCCINI

Gianni Schicchi

Questa è l’unica opera comica scritta dal compositore toscano. Ecco la trama. Firenze, 1° settembre 1299: attorno alla salma del ricco Buoso Donati si sono raccolti i numerosi parenti, in apparenza addolorati, ma in realtà preoccupati dalle voci secondo le quali Buoso avrebbe lasciato tutti i suoi averi ai frati. Inizia la ricerca del testamento che viene trovato dal nipote Rinuccio; questi, prima di aprirlo, come ricompensa chiede alla zia l’autorizzazione a sposare l’amata Lauretta, figlia di Gianni Schicchi conosciuto per essere un uomo molto astuto. Si apre il testamento, che conferma le dicerie: tutti i beni di Buoso vanno ai frati. Nella costernazione generale, Rinuccio suggerisce di chiedere consiglio al futuro suocero. Si manda dunque a chiamare Gianni Schicchi. Quando questi arriva, accompagnato dalla figlia Lauretta, l’altezzosa zia Zita dichiara che non darà il nipote a persone non benestanti. I due fidanzati si disperano e Schicchi, offeso, se ne vuole andare ma la figlia lo convince a restare. Assicuratesi che la notizia della morte di Buoso non è ancora stata divulgata, Schicchi manda a chiamare il Notaio e si sostituisce al morto, mettendosi al suo posto nel letto. All’arrivo del Notaio imita la voce di Buoso e si finge moribondo, dettando le sue ultime volontà. Dichiara che all’amico Gianni Schicchi lascerà i suoi beni più preziosi: la casa di Firenze, la mula, i mulini di Signa. I parenti, furiosi, vorrebbero intervenire, ma Schicchi li tiene a bada ricordando loro che i colpevoli di falso testamento sono puniti con l’amputazione della mano e l’esilio. Partito il Notaio, Schicchi caccia tutti dalla casa, ormai di sua proprietà; rimangono solo Rinuccio e Lauretta, che pensano felici alle nozze imminenti. Rivolgendosi al pubblico, Schicchi spiega allora di avere ordito l’inganno a favore dei due innamorati e chiede, per la sua colpa, le attenuanti.

1 Gianni Schicchi: Povero Buoso

Si alza il sipario attorno alla salma si affollano i parenti.

COSA esprime

I parenti del ricco avaro si mostrano fintamente addolorati mentre elencano le proprietà che sperano di ereditare.

COME lo esprime

Il tema baldanzosamente eseguito dall’orchestra si ripete innumerevoli volte rallentato.

Bozzetto originale per costume de Gianni Schicchi (1918)
Rappresentazione di Gianni Schicchi nel 2011 al DuPage Opera Theatre di Chicago.

Ma la trepida attesa si rivela inutile perché all’apertura del testamento scoprono che tutti i beni sono stati donati ai frati.

Furibondi, vogliono trovare una via d’uscita e a questo punto si rivolgono a Gianni Schicchi che viene implorato anche da sua figlia Lauretta.

2 Gianni Schicchi:

O mio babbino caro

O mio babbino caro, mi piace, è bello bello, vo andare in Porta Rossa a comperar l’anello!

Sì, sì ci voglio andare! E se l’amassi indarno (invano) Andrei sul Ponte Vecchio, ma per buttarmi in Arno!

Ah! Non mi far morire di logro (logoramento) e di tormento: babbo, pietà, pietà!

COSA esprime

Lauretta apre il suo cuore al padre, confessa la profondità dei suoi sentimenti e minaccia di porre fine ai suoi giorni se non si coronerà il suo sogno d’amore

COME lo esprime

a Melodia cullante, tono sommesso, andamento lento b Ritmo sostenuto, tono drammatico, andamento concitato

3 Gianni Schicchi: Lauretta mia staremo sempre qui

Siamo giunti al finale della vicenda. I due giovani sanno che il loro sogno si avvera e Gianni Schicchi si rivolge al pubblico domandando se l’essere stato messo all’Inferno da Dante Alighieri nella sua Divina Commedia non sia una penitenza troppo severa poiché il suo gesto è servito soltanto a dare una possibilità di vita felice ai due fidanzati.

Tu cosa ne pensi?

Lauretta e Gianni Schicchi.

Parigi, Francia, 1838-Bougival, Francia, 1875

della violenza sulla donna ” “ Racconto l’ eterna tragedia GEORGES BIZET

il tema della parità di genere a pag. 46

I suoi genitori sono musicisti dilettanti e lo avviano presto allo studio della musica. A dieci anni viene ammesso in Conservatorio, e da adolescente vince il Prix de Rome, il “Premio di Roma”, riservato agli allievi meritevoli. Nei due anni passati nella città, che era ancora sotto il dominio papale, ha modo di conoscere da vicino l’opera lirica italiana, che fa su di lui una grande impressione. Tornato in patria comincia a dubitare del proprio talento così inizia diversi lavori che non porta a termine. Quando finalmente arriva a far rappresentare le sue prime importanti opere liriche, come I pescatori di perle e La fanciulla di Perth, riceve feroci critiche contro il suo stile: alcuni lo sentono troppo legato ai modelli italiani, altri al modello tedesco di Wagner. Scrive deliziosi pezzi per pianoforte, i Jeux d’enfants (Giochi di bambini), poi altre due opere: Arlesiana, da cui ricaverà una suite per orchestra, e il capolavoro che da solo basta a rendere immortale il nome di questo grande musicista: Carmen. Purtroppo non ha nemmeno il tempo di vederla rappresentata perché muore pochi mesi prima della messa in scena.

L’opera racconta un dramma che la cronaca nera ripete tristemente anche ai nostri giorni: la violenza su di una donna da parte di un maschio prepotente, incapace di capirla e di accettarla.

Carmen
Leggi l’essenziale
Illustrazione per la scena finale dell’atto I di I pescatori di perle. Pieter Bruegel il Vecchio, Giochi di bambini, 1560.
Trovi

A321 A324

GEORGES BIZET

Giochi di bambini

L’anno in cui scrive queste musiche nasce suo figlio, e già Bizet si immagina i giochi che farà con lui, descrivendoli col pianoforte. Purtroppo Bizet muore quando il piccolo ha solo quattro anni. Qui sono proposti quattro “giochi” che trascrisse per orchestra.

Soldatini

COSA esprime

Bambini giocano ai soldati che marciano.

COSA esprime

COME lo esprime

Sceglie strumenti adeguati: quali? ....................................................

Quale ritmo?

La bambola

A una bambola possiamo far fare tante cose: parlare, ballare, giocare. Dipende dalla nostra fantasia. E Bizet, cosa le sta facendo fare?

a Ballare b Saltare c Marciare d Essere cullata

COSA esprime

La trottola

Colpo di scena o piuttosto colpo di frusta, che fa scattare la trottola in un giro vorticoso. Perde velocità, sbanda, sta per rotolare a terra quando un altro colpo la rilancia ancora più velocemente, e non gira solo su se stessa, si sposta sul pavimento come se danzasse. Ultimo giro, sgraziato, e si ferma, bruscamente.

COSA esprime

Galop

COME lo esprime

Ha cambiato il ritmo: ora è un dondolante tempo composto.

COME lo esprime

Scopri qual è il momento in cui Bizet ha voluto darci l’idea del colpo che rimette in moto il giocattolo.

Come tutte le feste di bambini e di grandi, anche questa finisce con un ballo.

È un ballo scatenato, il più scatenato ai tempi in cui Bizet componeva: il galop

COME lo esprime

Il tema trascorre veloce e saltellante, senza tregua, dai violini all’ottavino, al flauto, giù giù fino ai violoncelli e ai contrabbassi.

Ideali

Interessi

Visione della realtà

Affinità

Temperamento

Opere

Temi condivisi

Influssi nello stile

Melodia

Debussy e Mahler: due fari proiettati sul Novecento

Due principali orientamenti ideali aprono alla storia della musica le strade per un radicale rinnovamento del suo linguaggio. Sono le due correnti che a pag. 295 abbiamo chiamato Impressionismo e Espressionismo, molto diverse fra loro. Protagonisti di questo rinnovamento sono il francese Claude Debussy per l’impressionismo, e l’austriaco Gustav Mahler per l’espressionismo. Sono esattamente contemporanei, eppure la lontananza tra il mondo espressivo dell’uno e dell’altro, è profonda. La musica di Mahler è sorretta da un appassionato impegno morale, che critica le usanze mondane, denuncia i falsi valori, aspira a un’ideale condizione di purezza. Debussy è più portato a esprimere le sottili impressioni che la natura esercita sul suo animo, tanto che arriva a scrivere che «Credo che fino ad ora la musica si sia basata su un principio sbagliato. Cerchiamo le idee in noi, mentre dovremmo cercarle attorno a noi... La musica è una misteriosa matematica che partecipa dell’infinito... Nulla è più musicale di un tramonto: per chi lo sa guardare attentamente è la più bella lezione di sviluppo, scritta in questo libro non abbastanza consultato dai musicisti, intendo il libro della natura... S’impara la musica più guardando un tramonto che studiando le regole del contrappunto».

DEBUSSY MAHLER

Amore per la natura

Chiusura verso la politica

Positiva. Idilliaca

Impressionismo

Sognatore

Ricerca di un senso per la vita

Contestazione della società

Pessimista. Tragica

Espressionismo

Passionale

Poemi sinfonici. Piano. Opera Sinfonie. Lieder

L’infanzia

L’infanzia

Cesar Frank Anton Bruckner

Ampia. Lineare

Armonia Esatonale

Ritmo

Forma

Apprezzamento pubblico

Controllato

Evolve su se stessa

Sempre alto

Frammentata

Tonale

Variabile

Spezzata

Ingigantito nel tempo

CLAUDE DEBUSSY

Saint-Germain-en-Laye, Francia, 1862-Parigi, Francia, 1918

“ Ho l’ambizione di dare vita alle visioni
interiori con il candore di un bambino ”

A ventun anni vince, come Bizet prima di lui, il premio di composizione Prix de Rome, che lo porta a soggiornare a Roma. Ma all’ambiente italiano, nel quale si sta affermando il melodramma verista, preferisce il clima della capitale francese, che allora è un centro straordinario di vita culturale e artistica. Qui frequenta pittori e poeti, che si ritrovano nel salotto del poeta Stéphane Mallarmé, uno dei grandi maestri della nuova corrente letteraria che va sotto il nome di simbolismo. Debussy rimane affascinato dalla poesia simbolista, che nomina le cose non per descriverle nella loro concretezza, ma per esprimere le sensazioni e le impressioni profonde che le cose materiali possono evocare in noi. Questo è l’obiettivo che anche Debussy pone alle sue creazioni musicali. Il suo primo successo è Preludio al pomeriggio di un fauno. Sceglie questo poema di Mallarmé per descrivere con i suoni dell’orchestra la sognante atmosfera di un pomeriggio estivo. Degli altri poeti simbolisti, come Baudelaire e Verlaine, Debussy mette in musica, per canto e pianoforte, alcune delle liriche più suggestive. Mentre da giovane si era interessato alla musica di Wagner, ora si distacca nettamente dallo stile eroico del musicista tedesco. Il suo mondo interiore è più portato alla contemplazione: i personaggi della sua opera non agiscono, come agiscono gli eroi wagneriani, sembrano subire la vita.

si ritrova nelle sue numerose composizioni per , o nella Suite bergamasque. Ogni preludio si ispira a un oggetto o a un evento della realtà, però l’autore mette il titolo che vi fa riferimento non all’inizio, ma alla fine del brano. Il suo ideale è una musica raffinata, che dia voce alle emozioni più delicate e sottili del nostro animo. Uno scrittore simbolista, Maurice Maeterlinck, aveva espresso questo stesso Pelléas et Melisande: Debussy prende tale e quale il testo e lo riveste di musica. Nasce così la prima opera lirica che rompe audacemente con la tradizione del passato. Nelle sue creazioni Debussy usa un linguaggio musicale libero dai vincoli della musica classica tradizionale.

Rappresentazione di Prêlude à l’après-midi d’un faune

Clair de lune
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CLAUDE DEBUSSY

La Mer (Dialogo del vento e del mare )

La Mer è una composizione formata da tre “schizzi sinfonici” composti tra il 1903 e il 1905. Il compositore guarda il mare e trasforma ciò che vede in suoni. Il vento che soffia a volte leggero, altre volte impetuoso: le onde del mare che oscillano, si infrangono, crescono e decrescono in un movimento senza fine.

COSA esprime

Chi è secondo te? Il vento o il mare?

Argomenta la tua scelta.

Il musicista si inabissa nelle profondità marine. Che impressioni ti suscita? Scegli tra queste emozioni

Paura - curiosità - mistero - eccitazione

Che creature incontra secondo te?

Ecco il cielo nella sua immensità e il vento.

Che sensazione ti fa provare?

Qual è l’ultima immagine che Debussy ci presenta?

a Il trionfo della natura

b La furia del vento

c Il placarsi del mare

La copertina della partitura del 1905 si ispira al dipinto di La grande onda di Kanagawa di Hokusai del 1830.

COME lo esprime

Un tema cantabile viene eseguito dalla tromba con sordina.

Un nuovo tema viene eseguito nella regione grave.

Gli archi eseguono un motivo sovracuto che poi esplode eseguito dall’intera orchestra.

Alla conclusione del brano senti l’orchestra suonare al gran completo.

GUSTAV MAHLER

Kaliste, Boemia, 1860-Vienna, Austria, 1911

“ Sono tre volte senza patria: un boemo tra
e un ebreo tra i popoli di tutto il mondo ” gli austriaci, un austriaco tra i tedeschi

Gustav nasce in un piccolo paese boemo, al tempo parte dell’impero austro-ungarico, da una famiglia di commercianti ebrei di origine tedesca. È il secondo di dodici figli. Fin da giovane Mahler avverte le difficoltà che un ebreo incontra nell’impero e la morte di tre suoi fratelli lasciano nel suo carattere impressioni dolorose che lo accompagneranno tutta la vita.

in

Si trasferisce a Vienna dove si afferma come direttore d’orchestra apprezzato da tutti, e comincia a scrivere le sue prime sinfonie, che invece lasciano perplesso il pubblico per le sue audaci novità come quando inserisce, nella prima sinfonia, la canzoncina Fra Martino, modificata in modo minore. Diventa direttore dell’Opera di Vienna e si mostra così esigente verso gli orchestrali da sentirsi costretto a lasciare Vienna per recarsi a dirigere il Metropolitan di New York Mentre la sua carriera procede, sposa Alma Schindler, anch’essa musicista e figlia di artisti, da cui ha due figlie, ma la prima muore in tenera età. Ancora una volta il pensiero della morte agita di oscuri presentimenti tutta la sua esistenza, e percorre tutta la sua opera musicale. L’ultima delle sue nove Sinfonie, la Decima è rimasta incompiuta, si apre con un ritmo che sembra imitare il battito del suo cuore malato. Muore di malattia cardiaca fra le braccia di Alma. Con la sua opera Mahler dà voce al travaglio della civiltà europea a cavallo dei due secoli. La sua musica è tutto un alternarsi di sentimenti di pace e amore, e di grida di dolore e di protesta contro le falsità che vede nel mondo intorno a sé. Lo si percepisce in certe situazioni ricorrenti nelle sue sinfonie, dove Mahler intreccia due diversi piani sonori: da una parte belle melodie cantabili, delicate, dall’altra l’irruzione improvvisa di marce di carattere militare, che vanno a disturbare la melodia e finiscono col far precipitare l’intera orchestra in aspri accordi cupi e laceranti. L’orchestra classica non gli basta più per esprimere l’incredibile varietà di emozioni e di pensieri che gli attraversano la mente. Per questo arriva a moltiplicare nelle sue sinfonie gli strumenti e ad aggiungere, in certi, casi anche le voci di solisti e di un coro.

GUSTAV MAHLER

Sinfonia n.2 Finale

Questa sinfonia è come un grande poema, ricco di personaggi, di eventi, di colpi di scena. Ascolti due episodi del finale. Il primo è dominato dal passo di marcia.

Adagietto della Quinta sinfonia
Leggi l’essenziale
Caricatura di Gustav Mahler
un disegno di Hans Schliessman

• Episodio 1

COSA esprime

Che carattere ha? Scegli tra questi aggettivi: tragico - pauroso – sereno – meditativo -festoso

Le marce sono sempre presenti nelle sinfonie di Mahler, con un significato ben preciso: rimandano alla brutalità dei campi di battaglia, e così simboleggiano per Mahler il cammino implacabile di un’umanità travolta dalla frenesia dei suoi interessi materiali, e sorda ai principi del bene e della ragione.

COSA esprime

COME lo esprime

Un fortissimo dell’orchestra apre l’episodio.

Dove possa condurre tutta questa frenesia, Mahler ce lo dice con la sua orchestra dopo il susseguirsi dei temi di marcia. Quando l’orchestra arriva al fortissimo, chiude la scena con un crollo, uno sgretolamento progressivo, fino al silenzio.

Com’è questa voce? a di lamento b di trionfo

COSA esprime

La voce della sofferenza

L’ottusa brutalità

COSA esprime

COME lo esprime

Entra la voce solitaria del trombone.

Ora Mahler crea una straordinaria scena, distribuita in due spazi. Da una parte la sofferenza, dall’altra ancora l’ottusa brutalità.

COME lo esprime

In primo piano l’orchestra , in lontanza continuano le trombe della fanfara militare.

• Episodio 2

Alla fine Mahler ci consegna un messaggio di speranza, di fede. Come aveva fatto Beethoven nella sua ultima sinfonia, anche Mahler inserisce nel finale un coro e voci soliste.

Tutti gli strumenti della grande orchestra di Mahler suonano insieme in questa conclusione.

COME lo esprime

Qual è l’ultimo pensiero che Mahler ci vuole trasmettere?

Con l’inserimento di uno strumento insolito: quale?

a La fisarmonica

b La chitarra

c Le campane

Note chiave per il ripasso

QUALI SONO LE CARATTERISTICHE DELLA BELLE ÉPOQUE?

Il periodo compreso tra il 1871 e il 1914, anno dello scoppio della Prima Guerra mondiale è caratterizzata dalla pace in tutta Europa. In questo contesto c’è grande fermento culturale, la ricerca scientifica fa importanti scoperte e sia l’industria sia i commerci vivono un mento di espansione. Poiché è un periodo di grande fiducia e ottimismo per il futuro viene definito epoca bella.

PERCHÉ È ANCHE CHIAMATA L’ERA DELL’IMPERIALISMO?

La Belle Époque è vista come un’epoca di splendore e innovazione, ma anche come un periodo segnato da contraddizioni profonde che, infatti, portano allo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Ogni nazione aspira a diventare più potente delle altre costruendo imperi in altri continenti, soprattutto in Africa.

CHE COSA SONO LE SCUOLE NAZIONALI?

Le scuole nazionali sono un modo per esprimere l’appartenenza alla cultura di una nazione. I musicisti del secondo Ottocento inseriscono nelle composizioni elementi tratti dalle loro leggende popolari e dal proprio folklore con l’obiettivo principale di esprimere un senso di orgoglio nazionale in risposta al dominio di grandi imperi multinazionali, come l’Impero Austro-Ungarico.

CHE COS’È IL BALLETTO RUSSO?

Nella seconda metà dell’Ottocento grazie al coreografo Marius Petipa nasce la celebre scuola di balletto russo.

Dalla collaborazione tra Petipa e il compositore C ˇ ajkovskij nascono tre fiabe musicali conosciute in tutto il mondo ancora oggi: Il lago dei cigni, La bella addormentata e Lo Schiaccianoci.

CHE COS’È IL VERISMO MUSICALE?

I compositori scelgono per le loro opere, temi tratti dalla vita del loro tempo. Cambiano i soggetti delle opere e cambia il linguaggio musicale che racconta i personaggi attraverso le loro emozioni.

QUALI SONO I FERMENTI ARTISTICI DI QUESTO PERIODO STORICO?

Nella pittura dominano due correnti: l’impressionismo che cresce soprattutto in Francia grazie ad artisti come Claude Monet, e l’espressionismo che si sviluppa soprattutto nel resto d’Europa.

Nella musica Debussy è un’esponente dell’impressionismo mentre Mahler dell’espressionismo.

Verifica

1. SCEGLI LA SOLUZIONE CORRETTA.

A. Perché questo periodo storico è stato chiamato Belle Époque?

a Perché l’Europa vive in pace.

b Perché c’è grande fiducia nel futuro.

c Perché si dà importanza alla bellezza della donna.

B. Qual è la caratteristica dei compositori che fanno parte delle Scuole nazionali?

a Appartengono a Paesi dell’area mediterranea.

b Utilizzano nelle loro musiche motivi e danze tradizionali del loro Paese.

c Si dedicano quasi esclusivamente a musica da camera.

C. Nell’opera lirica quali sono due caratteri del verismo?

a I soggetti sono attinti prevalentemente dalla vita quotidiana.

b Si mettono in scena drammi anche brutali.

c Lo stile vocale è vicino all’intonazione delle parole parlate.

2. SEGNA CON UNA CROCETTA SE VERO (V) O FALSO (F).

a Il Gruppo dei Cinque vuole valorizzare le tradizioni russe. V F

b Lo schiaccianoci è un’opera di C ˇ ajkovskij. V F

c Gianni Schicchi è un’opera comica. V F

3. COMPLETA LA MAPPA.

riscopre le tradizioni popolari sceglie temi di

nascono le e per questo sono chiamati melodrammi

MELODRAMMA DELL’OTTOCENTO

IL NOVECENTO

L’età della sperimentazione

Confronta questi due palazzi.

Il primo è una residenza che si trova a Bruxelles realizzata in stile Art Nouveau Ha una larghezza di soli 4 metri ma dà un’impressione di grandiosità grazie all’accento posto sulla verticalità. Questo effetto è ottenuto attraverso l’uso di finestre alte e strette, balconi sovrapposti e all’eleganza della struttura. L’uso di forme insolite, colori, decori in ferro battuto fanno di questo edificio il trionfo della fantasia.

Le vetrate colorate danno un tocco luminoso e dinamico all’edificio.

Il ferro battuto è modellato in forme sinuose che richiamano piante e fiori.

Residenza a Bruxelles.

Nel Novecento anche il linguaggio architettonico va incontro a una vera e propria rivoluzione. Alla fantasia del primo edificio si contrappone il rigore e la geometria del secondo. Il secondo edificio è una residenza di Berlino progettata dal famoso architetto Le Corbusier Ciò che domina questa architettura è il rigore, la geometria e la ripetizione ripetizione di piccoli moduli, cioè il contrario della libertà e della fantasia. Il pensiero che guida l’architetto Le Corbusier nell’ideazione di questo edificio è quello di creare un complesso residenziale in grado di ospitare centinaia di famiglie e di fornire loro tutti i servizi necessari come negozi, scuole e spazi per coniugare armoniosamente vita individuale, familiare e collettiva

ascolta

Nella musica troviamo cambiamenti di stile altrettanto, rivoluzionari. Pensa ora come si sarebbe sentito un ascoltatore dell’Ottocento se in un immaginario viaggio nel nostro secolo avesse ascoltato la seconda musica. Non avrebbe trovato più una melodia, i ritmi gli sarebbero sembrati imprevedibili, casuali, gli strumenti usati a caso. Ascolta le musiche qui proposte.

DARIUS MILHAUD

Le Boef sur le toit

A329

A330

REBECCA CLARKE

Piano trio, Allegro vigoroso

• In quale musica senti un ritmo classico?

a Le Boef sur le toit b Piano trio

• In quale musica senti un ritmo più libero, decisamente innovativo?

a Le Boef sur le toit b Piano trio

È un edificio residenziale autosufficiente per la

I colori vivaci sulla facciata servono a rompere la monotonia e a creare un contrasto con il grigio del cemento.

La Corbusierhaus a Berlino.
comunità che lo abita.

IL NOVECENTO

L’età delle guerre mondiali (1900- 1945)

Normalmente per identificare le date d’inizio e di fine di un’epoca si prende come riferimento il secolo intero: si parla normalmente di Settecento, Ottocento, e così via. Il Novecento è diverso perché si riconoscono all’interno del secolo due date speciali: il 1914, cioè l’anno in cui scoppia la Prima Guerra Mondiale che segna l’inizio del XX secolo, e il 1989, l’anno della caduta del muro di Berlino che segna la fine della guerra fredda cioè l’antagonismo tra i paesi del blocco sovietico e i paesi occidentali guidati dagli Stati Uniti. Per questa ragione il Novecento è come diviso in due parti e si usa chiamarlo il secolo breve.

Il secolo dei grandi sconvolgimenti

All’inizio del secolo lo spirito continua a essere quello ottimistico e fiducioso della Belle Époque, l’epoca della leggerezza frivola che traspare dagli spettacoli delle operette ma anche del folklore musicale del proprio Paese. Solo pochi autori sentono che il mondo intorno è un mondo malato, carico di presagi drammatici. Sentono falsi gli ideali sociali, sentono gli egoismi, il disprezzo delle norme della convivenza, la brutalità dei rapporti fra le classi sociali. Pseudo-ideali che presto avrebbero posto fine alla Belle époque e avrebbero portato al tragico 1914. A criticare duramente la società e a lottare per conquistare diritti più pieni sono le classi subalterne, operai, contadini. La rivoluzione sovietica del 1917 segna il culmine di queste lotte.

Si affermano in Europa regimi totalitari (fascismo, nazismo, stalinismo) scatenando conflitti apocalittici: la Seconda Guerra Mondiale (1939-1945) si chiude con i genocidi nei lager nazisti e con l’annientamento atomico di Hiroshima.

Una nuova musica

Il XX secolo vede finalmente comparire sulla scena musicale donne compositrici e non solo come cantanti o esecutrici di talento. In nazioni come Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti, dove governa la democrazia, il movimento delle suffragette ha scosso la società ottocentesca rivendicando il diritto al voto e il riconoscimento del valore individuale prescindendo dal genere. Le ragazze studiano, lavorano e iniziano a determinare autonomamente la propria vita Un cammino lungo e difficile che, ancora oggi, non è ancora terminato.

La citta della musica: Milano e le avanguardie

Il Teatro alla Scala, è il teatro lirico più famoso al mondo. Purtroppo durante la Seconda Guerra Mondiale viene semidistrutto. Alla fine della guerra, la cittadinanza vuole ricostruire rapidamente il teatro anche prima di tante necessità materiali. Sarà il grande direttore d’orchestra Arturo Toscanini a dirigere il primo concerto nel teatro ricostruito. L’amore per l’opera lirica rende, ancora oggi, Milano una delle capitali europee del melodramma. Tecnologia e innovazione sono i motori degli Anni ’60 che hanno permesso l’affermazione di una nuova élite culturale: quella delle grandi famiglie industriali. È in questo tessuto socio-culturale che emergono gli esponenti delle avanguardie artistiche del paese ed è qui infatti che la giovane generazione di musicisti fonda lo Studio di Fonologia nel quale vedono la luce le più innovative creazioni di musica concreta e musica elettronica di Luciano Berio e Bruno Maderna.

Interno del teatro alla Scala.
Dimitrij SOSTAKOVIC

Sigla Romance op 23

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AMY BEACH

Henniker 1867 - New York 1944

femminile americana ” “ Ho scritto la prima sinfonia

Amy mostra sin da piccola un grande talento per la musica. Inizia gli studi di pianoforte all’età di otto anni e a sedici debutta come solista con la Boston Symphony Orchestra Chi però la convince a dedicarsi interamente alla composizione è il marito, Henry Harris Aubrey Beach, un noto fisico di venticinque anni più anziano. La sua Sinfonia in mi minore conosciuta come Gaelic Symphony, è stata la prima sinfonia composta da una donna americana. Oltre a questo, Amy compone una messa, un’opera, concerti e musica da camera. Dopo la morte del marito, si esibisce in concerti in Europa e si afferma come interprete e compositrice.

AMY BEACH

A331

COSA esprime

Sinfonia Gaelica, II movimento: Alla siciliana- allegro vivace- andante

Ascolta il secondo movimento della sinfonia che è diviso in tre parti. Sembra la metafora dell’esistenza umana: infanzia, giovinezza, maturità. Quali emozioni ti suscita? Prova ad associare a ciascun episodio musicale un momento della tua vita

COME lo esprime

Prima il corno, poi l’oboe intonano una melodia cullante

Aumenta la velocità, il ritmo si fa più concitato. Il modo passa da minore a maggiore

Ritorna il motivo iniziale, ma il brano si conclude con slancio e vitalità

Vinile di Amy Beach.

MAURICE RAVEL

“ La mia musica ha la perfezione

di un orologio svizzero”

Maurice nasce in una famiglia amante della musica. La mamma di origine basche ma cresciuta a Madrid, è solita cantargli canzoni popolari spagnole che avranno una grande influenza su di lui. All’età di sette anni inizia a studiare pianoforte insieme a un amico di famiglia. È molto portato per la musica e sono i suoi genitori a incoraggiarlo a iscriversi al Conservatorio di Parigi. Non si distingue come studente ma questi anni sono un periodo di notevole progresso nel suo sviluppo come compositore. Fin dalle prime composizioni importanti, scritte a vent’anni, come l’Habanera e la Pavana per una bambina defunta, rivela una personalità originale, che si esprime in una predilezione per le armonie e i colori raffinati. Il pubblico, e i musicisti più tradizionali, non apprezzano le novità di Ravel: le sue opere sono fischiate e i premi dei concorsi assegnati ad altri musicisti. Nel 1909 fonda la Società Musicale Indipendente, che ha lo scopo di diffondere la musica dei compositori senza restrizioni legate alla forma, al genere e allo stile. Quando scoppia la Prima Guerra Mondiale combatte come volontario e, una volta terminato il conflitto, si dedica esclusivamente a comporre e a dare concerti. Per il pianista Paul Wittgenstein, mutilato del braccio destro durante la guerra, scrive il Concerto per la mano sinistra

Dopo la morte di Debussy nel 1918, Ravel è ormai considerato il massimo compositore francese vivente, ammirato e ricercato in tutto il mondo. Ravel ama collezionare orologi e scatole meccaniche: con lo stesso gusto confeziona, con estrema meticolosità artigianale, le sue musiche. In questi anni scrive per il teatro L’ora spagnola; per il pianoforte, Gaspard de la Nuit; per orchestra, Mamma Oca, Rapsodia spagnola e il celebre Bolero. Il suo raffinatissimo gusto per i colori strumentali si esprime anche nelle sue orchestrazioni di musiche pianistiche, tra cui spicca quella dei Quadri di un’esposizione di Musorgskij. Nel 1932 Ravel è coinvolto in un grave incidente d’auto e la sua produzione artistica diminuisce. L’anno dopo è colpito da un ictus e non è più in grado di leggere la musica, ma caparbiamente continua a dirigere l’orchestra. Gli amici che l’hanno conosciuto ricordano di lui il carattere schivo e riservato che si riflette anche nello stile delle sue composizioni.

Copertina di Pavana per una bambina defunta.

Ciboure, Francia, 1875 – Parigi, 1937
Concerto per pianoforte e orchestra
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MAURICE RAVEL

La valse, Parte prima e terza

Valse è il termine francese per valzer. In questa composizione, destinata a essere la musica per un balletto, Ravel si ispira direttamente ai valzer viennesi. Ne sentirai diversi, uno dopo l’altro ma bastano le prime battute per renderti conto che l’atmosfera è ben lontana da quella ottocentesca degli Strauss.

L’anno di composizione de La valse è il 1919. L’impero Austro Ungarico è stato sconfitto e smembrato.

La pagina di Ravel si carica dunque di uno speciale significato: dietro l’apparenza frivola del valzer, il ghigno sarcastico della tragedia. Ravel partecipa alla guerra come volontario contro quel nemico a cui lo Strauss dei valzer apparteneva.

COSA esprime

Sembra che la gaia e fastosa danza del salotto aristocratico-borghese si sia caricata di luci sinistre

Potrebbe essere un modo di prendersi beffe del nemico

L’aristocratico Impero AustroUngarico, così ben rappresentato dai valzer di Strauss, è distrutto sotto un cumulo sanguinoso di macerie

COME lo esprime

I motivi sono sostenuti da armonie dissonanti, appaiono spezzati e aspramente accostati, le intensità si rigonfiano.

Il valzer è storpiato

Il valzer è soffocato sotto un cumulo di fasce sonore e al suono sembra subentrare un rumore selvaggio.

di

che trasmette l’idea di un valzer dall’andamento scomposto.

Dipinto
Gino Severini,

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OTTORINO RESPIGHI

Bologna, 1879 – Roma, 1936

“Ho scritto musica giovane

per la città eterna ”

É il terzo figlio dell’organista del duomo di Fidenza, ed è proprio il padre ad avviarlo agli studi. Terminato il Conservatorio comincia a suonare nell’orchestra del Teatro Comunale di Bologna; questo gli permette di andare in Russia per la stagione dell’opera italiana in qualità di prima viola dell’orchestra del teatro imperiale di San Pietroburgo. Qui incontra Rimskij-Korsakov e per cinque mesi ha la grande opportunità di approfondire i suoi studi di composizione con il grande maestro russo. Respighi diventa così il compositore italiano più abile nel maneggiare la tavolozza dei colori strumentali. Nel 1913 si trasferisce a Roma e lì vive fino alla morte.

Nell’Ottocento, i musicisti italiani si dedicavano quasi esclusivamente a comporre musica per il teatro d’opera. Solo verso la fine del secolo ricomincia l’interesse per la musica solo strumentale, da parte di autori come Giuseppe Martucci. Con quest’ultimo Respighi studia e ne riceve il gusto per la musica sinfonica. Tra le sue numerose composizioni ricordiamo in particolare la Trilogia romana composta dai tre poemi sinfonici Fontane di Roma, Pini di Roma e Feste romane.

OTTORINO RESPIGHI

Fontane di Roma

Poche note bastano a Respighi per creare sensazioni chiare. A333 A336

Per il poema sinfonico Fontane di Roma, Respighi ha scelto quattro fontane osservate in quattro diversi momenti della giornata romana: l’alba, il mezzogiorno, il meriggio, la sera.

La fontana di Valle Giulia all’alba

COSA esprime

L’acqua scorre tranquilla, mentre si accosta per abbeverarsi un piccolo gregge

COME lo esprime

Sul fremito dei violini uno strumento soprattutto evoca l’ambiente sonnolento di un mondo, quello antico di una città dove transitano non automezzi, ma greggi di pecore. Quale strumento?

a Il violino

b La fisarmonica c L’oboe

Pini di Roma

La fontana del Tritone al mattino

Il secondo episodio è introdotto da uno squillo dei corni, il segnale, su cui il disegno delle note dell’orchestra sembra farci “vedere” l’acqua.

COSA esprime

L’acqua zampilla all’improvviso, tre volte Il frammento si ripete per dar luogo all’immagine di uno zampillo che ricade

COSA esprime

COME lo esprime

a Con un tremolo degli archi

b Con un segnale del corno

c Con un guizzo verso la regione sovracuta

Subito l’acqua sgorga, per un momento, impetuosa. E Respighi fa correre la fantasia.

Vede le divinità mitologiche scolpite sul marmo, Naiadi e Tritoni, che danzano alla piena luce del mattino Le vede tuffarsi nell’acqua cristallina, spruzzarsi getti sul viso, festanti

COSA esprime

COME lo esprime

Il ritmo è puntato. L’andamento veloce e a piena orchestra.

La fontana di Trevi al meriggio

È una vera e propria scena epica, di quelle ben note all’opera lirica tardo-ottocentesca, come lo sarà, su un altro piano, nel cinema d’avventura. Il brano finisce con due temi dall’inconfondibile tono epico.

COME lo esprime

Nel crescendo dell’orchestra emergono trombe e tromboni. Chi arriva impetuoso, nella fantasia di Respighi?

a Il Re del Mare, Nettuno

b La Ninfa del Bosco, Euridice

c Il diavoletto Farfarello

COSA esprime

La fontana di Villa Medici al tramonto

Al chiarore mattutino che abbiamo colto nel secondo episodio, il quarto oppone un quadro ben diverso. Riconoscerai il flauto che ci fa sentire il cinguettio degli uccellini.

a Una chiara luminosità crepuscolare

b Un tramonto temporalesco

c Un’afa pesante

COME lo esprime

Flauto e corno inglese intonano una nenia sul soffio degli archi e il punteggiare di arpa, celesta e carillon.

Sagra della primavera

Videobiografia

Leggi l’essenziale

IGOR STRAVINSKIJ

Oranienbaum, Russia, 1882 – New York, 1971

“ I miei spettacoli non sono

recitati da attori ma da strumenti”

Suo padre canta nell’imperiale Teatro dell’Opera ma a fargli scoprire la musica sono i contadini del paese natio, con i loro canti e le loro rudimentali espressioni sonore. Per tutta la vita, Stravinskij si sentirà legato a questo mondo concreto e primitivo, al quale si ispirerà per comporre le sue opere. Ama tutto ciò che vive, che è concreto, anche le cose più umili. Il più delle volte la sua musica si ispira a oggetti o fatti reali, fuochi d’artificio, riti primitivi, burattini, fiabe orientali. Solo tardi inizia gli studi musicali regolari, ma ha la fortuna di diventare allievo di Rimskij-Korsakov che gli rivela i segreti della tecnica orchestrale. Un altro incontro importante è quello con l’impresario Sergej Diaghilev che gli commissiona la musica per un balletto da rappresentare a Parigi nel 1910, L’uccello di fuoco. Il successo strepitoso è replicato, l’anno dopo, con il balletto Petruška

Stravinskij si sente lanciato verso ritmi, armonie, colori strumentali sempre più rivoluzionari, tanto da sollevare le scandalizzate proteste del pubblico, quando nel 1913 presenta il nuovo balletto, La sagra della primavera. Anche i critici gridano allo scandalo ma basta un anno perché il pubblico ascolti con attenzione una nuova esecuzione della Sagra, e tutta la musica di Stravinskij venga accettata con entusiasmo.

Da quel momento tutti i maggiori teatri vogliono mettere in scena le musiche per balletto di Stravinskij.

Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale si trasferisce in Svizzera: quando tornano a casa i poveri reduci dal tremendo conflitto, simboleggia la loro odissea nella sua Storia del soldato.

Sono gli anni in cui nel mondo musicale si diffonde la dodecafonia: Stravinskij preferisce ispirarsi ai modi della musica del Settecento. Nasce così Pulcinella, che è un rifacimento di musiche di Pergolesi, un compositore di quel secolo. Questa “nostalgia dell’antico” si conclude nel 1951, quando all’età di settant’anni Stravinskij si cimenta con la dodecafonia, componendo il Settimino e si converte dalla religione ortodossa alla cattolica. “Cittadino del mondo” come pochi altri, Stravinskij nel corso della sua vita ha preso la cittadinanza francese, poi quella statunitense. Nel 1962 rimette piede in patria per la prima volta, accolto trionfalmente. Per suo espresso desiderio è stato sepolto a Venezia.

Trovi Pergolesi a pag. 178
August Macke, I balletti russi.

A337 A342

Trovi gli spartiti di altri brani dell’autore nella sezione Classici del VOLUME B

IGOR STRAVINSKIJ

Petruška

La vicenda narra che durante i festeggiamenti della settimana grassa, un vecchio Burattinaio esibisce davanti a un pubblico sbalordito le sue bambole animate: Petruška, la ballerina e il Moro, che eseguono una danza sfrenata. Con una magia il Burattinaio ha tramesso alle bambole tutti i sentimenti e le passioni umane. Il burattino Petruška ne è invaso più di tutti. Per questo, soffre molto di più che non la ballerina e il Moro. Petruška cerca consolazione nell’amore della ballerina che, però, è spaventata dal suo strano modo di fare e lo evita.

La vita del burattino Moro è del tutto diversa: è sciocco e cattivo ma il suo bell’aspetto seduce la ballerina che cerca in tutti i modi di conquistarlo e ci riesce. Sopraggiunge Petruška, furente per la gelosia ma il Moro lo caccia senza difficoltà. La settimana grassa è nel pieno della baldoria. La gente balla, e un corteo mascherato trascina tutti quanti in un carosello indiavolato. Improvvisamente si sentono grida provenienti dal teatrino del Burattinaio. La rivalità fra Petruška e il Moro ha preso una tragica piega. Le bambole animate scappano di corsa dal teatrino e il Moro colpisce Petruška con un colpo di spada. Petruška muore nella neve. Un poliziotto va in cerca del Burattinaio, il quale tranquillizza tutti e raccoglie Petruška: “è una bambola”, dice. Invita a verificare che la testa è di legno e il corpo è riempito di paglia. La folla si disperde. Il Burattinaio rimane solo e scorge terrorizzato lo spettro di Petruška che, dall’alto del teatrino, lo minaccia e fa gli sberleffi a tutti coloro che il Burattinaio ha ingannato.

Per questo suo famoso balletto Stravinskij ha fatto ricorso a una grande orchestra, compreso un ricco insieme di percussioni e a motivi popolari russi.

Prima parte

Siamo nella piazza di un villaggio russo, in un giorno di festa. Si chiacchiera, si gioca, si balla, si comprano merci dagli ambulanti. Sono proprio i loro richiami a dar inizio allo spettacolo. Ed ecco subito le prime tre canzoncine eseguite dall’orchestra, dal flauto e dal clarinetto.

COSA esprime

Un ambulante gira per le strade col suo organetto e la festa esplode in tutti i suoi colori

COSA esprime

Seconda parte

COME lo esprime

Si ripetono le canzoncine con il tipico strumento-giocattolo. Quale?

a Lo scacciapensieri b Il carillon c Il tamburello

La scena si sposta nel baraccone del Burattinaio, che scaraventa Petruška nella sua cella.

Il burattino è indignato e minaccia il padrone, poi si accascia

COME lo esprime

a Con un pigolìo sottovoce

b Con uno spunto fortissimo delle trombe con sordina

c Con un crescendo fino a fortissimo

La musica si calma: passa davanti a Petruška la Ballerina, che però non si lascia avvicinare da lui. Petruška si dispera per la sua natura di pupazzo di legno. Un rullo di timpani introduce il nuovo pupazzo: il Moro Il motivo del Moro è diverso da quello che accompagnava Petruška.

COSA esprime

Ascoltalo bene: la musica ci fa sentire una differenza netta di carattere tra i due

Che carattere rivela qui il Moro?

a Affettuoso b Vivace c Brutale

Rientra in scena la Ballerina, che si mette a corteggiare il Moro: ballando per lui, che cosa?

COSA esprime

Petruška li raggiunge.

COME

lo esprime

Scegli le due risposte corrette. La musica del Moro è:

a suonata dai violini

b suonata dal clarinetto basso c è lenta d è molto veloce

a Un valzer

b Un minuetto c Un tango d Un rock and roll

Alla vista del Moro, si fa: a ammutolito b angosciato c colmo di gelosia

COSA esprime

COME lo esprime

La tromba e poi l’orchestra intera.

Il rullo del tamburo ci riporta alla festa in piazza.

Sono le ragazze a ballare sulle musiche di alcune canzoni popolari: Se la neve vien giù e Apri gli occhi

COME lo esprime

Stravinskij alterna motivi dell’orchestra intera con altri dove emergono strumenti singoli. Quali di questi riconosci?

a Oboe d Flauto b Contrabbasso e Corno c Tromba f Xilofono

Giunge nella piazza la diligenza. I viaggiatori sono salutati con una nuova canzone, anche questa da tenere bene a mente.

Mentre in piazza si balla e si fa festa, dietro il palcoscenico del Burattinaio, Petruška sfida il Moro. La lotta è furibonda. Il piccolo Petruška non può resistere alla brutalità del Moro, che lo scaraventa stordito a terra. La folla ha assistito sgomenta alla scena. Tutti amano Petruška, a cui si sono affezionati. Proprio come noi ci affezioniamo all’eroe dei nostri film e dei nostri libri. Ora sono profondamente addolorati. Persino il Poliziotto pensa che sia stato commesso un delitto e arriva per arrestare il colpevole. Ci pensa il Burattinaio a richiamare tutti alla realtà. Rientra dietro il sipario e ne esce tenendo in braccio Petruška. Burattino senza vita, con braccia e gambe piegate su se stesse. È stato lui, il Burattinaio, a far credere agli spettatori che Petruška vivesse di vita propria. Stravinskij però lascia aperta la porta a una soluzione impensata del dramma, la soluzione che gli spettatori avrebbero amato: fa apparire dall’alto lo spettro di Petruška, che invita tutti a ridere del suo spettacolo.

DIMITRIJ ŠOSTAKOVIČ

Pietroburgo, Russia 1906 - Mosca 1975 essere

“ Le immagini melodiche possono

molto varie come

varia è la realta degli uomini ”

Ha solo otto anni quando il suo paese entra nella Prima Guerra mondiale, e undici anni quando scoppia la Rivoluzione sovietica. La vita in Russia in questi anni è durissima. Per vivere e aiutare la madre vedova trova un posto come pianista in un cinema: il cinema è ancora muto e la colonna sonora è creata da suonatori in sala. Intanto studia sodo e a 20 anni la sua Prima sinfonia è accolta con successo. L’anno dopo vince un premio come pianista. Viene presto riconosciuto come la voce musicale che meglio rappresenta i nuovi ideali sovietici, sia nel linguaggio musicale, accessibile al popolo, sia negli argomenti dei suoi lavori: le sue successive sinfonie commemorano la Rivoluzione del 1917 e il Primo maggio. A teatro ha grande successo la sua opera Katerina Ismailova, che è una satira della mentalità borghese Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale Šostakovič si trova a San Pietroburgo assediata dai nazisti. Scrive allora il suo inno di battaglia: la Sinfonia n° 7, che verrà eseguita in tutta la Russia e negli Stati Uniti come incitamento alla resistenza. Intanto cominciano le invidie. Nel 1936 era già stato attaccato sul giornale del partito, la Pravda. Nel 1948 Sˇostakovicˇ è costretto a proclamare ufficialmente di avere sbagliato, di avere scritto musica troppo “intellettuale”, poco adatta allo spirito sovietico. Si rassegna a scrivere pezzi d’occasione, capaci di accontentare i suoi critici ma in segreto continua a coltivare la sua vena più autentica, soprattutto nella musica da camera. Solo dopo la morte di Stalin, nel nuovo clima più favorevole alla libertà degli artisti, riprende a comporre nel suo modo più personale, soprattutto nelle ultime delle sue 15 Sinfonie.

Polka
Leggi l’essenziale
Monumento alla resistenza durante l’assedio di Leningrado.

COSA esprime

A343 A354

DIMITRIJ S

OSTAKOVIC

Sinfonia di Leningrado: L’assedio

In uno dei momenti più tragici della Seconda Guerra Mondiale: nel 1941, la città russa di Leningrado (oggi San Pietroburgo) è stretta dai nazisti in una morsa di fuoco. Proprio a Leningrado vive Dimitri Sˇostakovicˇ. Si presenta alle autorità per combattere come volontario: gli viene risposto di tornare a casa e tenersi a disposizione. Sˇostakovicˇ sa di poter fare ugualmente qualcosa per la causa nazionale: può comporre musica che inciti alla lotta e alla resistenza Lasciamo a lui la parola, in una testimonianza scritta subito dopo la ritirata delle forze tedesche dalla città stremata, 630.000 furono i suoi morti, ma vittoriosa: “Nei primi giorni caldi di luglio, incominciai la mia Settima Sinfonia, concepita come la personificazione musicale del supremo ideale della guerra per la patria. Il lavoro mi assorbì completamente. Né le selvagge incursioni aeree né la dolorosa atmosfera di una città assediata potevano frenare il flusso delle idee musicali. Mentre lavoravo a questa musica, Leningrado era trasformata in una fortezza imprendibile. L’intera popolazione imparò l’arte di combattere: sembrò che la guerra avesse soppiantato tutti gli altri interessi. Eppure, trovai che non era così: la Sala dei Concerti Filarmonici fu sempre stracolma. Capii, come non mai prima di allora, che la musica, come ogni arte, è per l’uomo una genuina necessità.”

Sˇostakovicˇ accompagna questo episodio della sinfonia con un ritmo di tamburo sempre uguale dall’inizio alla fine.

È l’inizio dell’avanzata nazista verso la città di Leningrado

Il tema è militaresco e brutale

L’ossessione del popolo che si sente sempre più schiacciato e intrappolato senza via di fuga

COSA esprime

COME lo esprime

Rullo di tamburo

Lo eseguono gli archi:

a con suoni corti e secchi

b con rapide scale ascendenti

c con suoni lunghi

Il tema viene ripetuto dodici volte.

Dopo la dodicesima esecuzione del tema, la tensione è diventata insopportabile. L’orchestra sembra esplodere. Una durezza martellante e satanica sembra travolgere ogni capacità di resistenza degli assediati. Risentiamo il tema, ma come frantumato, deformato... Finché cessa il terribile ritmo ostinato del tamburo. Il nemico è stato finalmente fermato.

Cosa rappresenta questo nuovo elemento?

a Scontri a fuoco b Una tregua c Il lamento dei feriti

COME lo esprime

Il tema è accompagnato da un nuovo frammento melodico a mo’ di ostinato.

CHARLES IVES

“ Gettare o conservare la tonalità?
Dipende da cosa si vuol fare ”

Nasce in una piccola cittadina americana e inizia a praticare la musica suonando il tamburo nella banda militare diretta dal padre. In seguito diventa organista della chiesa battista del paese e comincia a studiare composizione a Yale, ma ben presto si ritrovò a non condividere lo stile e la conce zione musicale accademica e abbandona questi studi. trasferisce a New York, dove riprende a comporre seguen do la sua vocazione alla sperimentazione e all’impiego di dissonanze che però non gli valsero apprezzamenti e successo. Scrive numerosi Lieder, quattro sinfonie, mu sica da camera e brani per banda. Il riconoscimento più importante arriva nel 1946 quando vince il Premio Pulit zer per la direzione della prima esecuzione della sua Terza sinfonia Molta della sua musica non venne mai eseguita mentre era in vita e solo dopo la sua morte è stato rico nosciuto e apprezzato in tutto il mondo.

Statua del generale Putnam

CHARLES IVES

Il campo del Generale Putnam

Questo brano composto nel 1912, si ispira al parco di Putnam, dedicato alla memoria del generale Israele Putnam e situato nel luogo dove questi tenne quartiere al tempo della rivoluzione americana. A355

COSA esprime

Come fa il compositore a farti capire che ci troviamo nel mezzo di un giardino pubblico durante una grande festa nazionale?

Immagina una sagra: ci sono venditori, bambini che corrono, coppie innamorate, giocatori che litigano Tutto nello stesso momento

COME lo esprime

Rispondi tu:

Qual è lo stile musicale che utilizza Ives?

a Contrappunto

b Tema e variazioni

c Sovrapposizioni politonali (melodie diverse ed estranee tra loro)

SIGLA Yale-Princeton Football Game
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sulle scene l’anima MANUEL DE FALLA

Ho

portato

e il folklore del popolo spagnolo”

Da ragazzo, Manuel è incerto se diventare musicista o scrittore, la decisione arriva dopo aver assistito a concerti nella città natale. La sua prima formazione musicale avviene a Madrid; qui il genere musicale che a quel tempo richiama maggiormente il pubblico spagnolo è la zarzuela, una specie di operetta popolare, con parti cantate e parti parlate. Ne comporrà diverse, sia pure controvoglia. Il riconoscimento della sua personalità d’artista arriva nel 1904, quando rappresenta il suo primo capolavoro, l’opera La vita breve. Inizia a viaggiare all’estero, soprattutto a Parigi, dove conosce musicisti come Debussy, Ravel, e le loro opere. Da loro impara a usare in modo più raffinato le armonie e i timbri orchestrali.

La sua principale vocazione è quella di dar vita a una musica colta, ispirata alla più profonda tradizione spagnola, sia nel soggetto sia nel linguaggio musicale. Si documenta accuratamente sulla musica popolare del suo paese, soprattutto della regione dell’Andalusia, e scrive così Notti nei giardini di Spagna, Sette canzoni popolari spagnole, Il cappello a tre punte, L’amore stregone. Dal capolavoro della letteratura spagnola, il Don Chisciotte, trae l’argomento per un’opera spiritosa, Il teatrino di Mastro Pedro, nel quale i protagonisti sono marionette. Durante gli anni bui della guerra civile e della dittatura del generale Franco, si rifugia in Argentina.

L’ispirazione sembra abbandonarlo: nessuna musica vedrà più la luce. Alla sua morte, fra le carte rimaste nel cassetto si troverà l’ultimo sogno della sua vita: l’opera Atlantida, in cui riprende i diversi stili musicali dal Medioevo in poi. L’opera verrà rappresentata postuma alla Scala di Milano nel 1962.

Danza tradizionale spagnola.
Cadice, 1876 – Alta Gracia, Argentina, 1946
Danza rituale del fuoco
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A356 A359

MANUEL DE FALLA

Il cappello a tre punte

Il cappello a tre punte è uno spettacolo per burattini dello scrittore spagnolo Antonio de Alarcon per il quale Manuel de Falla compose le musiche. Il cappello a tre punte, o tricorno, era il copricapo che mettevano i personaggi di prestigio delle città spagnole In questa vicenda lo porta il governatore della città di Granada: un vecchio e irriducibile seduttore. L’ultima preda su cui ha messo gli occhi è la giovane e bella moglie del mugnaio. Il musicista ce lo presenta mentre balla una delle più famose e spettacolari danze spagnole: il fandango. Quella che ascolti è la musica che la protagonista insidiata dal governatore balla sul palcoscenico, ma è anche una specie di ritratto sonoro che ci fa capire il temperamento della donna.

COSA esprime

Ha un carattere orgoglioso, che esalta la fierezza della danzatrice

COSA esprime COME lo esprime COME lo esprime

Come te lo immagini?

I colori strumentali cambiano ogni poche battute. L’andamento scatenato è dovuto al ritmo tipico del fandango.

Al musicista bastano invece poche battute per offrirti un ritratto eloquente del governatore.

È presentato dal fagotto con questo motivo.

Il governatore crede forse di aver conquistato la donna? Fatto sta che senti i violini e i legni trillare a lungo: è la gioia provata dal governatore? La risata ironica della donna? Quello che conta è la vitalità spensierata di tutta questa scena, resa con alternanze e sovrapposizioni di tocchi strumentali continuamente mutevoli. Altrettanto sorprendente è la maestria di De Falla nello svolgere un intero spettacolo, inanellando una dopo l’altra una serie di danze e di melodie appartenenti al folklore musicale spagnolo. Ascoltane ancora due. La prima impersona i vicini della coppia: la danza è una seguidilla. La seconda viene ballata picchiando a terra passi uguali e pesanti. Si chiama farruca. Quello che succede nel corso dello spettacolo è una serie di maldestri tentativi del governatore verso la donna che in una scena agitata lo fa precipitare nel fiume. Come il governatore esce dall’acqua, si toglie gli abiti per asciugarli al sole. Quando giunge il mugnaio, crede che quegli abiti siano la prova del tradimento della moglie. Ma basta poco per scoprire la verità e per chiudere tutto nella beffa di cui è vittima l’impenitente governatore. Il senso del comico, con cui situazioni e personaggi sono commentati, pervade l’intera partitura, fino alle forme più evidenti di caricatura. Quando il povero mugnaio si sente tradito, Falla fa eseguire ai corni il simbolo musicale, diventato popolare, del “destino che bussa alla porta”: l’attacco della Quinta sinfonia di Beethoven!

Ballerina di flamenco in una locandina pubblicitaria a Siviglia.

INTERVISTA

LA CANTANTE DI MUSICAL

Il nuovo spettacolo musicale

1.1 Un nuovo tipo di balletto

I teatri di tutto il mondo si aprono nel nuovo secolo a generi di balletto danzato, recitato, cantato, basati su musiche meno accademiche rispetto ai generi ottocenteschi. In Europa i compositori di balletti si rifanno alla tradizione popolare, recuperando melodie e ritmi tipici del folklore, come fanno lo spagnolo Manuel de Falla o il russo Igor Stravinskij.

1.2 Un nuovo genere: il musical

Le maggiori novità sono però offerte dai teatri statunitensi dove fiorisce un genere nuovo: il musical. La capitale del nuovo genere è Broadway, il quartiere di New York che conta più di quaranta teatri che spesso raggiungono il “tutto esaurito” La parola musical è l’abbreviazione di musical comedy, commedia musicale. È un genere che s’innesta sulla tradizione europea dell’operetta, ma che viene interpretato impiegando materiale musicale tipicamente statunitense: la musica attinge ai generi leggeri, ai generi pop e a quelli modellati sulle forme del jazz. Fra i maggiori compositori che si dedicarono a questo genere ci sono gli statunitensi George Gershwin e Leonard Bernstein. Un musical comprende dialoghi recitati, ai quali si alternano momenti di danza con coreografie molto curate e arie cantate. Nel musical le arie vengono chiamate song, termine che deriva dall’origine statunitense del genere, ma che corrisponde anche allo stile blues e jazzistico che le caratterizza. Inoltre, rispetto all’operetta, i cui argomenti erano sempre giocosi e brillanti, quelli del musical possono anche essere drammatici. Il musical trovò un’applicazione straordinaria nel cinema. Sul grande schermo troviamo, infatti, sia i classici del musical, sia nuove apposite creazioni.

Trovi il musical West Side Story nel capitolo La musica racconta
Grease, uno dei più famosi musical mondiali e una locandina di Broadway.

Un americano a Parigi

Videobiografia

Leggi l’essenziale

GEORGE GERSHWIN

New York, Stati Uniti 1898 – Beverly Hills, Stati Uniti 1937

“ Ho portato il jazz nella musica classica ”

Gli Stati Uniti sono una nazione giovane, che non può permettersi la plurisecolare tradizione musicale dei paesi europei. Ogni compositore americano è costretto a confrontarsi con la musica europea. Ma nei quartieri popolari di Brooklyn, dove Gershwin trascorre la sua infanzia, non è facile trovare un maestro che dia accurate lezioni di musica. Il giovane George impara dalla gente che suona e canta per le strade. E qui conosce un patrimonio musicale unico, quello scaturito dalle comunità afroamericane: il jazz. Soprattutto il blues penetra nel repertorio nel quale Gershwin eccelle come pochi: la canzone. Rivela subito un grande talento nel comporre canzoni: scrive successi come The man I love. Negli Stati Uniti il genere allora prediletto è il musical. Gershwin ne compone alcuni che restano capisaldi nella storia del genere, come Lady be good.

Ma tutto questo non gli basta: vorrebbe creare un nuovo genere di musica sinfonica, tipicamente americano. Scrive così il primo lavoro sinfonico, la Rapsodia in blu, a cui seguono il Concerto in fa e Un americano a Parigi. Le sue aspirazioni non finiscono qui: vorrebbe anche scrivere un’opera lirica. Scrive il capolavoro, Porgy and Bess, dove il mondo degli afro-americani è presente sia nei personaggi sia nelle melodie blues: tra le quali resta indimenticabile Summertime. La morte a soli 39 anni gli impedisce di portare a termine progetti ancora più ambiziosi.

COSA esprime

GEORGE GERSHWIN

Un americano a Parigi

Questa composizione per orchestra è un vero e proprio affresco sonoro che il compositore americano scrisse dopo aver fatto un viaggio in Europa. Viene eseguita per la prima volta alla Carnegie Hall di New York nel dicembre del 1928. Nel 1951 la Metro Goldwin Mayer produsse il film musical ispirato a questo poema sinfonico. La pellicola, diretta da Vincente Minnelli, con Gene Kelly e Leslie Caron , vinse sei Oscar nel 1952. Lasciati trasportare nelle Ville Lumière.

a Una passeggiata lungo la Senna

b L’arrivo dell’aeroplano

c Il caos della gente

COSA esprime

a Il traffico che scorre tranquillo

b Bambini che giocano

COME lo esprime

Il motivo iniziale, di andamento tranquillo è suonato dagli archi

Dopo poco la scena si anima.

COME lo esprime

Entrano gli ottoni

c I clacson di una rissa tra tassisti

Locandina del film Un americano a Parigi
Una scena del film Un Americano a Parigi.

Una rivoluzione fra i suoni

2.1 La musica tonale in discussione

Le note di una scala musicale tradizionale si legano l’una all’altra secondo criteri ben precisi. Questi criteri sono stati stabiliti nel XVII secolo e valgono per la musica tonale. All’inizio del secolo scorso, i compositori avvertono come un limite alla libertà creativa le regole della musica tonale perché le trovano rigide, invecchiate, non più adatte a esprimere le proprie sensazioni, la propria mentalità e il proprio tempo. Il musicista che più di ogni altro si avventura in questa ricerca di un ordine nuovo è l’austriaco Arnold Schönberg

2.2 La dodecafonia

Schönberg elabora un sistema che chiama dodecafonia: è un metodo di composizione con dodici note. La regola principale è che la successione di note che formano una melodia dev’essere tale che nessun suono possa essere percepito dal nostro orecchio come il più importante, come un “centro” attorno a cui ruotano le altre note. Nella musica tonale, come abbiamo imparato, questo centro è la tonica, il primo grado della scala.

Per ottenere questo risultato la dodecafonia prescrive che ogni nota della scala cromatica non si faccia risentire prima che siano stati eseguiti tutti gli altri undici suoni. Ogni composizione, quindi, si caratterizza per il modo in cui i dodici suoni della scala cromatica si susseguono: questa successione particolare si chiama serie dodecafonica. Chi era abituato all’armonia della musica classica tradizionale ascoltando un’opera dodecafonica percepiva un senso di disordine e di confusione che lo disorientava e generava una reazione di rifiuto. L’opera di Schönberg verrà in seguito portata avanti dai suoi allievi Alban Berg (1885-1935) e Anton Webern (1883-1945). In Italia, Luigi Dallapiccola è fra i primi ad accostarsi alla dodecafonia.

Vasilij Kandinskij, Improvvisazione, 1914.
Trovi la tonalità nel capitolo
Suonare ritmi e melodie del VOLUME B

ARNOLD SCHÖNBERG

“ Sono stato uno spartiacque: di qua
il passato, di là il futuro della musica ”

Schönberg nasce in una famiglia colta ma con pochi mezzi economici. Ha solo quindici anni quando muore il padre, un umile commerciante ebreo. Le sue prime composizioni, come Notte trasfigurata o Pelleas e Melisende, si affermano come opere ricche di novità. Schönberg si avvicina agli artisti d’avanguardia, letterati e pittori: dipinge lui stesso quadri e partecipa alla fondazione del movimento artistico Il Cavaliere Azzurro, con Kandinskij e Franz Marc. Trasferisce in musica questo spirito “rivoluzionario” e nasce così una delle sue opere più famose, Pierrot Lunaire: la voce del personaggio che canta non usa più i suoni della scala musicale, ma ricorre a una via di mezzo tra il parlare e il cantare, che in tedesco viene chiamato Sprechgesang, “canto parlato”. I pittori delle avanguardie del tempo tendono sempre più a rinunciare alle immagini familiari e preferiscono “visioni astratte”. Così Schönberg rinuncia alla tonalità, il sistema che da tre secoli garantiva l’ordine, la “logica”, della composizione musicale. Nella sua musica non senti più le melodie orecchiabili a cui la musica dell’Ottocento aveva abituato gli ascoltatori. Schönberg dà al suo nuovo sistema di composizione un ordine rigoroso, la dodecafonia (o sistema dei dodici suoni). In base a questo sistema i dodici suoni della scala devono susseguirsi secondo un ordine (una serie) che non faccia mai sentire la tonalità; ciò si ottiene fra l’altro impedendo che un suono della scala si faccia sentire prima che vengano eseguiti gli altri undici.

In tutti i suoi lavori musicali come in quelli pittorici, Schönberg esprime la denuncia contro una società che sta precipitando verso la catastrofe. Scoppia la guerra mondiale, alla quale è richiamato. Gli Imperi centrali, Austria e Germania, sono sconfitti, l’Europa devastata, il nazismo sale al potere e condanna la sua musica come “arte degenerata”. Per protesta, Schönberg, che è cattolico battezzato, si riconverte alla religione dei padri, l’ebraismo, che il nazismo perseguita. Si esilia, prima in Francia, poi definitivamente negli Stati Uniti, di cui prende la cittadinanza. La condanna del mondo alienato, rappresentato dal nazismo, è espressa in altri due grandi lavori di Schönberg: l’opera teatrale Mosè e Aronne (1930-1932) e la cantata Un sopravvissuto di Varsavia (1947) dedicata ai martiri del feroce genocidio nazista.

Rastrellamento nel ghetto di Varsavia.

Vienna, Austria 1874 – Los Angeles, Stati Uniti 1951
Pierrot Lunaire
Leggi l’essenziale

ARNOLD SCHÖNBERG

Un sopravvissuto di Varsavia

Durante la Seconda Guerra Mondiale, Varsavia è occupata dai nazisti e la numerosa popolazione ebraica che vi abita è deportata e uccisa nei campi di sterminio. Quando la guerra finisce, i crimini nazisti vengono alla luce e Schönberg sente il dovere di contribuire con la sua opera affinché non vengano dimenticati. Schönberg scrive in inglese il testo di quest’opera utilizzando il racconto di un ebreo sfuggito al massacro del ghetto di Varsavia e altre fonti. Il testo viene recitato sopra una trama orchestrale basata sul metodo dodecafonico.

La serie usata da Schönberg per Un sopravvissuto di Varsavia è presentata tutta nella prima battuta, non è eseguita in quest’ordine da un solo strumento; è distribuita fra trombe, violini e contrabbassi.

Sette sono gli episodi di questo “canto parlato”.

1. Preludio. La dodecafonia è efficace nel rendere la cruda pazzia della situazione nel campo di sterminio.

2. Quando la voce attacca, non è una voce di canto, è un parlato carico di ansia e di emozione. Agli strumenti è affidato il compito di evocare i diversi momenti della tragedia.

Non posso ricordare ogni cosa; devo aver perso la conoscenza per quasi tutto il tempo...

COSA esprime

Nella mente del sopravvissuto si confondono le prime immagini

COME lo esprime

Sono i frammenti sonori distribuiti fra i diversi strumenti.

Prendi nota della dinamica complessiva:

a Soprattutto piano

b In crescendo

c Soprattutto forte

3. Man mano che il racconto procede la tensione del narratore si fa sempre più aspra, drammatica.

Una mattina come sempre. Risveglio quando era ancora buio. Si va fuori, sia che si dormisse, sia che le preoccupazioni vi avessero tenuto sveglio l’intera notte. Siete stato separato dai vostri bimbi, da vostra moglie, dai vostri genitori: ignorate dove essi siano, come poter dormire? Urlano di nuovo: “Uscite! Il sergente sarà furioso!

COSA esprime COME lo esprime

L’ordine del sergente

L’agitazione convulsa degli internati

Squilli di tromba.

Si inserisce il rullo di un tamburo

COSA esprime

È il momento più drammatico

Cosa ci vedi?

4. L’episodio culmina in un ritmato frenetico della percussione (tamburo, grancassa, piatti, xilofono), su cui si innestano gli ordini brutalmente impartiti dal militare, seguiti da una efficace trascrizione musicale delle urla e dei lamenti degli uomini colpiti dai calci dei fucili.

Il sergente e i suoi aiutanti colpivano tutti; giovani o vecchi, remissivi o agitati, colpevoli o innocenti. Era doloroso sentirli gemere e lamentarsi. Sentivo tutto sebbene fossi stato colpito molto forte, così forte che non potei evitare di cadere. Eravamo tutti stesi per terra, chi non poteva reggersi in piedi era allora colpito sulla testa.

5. Un momento di silenzio. Anche il silenzio, in situazioni terrificanti come questa, ha un grande effetto espressivo. Il narratore riprende:

Devo aver perso conoscenza. Il mio ricordo successivo, un soldato che diceva: “Sono tutti morti”.

Poi il sergente che grida: ““Abzàhlen! (Contare)”

6. Incominciano lentamente, irregolarmente: uno, due, tre, quattro.

COME lo esprime

L’episodio, breve, è in rapido crescendo della voce, ma anche dell’orchestra, ora compatta.

Di nuovo l’accompagnamento orchestrale si fa rado e tenue, illuminando dolorosamente un paesaggio di morte e di desolazione.

Fu allora che udii il sergente che gridava: “Contateli!”. Cominciarono lentamente e in modo irregolare: uno, due, tre, quattro – “Attenzione!” il sergente urlò di nuovo, “Più svelti! Cominciate di nuovo da capo! Fra un minuto voglio sapere, quanti devo mandarne alla camera a gas! Contateli!”. Ricominciarono, prima lentamente: uno, due, tre, quattro, poi sempre più presto, sempre più presto tanto che alla fine risuonò come una fuga precipitosa di cavalli selvaggi, e tutto ad un tratto, nel mezzo del tumulto, essi cominciarono a cantare lo Shema Israel.

7. L’ultima preghiera prima della tragedia finale.

Ascolta, Oh Israele, il Signore è tuo Dio, il Signore è uno.

Rifletti su quelle vicende. Dopo aver perseguitato nei modi più efferati la popolazione ebraica, i nazisti decidono nel gennaio del 1942 di procedere al loro annientamento, in tutto il mondo.

La pazzia criminale può sempre rispuntare dalle profondità oscure di menti ossessionate. Ricordarlo perché mai più si verifichi è uno dei doveri degli esseri umani veri. Con questo suo lavoro Schönberg ci offre un aiuto a non perdere il dono della ragione e del sentimento.

Note chiave per il ripasso

PERCHÈ IL NOVECENTO È CHIAMATO “IL SECOLO BREVE”?

Il Novecento è chiamato così perchè viene diviso in due periodi: il primo termina con la Seconda Guerra Mondiale (1495) e il secondo con la caduta del muro di Berlino (1989).

QUALI SENTIMENTI PREVALGONO TRA I COMPOSITORI

DEL NOVECENTO?

Prevale il desiderio di sperimentare vie nuove e di portare fino alle estreme conseguenze la continua ricerca di forme originali. Questo sperimentalismo rende difficile trovare caratteristiche comuni e quindi definire generi e forme. Il compositore spesso compone senza preoccuparsi di essere capito e apprezzato dagli ascoltatori. In questo periodo sono frequenti i concerti scandalo in cui le prime esecuzioni sono accolte dal pubblico con fischi e grida di contestazione.

CHE COS’È LA DODECAFONIA?

La dodecafonia è un metodo di composizione elaborato da Schönberg nel quale il musicista, prima di scrivere un’opera, stabilisce una determinata successione di dodici note della scala cromatica, chiamata “serie dodecafonica”. Nella musica dodecafonica ciascuna nota della serie deve essere sempre seguita da tutte le altre undici, cioè dall’intera serie, prima di ripetersi. In questa musica l’orecchio non percepisce un suono come più importante, come centro attorno a cui ruotano le altre note, come accadeva nella musica basata sull’armonia tonale.

A CHE COSA SI ISPIRANO STRAVINSKIJ E DE FALLA

NELLE LORO COMPOSIZIONI?

Stravinskij si ispira alla realtà d’ogni giorno che va dal mondo contadino fino a oggetti o fatti reali, fuochi d’artificio, riti primitivi, burattini, fiabe orientali; de Falla utilizza i racconti tradizionali spagnoli come ispirazione per le sue opere teatrali e recupera i suoni e le modalità dei canti dell’Andalusia.

CHE COS’È IL MUSICAL?

Il musical è una rappresentazione teatrale che nasce negli Stati Uniti, in particolare a Broadway, un quartiere di New York. Impiega il patrimonio musicale blues e jazz americano e racconta anche storie drammatiche. Fra i maggiori autori di musical c’è George Gershwin. Molti musical sono diventati famosi con adattamenti cinematografici.

Verifica

1. SCEGLI LA SOLUZIONE CORRETTA.

A. Schönberg ha scritto:

a Le fontane di Roma.

b Un sopravvissuto a Varsavia.

c Bolero.

B. Petruska è un’opera che racconta:

a un poema epico.

b una fiaba.

c una tragedia greca.

C. La musica di Manuel de Falla è ispirata alle tradizioni popolari:

a russe.

b spagnole.

c argentine.

2. SEGNA CON UNA CROCETTA SE VERO (V) O FALSO (F).

a Un Sopravvissuto a Varsavia racconta la vita nei campi di sterminio nazisti V F

b Ravel si arruola come volontario per combattere l’impero austro-ungarico. V F

c Respighi scrive un poema sinfonico dedicato alle fontane di Milano. V F

d Il musical nasce negli Stati Uniti.

V F

e Šostakovic scrive musica per sostenere la Russia nella lotta contro i nazisti. V F

f Amy Beach non ha mai composto una sinfonia. V F

3. COMPLETA LA MAPPA.

è un nuovo sistema di composizione ideata da

crea un senso di su note

DODECAFONIA

IL JAZZ 9

L’arte di improvvisare

Osserva questi due dipinti.

A seguito dell’abolizione della schiavitù negli Stati Uniti, poco alla volta, gli afroamericani possono cominciare ad accedere ad attività fino allora riservate ai bianchi, compresa l’arte e la musica.

La prima immagine è la locandina del film Hallelujah di King Vidor che si ispira all’arte realista europea. Si tratta di un film girato nel 1929 che racconta la vita degli afroamericani.

Molto importante in questa opera cinematografica è la musica, una rappresentazione autentica del sound degli anni Venti che permette di ricostruire la storia del Jazz perché riproduce le canzoni e le atmosfere delle sale da ballo per “soli neri” che rappresentano le radici di questo genere musicale.

Locandina del film Hallelujah (1929).
La locandina si ispira all’arte realista europea.

Ora osserva l’opera We come to America di Faith Ringgold, un’artista che ha operato nel pieno del movimento per i diritti civili Quando nella seconda parte del Novecento l’arte e la musica dei bianchi si trasformeranno profondamente, anche gli artisti e i musicisti neri sentiranno il bisogno di rinnovare le loro opere. Ma non imiteranno l’arte delle avanguardie che appare loro come una fuga dalla realtà, bensì l’arte e la musica diventano modi di protestare contro l’ingiustizia.

Metti a confronto le due musiche con le due opere d’arte che vedi qui. Il confronto ti fa capire che possiamo aspettarci cambiamenti altrettanto grandi anche nei generi strumentali del jazz.

SIDNEY BECHET

Old school

JOHN COLTRANE

After the rain

• In che cosa la prima musica può far pensare alle immagini vitali della prima opera?

• In che cosa la seconda musica può evocare le figure tormentate rappresentate nella seconda opera?

Mescola arte occidentale e tradizione africana

We came to America (1997).

L’arte diventa mezzo di protesta

IL JAZZ 9 UNITÀ

Le voci dell’integrazione

La tratta degli schiavi

Dall’arrivo degli europei nelle Americhe nel XV secolo, un grandissimo numero di nativi americani muore a causa dei colonizzatori. Le cause sono molteplici ma a decimare la popolazione indigena sono soprattutto le guerre di conquista e le nuove malattie contro cui i nativi non avevano difese immunitarie.

Dopo il genocidio dei nativi americani, gli Europei iniziano a predare in Africa nuova manodopera da impiegare nei lavori più pesanti, soprattutto agricoli e a renderli schiavi. Un essere umano è schiavo quando è proprietà di un altro. Non è libero, non ha beni di proprietà e anche i suoi figli saranno schiavi. Gli schiavi sono venduti ai mercanti europei e deportati da questi ultimi nel nuovo continente. Il viaggio avviene su navi, dove uomini donne e bambini sono ammassati e trasportati in pessime condizioni igienico-sanitarie. A causa della tratta e delle sue conseguenze, muoiono da due a quattro milioni di africani. Quasi 10 milioni sono invece quelli che raggiunsero il Nord e il Sud America.

Tieni il TEMPO CON...
Dipinto che mostra un momento in cui gli schiavi vengono venduti.

L’abolizione della schiavitù

Negli stati del Sud, l’apporto lavorativo degli schiavi permette lo sviluppo di un’economia di pintagione. Negli stati del Nord, invece, l’economia è essenzialmente industriale: la mano d’opera che serve è di lavoratori per le fabbriche. L’abolizione della schiavitù avviene nel 1865 ad opera di Abramo Lincon, dopo la guerra di secessione. Soppressa la schiavitù non scompaiono discriminazioni a danno dei cittadini di origine africana. Negli Stati Uniti, a partire dagli anni Sessanta del Novecento, il movimento per i diritti civili degli afroamericani si raccolse intorno a figure carismatiche come Martin Luther King (1929-1968) e Malcolm X (1925-1965).

La citta della musica:

New Orleans e il suo riscatto

Fondata dai francesi nel 1718 con il nome di Nouvelle Orléans, nel corso dell’Ottocento il suo porto diventa uno dei più importanti del Sud, a causa della tratta di esseri umani. È in questa città che dai canti di lavoro, i worksong, dagli spiritual e dai gospel nasce il jazz passando attraverso lo sviluppo di stili musicali nuovi come il dinamico ragtime e il sofferto blues, a opera di musicisti di talento come Jelly Roll Morton e Louis Armstrong, il jazzista più famoso di sempre. L’importanza della città in campo musicale è testimoniata dal fatto che le espressioni “New Orleans jazz” e “Dixieland” vengono usate per riferirsi al jazz delle origini, anche quando è suonato nel nord degli Stati Uniti. 1960 NASCE IL MOVIMENTO

Jazz dal vivo in un locale di New Orleans.
Ornette COLEMAN

Work song, spiritual e la nascita del jazz

1.1 I work song

La musica è uno dei pochi mezzi che gli schiavi afroamericani hanno per alleviare il proprio dolore e per esprimere la speranza di una vita migliore. Nei rari momenti di pausa dal lavoro, gli schiavi ripetono semplici cantilene della loro terra africana o ne improvvisano di nuove. Nascono così i work song – i canti di lavoro – che alleviavano la fatica e distraggono dalla monotonia senza speranza. Per i più coraggiosi è anche un mezzo per esprimere la rabbia e la frustrazione della loro condizione.

1.2 Gli spiritual

Trovi una sezione di brani spiritual nell’antologia del VOLUME B

Nelle poche ore di riposo, invece, prendono piede i canti di preghiera a Dio : qui puoi sentire la voce di infinite sofferenze che invoca la pace del Regno dei cieli; senti il grido di protesta contro la tremenda ingiustizia di una dignità umana profanata e violentata; senti il tripudio per la certezza del premio eterno meritato con le sofferenze. Sono canti così belli da essere diventati famosi in tutto il mondo. Si chiamano spiritual, che vuol dire, appunto, canti spirituali. La divisione non è però netta e il repertorio degli spiritual si confonde con quello dei canti di lavoro.

1.3 I gospel

Analogo allo spiritual è il gospel. La parola è una contrazione di God’s spell, ossia “parola di Dio”, cioè il Vangelo. I gospel erano canti fatti di tante strofe, ripetute su una semplice breve melodia, in cui due cori si rispondono.

ANONIMO

Roll Jordan roll

A364

Questo canto è un esempio di gospel. Scorri fiume Giordano è una preghiera che rammenta la patria celeste simboleggiata dalla terra attraversata dal fiume Giordano, la Palestina, culla delle religioni monoteiste. La voce di una donna guida il gruppo di compagne. Poco per volta si aggiungono gli uomini.

COSA esprime

Qual è lo stato d’animo che traspare da questo canto? a gioia b rabbia c fiducia

COME lo esprime

Unico accompagnamento al canto: il battito delle mani. In contro tempo.

Schiavi in una piantagione danzano accompagnati da banjo e percussioni.

A365

L’anima del blues

2.1 Dalle campagne alle città

Quando gli schiavi vengono portati a lavorare nelle città del Sud degli Stati Uniti, essi vi portarono anche i propri ritmi e le proprie musiche. In una città come New Orleans, intorno alla metà dell’Ottocento, si potevano sentire gli spiritual delle piantagioni mescolarsi ai canti di protesta e alle musiche ossessive degli antichi riti africani. Così si potevano sentire ritmi freneticamente scanditi da complessini di strumenti improvvisati con fustini di lamiera, con scatole di formaggio, con botti tagliate a metà, ecc.

2.2 Un nuovo colore

Nei primi anni del Novecento fra i cantanti di spiritual si afferma un nuovo genere: il blues. La prima differenza tra i due riflette il loro senso profondo: mentre lo spiritual è una vivace preghiera corale, il blues è la voce di chi si sente emarginato nella società. Mentre lo spiritual è affidato al coro, il blues vede un solista accompagnato da strumenti. Il termine “blue”, serve per raccontare uno stato d’animo: la malinconia. Non sempre gli argomenti dei blues americani sono tristi, ma sono proprio l’andamento ritmico e la sequenza delle note, la cosiddetta “scala blues”, che creano un’atmosfera di incertezza mista a rassegnazione di fronte alle vicissitudini della vita.

2.3 Dalla voce allo strumento

Per la prima volta compaiono qui gli strumenti, in particolare la chitarra: più che come accompagnamento, come momenti tra una strofa e l’altra del canto. Con l’abolizione della schiavitù, le città si popolano. La musica degli afroamericani trova un terreno favorevole per espandersi. I bianchi non possono resistere al suo fascino, e incominciano a imitarla. Il jazz nasce così, in un intreccio di esperienze condotte insieme da musicisti bianchi e musicisti afroamericani.

JOHN HURT

Since I’ve laid my burdens down Mississippi Fin dall’Ottocento si era sviluppato, fra i bianchi degli Stati Uniti, un ricco repertorio di ballate popolari, e i neri non persero l’opportunità di farsene anch’essi autori ed esecutori. Ascolta uno dei più famosi. Per l’accompagnamento l’esecutore si serve di una chitarra. Un banjo raddoppia la melodia.

COSA esprime

È una ballata, che racconta l’esperienza dello schiavo che spera di salire negli Stati del Nord degli Usa.

COME lo esprime

Come si accompagna il cantante?

a Col battito delle mani b Con la chitarra c Con un violino

Il ragtime

3.1 Un nuovo strumento per il jazz

Fra i vari strumenti conquista, mano a mano, una maggiore importanza il pianoforte che, per via delle ingombranti dimensioni, non poteva comparire nelle prime band itineranti di New Orleans. Un pianoforte, anche se stridulo e scordato, è presente in quasi tutti i locali di divertimento, ristoranti, bar, locali notturni, delle grandi città americane: spesso si tratta di locali di infimo rango che non possono permettersi un gruppo strumentale.

3.2 Un nuovo genere

Nasce così un genere pianistico nuovo, il ragtime. Un pianoforte e un pianista mal pagato bastano a fare la musica necessaria per intrattenere gli avventori e per gli spettacoli. Mentre fino a quel momento chi suona non ripete mai una stessa melodia, con il ragtime i motivi diventano degli standard e vengono scritti sul pentagramma, stampati e pubblicati. I primi rappresentanti di questo pianismo sono Scott Joplin, Jelly Roll Morton e Fats Waller che, pur con stili diversi, inventano un linguaggio musicale e una tecnica strumentale basata sul virtuosismo.

Da worksong, spiritual, gospel e da blues e ragtime nasce il jazz. Il termine compare per la prima volta a New Orleans, tra il 1910 e il 1915.

Lo spartito di The Entertainer, il ragtime più famoso di sempre.
Complesso jazz.

The Entertainer

SCOTT JOPLIN

Texarkana, Stati Uniti 1868 – New York, Stati Uniti 1917

“ Ho reso popolare il ragtime”

Nasce nello stato del Texas ed è il secondo di sei figli. Il padre è un ex schiavo capace di suonare il violino. Scott viene avviato allo studio del pianoforte che diventa la sua passione. Si mantiene insegnando musica ai bambini afroamericani della sua regione. Pubblica nel 1896 la sua prima raccolta di brani pianistici, Original rags, il cui successo fu tale che altri giovani lo imitarono, dando vita a un particolare scuola pianistica. Non contento dei suoi pezzi pianistici vuole affrontare addirittura il teatro lirico. Nasce così nel 1911 Treemonisha, prima opera lirica afroamericana, in cui modi e forme dell’operetta europea convivono con suggestioni folkloriche. La fama di Joplin è dovuta all’utilizzazione di The Entertainer nella colonna sonora del film del 1973 La stangata

SCOTT JOPLIN

Maple leaf rag A366

COSA esprime

La vivacità e la gioia di chi ora si sente un cittadino libero nella comunità in cui vive.

COME lo esprime

Un ritmo costante viene martellato sul pianoforte dalla mano sinistra, mentre la destra ci fa sentire motivi basati sul continuo spostamento di accenti. Come risulta questo ritmo?

a Sincopato b Squadrato c Variabile

Leggi l’essenziale

Alla scuola degli afroamericani

4.1 Il Dixieland

I musicisti rimangono impressionati dal nuovo linguaggio musicale, così fresco e spontaneo, e al tempo stesso fremente ed energico, e vogliono anch’essi cimentarsi con questa nuova musica. Risale al 1917 il primo documento sonoro della storia del jazz: un disco inciso dalla Original Dixieland Jazz Band, una formazione composta proprio da musicisti bianchi. Con il termine Dixieland si definisce proprio il caratteristico modo di suonare il jazz a New Orleans all’inizio del Novecento. Questo brano ci fa anche capire le caratteristiche essenziali del jazz di New Orleans:

• il ritmo è spesso sincopato;

• l’intreccio degli strumenti è fitto;

• ogni esecutore improvvisa su uno schema preordinato fra tutti;

• la melodia fa spesso uso della “blue note”: uno dei gradi III, V e VII della scala maggiore, abbassato di circa un semitono.

4.2 La libertà di improvvisare

Con il passare del tempo e grazie a figure come Louis Armstrong il jazz passa dall’improvvisazione collettiva, caratteristica delle band, a quella solistica. I solisti si alternano, in un gioco sempre più fitto e stringente di botta e risposta. Quello che accomuna le musiche dei jazzisti di ogni provenienza è la vitalità ritmica: ritmi diversi si sovrappongono alla maniera delle musiche africane; gli accenti vengono spostati dalla loro sede naturale creando il tipico sincopato; la durata dei suoni viene liberamente dilatata o ristretta, dando luogo allo swing. Il jazz è improvvisazione, ogni esecuzione è anche invenzione. Non esistono due versioni uguali dello stesso brano, anche se suonato dallo stesso musicista.

ANONIMO

A367

Livery stable blues. Il blues della stalla Questa musica fu registrata proprio nel 1917. L’anonimo autore si è ispirato agli animali di un contadino: i loro versi sono momenti divertenti, distribuiti lungo tutto il pezzo. La suona la Original Dixieland Jazz Band, formata da clarinetto, trombone, pianoforte, cornetta (uno strumento simile alla tromba) e batteria.

COSA esprime

Gli strumenti imitano i versi di alcuni animali che si fanno sentire bene alla fine di ogni sezione. Quali riconosci? Sottolineali. bue cane cavallo galletto gatto merlo

COME lo esprime

Attraverso gli effetti caratteristici possibili con ciascuno strumento: per esempio i glissando del trombone, o i suoni sovracuti del clarinetto.

When the Saints go marching in

Videobiografia

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LOUIS ARMSTRONG

New Orleans, Stati Uniti 1900 – New York, Stati Uniti 1971

“ Cos’è il jazz? Se lo devi

chiedere non lo saprai mai ”

Louis nasce nella patria del jazz, New Orleans, nel 1901. La sua famiglia è poverissima. Viene abbandonato dal padre e poi dalla madre quando è ancora piccolo e per un periodo vive con la nonna. Vive un’infanzia difficile in una città caratterizzata da forte discriminazione razziale, ma Louis considera quegli anni come fonte di ispirazione per la sua musica. Entra a far parte di alcuni gruppi musicali ma è l’esperienza del riformatorio a rivelarsi formativa per la sua vita. Proprio qui impara a suonare la cornetta e dopo un anno di riformatorio comincia la sua carriera di musicista suonando sui battelli che percorrono il Mississippi. Armstrong può essere considerato il simbolo stesso del jazz, per la sua lunga carriera di straordinario trombettista e cantante. Inconfondibile la sua voce, dal timbro roco ma espressivo, e inconfondibile il suo modo di suonare: con lui lo strumento sembra “parlare”. Era soprannominato Satchmo da satchel mouth che in inglese vuol dire bocca a sacco in riferimento alle grandi dimensioni della sua bocca. Eccelle sia nel genere sentimentale sia nel più indiavolato scat, con cui la voce imita lo strumento, su sillabe senza senso. Nel sobborgo di New York in cui abitava è stato creato un museo a lui intitolato.

LOUIS ARMSTRONG

A368

S.O.L. Blues

S.O.L., ossia Save Our Lives: il titolo è l’a cronimo di “salva le nostre vite”. Forse Armstrong pensa alle reazioni del pubbli co al suo modo di servirsi della sua voce rauca, e del la sua adorata tromba. Armstrong suona il suo stru mento prediletto, e lo imita anche con la voce, accom pagnato dai suoi Hot Five, gli altri cinque strumentisti: clarinetto, trombone, banjo, pianoforte, batteria. La registra zione risale al 1926.

COSA esprime

Come senti questa musica? a Eccitante b Rilassante c Paurosa

COME lo esprime

Dopo Armstrong sono gli altri strumenti a entrare come solisti, per arrivare a fondersi insieme.

Paul Davis, Jazz dancers (Ballerini di jazz) in una stampa degli anni Venti.

Le big band e lo swing

5.1 Le big band

Agli antipodi dell’improvvisazione solistica si costituiscono, negli anni Venti, le big band, grandi orchestre formate da sezioni di fiati (gruppi di tre o quattro strumenti a fiato simili come sassofoni, trombe, tromboni) e da una sezione ritmica composta da batteria, basso, pianoforte e talvolta una chitarra. Le big band hanno bisogno di un direttore e di arrangiamenti per i brani da eseguire, cioè di partiture musicali nelle quali fossero esattamente notate le parti di ogni strumento. Il momento dell’improvvisazione solistica però esiste anche in queste grandi formazioni, affidato di volta in volta a rappresentanti delle varie sezioni. Questi gruppi si esibiscono, nei punti previsti dall’arrangiamento, creando un dialogo con l’orchestra, un po’ come nel concerto grosso della tradizione classica barocca.

5.2 Lo swing

In tal modo dalla big band di Duke Ellington, pianista, compositore e arrangiatore tra i più geniali del jazz, emergono solisti famosi. È un’orchestra, quella di Count Basie, negli anni Quaranta a lanciare lo swing. La grande incisività ritmica di questo stile è dovuta a leggere anticipazioni e ritardi sul ritmo di base: ciò dà alla musica un senso ondeggiante (swing in inglese significa appunto “oscillare, dondolare”) che ben si presta al ballo. Ed è infatti il ballo la destinazione di molte orchestre swing di questi anni, proposte da musicisti bianchi per scopi essenzialmente commerciali. Anche l’organico strumentale cambia con gli anni e con le scelte dei singoli direttori. Per esempio la tuba è sostituita dal contrabbasso, il banjo delle origini dalla chitarra. Tra i maestri dello swing vanno ricordati Benny Goodman, Count Basie, Jimmy e Tommy Dorsey, Glenn Miller, Artie Shaw

Ballerini di swing.

LEON “BIX” BEIDERBECKE

Davenport, 1903 – New York 1931

“ Sono il primo

jazzista bianco”

Come Armstrong è il maestro indiscusso del jazz dei neri, Beiderbecke è il più originale esponente del jazz bianco. Bix nasce in una famiglia di classe media, emigrata dalla Germania. Appare subito come un bambino prodigio: impara a suonare il pianoforte a tre anni e subito dopo si avvicina alla cornetta da autodidatta. I genitori lo iscrivono a un college dell’alta società ma il suo rendimento è scarso poiché le uniche materie di suo interesse sono la musica e lo sport. Quando nel 1923 viene invitato a lasciare l’istituto, inizia la sua carriera musicale. Nel 1924 Bix iniziò a incidere con la sua band “The Wolverines”. Quando questa si scioglie approda nella prestigiosa big band del momento: l’orchestra di Paul Whiteman. Le sue composizioni per pianoforte sono scritte in un linguaggio armonico e cromatico che mostra l’influenza di compositori classici come Ravel e Debussy. La sua breve ma intensa carriera è stata stroncata dall’abuso di alcool.

LEON “BIX” BEIDERBECKE

Davenport Blues

Il blues che all’inizio era un canto sofferto di chi lamentava le difficoltà dell’esistenza, si trasforma, nelle composizioni di Beiderbecke, in una musica disinvolta, adatta più a un salone dove ci si ritrova a ballare. Musiche come questa le puoi ascoltare nei film americani ispirati agli anni Venti e Trenta del Novecento.

Leon “Bix” Beiderbecke con la sua orchestra, i Wolverines nel 1924.

COSA esprime

A quale scena potrebbe essere adatta una musica come questa?

a A una scena d’azione

b A una scena sentimentale

c A una scena di festa

COME lo esprime

L’andamento non è più irruento come nel charleston. Permette un ballo più tranquillo e contenuto.

Leggi l’essenziale

BENNY GOODMAN

Chicago 1909 – New York 1986

“Mi chiamano il re dello swing”

Benny nasce a Chicago da poveri immigrati ebrei provenienti dalla Russia. È il padre a spingere Benny verso gli studi musicali. Incomincia da bambino a suonare il clarinetto, strumento di cui diventa un esecutore virtuoso. Un gradino dopo l’altro, arriva a far parte di complessi sempre più importanti, finché ne crea uno suo. Il livello a cui porta il jazz è dimostrato dal famoso concerto che nel 1938 diede nella Carnegie Hall di New York: una sala che era riservata, fino ad allora, soltanto alla musica classica. I posti disponibili registrarono il tutto esaurito settimane prima. I suoi biografi raccontano che Benny Goodman si diede l’obiettivo di avvicinare il giovane pubblico bianco alla musica degli afroamericani, per superare anche di fatto la discriminazione razziale negli Stati Uniti. Basti pensare che ancora negli anni Trenta i musicisti jazz bianchi e di colore non potevano suonare insieme nelle band.

BENNY GOODMAN

Sing sing sing A370

COSA esprime

Qual è lo spirito di questa composizione? Sottolinea gli aggettivi più adatti. allegro nervoso rabbioso spiritoso tranquillo

COME lo esprime

A iniziare il brano e a inserirsi a separare le sezioni è il tamburo. Il motivo principale è affidato ai diversi strumenti a fiato della band.

Boy meets Goy
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Benny Goodman e la sua band.

DUKE ELLINGTON

Washington 1899 – New York 1974

“Sono il Duca del jazz”

Edward Kennedy Ellington, detto “Duke”, è pianista, compositore e arrangiatore tra i più geniali del jazz, uno dei nomi più illustri nella storia di questo genere musicale. I suoi genitori sono entrambi pianisti e lui inizia a suonare il pianoforte a livello professionale quando ha dieci anni. Mette presto insieme una sua orchestra, la Duke Ellington Big Band che risente di influssi sia del ragtime sia del blues. Crea uno stile aspro che verrà chiamato jungle (“giungla”) perché vuole richiamare i suoni del paesaggio sonoro africano, e growl (“ringhio”) perché la voce, anche di alcuni strumenti musicali, assume in genere un suono rauco. La sua carriera “esplose” nel 1927, quando Ellington ottiene un contratto nel locale più in vista di Harlem, il Cotton Club

DUKE ELLINGTON

Take the A train

Il treno, con i suoi ritmi che si ripetono, con i suoi rumori e i suoi segnali, ha sempre stimolato l’interesse dei musicisti, americani ed europei. Anche questo ci conduce nel viaggio musicale del Treno A, che corre da Sugar Hill ad Harlem. A differenza di altre musiche ispirate al treno, questa imita poco i suoni effettivi di un treno che corre. Ma qualcuno puoi riconoscerlo.

COSA esprime

Per un musicista un treno non è solo un mezzo di trasporto. È anche una speciale e stimolante esperienza da vivere spensieratamente.

COME lo esprime

Della corsa di un treno cosa ci fanno sentire Ellington e la sua band?

a Nulla

b Diversi rumori

c Il fischio durante la corsa

A371
Festival Jazz annuale a New York.
Caravan
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Gli anni folli

6.1 Il charleston

Charleston è una cittadina portuale della Carolina del Sud che è anche un importante centro del commercio di tabacco, legno e gomma. E di schiavi. Schiavi sono gli scaricatori del porto che, nei rari momenti di libertà, si scatenano cantando e accompagnandosi con strumenti improvvisati. Con il termine charleston è chiamato il ritmo indiavolato sul quale ballano.

Negli anni che seguono la fine della Prima Guerra Mondiale – gli “anni folli”, come verranno chiamati – il charleston diventa il genere musicale che meglio li caratterizza. Una musica da ballo indiavolata che le band diffondono per tutti gli anni Venti anche nel resto del mondo.

The Charleston

Non si tratta solo di una nuova moda musicale: le donne si liberano dell’opprimente corsetto, la nuova moda accorcia le gonne e i capelli si tagliano “alla maschietto”.

L’avvento dell’automobile e il senso di fiducia e di ottimismo nei confronti del progresso cambia le abitudini del bel mondo che anche in fatto di musica si vuole divertire con ritmi vivaci se non addirittura frenetici. La musica degli afroamericani è sentita ormai come ideale anche dal pubblico dei bianchi. Non solo, ma al jazz si dedicano sempre più gli stessi musicisti bianchi.

Locandina del 1923.

È un periodo di euforia collettiva, che si interromperà bruscamente con la grande depressione economica che travolge l’America nel 1929. Verificalo ascoltando questo charleston classico. Lo strumento più importante in questa esecuzione è il banjo suonato pizzicando le singole corde. A372

L’eccitazione, la vitalità e una visione ottimistica della vita.

COME lo esprime

Qui non sentiamo più il sincopato tipico del blues. L’andamento è: a moderato b sciolto c scatenato Il ritmo come è trattato? In modo: a libero e sciolto b martellante e rigido

COSA esprime

GLENN MILLER

“ Ho suonato per la mia patria”

Glenn Miller suona fin da giovane il trombone e inizia a lavorare come arrangiatore, il lavoro di chi adatta uno spartito. Nel 1937 forma la sua prima band, che nel 1938 diventa la Glenn Miller Orchestra. A partire dal 1941 la band raggiunge un successo strepitoso con brani come Chattanooga Choo-Choo, Pennsylvania 6-5000, A string of pearls e In the mood.

Lo stile di Glenn Miller è basato su formazioni orchestrali numerose e su una orchestrazione e un originale impasto di timbri. Un suono poco aggressivo e le melodie semplici e orecchiabili sono il segreto del suo successo.

A Glenn Miller è attribuito il primo disco d’oro della storia. Poiché nel 1942 la sua incisione del brano Chattanooga Choo-Choo aveva venduto in tre mesi più di un milione di copie, la sua casa discografica dipinge d’oro un disco e glielo regala durante una trasmissione alla radio.

Nel 1942 Miller si arruola nell’aviazione americana e ottiene la possibilità di creare un’orchestra militare, la Army Air Force Band che ha il compito di intrattenere i militari che combattono al fronte. Muore il 15 dicembre 1944 quando il suo aereo precipita mentre sorvola il canale della Manica.

GLENN MILLER

Chattanooga Choo Choo

Chattanooga Chu Choo è il nome del trenino che partiva da Chattanooga, città del Tennessee, per andare a Baltimora. Bellissimo a vedersi, era una specie di Freccia rossa degli anni Quaranta: poteva offrire ai viaggiatori confort, pranzo raffinato, e naturalmente alte velocità.

La canzone fu fatta conoscere dal film Serenata a Vallechiara del 1941. Ascoltala eseguita dalla grande band di Glenn Miller. Nella prima parte il pezzo è solo strumentale, nella seconda entrano solisti e coro che cantano un ipotetico dialogo fra un viaggiatore e una viaggiatrice.

COSA esprime

I segnali accompagnano la partenza del treno che si mette subito in moto, con un fare spensierato.

COME lo esprime

A raccontarci la partenza è la canzone, affidata a uno strumento. Quale?

a Violoncello b Fisarmonica c Sax tenore

A373
Clarinda, 1904 – Canale della Manica, 1944
Moonlight Serenade
Leggi l’essenziale

Contro un jazz di massa

7.1 Il bebop

Al termine degli anni Trenta e durante gli anni Quaranta, il jazz diventa musica di massa, grazie anche alla diffusione della radio e del disco. In risposta alla commercializzazione della musica delle grandi orchestre, nell’immediato dopoguerra, nacque il bebop, espressione della presa di coscienza sociale e politica dei neri d’America.

7.2 Le piccole formazioni

In contrasto con gli arrangiamenti delle grandi orchestre, il bebop propone piccole formazioni. La musica punta sull’improvvisazione totale, con un veloce fraseggio ritmico, asimmetrico e spigoloso, e un tessuto armonico complesso e aspro che recupera la tradizione del blues. Campioni di questa nuova tendenza sono il trombettista Dizzy Gillespie, il pianista Thelonious Monk e il sassofonista Charlie Parker Questi maestri del jazz non solo inventano le proprie musiche; spesso riprendono motivi famosi del loro tempo e li trattano con i ritmi e i modi del jazz.

DIZZY GILLESPIE

52ND Street Theme

A374

Su un fondo ritmico costante di batteria, gli strumenti del complesso entrano uno dopo l’altro. Ma qui non sentiamo lunghe melodie cantabili. Ogni strumento è come se parlasse, se muovesse la propria voce su e giù come quando si parla normalmente. Sono come tanti discorsi a cui si toglie il senso delle parole e si conserva la sola intonazione.

COSA esprime

Come ti sembra questa conversazione strumentale?

a Gli strumenti sono come personaggi che vanno d’accordo.

b Ognuno ripete quello che dice l’altro

c Ognuno dice una cosa tutta sua

d Ognuno contesta aspramente chi si è espresso prima di lui

COSA esprime

COME

lo esprime

In che ordine si presentano gli strumenti? Scrivilo ponendo il numero d’ordine di ciascuno accanto al nome: metallofono

sax tenore tromba xilofono

Alla fine sentiamo poche battute.

È come se chi ha introdotto la conversazione tiri la sua conclusione.

COME lo esprime

Senti tornare lo spunto melodico con cui il pezzo cominciava.

Dizzy Gillespie, uno dei protagonisti del bebop, al centro con la sua caratteristica tromba ricurva.

CHARLIE PARKER

Kansas City, 1920 – New York, 1955

“ Con una base sonora costruisco un grattacielo”

Charlie Parker incomincia a suonare fin da ragazzo in una band di Kansas City, la sua città natale. È la madre a regalargli il suo primo sassofono e inizia prima a suonare nell’orchestra scolastica, poi in orchestre e gruppi blues della sua città. La sua è una carriera rapidissima che lascia però una traccia indimenticabile nella storia del jazz. Nei suoi pezzi non senti più ampie arcate melodiche. Ogni motivo è come frantumato in piccole unità che si contrappongono in modo imprevedibile. Anche la pulsazione è spesso mutevole, non semplice da seguire. Se paragoni una canzone a un albero, la musica di Parker è come un rampicante che gli cresce intorno disordinatamente fino a nasconderne completamente la forma. È il suo modo originale di creare variazioni sul motivo. Genio ribelle, grande virtuoso del sassofono, è stato purtroppo un personaggio dalla vita tormentata, segnata dalla dipendenza dalla droga e dall’alcol che lo portano, ancora giovane, a una triste fine.

CHARLIE PARKER

Now’s the time

Parker inizia il brano suonando le note di una canzone, Cherokee, allora in voga; ma poi ci ricama sopra una serie di spunti che la rendono pressoché irriconoscibile.

COSA esprime

L’impressione offerta dal sax è quella di qualcuno che stia parlando una lingua che non conosciamo.

La Cinquantaduesima strada a New York (West 52nd street) tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta era soprannominata la “swing street” (“strada dello swing”), o “the street of jazz” (“la strada del jazz”), per via dei numerosi club che lì si trovavano.

COME lo esprime

Dopo il sax, chi “parla” in questo pezzo?

a Il pianoforte b La batteria c Di nuovo il sax

Bird of Paradise
Leggi l’essenziale

La reazione al bebop

8.1 Il cool jazz

Negli anni Cinquanta del Novecento alla musica inquieta e nervosa del bebop si contrappone il cool jazz (jazz freddo), fatto di atmosfere armonicamente rarefatte e sofisticate, ritmicamente diradate e poco aggressive. Un cambio di stile tale, quello dal bebop al cool, da far sembrare quest’ultimo imparentato più che al jazz, alla musica classica del Novecento.

Il cool jazz fu sviluppato in modo originale dal sax tenore di Stan Getz e dal sax baritono di Gerry Mulligan, ma anche dal pianista John Lewis e dal vibrafonista Milt Jackson che, con il loro gruppo Modern Jazz Quartet , proposero un’originale e sofisticata fusione tra jazz e musica classica.

GERRY MULLIGAN

Jeru

Il brano fa parte dell’album Birth of the Cool, pubblicato nel 1957, e vede la partecipazione di alcuni dei più importanti protagonisti del cool jazz.

COSA esprime

L’alternanza tra solista e gruppo sembra una conversazione.

Secondo te sono amici? Si ascoltano tra di loro? Hanno le stesse idee?

COME lo esprime

Il motivo iniziale del gruppo di fiati si alterna con le parti solistiche sempre pressoché uguale.

A376
Milt Jackson mentre suona il vibrafono, uno strumento che difficilmente si associa al jazz.
Gerry Mulligan con il suo inconfondibile sax baritono.

Herbie Hancock, seduto sullo sgabello, e la sua band The Head Hunters che incrociava jazz, funk e reggae.

Un jazz più libero

9.1 Il free jazz

La storia del jazz è stata paragonata a un grande tronco dal quale partono innumerevoli rami, per dire che nel corso dei decenni sono fiorite scuole diverse e stili diversi.

Hai visto come al bebop reagiscono musicisti raffinati, alla ricerca di sonorità nuove e di forme ormai lontane dal frenetico scatenarsi delle origini. Ora, un’aspra reazione alla raffinatezza del cool jazz è rappresentata dai musicisti che riprendono le tensioni energiche del primo jazz, interpretandolo liberamente, attraverso improvvisazioni affidate ai singoli strumenti. Il problema razziale e l’emancipazione dei neri caratterizzarono lo sviluppo del jazz negli anni Sessanta con il free jazz, un proclama di libertà nella vita delle popolazioni di colore e nelle sue musiche. Iniziato dal batterista Max Roach con la sua Freedom Now Suite e dal contrabbassista e compositore Charlie Mingus, il jazz degli anni Sessanta trova una delle sue voci più intense nel sax tenore e soprano di John Coltrane e negli strumenti (sax, violino, tromba) di Ornette Coleman. L’elegante compostezza del cool jazz viene qui rovesciata in uno stile esecutivo arrabbiato e aggressivo. Si spingono all’estremo le esplorazioni armoniche, ritmiche, melodiche e timbriche. Il solista si esprime con la massima libertà, recuperando le radici più profonde della cultura africana.

9.2 Nuove contaminazioni

La storia del jazz non finisce qui. Altri rami sono sbocciati, alcuni dei quali vanno a intrecciarsi con il rock creando uno stile detto fusion, altri incrociandosi al funk e al soul danno vita all’acid jazz Dagli Stati Uniti, il jazz si è ormai diffuso in tutto il mondo. In Italia ne sono rappresentanti virtuosi, fra gli altri, Paolo Fresu e Stefano Bollani

Tra i musicisti che maggiormente hanno rilanciato la popolarità del jazz sono il compositore, trombettista e direttore di band, Wynton Marsalis e i pianisti Herbie Hancock e Chick Corea

Paolo Fresu, trombettista italiano.

MILES DAVIS

“Musica e vita sono questioni di stile”

COSA esprime

Miles nasce il 26 maggio 1926, figlio di una famiglia afro-americana benestante. La madre è violinista e insegnante di musica mentre il padre è dentista. A scuola emergere la sua passione per la musica, in particolar modo quella per il blues,, jazz, swing e gospel. La madre avrebbe voluto che il figlio imparasse il violino ma Miles rimane colpito dalla tromba quando ne riceve una in dono. Nel 1943 fa la sua prima esibizione in pubblico ed entra in contatto con molti musicisti famosi che assistevano alle loro esibizioni come Charlie Parker e Dizzy Gillespie. Tutto questo fu fondamentale per la sua formazione musicale. Dotato di uno stile inconfondibile e di una incomparabile gamma espressiva, per quasi trent’anni Miles Davis è stato una figura chiave del jazz e della musica popolare del XX secolo in generale. Dopo aver preso parte alla rivoluzione del bebop, è tra i protagonisti di numerosi stili jazz, fra cui il cool jazz ma anche i legami col rock. Ragioni di salute lo costringono al ritiro per cinque anni. Quando ritorna in scena, acclamato dal gran pubblico, mostra non solo di essere presente con la sua musica alle correnti più recenti del jazz e anche del pop, ma sa anche legare la sua musica a esperienze artistiche, di pittura, di cinema e di televisione. Nel 2006 Davis fu incluso nel Rock and Roll Hall of Fame, in riconoscimento della sua apertura alle forme più popolari della musica del nostro tempo.

MILES DAVIS

So what

Miles Davis introduce un nuovo modo di organizzare la composizione: non più una forma che si basa sulla sequenza degli accordi, ma l’idea di basarsi su schemi modali, ossia ispirati al linguaggio musicale addirittura pre-tonale antico. Questo orientamento è alla base della sua composizione, considerata dai critici una delle più importanti della sua carriera. Nei primi anni Settanta praticò una fusione tra jazz e rock che portò a un nuovo stile, denominato fusion.

È come un lungo discorso, una narrazione svolta con alti e bassi emotivi.

COME lo esprime

La tromba “parla”, sostenuta dal contrabbasso. Intervengono poi gli altri strumenti fra cui il pianoforte.

Alton, 1926 – Santa Monica, 1991
Deception
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ORNETTE COLEMAN

“ Sono il padre del free jazz”

Autodidatta del sassofono, è affascinato dal bebop. Nel 1949 accetta di fare il sassofonista in spettacoli itineranti dove viene a contatto con l’ambiente del rhythm and blues

Incide il suo primo album nel 1958, ma la piena affermazione giunge solo nei primi anni Sessanta quando è considerato da molti come il più importante innovatore della musica afroamericana dopo Charlie Parker. Il suo modello, ispirato al free jazz, si basa sulla composizione istantanea da parte degli esecutori, nella quale assume un ruolo rilevante l’interazione tra di loro. Coleman ha sviluppato, in seguito, la sua originale ricerca musicale a contatto con altri linguaggi (musica d’avanguardia europea) e ha tentato, in tempi più recenti, di accogliere suggestioni ritmico-timbriche proprie del rock elettrico.

ORNETTE COLEMAN

W.R.U.

Il titolo curioso è l’acronimo di Wit and its Relation to the Unconscious, ossia “L’arguzia e la sua relazione con l’inconscio” traduzione in inglese di un saggio di Sigmund Freud. Questa frase rimanda a un’idea di fondo della psicoanalisi, la disciplina che studia tutto ciò che viviamo dentro di noi. Nell’esperienza di Coleman l’improvvisatore è colui che estrae in forme sonore quello che si agita nella sua psiche. Ma tanto più stimolata è questa esperienza quanto più la si fa insieme agli altri.

COSA esprime

Che impressione può suscitare in te questo genere di costruzione musicale?

COME lo esprime

Non senti qui lo svolgimento di un lungo discorso unitario, ma la sequenza imprevedibile di piccoli frammenti musicali.

Un grande murale dedicato al jazz a North Beach, San Francisco.
A378
Fort Worth, Texas, 1930 – New York 2015
Broken Shadows
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JOHN COLTRANE

“Il jazz è per me espressione degli ideali più alti”

John nasce nel 1926 nella Carolina del Nord. Il padre è sarto ma ha una forte passione per la musica infatti suona l’ukulele e il violino. A dodici anni entra nella banda dei boy scout come clarinettista e al liceo inizia a suonare anche il sassofono contralto.

Nel 1945 svolge il servizio militare alle Hawaii, come clarinettista della banda militare della Marina. La sua carriera prende il volo quando incontra Dizzy Gillespie e inizia a suonare con la sua orchestra, nella quale suona il sassofono contralto per passare negli anni successivi al sassofono tenore.

Coltrane insieme a Ornette Coleman, è uno dei fondatori del free jazz. La sua musica è più libera dagli schemi tradizionali e ha un carattere frenetico, spesso tumultuoso. Le improvvisazioni di Coltrane sono lunghissime, fino a mezz’ora, spesso giocate sulla ripetizione di poche note. Negli ultimi anni della sua carriera, Coltrane è tormentato da una crisi mistica, che si riflette nelle sue esecuzioni.

Ritratto di John Coltrane.

JOHN COLTRANE

Blue Train

Questo pezzo, registrato in concerto a Parigi nel 1961, è quasi per intero improvvisato da Coltrane sul suo sax. Parte con un semplice segnale, che è l’unica cosa di tutta la composizione che può far pensare a un treno (in partenza), ma poi si scatena in varianti sempre più complesse e tumultuose. Non più il rumore del treno, ma come un paesaggio sempre diverso attraversato alla massima velocità.

A un’altra cosa questa musica fa pensare: alla voce di un personaggio ciarliero che ci sta raccontando un’infinità di cose.

COME lo esprime

Quale tecnica formale adotta qui?

a Un breve motivo con tante variazioni

b Una melodia continua formata di segmenti regolari

c Una frantumazione di un lungo discorso in piccoli frammenti.

A379
Hamlet, Stati Uniti 1926 – New York, Stati Uniti 1967
Emlekere
Leggi l’essenziale
COSA esprime

Grandi voci femminili

Nella musica jazz, le band erano formate esclusivamente da uomini. Alle donne era riservato il ruolo di vocalist, ossia di cantante. Solo negli ultimi anni troviamo donne allo strumento, o anche donne compositrici, come Dana Suesse. La storia del jazz si potrebbe scrivere anche solo percorrendo il grande contributo che le voci femminili recarono in ogni sua svolta stilistica. Tra le più celebrate ricordiamo Bessie Smith, Billie Holiday, Ella Fitzgerald, Sarah Vaughan e Aretha Franklin

Vaughan nel 1946.

GEORGE GERSHWIN Summertime

La canzone Summertime risale al 1935, ma tutte le maggiori cantanti jazz l’hanno reinterpretata a proprio modo: il che vuol dire che hanno creato intorno al motivo una fioritura di abbellimenti, e soprattutto hanno variato il ritmo con sincopi e contrattempi continui. Nel jazz ogni artista rielabora l’idea originale dell’autore. Lo stesso vale per l’accompagnamento strumentale. Verificalo ascoltando le diverse interpretazioni della stessa canzone nelle versioni di Kathleen Battle, Billie Holiday, Ella Fitzgerald, Mahalia Jackson e Sarah Vaughan. Lavorando in gruppo mettete a confronto la prima versione, cioè quella classica con le altre.

Come cambia la voce dell’interprete, così anche l’accompagnamento strumentale cambia molto da una versione all’altra. Descrivilo.

COSA esprime

Quando la voce dell’interprete cambia...

1. Kathleen Battle

2. Billie Holiday

3. Ella Fitzgerald

4. Mahalia Jackson

5. Sarah Vaughan

6. Janis Joplin

COME lo esprime

Come cambia il brano nei vari casi?

È la più vicina alla melodia originale ........................

È più lenta

Ha la voce più chiara

È rauca, aggressiva

Alterna momenti gravi a momenti acuti ........................

Fa pausa tra un verso e l’altro ........................

Sarah
Billie Holiday al Downbeat jazz club di New York City.

Note chiave per il ripasso

QUALI SONO LE ORIGINI DEL JAZZ?

Il jazz affonda le sue radici nei worksong, negli spiritual e nei gospel cioè nei canti di lavoro e nei canti di preghiera che gli schiavi usano per sperare in un futuro migliore.

Il termine compare per la prima volta a New Orleans tra il 1910 e il 1915. Ha come caratteristica principale l’improvvisazione. Il massimo esponente del jazz tradizionale è Luis Armstrong, abile trombettista.

CHE COS’ È IL BLUES?

Il blues è un genere musicale che esprime la tristezza, la malinconia, per la misera condizione degli afroamericani. È un canto eseguito da un solista con la chitarra.

CHE COS’È LO SWING?

Lo swing è uno stile di jazz orecchiabile e divertente suonato da grossi complessi strumentali chiamati big band. Nasce intorno agli anni Quaranta del Novecento. Un esempio di big band è la Duke Ellington Big Band.

CHE COS’È IL BEPOP?

Il bebop è un jazz più difficile che nasce come reazione al jazz di massa. È suonato da piccoli gruppi. Charlie Parker è il massimo esponente di questo genere di jazz.

CHE COSA SONO IL COOL JAZZ E IL FREE JAZZ ?

Il cool jazz abbandona i ritmi frenetici e nervosi del bebop e cerca sonorità particolari per creare una musica soffusa e sofisticata. Sembra avvicinarsi maggiormente alla musica classica del Novecento.

Lo stile free jazz rifiuta le armonie troppo orecchiabili e accattivanti del cool jazz per ritornare a melodie più dure e graffianti tipiche del blues. Nasce negli anni Sessanta del Novecento ed è un proclama di libertà e della sua musica per la popolazione afroamericana.

Compositori come Ornette Coleman e John Coltrane hanno reso famoso questo genere nel mondo.

Verifica

1. SCEGLI LA SOLUZIONE CORRETTA.

A. In quale città americana si registrano le prime forme di jazz?

a Chicago

b New York

c New Orleans

d Los Angeles

B. In risposta alla commercializzazione della musica delle grandi orchestre, nell’immediato dopoguerra si sviluppa una nuova forma di jazz. Quale?

a Il cool jazz

b Il twist

c Il bebop

d Lo swing

2. SEGNA CON UNA CROCETTA SE VERO (V) O FALSO (F).

a La musica jazz si basa largamente sull’improvvisazione. V F

d Il bebop si contrappone agli arrangiamenti leggeri delle grandi orchestre.

e Nei tempi più vicini a noi il jazz tende a misurarsi con il rock.

f Il jazz è nato da musicisti provenienti dai Paesi arabi.

g Louis Armstrong era un grande batterista.

3. ABBINA LA SPIEGAZIONE AL TERMINE CORRETTO.

a Jazz sofisticato che ha come maestro Miles Davis

b Canti di lavoro degli schiavi

c Un tipico ritmo ondeggiante

d I canti di preghiera degli afroamericani

4. COMPLETA LA MAPPA.

IL MONDO CONTEMPORANEO L’Età dello sperimentalismo

Osserva questi due edifici.

La prima immagine mostra il Palazzo del Segretariato delle Nazioni Unite a New York, costruito negli anni ’50 in seguito alla Seconda Guerra Mondiale. Il mondo rinasce materialmente e nello spirito dalle macerie lasciate dalla guerra e la ricerca tecnologica infonde fiducia nel progresso. Rigore, tecnologia, nuovi materiali da costruzione sono le caratteristiche di questo edificio.

La seconda immagine mostra la Fondazione Louis Vuitton di Parigi, un palazzo contemporaneo che ospita un museo di arte. La differenza con il palazzo delle Nazioni Unite è evidente: al rigore della costruzione si oppone una materia che si piega, si incurva, addirittura si spezza alla ricerca di forme fluide, vicine alla natura, in un dialogo continuo con l’esterno.

La facciata interamente in vetro è realizzata secondo la tecnica della facciata continua L’edificio

Le diverse situazioni espresse dai due edifici le puoi ritrovare anche in musica. Come abbineresti edificio e musica?

PHILIP GLASS

String quartet

Su una ripetizione martellante, piccoli frammenti melodici si stratificano senza soluzione di continuità

• Abbino la musica di Philip Glass a:

a Palazzo delle Nazioni Unite

b Fondazione Louis Vuitton

3600 pannelli di vetro ricoprono la struttura

PHILIPPE MANOURY

Prologo

Sonorità elettroacustiche, una voce umana, un suono profondo continuo.

La musica è libera dai vincoli della tradizione.

• Abbino la musica di Philippe Manoury a:

a Palazzo delle Nazioni Unite

b Fondazione Louis Vuitton

L’edificio ricorda una barca a vele spiegate

La struttura portante è in calcestruzzo e fibra di vetro

A386
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IL MONDO CONTEMPORANEO

L’età della guerra fredda

I blocchi mondiali

Alla metà del secolo si contrappongono nel mondo due grandi blocchi: quello orientale-comunista e quello occidentale-capitalista. Sono i decenni della guerra fredda tra Russia e Stati Uniti Questa contrapposizione ha una battura di arresto nel 1989 con la caduta del muro di Berlino e finisce con il dissolversi dell’Unione Sovietica, nel 1991.

Contemporaneamente i conflitti si spostano su altri scacchiere: i rapporti tra i paesi ricchi e i paesi poveri. Nel 2001 la distruzione delle Twin Towers a New York ha reso evidente al mondo intero la tragicità e la barbarie di questi nuovi conflitti, e fatto capire quanto sia importante trovare una nuova solidarietà tra i popoli.

Il progresso tecnico-scientifico

In contrasto con gli eventi drammatici che hanno attraversato il Novecento, la civiltà di questo secolo ha portato a livelli insospettabili il progresso tecnico-scientifico e, nei paesi avanzati, il generale benessere nei periodi di pace. Nei paesi poveri, invece, si sono accentuate le differenze sociali. Gli artisti e gli uomini di cultura documentano nelle loro opere queste profonde contraddizioni della civiltà moderna.

Caduta del muro di Berlino.
Tieni il TEMPO CON...

Due visioni del mondo

Da una parte si diffonde un senso di impotenza a conoscere il perché dell’esistenza, il significato dello stare al mondo: si radica negli animi un’angoscia senza speranze, che alimenta la corrente di pensiero nota come esistenzialismo. Dall’altra parte prevale un nuovo fiducioso ottimismo nella possibilità della ragione umana di costruire un futuro di pace e di prosperità. Questa visione positiva è incoraggiata dal progresso vertiginoso della tecnica soprattutto nel campo dell’elettronica, con il diffondersi del computer, di Internet e dei grandi mezzi di comunicazione. I popoli del mondo non sono mai stati così vicini, le distanze si sono come annullate ma tutto questo non ha impedito che si creasse un divario sempre più grande tra ricchezza e povertà, situazione acuita ulteriormente dai problemi legati all’inquinamento, principale responsabile dell’emergenza climatica alla base dei flussi migratori.

La città della musica: New York e le sue luci È una delle più importanti metropoli del mondo. Ha accolto molti intellettuali e artisti europei perseguitati dai regimi totalitari europei che determinarono lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Dopo il 1945 conferma il suo primato internazionale, economico e culturale diventando sede dell’ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite) e della borsa valori con il più alto numero di scambi economici. Caratterizzata dai suoi grattacieli, la Skyline di Manhattan è universalmente riconosciuta, per la vivacità degli eventi culturali e mondani. New York è celebrata in romanzi, film, serie televisive, fumetti e brani musicali; è sede di musei e teatri importanti, come il Moma, il Metropolitan, la Carnegie Hall e i teatri di Broadway. Ci sono luoghi a New York che sono diventati veri e propri monumenti della musica come il Radio City Music Hall, l’edificio che da molti anni ospita alcuni dei più importanti concerti e spettacoli di Manhattan e Madison Square Garden, che oltre a eventi sportivi ha accolto e continua ad accogliere i concerti delle più affermate star della musica.

INTERVISTA

Radio City Music Hall.

Gli sperimentatori

1.1 La musica aleatoria

Nella seconda metà del Novecento molti compositori sentono il bisogno di rendere ancora più radicale il distacco dai linguaggi musicali del passato. In alcuni compositori la musica sembra seguire il flusso imprevedibile dei pensieri e delle emozioni. Il limite estremo di questa tendenza è costituito oggi da autori come John Cage (1912-1992) e Mauricio Kagel (1931-2008) che respingono qualsiasi sistema prestabilito di regole per la composizione: ogni creazione musicale dev’essere autonoma, deve darsi da sé le proprie leggi. Largo spazio è lasciato all’interprete e perfino al pubblico, in certi casi. Si accantona anche l’idea stessa di “opera”, compiuta in sé: il comporre è inteso come operazione aperta, il cui risultato finale dunque è sempre diverso. Il caso (l’alea) ha una parte importante: questo tipo di musica si chiama perciò aleatoria

1.2 La musica seriale e il neo-espressionismo

Alcuni compositori partono dall’idea espressa nella dodecafonia di Schönberg e la applicano anche ad altri aspetti della composizione musicale. Nasce così la musica seriale che è composta applicando il principio della serie non solo alle altezze, come aveva fatto Schönberg, ma anche agli altri elementi del suono come la durata, l’intensità e il timbro. Tra gli esponenti di questa corrente musicale ci sono Pierre Boulez (19252016), Bruno Maderna, Luciano Berio e Karlheinz Stockhausen. Altri, come il greco Iannis Xenakis (1922-2001), hanno spinto all’estremo questo controllo su tutti gli aspetti della composizione fino a fondarlo su complesse formule matematiche. In una posizione intermedia si collocano compositori preoccupati soprattutto di comunicare agli altri un proprio messaggio, che cercano quindi un’espressione più immediata, più istintiva si direbbe, anche se rimangono insofferenti verso rigidi sistemi di regole. Tra questi autori si annoverano Benjamin Britten, Luigi Dallapiccola, Krysztof Penderecki, Gyorgy Ligeti e Luigi Nono.

Composizione n.10, Vasilij Kandinskij.

John Cage e il pianoforte preparato.

1.3 Minimalismo

Ripetere un motivo tante volte crea una sensazione di incantamento. Per questo la ripetizione è alla base di tanti riti religiosi della nostra civiltà come di civiltà lontane. Anche gli artisti contemporanei se ne servono per esprimere un loro bisogno profondo, che si può spiegare così: gli eventi della nostra vita sono scanditi da cicli regolari di tempo, i minuti, le ore, le giornate, i mesi, le stagioni, gli anni... A volte questo modo rigido di dividere e organizzare il tempo può far sentire gli uomini come prigionieri, schiavi di un implacabile Macchina del Tempo. Non a caso quando la gente è in vacanza spesso non guarda l’orologio e vive lasciandosi andare alle cose così come vengono. Gli artisti moderni sentono fortemente questa aspirazione a liberarsi dalle catene del tempo e lo esprimono. Uno dei modi che i musicisti utilizzano per esprimere la libertà dal tempo è l’eliminazione dell’ordine ritmico, della pulsazione e della misura. L’altro consiste nel ripetere ininterrottamente piccole unità musicali oppure nel lasciare scorrere un flusso continuo di suoni lunghi, evanescenti.

L’uno e l’altro modo fanno “perdere il senso del tempo”: proprio come certe pitture astratte fanno perdere il senso dello spazio”. Autori come Philip Glass (1937), Steve Reich (1936), Terry Riley (1935) e Arvo Pärt (1935) arrivano a creare ampie composizioni partendo da piccoli moduli ritmici o melodici, che vengono ripetuti e modificati a poco a poco, in un lungo periodo di tempo.

1.4 Il gusto del colore strumentale

Comune a tutti i compositori del Novecento è il radicale cambiamento dei mezzi sonori, dovuto al fatto che il timbro è diventato nella musica del nostro tempo l’aspetto più importante della composizione. La musica del passato tollerava solo una gamma limitata di colori sonori, quella degli strumenti tradizionali. Il musicista contemporaneo invece si rende conto di avere davanti a sé un universo di possibilità inesplorate. Gli strumenti tradizionali vengono usati nei modi più inconsueti, come avviene nel pianoforte preparato di John Cage: fra le corde dello strumento vengono inseriti piccoli oggetti di metallo, di gomma, di legno; i suoni che si ottengono risultano così trasformati, creando “effetti speciali”!

Frammenti di sparititi di musica tonale che simboleggiano il suo superamento da parte delle nuove sperimentazioni musicali.

Let’s make an opera

BENJAMIN BRITTEN

“ Ho dato voce al rifiuto di ogni guerra ”

Britten è stato compositore, direttore d’orchestra e pianista inglese. Il suo talento si manifesta già dall’infanzia infatti a questo periodo risalgono le sue prime composizioni. Dopo gli studi di composizione al Royal College of Music, conosce il poeta W. H. Auden con cui collabora a diverse opere tra cui un ciclo di canzoni. Nel 1939 decide di seguirlo negli Stati Uniti. In quegli anni porta a termine numerose opere per orchestra e concerti per violino e pianoforte. Compone Diversioni per pianoforte per mano sinistra e orchestra che viene eseguita per la prima volta nel 1942 a Filadelfia dal pianista viennese Paul Wittgenstein che aveva perso il braccio destro durante la Prima guerra mondiale e a cui anche Ravel aveva dedicato un concerto.

bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale.

BENJAMIN BRITTEN

War requiem, Dies irae

Tra le numerose opere di Britten ricordiamo l’opera Il giro di vite (1954), basata sul romanzo di Henry James, e La Guida del giovane all’orchestra (1946) scritta per accompagnare un film educativo. Partendo da un tema di Henry Purcell, Britten propone una serie di variazioni e una fuga in cui gli strumenti che compongono l’orchestra si presentano uno dopo l’altro.

Passa una guerra e ne arriva un’altra ancora più devastante. Benjamin Britten è uno dei numerosi compositori che levano alta la protesta contro gli orrori della Seconda guerra mondiale. Nel suo War requiem, composto nel 1962, adopera le preghiere che nella tradizione musicale europea sono cantate nelle messe per i defunti. Fra i testi religiosi Britten inserisce anche le poesie di un connazionale morto sul campo della Prima guerra mondiale, Wilfred Owen. Ascolta una delle pagine più suggestive, il Dies irae (in latino significa “il giorno dell’ira”). L’ira di Dio per il disprezzo che gli uomini arrivano a provare per la stessa vita umana.

Rovine della Coventry Cathedral in seguito ai
A388
Lowestoft, Inghilterra 1913 – Aldeburg, Inghilterra 1976
Leggi l’essenziale
Trovi Henry Purcell a pag. 162

Trovi B. Britten e il tema della pace a pag. 54

Targa celebrativa in Cromwell Road a Londra.

COSA esprime

Questo è il testo latino che viene cantato dal coro:

Dies irae, dies illa solvet saeclum in favílla, teste David cum Sibýlla. Quantus tremor est futúrus, quando iudex est ventúrus cuncta stricte discussúrus! Tuba mirum spargens sonum per sepúlcra regiónum, coget omnes ante thronum. Mors stupébit et natúra, cum resúrget creatúra iudicánti responsúra.

Giorno d’ira quel giorno, il mondo diverrà cenere, [come] testimone è Davide con la Sibilla. Quanto spavento ci sarà, quando verrà il Giudice a discutere ogni cosa con rigore. La tromba diffonde un suono meraviglioso attraverso tutte le tombe, raccoglie tutti dinanzi al trono. Si stupirà la Morte e anche la Natura quando ogni uomo risorgerà per presentarsi in giudizio dinanzi al Giudice.

Trombone, tromba e corno si scambiano note ribattute: il segnale che qualcosa di grave sta per cominciare. Entrano le voci maschili.

Che senso dai a questo modo di cantare?

COSA esprime

COME lo esprime

Cantano i primi versi staccando le sillabe a una a una.

Anche le voci femminili entrano cantando allo stesso modo la seconda strofa, dopo che tromba e trombone si sono mandati vicendevolmente nuovi squilli.

Come si fa il clima espressivo? a spensierato b drammatico c pietoso

COME lo esprime

Quali effetti strumentali riconosci?

«Tuba mirum spargens sonum» canta il coro intero, maschile e femminile. Il testo latino dice “la tromba diffonde un suono meraviglioso” ma qui Britten ci fa sentire un’intera fanfara! Nell’antica preghiera una tremenda condanna aspetta l’umanità che ha tradito i patti col Creatore. Tacciono le voci, il clima si fa più leggero: anche la Morte, pensata come una persona, soffre come soffre la creazione intera per l’odio che circola fra gli umani e li spinge a distruggersi.

Pochi secondi dura lo stupore della Morte

COME lo esprime

Sono ancora le voci. Come?

a Con una melodia a note lunghe.

b Prima a suoni staccati poi a suoni tenuti.

c Alternando voci maschili e femminili.

COSA esprime

KRZYSZTOF PENDERECKI

contro ogni violenza ” “ Con la mia musica protesto

A389 A390

Terminati i suoi studi musicali, a 25 anni comincia a insegnare. Si sente affascinato dalla musica dodecafonica a cui ispira i primi lavori ma più che condurre ricerche formali gli interessa usare la musica come voce di un superiore messaggio, e scrive così il suo primo capolavoro, Trenodia per le vittime di Hiroshima, che lo impongono all’attenzione internazionale. È caratterizzato da uno spirito profondamente religioso, per questa ragione si ricollega alla tradizione sacra con opere come la Passione secondo Luca e il Dies irae. Quando nel 1980 il sindacato polacco Solidarność vuole celebrare il decennale dell’uccisione dei marinai che erano insorti a Danzica contro l’oppressivo governo, Penderecki collabora con la cantata Lacrimosa, che più tardi svilupperà in uno dei suoi maggiori capolavori, il Requiem polacco. La sua musica ha attirato l’attenzione di diversi registi cinematografici che l’hanno usata come colonna sonora di film del terrore: Stanley Kubrik per Shining e William Friedkin per L’esorcista È stato un compositore e direttore d’orchestra considerato uno dei più importanti e influenti compositori del XX e XXI secolo.

KRZYSZTOF PENDERECKI

Trenodia per le vittime di Hiroshima, Introduzione e Finale

La parola “trenodia” significa compianto funebre in greco antico mentre Hiroshima è la città giapponese annientata dalla bomba atomica il 6 agosto 1945. Una catastrofe umana come mai s’era vista nella storia, che uccise decine di migliaia di persone, dai neonati agli anziani. Il compositore polacco vuole qui ricordarci l’orrore di quel terribile giorno. La musica è eseguita da 52 strumenti ad arco.

L’inizio ci fa capire subito il carattere drammatico di questa musica

Segna le caratteristiche che riconosci.

a Gli strumenti suonano nella regione sovracuta.

b Gli strumenti suonano nella regione grave.

c Sentiamo una melodia.

d Sentiamo un fascio continuo di suoni.

e Prevalgono accordi consonanti.

f Prevalgono accordi dissonanti.

Debica, Polonia, 1933 – Cracovia, Polonia 2020
Utrenja
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Passiamo all’episodio terminale. Come comincia?

COSA esprime

Come diventa l’emozione suscitata da questa musica?

Una tragedia come l’atomica vorrebbe una conclusione violenta Invece l’autore fa una scelta diversa

COME lo esprime

Penderecki passa a sovrapporre, in crescendo, una massa di suoni vicini, a cui si dà il nome di cluster, che si usa tradurre “grappolo”. I suoni sono freneticamente distribuiti fra strumenti diversi.

Come conclude?

a Piano

b Con un canto disperato

c Con un violino solo

Distruzione a Hiroshima dopo la caduta della bomba atomica.

Serenata per un satellite

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Ricostruzione dello Studio di fonologia al Museo degli strumenti musicali di Milano.

tutto ciò che BRUNO MADERNA

che sia antico o moderno ” “ Mi appassiona

In arte si può essere rivoluzionari e al tempo stesso amare le opere del passato senza pregiudizi verso un genere o un altro. Bruno Maderna è uno dei musicisti che prima di ogni altro si dedica, come compositore, alle creazioni musicali più innovative, ma al tempo stesso pubblica con passione le musiche antiche e le fa conoscere come direttore.

A Venezia, dove è nato, conduce i primi studi musicali ma non esita a frequentare lo studio di registrazione a Dermstadt, città tedesca dove i principali compositori delle avanguardie europee si ritrovavano a studiare, a confrontarsi e a sperimentare forme nuove. È infatti tra i primi in Italia ad appassionarsi sia al linguaggio rivoluzionario di Arnold Schönberg sia alle possibilità dell’elettronica. Tutte le nuove tecniche – dodecafonia, serialismo, elettronica – lo appassionano e lo spingono a portare un suo personale contributo. Nascono così musiche tra le più originali del Novecento, come i Concerti per oboe, Quadrivium, la Serenata per un satellite

Con Berio fonda a Milano nel 1955 lo Studio di fonologia della RAI, un laboratorio di sperimentazione musicale finalizzato all’uso di nuove tecnologie di registrazione dei suoni utilizzando nastri magnetici e sintetizzatori. Qui operano i più importanti compositori dell’epoca, da Luigi Nono a Franco Donatoni, portando un contributo straordinario al rinnovamento del linguaggio musicale contemporaneo.

BRUNO MADERNA

Continuo

Adoperando i mezzi elettronici, l’autore ha creato un’atmosfera irreale, astratta, come di sogno: un magico notturno.

COSA esprime COME lo esprime

Quali impressioni ti suggerisce una musica come questa?

L’autore costruisce il suo pezzo intrecciando e accavallando strisce di suoni sovracuti, che nella seconda parte sono interrotti e contrappuntati da gorgoglii rapidissimi.

La dinamica prevalente è pianissimo. Nella zona centrale va da forte a fortissimo. Pausa improvvisa e graduale ripresa dei suoni sovracuti, cui si sovrappongono, in maniera discontinua, gli effetti «gorgoglìo».

Venezia 1920 – Darmstadt, Germania 1973 suona,

GYÖRGY LIGETI

Tarnaveni, Romania 1923 – Vienna, Austria 2006

“ Come la pittura astratta, astratta

può essere così una musica ”

Di famiglia ebraica, durante la Seconda guerra mondiale deve interrompere gli studi quando la zona in cui vive viene occupata dai nazisti. La sua famiglia viene sterminata nel campo di concentramento di Auschwitz, ma Ligeti si salva per essere stato mandato ai lavori forzati.

Dopo la guerra riprende gli studi a Budapest, sotto la guida del compositore Zoltan Kodaly che lo incoraggia a condurre studi sulla musica popolare. L’Ungheria è sotto il dominio sovietico e, dopo la rivolta del 1956, riesce a fuggire a Vienna, e prende la cittadinanza austriaca. Qui incontra importanti personalità dell’avanguardia musicale. Da questo momento l’opera di Ligeti viene sempre più apprezzata ed eseguita nel mondo.

Dettaglio della locandina del film 2001: Odissea nello spazio

Le sue musiche, tutte ormai scritte al di fuori della tonalità, sono costruite con una grande attenzione ai dettagli e alla loro concatenazione. Non a caso tra i suoi interessi figura la passione per quell’area della geometria dedicata ai frattali, le particolari forme che si ripetono nello spazio.

GYÖRGY LIGETI

Confronta il brano di Maderna con quello del musicista ungherese Ligeti, dal titolo quasi identico. Questa volta lo strumento non è elettronico: anzi, è addirittura uno strumento in voga soprattutto nei secoli XVII e XVIII: il clavicembalo. Maderna esprimeva la continuità intrecciando lunghe fasce sonore, come la esprime invece Ligeti?

COSA esprime

Ma come si fa a rendere un’idea simile con uno strumento come il clavicembalo, che produce solo suoni corti e secchi?

COME lo esprime

Grand Macabre
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I miracoli dell’elettronica

2.1 I primi esperimenti

Fin dall’inizio del Novecento i musicisti inventano nuovi mezzi per produrre il suono, fino ad arrivare alle più sofisticate apparecchiature elettroniche. Anche il rumore, che nella tradizione classica era stato relegato ai margini, viene riscattato e recuperato come mezzo espressivo primario. I musicisti del Futurismo, come Luigi Russolo (1885-1947) e Francesco Balilla Pratella (1880-1955), sono i primi a valorizzare il rumore.

2.2 La musica concreta

Con l’affermarsi dell’elettronica si è potuto iniziare a registrare su nastro magnetico i suoni dell’ambiente che venivano poi alterati elettronicamente. In questo caso si parla di musica concreta. Il nome è stato ideato dal compositore francese Pierre Schaeffer (1910-1995) proprio per designare una nuova corrente musicale basata sull’uso come materiale creativo di suoni e rumori registrati.

2.3 La musica elettronica

Nella musica elettronica propriamente detta, invece, i suoni sono prodotti direttamente da strumenti elettronici. Gran parte dei compositori contemporanei, come Luciano Berio e Karlheinz Stockhausen (1928-2007), hanno scritto musica elettronica.

Alla fine del Novecento la grande rivoluzione introdotta dall’informatica si fa sentire anche nella vita musicale. Oggi si può scrivere e comporre musica direttamente con il computer. Programmi speciali permettono di vedere trascritto sul video quello che si sta suonando, e permettono agli altoparlanti di suonare quello che si scrive. Altri programmi permettono di trasformare a piacere una musica registrata, cambiando la sua velocità, la sua intensità, le sue note, il suo timbro. Le colonne sonore dei film usano spesso materiali musicali del genere proprio delle avanguardie del Novecento. Il cinema diventa così il mediatore tra un linguaggio musicale che sembra incomprensibile, ma che ridiventa quanto mai significativo se collocato all’interno di una rappresentazione filmica.

Luigi Nono e Karlheinz Stockhausen a Darmstadt nel 1957.

Trovi la musica elettronica a pag. 91

Concerto per pianoforte e 22 strumenti

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LUCIANO BERIO

Imperia, 1925 – Roma 2003

“Sono il poeta dell’elettronica”

Berio è uno dei musicisti italiani più importanti del secolo trascorso. Insieme a Bruno Maderna fonda a Milano nel 1954 lo Studio di fonologia musicale, dedicato all’elaborazione elettronica del suono. Nascono così le prime opere italiane di musica elettronica, come Visage di Luigi Nono, nella quale una voce femminile è sottoposta a trattamenti elettronici: il risultato è una storia fantastica, che sembra dare consistenza ai nostri sentimenti più nascosti, ai nostri incubi. Il suono si lega spesso, in Berio, al movimento fisico, all’azione scenica: la musica si trasforma in musica/azione, o “action music”, come viene chiamato tale modo di comporre. Da questa ricerca nascono diversi lavori destinati espressamente al teatro, come Opera, La vera storia, Un re in ascolto. Lo stesso spirito di ricerca di mondi sonori nuovi lo porta a realizzare numerose composizioni strumentali. Le 13 Sequenze composte fino al 1996 sono dedicate ciascuna a uno strumento particolare. Nel 1987 fonda a Firenze il centro di ricerca, produzione e didattica musicale Tempo Reale, dedicato ad applicare le nuove tecnologie al campo musicale; con i musicisti e tecnici del centro, Berio realizza i suoi ultimi lavori con l’elettronica. Attivo anche in qualità di direttore d’orchestra, ha continuato a lavorare, sia come direttore che come compositore, fino agli ultimi giorni della sua vita.

LUCIANO BERIO

Sequenza 4 per pianoforte

COSA esprime

Il risultato è un esempio di musica/azione: è come se un bizzarro folletto si fosse intrufolato nel pianoforte; anzi è come se la voce del folletto si intrufolasse fra le corde del pianoforte È una voce che fa uscire i più capricciosi moti d’animo del nostro inconscio

Inizia da semplici accordi seguiti da silenzi e poi il gioco si infittisce sempre più. Ma la cosa che interessa particolarmente Berio è la possibilità di lasciar vibrare certi suoni, mentre se ne sovrappongono altri che svaniscono: questo è possibile grazie al pedale centrale dello strumento.

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Donna in viaggio di Lyubov Popova, una delle poche donne pittrici cubo-futuriste.

Electric counterpoint

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STEVE REICH

“Sono il pioniere
della musica minimalista”

Dopo la separazione dei genitori rimane a vivere con il padre a New York e inizia lo studio tradizionale del pianoforte all’età di sette anni. Durante l’adolescenza scopre il jazz e inizia lo studio delle percussioni. Sempre più curioso e appassionato di musica, dopo aver conseguito la laurea in filosofia, si dedicò agli studi di composizione ed ebbe tra i suoi maestri Darius Milhaud e Luciano Berio. Gli studi universitari e l’aspetto della riflessione hanno grande influenza nella sua musica. Ha composto colonne sonore per film oltre a una grande varietà di altre opere in cui l’aspetto ritmico ha sempre un ruolo di primaria importanza. È considerato il pioniere della musica minimalista. Nel 2014 alla Biennale Musica di Venezia, gli è stato conferito il Leone d’oro alla carriera.

STEVE REICH

New York Counterpoint III A394

COSA esprime

Ci sono 12 personaggi che si incontrano Sono amici? Sono estranei rinchiusi nello stesso posto per caso? Oppure? Ti vengono altre idee? Inventa un dialogo

COME lo esprime

Eseguito da 12 clarinetti (9 clarinetti e 3 clarinetti bassi, si basa su piccoli frammenti che dialogano, si rincorrono, si sovrappongono in un continuo slittamento degli accenti.

Papillon n.1

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KAIJA SAARIAHO

Helsinki 1952 - Parigi 2023

“Da piccola chiedevo a mia madre
di girarmi il guanciale del letto
per spegnere la musica che continuavo a sentire dentro di me ”

È una compositrice finlandese che si è formata prima in Germania e poi a Parigi ma ha raggiunto la notorietà negli Stati Uniti. Versatile ed eclettica ha composto sia musica per grande orchestra, sia per piccoli gruppi da camera e negli anni Ottanta è stata una pioniera della musica spettrale, una corrente della musica colta che si basa sull’analisi degli aspetti fisici del suono. Sempre in prima linea nel rivendicare la parità di genere, non perde occasione, durante le interviste, di sottolineare come la voce di metà della popolazione umana, le donne, non venga ascoltata abbastanza, come se non avessero nulla da dire.

KAIJA SAARIAHO

Nymphea, “Jardin secret III”

La compositrice ha più volte affermato che la sua musica prendeva forma nella sua mente attraverso tutti i sensi, non solo l’udito. Sfumature di colore, profumi, sapori, sensazioni tattili e suoni si fondono per creare un completo universo. Come in una costruzione architettonica, via via vengono introdotti materiali che crescono, prendono forma e, attraverso i contrasti che si creano tra i diversi elementi, si sviluppa la struttura narrativa.

COSA esprime

Entra nel “giardino segreto” raccontato dalla musica

Chi, cosa ci trovi? La porta si chiude inaspettatamente, devi restare lì dentro per un po’ Cosa ti viene in mente di fare? Inventa la tua storia, poi confrontala con quella dei tuoi compagni

COME lo esprime

Il brano non è riconducibile ad alcuna forma tradizionale. Le sonorità si accavallano; frammenti melodici appaiono e scompaiono; la dinamica è caratterizzata da pianissimi alternati a violenti fortissimi.

Gli strumenti sperimentano tutte le loro possibilità timbriche.

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Copertina del libro Il giardino segreto di Burnett.
Trovi la parità di genere a pag. XXX

Note chiave per il ripasso

QUALI SONO LE CONTRADDIZIONI DELLA SOCIETÀ

ALLA FINE DELLA GUERRA FREDDA?

La società è divisa tra chi vive un senso di angoscia senza speranza e chi, invece, è fiducioso soprattutto nel progresso scientifico. Le contraddizioni esistono anche sul piano materiale: a fronte di tecnologie che avvicinano i popoli del mondo, il divario tra ricchezza e povertà diventa sempre più grande.

CHE COS’È LA MUSICA SERIALE?

La musica seriale che è composta applicando il principio della serie anche a durata, intensità e timbro, e la musica aleatoria che lascia alcuni elementi della composizione al caso o alla decisione dell’esecutore.

CHE COSA SI INTENDE PER MUSICALE ELETTRONICA?

Con le nuove tecnologie si registrano i suoni dell’ambiente per alterarli elettronicamente: in questo caso si parla di musica concreta. La musica elettronica crea, invece, opere musicali con strumenti elettrici ed elettronici che consentono di modificare la frequenza e l’ampiezza delle onde sonore e di creare nuovi timbri. I maggiori esponenti sono Luciano Berio e Karlheinz Stockhausen.

CHE COS’È LA MUSICA MINIMALISTA?

La musica minimalista consiste in un metodo di composizione basato sull’impiego di elementi sonori semplici e brevi che vengono ripetuti continuamente con minime variazioni. Maggior esponente è Steve Reich.

CHE COS’È LO STUDIO DI FENOLOGIA DELLA RAI?

È stato un laboratorio dedicato alla sperimentazione musicale e alla produzione di musica elettronica e elettroacustica, fondato nel 1955 presso la sede della RAI di Milano da Bruno Maderna, insieme al compositore Luciano Berio. Lo studio era focalizzato sulla ricerca e sull’uso di nuove tecnologie applicate alla musica, come i nastri magnetici, i sintetizzatori e altri strumenti elettronici. I compositori potevano sperimentare nuovi suoni, rompendo con le tradizioni classiche e abbracciando le potenzialità offerte dall’elettronica.

CHE COS’È LA MUSICA SPETTRALE?

È una corrente musicale che si basa sugli aspetti fisici del suono. La massima esponenete di questa corrente è stata Kaija Saariaho.

Verifica

1. SCEGLI LA SOLUZIONE CORRETTA.

A. Chi ha fondato lo Studio di fonologia?

a Benjamin Britten

b Bruno Maderna

c Steve Reich

B. Che cosa si intende per musica seriale?

a Una musica prodotta in serie.

b Una musica che porta un numero di riconoscimento.

c Una musica in cui tutte le componenti del linguaggio musicale seguono il principio della serie.

C. Quale tra questi compositori ha scritto la Guida del giovane all’orchestra?

a Benjamin Britten

b Luciano Berio

c Karlheinz Stockhausen

2. SEGNA CON UNA CROCETTA SE VERO (V) O FALSO (F).

a. I compositori del Novecento esaltano la guerra nelle loro opere. V F

b. I compositori minimalisti eliminano l’ordine ritmico dalle loro composizioni. V F

c. Nella musica concreta i suoni e i rumori dell’ambiente vengono registrati su nastro magnetico. V F

d. Penderecki scrive un’opera in memoria delle vittime di Hiroshima. V F

e. Kaija Saariaho è la maggior esponente di musica spettrale. V F

3. COMPLETA LA MAPPA.

è composta applicando il principio della serie

l’opera è “aperta” e il risultato finale è sempre diverso

si registrano su nastro magnetico i suoni e i rumori dell’ambiente

suoni prodotti da strumenti elettronici

LA MUSICA LEGGERA

Un genere di intrattenimento

1.1 La musica degli anni Cinquanta

Con l’espressione musica leggera si indica un genere musicale creato per un pubblico molto ampio, facile da ascoltare e orientato al divertimento. È una musica che vuole essere differente dai due generi musicali cosiddetti “colti”: la musica classica e il jazz. Questi ultimi sono infatti più complicati dal punto di vista formale, e sono spesso frutto di una ricerca artistica complessa: sono insomma opere d’arte, a volte difficili da ascoltare e da comprendere. All’espressione italiana “musica leggera” corrisponde a livello internazionale l’espressione inglese popular music, o più brevemente pop music Il termine popular sta a indicare una musica diffusa, conosciuta da molte persone. Comprende diversi generi come il rock, il punk, la disco music, il rap ecc. Le principali caratteristiche della musica leggera sono le seguenti:

• è una musica molto diffusa che preferisce impiegare forme brevi e semplici;

• è una musica da ascoltare e cantare liberamente anche se non si è intenditori;

• si è sviluppata e diffusa grazie a invenzioni come la radio e gli altri strumenti tecnologici (giradischi prima, computer, iPod, smartphone poi) che ne hanno consentito una riproduzione di massa

La forma più diffusa della musica leggera è la canzone la cui struttura cambia da genere a genere ma si possono individuare delle sezioni comuni:

• introduzione: è la parte iniziale della canzone, che serve ad attirare l’attenzione dell’ascoltatore e a stabilire l’atmosfera del brano. Spesso è strumentale o con poche parole;

• strofa: è la sezione che racconta il tema della canzone. Nella canzone ci possono essere più strofe in cui il testo cambia;

• ritornello: è la parte in cui si esprime il messaggio della canzone. Lo si ricorda più facilmente rispetto alle altre parti perché viene ripetuto più volte e la melodia è più orecchiabile, dotata di un’energia maggiore rispetto alle strofe.

Artisti riuniti per il brano We are the word a scopo di beneficenza.

Elvis Presley.

1.2 Dalla musica folk al rock and roll

Nel secondo dopoguerra un evento rivoluziona la pop music. Il 12 aprile del 1954 il cantante statunitense Bill Haley incide la canzone Rock Around the Clock Il brano finisce al primo posto nelle classifiche dei dischi più venduti. Questa canzone segna la nascita del rock and roll, o più genericamente rock. Il rock è un tipo di musica in cui confluiscono e si mescolano le ballate della musica tradizionale folk and country dei bianchi e le canzoni blues degli afroamericani. Ha come caratteristica un ritmo scatenato e frenetico da ballare con movimenti ampi e sciolti. Ma è con Elvis Presley che questo nuovo genere musicale raggiunge un successo mondiale. Presley aggrega intorno al rock giovani bianchi e di colore, offrendo di sé un’immagine da divo fino ad allora mai vista. Il suo atteggiamento trasgressivo e le sue mosse sul palco conquistano subito il pubblico di tutto il mondo, che ne fa un simbolo della ribellione giovanile. Oltre che per la sua musica, Elvis Presley diventa famoso tra i giovani per il suo look eccentrico e per il suo modo di stare sul palco. Nella sua carriera sperimenterà diversi stili e generi che vanno dl country alla musica afroamericana.

1.3 La musica beat

Alla fine degli anni Cinquanta il rock è ormai un genere di grande successo. In Gran Bretagna si sviluppa una nuova corrente musicale chiamata beat music (= percuotere). Questo nuovo genere riprende alcuni aspetti del rock ma è caratterizzato da melodie più cantabili, ritornelli semplici e dalle band musicali I Beatles sono il gruppo più rappresentativo di questo nuovo genere. Si tratta di quattro ragazzi di Liverpool, Gran Bretagna, che incarnano gli ideali del mondo giovanile e rifiutano i valori della società borghese. Il gruppo è formato da John Lennon (voce e chitarra), Ringo Starr (voce e batteria), Paul McCartney (voce e basso) e George Harrison (voce e chitarra). Nel 1962 pubblicano Please please me, il loro primo disco.

Quello dei Beatles è uno stile musicale particolare, non assimilabile in tutto al rock, ma che garantisce al gruppo un successo planetario tanto da influenzare i costumi degli anni Sessanta: i giovani di tutto il mondo condivideranno il loro modo di vestire, il taglio dei capelli e gli ideali di pace e libertà. Accanto ai Beatles muove i primi passi il complesso americano The Rolling Stones, con canzoni molto più vicine a quelle del genere rhythm & blues e con un suono più rude e meno levigato adatto a rappresentare la voglia di ribellione. Il loro primo brano, Satisfaction, esce nel 1965 e riflette lo scontento e il rifiuto della società capitalista.

I “favolosi quatto” di Liverpool.

1.4 La musica beat in Italia

I primi complessi beat italiani cercano di proporre una versione italiana del rock. I primi gruppi entrano in scena nel biennio 1963-1964 e si dedicano per lo più alla realizzazione di cover, cioè versioni italiane dei successi inglesi. I più noti tra questi gruppi sono l’Equipe 84 (29 settembre), i Nomadi, i Dik-Dik (Sognando la California).

1.5 Il rock nel mondo negli anni Settanta

Dal 15 al 18 agosto 1969 Woodstock, una piccola città degli Stati Uniti, viene invasa da più di 300.000 giovani che vogliono assistere al Woodstock Festival, una performance musicale di tre giorni no stop degli artisti rock più importanti del periodo. Molti fra gli spettatori credono nei princìpi del movimento hippy, che contesta l’American way of life (lo stile di vita degli Stati Uniti), rifiutando il consumismo e proponendo una vita semplice e comunitaria, dove tutto viene condiviso: il cibo, le tende, le coperte.

La contestazione della società anima anche la musica, che spesso esprime rabbia e voglia di riscatto. Il chitarrista Jimi Hendrix e la cantante Janis Joplin suonano un rock dalle sonorità violente ed esasperate. In segno di contestazione Jimi Hendrix suona l’inno americano con la chitarra elettrica producendo sonorità e rumori che ricordano le bombe della guerra in Vietnam in segno di protesta contro la guerra e la politica americana. La gran parte degli artisti di Woodstock hanno pubblicato dischi che rimangono fra i capolavori del rock mondiale.

1.6 Il progressive rock, l’hard rock e l’heavy metal

Negli anni Settanta il rock conosce una continua evoluzione. Nasce così il progressive rock, o rock sinfonico, nel quale non solo la chitarra, ma anche le tastiere svolgono un ruolo protagonista.

I gruppi che seguono questo genere sono i Pink Floyd, il gruppo Emerson, Lake & Palmer, gli Yes, i King Crimson e i Genesis.

In Italia il progressive trova interpreti interessanti nei gruppi Le Orme, Premiata Forneria Marconi e Banco del Mutuo Soccorso. Altre sonorità vengono create dagli inglesi Deep Purple, che danno inizio al suono duro dell’hard rock, e dai Led Zeppelin.

A partire dalla fine degli anni Settanta l’hard rock diventa ancora più duro, caratterizzato da un suono potente, aggressivo e ad alto volume. Nasce l’heavy metal che ha come strumento d’eccellenza la chitarra. I virtuosismi e le abilità tecniche degli artisti sullo strumento ricordano i virtuosismi dei compositori ottocenteschi. Le tematiche affrontate nelle canzoni sono la morte, la guerra, le contraddizioni sociali. Massimi rappresentanti del genere sono i Metallica, gli Iron Maiden, i Motorhead

Discorso di apertura al Woodstock Festival.

Jimi Hendrix.

1.7 La canzone d’autore nel mondo

Con l’espressione “canzone d’autore” si indica una composizione che si confronta con temi sociali e umani importanti, e cerca di raccontare le esperienze più complesse della vita senza cadere nei luoghi comuni. Viene anche definita canzone di protesta. L’autore, in genere, scrive testo e musica e interpreta anche il brano. Nella Francia del secondo dopoguerra la qualità artistica delle canzoni cresce grazie agli chansonnier. Sono musicisti come Léo Ferré, che si impegna a mettere in musica i grandi poeti dell’Ottocento; Georges Brassens, che esprime nelle sue canzoni un pessimismo sarcastico e anarchico e il belga Jacques Brel Negli Stati Uniti degli anni Sessanta, le proteste contro la guerra in Vietnam e contro il razzismo, e le problematiche esistenziali, diventano temi centrali di molti autori come Bob Dylan (che nel 2016 otterrà il premio Nobel per la letteratura) e Joan Baez. Uno dei capolavori di Bob Dylan è Master of war, una canzone dal testo forte scritta contro chi si arricchisce con la vendita delle armi per la guerra. La tradizione della ballata rock a sfondo sociale prosegue poi con Bruce Springsteen

1.8 La disco music

É un genere musicale emerso negli Stati Uniti durante la metà degli anni ‘70, caratterizzato da un ritmo incalzante e ballabile, con influenze che spaziano dal soul, al funk e alla musica elettronica. Nasce nei locali notturni di New York, come il celebre Studio 54 e diventa rapidamente un fenomeno globale, rappresentando non solo una rivoluzione musicale ma anche sociale e culturale. Il genere si basa su una forte presenza di basso e batteria, accompagnato da un uso abbondante di sintetizzatori. Artisti come Donna Summer, definita la “regina della disco”, i Bee Gees e Gloria Gaynor (famosa per il suo inno I Will survive), portano la disco music all’apice del successo. Il film “La febbre del sabato sera” (1977), con John Travolta e con la colonna sonora dei Bee Gees contribuisce a consolidare la popolarità della disco music tanto che le coreografie del film furono per anni un modello per i giovani.

1.9 Il punk e le rock band

Nella seconda metà degli anni Settanta il rock evolve verso una musica che vuole recuperare la spontaneità e la semplicità delle sue origini.

INTERVISTA

In questa direzione si muovono anche gruppi come i Sex Pistols e i Ramones, che inaugurano il punk rock, uno stile che aspira a stravolgere tutte le regole fino ad allora adottate, contrapponendosi sia alle norme sociali sia all’industria discografica. La musica si basa su pochi accordi, su suoni grezzi e i testi sono violenti e aggressivi. La musica punk affonda le sue origini nelle classi sociali povere e disagiate. Nasce soprattutto a Londra e New York dove i giovani affrontano difficoltà economiche, disoccupazione e un senso di alienazione sociale. Negli anni Ottanta con l’espressione New Wave (Nuova onda) si indicano invece differenti scelte musicali, che convergono verso un’anima più melodica del rock. A questo filone appartengono i Police, i Talking Heads gli U2 e i Queen I Police sono stati un gruppo musicale inglese nato nel 1977 che ha avuto come voce principale e autore della maggior parte dei brani Sting.

Joan Baez e BoB Dylan in un'esibizione del 1963.
Locandina del film La febbre del sabato sera.

Gli U2 sono una band rock irlandese, formata a Dublino nel 1976, e sono una delle band più iconiche e longeve della storia della musica rock. Sono conosciuti per il loro stile musicale innovativo e per i testi profondi che affrontano spesso temi sociali, politici e spirituali. Ancora oggi gli U2 sono un gruppo musicalmente attivo perché ha saputo evolversi nel tempo. Al leader vocale Bono Vox si devono alcune tra le più famose canzoni degli anni Novanta e la partecipazione ad eventi per sensibilizzare l’opinione pubblica su importanti problematiche sociali e umanitarie. La band ha sempre intrecciato la loro musica con messaggi di pace, giustizia e diritti civili, diventando portavoce di varie cause globali.

I Queen, sono stati una band inglese portata alla fama mondiale da frontman Freddy Mercury che oltre al talento vocale ha portato sul palco dei suoi concerti una personalità carismatica ed estrosa. Fondati a Londra nel 1970, i Queen sono stati pionieri di un sound che mescolava rock, opera, pop e musica sperimentale. Uno dei momenti più iconici della carriera dei Queen è stata la loro partecipazione nel 1985 al concerto Live Aid allo stadio di Wembley, per raccogliere fondi contro la povertà nei paesi in via di sviluppo.

INTERVISTA

L’ADDETTA STAMPA

Negli anni Novanta dall’albero del rock germoglieranno sempre nuove esperienze, come il grunge, con i Nirvana e i Pearl Jam, e l’indie, con i R.E.M. e i Radiohead

1.10 La World Music

Mentre le sperimentazioni del rock aprono nuovi percorsi, trova spazio nel mercato internazionale la World Music, un genere musicale che reinterpreta la musica tradizionale del folklore dei popoli del mondo con contaminazioni rock, blues e jazz

Apre la strada il giamaicano Bob Marley, che lancia il genere reggae, ottenendo un successo mondiale con il disco Babylon by Bus (1978).

Negli anni Ottanta hanno successo in Europa musicisti africani come l’algerino Cheb Kaled e il senegalese Youssouf N’dour

1.11 La nascita del rap

Tra gli anni Ottanta e Novanta nasce il rap, che eredita la funzione di denuncia sociale affidata in precedenza al rock.

Il rap è caratterizzato in genere da ritmi veloci che sostengono melodie ripetitive, utilizzate come base musicale per narrare storie di disagio sociale, con una forma di recitazione cantata in rima.

I gruppi che hanno fatto la storia del rap negli Stati Uniti sono i Public Enemy, il gruppo di Dr. Dre, Ice Cube e di Ice-T.

Bono Vox con gli U2.
Copertina di un disco di Bob Marley.

LO SPEAKER

1.12 La televisione e la musica pop

I videoclip musicali sono brevi filmati realizzati per accompagnare una canzone utilizzati per promuovere un artista o un album. Il loro scopo principale è quello di aggiungere una dimensione visiva alla musica aiutando la comprensione del messaggio della canzone stessa. Oggi, i videoclip sono un elemento fondamentale della cultura musicale e dell’industria discografica.

Nel 1981 nasce MTV (Music Television) un canale televisivo completamente dedicato alla musica che trasmette esclusivamente video musicali 24 ore su 24. Da questo momento il videoclip musicale diventa uno strumento essenziale per la promozione del disco. Artisti come Michel Jackson e Madonna arrivano a realizzare videoclip che per durata e per effetti speciali assomigliano a cortometraggi, diventati parte integrante della cultura pop. Il videoclip Thriller di Michel Jackson è un cortometraggio horror-musicale della durata di 14 minuti. Madonna, invece, con il video Like a Prayer suscitò polemiche per le immagini religiose provocatorie che resero Madonna un’icona di libertà.

1.13 La musica leggera negli anni Duemila

In questi primi vent’anni del XXI secolo sono cambiati gli artisti e i generi musicali, ma è cambiato anche il modo di fruire la musica. Non più radio e concerti ma piattaforme per la musica in streaming come YouTube, Spotify, Apple Music, hanno permesso agli artisti di far conoscere e vendere le proprie canzoni, in molti casi raggiungendo milioni e milioni di visualizzazioni. L’altro fenomeno che ha caratterizzato gli anni 2000 è quello dei talent show, format televisivi che hanno messo in gara artisti esordienti. Trasmissioni come XFactor, Amici di Maria De Filippi, The Voice, hanno decretato il successo di artisti come Marco Mengoni, Giusy Ferreri, Casadilego, The Kolors, Noemi, Emma Marrone, Sangiovanni, Irama, Anastasio, e molti altri. Per non parlare dei Måneskin, gruppo rock che in brevissimo tempo, partendo da XFactor, ha vinto Sanremo e l’Eurovision Song Contest. Il fenomeno non è solo italiano. Le edizioni straniere di questi programmi, soprattutto quelle britannica e americana, hanno premiato talenti come Leona Lewis, Susan Boyle, gli One Direction, Calum Scott, Jennifer Hudson.

Il panorama musicale internazionale di questi ultimi anni è caratterizzato dal rinnovamento e dalla nascita di nuovi “generi”. Si va dal R’n’B, che si rinnova unendo melodie pop a suoni più lenti (Rihanna, Beyoncé), al Nu Metal, che trova nuova vitalità grazie a gruppi come i Linkin Park e i Red Hot Chili Peppers. Grande successo anche per i Coldplay, definiti “i nuovi Beatles”, per i gruppi emo-pop (Tokio Hotel, Fall Out Boy, My Chemical Romance), indie-rock (White Stripes, Strokes) e per la musica synth-pop (Lady Gaga, Katy Perry).

Marco Mengoni durante un'esibizione.

Lady Gaga

LA MUSICA LEGGERA IN ITALIA

2.1 Le origini della canzone in Italia

I generi musicali da cui deriva la musica leggera italiana sono l’opera lirica e la canzone popolare napoletana. Alcune antiche canzoni napoletane come ‘O sole mio (1898) sono ancora famose.

Le prime canzoni con i testi in italiano di grande successo sono arrivate con l’avvento del cinema sonoro. Le canzoni inserite nei film parlati, che potevano contare su una diffusione in tutta Italia, diventarono subito popolarissime. A partire dal primo dopoguerra, un altro importantissimo mezzo di diffusione della musica leggera è stato la radio, che in Italia è arrivata nel 1927. In questo periodo arrivano in Italia le sonorità swing provenienti dagli Stati Uniti. Sono un prodotto della cultura afroamericana e per questo sono malviste dal regime fascista.

2.2 La canzone italiana da Sanremo al beat

INTERVISTA

Nel 1951 a Sanremo nasce il Festival della canzone italiana o Festival di Sanremo con l’obiettivo di rilanciare l’industria musicale nel secondo dopoguerra. È Nicola Amato, direttore del Casinò di Sanremo, ad avere questa idea mentre cerca un modo per attrarre turisti e ridare visibilità alla città. Ben presto il Festival di Sanremo diventa un evento annuale molto atteso, soprattutto dal 1955 quando viene trasmesso dalla RAI in televisione. Nell’edizione del 1958 vince Domenico Modugno con la canzone Nel blu dipinto di blu, più nota come Volare, un brano che introduce in Italia una nuova sensibilità musicale. Rispetto agli altri brani in gara molto più tradizionali e dal carattere melodico, la canzone proposta da Modugno è ritmata e dal carattere energico con un testo ricco di ottimismo e facile da ricordare.

Il successo del brano è strepitoso: Volare è ancora oggi la canzone italiana più conosciuta nel mondo. Rappresenta il momento in cui la canzone italiana classica entra nel presente, unendo lo swing statunitense alle mosse e alla vocalità dei giovani. Dopo Modugno, sono Adriano Celentano, Little Tony e Mina ad aprirsi alle più moderne correnti musicali internazionali. Sono chiamati urlatori per la voce ad alto volume e lo stile scomposto. La canzone Ventiquattromila baci di Adriano Celentano rappresenta la versione italiana del rock.

2.3 La canzone d’autore in Italia

Il termine “cantautore” nasce ufficialmente in Italia nel 1960. La canzone d’autore italiana abitualmente viene divisa in cosiddette scuole, che fanno capo alle città dove gruppi di giovani cantautori hanno dato vita a un movimento musicale con caratteristiche comuni: Genova, Milano, Bologna, Roma.

Esibizione di Modugno all’Eurovision Song Contest del 1958.
Mina IL CANTAUTORE

• La scuola genovese È la più vicina all’esempio francese. A questa appartengono Gino Paoli, Luigi Tenco e Fabrizio De André;

• La scuola milanese Cresce attorno a una coppia di autori che frequentano i locali dove si fa cabaret: Enzo Jannacci e Giorgio Gaber.

• Saranno loro a dare vita a una nuova forma teatrale, il

• Jannacci nelle sue canzoni mescola con originalità il dialet to milanese all’italiano, mentre Gaber, crea una serie di spettacoli con monologhi e canzoni in cui critica i vi zi e le meschinità della società dell’epoca. Un caso a parte è quello di Lucio Battisti Schivo e introverso, Battisti elabora un suo personale stile musicale;

• La scuola romana Vi appartengono Antonello Venditti e Francesco De Gregori: più immediato e popolare il primo, più poetico e intellettuale il secondo;

• La scuola bolognese Fondata da Francesco Guccini, è segnata fin dall’inizio da una forte caratterizzazione politica ed esistenziale. Con Lucio Dalla si apre anche a ritmi e armonie jazzistiche.

2.4 Gli anni Novanta

La musica italiana degli anni Novanta è caratterizzata da una grande varietà di stili e generi, che rifletteno i cambiamenti sociali e culturali del Paese. Questo decennio ha visto l’affermazione di nuovi artisti e l’evoluzione di quelli già affermati, con un mix di pop, rock, rap, e musica leggera. Artisti come Laura Pausini e Eros Ramazzotti conquistano non solo il mercato italiano, ma raggiungono anche un vasto pubblico internazionale, specialmente in America Latina. Anche Giorgia emerge come una delle voci più potenti e apprezzate. Ligabue si afferma come una delle figure principali del rock italiano mentre Vasco Rossi, già famoso negli anni Ottanta, continua a dominare le scene con il suo stile ribelle e rock. Nasce l’hip hop e il rap con gruppi come gli Articolo 31 e si rafforza il sound elettronico della discomusic grazie da artisti come Gigi D’Agostino e agli Eiffel 65 che ottengono successi internazionali.

2.5 Gli anni Duemila e la musica trap

La musica trap è caratterizzata da testi generalmente cupi e minacciosi che raccontano la vita di strada tra criminalità, disagio e povertà. Le linee vocali sono spesso melodiche, più cantate e meno parlate del rap. Negli ultimi anni viene quasi sempre utilizzato l’autotune, un mezzo digitale inventato per correggere le stonature e le imperfezioni vocali, che nella trap viene spesso usato ed esasperato per creare un particolare suono, a volte quasi “robotico”, della voce. Gli artisti rap-trap più ascoltati sono stati Tha Supreme, Sfera Ebbasta, Rkomi, Marracash, Gue Pequeno, Coez, Capo Plaza, Gemitaiz, Ghali, Madman e Lazza.

Vasco Rossi in concerto.
Ghali
Lucio Battisti al Festival di Sanremo del 1969.
IL CHITARRISTA

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