Petrarca, il poeta incoronato

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Paolo Palliccia, Elisa Cordioli, David Conati LeggerMENTE è la nuova collana di narrativa per la scuola secondaria. Il suo obiettivo principale è offrire ai ragazzi libri classici o inediti, storie di attualità o di fantasia, per riscoprire pagina dopo pagina il piacere della lettura.

Il poeta incoronato

Questo volume sprovvisto del talloncino a fianco è da considerarsi campione gratuito fuori commercio.

€ 7,70

IL POETA INCORONATO

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Petrarca

Il volume ripercorre la vita e le opere di Francesco Petrarca in forma di diario scritto in prima persona dal poeta. Vita e letteratura si fondono l’una nell’altra facendoci conoscere il suo mondo, i suoi affetti, le sue idee e la sua poetica. Francesco Petrarca ha contribuito a cambiare il XIV secolo, modificandone il concetto di cultura, attribuendole un valore unico e superiore a tutto. Non solo, ma riuscì anche a vedere la figura dell’intellettuale come custode della civiltà. Attraverso lettere, trattati, invettive e con le sue meravigliose rime contenute nel Canzoniere, Petrarca prese posizione nelle questioni più vive dell’attualità. Ogni sua opera pone l’attenzione sui grandi dissidi presenti nell’animo dell’uomo, lacerato tra le passioni terrene e il desiderio di elevarsi verso l’alto e l’eterno. Conclude il volume una simpatica graphic novel che renderà la figura di Petrarca più vicina e familiare agli studenti, stimolando la voglia di conoscere e approfondire le sue poesie.

BIOGRAFIA GRAPHIC NOVEL


Petrarca, Il poeta incoronato

Paolo Palliccia, Elisa Cordioli, David Conati


Paolo Palliccia, Elisa Cordioli, David Conati Il poeta incoronato Elisa Cordioli e David Conati sono autori della seconda parte a fumetti. Responsabile editoriale: Beatrice Loreti Art director: Marco Mercatali Responsabile di produzione: Francesco Capitano Redazione: Carla Quattrini Impaginazione: Andersen Illustrazioni: Sara Menetti Illustrazione copertina: Simona Trozzi, Sandra Marziali Foto: Shutterstock, Archivio La Spiga Edizioni © 2020 Eli – La Spiga Edizioni Via Brecce, 100 – Loreto info@elilaspigaedizioni.it www.elilaspigaedizioni.it Stampato in Italia presso Tecnostampa - Pigini Group Printing Division Loreto - Trevi 20.83.012.0 ISBN 978-88-468-4037-0 Le fotocopie non autorizzate sono illegali. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione totale o parziale così come la sua trasmissione sotto qualsiasi forma o con qualunque mezzo senza previa autorizzazione scritta da parte dell’editore.


Nota introduttiva Il XIV secolo fu essenzialmente un lungo periodo di transizione verso l’Umanesimo, in direzione di una nuova concezione dell’uomo e delle sue grandi potenzialità. Un secolo che, a mano a mano, sostituiva la spiritualità medievale con nuovi valori laici, più vicini alle cose terrene. Fu un momento di grande conflittualità, intenso e problematico allo stesso tempo, all’interno del quale Francesco Petrarca ebbe un ruolo decisivo, sia come anticipatore dell’Umanesimo stesso sia come testimone delle condizioni culturali, politiche e sociali del suo tempo. Petrarca è considerato il fondatore della lirica italiana. Il presente volume ripercorre la sua vita e le sue opere più importanti riadattandone i contenuti ai ragazzi della scuola secondaria di primo grado, raccontando la storia di uno dei padri della letteratura italiana e il sistema culturale che ruotò attorno alla centralità dell’uomo. Nella storia del poeta incoronato vita e letteratura si fondono l’una nell’altra. Francesco Petrarca ha contribuito a cambiare il XIV secolo, modificandone il concetto di cultura, attribuendole un valore unico, superiore a ogni altra cosa. Non solo ma riuscì anche a vedere la figura dell’intellettuale come custode della civiltà. Attraverso lettere, trattati, invettive e con le sue meravigliose rime contenute nel Canzoniere, Petrarca prese posizione nelle questioni più vive dell’attualità, senza timore. Ogni sua opera pone l’attenzione sui grandi dissidi presenti nell’animo dell’uomo, lacerato tra le passioni terrene e il desiderio di elevarsi verso l’alto e l’eterno. Paolo Palliccia 3


Indice Mi presento ............................................................................ 5 Primi anni e periodo avignonese ....................................... 6 La morte di mio padre e il ritorno ad Avignone ............. 23 L’incontro con Laura ............................................................. 27 La carriera ecclesiastica e la famiglia Colonna ................ 29 Io, Gherardo e l’ascesa al monte Ventoso ......................... 35 Gli anni avignonesi (1326-1341) ........................................ 39 La mia biblioteca e i viaggi in Italia e in Europa ............. 41 Il rifugio a Valchiusa ............................................................. 48 L’incoronazione poetica ....................................................... 51 Un periodo di crisi ................................................................ 53 Liriche più significative di Petrarca ................................... 69 Il giovane poeta...................................................................... 85 Focus Petrarca e il rapporto con i classici .................................... 104 Il Canzoniere .......................................................................... 106 I temi affrontati nell’opera ................................................... 107 I luoghi del poeta incoronato .............................................. 108 Attività sul testo .................................................................... 111 4


Mi presento «Sono posseduto da una passione insaziabile che finora non ho potuto né voluto frenare. Non riesco a saziarmi di libri». Ecco, questa è una mia frase celebre, che, in tutta sincerità, mi garba molto perché è vicina alla mia persona, al mio modo d’essere e, in sintesi, mi rappresenta davvero. Ah, dimenticavo, sono Francesco Petrarca, poeta incoronato e precursore dell’Umanesimo. Sono nato in Toscana, per la precisione ad Arezzo il 20 luglio del lontano 1304, in una giornata che, almeno così mi è stato detto dai miei familiari, era talmente afosa, da rendere il respiro quasi affannoso, incerto addirittura, un po’ come, d’altronde, sarà il mio cuore per tutto il corso della mia vita. Ho sempre amato particolarmente i classici, soprattutto quelli latini e mi sono mostrato un po’ riottoso verso la cultura del mio tempo. Però, per correttezza, voglio raccontarvi per bene la mia storia, le mie ansie e i miei tormenti. Ho dedicato la mia esistenza allo studio e alla poesia, e ho fatto tutto quello che era in mio potere per portare un cambiamento alla cultura del mio tempo, che come ben sapete, non reputavo interessante. Ma andiamo con ordine.

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Primi anni e periodo avignonese Come dicevo prima, sono nato ad Arezzo il 20 luglio del lontano 1304 da genitori fiorentini. Mio padre, Ser Petracco1, era un notaio di Firenze e per lavoro si spostava continuamente in importanti centri italiani ed europei, dove trovava ambienti culturalmente molto stimolanti. E così, ancora bambino, ho seguito mio padre nel grande mondo francese ad Avignone, che, proprio in quel periodo, era divenuta la nuova sede della Chiesa di Roma2. Mio padre, attraverso l’esercizio dell’attività notarile, era riuscito a sistemare la nostra famiglia nella vicina Carpentras e, proprio in questa piccola cittadina, iniziai gli studi di grammatica, retorica e dialettica, guidato da Convenevole da Prato, un notaio che era anche maestro appunto delle discipline del Trivio.3 – Babbo, ci troveremo bene a Carpentras? – chiesi a mio padre, pochi istanti prima della partenza per la Francia. – Sì, certo! – rispose mio padre. – E cosa vedremo? – chiesi nuovamente con l’aria di chi sta già fantasticando un po’ troppo sul futuro. – Paesaggi bellissimi! – E tu come fai a saperlo babbo? – Lo so Francesco, stai tranquillo, vi troverete benissimo! Rimarrete entusiasti della cittadina provenzale dal glorioso passato storico. – disse mio padre, trasmettendomi molta tranquillità. – Passato storico? – chiesi strabuzzando gli occhi. – Caro Francesco, innanzitutto devi sapere che Carpentras, il Il padre di Petrarca viene esiliato da Firenze perché, come Dante, era dalla parte dei Guelfi bianchi. 2 Dal 1309 la sede papale era stata spostata in Francia, ad Avignone. 3 Con questo termine si indicavano la Grammatica, la Retorica e la Dialettica. 1

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luogo dove te, la mamma e Gherardo andrete a stare mentre io porto avanti il mio lavoro ad Avignone, è veramente bello. – Per favore, babbo, dimmi di più – chiesi impaziente. – Va bene, sì, certo! – mi rispose lui. – Ecco, ti dicevo che la cittadina è molto bella, ma anche il paesaggio intorno merita la nostra attenzione, perché, soprattutto in primavera, la natura si risveglia con una forza strabiliante e con dei colori unici – mi disse il babbo. – È meraviglioso! – risposi guardando il babbo negli occhi. – Inoltre, il centro storico è un anello di viuzze a forma di cuore che avvolge tutto il centro della cittadina provenzale. – Babbo, prima mi parlavi del glorioso passato storico di Carpentras, ma è veramente così importante? – Certo Francesco, non stavo scherzando! – mi disse mio padre – anticamente, infatti, la cittadina provenzale era un insediamento mercantile greco e poi, successivamente, gallo-romano, in seguito divenne la terra eletta dagli ebrei che venivano mandati via dalla regione per via della loro confessione religiosa. – Be’, in effetti, il suo passato è molto importante – dissi io, soddisfatto e sereno per quelle parole che mio padre profuse con un affetto insolito. Dopo averne saputo di più su Carpentras, ci preparammo per la partenza, pieni di timori ma anche di tanta curiosità per la nuova avventura che stava per iniziare. Mio padre affidò la nostra formazione a Convenevole da Prato, notaio e maestro delle discipline del Trivio. Lui intendeva fornirci una solida base culturale per fare di me e mio fratello Gherardo due ottimi giuristi e, sempre in quell’ottica, nel 1316 ci mandò a studiare legge, prima a Montpellier, e poi a Bologna, dove vissi tra il 1320 e il 1326. Sotto la guida esperta del nostro maestro, io e mio fratello Gherardo iniziammo a costruire la nostra formazione cul7


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turale; fino al 1316, l’ultimo anno trascorso insieme al maestro, il tempo passò tra lo studio e lunghe passeggiate, nelle quali amabilmente, insieme a mio fratello, di tre anni più piccolo, imparammo a conoscere qualcosa in più del nostro insegnante. Un giorno, dopo aver studiato per ore grammatica latina, tutti e tre insieme ci recammo fuori città, nei pressi del fiume che, docile, scorreva incurante dei nostri pensieri e soprattutto di quelli del nostro magister.4 A un certo punto Gherardo si avvicinò a me e mi disse: – Francesco non ti sembra troppo pensieroso il nostro maestro? – Sì, caro fratello – risposi io, un po’ spiazzato dalla domanda – ma secondo te a cosa sta pensando, lì seduto su quel masso, così vicino al fiume? – Secondo me, sta riflettendo su qualche cosa che lo preoccupa o, comunque, lo distoglie dalla sua solita voglia di camminare e godersi la bellezza della natura. – Be’, forse hai ragione – mi disse Gherardo. – Che dici se gli domandiamo a cosa sta pensando? – proposi a mio fratello. – Va bene! Ci avvicinammo a lui con fare furtivo, ma prima ancora che potessimo dire o fare qualcosa, lui ci precedette: – Cari ragazzi, era un po’ che vi osservavo. Le sue parole ci spaventarono perché noi pensavamo realmente che non ci stesse degnando di uno sguardo da quando aveva preferito interrompere la passeggiata per sedersi a riposare. – Carissimi ragazzi, vi guardavo con occhio discreto perché 4

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Termine latino per che corrisponde all’italiano maestro.


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mi ero reso conto di avere i vostri sguardi puntati addosso – ci disse Convenevole con l’aria soddisfatta, di chi, anche al di là dell’insegnamento, ne sa sempre una più degli altri. – È vero, maestro, la stavamo osservando già da un po’– disse Gherardo. – E perché ragazzi miei, cosa ho fatto? Non merito un po’ di riposo dopo tanto studio e tanto camminare? – Certo! – risposi io – lei merita questo e altro – dissi a Convenevole, quasi dispiaciuto di averlo disturbato. – Però… mi sembrava così assorto nei suoi pensieri … – È vero maestro! – replicò Gherardo subito dopo. – State tranquilli ragazzi, non è nulla! – ci rassicurò il bravissimo notaio. – Sono soltanto un po’ deluso, tutto qui! – continuò Convenevole, con un tono di voce più basso, delicato… più intimo insomma. – Deluso da cosa? – chiese mio fratello con un’aria che sembrava a metà tra lo stupore e la grande curiosità. – Be’… non è facile parlarne… soprattutto a voi ragazzi… così pieni di vita e coscienti delle vostre capacità umane e culturali, le quali, seppur ancora in erba, stanno diventando forti e un giorno vi renderanno la gloria che meritate! – ci disse Convenevole, desideroso, però, di essere ancora incalzato dalle nostre domande. – Per favore, maestro, ce ne parli! – Sì, ci dica tutto! – chiesi anch’io al nostro mentore nella speranza di capire che cosa lo affliggesse. – Va bene, allora sedetevi vicino a me cari ragazzi – suggerì Convenevole. L’uomo attese che ci sedessimo ai suoi piedi. Lasciò passare qualche istante e poi riprese a parlare. – Il motivo della mia preoccupazione è legato alla mia incapacità nel terminare ciò che inizio a scrivere e che, quasi sempre, lascio incompiuto. 9


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– Capisco ciò che ci sta dicendo – dissi io – anche a me capita di scrivere delle poesie che poi accantono… quasi dimenticandole. – Mah, caro Francesco, per me è diverso – mi disse il maestro. – Io sono molto più grande di te e, dopo tanti anni di studio, la mia cultura è solida e dovrebbe permettermi di dare di più, di concludere più spesso ciò che inizio con tanta passione – affermò Convenevole, guardandoci nuovamente negli occhi, con un’aria un po’ sconsolata. Dopo la confessione del nostro maestro riprendemmo la via di casa. Mi girai di scatto verso Convenevole da Prato e gli dissi: – Maestro, nel suo studio, mi parlava di un’opera che voleva comporre. – Sì, è vero Francesco… non ti sbagli – disse Convenevole – era proprio giovedì scorso, quando eri passato per leggermi delle piccole poesie che avevi scritto e che volevi mostrarmi per conoscere la mia opinione. – Ecco! Quell’idea, che adesso non ricordo pienamente, sarà presto, secondo me, un fatto concreto, una realtà letteraria notevole – continuai rivolgendomi al mio maestro. – Veramente non ricordi cosa ti avevo detto Francesco? – mi chiese Convenevole. – No, in realtà non ricordo i dettagli ma mi ha parlato di una raccolta di versi liturgici, quasi 3700 da dedicare a un sovrano che li avesse meritati per il suo comportamento e per la sua abilità nel governare il popolo.5 5

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Si fa riferimento a un libro di poesie latine, un’opera in forma anonima che, molto probabilmente, venne scritta da Convenevole in onore di Roberto D’Angiò, composta da circa 3700 versi in metri vari e intervallati da tre brani scritti in prosa.


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Convenevole non aggiunse altro e riprese il suo cammino verso casa. Se devo essere onesto, ai codici di leggi e norme preferivo di gran lunga lo studio dei classici latini. Ricordo un episodio della mia giovinezza che, anni dopo, riporterò in una raccolta di epistole6: mio padre entrando nella stanza dove stavo leggendo mi trovò immerso nella lettura di libri che non gli garbavano. – Francesco, forse sarebbe meglio che ti dedicassi a cose e questioni più concrete, che ne dici? – disse con tono provocatorio. – Buongiorno babbo! – risposi prontamente a mio padre ostentando assoluta tranquillità. – Pensavo che fossi fuori città per lavoro – dissi, cercando di distrarlo dai miei quaderni di poesie. – No, vado domani, si è fatto troppo tardi ormai! – mi disse mio padre, continuando, però, a fissare i volumi sulla mia scrivania come se fossero detenuti in attesa di giudizio. – Tu, piuttosto – fece mio padre – perché continui a ostinarti con la lettura di questi libri che ti allontanano dalle faccende concrete della vita, da quelle cose che, attraverso il mio insegnamento e quello del maestro Convenevole da Prato, avrebbero dovuto indicarti la via giusta… quella della concretezza, del lavoro e del guadagno – mi disse mio padre, sempre più alterato, quasi offeso. – Padre – perché la mia passione per la lettura, per i libri e le poesie è, per te, un problema così grande? – continuai rivolgendomi a lui con una forza che non pensavo di avere neanche io. – Perché? – mi domandò mio padre quasi furibondo – mi Si fa riferimento alle 125 epistole divise in 17 libri scritte dal poeta fra il 1361 e il 1374 comprese sotto il titolo di Senili (Senilium rerum libri).

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chiedi perché, Francesco? – continuò guardandomi fisso negli occhi – non ti ricordi più quante volte ho spiegato a te e a Gherardo come le cose concrete siano utili per vivere una vita dignitosa e al riparo da spiacevoli sorprese economiche? – disse ancora, avvicinandosi alla mia scrivania, poi, con un gesto repentino, prese i libri che vi erano poggiati sopra e li scaraventò nel caminetto acceso, davanti ai miei occhi increduli. Iniziai a piangere e solo a quel punto non so bene per quale motivo, salvò dal rogo le opere di Virgilio e la Rhetorica ad Herennium7 che, all’epoca, era attribuita a Cicerone. Avrei voluto urlargli di smettere, che il mio amore per la cultura non sarebbe cambiato, ma tacqui. Riuscivo a comprendere il pensiero di mio padre ma per me i libri rappresentavano tutto e già da quel giorno iniziai a costruirmi, volume dopo volume, la mia biblioteca personale.8 Dopo questo episodio, la mia vita e quella della mia famiglia continuarono serene, ognuno di noi era preso dai suoi impegni e mentre nostro padre continuava il suo lavoro da notaio, io, mia madre e Gherardo ce ne stavamo tranquilli, tra studio e piacevoli giornate di ozio. Dal 1316 iniziai gli studi di diritto a Montpellier, dove rimasi fino al 1320. Lo studio del diritto, tanto importante per mio padre, proprio non si sposava con il mio amore per la letteratura e la poesia, era e restava un dovere da compiere per far piacere al mio babbo che faceva aumentare soltanto le preoccupazioni per il mio futuro. Però, il mio pensiero più grande era per la salute di Trattato latino di retorica dedicato a un tale Erennio del quale, però, non si sa nulla. Il trattato, fino al XVI secolo, fu attribuito a Cicerone. 8 I rapporti con il padre furono sicuramente caratterizzati da una certa ambivalenza ma, nonostante tutto e la diversità che li divideva, il padre di Francesco ci tenne a dare al figlio anche un’ottima educazione letteraria. 7

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mia madre, infatti, da qualche tempo, iniziava a peggiorare e a procurarle tanta stanchezza. Un giorno, mentre ero nella mia stanza e cercavo di trovare ispirazione per un mio componimento, iniziai a spiare mia madre mentre stava in cucina: faceva molta fatica a fare qualsiasi cosa, anche ciò che fino a qualche giorno prima aveva svolto con molta facilità. Allora chiamai Gherardo e gli dissi: – Fratello mio, non ti sembra che la mamma sia molto stanca? – Be’, in effetti anche a me, da qualche giorno, sembra molto stanca e affannata – rispose Gherardo con gli occhi un po’ tristi. – Sì, è la stessa sensazione che ho avuto io – risposi a mio fratello mentre con lo sguardo continuavo a controllare i movimenti di mia madre in maniera quasi furtiva. – Comunque, l’unico modo per saperne di più era avvicinarla e chiederle come si sentiva – mi fece Gherardo con molta convinzione ma con una serenità negli occhi che, onestamente, mi colpì molto. – Va bene – feci io – andiamo da lei! Ci avvicinammo alla cucina e, con apparente tranquillità, salutammo la mamma, la quale, guardandoci negli occhi ci disse: – Ragazzi miei che cosa vi preoccupa? – Nulla mamma – risposi prontamente io – siamo solo venuti a farti un saluto e a vedere cosa stai preparando per pranzo. – Comunque, ragazzi, non mi sembrate molto sereni – disse la mamma mettendo le sue braccia intorno alle nostre spalle e invitandoci a sedere vicino a lei. – Che c’è che vi preoccupa? – ci chiese con dolcezza. – Nulla, mamma! – risposi io – siamo soltanto un po’ 13


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preoccupati per la tua salute e perché, da qualche giorno, ti vediamo sempre più stanca! – Cari figli miei, non dovete preoccuparvi per me – ci disse la mamma per tranquillizzarci ma io e Gherardo intuimmo che qualcosa non andava. Capimmo, con un semplice scambio di sguardi, che almeno per il momento era inutile fare altre domande alla mamma e che più utile sarebbe stato starle vicino trasmettendole tutto il nostro affetto. Qualche anno più tardi mia madre Eletta Canigiani morì… lei, una donna mite e dolce, che ci aveva accompagnato fino alla nostra adolescenza, ci aveva gettato nel più profondo dolore. Per curare la mia tristezza iniziai a scrivere dei versi latini, ai quali consegnare la mia sofferenza e composi in suo ricordo un componimento dal titolo Breve Pangiricum defuncte matri.9 Dopo la morte di mia madre, per la mia famiglia ci fu un momento di smarrimento ma la vita andava avanti e, seppur con il dolore nel cuore, Gherardo, mio padre e io riprendemmo le nostre attività, rituffandoci nel quotidiano. Era il 1320. Seppur senza grande trasporto, continuai i miei studi di diritto e, nell’autunno di quell’anno, insieme a Gherardo e al mio amico Guido Sette, andai a Bologna per completarli. L’esperienza bolognese rappresentò un momento importante della mia vita e, tranne qualche breve interruzione, fu un periodo fondamentale per la mia formazione. La vicinanza di mio fratello e del carissimo amico Guido facilita9

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Petrarca scrisse un’elegia in latino (Breve panegirico per la madre defunta) dopo la morte della madre. L’elegia è un componimento letterario legato ad aspetti di confessione autobiografica o di sfogo legato a un particolare momento sentimentale del poeta.


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rono il mio inserimento nella città che aveva dato i natali a Guido Guinizzelli.10 Ricordo ancora l’emozione quando, per la prima volta, arrivammo davanti all’Università di Bologna per iniziare a seguire i corsi di diritto. Quella di Bologna era un’università che, già a partire dall’XI secolo, ospitava una fiorente scuola giuridica. Giunti nei pressi dell’entrata, ebbi un tremore, non so, forse in realtà, pur non volendo ammetterlo a me stesso, mi sentivo in dovere di soddisfare i desideri di mio padre, che vedeva negli studi giuridici una futura fonte di guadagno che avrebbe garantito a me e Gherardo una vita più tranquilla al riparo da spiacevoli difficoltà economiche. – Tutto bene Francesco? – mi chiese il mio amico Guido guardandomi fisso negli occhi. – Tutto bene caro Guido, ho soltanto sentito per un attimo una sensazione di smarrimento nel guardare le grandi porte dell’ateneo! – Perché? – mi fece Gherardo – hai paura di entrarvi? – continuò con tono divertito. – No, fratello mio, non ho paura, è stato soltanto un momento, adesso sono prontissimo per affrontare la nostra nuova avventura a Bologna – risposi e, al contempo, mi avvicinai a Guido che, un po’ assonnato, si era distaccato leggermente da me e Gherardo. Guido Guinizzelli nacque a Bologna intorno al 1240. Era un giurista impegnato nella politica nel partito ghibellino. Venne bandito dalla città nel 1274 rifugiandosi a Monselice vicino Padova, dove morì nel 1276. È considerato l’iniziatore del Dolce Stil novo e di lui ci restano cinque canzoni e una ventina di sonetti. Dante Alighieri, altro massimo esponente stilnovista, nella sua Commedia lo definirà “padre mio”, per sottolinearne il ruolo di maestro che ebbe per lui. Fra le opere più significative di Guinizzelli ricordiamo il sonetto di endecassillabi “Io voglio del ver la mia donna laudare”, nel quale il poeta loda la donna amata paragonandola agli aspetti più belli e puri che si possono trovare in natura.

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– Guido, entriamo? – gli feci sorridendo. – Sì, Francesco! Andiamo! – rispose il mio amico afferrando il braccio di mio fratello per guadagnare assieme l’entrata dell’ateneo. Finalmente entrammo, la nostra esperienza stava iniziando e il nostro entusiasmo ci spingeva verso nuove conoscenze e, soprattutto, verso nuove amicizie. Mi trovavo bene a Bologna, lo studio mi impegnava molto ma spesso con Guido e Gherardo trovavamo il tempo per passeggiare lungo le vie cittadine, trascorrendo interi pomeriggi parlando di molte cose, non solo legate agli impegni universitari. Ci piaceva frequentare le zone della città dove più ricca era l’attività culturale e letteraria. Iniziai a frequentare i circoli letterari perché, nonostante il mio impegno e il desiderio di voler accontentare mio padre, non riuscivo proprio a dimenticare l’amore per la poesia e la letteratura, sentendo sempre più pressante, in me, la propensione naturale verso la bibliofilia.11 L’insofferenza per gli studi di diritto era sempre più evidente. Un giorno Gherardo, guardandomi negli occhi, pur sapendo delle mie reali inclinazioni culturali mi domandò a bruciapelo: – Perché lo fai? – Cosa fratello? Cos’è che faccio di preciso? – risposi io un po’ meravigliato. – Hai capito benissimo a cosa mi riferisco – disse lui con insistenza. – No! Non ho capito cosa intendi, veramente… – feci sba La bibliofilia è l’amore per i libri.

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lordito dalle parole di mio fratello perché, realmente, non avevo capito cosa intendesse. – Be’, caro Francesco, devi sapere che, da qualche giorno, durante le lezioni universitarie io e Guido ti guardiamo e, vedendoti sempre con la testa fra le nuvole, ci chiediamo cosa catturi la tua mente – mi disse Gherardo impaziente di ricevere una mia risposta che potesse in qualche modo soddisfarlo e placare così la sua curiosità nei miei confronti. – Fratello mio, devo ammettere che, in effetti, durante le lezioni di diritto sono spesso lontano con la mente – dissi, intimamente felice per la possibilità che mi aveva dato di sfogarmi e parlare dei miei pensieri. – Visto! Avevo ragione Francesco, a me non puoi nascondere nulla! – disse Gherardo scoppiando in una fragorosa risata che contagiò anche Guido che, a poca distanza da noi, ascoltava in silenzio la nostra conversazione. – Tranquillo curiosone! Non nascondo proprio nulla, si tratta di qualcosa di diverso, sono molto indeciso sul mio futuro e la passione per la poesia, soprattutto adesso che siamo a Bologna, patria di grandi letterati, è diventata in me dirompente e da qualche giorno ho preso a scrivere versi in lingua volgare per allargare ulteriormente il mio orizzonte culturale. – Be’ la cosa è positiva – disse Guido. – Sì, Guido ha perfettamente ragione! La cosa è positiva, caro Francesco! – replicò Gherardo. – Lo so, cari miei e ne sono felice – dissi a tutti e due – però quello che più mi disturba è dispiacere mio padre che vorrebbe vedermi sistemato attraverso il diritto. Mio fratello, che già da tempo aveva dimostrato la sua sensibilità e una certa abilità nel leggere l’animo umano, mi rincuorò e mi disse: – Francesco, devi stare tranquillo, perché nostro padre più 17


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di tutto vuole la nostra serenità e quindi, qualunque sarà la tua occupazione futura, lui sarà sempre contento. – Grazie Gherardo! Le tue parole mi riempiono di gioia e grazie a te e a Guido, son convinto che presto troverò la mia strada e che un giorno anche nostro padre apprezzerà la mia poesia. Detto ciò, ritornammo verso l’università pronti per immergerci nello studio. I giorni a Bologna trascorrevano tranquilli. L’ambiente era molto stimolante, così come le nuove amicizie che mi ero fatto in città. Fra le più importanti ricordo con piacere quelle con Giacomo Colonna12, figlio di Stefano Colonna il Vecchio, e con Tommaso Caloiro, Matteo Longhi, Luca Cristiani e Mainardo Accursio. Tutti divennero amici carissimi e ognuno di loro si rivelò importante per il mio percorso formativo e per la mia poesia. Grazie ad alcuni di loro, come ad esempio Tommaso Caloiro13, cominciai ad apprezzare sempre di più la lirica in volgare e la scrittura di poesie senza l’utilizzo del latino divenne più frequente. Un giorno d’inverno del 1322, mentre ero nel mio studio intento a scrivere, entrò Guido che non poté non vedere le L’amicizia con Giacomo Colonna fu molto importante per Petrarca il quale, nella primavera del 1330, seguì Giacomo nel vescovato di Lombez in Guascogna per poi essere accolto presso la corte del fratello di questi, il cardinale Giovanni Colonna, ad Avignone, dove Petrarca rimase fino al 1337 come cappellano di famiglia. 13 Petrarca, in seguito, ricordò Tommaso nei vv. 58-64 del Trionfo d’Amore (“E, poi convien che ‘l mio dolor distingua, / volsimi a’ nostri, e vidi ‘l bon Tomasso, / ch’ornò Bologna ed or Messina impingua. / O fugace dolcezza! o viver lasso! / Chi mi ti tolse sì tosto dinanzi, / senza ‘l qual non sapea movere un passo? / Dove se’ or, che meco eri pur dianzi?”) 12

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innumerevoli carte che affollavano letteralmente il mio tavolo e mi disse: – Francesco, ma ti rimane un po’ di spazio su quel tavolo? – Sì, tranquillo Guido, di spazio ce n’è sempre… da qualche parte – risposi divertito dalla sua domanda e un po’ imbarazzato dal disordine. – Mah! – disse Guido, il quale, rassegnato, si mise a sedere vicino a me e prese a osservarmi mentre continuavo a scrivere una poesia in volgare. – Sai, caro mio, il mio impegno verso la lingua volgare diviene sempre più grande – dissi per cercare di comunicargli una mia nuova consapevolezza. – Sono contento Francesco, anche perché già so che diventerai un grandissimo poeta! – Lo spero Guido! Un mio grande sogno è quello di essere ricordato per le mie opere e per le mie liriche, in latino o in volgare, per me non fa differenza, desidero essere ricordato…– dissi al mio amico mosso da un desiderio che, seppur un po’ troppo presuntuoso, era realmente ciò che in cuor mio speravo. – Certo! Sarai ricordato da tutti, il tuo nome supererà i secoli e arriverà alle generazioni future attraverso la tua poesia. Allora mi alzai di scatto e mi avvicinai a Guido per abbracciarlo con tutta la mia forza perché, seppur dette da un amico, le sue parole mi infusero grande fiducia e aumentarono il mio desiderio di gloria. Trascorsi ancora qualche anno a Bologna, continuando i miei studi ma soprattutto la mia passione per la poesia. Continuavo a rafforzare la mia cultura nel campo del latino14 ma anche in quello del volgare e, proprio l’esercizio mi In questo periodo l’amicizia con i latinisti Giovanni del Virgilio e Bartolino Benincasa risultò molto importante per i suoi studi.

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gliorò i miei componimenti in quest’ultima lingua. Però, nonostante la piacevole atmosfera che respiravo a Bologna, decisi di rientrare per qualche tempo ad Avignone e, ai primi del 1325, feci ritorno in Francia dove rimasi fino alla ripresa autunnale dei corsi. Inoltre, durante il nuovo soggiorno avignonese, riuscii a dar sfogo al mio amore per i libri e ad acquistare il De civitate Dei15di Agostino. L’acquisto del De civitate Dei di Agostino mi fece tornare alla mente un pomeriggio bolognese quando, con Guido, si parlava del ruolo degli autori classici. Ognuno di noi sosteneva le sue tesi in merito e, a un certo punto Guido, dopo aver compreso chiaramente il mio intento di voler recuperare fisicamente i classici che da secoli giacevano dimenticati negli scaffali delle biblioteche più importanti d’Europa, mi disse: – Francesco, dalla nostra conversazione ho capito bene il tuo scopo e ne sono veramente felice ma mi domandavo anche se questo è il tuo unico intento. Guido, conoscendomi molto bene, sapeva benissimo cosa intendevo realmente per “recupero dei classici”. Le sue parole, sempre molto misurate ma decise, mi aiutarono, forse per la prima volta, a esternargli il mio pensiero sui grandi del passato e allora gli risposi: – No Guido, non è il mio unico intento, anzi…– gli dissi con soddisfazione. – E allora cosa pensi veramente in merito? Cosa pensi della possibilità di conciliare il pensiero classico con quello cristiano? – Mi chiese sempre più curioso. – Be’ Guido, penso che non solo si possono conciliare ma De civitate Dei, opera di Sant’Agostino che tradotta in italiano significa “La città di Dio”.

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Primi anni e periodo avignonese

che paganesimo e cristianesimo sono un patrimonio di sentimenti comuni a tutti gli uomini a prescindere dal periodo in cui hanno vissuto. – Dici veramente Francesco? – Certo! – replicai io. – E come si possono conciliare? – mi chiese Guido. – Si possono conciliare trovando i punti di contatto tra le due culture, quella pagana e quella cristiana, cercando di improntare le nostre vite in tal senso – dissi al mio amico con grande soddisfazione, perché Guido mi aveva saputo tirar fuori una delle mie più profonde convinzioni culturali ed esistenziali. – Francesco, tutto questo è molto interessante e, seppur ci conosciamo da anni, mai mi avevi esternato il tuo pensiero in modo così lucido. – Lo so, caro amico mio, lo so, me ne rendo conto anche io e devo ringraziare te per questo. – Me? No, devi ringraziare soltanto la tua grande capacità di vedere oltre… di andare al di là del momento e di saper leggere la storia umana meglio di chiunque altro… – Sei proprio avanti Francesco! – disse Guido con un sorriso grande stampato sulla faccia. – Grazie! – gli dissi, felice di averlo come amico. – Ma secondo te quali sono gli autori più significativi a cui ispirarsi per compiere questa “fusione”? – Secondo me, per i classici, Seneca e Cicerone sono molto importanti per aiutarci ad avvicinare i due mondi: quello pagano e quello cristiano… mentre, fra i teologi, secondo me, l’opera di Sant’Agostino conferma la continuità tra il pensiero classico e quello cristiano. – Sai Francesco, in questi giorni ci penserò, ma, penso che ciò che dici può funzionare davvero!

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Petrarca, Il poeta incoronato

Rimasi a Bologna fino al 1326, imparando ad amare la città per il suo grande rigoglio culturale e per quell’atmosfera di beltà che, molti anni più tardi, in una lettera al mio amico Guido Sette, ricorderò con estremo piacere. “[…] Non credo ci fosse in tutto il mondo luogo più bello e più libero. Ti ricordi bene che afflusso di studenti, che ordine, che diligenza, che autorevolezza di maestri. Avresti creduto di veder rivivere gli antichi giureconsulti […] e inoltre quale abbondanza di tutto e quale fertilità c’era lì allora! Al punto che con cognome ormai consueto dappertutto era detta Bologna la grassa.”

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Petrarca, Il poeta incoronato

La morte di mio padre e il ritorno ad Avignone Aprile 1326 Un pomeriggio, mentre passeggiavamo con Guido Sette e altri carissimi amici, io e mio fratello Gherardo venimmo informati della morte di nostro padre. La notizia ci fece piombare improvvisamente in un profondo stato di tristezza perché, nonostante le differenze che esistevano tra le aspettative di nostro padre e le nostre, la sua figura era stata importante per la nostra formazione umana e culturale. L’indomani salutammo tutte le persone care che avevano accompagnato il nostro periodo bolognese e ci preparammo a fare ritorno ad Avignone, nella bella Provenza, certi dell’ennesimo cambiamento di vita che ci aspettava e, soprattutto, delle possibili difficoltà economiche che avremmo incontrato dopo la morte del babbo. Gherardo, durante il viaggio, raccolse le mie preoccupazioni in merito e mi tranquillizzò dicendomi: – Fratello mio, capisco ciò che mi dici, comprendo le possibili difficoltà che ci aspettano proprio ora che il babbo è morto, ma, credimi, ce la faremo comunque, in un modo o nell’altro! – Grazie Gherardo! Le tue parole mi rincuorano in questo momento doloroso per noi. – Non sono solo parole di circostanza Francesco – mi rispose lui. – Le penso veramente! – continuò abbracciandomi e dandomi l’ennesima dimostrazione del suo affetto. – Lo so! Tu non dici mai cose tanto per dire… da quando siamo piccoli, nonostante i tre anni che ci separano, mi hai sem-

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Petrarca, Il poeta incoronato

pre confortato e aiutato e, per questo te ne sarò sempre grato fratello mio – dissi a Gherardo guardandolo negli occhi. Lui non replicò, mi guardò con estrema dolcezza e riprendemmo il nostro viaggio verso la Provenza. Il ritorno ad Avignone non fu facilissimo ma, seppur lentamente, iniziai a conoscere persone molto importanti. Mi integrai nella città francese e nella vita politica e culturale del tempo, mostrandomi curioso e attento a tutto quello che mi girava attorno, dalle questioni di ordine culturale a quelle, allora molto comuni, di ordine politico. Particolarmente sentito era allora il dibattito negli ambienti culturali cattolici, che affrontava la delicatissima questione di riportare o meno la sede papale a Roma, come era stato per secoli. In questo periodo si consolidò anche il mio rapporto con il latino, una lingua a mio parere meravigliosa. Proprio tra le persone più vicine al papa, nella corte pontificia, il latino era molto apprezzato, infatti veniva utilizzato come lingua “internazionale” che, contemporaneamente, riusciva a fondersi con le abitudini e con i gusti tipici delle corti provenzali. Per me era un aspetto decisamente positivo, carico d’interesse e di cultura. Una mattina, pochi giorni dopo aver fatto ritorno in Provenza, iniziai a discutere con mio fratello Gherardo proprio dell’importanza del latino e di come questa lingua fosse destinata alla letteratura. La discussione era incentrata sulle differenze tra il latino, secondo me lingua letteraria, e il volgare che, sempre dal mio punto di vista, doveva essere utilizzato per scritti di impegno minore. Gherardo, però, con il suo solito intuito coglieva dei dubbi nella mia esposizione e nella difesa delle mie idee sulla lingua latina e, anche qui, come al suo solito, iniziò a volerne capire di più. 24


La morte di mio padre e il ritorno ad Avignone

Scusa Francesco, ma, proprio tu a Bologna, mentre parlavamo con gli altri ragazzi e con Guido, sottolineavi l’importanza di scrivere delle liriche in volgare. – È vero fratello mio, lo confermo anche adesso ma, secondo me, per opere importanti e destinate a restare nel tempo bisogna utilizzare la lingua latina, patrimonio fondamentale per tutti coloro che fanno della cultura la loro ragione di vita. – Ah, capisco! – disse mio fratello con uno sguardo un po’ strano, quasi divertito dalla mia risposta. – Che c’è? Cos’è che non ti convince nelle mie parole? – continuai rivolgendomi a Gherardo ben cosciente che non si sarebbe limitato al silenzio ma, anzi, avrebbe posto altre domande. – Nulla! Anche se forse è il caso che tu sia più convincente – disse Gherardo quasi con tono di sfida. – E va bene! – feci io con tanta pazienza – ti spiego meglio il mio pensiero sul latino e sul volgare, però non mi interrompere, per favore! – Va bene, Francesco! Resterò muto come un pesce. – Allora, come ti dicevo prima, ritengo il latino una lingua internazionale, la lingua dei dotti che, come tu ben sai, utilizzo da sempre per le mie scritture quotidiane, le annotazioni ai libri, le postille… – dissi a Gherardo con estrema convinzione. – E il volgare? – replicò immediatamente lui. – Il volgare per me è comunque molto importante e, anche se a volte ho definito i miei versi in volgare nugae, nugellae16, ovvero cose di poco valore, lo ritengo lingua meritevole di attenzione. Petrarca, con un richiamo a Catullo e a Orazio, definì i suoi versi in volgare in questo modo, ma, in realtà, si trattava di una professione di modestia che non va presa alla lettera.

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Petrarca, Il poeta incoronato

– Bene! Mi hai convinto – esclamò Gherardo fissandomi con quegli occhietti furbi e intelligenti al contempo. – Lo so, lo so…– gli dissi soddisfatto. Quella sera mi addormentai sereno, perché, per l’ennesima volta mio fratello mi aveva aiutato a esternare dei pensieri che neanche io riuscivo a spiegare a me stesso in modo convincente ed esaustivo. In tutta onestà, devo ammettere che le mie capacità e la mia eloquenza mi aiutarono molto durante il periodo avignonese e risultarono determinanti per permettermi di inserirmi sempre più nel mondo che orbitava intorno al pontefice. Tuttavia confesso che la vita nella corte papale spesso mi trasmise tristezza e, a volte, profonda rabbia, perché quello che vedevo non mi piaceva, era così lontano dal mio essere che ne rimanevo quasi disgustato. Molti attorno a me mi dicevano di non far caso agli intrighi e alla corruzione che, ahimè, imperversavano intorno al Papa e di “chiuder gli occhi”… io, però, proprio non ci riuscivo e, qualche tempo più tardi, decisi di consegnare le mie riflessioni su tali questioni alla poesia, con dei sonetti anti-avignonesi contenuti nei Rerum vulgarium fragmenta (Il Canzoniere).17

Il titolo che Petrarca attribuisce alla sua opera è Francisci Petrarche laureati poete Rerum vulgarium fragmenta (Frammenti di cose in volgare di Francesco Petrarca, poeta laureato). Comunque, già anticamente, si utilizzava il titolo di Canzoniere affiancato ad altri titoli come, ad esempio, Rime e Rime sparse.

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Petrarca, Il poeta incoronato

L’incontro con Laura, musa ispiratrice del Canzoniere Ad Avignone, nella chiesa di Santa Chiara, il 6 aprile 132718 vidi per la prima volta Laura19, la donna che amai per molti anni invano e che fu l’ispiratrice della mia poesia più importante, ma, al contempo, anche la causa di un profondo tormento interiore. Quel 6 aprile la mia vita cambiò, iniziarono per me ventuno anni d’ardore20, di tormentata passione per lei, Laura, bellissima, fonte del mio desiderio e della mia sofferenza, ispiratrice dei miei componimenti più sentiti ai quali mi dedicai anche dopo la sua morte, avvenuta, per ironia della sorte, sempre il 6 aprile, del 134821. L’evoluzione del mio amore per Laura mi tenne occupato tutta la vita e, di questo me ne resi conto perfettamente solo nel 1342 quando iniziai a comporre il mio Canzoniere, raccogliendo tutte le poesie che nel corso della mia esistenza dedicai a Laura e che divisi in due parti: “rime in vita” di donna Laura e “rime in morte” di donna Laura. Petrarca fa coincidere forzatamente questa data con un venerdì santo quando, in realtà, si tratta di un lunedì. Tale scelta era legata alla volontà del poeta di porre l’innamoramento per Laura sotto il segno del peccato, perché, in realtà, quel giorno l’unico pensiero di Petrarca doveva essere verso il sacrificio di Cristo e il suo immenso amore per l’umanità. 19 In realtà non sappiamo nulla di certo sull’identità di Laura, benché diversi critici propongono l’identificazione con Laure de Noves, moglie di Hugues de Sade. 20 Lo stesso Petrarca definirà così l’amore tormentato per la sua Laura nella lirica CCCLXIV del Canzoniere…”Tennemi Amor anni ventuno ardendo, lieto nel foco, et nel duol pien di speme […]” 21 Anche in questa data c’è una particolarità: Petrarca, infatti, in una nota messa su una pagina del Virgilio Ambrosiano, celebre manoscritto che appartenne a Petrarca, la registra in data 19 maggio 1348. 18

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Petrarca, Il poeta incoronato

Questa ripartizione fu per me una diversa proposta di visione del mondo: quelle “in vita” furono l’espressione della tormentata passione per una donna che spesso fu crudele e indifferente, quelle “in morte” rappresentarono l’alternarsi del tema amoroso con quello spirituale e religioso. Comunque, in sintesi, il Canzoniere fu soprattutto un libro di poesie che ebbe come protagonista il mio “io” tormentato alla continua ricerca della felicità anche durante la vita terrena e non solo dopo la morte. Più avanti vi racconterò meglio il suo contenuto e molti altri aspetti del libro, adesso però riprendo il racconto della mia vita, ripartendo da dove ero rimasto.

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Il giovane poeta di David Conati e Elisa Cordioli Disegni di Sara Menetti

Paese che vai... E qui comincia l'avventura ....................... 86 Il sacro fuoco del sapere ....................................................... 92 L'aura non c'è... ancora! ........................................................ 98


Paese che vai... E qui comincia l'avventura

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Il sacro fuoco del sapere

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Petrarca e il rapporto con i classici Dalla lettura della “ascesa al monte Ventoso” emerge la serie di auctoritates classiche e volgari con cui Petrarca intesse il suo cammino fisico e spirituale. Nel testo della lettera si susseguono rimandi intertestuali e citazioni esplicite di Livio, Virgilio (in particolare, le Bucoliche e le Georgiche), Ovidio (gli Amores e le Epistulae ex Ponto), del Vangelo di Matteo e dei Salmi. Tuttavia, le due fonti privilegiate sono San Paolo e Sant’Agostino; l’autore, anzi, si pone su una linea di continuità con i due autorevoli precursori con l’episodio della lettura delle Confessiones sulla cima del monte Ventoso. Infatti, anche Agostino confida (Confessioni, VIII, XII, 29) d’aver cambiato vita avendo letto un passo della Lettera ai Romani. In tal senso, l’ascesa alla montagna diventa un modo per tratteggiare una biografia ideale di sé come uomo e come intellettuale umanista, dimostrando come l’insegnamento dei classici sia vivo e presente e ricollegandosi al tema della spiritualizzazione delle passioni terrene che attraversa tutto il Canzoniere.

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Incipit del Canzoniere.

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Il Canzoniere Il Canzoniere di Francesco Petrarca è una raccolta ordinata di 366 componimenti poetici (uno per ogni giorno dell'anno più un sonetto introduttivo) di diverse forme metriche (anche se, in prevalenza, sono sonetti); il titolo voluto da Petrarca è Francisci Petrarche laureati poete Rerum vulgarium fragmenta (Frammenti di cose in volgare di Francesco Petrarca, poeta laureato). Il Canzoniere che oggi leggiamo ha subito diversi cambiamenti e modifiche, la struttura definitiva venne organizzata da Petrarca nel corso del suo ultimo anno di vita, tra il 1373 e il 1374. È importante ricordare che, già a partire dal 1342, il poeta toscano stava lavorando a una raccolta organica di testi e forse tale lavoro era già iniziato nel 1336. Quindi il Canzoniere contiene testi composti in un lasso di tempo molto esteso che va dalla giovinezza alla vecchiaia di Petrarca, riorganizzato dal poeta in più momenti sia per ciò che riguarda il contenuto sia per l’ordinamento delle poesie che lo compongono. Nella sua forma definitiva il Canzoniere si presenta come un diario, i testi sono scritti in prima persona e fanno riferimento a situazioni, sentimenti ed esperienze che sono tutte dello stesso personaggio, cioè l’autore. Petrarca desidera dare al progetto un valore ideale e quindi l’opera, oltre che un diario, è anche un’autobiografia. I testi sono disposti in ordine cronologico, ma Petrarca non dà priorità all’ordine di scrittura delle poesie bensì a quello dei fatti che in esse vengono affrontati. Questa distinzione è ben presente già a partire dal titolo dell’opera, dove il termine frammenti sta a indicare il carattere frammentario della narrazione che utilizza poesie autonome che, in un quadro più organico, vogliono ricostruire la personalità psicologica e morale di Petrarca, turbato da esperienze e passioni spesso contrastanti.

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I temi affrontati nell’opera L’opera ha un tema principale e alcuni temi secondari. Quello principale è rappresentato dall’amore infelice per Laura, raccontato dividendolo in due momenti: prima e dopo la morte della donna amata dal poeta. Altri temi sono marginali rispetto a quello di Laura ma altrettanto significativi per comprendere appieno la personalità del poeta, come, ad esempio, il tema politico e quello religioso legato alla corruzione nella curia avignonese. Laura è comunque il fulcro dell’opera, anche se, altrettanto legittimamente, si possono collocare in tale posizione anche l’io del poeta, diviso e pieno di conflitti.

La metrica e lo stile Petrarca, da un punto di vista stilistico, ricerca la profondità e l’intensità, sceglie il monolinguismo e il monostilismo. I metri utilizzati nell’opera sono l’endecasillabo e il settenario, mentre il sonetto e la canzone sono le forme poetiche più utilizzate.

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I luoghi del poeta

Arezzo - Casa natale.

Arezzo - Casa natale.

Carpentras, la prima cittĂ dove si trasferĂŹ con la famiglia.

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Avignone, città dove conobbe Laura

Il rifugio di Valchiusa in Francia

Arquà, città vicino Padova dove morì.

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ATTIVITÀ SUL TESTO Cos’è l’endecasillabo? È un verso di undici sillabe ed è il più usato nella poesia italiana come, ad esempio, nella terzina iniziale della Divina Commedia di Dante: Nel mezzo del cammin di nostra vita Mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. (terzina di endecasillabi a rima incatenata ABA) Oppure come nella poesia di Francesco Petrarca dal titolo “Erano i capei d’oro a l’aura sparsi” tratta dal Canzoniere: Erano i capei d’oro a l’aura sparsi che ‘n mille dolci nodi gli avolgea, e ‘l vago lume oltre misura ardea di quei begli occhi, ch’or ne son sì scarsi; parafrasi: I capelli biondi erano sciolti al vento, che li intrecciava in mille dolci nodi, e la splendida luce di quei begli occhi, che ora ne sono così privi, brillava oltre misura;

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ATTIVITÀ SUL TESTO 1 In quali occasioni ti succede di voler restare da solo ed evitare la compagnia di amici e familiari? Racconta. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. 2 Fai una ricerca su un libro di storia, oppure attraverso un video documentario o sul web e, dopo aver terminato l’attività di ricerca, esprimi in poche righe la tua idea su Petrarca utilizzando anche le informazioni immagazzinate con la lettura del Poeta Incoronato.

Segna la fonte che hai utilizzato: …………………………… ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ……………………………………………………………….

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ATTIVITÀ SUL TESTO 3 Secondo te, la ricerca di solitudine di Petrarca ha l’effetto desiderato? Per quale motivo? ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. 4 Scegli uno dei personaggi del libro che ti ha più colpito; poi fai una scheda (quando non hai dati precisi, inserisci quelli che ti sembrano più appropriati, basandoti su ciò che emerge dalla storia che hai appena letto).

Segna la fonte che hai utilizzato: ……………………………

Età del personaggio: ……………………………

Descrizione fisica: ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ……………………………………………………………….

Carattere del personaggio: ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ……………………………………………………………….

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ATTIVITÀ SUL TESTO

Pregi del personaggio: ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ……………………………………………………………….

Difetti del personaggio: ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ……………………………………………………………….

5 Scegli un capitolo della storia che hai appena letto.

Capitolo …………

Dividilo in almeno quattro sequenze, assegnando a ognuna un nome.

1 …………………………………………………………… …………………………………………………………… 2 …………………………………………………………… …………………………………………………………… 3 …………………………………………………………… …………………………………………………………… 4 …………………………………………………………… ……………………………………………………………

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ATTIVITÀ SUL TESTO

Elimina gli aggettivi, gli esempi, gli incisi e tutto ciò che non è necessario alla comprensione del testo e riscrivi ciò che rimane.

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ATTIVITÀ SUL TESTO

Ora scrivi il riassunto del capitolo seguendo questi suggerimenti: 1. Crea frasi brevi, poco complicate. 2. Usa un linguaggio semplice, senza termini di difficile comprensione. 3. Volgi al presente il tempo verbale della storia. 4. Evita di inserire la tua opinione e il tuo giudizio riguardo al testo.

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ATTIVITÀ SUL TESTO 6 Molte delle opere di Petrarca sono in latino, utilizzando il tuo testo scolastico e il web trovane almeno cinque tra quelle più famose e descrivine brevemente il contenuto. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. 7 Nonostante l’importante produzione in lingua latina l’opera più importante e significativa di Petrarca resta il Canzoniere. Fai una ricerca sul web e riporta nelle righe sottostanti altri poeti italiani che hanno scritto un Canzoniere. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ……………………………………………………………….

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ATTIVITÀ SUL TESTO DIVENTA SCRITTORE 1 Nonostante le reciproche diversità Francesco Petrarca e suo fratello Gherardo si son voluti molto bene. Cerca nel libro i passi più importanti di questo rapporto e prova a commentarli. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. 2 Francesco ha girato molto, conosciuto tanti luoghi diversi. Dopo esserti documentato, descrivi i luoghi che lui ha visitato e segnala quelli che, oggi, non sono in Italia. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ……………………………………………………………….

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ATTIVITÀ SUL TESTO 3 Francesco Petrarca è sto uno dei tre grandi padri della letteratura italiana. Quali sono gli altri due? Quali sono le loro opere più famose? ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. DIVERTIAMOCI CON IL LATINO

Petrarca, come già detto, ha scritto molto in latino, quindi, in questa parte del libro, ti mettiamo in contatto con alcuni termini che, ancora oggi, sono in uso e, molto spesso, fanno parte del nostro quotidiano. 1 Utilizzando il vocabolario o con l’aiuto del tuo insegnante scrivi vicino ad ogni espressione che ti indichiamo il suo significato in italiano

Cave Canem . ���������������������������������������������������� Svrsvm Corda ��������������������������������������������������� Album . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Juventus . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Agenda .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ante . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Post . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ad hoc .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Carpe diem �����������������������������������������������������

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ATTIVITÀ SUL TESTO LA LETTERATURA 1 Segna con una crocetta la risposta giusta.

La mamma di Francesco Petrarca si chiamava: □ Eletta Parmigiani □ Eletta Canigiani □ Eletta Faggiani □ Eletta Modigliani

2 Qual è uno dei momenti più significativi del rapporto tra Francesco e suo fratello Gherardo? □ l’arrivo ad Avignone □ l’ascesa al Monte Ventoso □ lo scambio di poesie □ i racconti sul padre 3 Petrarca nel 1311-1312, attraverso il padre, riuscì a conoscere personalmente uno di questi grandi letterati, quale? □ Virgilio □ Dante Alighieri □ Cecco Angiolieri □ Guido Cavalcanti 4 L’opera di Petrarca attraversa un secolo di transizione, il Trecento, che ha segnato la fine di quale istituzione: □ Il Comune □ Le Signorie □ L'Impero □ Il Papato

5 Il padre di Petrarca era un: □ Sacerdote □ Vescovo □ Falegname □ Notaio

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ATTIVITÀ SUL TESTO 6 Vicino a ogni termine dell’elenco sottostante metti il rispettivo significato (utilizza il vocabolario o la ricerca sul web). □ Sonetto □ Ser Petracco □ Guido Guinizzelli □ Cicerone 7 La morte di Laura avvenne: □ il 6 maggio 1348 □ il 6 aprile 1348 □ il 6 settembre 1348 □ il 6 ottobre 1348 8 L’incoronazione poetica di Petrarca avvenne a Roma nel: □ 1300 □ 1348 □ 1341 □ 1290 9 Sia nel Canzoniere di Petrarca sia nel Decameron di Boccaccio troviamo la “presenza” di: □ terremoti □ inondazioni □ devastazioni belliche □ terribili carestie ed epidemie come la peste nera 10 A chi Petrarca dedica un componimento poetico dopo la morte: □ al padre □ ad un caro amico □ alla madre □ al fratello

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ATTIVITÀ SUL TESTO RIFLETTI E RISPONDI 1 Dopo aver letto il libro su Petrarca hai imparato a riflettere maggiormente sui tuoi sentimenti e sull’importanza della poesia. Impara a conoscere te stesso rispondendo alle domande che trovi di seguito.

Sei appassionato di poesia? □ Sì □ Non molto □ No □ Un poco

Motiva la tua risposta ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ……………………………………………………………….

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ATTIVITÀ SUL TESTO 2 Dopo aver letto del rapporto tra Francesco e Gherardo, come ritieni che sia il rapporto con i tuoi fratelli? (Non rispondere se sei figlio unico). ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. 3 Un amico per te è: □ una persona speciale □ una persona con cui divertirmi □ una persona che mi fa compagnia Motiva la tua risposta ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ……………………………………………………………….

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ATTIVITÀ SUL TESTO 4 Se ti è già capitato di innamorarti a cosa paragoneresti questa sensazione meravigliosa? □ Al mare □ Al vento □ Alla leggerezza □ A un senso di piacevole confusione Motiva la tua risposta ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ………………………………………………………………. ……………………………………………………………….

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Appunti …………………………………………………………….…… ………………………………………………………….……… ……………………………………………………….…………… ………………………………………………….……………… ……………………………………………….…………………… …………………………………………………………………… ……………………………….………………………………… …………………………….…………………………………… ………………………….………………………………………… …………………….…………………………………………… ………………….………………………………………………… …………….…………………………………………………… ………….……………………………………………………… ……….………………………………………………………… …….……………………………………………………………… .……………………………………………………………….… …………………………………………………………….…… ………………………………………………………….……… ……………………………………………………….………… …………………………………………………….……………… ……………………………………………….………………… …………………………………………….……………………… ……………………………………….………………………… …………………………………….…………………………… ………………………………….……………………………… ……………………………….…………………………………… ………………………….……………………………………… ……………………….…………………………………………… ………………….……………………………………………… ……………….………….……………………………………… ……………………….…………………………………………… ………………….……………………………………………… ……………….………….……………………………………… ….……………………………………………………………….

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Appunti …………………………………………………………….…… ………………………………………………………….……… ……………………………………………………….…………… ………………………………………………….……………… ……………………………………………….…………………… …………………………………………………………………… ……………………………….………………………………… …………………………….…………………………………… ………………………….………………………………………… …………………….…………………………………………… ………………….………………………………………………… …………….…………………………………………………… ………….……………………………………………………… ……….………………………………………………………… …….……………………………………………………………… .……………………………………………………………….… …………………………………………………………….…… ………………………………………………………….……… ……………………………………………………….………… …………………………………………………….……………… ……………………………………………….………………… …………………………………………….……………………… ……………………………………….………………………… …………………………………….…………………………… ………………………………….……………………………… ……………………………….…………………………………… ………………………….……………………………………… ……………………….…………………………………………… ………………….……………………………………………… ……………….………….……………………………………… ……………………….…………………………………………… ………………….……………………………………………… ……………….………….……………………………………… ….……………………………………………………………….

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Appunti …………………………………………………………….…… ………………………………………………………….……… ……………………………………………………….…………… ………………………………………………….……………… ……………………………………………….…………………… …………………………………………………………………… ……………………………….………………………………… …………………………….…………………………………… ………………………….………………………………………… …………………….…………………………………………… ………………….………………………………………………… …………….…………………………………………………… ………….……………………………………………………… ……….………………………………………………………… …….……………………………………………………………… .……………………………………………………………….… …………………………………………………………….…… ………………………………………………………….……… ……………………………………………………….………… …………………………………………………….……………… ……………………………………………….………………… …………………………………………….……………………… ……………………………………….………………………… …………………………………….…………………………… ………………………………….……………………………… ……………………………….…………………………………… ………………………….……………………………………… ……………………….…………………………………………… ………………….……………………………………………… ……………….………….……………………………………… ……………………….…………………………………………… ………………….……………………………………………… ……………….………….……………………………………… ….……………………………………………………………….

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Appunti …………………………………………………………….…… ………………………………………………………….……… ……………………………………………………….…………… ………………………………………………….……………… ……………………………………………….…………………… …………………………………………………………………… ……………………………….………………………………… …………………………….…………………………………… ………………………….………………………………………… …………………….…………………………………………… ………………….………………………………………………… …………….…………………………………………………… ………….……………………………………………………… ……….………………………………………………………… …….……………………………………………………………… .……………………………………………………………….… …………………………………………………………….…… ………………………………………………………….……… ……………………………………………………….………… …………………………………………………….……………… ……………………………………………….………………… …………………………………………….……………………… ……………………………………….………………………… …………………………………….…………………………… ………………………………….……………………………… ……………………………….…………………………………… ………………………….……………………………………… ……………………….…………………………………………… ………………….……………………………………………… ……………….………….……………………………………… ……………………….…………………………………………… ………………….……………………………………………… ……………….………….……………………………………… ….……………………………………………………………….

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I GRANDI CLASSICI

ORA E POI

G. Boccaccio Decameron Amori, duelli, magie. L’epica medievale a cura di A. Cristofori M. Shelley Frankenstein B. Stoker Dracula A. Mazzaferro La storia di Odisseo F. H. Burnett Il giardino segreto M. Maggi Enea D. Alighieri La Divina Commedia A. Manzoni I Promessi Sposi M. de Cervantes Don Chisciotte W. Shakespeare Tragedie e commedie E. Salgari Sandokan J. London Il richiamo della foresta J. Verne Ventimila leghe sotto i mari M. Twain Le avventure di Tom Sawyer A. de Saint-Exupéry Il piccolo principe L. Pirandello Novelle scelte L’ira di Achille a cura di M. Maggi R.L. Stevenson L’isola del tesoro Vamba Il giornalino di Gian Burrasca G. Verga I Malavoglia L. Ariosto Orlando furioso F. Sarcuno Mitica Grecia C. Goldoni Pazzi per le vacanze Boccaccio e altri autori Novelle comiche e di beffa A. Dumas Robin Hood F. Molnár I ragazzi della via Pál Il diario di Anna Frank a cura di M. Maggi Le Metamorfosi a cura di M. Giuliani

La Seconda Guerra Mondiale a cura di M.C. Sampaolesi Carte da lettera a cura di V. M. Nicolosi R. Melchiorre Sulle tracce di Gandhi F. Piccini, S. Savini Sotto il segno della bilancia G. Di Vita Onde - Uomini in viaggio G. Di Vita Alya e Dirar G. Di Vita Il Muro M. Maggi Quando si aprirono le porte M. Maggi E il vento si fermò ad Auschwitz E. Colonnesi, S. Galligani Storia di Zhang E. Colonnesi, S. Galligani Viaggio a Kabul C. Scarpelli Il bullo innamorato F. Sarcuno Il diario di Edo R. Melchiorre Madiba M. Papeschi Sulle tracce della Grande Guerra A. di Prisco Il poeta favoloso M. Strianese Il domatore di libri M. Giannattasio Trappola nella rete R. Melchiorre Il ragazzo di Capaci C. Scarpelli Mi piace R. Melchiorre Il diario segreto di Leonardo da Vinci M. Giannattasio Chi vuol esser lieto, sia R. Melchiorre Il bosco di Sofia M. Castagna Grosso guaio a Cinecittà P. Palliccia, E. Cordioli, D. Conati Petrarca Il poeta incoronato

RACCONTI D’AUTORE Favole di ieri, di oggi, di sempre a cura di M. Maggi E.A. Poe Racconti di paura C. Dickens Canto di Natale R.L. Stevenson Dr Jekyll e Mr Hyde G. Verga Rosso Malpelo J.K. Jerome Storie di fantasmi per il dopocena O. Wilde Il fantasma di Canterville A.C. Doyle Le avventure di Sherlock Holmes La rosa rossa a cura di M. Giuliani Mistero e paura a cura di M.C. Sampaolesi Il filo di Arianna a cura di M. Giuliani

NON SOLO LETTERE M. Carpineti Un occhio nello spazio A. Cristofori Viva Verdi P. Ercolini Il valzer del bosco M. Papeschi, S. Azzolari 1848 L. Corvatta Una missione speciale A. Sòcrati L’uovo cosmico

ATTUALMENTE

G. Di Vita Costituzione e legalità. La convivenza civile come arricchimento e libertà V. Giuliani E tu? Percorsi di cittadinanza attiva per comprendere il nostro tempo S. Lisi, C. Piccinini, F. Senigagliesi Sguardo sul mondo. Problematiche di attualità e spunti di riflessione R. Melchiorre Storie di oggi. L’attualità raccontata ai ragazzi L. Pagliari Cyberbullismo. Le storie vere di chi lo ha sconfitto


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