Invito alla lettura
Maristella Maggi
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ORA E POI
LeggerMENTE è la nuova collana di narrativa per la scuola secondaria. Il suo obiettivo principale è offrire ai ragazzi libri classici o inediti, storie di attualità o di fantasia, per riscoprire pagina dopo pagina il piacere della lettura.
quando si aprono le porte
Quando si aprono le porte • ??? • Esercizi di verifica per ogni capitolo e prova Invalsi. • Espansioni online.
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www.laspigaedizioni.it Questo volume sprovvisto del talloncino a fianco è da considerarsi campione gratuito fuori commercio.
€ 7,50
ORA E POI
Maristella Maggi
QUANDO SI APRIRONO LE PORTE
Nota introduttiva L’incontro è avvenuto a tarda notte ed è stato casuale. L’orologio aveva da un pezzo battuto l’una e io stavo ancora frugando nella rete alla ricerca di qualcosa che mi potesse servire per organizzare una certa lezione. Di lì a qualche mese saremmo andati in visita culturale in un campo di sterminio e preparare i ragazzi all’evento non era cosa da poco. Sull’argomento non si doveva dire troppo né troppo poco, non si dovevano usare toni cupi, ma neppure banalizzare e, soprattutto, si doveva affrontare la cosa con sufficiente respiro. Serviva un percorso che portasse i ragazzi sulle soglie del campo, non dentro il campo. Ho pensato alla voce di chi l’esperienza l’aveva vissuta in prima persona, alle parole di un testimone. Così mi sono messa a cercare. Siti dell’ANED, ANPI e di Deportazia. Mi sono fermata lì, su Deportazia e lì l’ho incontrato. Venanzio Gibillini, giovane milanese, vive con la famiglia a Bruzzano, in un quartiere operaio. Viene chiamato alle armi, ma in seguito catturato perché ha abbandonato la caserma dopo l’8 settembre e non vi ha più fatto ritorno. È un renitente. Viene rinchiuso a San Vittore e da qui trasferito. Oggi vive a Milano. A Milano? Proprio al caso mio! Mi sono messa sulle sue tracce. Un pomeriggio d’autunno, una stanza zeppa di libri, quadri di fiori alle pareti e tendine di pizzo alle finestre. Un’atmosfera calda, piacevole. 3
Quando si aprirono le porte
Poi le presentazioni e l’immancabile caffè che riempie la casa e fa sentire accolti. E finalmente le parole. Tante, tantissime, in un italiano chiaro e corretto in cui risaltano ogni tanto belle espressioni del dialetto milanese. Io ascolto senza perdermi una virgola e annoto. Gli occhi azzurri di Venanzio sorridono “Eh sì, è stata dura, cara prof.” “Mi chiami per nome, preferisco.” “Ah, sì? Meglio! Sa, io incontro spesso le scolaresche e mi viene spontaneo chiamare gli insegnanti come sento fare ai ragazzi, prof. Ecco, stavo dicendo che allora è stata dura, ma se oggi il mondo ci dimenticasse, sarebbe una tragedia.” “No, dimenticare no, stia tranquillo. Sono tanti ormai i giovani che sanno, che si interessano.” “Aspetti – Venanzio si alza, prende qualcosa da un cassetto e me lo porge. È un plico di fogli scritti forse a macchina e alcune copie di documenti d’epoca – Ecco qui c’è la mia vita.” “Grazie mille! Sono per me? Posso tenerli?” “Certo, glieli ho preparati apposta!” Do un’occhiata: “In questi fogli troverò la sua vita?” “Non tutta, una parte.” “E il resto?” “Il resto glielo racconto adesso.” Maristella Maggi
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A Enrico e alla sua Pantelleria
PerchÊ l’ascolto generi rispetto e il rispetto ti renda partecipe e la partecipazione faccia di te un nuovo testimone. m.m.
Milano, 20 luglio 1943
1. Chiamata alle armi Il giorno in cui entrò in casa nostra l’avviso di chiamata alle armi, mia mamma non pianse e non si disperò. Certo, si vedeva che un po’ era commossa, ma scelse, come era sua natura, di non cedere alle lacrime. Si pulì le mani nel grembiule che teneva annodato in vita e si avvicinò a mio padre che aveva appena letto la notizia dal giornale della domenica. “Sì Venanzio, devi andare – disse frugando la pagina con gli occhi – lo sapevamo, era solo questione di giorni.” Io cercai il suo sguardo per capire cosa le passasse nella mente in quel momento, ma lei non me ne diede modo. Tornò ad occuparsi dell’insalata e non aggiunse altro, ma dalla velocità con cui riprese a tagliare, capii che era nervosa. Io mi sentivo confuso. Sapevo che, come gli altri della mia classe, avrei ricevuto la chiamata me l’aspettavo, ma trovarmi di fronte alla realtà, fu un’altra cosa. L’impatto fu forte. Incollai gli occhi all’annuncio: REGIO ESERCITO ITALIANO – Chiamata alle armi classe 1924. Una chiamata alle armi in tempo di pace avrebbe fatto un effetto diverso, ma quelli, erano tempi di guerra. Andare al fronte1 non è esattamente l’avventura che uno spera di vivere a 19 anni, e per l’esattezza io, a luglio, i 19 anni non li avevo ancora compiuti; questo, però, è solo un dettaglio.
Zona di combattimento, linea di fuoco, prima linea.
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1. Chiamata alle armi
Nella stanza il silenzio s’era fatto pesante. Di sotto, invece, qualcuno fischiettava. Allora mi feci sulla soglia e guardai giù, nella corte. Era Luigi che rientrava. Pensai di andare a far due chiacchiere con lui e, uscendo, dissi che sarei ritornato di lì a poco. Mia madre fece sì con il capo, ma senza alzare gli occhi dal ciuffo di prezzemolo che stava sciacquando. Quella mattina era venuta a trovarci l’Annetta, una cugina che abitava a Gorgonzola e coltivava un piccolo orto. Quando arrivava da noi, portava della verdura fresca. Se la stagione era buona, erano insalata, basilico o patate, in inverno, erano porri e piccole verze. Qualcosa comunque portava sempre. Non ho mai capito perché Annetta avesse quel diminutivo, era una donna piccola sì, ma anche tarchiata e molto in carne. Veniva di mattino presto e faceva le scale lentamente, tenendosi alla ringhiera del ballatoio. Una volta in casa, si sedeva un po’ ansimando e chiedeva dell’acqua. Ogni volta mia madre ne lasciava scorrere per un po’ nell’acquaio perché si rinfrescasse, e ogni volta lei diceva che avere l’acqua in casa, così come la luce elettrica o i termosifoni, era un sogno, una meraviglia, una delle più belle ricchezze offerte dalla vita di città. Immancabilmente seguiva il racconto delle sue fatiche di provincia per cavar acqua alla pompa della corte, o spaccare la legna in pezzi piccoli che potessero entrare nelle bocche della stufa economica2. Delle sere rischiarate appena dalla lucerna a petrolio, aggiungeva che non era neppure il caso di parlarne! Una volta le avevo chiesto perché non venisse a trasferirsi in Grossa stufa chiamata anche cucina economica; inventata in Inghilterra nella prima metà dell’Ottocento. Consentiva di consumare meno combustibile rispetto al camino ed era provvista di moltissimi accessori che permettevano di utilizzarla per diversi usi domestici: riscaldare l’ambiente, cuocere i capi, fornire acqua calda, asciugare la biancheria e scaldare una particolare piastra utilizzata poi come ferro da stiro (vedi Focus pag. 15).
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città, dove avrebbe potuto avere le comodità che elogiava. Annetta mi aveva guardato come quando ci si sveglia da un lungo sonno, un po’ incantata, e aveva detto che no, non poteva lasciare solo il suo Ambrogio al cimitero, senza il cero la mattina e i fiori che lei coltivava. Mica si poteva abbandonare un marito così, solo per un capriccio, aveva detto, e io ci avevo messo un po’ a capire che non stava affatto scherzando avevo guardato la mamma e avevo scambiato con lei uno sguardo interrogativo. Lei mi aveva restituito un cenno del capo, come a dire: Cosa vuoi farci, lei è fatta così! Luigi era un amico d’infanzia, abitava come me in via Rubicone, nella mia stessa corte, un piano sotto casa mia, lui, però era del 1927 come mio fratello Andrea, perciò era libero, non doveva pensare alla guerra, lui. Lo raggiunsi sulle scale mentre saliva. “Luigi... Luigi!” “Oh, tel chi el Venansio!3 Dov’è che vai?” “Stavo venendo da te.” “Da me? Ma è successo qualcosa?” “No, cioè sì, non sai che hanno chiamato quelli del ’24?” “Oh porca l’oca! Allora anche te!” “Sì.” “Andrea lo sa?” “No, non ancora, l’ho letto poco fa dal giornale, lui non era in casa.” “U capì4.” Si sedette sul primo gradino della rampa che portava al piano superiore; faceva caldo e per stare più fresco si tolse la camicia e rimase con la canottiera bianca, un po’ lisa sul davanti. 3 4
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Oh, eccolo qua il Venanzio. Ho capito.
1. Chiamata alle armi
“Dai, vieni, mettiamoci un po’ qua.” Mi sedetti vicino a lui in silenzio, nella sera estiva ancora piena di luce. Parlammo un po’ del più e del meno, di libri, di morose, di cibo che scarseggiava e di soldi che non c’erano. Della guerra non parlammo proprio, solo quando feci per alzarmi, Luigi buttò lì un rustico augurio: “Ti chiamano sì, ma non è mica detto che vai proprio in guerra, al fronte voglio dire. Magari ti fermi, in qualche ufficio a fare lo scrivano. Non pensarci adesso!” “Chi lo sa! Ho sentito parlare di isola della Maddalena, di preciso non so. Però ti voglio dire una cosa. Io alla Patria ci tengo e la rispetto, ma la guerra, quella la odio. Ma hai sentito quanti morti? Ghe no el numer! Roba de matti! Poveri ragazzi! Sì, sono proprio contrario alla guerra io!” “Beh disaria5, chi non è contrario? Lo siamo tutti, no?” “Non so, lo spero. Io comunque lo sono profondamente, sono contrario alla violenza di qualsiasi tipo. Non sopporto nemmeno chi alza la voce per sopraffare l’altro, pensa la guerra!” Luigi mi batté una mano sulla spalla: “Allora la pensi proprio come me.” Poi ci fu il silenzio. La città era calda ma non afosa e il cielo era ancora chiaro. Dal piano di sotto giunsero voci, risate e un tramestio di sedie spostate. Se non fosse stato per quel pensiero triste, quella sarebbe stata una sera come tante altre, una bella sera d’estate. Ma così non era. Ci salutammo. “Ndemm, alura se vedum Venansio6.” “Sì, se vedum. Ciau7.” Beh, direi. Andiamo, allora ci vediamo, Venanzio. 7 Sì, ci vediamo. Ciao. 5 6
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Dal fondo del ballatoio sentii mia madre parlottare con mio padre, e io, non so perché, non entrai subito in casa. Rimasi lì, riparato dalla tenda verde che d’estate proteggeva dal caldo e dalle mosche. Lei si lamentava a bassa voce, era preoccupata. “Ora che Venanzio va via, la vita diventa ancora più dura.” “Sarà così per tutti, Rosina, è la guerra.” “Sì, la guerra, ma noi abbiamo altri quattro figli, Aristide!” “In fondo Andrea un lavoretto ce l’ha, c’è chi sta peggio di noi, sai che...” “No, non so niente e non ho voglia di ascoltare, adesso.” Mio padre aveva ripiegato il giornale, si era alzato e le si stava avvicinando, forse voleva consolarla. “Ah, sei qui?” Mia madre aveva gli occhi arrossati e mi guardò come se non volesse vedermi, come se preferisse che non fossi lì. “Che c’è, mamma?” “Niente, c’è che te ne vai, ecco.” “Sono costretto, devo?” “Sì... Devi.” “Cosa posso fare?” “Taci.” “Mamma, dai non fare...” “Taci, non parlare...” Una conversazione così lenta che stava diventando penosa. Fu mio padre ad interromperla. “Ragazzo del 24, tuca a ti! 8 Dicono che sarà una cosa breve, una guerra rapida. Quello là, il duce, ha detto che i Tocca a te!
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1. Chiamata alle armi
tedeschi hanno già fatto tanto, gli italiani vanno solo a raccogliere la vittoria. Non starai via per molto, vedrai.” “Starà via per il tempo che serve”, tagliò corto mia madre che aveva ripreso la sua fermezza abituale. Io avrei voluto aggiungere dell’altro, ma mi sentivo così confuso che preferii tacere. “Abbiamo... Vediamo un po’... – rovistò con gli occhi nel trafiletto che aveva davanti e trovò quello che cercava – Ecco, abbiamo due settimane di tempo per preparare quanto serve, e allora diamoci da fare.” A me sembrava assurdo che un avvenimento così importante come la chiamata alle armi in tempo di guerra venisse liquidato così sbrigativamente con il pensiero di ciò che occorreva portare, ma negli anni a venire avrei apprezzato quella scelta sdrammatizzante, quel tentativo di mio padre di non appesantire ulteriormente il momento. E gliene sarei stato grato. Quella sera stessa, dopo la rapida cena che la mamma aveva preparato con quello che aveva a disposizione e in cui la cicoria di campagna, portata da Annetta, aveva fatto la parte del leone, andammo dal Carlin che abitava nel nostro stesso cortile e che faceva il falegname. Mio padre gli ordinò una valigetta di legno, compiacendosi del fatto che al figlio primogenito non avrebbe dato la valigia di cartone come per la maggior parte dei soldati, ma una cosa bella e robusta. “Mi raccomando, non farmi spendere un capitale, ma fammi una bella robetta, che possa durare anche dopo.” “Alura te cunvien fala de ghisa! 9”, aveva brontolato il falegname e tutti ci avevamo riso sopra.
Allora ti conviene farla di ghisa! La ghisa è una lega di ferro e carbonio, il falegname intende riferirsi al fatto che la ghisa è un materiale molto resistente.
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Quando si aprirono le porte
Una sera di tre giorni dopo però, il Carlin si era presentato a casa nostra con la valigia pronta e lucida. Era una valigia modesta e piccola, ma non so perché nelle sue mani mi era sembrata grande e importante e io, per paura che i miei fratelli piccoli potessero rovinarla l’avevo portata subito al sicuro sopra l’armadio della camera da letto.
Italia, 1943, qual è la situazione di guerra? Quando il 10 luglio gli Alleati1 sbarcano in Sicilia, l’Italia vede sfumare le già poche possibilità che ha di vincere la guerra. In verità la posizione dell’Asse era già compromessa da tempo: la sconfitta di El Alamein nel novembre del 1942, e lo sbarco delle forze americane in Marocco e Algeria, avevano portato alla definitiva sconfitta in Africa, e quindi, con la perdita dell’Africa, le forze alleate potevano tranquillamente aprire un fronte diretto contro l’Italia, l’alleato debole della Germania. Inoltre, anche sul fronte est la sconfitta di Stalingrado e la distruzione della sesta armata tedesca rendevano ancora più grave la già difficile situazione sul fronte sud; il disastro di Stalingrado colpiva pesantemente l’Italia poiché le truppe dell’ARMIR2, il corpo di spedizione italiano voluto dal duce per affiancare i tedeschi nella cosiddetta crociata contro il bolscevismo, che era stata preannuncia� ta come breve e vittoriosa, aveva dovuto sopportare ingenti perdite: le vittime oscillavano tra il 50 e il 60% dei soldati e, tra morti, feriti e congelati, si contavano più di 105.000 persone. A ciò si aggiunga che erano state perdute 25 divisioni in Nord Africa e 36 divisioni dislocate in Ju� goslavia e in Grecia. Ben si capisce, allora, come a fronte dell’imminente invasione, il comando supremo delle Forze Ar� mate avesse a disposizione forze insufficienti per difendere il Paese. Sullo sfondo di questa precaria situazione militare, si svolgono gli avvenimenti italiani nel periodo che va da luglio a settembre del 1943.
La Seconda Guerra Mondiale vede contrapposte le nazioni dell’Asse (Germania, Italia, Giappone) e gli Alleati. Originariamente, le tre nazioni dello schieramento alleato erano Francia, Inghilterra e Stati Uniti. 2 Armata Italiana in Russia. 1
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La cucina economica La cucina economica viene inventata in Inghilterra nella prima metà dell’Ottocento e si chiama così perché è provvista di molti accessori, veniva utilizzata per diversi usi domestici e permetteva un sensibile risparmio di combustibile rispetto al camino. Viene costruita in ghisa, acciaio e terra refrat� taria. È costituita da una piastra principale sulla quale si appoggiano le pentole e ciò che deve essere riscaldato. Frontalmente si trova uno sportellino principale nel quale si introduce legna o carbone da bruciare e un cassettino sottostante, nel quale si ammucchia la cenere che viene periodicamente tolta, dal momento che il cassettino è estraibile. Sono inoltre presenti, più in basso, altri due vani con sportelli che servono per cuocere o scaldare le vivande. La cucina è dotata di un grosso tubo in ferro leggero che fa da canna fumaria; attraverso questo tubo, il fumo e tutti i gas di scarico si disperdono nell’atmosfera. Spesso la canna fumaria regge un ventaglio di bacchette di ferro sulle quali si possono stendere i panni ad asciugare. Sulla piastra in ghisa si trovano dei cerchi estraibili di diverse grandezze, che permettono alla pento� la di incastrarsi perfettamente a contatto diretto con la fiamma. I cerchi vengono tolti partendo dal centro fino ad ottenere un foro della grandezza della pentola; per far ciò si utilizza una leva in ferro lunga cinquanta centimetri, che permette di non scottarsi. Sulla piastra si trova anche una bacinella estraibile nella quale, quando la cucina è accesa, si ha acqua sempre calda a disposizione. Il calore della cucina economica, a differenza del camino, rimane nell’ambiente, e per questo, in cucina la famiglia trascorre la maggior parte del tempo. All’occorrenza, sulla piastra della cucina economica si può appoggiare un rudimentale ferro da stiro, con il quale la biancheria poteva essere stirata piuttosto bene.
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Percorsi di lettura per riflettere Capitolo 1 1 L’autrice sostiene che l’ascolto partecipato della vicenda di Venanzio può fare di te un nuovo testimone. Sei d’accordo? Spiega in che modo. .......................................................................................................................... .......................................................................................................................... .......................................................................................................................... .......................................................................................................................... 2 Venanzio è un pacifista convinto, all’amico dice infatti: Sono contrario, anche alla violenza, di qualsiasi tipo e in tutte le sue forme. Non sopporto nemmeno chi alza la voce per sopraffare l’altro, pensa la guerra! Anche tu la pensi come lui? Spiegane i motivi. .......................................................................................................................... .......................................................................................................................... .......................................................................................................................... .......................................................................................................................... Capitolo 2 1 Il capitolo può considerarsi quello degli addii ed è pertanto ricco di emozioni, sia esplicitate, sia nascoste tra le righe. Rintraccia nel testo i momenti particolarmente intensi e trascrivili nello spazio sottostante o sul tuo quaderno. .......................................................................................................................... .......................................................................................................................... .......................................................................................................................... ..........................................................................................................................
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Percorsi di lettura
2 Venanzio ci dice: Il tragitto fino alla caserma fu muto e pensoso. Quali pensieri, secondo te, agitavano il suo animo in quel momento? .......................................................................................................................... .......................................................................................................................... .......................................................................................................................... .......................................................................................................................... Capitolo 3 1 PerchÊ dopo la firma dell’armistizio gli Italiani si considerano soli e sbandati? .......................................................................................................................... .......................................................................................................................... .......................................................................................................................... .......................................................................................................................... 2 Quale sorte hanno subito coloro che al momento dell’annuncio non sono fuggiti ma sono rimasti nella caserma in cui si trovavano? .......................................................................................................................... .......................................................................................................................... .......................................................................................................................... .......................................................................................................................... 3 Le suore si sono adoperate per coprire la fuga di Venanzio e dei suoi amici. Come consideri il loro operato? Illegale? Incauto? Coraggioso? Altruista? Motiva la tua risposta. .......................................................................................................................... .......................................................................................................................... .......................................................................................................................... ..........................................................................................................................
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I GRANDI CLASSICI Alessandro Manzoni I Promessi Sposi Riduzione e adattamento a cura di Alberto Cristofori ISBN 978-88-468-3066-1
Maria Catia Sampaolesi ISBN 978-88-468-3075-3
Dante Alighieri La Divina Commedia Riduzione e adattamento a cura di Alberto Cristofori ISBN 978-88-468-3068-5
Jerome K. Jerome Storie di fantasmi per il dopocena A cura di Anna Pellizzi ISBN 978-88-468-3067-8
La storia di Odisseo Riduzione e adattamento a cura di Alessandro Mazzaferro ISBN 978-88-468-3074-6 Enea, un eroe venuto da lontano Riduzione e adattamento a cura di Maristella Maggi ISBN 978-88-468-3071-5 F. Eliza Hodgson Burnett Il giardino segreto A cura di Anna Pellizzi ISBN 978-88-468-3073-9 Amori, duelli e magie L’epica medievale A cura di Alberto Cristofori ISBN 978-88-468-3127-9 Mary Shelley Frankenstein A cura di Marco Giuliani ISBN 978-88-468-3128-6 Bram Stoker Dracula Riduzione e adattamento a cura di Maria Catia Sampaolesi ISBN 978-88-468-3130-9 Giovanni Boccaccio Decameron Riduzione e adattamento a cura di Alessandro Mazzaferro ISBN 978-88-468-3129-3 RACCONTI D’AUTORE A. Conan Doyle Le avventure di Sherlock Holmes Riduzione e adattamento a cura di
Oscar Wilde Il fantasma di Canterville A cura di Anna Pellizzi ISBN 978-88-468-3069-2
Robert Louis Stevenson Dottor Jekyll e Mister Hyde A cura di Anna Pellizzi ISBN 978-88-468-3131-6 Charles Dickens Il canto di Natale A cura di Anna Pellizzi ISBN 978-88-468-3132-3 Giovanni Verga Rosso Malpelo e altre novelle A cura di Moreno Giannattasio ISBN 978-88-468-3135-4 ORA E POI Giorgio Di Vita Onde – Uomini in viaggio alla ricerca di mondi migliori ISBN 978-88-468-3072-2 Giorgio Di Vita Alya e Dirar ISBN 978-88-468-3133-0 NON SOLO LETTERE Marina Carpineti Un occhio nello spazio ISBN 978-88-468-3070-8 Marcella Papeschi Sergio Azzolari 1848 – Uno straordinario viaggio nella storia ISBN 978-88-468-3125-5 Lara Corvatta Una missione speciale ISBN 978-88-468-3126-2 Paolo Ercolini Il valzer del bosco ISBN 978-88-468-3134-7