Il nostro tempo dalle storie alla Storia

L’età moderna
equilibri
#PROGETTOPARITÀ
Guida al metodo di studio: percorso facilitato per ogni lezione
“Raccontare la storia”: la storia vista da vicino
Studiafacile: schede per il ripasso e la preparazione all’esame
Le rotte oceaniche Unità 2 (lezioni 1, 2, 3, 4, 5, 6)
I Portoghesi si avventurano per primi sulle acque sconosciute degli oceani. Ben presto Spagna, Francia e Inghilterra imitano il piccolo ma intraprendente Portogallo.
LEGGI LE CARTE
Collega con frecce i nomi dei navigatori con le loro rotte.
1. Vasco da Gama A. Da Bristol, in Inghilterra, all’America settentrionale
2. Bartolomeo Dias B. Dalla Spagna all’isola di San Salvador, in America centrale
3. Cristoforo Colombo C. Dal Portogallo al Capo di Buona Speranza
4. Ferdinando Magellano D. Dalla Spagna alle coste dell’America meridionale
5. Sebastiano Caboto E. Dal Portogallo all’India
F. Circumnavigazione del globo 2 ©Principato
Per tutti l’obiettivo è trovare la via più breve per raggiungere le Indie, ricche di spezie e di altre merci preziose. Comincia l’età delle grandi esplorazioni, che porterà gli Europei alla scoperta più sensazionale e imprevista: l’America.
VascodaGama1497-99 Pedro AlvaresCabral1500-02
Uno degli aspetti più interessanti della storia dei secoli XVI-XVIII è lo scambio biologico tra Europa e America. Si tratta di un fenomeno di lungo periodo, perché ci vogliono secoli per abituare gli Europei a mangiare patate, bere cioccolata e usare i pomodori per fare la salsa e non
Accanto a ciascun prodotto agricolo, scrivi il nome del continente in cui ebbe origine.
a. pomodoro:
b. cavolo:
c. tapioca:
d. riso:
e. frumento:
f. mais:
g. cipolla:
h. patata:
i. patata dolce:
per abbellire i giardini. Ma, quando le piante originarie di un continente si diffondono in un altro, provocano una vera rivoluzione: del gusto, dei consumi e delle abitudini.
pomodoro cavolo
cipolla tapioca riso mais patata patata dolce
frumento
Il nostro tempo è il tuo nuovo corso di storia in tre volumi:
Il Medioevo, L’età moderna, Dal Novecento ad oggi
Ogni volume è affiancato da un Atlante storico. Completa il corso lo Studiafacile, con sintesi semplificate e attività Verso l’esame di Stato.
Le unità
Il profilo storico è suddiviso in unità. Ogni unità si apre con quattro rubriche di inquadramento:
• Il personaggio: una figura simbolo del periodo trattato;
• Il tempo: gli eventi principali sulla linea del tempo;
• Lo spazio: una carta storica che fissa gli eventi nello spazio;
• La fonte: una voce importante dell’epoca.
Le lezioni
Le unità sono divise in lezioni proposte sempre su doppia pagina a fronte:
• ogni paragrafo è introdotto da una sintesi dei contenuti essenziali;
• ogni lezione si chiude con Studia con metodo, esercizi che ti aiutano a studiare in modo semplice e autonomo.
In questo tuo nuovo libro la storia è narrata in modo coinvolgente nella scheda
Raccontare la storia, dove viene proposto e illustrato un episodio storico memorabile, alla luce degli sviluppi storici più generali (“Dalle storie alla Storia”).
Nel corso dei volumi troverai frequenti spunti di riflessione legati ai temi dell’educazione civica e numerose schede su diversi aspetti della vita, della cultura e della società del passato:
• La donna nella storia
• Storia e arte
• Vita quotidiana
• Scienza e tecnica
Il nostro tempo prevede materiali per lo studio in tre diversi momenti:
• esercizi per verificare se hai capito nelle singole lezioni;
• mappe e sintesi per il ripasso;
• attività per lo sviluppo delle competenze storiche a fine unità.
Il volume contiene:
• sintesi per il ripasso di tutto il corso in forma di domanda-risposta, in carattere ad alta leggibilità;
• temi e attività per la preparazione al colloquio d’esame
Nelle pagine sono inserite le seguenti icone, che indicano la presenza e il tipo di contenuti digitali disponibili sul libro.
Video
Videolezioni introduttive ai grandi argomenti
Audio
Lettura espressiva delle rubriche Raccontare la storia
La funzione Alta Accessibilità degli soddisfa pienamente le esigenze della didattica inclusiva. Le funzionalità di base del servizio di ALTA ACCESSIBILITÀ:
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Esercizi
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I contenuti digitali sono fruibili sul sito www.principato.it, sull’ e con l’App librARsi
Abdicare p. 316
Abiura p. 72
Aborigeni p. 210
Abrogate p. 356
Altiforni p. 425
Antico Regime p. 248
Aristocrazia p. 168
Armistizio p. 352
Assemblea nazionale costituente p. 278
Assolutismo p. 152
Astrolabio p. 30
Bachicoltura p. 248
Barricate p. 342
Barriere doganali p. 368
Bilancio p. 380
Blocco continentale p. 312
Boicottaggio p. 252
Borghesi p. 172
Braccianti p. 175
Cannocchiale p. 178
Cantoni p. 70
Catasto p. 230
Censura p. 202
Coalizione p. 286
Coloni p. 254
Colonia penale p. 210
Colonizzazione p. 36
Colpo di Stato p. 308
Comunismo p. 436
Concilio p. 76
Concubinaggio p. 62
Conquistadores p. 36
Controrivoluzione p. 290
Coscrizione obbligatoria p. 228
Cospiratore p. 346
Creola p. 410
Dazi p. 234
Debito pubblico p. 276
Democratici p. 322
Diaconi p. 70
Dieta p. 64
Discriminazione razziale p. 408
Dispotico p. 388
Dispotismo illuminato p. 228
Divisione del lavoro p. 198
Dogane p. 346
Domanda p. 198
Dote p. 176
Egemonia p. 222
Eliocentrica p. 178
Emendamento p. 263
Epidemia p. 138
Età Moderna p. 36
Federazione p. 258
Fisco p. 230
Franca Contea p. 94
Fronda p. 152
Genocidio p. 43
Ghigliottina p. 288
Guardia nazionale p. 278
Guarentigie p. 386
Guerra civile p. 146
Guerriglia p. 316
Habeas corpus p. 148
Hussita p. 142
Immunità p. 230
Indiani p. 402
Industrializzazione p. 250
L eghe di mutuo soccorso p. 252
Leva obbligatoria p. 312
Liberali p. 322
Longitudine p. 210
Lotta di classe p. 436
Manifattura p. 105
Manodopera p. 126
Mercantilismo p. 153
Meridiano p. 210
Monarchia parlamentare p. 146
Monopolio p. 49
Nazione p. 322
Negrieri p. 126
Nuovo Mondo p. 36
Offerta p. 198
Paesi Bassi p. 94
Pallacorda p. 278
Patente p. 230
Patria p. 286
Patrioti p. 336
Pellerossa o Pellirosse p. 404
Piccolo cabotaggio p. 30
Pionieri p. 404
Pirateria p. 102
Plebiscito p. 311
Potere esecutivo p. 148
Potere legislativo p. 148
Prelievo fiscale p. 276
Profughi p. 256
Purgatorio p. 62
Puritani p. 146
Quadrilatero p. 370
Resa p. 50
Riforme p. 228
Riformisti p. 436
Rivoluzione demografica p. 246
Sacre Scritture p. 64
Salario p. 250
Sanculotti p. 286
Sciopero p. 252
Scribi p. 10
Secessione p. 408
Seggi p. 388
Socialisti p. 436
Stato federale p. 350
Sultani p. 116
Tariffe doganali p. 408
Telegrafo p. 402
Teocrazia p. 70
Termidoro p. 293
Timone a ruota p. 30
Tiratura p. 202
Ugonotti p. 70
Unità doganale p. 388
È uno strano dio, Quetzalcoatl, il dio serpente adorato dagli Aztechi. Strano perché a volte è ritratto con l’aspetto del serpente, altre volte no. Anzi, molte leggende lo descrivono come un individuo alto, di pelle bianca, con una lunga barba. Ma gli Aztechi non sono particolarmente alti, sono privi di barba e hanno pelle rossiccia. Come hanno potuto immaginare un essere così diverso da loro? La domanda non ha risposte convincenti e del resto anche le sue origini sono misteriose. Sta di fatto, però, che quando gli Spagnoli giungono in Messico, l’aspetto fisico del dio genera un equivoco. Il re azteco Montezuma II crede infatti di avere di fronte degli inviati di Quetzalcoatl. Cortés e i suoi uomini, infatti, sono alti, bianchi e barbuti. Perciò, anziché attaccarli, li riceve in maniera amichevole, salvo pentirsene amaramente poco dopo. Al di là di questo fatto, Quetzalcoatl è un personaggio davvero interessante. È lui, secondo il mito, a donare agli uomini il mais e a insegnare loro la scrittura e l’arte di lavorare i metalli. È ancora lui a opporsi alla guerra e ai sacrifici umani. Costretto all’esilio dal fratello Tezcatlipoca, geloso della sua popolarità, si rifugia nella città di Cholula, che governa saggiamente per vent’anni. Infine si allontana nel mare, promettendo di ritornare, ma nessuno lo vedrà mai più.
1535
In America sono presenti gruppi di uomini giunti dall’Asia passando da nord Si sviluppa la civiltà dei Maya
Gli Aztechi si a ermano in Messico
Gli Inca iniziano un’espansione in Sud America
Lo spagnolo Cortés mette ne all’Impero degli Aztechi
Lo spagnolo Pizarro conquista l’Impero degli Inca
Tenochtitlán
YUCATAN CUBA HISPANIOLA (HAITI)
Domingo
Aree delle città-stato maya
L’Impero azteco nel 1519
L’Impero inca nel XV secolo
L’Impero inca nel 1532
Gli Spagnoli, nel tentativo di convertire i Maya al cristianesimo, distrussero tutte le fonti scritte che parlavano della religione di questo popolo. La principale di queste, il Popol Vuh, fu però salvato grazie agli Indios, che lo ricostruirono a memoria. Nel passo seguente, che si trova all’inizio di questo testo sacro, è descritto lo stato dell’universo prima che le forze creatrici degli dei entrassero in azione.
Prima che il mondo venisse creato, regnavano la calma assoluta e il silenzio totale. Non esisteva nulla, non c’era nulla. C’erano solo immobilità e silenzio nell’oscurità, padroni del buio. In questa buia distesa aspettavano Gucumatz, il Creatore, e Tepeu, il Modellatore. Loro sono la conoscenza. Loro sono quelli che possono concepire e portare alla luce una creatura dal nulla infinito. Ed era giunto il tempo, ormai. I Creatori discutevano a fondo nell’oscurità. Ragionavano, parlavano, si preoccupavano, analizzavano, sospiravano valutando ciò che doveva accadere; unirono le loro parole e i pensieri: decisero.
Popol Vuh, il libro Sacro dei Maya Quiché, a cura di Daniela Folco.
Le civiltà dell’America centrale e meridionale all’inizio del XVI secolo
Prima dell’arrivo di Cristoforo Colombo, in America fioriscono splendide civiltà, come quelle dei Maya, degli Aztechi e degli Inca.
L’America rimase sconosciuta al resto del mondo per migliaia di anni. Furono i Vichinghi i primi Europei a raggiungerla, ma non abbiamo fonti che testimonino la loro scoperta. Lo stesso Cristoforo Colombo ne ignorava l’esistenza, infatti quando vi sbarcò, il 12 ottobre 1492, pensava di essere giunto nelle Indie. Uno dei primi a rendersi conto che non delle Indie si trattava, bensì di un nuovo continente fu un altro italiano: il fiorentino Amerigo Vespucci. In suo onore quel continente fu chiamato America. Ma prima che questo nome venisse loro assegnato, quelle terre erano già abitate e avevano dato vita a civiltà di alto livello, come quelle dei Maya, degli Aztechi e degli Inca Queste civiltà vengono definite dagli studiosi “precolombiane”, perché fiorirono prima dell’arrivo di Cristoforo Colombo.
Dopo l’ultima glaciazione il livello dei mari si alza e la lingua di terra che collega l’Asia e l’America viene sommersa. Il continente americano rimane così isolato.
La storia del popolamento del continente americano è legata ai cambiamenti climatici avvenuti sul nostro pianeta. Nella storia della Terra si sono da sempre alternati periodi molto freddi e altri più caldi. Durante i periodi freddi – le cosiddette ere glaciali – il livello dei mari si abbassa perché la loro acqua è in parte trasformata in ghiaccio e concentrata nei poli. In conseguenza di questo abbassamento, alcune zone prima coperte dal mare emergono. In epoca preistorica, fra i 30 mila e i 12 mila anni fa, questo fenomeno riguardò lo stretto di Bering, che separa l’Asia dall’America. Quello che oggi è un braccio di mare di pochi chilometri di larghezza, allora era una lingua di terra che collegava i due continenti. Fu di qui che i primi uomini provenienti dall’Asia penetrarono in America. Non si sa con precisione quando ciò accadde, ma si sa che i nuovi arrivati discesero da nord e si espansero progressivamente verso sud, popolando l’intero continente. Successivamente, circa 12 mila anni fa, l’aumento delle temperature e il progressivo scioglimento dei ghiacci fecero innalzare il livello dei mari e quel lembo di terra fu sommerso, determinando il distacco dell’America dal resto del pianeta
Nella parte centrale e meridionale del continente americano fioriscono civiltà di livello superiore.
Il continente americano si divide in tre grandi aree: l’America settentrionale, quella centrale e quella meridionale. Mentre l’America settentrionale e gran parte di quella meridionale furono abitate da tribù culturalmente poco evolute, civiltà di livello superiore sorsero in Messico, nell’America centrale e in alcune zone di quella meridionale. Qui, infatti, vivevano popolazioni capaci di fondare città, di costruire strade, palazzi e templi grandiosi. Alcuni popoli sapevano scrivere e fare calcoli matematici; usavano il calendario per misurare il tempo e producevano oggetti d’oro e d’argento. Erano governati da re o imperatori.
Le civiltà americane non dispongono di importanti prodotti agricoli e non conoscono l’aratro, la ruota e il ferro.
Le civiltà americane sorsero in ambienti geografici non particolarmente favorevoli o del tutto sfavorevoli. I Maya, in una terra pur ricca, dovettero lottare per strappare il terreno coltivabile alla foresta tropicale. Gli Inca addirittura svilupparono la loro civiltà sugli altipiani delle Ande, attraversati da gole profonde e quasi impossibili da attraversare. Il continente americano, sebbene ricco di prodotti agricoli sconosciuti nel resto del mondo (patata, mais, pomodoro, peperone), non conobbe il grano, l’orzo e il riso. Scarso fu l’aiuto dato all’uomo dagli animali. In assenza del cavallo e del bue, il più utile fu il lama, diffuso sulla catena andina. Il suo folto pelo venne utilizzato per realizzare dei tessuti, la sua resistenza alle altitudini elevate lo resero indispensabile per i trasporti. L’isolamento impedì a questi popoli di ricevere dall’esterno tecnologie fondamentali per il progresso materiale. Maya, Aztechi e Inca non conobbero l’aratro, e del resto non avrebbero avuto animali da tiro in grado di utilizzarlo. Non conobbero neppure la ruota. Anche se furono assai abili nella lavorazione di metalli preziosi come l’oro e l’argento, ignorarono il ferro
Fissa i concetti sul testo
1. Sottolinea sulle pagine le risposte alle domande.
a. Quali furono le tre grandi civiltà che si svilupparono in America?
b. In quali zone dell’America sorsero civiltà evolute?
c. In che tipo di ambiente si svilupparono le civiltà americane?
d. Quali strumenti e quali tecniche rimasero sconosciuti agli abitanti dell’America?
Verifica la comprensione
Coltello cerimoniale, originario delle Ande centrali, terminante nella parte superiore con una figura maschile ornata da un diadema (XII secolo d. C.). Questa tipologia di coltelli (tumi in lingua Quechua) aveva molti impieghi: arma da caccia e per la guerra, ma anche attrezzo da cucina.
Insegna in oro a forma di mezzaluna, forse un coltello usato nei riti sacrificali, risalente alla civiltà Moche, precedente a quella degli Inca in Perù (625-645 d.C.).
2. Completa il testo con le parole opportune. Asia • americano • alzò • abbassò
Durante l’ultima glaciazione il livello dei mari si .
In conseguenza di questo fenomeno emerse una lingua di terra che univa l’ all’America. Di qui passarono i primi abitanti del continente . Successivamente, con la fine della glaciazione, il livello dei mari si e le acque tornarono a dividere Asia e America. Quest’ultima rimase così isolata.
A 45 chilometri dall’attuale Città del Messico sorge Teotihuacan, che fu una dei più importanti centri urbani dell’America, prima dell’arrivo degli Europei. Il suo nome significa “luogo degli dei”. Infatti, secondo la leggenda, qui si riunirono gli dei per progettare la creazione dell’uomo.
Le origini di Teotihuacan sono avvolte nel mistero. Non si sa con certezza quale popolo la fondò, né la data certa della fondazione, che gli storici pongono fra il III e il I secolo a.C. Queste lacune sono dovute al fatto che i suoi abitanti non ci hanno lasciato documenti scritti e forse non conoscevano nemmeno la scrittura.
Gli studiosi ritengono che Teotihuacan possa aver ospitato, nel periodo del suo massimo splendore, fra la metà del II e la metà del V secolo, una popolazione di 150 mila o addirittura 200 mila abitanti, superiore a quella di tutte le città europee del tempo, salvo Costantinopoli. L’abitato si estendeva su una superficie di circa 20 chilometri quadrati. Probabilmente fu la capitale di un grande Impero, o forse un importantissimo centro religioso, o potrebbe aver svolto entrambe le funzioni. Di certo la sua influenza è visibile nella cultura, nella religione e nell’arte delle popolazioni del Centro-America, fra cui i Maya e gli Aztechi. Un indizio indiretto della sua potenza è dato dal fatto che non possedeva mura di cinta o fortificazioni di alcun tipo, come se i suoi abitanti si fossero ritenuti tanto sicuri da non temere minacce esterne.
Viale dei Morti, veduta panoramica del sito archeologico precolombiano a Teotihuacan in Messico (I sec. a.C. - V sec d.C.).
Furono gli architetti di Teotihuacan a edificare le prime piramidi del continente americano. Erano piramidi tronche, a gradini, costruite con mattoni cotti al sole, pietre e argilla. Sulla sommità ospitavano un tempio in cui si svolgevano cerimonie religiose che talvolta si concludevano con sacrifici umani. Tra le numerose piramidi, la più imponente è quella del Sole. Furono gli Aztechi, molti secoli dopo, a darle questo nome, però non sappiamo a quale divinità fosse originariamente dedicata. Le sue dimensioni ne fanno una delle più grandi del mondo, con una base di 223 metri e un’altezza di 71. Per fare un confronto, basta pensare che la “regina” delle piramidi, quella di Cheope, in Egitto, misura 230 metri di lato e 138 di altezza. Più piccola è la piramide della Luna, alta “appena” 42 metri. Sulla sua cima sorgeva un tempio dedicato alla Grande dea della Luna, signora delle acque, della fertilità, della terra e anche della creazione.
Teotihuacan è attraversata da una strada larga circa 40 metri, che parte dalla piramide della Luna e si prolunga per oltre due chilometri. Il nome – Viale dei morti – deriva dal fatto che lungo i suoi lati sorgevano le tombe di importanti personaggi.
Al Viale dei morti si affacciano tutti i templi della città. Oltre alla piramide del Sole, vi si trova la Cittadella, contenente il Tempio di Quetzalcoatl, il dio raffigurato come un serpente piumato. Nel complesso il sito archeologico di Teotihuacan si estende su una superficie di oltre 2 chilometri quadrati ed è tra i più celebri e visitati del mondo. Nonostante gli studi compiuti da vari decenni, la città e i suoi monumenti hanno ancora molto da svelare. Gli archeologi continuano perciò a scavare nella speranza di scoprirne i segreti e di riportare alla luce il maggior numero possibile di esemplari della splendida civiltà che vi fiorì.
I Maya fondano le prime città in tempi molto antichi. Praticano l’agricoltura, che si basa sulla coltivazione del mais, e il commercio.
La più antica delle civiltà americane è quella dei Maya, presente nell’America centrale, e precisamente nella penisola dello Yucatan e nell’attuale Guatemala Questa civiltà ha origini antichissime, ma solo verso il 300 a.C. furono fondate le prime città. L’economia dei Maya si basava principalmente sul commercio e sull’agricoltura, favorita da un buon sistema d’irrigazione. Il prodotto più coltivato era il mais, oltre a cotone, fagioli, cacao e zucche.
I Maya eccellono nella matematica e nell’astronomia. Adorano numerose divinità. Costruiscono piramidi dove effettuano sacrifici umani per ingraziarsi gli dei.
I Maya diedero vita a una civiltà di altissimo livello, tanto da meritarsi l’appellativo di “Greci d’America”. Possedevano conoscenze approfondite nel campo della matematica e dell’astronomia, che studiavano a scopo religioso. Con queste conoscenze cercavano infatti di controllare le energie emanate dagli astri, considerati divinità. Figure sociali di grande potere erano i sacerdotiastronomi, i quali osservavano le stelle per interpretare la volontà degli dei. Questi ultimi personificavano il sole, la luna, la morte, il mais. Una divinità importante era anche Kukulkán, raffigurato come un serpente a due teste, generalmente identificato come il cielo. Per ingraziarsi gli dei, i Maya offrivano loro sacrifici umani. Fu per ragioni religiose che questo popolo costruì le spettacolari piramidi, dette teocalli, visibili ancora oggi. Sulla cima di questi edifici si trova un tempio dedicato a una divinità. Probabilmente le piramidi maya costituivano anche dei punti di osservazione per studiare i movimenti degli astri celesti. A differenza di quelle egizie, erano costruite a gradoni, cioè formate da una serie di piani sempre più piccoli, che terminavano in una spianata su cui sorgeva il tempio.
I Maya conoscono la scrittura, fatta di figure e simboli detti glifi. Questo sistema è stato paragonato ai geroglifici egizi.
I Maya elaborarono un metodo di scrittura formato da figure e simboli che è stato paragonato ai geroglifici egizi. Con questa scrittura, oggi in gran parte decifrata, raccontarono la loro storia e descrissero la loro religione. Purtroppo la maggior parte della letteratura maya fu distrutta dagli Spagnoli, cosicché oggi
Busto di Yum Uil, dio del mais e signore dell’abbondanza (715 d.C.).le nostre conoscenze di questo popolo sono scarse e incomplete. Si salvarono dalla distruzione le iscrizioni scolpite su lastre di pietra o dipinte sulle pareti dei palazzi e delle case, ma i testi che riportano sono brevi e frammentari.
Nelle loro iscrizioni sulle tombe o sui palazzi, per ricordare i sovrani, oppure avvenimenti importanti o altre vicende significative, i Maya si servivano dei glifi.
I glifi sono simboli, ciascuno dei quali ha un significato preciso, proprio come le icone del computer, oppure i segnali stradali.
I Maya calcolano l’anno solare con grande precisione. Il loro sistema di calcolo è basato sulla combinazione di tre segni, uno dei quali rappresenta lo zero.
I Maya erano riusciti a calcolare la durata dell’anno solare con una precisione che l’Europa allora ignorava. Il loro sistema di calcolo si basava sulla combinazione di tre segni:
• un punto rappresentava una unità;
• una barra rappresentava cinque unità;
• una conchiglia stilizzata era lo zero.
I segni si disponevano per gruppi di venti, e ogni gruppo iniziava con lo zero. I Maya applicarono i calcoli matematici alla misura del tempo e inventarono il calendario, o meglio due calendari. Il primo aveva un significato religioso e serviva per stabilire le feste dedicate alle divinità
Con il secondo misuravano la vita quotidiana e la storia. L’anno comprendeva 360 giorni, suddivisi in 18 mesi di 20 giorni ciascuno, più un ciclo aggiuntivo di cinque giorni.
Fissa i concetti sul testo
1. Sottolinea sulle pagine le risposte alle domande.
a. Dove si sviluppò la civiltà maya?
b. Perché i sacerdoti-astronomi osservavano il cielo?
c. Che differenza vi era fra le piramidi maya e quelle egizie?
d. A quale scrittura è stata paragonata quella dei Maya?
e. Quali erano i tre segni sui cui si basava il sistema di calcolo dei Maya?
2. Completa il testo scegliendo la risposta corretta.
a. Il prodotto agricolo più importante per i Maya era il grano il mais
b. I Maya possedevano notevoli conoscenze nel campo della matematica e dell’astronomia della matematica e della geografia
c. I Maya offrivano sacrifici umani per punire i nemici per ingraziarsi gli dei
d. La maggior parte dei libri maya furono distrutti dagli inglesi spagnoli
e. L’anno del calendario maya comprendeva 360 giorni 365 giorni
Scribi: presso i Maya, come presso altre civiltà antiche (Egizi, Sumeri, Ebrei ecc.) erano coloro i quali conoscevano la scrittura ed erano addetti alla copiatura e alla stesura di testi ufficiali.
I Maya non danno vita a un Impero unito, ma si costituiscono in città-stato. Nel IX secolo, essi abbandonano le loro città e ne fondano altre più a nord.
I Maya non costituirono mai un Impero unito, ma diedero vita a una serie di cittàstato indipendenti. Le più potenti fra queste sottomisero le città più deboli, creando delle confederazioni spesso in lotta tra loro. La civiltà maya ebbe carattere urbano, poiché la popolazione viveva prevalentemente all’interno di centri abitati di notevoli dimensioni. Tikal, il più esteso di questi centri, raggiunse i 100 mila abitanti; assai importanti furono pure Copán, Palenque, Chichén Itzá e Uxmal. Nel cuore delle città sorgevano i templi a piramide, dove si celebravano le cerimonie religiose, e gli edifici dove si svolgeva l’attività amministrativa. Tutto attorno si estendevano i palazzi dei nobili e più all’esterno le case della gente comune. Le città erano collegate tra loro da una fitta rete commerciale. Durante il IX secolo, tuttavia, questo sistema subì una rapida decadenza. I centri urbani furono abbandonati e la popolazione si spostò in altre zone. Forse a determinare questo fenomeno furono le guerre civili, forse una crescita eccessiva della popolazione o un impoverimento del suolo o un lunghissimo periodo di siccità. La crisi non determinò la fine della civiltà maya. Spostatisi più a nord, gli abitanti delle antiche città ne fondarono altre nuove
A capo della società vi è un re, considerato intermediario fra gli dei e gli uomini; seguono i sacerdoti, i capi militari e i funzionari dell’amministrazione; al di sotto di queste classi sociali vi è la gente comune.
A capo della società maya vi era un re che esercitava il potere politico e militare ed era considerato un mediatore fra gli uomini e gli dei. Al suo fianco vi era una potente aristocrazia formata dai sacerdoti. Il loro compito era quello di interpretare, attraverso la lettura delle stelle, la volontà degli dei. Subito dopo venivano i capi militari, i funzionari che si occupavano dell’amministrazione e gli scribi. La stragrande maggioranza della popolazione era costituita dalla gente comune: contadini, artigiani e commercianti. Di loro si sa ben poco sia perché i documenti non ne parlano, sia perché le loro case, costruite con materiali deperibili, non si sono conservate. Erano sottoposti al pagamento di tasse costituite da beni di prima necessità come la farina di mais.
Fissa i concetti sul testo
1. Sottolinea sulle pagine le risposte alle domande.
a. Che cosa si trovava al centro delle città maya?
b. Quali ipotesi sono state formulate per spiegare l’abbandono di alcune di queste città?
c. Quali poteri e quali funzioni avevano i re maya?
2. Indica se le seguenti affermazioni sono vere o false.
a. I Maya non diedero mai vita a uno stato unitario. V F
b. Dopo l’abbandono di alcune città, il popolo maya scomparve definitivamente dalla storia. V F
Originario dell’America è uno dei dolci oggi più apprezzati in tutto il mondo: il cioccolato. Furono i Maya i primi coltivatori della pianta del cacao, dalla quale si traggono i semi con cui è prodotto questo alimento delizioso. Occorre precisare, però, che il cioccolato dei Maya e poi degli Aztechi era assai diverso dal nostro sia per il modo in cui veniva preparato, sia per gli usi che poteva svolgere. Ma cominciamo con un po’ di storia. Non sappiamo con precisione quando si iniziò a coltivare la pianta del cacao. Si sa però che i primi a farlo furono i Maya e che poi la coltivazione si diffuse fra le popolazioni messicane, compresi gli Aztechi. Per quanto riguarda il nome, pare che il termine “cacao” derivi dalla lingua maya, e precisamente dalla parola kakaw. Il nome “cioccolato” sarebbe invece di origine azteca: cacaoatl (cacao-acqua).
Il cioccolato era consumato da quei popoli sotto forma di bevanda. Ecco come si preparava. I semi di cacao erano macinati, quindi lasciati a fermentare per una settimana nell’acqua. La bevanda così ottenuta era poi arricchita con l’aggiunta di vari ingredienti (mais, miele, vaniglia, erbe, fiori e frutti). Il composto era mescolato più volte e travasato da un recipiente all’altro. Era bevuto generalmente freddo
Il cacao era considerato un dono degli dei, e quindi, in quanto tale, i suoi semi venivano offerti in sacrificio nelle cerimonie di ringraziamento alle divinità. Per il grande valore sacro che gli era attribuito, il suo consumo era riservato al re e ai nobili. Per i popolani che trasgredissero questa legge era prevista la pena di morte!
. Per i popolani che trasgredissero questa legge era
Il cacao era così prezioso che fu anche usato dai Maya e da altri popoli precolombiani come moneta. Il primo europeo ad assaggiare il cioccolato fu Cristoforo Colombo durante il suo terzo viaggio nelle Americhe. Probabilmente, vista la poca attenzione che gli dedicò, non ne fu particolarmente colpito. Ma forse anche noi, se assaggiassimo il cioccolato nella “versione” maya, non ne resteremmo entusiasti…
A partire dal XII secolo il popolo guerriero degli Aztechi crea un vasto Impero nel Messico centrale. Le guerre continue servono a procurare vittime da sacrificare agli dei.
A partire dal XII secolo d.C. gli Aztechi, un popolo nomade proveniente da nord, crearono un vasto Impero sull’altopiano del Messico. Insediatisi sugli isolotti del lago di Texcoco, vi fondarono la loro capitale, Tenochtitlán (dove oggi si trova la capitale del Messico, Città del Messico). Di qui, forti di una efficiente organizzazione militare, si espansero nelle terre circostanti, sottomettendo con le armi le popolazioni locali.
I popoli vinti erano costretti a pagare dei tributi, che talvolta erano costituiti da vittime destinate a essere sacrificate agli dei. Fu proprio la necessità di trovare sempre nuove vittime a spingere gli Aztechi a condurre una serie ininterrotta di guerre contro i popoli vicini. Questi si ribellarono più volte, ma furono sempre ricondotti all’obbedienza con la forza.
Fondata nel 1325 su una piccola isola al centro del lago Texcoco, Tenochtitlán fu la capitale dell’Impero azteco. La sua struttura era simile a quella di Venezia, poiché la città era attraversata da un gran numero di canali.
1 Al centro della città s’innalzava il tempio Mayor, costruito in cima a una piramide a gradoni. Era formato da due templi gemelli, uno di colore blu, consacrato al dio della Pioggia, e l’altro, di colore rosso, dedicato al dio del Sole. Una doppia ripida scalinata conduceva sulla piattaforma più alta, dove si compivano i sacrifici umani.
2 I canali dividevano la città in settori (quelli che noi oggi chiamiamo «quartieri»).
3 Le case erano costruite sull’acqua, perciò erano sorrette da palafitte. I palazzi più ricchi erano dotati di giardini.
4 La popolazione si spostava sull’acqua a bordo di canoe.
5 Le strade erano dritte e larghe. In alcuni punti vi erano ponti mobili, cioè che si potevano alzare e abbassare a seconda delle necessità.
6 Una grande diga proteggeva la città dalle inondazioni.
Scultura in terracotta di un guerriero con un prigioniero, ritrovata in Messico e databile tra il 100 a.C. e il 250 d.C.Dopo il re, i sacerdoti e i nobili, a godere del maggior prestigio nella società azteca sono i guerrieri, addestrati in apposite scuole a partire dai 15 anni di età.
La società azteca, come quella Maya, aveva una forma piramidale: il gradino più alto era occupato dal re, seguito dai nobili e dai sacerdoti. Poi venivano i guerrieri, una classe privilegiata che possedeva molte terre e non pagava i tributi. Seguivano i commercianti e gli artigiani; al livello più basso stavano i contadini e gli schiavi I giovani destinati a diventare guerrieri venivano educati all’arte militare in apposite scuole, in cui entravano all’età di 15 anni per uscirne a 22. Per diventare Guerrieri Aquila e indossare l’armatura a forma di uccello rapace, si dovevano catturare quattro nemici vivi e donarli in sacrificio agli dei. Gli Aztechi non conoscevano l’uso del ferro e fabbricavano spade e coltelli con una pietra durissima, chiamata ossidiana
Gli Aztechi adorano numerose divinità, fra cui spicca Quetzalcoatl, considerato padre della civiltà. Le cerimonie religiose sono spesso accompagnate da sacrifici umani e animali.
I primi Europei che vennero a contatto con gli Aztechi furono impressionati dall’enorme quantità di dei che essi adoravano. Secondo alcune fonti, erano oltre duemila! Gli Aztechi veneravano forze della natura come l’acqua, la terra e il fuoco; elementi del paesaggio, come monti e fiumi; fenomeni naturali, come il fulmine e la pioggia, oltre a numerosi animali e piante. Particolare importanza ebbe il dio Quetzalcoatl, considerato padre della civiltà e autore di importanti riforme sociali. Questo dio veniva raffigurato con la pelle bianca e la barba, cosa assolutamente insolita perché i popoli americani erano privi di barba e avevano pelle rossiccia. Quetzalcoatl rappresentava la luce, mentre il suo rivale Texcatlipoca era il dio della notte. Altra potente divinità era il sanguinario Huitzilopochtli, dio della guerra.
Gli Aztechi accompagnavano con riti religiosi ogni momento importante della vita individuale (nascita, matrimonio, morte) e collettiva (semina, raccolto, caccia, guerra, ecc.). I riti consistevano in canti, balli, preghiere e sacrifici di animali e anche di esseri umani.
1. Sottolinea sulle pagine le risposte alle domande.
a. Dove sorse l’Impero degli Aztechi?
b. Quale struttura aveva la società azteca?
c. A che età i giovani guerrieri venivano educati alla disciplina militare?
d. Come veniva raffigurato Quetzalcoatl?
La carriera di un guerriero azteco, da semplice vogatore a generale (1547 circa). Braciere a forma di figura con maschera di Tlaloc, divinità azteca (1325-1521).Bello come un dio, vestito magnificamente come un dio, adorato come un dio. Ed è, infatti, la personificazione vivente di Texcatlipoca, il dio della notte, uno dei più potenti fra gli dei aztechi. Fiori e profumi rendono la sua figura ancora più splendida. Quando esce per strada, accompagnato da un corteo di paggi reali, il fortunato giovane è riverito da tutti. Il popolo si prostra addirittura ai suoi piedi, fino a baciare il terreno. E lui si diverte, gode della sua popolarità. Qualche volta, durante le sue passeggiate, suona il flauto, sempre camminando con la grazia e l’eleganza a cui lo hanno abituato i bravi istruttori. E anche quando si trova a palazzo, il trattamento che gli è riservato è quello di un principe. Alla sua mensa siedono nobili, sacerdoti, perfino il potente imperatore azteco. E pensare che il giovane non appartiene neppure alla gente azteca, bensì a un popolo confinante, suo nemico. È stato catturato in battaglia, ferito alla spalla da un pugnale. I suoi avversari lo hanno curato, guarito, e poi hanno avuto per lui riguardi che egli non avrebbe mai immaginato.
Tutto è successo un anno fa. Al giovane sembra di vivere in un sogno, anche se sa bene come il sogno si concluderà. Ma perché tormentarsi per il futuro, quando il presente è così meraviglioso? Da qualche tempo, poi, il presente ha acquistato una nuova, splendida attrattiva… I sacerdoti, infatti, hanno decretato che quattro fanciulle, le più belle che egli abbia mai visto, lo accompagnino giorno e notte, facendo tutto il possibile per renderlo felice. E felice lo è stato davvero! Ora, però, il sogno sta per finire e il prezzo della felicità deve essere pagato. Oggi si celebra la festa di Texcatlipoca, l’“Anima del mondo”, come lo chiamano alcuni, o
anche “il Nemico”, come lo chiamano altri. Un dio capriccioso e violento, inventore della guerra e spesso ostile agli uomini. Un dio che va ammansito e onorato con un’adeguata cerimonia propiziatoria. E al centro della cerimonia che sta per essere celebrata c’è lui, il giovane prigioniero.
Scortato da una schiera di sacerdoti, di nobili e di guardie, percorre in corteo le strade di Tenochtitlán, poi è fatto salire su un’imbarcazione che si lascia alle spalle la città e raggiunge l’estremità opposta del lago. Lì sorge la piramide sulla cui sommità svetta il tempio di Texcatlipoca. Gli abitanti della capitale accorrono a migliaia per assistere alla cerimonia. Sullo spiazzo antistante il tempio, lo attendono sei sacerdoti che lo accompagnano alla pietra sacrificale posta davanti al tempio. Con un coltello di ossidiana, la durissima pietra di cui sono fatte le armi degli Aztechi, si compie il sacrificio. Texcatlipoca ha avuto la sua vittima e forse per il prossimo anno sarà clemente con gli uomini. Ma con un dio capriccioso come lui non si può mai stare sicuri…
All’origine di un’usanza tanto crudele come i sacrifici umani vi era, presso gli Aztechi, un mito religioso. Secondo questo mito gli dei avrebbero versato il sangue per salvare l’universo dalla distruzione. Occorreva dunque che gli uomini li sostenessero con il proprio sangue, per evitare che, stremati, potessero cedere alle forze della distruzione. Solo così il mondo avrebbe potuto salvarsi.
Gli Inca costruiscono un Impero nell’America meridionale, fra la catena delle Ande e l’Oceano Pacifico. Il territorio non è ospitale, ma essi riescono ugualmente a dar vita a una civiltà progredita. In un ampio territorio dell’America meridionale, tra la catena delle Ande e l’Oceano Pacifico, fiorirono in tempi antichi diverse civiltà. Fra queste s’impose, a partire dal XIII secolo, il popolo degli Inca, originari di una vallata dell’interno. Dal luogo di origine essi estesero le loro conquiste a nord e a sud, fino a creare un vasto Impero ( cartina a p. 3) che di fatto comprendeva quasi tutto il litorale sudamericano affacciato sull’Oceano Pacifico. Si trattava di un ambiente ostile, caratterizzato da montagne altissime e vallate incassate fra i monti, da steppe e deserti lungo la costa, da foreste equatoriali verso l’interno. Gli Inca, tuttavia, seppero sfruttare le pur ridotte possibilità che la natura dei luoghi forniva e diedero vita a una civiltà assai progredita
Gli Inca coltivano il mais, la patata e la quinoa, una varietà di riso di montagna. Tra gli animali domestici, particolare importanza ha il lama. Gli Inca sono anche abili artigiani.
Nonostante le difficoltà ambientali, l’agricoltura ebbe un notevole sviluppo. Le coltivazioni più diffuse erano quelle della patata, della quinoa (una specie di riso delle montagne) e del mais, una pianta considerata sacra. Accanto a questi prodotti l’agricoltura forniva un’estrema varietà di risorse alimentari, come le zucche, i fagioli, i pomodori, i peperoncini e le arachidi. Queste piante erano coltivate su terreni a terrazza ricavati sui ripidi pendii delle Ande e irrigati per mezzo di una fitta rete di canali. La mancanza dell’aratro costringeva i contadini a praticare dei buchi nel terreno con attrezzi a forma di bastoni appuntiti. Gli Inca svilupparono efficaci tecniche di conservazione del cibo. Per esempio, le patate venivano prima essiccate al sole e poi surgelate durante le gelide notti delle Ande. Infine erano macinate. L’allevamento di animali (lama, alpaca, vigogna, guanaco), forniva carne e lana. Il lama era utilizzato anche nei trasporti. La disponibilità di ottime lane alimentava l’artigianato tessile. Non conoscevano il ferro, ma raggiunsero livelli di assoluta eccellenza nella lavorazione di oggetti preziosi in oro e argento.
Gli Inca realizzano grandi opere idrauliche e un’imponente rete stradale. Su queste strade viaggiano i corrieri che, grazie a un sistema di staffette, portano rapidamente i messaggi anche a lunga distanza.
Abili ingegneri e architetti, gli Inca si dedicarono alla costruzione di opere idrauliche (canali, acquedotti e dighe) e di una lunga rete stradale, che raggiungeva i 40 mila chilometri, collegando tra loro i principali centri abitati dell’Impero. La rete viaria attraversava le montagne e valicava profonde gole. Poiché gli Inca non usavano la ruota per i trasporti, e conobbero i cavalli dopo l’arrivo degli Spagnoli, le strade erano percorse a piedi. Qui transitavano di corsa le staffette di corrieri del servizio postale. Grazie a loro, un messaggio poteva essere portato in un solo giorno fino a 240 chilometri di distanza. Dove non era possibile costruire strade, gli Inca realizzarono scalinate e ponti sospesi su precipizi. Erano costruiti con corde vegetali intrecciate e fissate all’estremità su pilastri di pietra scolpiti nella roccia. Benché sembrassero molto insicuri, quei ponti erano assai resistenti e sono tutt’oggi utilizzati dagli abitanti delle Ande, che continuano a mantenerli in funzione.
Ponte di corda inca sospeso sul fiume Apurimac, che porta alla città di Machu Picchu in Perù; ogni anno la popolazione locale lo rinnova con le tecniche tradizionali inca.
Fissa i concetti sul testo
1. Sottolinea sulle pagine le risposte alle domande.
a. Su che tipo di ambiente si estendeva l’Impero degli Inca?
b. Quali erano le coltivazioni più diffuse tra gli Inca?
c. Quali animali fornivano loro carne e lana?
d. Quanto era lunga la rete stradale realizzata dagli Inca?
e. Come erano costruiti i loro ponti sospesi?
Verifica la comprensione
2. Indica le risposte corrette alle seguenti domande.
a. In quale direzione si estendeva l’Impero inca?
Da nord a sud Da est a ovest
b. Quale attrezzo usavano i contadini per preparare il terreno alla semina?
Un bastone appuntito L’aratro
c. Quale animale era usato per i trasporti?
Il mulo Il lama
d. A che distanza poteva essere portato un messaggio in un solo giorno?
A 300 chilometri A 240 chilometri
Statuetta in oro risalente alla civiltà inca che raffigura un lama.Messaggero inca suona una conchiglia, tiene in mano lo strumento per contare e porta sulla schiena un sacco per trasportare gli oggetti da consegnare.
Tutte le terre appartengono all’imperatore, che le distribuisce fra i sudditi. La popolazione è divisa in decurie e centurie, a capo delle quali vi è un responsabile.
Ai vertici della società inca vi erano l’ imperatore, chiamato sapa, e un gruppo di nobili. La nobiltà inca godeva di ampi privilegi, quali l’esenzione dalle tasse, l’educazione in scuole esclusive, la possibilità di avere più mogli. Sacerdoti, indovini e guaritori formavano un gruppo a parte, che aveva grande prestigio.
L’imperatore era il proprietario di tutte le terre, che venivano poi divise fra la popolazione, cui spettava il compito di coltivarle.
Gli Inca inventarono un metodo di tipo matematico per amministrare e governare la popolazione. Questa era divisa in gruppi di dieci famiglie che formavano una decuria. Dieci decurie formavano le centurie e così via, sino ai livelli superiori. Ognuno di questi gruppi aveva un suo responsabile che sorvegliava l’ordine pubblico riscuoteva le tasse.
Gli Inca non conoscono la scrittura, ma per tenere la contabilità usano il quipu, uno strumento formato da cordicelle colorate.
Gli Inca non conoscevano la scrittura, ma sapevano ugualmente tenere un’attenta contabilità delle cose e delle persone. A questo scopo si servivano di originali strumenti, chiamati quipu, formati da una serie di cordicelle, varie per lunghezza, colore e spessore. Ogni nodo indicava valori numerici e ogni colore categorie differenti. I quipu servivano per contare animali, merci, popolazione, giornate di lavoro. Erano utilizzati anche per misurare il tempo. Solo alcuni uomini più istruiti potevano usarli. Ancora oggi i pastori delle Ande contano i capi di bestiame con un metodo simile.
Cuzco, la capitale, si trova a 3 mila metri di altezza. Nella città è situato il Tempio del Sole, i cui interni sono rivestiti d’oro.
Strumento inca utilizzato per contare, consistente in un insieme di cordicelle annodate e distanziate in modo sistematico tra loro, legate a una corda più grossa che le sorregge.
La capitale dell’Impero inca era Cuzco, un nome che in lingua originale significa «ombelico». Questo nome le fu dato perché si trovava nel mezzo del territorio dell’Impero, a oltre 3 mila metri di altezza, nelle Ande centrali. Fondata nel 1100 d.C., fu il centro politico e spirituale dello Stato. La sua forma assomigliava a quella di un puma. Le piazze centrali, i principali edifici e i templi occupavano la posizione del petto dell’animale, mentre la collina dove sorgeva la cittadella fortificata corrispondeva alla testa dell’animale.
Il luogo sacro più spettacolare della città era il Tempio del Sole, con i muri interni rivestiti di oro, e con statue, anch’esse d’oro, di gigantesche dimensioni. L’oro e i minerali preziosi come l’argento, il rame e il platino venivano estratti dalle numerose miniere dell’Impero e utilizzati anche per creare gioielli.
Le divinità degli Inca sono associate alla natura (sole, luna, pioggia). Il dio creatore è Viracocha. A queste divinità sono riservate feste particolari, durante le quali talvolta sono compiuti sacrifici umani.
Gli Inca credevano in molti dei e li associavano a fenomeni della natura. Il dio creatore era chiamato Viracocha, che significa «Signore e maestro del mondo». Lo consideravano il creatore della Terra e di tutti gli esseri viventi. Inti invece era il dio del Sole, che proteggeva l’imperatore e la sua famiglia. Era considerato l’antenato di ogni sovrano inca. La Madre Luna curava la vita delle donne.
Al dio della Pioggia riservavano feste particolari, nel corso delle quali compivano sacrifici, anche umani, soprattutto nei tempi di siccità.
Gli Inca avevano una loro cosmologia, ossia un racconto favoloso dell’origine del mondo e degli uomini. Suddividevano la storia del mondo in cinque fasi. La prima era simile all’Età dell’oro, come l’avevano inventata gli antichi Greci. Nelle fasi successive gli uomini avevano imparato a coltivare i campi, allevare gli animali, conoscere le leggi della natura.
Fissa i concetti sul testo
1. Sottolinea sulle pagine le risposte alle domande.
a. Di quali privilegi godeva la nobiltà inca?
b. In che modo era divisa la società inca?
c. Come erano fatti e che cosa indicavano i quipu?
d. Qual era il luogo più spettacolare della città di Cuzco?
e. In quante fasi gli Inca suddividevano la storia del mondo?
Verifica la comprensione
2. Scrivi il nome delle divinità cui si riferiscono le seguenti informazioni.
a. Durante le feste in suo onore si tenevano sacrifici, anche umani:
b. Era il dio del Sole:
c. Curava la vita delle donne:
d. Era considerato il creatore della Terra:
Pianta della città inca di Cuzco (1576). Maschera in oro raffigurante il dio del Sole.Completa i testi inserendo le parole opportune, che sceglierai fra quelle proposte.
grano • Aztechi • Asia • Maya • Inca • ruota
Il popolamento del continente americano avviene attraverso la striscia di terra che durante l’ultimo periodo glaciale unisce l’ all’America. Alla fine di questo periodo il livello delle acque sale e il mare ricopre lo stretto passaggio isolando l’America dal resto del mondo. L’isolamento ha un costo elevato per le popolazioni americane, che ignorano alcuni strumenti di lavoro diffusi altrove come la e l’aratro, e non sanno lavorare il ferro. Sono assenti anche prodotti agricoli, come il e il riso, e animali domestici come il bue e la pecora. Il cavallo, un tempo presente, si è estinto in America da millenni. Le principali civiltà sorte in questo continente sono quelle dei in America centrale, degli in Messico, e degli in America meridionale. Nel resto del continente, invece, vivono popolazioni che hanno un modesto livello di sviluppo tecnico e culturale.
In America centrale vivono i Maya, un popolo guerriero. I sacerdoti, osservando il movimento degli astri, cercano di interpretare la volontà degli dei. Possiedono una scrittura di tipo e sono esperti in , tanto che conoscono lo e riescono a calcolare la durata dell’anno con precisione.
Le loro città sono molto popolate. Costruiscono piramidi a in cima alle quali si trova un dove vengono celebrati sacrifici umani. Fra i prodotti agricoli coltivati, il più importante è il , che viene usato anche come moneta.
Consumano il cioccolato, una bevanda ricavata dai semi del .
Gli Aztechi
sacrifici • Quetzalcoatl • Aztechi • Tenochtitlán • guerrieri
In Messico sorge l’Impero degli , con capitale , una città costruita sulle acque del lago Texcoco. Gli Aztechi, abili e coraggiosi, hanno conquistato e sottomesso altri popoli. Con bonifiche e canali sviluppano l’agricoltura. Nobili, sacerdoti e guerrieri sono i gruppi sociali più importanti. Seguono i commercianti e gli artigiani; infine vi sono i contadini e gli schiavi.
Gli Aztechi venerano elementi del paesaggio e fenomeni naturali. Le divinità più importanti sono quelle di , padre della civiltà e autore di importanti riforme sociali, Texcatlipoca, dio della notte, e Huitzilopochtli, dio della guerra. Presso gli Aztechi è diffusa la pratica dei umani. La necessità di catturare prigionieri da sacrificare agli dei li spinge a una continua guerra contro i popoli vicini.
Gli Inca
Nell’America meridionale, gli costruiscono città, strade e ponti sulle montagne delle . La capitale del loro Impero è la città di . Adorano le forze della natura e numerose divinità, fra cui Viracocha, Inti e la Madre Luna. Compiono sacrifici umani, soprattutto in onore del dio della , durante i periodi di siccità. A capo della società vi è un imperatore, che è proprietario di tutte le terre; queste vengono poi suddivise tra la popolazione, che le coltiva. Gli Inca non conoscono la scrittura, ma con un sistema di cordicelle di varia lunghezza e colore, chiamate , riescono a tenere una complessa contabilità. Non conoscono neppure l’uso della ruota e dell’ . La loro agricoltura è comunque fiorente: principalmente patate e mais. Allevano i , usati soprattutto nei trasporti. Il territorio è ricco di minerali preziosi, come oro, argento e platino, lavorati con abilità per produrre oggetti preziosi. Molto fiorente è anche l’artigianato tessile.
centrale Maya
- città principali: Tikal, Chichén Itzá, Palenque, Copan
- forma di governo : città-stato
- religione : politeista, sacrifici umani
- divinità principali: Kukulkán
- agricoltura : mais e cacao
- tecnologia : costruzione di piramidi e città
- cultura e scienza : scrittura geroglifica, matematica e astronomia
Aztechi
- capitale : Tenochtitlán
- forma di governo : monarchia
- religione : politeista, sacrifici umani
- divinità principali: Quetzalcoatl, Texcatlipoca, Huitzilopochtli
- agricoltura : mais e cacao
- tecnologia : costruzione di piramidi e città
- cultura : scrittura geroglifica
meridionale Inca
- capitale : Cuzco
- forma di governo : monarchia
- religione : politeista, sacrifici umani
- divinità principali: Inti, Viracocha, Madre Luna, dio della Pioggia
- cultura : scrittura non conosciuta, uso dei quipu
- agricoltura : mais, patata, quinoa
- allevamento : lama, alpaca
- tecnologia : costruzione di strade, ponti, fortezze e città
Grande Piazza Centrale della città maya Tikal in Guatemala.1. Osserva la cartina di pagina 3, quindi indica se le seguenti affermazioni sono vere o false.
a. L’Impero più settentrionale era quello dei Maya.
b. L’Impero degli Aztechi si estendeva su parte dell’attuale Messico.
c. La civiltà maya si sviluppò nell’America meridionale.
d. L’Impero inca si estendeva lungo le coste occidentali dell’America del sud.
e. L’Impero più grande era quello degli Aztechi.
f. Tutti e tre gli imperi confinavano tra loro.
g. L’Impero degli Inca si affacciava sull’Oceano Atlantico.
2. Collega ciascuna data all’evento corrispondente.
1. XII secolo A. I Maya abbandonano le loro città
2. IX secolo B. Gli Inca gettano le basi del loro dominio
3. XIII secolo C. Inizio dell’Impero azteco
3. Scrivi le parole corrispondenti alle definizioni sotto riportate.
a. Una specie di riso delle Ande:
b. Simbolo simile a un geroglifico:
c. Serie di cordicelle utilizzate per tenere la contabilità:
d. Pietra dura con cui gli Aztechi costruivano le loro armi:
Comprendi aspetti e strutture dei processi storici
4. Scrivi il nome del popolo cui si riferiscono le frasi seguenti. Alcune frasi possono riferirsi anche a due o più popoli. Maya Aztechi Inca
a. Costruirono strade e ponti tra le montagne.
b. Elaborarono un calendario molto preciso.
c. Praticavano i sacrifici umani.
d. Erano divisi in città-stato.
e. Abbandonarono le loro città per ricostruirle in altre zone.
f. Conoscevano lo zero.
g. Non conoscevano il ferro.
h. Usavano dei fili annodati per registrare dei dati.
i. Non conoscevano la scrittura.
l. Non conoscevano l’aratro.
m. Coltivavano la pianta del cacao.
n. Surgelavano la patata.
o. Coltivavano il mais.
p. Adoravano Quetzalcoatl.
q. Adoravano Madre Luna.
5. Scegli il completamento corretto delle seguenti affermazioni.
a. I primi uomini giunsero in America via terra mare.
b. I primi uomini giunsero in Ameria dall’ Europa Asia.
c. La civiltà dei Maya fiorì nell’America centrale meridionale.
d. Una delle principali divinità maya era Viracocha Kukulkan.
e. La capitale degli Aztechi sorgeva sul mare su un lago.
f. Uno degli alimenti principali degli Inca era la patata il grano.
g. Per i trasporti gli Inca si servivano del cavallo lama.
h. La capitale dell’Impero inca era Tenochtitlàn Cuzco.
Leggi e comprendi i documenti
6. Leggi il documento e rispondi alle domande.
Il brano che segue riporta la testimonianza di uno Spagnolo, uno dei primi Europei che vennero a contatto con le civiltà dell’America.
La vita quotidiana dei Maya
La vita quotidiana seguiva un ritmo regolare. Il giorno cominciava di primo mattino. Si otteneva il fuoco con un rapido movimento circolare di un bastone appuntito di legno secco, sfregato in un pezzo di legno tenero. Le donne, che si alzavano fra le tre e le cinque, preparavano una colazione composta di focacce di mais e fagioli, o anche di semplici atole nelle famiglie più povere. L’atole è una bevanda calda ottenuta sciogliendo nell’acqua una pasta di mais, bollendola e dolcificandola con miele. Il pasto principale, che veniva consumato un’ora prima del tramonto, comprendeva focacce calde, fagioli, uova, un po’ di carne, verdura e cioccolata. Il cioccolato veniva ricavato dai semi del cacao, arrostiti, macinati e bolliti con farina di mais e spezie.
G. Bandinelli, Le civiltà precolombiane
a. Quando comincia la giornata della famiglia maya?
b. A chi spetta il compito di preparare la colazione?
c. Che cos’è l’atole?
Una bevanda a base di mais sciolto in acqua e addolcita con miele.
Una focaccia di mais e fagioli.
Una bevanda a base di cioccolato.
d. Sono citati due cibi originari dell’America e, a quel tempo, sconosciuti in Europa: quali?
Mais e miele.
Miele e spezie.
Mais e fagioli.
e. Quando viene consumato il pasto principale?
7. Osserva queste quattro illustrazioni, che si riferiscono ad alcune attività economiche e all’alimentazione dei popoli dell’America e poi esegui quanto è richiesto.
a. In base alle quattro illustrazioni che hai osservato, completa la seguente tabella. Dovrai segnare una crocetta per ogni affermazione esatta, indicando il numero della illustrazione che ti ha permesso di rispondere.
Le popolazioni dell’America praticavano:
l’agricoltura con attrezzi semplici e primitivi. FONTE n. l’agricoltura con attrezzi evoluti e perfezionati. FONTE n. la caccia.
FONTE n. la pesca. FONTE n.
l’allevamento di animali da carne e latte. FONTE n. l’allevamento di animali da uova. FONTE n.
b. L’illustrazione n. 3 si riferisce all’allevamento di un animale originario dell’America, che in quell’epoca non esisteva in Europa. Qual è, secondo te?
L’anatra La gallina Il tacchino
c. L’illustrazione n. 4 si riferisce alla raccolta di un prodotto agricolo originario dell’America, che in quell’epoca non esisteva in Europa. Qual è, secondo te?
La patata Il grano Il pomodoro La cipolla
1. Inserisci nella tabella i dati opportuni, che sceglierai fra quelli elencati. America meridionale • Messico • America centrale • Cuzco • Tenochtitlán • Chichén Itzá
• Quetzalcoatl • Kukulkán • Viracocha • mais • patata • cacao
Popolo Posizione geografica Città Divinità Prodotti agricoli
Maya Aztechi
Inca
2. Tenendo presente quanto è scritto a p. 9, scrivi giorno e mese della tua nascita con tre sistemi di numerazione diversi, cioè con cifre romane, arabe e maya.
Cifre romane Cifre arabe Cifre maya
giorno
mese
3. Forma un piccolo gruppo con due tuoi compagni o compagne. Ogni gruppo sceglierà uno dei tre popoli trattati in questa unità, quindi ricercherà sul web un monumento che ne illustri le capacità architettoniche (una piramide, un tempio, una forterzza). Individuato il monumento, scaricherà una fotografia dal web e scriverà un breve testo che ne illustri le caratteristiche. La fotografia e il testo saranno stampati e presentati in classe.
4. Rileggi il racconto della storia di pp. 14-15, in cui si descrive il sacrificio di un giovane prigioniero, poi riscrivi il finale, immaginando che sopraggiunga un evento imprevisto che permetta alla vittima di salvarsi la vita. L’evento potrà essere un fenomeno naturale, l’apparizione di un dio, un attacco di nemici o quant’altro la fantasia ti suggerirà.
La vita di Cristoforo Colombo è segnata da successi e insuccessi. I suoi viaggi in America sono quattro. Nel primo, quello del 1492, scopre alcune isole dei Caraibi, tra cui Cuba e Haiti, chiamata «Hispaniola». Al ritorno in Spagna, è accolto in modo trionfale. Il secondo e il terzo viaggio, però, non danno i frutti sperati. Nelle terre appena raggiunte non è possibile trovare né oro né spezie.
Nominato dai sovrani spagnoli viceré dell’isola di Haiti, si dimostra inadatto ad affrontare i gravi problemi posti dall’arrivo dei primi coloni spagnoli in terra americana. Pertanto dalla Spagna è inviato un commissario straordinario, che gli toglie il comando e lo rimanda in catene in patria, con l’accusa di corruzione. Rimesso in libertà per inter vento della regina Isabella, sua protettrice, Colombo può compiere un quarto viaggio. Parte nel 1502 insieme con il figlio Fernando e si inoltra fino alle coste del Centro America. Nel corso del viaggio, la sua salute comincia a vacillare. Rientrato in Spagna, scopre di essere ormai un uomo solo: Isabella è morta e tutta la corte gli ha voltato le spalle. Colombo muore a Valladolid nel 1506, nel disinteresse generale.
Vedi Atlante storico
carta 1: I grandi viaggi di esplorazione (secoli XV-XVI)
carta 2: Gli scambi alimentari tra continenti
Primo viaggio di Cristoforo Colombo (1492-1493)
Bartolomeo Diaz (1487)
Amerigo Vespucci (1499)
Amerigo Vespucci (1501-1502)
Vasco da Gama (1497-1499)
Ferdinando Magellano (1519-1521)
Bartolomeo de Las Casas, il frate domenicano che difese gli Indios dalle violenze degli Spagnoli, mise in evidenza come il concetto di «barbaro», cioè di primitivo, sia del tutto relativo. Ogni uomo è «barbaro» agli occhi di un altro, che parla una lingua diversa o che ha una cultura differente.
Chiameremo barbaro un uomo rispetto a un altro, perché gli è estraneo il suo modo di parlare e perché pronuncia male la lingua dell’altro. Non esiste uomo che non sia barbaro rispetto a un altro uomo, o razza che non lo sia rispetto a un’altra razza. Come dice San Paolo: «Se io non capisco una certa lingua, sarò un barbaro per colui che la parla, e colui che la parla sarà un barbaro per me». Così, se prendiamo in considerazione i popoli barbari delle Indie, essi ci giudicano allo stesso modo perché non ci capiscono.
B. de Las Casas, Brevissima relazione della distruzione delle Indie Occidentali
I principali viaggi di esplorazione (XV-XVI secolo)Ritratto di Bartolomeo de Las Casas seduto alla scrivania (1876).
Piccolo cabotaggio: navigazione che si svolge tra porti della stessa costa, a poca distanza gli uni dagli altri.
Timone a ruota: a differenza del timone a barra, unito direttamente a una sbarra posta sulla parte posteriore della nave, quello a ruota, molto più maneggevole, è collegato da una serie di leve a una sorta di volante che, ruotando, ne determina lo spostamento e quindi stabilisce la direzione della nave.
Astrolabio: strumento con cui si determinava l’altezza del sole o di una stella sull’orizzonte. Serviva a calcolare la latitudine, ossia la distanza della nave dal polo o dall’equatore.
L’Oceano Atlantico non è mai stato esplorato e sul conto di questo mare sono nate leggende che lo vogliono popolato da mostri terribili.
Fenici, Greci e Romani avevano attraversato in lungo e in largo il Mediterraneo, così come gli Arabi e le navi delle Repubbliche marinare. Questo mare, però, è piccolo e relativamente tranquillo. Ben diverso è l’oceano, con le sue immense distese e il moto ondoso di maggiore intensità, che spesso si scatena in furiose tempeste. I marinai che si avventuravano su queste acque, perciò, non si allontanavano in nessun caso dal continente, limitandosi a una navigazione di piccolo cabotaggio.
L’unica eccezione era stata quella dei Vichinghi, che con le loro agili ma solide imbarcazioni avevano sfidato con successo i mari del Nord
Il timore dell’oceano aveva fatto nascere numerose leggende popolari: si credeva che le acque dell’Atlantico fossero infestate da mostri terribili o che il mare finisse improvvisamente in un precipizio spaventoso. Le persone colte, tuttavia, erano perfettamente a conoscenza della sfericità della Terra.
Nel Quattrocento i Portoghesi inventano un nuovo tipo di imbarcazione, la caravella, che consente di navigare anche nelle acque dell’oceano.
La situazione cambiò con l’apparizione della caravella, verso il 1430. Questa imbarcazione, che fu definita “il gioiello iberico”, fu ideata dai tecnici portoghesi. Era più piccola delle galee utilizzate fino ad allora, ma era assai più maneggevole e resistente. Non aveva remi ed era dotata di un sistema combinato di vele: due grandi vele quadrate le davano la spinta, una vela triangolare, o latina, serviva a dirigere la manovra. Possedeva inoltre un timone a ruota, invenzione da poco entrata in uso nelle marinerie europee. Le caravelle erano in grado di sviluppare una velocità che non fu più superata fino all’Ottocento.
La navigazione atlantica fu inoltre favorita dalla disponibilità di nuovi strumenti. L’astrolabio permetteva di calcolare la posizione di una nave in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento. La bussola indicava la direzione da seguire. In quegli anni furono inoltre realizzate carte nautiche sempre più dettagliate e precise.
L’Oriente, di cui poco si sa, esercita un grande fascino in Europa per i racconti che ne hanno fatto i viaggiatori e perché di lì provengono merci preziose come le spezie e la seta.
La disponibilità di mezzi tecnici adeguati si accompagnava a un desiderio diffuso di viaggiare e di conoscere. Ad attrarre sovrani, mercanti e marinai a intraprendere viaggi tanto pericolosi verso mondi lontani fu soprattutto il richiamo del favoloso Oriente. Molti testi, tra cui il libro di Marco Polo, Il Milione ( volume 1, p. 338-339), raccontavano che l’Oriente (cioè l’India e la Cina) possedeva sterminate ricchezze. Si narrava che laggiù ci fossero splendide città, dove si vendevano pietre preziose, tessuti di seta ricamati d’oro e soprattutto spezie. Questi prodotti erano sempre più ricercati in Europa, perché lo sviluppo economico aveva fatto crescere il numero delle persone benestanti, che potevano permettersi di comperarli. Un secondo motivo fu la ricerca dell’oro. In un’economia in espansione, come quella europea del Quattrocento, cresceva la necessità di moneta pregiata, coniata in oro. Essa serviva ai re, sia per pagare i soldati sia per finanziare le imprese dei navigatori, e agli uomini d’affari per mettere al sicuro i loro guadagni, cambiando in oro quanto ricavavano.
Enrico il Navigatore, re del Portogallo, finanzia spedizioni lungo le coste dell’Africa alla ricerca di nuove ricchezze.
Fu il piccolo regno del Portogallo a lanciarsi per primo all’avventura negli oceani sconosciuti. Il re Enrico il Navigatore, comprendendo che la posizione del suo Paese lo legava inevitabilmente al mare, si impegnò per dotare la sua flotta di tutti gli strumenti utili a questo scopo. Fondò una scuola di navigazione e finanziò le esplorazioni marittime nell’oceano e lungo le coste dell’Africa alla ricerca di nuove ricchezze. Gli ottimi risultati ottenuti spinsero altri Stati atlantici, come la Spagna, la Francia e l’Inghilterra, a seguirne l’esempio. Iniziava così l’età delle grandi scoperte geografiche.
Fissa i concetti sul testo
1. Sottolinea sulle pagine le risposte alle domande.
a. Quale popolo europeo giunse per primo in America?
b. Quali erano le caratteristiche strutturali della caravella?
c. Perché i prodotti di lusso erano sempre più ricercati in Europa?
d. Quale Stato europeo iniziò per primo a esplorare l’Oceano Atlantico?
2. Completa le seguenti affermazioni.
a. Alcune leggende raccontavano che nell’Oceano Atlantico vi fossero .
b. L’astrolabio permetteva di calcolare di una nave in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento.
c. Oltre che dal desiderio di importare beni pregiati, i viaggi oceanici erano determinati dalla ricerca .
d. Il re portoghese Enrico il Navigatore fondò un’importante scuola .
A bordo delle navi nulla era lasciato al caso: ogni marinaio aveva compiti precisi. Si doveva, ad esempio, mantenere continuamente aggiornata la misurazione del tempo. Per tutto il Cinquecento gli equipaggi non avevano a disposizione orologi a carica in grado di contare il trascorrere delle ore. L’unico strumento presente a bordo delle navi era la clessidra, detta anche «orologio a sabbia». Gli Spagnoli la chiamavano con il termine ampolleta. Si trattava infatti di un’ampolla di vetro nella quale la sabbia scendeva dalla parte superiore a quella inferiore, impiegando esattamente trenta minuti. Toccava al mozzo – un marinaio di giovane età – il compito di sorvegliare la clessidra e di rovesciarla ogni mezz’ora.
A quei tempi viaggiare per mare era un’avventura irta di pericoli: si correva il rischio di fare naufragio, di perdere la rotta, di restare senza cibo e acqua, di essere assaliti dai pirati, di venire travolti dal mare in burrasca. Per questo motivo i marinai pregavano di frequente e con una regolarità simile a quella dei conventi.
Sulla nave di Colombo salpata nel 1492, l’equipaggio recitava una preghiera ogni mezz’ora. La preghiera era condotta dal ragazzo più giovane. Era naturale sperare che Dio si sarebbe mosso a pietà nell’ascoltare la voce di un innocente fanciullo. Le preghiere recitate all’alba e al tramonto comunicavano un’emozione più intensa. Sulla nave di Colombo l’alba era salutata dal mozzo di guardia con questa preghiera:
Benedetta sia la luce e la Santa Vera Croce e il Signore della Verità e la Santa Trinità;
benedetta sia l’anima e il Signore che ce la manda;
benedetto sia il giorno e il Signore che ce lo invia.
Per nutrirsi, i marinai disponevano di una scarsa varietà di cibi. Alzatisi all’alba, prendevano un pezzo di galletta, qualche spicchio d’aglio (ritenuto utile per preservare dalle malattie), un boccone di formaggio o una sardina salata. Intorno alle 11 consumavano l’unico pasto caldo della giornata, cucinato su un focolare posto sul ponte della nave. Si consumavano discreti quantitativi di carne, conservata sotto sale e cotta nell’olio in grandi padelle. Inoltre potevano essere cucinati pesce, riso e lenticchie. A bordo non c’erano né frutta né verdura, perché deperibili. La mancanza di vitamine esponeva i marinai al rischio di contrarre lo scorbuto.
Lo scorbuto causava un numero altissimo di vittime, ma non era l’unica malattia diffusa sulle navi dell’epoca. La febbre gialla e la malaria, provocate dalle punture di zanzare che assalivano i marinai in viaggio lungo le coste dei tropici, erano anch’esse assai temibili. Le cattive condizioni igieniche che si riscontravano a bordo favorivano infezioni spesso mortali. A curare la salute degli equipaggi raramente operavano figure qualificate a esercitare la medicina.
C’era su ogni imbarcazione un chirurgo, ma non si trattava di un vero e proprio medico. Spesso era semplicemente un marinaio che, avendo fatto un po’ di esperienza in una farmacia o in un negozio di barbiere, si improvvisava dottore o dentista.
Le spedizioni portoghesi puntano sempre più a sud, lungo le coste africane. I commerci con le popolazioni locali portano in Europa pepe, avorio, polvere d’oro e schiavi neri.
Alla fine del Quattrocento i navigatori portoghesi si spinsero sempre più a sud lungo le coste dell’Africa, raggiungendo la Guinea e le isole del Capo Verde. Qui avviarono i primi commerci con le popolazioni locali. A ogni primavera flotte di caravelle, di ritorno dai porti africani, attraccavano a Lisbona (la capitale del Portogallo) e scaricavano grandi quantità di pepe, di zanne d’elefante, di polvere d’oro e di schiavi neri. Questi erano i prodotti maggiormente ricercati in Europa. In autunno le navi ripartivano con le stive piene di bigiotteria e merci di poco valore, che avrebbero venduto in Africa in cambio di oro. Trasportavano inoltre i cavalli, richiesti dai capi tribù africani, i quali erano disposti a comperarli a qualunque prezzo.
I navigatori portoghesi sono decisi a raggiungere le Indie per acquistare direttamente dai Paesi produttori, a un prezzo inferiore, beni come la seta, le spezie e le porcellane cinesi.
La meta che alimentava le fantasie dei marinai portoghesi, però, era più ambiziosa. Essi speravano, spingendosi sempre oltre, di giungere un giorno alle Indie. Anche se nessuna nave europea aveva mai raggiunto quelle terre favolose, le preziosissime merci provenienti dalla Cina e dall’India erano ben note. Le spezie, le sete e le porcellane giungevano in Europa attraverso un lungo percorso via terra e via mare, portate dai cammellieri arabi lungo le piste del deserto dell’Arabia e quindi sul Mediterraneo dalle navi di Venezia e di Genova. Ma la lunghezza e la difficoltà del viaggio facevano aumentare il loro prezzo in maniera rilevante. D’altra parte il commercio di questi prodotti era in mano a Genova e Venezia, che esercitavano una sorta di predominio nel Mediterraneo.
L’obiettivo dei Por toghesi era di riuscire a rifornirsi direttamente nei luoghi d’origine di quelle merci, in modo da pagarle di meno. Così avrebbero potuto vincere la concorrenza delle Repubbliche marinare italiane e accumulare enormi ricchezze.
Bartolomeo Diaz arriva fino all’estremità meridionale del continente africano, che sarà poi chiamato “Capo di Buona Speranza”. Dieci anni dopo Vasco da Gama raggiunge l’India.
Per raggiungere le Indie i Portoghesi pensavano di scendere sempre più a sud, fino a circumnavigare l’Africa. Nel 1487 il capitano portoghese Bartolomeo Diaz raggiunse la punta meridionale dell’Africa, che egli chiamò «Capo delle Tempeste», ma che il suo re Giovanni II ribattezzò «Capo di Buona Speranza». La spedizione di Diaz diede un risultato importante perché dimostrò che era possibile superare il continente africano e quindi puntare verso oriente
Dieci anni dopo, nel 1497, salpò da Lisbona una flotta diretta in India. Era comandata da Vasco da Gama, un nobile che aveva ricevuto un buon addestramento nel campo della navigazione. La flotta di Vasco da Gama era composta da quattro navi, con 170 uomini a bordo. Impiegò quattro mesi prima di doppiare il Capo di Buona Speranza ed entrare nell’Oceano Indiano.
Dopo avere sostato lungo la costa dell’Africa orientale, raggiunse il porto di Calicut, in India (1498). Quindi riprese il mare con un notevole carico di spezie e fece ritorno a Lisbona nel 1499. Vasco da Gama fu il primo navigatore a condurre navi europee in India
Fissa i concetti sul testo
1. Sottolinea sulle pagine le risposte alle domande.
a. Quando e con quali merci le caravelle portoghesi arrivavano a Lisbona?
b. Perché i Portoghesi si proponevano di giungere alle Indie per un’altra via?
c. Quale via intendevano percorrere?
d. Che cosa dimostrò la spedizione di Diaz?
e. Quale fu il primo navigatore europeo a raggiungere l’India?
Verifica la comprensione
2. Completa le frasi scegliendo la risposta esatta.
a. Il primo portoghese a raggiungere la punta meridionale dell'Africa fu
Bartolomeo Diaz
Vasco da Gama
b. Re Giovanni II chiamò la punta meridionale dell'Africa
Capo delle Tempeste
Capo di Buona Speranza
c. Vasco da Gama sbarcò nel porto di Calicut, in Cina India
Cristoforo Colombo raggiunge l’America.
Convinto che la Terra sia sferica, il genovese Cristoforo Colombo pensa di poter arrivare alle Indie navigando verso occidente.
Cristoforo Colombo nacque a Genova nel 1451. Partecipò fin da giovane all’impresa commerciale della famiglia navigando lungo le coste dell’Italia. Si trasferì in Portogallo, dove cominciò a studiare mappe, carte e libri di navigazione. Ascoltò dai marinai tante storie di viaggi e venne a conoscenza delle terre scoperte dai Portoghesi nell’oceano Atlantico. Tutto ciò gli fece venire un’idea, che nessun altro prima di lui aveva concepito: arrivare in India navigando verso occidente, attraverso l’Oceano Atlantico, anziché lungo le coste africane come stavano facendo i Portoghesi.
Colombo ritiene che l’Oceano Atlantico sia più piccolo di quanto è nella realtà, inoltre non sa che fra l’Europa e l’Asia vi è un altro continente.
L’idea di Cristoforo Colombo era basata sulla consapevolezza, allora già abbastanza diffusa, che la Terra fosse rotonda. Dunque, nell’ipotesi che gli oceani fossero comunicanti tra loro, le navi sarebbero potute passare da un oceano all’altro. Di conseguenza, sarebbe stato possibile raggiungere l’Oriente anche navigando verso occidente. Colombo, basandosi su una carta del geografo fiorentino Paolo dal Pozzo Toscanelli, commetteva però due errori:
1. pensava che l’Atlantico fosse molto più piccolo di quanto è in realtà, e perciò credeva possibile attraversarlo abbastanza rapidamente;
2. riteneva che tra l’Europa e l’Asia ci fosse solo mare, perciò non sospettava l’esistenza del continente americano.
Età moderna: le ere storiche sono così suddivise: preistoria (dalle origini fino all’invenzione della scrittura, all’incirca verso il 3000 a.C.), età antica (dal 3000 a.C. fino alla caduta dell’Impero romano (476), Medioevo (dalla caduta dell’Impero romano alla scoperta dell’America), età moderna (dalla scoperta dell’America in poi).
I sovrani spagnoli mettono tre navi a disposizione di Colombo che il 12 ottobre 1492 sbarca sul nuovo continente.
Colombo espose il suo progetto dapprima al re del Portogallo. Questi, però, non accettò di mettergli a disposizione delle navi. Colombo si rivolse allora ai sovrani spagnoli, Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia. Dopo diversi tentativi e lunghi anni di attesa, finalmente riuscì a convincerli a finanziare il suo viaggio. A Palos de la Frontera, un porto della Spagna, Colombo poté dedicarsi ai preparativi per equipaggiare le tre imbarcazioni che gli erano state assegnate (la Niña, la Pinta e la Santa Maria) e per addestrare novanta uomini di equipaggio. Il 3 agosto 1492 partì per la grande avventura.
Statua di Cristoforo Colombo nel porto di Barcellona, opera di Rafael Atché (1888).Dopo oltre due mesi di navigazione, la mattina del 12 ottobre 1492 i marinai di Colombo sbarcarono su un’isola nell’arcipelago delle Bahamas, in America, corrispondente a quella che gli abitanti del posto chiamavano «Guanahani», e che Colombo ribattezzò «San Salvador». Con la scoperta dell’America ebbe inizio l’ Età moderna
Pur non trovando le ricchezze che cercavano, i marinai spagnoli prendono possesso delle nuove terre in nome del loro re.
I marinai spagnoli, una volta sbarcati nelle terre che credevano far parte delle Indie, mostrarono con chiarezza le loro intenzioni. Essi avevano affrontato un viaggio lungo e pericolosissimo per aprire una nuova via commerciale, ma si accorsero subito che gli abitanti di quei luoghi non avevano molto da offrire. Non c’erano città, non c’era oro e non c’erano neppure la seta e le spezie.
La delusione che provarono fu grande, ma essi videro ben presto che anche così avrebbero potuto arricchirsi. In quelle terre si trovavano infatti spazi estesi dove era possibile impiantare prospere coltivazioni Gli Indios, miti e privi di difese, non costituivano un ostacolo, anzi sarebbe stato possibile sfruttarli utilizzandoli gratuitamente come manodopera nelle piantagioni. Senza chiedere nulla a nessuno, Colombo si affrettò a occupare quei luoghi in nome dei sovrani di Spagna. Per gli indigeni cominciava una storia di dura sottomissione e sofferenza
Fissa i concetti sul testo
1. Sottolinea sulle pagine le risposte alle domande.
a. Quale via intendeva percorrere Colombo per giungere alle Indie?
b. Quali errori erano contenuti nel suo progetto?
c. Dopo il rifiuto del Portogallo, a chi si rivolse Colombo per organizzare la sua spedizione?
2. Indica se le seguenti affermazioni sono vere o false.
a. Colombo era convinto di poter scoprire un continente nuovo. V F
b. Mentre il re di Spagna approvava il suo progetto, la regina di Spagna Isabella era contraria.
F
c. Il viaggio di Colombo durò quasi un anno. V F
Il fiorentino Amerigo Vespucci si rende conto che le terre raggiunte da Colombo fanno parte di un nuovo continente, il quale, in suo onore, viene chiamato America.
Colombo era convinto di essere arrivato in Asia e la sua convinzione fu riconosciuta valida dai sovrani di Spagna, che infatti diedero a quelle terre il nome di Indie Occidentali. Di conseguenza le popolazioni locali furono chiamate «Indiani», in spagnolo Indios Presto, però, si cominciarono a nutrire dubbi sul fatto che Colombo fosse sbarcato in Asia. Nell’anno 1500 il portoghese Pedro Álvares Cabral toccò le coste nordorientali del Brasile. Nei due anni successivi il fiorentino Amerigo Vespucci (al comando di una flotta spagnola), costeggiando il Sud America, riconobbe con sicurezza che quelle terre appartenevano a un continente sconosciuto, diverso dall’Asia. Al nuovo continente fu dato il nome di « America», in onore di Amerigo Vespucci. Dopo circa dieci anni dal primo viaggio di Colombo, l’America fu così identificata per quello che è: un grande continente posto tra Europa e Asia. Quando fu evidente che quel nuovo continente era un ostacolo sulla rotta tra Europa e Asia, la domanda più logica fu: come superarlo?
Ferdinando Magellano con cinque navi spagnole attraversa l’Oceano Atlantico, il Pacifico e l’Indiano e circumnaviga la Terra.
Il passaggio verso l’Asia fu trovato a sud dell’America, nel corso dell’impresa più sensazionale nella storia delle scoperte geografiche. Essa fu compiuta da una flotta di cinque navi spagnole, con 270 uomini, al comando del portoghese Ferdinando Magellano Le navi salparono nel 1519 con l’obiettivo di compiere la circumnavigazione della Terra. Dopo aver attraversato l’Atlantico e avvistato il passaggio nella punta meridionale dell’America, Magellano si inoltrò nell’oceano che battezzò «Pacifico». Lo chiamò così perché ebbe la fortuna di trovarlo calmo, senza burrasche. La lunghezza della traversata fece però patire all’equipaggio fame e malattie. Nelle Filippine lo stesso Magellano perse la vita in uno scontro con le tribù locali. Il viaggio di ritorno fu portato a termine nel 1521 da una sola nave con venti marinai superstiti ( cartina a p. 29).
Per trovare una via più breve verso le Indie, altri navigatori cercano un passaggio che colleghi a nord l’Oceano Atlantico e il Pacifico. Il passaggio non è trovato, ma le loro spedizioni fanno conoscere l’esistenza delle terre dell’America settentrionale.
Anche l’ Inghilterra partecipò alle esplorazioni geografiche, andando alla ricerca di una rotta verso l’Asia. Gli Inglesi, però, la cercarono nella parte settentrionale dell’America, poiché erano convinti che esistesse un passaggio a nord-ovest tra Atlantico e Pacifico Fu un marinaio di probabile origine genovese, Giovanni Caboto, a proporre al re d’Inghilterra Enrico VII di esplorare questa rotta. Caboto intendeva arrivare alle Indie seguendo una rotta più breve di quella di Colombo, che passasse nella parte settentrionale dell’America. Partito nel 1497, toccò la costa settentrionale del nuovo continente. Durante un secondo viaggio morì in un naufragio, ma il risultato che aveva ottenuto fu fondamentale, perché rivendicò al re d’Inghilterra il possesso dell’America del Nord. Molti decenni dopo, altri marinai inglesi proseguirono la ricerca del passaggio a nord-ovest e toccarono l’isola di Terranova e la baia di Hudson. Sempre con lo stesso obiettivo anche la Francia organizzò una serie di spedizioni comandate da Giovanni da Verrazzano e da Jacques Cartier, tra il 1534 e il 1542. Nessuno, però, riuscì a passare nell’Oceano Pacifico lungo quella rotta a nord.
Fissa i concetti sul testo
1. Sottolinea sulle pagine le risposte alle domande.
a. Quale navigatore toccò per primo le coste del Brasile?
b. Perché il nuovo continente fu chiamato America?
c. Quale obiettivo si poneva la spedizione guidata da Magellano?
d. Che cosa volevano scoprire le esplorazioni inglesi nelle acque dell’America settentrionale?
e. Quali navigatori guidarono le spedizioni francesi in queste stesse acque?
sua nave Matthew, al largo delle coste di Terranova, o Labrador, nel 1497.
2. Indica, fra quelli sotto riportati, i nomi dei navigatori che compirono le seguenti spedizioni.
Ferdinando Magellano • Iacopo da Verrazzano • Pedro Cabral • Jacques Cartier • Giovanni Caboto
a. Scoprì il Brasile:
b. Cercò il passaggio a nord-ovest per conto dell’Inghilterra:
c. Cercarono il passaggio a nord-ovest per conto della Francia:
d. Compì la circumnavigazione della Terra:
L’esploratore e navigatore veneziano Giovanni Caboto sullaNuovo Mondo: così fu chiamata l’America, in contrapposizione al Vecchio Mondo, costituito dai continenti in tutto o in parte già noti (Europa, Asia e Africa).
Colonizzazione: l’occupazione, da parte di uno Stato, di territori all’esterno dei suoi confini, allo scopo di esercitare il controllo economico sulle loro risorse. Questo fenomeno ebbe inizio nel Cinquecento, in seguito alle scoperte geografiche in America, Africa e Asia.
Conquistadores: soldati, avventurieri al servizio della Spagna nella prima fase della conquista e della colonizzazione dell’America.
Alla scoperta delle nuove terre segue rapidamente l’occupazione militare, allo scopo di sfruttarne le risorse.
Lo scopo dei viaggi transoceanici non si limitò alla conoscenza del Nuovo Mondo, abitato da genti con una cultura diversa da quella degli Europei. Conquistare e sfruttare quel mondo e quelle genti fu l’obiettivo fondamentale La presa di possesso delle terre appena scoperte partiva dal presupposto che esse non appartenessero a nessuno, e quindi potessero essere annesse dai primi Europei che vi mettessero piede. I territori che si trovavano oltre oceano, infatti, erano considerati “ liberi ”. Si trattava di un’idea basata sulla convinzione che gli abitanti di quelle terre fossero selvaggi e che dunque nei loro confronti non fosse necessario farsi troppi scrupoli.
Subito dopo il loro arrivo, gli Spagnoli iniziano il processo di colonizzazione delle nuove terre. Tale processo comporta lo sfruttamento delle risorse, il trasferimento di coloni dalla madre patria e la presa di possesso da parte del re di Spagna.
Subito dopo la scoperta del nuovo continente, ebbe inizio la sua colonizzazione. Con questa parola si intendono diversi processi, che possiamo così riassumere:
Nativi americani e schiavi africani lavorano in una piantagione di canna da zucchero a Hispaniola, un’isola delle Antille (1596).
• trasferimento di coloni europei in America e popolamento del territorio;
• sfruttamento delle risorse naturali (minerali, piante, terra da adibire all’agricoltura) e umane (lavoro obbligatorio dei nativi nelle miniere e nei campi);
• passaggio delle terre scoperte sotto il governo degli Stati conquistatori;
• introduzione di stili di vita e leggi di tipo europeo. La colonizzazione in America si realizzò in breve tempo. Già il secondo viaggio di Colombo rappresentò un’impresa coloniale, e non solo un viaggio di esplorazione. Infatti la flotta salpata nel 1493 era formata da 17 navi e 1200 uomini di equipaggio. C’erano soldati, nobili, contadini, monaci, donne, bambini, e in mezzo a loro animali da cortile, cavalli e mucche, abiti, stoviglie, attrezzi da lavoro. Si trattava di un pezzo piccolo, ma completo, di società spagnola che si trasferiva nel Nuovo Mondo per fondarvi una colonia.
Per evitare un conflitto tra la Spagna e il Portogallo, viene firmato il trattato di Tordesillas, che divide fra i due Stati le terre appena scoperte.
Il successo del viaggio di Colombo del 1492 convinse i re di Spagna e di Portogallo, i due Paesi che avevano iniziato le scoperte geografiche, ad accordarsi tra loro. Con il trattato di Tordesillas (1494), concluso grazie alla mediazione di papa Alessandro VI, decisero di dividersi il Nuovo Mondo, cioè le terre appena scoperte e quelle che avrebbero scoperto in futuro. I loro geografi tracciarono sulle carte una linea che chiamarono raya («linea», in spagnolo). Le terre a occidente della raya furono attribuite alla Spagna, quelle a oriente al Portogallo. Nel secondo decennio del Cinquecento gli Spagnoli iniziarono a esplorare le zone interne del continente americano. All’esplorazione seguì ben presto la conquista. Alcuni avventurieri, i cosiddetti conquistadores, avidi di oro e disposti a tutto, organizzarono spedizioni militari verso quei luoghi di cui avevano sentito decantare la ricchezza.
Nel giro di pochissimi anni, i grandi imperi precolombiani ( pp. 42-43) caddero sotto il loro dominio. Il territorio su cui era fiorito l’Impero azteco fu chiamato la “Nuova Spagna”, a quello su cui si era esteso l’Impero inca fu dato il nome di “Nuova Castiglia” Le esplorazioni compiute da Francia e Inghilterra nella parte settentrionale del continente americano non portarono immediatamente alla colonizzazione, poiché quelle terre non sembravano possedere ricchezze tali da suscitare l’interesse degli Europei.
La carta mostra i possedimenti coloniali portoghesi e spagnoli alla metà del XVI secolo.
Gli Spagnoli crearono un impero coloniale in America centrale e meridionale, che comprendeva all’incirca i territori dove si erano sviluppate le civiltà di Inca, Aztechi e Maya.
I Portoghesi occuparono soltanto alcune zone limitate sulle coste dell’Africa e del Brasile e alcune città portuali in Asia, e precisamente in India, Indonesia e Cina.
1. Sottolinea sulle pagine le risposte alle domande.
a. Quali furono gli scopi dei viaggi transoceanici?
b. In quale modo il trattato di Tordesillas spartì le terre americane fra Spagna e Portogallo?
c. Quali furono i nuovi nomi dati al Messico e al Perù?
Verifica la comprensione
2. Completa il testo seguente con le parole opportune.
Il termine colonizzazione comprende i seguenti fattori:
a. il di coloni europei in America e il del territorio;
b. lo delle risorse naturali e umane;
c. il passaggio delle terre scoperte sotto il degli Stati conquistatori;
d. l’introduzione di stili di vita e di di tipo europeo.
Hernán Cortés, con alcune centinaia di soldati, conquista l’Impero azteco. La capitale Tenochtitlán viene presa e saccheggiata, l’imperatore Montezuma ucciso.
La prima grande spedizione ebbe luogo tra il 1519 e il 1521 con la conquista del Messico. L’impresa fu compiuta dal conquistador Hernán Cortés, un nobile che in soli tre anni, alla guida di una banda di mercenari, annientò l’Impero degli Aztechi, il popolo che governava il Messico.
Cortés, che disponeva soltanto di 550 uomini, 16 cavalli e 10 cannoni, raggiunse Tenochtitlán, la capitale degli Aztechi. Era una città magnifica e, con i suoi 100 mila abitanti, era una delle più grandi del mondo. Cortés esortò gli Indios a giurare fedeltà alla Spagna, e fece abbattere i templi e le statue delle loro divinità. Al loro posto, mise le immagini della Vergine e di Gesù e fece celebrare una messa. Quindi, per vincere la loro resistenza, ordinò il massacro di centinaia di Indios. Con la violenza e con l’aiuto di popolazioni locali ostili agli Aztechi, prese la capitale e uccise il loro imperatore Montezuma II. La conquista non si limitò al piano militare. In poco tempo gli Spagnoli imposero cambiamenti totali nella società azteca. La loro religione fu soppressa, le loro ricchezze furono depredate.
Francisco Pizarro e Diego de Almagro abbattono l’Impero inca e uccidono il sovrano Atahualpa.
La conquista del Messico fu seguita a breve distanza da quella del popolo inca in Perù, compiuta da Francisco Pizarro e Diego de Almagro. Nel 1531, alla testa di 180 uomini, Pizarro penetrò nell’Impero degli Inca, che fu abbattuto nel 1535. Dopo aver catturato con l’inganno e ucciso il sovrano Atahualpa, gli Spagnoli si impadronirono della capitale Cuzco.
Più tardi Pizarro fondò la città di Lima, la nuova capitale.
Presto sorsero forti contrasti fra i due capi della spedizione: Diego de Almagro, il vicecomandante, rivendicò il diritto di amministrare una parte dei territori peruviani, ma Pizarro glielo negò.
Ne derivò uno scontro tra i due conquistadores, nel corso della quale entrambi rimasero uccisi.
I conquistadores riescono ad avere la meglio sulle truppe degli imperi americani in virtù di diversi fattori, fra cui il principale è la differenza di armamento.
La facilità con cui piccoli eserciti di avventurieri spagnoli poterono abbattere in così breve tempo imperi secolari, dotati di numerosissime truppe, lascia stupefatti. In realtà, la vittoria dei conquistadores ha delle spiegazioni precise. In primo luogo, essi avevano a disposizione strumenti di guerra assolutamente sconosciuti nel Nuovo Mondo, come cavalli, corazze di ferro e armi da fuoco Gli indigeni, al contrario, combattevano con spade di ossidiana (un vetro di orgine vulcanica) e si proteggevano con corazze di cotone imbottito e scudi di pelli, bambù e cotone. A favore di Cortés giocò poi un altro fattore, e cioè l’aiuto fornitogli dalle popolazioni indigene che volevano liberarsi dal crudele giogo degli Aztechi. Pizzarro, invece, trovò l’Impero inca indebolito da un’aspra guerra fra i pretendenti al trono, Atahualpa e il fratellastro Huáscar. A tutto ciò si aggiunga l’ingenuità dei sovrani Montezuma e Atahualpa, che si lasciarono catturare quasi senza opporre resistenza. Solo dopo la loro morte cominciò la vera lotta contro i conquistatori, ma ormai era troppo tardi.
Con l’arrivo degli Europei la popolazione del continente americano diminuisce rapidamente a causa delle guerre, dei maltrattamenti inflitti agli Indios e delle malattie portate dai colonizzatori.
L’arrivo degli Europei provocò in breve tempo un fortissimo calo della popolazione indigena. Tra le cause del fenomeno vi furono le guerre provocate dai conquistadores e il lavoro forzato nelle miniere e nelle piantagioni. A causare il genocidio , però, furono soprattutto le malattie portate dagli Spagnoli. Sin dai primi anni della colonizzazione alcune malattie infettive, quali il morbillo, l’influenza, il vaiolo, uccisero milioni di nativi. Non sappiamo con precisione quanti fossero gli abitanti dell’America nel Quattrocento, ma cer tamente erano alcune decine di milioni Alla fine del Cinquecento gli Indios erano ridotti a poco più di un milione
Fissa i concetti sul testo
1. Sottolinea sulle pagine le risposte alle domande.
a. Chi guidò la spedizione di conquista dell’Impero azteco?
b. Chi guidò la spedizione di conquista dell’Impero inca?
c. Quali armi risultarono decisive nelle vittorie degli Spagnoli contro i popoli americani?
d. Quali malattie portate dagli Europei causarono più vittime fra gli indigeni americani?
e. Quanti indigeni vivevano in America alla fine del Cinquecento?
LE PAROLE DELLA STORIA
Genocidio: strage, sterminio di un gruppo o di una popolazione intera.
2. Indica il nome degli ultimi sovrani aztechi e inca.
a. Ultimo sovrano azteco:
b. Ultimo sovrano inca:
Cajamarca è una grande città del Perù, una delle preferite da Atahualpa, l’imperatore inca. È situata su un pianoro circondato da montagne altissime, e gli Spagnoli, per raggiungerla, hanno corso rischi enormi.
Hanno attraversato ponti di corda tesi su abissi vertiginosi, hanno percorso stretti sentieri scavati nel fianco dei monti. Se gli indigeni avessero voluto attaccarli, per loro non ci sarebbe stato scampo.
Hanno perfino ottenuto da Atahualpa il permesso di entrare nella città. Lui ne è uscito e ora attende, a poche centinaia di metri, le mosse degli stranieri. Attorno a sé ha disposto, in perfetto ordine, le sue truppe.
Sono trentamila uomini, disciplinati e devoti. Una marea, in confronto agli spagnoli, meno di duecento in tutto. Pizarro, il capo del piccolo esercito spagnolo, ha però le idee molto più chiare del potente sovrano. E non ha intenzione di farsi frenare da scrupoli morali. Ciò che conta, per lui, è il successo, cioè l’oro, l’argento, la ricchezza.
La disparità delle forze non dà a Pizarro speranze di vittoria in caso di scontro in campo aperto. Occorre dunque preparare una trappola. Per questo invia due messaggeri da Atahualpa, chiedendogli di venire in città per parlare con lui. Ingenuamente l’imperatore accetta. E ancora più ingenuamente, il mattino successivo entra a Cajamarca con un piccolo seguito di nobili, tutti disarmati. Giunto nella piazza della città, Atahualpa vede avanzare verso di lui due uomini. Uno è un frate dominicano, Vicente de Valverde, l’altro un indio che funge da interprete. Il frate, dopo avergli esposto i principi della fede cristiana, a cui dovrà convertirsi, gli comunica che gli Spagnoli hanno preso possesso di quel Paese in nome del loro re. L’inca è sorpreso, indignato, non crede alle sue orecchie. Quando Valverde gli porge una Bibbia, la scaglia per terra. E quel gesto segna la fine sua, del suo Impero e della sua civiltà. Atahualpa è catturato e legato. Fuori, l’esercito inca, rimasto senza ordini, non sa che fare. Pizarro, con un coraggio che rasenta la follia, scatena l’attacco. E incredibilmente ha la meglio. Gli Indios sono armati solo di mazze, di archi e fionde. Le loro corazze sono fatte di cotone indurito, gli scudi sono di legno.
I loro avversari impugnano spade d’acciaio, combattono a cavallo, usano armi da fuoco e con i loro piccoli cannoni terrorizzano il nemico. Al tramonto, l'esercito inca è disfatto.
E già gli Spagnoli preparano un altro inganno. Pizarro promette ad Atahualpa che lo libererà, ma in cambio questi dovrà pagare un enorme riscatto: tanto oro da riempire la stanza in cui è tenuto prigioniero. L’imperatore accetta. Ordina ai suoi di rastrellare la reggia, i templi, tutti i palazzi in cui sia possibile trovare oggetti del prezioso metallo. E finalmente il riscatto è pagato. Ma non serve. Il suo destino è segnato: dovrà morire sul rogo perché ha rifiutato la conversione. Pare però che Atahualpa, prima di morire, abbia accettato il battesimo. Così almeno è stato tramandato. E questo gli vale un premio: anziché essere bruciato sul rogo viene condannato alla morte per strangolamento. È il 26 luglio 1533. L’Impero inca non esiste più.
L’impresa compiuta in precedenza da Hernán Cortés in Messico risvegliò le fantasie e l’avidità di molti Spagnoli recatisi in America con il desiderio di arricchirsi a qualsiasi costo. Erano uomini coraggiosi, crudeli, privi di scrupoli. Di questa schiera facevano parte Francisco Pizarro e Diego de Almagro. Avendo sentito parlare delle immense ricchezze che si trovavano in un regno sulle montagne delle Ande, essi si unirono per impossessarsene. Le prime due spedizioni che organizzarono furono un fallimento, ma la terza ebbe successo. In questo furono in parte favoriti dalla sorte. Quando giunsero in Perù, l’Impero inca aveva appena attraversato una grave crisi. Una dura guerra civile aveva visto affrontarsi i due pretendenti al trono, Huáscar e Atahualpa. Alla fine aveva prevalso quest’ultimo, ma tutto lo Stato ne era uscito indebolito. Per il resto la conquista fu dovuta alle stesse ragioni che avevano permesso a Cortés di abbattere l’Impero azteco.
Gli Indios sono costretti a lavorare nelle ricchissime miniere d’argento. Nelle piantagioni di canna da zucchero sono invece impiegati schiavi neri fatti giungere dall’Africa. Migliaia di Spagnoli emigrano nelle colonie.
A mano a mano che giungevano in Spagna le notizie sulle conquiste, la spinta a emigrare si fece più forte. Nel XV secolo 250 mila Spagnoli emigrarono in America, con una media annua di 2000-2500 partenze.
I re spagnoli intendevano sfruttare lo sconfinato possedimento coloniale, ricavandone soprattutto metalli preziosi da portare in Europa. Gli Indios furono utilizzati nelle miniere, dove lavoravano in condizioni disumane per estrarre oro e argento.
La scoperta di giacimenti d’oro in Messico aumentò il richiamo del facile guadagno.
In Perù fu trovata una straordinaria montagna d’argento nella zona di Potosí, nelle Ande orientali. Inoltre furono introdotte piantagioni di canna da zucchero, nelle quali cominciarono a lavorare schiavi neri prelevati dalle coste dell’Africa.
Allo scopo di controllare il commercio da e per l’America fu istituita a Siviglia, nel 1503, la Casa di Contrattazione, che riscuoteva per il re la tassa del 20 per cento su tutte le merci provenienti dall’America. I suoi funzionari avevano inoltre il compito di concedere le autorizzazioni ai singoli individui che intendevano trasferirsi nel nuovo continente.
Il frate Bartolomeo de Las Casas denuncia le condizioni tremende in cui gli Indios sono tenuti dai colonizzatori. I gesuiti fondano delle comunità in cui i nativi sono trattati umanamente.
La Chiesa cattolica fu presente nelle colonie americane, allo scopo di convertire gli Indios e di svolgere i suoi compiti religiosi tra i coloni europei. Furono costruite chiese e conventi; furono nominati vescovi e parroci. Soprattutto sorsero le missioni affidate agli ordini religiosi dei domenicani, dei francescani e dei gesuiti. I missionari trattarono gli Indios come esseri umani a tutti gli effetti e non come creature inferiori, anche se rimasero inorriditi di fronte ai riti che prevedevano il cannibalismo o il sacrificio di vite umane.
Di fronte alle violenze subite dagli Indios per mano dei conquistatori spagnoli, alcuni religiosi descrissero le atrocità e cercarono di difendere i nativi. Il frate domenicano Bartolomeo de Las Casas scrisse un’opera dal titolo Brevissima relazione sulla distruzione delle Indie (1542), che denunciava la spietatezza e la violenza degli Spagnoli. Un ruolo importante fu svolto dall’ordine religioso dei gesuiti ( p. 77) . Essi fondarono delle comunità, chiamate riduzioni, in cui i prodotti del lavoro venivano divisi tra gli indiani e non vi era servitù. Inoltre i gesuiti si dedicarono allo studio delle lingue parlate prima dell’arrivo degli Spagnoli, contribuendo così a salvare almeno il ricordo di quelle civiltà che i coloni stavano distruggendo.
Mentre i missionari mostravano nei confronti degli Indios rispetto e solidarietà umana, la maggior parte degli Spagnoli non nascondeva di nutrire un profondo disprezzo verso quelli che considerava poco più che animali.
Confronta le doti di prudenza, ingegno, grandezza d’animo, umanità, religiosità degli Spagnoli con quelle di quegli omuncoli, nei quali a stento potrai trovare qualche traccia di umanità. Essi non solo sono totalmente privi di cultura, ma non conoscono l’uso delle lettere, non
Fissa i concetti sul testo
1. Sottolinea sulle pagine le risposte alle domande.
a. In che modo i sovrani spagnoli intendevano sfruttare le colonie americane?
b. Quali erano le funzioni della Casa di Contrattazione?
c. Che cosa conteneva il libro di Bartolomeo de Las Casas?
d. Come erano divisi i frutti del lavoro all’interno delle riduzioni?
conservano alcun documento della loro storia (escluso qualche tenue ed oscuro ricordo di alcuni avvenimenti affidato a certe pitture), non hanno alcuna legge scritta, ma soltanto istituzioni e costumi barbari. [...] Il fatto poi che alcuni di loro sembrino avere dell’ingegno, per via di certe opere di costruzione, non è prova di una più umana perizia, dal momento che vediamo certi animaletti, come le api e i ragni, costruire opere che nessuna attività umana saprebbe imitare.
2. Completa le frasi scegliendo, fra le due alternative, quella corretta.
a. Una grande miniera d’argento fu trovata in Messico Perù
b. L’oro americano proveniva principalmente dal Messico Perù
c. Gli Spagnoli introdussero in America grandi piantagioni di tè canna da zucchero
d. Le riduzioni furono fondate dai domenicani gesuiti
3. Sottolinea una volta i passi in cui si descrive la barbarie degli Indios, due volte quelli in cui li si paragona ad animali.
Frate Bartolomeo de Las Casas (1875).In Oriente, i Portoghesi non tentano di conquistare vasti territori, ma solo alcuni porti, che diventano le basi cui fa capo un’ampia rete commerciale.
Mentre la Spagna colonizzava l’America, il Portogallo procedeva verso l’Asia Visto il successo del viaggio in India di Vasco da Gama, i re portoghesi inviarono in Oriente navigatori, commercianti e comandanti militari, incaricandoli di costruire un impero commerciale In India, i loro avversari – sultani e principi – erano molto più temibili di quanto non fossero gli Aztechi e gli Inca in America. Per questo motivo i Portoghesi non cercarono di conquistare il Paese con le armi. Si impossessarono di alcuni porti, come Goa in India e Colombo nell’isola di Ceylon, e stabilirono accordi commerciali con le comunità locali. I mercanti arabi, che fino ad allora avevano controllato il commercio dei prodotti diretti in Europa, furono sconfitti ed estromessi. I Portoghesi si spinsero poi in Estremo Oriente e si inoltrarono nei mari della Cina e del Giappone.
Il Brasile è scoperto casualmente dal portoghese Pedro Cabral, durante un viaggio verso le Indie. Inizialmente non ha una grande importanza economica poiché non ospita civiltà ricche ed evolute.
La scoperta del Brasile per opera del navigatore portoghese Pedro Alvares Cabral nell’anno 1500 fu dovuta al caso ( p. 38). Cabral, che con una flotta di tredici navi, affidatagli dal re del Portogallo, stava dirigendosi verso le Indie, commise un errore di calcolo. Spintosi troppo a occidente, giunse in vista di una terra sconosciuta. Vi sbarcò e ne prese possesso in nome del suo sovrano. A quella terra fu dato in seguito il nome di Brasile. Il nuovo possedimento, all’inizio, ebbe un’importanza assai inferiore rispetto alle colonie africane e asiatiche. I suoi abitanti, infatti, non possedevano ricchezze tali da suscitare l’interesse dei colonizzatori europei. Solo nel secolo successivo questo Paese avrebbe assunto una notevole importanza economica con l’avvio delle piantagioni di tabacco e soprattutto di canna da zucchero
I Portoghesi impongono il monopolio sul commercio con l’Oriente e stabiliscono buoni rapporti con la Cina. I primi sacerdoti cattolici a essere accolti in questo Paese sono i gesuiti.
Nel corso del XVI secolo (1500-1599) i Portoghesi riuscirono a controllare il commercio tra Europa e Oriente, in particolare quello delle spezie. Essi con-
quistarono alcune zone costiere dell’ India, in cui costruirono fortificazioni, attracchi per le navi e centri per il commercio, come banche e sedi di società commerciali. I re del Portogallo imposero il loro monopolio sul commercio via mare con l’Oriente. Essi stabilirono un contatto diretto con gli imperatori cinesi, avviando vantaggiose relazioni commerciali. Nel 1557, al Portogallo venne concesso il porto di Macao. Qui arrivarono alla fine del Cinquecento i missionari gesuiti, che furono i primi sacerdoti cattolici accettati in Cina.
Perché non fu la Cina a dominare i mari?
La Cina, nel Quattrocento, costruisce una grande flotta. Le sue navi raggiungono le coste orientali dell’Africa, ma poi le spedizioni marittime cessano bruscamente.
Agli inizi del Quattrocento la Cina possedeva un elevatissimo livello culturale, scientifico e tecnologico. Tra il 1405 e il 1431 i Cinesi organizzarono sette grandi spedizioni marittime, raggiungendo l’ isola di Ceylon, di fronte all’India, e le coste orientali dell’Africa. Questo avveniva mezzo secolo prima che Vasco da Gama penetrasse nell’Oceano Indiano e sbarcasse a Calicut! Del resto, la flotta cinese era ben più imponente di quella portoghese. Le sue navi erano lunghe 120 metri e larghe 48. Montavano 12 vele e avevano una stazza, cioè un peso, tre volte superiore a quello delle caravelle di Vasco da Gama. Nel primo viaggio, l’ammiraglio cinese poteva contare su oltre 27 mila uomini, contro i 170 del navigatore portoghese. A un certo punto, però, le spedizioni cessarono bruscamente in seguito all’ascesa al potere di una nuova dinastia e fu proibita la costruzione di grandi navi. La Cina, da quel momento, si chiuse in se stessa, nella convinzione che nulla di ciò che avveniva nel resto del mondo potesse presentare motivo di interesse. Questa rinuncia spianò il terreno, anzi il mare, agli Europei, che rapidamente divennero i padroni degli oceani e poi del mondo
Fissa i concetti sul testo
1. Sottolinea sulle pagine le risposte alle domande.
a. Perché i Portoghesi, una volta raggiunte le Indie, non tentarono di conquistare vasti territori?
b. Perché il Brasile ebbe inizialmente un’importanza inferiore rispetto alle colonie africane e asiatiche del Portogallo?
c. Quali erano le dimensioni delle grandi navi cinesi?
d. Che conseguenza ebbe la rinuncia della Cina all’esplorazione dei mari?
Verifica la comprensione
Monopolio: diritto esclusivo di produrre o commerciare un determinato bene.
2. Indica se le seguenti affermazioni sono vere o false.
a. I Portoghesi stabilirono accordi commerciali con i mercanti arabi che operavano in India. V F
b. I navigatori portoghesi raggiunsero anche il Giappone.
c. La scoperta del Brasile fu casuale.
F
d. Al loro arrivo in Cina, i Portoghesi furono ben accolti dall’imperatore cinese. V F
e. Nel Quattrocento la Cina non era dotata di una flotta paragonabile a quelle degli Europei. V F
Incontro fra un nobile portoghese e alcune donne indiane in abiti europei (1540 circa). LE PAROLE DELLA STORIALezione
Resa: il rapporto tra la quantità seminata e la quantità raccolta.
Il pittore Giuseppe Arcimboldo (1526-1593) costruisce personaggi immaginari utilizzando, con grande estrosità, frutta e verdura. In questo dipinto, che fa parte dell’Allegoria delle Quattro Stagioni, viene rappresentato l’autunno; molti i frutti presenti (pere e mele, una melagrana, un fungo, un riccio di una castagna, grappoli d’uva con foglie di vite e una piccola zucca); mancano ancora i prodotti che stavano arrivando proprio in quel periodo in Europa dall’America.
Con la scoperta dell’America nel nostro continente arrivano prodotti agricoli e animali sconosciuti, e dall’Europa giungono in America prodotti e animali che prima non vi si trovavano. Questo fenomeno è definito «scambio biologico».
In seguito alle scoperte geografiche, si operò un grande scambio biologico tra Europa e America. Sulle navi che facevano rotta dall’America all’Europa, insieme con l’oro e l’argento, venivano caricati prodotti agricoli sconosciuti nel nostro continente. Nel corso di due secoli gli Europei impararono a coltivare le nuove piante alimentari e a utilizzarle nella loro cucina. Inoltre le esportarono in Africa e in Asia, così che oggi gli uomini di tutto il mondo mangiano quotidianamente alimenti quali il pomodoro, la patata, il mais, il fagiolo bianco, il melone, la zucca, l’ananas e i semi di cacao, che prima del 1492 erano noti solo in America.
Uno dei prodotti più preziosi giunti dall’America è il mais, che ha una resa superiore a quella del grano e si adatta a climi diversi. Meno apprezzati, inizialmente, la patata e il pomodoro.
Il mais, detto anche granoturco, fu importato in Europa dagli Spagnoli e dai Portoghesi nella prima metà del Cinquecento.
La sua qualità più preziosa è quella di avere un’altissima resa , circa doppia di quella del grano. Inoltre il mais cresce in fretta e assai bene in climi diversi e ad altitudini differenti. Questo spiega perché la sua coltivazione si diffuse in molte aree agricole dell’Europa. Dai chicchi della pannocchia di mais si ricavava farina da cucinare sotto forma di polenta oppure mangime per gli animali domestici.
Proveniente dal Perù, la patata dapprima non ebbe successo in Europa. Non si sapeva come cucinarla e molti contadini la consideravano addirittura un prodotto nocivo. I nobili non la mangiavano, perché la giudicavano un cibo adatto agli animali e alla povera gente. Soltanto agli inizi del XIX secolo furono trovati modi nuovi per cucinarla e da allora fu apprezzata da un numero crescente di persone. Abbastanza rapido fu invece il successo del pomodoro, in origine di colore giallo, che gli Spagnoli videro consumare dagli Aztechi. Dapprima fu utilizzato come pianta ornamentale, poi la sua coltivazione si diffuse in Spagna e nell’Europa meridionale, dove venne usato per la preparazione di insalate e di sughi.
Dall’America arrivano alcuni animali, come il tacchino e il merluzzo, che trovano largo impiego nella cucina europea.
Quando, all’inizio del Cinquecento, il tacchino fece la sua comparsa in Europa portato da navi spagnole, molti contadini compresero che si trattava di un ottimo animale da cortile, che per la quantità e la qualità della sua carne poteva fornire un sostanzioso apporto alimentare. I Francesi e gli Inglesi cominciarono ad allevarlo per primi, in alternativa all’oca. Anche dai mari americani derivarono prodotti alimentari adottati dalla cucina europea, in particolare il merluzzo, che era conservato sotto sale o essiccato, oppure affumicato. In questo modo era possibile venderlo anche molti mesi dopo la pesca e in località lontane dai porti.
Lo scambio biologico avviene anche dall’Europa verso l’America. Dal vecchio continente giungono numerose piante alimentari (grano, riso, vite e ulivo) e numerosi animali (cavalli, maiali, mucche, buoi, pecore, capre, polli).
Lo scambio biologico si verificò anche dall’Europa all’America, dove furono esportate piante come la vite e l’ulivo, sino ad allora sconosciute. Anche il grano, il riso e la canna da zucchero vennero coltivati con successo. In alcune regioni del Brasile i colonizzatori introdussero il caffè, la cui coltivazione si estese al punto da divenire una delle principali merci di esportazione. Nel 1492 gli animali domestici degli indigeni d’America erano limitati a poche specie: il lama, l’alpaca (un mammifero simile alla pecora), il porcellino d’India, il tacchino, l’anatra. Non vivevano bestie da traino né animali domestici da cui ricavare il cuoio o da utilizzare per il trasporto.
Nel corso del suo secondo viaggio (1493), Colombo portò in America cavalli, maiali, mucche, buoi, polli, pecore e capre, animali che in breve tempo si diffusero nel continente.
Fissa i concetti sul testo
1. Sottolinea sulle pagine le risposte alle domande.
a. Quali prodotti agricoli furono importati dall’America in Europa?
b. Qual è la qualità più preziosa del mais?
c. Come fu usata inizialmente la pianta del pomodoro?
2. Indica quale delle definizioni sotto riportate corrisponde al fenomeno dello scambio biologico di cui si parla in questa lezione.
a. Passaggio di animali e piante dall’America all’Europa.
b. Passaggio di animali dall’America all’Europa e viceversa.
c. Passaggio di piante dall’America all’Europa e viceversa.
d. Passaggio di animali e piante dall’America all’Europa e viceversa.
Merluzzo atlantico e scene a bordo di una nave dove il pesce viene lavorato e immagazzinato. Il tacchino è un animale proveniente dall’America meridionale.Completa i testi inserendo le parole opportune, che sceglierai fra quelle proposte.
bussola • flotta • caravella • vele
Nel Quattrocento i Portoghesi inventano un nuovo tipo di imbarcazione: la . Questa nave si muove spinta unicamente dalle ed è in grado di affrontare gli oceani. La navigazione in questo periodo compie notevoli progressi grazie all’invenzione del timone a ruota, all’uso della e dell’astrolabio e a carte nautiche sempre più precise. Enrico il Navigatore, re del Portogallo, potenzia la e avvia l’esplorazione delle coste africane.
Cristoforo Colombo • Vasco da Gama • Amerigo Vespucci
• Ferdinando Magellano • Bartolomeo Diaz • Giovanni Caboto
Nel XV secolo gli Europei cominciano a navigare nell’Oceano Atlantico per raggiungere l’Asia, dove si vendono prodotti ricercati, come spezie e seta. Nel 1487 il Portogallo organizza una spedizione di navi comandate da , che raggiunge il Capo di Buona Speranza, all’estremità meridionale dell’Africa. Nel 1498 un altro portoghese, , raggiunge l’Asia dopo avere navigato intorno all’Africa. L’impresa più importante è compiuta nel 1492 da che, partito dalla Spagna, naviga sempre verso ovest. Dopo un lungo viaggio, sbarca in un’isola. Egli crede di aver raggiunto le Indie, invece si tratta di un continente sconosciuto agli Europei, che sarà chiamato America. Il nome è in onore del navigatore italiano che esplora il nuovo continente. Altre esplorazioni sono compiute lungo le coste dell’America settentrionale da per conto dell’Inghilterra e da Jacopo da Verrazzano e Jacques Cartier per conto della Francia. Il loro obiettivo è trovare il passaggio a nord-ovest verso l’Oceano Pacifico.
Infine, all’inizio del Cinquecento, compie l’intera circumnavigazione della Terra.
Francisco Pizarro • Inca • malattie • vaiolo
• conquistadores • Hernán Cortés • argento
Gli Europei vogliono sfruttare le risorse dell’America. Dalla Spagna arrivano i : sono gruppi di uomini armati che combattono contro gli Indios (le popolazioni che vivono in America). conquista il Messico, mettendo fine all’impero degli Aztechi. conquista il Perù, sconfiggendo gli . Gli Spagnoli vincono anche grazie ai cavalli e alle armi da fuoco, che gli Indios non conoscono. I conquistadores costringono i popoli sottomessi a lavorare come schiavi nelle miniere di oro e
. Molti Indios muoiono per le fatiche e per le violenze a cui sono sottoposti. Altri sono uccisi da portate dagli Europei, come il e il morbillo. Le antiche civiltà americane sono distrutte.
Giappone • Cina • gesuiti • colonie
I Portoghesi non puntano alla colonizzazione di vasti territori, ma preferiscono fondare commerciali nei porti dell’Africa e dell’India. Qui immagazzinano le merci che poi vengono trasportate in patria. I viaggiatori portoghesi raggiungono la e il . I sono i primi missionari europei a essere accolti in Cina.
cacao • biologico • cavalli • grano • tacchino
Fra il continente europeo e quello americano si verifica uno scambio
. Dall’America arrivano in Europa nuove piante
alimentari, come il mais, la patata, il pomodoro e il , e nuovi animali, come il . Gli Europei introducono in America piante (ulivo, vite, riso, ) e animali ( , bovini, capre, pecore).
Per ragioni commerciali (acquisto di spezie, seta, profumi, oro)
Rese possibili grazie progressi tecnici (caravella, bussola, carte nautiche, astrolabio)
Scoperta di terre sconosciute (America) o poco conosciute (Africa, India, Cina)
Finanziate soprattutto dalla Spagna (Messico, America centromeridionale) e dal Portogallo (Africa, Brasile, India, Cina e Giappone)
Guidate dai navigatori Bartolomeo Diaz (Africa), Vasco da Gama (India), Cristoforo Colombo, Amerigo Vespucci, Pedro Álvares Cabral (America centro-meridionale), Giovanni Caboto (America settentrionale)
Conquista dell’America meridionale, condotta da Hernán Cortés (Aztechi) e Francisco Pizarro (Inca)
Scambio biologico :
- dall’America giungono prodotti e animali sconosciuti in Europa (mais, patata, pomodoro, tacchino, merluzzo)
- dall’Europa arrivano in America prodotti e animali sconosciuti nel Nuovo Mondo (grano, riso, canna da zucchero, caffè, cavallo, bue, maiale)
- dall’Europa arrivano anche le malattie che provocano la morte di milioni di indigeni americani
1. Osserva la cartina di pagina 29 e rispondi.
a. Quale navigatore arriva in India dopo aver navigato lungo le coste dell’Africa?
b. Quale navigatore approda in America per primo?
c. Quale navigatore compie un viaggio che tocca tutti i continenti della Terra?
d. Quale navigatore giunge per primo all’estremità meridionale dell’Africa?
Analizza le parole della storia
2. Scrivi le parole corrispondenti alle definizioni sotto riportate.
a. Avventurieri al servizio della Spagna che combattono per conquistare territori americani:
b. Linea immaginaria che separava i territori assegnati alla Spagna da quelli assegnati al Portogallo:
c. Occupazione, da parte di uno Stato, di territori all’esterno dei suoi confini, per controllarne le risorse:
d. Strage, sterminio di un’intera popolazione:
Comprendi aspetti e strutture dei processi storici
3. Indica le risposte esatte alle seguenti domande.
a. Quale fu la risorsa americana più richiesta dalla Spagna?
Oro
Cacao
Schiavi
b. Dove, in prevalenza, fu utilizzato il lavoro forzato degli Indios?
Nelle miniere Nelle piantagioni Sulle navi
c. Dove furono utilizzati, in prevalenza, gli schiavi importati dall’Africa?
Nelle miniere
Nelle piantagioni
Sulle navi
d. Chi si recava in America per convertire gli Indios al Cristianesimo?
I conquistadores I coloni I missionari
4. Indica se le seguenti affermazioni sono vere o false.
a. Gli antichi marinai navigavano preferibilmente lungo le coste.
b. La caravella era spinta dai remi.
c. Gli Spagnoli furono i primi a esplorare l’Oceano Atlantico.
d. Colombo non sapeva che fra l’Europa e l’Asia vi fosse un altro continente.
e. Ferdinando Magellano voleva raggiungere le Indie.
f. Francesi e Inglesi esplorarono soprattutto le coste settentrionali dell’America.
g. Gli imperatori Montezuma II e Atahualpa furono uccisi dai conquistatori spagnoli.
h. Lo spopolamento dell’America fu dovuto soprattutto alle malattie portate dagli Europei.
5. Nel seguente elenco, individua quali furono le cause della vittoria dei conquistadores contro gli Indios.
a. I conquistadores erano molti di più.
b. I conquistadores possedevano armi da fuoco, gli Indios no.
c. I conquistadores possedevano i cavalli, sconosciuti agli Indios.
d. Gli Indios erano deboli, perché quasi tutti erano malati.
e. In Messico gli Spagnoli ebbero l’aiuto di popolazioni americane ostili agli Aztechi.
f. Aztechi e Inca si combatterono fra loro, rendendo più facile il compito dei conquistatori.
6. Indica per ciascuna causa la sua conseguenza.
CAUSE
1. Colombo credeva che tra Europa e Asia ci fosse soltanto mare.
2. Amerigo Vespucci capì che la terra dove era sbarcato Colombo non apparteneva all’Asia, ma a un continente ancora sconosciuto.
3. In Europa si sparse la voce che in America si trovavano favolose ricchezze.
4. Gli Spagnoli introdussero in America le piantagioni di canna da zucchero.
5. Gli organismi degli Indios non avevano difese contro le malattie degli europei.
EFFETTI
A. Cominciò la tratta di schiavi neri dall’Africa.
B. Moltissimi spagnoli emigrarono in America.
C. Moltissimi Indios morirono.
Leggi e interpreta le fonti
D. Egli credeva di essere arrivato in Asia.
E. Il nuovo continente fu chiamato “America”.
7. Leggi il documento, quindi riporta le informazioni che riguardano gli elementi sotto indicati.
Amerigo Vespucci descrive gli Indios della Patagonia
Troviamo tutta la terra essere abitata da gente ignuda, così gli uomini come le donne. Sono di corpo ben disposti e proporzionati, di colore bianco e di capelli lunghi, con poca barba o nessuna. Non hanno né legge né fede alcuna. Non conoscono l’immortalità dell’anima. Non tengono tra loro beni propri, perché tutto è comune. Non hanno re, non ubbidiscono a nessuno: ognuno è signore di se stesso. Abitano in comune in case fatte a uso di capanna molto grande. Dormono in una rete tessuta di cotone, appesa sopra il suolo. da Il Mondo Nuovo di Amerigo Vespucci, a cura di M. Pozzi.
a. Aspetto fisico degli Indios:
b. Informazioni sulle loro leggi e sul loro governo:
c. Informazioni sulla loro religione:
d. Notizie su abitazioni, arredamento, usi della vita quotidiana:
1. Completa la tabella inserendo i dati richiesti.
Navigatore Mete raggiunte Stato di cui furono al servizio
Bartolomeo Diaz
Vasco da Gama
Cristoforo Colombo
Pedro Álvares Cabral
Giovanni Caboto
Giovanni da Verrazzano
Ferdinando Magellano
2. Scrivi nella tabella il continente di provenienza delle piante e degli animali sotto elencati.
Piante: grano • cacao • canna da zucchero • riso • mais • patata • vite • pomodoro • ulivo •ananas
Animali: maiale • lama • mucca • bue • tacchino • cavallo • pecora • alpaca • capra • merluzzo • pollo
Provenienti dall’America
Provenienti dall’Europa
Piante
Animali
3. Dividete la classe in gruppi di sette persone. Ciascun gruppo presenterà uno dei navigatori citati nell’esercizio 1. Il lavoro consisterà nel realizzare di ciascun personaggio una breve scheda che sarà stampata. Le sette schede, che saranno esposte in classe, conterranno un ritratto del navigatore e poche, essenziali notizie biografiche (data e luogo di nascita e morte, esplorazioni compiute, carriera, vicende particolari). Puoi trovare le notizie necessarie su internet.
4. Immedesimandoti nel personaggio di Cristoforo Colombo, racconta le ultime fasi del viaggio del grande esploratore: l’avvistamento della nuova terra, lo sbarco, i primi contatti con gli indigeni.
5. Complete the text with the words in the list. kings • Spain • Pope • lands • parts
Portugal and , both protagonists in the conquest of South America, decide to choose the territories that each of the two states would control. Thanks also to the mediation (mediazione) of Alexander VI, the of the two countries sign the treaty of the raya, a line that divides America into two The treaty establishes that the to the west of the raya belong to Spain, the lands to the east to Portugal.
Nella presente unità si è parlato della “scoperta” di altri continenti. Il termine “scoperta”, però, è basato su una concezione che pone l’Europa al centro di tutto, come se la civiltà si fosse irraggiata dal nostro continente verso il resto del pianeta. Ovviamente non è così, perché dovunque vivevano popoli dotati di una loro cultura e spesso di un lungo e brillante passato. L’autrice del testo seguente – Daniela De Zottis Pereira, una donna brasiliana – riflette su questo punto e spiega come non abbia senso soffermarsi troppo sulle caratteristiche particolari di un popolo, perché gli abitanti del pianeta, incontrandosi, finiscono per fondersi.
Forse quello che scriverò non sarà proprio quello che immaginate di leggere. Io sono l’altro lato del mondo, quello in cui arrivarono Portoghesi, Spagnoli e tanti altri che si erano lanciati attraverso l’oceano in cerca di nuove terre e di tutto quello che potessero trovarvi.
Abbiamo avuto di recente dei dibattiti sull’uso della parola “scoperta”. Siamo stati davvero scoperti dai Portoghesi? Scusate, ma qui vivevano proprie e vere nazioni, con una lingua, una cultura e una religione usurpate e cancellate dai nuovi venuti. Hanno portato progresso, molti direbbero. Ci hanno rubato le ricchezze, potrebbero dire altri.
Tutto sommato, ci hanno un po’ disegnato come popolo.
Chi è il Brasiliano? Quando mi chiedono in Italia da dove vengo e dico che sono brasiliana il solito commento è: «Nessuno l’avrebbe mai detto». Come mai? Non ho una faccia tutta brasiliana? Sì, ce l’ho. Perché la nostra faccia è bianca, è nera, è gialla, è una mescola dei popoli che vivevano qui e di tutti i popoli che sono venuti e ci hanno lasciato la loro impronta. Anche gli Italiani.
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1. Che cosa significa la frase: «Io sono l’altro lato del mondo»?
2. Perché l’autrice mette in dubbio il fatto che i suoi antenati siano stati “scoperti” dagli Europei?
3. Che cosa significa l’espressione: «ci hanno un po’ disegnato come popolo»?
4. Com’è una faccia brasiliana?
L’autrice sostiene che a lungo andare gli abitanti del suo Paese, sebbene in gran parte provenienti da luoghi diversi, hanno finito per assumere un aspetto fisico che conserva memoria delle loro origini. Ritieni che questo fenomeno avvenga sempre quando genti diverse si stabiliscono su uno stesso territorio? Pensi che questa sorta di “mescola” avvenga anche a livello culturale e dia luogo a una crescente integrazione?
Avvia una discussione con i compagni di classe su questo tema, con particolare riferimento alla situazione italiana.