ORA E POI
Moreno Giannattasio
Trappola nella rete
Responsabile editoriale: Beatrice Loreti
Art director: Marco Mercatali
Responsabile di produzione: Francesco Capitano
Redazione: Carla Quattrini
Progetto grafico: Airone Comunicazione – Sergio Elisei
Impaginazione: Airone Comunicazione
Illustrazioni: Eleonora Antonioni
Copertina: Adami Design
© 2016 Eli – La Spiga Edizioni
Via Brecce – Loreto tel. 071 750 701 info@elilaspigaedizioni.it www.elilaspigaedizioni.it
Stampato in Italia presso
Tecnostampa – Pigini Group Printing Division
Loreto-Trevi 16.83.100.0
ISBN 978-88-468-3477-5
Le fotocopie non autorizzate sono illegali. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione totale o parziale così come la sua trasmissione sotto qualsiasi forma o con qualunque mezzo senza previa autorizzazione scritta da parte dell’editore.
Nota introduttiva
Quante volte avrai sentito la voce dei tuoi dire “Allora, lo vuoi spegnere quell’aggeggio?”, oppure “Ma non ti stanchi mai di guardare sempre il mondo dentro ad uno schermo?”. Forse le parole non sono state esattamente queste, ma sul senso ci siamo capiti. “Ma cosa c’è di male?” avrai pensato, in effetti sono proprio loro ad avertelo regalato. Meglio vederci chiaro. Vuoi allora conoscere i pericoli che si nascondono dentro uno smartphone o un computer?
Se la tua risposta è sì, vorrai sicuramente sapere cosa succede se le cose sfuggono al tuo controllo, anche se ti sembrava tutto a posto.
Ebbene sì, sei nel posto giusto. La storia che stai per leggere parla proprio di questo. Se poi hai già avuto l’esperienza di essere la vittima di qualche bullo, capirai ancora meglio di cosa si parla in questo libro. Se invece sei il tipico individuo che appartiene al mondo dei bulli… peggio per te!
Ma diciamo la verità. Se sei qui, davanti a queste parole, forse non tutto è perduto e ce la puoi ancora fare, puoi diventare una persona migliore.
Prova ad immedesimarti nei protagonisti: riconoscerai alcune delle tue abitudini nel loro comportamento, ti chiederai cosa avresti fatto tu, al loro posto.
Questo romanzo potrà servirti anche a scoprire se sei tu a controllare i mezzi di comunicazione, oppure se sono loro a farti fare quello che vogliono, incatenandoti alla tastiera, senza che tu te ne accorga.
Potrai decidere se le cose importanti, quelle veramente essenziali, sono contenute nell’insieme delle apparenze, delle mode e delle sfide, oppure nel mondo degli amici, del rispetto e dell’abilità di mettersi anche nei panni degli altri.
Riuscirai a cavartela? Se lo vuoi scoprire, mettiti in una posizione comoda, fai un bel respiro e gira pagina:
Trappola nella rete sta per cominciare!
M.G.
Capitolo 1
– 7.28, manca un minuto… dai, Marco, sbrigati!
– Vado, vado, sto già uscendo, mamma.
Marco salta i gradini a tre a tre per fare in tempo; fortuna che la fermata è proprio fuori dal portone del palazzo.
– La merenda! – gli grida la mamma, affacciandosi dalla ringhiera sulle scale, ma lui è già fuori, lanciato verso l’autobus delle 7.29.
Una brezza lontana, che viene dalla campagna a pochi chilometri, lo avvolge, prima che lo scarico del bus in frenata gli faccia dimenticare che è già primavera. Marco non aspetta nemmeno che qualcuno scenda.
– Tanto qui di mattina non scende mai nessuno! – poi salta su. Zaino infilato su una spalla, T-shirt horror movie sopra la polo di ordinanza della scuola, quella a maniche lunghe obbligatoria, capelli castani scuri con ancora la forma del cuscino stampata sopra; Marco getta lo sguardo in fondo, dove ad attenderlo ci sono Gaia e Lisa, le sue migliori amiche.
– Ehi, Marco, siamo qui!
Lisa si sbraccia, cercando di superare in altezza le teste dei passeggeri in piedi, aggrappati ovunque sia possibile, per non perdere l’equilibrio durante la corsa. Marco scivola tra le schiene e i pancioni di impiegati, operai, commercianti e di tutto il catalogo di umanità che normalmente occupa il bus di prima mattina. Appena di fronte alle compagne, tira subito su la manica della polo: tatuaggio fatto in casa a forma di teschio con serpente infilato nella cavità oculare; posizione interno avambraccio destro.
– Ma dai… è da sfigati, è disegnato con il pennarello! – escla-
ma Gaia, rovesciando uno sguardo sdegnato sul disegno di Marco.
– Sì, perché a tredici anni e senza il permesso dei genitori puoi fartelo fare indelebile? – risponde Marco, facendo scomparire il tatuaggio offeso sotto una tirata di manica.
– A me piace comunque – afferma sicura Lisa – e poi quante storie sull’essere sfigati o meno…
– Scusa, scusa. Lo dicevo solo così, tanto per dire – conclude Gaia, spostando lo sguardo fuori dal finestrino e lasciando i suoi lunghi capelli biondi a fare da sipario1 sulla scena. Marco e Lisa si scambiano un punto interrogativo, poi seguono la direzione dove si spinge l’interesse di Gaia, fisso sul gruppetto di bulletti, appostati fuori dal cancello della scuola.
– Arrivati! – grida Marco, tirando su lo zaino con le mani e sbuffando per lo sforzo.
Il bus frena e un soffio d’aria compressa aziona il meccanismo di apertura della porta d’uscita. Un fiume di ragazzini rotola giù dal predellino2 e si sparpaglia come un’inondazione sul piazzale della scuola.
– Quelli sì che sono veramente fighi – mormora Gaia, osservando Nicole e il suo gruppetto della III A, fedeli ed obbedienti ai dettami di moda, atteggiamenti da gang e altre brutte cose da duri.
– Ma sei fuori? – la voce di Lisa sembra la sirena di un allarme, mentre tira il braccio dell’amica per distoglierla da quel malsano interesse – Ma non ti ricordi cosa hanno fatto l’anno scorso al fratello di Lucia, eh? – aggiunge.
– Ma dai… era solo una stupidaggine – risponde Gaia, di-
1 Il sipario è la tenda che si chiude alla fine di uno spettacolo teatrale.
2 Il predellino è il gradino mobile di cui sono munite le aperture di accesso di una vettura, in questo caso si tratta dello scalino del bus.
vincolandosi3 vistosamente e dirigendosi verso il famigerato4 gruppetto.
– Stupidaggine? Ma se è pure finito intossicato in ospedale! – Lisa rimane lì a guardarla allontanarsi, come se fosse immersa in un sogno al quale non vuole credere; poi viene risvegliata dalla voce di Marco, che intanto si è fermato a chiedere qualcosa sui compiti di matematica a Riccardo, il genio dei numeri della III B.
– Su, lasciala perdere. Lo sai che ogni tanto è con noi che si sente sotto il suo standard.
Lisa si volta a guardarlo con gli occhi già irrimediabilmente arrossati, umidi e pronti ad esplodere in una fontana, ma il trillo della campanella d’inizio giornata la scuote dalle preoccupazioni del momento.
– Grazie, grazie campanella! – bisbiglia Marco verso il cielo e stringendo tutti e due i pugni in segno di vittoria. Automaticamente, come un gregge ben addestrato, la nuvola di cartelle, cappellini, creste e scarpe da ginnastica si muove fino al portone, stringendosi per passare nell’imbuto di un paio di metri del passaggio a vetri, per poi dividersi in piccoli tornado, che vanno a finire in ognuna delle classi del primo e del secondo piano.
– Ehi, tu, non corri dietro alle pecore? – chiede Nicole a Gaia, che invece procede verso di lei in direzione contraria al fiume di studenti.
Nicole è proprio bella: capelli lunghi, raccolti in una treccia di mezzo metro sulla schiena, shorts a coprire pochissimo le lunghe gambe abbronzate e tornite dalla pallavolo.
– È una schiacciatrice micidiale! – pensa Gaia osservandola.
Ai piedi Nicole porta All Star nere, alte, logore e slacciate fino
3 Contorcersi con rapidità e violenza, nel tentativo di liberarsi da una stretta.
4 Tristemente famoso.
a scoprire, tra la caviglia e il polpaccio, un tattoo a forma di scorpione, pronto a mordere. Insomma, una tipa metà punk5 e metà manga6, il sogno di ogni geek7 adolescente e la preoccupazione di ogni mamma; soltanto che alla sua va bene così; pensare che l’ha portata proprio lei a fare quel tatuaggio!
Lo sguardo di Gaia è calamitato dalla visione della compagna, come d’altronde lo è anche quello dei tre bodyguard8, che però adesso fissano la nuova arrivata, per vedere come se la caverà. – Allora non segui le pecore? – ripete Nicole.
– Preferisco la compagnia del lupo – risponde Gaia con un mezzo sorriso. Teme di venire respinta, anche se l’altro giorno le era proprio sembrato che Nicole la volesse con lei, quando l’aveva difesa con un eloquente dito medio, alzato verso i fischi dagli spalti9, a causa di un erroraccio sul campo d’allenamento.
– Basta però che non lo fai in partita! – le aveva detto poi, colpendola con una sberla sul sedere, per incitarla a riprendere il gioco.
– Brava, girl, fai vedere a questi cosa vuol dire essere una di noi! – dice ora Nicole, indicando i suoi tre scagnozzi10. Poi accoglie Gaia con un braccio intorno alle spalle – Questa qui presto sarà del nostro gruppo; ha deciso di salire di livello! Gaia sorride un po’, ancora insicura, con la coda dell’occhio butta uno sguardo verso l’entrata, cercando di scorgere Lisa che entra a scuola.
5 Movimento giovanile di protesta nato in Inghilterra e negli Stati Uniti degli anni ’70, caratterizzato dall’ostentata esibizione di abbigliamento e acconciature eccentriche.
6 Storia a fumetti giapponese con protagonisti adolescenti coinvolti in vicende passionali.
7 Termine di origine anglosassone che denota una persona con un fortissimo interesse in campo tecnologico-digitale e dei cartoni animati.
8 Guardie del corpo.
9 Le gradinate del palazzetto dello sport.
10 Semplici esecutori di ordini, tirapiedi.
– Tranquilla, baby! – dice Nicole – Entriamo anche noi, che sennò ci tocca scusarci con la prof!
E rigorosamente per ultimi fanno il loro trionfale ingresso, appena prima che la bidella arrivi a chiudere le ante a vetri e lasci fuori i ritardatari cronici11.
In classe Gaia si siede in silenzio, immersa nei fatti suoi e senza badare troppo a ciò che le accade intorno. Durante l’ora di inglese, quando Marco le passa un biglietto da far rimbalzare fino a Giulia della prima fila, lei alza le spalle e con la mano gli fa segno di provare altrove.
Marco ci rimane un po’ male e durante la ricreazione ne va a parlare con Lisa. Cerca il suo caschetto di capelli scuri in mezzo alle altre compagne, finché la scorge in un angolo.
Lisa è in ansia quanto lui, se non di più, anche perché ha appena visto Gaia andare nel bagno in fondo al corridoio, il luogo dove regna la legge di Nicole.
– Guarda – dice Lisa, indicando a Marco lo schermo del suo telefonino – sono già tre minuti che le ho messaggiato un punto di domanda e non mi ha risposto!
– E vabbè, sarà in bagno, no?
– Ma non hai visto in quale si è andata a ficcare? Non è andata nel solito, da questa parte della scuola.
– E si vede che era occupato! – Marco chiude la discussione con un gesto della mano e si allontana, ha appena visto Luca della III A con un paio di Google glass12, il non plus ultra dei gadget tecnologici, irresistibile per un appassionato come lui.
Lisa manco lo vede allontanarsi, fissa ancora stupita lo schermo del suo smartphone, in attesa che il messaggio
11 Quelli che sono sempre in ritardo, tutti i giorni dell’anno.
12 Occhiali computerizzati che interagiscono con ciò che si vede collegandosi a delle applicazioni online.
di risposta lo illumini, quando la voce di Gaia la scuote da quella specie di ipnosi13.
– Scusa se non ti ho rimessaggiato, ma stavo parlando con Nicole.
– Attenta a non finire in qualche guaio – dice Lisa.
– Ma dai, vuole solo essere mia amica, me l’ha detto poco fa. Non è mica vietato, vero?
– Certo che no, Gaia. Però Nicole è una tipa che non vuole essere seconda a nessuno e con lei o si obbedisce o si è fuori. Fidati.
– Ma sì, niente di che, comunque non cambierà nulla, vedrai.
– Contenta tu…
E la ripresa delle lezioni richiama le due amiche di nuovo al lavoro: compito in classe di matematica.
La prof ha requisito telefoni e altre diavolerie per evitare “scopiazzamenti” vari e i ragazzi sono chini sui loro fogli a completare gli esercizi. Lisa ogni tanto getta un’occhiata a Gaia. Il discorso di prima non l’ha convinta proprio per niente.
– È possibile che non si accorga di come Nicole la voglia prendere in giro? – pensa, mentre con la matita segue il righello per disegnare il triangolo del problema di geometria.
– Anche l’anno scorso quella aveva preso di mira una di prima, fino a farla piangere e ammalare.
Gaia, dal canto suo, sta facendo senza voglia i calcoli del secondo esercizio e ogni tanto si ferma pensierosa. Pare concentrata intensamente sul compito; invece sta riflettendo: chissà se la prova che Nicole le ha richiesto varrà veramente la pena. Ma la regola è che non deve parlarne con nessuno, altrimenti è fuori per sempre.
13 Stato fisico e mentale molto simile al sonno. Qui è usato come esagerazione (iperbole).
Non c’è nemmeno una briciola di pensiero a sfiorare la mente di Marco in merito alla vicenda delle amiche. Lisa lo fissa un attimo e pensa che i maschi sono veramente delle creature strane, pare che non si accorgano mai di niente. E non ha nemmeno tutti i torti! I pensieri di Marco sono infatti tutti presi dalle infinite possibilità dei Google glass, quelli che ha appena provato nell’atrio.
– Grandioso! – pensa, mentre risolve senza difficoltà l’ultimo esercizio – Non sarò un genio come Riccardo, ma me la cavo bene anch’io! – e sorride, dimenticandosi la virgola proprio nell’ultimo passaggio e rovinando così un dieci pieno nel compito.
Sul bus, il viaggio di ritorno è all’insegna delle preoccupazioni. Gaia non c’è, è passata sua madre a prenderla in auto, così la discussione può partire libera e scivolare veloce e senza censure.
– Secondo me non dovresti farti troppe paranoie – dice Marco, già stufo di ascoltare i patemi14 d’animo di Lisa.
– No, mi devi aiutare – dice la ragazzina – Non possiamo permettere che Gaia finisca tra le grinfie15 di quella strega!
– Ma non è che sei un po’ gelosa?
– Ma sei scemo? Gelosa di che, di quella Nicole, sempre perfetta, al di sopra di tutto e di tutti, alla moda e che accetta come “amiche” solo chi vuole lei? – Lisa lo dice mimando il gesto delle virgolette in aria.
– Appunto! – esclama Marco, rivolgendo le mani verso l’alto per mostrare l’evidenza.
– Aspetta, ho un messaggio! – esclama Lisa – È Gaia, guarda! Marco osserva lo schermo illuminato e una semplice emo-
14 Stati di angosciosa sofferenza, associati a gravi motivi di ansietà. 15 Artigli.
ticon16 con un cuoricino è sufficiente a lavare via le ombre scure dalla superficie dell’animo di Lisa, che ora è trasparente come il vetro e lascia vedere solo la gioia di essere ancora nei pensieri dell’amica.
– Forse mi sono preoccupata un po’ troppo – esclama, ritornando in sé e chiedendo a Marco il destino del suo finto tatuaggio, ovviamente dopo la prima doccia che dovrà fare.
E la giornata lascia che ognuno rincorra i propri impegni tra tablet, TV, sport, musica oppure qualche inevitabile problema familiare.
16 Espressione simbolica caratterizzata da una combinazione di tasti di un computer e utile per indicare stati d’animo.