Il piacere di apprendere Gruppo Editoriale ELi
Storie per crescere Chiara Sorrentino
per crescere
Questo libro appartiene a ................................ Storie
Un mistero per Corinna
Direttore di collana: Mariagrazia Bertarini
Testi: Chiara Sorrentino
Art Director: Letizia Pigini
Redazione: Francesca Bugiolacchi
Correzione di bozze: Micaela Di Trani
Progetto grafico: Romina Duranti, Valentina Mazzarini
Illustrazioni: Emanuela Di Donna
Impaginazione: Carmen Fragnelli
Responsabile di produzione: Francesco Capitano
© 2023 La Spiga - Gruppo Editoriale ELi
Via Brecce 100
60025 Loreto (AN)
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Stampa: Tecnostampa - Pigini Group Printing Division
Loreto – Trevi 23.83.400.0
ISBN 978-88-468-4405-7
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Il nuovo maestro
I bambini erano seduti ai loro banchi pronti a ripartire con le lezioni. Dalle finestre aperte entrava l’aria frizzante ma ancora piacevole di metà settembre. Erano in terza adesso, e per questo sapevano già che cosa li attendeva. Però qualcosa di nuovo c’era. Poco dopo i saluti e gli abbracci iniziali, la maestra Paola richiamò l’attenzione della classe.
– Bambini, c’è un’importante novità quest’anno! La maestra Lucia è andata in pensione e al suo posto è arrivato il maestro Leone.
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A quell’annuncio, nell’aula si levò un mormorio di stupore.
– Credi che sarà severo? – domandò Corinna all’orecchio di Alberto, il suo compagno di banco.
– Chissà! Magari è feroce proprio come un leone! – ridacchiò lui.
– Non intendevo questo. Però ha un nome particolare – notò Corinna.
– A me piaceva tanto la maestra Lucia –brontolò Sara dal banco dietro di loro, prima di sussultare al rumore di alcuni colpi battuti sulla porta.
– Prego, entri. La stavamo aspettando! –disse con voce soave la maestra Paola.
– Buongiorno bambini e bambine!
Un giovane alto e snello entrò in classe con un sorriso smagliante sotto un paio di baffetti neri. Corinna notò che anche i capelli erano neri e molto lucidi.
– Come vi ha annunciato la maestra Paola, da quest’anno sarò io il vostro nuovo insegnante di matematica e
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scienze. Mi chiamo Leone Ricci, e insieme ci divertiremo ad apprendere tante cose nuove e interessanti! – esclamò con un guizzo di allegria nello sguardo.
– Sbaglio o ha gli occhi gialli? – bisbigliò Corinna all’orecchio di Alberto.
– Non ci sono persone con gli occhi gialli –rispose Alberto alzando le spalle e, dopo un’attenta analisi a distanza, sentenziò:
– Sono color nocciola, ma la luce del sole li fa sembrare leggermente dorati.
– Sarà così... – replicò dubbiosa Corinna.
– Bene. Vi lascio in compagnia del maestro Leone, così iniziate a conoscervi. Ci vediamo domani bambini! – li salutò la maestra Paola sgattaiolando con grazia fuori dall’aula.
Il nuovo maestro di matematica avanzò fino al centro della stanza, rivolgendo occhiate curiose e sorrisi incoraggianti a destra e a sinistra.
Stringeva in mano dei foglietti sui quali aveva scritto i nomi degli alunni.
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Iniziò quindi a leggere i nomi e a consegnare il foglietto al bambino o alla bambina che di volta in volta alzava la mano.
Si spostava da un banco all’altro con agilità, raccogliendo le matite e le gomme che trovava sparse a terra.
Trovò anche un paio di cannucce e l’involucro di una merendina, li appallottolò e li lanciò nel cestino della plastica facendo un canestro perfetto.
– Oh! – esclamarono alcuni.
– Non dovete lasciare l’immondizia in giro. Se foste un animaletto non vi piacerebbe infilare il muso o il becco nei rifiuti.
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– Ma noi non siamo animaletti – osservò Lillo dall’ultima fila.
– Però immagino che neanche a voi piaccia vivere in mezzo alla sporcizia e al disordine, o sbaglio?
Il maestro riprese a consegnare i foglietti, e quando pronunciò il nome di Corinna la bambina ripeté per due volte: – Sono io.
La prima volta, infatti, aveva parlato così piano che il maestro non l’aveva sentita.
– E il tuo cognome è Fusa, giusto? – le domandò subito dopo.
– Sì – rispose la bambina.
Il maestro sorrise mostrando denti bianchissimi ed esclamò: – È curioso, entrambi abbiamo un che di felino nel nome o nel cognome.
Dopo che il maestro ebbe consegnato tutti i foglietti, disse: – Il primo gioco che faremo sarà quello di contare quante vocali e quante consonanti ci sono nel nostro
nome. Per esempio, il mio è formato da tre vocali e da due consonanti, ovvero 3V2C,
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per dirla in codice alfanumerico, cioè con una sequenza di lettere e di numeri.
– Sembra il nome di un droide di Star Wars – sghignazzò Lillo.
– È vero – confermò il maestro. – Se preferite potete anche chiamarmi così – e scrisse il codice in grande sulla lavagna muovendosi come un robot, scatenando l’ilarità di Lillo, Samuele e altri.
– Dopo che avrete contato vocali e consonanti, potete scrivere il vostro nome in codice alfanumerico sul foglietto che vi ho dato, sotto il vostro nome in lettere. Che dite, iniziamo?
Dai banchi si levarono mormorii di approvazione. Anche i più svogliati in quattro e quattr’otto portarono a termine il compito e chiesero al maestro che assegnasse altre parole da trasformare in codici alfanumerici.
– Provate con precipitevolissimevolmente, la parola più lunga della lingua italiana.
Il primo che risponde correttamente potrà
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fare un giro dell’aula mimando il suo animale preferito.
– 11V15C – rispose Alberto.
– Bravo! Che animale vuoi mimare?
– Un’aquila! – esclamò Alberto, e subito dopo si alzò dal banco e iniziò a emettere uno strano stridio. Poi allargò le braccia e iniziò a muoverle in su e in giù come fossero ali, volteggiando intorno ai suoi compagni di classe che ridevano seduti ai loro banchi.
Sara si tappò le orecchie infastidita, mentre Corinna lo guardò divertita.
– E adesso, bambine e bambini, proviamo con una parola ancora più difficile: supercalifragilistichespiralidoso.
Il maestro la scrisse alla lavagna canticchiando allegro.
– 14V19C – rispose Corinna dopo pochi secondi.
– Giusto! – esclamò il maestro Leone.
– Qual è il tuo animale preferito? – Il gatto –rispose lei tenendo la testa bassa. Non sapeva di preciso perché, ma quel maestro
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la metteva un po’ in soggezione.
Era per via del suo modo originale di fare lezione? Oppure per il suo misterioso sguardo dai riflessi ambrati?
Corinna doveva rifletterci. Da un lato provava curiosità verso di lui, ma dall’altro non poteva fare a meno di sentirsi un po’ a disagio. Era così imprevedibile.
– Bene, e adesso non vediamo l’ora di vedere la tua imitazione! – esclamò il maestro.
Corinna si alzò dal banco titubante, si mise carponi sul pavimento e gattonò miagolando fino alla lavagna. Lì si rialzò, guardò un istante il maestro che le rispose con un sorriso e, alla fine, tornò al suo banco.
– Non lo trovi un po’ strano il nuovo insegnante? – domandò Corinna ad Alberto
mentre uscivano dal cancello al termine delle lezioni.
– Io lo trovo fortissimo!
Anche gli altri compagni di classe
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sembravano pensarla come lui e, all’uscita di scuola, era tutto un susseguirsi di: il maestro Leone è simpaticissimo, troppo forte Leone, viva il maestro Leone!
Quella notte Corinna fece un sogno strano. La bambina sognò di trovarsi a scuola. Era il momento della ricreazione ma, al posto della merenda, nella tasca dello zaino aveva trovato un sacchetto con dei semini.
Li aveva sparpagliati sul banco e aveva iniziato a beccarli. E mentre mangiava, il maestro Leone la fissava con i suoi occhi gialli.
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