Piccole donne

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Louisa May Alcott

Gruppo Editoriale ELi
a cura
I GRANDI CLASSICI
di Maria Catia Sampaolesi
Gruppo Editoriale ELi
May Alcott a cura di
Sampaolesi I GRANDI CLASSICI
Louisa
Maria Catia

EquiLibri è un percorso intrapreso dal Gruppo Eli, in collaborazione con l’università di Macerata, per promuovere una cultura delle pari opportunità rispettosa delle differenze di genere, della multiculturalità e dell’inclusione. Si tratta di un progetto complesso e in continuo divenire, per questo ringraziamo anticipatamente il corpo docente e coloro che vorranno contribuire con i loro suggerimenti al fine di rendere i nostri testi liberi da pregiudizi e sempre più adeguati alla realtà.

Louisa May Alcott

Piccole donne

A cura di Maria Catia Sampaolesi

Responsabile editoriale: Beatrice Loreti

Art director: Marco Mercatali

Responsabile di produzione: Francesco Capitano

Impaginazione: Curvilinee

Illustrazioni: Archina Laezza

© 2023 La Spiga Edizioni

Via Brecce, 100 – Loreto tel. 071 750 701 info@elilaspigaedizioni.it www.gruppoeli.it

Stampato in Italia presso

Tecnostampa - Pigini Group Printing Division - Loreto - Trevi 23.83.309.0

ISBN 978-88-468-4414-9

Le fotocopie non autorizzate sono illegali. Tutti i diritti riservati.

È vietata la riproduzione totale o parziale così come la sua trasmissione sotto qualsiasi forma o con qualunque mezzo senza previa autorizzazione scritta da parte dell’editore.

PREMESSA

Cara lettrice, caro lettore, nelle pagine che seguono farete la conoscenza di Meg, Jo, Beth e Amy March, quattro sorelle statunitensi, protagoniste del famoso romanzo Piccole donne di Louisa May Alcott. Le vedrete in azione in un periodo non facile della loro vita, per le difficoltà economiche che la famiglia attraversa e per la lontananza del padre, a causa della guerra di secessione americana. Imparerete a conoscerle: temperamento, carattere, sogni, desideri, repulsioni, punti di forza e di debolezza; osserverete come si relazionano tra sorelle, all’interno della famiglia e con il mondo esterno e seguirete le loro azioni in situazioni diverse, positive e negative, talvolta anche drammatiche.

Le vedrete crescere e maturare, divenire più consapevoli di se stesse, delle proprie potenzialità e attitudini, così da essere in grado di affrontare le sfide che il futuro avrà in serbo per ciascuna. Probabilmente proverete maggiore simpatia per una di loro in particolare e vi sembrerà, nonostante il romanzo sia ambientato nel XIX secolo, che alcune delle situazioni e dei problemi affrontati dalle ragazze March e dagli altri protagonisti del romanzo siano vicini al vostro vissuto e possano offrirvi spunti di riflessione validi per il presente e per il futuro.

Buona lettura! L’autrice
INDICE Premessa Capitolo 1 Il gioco dei Pellegrini 5 Capitolo 2 Un sereno Natale 12 Capitolo 3 Il giovane Laurence 17 Capitolo 4 Pesi da portare 22 Capitolo 5 Buoni vicini di casa 27 Capitolo 6 Per Beth il Palazzo della Felicità 33 Capitolo 7 Per Amy la Valle dell’Umiliazione 38 Capitolo 8 Il demone della tentazione 41 Capitolo 9 Meg alla fiera delle vanità 46 Capitolo 10 Il Circolo Pickwick e l’ufficio postale 52 Capitolo 11 Esperimenti 55 Capitolo 12 L’accampamento Laurence 59 Capitolo 13 Castelli in aria 65 Capitolo 14 Segreti 70 Capitolo 15 Un telegramma 74 Capitolo 16 Lettere 79 Capitolo 17 Il sacrifico di Amy 85 Capitolo 18 Giorni difficili 88 Capitolo 19 Amy fa testamento 92 Capitolo 20 Confidenze 97 Capitolo 21 Laurie combina un guaio e Jo lo risolve 100 Capitolo 22 Ancora Natale 104 Capitolo 23 La zia March risolve il problema 109 Focus Trasposizioni cinematografiche 114 Dossier Intervista immaginaria a Louisa May Alcott 117 Attività 119

Capitolo 1

Il gioco dei Pellegrini

– Natale quest’anno non sarà Natale senza i regali – brontolò Jo, sdraiata sul tappeto.

– Essere poveri è una disgrazia – aggiunse Meg sospirando e guardando il suo vecchio vestito.

– È ingiusto che alcune ragazze abbiano tante cose belle e altre niente – commentò la piccola Amy piagnucolando.

– Abbiamo però la mamma e il papà e ciascuna di noi ha tre sorelle – ribatté Beth dal suo angolino.

Le parole di Beth rasserenarono gli animi delle ragazze March, intente a sferruzzare sul far della sera davanti al caminetto di casa, mentre fuori cadeva la neve di dicembre, ma i loro sguardi si incupirono subito pensando al padre, cappellano militare, che si trovava lontano a causa della guerra.

Quell’inverno sarebbe stato difficile per tutti, per questo la madre aveva proposto loro di non comprare regali di Natale e di destinare il denaro ai soldati al fronte. Si trattava di pochi risparmi che ognuna delle quattro sorelle aveva in mente di utilizzare per degli acquisti: Jo, divoratrice di libri, desiderava da tempo il romanzo Ondina e Sintram; Beth, appassionata di musica, avrebbe comprato qualche nuovo spartito; Amy, dal talento artistico, aveva bisogno di una nuova scatola di matite Faber; Meg aveva adocchiato qualche bella cosetta per il proprio guardaroba.

– Forse la mamma non sarebbe contenta che rinunciassimo a tutti i nostri risparmi – gridò Jo.

– Abbiamo diritto a comprare qualcosa che desideriamo. Ce lo meritiamo per il lavoro che facciamo.

Le sorelle erano d’accordo con Josephine, detta Jo. Le due maggiori cercavano di contribuire al bilancio familiare lavoran-

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do: Meg insegnava privatamente, Jo faceva la dama di compagnia all’anziana e irritabile zia March. La delicata Beth teneva in ordine la casa e lavava i piatti; Amy era l’unica che frequentasse la scuola dove soffriva per le richieste degli insegnanti e per il fatto che le compagne più ricche la guardavano dall’alto in basso.

– Se avessimo avuto quel denaro che papà perse quando eravamo piccole, ti ricordi, Jo? Non avremmo ora nessuna preoccupazione! – commentò Meg ricordando tempi migliori.

– L’altro giorno però, Meg, dicevi di ritenerti più fortunata dei figli dei re, che sono ricchi, ma litigano da mattina a sera – osservò Beth.

– È vero – confermò Meg – siamo molto più fortunate di loro; anche se dobbiamo lavorare, sappiamo divertirci e siamo una bella e allegra combriccola!

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Prendiamo spunto dalle parole di Meg per far conoscere ai giovani lettori la combriccola formata dalle quattro sorelle March.

Margaret, detta Meg, aveva sedici anni; era molto graziosa, con la carnagione chiara, capelli biondi, occhi grandi, una bocca piccola e dolce, mani bianche di cui era molto orgogliosa.

Jo aveva un anno meno della primogenita; era alta, magra, carnagione scura, mani e braccia lunghe che sembrava le fossero d’impaccio. Aveva capelli castani, occhi grigi e molto espressivi, naso buffo, bocca risoluta. La sua unica bellezza erano i lunghi e folti capelli che teneva raccolti a treccia in una rete. Era considerata il maschiaccio di casa per i suoi modi sbarazzini, l’irrequietezza e la trascuratezza nel vestire.

Elisabeth, detta Beth, era una tredicenne timida e tranquilla, dalla carnagione delicata, capelli sottili, sguardo limpido. Viveva in un mondo tutto suo dal quale si allontanava solo per stare con le persone che amava.

Amy, dodicenne, era la più piccola: bianca come la neve, delicata, aveva lineamenti regolari, capelli biondi a boccoli, occhi azzurri; cercava sempre di comportarsi secondo le buone maniere.

L’orologio suonò le sei. La mamma sarebbe arrivata di lì a poco e le sorelle March si prepararono per accoglierla: Meg accese la lampada, Beth mise le pantofole della mamma vicino al fuoco per scaldarle, Amy lasciò la poltrona per farle posto. Jo, mettendo le pantofole ancora più vicino al fuoco, osservò: – Sono proprio ridotte male queste pantofole. La mamma avrebbe bisogno di un altro paio.

– Avrei voluto comperargliele io con il mio dollaro – osservò Beth.

– No, gliele comprerò io – strillò Amy.

– Tocca a me che sono la figlia maggiore – iniziò a dire Meg, subito interrotta da Jo.

– No, è compito mio comprare le pantofole alla mamma. Prima di partire papà ha raccomandato a me di aver cura di lei.

La saggia Beth propose allora alle sorelle di comprare tutte qualcosa per la mamma e niente per se stesse. Si misero d’accor-

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do: Jo avrebbe acquistato le pantofole, Meg un paio di guanti, Beth avrebbe regalato dei fazzoletti ricamati e orlati da lei, Amy una bottiglia di acqua di colonia. I doni sarebbero stati impacchettati e messi sul tavolo, fingendo che fossero stati per loro quattro; poi avrebbero fatto avvicinare la mamma ai doni e che sorpresa sarebbe stata per lei! Gli acquisti dovevano essere fatti l’indomani pomeriggio e velocemente perché c’era da preparare la rappresentazione di Natale.

A tal proposito, in attesa della mamma, provarono una delle scene della rappresentazione scritta da Jo, quella dello svenimento, per la quale era stata scelta Amy, visto che era la più leggera e quindi poteva essere portata via in braccio dalla scena senza problemi.

Mentre le quattro sorelle ridevano divertite, arrivò la mamma. La signora March era una donna alta, sui quarant’anni, dal sorriso dolce. Nonostante gli abiti passati di moda, alle figlie appariva come la mamma più nobile e meravigliosa del mondo.

– Sono contenta che siate di buon umore, mie care! Mi dispiace non essere rientrata per il pranzo, ma sono stata molto impegnata a preparare i pacchi da spedire domani per il fronte. Come è andata la giornata? Ci sono state visite, Beth? Passato il raffreddore, Meg? Jo, sembri molto stanca! Amy, piccola, dammi un bacio.

Mentre diceva queste parole, la mamma si era tolta il soprabito e il cappellino, aveva infilato le calde pantofole e si era messa seduta in poltrona prendendo Amy sulle sue ginocchia. Intanto Meg apparecchiava la tavola per il tè, Jo aggiungeva legna al camino e spostava le sedie in modo maldestro, Beth faceva la spola dal salottino alla cucina.

Mentre erano sedute a tavola la madre annunciò una sorpresa per dopo. Tutti i visi si illuminarono di gioia. Beth batté le mani, Jo gridò: – Una lettera di papà. Evviva!

– Hai indovinato, Jo – disse la mamma. – È una lunga lettera. Vostro padre dice di stare bene e che pensa di poter affrontare l’inverno meglio di quanto immaginassimo. Fa i suoi auguri di Natale e ha un pensiero per ciascuna di voi.

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– Credo sia stato veramente bello che nostro padre, pur avendo superato i limiti di età per essere richiamato, si sia offerto come cappellano – affermò Meg.

– Mi piacerebbe entrare nell’esercito come tamburino o come vivandiera o come suora per potergli essere vicina! – esclamò Jo.

– Deve essere terribile dormire in una tenda, mangiare robaccia e dentro una gavetta – commentò Amy.

– Quando tornerà il babbo, mamma? – chiese timidamente Beth.

– Dovrà restare ancora diversi mesi, purtroppo, a meno che non si ammali; resterà lì finché potrà e noi non dobbiamo desiderare che ritorni mentre al fronte hanno bisogno di lui – rispose la mamma. Aggiunse: – Ora venite qui vicino che vi leggo la lettera.

La mamma si sedette sulla poltrona e le figlie le si avvicinarono.

La lettera era commovente, il padre non parlava dei disagi e dei pericoli della guerra o del suo desiderio di ritornare a casa, ma raccontava, in uno stile vivace che infondeva consolazione e speranza, aneddoti della vita militare e notizie sulla guerra. Concludeva così:

Fai gli auguri alle nostre figlie e dà a ognuna di loro un bacio da parte mia. Penso a loro tutto il giorno, prego per loro la notte e mi conforta sapere che mi vogliono bene. Un anno di lontananza sarà lungo, ma di’ loro che nell’attesa si impegnino e lavorino per rendere meno tristi questi giorni. Siano buone e affettuose nei tuoi confronti, come mi hanno promesso quando sono partito, facciano sempre il loro dovere, combattano i nemici del cuore, così che al mio ritorno io possa essere sempre più orgoglioso delle mie piccole donne.

Ascoltando queste parole, le sorelle March avevano le lacrime agli occhi. Ognuna di loro fece il proposito di migliorare i propri difetti dichiarandolo ad alta voce o sussurrandolo al proprio cuore, come fece la dolce Beth.

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La mamma ricordò allora alle figlie il gioco che facevano spesso da piccole: quello dei Pellegrini. Legava addosso a ognuna di loro un sacco pieno di stracci; le bambine prendevano bastone, cappello e un rotolo di pergamena e iniziavano il loro pellegrinaggio dall’Inferno, la cantina, alla Città celeste, la soffitta. Quel gioco, sottolineò la mamma, era valido per tutte le età e profondamente legato alla vita: una strada da percorrere ognuno con il proprio fardello, spinti dal desiderio del Bene e diretti verso la meta della pace. Invitò quindi le figlie a riprendere quel gioco e a viverlo sul serio.

Le sorelle March aderirono con gioia alla proposta della mamma: ognuna aveva un fardello di cui liberarsi. Avevano però bisogno, come da piccole, di una pergamena che desse loro le istruzioni per il cammino.

– La mattina di Natale cercate sotto il vostro cuscino e troverete il libro che vi farà da guida – suggerì la mamma.

Mentre Hannah, la vecchia domestica, sparecchiava, le ragazze presero i cesti da lavoro e si misero a cucire le lenzuola per la zia March. Era un’occupazione che a loro non piaceva, ma quella sera la svolsero senza lamentarsi.

Alle nove smisero di cucire e prima di andare a dormire, cantarono, come erano solite fare, accompagnate da Beth al vecchio pianoforte. Meg, Amy e Jo erano tutte e tre brave a cantare e la mamma non era da meno. La sua voce le accompagnava dalla mattina, quando appena sveglie la sentivano cantare, alla sera, quando si univa a loro nella preghiera prima di andare a dormire.

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