Stilla & Scintilla

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per crescere Mirko Montini Il piacere di apprendere Gruppo Editoriale ELi
Storie
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Storie
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Mirko Montini

indice

Cap. 1 • Il caldo che brucia p. 5

Cap. 2 • L’acqua che scorre p. 9

Cap. 3 • Il curiosone p. 14

Cap. 4 • Tutti al sicuro p. 18

Cap. 5 • Quanta difficoltà! p. 22

Cap. 6 • Un piccolo amico p. 26

Cap. 7 • La speranza se ne va p. 31

Cap. 8 • Adesso basta! p. 36

Cap. 9 • Lo scricchiolio p. 40

Cap. 10 • Il via al disastro p. 44

Cap. 11 • Più forte, di più! p. 49

Cap. 12 • Sarà di nuovo utile p. 57

Cap. 13 • L’aiuto atteso p. 63

Cap. 14 • Costruire per cambiare p. 68

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Il caldo che brucia

Era nata dal primo fulmine di primavera, una violenta e rapida scarica elettrica, luminosissima, un tuono così esplosivo che aveva fatto tremare il cielo. Lei era piccola, però, tanto piccola, un puntino quasi invisibile che bastava il soffio di un moscerino per spegnerla. Eppure, aveva un nome carico di energia, capace di scatenare disastri dagli effetti incontrollabili. Aveva dentro di sé la potenza del fuoco.

Si chiamava Scintilla e vagava a pochi centimetri dal terreno, riparandosi qua e là per non farsi spegnere dalle correnti

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d’aria e soprattutto dall’acqua. Fuggiva dal freddo e dalla mancanza di ossigeno, e cercava il calore.

Non il caldo che riscalda il cuore, ma il caldo che brucia!

In quel nome simpatico, brioso e divertente, c’era un progetto chiaro. Scintilla urlava al mondo: – Voglio essere ammirata in tutto il mio splendore a chilometri di distanza, in lunghezza e altezza. Voglio crescere… non cento volte di più, nemmeno mille volte mi bastano, voglio diventare grande, milioni e milioni di volte in più.

Si mise subito all’opera inoltrandosi in un bosco, in cerca di foglie e rami secchi, li chiamava combustibile, ma la pioggia che seguì quel primo fulmine le rendeva la vita difficile.

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Trovò un gruppo di foglie croccanti, asciutte al punto giusto, ben protette tra le radici di un faggio. Erano di un rosso marroncino che le piaceva un sacco. Si avvicinò sfiorandole, ci rotolò sopra e le abbracciò, fino a quando un filo di fumo apparve in un angolo.

Scintilla sfoggiava al meglio le proprie capacità, già si immaginava una fiamma incandescente che cresceva, ma mentre gongolava, troppo orgogliosa del suo primo, fortunato tentativo, una raffica di gocce di pioggia colpì le foglie. Il fumo svanì, il calore si dissolse e… nulla di fatto. Tentativo fallito.

Il temporale scatenò la sua furia, come se dal cielo cadesse un fiume in cascata.

Scintilla trovò un nascondiglio asciutto dentro un tubo di cemento abbandonato sulla strada sterrata. All’interno c’era un ciuffo di paglia, bastò avvicinarsi e prese fuoco all’istante, ma la fiammata durò poco. Scintilla cercava molto di più.

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Capitolo
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L’acqua che scorre

Era nata in una falda acquifera, profonda quasi cento metri, e ora viveva nelle tubature della scuola, insieme a milioni di gemelle che le facevano compagnia. La sua casa non era in perfette condizioni e, ogni tanto, dai tubi malandati qualche sorella cadeva giù, a terra.

Lei si chiamava Stilla, era una goccia prosperosa, fresca, scattante e aveva dentro di sé la potenza dell’acqua.

Era arrivata a scuola per caso, dall’acquedotto, e da lì non si era più mossa.

Neppure quando il calorifero in quarta A

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era esploso, spruzzandola sul pavimento della classe. Lei e le sue sorelle avevano formato una chiazza grande quanto uno stagno. I bidelli le avevano raccolte con lo spazzolone in sei grandi secchi, che poi avevano svuotato nei lavandini dei bagni.

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L’acqua che scorre

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Le altre erano finite nelle fogne, Stilla, invece, si era aggrappata come una ventosa a un rubinetto e, piano piano, spinta dopo spinta, era tornata nella tubatura centrale.

Di situazioni pericolose ne aveva vissute tante. Cavandosela sempre per un soffio.

Quella volta che nei bagni dei maschi si erano intasati i gabinetti, stracolmi di carta igienica… Un odore nauseante. Avevano dovuto chiudere la scuola per aspirare un lago di cacca e pipì al primo piano. E quando dai lavandini era sceso un liquido denso e marrone, ci erano voluti alcuni giorni per riportare l’acqua alla normalità.

Ma Stilla non cambiava luogo. – Resto qui perché mi piacciono i bambini che riempiono le borracce per bere, che si lavano le mani e si rinfrescano la faccia quando fa caldo, che hanno imparato a trattare bene l’acqua, che chiudono il rubinetto se lo vedono aperto e innaffiano le piante del giardino nell’intervallo – ribadiva sempre.

Insomma, era felice di vivere a scuola, ma era anche tanto preoccupata per le tubature che il calcare, la ruggine e il tempo avevano reso fragili e tremolanti.

Ogni volta che Stilla ci passava attraverso,

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Capitolo 2
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L’acqua che scorre

sentiva uno scricchiolio, come se un topo le stesse rosicchiando, e allora aumentava la velocità, con la paura che un tubo si potesse rompere da un momento all’altro, facendola rotolare giù. Ma la tubatura più danneggiata, avvolta dalla muffa e dalla melma, stava nel seminterrato. Stilla e le sue sorelle la chiamavano “Il cunicolo incerto”, e per attraversarlo senza guai bisognava ripetere ad alta voce: – Può andare bene, può andare male, l’importante è non esitare.

– E anche oggi è andata! – sorrideva Stilla. Ci voleva proprio un bravo idraulico per sistemare le cose, ma non arrivò mai, e Stilla si augurava che tutto andasse per il verso giusto, senza gravi conseguenze. Come era accaduto fino a quel momento.

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Il curiosone

In quarta A c’era Samuele, un bambino che conosceva la scuola meglio di chiunque altro. Anche dei maestri e dei bidelli. A nove anni era l’alunno più impiccione che si fosse mai incontrato. Resisteva seduto al proprio banco non più di un’ora, poi si alzava chiedendo di andare in bagno.

Quando era in prima, le sue richieste di uscire avevano fatto innervosire i maestri.

Un giorno poi era arrivato un certificato del dottore con scritto che Samuele aveva difficoltà di attenzione e, per aiutarlo a vivere serenamente le lezioni, aveva

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bisogno di molte pause.

Samuele allora usciva per circa dieci minuti in compagnia della bidella Lucy. – Posso andare in bagno? – E lo faceva davvero, ma il più delle volte curiosava ovunque. Quel tempo gli bastava per conoscere a menadito la scuola primaria.

Era stato lui ad accorgersi che il calorifero in classe gorgogliava come una caffettiera e la tubatura tremava. Ma non aveva fatto in tempo a urlare – Maestrooo! – che era arrivata l’esplosione.

Era stato persino accusato di aver riempito i water di carta igienica, ma per fortuna i bidelli avevano capito che il problema veniva dalle vecchie tubature che si intasavano facilmente, e Samuele non si era preso la colpa.

Aveva anche scoperto che da un buco nel muro in palestra entravano i topi, e il problema era stato risolto.

Samuele gironzolava per la scuola insieme a Lucy, saliva al primo piano e

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Capitolo 3

scendeva nel seminterrato, come fosse a casa sua.

Girava e curiosava nel tempo che aveva a disposizione, ma la tappa in bagno era la sua preferita. Gli piaceva toccare l’acqua, la sua freschezza gli dava energia.

E anche a Stilla piaceva Samuele che

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