Storia della letteratura italiana

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StorIA deLLA LetterAtUrA ItALIANA ’800|’900

I MANUALI

ISBN 978-88-468-3049-4

ISBN 978-88-468-3050-0

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€ 15,50

StorIA deLLA LetterAtUrA ItALIANA ’800|’900

I MANUALI

F. Gavino Olivieri | A. Cristofori

• Il testo offre tutte le informazioni sulle principali tematiche di letteratura dell'800 e 900 esposte in maniera facilmente reperibile, attraverso gli indici (generale ed analitico), i box e le mappe concettuali. • Ogni capitolo è suddiviso a sua volta in modo che gli argomenti fondamentali risaltino a colpo d’occhio grazie alla disposizione sulla pagina: graffe, neretti e altri artifici aiutano a individuare i concetti di cui si parla e favoriscono tipi di lettura diversi da quella lineare. • In particolare, la caratteristica presenza delle graffe, che racchiudono e sintetizzano i concetti più importanti, è finalizzata a una rapida assimilazione e memorizzazione dei concetti stessi. • All'interno del testo si trovano numerose “Prove d’esame”, cioè proposte per l’analisi del testo, strutturate secondo le richieste della prima prova scritta dell’esame di Stato. • Altri materiali per l’esame, come proposte di saggi brevi e temi letterari, si trovano sul sito della casa editrice. • Un’appendice aggiornata in forma di schede contiene i metodi della critica letteraria, da De Sanctis ai giorni nostri.

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Franca Gavino Olivieri Alberto Cristofori

StorIA deLLA LetterAtUrA ItALIANA

’800 | ’900

Studio efficace e completo per la prova d’esame


I MANUALI

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F. Gavino Olivieri A. Cristofori

STORIA DELLA LETTERATURA ITALIANA

’800 | ’900

Studio efficace e completo per la prova d’esame


STRUTTURA DEL LIBRO Organizzazione del testo L’indice del libro si presenta scandito per epoche, dall’età napoleonica alla fine del Novecento. Ogni epoca è suddivisa in tre parti ricorrenti: - contesto storico in cui si riassumono per punti essenziali i fatti storici e sociali che hanno avuto un rilievo decisivo per lo sviluppo della letteratura; - movimenti e generi in cui si presentano i principali filoni di pensiero, le poetiche dominanti, le scuole e i movimenti artistico-letterari, con gli autori e le opere più significativi; - autori in cui i classici della letteratura italiana sono trattati approfonditamente, dedicando attenzione alla biografia, alla poetica e alle opere principali.

Struttura dei capitoli Il testo è suddiviso in capitoli brevi, coincidenti con la pagina o con la doppia pagina, e con titoli che ne indicano chiaramente il contenuto. Ogni capitolo è suddiviso a sua volta in modo che gli argomenti fondamentali risaltino a colpo d’occhio grazie alla disposizione sulla pagina: graffe, neretti e altri artifici aiutano a individuare i concetti di cui si parla e favoriscono tipi di lettura diversi da quella lineare. Un ulteriore aiuto allo studio è fornito dai box:

2. Movimenti e generi

La poetica del Verismo

c) Il principale teorico del Verismo italiano è Luigi Capuana: pur consapevole dei paradossi e dei limiti impliciti nelle tesi francesi («... se il romanzo non dovesse far altro che della fisiologia o della patologia o della psicologia comparata in azione (...) il guadagno non sarebbe né grande, né bello»), Capuana avverte la necessità di muovere dai fatti, per fare del romanzo un documento della realtà umana; sostiene il canone della impersonalità, suggerendo a tal fine di condurre la narrazione attraverso due tecniche: dialogo e osservazione della natura, nella sua ricchezza e varietà (Studi sulla letteratura contemporanea, 1880-82).

i box a sfondo bianco contengono approfondimenti vari

3. Autori

L’ultimo Leopardi: dal Ciclo di Aspasia alla Ginestra Il 1830 segna il definitivo addio del poeta a Recanati, il luogo in cui erano fiorite le illusioni e i ricordi e i miti della giovinezza. Ora Leopardi si trova coinvolto in nuove e brucianti esperienze di vita - dal grande amore sfortunato («l’inganno estremo») per la fiorentina Fanny Targioni Tozzetti all’amicizia per il nobile Antonio Ranieri, dagli scontri ideologici e culturali con l’ambiente fiorentino del Vieusseux (che pure lo sovvenzionava, ma di cui non condivideva l’ottimismo progressista di matrice spiritualistica e cattolica) alle difficoltà crescenti, economiche e di salute. Donde un nuovo rapporto con gli uomini, vivo e polemico, un «accrescimento di vitalità», una considerazione più immediata e combattiva del presente, che è all’origine di una poesia che riprende, con rinnovata tensione «eroica» e ben più profonda maturità, l’atteggiamento agonistico della prima giovinezza; una poesia lontana ormai dall’idillio e tutta immersa invece nel presente. Frutto di questa disposizione sono le liriche che vanno dal Ciclo di Aspasia alla Ginestra.

d) La tendenza al “vero” faceva già parte della tradizione romantica italiana (donde il termine «Verismo» foggiato da Capuana), ma se i romantici commisuravano la realtà a principi ideali (idealismo), i veristi si limitano a documentarla (Positivismo) - e in questo consiste la fondamentale differenza tra le due “scuole”.

Una letteratura “scandalosa” Le opere degli scrittori naturalisti e veristi furono al centro di polemiche e scandali, a partire dal famoso processo contro Madame Bovary di Flaubert. L’attenzione degli scrittori naturalisti e veristi per gli aspetti più degradati della vita sociale e per quelli più morbosi della vita psichica cozzava contro il perbenismo dell’epoca e attirava loro frequenti accuse di immoralità. Mentre però le opere dei naturalisti francesi riuscivano spesso a suscitare un ampio dibattito e a ottenere un notevole successo, in Italia le opere maggiori dei veristi caddero quasi sempre nel silenzio: I Malavoglia e Mastro-don Gesualdo di Verga e I vicerè di De Roberto furono completamente ignorati dai lettori, così come, pochi anni più tardi, i primi due romanzi di Italo Svevo.

Il Ciclo di Aspasia (1831-34) comprende cinque poesie (Il pensiero dominante, Amore e morte, Consalvo, Aspasia, A se stesso), ispirate all’esperienza esaltante e drammatica dell’amore per Fanny Targioni Tozzetti.

a) Tema centrale, l’Amore L’Amore è la più grande delle illusioni umane; Leopardi lo definisce qui «terribile e caro dono del ciel», richiamando per sommi capi una vicenda reale, dalla speranza al disinganno (Il pensiero dominante), fratello della Morte e come lei estremo mito consolatore (Amore e morte); «inganno estremo», che conferma, svanendo di fronte all’«arido vero», l’«infinita vanità del tutto» (A se stesso). b) Una nuova poetica Queste poesie sono caratterizzate dal punto di vista metrico (a parte Consalvo, che è una novella in endecasillabi sciolti) come i «grandi idilli» - sono cioè canzoni libere. Rispetto alle poesie precedenti, invece, cambia radicalmente la sintassi, che è molto più drammatica, caratterizzata da un ritmo spesso franto e spezzato e da un linguaggio sillabato e nudo, che ha spinto il critico L. Binni a parlare di «nuova poetica» leopardiana e che sembra anticipare alcune esperienze novecentesche.

Aspasia Aspasia è lo pseudonimo con cui Leopardi indica Fanny Targioni Tozzetti, la nobildonna fiorentina di cui il poeta si innamorò vanamente intorno al 1830. Il nome deriva da un celebre personaggio storico: Aspasia era infatti l’amante e poi la moglie di Pericle, il grande stratega ateniese del V secolo a. C., e aveva contribuito attivamente con la sua intelligenza e la sua sensibilità alla fioritura artistica e filosofica dell’epoca.

i box a sfondo giallo forniscono la definizione di parole chiave

Emma Bovary rappresentata da A. Richemont.

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1 · L’ETÀ NAPOLEONICA

Il Preromanticismo Contemporaneamente al Neoclassicismo, nella seconda metà del Settecento si affermano sensibilità e poetiche che si possono raccogliere sotto l’etichetta di “Preromanticismo”, in quanto anticipano alcuni dei temi del movimento romantico vero e proprio. All’interno del Preromanticismo si possono collocare la moda della poesia ossianica e sepolcrale, la diffusione del romanzo gotico, l’opera di Alfieri e il movimento dello Sturm und Drang.

La poesia ossianica e sepolcrale

a) I Canti di Ossian, che lo scozzese Macpherson finse di tradurre dagli antichi canti epici di Ossian e di altri leggendari cantori (“bardi”) irlandesi e scozzesi, evocavano una poesia primitiva, incentrata su cupe vicende di guerra e di amore, sullo sfondo di una selvaggia natura nordica, ben diversa dallo stilizzato paesaggio arcadico, e sollecitavano il gusto del pittoresco e di un certo tipo di sublime. A questo tipo di poesia si riconducono le descrizioni della sera e della notte anche di poeti neoclassici come Monti, Pindemonte, Foscolo. Melchiorre Cesarotti (Padova, 1730-1808) tradusse in italiano i Canti di Ossian dando origine a una sorta di moda letteraria nella quale si può cogliere un aspetto del gusto preromantico. b) Collegato al gusto della poesia ossianica è quello della poesia sepolcrale, fiorita in Inghilterra ad opera di Young e Gray e letta in Italia attraverso le traduzioni di Cesarotti e di altri. A questo filone si ispirano in particolare i Sepolcri di Foscolo, nonché il poemetto omonimo di Pindemonte; ma più in generale la poesia sepolcrale contribuì alla diffusione di nuovi temi, che anticipano quelli romantici, come la malinconia e la morte.

Il romanzo gotico Nacque in Inghilterra grazie al successo dell’opera di Horace Walpole, Il castello di Otranto (1764). Il genere, che ebbe grande diffusione e che è all’origine del moderno horror, si caratterizzava per:

a) vicende ambientate in un Medioevo di maniera, tutto castelli, conventi, cripte, cavalieri e frati, storicamente inattendibile, ma ricco di suggestioni fantastiche, che anticipava in qualche modo la rivalutazione dell’epoca che sarà propria del Romanticismo; b) vicende ricche di avventure e di colpi di scena, con sentimenti forti e protagonisti nettamente divisi tra buoni (fanciulle perseguitate, contadini dal cuore d’oro, eroi senza macchia e senza paura) e cattivi (cavalieri prepotenti, frati perversi, mostri...); si tratta di caratteristiche che diventeranno proprie della letteratura d’intrattenimento dell’epoca romantica.

La questione della lingua nel periodo napoleonico

i box a sfondo azzurro sono dedicati alla storia della lingua

Letteratura e lingua

Nell’età napoleonica si assiste a un movimento di reazione ad alcune teorie linguistiche settecentesche. Contro la prosa “infranciosata” del «Caffè» si torna a difendere l’italianità della lingua, nella quale si ravvisano «la civiltà e l’onore della nazione» (Giordani): a) alcuni autori propugnano il “purismo”, cioè il ritorno ad un linguaggio “puro”, esemplato sui classici toscani del Trecento (Antonio Cesari), o più tardi, del Cinquecento (Basilio Puoti); b) altri, come Vincenzo Monti e Giulio Perticari (Proposta di alcune correzioni e aggiunte al Vocabolario della Crusca, 1817-24), propongono invece una lingua comune, tratta da tutti i grandi scrittori di tutte le regioni d’Italia, e cautamente aperta anche al linguaggio scientifico e tecnico. Su questa linea si collocano, con diverse sfumature, anche Foscolo e Giordani.

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4 · Tra OTTOcenTO e nOvecenTO

SINTESI

Situazione storico-politica - lotte imperialistiche e coloniali - inasprimento del conflitto sociale - abbandono degli ideali umanitari, romantici e positivisti

crisi del Positivismo - diffusione di filosofie irrazionalistiche Novalis e Schopenhauer Nietzsche Bergson

estetismo

Simbolismo

- coincidenza tra vita e arte - culto della bellezza, della raffinatezza - esasperato individualismo, accompagnato da solitudine e isolamento Huysmans Wilde D’Annunzio

La poesia - i carducciani (Marradi, Ferrari) - i pre-decadenti (Graf) - la produzione dialettale (Di Giacomo)

Al termine di ciascuna epoca si trova la rubrica Sintesi, che riassume in una mappa concettuale i contenuti fondamentali del periodo trattato.

- anticipato da Baudelaire, rappresentato da Verlaine, Rimbaud, Mallarmé e altri - la poesia è creazione, realizzazione della essenza stessa della vita - il poeta deve farsi «veggente», rivelatore dell’«ignoto» (illuminazioni, parole-musica ecc.)

La prosa

Il teatro

- Fogazzaro (Malombra, 1881; Piccolo mondo antico, 1895) - Deledda (Elias Portolu, 1903; Canne al vento, 1913)

- Giacosa (Come le foglie, 1900) - M. Praga (La moglie ideale, 1890) - Di Giacomo (Assunta Spina, 1909)

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Attività e Prove d’esame Il percorso all’interno delle varie epoche è scandito da momenti di Attività, in cui si fornisce allo studente una batteria di domande per fissare i concetti fondamentali. Al termine di ciascuna epoca si trovano una o più Prove d’esame, cioè proposte per l’analisi del testo, strutturate secondo le richieste della prima prova scritta dell’esame di maturità. Altri materiali per l’esame (proposte di saggi brevi e temi letterari) si trovano nel sito della casa editrice (www.laspigaedizioni.it).

2. Movimenti e generi

L’opera di Alfieri Alfieri è un autore che si muove tra Neoclassicismo e Preromanticismo

Lo Sturm und Drang (alla lettera: “tempesta e impeto”). È un movimento letterario che si afferma in Germania tra il 1765 e il 1785 circa. Esso si caratterizza per i seguenti elementi:

a) Elementi neoclassici delle sue opere sono per esempio il rispetto delle unità aristoteliche nelle tragedie e la scelta di argomenti tratti dal mito, dalla Bibbia o dalla storia classica. b) Elementi preromantici in Alfieri sono invece l’amore per il paesaggio naturale selvaggio e tempestoso, la presenza di forti sentimenti, spesso dichiaratamente irrazionali, temi come il conflitto tra libertà e tirannide, nonché la scelta (in alcune tragedie) di argomenti tratti dalla storia moderna - tutti elementi che ritroveremo nelle opere degli autori romantici.

a) i suoi esponenti non si contrappongono all’Illuminismo, ma attribuiscono particolare importanza al sentimento, più che alla ragione; in particolare, essi si richiamano alla corrente roussoviana dell’Illuminismo, che vedeva nella natura incontaminata un luogo edenico, ideale, dove l’individuo poteva sottrarsi alla corruzione della società e realizzare appieno se stesso; si tratta di temi che anticipano quelli tipici del Romanticismo; b) gli esponenti dello Sturm und Drang tentavano di realizzare una letteratura e soprattutto un teatro nazionali tedeschi, andando a riscoprire le proprie radici nella cultura popolare, come poi faranno i romantici; essi anticipavano quindi anche il nazionalismo romantico, inteso non come contrapposizione tra i vari popoli, ma come valorizzazione delle differenze in un clima di fratellanza e dialogo.

I dolori del giovane Werther Tra le opere più importanti dello Sturm und Drang, accanto ai drammi di Schiller (come I masnadieri, del 1781) va ricordato il primo romanzo di Goethe, I dolori del giovane Werther, del 1774, a cui si ispirò Foscolo per le Ultime lettere di Jacopo Ortis (vedi pag. 18). Il romanzo ebbe un successo travolgente e contribuì a diffondere in tutta Europa una vera e propria “moda” del suicidio, a imitazione del protagonista. a) I dolori del giovane Werther è un romanzo epistolare che narra la vicenda del protagonista attraverso le lettere scritte da quest’ultimo all’amico Wilhelm. È il primo romanzo epistolare in cui tutte le lettere sono scritte dal medesimo personaggio; esse sono presentate ai lettori da Wilhelm, che le ha raccolte dopo la morte dell’amico. b) La vicenda ruota intorno a un amore infelice. Werther, ventenne di buona famiglia, è insoddisfatto del destino che sembra prospettarglisi e decide di trascorrere un periodo in campagna. Qui conosce Lotte (Charlotte), una graziosa ragazza, già promessa sposa ad Albert, e se ne invaghisce. Lotte forse non è indifferente alle attenzioni di Werther, ma alla fine sposa Albert, e Werther si allontana per qualche tempo e prova a inserirsi nella società lavorando come diplomatico. Il fallimento di questa esperienza è strettamente legato alla sua incapacità di liberarsi dall’ossessione per Lotte. Werther torna dunque sui luoghi che hanno visto nascere il suo amore e, dopo aver chiesto in prestito ad Albert delle pistole da caccia, si uccide sparandosi alla tempia.

Attività • • • • • • •

Che cosa si intende con “stile impero”? Che cos’è per Winckelmann il Bello ideale? E il sublime? Perché si afferma la corrente linguistica del purismo? Chi scrisse i Canti di Ossian e a chi invece li attribuì? Che rapporto esiste fra i Canti di Ossian e la poesia sepolcrale? Perché I dolori del giovane Werther è un’opera fondamentale? Quali temi accomunano la filosofia di Rousseau e il Preromanticismo?

3. Autori Prova d’esame Tipologia A - Analisi del testo Ugo Foscolo, Così gl’interi giorni in lungo incerto dai Sonetti

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Così gl’interi giorni in lungo incerto Sonno gemo! ma poi quando la bruna Notte gli astri nel ciel chiama e la luna, E il freddo aer di mute ombre è coverto;

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Dove selvoso è il piano e più deserto Allor lento io vagando, ad una ad una Palpo le piaghe onde la rea fortuna, E amore, e il mondo hanno il mio core aperto.

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Stanco mi appoggio or al troncon d’un pino, Ed or prostrato ove strepitan l’onde, Con le speranze mie parlo e deliro.

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Ma per te le mortali ire e il destino Spesso obblïando, a te, donna, io sospiro: Luce degli occhi miei chi mi t’asconde?

Questo sonetto fu pubblicato dal Foscolo nel 1802. Secondo alcuni interpreti a ispirarlo fu Isabella Roncioni, donna amata dal poeta, che stava per andare sposa. Il luogo in cui è ambientato il testo potrebbe essere il parco delle Cascine, presso Firenze, lungo l’Arno.

Comprensione complessiva 1. Riassumi, nello spazio di circa dieci righe, il contenuto del testo. 2. Spiega la situazione psicologica da cui si genera la lirica. Analisi del testo 3. Ricava lo schema rimico della poesia e spiega perché si tratta di un sonetto. 4. Chiarisci il significato delle seguenti espressioni: Palpo le piaghe onde la rea fortuna, / E amore, e il mondo hanno il mio core aperto (vv. 7-8); prostrato ove strepitan l’onde, / Con le speranze mie parlo e deliro (vv- 10-11). 5. Individua i soggetti dei seguenti verbi: chiama (verso 3) è coverto (verso 4) asconde (verso 14) 6. A chi si riferisce l’espressione Luce degli occhi miei (verso 14)? Quale figura retorica del significato utilizza Foscolo in questa espressione? 7. Metti in luce gli elementi del paesaggio presenti nella lirica individuando gli aggettivi con cui essi sono connotati. A quale gusto si ispira il poeta nel tratteggiare tale paesaggio? Approfondimenti 8. Quali immagini, aggettivi, situazioni del sonetto possono essere considerati elementi preromantici? Motiva la tua risposta. 9. Si può dire che la tematica neoclassica è del tutto assente da questo testo? Perché? 10. Negli anni della composizione delle Odi e dei Sonetti Foscolo elabora la poetica del “mirabile” e del “passionato”. In che cosa consiste? Dove emerge tale poetica nel testo proposto?

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Altri apparati Al termine del volume si trova: - un’appendice dedicata ai metodi della critica letteraria, da De Sanctis ai giorni nostri: si tratta di una sintesi pensata per gli studenti delle scuole superiori, che fornisce un primo orientamento, schematico ma sufficientemente esaustivo; - un indice analitico dei nomi e delle opere, utile per il ripasso e la ricerca di informazioni.

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INDICE Capitolo 1 - L’età napoleonica 1. Il contesto storico............................................................................................................... 9 La posizione degli intellettuali nel Regno d’Italia.9 Il concetto di rivoluzione passiva........................................................... 9 Attività..................................................................................................................................................... 9 2. Movimenti e generi.......................................................................................................... 10 Il Neoclassicismo..................................................................................................................... 10 Il Neoclassicismo letterario ................................................................................... 11 Il Preromanticismo............................................................................................................... 12 Letteratura e Lingua - La questione della lingua nel periodo napoleonico............................................................................................ 12 I dolori del giovane Werther........................................................................... 13 Attività..................................................................................................................................................... 13 3. Autori........................................................................................................................................................ 14 VINCENZO MONTI................................................................................................................ 14 La vita......................................................................................................................................................... 14 La poetica .......................................................................................................................................... 14 Il sermone Sulla mitologia ............................................................................... 14 Le opere principali................................................................................................................ 15 Bilancio critico.............................................................................................................................. 15 Attività..................................................................................................................................................... 15 UGO FOSCOLO........................................................................................................................... 16 La vita......................................................................................................................................................... 16 La poetica e la riflessione politica................................................................ 17 Ultime lettere di Jacopo Ortis.............................................................................. 18 I sonetti e le odi........................................................................................................................ 20 All’amica risanata ............................................................................................................ 20 Dei Sepolcri...................................................................................................................................... 21 I temi dei Sepolcri.................................................................................................................. 22 Le Grazie............................................................................................................................................... 23 Storia e mito nelle Grazie..................................................................................... 23 Il Foscolo “didimeo” e il Foscolo critico.............................................. 24 Bilancio critico: un autore tra due secoli........................................... 25 Attività..................................................................................................................................................... 25 Sintesi...................................................................................................................................................... 26 Prova d’esame 1 - U. Foscolo, Così gli interi giorni in lungo incerti............................................................................................................................ 27 Risorse online

Capitolo 2 - L’età della Restaurazione e del Risorgimento 1. Il contesto storico............................................................................................................... 28 Attività .................................................................................................................................................. 28 2. Movimenti e generi.......................................................................................................... 29 Il Romanticismo - Caratteri generali......................................................... 29 Il Romanticismo “perenne”..................................................................................... 29 Il Romanticismo storico................................................................................................ 29 Romanticismo e borghesia ............................................................................... 30 La polemica classici-romantici in Italia................................................. 32 La Lettera semiseria di Grisostomo................................................... 33 «Il Conciliatore».......................................................................................................................... 33 Le conclusioni della polemica............................................................................ 34 Gli interventi di Manzoni, Leopardi e Monti................................. 35

Sintesi...................................................................................................................................................... 36 La prima generazione romantica: la poesia................................. 37 Due tendenze contrapposte.................................................................................. 38 Gli autori più significativi............................................................................................. 39 La prima generazione romantica: la prosa..................................... 41 Scuola democratica e scuola liberale.............................................. 41 La trattatistica politica e storica........................................................................ 42 Il romanzo storico.................................................................................................................. 43 Ivanhoe ............................................................................................................................................... 43 Il romanzo storico in Italia ...................................................................................... 44 La memorialistica.................................................................................................................... 45 La prima generazione romantica: il teatro...................................... 46 Il secondo Romanticismo: la poesia........................................................ 47 Il secondo Romanticismo: la prosa............................................................ 48 Le Confessioni d’un italiano di Ippolito Nievo......................... 49 Attività .................................................................................................................................................. 50 Sintesi...................................................................................................................................................... 51 3. Autori........................................................................................................................................................ 52 ALESSANDRO MANZONI.......................................................................................... 52 La vita......................................................................................................................................................... 52 Le opere giovanili ................................................................................................................. 53 La conversione............................................................................................................................ 53 La riflessione sulla storia............................................................................................. 54 Cattolicesimo e liberalismo............................................................................... 54 La poetica e la questione della lingua.................................................. 55 Letteratura e Lingua - La risciacquatura in Arno.................. 55 Gli Inni Sacri.................................................................................................................................... 56 La Pentecoste............................................................................................................................. 56 Le Odi civili........................................................................................................................................ 57 Le tragedie......................................................................................................................................... 58 Il coro........................................................................................................................................................ 58 I Promessi sposi......................................................................................................................... 60 La struttura dei Promessi sposi......................................................................... 61 Temi e problemi dei Promessi sposi........................................................ 63 Bilancio critico: Manzoni “poeta” o “oratore”?......................... 64 Attività .................................................................................................................................................. 64 GIACOMO LEOPARDI...................................................................................................... 65 La vita......................................................................................................................................................... 65 Il pessimismo storico e la prima poetica.......................................... 66 Il primo tempo della poesia leopardiana: Idilli e Canzoni............................................................................................................................. 67 Il pessimismo cosmico e le Operette morali.............................. 69 I «grandi idilli».............................................................................................................................. 71 La canzone libera................................................................................................................ 71 Lo stile delle poesie leopardiane................................................................... 72 L’ultimo Leopardi: dal Ciclo di Aspasia alla Ginestra..... 73 Le opere satiriche................................................................................................................... 75 Bilancio critico.............................................................................................................................. 77 Attività .................................................................................................................................................. 77 Prova d’esame 2 - Manzoni e Leopardi: il tema del suicidio........................................................................................................................................ 78 Prova d’esame 3 - Il ruolo degli umili nel Manzoni........ 80 Risorse online

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Indice Capitolo 3 - Dopo l’Unità 1. Il contesto storico............................................................................................................... 81 Attività .................................................................................................................................................. 81 2. Movimenti e generi.......................................................................................................... 82 La Scapigliatura.......................................................................................................................... 82 Fosca.......................................................................................................................................................... 83 Il Positivismo.................................................................................................................................. 84 Il Naturalismo................................................................................................................................ 85 Il Verismo italiano................................................................................................................... 86 Una letteratura “scandalosa”......................................................................... 87 Narratori veristi........................................................................................................................... 88 Altri narratori italiani di fine Ottocento................................................ 89 Gli sviluppi del teatro........................................................................................................ 90 La storiografia letteraria: i precursori di De Sanctis.......... 91 Francesco De Sanctis........................................................................................................ 92 De Sanctis teorico.................................................................................................................. 93 Attività .................................................................................................................................................. 93 3. Autori........................................................................................................................................................ 94 GIOVANNI VERGA................................................................................................................. 94 Vita e opere...................................................................................................................................... 94 La narrativa preverista..................................................................................................... 95 I manifesti della poetica verista....................................................................... 96 «Umili» e «vinti».................................................................................................................... 96 Vita dei campi.............................................................................................................................. 97 I Malavoglia.................................................................................................................................... 98 Novelle rusticane..................................................................................................................... 99 Mastro-don Gesualdo...................................................................................................... 100 La altre opere e il teatro............................................................................................... 101 Bilancio critico: Verga tra Positivismo e incipiente Decadentismo.............................................................................................................................. 101 Attività..................................................................................................................................................... 101 GIOSUE CARDUCCI............................................................................................................. 102 La vita......................................................................................................................................................... 102 Il primo tempo della poesia carducciana......................................... 103 Rime Nuove e Odi Barbare.................................................................................... 104 L’ultimo Carducci ................................................................................................................... 105 Attività..................................................................................................................................................... 105 Sintesi...................................................................................................................................................... 106 Prova d’esame 4 - G. Verga, Pentolaccia........................................... 107 Risorse online

Capitolo 4 - Tra Ottocento e Novecento 1. Il contesto storico............................................................................................................... 109 Attività..................................................................................................................................................... 109 2. Movimenti e generi.......................................................................................................... 110 La crisi del Positivismo................................................................................................... 110 Baudelaire e il Simbolismo..................................................................................... 111 Il Decadentismo........................................................................................................................ 112 Tre esteti a confronto.................................................................................................... 113 La letteratura italiana tra Ottocento e Novecento.............. 114 La poesia: verso il Decadentismo................................................................. 114 Letteratura e Lingua - G.I. Ascoli e la fine della questione della lingua.................................................................................. 114

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La prosa: verismo e psicologismo in Fogazzaro e Deledda................................................................................................. 115 Il teatro: drammi borghesi e drammi veristi................................ 117 Di Giacomo poeta ............................................................................................................. 117 Sintesi...................................................................................................................................................... 118 Il primo Novecento: una nuova visione del mondo........ 119 Le riviste italiane del primo Novecento............................................... 120 La poesia italiana del primo Novecento: i crepuscolari................................................................................................................................. 123 La poesia italiana del primo Novecento: i futuristi............ 125 La poesia italiana del primo Novecento: i vociani............. 127 La narrativa italiana del primo Novecento...................................... 129 Il codice di Perelà............................................................................................................... 130 Il teatro.................................................................................................................................................... 132 Attività..................................................................................................................................................... 132 Sintesi...................................................................................................................................................... 133 3. Autori........................................................................................................................................................ 134 GIOVANNI PASCOLI........................................................................................................... 134 La vita......................................................................................................................................................... 134 La morte del padre, trauma o mito?.................................................. 134 La poetica del «fanciullino»..................................................................................... 135 Pascoli e il Simbolismo ........................................................................................... 135 I temi della poesia pascoliana............................................................................ 136 Le opere................................................................................................................................................. 137 Pascoli e la sessualità.................................................................................................. 138 Lo stile...................................................................................................................................................... 139 Significato dello sperimentalismo pascoliano................. 140 Attività..................................................................................................................................................... 140 GABRIELE D’ANNUNZIO........................................................................................... 141 Vita e opere...................................................................................................................................... 141 L’impresa di Fiume............................................................................................................ 142 La poetica e l’ideologia................................................................................................. 143 La prima fase della poesia e della nar­rativa................................. 144 Il D’Annunzio «della bontà».................................................................................... 145 Vitalismo e nichilismo................................................................................................. 145 Il decennio centrale della produzione dannunziana...... 146 Tra Wagner e Nietzsche............................................................................................. 146 La fase “nottur­na” e le ultime opere........................................................ 148 L’amor sensuale della parola................................................................................ 149 Attività..................................................................................................................................................... 149 ITALO SVEVO................................................................................................................................. 150 Vita e opere...................................................................................................................................... 150 Trieste, un ambiente particolare............................................................... 150 La formazione culturale e la poetica........................................................ 151 L’inetto “contemplativo” e “vinto” insieme........................... 151 Una vita.................................................................................................................................................. 152 Senilità..................................................................................................................................................... 153 La coscienza di Zeno: il contenuto narrativo.............................. 154 I temi della Coscienza di Zeno.......................................................................... 155 L’importanza della Coscienza di Zeno.................................................... 156 Attività..................................................................................................................................................... 156 LUIGI PIRANDELLO............................................................................................................ 157 Vita e opere...................................................................................................................................... 157 L’ideologia e la poetica.................................................................................................. 158 I romanzi e le novelle...................................................................................................... 159 Il teatro.................................................................................................................................................... 161


Indice Pirandello e la Sicilia......................................................................................................... 163 Lo stile pirandelliano......................................................................................................... 164 Bilancio critico: Pirandello e i suoi contemporanei.......... 166 Attività..................................................................................................................................................... 166 Prova d’esame 5 - G. Pascoli, Nebbia.................................................... 167 Prova d’esame 6 - L. Pirandello, La carriola................................ 168 Risorse online Capitolo 5 - L’età fra le due guerre 1. Il contesto storico............................................................................................................... 171 Gli intellettuali di fronte al fascismo................................................ 172 Attività..................................................................................................................................................... 172 2. Movimenti e generi.......................................................................................................... 173 Le riviste italiane fra le due guerre.............................................................. 173 La linea dell’impegno politico e civile.................................................... 173 La linea della ricerca estetica e letteraria.......................................... 174 L’adesione aperta al fascismo............................................................................. 176 La prosa: frammentismo e romanzo, realismo e fantastico.............................................................................................................................................. 177 La prosa d’arte............................................................................................................................. 177 Il romanzo.......................................................................................................................................... 178 Il “Realismo magico” e la produzione solariana................... 180 La poesia: Ermetismo e anti-Ermetismo............................................ 181 L’Ermetismo...................................................................................................................................... 181 La letteratura come vita........................................................................................... 181 Analogia............................................................................................................................................... 183 Quasimodo capofila dell’Ermetismo........................................................ 184 La fase ermetica e la fase civile........................................................................ 184 I Lirici greci..................................................................................................................................... 184 La linea antiermetica......................................................................................................... 186 Il teatro.................................................................................................................................................... 187 Attività..................................................................................................................................................... 187 3. Autori........................................................................................................................................................ 188 GIUSEPPE UNGARETTI................................................................................................. 188 Vita e opere...................................................................................................................................... 188 La poetica della parola................................................................................................... 189 Tra avanguardia e “ritorno all’ordine”............................................ 189 L’Allegria: i temi........................................................................................................................ 190 Innovazioni formali dell’Allegria..................................................................... 191 Le varianti e la ricerca dell’essenzialità................................................ 191 Sentimento del tempo: i temi............................................................................. 192 Innovazioni formali di Sentimento del tempo.......................... 193 Ungaretti e l’Ermetismo............................................................................................ 193 Il dolore e le ultime raccolte................................................................................. 194 Attività..................................................................................................................................................... 194 EUGENIO MONTALE......................................................................................................... 195 Vita e opere...................................................................................................................................... 195 La poetica e il linguaggio........................................................................................... 196 Ossi di seppia............................................................................................................................... 198 Le Occasioni.................................................................................................................................... 200 La Bufera e altro...................................................................................................................... 202 Le ultime raccolte................................................................................................................... 203 Attività..................................................................................................................................................... 204 UMBERTO SABA...................................................................................................................... 205 Vita e opere...................................................................................................................................... 205

La poetica............................................................................................................................................ 206 Triestinità di Saba............................................................................................................... 206 La struttura del Canzoniere.................................................................................... 207 I temi........................................................................................................................................................... 208 Alcune raccolte emblematiche.......................................................................... 210 Attività..................................................................................................................................................... 211 ALBERTO MORAVIA.......................................................................................................... 212 Vita e opere...................................................................................................................................... 212 La poetica e l’ideologia................................................................................................. 212 Gli indifferenti............................................................................................................................... 213 La prima fase della narrativa moraviana: il realismo psicologico e sociale..................................................................... 214 La seconda fase della narrativa moraviana: l’avvicinamento al Neorealismo .................................................................... 215 La terza fase della narrativa moraviana: dal romanzo al saggio..................................................................................................... 216 Attività..................................................................................................................................................... 216 Sintesi...................................................................................................................................................... 217 Prova d’esame 7 - G. Ungaretti, In memoria.............................. 218 Prova d’esame 8 - E. Montale, Spesso il male di vivere ho incontrato................................................................................................... 219 Prova d’esame 9 - U. Saba, Città vecchia......................................... 220 Risorse online Capitolo 6 - Il secondo dopoguerra 1. Il contesto storico............................................................................................................... 221 Gli intellettuali e il miracolo economico .................................. 221 Attività..................................................................................................................................................... 222 2. Movimenti e generi.......................................................................................................... 223 La lunga parabola del Neorealismo.......................................................... 223 I “precursori” del Neorealismo.......................................................................... 223 Pavese e Vittorini, fra realismo e liricità ............................................ 224 Cronaca, testimonianza, epica popolare............................................ 225 La crisi del Neorealismo e la rinuncia all’impegno........... 227 La narrativa degli anni Sessanta...................................................................... 229 Letteratura e Lingua - Il neoitaliano televisivo....................... 230 Crisi del romanzo e ritorno al romanzo.............................................. 231 La poesia.............................................................................................................................................. 233 Il teatro.................................................................................................................................................... 236 Attività..................................................................................................................................................... 237 Sintesi...................................................................................................................................................... 238 3. Autori........................................................................................................................................................ 241 CARLO EMILIO GADDA............................................................................................... 241 La vita ...................................................................................................................................................... 241 Le opere................................................................................................................................................. 241 I racconti............................................................................................................................................... 242 La cognizione del dolore............................................................................................ 244 Quer pasticciaccio brutto de via Merulana.................................. 246 Gadda e il fascismo......................................................................................................... 246 Attività..................................................................................................................................................... 247 PIER PAOLO PASOLINI................................................................................................. 248 La vita ...................................................................................................................................................... 248 Le opere................................................................................................................................................. 249 La poesia.............................................................................................................................................. 250

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Indice La narrativa e la saggistica: tra polemiche e filologia... 251 Attività..................................................................................................................................................... 251 ITALO CALVINO......................................................................................................................... 252 La vita ...................................................................................................................................................... 252 Le opere................................................................................................................................................. 252 Il sentiero dei nidi di ragno.................................................................................... 253 Le altre opere neorealiste......................................................................................... 254 I nostri antenati: fantastico e allegoria................................................. 255 Verso la svolta degli anni Sessanta............................................................. 257 Dalle Cosmicomiche a Palomar...................................................................... 258 Attività..................................................................................................................................................... 259 Prova d’esame 10 - C. Levi, Cristo si è fermato a Eboli....................................................................................................................................................... 260 Prova d’esame 11 - G. Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo.................................................................................................................................. 261 Risorse online

Appendice - I metodi della critica letteraria 1. Francesco De Sanctis...................................................................................................... 262 2. Giosue Carducci e la critica positivistica.......................................... 263 3. Benedetto Croce e la critica estetica..................................................... 265 4. Critica marxista e sociologia della letteratura......................... 267 5. La critica storicista............................................................................................................... 270 6. La critica psicoanalitica e simbolica........................................................ 273 7. La critica linguistica e stilistica......................................................................... 275 8. Dallo strutturalismo alla semiotica........................................................... 277 9. La critica comparata......................................................................................................... 280 10. La critica militante............................................................................................................... 281 Indice analitico Indice analitico .......................................................................................................................... 283

Indice Box Glossario Allegria................................................................................................................. 190 Aspasia................................................................................................................. 73 Barocco............................................................................................................... 243 Canzone.............................................................................................................. 68 Comicità e umorismo.......................................................................... 158 Correlativo oggettivo............................................................................. 197 Dramma borghese.................................................................................. 90 Epifania................................................................................................................ 196 Espressionismo........................................................................................... 164 Ideologi............................................................................................................... 52 Idillio...................................................................................................................... 67 Metrica barbara.......................................................................................... 104

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Tracce di temi degli esami passati Saggi brevi Analisi del testo Quesiti per trattazione sintetica

Oulipo................................................................................................................... 258 Panismo.............................................................................................................. 143 Parnassiano..................................................................................................... 104 Populismo........................................................................................................ 251 Postmodernismo....................................................................................... 232 Preraffaelliti..................................................................................................... 144 Romantico........................................................................................................ 29 Sinestesia.......................................................................................................... 111 Storicismo......................................................................................................... 31 Sublime............................................................................................................... 10 Surreale............................................................................................................... 162 Surrealismo..................................................................................................... 176


1 · L’ETÀ NAPOLEONICA 1. Il contesto storico L’età napoleonica vede l’Italia teatro di drammatici avvenimenti, durante i quali, attraverso lo sconvolgimento di assetti politici secolari, si rafforza la tensione verso le libertà civili e politiche e si desta la coscienza nazionale. L’intellettuale, staccatosi dal cliché dell’uomo di corte, è chiamato a guidare rivoluzioni, almeno per un breve periodo (1796-99) e a sperimentare in concreto nuove ipotesi sociali e di governo, partecipando alla gestione della cosa pubblica. La cultura e l’arte risentono di questa volontà di rinnovamento, anche quando sono influenzate da teorizzazioni maturate nel periodo precedente.

a) 1796-1798: prima campagna di Napoleone in Italia (1796-97), entusiasmo degli intellettuali giacobini rivoluzionari; nonostante la delusione di Campoformio (1 ottobre 1797), nascita di repubbliche democratiche (Cispadana e Transpadana poi fuse nella Cisalpina; Ligure, Romana, Partenopea).

Gli eventi storici più importanti

b) 1798-1799: campagna di Napoleone in Egitto (1798-99), caduta delle varie repubbliche, sconfitta dei giacobini rivoluzionari dai quali si staccano i giacobini liberali o moderati (che­sostengono la libertà di pensiero e di attività economica, ma escludono i nullatenenti dal concetto di “popolo”). c) 1800-1814: seconda campagna d’Italia (Marengo, 14 giugno 1800). Trasformazione del­la Repubblica Cisalpina in Repubblica Italiana (1802) e, dopo l’incoronazione di Napo­leone, in Regno d’Italia (1805). L’Italia si trova divisa in tre parti: Regno d’Italia, Regno di Napoli e cinque di­partimenti annessi direttamente alla Francia (Piemonte, Toscana, Genova, Parma, Pia­cenza). Tutti questi stati, dopo un millennio, hanno in comune leggi e istituzioni; si apre la strada ad una coscienza politica.

La posizione degli intellettuali nel Regno d’Italia a) I giacobini rivoluzionari vengono più o meno apertamente emarginati. b) I moderati (Cuoco, Colletta, Saffi, Gioia, Romagnosi, Monti, Giordani) s’inseriscono nell’apparato burocratico, nell’editoria, nel giornalismo. Si tratta in genere di intellettuali delusi dai moti rivoluzionari, che riconoscevano al nuovo regno il merito della stabilizzazione e ravvisavano in esso, nonostante la dipendenza dalla Francia, il concretarsi del nuovo mito di patria. c) Altri intellettuali (come Foscolo) oscillano tra integrazione e rifiuto, scegliendo, tra due tirannidi (Austriaci e Francesi), il male minore.

Il concetto di rivoluzione passiva Lo storico napoletano Vincenzo Cuoco (1770-1823) è autore nel 1801 di un’opera che avrà fondamentale importanza per la riflessione storica di Foscolo e di Manzoni, il Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799. Dopo aver indagato la genesi della rivoluzione (arretratezza economica, malgoverno dei Borboni), Cuoco individua le due cause principali del suo fallimento: - l’astrattezza dei patrioti, dei quali «moltissimi avevano la rivoluzione sulle labbra, moltissimi l’avevano nella testa, pochissimi nel cuore» e che pretendevano di applicare i principi della Francia rivoluzionaria allo stato napoletano, mentre ogni paese ha tradizioni sue proprie che ne caratterizzano la storia; - la frattura esistente a Napoli tra una minoranza di intellettuali e le masse rurali ed urbane immerse in una secolare miseria ed ignoranza; la conseguente mancata adesione del popolo che «non si muove per raziocinio ma per bisogno» e che non poteva quindi capire i principi ideali conclamati dai patrioti. In conclusione, quella napoletana era stata una rivoluzione passiva, subita cioè passivamente dal popolo e pertanto destinata al fallimento.

Attività • Che cosa stabiliva il trattato di Campoformio? • Perché l’età napoleonica vede l’emarginazione dei giacobini più radicali?

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1 · L’ETÀ NAPOLEONICA

2. Movimenti e generi II Neoclassicismo Già nell’ambito dell’Illuminismo era manifesta l’adesione alla classicità, intesa dagli illuministi come chiara, disciplinata, razionale espressione del pensiero. Ad un certo momento, nel solco della tradizione classicistica - peraltro connaturata a tutta la cultura occidentale e particolarmente forte in Italia: si pensi per il Settecento all’Arcadia - s’innesta un movimento di riflessione estetica che, specie nell’età napoleonica, costituirà l’indirizzo dominante della cultura e del gusto, e che s’intreccia ad altri e preesistenti orientamenti classicheggianti: il “Neoclassicismo”, che occupa il periodo compreso tra la seconda metà del Settecento e i primi de­cenni dell’Ottocento e che ha il suo centro d’irradiazione a Roma, attorno agli anni Sessanta.

a) Sorge sul terreno dei numerosi studi sull’arte classica (Lessing, Mengs, Visconti, Milizia), fioriti attorno agli scavi archeologici (Ercolano, 1748; Pompei, 1763).

Caratteri generali del Neoclassicismo

b) È soprattutto informato alla teorizzazione della Bellezza ideale formulata da Johann Joachim Winckelmann (Storia dell’arte nell’antichità, 1764); una “bellezza” ravvisabile nelle opere dell’arte greca classica, dotata di «nobile sem­plicità e quieta grandezza»; tale bellezza scaturisce dal dominio delle passioni (e ha quindi un valore etico, oltre che estetico). c) L’artista, per raggiungere questo ideale, deve unire ispirazione e razionalità, passione e compostezza, proponendosi di suscitare l’armonia («il piacevole intellettuale») e il sublime, il pathos capace di stimolare la mente e il cuore, di garantire l’unici­tà dell’opera d’arte, di aprire l’animo all’infinito. a) un Neoclassicismo romano e archeologico, che si esprime sia nell’architettura sia nelle arti figurative (vedi le suggestive e “pittoresche” raffigurazioni delle rovine di Roma nelle stampe di Giambattista Piranesi); è un Neoclassicismo favorito dai Pontefici, che si atteggiano a eredi del mecenatismo rinascimen­tale. Questo Neoclassicismo avrà, durante la Rivoluzione, intonazioni antifrancesi e reazionarie;

L’evoluzione del Neoclassicismo Nel tempo, il Neoclassicismo assume colorazioni differenti. Si distinguono così:

b) un Neoclassicismo “repubblicano” nella Francia rivoluzionaria, che attraverso macchinose ricostruzioni del mondo romano voleva enfatizzare il grandioso evento storico che si stava compiendo: vedi le tele storiche di Jacques-Louis David (Bruto che condanna i figli a morte), il quale, nel 1792-93, organizzò anche feste popolari che richiamavano quelle greco-romane. Veicolo privilegiato di diffusione delle nuove idee: il teatro; c) un Neoclassicismo “imperiale”, originato dal “cesarismo” napoleonico, e di cui lo stesso David fu l’interprete ufficiale, insieme con lo scultore Antonio Canova. Nasce lo “stile impero”, che si esprime anche nella tendenza al decorativismo, attraverso le arti minori (arredamento, abbigliamento, oreficeria: si pensi ai “cammei”), e nel ricorso a una simbologia che rimanda all’età imperiale romana (le aquile sui vessilli, gli archi di trionfo ecc.).

Sublime a) Per Winckelmann s’identifica classicisticamente col “Bello ideale”. b) Per Edmund Burke, la cui opera segna una tappa nell’evoluzione dal Classicismo del primo Settecento al Preromanticismo di fine secolo (Ricerca filosofica sull’origine delle idee del sublime e del bello, 1756), il bello e il sublime sono tra loro opposti: il sublime ha la sua radice in «quel certo grado di orrore» suscitato dall’infinito e dallo straordinario (l’oscurità, la solitudine, il silenzio). c) Riprendendo e approfondendo questi esempi, Immanuel Kant (Critica del giudizio, 1790) dirà: «sono sublimi le alte querce, e belle le aiuole»; sublime è tutto ciò che suscita nell’uomo il senso della sua finitezza (ad esempio un mare in tempesta); per questa via si attuerà l’inserimento dell’informe, dell’eccezionale e di tutto ciò che suscita sgomento, nell’ambito dell’estetica romanti­ca. d) Da Foscolo il sublime è inteso prevalentemente nell’accezione neoclassica, ma anche, nell’Ortis, in quella romantica.

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2. Movimenti e generi

Il Neoclassicismo letterario Al recupero di forme e valori classici s’ispira anche la letteratura. Questo recupero ora diventa strumento d’interpretazione del presente e stimolo al rinnovamento (vedi la formulazione di poetica di André Chénier, un poeta ghigliottinato durante il Terrore: «Su pensieri nuovi, facciamo versi antichi»), ora oscilla tra senso della tradizione e spinte progressiste, ora è espressione di posizioni reazionarie.

a) Le situazioni contemporanee, interpretate da angolazioni diverse, s’intrecciano con l’aspirazione al “Bello ideale” e con la nostalgia del mondo classico, di cui si rivivono alcuni valori (la libertà, la glo­ria, la poesia, la serenità). Si tende in genere a un sublime perseguito attraverso la rappresentazione di magnanimi sentimenti e passioni, e realizzato mediante una strenua disciplina formale.

I contenuti

b) Gli intellettuali “integrati” inclinano, attraverso il repertorio mitologico e la rievo­cazione delle civiltà latina e greca, a celebrare i fasti del potere; oppure si volgo­no ad un ideale generico di patria (es. Monti: ode Per la liberazione d’Italia, scritta dopo Marengo). Gli intellettuali critici nei confronti del potere esaltano invece le antiche civiltà repubblicane come incarnazioni di libertà politica (es. Foscolo: nei Sepolcri la glorificazione degli eroi di Maratona). c) Si avverte, compresente, la tentazione di evadere dalla travagliata contempora­neità. Nasce - ed è tema comune a tutta la cultura europea il mito dell’Ella­de, “la patria ideale”, terra di serenità e di bellezza - e in questo senso il Neo­classicismo si colora di tinte già romantiche.

a) Si utilizzano antiche forme lessicali e sintattiche e figurazioni mitologiche. Le forme

b) In particolare, nella poesia, si riportano in vita metri classici (ode saffica, pinda­rica, alcaica). L’ode, che prende nome di inno quando ha contenuto patriottico o religioso, diventa il componimento poetico che sostituisce la canzone.

Pietro Giordani (Piacenza 1774-Parma 1848) Favorevole al regime napoleonico, subì persecuzioni nel periodo della Restaurazione per le sue idee liberali. Visse a Milano, a Firenze e a Parma, dove morì. Si propose di sprovincializzare la cultura italiana, di renderla meno accademica e oziosa, di indirizzarla anche alle discipline scientifiche (donde la sua collaborazione alla Proposta di Monti e Perticari). Nelle Lettere e nelle Epigrafi cercò di contemperare la lezione dei grandi trecentisti, per il linguaggio, e quella degli autori greci per la sintassi e per lo stile. Fu amico di Leopardi di cui comprese tra i primi la grandezza. Gli autori più significativi

Ippolito Pindemonte (Verona 1753-1828) Dotato di una solida formazione classica, fu in contatto con i grandi del suo tempo, da Alfieri a Foscolo (che gli dedicò i Sepolcri). Condivise gli ideali della Rivoluzione francese, condannando però gli eccessi del Terrore. Le sue opere più significative sono le Poesie campestri (1788) e le Prose campestri (1894), in cui esprime un sentimento della natura ricco di venature preromantiche, e il poemetto I sepolcri (1807), in cui l’autore affronta il tema della morte da un punto di vista cattolico. Celebre ai suoi tempi la sua traduzione dell’Odissea, che insieme all’Iliade del Monti costituisce uno dei capolavori del Neoclassicismo letterario italiano.

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1 · L’ETÀ NAPOLEONICA

Il Preromanticismo Contemporaneamente al Neoclassicismo, nella seconda metà del Settecento si affermano sensibilità e poetiche che si possono raccogliere sotto l’etichetta di “Preromanticismo”, in quanto anticipano alcuni dei temi del movimento romantico vero e proprio. All’interno del Preromanticismo si possono collocare la moda della poesia ossianica e sepolcrale, la diffusione del romanzo gotico, l’opera di Alfieri e il movimento dello Sturm und Drang.

La poesia ossianica e sepolcrale

a) I Canti di Ossian, che lo scozzese Macpherson finse di tradurre dagli antichi canti epici di Ossian e di altri leggendari cantori (“bardi”) irlandesi e scozzesi, evocavano una poesia primitiva, incentrata su cupe vicende di guerra e di amore, sullo sfondo di una selvaggia natura nordica, ben diversa dallo stilizzato paesaggio arcadico, e sollecitavano il gusto del pittoresco e di un certo tipo di sublime. A questo tipo di poesia si riconducono le descrizioni della sera e della notte anche di poeti neoclassici come Monti, Pindemonte, Foscolo. Melchiorre Cesarotti (Padova, 1730-1808) tradusse in italiano i Canti di Ossian dando origine a una sorta di moda letteraria nella quale si può cogliere un aspetto del gusto preromantico. b) Collegato al gusto della poesia ossianica è quello della poesia sepolcrale, fiorita in Inghilterra ad opera di Young e Gray e letta in Italia attraverso le traduzioni di Cesarotti e di altri. A questo filone si ispirano in particolare i Sepolcri di Foscolo, nonché il poemetto omonimo di Pindemonte; ma più in generale la poesia sepolcrale contribuì alla diffusione di nuovi temi, che anticipano quelli romantici, come la malinconia e la morte.

Il romanzo gotico Nacque in Inghilterra grazie al successo dell’opera di Horace Walpole, Il castello di Otranto (1764). Il genere, che ebbe grande diffusione e che è all’origine del moderno horror, si caratterizzava per:

a) vicende ambientate in un Medioevo di maniera, tutto castelli, conventi, cripte, cavalieri e frati, storicamente inattendibile, ma ricco di suggestioni fantastiche, che anticipava in qualche modo la rivalutazione dell’epoca che sarà propria del Romanticismo; b) vicende ricche di avventure e di colpi di scena, con sentimenti forti e protagonisti nettamente divisi tra buoni (fanciulle perseguitate, contadini dal cuore d’oro, eroi senza macchia e senza paura) e cattivi (cavalieri prepotenti, frati perversi, mostri...); si tratta di caratteristiche che diventeranno proprie della letteratura d’intrattenimento dell’epoca romantica.

La questione della lingua nel periodo napoleonico

Letteratura e lingua

Nell’età napoleonica si assiste a un movimento di reazione ad alcune teorie linguistiche settecentesche. Contro la prosa “infranciosata” del «Caffè» si torna a difendere l’ita­lianità della lingua, nella quale si ravvisano «la civiltà e l’onore del­la nazione» (Giordani): a) alcuni autori propugnano il “purismo”, cioè il ritorno ad un linguaggio “puro”, esem­plato sui classici toscani del Trecento (Antonio Cesari), o più tardi, del Cinquecento (Basilio Puoti); b) altri, come Vincenzo Monti e Giulio Perticari (Proposta di alcune correzioni e aggiunte al Vocabolario della Crusca, 1817-24), propongono invece una lingua comune, tratta da tutti i grandi scrittori di tutte le regioni d’Italia, e cautamente aperta anche al linguaggio scientifico e tecnico. Su questa linea si collocano, con diverse sfumature, anche Foscolo e Giordani.

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2. Movimenti e generi

L’opera di Alfieri Alfieri è un autore che si muove tra Neoclassicismo e Preromanticismo

Lo Sturm und Drang (alla lettera: “tempesta e impeto”). È un movimento letterario che si afferma in Germania tra il 1765 e il 1785 circa. Esso si caratterizza per i seguenti elementi:

a) Elementi neoclassici delle sue opere sono per esempio il rispetto delle unità aristoteliche nelle tragedie e la scelta di argomenti tratti dal mito, dalla Bibbia o dalla storia classica. b) Elementi preromantici in Alfieri sono invece l’amore per il paesaggio naturale selvaggio e tempestoso, la presenza di forti sentimenti, spesso dichiaratamente irrazionali, temi come il conflitto tra libertà e tirannide, nonché la scelta (in alcune tragedie) di argomenti tratti dalla storia moderna - tutti elementi che ritroveremo nelle opere degli autori romantici.

a) i suoi esponenti non si contrappongono all’Illuminismo, ma attribuiscono particolare importanza al sentimento, più che alla ragione; in particolare, essi si richiamano alla corrente roussoviana dell’Illuminismo, che vedeva nella natura incontaminata un luogo edenico, ideale, dove l’individuo poteva sottrarsi alla corruzione della società e realizzare appieno se stesso; si tratta di temi che anticipano quelli tipici del Romanticismo. b) Gli esponenti dello Sturm und Drang tentavano di realizzare una letteratura e soprattutto un teatro nazionali tedeschi, andando a riscoprire le proprie radici nella cultura popolare, come poi faranno i romantici; essi anticipavano quindi anche il nazionalismo romantico, inteso non come contrapposizione tra i vari popoli, ma come valorizzazione delle differenze in un clima di fratellanza e dialogo.

I dolori del giovane Werther Tra le opere più importanti dello Sturm und Drang, accanto ai drammi di Schiller (come I masnadieri, del 1781) va ricordato il primo romanzo di Goethe, I dolori del giovane Werther, del 1774, a cui si ispirò Foscolo per le Ultime lettere di Jacopo Ortis (vedi pag. 18). Il romanzo ebbe un successo travolgente e contribuì a diffondere in tutta Europa una vera e propria “moda” del suicidio, a imitazione del protagonista. a) I dolori del giovane Werther è un romanzo epistolare che narra la vicenda del protagonista attraverso le lettere scritte da quest’ultimo all’amico Wilhelm. È il primo romanzo epistolare in cui tutte le lettere sono scritte dal medesimo personaggio; esse sono presentate ai lettori da Wilhelm, che le ha raccolte dopo la morte dell’amico. b) La vicenda ruota intorno a un amore infelice. Werther, ventenne di buona famiglia, è insoddisfatto del destino che sembra prospettarglisi e decide di trascorrere un periodo in campagna. Qui conosce Lotte (Charlotte), una graziosa ragazza, già promessa sposa ad Albert, e se ne invaghisce. Lotte forse non è indifferente alle attenzioni di Werther, ma alla fine sposa Albert, e Werther si allontana per qualche tempo e prova a inserirsi nella società lavorando come diplomatico. Il fallimento di questa esperienza è strettamente legato alla sua incapacità di liberarsi dall’ossessione per Lotte. Werther torna dunque sui luoghi che hanno visto nascere il suo amore e, dopo aver chiesto in prestito ad Albert delle pistole da caccia, si uccide sparandosi alla tempia.

Attività • • • • • • •

Che cosa si intende con “stile impero”? Che cos’è per Winckelmann il Bello ideale? E il sublime? Perché si afferma la corrente linguistica del purismo? Chi scrisse i Canti di Ossian e a chi invece li attribuì? Che rapporto esiste fra i Canti di Ossian e la poesia sepolcrale? Perché I dolori del giovane Werther è un’opera fondamentale? Quali temi accomunano la filosofia di Rousseau e il Preromanticismo?

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1 · L’ETÀ NAPOLEONICA

3. Autori VINCENZO MONTI L’opera di Monti riveste un significato che esorbita dai confini strettamente letterari in quanto, oltre a riflettere determinate tendenze estetiche, testimonia, in modo più o meno diretto, la contraddittorietà degli orientamenti ideologici che furono propri del periodo napoleonico.

La vita 1754-1778 La giovinezza. Nacque ad Alfonsine in Romagna, studiò a Faenza e Ferrara, entrò a diciannove anni in Arcadia; pubblicò tre “visioni” in terzine tra cui la Visione di Ezechiello che gli diede una certa fama. 1778-1797 Periodo romano o dell’abate Monti. Presi gli ordini minori, si trasferì a Roma come segretario del conte Luigi Braschi, nipote di Pio VI; rapido inserimento nell’ambiente culturale dominato dal Neoclassicismo winckelmanniano. Intensa attività letteraria: Prosopopea di Pericle, Bellezza dell’universo, Pensieri d’amore, Sciolti a Sigismondo Chigi, ode Al Signor di Montgolfier, Bassvilliana, Musogonia. Iniziò a tradurre l’Iliade. Tragedie: Aristodemo, Galeotto Manfredi, Caio Gracco. 1797-1799 Periodo repubblicano o del “cittadino” Monti. Sotto l’incalzare degli avvenimenti del ‘96-97, Monti fuggì da Roma e riparò prima a Bologna e poi a Milano. Il Prometeo, Il fanatismo, La superstizione, Il pericolo: sentimenti gallofili ed anticlericali. Tentava ora, dopo esser stato poeta quindi cortigiano, di assumere il ruolo di poeta civile; si propose come esponente del Neoclassicismo giacobino, cercando di legittimare le conquiste napoleoniche col ricordo delle virtù

La poetica

La poetica montiana insiste, fin dagli inizi, sui concetti di entusiasmo («una elevazione dell’anima a veder rapidamente cose inusitate e mirabili») e di sublime, fusi col principio del decoro classico. Compito della poesia è per Monti travestire la realtà per mezzo di ornamenti ed immagini fiabesche; a questo scopo l’autore alterna e a volte mescola maniere e modelli diversi, che possiamo così schematizzare:

civili della Roma repubblicana. L’ambiente milanese contribuì comunque a svecchiare il suo orizzonte culturale. 1799-1800 In Francia. Caduta la Cisalpina riparò in Francia. Mascheroniana e traduzione della Pucèlle d’Orléans di Voltaire. 1800-1814 Il ritorno in Italia. Dopo Marengo, tornò in Italia; Il bardo della Selva Nera (esaltazione di Napoleone di gusto ossianico), completamento della traduzione dell’Iliade. Ottenne la cattedra di Eloquenza all’università di Pavia e fu nominato “storiografo ufficiale del Regno”. 1814-1828 Periodo della Restaurazione o del Monti austriacante. Col ritorno degli austriaci declinò rapidamente la sua fortuna. Celebrò i nuovi padroni in Mistico omaggio, Invito a Pallade, Ritorno d’Astrea. Completò la Feroniade già iniziata a Roma. Scrisse Sulla mitologia, sermone, Pel giorno onomastico della sua donna, Proposta di alcune correzioni e aggiunte al Vocabolario della Crusca. Gli ultimi anni trascorsero in progressivo isolamento; anche la vena poetica appariva ormai esaurita, tanto è vero che si dedicò ad attività prevalentemente filologiche e critiche. Lutti familiari aggravarono la sua ipocondria. Morì a Milano il 15 ottobre 1828.

a) il gusto neoclassico (Prosopopea di Pericle, Al Signor di Montgolfier, Musogonia, la traduzione dell’Iliade terminata nel 1810); b) la tendenza cosmico-visionaria, con influenze varie, dalla Bibbia a Dante, da Klopstock a Milton, da Shakespeare a Goethe, da Ossian al Varano (Bassvilliana); c) la sensibilità preromantica e wertheriana (Pensieri d’amore, Sciolti a Sigismondo Chigi); d) l’influsso alfieriano, nelle Tragedie.

Il sermone Sulla mitologia Scritto in endecasillabi sciolti, fu composto nel 1825, quando già una nuova cultura, quella romantica, aveva preso campo in Italia, ma è importante perché sintetizza alcuni principi generali della poetica montiana. In polemica con i romantici, che volevano abolire i miti classici in nome del “vero”, ossia della necessità per l’arte di ispirarsi alla verità della storia, di passioni e di affetti concreti, Monti: a) ironizza sulla «audace scuola boreal» (la scuola romantica) che ha condannato a morte gli antichi dei, sostituendo ad essi i fantasmi e le streghe di tetre leggende medievali (in realtà i romantici erano tratti al “tetro” dalla necessità di adeguarsi, come vedremo, a tradizioni popolari e nazionali); b) ironizza sul “vero”, predicato dai romantici, che egli interpreta restrittivamente come «l’arido vero» della cronaca e delle dottrine filosofiche; c) esprime la sua interpretazione del sublime poetico: «Senza portento, senza meraviglia nulla è l’arte dei carmi».

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3. Autori La traduzione dell’Iliade. II Settecento aveva visto una grande fioritura di traduzioni, attraverso le quali la fantasia collettiva si era arricchita di apporti provenienti da popoli lontani nel tempo e nello spazio; iI dilemma era quello tra fedeltà al testo e libertà. Monti opta per la seconda soluzione, tanto più che non conosceva il greco; rielaborando, con geniale libertà e con un gusto educato sulle traduzioni latine del Rinascimento, la versione del Cesarotti, riesce a da­re ampia misura delle sue qualità di finissimo letterato. Notevoli gli effetti coloristici e l’insi­stenza su certi toni patetici (il colloquio di Ettore ed Andromaca alle porte Scee) che erano pro­pri del gusto del tempo.

Le opere principali

La Feroniade, terminata nella maturità, è un poemetto mitologico in endecasillabi sciolti: la ninfa Feronia, amata da Giove, subisce la vendetta di Giunone, che trasforma il suo mitico regno, festoso di biade e di fiori, in malsane paludi. Ma Giove promette a Feronia che «le cittadi e i campi e le pianure» risorgeranno «più belle e numerose e colte» ad opera di un sommo sacerdote: vale a dire Pio VI (che aveva in quegli anni avviato il prosciugamento delle paludi pontine). L’occasione del poemetto però - che unisce nell’ambito del Neoclassicismo “romano” (pag. 10) il motivo encomiastico a quello illuministico di celebrazione delle opere sociali - è ben presto dimenticata, ed i versi si aprono alla loro vera dimensione, che è la rievocazione nostalgica di un mondo mitico, irraggiato dalla luce della bellezza e della poesia. La Bassvilliana, cantica in terzine dantesche, trae anch’essa spunto da un evento contemporaneo (e per la prima volta Monti s’ispira direttamente a un fatto politico), ma l’uccisione di Ugo di Bassville, segretario della legazione francese a Napoli linciato a Roma dalla folla aizzata dai nobili, si risolve in una fantasia visionaria. L’anima di Ugo di Bassville deve, per espiazione guidata da un angelo, recarsi in Francia a contemplare gli orrori della Rivoluzione, culminati nella scena della decapitazione di Luigi XVI. II sangue versato dal re sarà raccolto dalla Fede e dalla Carità e versato sulla terra per eccitare gli animi contro la Francia. La cantica, interrotta al IV canto, testimonia idee politiche e gusti letterari dell’ambiente clericale e nobiliare. I Pensieri d’amore: i dieci componimenti in endecasillabi sciolti rivelano (come più tardi gli Sciolti a Sigismondo Chigi e la lirica Pel giorno onomastico della sua donna) un’ispirazione romantica che si fonde con una sincera vena intimistica espressa nel tema, che sarà caro al Leopardi, della «rimembranza».

Bilancio critico Da una così vasta ed eterogenea congerie di opere si può enucleare una costante costituita, come abbiamo detto, da una poetica alla quale, pur in vario modo, l’artista si mantenne sempre fedele, e che vale a spiegare non solo la poesia, ma anche la fisionomia umana del Monti.

a) Se il mito infatti (col quale il più delle volte il sublime si identificava) poteva rappresentare per un poeta come il Foscolo la radice stessa della storia (pag. 22), per Monti invece significava la fuga dalla storia e dalla contemporaneità. Egli tende a seguire l’indole pacifica dei suoi studi e delle sue opinioni; gli spunti attuali, quali che siano, il volo sull’aerostato (Al Signor di Montgolfier) o i ritrova­menti archeologici (Prosopopea di Pericle), le imprese napoleoniche (Il bardo della Selva Nera) o il risanamento delle paludi (Feroniade), rimangono nella sua opera allo stadio di scorie, subito eliminate nel tentativo di conquistare più alti e metastorici spazi. b) Una poetica siffatta ha un risvolto sul piano politico e sociale: sul piano politico, spiega come Monti, pur lasciandosi implicare nei rivolgimenti del suo tempo, sia rimasto nella sostanza sempre fedele a un suo ideale di sovrano illuminato e “mecenate” - fosse questo il Pontefice, Napoleone o l’imperatore d’Austria; sul piano sociale, mostra evidente la divaricazione tra l’intellettuale di vecchio stampo (Monti fu poeta cortigiano) ed il mondo non solo popolare ma anche borghese, che egli giudicava «ignorante e maldicente». c) Accusata dalla critica risorgimentale di opportunismo e camaleontismo, la poesia del Monti lasciò comunque una traccia nei nostri grandi poeti del primo Ottocento, dal Foscolo al Leopardi al giovane Manzoni, che però seppero, in virtù del loro strenuo impegno morale, superare quella suggestione per pervenire a ben diversi approdi.

Attività • Quali opere omeriche tradusse Monti? • Che cosa sono i Pensieri d’amore di Monti? • Quale fu l’atteggiamento di Monti nei confronti di Napoleone e come si spiega?

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1 · L’ETÀ NAPOLEONICA

UGO FOSCOLO La vita 1778-1792 Il 6 febbraio 1778 nacque a Zante, nelle isole ionie, allora appartenenti alla Re­pubblica Veneta, da Andrea, medico veneziano, e dalla greca Diamantina Spatis. A queste origini il poeta farà risalire l’ispirazione classicistica della sua poesia. Studiò al seminario di Spalato. 1792-1796 Morto il padre, si stabilì a Venezia con la madre e pubblicò i primi versi. Frequentò il salotto di Isabella Teotochi Albrizzi, che gli aprì le porte del bel mondo; strinse amicizia con Ippolito Pindemonte, Saverio Bettinelli, Aurelio Bertolla. Studiò i classici latini e greci, Metastasio e Alfieri, Beccaria e Rousseau; si infiammò alle idee giacobine, per cui fu costretto a rifugiarsi sui colli Euganei, dove compose il primo nucleo dell’Ortis (Laura, lettere). 1796-1797 Mise in scena una tragedia di stampo alfieriano, il Tieste; sempre più strettamente sorvegliato, riparò a Bologna e si arruolò nell’esercito napoleonico tra i Cacciatori a cavallo. Tornò a Venezia, dove si era instaurata una repubblica democratica e compose le odi A Bonaparte liberatore e Ai novelli repubblicani, infiammate di spiriti libertari. Dopo il trattato di Campoformio (17 ottobre 1797), che cedeva Venezia all’Austria, riparò a Milano, capitale della Cisalpina. Qui frequentò il Parini, il Monti e il Lomonaco, e fondò con Melchiorre Gioia il «Monitore italiano», tipico esempio di pubblicistica giacobina. 1798-1800 A Bologna cominciò a stampare le Ultime lettere di Jacopo Ortis, cui aveva messo mano fin dal ‘96. In seguito alla campagna degli AustroRussi il poeta sospese la stampa dell’Ortis (poi completata arbitrariamente da un editore bolognese col titolo Vera sto­ria di due amanti infelici) e riprese il ser­vizio nelle file napoleoniche. Pur disillu­so e addolorato riteneva infatti che «la li­bertà, e se non altro l’onore, stiano sem­pre nelle armi» e che il progresso marci comunque con gli eserciti rivoluzionari. Compose l’ode A Luigia Pal­ lavicini caduta da cavallo (1800), ristam­pò l’ode A Bonaparte liberatore premet­ tendovi una fiera lettera dedicatoria: rifug­gisse Napoleone dalla tirannide, altrimen­ti un novello Tacito (cioè il poeta stesso) avrebbe trasmesso ai posteri una severa “sentenza” sull’operato del condottiero! 1801-1803 Dopo Marengo ritornò a Milano, capita­no aggiunto allo stato maggiore del generale Pino. Espletò incarichi in varie città; a Firenze incontrò Isabella Roncioni, promessa sposa a un nobile fiorentino, che gli ispirò numerosi sonetti. Tornato a Milano s’invaghì della contessa Anto­ nietta Fagnani Arese, cui avrebbe dedi­cato nel 1802 l’ode All’amica risanata; nel 1802 ristampò l’Ortis; nel 1803 pubblicò un commento alla

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1804-1806

1806-1808

1813-1814

1815-1827

Chioma di Berenice, poemetto di Callimaco tradotto da Catul­lo; pubblicò inoltre un volumetto di poe­sie comprendente le due odi e dodici so­netti. Risalgono a questo periodo, nel fer­vido ambiente milanese, alcune importanti acquisizioni culturali. Fu in Bretagna, capitano nell’armata na­ poleonica che preparava lo sbarco in Inghilterra. Fece un “esperimento” di traduzione dell’Iliade, ma tradusse anche, con apertura europea, il Viaggio senti­mentale di L. Sterne cui avrebbe aggiun­to, nel 1813, la Notizia intorno a Didimo Chierico. Rientrò a Milano, dove compose Dei Sepol­cri (1806), mentre era coinvolto in nuovi e tumultuosi amori; nuove amarezze per l’involuzione politica di Napoleone. Ottenne la cattedra di Eloquenza all’u­niversità di Pavia, e pronunziò l’orazione inaugurale Dell’origine e dell’ufficio della letteratura; ma la cattedra fu ben pre­sto soppressa, anche per la polemica foscoliana nei confronti della cultura acca­demica contemporanea, ligia al regime napoleonico. Rottura col Monti. Ritornò a Milano, ma alla Scala fu sospe­ sa la rappresentazione della tragedia Aia­ce, nella quale si ravvisavano allusioni in­giuriose al governo e a Napoleone. Riparò nel ‘12 a Firenze, dove alimentò un altro “grande amore”, per Quirina Mocenni Magiotti. Compose una nuova tra­gedia, la Ricciarda; pose mano a Le Grazie. Dopo la sconfitta napoleonica a Lipsia tornò a Milano e rientrò nell’esercito per difendere il Regno Italico. Caduto Napoleone (1814), gli Austriaci, rientrati a Milano e desiderosi di accattivarsi il ceto intellettuale, gli offrirono la direzione del giornale letterario «Biblioteca Italiana». II poeta chiese tempo per riflettere. Alla vigilia del giuramento di fedeltà all’Austria, prese la via dell’esilio e si rifugiò in Svizzera. A Zurigo pubblicò i discorsi Della servitù d’Italia, pervasi da un profondo pessimismo storico-politico. Ristampò I’Ortis e pubblicò l’Ipercalisse. Dal 1816 risiedette a Londra in precarie condizioni economiche e di salute, col solo conforto della figlia naturale Floriana, nata dalla relazione con una inglese incontrata in Bretagna. Lavorò alle Lettere scritte dall’Inghilterra, di cui fa parte il Gazzettino del bel mondo (pubblicato postumo nel 1850). Ristampò I’Ortis, e si dedicò ad un’intensa attività critica (Dante e il suo secolo, Discorso sul testo della Divina Commedia, Discorso sul testo del Decameron ecc.). Nel 1825 scrisse la Lettera Apologetica, fiera difesa del suo operato di uomo e di poeta. II 10 settembre 1827 morì presso Londra; nel ‘71 le sue spoglie furono traslate in Santa Croce, a Firenze.


3. Autori

La poetica e la riflessione politica

Il “passionato” e il “mirabile” Sul fondamento delle complesse esperienze storico-culturali viene a mano a mano delineandosi nell’opera del Foscolo una duplice indicazione di poetica: il “mirabile” e il “passionato”:

a) col suo «tesoro di suoni, di colori e di combinazioni» la poesia suscita nell’uomo sensazioni e immagini che lo consolano del dolore dell’esi­stenza. Erano le idee del “sensismo” (teorizzate dal Condillac e, in Italia, dal Verri e dal Beccaria), ma Foscolo va oltre, attribuendo alla poesia la facoltà di “creare” miti: in virtù della poesia l’uomo «tenta di mira­re oltre il velo che ravvolge il creato (...), crea le deità del bello, del vero, del giusto e le adora». Di qui, l’insistenza sull’elemento del “mirabile”, quello che il Winckelmann definiva “sublime”, ma che nel Foscolo ha un’accezione più ampia, implicando un’attitudine mitopoietica (cioè generatrice di miti); b) la poesia deve essere al tempo stesso eloquenza, in quanto deve “per­suadere”, suscitare aspirazioni ad una superiore umanità coll’eternare i grandi uomini e i loro ideali: in primo luogo quello di patria. Di qui, l’in­dicazione del “passionato” come secondo termine della poesia, originato dai forti affetti che la storia sommuove («Le immagini, lo stile, e la passione sono gli elementi di ogni poesia»); di qui, ancora, l’energica affermazione della funzione civile dell’arte (Parini, Alfieri).

Nella ricerca, tenacemente perseguita, di un equilibrio fra il “passionato” e il “mirabile”, ovvero tra slancio appassionato e pacata meditazione, o ancora tra elementi preromantici ed elementi neoclassici, consisterà il nodo fondamentale della poesia foscoliana. È una ricerca che riflette comunque, nel suo complesso, una concezione elitaria dell’arte: Foscolo può essere considerato un progressista sul piano politico, in quanto anticipatore del nazionalismo risorgimentale, ma non sul piano sociale e culturale, in quanto estraneo ai fermenti democratici che avevano animato alcune correnti illuministiche e che saranno alla base del nostro Romanticismo.

La riflessione politica Due sono gli eventi alla base della riflessione politica di Foscolo:

In generale, la riflessione politica di Foscolo si ispira:

a) il Trattato di Campoformio (1797) rappresenta una cocente delusione, giacché il poeta si era illuso che Napoleone avrebbe favorito l’unità e l’indipendenza d’Italia; il poeta resta però fedele agli ideali che Napoleone veniva diffondendo in Europa con le sue conquiste; b) il Congresso di Vienna (1814-15) sancisce una vera e propria frattura storica; il poeta non accetta di umiliarsi di fronte ai nuovi potenti (gli Austriaci e i governi da loro sostenuti) e sceglie l’esilio in Inghilterra, nonché il silenzio poetico.

a) a Machiavelli e Hobbes, per la visione pessimistica della natura umana e della politica, considerata come feroce vicenda di sopraffazioni e di violenze in cui i valori ideali sono sempre destinati a essere sconfitti; in questo senso, Foscolo nega ogni possibile progresso storico; b) a Vico, che teorizzava «corsi e ricorsi storici», cioè una serie di cicli di nascita, sviluppo, decadenza e morte delle civiltà, inseriti all’interno di un disegno provvidenziale complessivo; Vico vedeva il cammino dell’umanità come un processo scandito in varie età (dei sensi, della fanta­sia e della ragione) organicamente collegate fra loro, dalla preistoria alla civiltà; in questo senso, è possibile riconoscere nella storia un progresso, dalle forme di civiltà più primitive a quelle più evolute.

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1 · L’ETÀ NAPOLEONICA

Ultime lettere di Jacopo Ortis (1802-1817)

La trama

Jacopo Ortis, giovane patriota veneto costretto dopo Campoformio all’esilio sui colli Euganei, conosce Teresa e se ne innamora, timidamente contraccambiato: ma Teresa è stata promessa dal padre al ricco Odoardo, perfetto esemplare, col suo perbenismo, di una società mediocre e priva di ideali. Allo strazio per la patria perduta si aggiunge la disperazione per l’amore irrealizzabile. Comincia così la fuga di Jacopo per l’Italia: a Milano (dove il giovane s’incontra col Parini ormai vecchio e dove, lamentando le sorti della patria, esprime alfieriani propositi di suicidio), a Ravenna, ad Arquà, a Firenze, in Santa Croce, presso le tombe dei grandi; infine a Ventimiglia, al confine della Francia, dove si abbandona a una cupa meditazione sull’inesorabile ruinare del tempo e delle cose. Gli giunge intanto la notizia del matrimonio di Teresa, e allora, preso dalla disperazione, torna sui colli Euganei e si uccide. Rimane di lui un carteggio con l’amico Lorenzo Alderani, che quest’ultimo, nella finzione narrativa, afferma di essersi deciso a pubblicare «per erigere un monumento alla virtù sconosciuta». a) un primo nucleo dell’Ortis compare in un “Piano di studi” del 1796, col titolo Laura, lettere, scritte sotto la suggestione della Nouvelle Héloïse di Rousseau e della poesia notturna inglese, e ispirate all’amore per Teresa Pikler, moglie del Monti, che Foscolo amava quando iniziò il libro;

L’elaborazione L’Ortis ebbe una elaborazione complessa, attraverso varie stesure (Bologna 1798, Milano 1802, Zurigo 1816, Londra 1817) conformi allo stratificarsi di successivi stati d’animo dell’autore:

b) dopo il Trattato di Campoformio il romanzo incominciò ad assumere la sua forma; nel 1798 il romanzo apparve a Bologna, senza l’autorizzazione dell’autore e con un finale posticcio, a opera di un editore poco scrupoloso, col titolo Vera storia di due amanti infelici; c) la prima edizione completa è del 1802: la tematica politica si aggiunge a quella amorosa, arricchita a sua volta da altri apporti, come le lettere del poeta ad Antonietta Fagnani Arese, trascritte quasi integralmente nel romanzo; d) la seconda edizione, zurighese, è del 1816: l’autore interviene sulla veste stilistica del romanzo e aggiunge alcune lettere importanti (come quella famosa da Ventimiglia) in cui la giovanile passione giacobina trascolora in toni più sfiduciati e quasi rinunciatari; e) l’edizione definitiva apparve a Londra nel 1817, con alcuni semplici ritocchi formali. a) Rousseau, Nouvelle Héloïse (1761). È un romanzo epistolare: narra l’infelice amore di una nobile fanciulla per un giovane precettore. Ma i diritti del cuore, ossia della “natura”, sono fieramente avversati dalle regole della “società”, mentre la “passione”, nell’animo dei protagonisti, contrasta con la “virtù”. La conclusione è la tragedia: la protagonista, mal maritata, muore;

I modelli Foscolo si ispira a due grandi modelli di romanzo epistolare settecentesco:

b) Goethe, I dolori del giovane Werther (1774). Per la trama vedi pag. 13. Confluiscono nel romanzo atteggiamenti spirituali che saranno propri dell’Ortis e poi del Romanticismo: accanto all’oscillazione tra amore e dovere, la ribellione dell’individuo contro le forze esterne che lo limitano (titanismo) e l’accorato lamento sulla propria infelicità (vittimismo) oltre alla tendenza al patetico e al languido fantasticare (Goethe stesso definì il suo protagonista «debole sognatore»); c) a questi modelli letterari va aggiunta la suggestione esercitata da un episodio di cronaca: uno studente padovano di nome Ortis si era infatti tolto la vita proprio nel periodo in cui Foscolo maturava il progetto del romanzo.

Rispetto a questi modelli, Foscolo introduce un elemento di originalità importante, e cioè la tematica politica. Benché la vicenda segua molto da vicino quella del Werther, l’Ortis è quindi un romanzo originale e non a caso l’autore attribuisce alla politica il primo posto fra le cause del suicidio del protagonista ed enuncia il tema nelle primissime righe del testo: «Il sacrificio della patria nostra è consumato».

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3. Autori La patria e il popolo La patria è tema sacro per Foscolo, trattato con intonazione religiosa fin dall’attacco dell’opera («Il sacrificio della patria nostra è consumato...»), ma la volontà del suo riscatto contrasta con la sfiducia nell’azione delle masse - e in questo confluiscono sia l’atteggiamento di distacco dell’intellettuale dal popolo, di ascendenza illuministica, sia la delusione storica dell’intellettuale giacobino italiano, cui i recenti eventi avevano tolto ogni illusione sulla possibilità di una partecipazione attiva del popolo alla lotta politica: «Gli amori della moltitudine sono brevi e infausti: giudica, più che dall’intento, dalla fortuna; chiama virtù il delitto utile, e scelleraggine l’onestà che le pare dannosa...» (4 dic. 1798). L’intellettuale e la società La delusione nei confronti dell’azione popolare si dilata però fino a riversar­si sulla quasi totalità del corpo sociale: non solo il popolo inteso come “quarto stato” («l’universalità che serve») ma la società tutta (la borghesia, il patriziato), protesa al benessere materiale, appare indiffe­rente, se non ostile, all’intellettuale che vorrebbe richiamarla ai valori ideali e alla necessità della lotta e del sacrificio: «In tutti i paesi ho veduto gli uomini sempre di tre sorta: i pochi che comandano, l’univer­salità che serve, e i molti che brigano. Noi [gli intellettuali] non possiamo comandare, ne’ forse siamo tanto scaltri (...) Tu mi esalti sempre il mio ingegno: sai tu quanto io vaglio? Né più né meno di quanto vale la mia entrata...» (4 dic. 1798). È già presente, in passi come questo, quel conflitto intellettuale-società che caratterizzerà, dopo l’epoca risorgimentale, la storia dell’Italia unita.

I temi dell’Ortis

L’esistenza, la politica, la storia L’angoscia per la patria asservita, la sfiducia nel popolo e nella società, sono però riassorbite in una cupa visione esistenziale, nella quale la politica e la storia appaiono sottratte alla volontà dell’uomo, ridotte a elementi di un meccanismo naturale spietato: «Pare che gli uomini siano fabbri delle proprie sciagure, ma le sciagure derivano dall’ordine universale, e il genere umano serve orgogliosamente e ciecamente a’ destini. (...) L’universo si controbilancia. Le nazioni si divorano, perché una non potrebbe sussistere senza i cadaveri dell’altra. (...) La Terra è una foresta di belve» (19 e 20 febb. 1799). Le illusioni In contrasto con le considerazioni pessimistiche di cui si è detto, si affaccia il tema delle illusioni - viste sia nella loro pura e individuale funzione consolatrice, sia come fonte di generose pas­sioni. «Illusioni! grida il filosofo. Or non è tutto illusione? tutto! (...) Illusioni! ma intanto senza di esse io non sentirei la vita che nel dolore, o (che mi spaventa ancor di più) nella rigida e noiosa indolenza, e se questo cuore non vorrà più sentire, io me lo strapperò dal petto con le mie mani, e lo caccerò come un servo infedele» (15 maggio 1798). L’amore L’amore riproduce, nella sfera del privato, quelle lacerazioni che Jacopo avverte nell’ambito sociale e politico; il padre e il marito di Teresa sono la società, ora brutale ora mediocre, che si oppone alla realizzazione dell’ideale; la divaricazione tra individuo e società si complica nell’intimo di Jacopo con un dissidio tra natura e intelletto, tra passione e dovere: «Teresa parea confusa, veggendosi d’improvviso un uomo che la mirava così discinta [nell’atto di suonare l’arpa] (...); essa tuttavia proseguiva, ed io sbandivo tutt’altro desiderio, tranne quello di adorarla e di udirla» (3 dic. 1797). Anche il paesaggio, ora pittoresco ora idillico, alla maniera di Rousseau, ora cupo e ossianico, riflette l’intimo dissidio del protagonista. Il suicidio È infine presente nel romanzo l’influsso di Alfieri: degli eroi alfieriani Jacopo riflette, infatti, la protesta tragica, emblematicamente rappresentata dal suicidio finale. Quello di Jacopo in verità è, almeno nelle intenzioni del protagonista, un suicidio come atto politico («Ché non si tenta? Morremo? Ma frutterà dal nostro sangue il vendicatore») e non già come alfieriana affermazione di una sdegnosa solitudine - e per questo I’Ortis si configurò come una sorta di testo sacro per le generazioni risorgimentali. Ma ciò non esclude la presenza di un altro motivo, nel suicidio di Jacopo: la volontà cioè di un definitivo esilio da una società gretta e prevaricatrice: «Serbino ad altri (i tiranni) le loro ingiurie e i loro benefici: io fuggirò il vituperio morendo ignoto» (4 dic. 1798).

Lo stile

Il registro stilistico del romanzo è disuguale: ora tragico e alto, spezzato da frequenti esclamazioni, domande retoriche, frasi ricche di enfasi e di solennità; ora lirico ed elegiaco, attento alla descrizione minuziosa di paesaggi e figure umane, nonché ai languori e ai patetismi propri della narrativa sentimentale settecentesca (e delle lettere dell’autore stesso). Le Ultime lettere di Jacopo Ortis sono considerate il primo romanzo moderno della letteratura italiana, ma le scelte stilistiche di Foscolo vanno in direzione di una prosa d’arte molto elitaria, che risente della tradizione classica (Tacito innanzitutto) e dei grandi modelli italiani da Boccaccio in poi.

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1 · L’ETÀ NAPOLEONICA

I sonetti e le odi (1800-1802) II rifacimento ortisiano del 1802 coincide pressappoco con la stesura dei dodici sonetti (di cui i primi otto riflettono l’atmosfera concitata dell’Ortis) e delle due odi.

a) «Né mai più toccherò...» A Zacinto Il poeta si rivolge all’isola in cui è nato, dichiarandosi destinato (al contrario di Ulisse, che dopo vent’anni tornò a Itaca) all’esilio perpetuo: un esilio che assume valore psicologico, di esclusione da una Grecia ideale, simbolo di perfezione e di felicità perduta.

I sonetti (1802-1803) Quattro sonetti hanno particolare rilievo.

b) «Pur tu copia versavi...» Alla Musa Il poeta contrappone il passato, in cui l’ispirazione era facile e abbondante, al presente arido, in cui neppure la poesia interviene a mitigare le sue sofferenze. c) «Un dì, s’io non andrò...» In morte del fratello Giovanni Rivolgendosi al fratello suicida con parole che richiamano quelle di Catullo (carme 101), Foscolo mette in luce le analogie di carattere che lo accomunano a Giovanni, ma immagina la propria tomba «illacrimata», cioè abbandonata, al contrario di quella del fratello, visitata dall’anziana madre. d) «Forse perché della fatal quiete...» Alla sera Il poeta dichiara di amare la sera, sia nella bella che nella brutta stagione, in quanto essa simboleggia per lui la morte, vista positivamente come quiete, pace, fine delle preoccupazioni e delle angosce esistenziali.

Nei quattro sonetti maggiori i temi dell’esilio e dell’illacrimata sepoltura, dell’inarrestabile fuggire del tempo, degli affetti familiari sconvolti dai fati avversi, dell’anelito alla quiete suprema, risultano illimpiditi e depurati rispetto a quanto accade nell’Ortis: Foscolo attua una perfetta fusione tra temi preromantici e linguaggio neoclassico. Anche sul piano formale questi sonetti sono esemplari: Foscolo rispetta la struttura classica (due quartine e due terzine di endecasillabi), ma la rinnova dall’interno usando arditi enjambement e rompendo la corrispondenza fra periodo e strofa per esprimere una forte tensione emotiva.

Le odi (1800-1802)

a) L’ode A Luigia Pallavícini caduta da cavallo (1800) è di ascendenza pariniana e montiana, sia per la ricchezza dei quadri mitologici (la nobildonna genovese, la cui bellezza è stata minacciata da una rovinosa caduta da cavallo, è paragonata successivamente a Venere, a Pallade, a Diana), sia per l’adesione alla poetica del sublime. In effetti però l’ode è importante perché in essa Foscolo per la prima volta attribuisce al mito una funzione particolare, quella di conferire significato universale a quei valori (qui, la bellezza) che il poeta rinveniva non solo nel passato classico, ma anche nel mondo contemporaneo. b) All’amica risanata (1802) è l’ideale proseguimento della prima, ma la celebrazione della bellezza diventa anche esaltazione della poesia, la suprema “illusione” del Foscolo, sentita come consolatrice ed eternatrice dei valori più alti degli uomini. Al di là dell’intarsio di motivi preziosi, che hanno richiamato alla critica le miniature del più elegante Clas­sicismo settecentesco e il mito winckelman­niano del Bello ideale, è proprio questa risoluta e commossa consapevolezza del valore universale della poesia che costituisce il grande tema dell’ode.

All’amica risanata Antonietta Fagnani Arese, dopo una grave malattia, torna a risplendere nella sua radiosa bellezza, sia che ella si adorni con monili e amuleti preparandosi alle feste notturne, sia che canti accompagnandosi con l’arpa, tra il «basso sospirar» dei suoi adoratori, sia che intrecci danze, le lente trecce stillanti am­brosia. Antichi rituali compie la donna, sacerdotessa di Venere, col suo corteggio di Ore e di Grazie; e in virtù della sua bellezza, anch’ella - come Diana, Bellona e Venere, un tempo semplici mortali - sarà adorata dalle future donne lombarde, perché la divina arte della parola, ispirata al Foscolo dal «nativo aer sacro» e da lui trasferita nella solenne poesia italiana, travalica i limiti del tempo e conferisce immortalità.

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3. Autori

Dei Sepolcri (1806) L’occasione da cui nacquero i Sepolcri fu l’editto napoleonico di Saint-Cloud, del 1804, che proibiva la sepoltura nei centri abitati e imponeva le lapidi non sulle singole tombe, ma lungo la cinta muraria del cimitero. Foscolo ne discusse con l’amico Pindemonte, che attendeva allora a un suo poemetto, I Cimiteri. In seguito a queste sollecitazioni e alla diffusione della contemporanea poesia sepolcrale inglese, Foscolo compose i Sepolcri. Il genere a cui appartengono i Sepolcri è quello del carme, per cui Foscolo si ispirò alle odi del poeta greco Pindaro (VI secolo a.C.). Si possono considerare anche un’epistola in versi, giacché l’autore si rivolge direttamente all’amico Pindemonte, come in una lettera. Il contenuto del carme si articola in base a una rigorosa impalcatura logica che, attraverso fulminei trapassi, sorregge tutta la composizione - come documenta una celebre lettera al Guillon, in cui nessi e partizioni sono minuziosamente elencati.

vv. 1-90 Le tombe “in negativo” e “in positivo”, come vincolo d’affetti familiari e amicali

È evidente («Vero è ben, Pindemonte ...») l’inutilità delle tombe, per chi ascolti la voce della ragione - dal momento che il mondo è materia e la morte è totale disfacimento, annullamento anche dell’anima. Ma perché il mortale dovrà rinnegare la persuasione del cuore, la feconda consolatrice “illusione” del sepolcro, che ingenera tra i morti e i vivi una «celeste corrispondenza d’amorosi sensi»? Deprecabile è dunque l’editto di Saint-Cloud, che distrugge la pia religione del sepolcro, cosicché le ossa del Parini giacciono forse nella fossa comune accanto alla testa insanguinata di un ladro.

vv. 91-150 Le sepolture nei tempi: loro culto come inizio della civiltà (Vico: da religione, matrimoni e funerali “incominciò l’umanità”)

II culto pietoso dei morti, insieme con l’istituzione della famiglia, della giustizia e della religione, segnò la fine della ferina barbarie e l’inizio della civiltà. Non sempre i riti funerari furono consuetudine superstiziosa e orrida come nel Medioevo: nell’an­tichità classica «le fontane versando acque lustrali / amaranti educavano e viole / su la funebre zolla ...»; anche oggi i sereni giardini dei cimiteri suburbani inglesi sono cari alle «britanne vergini» che lì si recano a pregare per il ritorno di Nelson. Inutili («inutil pompa») sono invece le tombe laddove domini solo, come accade nel Regno Ita­lico, la viltà dei costumi e dei cuori, e dove gli stemmi nobiliari siano «l’unica laude». Per sé il poeta spera solo un «riposato albergo» da cui gli amici traggano l’esempio di caldi sentimenti e di una poesia libera.

vv. 151-212 Funzione politica e civile delle tombe, sacrario degli ideali di tutto un popolo. Santa Croce e Maratona

Agli spiriti magnanimi «l’urne de’ forti» ispirano azioni generose. Quando il poeta visitò Santa Croce, sacrario dei grandi della patria (Machiavelli, Michelangelo, Galilei) disse «beata» Firenze, non solo per la dolcezza dei suoi colli, delle sue valli, del­le sue «aure pregne di vita», non solo per i natali concessi a Dante e la lingua a Petrarca, ma soprattutto perché serbava «in un tempio accolte» le glorie ormai tramontate d’Italia. Da luoghi come questi gli Italiani trarranno ispirazione ad agire, e a queste tombe venne spesso Vittorio Alfieri, combattuto fra speranza e angoscia per le sorti della patria. Infatti «da quella / religiosa pace un Nume parla»: il nume della patria, quello stesso che alimentò contro i Persiani invasori l’eroismo dei Greci a Maratona, dove Atene consacrò poi le tombe ai suoi eroi. E la visione e il suono di quella battaglia, il bagliore delle ignee pire e il canto delle Parche, si rinnovavano ogni notte agli occhi del navigante «che veleggiò quel mar sotto l’Eubea».

vv. 212-295 Perennità ideale dei sepolcri attraverso la poesia

Felice il Pindemonte, che forse nel corso dei suoi viaggi udì dai lidi dell’Ellesponto l’eco degli antichi fatti, e la marea che portava sul sepolcro di Aiace le armi di Achille, ingiustamente sottrattegli da Ulisse. II poeta spera che a lui, che peregrina esule per altri luoghi, le Muse «custodi de’ sepolcri» concedano di «evocar gli eroi», perché solo le Muse, la cui armonia «vince di mille secoli il silenzio», possono eternare le glorie di un popolo, anche quando il tempo abbia distrutto fin le ultime vestigia dei monumenti funebri. A Troia, sacre erano le tombe dei grandi della patria. Presso queste tombe Cassandra cantò il suo «amoroso lamento» e, come ella predisse, un giorno «cieco un mendico» (Omero) si aggirò tra i sepolcri, che gli narrarono le glorie e le rovine di Troia. Così, ad opera del «sacro vate», durerà in eterno la fama dei guerrieri greci, ma anche quella del vinto Ettore, «finché il sole / risplenderà su le sciagure umane».

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1 · L’ETÀ NAPOLEONICA

I temi dei Sepolcri a) una concezione materialistica di tipo settecentesco, per cui l’esistenza degli uomini è vista come circoscritta dagli insuperabili limiti di un universo fisico;

Sul piano concettuale, il carme si sviluppa attorno a due poli:

b) lo storicismo vichiano, sulla cui base il poeta elabora la sua meditazione sulle “illusioni”. Ad esse il Foscolo sembra infatti conferire lo stesso “ufficio” di organizzazione degli eventi umani in un disegno finalistico, che Vico attribuiva alla Provvidenza. Sono posizioni contraddittorie, che il poeta tenta di comporre non già nell’ambito di un sistema filosofico, ma in una prospettiva etica. La premessa materialistica non è infatti sconfessata sul piano razionale, tuttavia cantare la poesia e le tombe nella loro funzione storica, come vincolo fra passato e presente, luogo sacro di affetti e patrimonio di idealità da trasmettere nel tempo, significava un atto di fede in un processo storico che, in virtù di determinati valori morali, pareva oltrepassare il limite della materia e della morte.

a) le “transizioni” (il termine è foscoliano) o associazioni di immagini e di idee, che bruciano i passaggi logici intermedi. Si vedano ad es. i vv. 90-91, dall’esecrazione della fossa comune in cui giace Parini alla storia delle istituzioni civili. Passaggio omesso: la sepoltura del Parini testimonia una frattura nella evoluzione di quella civiltà che aveva avuto inizio col culto dei morti; i vv. 225-226, dalla vicenda delle armi di Aiace, vicenda che forse il Pindemonte rievocò durante i suoi viaggi in Grecia, all’affermazione da parte di Foscolo della propria missione di poeta. Passaggio omesso: Pindemonte ebbe la fortuna di veleggiare per i mari della Grecia, mentre altro è il peregrinare di Foscolo (ma a lui, forse, le Muse concederanno ecc.);

Sul piano letterario l’impalcatura logica si risolve in poesia attraverso due tecniche che richiamano il procedimento del­l’ode pindarica:

b) la “tecnica evocativa dei grandi miti esemplari”, miti talvolta riconducibili alle fonti classiche, tal altra originali del Foscolo stesso; miti che non rappresentano però, come in certo Neoclassicismo coevo, un modo di evadere dalla realtà, ma, al contrario, uno strumento per interpretare l’esistenza e la storia. Vedi ad es. il Nume della patria che «parla» ai posteri, persuadendoli alle virtù civili; le Muse che «siedon custodi de’sepolcri», ad eternare i valori che il tempo distrugge; il mito di Santa Croce e di Maratona, quello di Aiace, e le stesse figure dei tre vati - Parini, Alfieri, e Omero - visti come educatori di civiltà. Da questa utilizzazione del mito deriva il carattere peculiare del Neoclassicismo foscoliano, e si attua quel compenetrarsi tra il “vero” e I’“ideale”, tra il “passionato” e il “mirabile” nel quale, come abbiamo visto, il poeta ravvisava la sostanza stessa della poesia. II carme non è peraltro immune da suggestioni preromantiche: v. ad es. l’influsso della poesia cimiteriale inglese nel passo sulla sepoltura del Parini; c) lo stile tende al sublime, non solo per l’uso di costrutti alla greca e di latinismi, ma soprattutto per la novità delle immagini, che hanno una vasta risonanza umana («odorata arbore amica», il sole che «risplenderà su le sciagure umane») e per la romantica suggestione delle metafore («il sospiro che dal tumulo a noi manda natura»).

Sul piano politico, la delusione giacobina prende voce in una più o meno esplicita polemica antifrancese. Prescin­ dendo dal fatto che uno dei motivi fondamentali del carme è la celebrazione della pa­tria e delle tradizioni naziona­li, appaiono significativi altri elementi:

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a) l’occasione stessa del poemetto, con la critica all’egualitarismo indiscriminato (editto di Saint-Cloud); b) i cimiteri inglesi proposti come modello di civiltà e la celebrazione di Nelson, che aveva vinto i Francesi a Trafalgar; c) l’esaltazione dell’Alfieri, autore del Misogallo.


3. Autori

Le Grazie (1812-1813) Le Grazie sono un poemetto incompiuto in endecasillabi sciolti. L’opera avrebbe dovuto essere dedicata ad Antonio Canova, il grande scultore neoclassico che nel 1812 aveva incominciato a lavorare al grande gruppo marmoreo intitolato appunto Le Grazie. Il poeta lavorò a quest’opera in vari momenti, ma specialmente durante il soggiorno fiorentino del 1812-13, in coincidenza coi tragici eventi della campagna di Russia e del crollo del Regno Italico. Il progetto, più volte rielaborato e mai giunto a una redazione definitiva, era incentrato sulla esaltazione della bellezza (rappresentata da Venere) e sulla funzione civilizzatrice dell’arte (rappresentata dalle Grazie).

Il primo inno è dedicato a Venere, simbolo della bellezza e della segreta armonia dell’universo.

Il secondo inno è dedicato a Vesta, che rappresenta le varie forme dell’operosità umana.

Il terzo inno è dedicato a Pallade, dea delle arti consolatrici.

II poeta ha innalzato un’ara alle Grazie presso Firenze e, alla presenza del Canova, rievoca la storia delle tre dee: giunte in Grecia dal mare insieme con la madre Venere, esse cominciano a diffondervi i sentimenti che presiedono all’incivilimento degli uomini: la modestia, la pudicizia amorosa ecc. Mentre Venere risale all’Olimpo, le Grazie rimangono a consolare gli uomini coi loro doni, l’armonia dell’arte e la verecondia; quindi, dopo la conquista di Costantinopoli da parte dei turchi, giungono profughe in Italia (si riaffaccia qui, velatamente, il motivo autobiografico dell’esilio).

Il poeta introduce presso l’ara delle Grazie nella villa di Bellosguardo, nelle vicinanze di Firenze, tre bellissime donne (Eleonora Nencini, Cornelia Martinetti e Maddalena Bignami, incarnazioni rispettivamente della musica, della danza e della poesia), a celebrare i riti sacri alle dee.

Per sottrarre le Grazie all’impeto delle umane passioni, Pallade guida le tre dee nell’isola favolosa di Atlantide, dove fa tessere da Psiche, dalle Ore e da Flora, dea della primavera, un velo che protegga le Grazie dalle offese di Amore e delle Tenebre (cioè dalla passione amorosa e dalle guerre - con polemica allusione alle guerre di conquista napoleo­niche). Sul velo le divinità minori intessono scene raffiguranti le “illusio­ni”, i vincoli sociali e di sangue che guidano il cammino della civiltà - e che sono al tempo stesso i miti più cari alla musa foscoliana: la giovinezza danzante che «discende un clivo onde nessun risale»; la pudicizia, l’amore coniugale (due tortorelle che escono da un bosco di mirto «mormorando ai baci»); la pietà (un guerriero che sogna i «miseri» genitori e al risveglio guarda sospirando i suoi prigionieri); l’ospitalità (ad una festante riunione, il Genio del convito incorona per prime le tazze degli esuli); l’amore mater­no (una donna veglia di notte il suo nato, temendone i vagiti come presagio di morte). Così, protette dal velo, le Grazie potranno tornare, pur tra la fiamma delle passioni, a consolare gli esseri umani.

Storia e mito nelle Grazie Nel poemetto foscoliano si colgono evidenti richiami alla concezione della storia di Vico, per la funzione civilizzatrice che viene attribuita all’arte, strumento fondamentale per il superamento della primitiva ferocia che caratterizzava gli esseri umani al principio della loro storia. Tuttavia, nei versi di Foscolo mancano riferimenti espliciti agli avvenimenti storici che ne accompagnarono la stesura: il poeta crea una favola mitologica e sembra evitare il confronto con la contemporaneità. In realtà, il mito riveste in Foscolo una funzione “polemica” nei confronti della storia: non è, come in altri poeti neoclassici, un semplice luogo di fuga, ma assume una precisa funzione “etica”, proprio in contrapposizione alla ferocia degli avvenimenti storici. La storia non è dunque assente, ma costituisce un riferimento implicito costante, anche laddove la poesia di Foscolo sembra assumere un carattere di pura evasione.

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1 · L’ETÀ NAPOLEONICA

Il Foscolo “didimeo” e il Foscolo critico Tra le opere minori di Foscolo, alcune rivestono un’importanza notevole e devono quindi essere ricordate, sia pure brevemente.

a) Si tratta di una sorta di autoritratto in cui Foscolo rappresenta, con ironico distacco, un uomo in cui gli eventi hanno smorzato l’impeto furibondo e tragico delle passioni, lasciandolo tuttavia «più disin­gannato che rinsavito». È insomma, come è stato detto, “l’anti-Ortis”. Notizia intorno a Didimo Chierico, premessa nel 1813 alla traduzione del Viaggio sentimentale dello scrittore inglese Laurence Sterne.

Lezioni pavesi, del 1809, fra cui è particolarmente importante la Prolusione (lezione inaugurale) intitolata Dell’o­rigine e dell’ufficio della letteratura.

Opere critiche del periodo londinese, in cui Foscolo applica le proprie premesse teoriche nel concreto esercizio critico e filologico.

Epistolario

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b) Lo pseudonimo ha carattere scherzoso: «Didimo», cioè doppio, dal nome di un pedante retore e filologo alessandrino (e Foscolo fu, effettivamente, se non “pedante”, certo rigoroso nella sua attività filologica) e «chierico», cioè ecclesiastico («vestiva da prete: non però assun­se gli ordini sacri...») forse per la sua dedizione al sacerdozio delle let­tere. In alcune pagine il tono trascolora dagli accenti scanzonati a una pacata malinconia: «teneva chiuse le sue passioni; e quel poco che ne traspariva, pareva calore di fiamma lontana».

a) Foscolo collega vichianamente l’origine della letteratura a quella della società civile, e ne ribadisce la funzione militante, oltre che con­solatrice. b) Foscolo auspica una cultura rinnovata nella morale e nella lingua letteraria, per poter agire sul popolo, che egli però identifica con la borghesia, cioè con «que’ cittadini collocati dalla fortuna tra l’idiota e il letterato (...) que’ cittadini che soli devono e possono prosperare la patria».

Risalgono a questo periodo i Principi di critica poetica, che ribadiscono in sostanza le idee delle Lezioni pavesi, ma con una più forte e significativa accentuazione dell’elemento del “mirabile” nella poesia (la “passione” della politica si era ormai quasi definitivamente placata), e saggi come il Discorso sul testo della Commedia, il Discorso storico sul testo del Decameron, i Saggi sul Petrarca: opere tutte in cui Foscolo, in modo per l’epoca assolutamente originale, cercò di fondere l’indagine psicologica con quella storico-ambientale e filologica.

Uno dei più ricchi ed interessanti della nostra letteratura, documenta non solo i momenti salienti di una vita, ma la formazione di una passione politica e di un temperamento di poeta. A lettere di chiara ascendenza alfieriana, dove Foscolo disegna di sé un ritratto a potenti chiaroscuri, focalizzato sugli elementi di “genio e sregolatezza”, subentrano le umanissime testimonianze dell’esule, a cominciare dalla lettera inviata ai familiari il 31 marzo 1815: «... io professo letteratura, che è arte liberalissi­ma e indipendente, e quando è venale non val più nulla (...) Or addio, addio (...) Addio, e silenzio».


3. Autori

Bilancio critico: un autore tra due secoli Le generazioni romantiche videro nella vita e nell’opera di Foscolo il paradigma dei tempi nuovi, ma un più sereno e distaccato giudizio storico ha depurato questa visione da troppo accese suggestioni risorgimentali.

a) Da un lato la poesia foscoliana rispecchia un impegno politico e civile ed è percorsa romanticamente dai nuovi temi della patria, dell’esilio e della storia. Neoclassicismo e Preromanticismo

La riflessione sulle “illusioni”

b) Dall’altro, il secondo termine della poesia foscoliana è il mito, o il “mirabile”, attraverso il quale i temi tendono ad assolutizzarsi: la patria si identifica talvolta con l’Ellade remota e favolosa e l’esilio è sentito come una dolente condizione esistenziale.

a) Rivela una tensione romantica verso l’infinito, con slanci appassionati e alti ideali civili ed etici. b) Ma si proietta su una visione del mondo materialistica, di matrice illuministica e settecentesca.

Sul piano ideologico

a) Foscolo è un autore attento alla modernità e ai problemi del suo tempo, come rivelano sia la partecipazione attiva agli avvenimenti storici dell’epoca, sia l’interesse per gli autori e le opere più innovativi (Rousseau, Goethe, Sterne ecc.). b) D’altro canto, la cultura di Foscolo resta nutrita soprattutto di tradizioni classiche e la sua opera si rivolge a un pubblico elitario, tradizionale, senza tener conto dei nuovi potenziali lettori a cui si rivolgeranno gli scrittori romantici.

Attività • • • • • • • •

Quali sono le motivazioni private e quelle politiche del suicidio di Ortis? Quanti sono i sonetti pubblicati da Foscolo? Quante le odi? Qual è il tema dell’ode All’amica risanata? Perché è un tema tipicamente neoclassico? Come viene interpretato da Foscolo, in generale, il tema dell’esilio? Rispondi facendo riferimento alle seguenti figure: Ortis, Ulisse, Foscolo stesso. Qual è la funzione civile che Foscolo attribuisce ai Sepolcri? A quale tema è legata la rievocazione della figura di Omero negli ultimi versi del carme? Qual è il tema di fondo delle Grazie? Perché lo si può considerare un tema tipicamente neoclassico? Analogie e differenze tra Jacopo Ortis e Didimo Chierico.

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1 · L’ETÀ NAPOLEONICA

SINTESI

Teorie di Winckelmann

Scoperte archeologiche (Ercolano e Pompei)

Riflessione sul sublime

Poesia ossianica e sepolcrale

Romanzo gotico

Alfieri

Neoclassicismo

Sturm und Drang

Preromanticismo

Avvenimenti politici dell’epoca napoleonica

Crisi della Repubblica Partenopea ed esilio degli intellettuali napoletani

Unificazione dell’Italia, ma sotto il dominio francese

Diffusione dell’interpretazione vichiana della storia

Risveglio del sentimento nazionale

Purismo linguistico

FOSCOLO - opere in cui predominano elementi neoclassici: Odi, Grazie - opere in cui predominano elementi preromantici: Ortis, primi sonetti - perfetto equilibrio fra le due componenti: sonetti maggiori, Sepolcri

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Prova d’esame Prova d’esame Tipologia A - Analisi del testo Ugo Foscolo, Così gl’interi giorni in lungo incerto dai Sonetti

4

Così gl’interi giorni in lungo incerto Sonno gemo! ma poi quando la bruna Notte gli astri nel ciel chiama e la luna, E il freddo aer di mute ombre è coverto;

8

Dove selvoso è il piano e più deserto Allor lento io vagando, ad una ad una Palpo le piaghe onde la rea fortuna, E amore, e il mondo hanno il mio core aperto.

11

Stanco mi appoggio or al troncon d’un pino, Ed or prostrato ove strepitan l’onde, Con le speranze mie parlo e deliro.

14

Ma per te le mortali ire e il destino Spesso obblïando, a te, donna, io sospiro: Luce degli occhi miei chi mi t’asconde?

Questo sonetto fu pubblicato dal Foscolo nel 1802. Secondo alcuni interpreti a ispirarlo fu Isabella Roncioni, donna amata dal poeta, che stava per andare sposa. Il luogo in cui è ambientato il testo potrebbe essere il parco delle Cascine, presso Firenze, lungo l’Arno.

Comprensione complessiva 1. Riassumi, nello spazio di circa dieci righe, il contenuto del testo. 2. Spiega la situazione psicologica da cui si genera la lirica. Analisi del testo 3. Ricava lo schema rimico della poesia e spiega perché si tratta di un sonetto. 4. Chiarisci il significato delle seguenti espressioni: Palpo le piaghe onde la rea fortuna, / E amore, e il mondo hanno il mio core aperto (vv. 7-8); prostrato ove strepitan l’onde, / Con le speranze mie parlo e deliro (vv- 10-11). 5. Individua i soggetti dei seguenti verbi: chiama (verso 3) è coverto (verso 4) asconde (verso 14) 6. A chi si riferisce l’espressione Luce degli occhi miei (verso 14)? Quale figura retorica del significato utilizza Foscolo in questa espressione? 7. Metti in luce gli elementi del paesaggio presenti nella lirica individuando gli aggettivi con cui essi sono connotati. A quale gusto si ispira il poeta nel tratteggiare tale paesaggio? Approfondimenti 8. Quali immagini, aggettivi, situazioni del sonetto possono essere considerati elementi preromantici? Motiva la tua risposta. 9. Si può dire che la tematica neoclassica è del tutto assente da questo testo? Perché? 10. Negli anni della composizione delle Odi e dei Sonetti Foscolo elabora la poetica del “mirabile” e del “passionato”. In che cosa consiste? Dove emerge tale poetica nel testo proposto?

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