Sulle tracce di gandhi web

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Invito alla lettura

Nel romanzo la vita di Gandhi si intreccia con una storia di prepotenze, d’amicizia e d’amore fra adolescenti. Sullo sfondo gli insegnamenti del Mahatma che hanno cambiato per sempre il corso della Storia. • Focus su: - Biografia di Gandhi - Storia dell’India dalla dominazione inglese all’Indipendenza - Gandhi e le grandi religioni

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SULLE TRACCE DI GANDHI

Sulle tracce di Gandhi

Roberto Melchiorre

Nonostante la sua popolarità e la sua grandezza, Gandhi rimane, soprattutto per le nuove generazioni, troppo spesso soltanto una fotografia su un manuale di Storia e la sua conoscenza si limita al ricordo di alcune delle celebri massime sulla nonviolenza e sulla disubbidienza civile. Tutto ciò non solo perché Gandhi è ormai una figura che appartiene a un mondo assai lontano, ma anche e soprattutto perché è stato un personaggio molto complesso, dalle tante sfaccettature: un avvocato, uno studioso delle religioni, un uomo politico, un apostolo del vegetarianismo, un filosofo e una guida spirituale.

ORA E POI ORA E POI

LeggerMENTE è la collana di narrativa per la scuola secondaria. Il suo obiettivo principale è offrire ai ragazzi libri classici o inediti, storie di attualità o di fantasia, per riscoprire pagina dopo pagina il piacere della lettura.

Roberto Melchiorre

SULLE TRACCE DI GANDHI Storia di un amore indiano


ORA E POI

Roberto Melchiorre

SULLE TRACCE DI GANDHI Storia di un amore indiano


Nota introduttiva Tutti voi avrete visto una foto di Gandhi almeno una volta. Il suo modo di vestire, il corpo gracile, lo sguardo sereno e deciso lo hanno reso inconfondibile. Non c’è, infatti, nessun altro personaggio della storia contemporanea più riconoscibile del Mahatma, della “grande anima”, come lo definì il poeta indiano Tagore. Ma quanti possono dire di sapere chi fosse veramente? Quanti hanno esplorato fino in fondo la sua incredibile vicenda umana e politica? Non credo molti. Nonostante la sua popolarità e la sua grandezza, Gandhi rimane, soprattutto per le nuove generazioni, troppo spesso soltanto una icona, una fotografia su un manuale di Storia, e la sua conoscenza si limita a qualche sparuta informazione, o al ricordo di alcune delle sue celebri massime sulla nonviolenza e sulla disubbidienza civile. Tutto ciò non solo perché Gandhi è ormai una figura che appartiene a un mondo assai lontano, che non esiste più, ma anche e soprattutto perché egli è stato un personaggio molto complesso, dalle tante sfaccettature: un avvocato, uno studioso delle religioni, un uomo politico, un apostolo del vegetarianismo, un filosofo e una guida spirituale. Nella sua formazione culturale e politica hanno avuto un ruolo di primo piano la lotta per i diritti degli indiani che vivevano e lavoravano in Sudafrica, l’esperienza universitaria londinese, le vicende familiari, le guerre, l’induismo e la vita comunitaria. E poi i suoi insegnamenti: l’elogio dell’austerità, la nonviolenza, la castità, il digiuno come forma di protesta, la spiritualità come stile di vita. Si comprende bene, quindi, l’estrema difficoltà nel raccontare Gandhi. Ho cercato di farlo intrecciando le storie di prepotenze, d’amicizia e d’amore fra adolescenti con quella della vita del Mahatma, ho dato la parola a Padma e Marco, a Ishvar, Keval e Arati, personaggi di oggi che – mentre la 3


vita li fa soffrire, pentire, innamorare e gioire – riflettono sugli insegnamenti di un piccolo uomo che ha cambiato per sempre il corso della Storia. Il romanzo, ovviamente, non rappresenta un racconto esauriente della vicenda umana e politica di Gandhi. Esso, infatti, narra solo una minima parte di vita straordinariamente intensa. Per questo, alla fine della narrazione, troverete dei Focus di approfondimento che vi aiuteranno, oltre che ad analizzare il testo, anche a conoscere meglio la figura del Mahatma e il periodo storico durante il quale visse e operò. Buona lettura e buon lavoro! R. M.

Mohandas Karamchand Gandhi

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Indice Nota introduttiva.................................................................. 3 1. La banda dei quattro ..................................................... 8 2. Ishvar ................................................................................ 12 3. L'incendio......................................................................... 16 4. L'incubo ........................................................................... 25 5. Un colpo di scena........................................................... 30 6. La confessione ................................................................ 34 7. L'amicizia ......................................................................... 38 8. Le ragazze ........................................................................ 41 9. La partenza ..................................................................... 47 10. L'arrivo a Mumbai ......................................................... 50 11. Un carattere difficile ...................................................... 54 12. Le scuse ............................................................................ 58 13. Lo sposo bambino ......................................................... 61 14. Un perfetto gentiluomo inglese .................................. 65 15. Il passato che torna ....................................................... 69 16. Le caverne di Elephanta ............................................... 74 17. Satyagraha ...................................................................... 80 18. Il matrimonio indiano .................................................. 89 19. La marcia del sale .......................................................... 96 Focus Cronologia della vita di Gandhi .................................. 102 Un po’ di Storia: l'India dalla dominazione inglese all'indipendenza ............................................................. 107 Gandhi e le grandi religioni ......................................... 111 Due articoli di Federico Rampini ............................... 113 Dossier Intervista all'illustratore ............................................... 116 Percorsi di lettura .................................................................. 117 5


Q

uando il Boeing 747 decollò dall’aeroporto internazionale di Mumbai, Marco capì che la sua vita era cambiata per sempre. Al ritorno in Italia i genitori e gli amici avrebbero riconosciuto la sua fisionomia, ma non certo il suo carattere. In quegli ultimi mesi aveva vissuto esperienze che avevano inciso nella sua mente e nel suo cuore tanto da renderlo irriconoscibile persino a se stesso. Solo qualche minuto prima, proprio in un gate d’imbarco di quello scalo, seduto accanto alla ragazza indiana che lo aveva fatto innamorare, aveva pianto come mai in vita sua: non per capriccio o per paura, ma per la commozione, per quello sconvolgimento interiore che si prova quando ci si sente partecipi delle vicende dolorose o liete di altri. Era accaduto tutto in mezzo al caos dei viaggiatori, tra annunci di ritardi e partenze, a poca distanza dal padre e dal fratello di lei. Padma, l’artefice di quella metamorfosi, gli aveva narrato l’ultimo atto di un racconto iniziato il giorno in cui si erano visti per la prima volta. L’aveva fatto con una passione e una forza matura, anche se era ancora una fanciulla. Questo perché la storia che aveva rivelato a Marco rappresentava per lei molto più della vicenda di uno di quegli uomini che hanno lasciato un segno profondo e inconfondibile nella storia del mondo. Erano, infatti, la sua stessa natura, il suo modo di osservare la realtà,

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di giudicare l’umanità a essere stati plasmati dall’insegnamento di quel piccolo, gracile, timido indiano che aveva amato anche le mosche, pulito le latrine, opposto le sue ossa ai bastoni del potere e alzato la sua voce gentile contro ogni sopruso, conquistando così la fiducia e l’amore di milioni di persone. Quell’uomo che aveva concluso la sua incredibile esistenza un pomeriggio di gennaio del 1948, mentre si recava a pregare, sorretto dalle sue pronipoti, nel giardino della casa di un vecchio amico dove soggiornava quando si trovava a Nuova Delhi. L’omicida, un uomo accecato dal fanatismo religioso, prima di sparargli tre colpi di pistola al petto, si era inchinato fingendo un segno di deferenza davanti all’uomo più umile e potente della storia indiana, capace di perdonare con l’ultimo respiro anche il suo assassino. Il saio di lino immacolato che ricopriva quel corpo minato dall’età, da una salute sempre cagionevole, dalle lotte e dai digiuni, si tinse di rosso mentre gli occhi di Marco si bagnarono di pianto. Fu così che Padma capì che il miracolo si era compiuto. Solo allora, pur avendolo desiderato tante volte, avvolse con il suo sguardo di donna quel ragazzo che un tempo aveva cercato la sua forza nella prepotenza e che ora si era commosso fino alle lacrime ascoltando il racconto della morte di Gandhi.

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Capitolo 1

La banda dei quattro Tutto era iniziato un pomeriggio al Bar della Pineta, un piccolo locale ai margini di quell’area verde che segnava il confine tra la città e il mare. Il primo ad arrivare, in sella a una Vespa rossa di quarta mano, era Achille, uno spilungone biondo e con il volto pieno di lentiggini che aveva già ripetuto due volte il primo superiore e si accingeva a concedere il tris. Era un tipo che parlava poco, ma quando lo faceva emetteva sentenze come quelle di un capo indiano. Tutti lo temevano, perché era di due anni più grande dei compagni e aveva più volte dimostrato di saperci fare con pugni e calci. Poi si presentava Riccardo, solitamente alle prese con panini grondanti di salse o merendine al cioccolato, un dolce di cui era talmente ghiotto da poterne ingurgitare un’intera confezione da dodici pezzi in pochi minuti. Per questo la sua forma fisica lasciava a desiderare e faceva sempre più fatica a mantenere la cinta dei pantaloni all’altezza giusta. Ogni venti metri, infatti, era costretto a concedersi una pausa per evitare che crollassero sugli anfibi che calzava da settembre a giugno. A scuola se la cavava benino, lo sport lo disgustava – soprattutto quello praticato – mentre coltivava una vera passione per i romanzi polizieschi e di guerra. Per questo era stato nominato all’unanimità stratega della compagnia. Preparava scrupolosamente mappe, schemi, cartine, disegni di agguati e imboscate, come se quelli della banda non fossero stupidi scherzi e odiose prepotenze, ma rapine milionarie o attacchi militari in grande stile. Infine apparivano all’orizzonte Mary e Marco, il capo indiscusso della gang. La ragazza aveva un viso gentile, delica8


Capitolo 1. La banda dei quattro

to, tuttavia lo sguardo poteva diventare duro e qualche volta persino feroce. Aveva le orecchie inanellate di piercing, i capelli cortissimi e indossava tutto l’anno lo stesso abbigliamento: jeans grigi, scarpe da running e un chiodo di pelle nera, borchiato come l’armatura di un guerriero medievale. In estate, unica concessione al caldo, Mary abbandonava i maglioni di lana grezza per sostituirli con delle t-shirt rigorosamente nere. Il suo passatempo preferito era ascoltare musica rap, tanto che, non di rado, soprattutto quando era arrabbiata o felice, parlava come un rapper in concerto. Si atteggiava “a ragazza del capo”, ma tra di loro non c’era mai stato nulla, se non qualche carezza lieve e confusa scambiata durante una festa d’istituto: per Marco era stato solo un momento di distrazione, mentre Mary le aveva considerate una vera e propria dichiarazione d’amore. Da allora non aveva fatto altro che sospirare una replica, magari più convinta, in grado di sancire un fidanzamento che lei considerava ormai cosa fatta. Nel frattempo girava intorno al suo capo come una guardia del corpo, come un cane che protegge il suo osso. Al ragazzo questo modo di fare non dispiaceva, ma solo durante le riunioni della banda. Non lo sopportava a scuola dove, infatti, evitava volentieri la compagnia dell’amica. Marco aveva l’aspetto da bravo ragazzo, un ciuffo gli tormentava la fronte e un paio di occhialini tondi da primo della classe cerchiava d’argento i suoi occhi verdi. Aveva un sorriso che spesso si traduceva in una smorfia di presunzione, ma nulla faceva pensare alla crudeltà delle sue azioni segrete. Con le parole ci sapeva fare ed era riuscito a conquistare la considerazione dei professori e il rispetto dei compagni di classe. Nessuno aveva mai sospettato che dietro alcuni episodi di bullismo che avevano turbato la vita della scuola ci fosse la regia di Marco. Egli, infatti, era abilissimo nel 9


Sulle tracce di gandhi

nascondere il suo ruolo. Non partecipava mai in prima persona alle azioni della banda, limitandosi a impartire ordini e osservare da lontano le conseguenze dei suoi piani scellerati. Evitava di farsi vedere insieme agli altri, limitandosi a incontrarli nel retrobottega del Bar della Pineta. Li teneva in pugno e tutti soggiacevano al suo carisma, alla sua autorevolezza. Nessuno lo avrebbe mai tradito, anche perché il patto che li aveva uniti, sancito da un solenne giuramento, prevedeva al primo punto la segretezza assoluta sull’identità del capo e dei componenti della banda. Il loro quartier generale era uno stanzino al centro del quale troneggiava un vecchio biliardino privo di un paio di giocatori per squadra. Antonio, il proprietario del bar, era uno zio di Achille e per questo i quattro potevano utilizzare quello spazio per riunirsi. Prima di ogni decisione, quasi fosse una specie di rito, si sfidavano in una partita all’ultimo goal che si concludeva sempre con la vittoria della coppia Marco-Mary. Solo dopo, seduti in circolo su quattro sgabelli sgangherati, discutevano del prossimo blitz della gang. La riunione iniziava con un intervento di Marco il quale, con il piglio di un vero leader, rivelava l’identità della prossima vittima e la punizione da infliggere. Subito dopo prendeva avvio la discussione che riguardava, però, soltanto gli aspetti organizzativi. Nessuno osava mettere in dubbio le decisioni del capo. Così, quel pomeriggio, quando nello stanzino risuonò il nome di Ishvar, ci furono solo applausi di assenso e risatine di approvazione.

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Capitolo 2

Ishvar Ishvar era arrivato con il padre dall’India il giorno del suo decimo compleanno. Il viaggio era durato quasi una settimana. Prima il lungo volo da Mumbai fino a Londra, poi, dopo una sosta nella capitale inglese ospiti di alcuni cugini, un areo aveva portato in Italia Ishvar e suo padre. A casa avevano lasciato la parte femminile della famiglia: Arati, una donna ancora giovane, ma che una malattia delle ossa costringeva su una sedia a rotelle, e Padma, una ragazza straordinariamente bella. Per questo i genitori l’avevano chiamata con uno dei nomi di Lakshimi, dea della bellezza nella religione induista. Le qualità di Padma non riguardavano però solo il suo aspetto. Di un anno più piccola del fratello, aveva mostrato sin da bambina un carattere forte e combattivo, un’intelligenza vivace e una spiccata predisposizione per lo studio. Purtroppo era stata costretta ad abbandonare la scuola per prendersi cura della madre. Aveva sognato di fare l’avvocato per difendere i più deboli e combattere la discriminazione delle donne, soprattutto di quelle che abitano nelle zone rurali dell’India. Nonostante la giovane età, conosceva assai bene la storia del suo Paese, in particolare quella della lotta per l’indipendenza dall’Inghilterra. Questo spiccato interesse l’aveva portata a leggere molti libri del protagonista di quella lotta: Mohandas Karamchand Gandhi, conosciuto anche come Mahatma, cioè “grande anima” – appellativo datogli dal poeta indiano Tagore – oppure come Bapu, cioè “padre”. Si sarebbe quindi laureata senza difficoltà anche perché non sarebbero mancati gli aiuti da parte di parenti e amici. Uno zio benestante che commer12


Capitolo 2. Ishvar

ciava in tessuti le aveva promesso che avrebbe sostenuto le spese universitarie e una vedova che viveva di fronte alla sua abitazione si sarebbe volentieri occupata di Arati. Nonostante ciò, per nulla al mondo Padma avrebbe lasciato ad altri il destino della madre, neanche per una brillante carriera da avvocato. Così, una volta terminata a pieni voti la scuola media, la ragazza aveva iniziato a trascorrere le sue giornate occupandosi sia della donna sia delle faccende domestiche. «Quando starai meglio, ci raggiungerete in Italia. Ora devi pensare a guarire» diceva Keval alla moglie ogni volta che comunicavano con Skype. Una rassicurazione che ripeteva da anni e che ormai era diventata un’abitudine. Arati non avrebbe mai sopportato la fatica di un viaggio tanto lungo. Keval, inoltre, sarebbe stato costretto a traslocare in un’abitazione in grado di accogliere altre due persone e soprattutto attrezzata per ospitare una persona sulla sedia a rotelle. Il piccolo appartamento dove viveva con Ishvar, un sottotetto di un palazzone ai margini di un quartiere popolare, bastava a soddisfare a malapena le modeste esigenze di padre e figlio. L’ascensore, inoltre, non funzionava da anni e questo avrebbe significato per la donna vivere in una prigione. Gli affari a Keval non andavano male da quando, abbandonato il commercio di custodie per cellulari, aveva aperto con un amico pakistano un negozietto di frutta e verdura. Tuttavia le spese erano state tante e per ora non poteva permettersi di tirare fuori altri soldi né per una nuova casa né per mantenere in Italia moglie e figlia. E poi Arati aveva bisogno di essere accudita e in India lo era amorevolmente non solo da Padma, ma anche da parenti e vicini di casa. A Mumbai la vita non era facile, “ma qui – pensava l’uomo – non se la passerebbero meglio”. Non erano scuse. Sarebbe stato l’uomo più felice al mondo se avesse potuto riunire l’intera famiglia sotto un solo tetto, ma per ora l’u13


Sulle tracce di gandhi

nico desiderio realizzabile era quello di mettere da parte i soldi necessari per tornare in India durante le ferie estive. Il negozio di frutta non chiudeva mai. Keval e il socio pakistano si erano quindi organizzati dandosi il cambio: il primo aveva scelto luglio, anche perché Ishvar non andava a scuola, al secondo andava bene qualsiasi altro mese perché non aveva figli. Ma come trovare il denaro necessario per il biglietto aereo? Non c’era altra soluzione che integrare i guadagni con un secondo lavoro. Per questo, una volta abbassata la saracinesca del negozio alle otto di sera, Keval andava a lavare i piatti in un locale della riviera dove un suo amico di vecchia data faceva il pizzaiolo. Così, quando a mezzanotte tornava a casa, aveva solo la forza di svegliare Ishvar, che come al solito si era addormentato sui libri, fare una doccia, mangiare qualcosa preparata dal figlio, per poi abbandonarsi – dopo una preghiera alla quale confidava riconoscenza e speranze – a un sonno profondo e pesante. Ishvar si occupava anche delle faccende domestiche. La mattina, prima di andare a scuola, preparava la colazione, poi rifaceva i letti, lavava le stoviglie, caricava la lavatrice, spazzava il pavimento. Quando tornava dalle lezioni, cucinava l’unica pietanza del giorno che bastava per il pranzo e la cena. La sua famiglia, essendo di religione induista, era stata sempre vegetariana, anche se padre e figlio, seppure raramente, avevano violato quel regime alimentare. Per esempio Ishvar una volta non aveva resistito alla curiosità di assaggiare un hamburger e del pollo fritto durante una festa di compleanno. L’esperienza non l’aveva entusiasmato e forse per questo riuscì a non cadere in tentazione, tuttavia si sentì in colpa e neanche l’aumento giornaliero delle preghiere al dio Śiva lo liberò dal peso di quel peccato. Per fortuna un giorno il padre gli confessò, arrossendo in volto, che quando era ragazzo anche lui aveva trasgredito alle re14


Capitolo 2. Ishvar

gole assaggiando della carne di cammello. Arrivarono così alla conclusione che erano state soltanto debolezze giovanili, peccati veniali che non avevano mai messo in discussione né fede né dieta. Del resto si trattava di una scelta alimentare non solo dettata dalla religione, ma anche dalla convenienza: avevano a disposizione frutta e verdura in abbondanza, alimenti che Keval ogni sera portava a casa dal negozio. Si trattava di mele, pere, banane mature e poi cocco e frutta secca, con le quali Ishvar preparava delle ricche macedonie, mentre con verdure e legumi cucinava zuppe e minestroni. Solo la domenica era il padre a cimentarsi ai fornelli. La sua specialità era il riso al cocco, uno dei piatti principali della cucina tradizionale indiana. «Non sarà come quello che prepara tua madre, ma ringraziamo comunque il cielo» diceva ogni volta che sistemava la pietanza fumante al centro della tavola; poi, con il pensiero rivolto ad Arati e a Padma, mangiavano con gusto e nostalgia. Anche Ishvar contribuiva a incrementare il gruzzolo destinato all’acquisto dei biglietti arei per tornare in India. Usando del filo di ferro aveva fissato un grande cesto di vimini davanti al manubrio della sua bicicletta che, in virtù di quell’aggiunta, aveva un andamento ancora più sghembo. In questo modo poteva, soprattutto il sabato pomeriggio, fare le consegne a domicilio per un piccolo supermercato, per un fioraio e, ovviamente, per il negozio di frutta e verdura del padre. Per questo lavoro non era pagato dai negozianti ma dai clienti. Le mance erano buone, tanto che a sera, pieno d’orgoglio, lasciava in bella vista sul comodino di Keval il denaro tanto faticosamente guadagnato grazie al contributo decisivo della sua bicicletta. E fu proprio la due ruote di Isvhar ad attirare la diabolica attenzione della banda dei quattro. 15


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