Theriaké MENSILE DELL’ASSOCIAZIONE GIOVANI FARMACISTI DI AGRIGENTO
Anno II n. 14 Febbraio 2019
Sommario
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Attualità Farmacista Giano Bifronte, stessi problemi diverse soluzioni?
6 Spazio mamma Psicologia in farmacia, presa in carico olistica della donna in gravidanza
10 Delle Arti
La cappella Carafa di Filippino Lippi
14 Fitoterapia&Nutrizione
Citrus sinensis, attività biologica della scorza e della polpa di arancia
20 Cultura
A cosa serve parlare d’arte
30 Apotheca&Storia
La medicina nel Settecento
Responsabile della redazione e del progetto grafico: Ignazio Nocera Redazione: Valeria Ciotta, Elisa Drago, Christian Intorre, Francesco Maratta, Federica Matutino, Giorgia Matutino, Silvia Nocera, Giusi Sanci. Contatti: theriake@email.it Theriaké via Giovanni XXIII 90/92, 92100 Agrigento (AG). In copertina: Madonna con fuso in mano. Mosaico. Chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio, Palermo. Questo numero è stato chiuso in redazione il 27 – 2 – 2019
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Collaboratori: Giuseppina Amato, Stefania Bruno, Paola Brusa, Laura Camoni, Corrado De Vito, Roberto Di Gesù, Gaetano Di Lascio, Claudio Distefano, Vita Di Stefano, Carla Gentile, Aurelio Giardina, Pinella Laudani, Maurizio La Guardia, Erika Mallarini, Rodolfo Papa, Annalisa Pitino, Luigi Sciangula. In questo numero: Giuseppina Amato, Claudio Distefano, Ciro Lomonte, Ignazio Nocera, Rodolfo Papa, Giusi Sanci.
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Attualità
FARMACISTA GIANO BIFRONTE stessi problemi diverse soluzioni? Claudio Distefano*
«La classe dei farmacisti si trovava divisa […] perché alcuni erano entusiasti dei medicinali preparati […] mentre altri parteggiavano per le tradizionali pozioni pazientemente manipolate nel retro delle farmacie. [...] Il dottor Teodoro non aveva parlato d’altro, essendo lui stesso uno dei campioni della scuola tradizionale. “A che servirà il farmacista quando non ci saranno più che prodotti manifatturati? Diverrà anche lui un semplice commesso, un cassiere della sua propria farmacia” […] né lui né nessun altro dei più ardenti difensori del ricettario manipolato tralasciavano di comperare per le loro farmacie i prodotti di laboratorio. [...] come avrebbero potuto far fronte alla concorrenza se avessero lasciato le loro farmacie sprovviste di quei maledetti medicinali così alla moda? La sua presa di posizione nel dibattito era quindi una semplice questione di principio, gratuita, teoria, e non aveva niente a che vedere con le esigenze pratiche del commercio». Sembra un resoconto di una riunione serale associativa, tra le tante alle quali abbiamo assistito, ma in realtà, si tratta di un passo del celebre romanzo, scritto da Jorge Amado nel 1966, Dona Flor e i suoi due mariti, dei quali, per inciso, il secondo è lo stimato farmacista dottor Teodoro, mentre il primo fu il ballerino Vadinho, morto a Carnevale mentre ballava la samba… I nostri problemi non sono forse sempre gli stessi, a qualsiasi latitudine ed epoca storica? Ed allora perché preoccuparsene, se siamo da sempre scampati alla tempesta? Forse perché a problemi simili bisogna rispondere con soluzioni diverse. Nel dibattito di allora, in Sud America come in Italia, la scomparsa del medicinale galenico, sostituito dal farmaco industriale, sembrava svilire il valore della professione e l’essenza stessa della farmacia; ciò non accadde perché il farmacista seppe conquistarsi un proprio ruolo professionale come dispensatore di farmaci innovativi e la farmacia ne ebbe un beneficio economico importante. Oggi sentiamo di correre gli stessi rischi: la gestione imprenditoriale della farmacia è diventata più complessa e non sempre le conoscenze gestionali del farmacista sono sufficienti a tenere i conti in ordine; l’offerta commerciale si è ampliata, per fortuna, a nuovi settori merceologi, per i quali, però, le competenze professionali non sempre sono aggiornate, e sono inoltre, presenti nuovi competitor anche esterni al canale professionale,
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Figura 1. Maestro dei Mesi. Gennaio (Giano). Ferrara, Museo della Cattedrale
per non dire dello sviluppo dell’e-commerce. Il valore dell’atto professionale legato alla dispensazione del farmaco diventa sempre più marginale, poiché l’innovazione farmacologica non
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Attualità
Figura 2. Jorge Amado
passa più dalla farmacia, e la remunerazione dei prodotti erogati è sempre più bassa essendo legata ormai solo ai farmaci tradizionali che sono considerati una commodity, ovvero prodotti senza valore aggiunto. Ecco perché nascono e vengono potenziate modalità di distribuzione del farmaco che tendono a superare la distribuzione finale del farmacista, che viene considerato un centro di costo. La soluzione può essere ricercata con diverse strategie: sul piano commerciale va potenziato il concetto di “coopetizione”, ovvero il modello di business, che coniugando competizione e cooperazione, si realizza tra imprese concorrenti che scelgono di collaborare su alcune attività del proprio business; per esempio mettendo in rete attività o sviluppando economie di scala, pur continuando a mantenere le scelte di assortimento, e le proprie capacità professionali di consiglio e imprenditoriali di gestione. Sul piano professionale considerare, ai fini della remunerazione dell’azienda, il farmaco come mezzo e non come fine, ovvero garantirsi un vantaggio competitivo verso le nuove attività di pharmaceutical care (presa in carico ed aderenza terapeutica) che saranno strategiche per la gestione sostenibile delle risorse verso la cronicità. Andrà, inoltre, rilanciato il concetto di formazione ed aggiornamento professionale, considerato che nei prossimi anni ci attende una rivoluzione
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scientifica ben più radicale di quanto noi immaginiamo. Avvento ed utilizzo dei big data, digitalizzazione, robotica, nuovi farmaci e device, “app” sanitarie, stampanti 3D, e molto altro, determineranno un salto tecnologico e culturale al quale non siamo del tutto preparati, ma che se assimilato garantirà al farmacista un ruolo professionale specifico ed insostituibile.
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Spazio mamma
PSICOLOGIA IN FARMACIA
presa in carico olistica della donna in gravidanza
Giuseppina Amato* La connotazione moderna che attribuisco al ruolo della farmacia e, in essa, del farmacista, non può prescindere dalla visione olistica della persona che, in quanto tale, è inscindibilmente composta da fisicità e psiche, entità connesse nell’intimo e, solo a scopo didattico, semplicisticamente scisse. In ogni azione, reazione o stato dell’entità umana si configura l’estrema permeazione dell’uno verso l’altro aspetto. Questa consapevolezza si rafforza e trova concretezza nell’osservazione del continuo e rinnovato interesse delle generazioni contemporanee verso gli aspetti psichici e relazionali delle esperienze. La maternità, momento di massima propensione all’interiorità nella vita di una donna, diventa la condizione ideale per parlare di unità fisica e psichica anche ad un pubblico profano ma che mostra spiccata sensibilità verso tali aspetti. Da qualche tempo, nell’esperienza dei percorsi rivolti alle donne in procinto di diventare mamma, abbiamo inserito, con grande riscontro, un appuntamento in cui le informazioni fornite allungano lo sguardo oltre la mera trasmissione nozionistica e scientifica propriamente detta. Dalla collaborazione con la dottoressa Carla Angileri, psicologa, è nato l’appuntamento che prende il nome da una pianta divenuta leggenda, la “rosa di Gerico”. Questa pianta, conosciuta anche come “rosa del deserto”, che a discapito del nome, ha in fase di quiescenza un aspetto di bulbo secco, con rami attorcigliati su se stessi, se idratata, si apre e mostra una rigogliosità inaspettata. Per analogia a quanto avviene nella donna che si apre alla nuova vita, questa pianta fu, nel passato, empiricamente associata al momento della gestazione, del travaglio e del parto. Con l’automatismo che quest’immagine crea, le gestanti entrano facilmente in una fase di
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osservazione attiva dei loro cambiamenti interiori e di ascolto delle proprie emozioni. La sensibilità della dottoressa Angileri e la sua professionale capacità di sondare le reazioni e calibrare su queste il prosieguo della conversazione, rendono l’evoluzione della discussione imprevedibile e sempre differente. Dei sei incontri che compongono Spazio Mamma, questo è quello che presenta maggiori variabilità nella scaletta di argomenti. Da osservatore privilegiato, ho potuto conoscere,
Figura 1. Rosa di Gerico o rosa del deserto, in forma quiescente e in forma idratata
assistendo e partecipando a questi incontri, un mondo variegato in cui della stessa esperienza ognuno sottolinea e lascia emergere aspetti diversi e dà priorità a emozioni complementari, spesso insieme presenti, più o meno manifeste. Il fascino che la mente umana esercita su di me, farmacista con formazione rigidamente scientifica, ma che ha imparato ad apprezzare la flessibilità e la possibile esistenza di verità apparentemente opposte all’interno di quel mondo affascinante che è l’interiorità di ogni persona, trova in questa esperienza lontana dal banco della farmacia la sua concretizzazione. Quando ci si approccia senza giudizio alle persone, senza la pretesa di insegnare nulla, ma con l’unico scopo di favorirne una serena presa di consapevolezza del proprio io e delle proprie emozioni, non si può che ottenere un risultato positivo.
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Spazio mamma
Abbiamo sempre lasciato che questo incontro concludesse il ciclo perché è quello che più di ogni altro consente alla donna di avere consapevolezza che in sé e nella coppia genitoriale può trovare le risorse necessarie per adempiere al ruolo che si appresta a rivestire. Lo scopo che mi sono ripromessa di perseguire nella realizzazione del progetto “Spazio Mamma”, infatti, è di fornire alle donne la certezza di poter contare su un team di persone esperte nei diversi aspetti tecnici da affrontare durante gravidanza e nei primi giorni col bambino, ma sopra ogni cosa, la ferma convinzione che la madre, in quanto tale, è sufficiente al proprio ruolo. Alla luce di questa esperienza, si rafforza la mia ferma convinzione che in un futuro non troppo lontano, la figura professionale dello psicologo dovrà trovare piena integrazione nell’organigramma della farmacia moderna, come componente strutturalmente integrata e non solo come satellitare presenza legata a progetti o iniziative sporadiche. Se è vero, infatti, che la farmacia moderna deve farsi carico del paziente nella sua totalità, in una visione olistica e poliedrica, nell’ottica del benessere globale, questo non può prescindere dall’aspetto psichico della persona. A questo proposito riporto le parole della dottoressa Angileri in cui parla della sua esperienza come conduttrice di corsi preparto e della valenza che questo progetto ha, secondo lei, all’interno dell’odierna farmacia italiana. «La visione che oggi la scienza ha dell’uomo e di ciò che ci circonda si fonda inevitabilmente sulla teoria della complessità che prevede una relazione inscindibile e difficile da connotare con un’univoca relazione causa-effetto, di tutte quelle variabili che permeano e compongono la nostra vita. Per tale motivo sarebbe assolutamente riduttivo e anacronistico pensare ad interventi sia di tipo riabilitativo che di tipo formativo-informativo
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Figura 2. Dott.ssa Carla Angileri, psicologa.
basati sull’utilizzo di un unico punto di vista autoreferente che spiegherebbe e illustrerebbe solo il suo parere. È la considerazione di questo contesto il motivo della presenza, all’interno del progetto “Spazio mamma”, di tre visioni diverse che fanno riferimento ognuna al proprio approccio formativo ed esperienziale: uno basato sulla rigida scienza e orientato al benessere fisico, l’alto orientato alla pratica e alla conoscenza del corpo della donna e il terzo, infine, che si basa sul benessere psichico e relazionale non solo nella gravidanza ma anche nel post-parto: tre professionalità e tre professionisti diversi ma con l'unico obiettivo di creare uno spazio per le mamme. Da qui nasce il nome, dall’esigenza di dare uno spazio fisico e mentale alle mamme, o comunque alle donne in gravidanza, per informarsi, parlare e confrontarsi. Tutto ciò, a mio parere, ha un valore aggiunto, poiché viene effettuato in farmacia, snodo fondamentale e necessario, da dove passa la salute dei cittadini e che, nell’immaginario collettivo, è proprio il luogo della risposta ai bisogni delle persone, viste nella loro interezza e appunto nella loro complessità. Per fare ciò, quindi, la cooperazione e l’integrazione di professionisti diversi è assolutamente necessaria per dare dei risultati performanti e per essere in linea con le attuali necessità dei cittadini. “Spazio mamma” è stato creato proprio tenendo conto di tutto ciò e sono onorata e orgogliosa di far parte di questo progetto che vede le donne in
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Spazio mamma
gravidanza proprio nella loro interezza, considerando questo momento non solo come un evento fisiologico, decisivo nella vita delle famiglie, ma soprattutto considerandolo come momento di cambiamento: verso gli altri, verso se stessa, verso il mondo esterno e nelle relazioni intra ed extra familiari. Infatti, è proprio questa la trama fondante del mio incontro, dove introduco il mio intervento proprio con l’immagine della rosa di Gerico, per dare un ancoraggio simbolico e visivo all’inscindibile connessione mente-corpo e ai cambiamenti insiti al momento della maternità, ma soprattutto per permettere alle mamme di considerare non solo la fisicità del cambiamento, ma anche di quelle specificità psichiche e relazionali che permeano la maternità e che spesso caratterizzeranno anche la successiva vita di madre. Proprio perché ogni persona è specifica e anche i gruppi che si vengono a creare sono diversi, modifico e calibro i miei interventi in maniera differente a seconda della loro partecipazione emotiva e della loro curiosità verso specifiche tematiche, tenendo bene a mente quali sono le maggiori preoccupazioni e paure delle mamme che vanno dall’allattamento, al momento del parto, alla scelta del nome, al ritorno a casa con conseguenti visite da parte di parenti ed amici, alla depressione post partum. Tutti argomenti molto validi che cerco di toccare in maniera differente a seconda del gruppo che mi trovo di fronte, utilizzando talvolta anche un approccio esperienziale per rendere ciò ancora più visibile e concreto poiché l’obiettivo è quello di fornire alle mamme una maggiore consapevolezza, una capacità di pensiero e di riflessione su tutti quei passaggi che a volte vengono dati per scontati e che per tale motivo spesso tralasciati, con la conseguenza che alcune di queste dinamiche, se sottovalutate, possono generare disagio nelle mamme che si approcciano al loro nuovo ruolo o alla coppia genitoriale che spesso si trova carica di emotività e nuovi compiti di cui precedentemente era all’oscuro. Inoltre la scelta dell'assetto gruppale è assolutamente adatta non solo all'incontro in sé, ma soprattutto nel post corso, infatti successivamente è stato sempre creato un gruppo Whatsapp con un duplice obiettivo: da un lato tutte
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e tre le professioniste sono raggiungibili dalle mamme sia sul gruppo che privatamente, come può accadere per consulti privati di qualsiasi genere, ma anche, e soprattutto, per creare un gruppo di “mutuo aiuto” tra le mamme che parlando lo stesso linguaggio e spesso essendo attraversate dalle stesse perplessità usano il gruppo per un confronto e un sostegno che non può che essere benefico. Questa capacità di metapensiero sulla quale si vuole far leva per permettere alle mamme di prendere consapevolezza delle proprie dinamiche interne e quindi di saper farvi fronte in maniera meno istintiva e più capace, più critica è l’obiettivo del mio incontro che mi piace immaginare con un parallelismo: come il corpo, attraverso lo spostamento degli organi interni, fa spazio ad un nuovo essere umano, così la mente fa spazio alla nuova vita psichica che da lì in poi sarà sempre presente nella mente e nella realtà di una mamma».
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Delle Arti
LA CAPPELLA CARAFA DI FILIPPINO LIPPI
Rodolfo Papa Nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva a Roma, Filippino Lippi dipinse sul finire del XV secolo un importante ciclo pittorico che celebra il culto mariano e l’ordine domenicano [1]. Filippino Lippi, figlio del pittore fiorentino Filippo Lippi, nato nel 1457 a Prato, e vissuto quasi sempre a Firenze, trascorre a Roma alcuni anni, dal 1488 e al 1493, durante i quali riceve dal cardinale napoletano Oliviero Carafa l’incarico di dipingere la decorazione della cappella dell’Annunciazione in Santa Maria sopra Minerva. Santa Maria sopra Minerva nasce su un antico oratorio dedicato alla Madonna, sorto nei pressi del tempio di Minerva Calchidica; l’oratorio, tenuto dal 750 dalle monache basiliane, viene concesso nel 1266 ai Frati Predicatori che nel 1280 cominciano a ricostruirlo completamente, dando luogo alla magnifica chiesa che da allora sarà oggetto di continui interventi di progettazione e di abbellimento. Entro questo ininterrotto flusso costruttivo, si colloca la decorazione che il cardinal Carafa volle per la cappella dell’Annunciazione. Lo stemma del cardinale campeggia sulla volta, divisa in quattro vele, ciascuna occupata da una Sibilla, secondo una dinamica Figura 1. Filippino Lippi, Assunzione. Parete dell’altare, Cappella Carafa. Chiesa di Santa reinterpretazione dello schema già Maria sopra Minerva, Roma. sperimentato da Domenico poggia la Vergine Assunta e con l’altra sorreggono Ghirlandaio nella volta della cappella Sassetti in festanti una fiaccola accesa, simbolo della sapiente Santa Trinità a Firenze (1485). attesa sponsale della Chiesa, specchiata in Maria; al La parete principale è costruita in modo originale. È di sotto vanno degradando paesaggi lontani e vicini, interamente dominata dalla scena della Assunzione, campagne con ruderi, genti che guardano in alto, in cui spiccano per elegante dinamismo i tre angeli scendendo ai lati di una finta cornice marmorea, che con una mano spingono in alto la nuvola su cui
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Delle Arti
L’AUTORE Rodolfo Papa, pittore, scultore, teorico, storico e filosofo dell’arte. Esperto della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Docente di Storia delle teorie estetiche presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose Sant’Apollinare, Roma; il Master di II Livello di Arte e Architettura Sacra dell’Università Europea, Roma; l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Santa Maria di Monte Berico, Vicenza; la Pontificia Università Urbaniana, Roma. È Accademico Ordinario della Pontificia Insigne Accademia di Belle Arti e Lettere dei Virtuosi al Pantheon. Presidente della Accademia Urbana delle Arti. Tra i suoi scritti si contano circa venti monografie e alcune centinaia di articoli (“Arte Cristiana”; “Euntes Docete”; “ArteDossier”; “La vita in Cristo e nella Chiesa”; “Via, Verità e Vita”, “Frontiere”, “Studi cattolici”; “Zenit.org”, “Aleteia.org”; …). Come pittore ha realizzato interi cicli pittorici per Basiliche, Cattedrali, Chiese e conventi (Basilica di San Crisogono, Roma; Basilica dei SS. Fabiano e Venanzio, Roma; Antica Cattedrale di Bojano, Campobasso; Cattedrale Nostra Signora di Fatima a Karaganda, Kazakistan; Eremo di Santa Maria, Campobasso; Cattedrale di San Panfilo, Sulmona; chiesa di san Giulio I papa, Roma; San Giuseppe ai Quattro Canti, Palermo; Sant'Andrea della Valle, Roma …).
anch’essa affrescata, che inquadra una scena lezione fiorentina del maestro Botticelli e la lezione ambientata in un interno: come se nel paesaggio romana dell’antico, proponendo una sintesi cosmico dell’Assunzione si aprisse la porta su un personale che va oltre il classico. Vorrei isolare, palazzo, in cui un altro evento mariano si svolge. In come già premesso, in questo ricco complesso solo questo modo viene finta una pala d’altare che in realtà è una porzione dell’affresco complessivo. In essa Maria fa da perno tra due fotogrammi contestuali; da un lato l’angelo annuncia a Maria il divino concepimento, dall’altra san Tommaso d’Aquino presenta il cardinale Carafa alla Vergine. In questo modo è come se il cardinale Carafa potesse accogliere nel proprio palazzo la Vergine, grazie all’intercessione del santo teologo, con il quale vantava comuni ascendenze. Nella complessa decorazione della parete di destra, spicca la raffigurazione della cattedra di San Tommaso e nella lunetta superiore una scena multipla, facente capo ancora a San Tommaso, rappresentato in estasi. La parete sinistra, originariamente affrescata con allegorie di vizi e virtù, è stata poi sostituita dal monumento funebre di papa Paolo IV Carafa, a opera di Pirro Ligorio. La cappella è un piccolo capolavoro di bravura, in cui Filippino dimostra di Figura 2. Filippino Lippi, Annunciazione. Cappella Carafa. Chiesa di Santa Maria aver fatto propria e superata la sopra Minerva, Roma.
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Delle Arti il ritratto di San Tommaso d’Aquino, così come emerge nella rappresentazione dell’Annunciazione, della cattedra di San Tommaso e nella lunetta di sinistra. Vediamo innanzitutto l’aspetto fisico. Le fonti agiografiche hanno lasciato un ritratto piuttosto concorde: Tommaso era grande e grosso, con pochi capelli. Leggiamo infatti che secondo un cistercense di Fossanova «era di grande statura e pingue e calvo sopra la fronte», e ancora il converso Nicola da Piperno scrive «era di grande statura e calvo e anche grosso e bruno», e Remigio di Firenze, allievo di Tommaso a Parigi, lo descrive addirittura come «grassissimo». Il biografo Guglielmo di Tocco precisa il significato morale legato a questi tratti fisici: «egli era grande di corpo e di una taglia alta e diritta che corrispondeva alla rettitudine della sua anima […] aveva una grossa testa come esigono gli organi perfetti che richiedono facoltà sensibili al servizio della ragione». Alla fisionomia fisica corrisponde dunque una precisa fisionomia spirituale: e proprio entrambe sembra ritrarre Filippino Lippi. Il suo Tommaso è infatti Figura 3. Filippino Lippi, Disputa di San Tommaso d’Aquino. Cappella Carafa, Chiesa di sicuramente grosso, dalla figura Santa Maria sopra Minerva, Roma. imponente e il cranio calvo, ma gli divina ispirazione della Sacra Dottrina di cui atteggiamenti mostrano come tale robustezza si declini nei termini della forza morale e della Tommaso è maestro. La preghiera è infatti la prima delicatezza spirituale: raffigurato mentre insegna e radice di ogni attività di Tommaso, ancora Tocco scrive «Tutte le volte che voleva studiare, mentre prega è forte e delicato, ma soprattutto nel intraprendere una disputa, insegnare, scrivere o presentare il cardinale alla Vergine, dettare, egli si ritirava anzitutto nel segreto della l’atteggiamento complessivo è di estrema preghiera e pregava sollecitudine umana, «La sapienza di Tommaso è al servizio versando lacrime, per paterna. I testimoni descrivono Tommaso come della verità: ai suoi piedi Filippino ottenere l’intelligenza dei misteri divini». estremamente affabile, Lippi pone un eretico esanime con in Bartolomeo da Capua infatti mano un cartiglio che recita “Sapientia Filippino coglie la complessa figura di Tommaso, santo e scrive: «essi credevano che vincit malitiam”» dottore, e infatti lo lo Spirito Santo fosse veramente con lui, poiché aveva sempre un viso rappresenta in tre diverse prospettive, tutte allegro, dolce ed affabile». Questa presenza dello convergenti. Quanto alla sua presenza al momento dell’Annunciazione, dobbiamo ancora notare la Spirito Santo si fa visibile nell’attributo devozione mariana legata all’ordine domenicano, iconografico del sole o stella lucente che cui Tommaso partecipava, con la processione della tradizionalmente lo accompagna, a sottolineare la
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Figura 4. Filippino Lippi, volta con le sibille. Cappella Carafa, Chiesa di Santa Maria sopra Minerva, Roma.
Salve, il Magnificat, l’Ufficio De Beata. Inoltre la devozione particolare di Tommaso al corpo di Cristo è colta qui quasi in nuce, come presenza al momento della divina Incarnazione. L’affresco in cui Tommaso è rappresentato in cattedra, attorniato da allegorie delle discipline, sorta di enciclopedia medievale, e dalle personificazioni delle eresie da lui denunciate, è notevole perché sa cogliere un tratto precipuo della sapienza tomista: l’umiltà. La sapienza di Tommaso è al servizio della verità: ai suoi piedi Filippino Lippi pone un eretico esanime con in mano un cartiglio che recita “Sapientia vincit malitiam”; il pittore fiorentino curiosamente sembra proporre una identificazione mariana: Tommaso schiaccia l’eresia come Maria pone il serpente sotto il calcagno. Inoltre Tommaso è rappresentato con un libro aperto in mano: in esso è scritta una frase di ispirazione paolina “Sapientia sapientum perdam”: che io perda la sapienza dei sapienti. Tommaso aveva una speciale devozione a San Paolo, testimoniata anche da racconti di apparizioni, e tra tutti i santi era quello cui mostrava particolare reverenza. Tommaso era umile, e soprattutto nelle dispute viene rappresentato come dotato della sapienza di Dio e non della sapienza degli uomini.
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Ma è soprattutto nella lunetta che Filippino mostra di aver ben compreso Tommaso: lo rappresenta infatti in preghiera estatica, a braccia aperte a forma di croce, secondo i Nove modi di pregare di San Domenico, alle sue spalle due angeli con in mano due gigli, simbolo della purezza ed insieme attributi dello stesso San Domenico; egli è di fronte al crocifisso, che viene rappresentato di profilo rispetto all’osservatore, come se solo San Tommaso lo guardasse in faccia; numerosi sono gli episodi narrati dall’agiografia riguardanti il rapporto profondo tra Tommaso e il crocifisso, ma soprattutto è negli scritti del Santo teologo che troviamo la conferma più eclatante: «Chiunque vuole condurre una vita perfetta non deve fare altro che disprezzare ciò che il Cristo ha disprezzato sulla croce e desiderare ciò che Egli ha desiderato. Non esiste infatti un solo esempio di virtù che la croce non ci dia» (Expositio in Symbol., art. 4).
Bibliografia 1.
Papa R., La città dipinta. La cappella Carafa di Filippino Lippi, in “ArteDossier”, gennaio 2005.
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CITRUS SINENSIS
attività biologica della scorza e della polpa di arancia Ignazio Nocera*
Figura 1. Agrigento, Giardino della Kolymbethra. Foto di Tommy Lopez.
«Non si può quasi dir esser giardino alcuno di bellezza, e in util perfetto dove non sia qualch’uno di questi alberi». Così scrisse nel 1593 Marco Bussato nel trattato Giardino di Agricoltura nel capitolo dedicato ai limoni, ai cedri e agli aranci [1]. Nel giardino siciliano (jardinu) convivono infatti piante ornamentali, autoctone ed esotiche, e diverse specie “utilitaristiche” cioè piante da frutto come quelle appartenenti al genere Citrus [2]. E jardinu è il termine spesso usato per indicare gli agrumeti. Secondo gli studiosi [3] il luogo d’origine degli agrumi sarebbe l’Estremo Oriente, in particolare alcune aree caldo-umide della Cina. Dalla Cina gli agrumi sarebbero poi giunti in India e in Mesopotamia. Gli antichi Greci e gli antichi Romani conobbero probabilmente soltanto gli agrumi a frutto giallo, che coltivavano non per uso alimentare, ma per uso liturgico e medico. Il racconto mitologico delle fatiche di Eracle può essere considerato una testimonianza del fatto che presso la civiltà greca erano conosciuti gli agrumi. Agrumi infatti erano i “pomi aurei” che Eracle rubò dal giardino delle Esperidi. Altre testimonianze sono gli affreschi di
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Pompei (Figura2) e i mosaici di Piazza Armerina (Figura3). Teofrasto (372-287 a. C.) nella Historia plantarum chiama il cedro “pomo della Persia” o “pomo della Media”. Anche i Romani chiamano Malus medica sia i cedri che limoni e lime. Nelle fonti antiche ricorre l’uso del termine “pomo” anche per indicare gli agrumi; solo più tardi il sostantivo citrus, dapprima adoperato per indicare esclusivamente il cedro del Libano, venne esteso agli agrumi, contribuendo a generare confusione tra il cedro, agrume, e il cedro del Libano, conifera. Quando le diverse tribù islamiche invasero la Sicilia (827 d. C.), dunque, limoni e cedri erano già conosciuti. È probabile invece che a quel periodo risalgano l’introduzione dell’arancio amaro, e l’affinamento delle pratiche di coltivazione. Dobbiamo attendere l’inizio del Cinquecento perché giunga in Europa, direttamente dalla Cina, l’arancio dolce (Citrus sinensis), secondo alcuni autori ad opera degli esploratori portoghesi, secondo altri invece grazie ai mercanti genovesi. Molto recente è l’introduzione del mandarino, portato dagli inglesi contemporaneamente a Malta e a Palermo nel 1810 [3].
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Fitoterapia&Nutrizione
Figura 2. Casa del Frutteto. Pompei
Figura 3. Villa del Casale. Piazza Armerina
Tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento il commercio degli agrumi diventa una pratica industriale che interessa vaste zone dell’Europa, come la Spagna, Malta, la Sicilia, la Liguria, la Calabria e la Campania. Oggi gli agrumi, considerati nella totalità delle specie e delle varietà, sono i frutti più coltivati al mondo; nel 2010 ne sono stati prodotti circa 123 milioni di tonnellate [4], il primo produttore mondiale è il Brasile. È invece la Spagna il primo Paese esportatore di prodotto fresco destinato al consumo; mentre gran parte della produzione brasiliana e statunitense (l’Italia in questa classifica è al terzo posto, l’Argentina al quarto) è destinata alla trasformazione industriale per la produzione di succhi [5]. L’interesse per questi frutti riguarda quindi il consumo del prodotto fresco, la produzione di succhi e l’estrazione di olî essenziali dal flavedo. Apprezzatissimi per le caratteristiche organolettiche e
contenute nel succo, dall’altra le attività antibatterica ed ansiolitica degli olî essenziali estratti dal flavedo. Di seguito si riportano alcuni risultati disponibili in letteratura, relativi appunto all’arancio dolce. Tassonomia L’arancio dolce (Citrus sinensis) afferisce alla famiglia delle Rutaceae e all’ordine Rutales [6].
nutrizionali, gli agrumi, oltre a Figura 4. Agrigento, Giardino della Kolymbethra. rappresentare una tradizionale Della specie sinensis sono disponibili sul mercato fonte di vitamina C, contengono sostanze che moltissime varietà; queste possono essere distinte mostrano interessanti attività biologiche, e per tra cultivar a pigmentazione rossa, navel, biondo, e questo continuano ad essere oggetto di numerosi a basso contenuto di acidità (Vaniglia o Maltese). studî. La varietà Vaniglia presenta una mutazione che In particolare, molti studî recenti si concentrano determina una riduzione del 90% del contenuto sulle arance, e riguardano da una parte le attività degli acidi tricarbossilici. Questa varietà, coltivata antiossidante ed antinfiammatoria delle sostanze
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Fitoterapia&Nutrizione anche a Ribera (Agrigento), ha oggi un mercato di nicchia. Fortemente ridimensionata è anche la produzione di arancio biondo (es. Ovale Calabrese, Biondo di Ribera, Valencia Olinda), poiché l’attenzione del mercato si è rivolta soprattutto alle varietà navel, di cui ricordiamo il Brasiliano di Ribera, e alle varietà pigmentate (Tarocco, Sanguinello, Moro), prodotte principalmente nella Sicilia orientale, che presenta condizioni climatiche peculiari che contribuiscono alla formazione di pigmenti. Infatti la presenza di pigmenti (antociani), sebbene sia dipendente dal genotipo, è fortemente influenzata dal clima [7]. L’arancia è un tipo di bacca, detta esperidio [6], distinta in tre parti: l’epicarpo o flavedo, il mesocarpo o albedo, e l’endocarpo o polpa. L’epicarpo è la parte più esterna dove sono contenute le sostanze che conferiscono il colore al frutto, e dove sono presenti gli otricoli (ghiandole oleifere) contenenti gli olî essenziali. L’albedo è la parte bianca e spugnosa della scorza, ed è costituita principalmente da pectine e materiale cellulosico, ma sono presenti anche piccole quantità di vitamine, aminoacidi, minerali, flavonoidi e acidi organici. L’endocarpo è la parte edibile, costituita da spicchi, disposti intorno ad un asse, contenenti all’interno il succo e i semi [8]. Composizione dell’olio essenziale L’olio essenziale di arancio dolce (Tabella 1) contiene, nella frazione volatile, principalmente limonene (>90%), nella frazione non volatile sono presenti flavoni. L’olio delle cultivar bionde presenta una maggiore quantità di aldeidi e una minore concentrazione in valencene rispetto all’olio delle arance a polpa rossa [9]. α-pinene sabinene mircene ottanale δ-3-carene limonene linalolo decanale geraniale valencene
0,4-0,7 0,2-1,0 1,7-2,5 0,1-0,4 0,1-0,3 92,7-95,9 0,3-0,7 0,1-0,4 0,1-0,2 0,1-0,4
Tabella 1. Composizione percentuale dell’olio essenziale di Citrus sinensis.
Composizione del succo Il succo delle arance è una soluzione acquosa acida con un pH di circa 3,3. È costituito per il 90% da
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Figura 5. Siracusa, Latomia dei Cappuccini. Cava di pietra utilizzata già nel VI sec a. C., scavata al di sotto del livello del mare; venne donata ai frati cappuccini che vi edificarono un convento e un giardino alla fine del ‘500. La scarsa radiazione solare spiega l’insolito sviluppo in altezza di questo esemplare di Citrus.
acqua, la rimanente parte è costituita da saccarosio, glucosio, fruttosio; acidi citrico, malico e isocitrico; acido ascorbico (50-80 mg/100ml nelle varietà rosse), vitamine A, B2 e PP; minerali (calcio e magnesio); asparagina, GABA, serina, acido aspartico, acido glutammico, arginina, alanina, prolina e flavonoidi. I flavonoidi presenti nel succo di arancia sono flavanoni (esperidina, didimina e narirutina) e antocianine (nelle varietà pigmentate). Le antocianine nella forma agliconica prendono il nome di antocianidine. Quelle presenti nelle varietà rosse di arancia sono: cianidina, delfinidina, pelargonidina, peonidina, petunidina [10]. Le arance, maggiormente le rosse, contengono inoltre esteri e glicosidi degli acidi idrossicinnamici (acido caffeico, p-cumarico, ferulico e sinapico) [11].
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Figura 6. Piana degli Albanesi (Palermo). Benedizione dell’acqua della fonte e delle arance. Nei paesi siciliani di rito bizantino cattolico, il giorno dell’Epifania, al termine della Divina Liturgia, giovani donne in abiti tradizionali portano alla fonte delle ceste di arance, che vengono benedette e distribuite in segno augurale. Alcuni ritengono che l’arancia simboleggi il risveglio della natura.
Attività biologica dell’olio essenziale In uno studio condotto presso l’Università di Palermo, le bucce di 12 cultivar di Citrus sinensis, provenienti dalla zona centro-orientale della Sicilia, sono state utilizzate per ottenere olî essenziali ed estratti. Gli olî essenziali sono stati ottenuti mediante distillazione in corrente di vapore, e gli estratti mediante estrazione con esano. L’olio essenziale di Sanguinello e Solarino Moro hanno mostrato una significativa attività antibatterica contro Listeria monocytogens; mentre l’estratto in esano di Valencia ha mostrato attività contro Staphylococcus aureus, Listeria monocytogens e Pseudomonas aeruginosa [12]. In una review del 2018 sono stati analizzati gli studî preclinici e clinici degli effetti sull’ansia degli olî essenziali di Citrus sinensis e Citrus aurantium (arancio amaro). In otto dei nove studî clinici presi in considerazione, gli olî essenziali sono stati somministrati per inalazione o aromaterapia; mentre in uno studio sono stati somministrati oralmente.
Attività biologica della polpa e del succo È stato dimostrato che il contenuto di esperidina, narirutina e flavonoidi totali nella polpa di arancia è superiore al contenuto delle stesse sostanze nel succo. Così anche la bioaccessibilità dei polifenoli (cioè la quantità di sostanza disponibile per l’assorbimento) e l’attività antiossidante della polpa superano quelle dei rispettivi succhi [14]. Inoltre, confrontando il contenuto in polifenoli del succo fresco di arance non pigmentate (Ovale,
L’analisi suggerisce che Figura 7. Taormina (Messina). Giardino del San Domenico Palace Hotel. l’esposizione a queste sostanze riduce in modo significativo lo stato d’ansia in Valencia e Navel) con quello di arance pigmentate pazienti in attesa di sottoporsi a cure (Moro, Tarocco e Sanguinello), si è visto che il succo odontoiatriche, e in particolare, nel caso di Citrus della varietà Tarocco presenta il più elevato aurantium, in pazienti in fase pre-operatoria e in contenuto di esperidina, mentre la varietà Moro pazienti affetti da leucemia mieloide cronica [13]. presenta il più alto contenuto di cianidin-3-
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Figura 8. Taormina (Messina). San Domenico Palace Hotel.
glucoside e cianidin-3-(6’’-malonil)-glucoside. Tuttavia l’attività antiossidante totale dei succhi è correlata alla quantità di acido ascorbico, che costituisce il più importante agente antiossidante presente in tutti i succhi [15]. Gli estratti polifenolici di Citrus sinensis e di Citrus
sinensis Tarocco Lempso sono risultati in grado di ridurre l’espressione di iNOS, COX-2 e differenti citochine, in studî condotti in vitro su macrofagi murini della linea cellulare J774A.1 e su macrofagi peritoneali. Oltre all’attività antinfiammatoria gli stessi studî evidenziano che l’attività antiossidante è data dalla riduzione della presenza delle specie reattive dell’ossigeno (ROS), e dall’incremento dell’eme-ossigenasi-1. Inoltre, grazie all’utilizzo di sistemi che simulano la digestione gastrointestinale, si è visto che la biodisponibilità dei polifenoli delle arance è sufficiente a giustificare l’attività biologica [16] [17]. L’attività antinfiammatoria è stata riscontrata anche su cheratinociti umani trattati con IFNgamma, istamina e contemporaneamente con un complesso di arance rosse (Moro, Tarocco e Sanguinello). L’aggiunta di differenti concentrazioni di questo complesso induce una inibizione dose dipendente dell’espressione di ICAM-1 e MCP-1, e del rilascio di interleuchina-8 [18]. In conclusione il consumo regolare di arance fresche (soprattutto pigmentate), e in subordine di succhi, consente di assumere quantità significative di acido ascorbico e polifenoli [19] in grado di contrastare lo stress ossidativo cellulare.
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Cultura
A COSA SERVE PARLARE D’ARTE
Ciro Lomonte* Presentazione della conferenza di Rodolfo Papa su Le piante officinali nell’arte organizzata da A. Gi. Far. Agrigento il 21 novembre 2014. Agrigento — Biblioteca Lucchesiana.
Questa conferenza nasce per merito del dott. Ignazio Nocera, il quale desiderava proporre anche ad Agrigento qualcosa di simile all’ottima lezione di Rodolfo Papa del 1 aprile 2014. Quella si svolse nella chiesa di S. Agostino, a Palermo, ed era rivolta ai farmacisti locali. A quella conferenza partecipò anche Ignazio Figura 1. Tiziano. Presentazione della Vergine al Tempio. 1534-1538. Venezia, Gallerie che avevo avuto modo di dell’Accademia, Sala dell’Albergo. apocrifi, la storia si diffuse nel medioevo, anche apprezzare mentre studiava Farmacia. Me lo attraverso la Legenda aurea di Jacopo da Varagine presentò un suo collega, Nicolò Giardina, di (XIII sec.). Castelvetrano, anch’egli studente erudito di Il Protovangelo di Giacomo Farmacia. In quel periodo «Oggi avremmo un grande bisogno afferma, nel capitolo sesto, che avevo organizzato alcune visite all’età di un anno Maria venne ai monumenti di Palermo, alle di imparare nuovamente a presentata ai sacerdoti del quali vollero partecipare meravigliarci, a sognare, a Tempio dai suoi due genitori, entrambi. Con Ignazio facemmo cogliere l’essenza del reale Anna e Gioacchino. «Il anche una memorabile visita attraverso immagini efficaci». sacerdote l’accolse e, baciatala, alle Grotte della Gurfa, vicino la benedisse esclamando: “Il Signore ha magnificato ad Alia, guidati dal prof. Carmelo Montagna. il tuo nome in tutte le generazioni. Nell’ultimo A cosa serve parlare di arte? A cosa serve parlare giorno, il Signore manifesterà in te ai figli di Israele d’arte ai farmacisti? Vorrei lanciarvi una provocazione prendendo spunto dal calendario. *Architetto. Ha creato la Monreale School of Oggi è segnata una festa strana, la “Presentazione al Arts & Crafts. Vice coordinatore del Master tempio”: che vorrà mai dire? in Storia e Tecnologie dell’Oreficeria La Presentazione della Beata Vergine Maria è dell’Università di Palermo. Docente presso il una memoria liturgica della Chiesa Cattolica, Master di II livello in Architettura, Arti Sacre celebrata anche dalla Chiesa Ortodossa come e Liturgia dell’Università Europea di Roma. Ingresso della Madre di Dio al Tempio, che Ha curato l’edizione italiana del libro di ricorda il momento in cui la piccolissima Maria Steven J. Schloeder, L’Architettura del Corpo sarebbe stata offerta al Tempio di Gerusalemme. Mistico, Progettare chiese secondo il Concilio La ricorrenza si basa in particolare sul racconto del Vaticano II, L’Epos, Palermo 2005. Insieme a Protovangelo di Giacomo (III sec.) e su quello del Guido Santoro ha scritto Liturgia, Cosmo, Vangelo dello Pseudo-Matteo (VII-VIII sec.). Benché Architettura, Cantagalli, Siena 2009. È si tratti in entrambi i casi di vangeli cosiddetti redattore della rivista telematica Il Covile.
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grande telaio alludendo, forse, alla realizzazione della cortina del tempio, affidata proprio a Maria, mentre le altre fanciulle lavorano all’arcolaio e ricamano. Maria ha i capelli sciolti e, a differenza delle compagne, mentre tesse è anche intenta a leggere un libro, alternando il lavoro alla preghiera: quasi una prefigurazione dell’ora et labora monastico (Figura 2). In precedenza, già nel XII sec., si erano ricollegati a questa ipotesi suggestiva e simbolica i mosaici dell’Annunciazione nelle chiese normanne di Sicilia, nei quali Maria è raffigurata con un fuso in mano (Figura 3). La data della festività, il 21 novembre, deriva dallo stesso giorno di consacrazione della Basilica di Santa Maria Nova nella città di Gerusalemme, fatta costruire dal vescovo Elia e finanziata dall’imperatore Giustiniano nel 543. La celebrazione della Presentazione nel medioevo conobbe un discreto successo, fino alla definitiva adozione da Figura 2. Anonimo. Vergine del telaio. 1504. Kamnik parte di papa Sisto V nel 1585. (Slovenia), Chiesa di S. Primo. Gli illuministi storcerebbero il naso di fronte a la sua redenzione”» (Protovangelo di Giacomo, VI, questo mondo di favole (secondo loro). Va precisato 2). che i Vangeli — con buona pace dei detrattori Pochi anni dopo l’avrebbero fatta accedere razionalisti e di quelli relativisti — sono testi storici. all’interno, prendendo parte alla vita sacerdotale, I Vangeli apocrifi no. La Legenda Aurea è una fino al momento dell’incontro con Giuseppe. collezione di vite di santi scritta in latino da Jacopo I primi autori cristiani dicono che la Bambina da Varazze, vescovo di Genova e frate domenicano. venne introdotta nel Lo scopo era aiutare i fedeli a «L’amore per l’indagine storica è un Tempio all’età di tre anni, conoscere la festa del giorno, come i suoi genitori valore prezioso. Lo scetticismo un calendario dell’anno avevano promesso a Dio, razionalista no. L’illuminismo ci ha resi liturgico. Fu compilata a purché gli concedesse di sospettosi verso tutto ciò che non è partire dagli anni sessanta concepire un figlio. del XIII secolo e l’autore quantificabile da un punto di vista L’iconografia dei vari artisti continuò a lavorarci fino alla matematico, aprendo la strada — allo sua morte, avvenuta nel che hanno rappresentato questa vicenda si rifà stesso tempo — all’esoterismo e alla 1298. Vi si trovano mescolati soprattutto ai capp. 7 e 8 passione per la magia». dati precisi e altri più o meno del Protovangelo di Giacomo leggendari. L’opera e alla Legenda aurea: Maria è sempre presentata ai costituisce tuttora un riferimento indispensabile per piedi della scalinata o mentre sale su una scala interpretare il significato delle opere d’arte di composta generalmente da quindici gradini, contenuto religioso. In questo lavoro di corrispondenti al numero di salmi graduali (dal decodificazione Rodolfo Papa è un maestro assoluto, Salmo 120 al 134) che erano cantati dal popolo a livello internazionale. d’Israele quando saliva in pellegrinaggio al tempio Ma i nostri avi erano talmente sprovveduti da di Gerusalemme. Nonostante la tenera età, i testi la confondere i dati storici e scritturistici con alcune descrivono molto decisa nell’avanzare, senza l’aiuto congetture ingenue, che comunque venivano ben dei genitori e senza voltarsi verso di loro, distinte dai contenuti erronei e fuorvianti dei dimostrando così la propria volontà di offrirsi al vangeli gnostici? Il punto è che — rispetto a noi — Signore (Figura 1). avevano un approccio diverso alla realtà, che Sulla vita di Maria all’interno del tempio è cercavano di penetrare anche attraverso simboli, interessante l’affresco della Vergine del telaio metafore, allegorie. (1504) nella chiesa di San Primo a Kamnik, in Oggi avremmo un grande bisogno di imparare Slovenia, dove viene raffigurata mentre tesse su un nuovamente a meravigliarci, a sognare, a cogliere
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l’essenza del reale attraverso immagini efficaci. L’amore per l’indagine storica è un valore prezioso. Lo scetticismo razionalista no. L’illuminismo ci ha resi sospettosi verso tutto ciò che non è quantificabile da un punto di vista matematico, aprendo la strada — allo stesso tempo — all’esoterismo e alla passione per la magia. C’è una grande necessità al giorno d’oggi di farmacisti sapienti, umanisti, con grande amore per l’arte, quali siete voi. Non servono gli alchimisti, che non portano mai nulla di buono. La Agrigento fondata dai coloni geloi e rodii giunse ad essere città opulenta e colta. Forse un po’ spaccona, perché l’Olimpieion — se l’avessero completato nelle forme ipotizzate — sarebbe stato piuttosto sgraziato. La Agrigento del III millennio può conoscere una nuova fioritura, anche economica, se porrà alla base del suo sviluppo una profonda sensibilità per il bello.
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Figura 3. Madonna con fuso in mano. Mosaico. Palermo, Chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio. Sotto: esterno.
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LA MEDICINA NEL SETTECENTO Giusi Sanci* L'Illuminismo ed il razionalismo del '700 sono il terreno fertile sul quale la scienza medica può svilupparsi. Nella cultura illuministica prevale il concetto che le buone condizioni di vita e di salute della popolazione costituiscano un elemento decisivo per la prosperità della società nel suo complesso. La salute diviene infatti nel corso del XVIII secolo un valore non solo individuale ma di rilevanza sociale, e il metodo sperimentale diventa lo strumento indispensabile per raggiungere la conoscenza. I sistemi terapeutici del XVIII secolo sono caratterizzati da una graduale trasformazione delle tradizionali pratiche galeniche, da un nuovo modo di intendere la malattia, da nuove teorie relative ai processi patologici che colpiscono il corpo e la mente, e da rimedi e trattamenti fisici sempre più basati sull'esperienza. In generale, gli approcci terapeutici abbandonarono gradualmente l'usanza di trattare ogni singolo sintomo e disturbo secondo la condizione personale di ciascun paziente, per proiettarsi verso la diagnosi di un particolare disturbo o tipo di malattia. All'idea che vi fosse una causa unica delle malattie si contrapponeva di fatto la ricerca empirica che mirava a classificare i vari quadri clinici affinché la diagnosi precedesse la ricerca della causa e della cura di ogni malattia. Tuttavia, per individuare più esattamente le malattie e per evitare di moltiplicarle all'infinito facendone una di ogni sintomo era indispensabile collegare i sintomi alle alterazioni anatomiche che li accompagnavano. Un passo decisivo in questo senso venne compiuto da Giovanni Battista Morgagni con la sua opera De sedibus et causis morborum (1761). Con lui inizia la moderna patologia e dunque la medicina moderna. In quest'opera, mettendo in relazione le alterazioni anatomiche osservate autopticamente con le malattie che erano state rilevate clinicamente, dimostra come ad ogni alterazione anatomica corrisponda un'alterazione della funzione e quindi una malattia. Tuttavia nonostante questo profondo cambiamento, nel XVIII secolo la terapia tradizionale individualizzata non fu accantonata del
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Figura 1. G. B. Morgagni, De sedibus et causis morborum per anatomen indagatis. 1765.
tutto e continuò ad essere utilizzata nell'ambito del contesto dottrinario della patologia umorale galenica. Per molti medici, infatti, l'obiettivo terapeutico restava la correzione delle discrasie dei "quattro umori" (sangue, flemma, bile gialla e bile nera) attraverso l'eliminazione della materia peccans costituita dall'accumulo di umori nocivi, ritenuta causa della malattia. Il trattamento era basato sulle classiche sei res non naturales (aria, cibo e bevande, movimento e riposo, sonno e veglia, evacuazione e ritenzioni dei fluidi corporei, passioni dell'anima). Oltre alla dieta e all'esercizio fisico il ruolo più importante era svolto dai cosiddetti "evacuanti": salassi, vescicanti, sanguisughe, suture, purghe, emetici, diuretici, e droghe che accentuavano la sudorazione. Inoltre si
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Apotheca&Storia
vaiolo bovino in un bambino. A distanza di alcuni mesi al ragazzo venne inoculato del vaiolo umano e come si aspettava la malattia non si sviluppò. Nonostante Jenner non fosse in grado di spiegare il meccanismo, grazie alla sua intuizione poté constatare che in seguito al vaccino qualcosa nel ragazzo era cambiato e questo lo preservava dal contagio. Grazie a questa scoperta, in seguito la vaccinazione verrà estesa anche ad altre malattie infettive. Gli interessi in questo periodo erano vasti e includevano medicine vegetali, minerali e animali; i farmaci erano testati, in vitro, nel sangue o in altre sostanze, sugli animali, su persone in buona salute e su pazienti. Si può dire che il '700 fu il secolo della sperimentazione farmacologica e terapeutica. Inoltre molti medici comunicavano le loro osservazioni sugli effetti dei farmaci in cartelle cliniche che rappresentavano quindi un utile scambio di informazione sulla farmacologia e la terapia farmacologica. Il medico di Birmingham William Withering (1741-1799), ad
Figura 2. Ernest Board. Dr. Jenner effettua la prima vaccinazione su James Phipps, un bambino di 8 anni, il 14 maggio 1796. 1910.
doveva rispettare il principio dei contraria contrariis e nell'applicare questi trattamenti dovevano essere tenuti in considerazione non soltanto le condizioni fisiche del paziente e lo stadio della malattia, ma anche il clima, il luogo in cui viveva e la stagione dell'anno. Le prescrizioni dei medici erano molto complesse e univano molti e diversi ingredienti che spaziavano dalle piante agli animali e ai minerali, e venivano inoltre attentamente modificate in base ai cambiamenti dello stato del paziente. Lo spirito corporativo dei medici ha rappresentato a lungo un ostacolo al progresso della medicina, esso infatti si avvaleva di una tradizione dotta che nel secolo XVIII cominciò ad affievolirsi; a ciò si accompagnò un interesse per i trattamenti farmacologici ancora diffusi nella medicina popolare di vari Paesi, che portò all'adozione della scorza di china e della digitale e ad estendere in Europa la vaccinazione contro il vaiolo grazie alla tecnica messa a punto da Edward Jenner (1749-1823). Una pratica usata in quel periodo nei confronti del vaiolo era la cosiddetta variolizzazione, dapprima praticata essenzialmente in India, Cina e Turchia e poi diffusasi in Europa a metà del '700. Tale pratica consisteva nell'infettare volutamente la persona sana servendosi del pus proveniente dalle pustole delle persone malate affinché si contagiassero diventando così immuni alle forme più gravi del vaiolo. Il medico britannico Jenner diede appunto una svolta in questo campo e nel 1796 scoprì la vaccinazione come metodo per sconfiggere e prevenire le malattie infettive. Alla luce di alcune scoperte egli provò ad iniettare del materiale purulento prelevato dalla pustola di
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Figura 3. Corteccia di china (Cinchona officinalis cortex).
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esempio, pubblicò nel 1785 uno studio sull'uso terapeutico della digitale dopo averne osservata sistematicamente l'azione sui suoi pazienti per più di dieci anni raccogliendo 163 cartelle cliniche. Questo approccio diretto permette appunto agli studiosi di allargare le conoscenze e di riuscire a capire l'attività delle preparazioni in uso, sia di mettere a punto procedimenti più accurati nella preparazione di medicine. Medici ambulanti di piazza o ciarlatani continuano ad esercitare fino a tutto il XVIII secolo e alla fine del secolo anche frati e preti si inseriscono nella schiera dei medici di piazza. Un esempio è rappresentato dal frate Pietro Antonio Banfi, preparatore del suo "balsamo homogeneo"; egli fece istanza al viceré di Milano affinché il suo balsamo fosse approvato e ammesso alla libera vendita, permesso che non gli fu concesso per la segretezza degli ingredienti utilizzati nella sua formulazione. Nei primi anni del XVIII secolo rimedi originali venivano anche prescritti da Vallisnieri, un celebre clinico di Padova, che curava i calcoli renali con polvere di millepiedi, emulsione di seme di melone, di viole rosse, di alchechengi (pianta della famiglia delle rosacee), prescrivendo come cibo brodo di gamberi bolliti e spremuti nel brodo di pollo e una gelatina costituita da raspatura di corno di cervo e infuso di vipera. Nella seconda metà del XVIII secolo la chimica progredisce e dopo avere abbandonato del tutto l'alchimia raggiunse le caratteristiche di scienza, comincia infatti a interessarsi in modo più specifico e scientifico dei principi attivi dei medicamenti per
Figura 5. Microscopio composto fabbricato nel 1751.
dare così inizio a quella branca che in seguito prenderà il nome di chimica farmaceutica. Contemporaneamente, come accennato, nasce la farmacologia sperimentale che utilizza come principio metodologico la sperimentazione sia in vitro che sugli organi viventi. In sintesi quindi, la terapia medica durante il XVIII secolo non è da ritenersi soltanto un'evoluzione verso trattamenti migliori e più efficaci ma fondamento metodologico della terapia moderna.
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