Theriaké Settembre/Ottobre 2023

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Theriaké Anno VI n. 47 Settembre - Ottobre 2023

Theriaké [online]: ISSN 2724-0509

RIVISTA BIMESTRALE

LA SINDROME FETO ALCOLICA Ricerca, diagnosi e trattamento

di Gerolama Maria Ciancio, Adele Minutillo, Paolo Berretta, Simona Pichini

LONGEVITÀ ATTIVA La Silver Economy, un traguardo sociale ed economico di Carlo Ranaudo

PER UNA STORIA DEGLI ARTISTI DIMENTICATI V parte

di Rodolfo Papa

LA FOSCA PREVEDIBILITÀ DELLA “CANCEL CULTURE” di Ciro Lomonte

SE LA STORIA SI FACESSE CON I SE di Ciro Lomonte

STORIA DEI VELENI II parte

di Giusi Sanci, Ignazio Nocera



Sommario

4 Dipendenze

LA SINDROME FETO ALCOLICA Ricerca, diagnosi e trattamento

10 Farmacoeconomia LONGEVITÀ ATTIVA

La Silver Economy, un traguardo sociale ed economico

14 Delle Arti

PER UNA STORIA DEGLI ARTISTI DIMENTICATI V parte

22 Cultura

LA FOSCA PREVEDIBILITÀ DELLA “CANCEL CULTURE”

36 Cultura

SE LA STORIA SI FACESSE CON I SE

40 Apotheca & Storia STORIA DEI VELENI II parte

Theriaké

una rivista bimestrale illustrata edita dall’Associazione Culturale Theriaké

Responsabile della redazione e del progetto gra ico: Ignazio Nocera Redazione: Valeria Ciotta, Elisa Drago, Christian Intorre, Francesco Montaperto, Carmen Naccarato, Giusi Sanci. Contatti: https://theriake.it/ theriakeonline@gmail.com ; info@theriake.it In copertina: Palermo, rovine della chiesa di S. Maria di Ges dopo l’incendio del 25 luglio 2023. Questo numero stato chiuso in redazione il 31-10-2023 In questo numero: Paolo Berretta, Gerolama Maria Ciancio, Ciro Lomonte, Adele Minutillo, Ignazio Nocera, Rodolfo Papa, Simona Pichini, Carlo Ranaudo, Giusi Sanci.

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Collaboratori: Pasquale Alba, Giuseppina Amato, Carmelo Baio, Francisco J. Ballesta, Vincenzo Balzani, Francesca Baratta, Renzo Belli, Irina Bembel, Paolo Berretta, Mariano Bizzarri, Maria Laura Bolognesi, Elisabetta Bolzan, Paolo Bongiorno, Samuela Boni, Giulia Bovassi, C. V. Giovanni Maria Bruno, Paola Brusa, Lorenzo Camarda, Fabio Caradonna, Carmen Carbone, Alberto Carrara LC, Letizia Cascio, Antonella Casiraghi, Gerolama Maria Ciancio, Matteo Collura, Alex Cremonesi, Salvatore Crisafulli, Fausto D'Alessandro, Gabriella Daporto, Gero De Marco, Nunzio Denora, Irene De Pellegrini, Corrado De Vito, Roberto Di Ges , Gaetano Di Lascio, Danila Di Majo, Claudio Distefano, Clelia Distefano, Vita Di Stefano, Domenico DiVincenzo, Carmela Fimognari, Luca Matteo Galliano, Fonso Genchi, Carla Gentile, Laura Gerli, Mario Giuffrida, Andrew Gould, Giulia Greco, Giuliano Guzzo, Ylenia Ingrasciotta, Maria Beatrice Iozzino, Valentina Isgr , Pinella Laudani, Anastasia Valentina Liga, Vincenzo Lombino, Ciro Lomonte, Antonio Lopalco, A. Assunta Lopedota, Roberta Lupoli, Irene Luzio, Erika Mallarini, Diego Mammo Zagarella, Giuseppe Mannino, Bianca Martinengo, Massimo Martino, Paola Minghetti, Adele Minutillo, Carmelo Montagna, Giovanni Noto, Roberta Paci ici, Roberta Palumbo, Rodolfo Papa, Marco Parente, Fabio Persano, Simona Pichini, Irene Pignata, Annalisa Pitino, Alessandro Pitruzzella, Valentina Pitruzzella, Renzo Puccetti, Carlo Ranaudo, Lorenzo Ravetto Enri, Salvatore Sciacca, Luigi Sciangula, Alfredo Silvano, Antonio Spennacchio, Carlo Squillario, Pierluigi Strippoli, Eleonora Testi, Gianluca Tri ir , Elisa Uliassi, Emidia Vagnoni, Elena Vecchioni, Fabio Venturella, Margherita Venturi, Fabrizio G. Verruso, Aldo Rocco Vitale, Diego Vitello.

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Dipendenze

La sindrome feto alcolica Ricerca, diagnosi e trattamento Gerolama Maria Ciancio*, Adele Minutillo*, Paolo Berretta*, Simona Pichini*

I

l consumo di bevande alcoliche in gravidanza pu causare danni irreversibili al feto con disordini dello sviluppo neurologico correlati all’alcol e noti come spettro dei disturbi feto alcolici (Fetal Alcohol Spectrum Disorder, FASD), la cui manifestazione pi grave la sindrome feto alcolica (Fetal Alcohol Syndrome, FAS). La FAS rappresenta la prima causa conosciuta di ritardo mentale nel bambino poi adulto, tanto che i de icit cognitivi e comportamentali che provoca sono stati inseriti di recente nel Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali (DSM 5), tuttavia essendo una disabilit non genetica, totalmente evitabile mediante l’astensione completa dal consumo di alcol in gravidanza. Le dif icolt cognitive e comportamentali che si manifestano nel corso dello sviluppo del bambino, infatti, sono il risultato diretto dell’esposizione del feto all’alcol e il danno cerebrale ed organico che ne consegue permanente: disabilit intellettiva, de icit del funzionamento esecutivo, della memoria e dell’elaborazione dell’informazione, ritardo o disfunzione del linguaggio, dif icolt nell’apprendimento verbale e di codi ica, dif icolt generale a riconoscere e comunicare le proprie emozioni e a cogliere i nessi di causalit , disturbi dell’adattamento, de icit dell’attenzione e iperattivit . Se queste non sono trattate tempestivamente, portano alle cosiddette “disabilit secondarie”. La diagnosi precoce di fondamentale importanza, perch permette di ascrivere i sintomi a una diagnosi precisa, ma, soprattutto, aiuta a piani icare tempestivamente un piano di intervento, in grado di minimizzare le disabilit secondarie. Il Centro Nazionale Dipendenze e Doping (CNDD) dell’Istituto Superiore di Sanit , da anni impegnato a dare maggiore impulso alla ricerca in questo settore, ha coordinato il progetto “Prevenzione, diagnosi precoce e trattamento mirato dello Spettro dei Disturbi Feto Alcolici e della Sindrome Feto Alcolica”, realizzato grazie al programma CCM 2018. Nell’ambito del progetto sono stati de initi i primi dati epidemiologici sul consumo di alcol da parte delle donne in gravidanza, si cercato di individuare i neonati eventualmente esposti all’alcol materno. Inoltre, sono stati realizzati sei corsi di formazione a distanza per gli operatori sociosanitari, in modo da saper riconosce-

Figura 1. Locandina della campagna promossa dall’ISS.

re precocemente la FASD, de inendo i criteri di diagnosi e indirizzare al trattamento. Sempre nell’ambito del progetto, il CNDD ha realizzato il manuale Prendersi cura della FASD. Manuale per conoscere una sindrome quasi invisibile dedicato sia ai professionisti della salute che alle famiglie con l’obiettivo di offrire uno strumento agile che possa essere utilizzato da tutti. EPIDEMIOLOGIA E RICERCA Il consumo di alcol in gravidanza evidenziato solitamente attraverso dei questionari. Tra dicembre 2018 e aprile 2019 sono state intervistate complessivamente 29.492 mamme nelle 11 regioni (Piemonte, Valle d’Aosta, Provincia Autonoma di Trento, Marche, Lazio, Campania, Puglia, Calabria, Basilicata, Sici-

*Centro Nazionale Dipendenze e Doping, Istituto Superiore di Sanità, Roma.

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lia e Sardegna) che hanno aderito alla Sorveglianza sui determinanti di salute nella prima infanzia (ISS, 2019). Il 19,7% delle mamme ha dichiarato di aver assunto bevande alcoliche almeno 1-2 volte al mese durante la gravidanza e il 34,9% durante l’allattamento. Tuttavia a questo sistema, oggi i ricercatori hanno af iancato un nuovo strumento per integrare i dati, ovvero l’esame del biomarcatore del consumo di alcol in gravidanza, l'etilglucuronide (EtG), un metabolita ossidativo dell'alcol, che possibile misurare nel sangue e nelle urine, per rintracciare una recente assunzione. Tra il 2020 e il 2022, infatti, iniziata da parte del Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’ISS, la raccolta di capelli materni e di meconio neonatale, con lo scopo di acquisire informazioni oggettive sul consumo di alcol nelle donne in gravidanza in Italia, e per comprendere i termini reali dell'esposizione a questa sostanza. Sono stati coinvolti 53 reparti italiani di neonatologia e 47 reparti di maternit che coprono l'intero territorio nazionale, i quali hanno fornito 1489 campioni di meconio e 1279 campioni di capelli materni raccolti al momento del parto. Dai risultati emerso che il 94,06% delle donne rimasto in astinenza durante l'intera gravidanza, il 5,79% delle donne era una bevitrice sociale, lo 0,16% delle donne presentava un consumo cronico eccessivo di alcol e solo uno 0,6% dei neonati risultato esposto all'alcol materno. Si tratta di risultati che hanno dimostrato un’attuale ridotta prevalenza del consumo di alcol in gravidanza: il 30% in meno rispetto a 10 anni fa. Segnale evidente che le strategie di prevenzione e la comunicazione del messaggio “zero alcol in gravidanza” hanno aumentato la consapevolezza sui rischi. L’ESAME DELL'ETILGLUCURONIDE (EtG), Attraverso l’esame del biomarcatore del consumo di alcol in gravidanza, l'etilglucuronide (EtG), un metabolita ossidativo dell'alcol, possibile misurarne la sua presenza nel sangue e nelle urine, per rintracciare una recente assunzione. Si tratta di un sistema di ricerca che consente di controllare il consumo di alcol in ogni momento della gravidanza (anche poco prima della sua instaurazione), tale biomarcatore si misura nei capelli della puerpera e poich di media i capelli crescono 1 cm ogni mese, con un’analisi per segmenti (di 1 o pi cm) possibile accertare i consumi mensili e facendo un percorso a ritroso, segmentale centimetro per centimetro, si pu individuare tale consumo nel corso di ogni mese della gravidanza. Per riconoscere una madre astinente vi sono dei valori limite dell’EtG nel capello, tale soglia pari o inferiore a 5 picogrammi per milligrammo di capello. Un altro valore limite rilevante quello di 30 picogrammi per milligrammo di capello che al contrario evidenzia una bevitrice cronica. Il range di valori

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tra 5 e 30 picogrammi per milligrammo di capello indica invece quelle donne che bevono in maniera sociale. L’EtG nel meconio (le prime feci del neonato) neonatale dimostra inoltre l’esposizione prenatale all’alcol gestazionale. Un valore superiore a 30 ng/g di meconio sancisce un’esposizione prenatale a questa sostanza teratogena. Sul nascituro possibile utilizzare il meconio come matrice. Tale esame non mai stato introdotto nella routine degli esami di screening neonatale per l’elevato costo delle analisi e la strumentazione complessa richiesta per tale analisi, normalmente non disponibile nei laboratori ospedalieri. L’esame dell’EtG nel meconio pu essere richiesto ai dipartimenti di medicina legale e tossicologia forense di molte universit italiane, ma attualmente in Italia viene effettuata presso il Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto Superiore di Sanit e dal Dipartimento di Scienze Biomediche e Sanit Pubblica dell’Universit Politecnica delle Marche [1]. La raccolta di capelli materni e di meconio neonatale un ilone importante della ricerca in questo settore, poich de inir informazioni oggettive sul consumo di alcol nelle donne in gravidanza in Italia e permetter di comprendere i termini reali dell’esposizione a questa sostanza. LA DIAGNOSI In Italia, la FASD considerata una malattia rara, perch non suf icientemente diagnosticata e largamente sottostimata. Molti sono i fattori che contribuiscono a rendere la FASD una malattia invisibile, molti bambini potrebbero essere il frutto di un’adozione e quindi privi delle informazioni sulle abitudini alcoliche della madre in gravidanza. L’aver fatto uso di alcol e di altre sostanze in gravidanza ammesso dif icilmente dalle mamme, soprattutto a causa dello stigma che porta a non vedere di buon occhio una mamma, che, attraverso il suo comportamento, sta mettendo a rischio la salute del nascituro. La diagnosi precoce per di fondamentale importanza, perch permette di ascrivere i sintomi a una diagnosi precisa, ma, soprattutto, aiuta a piani icare tempestivamente un piano di intervento in grado di minimizzare le disabilit secondarie. Infatti, si visto che se l’intervento inizia a essere implementato prima dei 6 anni di vita, le disabilit secondarie in et adolescenziale e in et adulta diminuiscono notevolmente [2]. Ci sarebbe possibile grazie anche alla enorme plasticit del cervello di un bambino, per cui iniziare un trattamento precocemente potrebbe massimizzare il potenziale residuo del bambino. A causa della mancanza di test genetici o biochimici speci ici, quella di FASD una diagnosi di esclusione, nella quale, l'elemento decisivo per identi icare un soggetto affetto

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Dipendenze

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0 - 12 mesi

12 mesi - 3 anni

> 3 anni

piccolo per et gestazionale (peso alla nascita<10° percentile) o/e difetto di crescita

dismor ismi facciali o / e

dismor ismi facciali o / e

microcefalia

microcefalia o / e

microcefalia o / e

bassa statura / basso peso (<10 ° bassa statura / peso (<10 ° percentipercentile) o / e le) o / e ritardo dello sviluppo psico-motorio sintomi neuro-comportamentali di di origine sconosciuta origine sconosciuta

Tabella 1. Sintomi che possono suggerire la FASD.

consiste nell’accertare il consumo alcolico materno durante la gravidanza. La diagnosi clinica di FASD va formalizzata seguendo le varie linee guida diagnostiche, che si basano tutte sull’approccio multidisciplinare e sono volte ad analizzare 3 aspetti essenziali della sindrome: 1. anomalie morfologiche del neonato e del bambino; 2. sviluppo neuropsicologico, intellettuale e sociale del bambino; 3. fattori di rischio materni. La diagnosi clinica di FASD pu essere dif icile, soprattutto quando le caratteristiche isiche sono assenti. I sintomi neuropsicologici possono sovrapporsi ad altre condizioni neuro-comportamentali, in particolare quando le informazioni sulla gravidanza vengono perse. Il medico di famiglia o il pediatra devono prestare attenzione ai sintomi [2] che potrebbero suggerire una FASD (Tabella 1) e indirizzare il paziente al centro specialistico. A partire dai primi riconoscimenti formali della sindrome, sono state proposte numerose linee guida diagnostiche [3-4] che differiscono tra loro sul numero di caratteristiche facciali richieste per porre una diagnosi, sull'inclusione o meno del de icit di crescita come criterio diagnostico, sul processo e sui criteri di valutazione del neurosviluppo e sugli approcci e sulle misure utilizzate per confermare l'esposizione prenatale all'alcol. La mancanza di criteri diagnostici precisi e uniformemente accettati rappresenta un nodo cruciale che, al momento, impedisce di de inire in maniera univoca i percorsi di diagnosi sia all’interno di ciascun Paese, sia a livello internazionale. In letteratura sono presenti diverse linee guida, sviluppate da differenti gruppi di ricerca: - Institute of Medicine Guidelines - Digit Diagnostic Code - Hoyme Updated Clinical Guidelines

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Dipendenze

- Canadian FASD Guidelines - Centre for Disease Control and Prevention Guidelines - British Medical Association Guidelines - Australian Guide to the diagnosis of FASD (Bower & Elliot, 2020) in modo accurato la gamma dei de icit associati all’EPA. Tra le linee guida esistenti, le pi utilizzate sono quelle elaborate dall’Istituto di Medicina (IOM) nel 1996 e aggiornate nel 2016. I criteri diagnostici, forniti dalla linee guida, de iniscono quattro categorie cliniche: 1. Sindrome feto alcolica (Fetal Alcohol Syndrome; FAS); 2. Sindrome feto alcolica parziale (partial Fetal Alcohol Syndrome; pFAS); 3. Disturbo dello sviluppo neurologico legato all’alcol (Alcohol-Related Neurodevelopmental Disorder; ARND); 4. Difetti congeniti legati all'alcol (Alcohol-Related Birth Defects; ARBD). IL TRATTAMENTO Una diagnosi precoce di FASD permette, innanzitutto, di seguire il bambino in dai primi mesi dello sviluppo, di prendere in carico la famiglia, di avviare un percorso in base alle disabilit rilevate e di prevenire o ridurre le disabilit secondarie. Viceversa, una diagnosi tardiva, in et adulta, comporta pi dif icolt di cura, in quanto i meccanismi patologici sono gi radicati. Non c’ un trattamento speci ico per la FASD, ma va valutato individualmente e richiede un approccio integrato, che coinvolge diverse discipline e professionalit . indispensabile la formazione di tutte le igure professionali che si occupano della persona con FASD (professionisti sanitari, insegnanti, datori di lavoro, allenatori sportivi) [5]. Le cure mediche specialistiche sono fondamentali in caso di danni organici, malformazioni, malfunzionamenti di organi,

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Dipendenze

Figura 2. Un esempio di arte-terapia. Fonte: https://www.arttherapyit.org/

problemi visivi, cardiaci, renali e altro. L’approccio di tipo medico e psico-sociale orientato sulla persona, sulla famiglia, sugli insegnanti, sull'ambiente di lavoro ino al trattamento farmacologico, con l’obiettivo di migliorare la qualit della vita dei pazienti ed aiutarli a gestire o risolvere l'eventuale insorgenza di psicopatologie. Quando viene effettuata la diagnosi nella prima infanzia i bambini vengono trattati individualmente e in gruppo con sedute di logopedia e psicomotricit [6]. Gli adolescenti/adulti trovano pi bene icio nei trattamenti di gruppo che possono iniziare con gruppi di arte-terapia, teatro, musica od altre tecniche di espressione delle emozioni [7]. Un approccio di intervento terapeutico utilizzato per il trattamento della FASD quello cognitivo comportamentale (Cognitive-Behaviour Therapy; CBT), che pu essere applicato in varie fasi della vita. poi fondamentale la formazione degli insegnanti, per i quali si suggerisce un percorso formativo speci ico sulla relazione con il bambino e la sua famiglia. LA FORMAZIONE La scarsa conoscenza della FASD un serio problema, poich quando i bambini crescono hanno bisogno di essere riconosciuti, perch nelle situazioni meno gravi, in cui non c’ ad esempio un’insuf icienza mentale, i genitori prendono come capricci i comportamenti dei igli, permettendo l’instaurarsi di con litti di dif icile gestione. Se i genitori non comprendono ino in fondo la genesi del problema, compito degli operatori di salute accompagnare la

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famiglia in percorsi educativi e riabilitativi speci ici. In questo quadro, non bisogna dimenticare l’importanza della formazione degli operatori a tutti i livelli, proprio per fornire una consapevolezza maggiore. Per fare un esempio concreto dell’importanza della formazione, sappiamo che i pazienti FAS/FASD possono presentare problemi con l’integrazione sensoriale, ovvero quell’abilit del cervello ad integrare i vari sensi (udito, tatto, ecc.) e fare in modo che la nostra mente ne dia un’immagine equilibrata. Se si presenta un disturbo in questa integrazione, il cervello non riesce ad elaborare correttamente e quindi va in sovraccarico. Quando accade questa situazione, perch magari ci sono troppe luci o troppi rumori o troppe informazioni, il cervello esplode in una sorta di corto circuito e questa esplosione si manifesta come rabbia, auto espressa o indirizzata verso l’esterno. Se l’operatore, i familiari e il paziente stesso non conoscono che quella rabbia il risultato di un sovraccarico sensoriale, non avranno nessuno strumento per intervenire correttamente. Per questo motivo il Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’ISS ha realizzato con il Servizio Formazione 6 corsi a distanza (FAD) dedicati agli operatori sociosanitari per sensibilizzarli ai principali temi della FASD: diagnosi, prevenzione e trattamento. Ad oggi sono stati formati oltre 30.000 operatori e la maggior parte di loro si dichiarato soddisfatto del percorso intrapreso, cos come sono migliorate le loro conoscenze sul tema. Le professioni pi rappresentate nei corsi sono state medico chirurgo (20.8%) e psicologo (19.8%).

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Dipendenze

Figura 3. Danzamovimentoterapia. Fonte: https://www.arttherapyit.org/

L’analisi dei test d’ingresso e dei post test autovalutativi ha rivelato un notevole incremento delle competenze. Il CNDD inoltre ha pubblicato il primo manuale Prendersi cura della FASD. Manuale per conoscere una sindrome quasi invisibile [2] con l’obiettivo di offrire uno strumento agile che possa essere utilizzato da tutti: operatori della salute, della scuola, del carcere, pazienti, cittadini, af inch conoscano in modo pi approfondito, o quanto meno in modo pi consapevole, la complessit della sindrome. Il manuale composto da due parti: la prima fornisce informazioni generali sugli effetti dell’alcol in gravidanza e descrive lo spettro dei disturbi feto alcolici (Fetal Alcohol Spectrum Disorders; FASD), senza tralasciare informazioni su epidemiologia, diagnosi e possibili trattamenti, offrendo anche al lettore alcuni interessanti spunti di ri lessione sulla comunicazione. Nella seconda parte viene lasciato spazio alle esperienze personali di famiglie con individui affetti da FASD e degli individui stessi, esplorando, con la collaborazione di alcuni membri dell’Associazione Italiana Disordini da Esposizione Fetale ad Alcol e/o Droghe (AIDEFAD), cosa signi ica per le persone e per le famiglie affrontare la FASD e come ambiente e collettivit siano coinvolti nel loro percorso di vita. Un capitolo speci ico dedicato all’importante tema della prevenzione, declinato nei suoi diversi approcci. In ine, sono descritti alcuni progetti sperimentali di gruppo, effettuati con la collaborazione di professionisti del Comitato Scienti ico di AIDEFAD e due esperienze di gruppi di auto aiuto.

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Bibliografia 1. Minutillo A., Pichini S., Berretta P., Centro Nazionale Dipendenze e Doping Rapporto Istisan 21/25 Prevenzione, diagnosi precoce e trattamento mirato dello spettro dei disturbi feto alcolici e della sindrome feto alcolica. 2. Minutillo A., Berretta P., Pichini S., Bazzo S., Riscica P., Prendersi cura dello Spettro dei Disordini Feto Alcolici (FASD). Manuale per conoscere una sindrome quasi invisibile. Roma: Centro Nazionale Dipendenze e Doping, 2022. https://www.iss.it/documents/20126/0/ManualeFASDCCM.pdf/7f077937-2b36-36ac-18fa-f1d64d319094? t=1662640590338 3. Streissguth A.P., Aase J.M., Clarren S.K., Randels S.P., LaDue R.A., Smith D.F., Fetal alcohol syndrome in adolescents and adults. JAMA. 1991;265(15):1961–7. 4. Jones K.L., Smith D.W., Ulleland C.N., Streissguth A.P., Pattern of malformation in offspring of chronic alcoholic mothers. Lancet. 1973;8(3),125. 5. Lemoine P., Harousseau H., Borteyru J.P., Menuet J.C., Children of alcoholic parents--observed anomalies: discussion of 127 cases. Therapeutic Drug Monitoring. 2003;25(2):132– 6. 6. Kalberg W.O., Provost B., Tollison S.J., et al., Comparison of motor delays in young children with fetal alcohol syndrome to those with prenatal alcohol exposure and with no prenatal alcohol exposure. Alcoholism Clinical and Experimental Research. 2006;30(12):2037–2045. 7. Gerteisen J., Monsters, monkeys, & mandalas: Art therapy with children experiencing the effects of trauma and fetal alcohol spectrum disorder (FASD). Journal of the American Art Therapy Association 2008;25(2), 90–93.

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Farmacoeconomia

Longevità attiva La Silver Economy, un traguardo sociale ed economico Carlo Ranaudo*

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Figura 1. Sabine Weiss, San Silvestro. Parigi, 1980.

a Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettivit , e garantisce cure gratuite agli indigenti […]» (art. 32 Cost.). Su questa base nasce con la Legge 833/78 il Servizio Sanitario Nazionale [1], che a dicembre di quest’anno compie quarantacinque anni. Una legge considerata all’avanguardia. Si abolisce il sistema mutualistico, basato sull’appartenenza a categorie e classi sociali ed economiche. Un servizio sanitario pubblico fondato su tre principi: universalit , uniformit e solidariet . Garanzia di accesso all’assistenza sanitaria a tutti i cittadini, sulla base dei bisogni di ciascuno, senza la selezione del ceto, del censo e dell’età. Lo Stato diventa il terzo pagante e si fa carico della spesa del funzionamento del “sistema salute”. Nel 2001 con la Legge costituzionale n. 3 [2] il governo della gestione e della spesa passa alle regioni

e, con la legislazione concorrente, nascono ben 21 sistemi sanitari regionali. Nel 1978 l’Italia era un Paese proiettato alla crescita, veniva dal boom economico e soprattutto era un Paese abbastanza giovane. Garantire la cura ad una societ giovane ben diverso che farlo ad una platea di anziani, soprattutto se gli anni della crescita economica sono initi. Ed ecco perch oggi l’elemento di maggiore attenzione ⏤ e anche di maggiore preoccupazione ⏤ rappresentato dalla sostenibilit economica di questo grande Sistema Sanitario Nazionale. Come garantire le risorse per sostenerlo? Le ricette sono tante, ma le soluzioni sono poche. Anche perch il vero nodo da affrontare molto, molto complesso. L’Italia diventata un Paese di anziani e l’anziano costa per il sistema sanitario. Un effetto sotto gli occhi di tutti l’innalzamento dell’aspettativa di vita. Si vive di pi . La speranza di vita alla nascita oggi quasi di 83 anni e negli ultimi 20 anni il numero degli ultracentenari triplicato (22.000 al 1° gennaio

*Dipartimento di Farmacia, Università degli Studi Federico II - Napoli.

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Figura 2. Andamento delle nascite in Italia tra il 2001 e il 2022. Grafico Openpolis https://www.openpolis.it/

2023 secondo l’ISTAT) [3]. Cinque anziani per ogni bambino. Un paese di nonni, che fa i conti con il crollo delle nascite. Una grande emergenza sociale. Nel 2022 i nati sono scesi, per la prima volta sotto la soglia delle 400mila unit , attestandosi a 393mila vs 713mila decessi [4]. Dal 2008 ⏤ ultimo anno in cui si registr un aumento delle nascite ⏤ il calo di circa 184mila nati [5]. In questo scenario diventa sempre pi dif icile mantenere un equilibrio nel sistema sociale, previdenziale e sanitario. E cos cambiano gli indicatori, mentre prima si parlava di indice di natalità, oggi invece si parla di indice di vecchiaia (rapporto tra over 65 e under 15), che nel 2050 dovrebbe raggiungere il 300%, cioè 3 anziani per ogni giovane (nel 2022 ha toccato quota 187,6). E l’indice di vecchiaia strettamente collegato ad un altro indicatore economicamente molto pi rilevante: l’indice di dipendenza. Un indice che misura il carico demogra ico che grava sulla popolazione in et attiva, dato dal rapporto tra la popolazione in et non attiva (da 0 a 14 anni e da 65 anni e oltre) sulla popolazione in et lavorativa (da 15 a 64 anni) [6]. Nel 2022, l’indice di dipendenza si attestato al 57,5% con una tendenza continua al rialzo. Valori al di sopra del 50 per cento indicano una situazione di emergenza [7]. Una popolazione anziana, ma soprattutto una popolazione con alta cronicit e fragilit . Oggi si calcola che circa 22 milioni di italiani siano affetti da malattie croniche e di questi 12,7 milioni da due o pi malattie croniche gravi [8]. Il costo per la cronicità è di circa 66,7 miliardi di Euro [9]. Pi della met dell’intero Fondo Sanitario Nazionale. Il Covid ci ha fatto poi conoscere anche la fragilit , cio l’incremento della vulnerabilit dovuto alla perdita di riserva isiologica in vari organi e sistemi. La fragilit cresce pi velocemente dell’aspettativa di vita. Tra il 2011 e il 2021, gli italiani sopra i cinquan-

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t’anni con fragilit lieve, moderata o severa sono infatti passati dal 26% al 40% (oltre 11 milioni di persone), con un trend di crescita costante [10]. L’impatto sulla produttivit e pertanto sulla sostenibilit economica enorme. Il paziente anziano diventa dunque un costo dif icile da sostenere. Ma questo anziano solo una spesa o forse pu anche essere visto come una risorsa? Anziani si diventa, e questo il traguardo a cui ogni societ tende. Ma quando l’anziano diventa un costo? Quando malato. E cos di punto in bianco scopriamo che il nostro grande sistema sanitario era ed focalizzato solo sulla cura della malattia. Ed questa la soluzione? Forse la grande s ida della sostenibilit un'altra e si chiama prevenzione. Aggiungere non solo anni alla vita, ma vita agli anni. Si pu fare solo se si adotta una nuova politica sanitaria basata su una medicina preventiva ef icace. Un cambio di paradigma che valorizzi la medicina di iniziativa, intesa come un percorso di presa in carico del paziente, prima che la malattia si evidenzi o si aggravi, lavorando preventivamente sui fattori di rischio e non pi una medicina di attesa, spesso ospedale centrica, che aspetta che il paziente si ammali per poterlo curare. Si tratta delle solite buone intenzioni, o possiamo credere in questo cambio di paradigma? Forse oggi c’ speranza. Un nuovo attore entrato in scena: il PNRR, del quale tutti parlano, ma che ancora in pochi conoscono. Il Piano nella Missione 6 basa tutti gli enormi investimenti sulla presa in carico del paziente e la valorizzazione della sanit territoriale. Il legislatore con insolita solerzia il 23 maggio del 2022 ha emanato il DM 77, che, recependo il dettato del Piano, riorganizza la medicina territoriale (case di comunit , ospedali di comunit , telemedicina, etc.) [11], per essere pronti ad utilizzare gli enormi investimenti economici provenienti dal Piano Nazionale

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gnie di viaggio, teatri, alberghi, ristoranti…, dunque non solo farmacie, diventato importante se non addirittura prioritario. Investire sulla longevit attiva. Il life style, la disciplina che accompagna la persona in un percorso virtuoso fatto di attivit isica, nutrizione equilibrata e allenamento cognitivo, ha evidenze scienti iche che dimostrano un impatto fortissimo sulla durata e la qualit della vita. Non si pu per lasciare tutto alla buona volont del singolo. Occorre un impegno serio, concreto, soprattutto del Sistema Sanitario Nazionale in campo preventivo. In questo modo la longevit pu diventare una grande risorsa economica e non un costo. Questa non pu essere una speranza, deve assolutamente essere la priorit . Ne vale della sopravvivenza, non solo del nostro sistema sanitario, ma anche del sistema economico e sociale.

Figura 3. Agenda 2030 ONU, Goal 3, salute e benessere. L’obiettivo ridurre a livello globale il tasso di mortalit , garantendo l’accesso universale ai servizi essenziali e di assistenza sanitaria e l’accesso a farmaci e vaccini essenziali.

di Ripresa e Resilienza. L’obiettivo rappresentato dalla presa in carico del paziente inalizzata ad una riduzione prospettica della spesa sanitaria. In sintesi, bisogna ridurre i costi della longevit ! Ma non solo. Una nuova chiave di lettura: sfruttare i vantaggi non solo sanitari ma soprattutto economici di una longevità attiva. La Silver Economy, una nuova, grande economia inalizzata a cogliere l’occasione di innovazione offerta dalla societ longeva. La vita delle persone di oltre 65 anni, tradizionalmente considerata l’et del ritiro dal lavoro, ino almeno agli 80 cambiata ed cambiata in meglio. Come ha ricordato papa Francesco: «Tutto quello che bello che ha una societ in rapporto con le radici degli anziani. Per questo, in queste catechesi, io vorrei che la igura dell’anziano venga posta in evidenza, che si capisca bene che l’anziano non un materiale di scarto: una benedizione per una societ » [12].

Al di l del valore sociale e familiare, l’anziano vive spesso in migliori condizioni economiche rispetto a tanti giovani con occupazioni precarie. I silver hanno meno tendenza al risparmio e maggiore propensione agli investimenti. Principalmente in salute, ma anche in altre tante attivit economicamente importanti (viaggi, food, cultura). Una categoria spesso agiata e tranquilla che non pu essere lasciata nell’isolamento, ma che pu fornire un contributo sociale ed economico ad una societ che sta cambiando in maniera radicale. La capacit di spesa netta annuale degli over 65 in Italia varrebbe 237 miliardi di Euro e questo dato ampiamente sottostimato [13]. Il portafoglio clienti anziani per banche, assicurazioni, compa-

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Riferimenti normativi e sitografia 1. Legge 23 dicembre 1978, n. 833, Istituzione del servizio sanitario nazionale. GU Serie Generale n. 360 del 28-12-1978 - Suppl. Ordinario. https://www.gazzettauf iciale.it/eli/id/1978/12/28/078U0833/sg 2. Legge Costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3, Modi iche al titolo V della parte seconda della Costituzione. GU Serie Generale n. 248 del 24-10-2001. https://www.gazzettauficiale.it/eli/id/2001/10/24/001G0430/sg 3. Istituto Nazionale di Statistica, Indicatori demogra ici anno 2022, p. 8. https://www.istat.it/it/ iles/2023/04/indicatori-anno-2022.pdf 4. Ivi, p. 5. 5. Ibid. 6. Istituto Nazionale di Statistica, Noi Italia 2023. https://noii t a l i a . i s t a t . i t / p a g i n a . p h p ? id=3&categoria=3&action=show&L=0 7. Ibid. 8. Camera dei Deputati, Senato della Repubblica, Relazione Intergruppo parlamentare sulla cronicità. Settembre 2022. http://salutequita.it/wp-content/uploads/2022/09/INTERGRUPPO-CRONICITA.pdf 9. Ibid. 10. Vetrano D.L. (ed.), Trend di fragilità e long-term care in Italia. Indagine 2023. Italia Longeva, luglio 2023. https:// www.quotidianosanita.it/allegati/ allegato1689083573.pdf 11. Ministero della Salute, Decreto 23 maggio 2022, n. 77, Regolamento recante la de inizione di modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel Servizio sanitario nazionale. GU Serie Generale n. 144 del 22-06-2022. https://www.gazzettauf iciale.it/eli/id/2022/06/22/22G00085/sg 12. Francesco, Catechesi sulla vecchiaia: 1. La grazia del tempo e l’alleanza delle età della vita. Udienza generale, Aula Paolo VI, mercoled 23 febbraio 2022. https://www.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2022/documents/20220223-udienza-generale.html 13. Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali (ed.), Osservatorio sulla spesa pubblica e sulle entrate 2020. Silver economy, una nuova grande economia. Le opportunità dell’invecchiamento in ottica sociale, economica e di sostenibilità. Anno 2020, p. 35. https://www.itinerariprevidenziali.it/site/home/biblioteca/pubblicazioni/silver-economynuova-grande-economia.html

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Delle Arti

Per una storia degli artisti dimenticati V parte Rodolfo Papa

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Figura 1. Abbazia di S. Nilo, Grottaferrata (RM).

n tutta la tradizione cattolica latina la bellezza possiede una tale caratura ontologica da essere annoverata tra i trascendentali, ovvero tra quelle caratteristiche che tutti gli esseri possiedono, proprio perch sono e nella misura in cui sono. Si tratta di perfezioni che sono fondamentalmente riconducibili al vero, al buono, al bello. Ogni realt , partecipando dell’essere, partecipa di tali perfezioni ontologiche, che hanno in Dio creatore la loro causa prima. Dio , infatti, sommamente vero, sommamente buono, sommamente bello e tutta la realt in qualche modo vera, buona e bella proprio perch creata da Dio. Si tratta di una teoria meta isica, dalla lunga e solida tradizione. Sebbene i trascendentali non costituiscano materia di Magistero (in quanto sono appunto di ambito me-

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ta isico, dunque iloso ico, cio accessibile con la ragione che tutti gli uomini possiedono), tuttavia il Magistero e in modo particolare i documenti del Concilio Vaticano II fanno costante riferimento ad essi. Il vero, il bene, il bello in quanto caratteristiche di Dio e derivatamente di tutti gli esseri, costituiscono una sorta di terreno fecondo o di cornice tematica a cui la ri lessione sulla Rivelazione fa costante implicito ed esplicito riferimento. Dunque, nella Cristianit latina la bellezza eminentemente legata alla Santit , tanto da essere primariamente in Dio e solo in modo derivato nelle cose. Dio Somma Bellezza e origine di ogni bellezza. Anche la bellezza artistica fondamentalmente legata alla santit . Ne troviamo una importante traccia, argomentata in modo molto chiaro, nel Discorso intorno alle immagini sacre e profane scritto dal cardi-

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Delle Arti Rodolfo Papa, PhD. Pittore, scultore, teorico, storico e ilosofo dell'arte. Esperto della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Accademico Ordinario della Ponti icia Insigne Accademia di Belle Arti e Lettere dei Virtuosi al Pantheon. Docente di Arte Sacra, Tecniche Pittoriche nell’Accademia Urbana delle Arti. Presidente dell'Accademia Urbana delle Arti. Gi docente di Storia delle teorie estetiche, Storia dell’Arte Sacra, Traditio Ecclesiae e Beni Culturali, Filoso ia dell’Arte Sacra (Istituto Superiore di Scienze Religiose Sant'Apollinare, Roma; Master II Livello di Arte e Architettura Sacra della Universit Europea, Roma; Istituto Superiore di Scienze Religiose di Santa Maria di Monte Berico, Vicenza; Ponti icia Universit Urbaniana, Roma; Corso di Specializzazione in Studi Sindonici, Ateneo Ponti icio Regina Apostolorum). Tra i suoi scritti si contano circa venti monogra ie, molte delle quali tradotte in pi lingue e alcune centinaia di articoli (“Arte Cristiana”; “Euntes Docete”; “ArteDossier”; “La vita in Cristo e nella Chiesa”; “Via, Verit e Vita”, “Frontiere”, “Studi cattolici”; “Zenit.org”, “Aleteia.org”; “Espiritu”; “La Societ ”; “Rogate Ergo”; “Theriak ” ). Collaborazioni televisive: “Iconologie Quotidiane” RAI STORIA; “Discorsi sull’arte” TELEPACE. Come pittore ha realizzato interi cicli pittorici per Basiliche, Cattedrali, Chiese e conventi (Basilica di San Crisogono, Roma; Basilica dei SS. Fabiano e Venanzio, Roma; Antica Cattedrale di Bojano, Campobasso; Cattedrale Nostra Signora di Fatima a Karaganda, Kazakistan; Eremo di Santa Maria, Campobasso; Cattedrale di San Pan ilo, Sulmona; Chiesa di san Giulio I papa, Roma; San Giuseppe ai Quattro Canti, Palermo; Sant'Andrea della Valle, Roma; Monastero di Seremban, Malesia; Cappella del Perdono, SS. Sacramento a Tor de'schiavi, Roma …)

nale Gabriele Paleotti nel 1582, un testo molto importante per la teoria e la storia dell’arte sacra (e non solo), in cui all’arte viene riconosciuto il blasone della nobilt cristiana:

del loro valore e il motivo per cui esse vadano comprese nel numero delle virt pi nobili» [3]. Notiamo, peraltro, come questa posizione sia af ine a quanto afferma Giovanni Damasceno nel primo discorso della Difesa delle immagini sacre, citando e concordando con Gregorio di Nissa, ovvero che la divina bellezza non risplende secondo una bella forma se questa non informata prima e contemplata dopo attraverso la beatitudine della virt [4]. Dunque, la bellezza artistica, e in modo speciale la bellezza delle immagini sacre, legata all’esercizio della virt , alla nobilt dell’anima, alla santit . L’arte cristiana sempre stata il luogo della bellezza intesa come proporzione, nello spirito di sant’Agostino, o come claritas, nello spirito di san Tommaso; gli artisti cristiani sono sempre stati custodi della bellezza che segno della presenza di Dio, che scala per arrivare a Dio, che strumento per lodare Dio, che manifestazione della Santit di Dio. Le opere d’arte cristiana, nate dalla fede e destinate al culto, hanno cercato e realizzato la bellezza, dando luogo ad opere grandiose, usando anche materiali preziosi. L’elemento materiale solo un aspetto funzionale alla inalit di lode e di preghiera. Per esempio, l’oro, cos spesso usato nell’arte sacra (non solo occidentale) viene scelto per la sua luminosit , per la sua permanenza, per la sua malleabilit ; nulla mai troppo prezioso per lodare l’immensa Bellezza di Dio. La sacralit impone la separazione dalle cose volgari. Se si guarda, per , a tali opere solo con mentalit materialista, di esse si pu registrare che sono costose e quantitativamente estese. Il signi icato, l’oggetto, la inalit , il contesto dell’opera, che ne costituiscono l’identit pi propria, risultano invece incomprensibili. Se si scrive (come purtroppo spesso si fatto e si fa) una storia dell’arte cristiana, ignorando o addirittura contestando la prospettiva della Fede, ignorando o

«[…] vi anche la nobilt cristiana, pi sublime e onorata delle altre, esattamente come la legge del Vangelo insegnataci dal nostro Salvatore di gran lunga pi perfetta di tutte le altre appartenute ai secoli precedenti (Summa Theologiae, I-II, q. 91 a. 5). Questa nobilt riteniamo che debba essere giustamente attribuita all’arte di dar forma alle immagini» [1].

Dunque, l’arte di fare immagini belle nobile in quanto tale; ancora pi splendente allora la nobilt dell’arte sacra. Paleotti, analizzando tutta la tradizione cristiana, rintraccia ben undici modi con cui si pu de inire “sacra” una immagine, sottolineando come la sacralit implichi il riferimento al culto: «Parliamo ora delle immagini sacre, che lo scopo del nostro trattato. Diremo innanzitutto dei diversi modi con cui si de inisce un’immagine sacra […] Ricorderemo ancora, come fatto pi sopra, che la parola sacro trova il suo signi icato opponendosi alla parola profano, ribadendo cos che una cosa sacra quella che non viene adoperata ad uso comune dal popolo ma per il culto della religione» [2].

Paleotti mette in evidenza l’aspetto virtuoso della nobilt delle immagini sacre: « evidente che, fra tutte le azioni virtuose, quelle che possono unitamente servire alla gloria di Dio, a disciplinare il nostro comportamento e a edi icare il prossimo, devono essere stimate ed elevate proprio perch comprendono questi tre doveri, nei quali riassunta tutta la giustizia cristiana. Dal momento che possiamo ragionevolmente annoverare in questo ordine le immagini sacre, da ci risulta ancora pi evidente la grandezza

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Figura 2. Chiesa di S. Giuseppe, Grottaferrata.

Figura 3. Silverio Capparoni, Riposo nella fuga in Egitto, 1888, Chiesa di S. Giuseppe, Grottaferrata.

contestando la bellezza come attributo di Dio partecipato al mondo e come segno di virt e santit , ecco

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allora che la storia della bellezza viene ridotta alle sole coordinate materiali e sembra essere una storia di ricchezza materiale. Cos si pro ila la questione storiogra ica, una questione talmente pervadente da risultare ormai impercepibile. Se all’ignoranza del contesto del Cristianesimo, si aggiunge il pregiudizio ideologico, la questione diventa ancora pi grave. Numerosi testi di storia dell’arte applicano infatti teorie liberali o teorie materialiste, secondo le quali l’arte e la bellezza sono funzionali al potere, sono manifestazione ed esibizione di potere e ricchezza, sono merci destinate solo ad aumentare rendite e prestigio personale; in questo modo la storia dell’arte cristiana appare descritta in modo distorto come una storia di viziosa ricerca del potere, del denaro, di vanit materiale. Nella tradizione della Chiesa, invece, si considerata la pittura come una forma di predicazione “muta” [5], capace al pari della predicazione di “comunicare” Cristo ai fedeli, mediante il linguaggio artistico. La questione dell’arte sacra trova il suo massimo vertice nel servire la liturgia, ed ha un’importante funzione anche catechetica. Questa funzione catechetica implica sia la dimensione morale (parenetica) dell’arte, mediante exempla capaci di suscitare e formare gli animi, sia una dimensione mistagogica, che permetta la penetrazione delle verit di fede. Si comprende anche che l’arte sacra deve essere rivolta a tutti, si deve rivolgere alla condizione dei fedeli, offrendo la predicazione muta capace di edi ica-

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Figura 4. Chiesa di S. Giuseppe, Grottaferrata.

re la persona nella sua interezza. L’arte ha il compito di educare al bene, come ricordava gi nel 1582 il cardinal Gabriele Paleotti nel suo imprescindibile Discorso intorno alle immagini. La presenza delle immagini in Chiesa viene presentata dal Codice di Diritto Canonico con chiara ripresa del numero 125 della Sacrosantum Concilium: «Sia mantenuta la prassi di esporre nelle chiese le sacre immagini alla venerazione dei fedeli» (can. 1188). Il ine sottinteso esplicitato in un canone precedente «Per favorire la santi icazione del popolo di Dio» (can. 1186). Come esponeva anche il gi citato cardinal Gabriele Paleotti, l’arte cristiana «si eleva ad un ine maggiore mirando alla gloria eterna, distogliendo gli uomini dal vizio e conducendoli al vero culto di Dio» [6]. Nella Costituzione sulla Sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, a proposito delle immagini sacre e del loro ine, si afferma: «Esse, per loro natura, hanno relazione con l’in inita bellezza divina, che deve in qualche modo essere espressa dalle opere dell’uomo, e sono tanto pi orientate a Dio e all’incremento della sua lode e della sua gloria, in quan-

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to nessun altro ine stato loro assegnato se non quello di contribuire il pi ef icacemente possibile, con le loro opere, a indirizzare religiosamente le menti degli uomini a Dio» (n. 122).

Lo scopo delle immagini , dunque, chiaro: esse devono assolvere ad un dovere che appunto quel prezioso compito che la vera arte cristiana ha sempre svolto e ancora svolge nel segno dell’umilt . Il cardinal Paleotti indica con esattezza i mezzi a disposizione del pittore per giungere al ine: «il dovere del pittore sar quello di usare gli stessi mezzi nella sua opera […] procurare diletto, insegnare e muovere gli affetti di chi la guarder » [7]. Il “procurare diletto, insegnare e muovere gli affetti”, espressioni di grande modernit “psicologica”, signiica produrre godimento intellettuale attraverso la bellezza proporzionata delle forme dipinte, educare attraverso queste al bene e alla vera fede, ed in ine muovere gli animi, spronarli verso le cose sante, ovvero la carit verso gli uomini e verso Dio. Appare sempre attuale il messaggio della Sacrosanctum Concilium, dove viene consigliata la presenza adeguata di opere d’arte nella decorazione delle no-

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Figura 5. Chiesa del Sacro Cuore, Grottaferrata.

stre chiese, soprattutto alla luce di quanto Papa Francesco scrive nel punto 167 della Evangelii Gaudium, consigliando di percorrere la via pulchritudinis di cui le chiese dovrebbero essere piene per offrire ri lessioni e commenti nelle catechesi del clero. A tal proposito, mutuando il ritmo dal ilone letterario del “romanzo di formazione”, vorrei offrire una ri lessione a partire dalla mia personale esperienza, dentro il nostro percorso alla ricerca di artisti dimenticati e di modelli artistici dismessi. Vorrei parlare in prima persona della mia esperienza di formazione determinata dalla frequentazione di opere pittoriche presenti nel contesto cultuale, urbano e culturale della mia giovinezza. Non mi riferisco ai grandi capolavori d’arte che gi da bambino fui portato a visitare nei grandi musei della mia citt , quanto piuttosto ai dipinti che decoravano e ancora decorano le chiese di Grottaferrata, paese in provincia di Roma in cui la mia famiglia si trasfer nel 1969; l ho frequentato le scuole elementari e medie nell’Istituto “Virgo Fidelis” delle Suore della Congregazione di Nostra Signora della Fedelt ed il liceo classico “Benedetto XV” presso l’abbazia di San Nilo, tenuto dai monaci basiliani, e l ho vissuto intensamente la vita parrocchiale e l’esperienza di lupetto prima e poi di scout, frequentando i luoghi di culto e le varie realt culturali e sociali. Questa epoca di formazione divisa in due parti, la formazione del bambino e quella dell’adolescente. E dentro queste due fasi emergono delle opere che adesso posso riconoscere come fondamentali per la mia formazione di artista, storico e ilosofo dell’arte. Il primo gruppo di opere costituito da due dipinti che in modo particolare mi hanno affascinato in da quando ero molto piccolo, ovvero il Riposo nella fuga in Egitto, dipinto da Silverio Capparoni nel 1888 per la chiesa di San Giuseppe a Grottaferrata ed il Sacro Cuore di Gesù, nostra pace e riconciliazione, realizzato da Mario Barberis nel 1940, collocato nell’altare principale della chiesa del Sacro Cuore, sempre a Grottaferrata. La tela di Silve-

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rio Capparoni collocata in una cappella dove, allora come oggi, viene posizionato il coro durante la liturgia. Avendo per anni fatto parte del coro, ho potuto vedere molto da vicino e a lungo quel dipinto, che penetrato profondamente nella mia anima di bambino. Il dipinto di Mario Barberis, invece, stato una presenza imponente e costante in tutte le celebrazioni liturgiche vissute con gli scout. Potrei dipingere a memoria entrambi i dipinti, per quanto li porto presenti nella mente e nel cuore. Sono opere diverse per epoca e per stili, e anche per occasioni di committenza. Il primo, infatti, venne commissionato da Nicola Santovetti in occasione dell’edi icazione della chiesa di San Giuseppe, consacrata nel 1889 e voluta per fornire di un luogo di culto una zona all’epoca isolata e prossima ad un crocevia importante nel territorio. La seconda opera venne commissionata nel 1940 a conclusione della realizzazione della Chiesa del Sacro Cuore, ex voto cittadino voluto e inanziato ancora

Figura 6. Mario Barberis, Sacro Cuore di Gesù, nostra pace e riconciliazione, 1940, Chiesa del Sacro Cuore, Grottaferrata.

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Figura 7. Cappella Farnese, Abbazia di S. Nilo, Grottaferrata.

dalla famiglia Santovetti, come ringraziamento per la ine della Prima Guerra Mondiale. Il secondo gruppo di opere legato agli anni del Ginnasio e del Liceo Classico, vissuti nell’Abbazia di San Nilo, dove sono cresciuto circondato da un vero e proprio museo diffuso in ogni parte del castello voluto dal cardinal commendatario Giuliano Della Rovere, futuro papa Giulio II, il quale chiam architetti quali Giuliano da Sangallo, che progett il quadriportico rimasto poi incompiuto. Gli interventi pittorici poi eseguiti dal Domenichino nella Cappella Farnese, Storie di san Nilo e di san Bartolomeo, e la successiva risistemazione dell’iconostasi su disegno di Gianlorenzo Bernini hanno costituito l’ossatura critica ed artistica della mia esistenza. Sono cresciuto per i cin-

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que anni di liceo quotidianamente nella Cappella Farnese. L’abbazia di San Nilo piena di opere d’arte di ogni epoca, e tra gli altri dipinti la decorazione della sala del capitolo dell'Abbazia di Grottaferrata realizzata nel 1896 da Silverio Capparoni mi impression moltissimo con quel gusto particolare che unisce forme a temi diversi in unicum, proprio come Domenichino fa nella Cappella Farnese. L’oriente e l’occidente s’incontrano, temi, racconti e tradizioni orientali vengono narrati in un linguaggio occidentale tra la ine del XVI secolo ino al XX secolo, con vari gradi di combinazioni in un caleidoscopio di forme, a volte pensate proprio per l’occasione da grandi artisti della nostra storia.

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Delle Arti Nell’Abbazia di San Nilo conobbi anche la storia peculiare di un grande artista del XX secolo che, dopo una lunga vita di successi, si ritir nel monastero e visse con i monaci, come se lo fosse realmente, scandendo le giornate tra l’attivit pittorica nel suo studio allestito in locali abbaziali e la vita comune monacale. Alcuni monaci, miei professori nel liceo, mi mostrarono il suo studio e tutta la sua produzione l conservata: disegni, tavolette, tele, incisioni ecc. Mi affascinarono il gusto per alcune cromie delicate, alcuni paesaggi, ritratti sia di luoghi che di persone, e l’eco di quei colori ancora oggi con me, come una coperta calda che riscalda nei giorni di freddo, quando l’inverno delle idee si fa pi incalzante e preannuncia il momento di nuove invenzioni: quello studiolo nell’abbazia e quella tavolozza cromatica mi consolano. Questi incontri con opere d’arte importanti collocate nelle chiese, nei luoghi di preghiera e di cultura della mia infanzia e adolescenza, culminarono nel 1980 con un evento che segn forse il percorso che poi intrapresi negli anni successivi. Avevo sedici anni, frequentavo la I Liceo, era autunno, l’anno scolastico era da poco iniziato e il preside Padre Nilo Somma decise di portare tutta la scuola a vedere la mostra antologica dedicata ad Alberto Sughi, nei locali dell’ex stamperia dell’abbazia, adibiti a spazio espositivo. Passammo ore a guardare quei grandi dipinti, ed uno mi colp in modo particolare: in un grande prato verde, un uomo in giacca e cravatta, caduto a sedere in terra, scompigliato e con gli occhiali fuori posto, era attonito e fermo, impaurito e tremebondo, fronteggiato da un grande cane nero, un doberman, ringhiante e pronto a scattare, che lo minacciava. I temi sociali e psicologici dell’incomunicabilit prediletti da Sughi entrarono cos nella mia orbita formativa. Padre Nilo ed il vicepreside Padre Nicola ci accompagnarono ad incontrare l’artista nella loggia del Serlio, verso mezzogiorno. Fu presentata criticamente l’opera di Sughi e lo stesso maestro ci present il suo lavoro. I miei professori mi esortarono a porre domande, essendo gi in quegli anni considerato l’artista del gruppo. Il dialogo con Sughi mi colp profondamente, per le sue risposte inattese e spiazzanti. Quello fu il primo dei tantissimi dialoghi che negli anni successivi ho intrecciato con tanti grandi maestri dell’arte italiana ed internazionale, che ho avuto la fortuna di incontrare nel corso del tempo. La presenza di opere d’arte nelle chiese ha accompagnato il mio sviluppo spirituale e catechetico e la frequentazione di un luogo di cultura internazionale completo come l’abbazia di Grottaferrata era negli anni Settanta e Ottanta del Novecento mi ha formato culturalmente. L’abbazia possedeva un centro di restauro del libro unico nel suo genere, dove fu restaurato il Codice Atlantico di Leonardo; uno studio di restauro di dipinti su tavola e su tela; una importante biblioteca storica; un centro studi; una tipogra ia

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storica, tra le ultime ad utilizzare i caratteri mobili di piombo, specializzata nella produzione di testi in greco; e soprattutto godeva della presenza di monaci studiosi di fama internazionale, uno tra tutti Padre Marco Petta, famosissimo melurgista di fama mondiale. La piccola realt di Grottaferrata, piena di cultura e di arte, fu determinante per la formazione del gusto, per la passione per l’arte, insieme alla comprensione di come le grandi opere d’arte igurativa siano necessarie per la preghiera e la ri lessione. La bellezza educa alla bellezza, educa al bene ed indica la strada per contemplare attraverso il bello Dio stesso. La via pulchritudinis la via maestra come ancora oggi scrive Papa Francesco nelle sue encicliche.

Bibliografia 1. Paleotti G., Discorso intorno alle immagini sacre e profane, L.E.V., Roma 2002, p. 33. 2. Ivi, p. 58 e seg. 3. Ivi, p. 68. 4. S. Giovanni Damasceno, Difesa delle immagini sacre, Citt Nuova, Roma 1997, I, 50-51. 5. Cfr. Marino E., Il Beato Angelico: come la pittura, così la predicazione; come la predicazione, così la pittura. Conferenza per il giubileo degli artisti, Convento di Santa Maria sopra Minerva, Roma 2003. 6. Paleotti G., op. cit., p. 67. 7. Ivi, p. 70.

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Cultura

La fosca prevedibilità della “cancel culture” Ciro Lomonte

Far della critica, distruggere, non è dif icile: il più rozzo manovale sa con iccare i suoi ferri nella pietra nobile e bella di una cattedrale. —Costruire: questo è lavoro che richiede maestri. S. JOSEMAR A ESCRIV Cammino, punto 456

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livellatori che dominano il mondo contemporaneo sono essi stessi livellati. Circondandosi con cinica scaltrezza di cicisbei omologati e remissivi, iniscono per segare il ramo su cui stanno seduti. Sempre pi balordi, sono incapaci di soluzioni creative. Sanno solo demolire ⏤ con bieca maniacalit ⏤ quello che altri hanno edi icato con sapienza infaticabile, sovente dif icile da eguagliare.

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Alcuni pi audaci tra loro tentano di generare chimere, si illudono di creare un mondo sottosopra, coltivano una passione malvagia per le piramidi rovesciate, ma in generale sono solo capaci di suscitare confusione e sterilit . Fossero almeno nani sulle spalle di giganti! Se mai vi si sono arrampicati, da tempo ne sono capitombolati gi in modo goffo e ridicolo. Quando l’uomo venne posto dal Creatore nel giardino dell’Eden per custodirlo e coltivarlo, gli fu af idata la

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Ciro Lomonte (Palermo 1960) un architetto, personaggio pubblico e politico, esperto in arte sacra. Dopo la maturit ha studiato presso le facolt di architettura dell’Universit di Palermo e del Politecnico di Milano. Dopo la laurea ha iniziato a lavorare presso studi privati di architettura; in uno di essi conobbe l’architetto Guido Santoro, con il quale strinse amicizia e sodalizio professionale. Dal 1987 al 1990 ha partecipato all’elaborazione del piano di recupero del centro storico di Erice. Nel 1988 inizia le sue ricerche nel campo dell’arte sacra. Ha partecipato alla rideinizione di molte chiese, in particolare Maria SS. delle Grazie a Isola delle Femmine, Maria SS. Immacolata a Sancipirello, Santo Curato d’Ars a Palermo ed altre. Attualmente, insieme a Guido Santoro, sta adeguando l’interno della chiesa di Santa Maria nella citt di Altofonte vicino Palermo. Dal 1990 al 1999 ha diretto la Scuola di Formazione Professionale Monte Grifone (attuale Arces) a Palermo. Dal 2009 docente di Storia dell’Architettura Cristiana Contemporanea nel Master di II livello in Architettura, Arti Sacre e Liturgia presso l’Universit Europea di Roma. Nel 2017 e nel 2022 stato candidato sindaco di Palermo per il partito indipendentista Siciliani Liberi, di cui stato eletto Segretario Nazionale nel 2018. autore e traduttore di numerosi libri e articoli dedicati alla architettura sacra contemporanea. Nel 2009, insieme a Guido Santoro, ha pubblicato il libro “Liturgia, cosmo, architettura” (Edizioni Cantagalli, Siena). grande responsabilit di accrescere l’armonia della creazione. Questa s che autentica audacia, creativit encomiabile! Questa s che suscita la gelosia del drago, l’accusatore di sempre, impegnato a distruggere le cose belle e moltiplicare quelle brutte. I COLPI DI CODA DEL DRAGONE Il 10 aprile 2021 venne pubblicato un documentato articolo di Enrico Petrucci, Chiese distrutte tra Francia, Belgio, Inghilterra e Cile [1]. Petrucci autore, insieme ad Emanuele Mastrangelo, del saggio Iconoclastia. La pazzia contagiosa della Cancel Culture che sta distruggendo la nostra Storia, edizioni Eclettica [2], una grande inchiesta sull’ondata di iconoclastia che sta travolgendo la civilt occidentale. Alle sue radici si trova la cancel culture nata negli ambienti colti dei radical chic e nei campus universitari USA. Cos al grido delle parole d’ordine del «marxismo culturale» migliaia di monumenti iniscono nella polvere. L’infezione arrivata anche in Europa, declinandosi in varie forme per ciascun Paese: dall’antifranchismo della venticinquesima ora in Spagna all’attacco contro le chiese in Francia. E in Italia iniziano le prime avvisaglie di una pazzia collettiva che rischia di distruggere nel nome del politicamente corretto l’intero patrimonio culturale. Un’emergenza alla quale necessario far fronte subito, prima che sia troppo tardi. Questo paragrafo e i due successivi sono tratti per esteso dall’articolo di Petrucci (evidenziato in corsivo), con alcune modi iche e integrazioni.

[3] Nel giugno 2020 i lavori di riquali icazione di un collegio universitario a Lille, Alta Francia, raggiungevano oltralpe rilevanza nazionale: oggetto del contendere il fatto che la massiccia operazione urbanistica prevedesse la demolizione della cappella neogotica di Saint-Joseph, parte del collegio di Saint-Paul. La possibile distruzione della grande cappella, risalente al 1886, aveva attirato l’attenzione del Ministero della Cultura francese, che aveva chiesto un rinvio per meglio valutare la situazione. La cappella Saint-Joseph è stata demolita nel gennaio del 2021. Ironia della sorte il campus dell’YNCREA di cui faceva parte la cappella e il relativo collegio, sono parte dell’Università Cattolica di Lille. Insomma, talvolta dietro le demolizioni di luoghi di culto cattolici ci sono le stesse istituzioni cattoliche, desiderose di fare cassa con “strutture” ormai sovradimensionate, inutilizzate, o semplicemente “non più al passo con i tempi”. Il caso di Saint-Joseph a Lille e il tardivo, nonché inutile, interessamento del Ministro della Cultura d’oltralpe è l’ennesima dimostrazione di come nonostante la tematica delle demolizioni di chiese e cappelle ottocentesche inizi ad affacciarsi nel dibattito pubblico francese e non venga più considerata una falsità messa in giro da qualche nostalgico preconciliare, l’inversione di tendenza è ancora lontana. La prassi degli smantellamenti è ormai talmente radicata che più che un confronto di idee è urgente un approccio energico basato sulla meta isica dell’atto di essere. Altrimenti si continuerà a demolire, come dimostrano le notizie che arrivano dalla cronaca locale francese.

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Figura 1. La demolizione di Saint-Joseph a Lille.

Figura 3. Facciata a torre di Saint-Germain-le-Scot.

Figura 2. Saint-Germain-le-Scot a Carteret.

La prossima ad essere “rottamata” sar la chiesetta di Saint-Germain-le-Scot a Carteret, nel golfo di SaintMalo, in Normandia. Chiesetta consacrata nel 1912, quindi successiva alla legge del 1905 che sancì la separazione tra Stato francese e Chiesa Cattolica, perciò di proprietà della diocesi. La legge del 1905 prevedeva infatti la requisizione delle architetture sacre realizzate anteriormente. Marcel Proust dedic un saggio a questa vile decisione laicista, La morte delle cattedrali. La condanna di Saint-Germain-le-Scot è dovuta a presunti problemi strutturali, la qualità del cemento realizzato con sabbia di mare. A malincuore la chiesa sarà demolita e il terreno su cui è costruita verrà venduto. Quella di Carteret, si dirà, è in fondo una chiesetta del 1912. Un’opera novecentesca. Ma che a rischiare siano anche chiese più antiche è ormai assodato. Dal Belgio, nella regione francofona del Brabante vallone, arriva la notizia che verrà demolita una chiesa del 1792, quella dei Saints-Pierre-et-Martin. Nonostante la chiesa e la relativa collinetta su cui è edi icata siano classiicati come “monumento storico” dalla legislazione locale dal 1987. E nonostante al suo interno sia conservato il più antico organo della manifattura di Joseph Merklin. Non un nome qualunque tra i costruttori d’organi della seconda metà dell’Ottocento. Merklin

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Figura 4. La chiesa di Saints-Pierre-et-Martin a Bierghes.

ricevette la Legion d’Onore, in Francia molte delle sue realizzazioni sono classi icate come di rilevanza storica e suo è anche l’organo a Trinità dei Monti a Roma. Insomma per la chiesetta dei Saints-Pierre-et-Martin a Bierghes non vale certo la de inizione di “chiesetta tardo-ottocentesca”. A prescindere dagli aspetti legati al culto, Saints-Pierre-et-Martin è una testimonianza rilevante per la località. Con la prassi ormai in uso da decenni in Francia i lavori di manutenzione e mantenimento della struttura a partire dal tetto sono stati tralasciati per anni e adesso il consiglio comunale non trova nulla di meglio che “rottamarla”. La beffa è che il Comune, completata la demolizione, sta persino pensando di erigere una struttura che “evochi” la silhouette della vecchia chiesa sul promontorio. Segno che i soldi per la manutenzione non ci sono mai, ma quelli per iniziative contemporanee non mancano mai.

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Figura 6. Chiesa di All Saints a Mackworth.

Il caso di Bierghes è la dimostrazione di come la distruzione volontaria della memoria storica di queste piccole realtà di provincia si propaghi dalla Francia ai paesi con inanti. E sembra non essere l’unica tendenza francese in tema di distruzione di luoghi di culto a propagarsi all’estero. Anche gli incendi vandalici, e distruttivi, di chiese sembrano una tendenza in crescita fuori dalla Francia. LA GENÌA DEL DRAGONE [4] Il 3 dicembre 2020 a Mackworth, nei pressi di Derby, località nel nord dell’Inghilterra tra Leicester e Nottingham, la Figura 7. Interno della chiesa di All Saints a Mackworth. chiesa locale è devastata dalle iamme. La chiesa, intitolata a Tutti i Santi, risaliva al XIV – XV Poche settimane prima dell’incendio di Mackworth, secolo con elementi vittoriani, come l’organo. Non si nella località di Quarndon distante appena 5 chilometrattava di una “chiesa di campagna qualunque”, era tri, sempre un diciassettenne aveva appiccato un inclassi icata nel registro dei monumenti storici britancendio nella chiesa di S. Paolo, la notte di giovedì 16 nici come “grado 1”, lo stesso per intendersi di Buckinottobre. L’incendio, appiccato su un muro della chiesa, gham Palace e del Castello di Windsor. Della chiesa fortunatamente ha causato danni limitati. Dalla crosono rimasti il campanile e i muri perimetrali, con naca locale i due fatti non sembrerebbero collegati. danni anche ai mattoni della muratura, crepati e sfalSempre scorrendo le “cronache locali” della provincia dati per la temperatura raggiunta. Le indagini hanno inglese non mancano segnalazioni di “atti vandalici” o portato all’arresto di un diciassettenne per l’azione “tentativi di furto” che vanno a colpire le vetrate deco“vandalica”. La chiesa All Saints di Mackworth come la rate. A Leicester, capoluogo del Leicestershire (contea cattedrale dei Santi Pietro e Paolo a Nantes, gravecon inante a nord con il Derbyshire), a marzo 2020 mente danneggiata da un incendio nel luglio dello aveva fatto scalpore la distruzione di una vetrata per stesso anno? A leggere la cronaca locale inglese l’ipoun probabile tentativo di rapina nella cattedrale di tesi che la “moda” francese dei gravi atti vandalici San Martino, la principale chiesa della città, dove nel (incendi inclusi) contro le chiese stia arrivando oltre2015 sono stati traslati i resti di Riccardo III d’Inghilmanica non è peregrina. terra. Più di recente nel Wiltshire, contea nel sud-ovest

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Figura 8. Chiesa di All Saints a Mackworth.

dell’Inghilterra, sono stati segnalati più atti vandalici nei confronti di tre chiese distinte. Le azioni, avvenute tra agosto e novembre, avevano avuto come obiettivo le vetrate decorate, con danni dell’ordine di migliaia di sterline. Non esistono serie storiche accurate, ma la Countryside Alliance, no-pro it britannica dedicata alle problematiche delle zone rurali del Regno Unito, ha promosso un’indagine tra le diverse polizie locali britanniche, raccogliendo tutti i dati relativi a “crimini contro chiese ed edi ici religiosi”. Per il biennio 2019-2020 la cifra è di 5.831 casi, più della metà con inalità di furto, e ben 1.750 segnalazioni di atti vandalici. Una vera e propria guerra. Figura 9. La chiesa della Santa Croce di Sherston, Wiltshire, le cui vetrate sono state danneggiate il 28 ottobre 2020.

Figura 10. L’incendio del 16 ottobre a Quarndon, Derbyshire

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LA ZIZZANIA ISTIGA AL ROGO DEL GRANO [5] Insomma gli emuli di Erostrato, il piromane che nel 356 a. C. distrusse il tempio di Diana a Efeso, una delle sette meraviglie del mondo antico, sembrano moltiplicarsi in questo periodo. Ma oltre alle azioni distruttive dei piromani dalla Francia all’Inghilterra spaventa un’altra tendenza che arriva dal Cile. Quella degli incendi di chiese a ini di protesta che ha raggiunto il culmine nell’ottobre 2020, con la distruzione di due chiese di Santiago del Cile, La Asunción e S. Francisco de Borja. Soprattutto le immagini della prima chiesa, quella de La Asunción, con la guglia che precipita tra le iamme, hanno fatto il giro del mondo, ma con nessun interesse ad approfondire. Le manifestazioni dell’ottobre 2020 a Santiago del Cile segnavano il primo anniversario del primo anno di proteste contro carovita e diseguaglianze in Cile. E già nell’ottobre 2019 la chiesa par-

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Figura 11. La chiesa di La Asunci n distrutta dalle fiamme.

rocchiale de La Asunción, inaugurata nel 1876, era stata oggetto di un ampio saccheggio con la motivazione di reperire materiale per una barricata che i manifestanti stavano realizzando in un viale vicino. Ma oltre a panche e confessionali inirono sulle barricate anche statue, dipinti e arredi sacri. L’anno successivo, oltre al saccheggio, l’incendio, con tanto di immagini sui social che mostravano manifestanti trionfanti mentre ammiravano la distruzione in corso. Allo stesso tempo dai giornali locali risulta che i manifestanti abbiano ritardato e impedito l’intervento dei vigili del fuoco. A essere colpita anche la vicina chiesa San Francisco de Borja, eretta nel 1876 come cappella dell’omonimo ospedale che fu demolito nel 1967. Anche lì l’incendio ha distrutto il tetto, ma la guglia è rimasta in piedi. La cappella si Figura 12. Il momento del crollo della guglia della chiesa de La Asunci n. salvò dalla demolizione dell’ospedale sia per l’opposizione dei fedeli e del personale del vecchio ospedale, sia per il suo valore artistico e architetfase del governo della giunta militare davanti alla tonico riconosciuto da parte dell’Università del Cile: è chiesa fu eretto il monumento ai carabinieri caduti in possibile che al progetto abbia partecipato un archiservizio. tetto inglese, o, meno probabile, architetti francesi. Dal punto di vista dei manifestanti le due chiese hanno Pure francese la vetrata del rosone distrutta negli inuna connotazione politica prima che artistica o relicidenti, la più antica del genere in Cile. Dopo la demogiosa. San Francisco de Borja come cappella dei Caralizione dell’ospedale la cappella era passata negli anni bineros che, come corpo militare, fecero parte del goldella dittatura al corpo dei Carabineros cileni, divenpe contro la giunta di Allende. Più sinistra la vicenda tando la loro cappella, tant’è che nel 1989, nell’ultima de La Asunción, la cui sagrestia divenne durante la

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Figura 13. La chiesa di San Francisco de Borja distrutta dalle fiamme.

dittatura un archivio e centro di detenzione e tortura. Al di là della vicenda di queste due singole chiese, occorre precisare che a livello istituzionale la Chiesa Cattolica cilena, pur appoggiando il golpe di Pinochet in chiave anti-marxista, rimase sostanzialmente neutrale, e fondò anche l’associazione per i diritti umani La Vicar a de la Solidaridad, che diede un contributo determinante al lungo percorso di paci icazione e ritorno alla democrazia. Pur essendo associata al fenomeno della giunta militare di Pinochet dal punto di vista politico, in quello sociale si pose quindi su di un piano differenziato rispetto alla dittatura. Una situazione ben diversa da contesti super icialmente simili come la Spagna franchista. Nella distruzione de La Asunción e San Francisco de Borja occorre tenere conto anche di un altro aspetto. Al di là dell’eventuale retaggio collegato alla giunta militare per le due chiese in oggetto, bisogna inquadrare il contesto degli incendi alle chiese cilene in un quadro più ampio. La pratica di bruciare le chiese come forma di protesta era arrivata al pubblico internazionale nel corso della visita apostolica in Cile di Papa Francesco del gennaio 2018. Visita apostolica con molte proteste, sia per le spese considerate eccessive, sia per un caso di pedo ilia coperto dai vescovi locali. Prima e durante la visita furono date alle iamme una dozzina di chiese, riprendendo a livello nazionale una pratica nata originariamente a livello locale dalle rivendicazioni delle frange estremiste della popolazione Mapuche. Pure il fenomeno del 2018 sembrava limitato alle zone periferiche del Cile e legato anche a rivendicazioni territoriali. Inoltre coinvolgeva edi ici

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religiosi privi di qualche valore artistico o storico. La distruzione di La Asunción e San Francisco de Borja a Santiago del 2020 fa registrare invece l’ennesima escalation. Tanto che un mese dopo viene incendiato nel nord del Cile il portone d’ingresso della cattedrale di Antofagasta. Incendio che fortunatamente causa danni limitati. Ma come insegna il caso di Nantes del luglio 2020, le chiese sono strutture fragili, e basta poco per passare da un danno super iciale a distruzioni totali. La demolizione di un numero cos elevato di chiese antiche un crimine da incoscienti, non tanto perch gli autori non si rendano conto del danno arrecato deliberatamente al patrimonio artistico, quanto perch di gran lunga pi facile abbattere che costruire, qualunque tipo di edi icio si voglia erigere dopo, anche di uso civile. Le nuove tecnologie edilizie si sono diffuse per la loro economicit . Non richiedono la perizia di un capomastro sottoposto ad un prolungato tirocinio. Non ci sono pi , per esempio, scalpellini e intagliatori capaci di lavorare i conci di pietra (per le scale, per gli archi, per le volte) secondo le regole della stereotomia. Per non parlare delle travi di legno che compongono le capriate. Oltretutto oggi il legno non viene pi stagionato con i tempi e la pazienza di una volta. Tutto questo materiale gettato in discarica incrementa il vuoto di conoscenze architettoniche della nostra epoca, indispensabili quanto meno per i restauri. E forse, in futuro, per guarire dalla follia del progresso a tutti i costi.

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Figura 14. Palermo, la chiesa di S. Maria di Ges dopo l’incendio.

Figura 15. Quel che resta delle spoglie di S. Benedetto il Moro.

UN DRAGONE CAMUFFATO? Il 25 luglio 2023 stata una giornata tragica per Palermo. Appro ittando del caldo torrido, che ha superato i 40°, qualcuno deve avere deciso di innescare simultaneamente il fuoco alla vegetazione di tutte le cime che abbracciano la Conca d’Oro. Ci auguriamo che vengano arrestati i colpevoli e vengano chiarite le ragioni del gesto delinquenziale. La chiesa quattrocentesca di S. Maria di Ges stata quasi del tutto distrutta da un incendio appiccato alle falde di Monte Grifone. Il fuoco sceso dalla fascia boschiva pedemontana molto velocemente, sospinto dal vento di scirocco, ino ad arrivare ad alcuni cipressi in corrispondenza del muro perimetrale del convento di S. Maria di Ges . Da qui le faville sono arrivate ai canali in terracotta soprastanti il tetto ligneo della chiesa, probabilmente pieni di frasche o vegetazione secca, tanto da determinare l’incendio e il crollo del sof itto sulle panche di legno sottostanti, che hanno propagato il fuoco nelle cappelle laterali. Pare che l’indecisione nelle fasi cruciali dell’emergenza sia stata fatale, perch i residenti erano riusciti in breve tempo ad arrivare con autobotti private, ma non stato loro permesso dalle forze di polizia intervenute di fronteggiare l’incendio che ancora era a ridosso della chiesa. Sono andati perduti il sof itto dipinto, il coro ligneo, l’organo a canne, la statua lignea quattrocentesca di Santa Maria di Ges , una statua ottocentesca in legno della Vergine Assunta ed il relativo abito ricamato,

dono dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria. Gravemente aggrediti dalle iamme anche i manufatti marmorei e i corpi di san Benedetto il Moro e del beato Matteo da Girgenti, a quanto pare irrecuperabili. Il cipresso di S. Benedetto il Moro, uno dei pi longevi d’Italia, stato esposto all’incendio e presenta la chioma di una tonalit differente quasi rinsecchita. Speriamo davvero che superi questa fase di intenso stress termico. La cappelletta sottostante il cipresso, dove il Santo si ritirava in preghiera e meta attuale di pellegrinaggi, risulta in discrete condizioni e recuperabile. Le immagini dei luoghi per il resto parlano da s , provocando un dolore acutissimo.

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LA CHIESA PRIMA DELL’INCENDIO Descriviamo di seguito il complesso conventuale cos com’era prima dell’incendio di luglio, come se non fosse successo nulla. Illusione dalla quale prima o poi dovremo svegliarci. Siamo alle falde di Monte Grifone. La borgata che prende il nome dal convento collocata su uno dei belvedere della Conca d’Oro, costituito da vialetti alberati in posizione sopraelevata rispetto alla citt di Palermo. Si trova tra le borgate di Ciaculli e di Belmonte Chiavelli. S. Maria di Ges oggi, dopo la costruzione dell’autostrada per Catania negli anni Settanta-Ottanta del secolo scorso, si trova all’ingresso della circonvallazione di Palermo. A S. Maria di Ges ci sono ancora agrumeti, dove si coltivano man-

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Figura 16. L’arrivo alla chiesa dalla scalinata principale.

Matteo Gallo (sar vescovo di Agrigento nel 1442), che chiamato a predicare a Palermo fu invitato a fondare un convento. Lo chiam “S. Maria di Gesù”, come tutti i conventi degli Osservanti Riformati da lui fondati in Sicilia, in questo caso con licenza di papa Martino V. Il luogo fu scelto fuori dalla citt per consentire ai frati di dedicarsi, nel silenzio e nella pace, alla preghiera e ad una vita di grandi rinunce. Due coniugi devoti, Antonio e Betta Mirabile regalarono il terreno per consentire la costruzione originaria: sulla porta della chiesa era riportato il ricordo di questa donazione. Secondo alcuni storici, tuttavia, esisteva gi una cappella di S. Antonio da Padova eretta intorno al 1232 (all’epoca della canonizzazione) in onore della presunta permanenza del Santo nella “masseria degli Schiavi”, nel 1226, durante il viaggio verso l’Italia. Figura 17. Chiesa di Santa Maria di Ges , vista dal sagrato inglobato nel cimitero. Agli inizi il complesso comprendeva solo A sinistra l’ingresso della cappella La Grua Talamanca. una piccola chiesetta, alcune celle per i darini, limoni e altre variet di alberi da frutto, tipifrati, intorno ad un chiostro a forma quadrata con che della Conca d’Oro. Nella piazza centrale della una graziosa fontana al centro. Nelle quattro aiuole borgata, dalla quale si diparte la scalinata che condudel chiostro si trovano oggi solo quattro alberi caratce alla chiesa, si trova un cippo marmoreo con la Croteristici: un ico, simbolo della dolcezza; un melograce del Calvario. Secondo la tradizione qui si ferm no, simbolo della bellezza; un ulivo, simbolo della l’asinello che, lasciato libero, avrebbe dovuto indicapace; una palma simbolo della vittoria. La fontana re per ispirazione divina il luogo in cui costruire il decorata da mattonelle in maiolica policroma con convento. motivi loreali. Nella nicchia centrale l’episodio del Il primo nucleo del complesso risale al 1426 e fu voTrafugamento delle spoglie del beato Matteo Gallo sul luto da un frate francescano di Agrigento, il beato ponte dell’Ammiraglio. Si fa riferimento alla curiosa

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Figura 18. Il coro sopra l’ingresso.

leggenda risalente al 1448, anno della morte del fondatore, secondo la quale i frati del convento di S. Maria di Ges , dopo avere ricevuto il diniego da parte dei confratelli francescani per la cessione delle spoglie, stabilirono di trafugarle nottetempo per traslarle nel loro convento. L’inseguimento dei francescani in appunto sul ponte dell’Ammiraglio quando un violento nubifragio ferm il passo soltanto ai francescani inseguitori, che – resisi conto del portentoso miracolo – abbandonarono l’intento di recuperare il maltolto. Nel luogo di queFigura 19. Vista dal sottocoro. sto prodigio fu innalzata una croce di marmo tutt’ora visibile. Per l’esemplarit e la devozione dei fraticelli, il luogo anni anche al convento di S. Francesco d’Assisi. A lui venne preso a cuore dai palermitani, i quali considesi deve il chiostro a pianta quadrata con arcate a seravano S. Maria di Ges un’oasi di santit . Poi la costo ribassato su tozze colonne. L’esecuzione incommunit crebbe notevolmente e nel 1578 fu necessapiuta dell’insieme e dei capitelli, lasciati allo stato di rio costruire un secondo piano con celle e altri locali abbozzo, probabilmente dovuta alla morte dell’arcomuni per ospitare frati, novizi e postulanti che detista (1492). Nelle corsie si conservano due ottimi sideravano far parte dell’ordine. Proprio in quel pemonumenti funerari seicenteschi. Dopo i danni del riodo visse nel convento Benedetto da Sanfratello, il terremoto del 1968, il convento venne restaurato e fraticello nero di origini etiopi, che godeva univerrinnovato per gran parte. salmente di fama di sant’uomo prima ancora di esseIn principio venne realizzata una chiesa molto piccore proclamato santo. patrono e protettore di Pala, di appena 6 canne per 4. Considerando che la canlermo insieme ad altri santi e sante. na equivaleva a poco pi di 2,10 metri, si capisce Nel cantiere del cenobio presente di sicuro il lomquanto fosse minuscola. Ben presto venne ampliata bardo Cristoforo da Como, che lavora negli stessi con l’annessione di due cappelle sepolcrali: sul da-

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Figura 20. Spoglie di S. Benedetto il Moro.

Figura 21. La cappella di S. Benedetto il Moro.

vanti quella di Gaspare Bonet, per cui l’ingresso della cappella divenne il portale della chiesa; nella parte posteriore fu inglobata la cappella La Grua Talamanca, che consent la costruzione del coro dietro l’altare maggiore. Alla ine del XV secolo questa cappella venne ricostruita accanto alla chiesa. La nuova costruzione funeraria un esempio di gotico ispanizzante, con un bel portale, con archi e colonnine che ne modulano il chiaroscuro e lunetta traforata. Nell’archivolto esterno del portale sono le armi dei La Grua Talamanca. L’interno della cappella, con volte costolonate su pilastrini, era decorato da affreschi con Storie di S. Bernardino, attribuiti al Maestro del Trionfo della Morte, in gran parte perduti ma copiati nel 1868 da Giuseppe Pensabene. Si accede alla chiesa, ad unica navata centrale, da tre ingressi. Il portale principale quello rinascimentale

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in marmo bianco, attribuito ad Andrea Mancino: sull’architrave scolpita l’immagine di Dio Padre benedicente circondato da cherubini e angeli in adorazione. Gli stipiti sono suddivisi in riquadri con i busti dei dodici apostoli che recano cartigli con i dodici articoli del Credo. Il secondo ingresso del XV secolo: un portale gotico a doppio arco ogivale, al di sopra del quale un’edicola con un bassorilievo della Vergine col Bambino e due igure femminili. L’altro ingresso, che dava accesso alla cappella La Grua Talamanca, un portale gotico catalano con tre cornici e gli stemmi di famiglia. Una famiglia tristemente nota in Sicilia per via dell’atroce omicidio che sub Laura Lanza, sposata La Grua Talamanca, meglio nota come la baronessa di Carini. L’interno ad unica navata con presbiterio quadrato introdotto da un arco ogivale e coperto da volte costolonate. La chiesa stata snaturata da un restauro che ha smantellato il pavimento ricco di lapidi, gli altari e i numerosi monumenti funebri. All’ingresso sono visibili il monumento funebre di Tommaso Chacon di Leonardo Pennino (1789) e, nel sottocoro, il Monumento funebre di Giuseppina Zalapì di Benedetto De Lisi (1865). Nella parete destra, incassata fra due inestre strombate, la parte superiore di un altare barocco a marmi mischi, risalente forse alla ristrutturazione della chiesa alla ine del XVII secolo, purtroppo privato della sottostante mensa. L’altare

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Figura 22. Il presbiterio.

Figura 24. Particolare del soffitto ligneo.

Figura 23. Nicchia di S. Maria di Ges .

ha nella nicchia una Madonna col Bambino tardo quattrocentesca, riferita a ignoto scultore altoatesino. Superato il sottocoro, a destra e a sinistra si trovano la cappella di San Benedetto il Moro e la cappella del beato Matteo. Una teca in vetro contiene le spoglie di San Benedetto. Il volto del santo venne riprodotto in cera mentre il corpo del santo fu mummi icato. Tradizionale il pellegrinaggio della seconda domenica di Pasqua, domenica in albis, per ricordare il transito di San Benedetto, avvenuto il 4 aprile 1589, marted di Pasqua, all’et di 63 anni, dopo trenta giorni di sofferenze per una gravissima malattia.

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Una cappella laterale, con l’altare di S. Maria di Gesù, ospita la statua lignea della Madonna col Bambino, che si racconta sia giunta miracolosamente intorno al 1470 portata dalle acque del mare. Inizialmente era collocata sull’altare maggiore. In seguito l’altare con la balaustra in marmo fu smembrato e oggi la Madonnina posta in una cappelletta laterale ornata con marmi mischi. Secondo quanto riferito in antichit , tutti i sabati dell’anno e nelle feste della Madonna, tantissimi fedeli vi accorrevano in pellegrinaggio e alcuni facevano il viaggio a piedi scalzi, anche d’inverno. Ogni anno si celebrava con grande devozione la festa solenne il 2 di luglio, ma anche questa andata scemando nel corso dei secoli. Il presbiterio coperto da una volta a crociera risale al primo impianto della chiesa cos come l’abside, in cui ⏤ inquadrati da una cornice a stucco ottocentesca ⏤ sono i resti di un affresco con la Madonna del Magni icat con i SS. Francesco, Pietro, Paolo e Gabriele, di

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Cultura

Figura 25. Il sagrato della chiesa con la fontana.

ignoto della prima met del XV secolo. Il sarcofago di Antonio Alliata, con due rilievi di santi di scuola gaginesca, opera di Antonello Gagini (1524). A destra e a sinistra della navata si aprono rispettivamente la cappelletta della Madonna, dove documentata la primitiva sepoltura del Beato Matteo da Girgenti; e la cappelletta dell’Ecce Homo, dove custodita l’antica immagine di Ges sofferente, un tempo collocata sull’altare maggiore, che tanta devozione aveva suscitato nel popolo palermitano. Nel 1634 il duca di Alcal , vicer di Sicilia, fece ottenere al convento la concessione di approvvigionamento dalla sorgente d’Ambleri. Per l’occasione fece erigere sul sagrato della chiesa una fontana in marmo, la cui conca decorata con le armi e gli stemmi della casata, tabelle commemorative, putti che gettavano acqua nella conca minore e maioliche con motivi loreali. Altri elementi, come i quattro leoni reggistemma e la piccola conca all’apice con la torretta lapidea, sono stati trafugati. Oggi la fontana asciutta. Negli stessi anni si cre una grande peschiera nel giardino, oggi assai malridotta, abbellita da un’esedra con otto nicchie con statue di terracotta di spiccato gusto vernacolare, raf iguranti Scene della vita di Santi. Un tempo i morti di un certo rango venivano sepolti nelle chiese. Lo stesso vale per S. Maria di Ges , che ospit nella cripta della chiesa e nella chiesa stessa i frati e anche i nobili, cos come testimoniato dalle numerose lapidi presenti. Ma ben presto intorno alla chiesa vennero erette cappelle nobiliari come quelle dei La Grua Talamanca, dei Lucchesi Palli di Campofranco, dei Pignatelli Aragona Cortes.

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A partire dal 1866 (dopo le leggi eversive) tutt’intorno alla chiesa fu sistemato il cimitero di S. Maria di Ges , con un sistema a terrazze che vanta testimonianze notevoli di architettura e scultura funebre. Fra questi la monumentale cappella Florio (dove riposano Vincenzo Florio, Vincenzo Jr, Ignazio Florio jr e la moglie Franca Florio, nata Francesca Jacona della Motta di San Giuliano), dovuta a Giuseppe Damiani Almeyda (intorno al 1870), con il leo bibens simbolo della famiglia, scultura in marmo di Benedetto De Lisi jr e con decorazioni pittoriche di Giuseppe Pensabene; la cappella Lanza di Scalea (1900), la cappella Nicosia (1898), la cappella di Giorgio Pensabene (1912), opere di Ernesto Basile; la cappella Ingrassia con bassorilievo di Francesco Garu i; le cappelle Bordonaro (1890), Mercadante (1885), Albanese e la sepoltura Palazzotto, di Francesco Paolo Palazzotto; la cappella Mannino di Emanuele Palazzotto. Nel camposanto si trova pure la sepoltura di Antonino Salinas. Oggi il cimitero, che il quarto fra quelli monumentali di Palermo, si ingrandito e altre cappelle ricordano personaggi di spicco della nostra citt . Da ricordare che anche la famiglia Borsellino ha in questo cimitero la sua cappella, dove giacciono Paolo e la sorella Rita. Riposano qui le salme di frati minori siciliani di molti dei quali ancora si conserva memoria. Una curiosit il cipresso vecchio di 500 anni, che si staglia nelle pertinenze del convento, lungo un tragitto chiamato Paradiso sera ico, un viale alberato adornato con edicole della Vergine e di santi francescani, un luogo dove i frati solevano ritirarsi per un momento di solitudine. Stando a quanto si narra,

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quell’albero secolare dai rami insolitamente contorti crebbe dal bastone che S. Benedetto con icc in quel luogo di preghiera. LA DANZA GIULIVA DEGLI IGNARI I guastatori, bench monotoni e ripetitivi nelle loro smanie di sfasciare, hanno buon gioco con l’opinione pubblica, perch hanno preventivamente intossicato le radici dell’educazione. L’operazione va avanti da parecchio. Di recente hanno accelerato i tempi degli esperimenti di ingegneria sociale, per veri icare a quanti gradi di libert siano disposti a rinunciare gli esseri umani e in nome di che cosa. Lo hanno fatto con l’abbattimento delle Torri Gemelle (al prezzo di quante vite umane?), hanno moltiplicato gli sforzi con la cosiddetta pandemia (quante schiere di morti e di malati cronici sono state causate scelleratamente?), continuano ad alimentare paure e incertezze con le guerre in aree strategiche (anche qui, stragi di civili che si sarebbero dovute evitare). Oggigiorno si registra un intontimento generalizzato. Lo stordimento pu essere di varia natura. C’ quello congenito, determinato da una proporzione inadeguata fra cervello (organo biologico principale del sistema nervoso centrale) e intelletto (facolt dell’anima, spirituale, che presiede all’elaborazione di concetti e giudizi sulla realt ). C’ l’obnubilamento determinato da patologie pi o meno gravi, che abbassano la soglia di coscienza della persona umana. C’ l’accecamento provocato dall’ambiente o da un sovraccarico cognitivo superiore alle capacit di valutazione critica del singolo, che alle volte troppo fragile emotivamente e dipende morbosamente dal consenso del gruppo. Ci sono le persone profondamente buone, che insistono ad oltranza a vedere il bene dove bene non c’ , illudendosi che tutti siano buoni come loro. C’ in ine ⏤ e soprattutto ⏤ la stupidit della superbia, che acceca la mente e causa una chiusura della conoscenza rispetto alla realt , per rabbia. Quest’ultimo in fondo un vantaggio per le persone umili, di buon senso, sanamente creative, che potrebbero avere l’ultima parola in momenti di grave crisi come quello attuale. Un discorso a parte merita la maturazione della sapienza che proviene dalla collaborazione con la grazia. Uno degli strumenti dei demolitori il degrado pianiicato della qualit dell’istruzione. Messa da parte l’educazione (l’arte di sviluppare le virt intellettuali facendo leva sulle virt morali), hanno gradualmente trasformato scuola e universit in luoghi di trasmissione di nozioni che anestetizzano il coraggio della ribellione in bambini, ragazzi e giovani. Per moltiplicare i mediocri occorre mettere mediocri nei posti chiave dell’insegnamento. Poi c’ l’indottrinamento attraverso i mezzi di comunicazione. Si potrebbe fare un’in init di esempi concreti. Prendiamo quello di un famoso divulgatore “scienti ico”, attivo per pi di

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cinquant’anni. Prima delle dodici lauree honoris causa, poteva vantare un liceo fatto male e nessuna laurea presa davvero. Fra l’altro a scuola collezion molti 5 (ad es., in matematica, isica e scienze). Con un po’ di accortezza ci si pu rendere conto che le sue trasmissioni e le sue pubblicazioni, confezionate con dovizia di risorse e poste sotto ri lettori abbaglianti, presentano i fatti in modo distorto o lacunoso. chiaro? Abbiamo compreso che televisione e giornali possono creare dal nulla dei veri e propri miti, in ogni campo? I registi della confusione attuale osservano compiaciuti l’allegra incoscienza con cui molti sono concentrati a ballare mentre il transatlantico affonda. In realt non sono n tanto allegri n tanto incoscienti, perch sono sempre pi poveri dal punto di vista economico e sempre meno spensierati dal punto di vista delle sicurezze interiori. Che fare dunque? Quando inizia il diluvio, fanno soffrire coloro che festeggiano la ine della calura, pieni di s o fatti ubriacare. Causa dolore dedicarsi a far salire sull’arca soltanto coloro che sono chiamati alla salvezza. Qualcuno ha suggerito di moltiplicare le oasi libere, la prima delle quali la libert di spirito. Tutto sommato, chi si muove in tal senso va scoprendo con speranza rinnovata che non sono poi cos tante le persone in preda alle allucinazioni indotte da invisibili campi di rieducazione. Quelle disposte a dire che due pi due fa cinque forse sono addirittura una minoranza. Ci sono state epoche in cui era necessario combattere a costo della propria vita la tirannide, il dispotismo, l’assolutismo. A noi tocca liberarci dalla stupidit , con l’aiuto della quale i signori del mondo vogliono renderci schiavi sempre pi arrendevoli in un pianeta di esseri umani inconsapevoli, come ne Il paese dei ciechi di H. G. Wells. Un paese dei ciechi sterminato, non pi circoscritto come nel romanzo ad un piccolo villaggio andino dell’Ecuador.

Bibliografia e sitografia 1. Petrucci E., Chiese distrutte tra Francia, Belgio, Inghilterra e Cile. Storia in rete, 10 aprile 2021. https://storiainrete.com/chiese-distrutte-tra-francia-belgio-inghilterra-ecile/ 2. Mastrangelo E., Petrucci E., Iconoclastia. La pazzia contagiosa della Cancel Culture che sta distruggendo la nostra Storia. Eclettica Edizioni 2020. 3. Corsivo tratto da: Petrucci E., Chiese distrutte … op. cit. 4. Ibid. 5. Ibid.

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Se la storia si facesse con i se Ciro Lomonte

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ucron a (detta anche storia alternativa, allostoria o fantastoria) un genere di narrativa fantastica basata sulla premessa generale che la storia del mondo abbia seguito un corso alternativo rispetto a quello reale. Il primo esempio lo troviamo nell’opera Ab Urbe condita (scritta tra il 27 a.C. e il 14 d.C.), nella quale Tito Livio contempla la possibilit che Alessandro Magno avesse dilatato i con ini del regno macedone dirigendosi verso ovest anzich verso est. «Nihil minus quaesitum a principio huius operis uideri potest quam ut plus iusto ab rerum ordine declinarem uarietatibusque distinguendo opere et legentibus uelut deuerticula amoena et requiem animo meo quaererem; tamen tanti regis ac ducis mentio, quibus saepe tacitus cogitationibus uolutaui animum, eas euocat in medium, ut quaerere libeat quinam euentus Romanis rebus, si cum Alexandro foret bellatum, futurus fuerit». «Si potrebbe rilevare che sin dall’inizio di quest’opera non ho cercato di evitare niente con tanta attenzione quanto il discostarmi da una trattazione ordinata degli eventi, e il cercare motivi di piacevole svago per i lettori e un po’ di riposo per la mia mente infarcendo questa ricerca storica con amene digressioni. Ci nonostante, l’aver menzionato un re e un condottiero cos grande, mi riporta a considerazioni che tante volte ho fatto tra me e me, e non mi spiace ora valutare quale sarebbe stata la sorte della potenza romana se si fosse scontrata con Alessandro». Tito Livio, Ab Urbe condita libri CXLII, IX, 17

PROTOCOLLO UCHRONIA Da qualche mese disponibile un racconto avanguardistico sulle possibilità della nostra mente, una ri lessione profonda su cosa vuole dire possedere un’anima (dalla terza di copertina di un volume la cui vivace veste gra ica ⏤ all’esterno e all’interno ⏤ gi di per s un invito alla lettura). Si tratta di Protocollo Uchronia, di Nikolas Dau Bennasib, pubblicato a dicembre 2022 dalla giovane casa editrice Lumien, di Venezia. La narrazione fa ampio uso dell’ucronìa. Ma non c’ nulla dell’ucromìa, tipica del grigio mondo minimalista, perch la vicenda proposta dallo scrittore uno sfavillante caleidoscopio di forme e di colori. C’ una rappresentazione un po’ morbosa dell’anima sensitiva, fragile, sudaticcia, soggetta a malanni, attratta dal fango, nel primo romanzo pubblicato di Bennasib. Ma in fondo Adamo stato tratto dal fango,

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Figura 1. Nikolas Dau Bennasib.

alle origini dell’umanit . Ed Eva da lui. Gli stessi nomi di due dei protagonisti di questa avventura mozza iato. C’ il corpo, in tutta la sua vulnerabilit . Ci sono le pulsioni che prorompono dalle viscere dell’inconscio. C’ la ragione illuminata, con la sua ombra totalitaria. Ma anche lo spirito e il suo libero arbitrio. La carnalit pu essere un contrappunto deliberato al dominio apollineo dell’intelligenza arti iciale sulla realt . Oppure una denuncia sottile del transumanesimo dionisiaco che fa da iligrana al racconto. L’anima razionale viene coinvolta prepotentemente nell’aspro confronto fra i due principi fondamentali della iloso ia di Friedrich Nietzsche, le due componenti riconoscibili nella civilt greca: da un lato l’algida armonia delle Muse attorno ad Apollo, nel tentativo di cogliere la natura delle cose secondo costruzioni mentali ordinate, negando il caos della realt e non considerando l’essenziale dinamismo della vita; dall’altro gli sfrenati riti orgiastici ispirati a Dioniso, alla ricerca di numi ctonii, or ici e inumani. La narrazione procede su tre binari temporali paralleli (passato, presente, futuro), che dimostrano la

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Ciro Lomonte (Palermo 1960) un architetto, personaggio pubblico e politico, esperto in arte sacra. Dopo la maturit ha studiato presso le facolt di architettura dell’Universit di Palermo e del Politecnico di Milano. Dopo la laurea ha iniziato a lavorare presso studi privati di architettura; in uno di essi conobbe l’architetto Guido Santoro, con il quale strinse amicizia e sodalizio professionale. Dal 1987 al 1990 ha partecipato all’elaborazione del piano di recupero del centro storico di Erice. Nel 1988 inizia le sue ricerche nel campo dell’arte sacra. Ha partecipato alla rideinizione di molte chiese, in particolare Maria SS. delle Grazie a Isola delle Femmine, Maria SS. Immacolata a Sancipirello, Santo Curato d’Ars a Palermo ed altre. Attualmente, insieme a Guido Santoro, sta adeguando l’interno della chiesa di Santa Maria nella citt di Altofonte vicino Palermo. Dal 1990 al 1999 ha diretto la Scuola di Formazione Professionale Monte Grifone (attuale Arces) a Palermo. Dal 2009 docente di Storia dell’Architettura Cristiana Contemporanea nel Master di II livello in Architettura, Arti Sacre e Liturgia presso l’Universit Europea di Roma. Nel 2017 e nel 2022 stato candidato sindaco di Palermo per il partito indipendentista Siciliani Liberi, di cui stato eletto Segretario Nazionale nel 2018. autore e traduttore di numerosi libri e articoli dedicati alla architettura sacra contemporanea. Nel 2009, insieme a Guido Santoro, ha pubblicato il libro “Liturgia, cosmo, architettura” (Edizioni Cantagalli, Siena). passione dell’autore per la storia. Personaggi ed eventi reali del passato vengono presentati con nitidezza adamantina, tanto da provocare un senso di vertigine. Il racconto avanza spingendo i protagonisti a svelare quanto siano disposti a fare pur di rimanere attaccati alla vita. La domanda di fondo se sia possibile davvero creare un mondo ideale per tutti. una domanda incarnata, perch i personaggi sono autentici, n del tutto buoni n del tutto cattivi. L’autore sembra parteggiare ⏤ seppure con misurato distacco ⏤ per quelli di loro animati da uno spirito contestatario, dalla tendenza a presentare obiezioni, dalla ribellione appassionata alle catene. Nel racconto fantascienti ico vengono portate alle estreme conseguenze alcune inquietanti follie chimeriche del mondo contemporaneo: dalla fecondazione in vitro all’eutanasia, dall’ibridazione di embrioni umani e animali al controllo informatico di pensieri e memoria attraverso algoritmi, secondo un percorso verosimile per quanto stupefacente. Che cos’ l’anima? Si pu replicare una vita attraverso l’uso della tecnologia e mettere un freno alla morte? Fin dove lecito che si spinga il progresso della scienza e della tecnica? E quanto del nostro mondo si potrebbe migliorare se solo fossimo in grado di cambiare la storia? Nella Parigi contemporanea, un’invenzione sbalorditiva ha reso praticabile l’utilizzo del connettoma, la mappa delle connessioni neurali del cervello umano, rendendo possibile la clonazione della coscienza. Nella Roma del 2099, a seguito di un blackout delle

Figura 2. Nikolas Dau Bennasib, Protocollo Uchronia. Lumien, 2022, Euro 14,00.

reti mondiali, vecchi scandali portano a galla i segreti

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nascosti nelle catacombe paleocristiane: avanguardie dal sapore post-umano rivelano l’esistenza di un piano che potrebbe cambiare le sorti dell’umanit . Non diciamo nient’altro qui della trama per non defraudare il potenziale lettore ⏤ speriamo di averlo incuriosito ⏤ del ine godimento che si assapora nell’imbattersi in un turbinio di sorprese continue, offerte con un ritmo incalzante. Non rester deluso. L’intreccio veramente spiazzante, ti prende totalmente in quel saltare di capitolo in capitolo da un’epoca all’altra. Quella scelta per modi icare il passato , per molti versi, un colpo di genio. Com’ geniale lo stratagemma adottato per rendere visivamente le emozioni nella realt virtuale. Lasciamo al lettore un ultimo indizio. «Il termine indica tante cose, a seconda del campo di studi, ma noi chiamiamo Singolarit il punto in cui tutte le potenzialit si fondono e avviene il salto evolutivo. Tutte le potenzialit della materia molecolare e dell’energia unite in una Singolarit hanno prodotto la vita. La vita ha poi prodotto l’anima. Con i suoi studi, comprendendo il funzionamento biochimico dell’anima, passeremo allo step successivo». «La digitalizzazione dell’anima?». Rebecca mantenne un’aria scettica. «S , dottoressa».

Il romanzo mescola iloso ia e futuro, mistero e apocalisse tecnologica. Senza pedanteria. Potrebbe essere la sceneggiatura di un ilm di successo. O di un videogioco.

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UN GENERE LETTERARIO COINVOLGENTE Bennasib usa tre forme narrative nel suo racconto. Quella forse pi intrigante l’ucronìa. Il termine deriva dal greco e signi ica letteralmente “nessun tempo” (da οὐ = non e χρόνος = tempo), per analogia con utopia, che signi ica “nessun luogo”. Indica la narrazione letteraria, gra ica o cinematogra ica di quel che sarebbe potuto succedere se un preciso avvenimento storico fosse andato diversamente. Il termine stato coniato dal ilosofo francese Charles Renouvier in un saggio (Uchronie) apparso nel 1857.

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Il primo esempio di ucronia pu essere considerato il brano dell’opera Ab Urbe condita di Tito Livio. Prima ancora che Charles Renouvier coniasse il termine uchronie, si possono rintracciare numerose opere letterarie a sfondo ucronico, tra le quali si pu citare Napoléon et la conquête du monde, 1812 à 1832 - Histoire de la monarchie universelle di Louis Geoffrey (1836), in cui si immagina una campagna di Russia vittoriosa per Napoleone, che fonda un impero universale popolato di invenzioni fantascienti iche. Nel suo libro pubblicato postumo nel 1813, Storia della Toscana sino al principato, l’accademico italiano Lorenzo Pignotti immagin cosa sarebbe potuto succedere se Lorenzo il Magni ico non fosse morto nel 1492: lo statista mediceo avrebbe potuto difendere la penisola dalle invasioni straniere e addirittura reprimere la riforma protestante prima che si diffondesse. Ne La città eterna di Hall Caine (1901), ambientato nella Roma del 1900, a seguito dell’azione del giovane deputato della sinistra Davide Rossi contro il dittatore Barone Gabriele Bonelli, si ha il volontario esilio del re e la proclamazione di una repubblica. Nell’epilogo del romanzo si scoprir che 50 anni dopo il mondo stato uni icato in un’unica Federazione Internazionale con Roma come capitale. Nel 1931 lo storico britannico J. C. Squire invit alcune autorevoli personalit della cultura e della politica contemporanea ⏤ tra cui Churchill, Chesterton, Belloc e Maurois ⏤ a cimentarsi nelle ricostruzioni ipotetiche di alcuni snodi storici cruciali della civilt

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occidentale, pubblicandole nell’antologia Se la storia fosse andata diversamente (If It Had Happened Otherwise). Winston Churchill (che scrisse per l’occasione un saggio riguardo a un diverso esito della battaglia di Gettysburg), in questo modo divenne contemporaneamente autore e personaggio di ucronie. La storia non si fa con i se. Eppure c’ qualcuno, oggi pi che mai, che vorrebbe cambiarne il corso, non certo per produrre un mondo migliore. La tentazione della piramide rovesciata, del sovvertimento luciferino dell’armonia della natura, sempre dietro l’angolo.

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Storia dei veleni II parte Giusi Sanci*, Ignazio Nocera*

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el 1545 veniva fondato a Padova il primo orto botanico per lo studio dei semplici e successivamente quelli di Pisa, di Bologna e altri, che contribuirono notevolmente a quel movimento naturalistico sperimentale, a cui parteciparono i naturalisti italiani e che doveva fornire, con lo studio pi esatto delle piante medicinali e velenose, le basi naturalistiche e isiologiche alla tossicologia [1]. Molto lento fu lo sviluppo della tossicologia dal punto di vista chimico. E fu certamente arma preziosa e discreta assai il veleno, nelle questioni politiche e domestiche, ino al XIX secolo, allorch la messa a punto di metodi af idabili di analisi chimica rese complicata ⏤ e non poco ⏤ una pratica tristemente radicata nei costumi dell’uomo. All’Ottocento deve farsi risalire, infatti, la nascita della scienza tossicologica, per opera dello spagnolo Mathieu Jos Bonaventura Or ila Rotger (1787-1853). Nascita avvenuta sulle basi, non solo della isiologia e della farmacologia, ma anche della chimica, che, superata da tempo la fase legata all’alchimia, era divenuta una scienza dalle robuste fondamenta. Ben presto la tossicologia assunse notevole importanza nella medicina pratica e nella vita sociale [2]. Ma ritorniamo a Mathieu Or ila. Medico nativo di Minorca, iglio di mercanti, si giov dell’ambiente cosmopolita minorchese, apprendendo le lingue e le prime nozioni scienti iche. Studi medicina all’Universit di Valencia, iniziando ad interessarsi alla chimica. Ritenendo carente l’ambiente accademico valenciano, ottiene il permesso paterno per proseguire gli studi a Barcellona, dove fu allievo di Carbonell, pioniere della chimica industriale. Grazie ad una borsa di studio, perfeziona gli studi di chimica a Madrid e poi a Parigi. Nel 1808, al momento dello scoppio della Guerra d’indipendenza si trova a Parigi, e la Junta de Comercio spagnola ritira la borsa di studio e anche la promessa di assegnargli la cattedra di chimica a Barcellona. Rimane cos a Parigi, dove apre una scuola privata di chimica, che gli permette di completare gli studi e anche di acquisire una buona fama. Or ila si accorse che la gran parte dei veleni, quando veniva mescolata con luidi di origine animale o vegetale, sfuggiva alla possibilit di essere identi icata con i metodi allora in uso. Tale scoperta rivoluzionaria

Figura 1. Gustav Klimt, Giuditta I, 1901, sterreichische Galerie Belvedere, Vienna. Come nota Rodolfo Papa, nell’immaginario di Klimt, Giuditta finisce col perdere i suoi tradizionali attributi iconografici e iconologici, per essere utilizzata come simbolo della femme fatale otto-novecentesca.

diede vita alla tossicologia e trasform le tecniche forensi. Or ila sostenne anche l’idea di ricostruire il percorso che una sostanza tossica segue nell’organismo, veri-

*Farmacista

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Figura 2. Mathieu Jos 1787- Parigi 1853).

Bonaventura Orfila Rotger (Minorca

icando l’esistenza di organi bersaglio dove il tossico va ad accumularsi, dopo essere stato veicolato dal torrente ematico, per poi scomparire attraverso le vie di eliminazione, se le caratteristiche della sostanza in questione lo consentono [3]. Tra il 1814 e il 1817 pubblic il Traité des poisons e Eléments de chimie Médicale, opere che ebbero un grande riconoscimento presso la comunit scienti ica francese. Nel 1815 divenne medico di Luigi XVIII, nel 1819 ottenne la cattedra di medicina legale a Parigi, e nel 1823 quella di chimica. Contribu alla nascita di Journal de chimie Médicale, de Pharmacie et de Tossicologie e Annales d’Igiene Publique et de Medicine Legale, due riviste scienti iche dove vennero pubblicati alcuni dei suoi lavori di tossicologia. Negli anni ’30 ebbe anche l’incarico di occuparsi della sanit pubblica francese. A questo periodo risale il Trattato delle esumazioni giuridiche. considerato uno dei massimi esperti in Europa in materia di avvelenamenti di tutto l’Ottocento. A lui si devono molte ricerche chimiche e isiologiche su veleni metallici. Avvalendosi dei primi metodi di degradazione ossidativa della sostanza organica, fu in grado di ricercare piccolissime quantit di veleni metallici in grandi masse di materiale. I procedimenti vennero poi migliorati specialmente da Fresenius e Babo (1840) [4]. Nel 1836 J. Marsh indica un metodo analitico per scoprire piccole quantit di arsenico, metodo precisato poi nella sua forma pratica dall'Accademia delle scienze di Parigi. Nel 1839 Or ila dimostra la localizzazione dei veleni negli organi e indica un mezzo per estrarli. Grazie a queste osservazioni, nel 1852 J.-S. Stas propone un metodo di estrazione generale dei veleni organici da grandi masse di materiale, metodo che, modi icato poco dopo da Otto, conserva la sua attualit [5].

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Nel 1855, due anni dopo la morte di Or ila, E. Mitscherlich pubblica un procedimento per la ricerca del fosforo; nel 1863 A.-A. Tardieu e Roussin introducono la sperimentazione isiologica nella ricerca tossicologica e nel 1872 A. Selmi scopre le ptomaine, alcaloidi della putrefazione, e ne rileva la notevole importanza scienti ica e pratica. Infatti, a causa della loro tossicit , queste sostanze rendono ragione dell’avvelenamento per ingestione di cibo putrefatto. Inoltre, avendo alcune propriet chimiche e isiologiche comuni con gli alcaloidi, possono determinare errori nelle perizie tossicologiche [6]. Va infatti notato che tali progressi si ebbero in parte grazie alle ricerche peritali che si rendevano necessarie nei processi penali, nei quali cercando di risolvere un determinato problema analitico, l’esperto poteva riuscire a stabilire metodi di ricerca, poi divenuti generali. Di conseguenza, il progresso della chimica analitica, con l’introduzione di metodologie sempre pi so isticate e sensibili, produce i suoi effetti anche nell’ambito della repressione di azioni delittuose [7]. DUE CHIMICI AVVERSARI NELLA FRANCIA DI METÀ OTTOCENTO Il prestigio che uno scienziato come Or ila riusc a guadagnare aveva certamente un grande peso presso i tribunali. Sostiene a tal proposito De Maleissye: «Le sue opinioni erano oracoli che dif icilmente le autorit giudiziarie avrebbero osato mettere a confronto con quelle di altri esperti generalmente meno titolati. Questa posizione psicologica spiega perch una sola perizia fu dunque suf iciente al “principe della medicina legale” per neutralizzare gli altri pareri e far condannare all’ergastolo la vedova di un magnate di Corr ze» [8].

Il caso al quale si fa riferimento la morte di Charles Lafarge, proprietario di alcune ferriere a Tulle. All’inizio del 1840, il signor Lafarge muore in seguito ad un malessere durato per qualche giorno. Ad essere subito sospettata di averlo avvelenato la giovane e bella moglie Marie Capelle, pronipote del duca d’Orl ans. Pare, tuttavia, che uno dei servi di casa, non sopportando la presenza della donna, abbia sfruttato la morte del padrone, avvenuta verosimilmente a causa del tifo, insinuando che la moglie lo avesse avvelenato, servendosi dell’arsenico, presente in ogni angolo della casa per eliminare i topi. Ad avvalorare questa tesi, si aggiunse il ritrovamento della lettera, con la quale la signora Lafarge chiese al farmacista Eysartier di fornirle l’arsenico, perch invasa dai topi; richiesta alla quale il farmacista acconsent [9]. Vi sono almeno quattro elementi che rendono questo caso davvero emblematico, e per certi versi attuale. Per prima cosa lo scalpore suscitato presso l’opinione pubblica, che si appassion alla vicenda, seguen-

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Figura 3. François-Vincent Raspail (Carpentras 1794 - Arcueil 1878), chimico e politico.

dola giorno per giorno, grazie alla diffusione della carta stampata; ino al punto che l’eco della notizia valic i con ini francesi [10]. La pressione esercitata sugli inquirenti, dovuta al clamore mediatico. Il sospettato perfetto, rappresentato dalla femme fatale, igura archetipa dell’arte e della letteratura, destinata a rimanere in voga ino all’inizio del Novecento. E in ine, la prima grande disputa tra esperti scienziati, chiamati a fare luce sulle circostanze della morte, attraverso l’utilizzo di nuovi sistemi di analisi. a Mathieu Or ila che, infatti, si rivolgono gli avvocati della pubblica accusa, per ricercare la presenza dell’arsenico nel cadavere della vittima [11]. Presenza che Or ila, effettivamente, riscontr [12]. N fu facile dubitare dell’attendibilit delle conclusioni alle quali giunse un cos eminente scienziato, decano della facolt di medicina di Parigi, membro del Consiglio Reale dell’Istruzione pubblica e del Consiglio Generale della Senna, Commendatore della Legione d’onore, consulente sanitario di Sua Maest il Re dei francesi, membro della Reale Accademia di Medicina, eccetera eccetera [13]. Non meno autorevole, tuttavia, era il perito della difesa, il chimico François-Vincent Raspail. Le sue simpatie repubblicane e l’avversione nei confronti dei poteri istituzionali facevano di lui l’avversario ideale di Or ila [14]. Il risultato delle analisi effettuate da Or ila evidenziava la presenza di piccolissime quantit di arsenico non ponderabili con gli strumenti di misura allora in uso [15].

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[online]: ISSN 2724-0509

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Apotheca & Storia

Pertanto Raspail pot servirsi di due validi argomenti. Ovvero, che la presenza di piccolissime quantit di arsenico pu essere riscontrata nell’organismo, senza avere necessariamente una signi icativa importanza tossicologica [16] ⏤ come sar effettivamente dimostrato in seguito [17-18-19] ⏤, e che il nitrato di potassio, adoperato nelle analisi di Or ila, contiene arsenico come impurezza [20]. Infatti, l’esito di tutte le analisi disposte dall’autorit ⏤ a parte quella effettuata da Or ila ⏤ fu sempre negativo [21]. Or ila, dal canto suo, ri iut di eseguire nuovamente il test, e di accertare la purezza dei reagenti da lui adoperati [22]. Sebbene fossero fragilissime le prove a carico dell’imputata e ormai condivisa la validit dell’esito negativo delle analisi, non bastarono a risparmiare il carcere a Marie Capelle, cui vennero soltanto riconosciute le attenuanti, suf icienti ad evitarle la pena capitale [23]. Ricevette la grazia dodici anni dopo, ormai stremata dalla tubercolosi, che la condusse a morte a distanza di pochi mesi dalla scarcerazione [24]. forse il riduzionismo nelle scienze naturali la tentazione pi dif icile alla quale gli scienziati stessi e chi si occupa degli altri ambiti del sapere sono chiamati a resistere. Bibliografia e note 1. Cfr. Mameli E., Mordini A., voce Veleni in Enciclopedia Treccani. https://www.treccani.it/enciclopedia/ veleni_(Enciclopedia-Italiana)/ 2. Cfr. Ibid. 3. Cfr. De Maleissye J., Storia dei veleni. Da Socrate ai giorni nostri. Odoya editore, 2008, p. 263. 4. Cfr. Mameli E., Mordini A., op. cit. 5. Ibid. 6. Ibid. 7. Ibid. 8. De Maleissye J., op. cit., p. 258. 9. Cfr. Ivi, pp. 253-256. 10. Cfr. Ivi, p. 254. 11. Ivi, p. 257. 12. Ivi, p. 259. 13. Ivi, p. 257. 14. Cfr. Ivi, pp. 258-259. 15. Ivi, p. 259. 16. Ivi, pp. 259-260. 17. Cfr. Barbetti P., Quaglia M.G., L’analisi qualitativa in chimica farmaceutica e tossicologica inorganica. Galeno Editore, 1992, pp. 185-186. 18. Cfr. Greim H., Deml E. (ed.), Tossicologia. Zanichelli editore, 2000, p. 342. 19. Cfr. Barbuti S., Bellelli E., Fara G.M., Giammanco G., Igiene. Monduzzi editore, 2002, pp. 413-414. 20. De Maleissye J., op. cit., p. 260. 21. Ibid. 22. Ibid. Due anni dopo la condanna, Or ila riconobbe di non essere stato in condizione di accertare la purezza del nitrato di potassio (vedi p. 261). 23. Ivi, p. 258. 24. Ivi, p. 268.

Anno VI n. 47 – Settembre – Ottobre 2023



Per info: accademiaurbanadellearti@gmail.com e su Whatsapp 348 7123383


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