Theriaké MENSILE DELL’ASSOCIAZIONE GIOVANI FARMACISTI DI AGRIGENTO
Anno II n. 17 Maggio 2019
Sommario
4 Galenica
La gestione del laboratorio galenico/1
14 Delle Arti
Sant’Anna, la Vergine, il Bambino e l’Agnello
18 Fitoterapia&Nutrizione
Cynara scolymus L., aspetti botanici e proprietà
22 Cultura L’ipogeo della Kolymbethra/Porta V
26 Apotheca&Storia Dal galenico al medicinale industriale Responsabile della redazione e del progetto grafico: Ignazio Nocera Redazione: Valeria Ciotta, Elisa Drago, Christian Intorre, Federica Matutino, Giorgia Matutino, Carmen Naccarato, Silvia Nocera, Giusi Sanci. Contatti: theriake@email.it Theriaké via Giovanni XXIII 90/92, 92100 Agrigento (AG). In copertina: Leonardo Da Vinci, Sant’Anna, la Vergine, il Bambino e l’Agnello. Olio su tavola. 1510 circa. Museo del Louvre, Parigi. Questo numero è stato chiuso in redazione il 25 – 5 – 2019
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Collaboratori: Giuseppina Amato, Stefania Bruno, Paola Brusa, Laura Camoni, Corrado De Vito, Roberto Di Gesù, Gaetano Di Lascio, Claudio Distefano, Vita Di Stefano, Carla Gentile, Aurelio Giardina, Pinella Laudani, Maurizio La Guardia, Erika Mallarini, Rodolfo Papa, Annalisa Pitino, Luigi Sciangula. In questo numero: Paolo Bongiorno, Ignazio Nocera, Giovanni Noto, Rodolfo Papa, Giusi Sanci.
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LA GESTIONE DEL LABORATORIO GALENICO /1 Paolo Bongiorno*
L’allestimento di preparazioni affidate in via esclusiva alla competenza professionale del farmacista continua a rappresentare un nucleo inalienabile e centrale della professione. Nonostante lo sviluppo e la diffusione dei medicinali industriali infatti, il farmacista continua a rivestire un ruolo insostituibile per la preparazione di farmaci personalizzati che non sono reperibili sul mercato o di prodotti naturali più vicini alle esigenze del singolo paziente. L’accresciuta consapevolezza del ruolo che il farmacista esercita in questo contesto ha fatto sì che le preparazioni galeniche abbiano conosciuto una maggiore e più ampia diffusione. Per cogliere questa grande opportunità è necessario un continuo processo di apprendimento, revisione delle proprie conoscenze ed una continua interazione con il paziente e con il medico prescrittore. Il maggiore grado specializzazione e le tecniche
più innovative sono dunque asservite alla realizzazione di preparazioni che garantiscano qualità sicurezza ed efficacia. Tutto ciò comporta un’accurata organizzazione del laboratorio, delle risorse umane e un costante controllo da dedicare alla preparazione in tutte le sue fasi anche successive alla vendita. DEFINIZIONI Preparati officinali o formule officinali In precedenza chiamate preparazioni officinali o multiple, allestite per lotti, sono medicinali preparati in farmacia in base alle indicazioni della Farmacopea Europea o di una delle farmacopee della Comunità Europea destinati ad essere forniti direttamente ai pazienti che si servono nella farmacia. La fonte di legittimazione è costituita dalle stesse farmacopee, ed il quantitativo limite non deve superare i 3 Kg attenendosi alle Norme di Buona
*Farmacista preparatore iscritto alla SIFAP, ed esperto in programmazione e tecnologie informatiche
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Galenica Preparazione (NBP). Scala ridotta Numero di preparati eseguibili dal farmacista; la consistenza numerica, compatibilmente con la stabilità del preparato stesso, è quella ottenibile da una massa non più grande di 3000 grammi di formulato. Per i preparati soggetti a presentazione di ricetta medica, la consistenza numerica deve essere documentata sulla base delle ricette mediche (copie o originali) presentate dai pazienti. Il farmacista può procedere ad una successiva preparazione di una formula officinale purché la scorta non superi comunque la consistenza numerica prevista dalla scala ridotta. Preparati magistrali o formule magistrali In precedenza denominate preparazioni magistrali, sono medicinali preparati in farmacia in base ad una prescrizione medica, e destinati ad un determinato paziente. Sono tecnicamente assimilabili alle preparazioni magistrali tutte le miscelazioni, diluizioni, ripartizioni eseguite per il singolo paziente su indicazione medica (da NBP FU XII). GMP È un acronimo che indica le Good Manufacturing Practices o Norme di Buona Fabbricazione (NBP). EU GMP - Annex 1 (European Commission annex = allegato) Propone una classificazione appropriata per i locali (ambienti a contaminazione controllata) di produzione farmaceutica; per prodotti sterili introduce i limiti per la contaminazione microbiologica; e fornisce criteri di assegnazione
della classe appropriata per i diversi locali di produzione a seconda della criticità delle operazioni che vi si svolgono; grado A, B, C, D per criticità decrescenti. Grado A: ambienti per lavorazioni più a rischio, per i quali deve essere previsto un sistema di distribuzione di aria pulita, “a flusso laminare“ (dimostrato e convalidato). Grado B: ambienti di preparazione e riempimento in asepsi, complementari al grado A. Grado C/D: per effettuare degli stadi di produzione meno critici. La classificazione del grado di pulizia è in accordo alla EN ISO 14644-1. CAS Chemical Abstract Service Registry Number è un codice univoco, assegnato dall'American Chemical Society, che permette di identificare in maniera univoca una sostanza. CLP Classification, Labelling and Packaging. Regolamento che stabilisce i requisiti uniformi per la classificazione, l’etichettatura e l’imballaggio di sostanze chimiche e miscele (miscuglio fisico composto da una o più sostanze) secondo il Globally Harmonised System of Classification and Labelling of Chemicals (GHS). Botanicals I botanicals sono sostanze e preparati vegetali definiti sia come droga vegetale, intesa come pianta intera o sue parti in forma non trattata, sia come preparato vegetale trattato tramite estrazione, distillazione, spremitura, frazionamento,
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Zona di elaborazione critica. Assemblaggio asettico di apparecchiature di riempimento. Connessioni, giunture asettiche (dovrebbero essere sterilizzate a vapore in posizione quando possibile). Miscelazione di composti asettici. Rifornimento di contenitori e chiusure di prodotti sterili. Rimozione e raffreddamento di articoli da sterilizzatori a caldo. Preparazione e supporto di componenti sterili per l'imballaggio primario. Trasferimento sigillante di riempimento asettico di flaconi aperti o parzialmente tappati compresi gli interventi. Carico e scarico di liofilizzatore.
B
Zona di supporto diretto alla zona di Grado A di elaborazione critica. Trasporto e preparazione di componenti di attrezzature imballate e articoli ausiliari per l'introduzione nella zona di classe A. Rimozione del prodotto sigillato dalla zona di grado A.
C
Preparazione di soluzioni che devono essere filtrate.
D
Pulizia delle attrezzature. Movimenti di componenti e accessori dopo il lavaggio. Attrezzature di assemblaggio da sterilizzare se pulite.
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purificazione, concentrazione, fermentazione, triturazione e polverizzazione. La documentazione relativa ai botanicals richiede l’utilizzo del nome scientifico della pianta per la sua identificazione, assieme al nome commerciale e al nome comune. Gli altri riferimenti necessari riguardano l’indicazione delle parti della pianta utilizzate, l’origine geografica, le condizioni di coltivazione, il periodo di raccolta e di processo agricolo, la descrizione del processo di preparazione per ogni procedura di manipolazione, la descrizione della forma commerciale e degli elementi caratteristici della pianta. BELFRIT In farmacia possono essere allestite e dispensate senza ricetta preparazioni contenenti sostanze vegetali presenti nella lista delle piante ammesse negli integratori. Nell’ottica di aumentare la tutela dei consumatori e favorire il libero scambio delle merci, si sta cercando di armonizzare le leggi dei diversi Stati membri. A tal fine, Belgio, Francia e Italia, nell’ambito del “Progetto BELFRIT” (dalle iniziali dei tre Paesi), stanno definendo una lista comune di sostanze e preparati vegetali impiegabili negli integratori alimentari che sia valida nei tre Paesi. Novel foods Sono nuovi prodotti alimentari o nuovi ingredienti alimentari, disciplinati dalla legislazione alimentare comunitaria con il Regolamento (CE) 258/97. Sono tutti quei prodotti e sostanze alimentari per i quali
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non è dimostrabile un consumo “significativo” al 15 maggio 1997 all’interno dell’Unione Europea (UE), data di entrata in vigore del regolamento medesimo. Chiunque voglia proporre tali prodotti come ingrediente alimentare deve provarne la sicurezza d’uso attraverso apposite procedure indicate nel Reg. UE 2015/2283 entrato in vigore l’1 gennaio 2018 con il quale si abroga il Reg. (CE) 258/97. Si tratta di una nuova proposta di regolamento a vantaggio delle autorità pubbliche e dei soggetti privati che prevede la semplificazione della legislazione e delle procedure amministrative tramite: • una sola procedura centralizzata a livello europeo per la valutazione e gestione del rischio; • l’eliminazione delle procedure amministrative nazionali e delle duplicazioni del lavoro; • lo snellimento della procedura di autorizzazione, che ne migliora l’efficienza e riduce l’onere amministrativo, in particolare per i privati; • l’introduzione di una procedura semplificata di immissione sul mercato per i prodotti alimentari tradizionali provenienti da Paesi terzi. Il Regolamento 2017-2470 stabilisce inoltre l’elenco dei novel foods autorizzati nell’Unione, definendone condizioni di impiego, eventuali requisiti di etichettatura, specifiche, etc.. I nuovi alimenti, seguono la normativa della ricetta
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Galenica magistrale, un esempio è rappresentato dalla Hoodia parviflora che nella lista dei novel foods viene indicata con un dosaggio massimo di 9,4 mg/die. COSA SI PUÒ PREPARARE IN FARMACIA Per strutturare correttamente il laboratorio e capire quale possa essere il suo contributo all’attività generale della farmacia è necessario che sia chiaro quali preparazioni è possibile allestire e quali no. In farmacia si possono allestire: • Preparati o Formule Officinali • Preparati Magistrali o Formule Magistrali • Preparazioni a base di erbe (Prodotti erboristici) • Galenici Omeopatici • Cosmetici PREPARATI OFFICINALI I preparati officinali o formule officinali, già descritti in “Definizioni”, non necessitano di autorizzazione di immissione in commercio ma il farmacista è libero di prepararli per le necessità dei propri clienti-pazienti. La fonte di legittimazione è rappresentata dalla FU o dalla farmacopea di uno degli Stati membri. In merito all’allestimento degli officinali bisogna distinguere la possibilità di allestirli senza ricetta medica dalle limitazioni imposte per la dispensazione. Fermo restando che la preparazione sia un officinale presente nella farmacopea in vigore in uno Stato membro dell’UE, si possono configurare i due casi seguenti. 1. Per le categorie terapeutiche espressamente esentate dalla Tabella N. 4 o non ricomprese in essa, non è richiesta la ricetta medica per la dispensazione, ed è possibile l’allestimento in multiplo fino a 3 kg di formulato, suddiviso in qualsiasi confezionamento o numero di unità posologiche scelte dal farmacista, in base ad uso, stabilità, richieste. Di seguito alcuni esempi. • Minoxidil fino al 5%, allestibile in multiplo secondo la BP 2018, e dispensabile senza ricetta medica, in conformità al punto 9 della Tabella N. 4, in flaconi di qualsiasi capienza. • Prometazina crema fino al 2%, allestibile in multiplo in conformità alla FU XII ed. pag. 1254, e dispensabile senza ricetta medica, in conformità al punto 17 della Tabella N. 4, in contenitori di qualsiasi capienza. • Diosmina capsule 500 mg – 60 cps, allestibile
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in multiplo in conformità alla FTM (Farmacopea Belga, 2010), e dispensabile senza ricetta medica in quanto la categoria terapeutica “vasoprotettore” non è ricompresa in Tabella N. 4. 2. Per le categorie ricomprese in Tabella N. 4, soggette a ricetta, quest’ultima non è richiesta in via eccezionale per quei preparati officinali presenti in una farmacopea dell’UE che hanno un analogo prodotto industriale che non richieda la ricetta, fermo restando che contengano una quantità per unità posologica, in percentuale e per confezione di principio attivo, uguale o inferiore a quella del medicinale industriale, secondo quanto previsto dalla nota 3. Di seguito alcuni esempi. • Ibuprofene compresse fino a 400 mg per unità posologica e per un massimo di 8 g (20 unità), allestibile in multiplo in conformità alla BP 2018 e dispensabile senza ricetta secondo quanto previsto dalla nota 3. • Aciclovir crema, fino al 5% per un massimo di 3 grammi, allestibile in multiplo in conformità alla BP 2018 e dispensabile senza ricetta secondo quanto previsto dalla nota 3. Si ricorda che il medicinale allestito in farmacia ha un “valore aggiunto” esclusivamente quando proponga una utile alternativa in dosaggio, concentrazione ed eccipienti rispetto all’analogo prodotto industriale. PREPARATI MAGISTRALI Il preparato magistrale è un medicinale allestito dal farmacista all’interno del laboratorio della farmacia in base ad una prescrizione medica. Ciò permette di ottenere un medicinale adatto alle esigenze di un determinato paziente quando l'industria non lo produce. Le motivazioni che portano il medico a prescrivere un galenico magistrale sono diverse. 1. Personalizzazione del dosaggio Quando il dosaggio deve essere variato nel tempo o stabilito ad hoc per ogni paziente, è evidente che il farmaco industriale, che può essere commercializzato solo in pochi dosaggi, non può soddisfare appieno l'esigenza terapeutica del singolo. La necessità della personalizzazione del dosaggio nasce da motivi inerenti il principio attivo: dosaggi scalari come nel caso di assuefazione da oppiacei, in relazione all’età, al peso corporeo, alla tolleranza individuale e a particolari condizioni patologiche. 2. Preparazione di medicinali difficilmente o
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non più reperibili Si tratta degli orphan drug cioè di medicinali per malattie rare, o comunque di medicinali che non vengono prodotti perché non remunerativi. 3. Preparazioni di medicinali a base di principi attivi instabili Il medicinale preparato estemporaneamente in farmacia viene utilizzato subito dopo la preparazione. Ciò consente l’impiego di principi attivi che per le loro caratteristiche chimico-fisiche potrebbero subire una rapida perdita di attività. 4. Possibilità di associazione e Aderenza terapeutica In caso di patologie concomitanti il galenico può essere utile per ridurre il numero e la frequenza delle somministrazioni, associando in una sola forma farmaceutica più principi attivi consentendo una migliore aderenza alla terapia. L'OMS definisce come aderenza terapeutica il grado in cui il paziente segue le raccomandazioni del medico riguardanti le dosi, i tempi e la frequenza dell'assunzione del farmaco per l'intera durata della terapia. Il valore che la descrive è espresso come percentuale tra il numero delle persone che seguono scrupolosamente tutte le prescrizioni mediche rispetto al numero totale delle persone che dovrebbero seguire quelle stesse terapie. 5. Possibilità di variare la forma farmaceutica e gli eccipienti
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Per esempio, lo sciroppo di morfina trasformato in gel può essere somministrato ai pazienti che non sono in grado di deglutire. Il gel viene posto in bocca e il principio attivo si assorbe attraverso la mucosa orale. Il preparato magistrale consente anche di somministrare in forma di sciroppo un prodotto che viene commercializzato solo in capsule o compresse ad un paziente che non è capace o non è in grado di inghiottire. 6. Il preparato magistrale consente di variare opportunamente gli eccipienti quando quelli presenti nel prodotto industriale determinano allergie o intolleranze (tipica è quella al lattosio). LEGGE DI BELLA L’allestimento di preparati magistrali ha subito importanti limitazioni alla prescrizione con l’introduzione del D.L. 17/02/98, N. 23 che riguarda le disposizioni urgenti in materia di sperimentazioni cliniche in campo oncologico e altre misure in materia di sanità, e che è stato poi convertito e modificato nella cosiddetta legge Di Bella del 08/04/98 N. 94. • I medici possono prescrivere ed i farmacisti possono preparare esclusivamente principi attivi per uso orale, descritti nelle farmacopee dei Paesi dell'Unione Europea o contenuti in medicinali prodotti
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Galenica industrialmente di cui è autorizzato il commercio in Italia o in altro Paese dell'Unione europea; parimenti la prescrizione di preparazioni magistrali per uso esterno può impiegare sostanze contenute in prodotti cosmetici regolarmente in commercio in detti Paesi. Sono fatti in ogni caso salvi i divieti e le limitazioni stabiliti dal Ministero della Sanità per esigenze di tutela della salute pubblica. • Le preparazioni magistrali devono contenere principi attivi già presenti in specialità medicinali con autorizzazione all’immissione in commercio, tale autorizzazione non deve essere stata revocata o confermata per motivi attinenti a rischi di impiego del principio attivo. La prescrizione di farmaci può prevedere usi che non corrispondano a quelli dei medicinali industriali autorizzati a base dello stesso principio attivo, uso off-label. In questo caso sono necessari i seguenti adempimenti. • Il medico deve ottenere il consenso informato del paziente al trattamento medico, e specificare nella stessa ricetta le esigenze particolari che giustifichino il ricorso alla preparazione estemporanea. • Nella ricetta il medico dovrà riportare un riferimento numerico o alfa numerico che permetta di risalire all’identità del paziente. • Sulla ricetta così redatta il medico dovrà riportare la dicitura “prescrizione in forma anonima effettuata ai sensi dell’art. 5 comma 3 D.L. 17/02/98 N. 23”. • Il farmacista deve trasmettere le ricette, in originale o in copia, all’azienda sanitaria locale o all’azienda ospedaliera che a loro volta le inoltrano al Ministero della Salute per le verifiche che possono portare anche al divieto di una specifica sostanza nelle preparazioni. • La violazione di queste norme da parte del farmacista o del medico è oggetto di procedimento disciplinare. PREPARATI MAGISTRALI ALLESTITI CON SPECIALITÀ MEDICINALI La possibilità di allestire preparazioni galeniche magistrali utilizzando come materia prima una specialità medicinale è stata molto dibattuta in passato. La sentenza n. 4257/2015 del Consiglio di Stato prevede che se il principio attivo si trova in
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commercio allo stato di materia prima il farmacista se ne approvvigiona dal produttore e procede all'allestimento della preparazione; ma se il principio attivo si trova all'interno di un medicinale prodotto industrialmente, «il farmacista non può fare altro che utilizzare quello, poiché non vi è altro modo per garantire al paziente la possibilità di usufruire del medicinale personalizzato che gli è stato prescritto dal medico». Coerentemente con questa impostazione, la nota 3 alla Tabella B della Tariffa Nazionale dei Medicinali prevede che «qualora sia necessario o espressamente richiesto dal medico ricorrere allo sconfezionamento di un medicinale industriale dotato di AIC, questo si considera come un componente della relativa forma farmaceutica. Sulla ricetta o sul foglio di lavorazione si indica nome, lotto e data di scadenza del medicinale utilizzato che, esaurito o meno, si consegna all'utente unitamente al foglietto illustrativo». PREPARAZIONI MAGISTRALI A BASE DI CANNABIS SATIVA Ho trattato l’argomento nell’edizione di aprile 2019 di Theriaké alle pagine 28-35 [4]. Inoltre per gli approfondimenti potete consultare la mia guida [5] al seguente link: https://www.paolobongiorno.it/wpcontent/uploads/2019/05/ALL-Cannabis.pdf PREPARATI ERBORISTICI O SALUTARI Sono prodotti a base di sostanze vegetali non medicinali destinati all’uso orale che possono essere preparati in farmacia senza obbligo di ricetta medica. La farmacia non è obbligata a richiedere al Ministero della Salute l’autorizzazione alla produzione e al confezionamento di integratori alimentari a base di erbe e derivati. La lista delle piante impiegabili a questo fine è stata definita dal Ministero della salute e, congiuntamente a quella degli Stati membri (Belgio, Francia, Italia) che partecipano al progetto, è confluita in una lista unica denominata BELFRIT, dalle iniziali degli Stati. Queste preparazioni possono essere allestite come estemporanei o come multipli, è obbligatorio riportare in etichetta le specifiche avvertenze presenti nella lista delle sostanze ammesse e quelle che il Ministero ha reso obbligatorie con specifiche note e circolari. Tali preparazioni andranno trattate come officinali, seguendo le norme di buona preparazione dettate dalla Farmacopea Ufficiale XI edizione, riprese
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Galenica integralmente nella FU XII. Nel caso di preparazioni non estemporanee il quantitativo totale non deve superare il quantitativo imposto dalla scala ridotta (non superiore a 3000 g). Le piante presenti nella lista BELFRIT sono impiegabili nelle varie forme farmaceutiche (polvere, estratto fluido, tintura da pianta essiccata o fresca, olio essenziale) fatte salve eventuali limitazioni riportate nella lista o in apposite circolari. In etichetta va riportata la composizione qualiquantitativa di tutti i componenti vegetali e vanno compilati i fogli di lavorazione previsti dalle Norme di Buona Fabbricazione. L’etichetta non deve in alcun modo riportare indicazioni terapeutiche ed ingenerare nel consumatore l’equivoco che si tratti di un farmaco. Il prezzo è libero e va indicato in cifra unica. Esempio di etichettatura: FARMACIA INDIRIZZO N. TEL. Preparato a base di ingredienti vegetali (Nota Min. Salute 05/12/2002 e 19/05/2010) DENOMINAZIONE DELLA/E PIANTA/E (forma di presentazione) N. Preparazione Composizione componente mg componente mg componente mg Prezzo libero Uso interno Modalità d’uso ……………………………… Avvertenze Tenere fuori dalla portata dei bambini Preparazione del g/m/a Data limite utilizzo
In realtà i fitoterapici hanno molte e diverse collocazioni, secondo la finalità d’uso, la modalità di registrazione e di immissione in commercio; di conseguenza i prodotti vegetali possono seguire la normativa del farmaco (2001/83/CE), oppure quella dell’integratore alimentare che non vanta
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alcuna azione farmacologica. La linea di demarcazione tra il farmaco di origine vegetale ed il prodotto salutistico è molto sottile, mentre i farmaci vegetali, infatti, vantano proprietà curative, gli integratori sono destinati ad integrare la dieta promuovendo lo stato di salute. La loro azione, al contrario delle piante (o erbe) medicinali, si esercita senza una vera e propria azione farmacologica, basti pensare ad una mucillagine come il Psyllium che esercita la propria azione meccanica sull’intestino, rigonfiandosi e aumentando la peristalsi senza influenzare alcun processo metabolico. Invece, vegetali come la Senna ricchi di glucosidi antrachinonici esercitano un’azione farmacologica sulla parete intestinale. Per sostanze ambivalenti come ginkgo, valeriana, iperico o carciofo, la differenza si basa sulla dose. Quando una pianta della lista BELFRIT non ha indicazione di dosaggio, ci si può riferire ad analogo integratore in commercio, se poi tale prodotto è registrato come farmaco vegetale (es. Valeriana Dispert), volendo allestirla senza ricetta medica è consigliabile in via prudenziale usare un dosaggio più basso. Poiché, come detto, non esiste una netta linea di demarcazione fra le suddette categorie, bisognerà porre particolare attenzione alla presentazione del prodotto finito e all’etichettatura che vedremo in dettaglio più avanti. RIFERIMENTI ALLA LISTA BELFRIT Il Ministero della Salute ha pubblicato il DM 9 gennaio 2019, che sostituisce e integra l'allegato 1 del DM 10 agosto 2018, in merito all’impiego di sostanze e preparati vegetali (cosiddetti botanicals) negli integratori alimentari. Articolo 1 • L’allegato 1 del DM 9 gennaio 2019 sostituisce l’allegato 1 del decreto ministeriale 10 agosto 2018. • L’allegato 1 del DM 9 gennaio 2019 viene pubblicato sul portale del Ministero della Salute in sostituzione dell’allegato 1 del decreto ministeriale 9 luglio 2012 e dell’allegato 1 bis (Lista BELFRIT) introdotto dal decreto 27 marzo 2014. Articolo 2 • I prodotti conformi alle disposizioni dell’allegato 1 del decreto ministeriale 10 agosto 2018 che non sono in linea con le modifiche apportate allo stesso allegato dal presente decreto possono essere immessi in
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commercio fino al 31 marzo 2019. L’allegato 1, contenente l’elenco delle piante ammesse e relative parti corredate ove del caso da disposizioni supplementari per l’impiego, è affiancato dalle indicazioni di riferimento per gli effetti fisiologici predisposte come linee guida ministeriali in materia. Sulla Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 224 del 26 settembre 2018 è stato pubblicato il DM 10 agosto 2018 Disciplina dell’impiego negli integratori alimentari di sostanze e preparati vegetali. Il DM 10 agosto 2018 contiene un’unica lista di piante (allegato 1), derivante dall’integrazione della lista BELFRIT con le altre piante della lista italiana rivalutate favorevolmente dalla Sezione Dietetica e Nutrizione del Comitato Tecnico per la Nutrizione e la Sanità animale. Tale decreto abrogherà il DM 9 luglio 2012 e successive modifiche e sarà attuativo a partire dal 9 gennaio 2019, novanta giorni dopo la sua entrata in vigore l’11 ottobre 2018. La monacolina K non è nella lista BELFRIT dunque dal 9 gennaio potrà essere preparata solo dopo presentazione di ricetta medica. Resta fermo che sostanze, preparati ed estratti ottenuti dalle piante elencate ma privi di una storia di consumo significativo si configurano come novel foods ai sensi del Regolamento (UE) 2015/2283. Le preparazioni contenenti piante di cui all’elenco pubblicato da Ministero della Salute possono essere preparate rispettando i seguenti requisiti. Siano realizzate come estemporanei su richiesta del singolo, tali preparazioni non possono essere considerate alla stregua di prodotti preconfezionati. Siano realizzate anche non estemporaneamente ma seguendo i limiti dei medicinali officinali e quindi secondo le norme di buona preparazione, per un quantitativo non superiore ai 3 kg, e siano destinate ai clienti della farmacia.
GALENICI OMEOPATICI La direttiva CE 92/73 ha riconosciuto ai prodotti omeopatici la qualifica di medicinali, sono dunque equiparati alle specialità. In Italia il D.Lgs. 24 aprile 2006 recepisce la normativa Europea 2001/83CE e definisce
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medicinale omeopatico «ogni medicinale ottenuto a partire da sostanze denominate materiali di partenza per preparazioni omeopatiche o ceppi omeopatici secondo un processo di produzione omeopatico descritto dalla Farmacopea Europea o, in assenza di tale descrizione, dalle farmacopee utilizzate ufficialmente negli Stati membri della Comunità Europea, un medicinale omeopatico può contenere più sostanze». In farmacia si possono preparare: • galenici magistrali omeopatici destinati a singoli malati; • galenici officinali omeopatici descritti nella farmacopea di uno dei Paesi della Comunità Europea, e destinati ai pazienti di una singola farmacia. Per tutti i rimedi omeopatici è vietata la pubblicità al pubblico. COSMETICI La produzione di cosmetici in farmacia è normativamente possibile e non necessita di una autorizzazione preventiva, anche se in alcune regioni o province è richiesto il parere igienicosanitario della ASP di competenza, ma deve essere comunicata al Ministero della Salute e alla Regione, e deve comunque avvenire nel rispetto della normativa di settore. Per potere avviare la produzione e il confezionamento di cosmetici in farmacia occorre, prima di tutto, disporre di locali, attrezzature e personale idonei. Il locale destinato all’allestimento dei cosmetici deve essere distinto da quello destinato alla preparazione dei galenici, deve essere suddiviso in aree destinate alle diverse fasi di lavorazione (stoccaggio materie prime, produzione e confezionamento), inoltre il laboratorio cosmetico non deve essere in diretta comunicazione con i locali di vendita. La legge non prevede norme semplificate per l’attività di produzione di cosmetici in farmacia, perciò questa attività, anche se può sembrare di tipo artigianale rispetto alla produzione in un’azienda, deve avvenire nel rispetto delle stesse disposizioni di legge e degli stessi divieti a cui sono sottoposte le aziende cosmetiche. La materia è normata dal Regolamento (CE) N. 1223/2009 del Parlamento e del Consiglio Europeo pubblicato il 30 novembre 2009 ed entrato in vigore l'11 gennaio 2010; le disposizioni in esso contenute vengono applicate dall'11 luglio 2013 e contengono 40 articoli e 10 allegati.
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Galenica La descrizione capillare di tutta la normativa richiederebbe una trattazione separata dunque la descriverò per grandi linee. Finalità: • Semplificare, integrare ed aggiornare le norme vigenti. • Unificare le legislazioni nazionali all’interno di un unico testo normativo. • Chiarire i requisiti minimi per le valutazioni della sicurezza dei cosmetici. • Definire regole precise per la denuncia degli effetti indesiderati alle autorità, per il ritiro dei prodotti dal mercato. • Stabilire procedure di notifica semplificate ed unificate. • Stabilire le norme che ogni prodotto cosmetico immesso sul mercato deve rispettare, al fine di garantire il corretto funzionamento del mercato interno ed un livello elevato di tutela della salute umana. I cosmetici prodotti in farmacia quindi devono soddisfare i requisiti di qualità, sicurezza ed efficacia, devono essere fabbricati, manipolati, confezionati e venduti in modo tale da non causare danni alla salute umana se applicati alle normali o ragionevolmente prevedibili condizioni d’uso, inoltre devono essere prodotti adottando le pratiche di buona fabbricazione (GMP). Per ogni prodotto deve essere nominata una “persona responsabile” e deve essere redatto e conservato, a disposizione delle autorità competenti, il cosiddetto PIF (Product Information File), un dossier contenente tutte le informazioni che servono a stabilire qualità efficacia e sicurezza. Per ogni prodotto cosmetico immesso sul mercato, la persona responsabile ne garantisce il rispetto degli obblighi pertinenti stabiliti dal suddetto regolamento. L’etichetta deve riportare: • Nome del prodotto • Finalità del prodotto • Quantità nominale • Ragione sociale e sede • N. di lotto • PAO (letteralmente è il Period after Opening, cioè il periodo espresso in mesi, entro il quale il cosmetico aperto può essere utilizzato) • Ingredienti in ordine decrescente Sussiste infine l’obbligo notifica centralizzata alla Commissione Europea, prima della immissione sul mercato del prodotto, in forma elettronica, da parte della persona responsabile. La notifica va fatta sul CPNP (Cosmetic Product
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Notification Portal). https://webgate.ec.europa.eu/aida/selfreg Semplici fitocosmetici, con le limitazioni del caso, invece si possono preparare nel laboratorio galenico senza l’autorizzazione alla produzione, perché nella Farmacopea Tedesca sono previste le preparazioni ad uso topico con droghe vegetali sotto forma di tinture madri, nella percentuale del 10% incorporabili in adatte creme base o geli di una farmacopea europea. Delle TM non esiste un elenco limitativo come per le piante della lista BELFRIT e i fitocosmetici seguono la normativa degli officinali. Questi fitocosmtici non saranno mai evoluti come quelli appartenenti al reale comparto cosmetico, ma è possibile realizzare semplici formulazioni con tutti i limiti imposti dai principi attivi consentiti. Bibliografia e sitografia: 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8.
Farmacopea Ufficiale della Repubblica Italiana, XII Edizione. Istituto Poligrafico della Zecca dello Stato, 2008. Ministero della Salute: www.salute.gov Bettiol F., Manuale delle preparazioni galeniche. III ed. Tecniche Nuove, 2010. Bongiorno P., Preparazioni a base di Cannabis sativa. Theriaké aprile 2019, pp. 28-35. http://www.agifarag.it/437987920 Bongiorno P., Cannabis terapeutica, come prescriverla. Manuale Cannabis: https://www.paolobongiorno.it/cannabis/ Rossi A., Cagnazzo L., La produzione di fitocosmetici nel laboratorio di farmacia. Natural maggio 2014, pp. 34-42. Sedghi-Zade H., Scienza e tecnologia delle preparazioni cosmetiche. CEC Editore, 2014. Cosmetic Product Notification Portal: https://webgate.ec.europa.eu/aida/selfreg
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Delle Arti
SANT’ANNA, LA VERGINE, IL BAMBINO E L’AGNELLO Rodolfo Papa
Leonardo, nato il 15 aprile 1452 a Vinci in Toscana e morto il 2 maggio 1519 a Cloux in Francia, è noto come artista, scienziato, architetto, filosofo, metodologo, ingegnere… Ma egli fu soprattutto un pittore, innovatore soprattutto nella tecnica della pittura ad olio, e nella iconografia sacra, nella quale come ogni grande artista fu capace di innovare nel solco della conoscenza della tradizione. Leonardo è uno degli artisti maggiormente capaci di rendere con la pittura l’unità del mistero della creazione e della Redenzione. Nelle sue opere il mistero della Incarnazione viene collocato al centro della natura, con la sua forza di rinnovamento e di salvezza. Entro questa prospettiva, egli ha dedicato particolare cura alla figura di Maria che troviamo rappresentata in opere di particolare intensità quali l’Annunciazione, le due versioni della Vergine delle Rocce, l’Adorazione dei Magi. Vorrei soffermare l’attenzione sul dipinto Sant’Anna, la Vergine, il Bambino e l’Agnello dipinto nel 1510 circa, che sviluppa una tematica da lui già affrontata nel cartone Sant’Anna, la Vergine, il Bambino e San Giovannino del Figura 1. Leonardo Da Vinci, Sant’Anna, la Vergine, il Bambino e l’Agnello. Olio su tavola. 1510 circa. Museo del Louvre, Parigi. 1499-1500 circa. L’opera, attualmente conservata al Museo del Louvre, a Parigi, rappresenta la Con forte capacità naturalistica e riferimenti a Vergine che siede sulle ginocchia di sua madre composizioni classiche, Leonardo riesce a Sant’Anna, Maria è protesa verso Gesù Bambino, rappresentare una intensa meditazione mariana: che sembra voler salire su un agnellino, voltandosi Maria è la Madre di Gesù, il Redentore, vero uomo verso la Madre. Il gruppo si staglia su uno sperone che riceve la carne da Maria, e vero Dio, che con il di roccia. suo sacrificio redime il Creato.
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Delle Arti
L’AUTORE Rodolfo Papa, pittore, scultore, teorico, storico e filosofo dell’arte. Esperto della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Docente di Storia delle teorie estetiche presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose Sant’Apollinare, Roma; il Master di II Livello di Arte e Architettura Sacra dell’Università Europea, Roma; l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Santa Maria di Monte Berico, Vicenza; la Pontificia Università Urbaniana, Roma. È Accademico Ordinario della Pontificia Insigne Accademia di Belle Arti e Lettere dei Virtuosi al Pantheon. Presidente della Accademia Urbana delle Arti. Tra i suoi scritti si contano circa venti monografie e alcune centinaia di articoli (“Arte Cristiana”; “Euntes Docete”; “ArteDossier”; “La vita in Cristo e nella Chiesa”; “Via, Verità e Vita”, “Frontiere”, “Studi cattolici”; “Zenit.org”, “Aleteia.org”; …). Come pittore ha realizzato interi cicli pittorici per Basiliche, Cattedrali, Chiese e conventi (Basilica di San Crisogono, Roma; Basilica dei SS. Fabiano e Venanzio, Roma; Antica Cattedrale di Bojano, Campobasso; Cattedrale Nostra Signora di Fatima a Karaganda, Kazakistan; Eremo di Santa Maria, Campobasso; Cattedrale di San Panfilo, Sulmona; chiesa di san Giulio I papa, Roma; San Giuseppe ai Quattro Canti, Palermo; Sant'Andrea della Valle, Roma …).
Anna sovrasta Maria in quanto madre e in quanto anziana. Ma pur essendo più anziana e in qualche modo dominante, sant’Anna è rappresentata come colei che contempla la figlia Maria, con amore di madre e fede di santa. Vediamo che ha lo sguardo abbassato verso Maria, la quale guarda negli occhi Gesù; Appare espresso pittoricamente quanto ha scritto poeticamente Dante nel XXXII canto del Paradiso nella Divina Commedia: «Di contr’a Pietro vedi seder Anna / tanto contenta di mirar sua figlia / che non move occhio per cantare osanna». Anna realmente appare contenta di mirare: gioisce della sua genitura, vedendo nella propria storia l’attuarsi della storia della salvezza. Tra la terra e il cielo, il gruppo delle sante persone è illuminato dal sorriso di Maria a sua volta resa luminosa dallo sguardo di Gesù. Sembra di vedere pittoricamente rappresentato lo stesso sentimento espresso in poesia da Petrarca, nel sonetto 366 delle Rime: «Tre dolci e cari nomi ha in te raccolti, madre, figliuola e sposa». Leonardo dipinge Maria Figura 2. Leonardo Da Vinci, Cartone di Sant’Anna, la Vergine, il con il volto di una donna bellissima, di evidente Bambino e San Giovannino. 1499-1500 circa. National Gallery, virtù e di immensa vitalità: animata dall’amore. Il Londra. Particolare del volto della Vergine. suo volto esprime una cura infinita per il piccolo Gesù, e i suoi gesti annunciano i sentimenti della La testa di sant’Anna sovrasta Maria, che appare sua anima: il suo essere inclinata verso il basso; la «Di contr’a Pietro vedi seder Anna figura di Sant’Anna, dalla completamente protesa testa fino al piede sinistro, tanto contenta di mirar sua figlia verso di Lui, in un gesto costituisce l’asse centrale che non move occhio per cantare osanna» insieme di cura e di sequela. dell’intera composizione. In Divina Commedia Par. canto XXXII Leonardo rende la vera questo modo, Leonardo umanità di Gesù rappresentando in modo realistico interpreta la tradizione iconografica trequattrocentesca di Sant’Anna come progenitrice: il corpo e gli atteggiamenti di un vero bambino, che
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Delle Arti paesaggio di monti che digradano all’orizzonte. Leonardo associa sempre la riflessione sulla montagna e sulla caverna alla figura di Maria. Maria è, infatti, la terra che accoglie lo Spirito del Signore, Maria è la caverna in cui fiorisce il Nazareno, Maria è la montagna che conduce alla contemplazione di Dio. Terra, caverna e montagna sono elementi studiati dalla mente scientifica di Leonardo e nella rappresentazione pittorica risultano svelati come simboli di realtà superiori, senza perdere il loro valore reale. Il paesaggio, inoltre, è dipinto con la tipica modalità leonardiana. La natura che fa da sfondo al miracolo della Incarnazione mostra nella sua bellezza ed armonia naturale il segno della pace e della redenzione. Leonardo, che ha compiuto studi di geologia, rappresenta sotto i piedi delle donne una vera zolla di terra, geologicamente determinata. Appaiono gli strati successivi, che descrivono il passaggio del tempo, la sovrapposizione delle ere, fino al tempio compiuto della nascita di Gesù, centro del tempo e compimento della creazione. sembra giocare con un agnellino, sorretto dalla Vengono rappresentati due tipi di erosione, quella mamma e cercandone lo sguardo. Ma rende anche la dell’acqua e quella del vento: la prima allude al Sua divinità perché il nome di Maria (mare, Bambino sembra essere «Maria è […] la terra che accoglie lo pioggia …), la seconda Spirito del Signore, Maria è la caverna in rappresentato, così come all’azione dello Spirito nella Vergine delle Rocce, cui fiorisce il Nazareno, Maria è la Santo. come l’origine della terra, montagna che conduce alla Inoltre viene dipinto un al centro del mistero albero, che costituisce un contemplazione di Dio» dell’origine. Egli, inoltre, è riferimento all’albero del dipinto mentre vuole cavalcare un agnellino: Egli è peccato originale del Paradiso Terrestre, viene così l’Agnus Dei, l’agnello immolato, Colui che fa la indicato che Maria è nuova Eva. Inoltre l’albero è volontà del Padre donandosi fino alla morte. Ma nel anche riferimento all’albero di Iesse la cui volto ridente del Bambino già si percepisce la forza gemmazione è Gesù. della Risurrezione. Si tratta di un’opera straordinaria, in cui Leonardo Alle spalle delle donne, è dipinto un intero mostra la sua abilità di pittore teologo. Figura 3. Leonardo Da Vinci, Cartone di Sant’Anna, la Vergine, il Bambino e San Giovannino. 1499-1500 circa. National Gallery, Londra.
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Fitoterapia&Nutrizione
CYNARA SCOLIMUS L. aspetti botanici e proprietà
Ignazio Nocera* Cynara scolymus L., comunemente chiamata carciofo, afferisce alla sottofamiglia delle Asteroideae, alla famiglia delle Compositae e all’ordine Campanulales. Coltivata nelle regioni temperate, la pianta del carciofo è robusta e raggiunge il metro e mezzo d’altezza. Presenta fusti angolosi e grandi foglie lobate, vellutate e biancastre sulla faccia superiore. Le infiorescenze sono capolini solitarî grandi, di circa 15 cm di diametro, con brattee carnose alla base e ricettacolo commestibili e ricchi di inulina. I fiori sono tubuolsi di colore bleu violaceo. Gli achenî sono ovoidi, quadrangolari, glabri con pappo bianco [1]. Il termine Cynara, secondo quanto ci viene tramandato da Columella, deriverebbe dall’abitudine di concimare questa pianta con la cenere [2]. Nelle foglie e nei capolini sono state isolate molte molecole biologicamente attive. Le principali sono la cinarina (derivato dell’acido caffeico) e la cinaropicrina (estere dell’acido αidrossimetilacrilico). In un recente studio, la caratterizzazione chimica delle brattee delle varietà sambo, synphony, calico, opera e blanca de Tudela ha permesso di evidenziare la presenza di significative quantità di polifenoli, terpeni e clorofille, oltre ad acidi organici (ossalico, malico, maleico, citrico, succinico, adipico) e zuccheri (glucosio, fruttosio, saccarosio) [3]. I carotenoidi presenti sono la neoxantina, la luteina e il β-carotene; mentre le clorofille sono la clorofilla a, b, a’, b’ e la feofitina a, b, a’, b’ [4]. Numerosissimi sono gli antiossidanti, i più abbondanti sono l’acido caffeilchinico e dicaffeilchinico (cinarina), ma vi sono anche l’acido clorogenico, neoclorogenico, criptoclorogenico e derivati dell’apigenina [5]. I polifenoli e i carotenoidi sono responsabili delle proprietà antiossidanti del carciofo, la concentrazione di queste sostanze varia a seconda della cultivar [6]. L’estratto etanolico di carciofo si è dimostrato in
grado di inibire in vitro la sintesi di NO nelle cellule endoteliali e nei macrofagi, esplicando quindi attività antinfiammatoria; è inoltre in grado di proteggere le cellule endoteliali linfatiche dallo stress ossidativo [7]. Studî cosmetici in vivo hanno dimostrato che creme contenenti estratti di carciofo sono capaci di migliorare, in modo significativo rispetto al placebo, l’elasticità della pelle mediante l’inibizione di processi di invecchiamento cellulare a livello del sistema linfatico [8]. La cinaropicrina inibisce IL-8 e IL-6 a livello dei fibroblasti gengivali, mostrandosi in grado di contrastare l’effetto infiammatorio indotto dal lipopolisaccaride prodotto da Porphyromonas gingivalis responsabile di disturbi parodontali [9]. L’attività antiossidante degli estratti di carciofo è ben documentata in vitro e in studî condotti su
*Farmacista
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Fitoterapia&Nutrizione
animali con danno epatico, gli studî in vivo sull’uomo sono pochi e insufficienti per stabilire il dosaggio ottimale per un eventuale uso clinico [10]. Oltre agli effetti antiossidanti e antinfiammatorî sono stati osservati anche probabili effetti antitumorali, imputati soprattutto alla cinaropicrina [11] [12], immunomodulatorî (sui ratti) [13], ipocolesterolemizzanti, antidiabetici [14], epatoprotettori, coleretici e colagoghi [15]. La luteolina e l’acido clorogenico presenti nell’estratto delle foglie e l’inulina dei carciofi cotti pare abbiano un ruolo nella riduzione dei livelli di
Figura 1. Cinarina (acido dicaffeilchinico)
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Figura 2. Acido caffeilchinico
colesterolo LDL, colesterolo totale e trigliceridi [16]. L’attività ipoglicemizzante osservata utilizzando l’estratto delle brattee sarebbe invece dovuta all’inibizione dell’α-amilasi e dell’α-glucosidasi [17]. Uno studio sulla valutazione della tossicità nel feto dell’estratto di carciofo, condotto sui ratti, ha permesso di osservare che a dosaggi elevati si riducono il peso e la lunghezza fetale. Inoltre il numero di cuccioli nati vivi per nidiata diminuisce rispetto al gruppo trattato con dosaggi più bassi; non si osservano
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malformazioni scheletriche o viscerali. Il consumo di carciofo durante la gravidanza nei ratti ha quindi un impatto negativo sul feto [18].
Bibliografia 1.
Maugini E., Manuale di Botanica Farmaceutica. Piccin, VI ed., 1983, pag 437. 2. Campanini E., Dizionario di fitoterapia e piante medicinali. Tecniche Nuove III ed., 2017, pag. 237. 3. Cfr. Turkiewicz I.P., Wojdyło A., Tkacz K., Nowicka P. and Hernández F., Antidiabetic, anticholinesterase and antioxidant activity vs. terpenoids and phenolic compounds in selected new cultivars and hybrids of artichoke Cynara scolymus L. Molecules 2019, 24, 1222. 4. Ibid. 5. Ibid. 6. Ibid. 7. Cfr. D’Antuono I., Carola A., Sena L.M., Linsalata V., Cardinali A., Logrieco A.F., Colucci M.G., Apone F., Artichoke polyphenols produce skin anti-age effects by improving endothelial cell integrity and functionality. Molecules 2018, 23, 2729. 8. Ibid. 9. Cfr. Hayata M., Watanabe N., Kamio N., Tamura M., Nodomi K., Tanaka K., Iddamalgoda A., Tsuda H., Ogata Y., Sato S., Ueda K., Imai K., Cynaropicrin from Cynara scolymus L. suppresses Porphyromonas gingivalis LPS-induced production of inflammatory cytokines in human gingival fibroblasts and RANKLinduced osteoclast differentiation in RAW264.7 cells. J Nat Med. 2019 Jan;73(1):114-123. 10. Cfr. Salekzamani S., Ebrahimi-Mameghani M., Rezazadeh K., The antioxidant activity of artichoke (Cynara scolymus): a systematic review and metaanalysis of animal studies. Phytotherapy Research. 2019;33:55-71. 11. Cfr. Erikel E., Yuzbasioglu D., Unal F., In vitro genotoxic and antigenotoxic effects of cynarin. J Ethnopharmacol. 2019 Jun 12;237:171-181.
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16.
17.
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Cfr. Liu T., Zhang J., Han X., Xu J., Wu Y., Fang J., Promotion of HeLa cells apoptosis by cynaropicrin involving inibition of thioredoxin reductase and induction of oxidative stress. Free Radic Biol Med. 2019 May 1;135:216-226. Cfr. Hueza I.M., Gotardo A.T., da Silva Mattos M.I., Górniak S.L., Immunomodulatory effect of Cynara scolymus (artichoke) in rats. Phytotherapy Research. 2019;33: 167–173. Cfr. Salem M.B., Affes H., Ksouda K., Dhouibi R., Sahnoun Z., Hammami S., Zeghal K.M., Pharmacological studies of artichoke leaf extract and their health benefits. Plant Foods Hum. Nutr. 2015, 70, 441–453. Cfr. Lattanzio V., Kroon P.A., Linsalata V., Cardinali A., Globe artichoke: a functional food and source of nutraceutical ingredients. J. Funct. Foods 2009, 1, 131–144. Cfr. Santos H.O., Bueno A.A., Mota J.F., The effect of artichoke on lipid profile: a review of possible mechanisms of action. Pharmacol Res. 2018 Nov;137:170-178. Cfr. Turkiewicz I.P., Wojdyło A., Tkacz K., Nowicka P. and Hernández F., Antidiabetic, anticholinesterase and antioxidant activity vs. terpenoids and phenolic compounds in selected new cultivars and hybrids of artichoke Cynara scolymus L. Molecules 2019, 24, 1222. Cfr. Gotardo A.T., da Silva Mattos M.I., Hueza I.M., Górniak S.L., The effect of Cynara scolymus (artichoke) on maternal reproductive outcomes and fetal development in rats. Regul Toxicol Pharmacol. 2019 Mar;102:74-78.
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Cultura
L’IPOGEO DELLA KOLYMBETHRA/PORTA V
Giovanni Noto*
PREMESSE L’ipogeo della Kolymbethra/Porta V è ubicato nel cuore del Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi, in quella porzione di territorio posta fra la città di Agrigento e la fascia costiera di San Leone; più specificatamente il complesso ipogeo è ubicato nella zona compresa fra il Tempio dei Dioscuri e l’area del giardino della Kolymbethra, bene naturalistico gestito da FAI. La cavità ricade
quindi all’interno della zona “A” del Parco della Valle dei Templi, sito archeologico risalente all’età greca; il parco è stato istituito con la Legge Regionale n. 20 del 03.11.2000 e già dal 1998 risulta essere inserito nella lista redatta dall’UNESCO dei luoghi “patrimonio mondiale dell’umanità”. L’ipogeo della Kolymbethra è il primo percorso sotterraneo artificiale aperto alla fruizione
*Geologo, presidente dell’associazione “Agrigento Sotterranea” 22
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Cultura
Planimetria con ingressi
turistica in provincia di Agrigento dal 2017, grazie queste strutture ipogee, ossia quando nell’antica alla collaborazione dell’Ente Parco della Valle dei Akragas giunsero, dopo la battaglia di Hymera, un Templi, del FAI e della Associazione “Agrigento elevatissimo numero di schiavi cartaginesi Sotterranea”. impiegati nei lavori più massacranti quali appunto il taglio delle pietre e la costruzione dei condotti LE CAVITÀ ARTIFICIALI NELLA STORIA DI sotterranei. La maggior parte di queste cavità, per AGRIGENTO tipologia, ubicazione e sviluppo planimetrico, fu La città di Agrigento, grazie alla sua millenaria realizzata per assolvere all’atavico fabbisogno di storia, presenta un patrimonio sotterraneo di acqua, tipico delle nostre terre. Altre cavità, notevolissimo interesse, costituito da cavità caratterizzate dalla forma spiccatamente troncoartificiali che localmente sono conosciute come gli conica, vennero sfruttate per immagazzinare “Ipogei di Agrigento”. Sono essenzialmente derrate alimentari, mentre altre come vere e strutture cunicolari scavate proprie cave sotterranee di dall’uomo, in periodi diversi, «La maggior parte di queste cavità conci di calcarenite. Molti nella stessa roccia con la […] fu realizzata per assolvere sono i casi in cui da una quale sono stati edificati i originaria tipologia si all’atavico fabbisogno di acqua, tipico monumenti della città e passava, con ulteriori buona parte del suo centro delle nostre terre» riadattamenti, ad una storico: cavità meandriformi, tipologia diversa in periodi pozzi e grandi cameroni successivi. Queste cavità scavati nella calcarenite giallastra al di sotto vennero massicciamente rivalutate durante il dell’antico centro di Akragas e sotto lo splendido periodo bellico della Prima e Seconda Guerra paesaggio della Valle. Mondiale, quando durante i bombardamenti Le fonti storiche fanno risalire al 480 a.C. il periodo vennero sfruttate come rifugi, soprattutto durante in cui vennero iniziati i lavori di realizzazione di le incursioni aeree.
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Cultura
INQUADRAMENTO GEOGRAFICO netto limite di permeabilità. La particolare giacitura L’area dove ricade l’ipogeo della Kolymbethra/Porta dei due differenti litotipi e l’interazione dei terreni V è ubicata nella zona compresa fra il Tempio dei calcarenitici con quelli argillosi consente così la Dioscuri e l’area del giardino della Kolymbethra. In formazione di falde idriche sotterranee. Occorre particolare i diversi imbocchi della cavità sono posti precisare che nell’area della Kolymbethra buona in corrispondenza del pianoro calcarenitico su cui è parte delle strutture ipogee realizzate in epoche stato edificato il Tempio dei Dioscuri, in passate per l’approvvigionamento idrico delle acque corrispondenza delle strutture di “Porta V” e lungo di falda sono ubicate proprio in corrispondenza di le pendici settentrionali dello stesso pianoro, in questo contatto litologico ed ancora oggi assolvono corrispondenza dei terrazzamenti ubicati al compito per cui più di all’interno del Giardino «La visita all’ipogeo Kolymbethra/PortaV duemila anni fa sono state della Kolymbethra. costruite. Il pianoro morfologico in è semplice ed alla portata di grandi e La cavità in studio, per ciò cui ricade l’ipogeo è piccoli, senza limiti di età […]. Un vero che riguarda il regime geologicamente costituito viaggio indietro nel tempo e nella storia» idraulico, si presenta per da litologie sedimentarie buona parte del suo pleistoceniche di natura andamento assolutamente “fossile”, ovvero senza calcarenitica e limo-argillosa con rapporti eteropici presenza d’acqua: si sottolinea come soltanto nella fra i litotipi sopra detti; sia in affioramento che zona a ridosso del pozzo in prossimità di Porta V vi all’interno della cavità è rilevabile il graduale sia, sia a sud che a nord, un notevole stillicidio che, passaggio dalle calcareniti giallastre ben cementate nella zona poco distante dalla base del pozzo, ha alle sabbie limose giallo- grigiastre. Questi terreni, determinato la formazione di concrezioni cronologicamente ascrivibili al Pleistocene carbonatiche parietali di rara bellezza, inferiore, costituiscono la cosiddetta “Formazione determinando inoltre un esiguo accumulo d’acqua di Agrigento”, poggiante sulle argille plioceniche ad che, dopo pochi metri, viene assorbita dal piano di elevato contenuto fossilifero della “Formazione calpestio. Monte Narbone”. La cavità presenta uno sviluppo planimetrico DESCRIZIONE DELLE CAVITÀ continuo ed è costituita da due rami contigui scavati L’ipogeo Kolymbethra/Porta V risulta essere una nella roccia calcarenitica. L’ingresso è posto cavità molto interessante da diversi punti di vista: all’inizio del ramo settentrionale, a mezza costa nel archeologico, geologico, speleologico e naturalistico. costone vallone della Kolimbethra con uno sviluppo L’ipogeo, caratterizzato da uno sviluppo subplanimetrico di circa cinquanta metri ed un’altezza orizzontale, presenta delle caratteristiche di media di circa due metri che, in alcuni punti, percorribilità notevoli, soprattutto dopo i lavori raggiunge anche i quattro metri; la larghezza è di interni di disostruzione di alcune porzioni 0,80 m circa. Facilmente accessibile da una scala in effettuate in passato: il suo sviluppo complessivo è legno appositamente realizzata, non presenta di ben 185 metri circa. alcuna difficoltà. La cavità è stata scavata nel litotipo calcarenitico Il ramo meridionale è caratterizzato da uno caratterizzato da una permeabilità primaria e sviluppo planimetrico complessivo di circa 130 secondaria elevata rispettivamente per porosità e metri: anche in questo caso l’intero sviluppo della fratturazione. Il litotipo argilloso, presente sia come cavità è impostato nella calcarenite fossilifera substrato profondo sia intercalato alle calcareniti, pleistocenica della “Formazione di Agrigento” per la sua natura litologica non si presta alla caratterizzata da una colorazione giallastra e da una circolazione idrica sotterranea ma costituisce un
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Cultura
idrogeologiche, speleologiche e archeologiche che troviamo all’interno dell’ipogeo della Kolymbethra/PortaV formano un ambiente dalla connotazione unica rispetto a tutti i sistemi ipogei presenti nella zona archeologica e dell’attuale area urbana, rendendo al visitatore una chiara visione di quello che è stata storicamente la realizzazione degli ipogei di Agrigento. Attraversando il percorso sotterraneo ben si comprendono tecniche e modalità di escavazione delle gallerie nonché i principali processi chimico-fisici sedimentari in atto. La visita all’ipogeo Kolymbethra/PortaV è semplice ed alla portata di grandi e piccoli, senza limiti di età, trattandosi di una passeggiata attraverso delle cavità artificiali le cui dimensioni permettono di camminare in posizione eretta senza nessun pericolo. Un vero viaggio indietro nel tempo e nella storia. Visita il sito https://www.agrigentosotterranea.it
stratificazione molto evidente. Fra le peculiarità riscontrate all’interno della galleria occorre ricordare la presenza lungo le pareti, in posizioni molto prossime alla volta, di nicchie scavate nella calcarenite per fare posto alle lucerne ad olio, mentre lungo le pareti verticali del pozzo sono presenti le “pedalore”, ovvero incavi decimetrici posti lungo le pareti che permettevano di potere operare abbastanza agevolmente la discesa e la risalita all’interno della cavità. Il ramo meridionale dell’ipogeo presenta una larghezza media di circa 0,80 m ed una altezza di circa 2,00 – 2,50 metri, con un andamento misto che a tratti risulta essere meandriforme. La parte di galleria posta a ridosso del pozzo è interessata da un cospicuo stillicidio che determina la formazione di fanghiglia sul piano di calpestio per un tratto di circa dieci metri, su cui è stata posta una rete tipo orsogrill al fine di livellare il piano di calpestio ed isolarlo dall’acqua presente. Spostandosi verso sud la galleria mantiene un andamento rettilineo con dimensioni costanti: in questa porzione della cavità, grazie ad un copioso stillicidio presente, è possibile riscontrare sia sulla volta che lungo le pareti, un notevole concrezionamento rappresentato da stalattiti e cannule di dimensioni decimetriche, raro esempio nelle cavità artificiali. Nella porzione terminale di questo ramo la cavità fuoriesce in superficie in corrispondenza delle strutture di “Porta V”. Le peculiari caratteristiche topografiche,
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DAL GALENICO AL MEDICINALE INDUSTRIALE Giusi Sanci* Fino al XII secolo il medico riuniva in sé le due professioni, stabilendo la diagnosi, la terapia e approntando i medicamenti necessari. In questa attività veniva affiancato dallo speziale, che altro non era che un umile artigiano al suo servizio. È durante il XIII secolo che questa figura comincia ad avere una forma più autonoma. Agli inizi dell'800 il farmacista è l'unico artefice del farmaco, fondando la sua attività essenzialmente sull'allestimento dei medicamenti. Era quindi un preparatore che eseguiva le prescrizioni dei medici a partire da droghe vegetali e altre sostanze di origine naturale. Il farmacista quindi, in quanto conoscitore del medicamento, deteneva il monopolio del farmaco. Con i progressi della chimica e le nuove conoscenze botaniche infatti il numero dei rimedi va sempre crescendo e le preparazioni farmaceutiche diventano complicatissime. A metà dell'800 essendo l'unico professionista con un laboratorio attrezzato e con un'ampia disponibilità di materie prime si avventura nella ricerca contribuendo alla nascita della farmacologia. Unendo infatti le conoscenze chimiche alle tecniche distillatorie il farmacista ottenne e fece sperimentare diversi tipi di estratti, tentando di individuarne oltre che le proprietà, anche l'unità funzionale contenuta, cioè il principio attivo. Fra gli esempi più significativi ricordiamo il farmacista tedesco Serturner, che nel 1804 isola la morfina, e i farmacisti Caventou e Pelletier che nel 1820 estrassero la chinina dalla radice di Cinchona succirubra. A fine '800 dai principi attivi si passa alla creazione di nuove sostanze farmacologicamente attive, cioè composti chimici con struttura simile alle sostanze naturali isolate per migliorane e potenziarne gli effetti. In questo periodo infatti vengono attuate le prime ricerche per ottenere, attraverso la sintesi chimica, sostanze dotate di attività farmacologica; si avvia inoltre il processo di industrializzazione per l'identificazione e la produzione di farmaci. L'allestimento di medicamenti per sintesi chimica, cioè di composti creati artificialmente in laboratorio, non più quindi
medicamenti ricavati da sostanze vegetali e minerali, rappresenta senza dubbio una delle principali innovazioni in campo farmacologico. La scoperta di queste nuove sostanze cambiò il concetto della terapia e della farmacia. All'inizio del '900 il farmacista inizia la produzione in laboratorio di prodotti pronti (specialità proprie) distintivi della farmacia. Fino ad allora infatti non esistevano le specialità medicinali pronte, come siamo abituati oggi, ed il farmacista era chiamato a sopperire a tale mancanza con la preparazione del galenico. Da questo momento in poi i farmacisti aprirono la vendita, oltre che ai medicamenti
*Farmacista 26
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Apotheca&Storia
tradizionali, ad un vasto assortimento di specialità proprie, proposte al pubblico senza obbligo di ricetta medica. Nel XIX secolo, sotto la spinta della rivoluzione industriale, nasce l'industria farmaceutica. Durante il periodo che va dal 1880 allo scoppio della prima
guerra mondiale, l'industria farmaceutica si sviluppa in particolar modo in Germania e Svizzera e i motivi sono la presenza di un’importante industria chimica, soprattutto dei coloranti, la disponibilità di rilevanti capitali e uno spirito imprenditoriale nei riguardi dello sviluppo dei farmaci. Solo alla fine dell'’800 quindi la preparazione dei farmaci diventa una vera e propria industria, decollata poi nei primi decenni del XX secolo. Prima di allora, la preparazione dei farmaci era affidata soprattutto alle singole farmacie. I rimedi erano costituiti principalmente da sostanze organiche estratte con diversi procedimenti e mescolate secondo i consigli dei medici o la sapienza del farmacista stesso. Durante gli anni '20 importanti scoperte, come l'isolamento delle vitamine, tra cui la vitamina B1 (1910) e degli ormoni come l'insulina (1926), portarono alla nascita della moderna chimica farmaceutica. Inizia quindi una notevole trasformazione delle preparazioni galeniche, con l'abbandono di molte droghe vegetali e principi attivi storici, sostituiti ormai nelle ricette mediche dalle nuove molecole sintetizzate dall'industria. Queste sostanze
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giungevano in farmacia sotto forma di polveri e spettava al farmacista la trasformazione in forme farmaceutiche utilizzabili dal paziente. Nel XIX secolo inizia di fatto l'industrializzazione dei medicinali grazie all'insediamento nei Paesi industrializzati delle officine di produzione di medicinali non più realizzabili in farmacia. Si può sostenere che l'industria farmaceutica ha una doppia evoluzione. Da un lato, ha origine da quei farmacisti che, intorno alla metà dell'’800 cominciarono a produrre su larga scala farmaci come la morfina, la stricnina e il chinino, e dall'altro discende dalle industrie chimiche e dei coloranti che si dotarono di propri laboratori di ricerca, scoprendo, a partire dal 1880,
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Apotheca&Storia
le possibili applicazioni dei loro prodotti in campo medico. I farmaci prodotti in questi laboratori industriali erano rivolti a combattere e ridurre i sintomi più fastidiosi che accompagnano le malattie, come la febbre e il dolore. Il primo farmaco di sintesi capace di ridurre la temperatura corporea e dotato di attività analgesica fu la fenacetina (1885), precursore del moderno paracetamolo, prodotto dalla Bayer (Germania). Il secondo importante farmaco di sintesi fu l'acido acetil-salicilico prodotto anch'esso dalla Bayer.
parte del XIX secolo, la mancanza di una legislazione unitaria in fatto di produzione e distribuzione dei farmaci. I tanti confini inoltre impedirono la formazione di un mercato di
dimensioni sufficienti da permettere il passaggio da una produzione artigianale ad una produzione industriale. In aggiunta, la ritardata industrializzazione di gran parte del Paese e quindi la minore urbanizzazione rispetto alle grandi nazioni contribuirono a rallentare la nascita di grandi imprese nel settore farmaceutico, anche quando la disponibilità di molecole di sintesi aveva consentito la sostituzione delle materie prodotte artigianalmente. Ciò spiega non solo il ritardo dell'industria farmaceutica ma anche il modello di
In Italia i primi laboratori in grado di preparare i nuovi medicinali nacquero con scarsi supporti finanziari e quindi solo ad opera di farmacisti che, sensibili ai progressi della terapia, erano desiderosi di realizzare nuovi medicamenti. Alla nascita del Regno d’Italia l’industria chimica era pressoché inesistente, e la diffusione dell'innovazione non fu né graduale né uniforme. La situazione sociale e culturale hanno contribuito infatti ad un ritardo della trasformazione in senso industriale della farmaceutica. La tarda unificazione del Paese determinò, per gran
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Apotheca&Storia
sviluppo, cresciuto principalmente come allargamento delle botteghe di farmacia, che come espansione dell'industria chimica. È questa la base dell'affermazione di tante aziende che compiono il salto dal galenico, preparato nell'officina su indicazione del medico o secondo le formule classiche, alla specialità farmaceutica venduta
anche ad altri colleghi con nome e marchio ben riconoscibili. A fine 800 a livello di industria farmaceutica nel nord primeggiavano B.G. Schiapparelli a Torino, Carlo Erba e Zambeletti a Milano. Anche a Firenze i farmacisti nelle officine delle loro farmacie diedero vita all'industria farmaceutica fiorentina tra cui ricordiamo il farmacista Piero Malesci e i fratelli Alitti, farmacisti nella farmacia Molteni. All'attività dei fratelli Alitti va ad esempio attribuito il merito di avere introdotto in Italia le preparazioni iniettabili che grazie all'invenzione delle fiale prima e della siringa con ago cavo poi, resero questa pratica
sicura permettendo anche la conservazione a lungo termine delle preparazioni sterilizzate. Nacquero così i preparati Molteni per uso ipodermico, che presto trovarono larga diffusione. Durante la Prima Guerra Mondiale, la difficoltà di reperimento delle nuove sostanze di sintesi determinò un ritorno verso i prodotti tradizionali di origine vegetale e a un improvviso aumento delle preparazioni galeniche. Nel periodo che va a partire dalla Seconda Guerra Mondiale continua la ricerca, e la sintesi di barbiturici, sedativi, anestetici, nonché la scoperta del primo sulfamidico (1935), vede ormai una nuova protagonista: l'industria farmaceutica. Nel 1943, con la scoperta della penicillina, si ha un'enorme espansione del mercato del farmaco, e tutta la ricerca e la produzione si spostano in ambito industriale. Da questo momento in poi sarà l'industria farmaceutica ad allestire le specialità medicinali, con la loro forma farmaceutica, la loro confezione, il loro nome. Bibliografia: • • • • •
Caprino L., Il farmaco, 7000 anni di storia, dal rimedio empirico alle biotecnologie. Armando Editore. Grande Enciclopedia. Istituto Geografico De Agostini, Novara. Vol. X. Corvi A., La farmacia italiana dalle origini all’età moderna. Pacini Editore, Pisa 1997. Istituto dell’Enciclopedia Italiana: www.treccani.it Kernot F., Storia della farmacia e dei farmacisti appo i principali popoli del mondo. Napoli 1871.
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