Theriaké MENSILE DELL’ASSOCIAZIONE GIOVANI FARMACISTI DI AGRIGENTO
Anno II n. 19 Luglio 2019
Sommario
4 Diabete IPOGLICEMIA Le dimensioni del problema
12 Galenica LA GESTIONE DEL LABORATORIO GALENICO/3 Pericolosità delle sostanze
18 Delle Arti I COLORI DI LEONARDO/1
22 Cosmetica&Natura COLLAGENE Prevenzione delle smagliature
26 Cultura NUOVE CHIESE Fuochi fatui nella notte fonda
Responsabile della redazione e del progetto grafico: Ignazio Nocera Redazione: Valeria Ciotta, Elisa Drago, Christian Intorre, Federica Matutino, Giorgia Matutino, Carmen Naccarato, Silvia Nocera, Giusi Sanci. Contatti: theriake@email.it Theriaké via Giovanni XXIII 90/92, 92100 Agrigento (AG). In copertina: Madonna Odigitria di Guglielmo, ambito bizantino (XII secolo). Tempera su tavola. Monreale (PA). Questo numero è stato chiuso in redazione il 24 – 7 – 2019
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Collaboratori: Giuseppina Amato, Paolo Bongiorno, Paola Brusa, Fausto D’Alessandro, Gabriella Daporto, Gero De Marco, Corrado De Vito, Roberto Di Gesù, Gaetano Di Lascio, Claudio Distefano, Vita Di Stefano, Carla Gentile, Laura Gerli, Mario Giuffrida, Pinella Laudani, Maurizio La Guardia, Ciro Lomonte, Irene Luzio, Erika Mallarini, Massimo Martino, Giovanni Noto, Rodolfo Papa, Renzo Puccetti, Luigi Sciangula, Emidia Vagnoni, Elena Vecchioni, Fabio Venturella, Aldo Rocco Vitale, Diego Vitello. In questo numero: Paolo Bongiorno, Elisa Drago, Ciro Lomonte, Rodolfo Papa, Luigi Sciangula.
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Diabete
IPOGLICEMIA
Le dimensioni del problema Luigi Sciangula* Negli ultimi anni è cresciuta nel mondo diabetologico l’attenzione alle ipoglicemie, prima considerate quasi un prezzo inevitabile da pagare per il raggiungimento di un adeguato controllo metabolico. Numerosi studi hanno infatti documentato l’impatto negativo delle ipoglicemie in termini clinici, sociali ed economici, enfatizzando quindi la necessità di approcci terapeutici in grado di minimizzare il rischio di questo frequente effetto collaterale di alcune terapie per il diabete. Una esaustiva valutazione del problema ipoglicemie nel nostro paese è stata resa possibile da una serie di studi di grandi dimensioni, condotti in tutte le fasce di età, che hanno portato alla luce importanti spunti di discussione. In particolare, lo studio HYPOS (HYpoglicemia Prevalence Observational Study) [1] ha coinvolto 2025 persone adulte con diabete mellito tipo 1 (DM1) e diabete mellito tipo 2 (DM2), lo studio HYSBERG (Hypoglycemia Social Burden in the Elderly and Related Geriatric problems) [2] è stato condotto in 1323 soggetti di età ≥ 65 anni, mentre lo studio SHIP-D (Severe Hypoglycemia and ketoacidosis in Pediatric population with type 1 Diabetes) [3] ha riguardato 2025 soggetti di età compresa fra 0 e 18 anni. Ulteriori informazioni sull’impatto sociale delle ipoglicemie derivano dallo studio DAWN 2 (Diabetes Attitudes, Wishes and Needs–2), una ampia iniziativa internazionale che coinvolge 17 Paesi fra i quali l’Italia [4] [5]. DATI EPIDEMIOLOGICI Le ipoglicemie rappresentano il più comune effetto collaterale di molte terapie per il diabete. In base ai dati dello studio HYPOS, l’incidenza di ipoglicemie severe nelle persone con diabete mellito tipo 2 è pari a 9 casi ogni 100 persone in un anno, ma sale a 15 casi negli ultrasettantacinquenni [1]. Un dato sovrapponibile è emerso dallo studio HYSBERG, con una incidenza di ipoglicemie severe fra gli anziani di 14.9 eventi
per ogni 100 persone/anno [2]. Questi dati devono fare riflettere, perché mostrano come nella vita reale l’incidenza delle forme più severe di ipoglicemia sia sostanzialmente più elevata di quanto riportato nei trials clinici. Ad esempio, l’incidenza di ipoglicemie severe nel braccio intensivo degli studi ACCORD, ADVANCE e VADT era di 3.1, 7.0 e 12.0 eventi per 100 persone/anno rispettivamente [6] [8], nonostante approcci terapeutici particolarmente aggressivi e poco replicabili nella pratica clinica. L’incidenza di ipoglicemie severe risulta ancora più elevata nei soggetti adulti con diabete mellito tipo 1, essendo pari a 49 episodi per 100 persone/anno [9]. In pratica, il 16.5% dei pazienti presenta almeno un episodio nel corso di un anno. Più bassa risulta l’incidenza nei bambini con diabete mellito tipo 1, come documentato nello studio SHIP-D [3]. Sulla popolazione complessiva fra 0 e 18 anni l’incidenza è risultata pari a 7.7 casi per 100 persone/anno, con un dato tuttavia più elevato al di sotto dei 5 anni di età (13.3 per 100 persone/anno). Contrariamente al diabete mellito tipo 2, i tassi di ipoglicemie severe registrati sono più bassi di quelli riportati in letteratura. Ad esempio, nello studio DCCT l’incidenza di ipoglicemie severe nel braccio intensivo era di 62 casi per 100 persone/anno e saliva a 85.7 casi fra gli adolescenti [10] [11]. L’introduzione degli analoghi dell’insulina ha sicuramente contribuito a migliorare il profilo di sicurezza della terapia multi iniettiva. Lo studio HYPOS ha anche permesso di quantificare l’impatto delle ipoglicemie sintomatiche (Tabella 1) [1] [9]. Fra i soggetti con diabete mellito tipo 2, l’incidenza oscilla fra i 6 episodi per persona/anno fra i trattati con ipoglicemizzanti orali non secretagoghi e 18 episodi fra i soggetti trattati con regime basalbolus, mentre fra i soggetti con diabete mellito tipo 1 l’incidenza raggiunge i 53 episodi per persona/anno. Per quanto riguarda i fattori di rischio, lo studio HYPOS ha documentato che il rischio di
*Past president Associazione Medici Diabetologi (AMD) della Regione Lombardia e Coordinatore della Consulta dei Presidenti Regionali
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nelle donne rispetto agli uomini, è tre volte maggiore in chi ha avuto precedenti episodi di ipoglicemia severa, ma anche in chi ha avuto episodi di ipoglicemia sinto-
sociale, la guida, la pratica sportiva, le attività del tempo libero, il sonno. Come conseguenza, le persone che hanno avuto esperienza di ipoglicemie, specie se severe,
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Incidenza delle ipoglicemie sintomatiche nel DM1 e nel DM2: risultati dello studio HYPOS (numero di episodi per persona/anno). Ipoglicemie
DM2 OHA non secretagoghi
DM2 OHA secretagoghi
DM2 Basal: oral
DM2 Altri schemi insulina
DM2 Basal: bolus
DM1
Tabella 1. Incidenza delle ipoglicemie sintomatiche nel DM1 e nel DM2: risultati dello studio HYPOS (numero di episodi per persona/anno).
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ipoglicemie severe cresce con l’età e la durata del diabete, è doppio nelle donne rispetto agli uomini, è tre volte maggiore in chi ha avuto precedenti episodi di ipoglicemia severa, ma anche in chi ha avuto episodi di ipoglicemia sintomatica, è doppio in presenza di terapia insulinica basal-bolus rispetto a terapia orale con farmaci non secretagoghi, è più levato del 70% in presenza di neuropatia sensitivo motoria ed è doppio in presenza di neoplasie [1]. Sebbene lo studio HYPOS non abbia documentato un rischio di ipoglicemie severe particolarmente elevato associato all’uso dei farmaci secretagoghi, altre fonti informative ribadiscono il ruolo di questa classe di farmaci nel determinare ipoglicemie severe. Da una analisi di 2599 accessi al pronto soccorso per ipoglicemia severa, è emerso che l’età media dei soggetti era di 71 anni e che il 36% dei casi era in trattamento con ipoglicemizzanti orali. Di questi, l’80% era rappresentato da secretagoghi e di questi ultimi il 61% da glibenclamide [12]. Da uno studio analogo, riguardante 126 accessi per ipoglicemia severa al pronto soccorso dell’ospedale di Livorno (età media 77 anni), è emerso che il 48% degli accessi era legato all’uso di soli ipoglicemizzanti orali e in tutti i casi era presente un farmaco secretagogo [13]. Fra i soggetti che hanno richiesto un ricovero di due o più giorni, il 68% era in trattamento con sulfaniluree, e il 78% di questi presentava insufficienza renale cronica (creatininemia ≥ 1.5 mg/dl). Questi ultimi dati rappresentano una importante base di riflessione riguardo l’appropriatezza terapeutica. I dati degli Annali AMD, riguardanti oltre mezzo milione di persone seguite presso 300 strutture specialistiche in tutta Italia, documentano infatti che circa un terzo delle persone con diabete di tipo 2 di età > 65 anni e con ridotta funzionalità renale (filtrato glomerulare fra 31 e 60 ml/min) sono in trattamento con sulfaniluree [14]. Inoltre, la quota di soggetti trattati con glibenclamide cresce con l’età: al di sopra dei 75 anni circa una
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AMD
persona su due trattata con sulfaniluree assume glibenclamide. IMPATTO SOCIALE Dal punto di vista sociale, il verificarsi di episodi di ipoglicemia ha un impatto negativo su molti aspetti della vita quotidiana, quali l’attività lavorativa, la vita sociale, la guida, la pratica sportiva, le attività del tempo libero, il sonno. Come conseguenza, le persone che hanno avuto esperienza di ipoglicemie, specie se severe, tendono a riportare una peggiore qualità di vita e maggiori preoccupazioni legate alla malattia. Ad esempio, nello studio HYPOS i soggetti che avevano sofferto di uno o più episodi di ipoglicemia severa negli ultimi 12 mesi riportavano valori significativamente più bassi di benessere fisico e psicologico, livelli più elevati di distress legato al diabete e maggiori paure delle ipoglicemie [15] (Figura 1). Elevati livelli di distress, che stanno ad indicare un maggior peso nel gestire la patologia, maggiori preoccupazioni e minore accettazione del diabete, rappresentano un indicatore particolarmente sfavorevole, perché si associano ad una minore compliance con le attività di self-care e a peggior controllo metabolico [16]. Tuttavia, anche l’esperienza di ipoglicemie sintomatiche esercita un effetto negativo comparabile sulla qualità di vita. Sia lo studio HYPOS [15] che lo studio HYSBERG [2] hanno documentato un peggioramento progressivo del benessere fisico e psicologico e un aumento progressivo del distress e della paura delle ipoglicemie al crescere del numero di episodi registrati nelle ultime 4 settimane. L’impatto negativo delle ipoglicemie sulla qualità di vita determina a sua volta l’adozione di comportamenti volti ad evitare il ripetersi degli episodi. Lo studio HYPOS ha evidenziato ad esempio che dopo un episodio di ipoglicemia la metà dei soggetti con diabete mellito tipo 1 e un quarto di quelli con diabete mellito tipo 2 tende a ridurre la dose successiva di farmaco, mentre uno
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L'ipoglicemia: le varie dimensioni del problema
Antonio Nicolucci
Il Giornale di AMD 2014;17; 3S:5-9
Diabete Studio HYPOS: impatto delle ipoglicemie severe e delle ipoglicemie sintomatiche su diverse dimensioni della qualità di vita nelle persone con DM2(15). EQ-5D VAS: benessere fisico; WHO-5: benessere psicologico; PAID-5: distress legato al diabete; FHQ: paura delle ipoglicemie.
Figura 1. Studio HYPOS: impatto delle ipoglicemie severe e delle ipoglicemie sintomatiche su diverse dimensioni della qualità di vita nelle persone con DM2 [15]. EQ-5D VAS: benessere fisico; WHO-5: benessere psicologico; PAID-5: distress legato al diabete; FHQ: paura delle ipoglicemie. tendono a riportare una peggiore qualità di vita e magnelle ultime 4 settimane avevano avuto 3 o più episodi
giori preoccupazioni legate alla malattia. Adevita esempio, su dieci per entrambi i tipi di diabete di nello studio HYPOS i soggetti che avevano sofferto assumere la dose successiva, con risvolti negativi di uno o più episodi di ipoglicemia severa negli ultimi 12 sul controllo metabolico [15]. mesi riportavano valori significativamente più bassi di Lo studio HYSBERG ha livelli anche piùdocumentato benessere fisico e psicologico, elevati di dil’interferenza ipoglicemie un delle importante stress legato al delle diabete e maggiori con paure ipoglice(15) mie (Figura Elevati livelli di distress, stanno aspetto della 1).vita quotidiana, quale che la guida ad indicare un maggior peso nel gestire la patologia, dell’auto. A parità di età, un ultrasessantacinquenne maggiori preoccupazioni e minore accettazione del su due guida ancora l’auto, ma fra coloro che hanno diabete, rappresentano un indicatore particolarmente avuto una ipoglicemia severa la percentuale scende sfavorevole, perché si associano ad una minore comal 20%. Analogamente, fra ecoloro che non pliance con le attività di self-care a peggior controllo (16) metabolico . Tuttavia, anche l’esperienza di ipogliceriferivano ipoglicemie sintomatiche il 60% guidava mie sintomatiche esercita effetto compaancora l’auto, mentre fra un coloro che negativo nelle ultime 4 rabile sulla qualità di vita. Sia lo studio HYPOS(15) che settimane avevano avuto 3 o più episodi la lo studio HYSBERG(2) hanno documentato un peggiopercentuale scendeva al 33%. ramento progressivo del benessere fisico e psicologico e Ulteriori informazioni derivano dallo studio DAWN- un aumento progressivo del distress e della paura delle ipoglicemie al crescere delcome numero di episodi 2, che ha documentato in Italia circa registrati il 60% nelle ultime 4 settimane (Figura 1). degli intervistati sia preoccupato per le ipoglicemie, L’impatto negativo delle ipoglicemie sulla qualità rispetto ad una media del 49% per i Paesi europei di vita determina a sua volta l’adozione di comporta[5]. Anche nello studio DAWN-2 l’esperienza menti volti ad evitare il ripetersi degli episodi. Lo studio pregressa di una ipoglicemia severa associava a HYPOS ha evidenziato ad esempio che si dopo un episodio di ipoglicemia la metà più dei elevati soggettidi con DM1 ee un livelli significativamente distress a quarto di quelli con DM2 tende a ridurre la dose sucminore benessere psicologico, sia nelle persone con cessiva di farmaco, mentre uno su dieci per entrambi i diabete mellito tipo 1 che in quelle con diabete tipi di diabete evita di assumere la dose successiva, con mellito negativi tipo 2 sul [17]. La paura delle (15)ipoglicemie risvolti controllo metabolico . coinvolge anche i familiari della persona con Lo studio HYSBERG ha anche documentato l’interferenza delle ipoglicemie con un importante aspetto diabete. Sempre dallo studio DAWN 2 è emerso che delle vitadei quotidiana, la guida dell’auto. A parità il 64% familiari quale è preoccupato che il proprio di età, un ultrasessantacinquenne su due guida ancora caro possa avere un episodio di ipoglicemia [18]. l’auto, ma fra coloro che hanno avuto una ipoglicemia severa la percentuale scende al 20%. Analogamente, IL CONSUMO DI RISORSE fra coloro che non riferivano ipoglicemie sintomatiche ipoglicemie sono gravate da un fraimportante ilLe 60% guidava ancora l’auto, mentre coloro che fardello economico. Come mostrato nello studio HYPOS, l’esperienza di ipoglicemie determina un aumento della frequenza dell’automonitoraggio glicemico. In particolare, in seguito ad un episodio di ipoglicemia il 63% dei soggetti con diabete mellito tipo 1 e il 51% di quelli con diabete mellito tipo 2 hanno dichiarato di aver aumentato la frequenza dei controlli nei giorni
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la successivi [12]. percentuale scendeva al 33%. Ulteriori informazioni dallo studio DAWNL’impatto economico derivano più importante è tuttavia 2, che ha documentato come in Italia circa il 60% degli legato alle ospedalizzazioni. Dall’analisi dei intervistati sia preoccupato per le ipoglicemie, rispetto della Regione Puglia (5) addatabase una mediaamministrativi del 49% per i paesi europei . Anche nelad 8 anni, sono stati rilevati di oltre lorelativi studio DAWN-2 l’esperienza pregressa una10,000 ipoglicemia severa si associava a livelli significativamente più ricoveri associati alle ipoglicemie [19]. Nel periodo elevati di distress e a minoredi benessere esaminato l’incidenza ricoveri psicologico, associati sia a nelle persone con DM1 che in quelle con DM2(17). La ipoglicemie si è ridotta del 42%, con riduzioni più paura delle ipoglicemie coinvolge anche i familiari della marcate fra i bambini e i grandi anziani. Tuttavia, i persona con diabete. Sempre dallo studio DAWN 2 è costi sono del 32%; è il preoccupato costo medio per emerso che ilaumentati 64% dei familiari che il proprio caroè possa avere pari un episodio ipoglicemia . ricovero risultato a circa di2300 euro, (18)se
l’ipoglicemia era in diagnosi principale, e di circa era in diagnosi secondaria. In pratica, un singolo ricovero per Le ipoglicemie sono gravate da un importante faripoglicemia costa al sistema sanitario nazionale lo dello economico. Come mostrato nello studio HYPOS, l’esperienza stesso importo che si spende in media per assistere diper ipoglicemie determina un aumento della frequenza un anno una persona con diabete. Se si dell’automonitoraggio glicemico. In particolare, in seproiettano all’Italia i dati della Puglia, si può guito ad un episodio di ipoglicemia il 63% dei soggetti stimare che ogni anno ci siano oltre 19,000 ricoveri con DM1 e il 51% di quelli con DM2 hanno dichiarato un importo complessivo di diper averipoglicemia, aumentato laper frequenza dei controlli nei giorni (12) successivi . milioni di euro. Questi dati sono circa 57 L’impatto economico più importante è tuttavia legaampiamente sottostimati, poiché non tengono in to alle ospedalizzazioni. Dall’analisi dei database ammiconsiderazione gli accessi al pronto soccorso che nistrativi della Regione Puglia relativi ad 8 anni, sono non sfociano in un ricovero. studio stati rilevati oltre 10,000 ricoveriAd esempio, associati allelo ipoglice(19) sugli accessi in emergenza per ipoglicemie mie . Nel periodo esaminato l’incidenza di ricoveri associati a ipoglicemie si è ridotta 42%, con riduzioni nell’ospedale di Livorno ha del documentato che il più marcate fra i bambini e i grandi anziani. Tuttavia, i 28.6% dei casi richiedeva un ricovero di due o più costi sono aumentati del 32%; il costo medio per ricogiorni [13]. Nello studio SIMEU, su 2599 accessi al vero è risultato pari a circa 2300 euro se l’ipoglicemia pronto soccorso per ipoglicemie, il 44% dei è era in diagnosi principale e di circa 3500 euro secasi l’ipostato trattato e reinviato al proprio medico curante, glicemia era in diagnosi secondaria. In pratica, un singolo ricovero per tenuto in ipoglicemia costa al sistema meno sanitario il 18% è stato osservazione per di 24 ore, il 31% è stato ricoverato per più di 24 ore, il 7% ha rifiutato il ricovero, mentre 6 pazienti sono deceduti in pronto soccorso [12]. Oltre ai costi diretti dell’assistenza, le ipoglicemie sono anche responsabili di importanti costi indiretti legati alla perdita di produttività e all’assenteismo. A tale riguardo, non esistono dati italiani, ma uno studio condotto in 4 Paesi (USA,
Il 3500 consumo risorse euro dise l’ipoglicemia
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Diabete Germania, Francia, Gran Bretagna) [20] ha documentato che fra coloro che avevano riferito un episodio di ipoglicemia minore durante le ore lavorative, il 18.3% riportava un’assenza dal lavoro per una media di 9.9 ore. Fra coloro che avevano avuto un episodio al di fuori dell’orario di lavoro, il 22.7% è arrivato tardi al lavoro o non si è recato al lavoro. La perdita di produttività è stata massima per gli episodi notturni, con una media di 14.7 ore di lavoro perse. Nella settimana successiva all’episodio è stato registrato un eccesso medio di test dell’automonitoraggio di 5.6 test. Il numero di ore di lavoro perse determina costi indiretti compresi fra 26 e 55 dollari per episodio, cui si aggiungono i costi out of pocket per il paziente. I costi sembrano marginali, ma se moltiplicati per il numero di episodi/paziente si traducono in un costo medio per paziente/anno di 2294 $. L’elevata prevalenza di soggetti affetti da ipoglicemie sintomatiche fornisce quindi un’idea di quanto i costi indiretti possano incidere sul totale della spesa causata dalle ipoglicemie. TRATTAMENTO DELL’IPOGLICEMIA Raccomandazioni degli standard italiani di cura AMD-SID 2018 I pazienti a rischio di ipoglicemia, in trattamento cioè con farmaci ipoglicemizzanti orali o con insulina, vanno educati a riconoscere e a trattare in modo adeguato la comparsa di episodi di ipoglicemia. Livello della prova VI, Forza della raccomandazione B. Il glucosio (15 g) per os è il trattamento di scelta per l’ipoglicemia lieve-moderata, sebbene qualsiasi forma di carboidrati contenenti glucosio possa essere utilizzata a tale scopo, in dosi equivalenti; gli effetti del trattamento dovrebbero essere evidenti entro 15 minuti dall’ingestione. Livello della prova VI, Forza della raccomandazione B. L’effetto del trattamento sull’ipoglicemia può essere solo temporaneo. Pertanto la glicemia deve essere misurata ogni 15 minuti, fino al riscontro di almeno due valori normali in assenza di ulteriore trattamento tra le due misurazioni. Livello della prova VI, Forza della raccomandazione B. Recentemente, il gruppo di studio dell’ADA e della Endocrine Society su “Ipoglicemia e diabete” ha definito le ipoglicemie in pazienti con diabete mellito tutti gli episodi in cui si riscontrano valori di glucosio plasmatico bassi al punto di essere dannosi per il paziente [21]. L’intento è quello di sottolineare che l’ipoglicemia rappresenta una condizione pericolosa per la vita del paziente e che
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i sintomi si presentano non tanto a una soglia precisa quanto a glicemie variabili in relazione all’eventuale scompenso glicemico e alla frequenza di pregressi episodi di ipoglicemia [22] [23]. In modo pragmatico e sulla base di alcune evidenze scientifiche, una glicemia di 70 mg/dl viene comunque indicata come soglia di allerta per definire un episodio di ipoglicemia [24]. L’ipoglicemia rappresenta il principale fattore limitante nella terapia del diabete tipo 1 e tipo 2 [25]. Vengono definiti tre gradi di ipoglicemia: il grado lieve, dove sono presenti solamente sintomi neurogenici (come tremori, palpitazione e sudorazione) e l’individuo è in grado di autogestire il problema; il grado moderato, dove a questi sintomi si aggiungono sintomi neuroglicopenici (come confusione, debolezza), ma dove l’individuo è in grado di autogestire il problema; il grado grave, dove l’individuo presenta uno stato di coscienza alterato e necessita dell’aiuto o della cura di terzi per risolvere l’ipoglicemia [26]. Non vi è dubbio che l’ipoglicemia possa essere fatale [27]. Episodi ripetuti di ipoglicemia sono stati poi associati a deficit cognitivi nei bambini e alla riduzione della qualità di vita, all’aumento della ospedalizzazione e dei costi di gestione dei pazienti con diabete, degli eventi cardiovascolari nei pazienti con diabete tipo 2 [21]. Particolarmente a rischio sono i pazienti che non riconoscono le ipoglicemie se non a concentrazioni di glucosio molto basse, quando cioè compaiono i sintomi neuroglicopenici (ipoglicemia non avvertita). Questa condizione, secondaria a un’alterazione della sensibilità autonomica, risulta però in parte reversibile innalzando le concentrazioni glicemiche medie nel paziente e prevenendo così la comparsa di nuovi episodi di ipoglicemia [28]. Il trattamento dell’ipoglicemia lieve-moderata richiede l’ingestione di cibi contenenti glucosio o carboidrati. La risposta glicemica acuta correla con il contenuto in glucosio o amidi e qualunque forma di carboidrati che contengano glucosio incrementa la glicemia, ma la correzione dell’ipoglicemia deve essere effettuata preferibilmente con zuccheri semplici, che permettono una più facile quantificazione e un assorbimento più rapido; una quantità di 15 g di glucosio produce un incremento della glicemia all’incirca di 38 mg/dl a 20 minuti [26]. Secondo la nota “regola del 15” l’ipoglicemia dovrebbe essere trattata assumendo 15 g di carboidrati (preferibilmente glucosio in tavolette o saccarosio in grani o sciolto in acqua o 125 ml di una bibita zuccherata o di un succo di frutta o un
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Diabete CEREBRAL CORTEX
Activation of autonomic nervous system Hypoglycaemia
Autonomic centres in Hypothalamus
Parasympathetic nerves
Sympathetic nerves
Adrenal medulla Sudomotor eccrine sweat glands
Adrenaline Tremor
Heart Pounding heart
Sweating Figura 2.
cucchiaio da tavola di miele), rivalutando la glicemia dopo 15 minuti e ripetendo il trattamento con altri 15 g di carboidrati sino a che la glicemia non risulti superiore a 100 mg/dl [29]. L’effetto del trattamento sull’ipoglicemia può essere solo temporaneo. Pertanto la glicemia deve essere misurata ogni 15 minuti, fino al riscontro di almeno due valori normali in assenza di ulteriore trattamento tra le due misurazioni. Quando si verifica un episodio di ipoglicemia non si deve fare i conti solo con i bassi livelli di zucchero nel sangue, perché l’ipoglicemia può anche scatenare problematiche cardiovascolari, di cui i diabetici soffrono frequentemente. Infatti, in carenza di zucchero, l’organismo viene a trovarsi in una condizione infiammatoria, i vasi sanguigni subiscono uno stress, ed il cuore modifica la propria attività elettrica (Figura 2). Studi effettuati su pazienti affetti da diabete tipo 1 e tipo 2, in cui sono stati registrati simultaneamente gli andamenti glicemici e l’elettrocardiogramma, hanno dimostrato una relazione strettissima tra ipoglicemia e prolungamento del tratto QT, che favorisce la comparsa di aritmie potenzialmente gravi. Si ritiene infatti che lo sviluppo di ipoglicemie nelle persone con diabete in terapia farmacologica rappresenti uno dei motivi per cui è molto difficile
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prevenire le malattie cardiovascolari abbassando la glicemia. Quando ripetuti episodi di ipoglicemia si susseguono a distanza ravvicinata, i segnali di allarme che normalmente si avvertono — sudorazioni, tremori, palpitazioni — possono compromettersi, risultando in una ridotta capacità di far fronte all’ipoglicemia, con conseguente aumento del rischio di ipoglicemie gravi, come in circolo vizioso. Tutto questo ha certamente un forte impatto negativo sulla qualità di vita delle persone con diabete e dei loro familiari, che vivono costantemente nella paura di incorrere in un episodio di ipoglicemia. Spesso per questo motivo, si tende a diminuire l’aderenza alla terapia e agli stili di vita raccomandati. Per concludere mi sembra importante ricordare che purtroppo ancora oggi di IPOGLICEMIA si muore! Il grafico alla pagina seguente (Figura 3) rappresenta il monitoraggio in continuo della glicemia di un paziente che è stato trovato morto nel proprio letto. Il paziente dopo aver cenato ha riscontrato dei valori glicemici elevati ed ha effettuato una serie di correzioni con boli supplementari di insulina che sommandosi uno all’altro lo hanno portato durante
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Figura 3. Monitoraggio in continuo della glicemia di un paziente trovato morto nel proprio letto. Tanenberg RJ et al Endocr Pract 2010, 16(2):244–248.
la notte ad una crisi ipoglicemica grave, non avvertita, alla quale il suo organismo ha tentato di rispondere in modo automatico tramite il sistema di controregolazione con un modesto aumento della glicemia intorno alle 3 e intorno alle 5, senza riuscire a riportarlo a valori glicemici di sicurezza, ma, probabilmente, portandolo alla morte forse per dei disturbi del ritmo cardiaco secondari allo stimolo degli ormoni controregolatori, primo fra tutti l’adrenalina! CONCLUSIONI Minimizzare il rischio di ipoglicemie rappresenta una importante priorità terapeutica nelle persone con diabete di tutte le età. Il miglioramento dell’appropriatezza prescrittiva rappresenta da questo punto di vista un aspetto fondamentale. Una maggiore consapevolezza dell’importanza del fenomeno ipoglicemie, spesso misconosciuto, e il riconoscimento della qualità della vita come importante mediatore fra decisioni cliniche e risultati è un passo fondamentale per migliorare l’assistenza alle persone con diabete. Gli elevati livelli di distress e l’impatto negativo sul benessere
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psicologico possono infatti determinare una bassa adesione alle attività di self-care e alle terapie, con conseguente difficoltà nel raggiungere i target terapeutici. L’assistenza può essere migliorata grazie ad una maggiore attenzione agli aspetti rilevanti per il paziente e ad una maggiore cura nel minimizzare gli effetti collaterali dei trattamenti, oltre ad una migliore comunicazione e ad un più attivo coinvolgimento della persona con diabete nella gestione della malattia. La scelta di strategie che minimizzano il rischio di ipoglicemie, soprattutto nelle categorie di pazienti più vulnerabili, può pertanto rappresentare un importante aspetto per garantire una maggiore accettazione della malattia ed una maggiore adesione, con un risvolto positivo sulla qualità di vita, ridurre il rischio di complicanze a lungo termine e i costi.
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Diabete Bibliografia e sitografia 1.
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Galenica
LA GESTIONE DEL LABORATORIO GALENICO /3 Pericolosità delle sostanze Paolo Bongiorno* L’Unione Europea ha deciso di adottare formalmente il nuovo sistema di classificazione delle sostanze chimiche, mediante il cosiddetto regolamento CLP. Il regolamento CLP (Classification, Labelling and Packaging), ufficialmente regolamento (CE) n. 1272/2008, è un regolamento dell'Unione europea, grazie al quale il sistema di classificazione europeo relativo alla classificazione, etichettatura e imballaggio delle sostanze chimiche (e delle loro miscele) è stato allineato uniformandosi al sistema mondiale armonizzato di classificazione ed etichettatura delle sostanze chimiche GHS (Globally Harmonized System of Classification and Labelling of Chemicals). Il Regolamento CLP, in vigore dal 20 gennaio 2009, stabilisce i requisiti uniformi per la classificazione, l’etichettatura e l’imballaggio di sostanze chimiche che le aziende hanno l’obbligo di classificare, etichettare ed imballare adeguatamente in linea con i rischi identificati. CENNI STORICI Il lavoro sul GHS è cominciato con la Conferenza delle Nazioni Unite “Ambiente e sviluppo sostenibile”, tenutasi a Rio de Janeiro nel giugno 1992. Tra i vari programmi per una corretta gestione delle sostanze dal punto di vista ambientale era stato previsto un programma di azione intitolato “Armonizzazione della classificazione ed etichettatura delle sostanze chimiche”. La prima versione del GHS, altrimenti conosciuto come The Purple book, è stata pubblicata nel 2003, rivista nel 2005 e poi nel 2007. OBIETTIVI • Migliorare la protezione della salute umana e dell’ambiente. • Fornire criteri riconosciuti di classificazione per i Paesi senza un sistema esistente. • Agevolare il commercio internazionale di sostanze chimiche i cui rischi siano adeguatamente valutati ed individuati su
base internazionale. COSA CAMBIA PER SOSTANZE E PREPARATI PERICOLOSI • Vengono modificati i criteri per la classificazione delle sostanze e dei preparati pericolosi. • Si aggiungono nuove informazioni come “Avvertenze”. • Vengono modificate le frasi di rischio e i consigli di prudenza. • Si sostituiscono i simboli di pericolo con pittogrammi. Come detto il regolamento CLP Si uniforma ai principi generali del GHS, armonizzando i criteri per la classificazione e le norme relative alla etichettatura e all’imballaggio delle sostanze e delle miscele pericolose. Sito Ufficiale [1]: http://www.unece.org/trans/danger/publi/ghs/o fficialtext.htm NORMATIVA ATTUALE CLP / GHS Indicazioni di pericolo (H) Consigli di prudenza (P) Pittogrammi Avvertenze Dgr (Danger) o Wng (Warning) Miscele
*Farmacista preparatore iscritto alla SIFAP ed esperto in programmazione e tecnologie informatiche
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SALUTE UMANA
AMBIENTE
Esplosivi
Tossicità acuta
Pericolosità acuta per l’ambiente acquatico
Gas infiammabili
Corrosione irritazione cutanea
Pericolosità cronica per l’ambiente acquatico
Aerosol infiammabili
Danni rilevanti irritazione oculare
Gas comburenti
Sensibilizzazione respiratoria e cutanea
Liquidi infiammabili
Tossicità sistemica su organi bersaglio a seguito di esposizione singola
Solidi infiammabili
Tossicità sistemica su organi bersaglio a seguito di esposizione ripetuta
Liquidi piroforici
Mutagenicità
Solidi piroforici
Cancerogenicità
Sostanze che a contatto con i liquidi Tossicità riproduttiva formano gas infiammabili
Liquidi comburenti
Tossicità a seguito di inalazione
Solidi comburenti
Perossidi organici
Gas sotto pressione
Sostanze auto riscaldanti
Sostanze auto reattive
Corrosivi per metalli
Tabella 1. Tipi di pericolo in laboratorio.
PITTOGRAMMI DI PERICOLO Un pittogramma è una rappresentazione grafica atta a comunicare informazioni relative alla natura del pericolo intrinseca alla sostanza o miscela. L’attribuzione dei simboli previsti dal CLP è strettamente legata alla classificazione della sostanza o miscela. Nel caso di sostanze o miscele classificate per più di un pericolo, possono essere presenti in etichetta diversi pittogrammi. INDICAZIONI DI PERICOLO Le indicazioni di pericolo e di precauzione sono codificate usando un codice alfanumerico univoco costituito da una lettera e tre numeri, come segue: • la lettera “H” (per “indicazione di pericolo”)
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o “P” (per “indicazione di precauzione”). • una cifra indica il tipo di pericolo, ad es. “2” sta per rischi fisici; • due numeri corrispondenti alla numerazione sequenziale di pericoli come esplosività (codici da 200 a 210),
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Figura 1. Categoria 1, 2 e 3 di sostanze con DL ≤ 200 mg/kg.
infiammabilità (codici da 220 a 230), ecc. Le etichette devono inoltre contenere le indicazioni di pericolo pertinenti che descrivono la natura e la gravità dei rischi della sostanza o miscela (articolo 21 del CLP). Le indicazioni di pericolo relative a ciascuna classificazione di pericolo specifica sono riportate nelle tabelle contenute nelle parti da 2 a 5 dell’Allegato I al CLP. Se la classificazione d’una sostanza è armonizzata e inclusa nella parte 3 dell’allegato VI del CLP, la corrispondente indicazione di pericolo pertinente per questa classificazione deve essere utilizzata sull’etichetta insieme a qualsiasi altra indicazione di pericolo per una classificazione non armonizzata. L’Allegato III al CLP riporta la dicitura corretta delle indicazioni di pericolo come dovrebbero figurare sulle etichette. Le indicazioni di pericolo di una lingua devono essere raggruppate insieme alle indicazioni di precauzione della stessa lingua sull’etichetta. CLP ED IL RUOLO DEL FARMACISTA Il Regolamento CLP si applica ovviamente anche
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alle sostanze chimiche e loro miscele utilizzate in farmacia ed il farmacista preparatore, in quanto utilizzatore finale, è tenuto alla verifica della conformità alla norma vigente delle sostanze che manipola. Nello specifico, per tutte le sostanze o miscele acquistate il farmacista deve verificare che:
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l’etichettatura sia conforme al Regolamento CLP;
siano corredate dalle relative schede di sicurezza o SDS (Safety Data Sheet) aggiornate. La Tabella n. 3 della FU [2], oltre che per le sostanze e le droghe vegetali già iscritte, riporta che «le prescrizioni dell’art. 146 del TULS devono essere osservate anche per tutte le sostanze tossiche o molto tossiche che sono o non sono iscritte in Farmacopea». Con l’entrata in vigore del regolamento CLP le sostanze da tenere in armadio chiuso a chiave sono tutte quelle con una DL ≤ 200 mg/kg. Facendo riferimento alla Figura 1, tutte le sostanze con tossicità appartenente alle categorie 1, 2 e 3 con DL ≤ 200 mg/kg vanno conservate in un
•
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Figura 2. Esempio di elementi per un prodotto con tossicità acuta.
armadio chiuso a chiave, (tossicità di categoria 1, 2 e 3) e recanti nella SDS il consiglio di prudenza P405. Il farmacista è inoltre tenuto ad effettuare una valutazione del rischio che tenga conto della SDS della sostanza, considerando sempre l’eventuale presenza del consiglio di prudenza P405. Nulla vieta, comunque, di conservare sotto chiave tutto ciò che si reputa pericoloso. Per quanto riguarda invece l’utilizzo di queste sostanze nel laboratorio della farmacia, come abbiamo visto, si possono configurare due possibili situazioni. 1. Il farmacista preparatore allestisce un medicinale galenico: in questo caso la preparazione dovrà essere etichettata secondo quanto previsto dalle Norme di Buona Preparazione (NBP), i medicinali e le preparazioni galeniche non rientrano nel campo di applicazione CLP. 2. Il farmacista ripartisce le sostanze chimiche o miscele per uso tecnico: in questo caso la vendita, ad esempio di sostanze di cui alla Tabella n. 3 della FU per uso industriale, agricolo, artigianale e professionale e cioè non ad uso terapeutico (come ad artigiani o agricoltori per esempio), deve seguire la classificazione ed etichettatura imposta dal Regolamento CLP, dunque per esempio dovrà apporre in etichetta il simbolo del teschio alle preparazioni contenenti sostanze appartenenti alla Tabella n. 3 o comunque ritenute letali. In tale caso, dato che il farmacista è considerato un
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“utilizzatore a valle”, gli è concesso di utilizzare la classificazione di una sostanza o di una miscela già impiegata da un altro attore della catena di approvvigionamento (articolo 4, paragrafo 5 e articoli 5-16, del Regolamento CLP), a condizione che questi abbia applicato il CLP e che il farmacista non abbia apportato modifiche alla composizione. In pratica è consentito al farmacista di trascrivere, senza modificarle, le informazioni presenti sull’etichetta del distributore/produttore della sostanza o della miscela in questione.
Bibliografia e sitografia: 1. 2.
United Nations Economic Commission for Europe (UNECE): http://www.unece.org/mission.html Farmacopea Ufficiale della Repubblica Italiana XII ed., Istituto Poligrafico della Zecca dello Stato.
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Accad em ia U rb ana d el le Arti , Piazza E. D u nant , 5 5 – 0 01 53 Rom a. T el. 0 6 5 8 30 11 43 ww w.r od olfop apa.it accad em iau rban ad ellear ti@g m ai l.co m
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Il corso è rivolto ad artisti, storici dell’arte, architetti, filosofi, economi, religiosi e religiose, seminaristi e sacerdoti e a tutti coloro che sono interessati all’arte. Non viene richiesto titolo di studio previo. Il corso si articola in tre annualità ed è contestualmente teorico e pratico. In ciascuna annualità, gli studenti che scelgono la specializzazione teorica saranno accompagnati nella produzione di un elaborato scritto finale su argomenti del programma; gli studenti che scelgono la specializzazione pratica saranno accompagnati nella produzione di un’opera d’arte secondo gli argomenti del programma. IMPORTANTE: SI POSSONO SEGUIRE LE LEZIONI DA TUTTA EUROPA ED ANCHE OLTRE TRAMITE HANGOUNTS I ANNO: Fondamenti magisteriali, storia delle teorie estetiche, filosofia e storia dell’arte. Testo di riferimento: R. Papa, Discorsi sull’arte sacra, Canatagalli, Siena 2012.
II ANNO: Studio dell’iconografia ed iconologia dell’arte cristiana. Testi di riferimento: R. Papa, La “scienza della pittura” di Leonardo, Analisi del Libro di Pittura, Medusa, Milano 2005; R. Papa, Caravaggio pittore di Maria, Ancora, Milano 2005.
III ANNO: Approfondimenti iconologici e metodologia di lettura dell’immagine. Testo di riferimento: R. Papa, Papa Francesco e la missione dell’arte, Cantagalli, Siena 2016.
Lezioni settimanali di due ore, dalla prima settimana di ottobre all’ultima settimana di maggio. Viene fornito Diploma di partecipazione con votazione, sulla base della frequenza e della produzione di elaborati. Mostra finale delle opere degli allievi. Iscriversi è molto facile: 1. andare sul sito www.rodolfopapa.it 2. aprire la sezione ACCADEMIA URBANA DELLE ARTI 3. aprire la sottosezione CORSI DELL’ACCADEMIA 4. entrare nella pagina ISCRIZIONE AI CORSI 5. compilare per intero il modulo, indicando il corso ARTE SACRA 6. nella stessa pagina si trova l’IBAN per il bonifico 7. inviare il modulo compilato, con indicazione di avvenuto bonifico 8. la risposta della Segreteria confermerà l’iscrizione Per informazioni sulle quote di iscrizione e gli orari del corso: http://www.rodolfopapa.it/corso-di-arte-sacra accademiaurbanadellearti@gmail.com Tel. 06 58301143
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Delle Arti
I COLORI DI LEONARDO /1
Rodolfo Papa
Nel Libro di pittura [1] è raccolta una preziosissima serie di pensieri analitici sulla composizione dei riflessi e delle relazioni fra colori. Proprio nel colore, l’ombra e la luce trovano il loro “accordo”, perché la pittura è «imitatrice de’ colori per li quali el pittore s’affatica a trovare che lle ombre sieno compagne de’ lumi» (I, 31). Leonardo rintraccia quattro elementi nei colori accidentali e tutti sono presenti nelle fronde degli alberi: «Li colori accidentali delle fronde delli alberi sono quattro, cioè ombra, lume, lustro e trasparenzia» (VI, 886). La resa realistica delle fronde può essere apprezzata persino sulla superficie ormai rovinata delle ghirlande di foglie e frutta che incorniciano gli stemmi sforzeschi nel refettorio di Santa Maria della Grazie, o nella decorazione della Sala delle Asse nel Castello Sforzesco; il verde delle fronde è evidentemente un colore plurale, fatto di ombra, lume lustro e trasparenza. Leonardo ha cura di studiare e definire tutti questi elementi, per pervenire alla loro rappresentazione. L’ombra appare studiata e dipinta come parte del colore, in quanto l’ombra è privazione di luce: Figura 1. Leonardo Da Vinci, Madonna del garofano. 1473. Olio su tavola. Alte Pinakothek, Monaco di Baviera. «Ombra è privazzion di luce, e sola opposizzione de’ corpi densi opposti a’ razzi luminosi; ombra è di natura delle tenebre, lume è di natura della luce» garofano (Monaco, Alte Pinakothek) e nella Madonna Dreyfus (Whashington, National Gallery of (V, 549). Art, Kress Collection) ed anche nel sarcofago di Leonardo distingue il lume in quattro tipi marmo che costituisce la base del leggio fondamentali — l’universale, il particolare, il dell’Annunciazione, in cui il marmo è scolpito con riflesso e quello che passa attraverso mezzi parzialmente trasparenti, gradi di ombre e colpi di «[la pittura è] imitatrice de’ colori per li lustro. come la tela o la carta —, a Infine la trasparenza, quarto conclusione di un percorso quali el pittore s’affatica a trovare che elemento considerato parte che parte dalla tradizione lle ombre sieno compagne de’ lumi» del colore accidentale, viene trattatistica antica e Leonardo Da Vinci medievale, e si compie nelle spiegata da Leonardo ricerche di ottica di e proprio in ordine alla distinzione dei lumi: «[ce n’è] un quarto, è il quale soprattutto nelle applicazioni pratiche del pittore. passa per cose trasparenti, come tela o carta e La distinzione tra lume e lustro, pittoricamente simili, ma non trasparenti come vetri, o cristalli, od fondamentale, è innanzitutto impostata altri corpi (diafani)» (V, 663). La trasparenza è la evidenziando che il lustro è un “effetto”. Il lustro è lo specchiamento della luce partecipata capacità dei corpi di essere attraversati dalla luce, o nell’illuminazione (V, 664). Ne vediamo classici in modo totale, come per i corpi diafani, quali vetri o cristalli, o in modo parziale, come per carte o tela. esempi sulle superfici lucide: così per esempio nei Sul libro che la Vergine dell’Annunciazione sta gioielli della scollatura di Maria nella Madonna del
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Delle Arti
L’AUTORE Rodolfo Papa, pittore, scultore, teorico, storico e filosofo dell’arte. Esperto della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Docente di Storia delle teorie estetiche presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose Sant’Apollinare, Roma; il Master di II Livello di Arte e Architettura Sacra dell’Università Europea, Roma; l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Santa Maria di Monte Berico, Vicenza; la Pontificia Università Urbaniana, Roma. È Accademico Ordinario della Pontificia Insigne Accademia di Belle Arti e Lettere dei Virtuosi al Pantheon. Presidente della Accademia Urbana delle Arti. Tra i suoi scritti si contano circa venti monografie e alcune centinaia di articoli (“Arte Cristiana”; “Euntes Docete”; “ArteDossier”; “La vita in Cristo e nella Chiesa”; “Via, Verità e Vita”, “Frontiere”, “Studi cattolici”; “Zenit.org”, “Aleteia.org”; …). Come pittore ha realizzato interi cicli pittorici per Basiliche, Cattedrali, Chiese e conventi (Basilica di San Crisogono, Roma; Basilica dei SS. Fabiano e Venanzio, Roma; Antica Cattedrale di Bojano, Campobasso; Cattedrale Nostra Signora di Fatima a Karaganda, Kazakistan; Eremo di Santa Maria, Campobasso; Cattedrale di San Panfilo, Sulmona; chiesa di san Giulio I papa, Roma; San Giuseppe ai Quattro Canti, Palermo; Sant'Andrea della Valle, Roma …).
leggendo è posto un tessuto sottile, in cui giocano abilmente la trasparenza e il lustro. Riguardo all’elenco dei colori fondamentali, Leonardo segue un cammino che parte dalla tradizione aristotelica e albertiana secondo la quale i colori fondamentali sono rosso, verde, azzurro, giallo, come cerca di motivare in alcuni fogli del Codice Atlantico. Ma nel medesimo Codice è possibile trovare delle affermazioni che testimoniano una preferenza data poi alla terna rosso, giallo e azzurro. «Azzurro. Lo azzurro si sparge sopra il giallo e lo fa verde e si sparge sopra il rosso e fassi paonazzo». Dunque azzurro e giallo compongono il verde, mentre l’azzurro e il rosso compongono il rosso porpora. Manca l’arancione come composizione di giallo e rosso, secondo alcuni perché è facilmente ottenibile. Nel Libro di pittura troviamo varie classificazioni dei colori. È particolarmente interessante il pensiero in cui enumera otto colori naturali: bianco, nero, azzurro, giallo, verde, leonino (o taneto o oquria), morello, rosso. Importante è lo statuto speciale assegnato al bianco e al nero, che non sarebbero colori sulla base di considerazioni ottiche, infatti il nero è tenebra e il bianco è luce. I colori al limite sono dunque presenza o assenza di luce: il legame tra colore e luce viene quindi ancora una volta ribadito. Da questi colori derivano per composizione tutti gli altri, e lo studio della composizione dei colori significativamente è collocato tra la teorica e la pratica. La composizione dei colori naturali consente infinite sfumature e impercettibili passaggi.
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Leonardo sa sovrapporre i colori in quanto luci colorati ma sa anche impastare i colori in quanto pigmenti materiali, ottenendo peraltro risultati talvolta diversi, soprattutto relativamente al nero e al bianco. Luce e colore riempiono i termini delle figure dei corpi e concorrono alla resa della corporeità. I corpi hanno un loro proprio colore, che si manifesta
Figura 2. Leonardo Da Vinci, Madonna Dreyfus. 1469 o 14751480. Olio su tavola. National Gallery of Art, Washington.
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Delle Arti secondo la luce e l’ombra, raggiungendo la sua verità laddove è maggiore il lume (II, 206). Il colore si mostra laddove la superficie è meno lucida (II, 224), dove non c’è lustro né ombra (II, 259) e di contro, il colore si mostra di meno nella sua verità, laddove la superficie è pulita e tersa. Le foglie pelose invece mostrano il vero colore (II, 224). Dunque vediamo, soprattutto nei panneggi, il colore mostrarsi con gradi di verità diversi secondo la ruvidità del tessuto stesso e soprattutto secondo il gioco delle ombre e delle luci: così nell’abito di Maria nella Madonna col Garofano, o ancora nelle vesti dell’angelo annunziante, nel delicato diverso riflettere la luce del tessuto del corpetto, che appare ruvido come un velluto, e delle rifiniture, che invece appaiono lucide come Figura 3. Leonardo Da Vinci, Belle Ferronnière. 1490-1495. Olio su tavola. Musée du Louvre, Parigi. raso, nella Bella Ferroniere. l’azzurro dell’aria, per esempio nel paesaggio nel Si trova il “vero” colore nel caso di un cielo terso (V, fondo a sinistra del ritratto di Ginevra Benci dove 654). Il cielo come pura luce appare forse solo nell’ultimo piano rappresentato tutto è azzurro. nell’affaccio delle finestre che si aprano nel fondo della Madonna Benois. Più spesso infatti le finestre si aprono su paesaggi in cui montagne e cielo dialogano cromaticamente, influenzati dall’effetto del lume, come nelle tre finestre alle spalle di Gesù nel Cenacolo. Bibliografia e note Nella variazione della realtà il colore è sempre 1. Leonardo da Vinci, Libro di pittura. Codice Urbinate lat. composto e partecipa del colore del mezzo; l’aria in 1270 nella Biblioteca Apostolica Vaticana, a cura di C. Pedretti, trascrizione critica di C. Vecce, Firenze 1995. sé non avrebbe colore, ma prende la luce del sole, e I rimandi al Libro saranno posti direttamente fra per l’umidità che essa contiene diventa azzurra (III, parentesi, indicando la parte in numeri romani e il capitolo in cifre arabe. 438). E così notiamo come Leonardo dipinga
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Cosmetica&Natura
COLLAGENE Prevenzione delle smagliature Elisa Drago*
La cute è tra i principali organi relazionali dell’essere umano; è quella barriera protettiva che ci delimita e ci protegge dal mondo esterno. Risulta costituita dall’epidermide che si presenta come un epitelio pluristratificato altamente differenziato e da un’impalcatura connettivale, ricca di vasi e di terminazioni nervose, il derma. Quest’ultimo poggia sul tessuto adiposo concamerato in lobuli, l’ipoderma [1]. La speciale struttura della cute le consente di adattarsi agli stimoli e allo stress esterno in risposta alla loro natura [2]. L’epidermide, di derivazione ectodermica, è lo strato cutaneo più superficiale, la cui popolazione cellulare dominante è rappresentata dai cheratinociti. È un tessuto strutturalmente organizzato in strati, funzionalmente identificati dalla diversa maturazione dei cheratinociti e ospita nel suo contesto altre popolazioni cellulari di diversa origine embriologica. Nel contesto di tale struttura troviamo presente il collagene di tipo IV e VII. Una struttura importante è lo strato corneo, strato più superficiale dell’epidermide che funge da barriera contro gli agenti tossici e la perdita di fluidi, mantenendo l’idratazione in costante equilibrio con i fattori esterni [3]. Collagene Il collagene è stato descritto più di un secolo fa come il «costituente del tessuto connettivo che per trattamento con acqua bollente forma gelatina» [1]. Esistono vari tipi di collagene per cui possiamo parlare di una famiglia di proteine collageniche; si conoscono al momento 21 tipi di collagene, diversi per distribuzione, organizzazione
strutturale e funzionale. Il collagene si forma dalla spontanea organizzazione del tropocollagene in ambiente extracellulare. I processi di sintesi e di degradazione del collagene devono essere attentamente regolati in quanto dal loro equilibrio dipende la quantità di collagene effettivamente depositato nella matrice extracellulare. Un eccessivo accumulo o un’abnorme degradazione possono portare a varie patologie. Il collagene è una proteina, la più abbondante nel corpo umano, elemento strutturale della pelle, delle ossa, dei denti, delle membrane, delle cornee, dei vasi e dei tendini. Rappresenta circa il 30% della massa proteica totale del nostro corpo e circa l’80% di tutto il tessuto connettivo. In parole più semplici, possiamo dire che il collagene è il collante delle nostre cellule. Senza di esso non vi sarebbe coesione nel corpo umano. L’organismo è in grado di produrre questa proteina naturalmente. Sono le cellule del tessuto connettivo, i fibroblasti, a generarla. Con il passare degli anni, però, si assiste a una fisiologica riduzione della sua produzione. La produzione di collagene endogeno si riduce fisiologicamente con
Figura 1. Confronto tra la pelle del soggetto giovane e quella del soggetto anziano.
*Farmacista
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Cosmetica&Natura il passare degli anni. Comincia a diminuire già dai 25 anni e i primi effetti, sotto forma di rughe, si fanno notare dopo i 35 anni. Con la diminuzione del collagene, la struttura epiteliale diventa meno forte e conseguentemente la cute diviene meno elastica. La pelle appare più sottile, i capelli sono meno forti. Ci sono alcuni fattori che accelerano la perdita di questa proteina. Un’eccessiva esposizione al sole, il fumo, le sostanze inquinanti e tossiche e lo stress aumentano la produzione di radicali liberi, che intaccano il collagene esistente. Il calo degli ormoni che si verifica durante la menopausa è un altro fattore determinante. Assumere farmaci che inibiscono il corretto assorbimento di vitamine e sali minerali influisce negativamente sulla produzione di Figura 2. Struttura del collagene IV. collagene. Con gli anni, la diminuzione del collagene ha delle produzione del tessuto connettivo nel derma, conseguenze negative non solo per la pelle, ma assottigliamento della cute e perdita di elasticità. anche per tendini, legamenti e articolazioni, che La pelle solitamente appare liscia e finemente perdono elasticità e flessibilità. rugosa e al tatto è morbida e secca. Le cause Assistiamo quindi al progressivo degradamento dei principali dell'atrofia cutanea sono tessuti dei muscoli, che provocano dolori a giunture l’assottigliamento generale della cute e articolazioni, con rischio di osteoporosi. (invecchiamento, malattie reumatologiche, eccesso endogeno od esogeno di corticosteroidi), Patologie del tessuto connettivo [4] [5] [6] [7| [8] poichilodermia, cicatrici atrofiche, smagliature. Le patologiche che colpiscono in maniera prevalente il tessuto connettivo della pelle, Smagliature definizione ed epidemiologia collagene, elastina e sostanza fondamentale, si Le smagliature sono cicatrici lineari visibili possono dividere in tre grandi gruppi. presenti in zone di danno del derma dovuto alla • Anomalie genetiche che colpiscono la sintesi distensione della cute. Sono istologicamente o il metabolismo del tessuto connettivo. caratterizzate da uno strato epidermico • Malattie metaboliche o degenerative sovrastante sottile e da fini fasci di fibre collagene acquisite, come lo scorbuto e l'elastosi disposti in modo rettilineo e paralleli alla superficie dovuto al danno solare, colpiscono soggetti cutanea. Non comportano un problema medico che non presentano nessun difetto genetico, significativo, tuttavia a volte sono causa di forte ma la patologia dipende solo dall'agente disagio psicologico per i pazienti che ne sono scatenante. affetti. Le smagliature colpiscono circa il 90% delle • Malattie infiammatorie del collagene gravide, il 70% delle adolescenti femmine e il 40% perivasale o del connettivo; il connettivo degli adolescenti maschi (bisogna ricordare che gli viene danneggiato in seguito alla sport che incrementano molto le masse muscolari inappropriata risposta immunitaria contro possono provocare delle smagliature). Non è stata autoantigeni. osservata nessuna predilezione di razza, e quindi Per atrofia cutanea si intende quella condizione tutte le razze ne sono ugualmente affette. Per clinica caratterizzata da un decremento della quanto riguarda le differenze di frequenza nei due
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Figura 3. Impalcature delle lamine basali della matrice extracellulare.
sessi, le femmine sono maggiormente colpite. L'incidenza è in aumento negli ultimi anni, soprattutto negli adolescenti statunitensi, forse a causa dell'alimentazione scorretta, ricca di grassi saturi pro-infiammatori [9]. Eziologia I fattori che provocano la comparsa delle smagliature sono poco conosciuti. Le smagliature interessano soprattutto la pelle soggetta a stiramento continuo e progressivo, perciò alcuni autori sostengono che esse siano dovute ad una rottura della struttura del tessuto connettivo sottoposto allo stress da stiramento, ma altri sono in disaccordo con tale teoria. A favore testimonia il fatto che la distensione della pelle porta ad una eccessiva degranulazione dei mastociti, che comporta un danno al collagene e all'elastina [10]. Ma altri autori contestano, considerando che non tutte le donne in gravidanza sviluppano le smagliature per via della tensione dello stiramento cutaneo [11]. Tuttavia le cause delle alterazioni della matrice extracellulare rimangono sconosciute. Studi in letteratura suggeriscono che le smagliature si formino più facilmente in quelle zone cutanee che hanno un rapporto critico di collagene rigido cross-linked, come accade nel periodo della prima età adulta. Infatti sono molto frequenti in adolescenza e sembrano collegate al rapido accrescimento in questa età. Sono inoltre molto comuni nell'addome e nel seno delle donne gravide e possono insorgere frequentemente anche nelle braccia di giovani maschi quando la loro massa muscolare aumenta in maniera molto rapida.
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Trattamento delle smagliature Nella pratica clinica attuale, nonostante i progressi della dermatologia in ambito di prodotti ad uso topico e strumentazioni laser, la cancellazione completa delle smagliature rimane tutt'oggi un obiettivo irraggiungibile. Alcuni autori suggeriscono che le smagliature passino col tempo, affermazione del tutto sbagliata [12]. Bisogna soprattutto focalizzarsi sulla prevenzione, cercando di evitare immediati aumenti o perdite di peso consistenti, specialmente in soggetti già a maggior rischio come gli adolescenti e le donne che desiderano una gravidanza. Le strie comparse in adolescenza si è visto possano migliorare col passare del tempo. È noto che le smagliature in fase iniziale (strie rubre) rispondono molto di più sia ai trattamenti topici che ai trattamenti laser. Quando esse diventano bianche (strie alba) soltanto pochi trattamenti rimangono efficaci e persiste una grossa difficoltà ad ottenere buoni risultati [13]. Dieta ed esercizio fisico C’è una grossa mancanza di dati per quanto riguarda l’effetto dell’alimentazione e dell’esercizio fisico sulle smagliature. Dalla letteratura vediamo come le diete da sole, o in abbinamento all’esercizio fisico non comportino alcun beneficio nel migliorare l’aspetto delle smagliature. Inoltre non esiste nessuna correlazione tra prevalenza di smagliature e numero di gravidanze, così come il peso alla gravidanza o il peso a 20 anni. Sono necessari ulteriori studi per approfondire meglio il ruolo della dieta e dell’esercizio fisico nelle smagliature [14].
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Cosmetica&Natura Terapia topica I trattamenti a base di creme idratanti, vitamina C, retinoidi e acidi della frutta vengono consigliati solo nella fase iniziale della smagliatura, quando essa è ancora di colore rosa. Inoltre, dato che attualmente è impossibile eliminare del tutto le smagliature bianche, fondamentale risulta la prevenzione, per cui molti studi mirano a testare prodotti per la prevenzione delle smagliature soprattutto in gravidanza, momento ormonale durante il quale un’altissima percentuale di donne le sviluppa. Le creme idratanti rientrano nella terapia aneddotica e non scientificamente provata delle smagliature. Tuttavia, è risaputo che una corretta idratazione della pelle mantiene intatta la sua integrità e quindi la sua funzione di barriera, e sembrerebbe da qualche studio in letteratura si possa desumere un ruolo preventivo di questi trattamenti nei confronti delle smagliature. I prodotti utilizzati in alcuni studi non sono attualmente commercializzati e dai dati non si riesce a capire quale componente della crema possa avere un qualche ruolo positivo. La mancanza della trasparenza degli studi rende molto difficile l’interpretazione dei loro dati; sarebbero quindi necessari studi ampi e con protocolli precisi per valutare al meglio un eventuale ruolo delle creme idratanti come terapia per le strie. È stato studiato l’effetto in 80 donne e si è dimostrato poter prevenire le smagliature in gravidanza [15]. 41 donne usarono la crema e 39 il placebo. Svilupparono smagliature in gravidanza il 34% delle donne trattate con la crema e il 56% delle donne trattate con placebo. I dati dimostrano come la Centella asiatica sia efficace nel prevenire le smagliature per via del suo effetto stimolante sui fibroblasti [16] ed effetto antagonizzante i glucocorticoidi [17]. Integrazione di collagene Come si può reintegrare la quantità di collagene che si perde nel corso del tempo? Scegliendo di seguire un’alimentazione sana, ricca di cibi che con i loro nutrienti stimolino la produzione di questa fondamentale proteina. Ricordiamo alcuni cibi ricchi di collagene. • Pomodori: un protettore del collagene è il licopene, antiossidante presente in grande quantità nei pomodori. Questo nutriente protegge la scorta naturale di collagene dall’aggressione di inquinamento e raggi ultravioletti e si trova anche in altre verdure di colore rosso, quali anguria, ciliegie. • Salmone: gli omega-3 fanno bene alla salute
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del cuore e proteggono anche la pelle da rughe e segni del tempo. Questi acidi grassi, presenti naturalmente nel salmone, leniscono le infiammazioni e aiutano a prevenire la rottura delle fibre di collagene causata da agenti esterni. Oltre che nel salmone, gli omega-3 si trovano anche in avocado, noci, germe di grano e olio di semi di lino. Tacchino: Gli aminoacidi essenziali sono coinvolti nella produzione di collagene. Il corpo non può sintetizzarli da solo, ma deve assumerli attraverso il cibo. Quindi è fondamentale inserire nell’alimentazione una quantità sufficiente di proteine che li contengano.
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NUOVE CHIESE Fuochi fatui nella notte fonda
Ciro Lomonte* Si racconta che Leone XIII, ricevendo in dono il ritratto — non somigliante e riuscito malissimo — fattogli da un pittore dilettante, uno sconosciuto che presumeva di essere un genio capace di produrre opere originali, lo abbia commentato argutamente limitandosi ad un laconico riferimento evangelico: Matteo 14, 27. Il versetto a cui alludeva è il seguente: «Ma subito Gesù parlò loro: “Coraggio, sono io, non abbiate paura”». A quell’epoca l’arte figurativa godeva ancora di buona fama ed era la lingua madre della Chiesa Cattolica. Come commenterebbe oggi Papa Pecci le Figura 1. Jannis Kounellis. Cattedra episcopale, arte povera, Cattedrale di Reggio brutture enigmatiche dell’arte Emilia (2011). contemporanea di cui sono piene zeppe affrontare in modo adeguato le sfide dell’arte le chiese? E cosa penserebbe della forma bizzarra contemporanea. Oppure non vogliono farlo. delle chiese stesse, lui che da vescovo promosse la realizzazione delle oltre cinquanta “chiese leonine” La notte infinita disseminate nella diocesi di Perugia? Quasi trent’anni or sono provammo a descrivere lo Qualcuno obietterà che i tempi sono cambiati da più stato dell’arte nel campo della progettazione di di centoventi anni (più o meno dalla morte di quel nuove chiese, con particolare riferimento all’Italia Pontefice) e il linguaggio dell’arte pure, forse [2]. citando il motto di p. Marie-Alain Couturier: Purtroppo l’aurora sembra ancora molto lontana. «Meglio un genio senza fede che un credente privo Non si vedono astri né luna, coperti come sono da di talento» [1]. Il guaio è che i geni come Le nubi minacciose. Le tenebre si fanno fitte, non si Corbusier, coinvolto da p. Couturier per Ronchamp vede chiarore all’orizzonte, come in quei momenti e La Tourette, non erano affatto atei o “senza fede” di tensione — nella vita di un essere umano — che bensì seguaci di altre religioni, antagoniste della hanno il sapore dell’eternità, quella infernale. La fede cattolica. morte improvvisa di una persona cara, la scoperta Di fronte a tali argomentazioni non ci stupirebbe di una malattia incurabile, la tortura più crudele (ci che un Leone XIII redivivo citasse il resto di quel sono Paesi in cui viene ancora praticata), la capitolo del Vangelo, laddove si descrive il mare violenza più efferata. Istanti interminabili in cui agitato, Gesù che cammina sulle acque e Pietro, l’esperienza di un dolore acuto sospende l’anima impaurito, che comincia ad affondare dopo avere fuori dal tempo. È lo stato d’animo in cui si trovano chiesto al Maestro di sfidare anche lui le leggi della coloro che amano sinceramente l’arte sacra: natura. Coloro che attualmente hanno compiti di soffrono indicibilmente, di fronte all’abdicazione governo, infatti, non sembrano in grado di *Architetto. Ha creato la Monreale School of Arts & Crafts. Vice coordinatore del Master in Storia e Tecnologie dell’Oreficeria dell’Università di Palermo. Docente presso il Master di II livello in Architettura, Arti Sacre e Liturgia dell’Università Europea di Roma. Ha curato l’edizione italiana del libro di Steven J. Schloeder, L’Architettura del Corpo Mistico, Progettare chiese secondo il Concilio Vaticano II, L’Epos, Palermo 2005. Insieme a Guido Santoro ha scritto Liturgia, Cosmo, Architettura, Cantagalli, Siena 2009. È redattore della rivista telematica Il Covile.
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Figura 2. A sinistra la chiesa madre di Menfi (AG) com’era prima del terremoto del 1968; a destra la nuova chiesa madre di Menfi (Vittorio Gregotti, 1993 – 2004).
irragionevole dell’esercizio del buon senso, per il armato a faccia vista. diffondersi di opere che hanno lo scopo di Se negli ultimi decenni avessimo registrato, passo dimostrare qualcosa, ma non sono né belle né sacre. dopo passo, l’evoluzione del fenomeno, avremmo I fedeli laici sono scontenti, increduli e addolorati di verificato l’affermarsi caparbio del dogma del fronte al maltrattamento deliberato delle loro “dialogo” della Chiesa con l’arte contemporanea. Con legittime aspirazioni a pregare in luoghi belli e protervia inspiegabile si impone, senza possibilità di coerenti con la celebrazione dei sacramenti. Non replica, di progettare chiese che non abbiano comprendono il continuo sperpero di risorse l’apparenza di chiese. Secondo il principio hegeliano economiche, spesso da loro stessi fornite come nel imperante il processo è inarrestabile, ciò che viene caso di S. Giovanni Rotondo, per costruire edifici dopo è necessariamente migliore di ciò che viene enigmatici e brutti. Né trovano ragioni per prima. giustificare il cosiddetto “adeguamento liturgico”, In questa notte senza fine ci sono qua e là alcuni quando questo comporta la distruzione di presbiteri fuochi fatui, fiammelle vivide di natura misteriosa. del passato, che il più delle volte erano meravigliose Anticamente si credeva che dimostrassero opere d’arte realizzate con le offerte dei loro l’esistenza dell’anima. Quelli a cui ci riferiamo in antenati. questa sede sono la prova Uno dei tanti casi eclatanti — «Con protervia inspiegabile si impone, della sua assenza, una se ne contano a migliaia nella semplice parvenza di vitalità senza possibilità di replica, di sola Italia — è la chiesa dell’arte sacra. madre di Menfi, che ben progettare chiese che non abbiano Un giovane docente spagnolo l’apparenza di chiese» figurerebbe in una rassegna di architettura ha pubblicato degli orrori architettonici del di recente alcuni dei suoi XX secolo. Il progetto ha comportato la demolizione progetti, che hanno il sacro come tema [3]. Il suo immotivata della pregevole chiesa seicentesca obiettivo è testimoniare che con i linguaggi originaria, la cui struttura era stata danneggiata ma dell’architettura contemporanea si possano non compromessa dal terremoto del Belice. È stata realizzare luoghi con innegabili rimandi alla mantenuta solo la parete con le cappelle di una trascendenza. Il risultato è diametralmente opposto. navata laterale, trasformata nel fondale della nuova Non a caso il progetto più intrigante risulta quello sgradevole aula, definita dal parroco attuale “un per un cimitero, ricavato sotto la spianata di un granaio”. Il groviglio labirintico di cavità interne, per giardino pubblico. Del resto il fuoco fatuo è una lo più senza senso, ai vari livelli della costruzione, fiammella, solitamente di colore blu, che si meriterebbe una trattazione a parte. manifesta a livello del terreno in particolari luoghi La piazza del paese — quasi un enorme sagrato come i cimiteri, le paludi e gli stagni. belvedere — era nobilitata sul lato principale dalla Se un professionista di grande valore come il prof. facciata del tempio, che fronteggiava il bellissimo Delgado, molto preparato in ambito liturgico oltre paesaggio naturale sullo sfondo del lato opposto. che in quello architettonico e animato dai migliori Oggi la piazza è mortificata dall’inquietante propositi, non riesce nel suo intento, vuol dire che composizione minimalista di pietra locale e cemento c’è qualcosa che non va nel linguaggio formale
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Figura 3. Eduardo Delgado Orusco. Progetto di concorso per un cimitero e un parco pubblico, Yebes, Guadalajara (2009).
impiegato. Vale la pena riflettere su quanto scrive egli stesso. «Alcuni anni fa l’architetto Javier Carvajal mi raccontava la sua veemente risposta ad un cliente che rifiutava l’arte del nostro tempo come possibilità per un incarico: Non ripetete più davanti a me che l’arte moderna non serve per essere offerta a Dio; che non vi va bene né l’architettura, né la pittura, né la scultura del nostro tempo; che tutto ciò che è moderno deve essere escluso dalla nostra volontà di offrire, perché non serve per esprimere l’incontro del nostro tempo, attraverso l’emozione, con il Signore di tutti i tempi. Perché questo significherebbe che il nostro tempo non è tempo di Dio. Che il cristianesimo ha rinunciato al nostro tempo. Perché con questo ragionamento state dicendo che le nostre circostanze temporali e artistiche non servono per offrire a Dio il nostro tempo e il nostro mondo. Senza rendersene conto, stanno dicendo che la cultura dell’Occidente che è
servita per dare gloria a Dio fino al secolo XIX non può più farlo, perché questo non è intelligente, né vero, né cristiano» [4]. Un’apologia simile dell’arte contemporanea, ancora più à la page e passionale, si trova nelle dichiarazioni di un famoso architetto e professore di Proyectos di Madrid, Ignacio Vicens y Hualde, autore di numerose chiese, tra cui si annovera la parrocchia di Santa Mónica. Il modo di esprimersi è quello arrogante e indisponente tipico delle archistar, sebbene in realtà il progettista madrileno abbia maniere aristocratiche ed estremamente affabili. Anche lui, come Carvajal e Delgado, è un attento conoscitore delle necessità della liturgia. «Né croce alla sommità né campanile. “Nel secolo XV i campanili avevano un senso, ma oggi abbiamo i cellulari!”. Ignacio Vicens parla a raffica (“sono amico dei dibattiti”, ammette). […] Durante la costruzione, l’architetto ha dovuto pure litigare con il vescovo. Vicens voleva un altare
Figura 4. Ignacio Vicens y Hualde e José Antonio Ramos Abengózar. Parrocchia di Santa Mónica, Rivas-Vacíamadrid, Madrid (2008).
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Figura 5. Indian Highway, una mostra del 2011 al MAXXI.
centrale, ma “il cliente” desiderava qualcosa di più tradizionale, con il sacerdote davanti. E ha preteso un’ancona. “È stata una ferita nella carne, come chiederti un ambasciatore per l’Impero Ottomano, una cosa molto antiquata”. “Ma il cliente comanda, cosicché ci siamo inventati un’ancona di luce”, spiega con sorriso furbetto. Il risultato è l’esplosione di prismi che si vede dall’esterno, l’elemento più radicale di questo tempio che è stato premiato come la migliore chiesa del 2008 da Wallpaper (“una rivista cool e di tendenza”). “Fare architettura è come andare in surf”, dice l’architetto, “bisogna impiegare le difficoltà per vincere le onde”» [5]. Il messaggio è sempre lo stesso: bisogna seguire il progresso e le mode! Ma quello proposto è autentico progresso? Evidentemente i responsabili del Servizio Nazionale per l’edilizia di culto della CEI pensano di sì. L’omologazione al MAXXI Da circa vent’anni la CEI indice periodicamente una competizione a inviti per tre nuove chiese italiane, una al Nord, una al Centro, una al Sud. Dal 2 maggio al 2 giugno 2013 sono stati esposti nella Sala Carlo Scarpa del MAXXI di Roma i progetti partecipanti alla sesta edizione di un concorso di questo genere, che prevede la premiazione di tre vincitori. Il titolo della mostra era “21 per XXI. Nuove chiese italiane” [6].
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La scelta del luogo non poteva essere più esplicita in merito agli attuali orientamenti. Il MAXXI è il Museo dell’Arte del XXI secolo di Roma, ospitato nell’edificio tanto osannato della architetto angloirachena Zaha Hadid. La costruzione, che sinora è costata 160 milioni di euro, ma non è conclusa, ha diviso la critica. Evidentemente Roma aveva proprio bisogno di un suo prestigioso museo di arte contemporanea. Nel frattempo l’Italia è ancora priva di un museo nazionale delle arti decorative, pur trattandosi del Paese la cui tradizione artigianale suscita invidia in tutto il mondo. Il progetto della Hadid, la famosa archistar decostruttivista scomparsa nel 2016, è stato scelto sulla base di un concorso internazionale, tra 273 candidati provenienti da tutto il mondo. La proposta ha convinto la giuria per la sua capacità di integrarsi nel tessuto urbano e per la soluzione architettonica innovativa, capace di interpretare le potenzialità della nuova istituzione e di dotarla di una straordinaria sequenza di spazi pubblici. Non pochi trovano però l’edificio banale, insignificante, pretestuoso, uggioso, privo di fascino, incomprensibile nell’ostentazione delle scale. Non si capisce dove fare i biglietti, dov’è il guardaroba, dove andare per le mostre. E non perché lo spazio sia “decostruito”. Semplicemente è tutto casuale. Per non parlare delle problematiche soluzioni strutturali, dei materiali scadenti e della loro rapida
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Figura 6. Mario Cucinella. Progetto vincitore per la chiesa di Mormanno (Cassano all’Jonio – Cosenza).
Figura 7. Francesca Leto. Progetto vincitore per la chiesa di Olbia (Tempio Ampurias – Olbia).
usura, a pochi mesi dall’inaugurazione. stigmatizzarle. Ma anche la Fondazione MAXXI lascia perplessi, oltretutto perché va accumulando un pauroso Variazioni sul tema passivo di gestione. Fanno tenerezza i bambini delle Nel 1947 Gallimard pubblicò gli Esercizi di stile scolaresche in visita al museo, a cui le maestre si (Exercices de style), del francese Raymond Queneau. affannano a spiegare il senso di una costruzione Si tratta della stessa trama, di per sé prosaica, senza senso. E delle opere che vi si trovano esposte: raccontata in novantanove modi, ognuno con un scheletri sdraiati, paccottiglia varia, noiosissime diverso stile di narrazione. Nel 1969 ne uscì una videoinstallazioni (ore di filmati senza costrutto). seconda edizione aggiornata. Era questo il posto idoneo per presentare al I progetti di chiese che vengono premiati e realizzati pubblico “21 per XXI. Nuove chiese italiane”? Non è negli ultimi decenni fanno pensare che le istruzioni che la decisione denoti sudditanza psicologica, allegate ai bandi di concorso siano un canovaccio frivolezza culturale, carenza di personalità? Se simile alla storia di base dell’opera di Queneau. I l’appiattimento su concetti come il communio raum e gruppi provano a dare un’interpretazione personale su forme che sono convincente sulla base leggerissimi esercizi di quel canovaccio. compositivi va E i gradi di libertà non considerato un dato di sono neppure cosi ampi. fatto, allora sì, la mostra I concorrenti sanno che era ben integrata nel il minimalismo è un nulla del MAXXI, il luogo imperativo categorico. più adatto per esporre L’asciuttezza delle forme questi progetti. è un requisito Bisogna precisare che indispensabile. Bisogna quella che oggi viene giocare con le chiamata “arte geometrie, con la luce, contemporanea” è, dagli Figura 8. Benedetta Tagliabue. Progetto vincitore per la chiesa di con il contesto come Ferrara (Ferrara – Comacchio). anni Sessanta in poi del fonte di pretesti. secolo scorso, un prodotto commerciale che tale si È lodevole la voglia dei responsabili del Servizio autodefinisce e si promuove come tale. Questa è la Nazionale per l’edilizia di culto di superare le derive diversità strutturale, assoluta, rispetto ai tempi di p. nel grottesco della progettazione. Le chiese Couturier. È la realtà che falsa le buone intenzioni “moderne” sono spesso riconoscibili per essere dei responsabili del Servizio Nazionale per l’edilizia edifici vistosi, ridondanti di forme inutili e repellenti, di culto della CEI, il desiderio cioè di rapportarsi ad vagamente fantascientifici, precari e nello stesso un fenomeno culturale, spirituale, sociale, di tempo massicci, aggressivi quanto ai linguaggi, linguaggi aggiornati. In questo modo essi diventano ambigui quanto alla funzione. Un po’ meno invece sostenitori di un sistema settoriale che comprensibile è il tentativo di normalizzare il risponde alle leggi del profitto, quelle stesse a cui modello architettonico, come si è fatto negli ultimi Papa Francesco tanto spesso si riferisce per decenni, in ossequio ai dettami dell’accademia.
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A quanto pare l’obiettivo è ottenere il massimo rigore compositivo possibile. La strada della composizione architettonica dovrebbe condurre a opere in cui ogni materiale dell’architettura trovi la sua giusta collocazione. Gli elementi da conciliare sono tanti, materiali e immateriali, compresi i vincoli posti dal cliente e quelli della normativa. Il risultato dovrebbe essere una grande armonia delle parti e
dell’insieme. Se non lo Figura 9. Mauro Galantino. Gesù Redentore, Modena 2008. Esempio celebrato di communio splendore dell’euritmia almeno raum l’incanto degli accordi. cosa voglia dire davvero nell’accezione Tuttavia quello contemporaneo è un sapiente architettonica non è chiaro, sarebbe opportuno montaggio di idee nebulose piuttosto che di usare vocaboli più precisi. “Sacro” è un aggettivo su componenti reali. La bellezza è un obiettivo estraneo cui gli autori non sono concordi. Per alcuni ogni arte a questa ricerca, anche perché — ammesso che nei autentica è sacra di per sé. Pensano che non abbia corsi universitari se ne condivida l’esistenza — si fa senso affibbiare una simile definizione all’arte, che fatica a definirne la natura. Inoltre la carta da sarebbe un modo intuitivo di afferrare il disegno è più importante del cantiere. Per non trascendente a prescindere dal tema trattato. parlare delle infinite possibilità di esperimenti Altri prendono spunto dal capitolo 4 del vangelo di virtuali offerte dai programmi di progettazione Giovanni, in cui, ai versetti 21-24, il Messia dice alla assistita dal computer e dalle suadenti simulazioni samaritana: «Credimi, donna, è giunto il momento in che appaiono allo schermo. Questo approccio alla cui né su questo monte, né creatività mortifica la in Gerusalemme adorerete catena artigianale che ha «Le chiese “moderne” sono spesso il Padre. Voi adorate quel sempre collaborato in riconoscibili per essere edifici vistosi, che non conoscete, noi passato alla realizzazione ridondanti di forme inutili e repellenti, adoriamo quello che di belle architetture. vagamente fantascientifici, precari e nello conosciamo, perché la Mastri, muratori, stesso tempo massicci, aggressivi quanto salvezza viene dai Giudei. carpentieri, ebanisti, gessai, Ma è giunto il momento, ed marmisti, vetratisti, ai linguaggi, ambigui quanto alla è questo, in cui i veri impiantisti, argentieri, funzione» adoratori adoreranno il debbono piegarsi all’idea, Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali anche nei casi in cui quest’ultima fosse contraria al adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano buon senso. devono adorarlo in spirito e verità». Costoro In questo clima la progettazione promossa dal ritengono che Gesù abbia abbattuto ogni divisione Servizio Nazionale per l’edilizia di culto favorisce tra sacro e profano [7], non in virtù dell’Incarnazione anche senza volerlo l’elaborazione non di 21, bensì del Verbo, che restituisce dignità originaria alla di 99, 990, 99.000 disegni per le chiese del XXI materia creata, bensì in nome di una domus ecclesiae, secolo, con piccolissime differenze l’una dall’altra, “casa dell’assemblea”, casa tra le case, che — a tranne lo “stile” dell’architetto demiurgo, che tenta differenza del tempio pagano (accessibile solo ai sempre di lasciare la propria firma sull’edificio. sacerdoti) — va abitata dai fedeli. Su queste premesse si ordina l’abbattimento di barriere sacrali Sacro? quali iconostasi, jubé, balaustre, e si promuove un Una delle questioni delicate quando si parla di chiese “communio raum” o “spazio universale” all’interno è quella relativa allo spazio sacro. “Spazio” è delle chiese. Più o meno consapevolmente, alla divenuto un termine tanto indispensabile nella ricerca di un fantomatico genius loci cristiano, si progettazione contemporanea quanto ineffabile. Che
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favorisce il disegno di luoghi privi di identità, più opportunamente impiegabili per scopi profani piuttosto che per la celebrazione eucaristica [8]. Si ha l’impressione che la percezione di separazioni architettoniche simboliche sarebbe tanto più opportuna quanto più avanza il processo di secolarizzazione della nostra epoca. All’interno della chiesa converrebbe differenziare i luoghi con differenti funzioni, in modo particolare il presbiterio, che in inglese è ancora definito “santuario”. Anche per una questione di eleganza, oltre che di pregnanza dei segni, sarebbe bene che in quella parte della chiesa non scorrazzassero laici clericalizzati. All’esterno andrebbero ripristinati simboli forti come il quadriportico o il nartece. Chi entra deve essere consapevole che fa ingresso in un luogo che partecipa della dignità della Gerusalemme celeste. In qualche modo Figura 10. Madonna Odigitria di Guglielmo, ambito bizantino (XII secolo). Tempera su tavola entra in Paradiso. Ben a ragione la scritta «Terribilis est locus iste» compare tempo, profondamente mistiche. sulla facciata di molte chiese del passato, evocando il Nell’arte occidentale, nell’estate del medioevo, grazie cap. 28 di Genesi in cui si racconta come Giacobbe, anche alla rivoluzione francescana [9], i santi sono fermatosi per riposare nella città di Beth-El (in usciti dal fondo oro delle icone per irrompere nel ebraico Dimora di Dio) ebbe in sogno la visione di paesaggio della vita quotidiana degli uomini. una scala che saliva dalla terra al cielo. Al risveglio Non lo hanno fatto in nome di una forma più o meno eresse in quel luogo una stele che consacrò con velata di mondanizzazione. Le orme lasciate dalla queste parole: «Quanto è terribile questo luogo! Seconda Persona della Trinità sulle strade degli Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del uomini, hanno reso imprescindibile raccontare le cielo». grandi opere di Dio sulla terra in modo vicino e Di fronte alla Madonna Odigitria, relegata per tanti accessibile ai contemporanei dell’artista. Il percorso anni nel Palazzo Arcivescovile e poi nel Museo della creatività, da Cimabue a Caravaggio, non poteva Diocesano di Monreale, i visitatori di confessione essere più avventuroso e ricco di capolavori dell’arte ortodossa si commuovono profondamente. E si sacra. fermano in preghiera. Hanno provato una grande La prossimità che questi artisti sono riusciti a gioia quando l’icona bizantina donata da Guglielmo II rappresentare tra gli eventi della storia della per la venerazione dei fedeli è stata riportata salvezza e i loro clienti contemporanei è giustificata all’interno del Duomo. Anche l’architettura delle dal fatto che l’incarnazione del Figlio di Dio lo rende chiese ortodosse ha forme canoniche, fuori dal contemporaneo, in qualche modo, ad ogni uomo di
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ogni tempo. Svela all’uomo LA MADONNA ODIGITRIA DI MONREALE la stessa natura dell’uomo. Quella vicinanza non va Giovanni Travagliato** confusa con quella cercata dagli artisti contemporanei, La grande tavola, detta “Madonna che risucchiano l’immagine Bruna” o “della Negra”, è sempre stata legata tradizionalmente al re nell’immanenza del Guglielmo II, fondatore dell’abbazia pensiero post cartesiano. In benedettina e quindi dell’arcidiocesi passato non era così. di Monreale (talora addirittura al L’immagine, anche quando nonno di lui, Ruggero II), e raffrontata con analoghe non era un’icona, rimaneva raffigurazioni presenti su altre sempre, grazie all’abilità del tavole, come la “Madonna della genio, finestra sul Perla” o “del Cancelliere” nel Museo Diocesano di Palermo (1171 ca.), e trascendente, non fotografia con la Vergine col Bambino nel di superficie. mosaico della lunetta sopra l’ingresso principale del tempio monrealese, nonché con affreschi, Sacramentale? manoscritti miniati, rilievi Oggi anche i pittori e gli marmorei, sigilli e monete siciliani scultori figurativi — ce ne del XII secolo. sono tanti e bravi — si Il recente restauro, invece, che ha trovano in difficoltà. Dopo riportato alla luce il fondo argentato e le parti a rilievo in pastiglia, ne decenni di emarginazione fisserebbe la realizzazione intorno dei maestri che potevano alla metà del XIII secolo, in età federiciana o comunque ancora sveva; si tratterebbe, in trasmettere agli allievi sostanza, di una icona romanica, pur strettamente legata alla “maniera greca” circolante tra Cipro, Terrasanta, Italia meridionale (“Apulia” in particolare), voluta e l’idealizzazione del corpo venerata per secoli dalla comunità monastica benedettina monrealese forse anche in umano ed il suo essere omaggio alla religiosità dei re normanni. manifestazione dell’anima, In questa iconografia, tra le più diffuse nel mondo orientale, la Madonna Odighítria le radici della stessa arte indica con la mano destra al fedele, verso cui rivolge lo sguardo, il proprio Figlio che sostiene col braccio sinistro. I colori simbolici dei suoi abiti, tunica azzurra e mantello figurativa affondano in un porpora orlato di perline, fanno riferimento alla sua umanità rivestita di divinità, così humus inacidito, avvelenato come le stelle ricamate anch’esse con perle sulle spalle e sulla fronte attestano la sua [10]. Non è facile ritrovare miracolosa verginità conservata prima, durante e dopo il parto. Il Bambino-Lògos, che indossa una camiciola bianca trasparente e sovrastanti tunica rossa e toga purpurea la strada della (colori rispettivamente alludenti al martirio e alla regalità), benedice con la destra e rappresentazione della stringe con la sinistra un rotolo di pergamena chiuso. realtà, senza scadere nel La collocazione originaria del dipinto poteva essere all’interno del presbiterio, forse come tabula d’altare, o in cima alla transenna marmorea magari alla destra di un fumetto o nell’iperrealismo. Crocifisso monumentale, ma successivamente (ante 1513) se ne decise la collocazione Per quanto riguarda in altari laterali; in seguito al nefasto incendio del 1811 e al conseguente restauro di l’architettura la questione ripristino della basilica monrealese, la grande tavola passò nel Palazzo Arcivescovile, del sacro è stata affrontata quindi nel Museo Diocesano, e finalmente è stato di recente restituito alla pristina dall’arch. Schloeder [11], il devozione dei fedeli in Cattedrale. quale nota giustamente che le chiese del passato hanno **Ph. D. Ricercatore di Storia dell'Arte Medievale. Dipartimento Culture e Società - Università degli qualcosa che le rende Studi di Palermo. Il presente testo, con varianti, è in corso di pubblicazione nel catalogo della mostra “Si aprì una inequivocabilmente chiese. porta nel cielo: la Cattedrale di Monreale”, a cura di M. Vagnoni, che avrà luogo a Rimini, in Anche quando vengono occasione del 40° Meeting (18-24 agosto 2019), mentre un più ampio saggio sarà a breve inserito in una monografia dedicata al restauro del dipinto, finanziato dalla Fondazione Sicilia. sconsacrate, mantengono un aspetto che trasmette il senso delle celebrazioni per cui sono state costruite. sembrano affatto architetture per la celebrazione dei Si possono fare facili ironie su questa realtà, sacramenti e, se si usassero per altri scopi (sale per argomentando a partire dalla pigrizia mentale conferenze, biblioteche, negozi, garage o piscine), dell’essere umano, che si svincolerebbe a fatica da sarebbero molto più convincenti. modelli superati e dal patrimonio dell’immaginario Scholeder ritiene che esista un linguaggio collettivo. Ma la faccenda è seria. Le chiese antiche “sacramentale” per l’architettura cattolica. Così come rimangono chiese per sempre, le chiese moderne non la Chiesa è sacramento universale di salvezza, segno
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sensibile e strumento della riconciliazione e della comunione di tutta l’umanità con Dio, la chiesa edificio è segno sensibile dei misteri che si celebrano nei sacramenti. Una delle sfide urgenti per l’architettura è proprio questa: individuare gli elementi della grammatica “sacramentale” per applicarli alla progettazione delle chiese contemporanee. Sarebbe ora di dedicarsi con insistenza a questa ricerca, piuttosto che continuare a chiedere ai guru più acclamati dell’architettura come applicare i loro criteri (discutibili persino nel caso delle costruzioni civili) all’arte sacra. L’era dell’acquario Nonostante il cielo sia nascosto da una spessa coltre di nubi, in questa notte buia dell’architettura, c’è chi si trastulla con teorie sofisticate sulle conseguenze della posizione della terra rispetto alle costellazioni [12]. Eppure non sa più neppure dove sia il sole. Secondo alcuni la fine del mondo avrebbe dovuto verificarsi a dicembre del 2012. Secondo altri quell’anno saremmo già passati dall’Era dei Pesci all’Età dell’Acquario. Sull’esatto avvento dell’Era dell’Acquario esistono pareri discordanti. A seconda dei diversi autori, essa è iniziata negli anni Sessanta, oppure nel 2012, oppure ancora inizierà intorno al 2600. Secondo Rudolf Steiner, il fondatore Figura 12. Rudolf Steiner (1861 – 1925).
Figura 11. Helena Petrovna Hahn Blavatsky (1831 – 1891).
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dell’antroposofia, occorrerà invece attendere il 3573, sebbene gli effetti di questo prossimo cambiamento (derivanti soprattutto dall’attesa) sarebbero già iniziati negli anni Venti-Trenta. L’Età dell’Acquario sarebbe uno dei dodici periodi o eoni in cui alcune credenze esoteriche dividono la storia dell’umanità. Tra i suoi vari teorici, Steiner è stato uno dei primi ad averne delineato le caratteristiche. Partendo dall’osservazione di un fenomeno astronomico reale (la precessione degli equinozi), si ipotizza che ogni era rifletta le caratteristiche della costellazione di cui fa parte manifestandole a livello sociale, economico, politico, culturale e comportamentale sulla terra. Tra le caratteristiche principali dell’Era dell’Acquario (o New Age) ci sarebbero la solidarietà, la democrazia, la fratellanza, la ricerca di uno stile di vita nel rispetto dell’ambiente, l’umanitarismo, l’apertura di idee, lo sviluppo di nuove tecnologie (l’avvento del personal computer, e ancora di più, della rete internet) che favorirebbero lo sviluppo della democrazia. Allo stesso modo l’apertura mentale e senza pregiudizi vedrebbe il fallimento di
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Figura 13. Il secondo Goetheanum, Dornach 1928.
vecchi schemi sociali o religiosi (l’Era dei Pesci era quella di Gesù Cristo, di cui uno dei simboli, legato ad un acronimo, è appunto un pesce) e delle tendenze culturali intolleranti e costrittive per la libertà di scelta dell’individuo. Sarebbero tipici dell’Era dell’Acquario anche la ricerca di cure alternative, l’omeopatia, le discipline orientali e il ritorno alla meditazione come ricerca interiore di sé stessi e ribellione, intesa come anticonformismo e ricerca del nuovo. Alla base di queste credenze ci sta la Società Teosofica, creata da Mme Blavatsky, e l’antroposofia di Rudolf Steiner. Dornach, il paesino vicino a Basilea in cui Steiner costruì il Goetheanum, era la Mecca di tanti protagonisti della svolta spiritualista nell’arte. Ed è ancora oggi meta di pellegrinaggi devoti. Non tutti hanno chiaro quanto alcuni movimenti iniziatici di tipo orfico abbiano influenzato il Novecento. In particolare le avanguardie di inizio secolo nacquero tutte ad opera di artisti che ebbero contatti diretti con la Società Teosofica e l’antroposofia o vi aderirono. Le stesse teorie artistiche, come l’astrattismo in pittura e scultura e il razionalismo in architettura, ebbero in quegli ambienti il loro terreno di coltura. Gli artisti consideravano l’arte la nuova religione, spiritualista, e presumevano di essere i sacerdoti di questa religione. Il loro approccio iconoclasta era una conseguenza coerente di queste premesse [13]. L’Era dell’Acquario, per l’arte, cominciò agli albori del Novecento. Verso il 1908, al tramonto dell’epopea liberty, anch’essa con salde radici
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alchemiche ma ancora troppo intrisa di un panteismo che guardava con ottimismo alla natura, si affermò un disprezzo spiritualista nei confronti del mondo materiale. La cocciutaggine nell’impiegare nelle chiese l’arte moderna ed i linguaggi dell’architettura di questi ultimi centoventi anni sembra trascurare il fatto che l’arte sacra cattolica ha bisogno — più che di uno stile — di un “sistema d’arte” appropriato (concetto spiegato molto bene da Rodolfo Papa [14]) che condivida la visione del mondo cattolica. Non è questione di stili. Il pensiero cristiano ne ha prodotti parecchi, anche se bisogna intendersi sul concetto di stile. Qualsiasi “sistema d’arte” delle avanguardie non è cattolico alle sue radici ed è un’applicazione suadente della teosofia, dell’antroposofia e in generale di Weltanschauung gnostiche e neopagane. I principi del “sistema d’arte cristiano” sono quattro: figurativo, narrativo, universale e bello. Rodolfo Papa sottolinea come non a caso questi concetti siano presenti nel punto 167 della Evangelii Gaudium di Papa Francesco, documento nel quale viene citato molto opportunamente alla nota 130 il punto 6 dell’Inter mirifica, il Decreto sui mezzi di comunicazione sociale del Concilio Vaticano II. Alcuni falò nella notte Nel buio fitto che avvolge l’arte sacra nella nostra epoca, ci sono dei segnali di speranza, forniti da iniziative che non sappiamo però di quanto tempo avranno bisogno per produrre cambiamenti radicali. Uno è il Master in Architettura, Arti Sacre e Liturgia,
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nato nel 2007 per iniziativa della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa e in seguito posto sotto il patrocinio della Congregazione per il Culto Divino della Santa Sede. Finora è stato ospitato dall’Università Europea di Roma. In questi anni hanno frequentato il Master centinaia di architetti, pittori, scultori, responsabili degli Uffici di Arte Sacra, provenienti da tutto il mondo. L’auspicio è che fiorisca una nuova generazione di esperti di arte sacra, i quali, sulla base di una conoscenza approfondita del “sistema d’arte cristiano”, possano cominciare a produrre opere belle e pienamente adatte allo scopo. Non è facile. Un Master di II livello è un percorso didattico per certi versi tardivo, quando ormai la formazione universitaria ha lasciato segni indelebili. Dato il clima ideologico della nuova religione dell’arte che si respira nelle Accademie di Belle Arti e nei corsi di laurea in Architettura, gli allievi vengono indotti sin dal primo anno di corso, quando hanno tra i diciotto e i diciannove anni di età, a smettere di usare il buon senso. Sono costretti ad addentrarsi nel mondo virtuale dei loro docenti e ad adeguarsi al loro modo di creare opere il più possibile avulse dalla realtà [15]. Per questa ragione è stata estremamente importante l’apertura dei corsi della Sacred Art School, nel 2013, a Firenze. La Scuola nasce con lo stile della bottega rinascimentale. Si fanno corsi di pittura, scultura, ebanisteria, oreficeria, tessitura. Uno dei capisaldi teoretici dei corsi è la “teologia del corpo” di Giovanni Paolo II. Un’altra iniziativa degna di menzione è stata il Master di II livello in Storia e Tecnologie dell’Oreficeria, avviato nel 2011 dall’Università di Palermo in collaborazione con ARCES. Questa Associazione aveva creato una propria Scuola Orafa nel 1995, che nel 2015 è passata alla nuova Associazione Magistri Maragmae, con la denominazione Monreale School of Arts & Crafts. Nelle prime due edizioni del Master sono stati formati 33 allievi, che hanno acquisito una solida formazione interdisciplinare sulla valutazione, sulla catalogazione e sul restauro dei manufatti di oreficeria [16]. Si avverte sempre di più la necessità di una Scuola Superiore di Arte e Artigianato, post diploma. Ci vorrebbe un nuovo Bauhaus. Quello creato a Weimar nel 1919 aveva alla base un metodo didattico molto valido. Purtroppo le diverse discipline si fondavano su principi teorici riassumibili nel motto “ripartire da zero”, che ha ottenuto il risultato di eliminare la tradizione del fare — la maestria degli artigiani — dall’orizzonte
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della produzione artistica, dando vita ad un design minimalista e trasformando l’architettura stessa in design. Ma il metodo si potrebbe riproporre oggi, migliorandolo con supporti teorici che recuperino la sapienza artigianale di tutti i tempi. L’arte sacra rinascerà sulla base di un rinnovato rapporto tra una profonda visione del mondo cristiana e una passione ardente per manualità e impiego scrupoloso delle tecniche, anche quelle innovative. È uno dei numerosi obbiettivi, per l’appunto, della nuova Monreale School of Arts & Crafts.
Bibliografia e note 1.
2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11.
12. 13.
14.
15.
16.
«Il vaut mieux, estime-t-il, s’adresser à des hommes de génie sans la foi qu’à des croyants sans talent», Sabine de Lavergne, Art sacré et modernité. Les grandes années de la revue, in L’Art Sacré, Paris, Cessius, 1999, p. 29. Lomonte C., Nuove chiese: a che punto è la notte, Studi Cattolici n. 375, maggio 1992, pp. 322-329. Delgado Orusco E., Paisajes con alma. Inventario de lugares para rezar, RU books, Siviglia 2013. Ibidem, p. 21 [traduzione nostra]. El País, 31 de mayo de 2010, La Iglesia debe volver a la vanguardia, intervista a Ignacio Vicens di Patricia Gosálvez [traduzione nostra]. All’esposizione è stato dedicato l’inserto di Casabella n. 825, maggio 2013. Valenziano C., Architetti di chiese, L’Epos, Palermo 1995, pp. 58-68. Cfr. Lomonte C., Un alma para el espacio litúrgico, Humanitas n° 36, Santiago del Cile, octubre-diciembre 2004, pp. 712-723. Cfr. Papa R., La prospettiva dello spirito, in Arte Dossier, 258 (2009), pp. 68-73. L’argomento è trattato con frequenza sulla rivista Il Covile, soprattutto ad opera di Gabriella Rouf. Ricciardi G., Lo spazio dell’incarnazione, I documenti conciliari nel commento di Steven J. Schloeder, Studi Cattolici n. 551, gennaio 2007, pp. 43-46. Schloeder è l’autore di Architettura del Corpo Mistico. Progettare chiese secondo il Concilio Vaticano II, L’Epos, Palermo 2005. Cfr. Lomonte C., Nuove chiese: la notte dell’acquario, Studi Cattolici n. 467, gennaio 2000, pp. 33-38. Lomonte C., Ripartire da zero? Perché i linguaggi dell’architettura moderna non sono adatti alla liturgia, pubblicato nel libro trilingue a cura di Seblating H., Hetzendorf und der Ikonoklasmus in der zweiten Hälfte des 20. Jahrhunderts, Facultas Verlags-und Buchhandels AG, Wien 2010. «Con l’espressione “sistema artistico” intendo quell’insieme di principi e regole che sottendono un sistema di segni, articolandone il significato», Papa R., Discorsi sull’arte sacra, Edizioni Cantagalli, Siena 2012, p. 94. Cfr. Scruton R., La bellezza. Ragione ed esperienza estetica, Vita e Pensiero, Milano 2011. Del filosofo britannico è anche il formidabile documentario Why beauty matters, trasmesso dalla BBC il 28 novembre 2009. Cfr. Sogni d’oro. Criticità ed eccellenze nella Sicilia post industriale, a cura di Santoro G., Arces, Palermo 2014.
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