Theriaké MENSILE DELL’ASSOCIAZIONE GIOVANI FARMACISTI DI AGRIGENTO
Anno II n. 20 Agosto 2019
Sommario
4 Galenica LA GESTIONE DEL LABORATORIO GALENICO/4 Introduzione alle Norme di buona preparazione e all’implementazione di un sistema di qualità in farmacia
8 Delle Arti I COLORI DI LEONARDO/2
12 Fitoterapia&Nutrizione ANTIOSSIDANTI Luteina e salute dell’occhio
16 Cultura UN MIRACOLO DI ARTE LITURGICA La Chiesa della Protezione della Madre di Dio a Yasenevo
20 Apotheca&Storia STORIA DELLA FOLLIA Nascita e chiusura dei manicomî Responsabile della redazione e del progetto grafico: Ignazio Nocera Redazione: Valeria Ciotta, Elisa Drago, Christian Intorre, Federica Matutino, Giorgia Matutino, Carmen Naccarato, Silvia Nocera, Giusi Sanci. Contatti: theriake@email.it Theriaké via Giovanni XXIII 90/92, 92100 Agrigento (AG). In copertina: Madonna Odigitria di Guglielmo, ambito bizantino (XII secolo). Tempera su tavola. Monreale (PA). Questo numero è stato chiuso in redazione il 18 – 8 – 2019
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Collaboratori: Giuseppina Amato, Paolo Bongiorno, Paola Brusa, Fausto D’Alessandro, Gabriella Daporto, Gero De Marco, Corrado De Vito, Roberto Di Gesù, Gaetano Di Lascio, Claudio Distefano, Vita Di Stefano, Carla Gentile, Laura Gerli, Mario Giuffrida, Pinella Laudani, Maurizio La Guardia, Ciro Lomonte, Irene Luzio, Erika Mallarini, Massimo Martino, Giovanni Noto, Rodolfo Papa, Renzo Puccetti, Luigi Sciangula, Emidia Vagnoni, Elena Vecchioni, Fabio Venturella, Aldo Rocco Vitale, Diego Vitello. In questo numero: Paolo Bongiorno, Elisa Drago, Andrew Gould, Rodolfo Papa, Giusi Sanci.
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Galenica
LA GESTIONE DEL LABORATORIO GALENICO /4 Introduzione alle Norme di buona preparazione e all’implementazione di un sistema di qualità in farmacia Paolo Bongiorno* Nell’allestimento delle preparazioni magistrali e officinali, il farmacista deve osservare le “Norme di buona preparazione dei medicinali” (NBP) contenute nella Farmacopea Ufficiale, come vedremo, scegliendo fra quelle semplificate o integrali. Inoltre deve implementare un sistema di gestione di qualità, attraverso l’uso delle procedure di allestimento convalidate dalla FOFI. Campo di applicazione DM 18/11/2003 — Procedure Semplificate [1] Decreto 22/06/2005 — Procedure di allestimento dei preparati magistrali e officinali [2]. Le norme che descriveremo nei prossimi articoli si applicano alle preparazioni magistrali o officinali non sterili e alle preparazioni officinali su scala ridotta. Fanno eccezione le preparazioni contenenti tossici, antitumorali, radiofarmaci; queste devono essere manipolate in apposite cappe biologiche ed eseguite applicando le NBP dei radiofarmaci. Devono osservarle le farmacie private aperte al pubblico ed ospedaliere che eseguono tali preparazioni. In un primo momento, in seguito al DM 18/11/2003, tutte le farmacie dovevano seguire le “Procedure Semplificate”, con il nuovo DM del 22/06/2005 è stata giustamente data la possibilità al farmacista di scegliere se applicare le procedure semplificate oppure le NBP della Farmacopea XI riprese integralmente nella XII edizione. Si è voluto dunque opportunamente creare una delimitazione fra le preparazioni sterili, antitumorali, radiofarmaci, e le preparazioni non sterili allestite in farmacia, per le quali a volte le limitate risorse infrastrutturali non consentono l’applicazione integrale delle NBP. Scopo del decreto è così quello di dare la
possibilità di discostarsi dal rigido sistema delle NBP, nel caso di preparazioni che comunemente vengono allestite in farmacia, ma al contempo di fissare le linee guida in grado di assicurare la qualità e la sicurezza della preparazione e di garantire l’uniforme applicazione su tutto il territorio nazionale. Ricordiamo che il DM 17/5/18 contiene aggiornamenti e revisioni di alcuni testi e tabelle della FU XII [3]; i tre punti seguenti sono di interesse per il laboratorio. • L'alcolometro centesimale non è più obbligatorio. • È possibile eseguire una preparazione officinale e venderla senza ricetta, anche in deroga alla tab. 4, se esiste in commercio un SOP o un OTC con lo stesso principio attivo. I dosaggi devono essere uguali o inferiori. Sono escluse le sostanze dopanti (es. nafazolina spray, ibuprofene cps, creme al cortisone). • Tutti i preparati off label richiedono ora RNR. Principi generali La buna pratica di preparazione si basa sui
*Farmacista preparatore iscritto alla SIFAP ed esperto in programmazione e tecnologie informatiche
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Galenica principi seguenti. • Adeguatezza delle risorse strutturali, umane, organizzative e gestionali, commisurate al carico lavorativo della farmacia. • Identificazione delle responsabilità. • Qualità delle materie prime utilizzate. • Controllo e tracciabilità di tutte le fasi di lavoro. • Manutenzione calibrazione e aggiornamento della strumentazione. • Aggiornamento continuo e specifico del personale. Gestione della qualità in farmacia L’organizzazione di un sistema efficiente di gestione della qualità realizzato attraverso il controllo continuo delle operazioni e la loro documentabilità, risponde all’esigenza fondamentale di salvaguardare la salute del paziente. Il farmacista deve dunque osservare le NBP della FU completate dalle procedure operative convalidate dalla FOFI. È possibile scaricare le procedure dal sito SIFAP [4] e personalizzarle sulla base della propria attività. La versione consultabile è la terza stesura delle procedure allestite dalla SIFAP, in collaborazione con la Società Italiana Farmacisti Ospedalieri (SIFO) e con l’Associazione Farmacisti dell’Industria (AFI), e accreditate dalla FOFI. Il sistema di controllo attraverso il quale viene gestita la qualità è chiamato generalmente SAQ (Sistema di Assicurazione della Qualità). La complessità e la formalizzazione del sistema SAQ dipendono dal carico di lavoro, comunque tutte le fasi del processo produttivo devono essere sempre tenute sotto adeguato controllo. Strumenti del sistema SAQ • Responsabilità • Pianificazione • Documentazione delle attività Responsabilità Il farmacista titolare o direttore è il responsabile generale, egli deve: • definire gli obiettivi e la politica della qualità in farmacia; • assicurare le risorse necessarie per raggiungere e mantenere il livello di qualità stabilito; • assegnare le responsabilità per le attività critiche;
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riesaminare periodicamente il sistema per assicurarsi che gli obiettivi siano definiti in modo adeguato e siano raggiunti in modo efficiente; • fare in modo che le attività di preparazione ed il normale servizio ai pazienti non si ostacolino. Tutte le attività inerenti le preparazioni devono sempre essere sottoposte al controllo del responsabile. Farmacista responsabile del laboratorio È colui che ha il compito di tenere sotto controllo l’attività del laboratorio della farmacia. Pianificazione La pianificazione delle attività della farmacia in funzione degli obiettivi di qualità è essenziale ed è un’attribuzione tipica della dirigenza della farmacia. Tuttavia la pianificazione deve essere integrata a tutti i livelli nelle attività della farmacia, dal magazzino all’archivio. L'efficacia della pianificazione è direttamente correlata all'efficienza con cui la farmacia è in grado di rispondere anche alle richieste che per loro natura non possono essere facilmente programmate. Ciascuna farmacia deve stabilire proprie regole di comportamento per il funzionamento del laboratorio e convalidare, per quanto possibile, i processi di allestimento dei medicinali. La convalida di un processo è un programma documentato che dà un elevato livello di sicurezza sull’assunzione che quel processo produrrà costantemente un risultato conforme alle specifiche predeterminate ed agli attributi di qualità. •
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Galenica Documentazione delle attività L’autore di una procedura deve essere una persona Per ogni attività descritta di seguito la farmacia qualificata per l’argomento trattato e in grado di deve utilizzare procedure scritte, periodicamente consultarsi con tutti coloro che possono dare un aggiornate, che possono essere in forma cartacea contributo alla stesura. e/o elettronica. L’approvazione di una procedura è l’atto formale Nel caso che siano solo in forma elettronica, le che ne documenta l’approvazione con la firma. procedure devono essere comunque di facile In seguito all’approvazione della procedura, accesso al personale addetto. l’autore ha l’obbligo di verificare se è necessario L'attività connessa con la preparazione dei effettuare una formazione specifica o un medicinali sia direttamente sia indirettamente (per aggiornamento degli operatori interessati. esempio attribuzione delle mansioni, acquisti, Se non si ritiene necessario modificare una immagazzinamento, archiviazione) deve essere procedura, sarà sufficiente apporre la dicitura documentata. “confermata sino al”. La documentazione delle materie prime e delle Se si ritiene di annullare una procedura perché non preparazioni deve essere in forma cartacea. più necessaria, questa verrà conservata in apposito L'archivio che contiene la documentazione Documento N°: 1 deve essere efficacemente protetto. Il Versione: 3 Pagina: 1 di 2 titolare, o il direttore, della farmacia nomina Effettivo dal: il responsabile dell'archivio. TITOLO: ARCHIVIAZIONE E CONSERVAZIONE DELLA DOCUMENTAZIONE Redatto da: Come si scrive una procedura Approvato da: Una procedura, come esemplificato in Figura 1, deve contenere i seguenti 1. SCOPO Garantire una corretta archiviazione e conservazione della documentazione paragrafi. richiesta dalle “Norme di buona preparazione” dei medicinali in farmacia. • Scopo: evidenzia gli obiettivi insiti in 2. CAMPO DI APPLICAZIONE ciascuna procedura. Le farmacie che eseguono preparazioni magistrali ed officinali. • Campo di applicazione: aree e 3. RESPONSABILITÀ strumenti. Il responsabile generale della farmacia deve verificare inizialmente e • Responsabilità: identifica il periodicamente la validità della procedura, mentre la sua applicazione è responsabile. della procedura e della responsabilità del farmacista responsabile del laboratorio. sua applicazione; 4. MODALITÀ OPERATIVE • Definizioni: esplicita sigle o parole 4.1 Conservazione Tutta la documentazione richiesta dalle “Norme di buona preparazione” deve contenute nella procedura. essere conservata, in modo da evitare eventuali deterioramenti, in un luogo il • Documentazione: presente se la cui accesso è riservato alle persone autorizzate. DICHIARARE IL LUOGO O I LUOGHI DOVE VIENE CONSERVATA LA DOCUMENTAZIONE. documentazione a supporto è Devono essere archiviati sempre i documenti in originale, salvo i casi in cui la normativa preveda espressamente la possibilità della conservazione in copia, rilevante. come ad esempio per la ricetta ripetibile. In caso di documenti in cui • Procedura: descrive chi fa cosa, l’originale cartaceo possa diventare illeggibile in breve tempo (es. stampe ovvero la dettagliata sequenza di termiche), o debba essere conservato in altri luoghi, si possono produrre copie degli originali e apporre la dicitura “copia conforme all’originale” operazioni e l’operatore che le firmata e datata dal farmacista responsabile del laboratorio. esegue. Deve descrivere dove reperire 4.2 Periodo di archiviazione i documenti devono essere conservati per un periodo non inferiore a eventuali evidenze oggettive e deve Tutti quello citato in questa procedura o nelle procedure specifiche. prevedere, ove necessario, le misure In particolare si citano alcuni esempi: Training e re-training del personale: periodo illimitato. di sicurezza per il personale. (Eventuali) schede pulizia locali: 1 anno. • Allegati: deve riportare, ove (Eventuali) schede calibrazione e pulizia macchine: 1 anno. necessario, allegati tecnici o loro Documentazione che garantisce l’idoneità delle materie prime: 6 mesi dall’ultimo utilizzo. riferimenti, ogni procedura contiene Documentazione che garantisce l’idoneità del confezionamento primario: 6 l’allegato “presa visione” firmata da mesi dall’ultimo utilizzo. Rapporto relativo all’autoispezione: 5 anni o sempre. ogni operatore. Fogli di lavorazione di una preparazione: magistrale 6 mesi, officinale 1 anno. • Validità: il periodo consigliato è di Mansionario: almeno 1 anno dopo la fine del rapporto di lavoro. cinque anni. 5. RIEPILOGO VARIAZIONI • Riepilogo variazioni: riporta e Nessun aggiornamento (N.A.). Se effettuati elencare. motiva eventuali variazioni rispetto alla versione precedente. Figura 1. Esempio di stesura di una procedura.
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Galenica Documento N°1 Versione:1 Pagina 1 di 1 Effettivo dal Valido fino al ALLEGATO N°1: PRESA VISIONE OPERATORE (Nome e cognome)
DATA
FIRMA
Figura 2. Allegato di “presa visione”.
archivio con apposta la dicitura “annullata”. La “modifica” di una procedura si effettua quando il responsabile della stessa o l’operatone ne ravvisi la necessità, in questo caso il responsabile aggiunge l’elenco delle variazioni rispetto alla stesura originale. Infine il farmacista responsabile del laboratorio ne fa prendere visione alle persone interessate con firma nell’apposito allegato “presa visione” (Figura 2). Convenzioni Firma: si intende anche una semplice sigla a condizione che permetta in maniera inequivocabile di identificare il responsabile. CARATTERE MAIUSCOLO (sottolineato trattopunto): caratterizza una parte del testo nel quale il farmacista responsabile inserisce i dati di un paragrafo. Carattere corsivo: caratterizza la parte del testo nel quale vengono espressi commenti a chiarimento del testo stesso (nota del redattore, ndr).
Bibliografia e sitografia: 1.
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DM 18 novembre 2003, Procedure di allestimento dei preparati magistrali e officinali, GU Serie Generale n. 11 del 15-01-2004: https://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/ caricaDettaglioAtto/originario?atto.dataPubblicazion eGazzetta=2004-0115&atto.codiceRedazionale=04A00260&elenco30gior ni=false DM 22 giugno 2005, Procedure di allestimento in farmacia di preparazioni magistrali e officinali, GU Serie Generale n. 210 del 09-09-2005: https://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/ caricaDettaglioAtto/originario?atto.dataPubblicazion eGazzetta=2005-0909&atto.codiceRedazionale=05A08747&elenco30gior ni=false DM 17 maggio 2018, Aggiornamento e revisione di alcuni testi della XII edizione della Farmacopea ufficiale della Repubblica italiana, GU Serie Generale n. 129 del 06-06-2018 – Suppl. Ordinario n. 27: https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2018/06/06/ 18A03703/sg Società Italiana Farmacisti Preparatori, Procedure e norme di buona preparazione: https://www.sifap.org/procedure-norme-di-buonapreparazione Farmacopea Ufficiale della Repubblica Italiana XII ed., Istituto Poligrafico della Zecca dello Stato.
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Delle Arti
I COLORI DI LEONARDO /2
Rodolfo Papa
Nel Libro di pittura [1], Leonardo propone alcuni — pochissimi in verità — consigli sul pigmento pittorico in quanto materia, così per esempio a proposito del color verde fatto dalla ruggine de rame: «El verde fatto dal rame, ancora che tal colore sia messo a olio, gli se ne va in fumo la sua bellezza, s’egli non è subito inverniciato e non solamente se ne va in fumo, ma s’egli sarà lavato con la spunga bagnata di semplice acqua comuna, esso verde rame si levarà dalla sua tavola dov’è dipinto, e massimamente se ‘l tempo sarà umido; e questo nasce perché tal verde rame è fatto per forza di sale, il qual sale con facilità si risolve ne’ tempi pluviosi, e massimamente essendo bagnato e lavato con la predetta spunga» (II, 211) ed ancora a proposito del verde rame, aggiunge: «Aumentazione di bellezza nel verde rame. Si sarà misto col verde rame lo aole camellino, esso verderame acquisterà gran bellezza, e più acuisterebbe col zafrano, se non se ne andasse in fumo. E questo aole cammellino, si conosce la sua bontà quando esso si risolve nell’acquavita, essendo calda, che meglio lo risolve che quando essa è fredda. E se tu avessi finito un’opera con esso verde Figura 1. Leonardo Da Vinci, La Gioconda. 1503-1504. Olio su tavola. Musée du Louvre, semplice, e la velassi poi Parigi. sottilmente con esso aole resoluto del suo motto “Virtutem forma decorat” nel verso in acqua, allora essa opera si farebbe di bellissimo del Ritratto di Ginevra Benci. È interessante notare colore: e ancora esso aole si po’ macinare a olio per come la mescolanza di materie diverse, ruggine e sé, et ancora insieme col verde rame, e con ogni aloe, per esempio, sia chiaramente considerata cosa altro colore che te piacessi» (II 212). Qui possiamo diversa dalla composizione dei colori che vive nella quasi vedere Leonardo al lavoro, mentre impasta le luce e nei riflessi. materie, spalma i colori, effettua le velature. La velatura ad olio riconduce il colore all’ombra e L’insistenza sul verde ancora ci riconduce alle l’ombra al colore. L’ombra, infatti, è pittoricamente atmosfere della lontananza, ma soprattutto ancora resa dalla tecnica della velatura ad olio, con la alle fronde, che non a caso sono il tema iconografico
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Delle Arti
L’AUTORE Rodolfo Papa, pittore, scultore, teorico, storico e filosofo dell’arte. Esperto della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Docente di Storia delle teorie estetiche presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose Sant’Apollinare, Roma; il Master di II Livello di Arte e Architettura Sacra dell’Università Europea, Roma; l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Santa Maria di Monte Berico, Vicenza; la Pontificia Università Urbaniana, Roma. È Accademico Ordinario della Pontificia Insigne Accademia di Belle Arti e Lettere dei Virtuosi al Pantheon. Presidente della Accademia Urbana delle Arti. Tra i suoi scritti si contano circa venti monografie e alcune centinaia di articoli (“Arte Cristiana”; “Euntes Docete”; “ArteDossier”; “La vita in Cristo e nella Chiesa”; “Via, Verità e Vita”, “Frontiere”, “Studi cattolici”; “Zenit.org”, “Aleteia.org”; …). Come pittore ha realizzato interi cicli pittorici per Basiliche, Cattedrali, Chiese e conventi (Basilica di San Crisogono, Roma; Basilica dei SS. Fabiano e Venanzio, Roma; Antica Cattedrale di Bojano, Campobasso; Cattedrale Nostra Signora di Fatima a Karaganda, Kazakistan; Eremo di Santa Maria, Campobasso; Cattedrale di San Panfilo, Sulmona; chiesa di san Giulio I papa, Roma; San Giuseppe ai Quattro Canti, Palermo; Sant'Andrea della Valle, Roma …).
sovrapposizione di strati trasparenti di colore, che vari corpi e i loro rilievi, in una sorta di unitarietà consentono di rappresentare l’atmosfera, ovvero cromatica finale, pur nella varietà della l’aria che si interpone, carica di minuscole gocce di rappresentazione. luce, tra l’osservatore e gli oggetti via via più La pittura, dunque, può essere pittura del corpo lontani, fino all’orizzonte. Mediante la velatura è grazie all’“ombra”. La definizione del corpo in possibile dipingere i corpi, nel loro rilievo e nella ambito pittorico è possibile solo nei termini loro situazione. La velatura, in certo senso, dell’ombra. smaterializza il pigmento, rendendolo colore del Lo vediamo soprattutto nei volti: nel Ritratto di corpo rappresentato. musico, nella Dama con l’ermellino, nella Belle Notiamo come con la velatura i paesaggi di Ferroniere: i volti esistono perché sono definiti dalla Leonardo sappiano gradualità di luci e essere profondi e le ombre, tanto più montagne abbiano efficace quanto meno rilievo, così per netta e più graduale. esempio in modo Per Leonardo, corpo e esemplare nel lume insieme sono paesaggio alle spalle “cagione”, ovvero di Monna Lisa. Ma causa, di ciò che soprattutto notiamo risulta evidente: la come l’unitarietà di causa dell’ombra è un’opera complessa nell’interazione di come Sant’Anna, lume e corpo, infatti, Maria e il Bambino solo il corpo (Parigi, Louvre) sia “alluminato” genera data dall’atmosfera ombra ed ha ombra. che la tiene insieme e Realmente, non c’è segnala gradualmente ombra se non ci sono piani diversi in corpi e luce. lontananza, tutti La ripartizione raggiunti da un unico dell’ombra in tipologie lume che fondamentali dipende diversamente dal suo relazionarsi Figura 2. Leonardo Da Vinci, Ritratto di Ginevra de’ Benci (verso). 1474ombreggia e lustra i 1478. Olio su tavola. National Gallery of Art, Washington. alle proprie cause, al
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Delle Arti lume e al corpo: semplice è l’ombra generata da un solo corpo e da un solo lume, composta è quella che deriva da più corpi o da più lumi; a loro volta le ombre, semplici o composte, possono essere primitive, se rimangono sulla superficie del corpo ombroso, oppure derivative se si proiettano, attraverso l’aria, su un altro corpo, perdendo oscurità man mano che si allontanano (V, 553). Sembra che tutti i tipi di lume e di ombre si diano nella Vergine delle Rocce e soprattutto nella versione di Parigi: i personaggi in primo piano, le rocce della caverna in cui avviene la scena, il paesaggio che appare dalle spaccature delle rocce stesse, i diversi piani segnati dalla mano della Vergine e da quella dell’angelo. Figura 3. Leonardo Da Vinci, Ritratto di Ginevra de’ Benci. 1474-1478. Olio su tavola. National La proiezione dell’ombra Gallery of Art, Washington. derivativa viene costruita fondo. con un procedimento analogo a quello delle Ed ancora «Infra l’ombre di pari qualità, quella che proiezioni prospettiche; L’introduzione dei raggi fià più vicina a l’occhio aparirà di minore oscurità» ombrosi accanto ai raggi luminosi può sembrare (V, 555a). Così nella manica della Bella Ferroniere senz’altro strana ma non è altro che il supporto l’ombra più vicina all’osservatore appare meno necessario per spiegare la costruzione geometrica scura. delle ombre, Per la commistione di colore, luce ed ombra, Vasari Così nella caverna della Vergine delle rocce giustamente sottolineò che Leonardo “colorisce chiaramente è la luce a illuminare i corpi, ma i corpi l’ombra”. Così vediamo le ombre assumere i colori proiettano ombre “come se” anche l’ombra avesse i dei corpi, per esempio nella Dama con ermellino, suoi propri raggi. vediamo l’ermellino, la mano e la manica del braccio Leonardo offre molti studi ottici abbinati a che regge l’ermellino stesso, scambiarsi i colori nelle considerazioni di ordine più immediatamente ombre. pittorico, dove l’analisi percettiva implicitamente diventa precetto di pittura: «L’ombra parrà tanto più scura, quant’ella fia più presso al lume Tutte le ombre sono d’un medesimo colore, e quella che si trova in campo più luminoso apparisce di maggiore oscurità» (V, 555). Così ancora nella caverna della Vergine delle rocce, l’ombra più scura è quella più vicina alla luce, sia nel caso delle ombre vicino ai corpi colpiti dalla luce, sia nel caso delle rocce che fanno da cornice al paesaggio luminoso aperto sul
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Bibliografia e note 1.
Leonardo da Vinci, Libro di pittura. Codice Urbinate lat. 1270 nella Biblioteca Apostolica Vaticana, a cura di C. Pedretti, trascrizione critica di C. Vecce, Firenze 1995. I rimandi al Libro saranno posti direttamente fra parentesi, indicando la parte in numeri romani e il capitolo in cifre arabe.
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Fitoterapia&Nutrizione
ANTIOSSIDANTI Luteina e salute dell’occhio Elisa Drago*
Con il termine “antiossidante” si definiscono tutte le sostanze in grado di contrastare i fenomeni ossidativi. La definizione più largamente usata è quella di Halliwell e Whiteman secondo la quale gli antiossidanti sono «sostanze che, in basse concentrazioni rispetto al substrato ossidabile, e sotto specifiche condizioni, sono in grado di ritardare o prevenire l’ossidazione del substrato stesso» [1]. Una sostanza ad attività antiossidante, sia essa naturalmente presente, prodotta o introdotta con la dieta, generalmente agisce sull’attività delle specie radicaliche in modo diretto, donando ad esse elettroni o atomi d’idrogeno e stabilizzandosi, al contempo, in altre forme non reattive; o in modo indiretto legando ioni metallici come il rame o il ferro coinvolti nella
catalisi del meccanismo ossidativo dei lipidi [2]. L’importanza degli antiossidanti contenuti negli alimenti è da associare sia alla capacità di preservare la shelf-life degli alimenti, ritardando l’ossidazione degli acidi grassi polinsaturi, sia di esplicare in vivo, nell’organismo umano, effetti benefici contro le malattie cronico–degenerative indotte dallo stress ossidativo e dall’età [3]. Presenti in maggiore quantità in alimenti di origine vegetale (cereali, frutta e verdura), ma anche in carne, uova, latte e formaggi, questi composti (principalmente sali minerali, vitamine C, E, β-carotene e i carotenoidi, flavonoidi, acidi fenolici, alcaloidi, derivati della clorofilla, aminoacidi) sono in grado di agire anche se presenti in piccole quantità, e molti di loro presentano anche il non trascurabile vantaggio di resistere alla cottura o ad altri trattamenti tecnologici [2]. Gli antiossidanti dal punto di vista chimico si suddividono in naturali e sintetici. Naturali: componenti abituali degli alimenti dove svolgono azione protettiva (composti fenolici,
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Fitoterapia&Nutrizione
Figura 1. Luteina (in alto) e zeaxantina (in basso).
tocoferoli, flavonoidi, acidi fenolici, composti azotati alcaloidi, derivati della clorofilla, aminoacidi, ammine, carotenoidi e acido ascorbico). Sintetici: molecole prodotte in laboratorio e largamente impiegate nell’industria alimentare, cosmetica e farmaceutica. Rivestono particolare importanza il butilidrossianisolo (BHA) e il butilidrossitoluene (BHT). Un’altra classificazione prende in considerazione i meccanismi d’azione degli antiossidanti, e in base a questi possiamo distinguerli in antiossidanti che “interrompono i meccanismi radicalici a catena o chain-breaking” e in antiossidanti “preventivi” [4]. Gli antiossidanti chain-breaking agiscono da inattivatori di radicali liberi, donando idrogeno o trasferendo un singolo elettrone alle specie radicaliche. Gli antiossidanti chain-breaking rimuovono le specie reattive dell’ossigeno (ROS) e includono sia composti idrosolubili, come i polifenoli, la vitamina C o il glutatione, che liposolubili, come la vitamina E, i caroteni, l’acido lipoico e il coenzima Q10 [4]. Gli antiossidanti “preventivi” hanno molteplici meccanismi di azione, tutti coinvolti nel rallentare la velocità di ossidazione, anche se non convertono i radicali in composti più stabili [4]. Tra questi rientrano i metal scavengers che prevengono la formazione di radicali liberi agendo da chelanti dei metalli (acido citrico, EDTA). Gli antiossidanti sono ulteriormente classificabili in idrofili, se sono solubili in acqua, o idrofobi, se nei lipidi. Negli alimenti di origine vegetale, cereali e prodotti ortofrutticoli sono principalmente annoverate come sostanze antiossidanti le vitamine sia di natura idrofila che lipofila, i polifenoli, i carotenoidi, tra cui la luteina, e i sali minerali [5]. Il
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contenuto in antiossidanti in tali alimenti può essere influenzato da diversi fattori, come la varietà, le condizioni climatiche e colturali, maturità alla raccolta, condizioni di stoccaggio [6] e anche i processi tecnologici di conservazione [7] e tecnologici [8]. I CAROTENOIDI I carotenoidi sono un gruppo di pigmenti di colore dal giallo all’arancio, dal rosso al violetto molto diffusi in natura, responsabili della colorazione di vegetali, frutti, fiori, radici, ma anche di invertebrati, pesci e uccelli; ricorrono anche in alghe, batteri, muffe e lieviti [9]. Caroteni Carotenoidi non ossigenati come ad es. β-carotene, α-carotene, licopene e altri; a loro volta i caroteni possono essere classificati in aciclici (es. licopene), monociclici (es. gamma-carotene) e biciclici (es. α e β-carotene). Xantofille Derivati ossigenati dei caroteni come ad es. luteina, zeaxantina, β-criptoxantina, astaxantina, capsantina, e altre. Nei vegetali le xantofille possono trovarsi in forma libera o esterificate con acidi grassi. La luteina e il suo stereo-isomero zeaxantina fanno parte della famiglia delle xantofille appartenente alla famiglia dei carotenoidi. I carotenoidi devono il loro nome al carotene, una sostanza giallo-arancio trovata per la prima volta (nel 1831) nella radice di Daucus carota, cioè nella comune carota. I carotenoidi sono importanti sia per la loro larga distribuzione, sia per la loro diversità strutturale, che per le loro diverse funzioni. Diversi studi epidemiologici,
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Fitoterapia&Nutrizione
Figura 2. Coni (in verde) e bastoncelli (in marrone chiaro) della retina.
infatti, hanno dimostrato che un aumento nel consumo di alimenti ricchi in carotenoidi, come frutta e verdura, è correlato con una riduzione del rischio di sviluppo di diverse malattie cronicodegenerative [10]. Ruolo della luteina nella salute umana È stato ipotizzato che la luteina e il suo stereoisomero zeaxantina giocano un ruolo simile negli uomini e nelle piante: agiscono da potenti antiossidanti e riparano efficacemente dalla luce blu ad alta energia. Nei vegetali la luteina funziona da antiossidante e protegge dal danno dei radicali liberi fotoindotti. La luce blu è la più alta forma di energia della luce visibile, e induce danno fotoossidativo generando specie reattive dell’ossigeno (ROS). Luteina e salute della vista Il meccanismo della visione è legato al corretto funzionamento di particolari recettori localizzati sulla retina, la parte del bulbo oculare in grado di trasformare gli stimoli luminosi, provenienti dall’esterno, in impulsi nervosi da inviare al cervello, permettendoci di percepire l’immagine. La macula lutea, di caratteristico colore giallo, è una piccola regione circolare di 5-6 mm di diametro,
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localizzata nella parte posteriore della retina, che possiede la più alta concentrazione di recettori fotosensibili, bastoncelli e soprattutto coni, responsabili della visione centrale e dell’alta acutezza visiva. Essa contiene inoltre dei caratteristici pigmenti maculari gialli, la luteina e il suo stereoisomero zeaxantina, che sono gli unici carotenoidi presenti in questo tessuto: ciò significa che questi composti svolgono una funzione specifica [11]. I pigmenti carotenoidi maculari, luteina e zeaxantina, funzionano innanzitutto come un filtro colorato, attraverso cui la luce passa inevitabilmente prima di colpire le cellule fotorecettrici, proteggendo i fotorecettori di questa zona, dove arrivano le terminazioni nervose del nervo ottico, dagli effetti di un’entrata massiva di luce nell’occhio. Essi assorbono, fungendo da schermo, in modo particolare la luce blu (che sembra danneggiare la retina in misura anche 20 volte superiore rispetto alla luce rossa), proteggendo le cellule sensibili dei tessuti oculari esposti. La degenerazione maculare senile o AMD (age-related macular degeneration) è una progressiva degradazione delle strutture della macula, in particolare dei suoi fotorecettori, causata dai danni ossidativi [12]. Essa si manifesta come una graduale e irreversibile perdita della
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Fitoterapia&Nutrizione capacità visiva, a cominciare dalla visione notturna, ed è caratterizzata dalla incapacità sempre più marcata della visione centrale, cioè gli individui distinguono solo i contorni delle immagini ma non il loro contenuto. Questa è la principale causa di cecità irreversibile in persone al di sopra dei 65 anni; ne è stata osservata però la comparsa anche in individui di 30-40 anni, probabilmente a seguito di continui stimoli stressanti cui sono stati sottoposti gli occhi. Studi condotti nel corso degli anni da diversi ricercatori, hanno dimostrato che c’è una correlazione inversa tra un aumento nel consumo di vegetali e frutta contenenti luteina e zeaxantina, o comunque introduzione di integratori di luteina, e rischio di insorgenza di AMD. Infatti, aumentando l’intake di queste due xantofille, si ha aumento della loro concentrazione nel siero, e conseguentemente anche aumento della loro densità maculare o MPD (macular pigment density), con riduzione del rischio di AMD nei soggetti sani e con miglioramento o rallentamento della malattia nei soggetti già colpiti. La cataratta, altra disfunzione dell’occhio frequente tra le persone anziane, è causata dall’ossidazione foto-indotta di alcune proteine, con seguente precipitazione di queste proteine danneggiate nel cristallino. Si manifesta con presenza di opacità oculare parziale o totale. Anche per la cataratta vari studi hanno mostrato un’associazione inversa tra aumento nell’introduzione di luteina e zeaxantina e riduzione del rischio di cataratta. Comunque i dati derivanti dai numerosi studi effettuati suggeriscono che la luteina non è importante solo contro l’AMD e la cataratta, ma gioca un ruolo importante nella salute generale dell’occhio [11]. Insieme a luteina e zeaxantina anche il β-carotene è importante nel prevenire alcuni disturbi dell’apparato visivo, essendo convertito dall’organismo in vitamina A, fondamentale nel meccanismo di visione crepuscolare. Inoltre le vitamine C ed E possono contribuire a preservare intatte le strutture coinvolte nella dinamica della visione, contrastando la perossidazione lipidica delle membrane cellulari retiniche e facilitando l’assorbimento, l’accumulo epatico e l’utilizzazione della vitamina A stessa. La luteina in frutta e verdura In generale, la luteina è maggiormente presente nei vegetali verdi, lattuga, broccoli, prezzemolo, piselli e spinaci, rispetto ai vegetali giallastro–bianchi cetrioli, patate, cipolle e cavolo-cappuccio, che a loro volta presentano un contenuto maggiore in
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luteina dei vegetali rosso-arancioni pomodori e carote. Anche se in alcuni casi, come nelle patate, dove la concentrazione della luteina è più bassa che in altri vegetali, questo carotenoide è quello predominante.
Bibliografia: 1.
Halliwell B., Whiteman M., Measuring reactive species and oxidative damage in vivo and in cell culture: how should you do it and what do the results mean? British Journal of Pharmacology, 2004. 142: 231-55. 2. Kaur C., Kapoor H.C., Antioxidants in fruits and vegetables – the millennium’s health. International Journal of Food Science and Technology, 2001. 36: 703- 725. 3. Shi H., Noguchi N., Niki E., Introducing natural antioxidants. In Pokorny J., Yanishlieva N., Gordon M. (Eds), Antioxidants in food. Pratical applications, 2001. CRC Press, New York. 4. Somogyi A., Rosta K., Pusztai P., Tulassay Z., Nagy G., Antioxidant measurements. Physiological Measurement, 2007. 28: R41-R55. 5. Nicita-Mauro V., Basile G., Stile di vita, invecchiamento e longevità. Giornale di Gerontologia, 2005. 35: 340-349. 6. Pérez-Galvez A., Minguez-Mosquera M.I., Esterification of xanthophylls and its effect on chemical behavior and bioavailability of carotenoids in the human. Nutrition Research, 2005. 25: 631-640. 7. Ninfali P., Bacchiocca M., Poliphenols and antioxidant capacity of vegetables under fresh and frozen condiotions. Journal of Agricultural and Food Chemistry, 2003. 51: 2222-2226. 8. Nicoli M.C., Anese M., Parpinel M., Influence of processing on the antioxidant properties of fruit and vegetables. Trends in Food Science & Technology, 1999. 10: 94-100. 9. Takyi E.E.K., Bioavailability of carotenoids from vegetables versus supplements. In Watson R.R., Ph.D. (Eds), Vegetables, Fruits, and Herbs in Health Promotion. CRC Press, New York 2001. 10. Stahl W., Sies H., Carotenoids: occurrence, biochemical activities, and bioavailability. In Packer L., Hiramatsu M., Yoshikawa T., (Eds), Antioxidant Food Supplements in Human Health. Academic Press, San Diego 1999. 11. Alves-Rodrigues A., Shao A., The science behind lutein. Toxicology Letters, 2004. 150: 57-83. 12. Calvo M.M., Lutein: a valuable ingredient of fruit and vegetables. Critical Reviews in Food Scienze and Nutrition, 2005. 45: 671-696.
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UN MIRACOLO DI ARTE LITURGICA
La Chiesa della Protezione della Madre di Dio a Yasenevo Andrew Gould*
Lo scorso autunno ho avuto l’opportunità di visitare un’architettura che è a dir poco un miracolo. Ho visto un gruppo costituito in gran parte da volontari e dilettanti lavorare con piccole donazioni alla costruzione di una chiesa in grado di confrontarsi con qualsiasi monumento nella storia della Cristianità. Il progetto è stato completato di recente, consacrato da Sua Beatitudine il Patriarca Kirill il 27 dicembre 2015. Vorrei condividere quello che ho imparato su questa sorprendente chiesa. Nel 2001, il Monastero di Optina avviò un progetto per costruire una chiesa rappresentativa a Mosca. Nel corso del tempo, tuttavia, il progetto andò oltre
questo programma di base. Una collina che si trovava a Yasenevo, un quartiere lontano a sudovest del centro della città. La chiesa è costruita sull’area più elevata fuori Mosca, e molti ritenevano che tale luogo fosse ideale, quasi luogo predestinato e provvidenziale per la realizzazione di una grande chiesa. A dirigere il progetto di costruzione è stato designato l’Archimandrita Melchisedek (Artyukhin) che ha dimostrato le sue notevolissime capacità. Ci sono voluti sette anni per comprare il terreno e ottenere le necessarie autorizzazioni governative per costruire in quel luogo. Nel frattempo, si è
*Designer, ha studiato storia dell’arte alla Tufts University, master’s degree in architettura alla University of Pennsylvania. Esperto in sculture in legno e arti decorative, specializzato nella progettazione di chiese ortodosse. La traduzione italiana è di Marco Lo Dico. Il testo originale in lingua inglese è apparso sulla rivista Orthodox Arts Journal il 9 febbraio 2016 ed è disponibile al seguente link: https://www.orthodoxartsjournal.org/a-miracle-of-liturgical-art-the-church-of-the-protection-of-themother-of-god-at-yasenevo/?fbclid=IwAR3-
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luoghi di pellegrinaggio della Terra Santa sotto la chiesa di Yasenevo — una meta di pellegrinaggio in miniatura in sé stessa — nella medesima tradizione del Monastero della Nuova Gerusalemme costruito al di fuori di Mosca nel XVII secolo. Queste repliche sono notevoli opere di scultura, che ripropongono anche le crepe e dettagli delle originali lastre di pietra. Ma l’impresa di gran lunga più sorprendente è stato il progetto di decorare l’interno della chiesa deciso di dedicare la chiesa alla Protezione della principale. Essa è ornata nello stile delle cattedrali Madre di Dio, perché la chiesa, dominando l’intera siciliane del XII secolo, senza dubbio lo stile più capitale, avrebbe rappresentato la protezione della sontuoso e raffinato che Santa Vergine su Mosca. Il «[…] l’interno della chiesa principale [è sia mai emerso nel mondo progetto ha assunto di influenza bizantina. naturalmente il ruolo ornato] nello stile delle cattedrali siciliane Praticamente l’intero correlato di un memoriale del XII secolo, senza dubbio lo stile più interno della chiesa di di guerra, celebrando la sontuoso e raffinato che sia mai emerso nel Yasenevo è un’iconografia protezione militare della mondo di influenza bizantina» a mosaico in vetro capitale, e l’anello di scintillante e oro. Ci sono fondazione costituito da state solo una manciata di chiese decorate come grandi croci di pietra, è posto a memoria delle tante questa in tutta la storia, e questa chiesa si colloca al battaglie nella storia in cui la città è stata minacciata quinto posto in quanto a mosaici. Le pareti inferiori e preservata. Le forze armate della Russia sono state della chiesa sono decorate con marmo bianco e il colpite da questo gesto, e molti contributi sono giunti da singoli soldati. Un terzo programma è emerso quando l’Archimandrita Melchisedek ha notato che gli archi disegnati dall’architetto nella cripta assomigliavano alla Grotta della Natività a Betlemme. Questo gli ha dato lo spunto per ricreare il luogo santo alle fondamenta della sua chiesa, e, nel tempo, questa idea è cresciuta anche. Alla fine, hanno costruito su vasta scala repliche di tutti i grandi
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sette anni, non ha avuto grandi donatori singoli, pavimento è rifinito con splendidi intrecci cosmateschi di tessere di marmo. La chiesa è nessun grande oligarca o istituzione danarosa che pagasse il conto. Piuttosto, il denaro è venuto in illuminata da un grande coro in ottone e da una piccole donazioni da persone comuni e costellazione di lampadari scintillanti. L’iconostasi organizzazioni pie — 800.000 donatori in totale. marmorea incastona preziose icone dalla possente Allo stesso modo, la gravità romanica. È una «È una visione di splendore medievale stupefacente opera musiva visione di splendore medievale che non è mai che non è mai stata vista prima in non era prodotto di una bottega professionale, ma di stata vista prima in Russia e Russia e solo raramente in tutto il studenti e dilettanti, tutti solo raramente in tutto il mondo» volontari. C’era un solo mondo. iconografo professionista assoldato per disegnare il Il vero miracolo della chiesa di Yasenevo, però, non è la sua ricchezza, bensì la sua povertà. grande Pantocratore, ma a parte questo, il lavoro è Sorprendentemente, questa chiesa, costruita in soli stato pianificato da studenti d’arte molto capaci. Non potevano permettersi di comprare tessere italiane per le vaste aree d’oro, così hanno chiesto donazioni di gioielli d’oro da tutta la Russia e hanno sviluppato la propria tecnica personale per depositare l’oro su frammenti di piastrelle di ceramica. Il laboratorio di mosaico è stato gestito da una maestra in pensione che insegnava a chiunque si presentasse. Il giorno che ho visitato il laboratorio è stata lei a presentarmi il suo gruppo di lavoro della giornata: un parrucchiere, uno studente di economia, un architetto, tutti lì nel loro giorno libero dal lavoro per collocare le tessere e fare il lavoro come esperti
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maestri. In totale ci sono stati almeno 225 di questi mosaicisti volontari, alcuni dei quali sono arrivati senza competenze, ma solo armati dal sogno di tutta una vita di creare un’icona e hanno finito per creare opere di incredibile bellezza. La mia guida, Elena, mi ha spiegato che quasi tutto è stato realizzato in questo modo: la composizione, la lavorazione del marmo, le decorazioni inaspettate e affascinanti che si potevano vedere praticamente ovunque. Ho scoperto che il cantiere si percepiva come una liturgia — i lavoratori potevano sentire il proprio ruolo sacerdotale in questo lavoro. Tutte le persone coinvolte nel progetto si sono rese conto che stava avvenendo un miracolo — che Dio aveva
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ordinato che questo progetto fosse diverso da qualsiasi altro — che questa chiesa sarebbe stata costruita solo con amore, e che avrebbe messo in ombra tutte le altre.
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STORIA DELLA FOLLIA Nascita e chiusura dei manicomî
Giusi Sanci*
In questo articolo faremo un viaggio dentro la follia, il che vuol dire immergerci nell'uomo, poiché essa è qualcosa che si lega alla sua esistenza anche se dipende per certi versi dalla cultura in cui si inserisce. In definitiva parlare di follia vuol dire parlare dell'uomo, ed è chiaro come il disturbo mentale sia figlio del momento storico, della cultura e delle convenzioni sociali. Il termine follia in disuso nel linguaggio scientifico è presente nel linguaggio letterario, sociologico e antropologico, subendo nel corso dei secoli rimandi a campi di varia significazione che vanno dalla “divina follia” di cui parla Platone nel Fedro alla “follia morbosa” di cui si occupa la psichiatria al suo nascere. Qui incontriamo due linee interpretative: quella illuministica che con D. Diderot attribuisce la follia al corpo e non all’anima, e quella romantica che interpreta la follia come il fondo dello spirito umano, che come dice F.W.J. Schelling è compito della ragione regolare [1]. È solito ritenere che la follia appartenga a quel gruppo di persone che chiamiamo matti, in realtà essa è una componente dell'uomo e per capirlo bisogna innanzitutto definire cos'è la ragione. A prima vista sembrerebbero dei concetti opposti, ma anche un eccesso di ragione può sfociare nella follia, poiché un eccessivo controllo è esso stesso una forma di squilibrio. La ragione non è altro che un insieme di regole per riuscire a convivere con la minore conflittualità possibile, e si regge sul principio di non contraddizione, secondo il quale se una cosa è quella, non può essere altro; ma tutte le cose sono polivalenti rispetto al loro significato e la polivalenza è la legge della follia. È sufficiente soltanto addormentarsi (momento in cui la coscienza non è più regolata dalla ragione) perché cominci il teatro della pazzia che alberga in noi. Ebbene, questa follia che ci caratterizza è alla base della creatività. A partire dalla ragione, infatti, non siamo in grado di creare nulla, in quanto essa è
Figura 1. Hieronymus Bosch. Estrazione della pietra della follia. 1494 circa. Museo del Prado, Madrid.
semplicemente un sistema di regole che ci tiene lontano dalla verità assoluta creandone una propria [2]. Nelle antiche società la follia coinvolgeva una forte componente mistica; era infatti ritenuta il risultato di un intervento divino e come tale il trattamento era di tipo mistico-religioso e praticato dai sacerdoti del tempio, che tentavano la cura con riti e preghiere. La storia della follia è una storia che nasce con la Grecia antica. Già i primi filosofi ellenici si dedicarono a quella che essi chiamavano "scienza dell'anima", attribuendo alla follia un'origine divina. Il folle veniva infatti visto come il portatore della voce degli dei. Egli attraverso il proprio comportamento bizzarro riceveva dei messaggi divini che i sacerdoti dovevano
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interpretare. Ippocrate considerava invece la follia il frutto di uno squilibrio degli umori del cervello, e quindi confinava la malattia mentale al corpo. Con Ippocrate iniziarono le prime rudimentali cure, quali salassi, diete, docce fredde, purganti. Insomma, esisteva all'epoca già una duplice interpretazione, da un lato la follia vista come un cervello rotto, dall'altro la follia come la voce degli dei. Questo è un esempio di come essa diventa interpretazione dell'uomo, e la definizione di folle viene circondata un po’ da mistero e un po’ da scienza. Nel Medioevo prevale la spiegazione religiosa e la Figura 2. William Hogarth. Serie A Rake’s Progress, l’ospedale psichiatrico di Bedlam nel 1700. follia viene invece associata e coniugata ai demoni, e si comincia a credere che società medioevale di allontanamento sociale era l'uomo folle fosse posseduto dal male che in stato sostituito dall'uomo considerato folle. La follia qualche modo lo conduce e lo porta a in questo periodo non era da considerarsi sempre comportamenti che sono demoniaci e la sua come un'affezione mentale, ma veniva definita tale gestione venne affidata ad esorcisti e inquisitori. anche la divergenza di comportamento, di usi e Questa affermazione non è puramente teorica. costumi, rispetto a quelli stabiliti dalla società. Le Nasce un tribunale che condanna il folle in quanto strutture lasciate libere dai lebbrosi rivelano ritenuto di non seguire il bene bensì il male, e finalmente la loro utilità nell'accogliere una vasta quindi non coerente con i dettami della Chiesa e gamma di individui respinti dalla città, diventando condannato al rogo; distruggendo il corpo ospedali e al contempo carceri per individui di ogni indemoniato infatti si permetteva all'anima, ormai estrazione sociale. Emblema delle nuove strutture libera di risalire a Dio [3]. dedicate all'isolamento è l'Hopital General di Parigi, Fra il ‘600 ed il ‘700 gradualmente il destino del fondato nel 1656, e che viene definito da Foucault "il folle si confonde con quello del povero e del terzo stato della repressione". Si tratta appunto di criminale. La sua figura viene vissuta come una uno dei primi ospedali destinati ad accogliere e a minaccia per la quiete pubblica e l'ordine costituito. correggere i folli e gli alienati e fin dall'inizio è Le autorità preposte dispongono adesso, non solo evidente che non si tratta di un’istituzione medica, di carceri, ma anche di luoghi di ricovero (istituti di ma una sorta di entità autonoma che ha diritto di segregazione). Per i folli sono essenzialmente giudicare senza appello e di applicare le sue leggi luoghi di reclusione a metà tra l'ospizio ed il all'interno dei propri confini. I malati sono trattati carcere, dove si riceve assistenza ma anche senza rispetto per le condizioni in cui versano, e punizioni e contenzione, e dove le condizioni tutta l'organizzazione ricorda molto da vicino quella igieniche e di vita sono molto precarie. di un carcere. Si trattava di luoghi di contenzione e Ufficialmente non è questa l'origine del manicomio, di isolamento, con la funzione di preservazione e di tuttavia ne rappresenta la prima immagine sicurezza per la società. La funzione di esclusione drammatica. Foucault mette in relazione sociale fu resa evidente dalla eterogenea tipologia di l'internamento, quindi l'esclusione dalla società dei internati (poveri, prostitute, alienati, storpi, folli, con quello compiuto nel Medioevo per i vagabondi), una maniera della società moderna in lebbrosi. Il ruolo che occupava il lebbroso nella fase di rapida industrializzazione di eliminare gli
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elementi non produttivi [4]. Nella concezione cristiana il lavoro è un'espiazione che l'uomo è costretto a pagare in seguito al peccato originale, ed ha quindi valore di penitenza e riscatto. L'ozio e la pigrizia quindi diventano emblemi del male e, mentre nel Medioevo la sensibilità verso il folle era legata a trascendenze immaginarie, ora il folle è giudicato secondo l'etica dell'ozio. Ed in virtù della sua inutilità sociale viene escluso e condannato insieme ai poveri, ai malati e ai criminali. Ben presto le case di correzione cominceranno a diffondersi dappertutto, in Francia e in Europa, e a diventare strumento del potere, che non esiterà a ricorrere ad arbitrarie misure d'internamento. La follia dentro i criteri della medicina non ha vissuto i suoi momenti migliori e quello dell'internamento è forse uno dei capitoli più tristi della sua storia. Con le idee diffuse nel secondo Settecento dall'Illuminismo e con l'affermazione dei diritti dell'uomo propagati dalla Rivoluzione francese, si chiudono gli istituti di segregazione e comincia a diffondersi l'idea della follia come Figura 3. Francisco Goya. Il Giardino dei Pazzi. 1794. The Meadows Museum’s, Dallas. malattia, non più letta secondo i corpo, e per lui il folle era un individuo incapace di dettami della filosofia o della religione, ma secondo padroneggiare i propri istinti e sosteneva che la quelli della psichiatria, ed è in questo periodo che cura del malato era possibile solo in luogo nasce la clinica ben descritta da Foucault. La strutturato, al di fuori delle influenze esterne e con psichiatria non riuscendo a comprendere la follia, la presenza di un medico che seguisse l'evoluzione si affida alla classificazione dei sintomi in immagini della malattia. La cura divenne di fatto di malattia. Quelle che vengono chiamate malattie l'internamento e gli strumenti terapeutici utilizzati mentali sono soprattutto raggruppamenti di giudizi erano particolarmente traumatici e mirati a sui comportamenti cosiddetti “tipici” trasformai in provocare uno shock come docce ghiacciate, diete entità morbose, cioè in surrogati di malattie di tipo sbilanciate, isolamento e contenzione fisica, fisico [1]. purghe, salassi ecc. Questa nuova istituzione, che La condizione del folle viene quindi distinta da durante l'’800 si diffonde in tutta Europa, quello del povero e del criminale e si comincia a costituisce un passo avanti rispetto ai reclusori del pensare in termini di trattamento medico. In passato, in quanto basata su obiettivi di cura e di questo modo il manicomio, istituzione creata da ricerca medica. In realtà essa rappresenta la Philippe Pinel (1745-1826) in Francia durante la continuità dei luoghi di segregazione precedenti, rivoluzione, diventa un luogo di cura dei malati. Il dato che la cura coincide con l'obiettivo del medico francese Philippe Pinel cominciò a controllo dei malati. In questo periodo i malati distinguere i malati mentali dai poveri, i vagabondi mentali furono ritenuti tali e la psichiatria venne e gli emarginati, cui prima venivano assimilati. Egli riconosciuta come scienza medica e quindi libera infatti riconobbe la follia come una malattia del
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dalla religione; tuttavia la malattia mentale era ancora considerata inguaribile e soprattutto incomprensibile. Nel '900 si assiste ad un rafforzamento della pratica di reclusione e l'istituzione manicomiale si perfeziona e si specializza nella funzione sociale di contenitore della follia, ma viene meno ad ogni effettivo programma di cura e di riabilitazione. Insomma i manicomi non erano per curare, ma erano in qualche modo per mantenere ed escludere dalla società dei sani i matti, poiché in nessun modo potevano diventare Figura 4. Tony Robert-Fleury. Pinel libera i malati mentali nell’ospedale della Salpêtrière. normali e quindi aiutare pazienti, e dall'altro aiutano i soggetti sofferenti positivamente la società [5]. nelle situazioni più difficili. Agli inizi del ‘900 le Se l'istituzione manicomiale restò immobile, di moderne teorie sulla malattia mentale postulate contro, all'inizio del XX secolo entrarono in scena la dalla psicoanalisi giunsero anche in Italia e fu psicologia e la psicoanalisi. Tuttavia continuava ad proprio in questo periodo che nacque un'accesa essere dominante la considerazione del solo discussione sulla necessità di adottare una legge aspetto organico della malattia mentale, e dato che che regolasse la gestione dei manicomi. Nel il paziente veniva ritenuto irrecuperabile in quanto febbraio del 1904 venne così approvata una legge soggetto ad un danno cerebrale gli si precludeva che restò in vigore fino al 1978. In essa vennero qualsiasi possibilità di riabilitazione. Vennero stabiliti alcuni principi decisivi e validi su tutto il introdotti nuovi trattamenti come la lobotomia territorio. Uno di questi in particolare prevedeva il frontale e l'elettroshock. Contestualmente ricovero solo per i malati pericolosi o che avessero comunque iniziano a diffondersi le teorie dato il pubblico scandalo. Tuttavia, sulla base di psicoanalitiche e i relativi approcci questo principio, chiunque, incaricato di garantire psicoterapeutici, e si deve a Sigmund Freud (1856la pubblica sicurezza e avente un certificato anche 1939) il tentativo di affrontare in altro modo il mendace di pericolosità, avrebbe potuto far disturbo mentale prestando attenzione alla psiche internare una persona. Il manicomio restava del paziente. Ad essa si deve il merito di aver posto sempre e comunque un luogo di controllo e di l'attenzione sulla necessità di capire il sintomo, ordine. Questa legge determina per l'Italia, così anziché reprimerlo attraverso metodi di cura come era avvenuto per altri Paesi europei, il brutali. Nella psicoanalisi la follia viene considerata consolidamento scientifico e giuridico del come la sovrapposizione della parte istintiva manicomio come luogo esclusivo per il trattamento dell'uomo su quella razionale, e nel momento in cui dei disturbi mentali. Anche se rispetto al passato una delle due parti prevale in modo eccessivo costituisce un progresso, la figura del paziente sull'altra il comportamento può apparire psichiatrico è di fatto quella di un carcerato. Nella irrazionale e privo di logica. seconda metà del '900 si faceva intanto strada la Nel 1952 vennero sintetizzati i primi psicofarmaci, convinzione che la malattia mentale potesse anche i neurolettici, che pur agendo sui sintomi della dipendere da fattori sociali, e con essa il schizofrenia aprirono un nuovo orizzonte per un movimento dell'"antipsichiatria". Venne puntato il nuovo approccio alla cura. Questi farmaci dito anzitutto contro la famiglia, luogo dove comunque altro non avevano che l'effetto di venivano inibite le potenzialità del bambino o attenuare i sintomi più gravi e vistosi e di rendere dell'adolescente, che venivano definiti nevrotici o più governabili i momenti crisi, quindi da un lato pazzi se si ribellavano ad una educazione che costituiscono un ulteriore elemento di controllo dei
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puntava al conformismo. La famiglia venne individuata come luogo primario di violenza, non solo nel caso di abusi sessuali e di maltrattamenti, ma anche attraverso il tipo di educazione conformista impartita dai genitori. Il malato di mente cominciò infatti ad essere visto come una vittima dell'oppressione sociale che tentava in tutti i modi di normalizzarlo, spingendolo al conformismo [6]. Con l'antipsichiatria la scienza ufficiale venne accusata di concentrare la sua attenzione sulla malattia individuale e sulle basi organiche, trascurando l'origine sociale dei disturbi psichici. Le cure somministrate nei manicomî del tempo, quali dosi elevate di psicofarmaci, elettroshock e misure costrittive, vennero considerate forme di violenza sociale su persone fragili, che avevano dovuto già subire violenze da parte della famiglia e dalla società per il loro mancato adeguamento al conformismo sociale. L'antipsichiatria voleva appunto tutelare i diritti di queste persone, e alla luce di questi nuovi indirizzi viene rivisitato il concetto di identità della persona e del rapporto tra individuo e contesto sociale [7]. A partire dal 1968, in seguito al susseguirsi di una serie di denunce in merito alle condizioni disumane in cui versavano le persone rinchiuse nei manicomi in Italia, vennero applicate alcune modifiche normative e con la Legge 431 si cominciò a prevedere il ricovero volontario. La Legge 349 del 1977 iniziò invece a considerare la tutela della salute quale diritto fondamentale della persona, e con la Legge 833 del 1978 venne istituito il Servizio Sanitario Nazionale, cioè quell'insieme di funzioni, strutture, servizi e attività che lo Stato deve garantire a tutti i cittadini, senza distinzione di ceto o etnia, per il recupero della salute fisica e psichica. Una vera rivoluzione storica si ebbe con la Legge 180 del 13 maggio 1978, più conosciuta come legge Basaglia. In Italia lo psichiatra Franco Basaglia (1924-1980) riteneva che una società più libera e più giusta avrebbe fatto diminuire anche la malattia mentale e mosse una critica radicale nei confronti dei manicomi. Secondo lui la malattia doveva essere posta in relazione alla società attuale, una società dei consumi e alienante. Con la Legge n. 180 del 1978, furono aboliti in Italia gli ospedali psichiatrici, ed istituiti i servizi di igiene mentale per la cura ambulatoriale dei malati di mente. I principi su cui si basava erano il divieto di costruire nuovi manicomi e la graduale chiusura di quelli esistenti; il trattamento volontario e solo in alcuni casi particolari obbligatorio; il malato doveva
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Figura 5. Franco Basaglia (1924-1980).
restare in ospedale solo per un breve periodo di tempo, e solo in condizioni di emergenza, difficilmente gestibili dalla persona o dalla famiglia. La legge prevedeva inoltre che le Regioni individuassero le strutture adeguate per la tutela della salute mentale. Le Regioni si rivelarono impreparate a gestire il cambiamento, inoltre vi erano enormi differenze tra le une e le altre sulle modalità d'intervento. La società dunque da questo momento in poi cominciò a relazionarsi con la follia, dalla quale si era tenuta distante grazie al suo isolamento nei manicomi. Dice Basaglia: «la follia è una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia». Bibliografia: 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8.
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