Theriaké settembre 2019

Page 1

Theriaké MENSILE DELL’ASSOCIAZIONE GIOVANI FARMACISTI DI AGRIGENTO

Anno II n. 21 Settembre 2019


Sommario

4 Galenica LA GESTIONE DEL LABORATORIO GALENICO/5 Norme di buona preparazione Procedure semplificate Procedure di allestimento dei preparati magistrali e officinali

18 Delle Arti LA PROSPETTIVA DI LEONARDO/1

20 Cultura LA SICILIANITÀ IN VIGNA LA SICILIANITÀ NNI LA VIGNA

28 Fitoterapia&Nutrizione PASSIFLORA INCARNATA Attività biologica delle parti aeree

32 Apotheca&Storia GLI SPAZÎ DELLA FOLLIA La Real Casa dei Matti di Palermo Responsabile della redazione e del progetto grafico: Ignazio Nocera Redazione: Valeria Ciotta, Elisa Drago, Christian Intorre, Federica Matutino, Giorgia Matutino, Carmen Naccarato, Silvia Nocera, Giusi Sanci. Contatti: theriake@email.it Theriaké via Giovanni XXIII 90/92, 92100 Agrigento (AG). In copertina: Leonardo Da Vinci, Studio prospettico per l’adorazione dei Magi. Questo numero è stato chiuso in redazione il 29 – 9 – 2019

2

Collaboratori: Giuseppina Amato, Paolo Bongiorno, Paola Brusa, Fausto D’Alessandro, Gabriella Daporto, Gero De Marco, Corrado De Vito, Roberto Di Gesù, Gaetano Di Lascio, Claudio Distefano, Vita Di Stefano, Carla Gentile, Laura Gerli, Mario Giuffrida, Pinella Laudani, Maurizio La Guardia, Ciro Lomonte, Irene Luzio, Erika Mallarini, Massimo Martino, Giovanni Noto, Rodolfo Papa, Renzo Puccetti, Luigi Sciangula, Emidia Vagnoni, Elena Vecchioni, Fabio Venturella, Aldo Rocco Vitale, Diego Vitello. In questo numero: Paolo Bongiorno, Fonso Genchi, Ciro Lomonte, Ignazio Nocera, Rodolfo Papa, Giusi Sanci.

Theriaké

Anno II Numero 21 – Settembre 2019



1 2

Galenica

LA GESTIONE DEL LABORATORIO GALENICO /5 Norme di buona preparazione Procedure semplificate DM 18 Novembre 2003 Procedure di allestimento dei preparati magistrali e officinali Decreto 22/06/2005 Paolo Bongiorno* Le NBP integrali e quelle dei radiofarmaci sono ampiamente descritte nella FU, dunque descriveremo le “procedure semplificate” integrate dalle disposizioni delle NBP per i punti non previsti dal DM 18/11/03, fra questi vi sono i controlli sul preparato allestito e il calcolo della data limite di utilizzazione. Verranno inoltre illustrati gli adempimenti non strettamente legati al DM 18 Novembre 2003 ma necessari allo svolgimento dell’attività di laboratorio. Tale decreto integra e talora modifica le NBP, stabilendo le procedure minime per l’attività di produzione galenica non sterile realizzata in farmacia. Le variazioni più importanti rispetto alle NBP riguardano la possibilità che l’area destinata al laboratorio galenico possa essere anche non separabile da altri ambienti e la gestione della tracciabilità. Nei capitoli precedenti abbiamo descritto alcune definizioni che per chiarezza riprendiamo. GLOSSARIO Farmacopee in vigore Farmacopea Europea (Ph. Eur. VI ed.), Farmacopea Ufficiale Italiana XII ed. e farmacopee dei Paesi membri dell’UE. Il testo della FU XII ed. riprende e sostituisce a tutti gli effetti quello della XI edizione ed il Formulario Nazionale. La farmacia è obbligata a detenere la Farmacopea Ufficiale, i relativi supplementi e aggiornamenti, e a renderla ostensibile al pubblico, cioè a mostrarla su richiesta. Preparazione magistrale o formula magistrale Medicinale preparato in farmacia in base ad una prescrizione medica destinata ad un determinato paziente. Sono tecnicamente assimilabili ai preparati magistrali anche tutte le miscelazioni, diluizioni, ripartizioni, eseguite per il singolo

paziente su indicazione medica. La prescrizione medica deve tenere conto della L. n. 94/98. Preparazione officinale o formula officinale Medicinale preparato in farmacia in base alle formulazioni presenti in Farmacopee, Formulari ufficiali della UE, Ph. Eur., FU XII ed. nella sezione “Preparazioni farmaceutiche specifiche” (da pag. 1021), che ha sostituito il Formulario Nazionale presente nella IX edizione della Farmacopea. Scala ridotta Il preparato officinale può essere realizzato in scala ridotta, cioè in quantità non superiore a 3 chilogrammi di formulato. Il farmacista può procedere ad una successiva preparazione di una

*Farmacista preparatore iscritto alla SIFAP ed esperto in programmazione e tecnologie informatiche

4

Theriaké

Anno II Numero 21 – Settembre 2019


4 3

Galenica formula officinale purché la scorta non superi comunque i 3 chilogrammi di formulato. Per i preparati soggetti a ricetta medica, la consistenza numerica deve essere documentata sulla base delle ricette mediche presentate dai pazienti. Limiti di accettabilità L'intervallo numerico entro il quale dovrà situarsi il risultato di un eventuale dosaggio quantitativo del(i) principio(i) attivo(i) presente(i) nel preparato. I limiti di accettabilità sono fissati tenendo conto: • della composizione del preparato, • della procedura di preparazione, • del metodo utilizzato per un eventuale controllo del preparato, • del processo di degradazione del principio attivo nel tempo di utilizzazione del preparato. Attività critiche Le attività che hanno influenza sulla qualità della preparazione fornita al paziente. Responsabile Colui che ha il compito di eseguire e/o tenere sotto controllo una attività. Secondo la tipologia e il carico di lavoro della farmacia, possono esistere vari livelli di responsabilità, in modo da avere una piramide in cui i gradi inferiori (operativi) rendicontano al livello immediatamente superiore (gestionale) e questo all’apice, costituito sempre dal responsabile generale (farmacista titolare o direttore). GMP È un acronimo che indica le Good Manufacturing Practices o Norme di Buona Fabbricazione (NBP). CAS Chemical Abstract Service Registry Number è un codice univoco assegnato dall'American Chemical Society che permette di identificare in maniera univoca una sostanza. Botanicals I botanicals sono le sostanze e i preparati vegetali definiti sia come “droga vegetale” intesa come pianta intera, ma anche come alcune delle sue parti in forma non trattata, sia come “preparato vegetale” trattato tramite estrazione, distillazione, spremitura, frazionamento, purificazione, concentrazione, fermentazione, triturazione e

Theriaké

polverizzazione. La documentazione relativa ai botanicals richiede l’utilizzo del nome scientifico della pianta per la sua identificazione, assieme al nome commerciale e al nome comune. Gli altri riferimenti necessari riguardano l’indicazione delle parti della pianta utilizzata, l’origine geografica, le condizioni di coltivazione, il periodo di raccolta e di processo agricolo, la descrizione del processo di preparazione per ogni procedura di manipolazione, la descrizione della forma commerciale e degli elementi caratteristici della pianta. BELFRIT In farmacia possono essere allestite e dispensate senza ricetta preparazioni contenenti sostanze vegetali presenti nella lista delle piante ammesse negli integratori. Nell’ottica di aumentare la tutela dei consumatori e favorire il libero scambio delle merci, si sta cercando di armonizzare le leggi dei diversi Stati membri. A tal fine, Belgio, Francia e Italia, nell’ambito del “Progetto BELFRIT” (dalle iniziali dei tre Paesi), stanno definendo una lista comune di sostanze e preparati vegetali impiegabili negli integratori alimentari che sia valida nei tre Paesi. Novel Foods Sono nuovi prodotti alimentari o i nuovi ingredienti alimentari, disciplinati dalla legislazione alimentare comunitaria con il Regolamento (CE) 258/97, sono tutti quei prodotti e sostanze alimentari per i quali non è dimostrabile un consumo “significativo” al 15 maggio 1997 all’interno dell’Unione Europea (UE), data di entrata in vigore del regolamento medesimo. EU GMP - Annex 1 (European Commission annex = allegato) Propone una classificazione appropriata per i locali (ambienti a contaminazione controllata) di produzione farmaceutica, per i prodotti sterili introduce i limiti per la contaminazione microbiologica, e fornisce criteri di assegnazione della classe appropriata per i diversi locali di produzione a seconda della criticità delle operazioni che vi si svolgono, Classe A, B, C, D per criticità decrescenti. Grado A: ambienti per lavorazioni più a rischio, devono essere dotati di un sistema di distribuzione di aria pulita “a flusso laminare” (dimostrato e convalidato).

Anno II Numero 21 – Settembre 2019

5


6 5

Galenica Grado B: ambienti di preparazione e riempimento in asepsi, complementari al grado A. Grado C/D: per effettuare degli stadi di produzione meno critici. La classificazione del grado di pulizia è in accordo alla EN ISO 14644-1. A Zona di elaborazione critica. Assemblaggio asettico di apparecchiature di riempimento. Connessioni, giunture asettiche (dovrebbero essere sterilizzate a vapore in posizione quando possibile). Miscelazione di composti asettici. Rifornimento di contenitori e chiusure di prodotti sterili. Rimozione e raffreddamento di articoli da sterilizzatori a caldo. Preparazione e supporto di componenti sterili per l'imballaggio primario. Trasferimento sigillante di riempimento asettico di flaconi aperti o parzialmente tappati compresi gli interventi. Carico e scarico di liofilizzatore. B

Zona di supporto diretto alla zona di Grado A di elaborazione critica. Trasporto e preparazione di componenti di attrezzature imballate e articoli ausiliari per l'introduzione nella zona di classe A. Rimozione del prodotto sigillato dalla zona di grado A.

C

Preparazione di soluzioni che devono essere filtrate

D

Pulizia delle attrezzature. Movimenti di componenti e accessori dopo il lavaggio. Attrezzature di assemblaggio da sterilizzare se pulite.

può compilarle secondo le proprie esigenze. Le procedure di pulizia vanno compilate se ci si avvale di personale dipendente (Allegato 2), qualora sia invece il titolare stesso ad occuparsi delle pulizie del laboratorio e delle attrezzature, non è necessario. Nel concreto una procedura operativa dovrebbe stabilire le modalità operative e la sequenza delle operazioni. Devono essere indicare nel dettaglio le attività di pulizia, e l’eventuale igienizzazione del laboratorio e delle attrezzature, la tipologia di detergenti utilizzati, possibilmente attraverso una sequenza precisa di operazioni ed interventi. Dovrebbe essere altresì indicata nel dettaglio la frequenza di ogni singolo intervento. AREA DESTINATA AL LABORATORIO (Art. 4) Può essere: • un locale separato o una zona separata; • una zona separabile attraverso pareti mobili o porte scorrevoli; • una zona non separabile, in questo caso si deve operare a battenti chiusi, salvo casi urgenti, le pareti e il soffitto devono essere lavabili. Zona di lavoro Può essere un ambiente delimitato (ad esempio una stanza) o semplicemente un “angolo” (o un settore) di un locale. In questa seconda eventualità la zona deve poter essere isolata con idonea compartimentazione (non necessariamente sino al soffitto), per evitarne l’attraversamento durante le operazioni di preparazione. Le “procedure semplificate” precisano che, qualora l’area di lavoro non sia separabile, le operazioni di preparazione devono essere effettuate durante l’orario di

FATTORI E NORME CHE INTERESSANO EFFICACIA, QUALITÀ E SICUREZZA DI UNA PREPARAZIONE • Locali e apparecchiature • Contenitori • Qualità delle materie prime (purezza, impurezze, solventi residui, granulometria, stato fisico) • Operazioni di preparazione • Controllo di qualità del preparato • Stabilità del preparato e data limite di utilizzo • Aspetti microbiologici dei preparati • Documentazione in farmacia • Personale • Contratti esterni Istruzioni di pulizia Data ______________ Firma del titolare/direttore LOCALI, AMBIENTE DI LAVORO E PULIZIE Pavimento: aspirare o spazzare, lavare con varechina (o altro) (Art.3) Frequenza giornaliera (o altro) Igiene Sotto il profilo generale, deve essere curato Piani di lavoro: pulire con panno imbevuto di ammonio quaternario, alcool (o altro) l’aspetto igienico dell’ambiente e delle Frequenza: fine lavorazione (o altro) attrezzature. In particolare le “procedure semplificate” precisano che il frigorifero deve Pareti e soffitto: pulire con scopa, eventualmente con spugna imbevuta di soluzione di ammonio quaternario (o altro) essere adeguatamente pulito e, qualora si Frequenza: semestrale (o altro) disponga di personale dipendente incaricato Attrezzatura: asportare residui, eventualmente lavare con acqua delle pulizie, o ci si affidi ad una ditta esterna, è (o altro, ad esempio idoneo detersivo) e alcool necessario redigere adeguate istruzioni per la Frequenza: dopo (o prima di) ogni utilizzo pulizia del laboratorio e delle attrezzature, sia Utensili e vetreria: lavare con acqua (o altro, ad esempio idoneo per quanto riguarda le modalità operative, che detersivo), risciacquare con acqua depurata, eventualmente alcool per la frequenza d’intervento; ogni farmacia Frequenza: dopo (o prima di) ogni utilizzo

6

Theriaké

Anno II Numero 21 – Settembre 2019


7 8

Galenica

chiusura, fatti salvi i casi di urgenza nei quali l’attività di preparazione dei medicinali può avvenire durante l’apertura della farmacia. In tale ipotesi l’accesso alla zona di lavoro deve essere controllato e riservato al personale addetto al compito di preparazione dei medicinali. Secondo logica, comunque, gli spazi destinati al laboratorio e la loro collocazione nella farmacia dovrebbero essere conseguenza del carico di lavoro e del tipo di preparati allestiti. Superficie Non sono stabiliti limiti minimi, se non quelli previsti dalla normativa urbanistica vigente relativa all’altezza del soffitto. Teoricamente, il laboratorio potrebbe essere una “cabina”, ad esempio a vetri, anche posta in un angolo, con all’interno un piano di lavoro. Ad un foro della cabina si potrebbe applicare un aspiratore per polveri; in tal modo si risolverebbe brillantemente il problema della possibile contaminazione crociata con altre sostanze del magazzino e nei confronti dell’operatore e del personale della farmacia. Tra l’altro le operazioni di pulizia sarebbero oltremodo facilitate, in quanto circoscritte ad un ambiente di ridotte dimensioni. Caratteristiche dei materiali Le NBP prevedono alcuni accorgimenti di carattere generale, come pareti e soffitto tinteggiati con pitture che sopportino il lavaggio e l’eventuale sanitizzazione, ma non sono richieste piastrelle o altri particolari rivestimenti come corion, marmo,

acciaio, eccetera. Se richiesto dalla preparazione, luce solare, umidità, temperatura e ventilazione devono poter essere controllate. Si deve disporre di un piano di lavoro di materiale inerte, di facile pulizia e sanitizzazione; quindi qualsiasi materiale rispondente a queste caratteristiche è idoneo. Può, inoltre, essere utile, ma non è obbligatorio, che il banco da lavoro sia provvisto di bordo antigocciolamento o sia spostabile su ruote, che il battiscopa sia arrotondato o che gli angoli siano smussati. Qualora si disponga di un banco da lavoro di legno, trattandosi di materiale poroso, quindi non adatto alla pratica del laboratorio, sarà opportuno rivestirlo con materiali adatti, ad esempio laminato, vetro, eccetera. APPARECCHI E UTENSILI (Art. 5) Devono essere adeguati alla mole di lavoro svolto e comunque quelli previsti dalla Tab. 3 FU. Le bilance devono essere sottoposte a verifica entro 60 giorni dal primo utilizzo ed in seguito ogni 3 anni. Attrezzature È obbligatorio disporre di quanto previsto dalla Tabella n. 6 della Farmacopea. La farmacia si può dotare anche di altre attrezzature adeguate al numero e al tipo di preparazioni; ad esempio, un agitatore magnetico utile per allestire soluzioni, geli, o altro, un emulsionatore per le creme, un termosaldatore per le bustine e quanto necessario per preparazioni specifiche. Apparecchio per il punto di fusione È obbligatorio detenerlo. Se lo strumento funziona elettricamente, il becco bunsen non è richiesto. Qualora non si disponga di un apparecchio elettrico o del gas di città, l’alimentazione del bunsen può essere realizzata con una bombola di gas da campeggio o simile, che, per le sue ridotte dimensioni, non rientra nelle disposizioni sulla sicurezza previste dalla Legge 626/94 per le bombole di grandezza normale.

Theriaké

Anno II Numero 21 – Settembre 2019

7


90

Galenica Bilancia È obbligatorio detenere due bilance a piatti, una sensibile a 1 mg (portata almeno 50 g), l’altra sensibile a 0,50 g (portata almeno 2 kg). In alternativa, la farmacia può decidere di disporre di una sola bilancia elettronica purché sia sensibile a 1 mg e abbia la portata di almeno 500 g. È importante ricordare che le bilance — a piatti o elettroniche — devono essere sottoposte a verifica entro 60 giorni dalla loro prima utilizzazione, e successivamente ogni 3 anni. La prima verifica viene generalmente effettuata dal fabbricante e in tal caso risulta dall’etichetta. Successivamente la competenza della verifica, nonché la vigilanza attraverso interventi compiuti ad intervalli casuali e senza preavviso, è attribuita alla Camera di Commercio; pagando un modesto supplemento si può richiedere alla stessa la verifica al domicilio della farmacia. La verifica può essere eseguita anche da laboratori accreditati presso la Camera di Commercio o ad essa appartenenti. L’esito favorevole della verifica è attestato mediante l’applicazione sulla bilancia di un apposito contrassegno (bollino di colore verde) su cui viene riportata la data entro la quale dovrà avvenire il successivo controllo. Frigorifero Qualora siano presenti materie prime da conservare a temperatura controllata, non c’è dubbio che possa essere utilizzato lo stesso frigorifero impiegato per i medicinali di origine industriale. Al fine di evitare promiscuità, può essere consigliabile destinare un cassetto o un reparto del frigorifero alle sostanze, così come di norma avviene per i medicinali ad uso veterinario tenuti separati da quelli per uso umano, con la dicitura uso veterinario. Sistema di aspirazione per polveri Tale sistema è impropriamente chiamato “cappa” ed è obbligatorio se si allestiscono preparazioni — quali compresse, capsule, tisane, cartine, bustine — che possono sollevare in aria particelle solide. Il sistema funziona aspirando l’aria contenente particelle solide che viene fatta passare attraverso un filtro in grado di trattenerle. Si tratta quindi di un sistema a ciclo interno che non ha nulla a che vedere con l’ambiente esterno. La funzione del sistema di aspirazione per polveri è duplice: da una parte protegge l’operatore evitando che inali particelle solide potenzialmente dannose, dall’altra evita — o quanto meno limita — che le polveri, depositandosi su superfici e materie prime, vadano

8

Theriaké

fatalmente a contaminare altre sostanze determinando la cosiddetta contaminazione crociata (cross contamination). Cappa con filtro a carbone Qualora si impieghino solventi (acetone, etere, benzene, trielina, ammoniaca, eccetera) in grado di generare vapori tossici, per la protezione degli operatori, è necessario adottare provvedimenti atti a impedirne o ridurne, per quanto possibile, lo sviluppo e la diffusione (DPR 303/56, art. 20). In questa ottica, sarebbe consigliabile disporre di una cappa con filtro a carbone in grado di aspirare i vapori di solvente. Passando attraverso i filtri, i vapori vengono trattenuti per adsorbimento su carbone; si tratta, quindi, di un sistema a ciclo interno. Esistono in commercio dei sistemi di aspirazione per polveri “integrati”, dotati anche di filtri a carbone. Cappa a flusso laminare Qualora si allestiscano preparati sterili è necessario disporre di una cappa a flusso laminare unidirezionale, operando secondo le procedure accreditate dalla FOFI e seguendo quanto descritto nelle NBP al paragrafo “Aspetti microbiologici dei preparati; preparati obbligatoriamente sterili”. Documentazione dei locali e delle attrezzature. L’idoneità del laboratorio è implicita all’autorizzazione all’apertura della farmacia. È opportuno tenere traccia delle eventuali modifiche apportate al fine di migliorare la funzionalità del laboratorio e informarne la ASL. Per le attrezzature acquistate in data successiva agli anni 2002/2003 si consiglia di conservare i manuali d’istruzione al fine di rispettare i programmi di manutenzione eventualmente previsti dal produttore. CONTENITORI (Art. 6) Va richiesta una tantum la dichiarazione di

Anno II Numero 21 – Settembre 2019


1 2

Galenica conformità alla FU sottoscritta dal responsabile della qualità o dal legale rappresentante del fornitore. Il contenitore primario deve essere conforme alla FU o alla Ph. Eur. o ad una farmacopea di un Paese dell’UE. Può essere accettabile una marchiatura sul contenitore stesso o sull’imballaggio che ne attesti la conformità. Le “procedure semplificate” dispongono che il fornitore rilasci una tantum una dichiarazione da conservare in farmacia, firmata dal direttore tecnico o dal responsabile, nei seguenti o analoghi termini: «Con la presente dichiarazione certifico che tutti i contenitori ceduti da quest’azienda alla farmacia sono conformi alle specifiche della farmacopea in vigore». Tale dichiarazione non è richiesta per le farmacie che seguono le procedure integrali accreditate dalla FOFI, fermo restando l’obbligo di usare contenitori di farmacopea. Sotto il profilo tecnico il contenitore deve essere pulito prima dell’impiego secondo un programma che preveda, se richiesto, la disinfezione. Inoltre, deve garantire la qualità del preparato per tutto il periodo di validità, e deve consentirne un agevole e razionale prelievo. Può essere sigillato, qualora esigenze tecniche lo rendano consigliabile, come nel caso di bustine termo-saldate, blisters, eccetera. MATERIE PRIME (Art. 7) Va richiesta una tantum la dichiarazione di conformità alle norme brevettuali italiane, sottoscritta dal responsabile della qualità o dal legale rappresentante del fornitore. Anche se possiamo ormai considerare scadute le sostanze acquistate prima del 1° Gennaio 2004, il DM prevede che, per tali sostanze, il titolare della farmacia, ovvero il direttore responsabile, debba annotare sulla confezione che la materia prima è stata acquistata prima di tale data. Le confezioni devono comunque essere numerate, e conservate per 6 mesi dall’ultimo impiego. Per le materie prime acquistate dopo il 1° gennaio 2004 occorre che: • siano accompagnate dal certificato di analisi, datato e sottoscritto dal responsabile di qualità del produttore o del fornitore (le condizioni di conservazione e manipolazione sono sempre riportate in etichetta); • sulla confezione sia riportata una numerazione progressiva e univoca rispetto alle già presenti al 1° gennaio, è necessario (comprovandolo) fare riferimento ai Documenti di Trasporto o fatture del

Theriaké

fornitore; • sul certificato di analisi sia riportata la numerazione attribuita, la data di arrivo o meglio anche la quantità acquistata; • sia riportata sulla confezione la data di primo utilizzo e al momento in cui si esaurisce, la data di ultimo utilizzo; • sia conservato il flacone ed il relativo certificato di analisi per 6 mesi dall’ultimo impiego. La classificazione CAS facilita la ricerca delle materie prime. Le sostanze farmacologicamente attive devono soddisfare la monografia generale della FU “Sostanze per uso farmaceutico”. Resta inteso che se il medico prescrive un preparato la cui realizzazione comporta inderogabilmente l’impiego di sostanze alimentari o cosmetiche (es. la formulazione di un latte detergente), il farmacista darà comunque corso alla preparazione utilizzando quanto prescritto, purché le sostanze rispondano alla monografia generale. Identificazione È responsabilità del farmacista identificare la sostanza in arrivo, ma non viene mai precisato in quale modo, pertanto è a discrezione del farmacista. Potrebbe, ad esempio, essere sufficiente il riconoscimento visivo o un esame organolettico o un saggio di solubilità o una cromatografia su strato sottile o, in presenza di sostanze inorganiche, un punto di fusione. In ogni caso il farmacista è responsabile dell’identità e della qualità delle sostanze utilizzate.

Conservazione La FU non riporta alcuna indicazione, quindi l’unico

Anno II Numero 21 – Settembre 2019

9


3 4

Galenica riferimento è rappresentato dalle eventuali indicazioni che il produttore appone in etichetta. In mancanza, la materia prima si conserva senza particolari accorgimenti. Tale orientamento è per analogia confermato dalla circolare n. 2 del Ministero della Salute del 13/01/00 (GU n. 40 del 18/2/00) relativa ai medicinali di origine industriale (AIC). Sostanze brevettate È consentito l’impiego di sostanze brevettate nella spedizione di ricette magistrali esclusivamente se la sostanza è acquistata presso il produttore o un fornitore che ha ottenuto il consenso alla vendita dal produttore stesso. In proposito è bene ricordare che le “procedure semplificate” prevedono che la farmacia ottenga dal fornitore una dichiarazione di conformità alle norme brevettuali italiane delle materie prime cedute. Tale dichiarazione, che deve essere conservata, viene fornita alla farmacia una tantum, firmata dal direttore tecnico o dal legale rappresentante dell’azienda, può avere la seguente formula o una analoga: «Con la presente si certifica che tutte le materie prime cedute da questa azienda sono conformi alle norme brevettuali italiane». Attenzione: esistono vari tipi di brevetto, tra cui il brevetto d’uso. È possibile citare due esempi: finasteride e memantina. Per entrambe il brevetto sulla sostanza è scaduto, quindi sono acquistabili da qualunque distributore intermedio, che fornendole non disattende la dichiarazione di conformità alle norme brevettuali italiane rilasciata alla farmacia. Tuttavia, entrambe dispongono di un brevetto d’uso, una per l’alopecia androgenetica, l’altra per la terapia dell’Alzheimer, che ne vietano l’impiego in preparati magistrali per queste indicazioni terapeutiche. Certificato di analisi Può essere un documento originale, ma più frequentemente viene inviato alla farmacia in fotocopia. Può anche essere inviato per via informatica, ma le NBP impongono che sia conservato in farmacia in forma cartacea. Deve riportare la denominazione comune e/o il nome chimico, la quantità acquistata, la data di arrivo, il

10

Theriaké

numero di lotto, il nome del produttore e/o il nome dell’eventuale distributore. Inoltre, deve essere datato e sottoscritto dal responsabile di qualità del produttore e/o fornitore, riportando le specifiche di qualità del produttore o quelle rispondenti ai requisiti di una farmacopea, la data limite di utilizzazione e/o rititolazione, le eventuali impurezze e le condizioni di conservazione e di manipolazione. In aggiunta, per le droghe vegetali il titolo riferito ai principi attivi o costituenti caratteristici o ad altri caratteri specifici riportati nelle singole monografie, la denominazione della droga con il nome botanico accettato da una farmacopea o da testi scientifici accreditati (eventualmente con l’indicazione dei sinonimi più comuni), il luogo di origine della droga, se ottenuta da pianta spontanea o coltivata, la data di raccolta, la data di confezionamento, la forma di presentazione (se polvere con indicazione del particle size). SCHEDA DELLE MATERIE PRIME Gli adempimenti relativi alla documentazione possono altresì essere ricondotti ad un unico documento cartaceo, un’opportunità potrebbe essere rappresentata da un’unica numerazione progressiva data alla scheda, all’eventuale scheda di sicurezza o al certificato di analisi ed alla relativa sostanza. La Scheda di materia prima, comunque, non è obbligatoria, dal momento che tutti i dati richiesti dal DM possono essere riuniti sul certificato di analisi, aggiungendo a quelli che normalmente sono presenti (denominazione comune o chimica, nome del distributore, del produttore, numero di lotto, dati analitici, limite di utilizzo, dichiarazione di conformità a farmacopee o alle specifiche del produttore) quelli di competenza del farmacista (numero progressivo, quantità acquistata, data di arrivo del certificato e della sostanza, numero del

Anno II Numero 21 – Settembre 2019


5 6

Galenica documento, data di primo utilizzo, mentre quella di fine utilizzo va riportata solo sulla confezione). Nota. Archiviazione dei certificati di analisi, datati e numerati, o delle eventuali schede di Materia Prima: sarebbe opportuno archiviarli, se la materia prima è ancora in uso in farmacia, in un unico raccoglitore per ordine alfabetico, o per progressione numerica. Una volta terminata la materia prima (quindi apponendo la data di ultimo utilizzo), potrebbe essere opportuno allegare il certificato alla confezione vuota per i 6 mesi prescritti. Potrebbe altresì essere ulteriore garanzia per il farmacista allegare un campione della sostanza o conservare i certificati a parte per periodi anche più lunghi dei sei mesi prescritti. La scelta della fonte di approvvigionamento delle materie prime deve essere effettuata considerando la qualificazione del fornitore che deve dare ogni garanzia per l'attestazione della qualità del prodotto venduto. Per essere qualificato un fornitore, per ogni materia prima, deve attestare: • la provenienza e il nome del produttore (qualora il fornitore sia un rivenditore); • il lotto di produzione; • la data limite di utilizzazione e/o di rititolazione; • l'indicazione dell'appartenenza allo stesso lotto di produzione di tutta la quantità di materia prima fornita; • certificato di analisi, datato e sottoscritto dal responsabile di qualità del produttore, che riporti la rispondenza ai requisiti di farmacopea o alle specifiche di qualità del produttore, la data limite di utilizzazione e/o di rititolazione, le condizioni di conservazione e di manipolazione; • le eventuali impurezze presenti e la loro concentrazione. Le droghe vegetali devono essere fornite alla farmacia in confezione integra, recante in etichetta, anche le seguenti indicazioni: • denominazione della droga e nome botanico della pianta secondo il nome scientifico della specie ufficialmente riconosciuto ed accettato dalle farmacopee o da documenti scientifici particolarmente qualificati, con eventuale indicazione, in parentesi, dei sinonimi più utilizzati; • luogo di origine della droga; • se ottenuta da pianta spontanea o coltivata; • data di raccolta, data di confezionamento e data limite di utilizzazione;

Theriaké

• •

forma di presentazione della droga (se polvere con indicazione del numero); il titolo, che deve essere riferito al o ai principi attivi o costituenti caratteristici o ad altri caratteri specifici, riportati nelle singole monografie.

Data limite di utilizzazione o di rititolazione Se viene superata la data limite di utilizzazione di una materia prima questa può essere analizzata (rititolata), e qualora il titolo sia entro i limiti previsti, può avere assegnata una nuova data limite di utilizzazione (che non deve essere superiore alla metà del periodo di validità iniziale). Tale analisi può essere eseguita in farmacia o affidata a un contrattista esterno. È bene sottolineare che il punto di fusione, la cromatografia su strato sottile, le prove di solubilità, il controllo visivo o organolettico, eccetera, non sono determinazioni quantitative. In ogni caso la scelta del saggio di rititolazione è lasciata al farmacista, come sua è la responsabilità di considerare “valida” la sostanza. In caso di contestazione è obbligatorio seguire il metodo analitico descritto nella F.U. o nella Ph. Eur. Non è vietato tenere sullo scaffale sostanze che abbiano superato la data limite di utilizzazione, in quanto la normativa relativa ai medicinali di origine industriale, che comporta sanzioni penali per la mera detenzione di uno scaduto, non si applica alle sostanze. Tuttavia, è vivamente consigliato di accantonarle per lo smaltimento. Diverso è il caso della sostanza che ha superato la sua data di rititolazione, che può essere tenuta sullo scaffale, in quanto, all’occorrenza, può essere ancora utilizzata dopo averne controllato il titolo, cioè dopo averla rivalidata.

Sostanze pericolose La Legge n. 626 impone che le sostanze classificate come pericolose siano accompagnate dalla “scheda di sicurezza” elaborata dal produttore. La scheda di

Anno II Numero 21 – Settembre 2019

11


7 8

Galenica sicurezza descrive le caratteristiche della sostanza e al punto 15 riporta l’eventuale simbolo di pericolo che le viene attribuito, oltre alle frasi di rischio (R) e ai consigli di prudenza (S); le indicazioni previste al punto 15 della scheda di sicurezza devono essere riportate dal fabbricante in etichetta, secondo la normativa CLP descritta precedentemente. In base all’art. 25 del DLvo 52/97, il fornitore è tenuto a consegnare gratuitamente alla farmacia su supporto cartaceo o elettronico la scheda di sicurezza (SDS). Considerando che ogni scheda è costituita da oltre 10 pagine, la soluzione migliore è quella di ottenere dal fornitore un CD-rom che contenga le schede di sicurezza di tutte le sostanze di cui dispone da tenere a disposizione per la consultazione. Al di là di queste considerazioni, il farmacista può trarre le principali indicazioni sul modo di maneggiare la sostanza (ad esempio indossando occhiali protettivi, guanti, eccetera) e sul tipo di interventi da adottare in caso di contatto accidentale dalle informazioni che devono essere presenti in etichetta. Se si utilizzano sostanze che devono essere smaltite come “rifiuti speciali pericolosi”, oltre alla tenuta dell’apposito registro vidimato presso la Camera di Commercio, è opportuno sottoscrivere, con una ditta certificata, un contratto per lo smaltimento delle stesse — oltrepassata la data di scadenza —, delle acque reflue (cioè le acque di primo lavaggio) e dei residui solidi del laboratorio (strofinacci, carta, residui dei filtri del sistema di aspirazione per polveri, eccetera). È chiaro che la raccolta delle acque reflue e dei residui di lavorazione riguarda solo quelle operazioni in cui sono coinvolte le sostanze definite “pericolose”. Attenzione: la sostanza pericolosa non esaurita, ma non più utilizzabile, deve essere smaltita attraverso ditta certificata; in qualche caso (ad esempio sostanze che riportano sulla scheda di sicurezza la sigla S56 o S60) tale adempimento deve essere rispettato anche se si tratta soltanto del contenitore esaurito. Numerazione e “targatura” dei contenitori Gli adempimenti di questo paragrafo sono obbligatori solo per le farmacie che seguono le “procedure semplificate” del DM 18/11/03. Se si seguono le “procedure integrali” è possibile applicare metodi alternativi e discrezionali che comunque garantiscano la tracciabilità del preparato; ad esempio, il più semplice — e nel contempo il più sicuro — è quello di riportare sul foglio di lavorazione il numero di lotto o di

12

Theriaké

riferimento interno delle sostanze utilizzate nel preparato. Sulla confezione delle sostanze acquistate si deve apporre, facendo riferimento alla fattura di acquisto ovvero al documento di trasporto, un numero progressivo (da riportare anche sul certificato di analisi) e la data di primo utilizzo; la numerazione deve essere unica. Il termine “unica” non è molto felice e forse sarebbe stato meglio dire “univoca”; comunque, al di là del significato che si vuole attribuire al termine, il senso è che deve essere una numerazione progressiva che non consenta possibilità di equivoci. Ad esempio, per le farmacie che movimentano molte sostanze potrebbe essere adottata una numerazione unica annuale (1/08, 2/08, 3/08, e così via). Al momento dell’esaurimento della confezione, deve essere apposta sull’etichetta della stessa la data di ultimo utilizzo; il flacone vuoto deve essere conservato per sei mesi a partire da tale data. Questa metodica non è stata ideata per permettere, in caso di contestazione, il controllo analitico della sostanza all’interno del flacone esaurito, ma per garantire la tracciabilità dei preparati allestiti. Quindi, a titolo di esempio, volendo risalire alla storia tecnica dei preparati, cioè alle materie prime impiegate, tutti i preparati a base di acido salicilico provvisti di una data di preparazione compresa tra le due date — di primo utilizzo e di ultimo utilizzo — riportate sulla confezione dell’acido salicilico sono stati allestiti utilizzando quella confezione di acido salicilico che, una volta esaurita, va conservata per sei. Se in un preparato si è costretti ad utilizzare una sostanza proveniente da due diversi lotti in quanto il primo è esaurito, sulla confezione della materia prima che termina si riporta oltre alla data dell’ultimo utilizzo anche l’ora; sulla confezione che si inizia si riportano i medesimi dati. Considerato che il flacone esaurito ha un valore documentale, deve essere conservato in farmacia o nel magazzino della farmacia. È consentito trasferire una sostanza in un

Anno II Numero 21 – Settembre 2019


0 9

Galenica contenitore che si reputa più idoneo alla sua conservazione, ad esempio da un sacchetto a un flacone, a condizione che si conservi anche il sacchetto. OPERAZIONI DI PREPARAZIONE (Art. 8) CONTROLLI PRELIMINARI Preparazioni magistrali e ricetta medica • Nome del medico • Nome del paziente (sempre auspicabile, obbligatorio per gli stupefacenti) o codice alfanumerico o iniziali • Necessità di eventuali formalismi (es. tutte lettere per le sostanze in Tab. 3 FU e per quelle molto tossiche), con eventuale assunzione di responsabilità in caso di superamento delle dosi massime indicate in Tab. 8 FU • Data di redazione • Firma del medico Superamento delle dosi massime Con l'entrata in vigore dal 02/04/2010 dell'aggiornamento della FU XII ed., a pag. 1366 nel testo di apertura sotto al titolo è stata modificata la parte seguente: «Il controllo delle dosi e la conseguente dichiarazione in caso di iperdosaggio è riferibile ai preparati estemporanei e non ai medicinali di origine industriale per i quali “la sicurezza del dosaggio”, anche in relazione agli eventuali limiti stabiliti per le sostanze correlate, è stata accertata in sede di registrazione dall’Autorità competente. Nel caso di principi attivi non presenti nella Tabella n. 8 il farmacista dovrebbe fare riferimento al “dosaggio massimo” indicato per il medicinale registrato che lo contiene alla concentrazione più elevata». È stato quindi confermato, precisando meglio rispetto alla Circolare Ministeriale n. 800/UCS/AG18722 del 17.02.2004, che il farmacista non è tenuto a richiedere l’assunzione di responsabilità apposta dal medico sulla ricetta quando l’iperdosaggio riguarda la prescrizione di medicinali con AIC (stupefacenti ed ovviamente morfina fiale inclusi), ma solo nel caso delle preparazioni galeniche. Nel caso in cui il principio attivo non rientri fra quelli elencati in Tabella n. 8, la ricetta può essere spedita se il medico lo conferma espressamente per iscritto con una notazione e assunzione di responsabilità.

Theriaké

Il farmacista deve inoltre verificare: • eventuali incompatibilità chimico-fisiche fra i componenti le quali, non essendo riportate nelle monografie delle sostanze presenti in FU e PH EU, vanno in caso di dubbio individuate attraverso testi accreditati di tecnologia farmaceutica, o testi di riferimento come il Martindale che per ogni monografia riporta un capoverso con le incompatibilità; • la possibilità di allestire la preparazione nel proprio laboratorio. Il farmacista ha la facoltà di richiedere il recapito telefonico del paziente, nell’ottica di un migliore rapporto informativo. PREPARAZIONI MAGISTRALI Fonti di legittimazione: • ricetta del medico, veterinario, odontoiatra, ciascuno relativamente alle proprie necessità e competenze; • richiesta ospedaliera; • richiesta di una casa di cura. I preparati magistrali a base di principi attivi contenuti in medicinali di origine industriale che sono soggetti a ricetta limitativa possono essere allestiti soltanto dietro presentazione di ricetta redatta dallo specialista indicato, o da centro ospedaliero, come previsto per il medicinale di origine industriale. La detenzione in farmacia di preparati galenici magistrali senza la relativa prescrizione medica comporta pesanti sanzioni. PREPARAZIONI OFFICINALI Fonti di legittimazione e documentazione: • presenza della formulazione in una farmacopea in vigore, cioè in una farmacopea di uno Stato membro dell’UE; • preparato salutare contenente esclusivamente

Anno II Numero 21 – Settembre 2019

13


1 2

Galenica

piante e/o loro parti, questi possono essere realizzati sia in maniera estemporanea su richiesta del singolo cliente, sia in più esemplari; in entrambi i casi secondo le modalità previste dalle Norme di Buona Preparazione dei medicinali presenti nella FU XII ed. (Nota Ministeriale, prot. 600.12/ AG45.1/706, del 6 dicembre 2002). Un’apposita lista è riportata sul sito del Ministero della Salute alla sezione "Lista erbe ammesse" allegato 1 e relative disposizioni ministeriali particolari per alcuni componenti vegetali, al fine di aumentare il livello di tutela della salute pubblica. Nel caso di preparazioni in più esemplari, preparazioni multiple (cioè in scala ridotta), queste devono essere allestite in quantitativi non superiori ai limiti fissati dalle NBP, cioè non più di 3 Kg di formulato, e devono essere destinate unicamente ai clienti della farmacia, senza mai che quest’ultima si ponga come produttore per conto terzi. Le Norme di Buona Preparazione sono linee guida tecniche da rispettare al fine di ottenere un medicinale di qualità richiesta, supporto imprescindibile all’efficacia e alla sicurezza. Sulla copia (fotocopia, eccetera) della ricetta, se ripetibile, o sull’originale, se non ripetibile, si riportano i seguenti dati: • il numero progressivo della preparazione (desunto dal n. assegnato alla ricetta o al foglio di lavorazione) da riportare in etichetta; • la data di preparazione e la data limite di utilizzazione assegnata al preparato; • gli eventuali eccipienti impiegati per la corretta esecuzione del preparato (ad esempio la composizione dettagliata della miscela di eccipienti quando si allestiscono capsule); • il prezzo praticato, anche espresso in cifra unica; • le avvertenze d’uso e le eventuali precauzioni;

14

Theriaké

la firma del farmacista che ha eseguito la preparazione. La documentazione si elimina dopo sei mesi; fanno eccezione le ricette a base di sostanze stupefacenti soggette a carico e scarico che vanno conservate per almeno 2 anni e quelle, in cui è presente una sostanza dopante, che devono essere conservate sino al 31 luglio dell’anno successivo a quello di spedizione. Per realizzare praticamente questi adempimenti è sufficiente applicare una copia dell’etichetta sulla copia o sull’originale della ricetta apponendo la firma dell’operatore. Per chi impiega le procedure integrali previste dalle NBP e accreditate dalla FOFI è sufficiente riempire e firmare il previsto foglio di lavorazione, anche elaborato per via informatica, ma da conservare in forma cartacea. Il foglio di lavorazione, oltre ai dati tecnici della preparazione, costituisce una copia fedele della ricetta che, come tale, assolve al precetto di conservare copia della ricetta; per le ricette non ripetibili, il foglio di lavorazione si allega alla ricetta. DOCUMENTAZIONE DELLA PREPARAZIONE (Art. 9) E ADEMPIMENTI SUCCESSIVI ALL’ALLESTIMENTO DELLA PREPARAZIONE Per le preparazioni magistrali, Il farmacista in farmacia deve riportare sulla copia della ricetta, se ripetibile, o sull’originale, se non ripetibile, quanto segue: • il numero progressivo della preparazione; • la data di preparazione; • la data limite di utilizzazione ; • gli eventuali eccipienti aggiunti per la corretta esecuzione della preparazione; • il prezzo praticato; • le avvertenze d’uso e le eventuali precauzioni; Il farmacista ha facoltà, in alternativa all’obbligo di indicare i predetti elementi, di apporre sulla copia •

Anno II Numero 21 – Settembre 2019


4 3

Galenica della ricetta, se ripetibile, o sull’originale, se non ripetibile, una copia dell’etichetta. Per quanto riguarda le preparazioni officinali, il farmacista deve utilizzare e compilare in ogni sua parte il foglio di lavorazione descritto più avanti. • Il farmacista preparatore deve apporre la propria firma sulla ricetta o sul foglio di lavorazione. FOGLI DI LAVORAZIONE Il foglio di lavorazione è il documento che individua una determinata preparazione nei suoi elementi caratteristici e ne permette l’individuazione. Si possono distinguere due tipi di foglio di lavorazione a seconda che si tratti di preparazione magistrale o officinale. FOGLI DI PREPARAZIONE DEI PREPARATI MAGISTRALI Per la preparazione magistrale il foglio di lavorazione coincide semplicemente con la ricetta stessa o con la sua copia qualora si tratti di ricetta ripetibile. Ricordiamo che tale “ricetta-foglio di lavorazione” va conservata per sei mesi, a far data dall’ultima registrazione, per cinque anni qualora contenga sostanze presenti nelle tabelle I, II, III, IV della Tabella 7. La compilazione può essere effettuata in due modi. A) Si riportano per iscritto sulla ricetta (o sua copia) i seguenti dati. • Numero progressivo della preparazione (numerazione interna liberamente determinata dal farmacista). Può essere un semplice valore progressivo nel caso di un basso volume di allestimenti oppure più articolato, ad esempio introducendo anche l’anno (1/04, 2/04...) nel caso di una maggiore attività oppure metodi equivalenti). • Data della preparazione (giorno mese ed anno in cui si effettua la preparazione). • Data limite di utilizzo (si deve indicare il giorno, mese ed anno entro cui la preparazione può essere utilizzata). • Eventuali eccipienti aggiunti e non presenti

nella ricetta (tipo, quantità e unità di misura delle sostanze utilizzate per consentire un corretto allestimento tecnico e non previste espressamente dal medico prescrittore). • Il prezzo praticato (il prezzo calcolato secondo il Tariffario Nazionale vigente, e scorporato nei suoi costituenti principali, sostanze, onorario, diritti addizionali, recipiente). • Le avvertenze d’uso e le eventuali precauzioni (note informative atte a rendere sicuro l’utilizzo della preparazione). • Firma del preparatore (comma 4). B) In alternativa al metodo “A” il farmacista può apporre direttamente copia dell’etichetta sulla ricetta (o sua copia), poiché questa contiene obbligatoriamente gli stessi dati previsti al punto precedente. Ci si deve ricordare comunque di firmare anche in questo secondo caso la ricetta. Benché non richiesto espressamente nel decreto è bene che nel foglio di lavorazione sia riportata una nota con riferimento ai controlli effettuati (vedi cap. specifico). Nelle Norme di Buona Preparazione dei medicinali in farmacia vengono richieste le procedure e le istruzioni operative che descrivano nel dettaglio tutte le operazioni relative alle varie fasi della preparazione (che potranno avere carattere generale per le preparazioni magistrali, ad esempio

Theriaké

Anno II Numero 21 – Settembre 2019

15


6 5

Galenica indicati con la loro denominazione comune internazionale. Non occorre riportare il numero di lotto o la numerazione interna delle sostanze). • Quantità (si indica la quantità e l’unità di misura utilizzata per singola sostanza nella produzione complessiva del lotto). • Periodo di validità (si deve indicare il giorno, mese ed anno entro cui la preparazione può essere utilizzata). • Firma del preparatore (firma del farmacista che esegue materialmente la preparazione). Nel caso esista la possibilità che diversi farmacisti si occupino di allestimento è opportuno evidenziare anche a stampatello nome e cognome del preparatore. Benché non richiesto espressamente nel decreto, è bene che nel foglio di lavorazione sia riportata una nota con riferimento ai controlli effettuati. Per garantire la tracciabilità, il foglio di lavorazione deve essere compilato anche se si esegue un officinale estemporaneamente in una sola unità, e quando si allestiscono preparati di erboristeria. Questi ultimi devono essere esclusivamente per uso orale e a base di piante (e derivati) e loro parti riportate in un apposito elenco presente sul sito del Ministero della Salute. Inoltre devono essere ottenuti secondo le NBP (foglio di lavorazione, quantità non superiore a 3 kg, eccetera) e venduti direttamente e unicamente ai clienti della farmacia.

Foglio di Lavorazione Titolo della preparazione: Argento proteinato 1% gocce nasali Data: 23/09/19 Numero progressivo: 601 Quantità totale allestita: 1500 ml Sostanze: Quantità: 1. Argento proteinato 15 g 2. Acqua depurata bollita q.b. a 1500 ml L’intera quantità è stata ripartita in 50 flaconi contagocce da 30 ml. Periodo di validità: 90 giorni la confezione integra (15 giorni dal primo utilizzo). Firma del preparatore

per forma farmaceutica). La finalità di questo oneroso impegno è di permettere la tracciabilità del percorso di preparazione. I requisiti espressi negli articoli 8 e 9 del DL 18/11/2004, seppure in forma semplificata, hanno lo stesso obbiettivo: garantire il più possibile la documentabilità delle operazioni svolte. FOGLI DI LAVORAZIONE DEI PREPARATI OFFICINALI Le procedure semplificate prevedono obbligatoriamente la compilazione di un foglio di lavorazione secondo la logica che l’officinale può venire allestito senza la presenza di una ricetta. Per la preparazione officinale il foglio di lavorazione è rappresentato dall’allegato 1 al DM 18/11/03. Esso deve essere compilato integralmente, deve essere conservato per sei mesi e deve riportare i seguenti dati. • Titolo (ossia il nome) della preparazione (definizione prevista dalla FU XII al capitolo “Preparazioni farmaceutiche specifiche” oppure da farmacopee di stati membri dell’Unione Europea da cui si desume la preparazione). • Data (giorno, mese ed anno in cui si effettua la preparazione). • Numero progressivo (numerazione interna come precedentemente indicato). • Quantità totale allestita (quantità in grammi di formulato allestito, vale a dire di massa da ripartire e non di dosi prodotte. È opportuno tuttavia indicare a fianco il numero di contenitori ottenuti e la loro capacità; ad esempio 2000 grammi per un totale di 20 bottiglie da 100 grammi ciascuna). • Sostanze (si indicano le sostanze utilizzate, sia principi attivi che eccipienti e solventi,

16

Theriaké

Bibliografia e sitografia: 1. 2. 3.

4. 5. 6. 7.

Farmacopea Ufficiale della Repubblica Italiana XII ed., Istituto Poligrafico della Zecca dello Stato. Bettiol F., Manuale delle preparazioni galeniche. Tecniche Nuove, 2016. Società Italiana Farmacisti Preparatori, Procedure e norme di buona preparazione: https://www.sifap.org/procedure-norme-di-buonapreparazione Ministero della Salute: http://www.salute.gov.it/portale/home.html Sifit (Società Italiana di Fitoterapia): http://www.sifit.org/ Facoltà di Farmacia Università di Roma: http://dctf.uniroma1.it/galenotech/ Federfarma Wiki: http://wiki.federfarmaroma.com/index.php?title=Norme_ di_Buona_Preparazione_-_NBP

Anno II Numero 21 – Settembre 2019



1 2

Delle Arti

LA PROSPETTIVA DI LEONARDO /1

Rodolfo Papa Data l’importanza attribuita al rilievo dei corpi, la prospettiva riveste un ruolo centrale che articola la figura, il colore e l’ombra. La prospettiva è lo strumento principale per la rappresentazione pittorica conforme alla realtà. Nel Libro di pittura Leonardo propone un percorso di formazione per il pittore che parte dall’apprendimento della prospettiva, per poi procedere verso lo studio Figura 1. Leonardo Da Vinci, Studio prospettico dell’Adorazione dei Magi. delle misure e proporzioni delle cose, muovendosi, ancora una volta, sul l’occhio le altre due hanno derivazione da l’aria duplice registro dei buoni e varii maestri e della interposta infra l’occhio e li obbietti da esso occhio realtà naturale; solo alla fine il giovane potrà veduti» (II, 136). mettere l’”abito” della effettiva pratica pittorica (II, La prospettiva consente al corpo di essere presente 47). nella realtà bidimensionale della superficie Leonardo propone tre tipi di prospettive «cioè pittorica: proprio il passaggio dalla figura al corpo è diminuzion delle figure de’ corpi, diminuzion della la chiave di volta della scienza della pittura. magnitudini loro e diminuzion de’ loro colori» (II, Alla conoscenza prospettica di Leonardo 136). Esistono, dunque, la prospettiva lineare, la concorrono numerose osservazioni naturali, studi prospettiva di spedizione, cioè del grado di di ottica e di geometria, testimoniati in definizione dei dettagli e la prospettiva dei colori e innumerevoli fogli dei Codici. «di queste tre prospettive la prima ha origine da Egli conduce numerosi studi relativi alla prospettiva lineare; teso nella volontà di capire come la realtà si presenta allo sguardo e come è possibile, dunque, rappresentare una realtà che appaia come vera. Egli negli studi di ottica compone geometria ed anatomia, in quanto l’anatomia dello strumento visivo, ed anche il fatto che gli occhi sono due, sono legati in modo inestricabile al percorso dei raggi luminosi nella dinamica della visione. Egli considera le classiche teorie della estromissione o intromissione dei raggi luminosi, e, nonostante alcune incertezze, predilige quella Figura 2. Leonardo Da Vinci, Cenacolo Convento di Santa Maria delle Grazie, Milano.

18

Theriaké

dell’intromissione, come appare

Anno II Numero 21 – Settembre 2019


4 3

Delle Arti

L’AUTORE Rodolfo Papa, pittore, scultore, teorico, storico e filosofo dell’arte. Esperto della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Docente di Storia delle teorie estetiche presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose Sant’Apollinare, Roma; il Master di II Livello di Arte e Architettura Sacra dell’Università Europea, Roma; l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Santa Maria di Monte Berico, Vicenza; la Pontificia Università Urbaniana, Roma. È Accademico Ordinario della Pontificia Insigne Accademia di Belle Arti e Lettere dei Virtuosi al Pantheon. Presidente della Accademia Urbana delle Arti. Tra i suoi scritti si contano circa venti monografie e alcune centinaia di articoli (“Arte Cristiana”; “Euntes Docete”; “ArteDossier”; “La vita in Cristo e nella Chiesa”; “Via, Verità e Vita”, “Frontiere”, “Studi cattolici”; “Zenit.org”, “Aleteia.org”; …). Come pittore ha realizzato interi cicli pittorici per Basiliche, Cattedrali, Chiese e conventi (Basilica di San Crisogono, Roma; Basilica dei SS. Fabiano e Venanzio, Roma; Antica Cattedrale di Bojano, Campobasso; Cattedrale Nostra Signora di Fatima a Karaganda, Kazakistan; Eremo di Santa Maria, Campobasso; Cattedrale di San Panfilo, Sulmona; chiesa di san Giulio I papa, Roma; San Giuseppe ai Quattro Canti, Palermo; Sant'Andrea della Valle, Roma …).

già nel primo foglio del Codice Ashburnham 2038, che è della fine del Quattrocento, in cui egli si rivela contrario all'emissione dagli occhi dei raggi visuali. Queste indagini ottiche di Leonardo sono da leggere nel quadro della scienza della pittura e in modo particolare si relazionano alla costruzione della prospettiva. Leonardo sembra avere piena coscienza anche delle cosiddette “aberrazioni marginali”, che studia dal punto di vista ottico-geometrico, si veda l’esempio del colonnato, detto anche delle “tre colonne”. Leonardo conosce le varie discrepanze tra l’immagine visiva e la costruzione prospettica, motivate dall’interazione reale degli occhi, dal movimento, dalla sfericità della retina, e dal fatto che la stessa prospettiva dipinta viene sottoposta alle alterazioni della visione, una volta osservata. Su questo passaggio dalla realtà alla sua rappresentazione, Leonardo conduce interessanti studi. Egli riprende la tradizione brunelleschiana dello specchio come strumento prospettico, ma la approfondisce teoricamente. Egli trova nelle superfici specchianti la condizione migliore per studiare il passaggio dal corpo reale alla superficie rappresentativa, in questi termini lo specchio diventa il migliore punto di riferimento per verificare l’efficacia realistica dell’opera pittorica. La prospettiva lineare rende reale la scena collocandola nello spazio. La migliore applicazione della prospettiva nella pittura si trova nel Cenacolo, dove la costruzione prospettica costruisce una vera stanza nel refettorio di Santa Maria delle grazie (sebbene oggi difficilmente fruibile per la diversità

Theriaké

di altezza del pavimento), in modo che la scena rappresentata è realmente collocata nell’ambiente.

Anno II Numero 21 – Settembre 2019

19


1

Cultura

LA SICILIANITÀ IN VIGNA LA SICILIANITÀ NNI LA VIGNA Ciro Lomonte* Nella navata centrale del Duomo di Monreale, incuneato al di sopra di due archi ogivali del fianco meridionale, c’è un bellissimo pannello musivo del XII secolo, che descrive la scena narrata nell’Antico Testamento (Genesi 9, 20-23) ambientata sul Monte Ararat (Figura 1). «Ora Noè, coltivatore della terra, cominciò a piantare una vigna. Avendo bevuto il vino, si ubriacò e giacque scoperto all’interno della sua tenda. Cam, padre di Cànaan, vide il padre scoperto e raccontò la cosa ai due fratelli che stavano fuori. Allora Sem e Iafet presero il mantello, se lo misero tutti e due sulle spalle e, camminando a ritroso, coprirono il padre scoperto; avendo rivolto la faccia indietro, non videro il padre scoperto».

Traduzione in lingua siciliana di Fonso Genchi** Nni la navata centrali di lu Domu di Murriali, ncugnato ncapu a dui archi ogivali situati nta lu ciancu meridionali, cc’è un bellìssimu pannellu musivu di lu XII sèculu, chi descrivi la scena narrata nni l’Anticu Testamentu (Genesi 9, 20-23) ambientata supra a lu Munti Ararat (Figura 1). «Ora Noè, cultivaturi di la terra, accuminciò a chiantari na vigna. Avennu bivutu vinu, si mbriacò e si stinnicchiò nudu a l’internu di la so tenna. Cam, patri di Cànaan, vitti a lu patri nudu e ci lu cuntò a li so' dui frati chi stàvanu fora. Allura Sem e Iafet pigghiaru lu mantellu, si lu mìsiru tutti dui supra a li spaddi e, turnannu nnarreri, cupreru a lu patri nudu; avennu tinutu la facci vutata, non vìttiru a lu patri nudu».

*Architetto. Ha creato la Monreale School of Arts & Crafts. Vice coordinatore del Master in Storia e Tecnologie dell’Oreficeria dell’Università di Palermo. Docente presso il Master di II livello in Architettura, Arti Sacre e Liturgia dell’Università Europea di Roma. Ha curato l’edizione italiana del libro di Steven J. Schloeder, L’Architettura del Corpo Mistico, Progettare chiese secondo il Concilio Vaticano II, L’Epos, Palermo 2005. Insieme a Guido Santoro ha scritto Liturgia, Cosmo, Architettura, Cantagalli, Siena 2009. È redattore della rivista telematica Il Covile. **Studioso di lingua siciliana. È spesso invitato in varie parti di Sicilia a tenere conferenze e corsi su questa tematica. Per quattro anni ha diretto i seminari sulla lingua e letteratura siciliane organizzati dalla Società per l'Amicizia tra i Popoli di Palermo. È autore del programma culturale televisivo in lingua siciliana Stupor Mundi, in onda dal 2011 su TVM Palermo. È Presidente dell'Accademia della Lingua Siciliana.

20

Theriaké

Anno II Numero 21 – Settembre 2019


2

Cultura

Figura 1. Duomo di Monreale (PA), sec. XII.

È l’inizio simbolico della grande avventura reale dei vini nel Mediterraneo, che ci avrebbe portato dagli albori dell’umanità fino alle prelibatezze prodotte da Le Sette Aje nella Valle del Belìce. Noè dovette sorseggiare un vino molto forte, che lo colse alla sprovvista e lo stordì. Anticamente non a caso il nettare dell’uva si allungava con l’acqua, come si comprende dal servizio da enologo di quel tal Eupolemo da Morgantina. Nove dei sedici oggetti custoditi oggi nel Museo di Aidone sembrano destinati al simposio: due grandi coppe (mastoi) con i piedi a forma di maschere teatrali dove si mescolava il vino con l’acqua e aromi vari; la brocchetta (olpe) e l’attingitoio (kyathos) per servirlo; le quattro coppe, di cui tre con il medaglione sul fondo e una con decorazione a reticolo, e la tazza a due anse, per berlo. Infine c’è il pezzo forse più bello e perfetto, il medaglione con la raffigurazione di Scilla, appartenente forse ad un piatto o ad una coppa. La presenza di Scilla, il mostro marino descritto da Omero nell’Odissea, nel fondo di una coppa per bere, è stata interpretata quasi come un avvertimento minaccioso sui rischi cui si va incontro bevendo tanto vino; la ninfa, terribile nelle sue estremità trasformate in teste di cani feroci e nei serpenti che avvolgono il suo busto

Theriaké

È l’iniziu simbòlicu di la granni avvintura reali di li vini nta lu Mediterraneu, chi ni purtò di l'alburi di l’umanità sinu a li manciunarìi produtti da Le Sette Aje nta la Vaddi di lu Bilìci. Noè appi a pastiari un vinu assai forti, chi lu pigghiò a la sprovista e lu sturdìu. E non è un casu ca anticamenti lu nèttari di la racina s'allungava cu l’acqua, comu si capisci di lu serviziu comu enòlogu di un tali Eupolemu di Morgantina. Novi di li sìdici oggetti sarvati oji nta lu Museu di Aiduni pàrinu destinati a lu simposiu: dui granni coppi (mastoi) cu li pedi a forma di màscara teatrali unni si mmiscava lu vinu cu l’acqua e aromi vari; la quartaredda (olpe) e la scutedda (kyathos) pi servillu; li quattru coppi, di cui tri cu lu medagghiuni nni lu funnu e una cu decorazioni a retìculu, e la tazza a dui mànici, pi bivillu. Nfini cc’è lu pezzu forsi chiù beddu e perfettu, lu medagghiuni cu la raffigurazioni di Scilla, appartinenti forsi a un piattu o a na coppa. La presenza di Scilla, lu mostru marinu descrittu da Omeru nni l’Odissea, nni lu funnu di na coppa pi bìviri, si interpetrau quasi comu 'n avvertimentu amminazzusu supra li rìsichi ca si cùrrinu bivennu troppu vinu; la ninfa, terrìbili nni li so' estremità trasfurmati in testi di cani feroci e nta li serpenti chi ammògghianu lu so bustu, chi

Anno II Numero 21 – Settembre 2019

21


3

Cultura

Figura 2. Servizio da enologo di Eupolemo di Morgantina (III sec. a. C.), Aidone (EN) Museo archeologico. A sinistra coppa; a destra medaglione raffigurante Scilla nell’atto di scagliare un masso.

però arresta chiddu di na fìmmina bellissima, è che però rimane di una donna bellissima, è rappresentata mentri scagghia un macignu contra a rappresentata mentre scaglia un macigno contro il lu bevituri (Figura 2). bevitore (Figura 2). Di li iscrizioni grechi incisi supra li pezzi, tutti Delle iscrizioni greche incise sui pezzi, tutte di di granni interessu, na pocu fannu riferimentu a un grande interesse, alcune fanno riferimento a un personaggiu chi forsi avìa statu l’ùltimu propietariu personaggio che poteva essere stato l’ultimo di lu tesoru, un certu Eupolemu chi misi lu so nomu proprietario del tesoro, un certo Eupolemo che ha supra l’arula e la pìssidi cu figura fimminina chi teni apposto il suo nome sull’arula e sulla pisside con in brazzu a un picciriddu (Figura 3). Si puru lu figura femminile che tiene in braccio un bambino nomu è documentatu nta àutri banni, un Eupolemu (Figura 3). Benché il nome sia documentato altrove, è notu puru a Morgantina comu citatinu ca nni la un Eupolemo è noto anche a Morgantina come un secunna mità di lu III sèculu a.C. è pruvatu ca si cittadino che nella seconda metà del III secolo a.C. è trova nni li vicinanzi di la casa unni si scuprìu lu attestato nelle vicinanze della casa dove fu trovato il tesoru. Pari probàbili, pi motivi stilìstici e tesoro. Sembra probabile, per motivi stilistici e iconogràfici, chi li diversi pezzi di lu tesoru di iconografici, che i diversi pezzi del tesoro di Morgantina foru criati da artìfici siragusani nni lu Morgantina siano stati prodotti da artigiani perìodu ieronianu, nni la siracusani nel periodo ieroniano, secunna mità di lu III sèculu nella seconda metà del III secolo a.C., na pocu di oggetti chi a.C., un insieme di oggetti che dannu nfurmazioni circa atti informano su atti privati di privati di pirsuni comu individui come Eupolemo ma Eupolemu ma puru circa li putìi anche sulle botteghe specializzati di na granni specializzate di una grande metròpuli comu Siragusa. metropoli come Siracusa. La vitivinicultura rappresenta lu La vitivinicoltura rappresenta il setturi produttivu strascinanti settore produttivo trainante per pi l’economìa di la zona di Santa l’economia della zona di Santa Margarita di Bilìci. Duranti li Margherita di Belìce. Nel corso sèculi la viti e lu vinu hannu dei secoli la vite ed il vino sono statu na presenza costanti nni stati una presenza costante in questo territorio, dai baroni stu territoriu, di li baruni Figura 3. Servizio da enologo di Eupolemo di Corbera ai principi Filangieri di Morgantina (III sec. a. C.), Aidone (EN) Museo Corbera a li prìncipi Filangieri Cutò ai principi Tomasi di archeologico. Pisside raffigurante una donna con di Cutò a li prìncipi Tomasi di in braccio un bambino. Lampedusa ai principi Starrabba Lampidusa a li prìncipi di Giardinelli. Si è trattato nella maggior parte dei Starrabba di Giardinelli. Si trattau quasi sempri di casi di veri principi, signori di territori popolati da veri prìncipi, signuri di territori populati di

22

Theriaké

Anno II Numero 21 – Settembre 2019


4

Cultura

contadini e maestranze operosi, capaci del mecenatismo proprio degli animi più nobili e ben coltivati [1]. Da questo punto di vista, il grande Giuseppe Tomasi di Lampedusa non rende giustizia alle doti degli aristocratici siciliani. Il panorama varietale, costituito sino a pochi decenni or sono da pochi vitigni (Catarratto, Trebbiano, Inzolia, Grillo, Nerello mascalese, Sangiovese), ha subito un radicale rinnovamento grazie alla valorizzazione di alcune varietà autoctone (Grecanico, Nero d’Avola) e l’introduzione di alcuni vitigni internazionali (Chardonnay, Merlot, Cabernet Sauvignon, Syrah). Un notevole contributo allo sviluppo è stato infine il riconoscimento delle diverse Denominazioni di origine controllata della zona: Contessa Entellina, Sambuca di Sicilia, Santa Margherita di Belìce, Salaparuta e Menfi. La biodiversità è molto ricca in Sicilia, ma quella della vite non è significativa quanto quella dei grani antichi e degli olivi. Il settore si è molto sviluppato negli ultimi decenni, grazie anche alla presenza di operatori provenienti da altre aree. Soprattutto sono state importate dal nord competenze relative al processo di vinificazione. In passato si è data preferenza ai vini da taglio. Poi è stato “scoperto” il Nero d’Avola. Sono state valorizzate le varietà autoctone come il Catarratto, il Grillo, l’Inzolia. Un’altra produzione locale di gran pregio è il Passito. Proprio Le Sette Aje sono protagoniste della creazione di un nuovo passito, straordinario, a partire da uve Grillo. A proposito dell’uva Insolia, Ansonica o Inzolia, è giusto citare in questi luoghi un passo del libro sul Principe Corbera di Salina. «Nella circoscritta ombra dei sugheri il Principe e l’organista si riposarono: bevevano il vino tiepido dalle borracce di legno, accompagnavano un pollo arrosto venuto fuori dal carniere di don Fabrizio con i soavissimi “muffoletti” cosparsi di farina cruda che don Ciccio aveva portato con sé; degustavano la dolce “insòlia” quell’uva tanto brutta da vedere quanto buona da mangiare; saziarono con larghe fette di pane la fame dei

Theriaké

cuntadini e maistranzi operusi, capaci di mecenatìsimu propiu di li ànimi chiù nòbili e cultivati [1]. Di stu puntu di vista, lu granni Giuseppi Tomasi di Lampidusa non renni giustizia a li doti di l'aristocràtici siciliani. Lu panorama di varietà, costituito sinu a na pocu di decenni nnarreri di picca varietà di viti (Catarrattu, Trebbianu, Nzolia, Griddu, Nerellu ascalisi, Sangiuvisi), subiu un radicali rinuvamentu grazi a la valurizzazioni di alcuni varietà autoctoni (Grecànicu, Nìuru d’Àvula) e l’introduzioni di alcuni varietà di viti internazionali (Chardonnay, Merlot, Cabernet Sauvignon, Syrah). Nfini, lu ricanuscimentu di li diversi Denominazioni di origine controllata di la zona rappresentau un rilevanti contributu a lu sviluppu di la zona: Cuntissa, Sammuca, Santa Margarita, Salaparuta e Mènfrici. La biodiversità è assai ricca in Sicilia, ma chidda di la viti non è accussì significativa comu chidda di li grani antichi e di l'alivi. Lu setturi si sviluppau assai nta l'ùltimi decenni, grazi macari a la presenza di operaturi provenienti di àutri banni. Supratuttu foru mpurtati di lu nord cumpetenzi relativi a lu processu di vinificazioni. In passatu si desi preferenza a li vini di tagghiu. Poi si "scuprìu" lu Nìuru d’Àvula. Si valurizzaru li varietà indìgeni comu lu Catarrattu, lu Griddu, la Nzolia. Nàutra produzioni locali di granni preggiu è lu Passitu. Propiu Le Sette Aje sunnu protagonisti di la criazioni di un novu passitu, straordinariu, a partiri di la racina Griddu. A propòsitu di la racina Nzolia o Ansònica, è giustu nni sti lochi ammuntuari un passu di lu libru chi parra di lu Prìncipi Corbera di Salina. «Nni la circuscritta umbra di li sùvari lu Prìncipi e l’organista s’arripusaru: bivìanu vinu tèpidu di li burracci di lignu, accumpagnàvanu un pollu arrustutu vinutu fora di la sacchina di don Fabriziu cu li suavìssimi “muffuletti” ricuperti di farina cruda chi don Cicciu avìa purtato cu iddu; tastàvanu la duci nzolia, dda racina accussì ladia di vidiri ma accussì bona di manciari; saziaru cu larghi feddi di

Anno II Numero 21 – Settembre 2019

23


5

Cultura

Figura 4. Il Gattopardo, 1963, regia di Luchino Visconti. Don Fabrizio Corbera (Burt Lancaster) e l’organista Ciccio Tumeo (Serge Reggiani).

bracchi che stavano di fronte a loro impassibili come uscieri concentrati nella riscossione dei propri crediti» [2] (Figura 4). Sulla produzione dell’Insolia si trovano appassionanti testimonianze anche a Palazzo d’Aumale, a Terrasini. Negli ultimi anni i vini siciliani hanno vinto diversi premi nelle manifestazioni di settore. È stata favorita con arte una moda del made in Sicily (fattu ‘n Sicilia). Per crescere nella stessa direzione occorre recuperare sempre di più le tecniche di lavorazione che vengono dalla sapienza antica. La Sicilia deve far leva soprattutto sulla qualità, per es. la coltivazione ad alberello delle viti, inadatta alla raccolta meccanizzata dei grappoli come la coltivazione a spalliera. In questo Leonardo Cannata è un modello di ascolto della natura e saggezza. Sa usare ad arte, quando serve, anche la soluzione a spalliera. Bisogna fare molta attenzione all’inaridimento dei terreni. Occorre favorire il rimboschimento, su terreni pubblici e privati. L’humus deve tornare ad essere ubertoso per via dei processi naturali. L’uso di fertilizzanti Figura 5. Micorrize chimici impoverisce sempre di più il suolo. Non a caso ne Le Sette Aje si presta una cura tutta speciale al trattamento con le micorrize (Figura 5) (in parte ancora un enigma per gli studiosi), quel tipo di associazione simbiotica tra

24

Theriaké

pani la fami di li bracchi chi stàvanu 'n facci a iddi impassìbili, comu usceri cuncintrati nni lu riscutimentu di li propi crèditi» [2] (Figura 4). Circa la produzioni di nzolia si tròvanu appassiunanti testimunianzi macari a Palazzu d’Aumali, a Terrasini. Nni l'ùltimi anni li vini siciliani vinceru diversi premi nni li manifestazioni di setturi. Si favurìu cu arti na moda di lu made in Sicily (fattu ‘n Sicilia). Pi crìsciri nni la stissa direzioni s'hannu a ricuperari sempri chiossai li tècnichi di lavurazioni chi vennu di la sapienza antica. La Sicilia havi a fari leva supratuttu supra la qualità, p. es.: la cultivazioni 'a arvuliddu' di li viti, inadequata a la ricota meccanizzata di li rappi comu la cultivazioni 'a spaddera'. Nni sti cosi Leonardo Cannata è un modellu di ascutu di la natura e saggizza. Sapi usari ad arti, quannu servi, puru la soluzioni 'a spaddera'. S'havi a stari accura cu l’inaridìrisi di li terreni. S'havi a favuriri la chiantata di àrvuli in terreni pùbblici e privati. L’humus havi a turnari ubertusu a causa di li processi naturali. L’usu di fertilizzanti chìmici mpuvirisci sempri chiossai lu solu. Non è un casu ca nni Le Sette Aje si duna na cura tutta speciali a lu trattamentu cu li micorrize (Figura 5) (in parti ancora un enimma pi

Anno II Numero 21 – Settembre 2019


6

Cultura

Figura 6. Le affinità elettive, 1996, regia di Paolo e Vittorio Taviani.

un fungo e le radici della pianta superiore. La ricerca chimica di per sé apporta notevoli aiuti al progresso. L’industria chimica invece, per ragioni di guadagno senza scrupoli, a volte impone prodotti la cui bontà andrebbe prima verificata. C’è inoltre un male oscuro della nostra epoca che è il volere imporre alla natura idee avulse dalla realtà, perdendosi nei meandri oscuri dell’alchimia esoterica. Prendiamo il caso eclatante del famoso romanzo di Johann Wolfgang von Goethe, Le affinità elettive (1809) [3] (Figura 6). La trama dell’opera manifesta una profonda incomprensione della persona umana e la giustificazione di legami e tradimenti sulla base di attrazioni alchemiche preconcette. La chimica sostituirebbe la volontà e le passioni? È grave che si manipoli la natura umana sulla base di fraintendimenti antropologici fraudolenti. È grave pure che si vogliano piegare i prodotti della natura al mero profitto oppure alle sperimentazioni più luciferine. C’è chi cerca morbosamente di produrre chimere, soprattutto in tempi di enormi progressi delle biotecnologie. Sono gli stessi eredi di varie forme di gnosticismo che odiano la materia e vogliono manipolarla per accelerare la ricongiunzione con l’Uno. Va rilevato che c’è qualcosa di congenito nell’animo dei Siciliani — un popolo profondamente incline alla riflessione ed alla sapienza — che li rende diffidenti nei confronti delle diverse forme di razionalismo e di spiritualismo. Una cosa è l’uso della ragione un’altra i mostri generati dagli incubi della ragione o dalle pseudo visioni autoreferenziali. La Sicilia autentica nutre una profonda idiosincrasia nei confronti

Theriaké

li studiusi), tipu di associazioni simbiòtica ntra na funcia e li ràdichi di la pianta superiuri. La ricerca chìmica, idda sula, apporta notèvuli aiuti a lu progressu. L’industria chìmica, inveci, pi ragiuni di guadagnu senza scrùpuli, a voti imponi produtti senza nudda verìficazioni di la so reali qualità. In oltri cc'è un mali oscuru di la nostra època chi è lu vuliri impòniri a la natura idei estranei a la realtà, pirdènnusi nta li sinuusità oscuri di l’alchimìa esotèrica. Pigghiàmu lu casu eclatanti di lu famusu romanzu di Johann Wolfgang von Goethe, L'affinitati elettivi (1809) [3] (Figura 6). La trama di l’òpera manifesta na profunna incomprensibilità di la pirsuna umana e la giustificazioni di ligami e tradimenti supra la basi di attrazioni alchèmichi precuncetti. La chìmica po sostituiri la volontà e li passiuni? È gravi chi si manìpuli la natura umana pi menzu di equìvoci antropològici frodulenti. È puru gravi ca si vonnu piegari li produtti di la natura a lu meru profittu o puri a li sperimentazioni chiù luciferini. Cc’è cu' cerca morbusamenti di produrri chimeri, supratuttu in tempi di enormi progressi di li biotecnologìi. Sunnu li stissi eredi di vari formi di gnosticìsimu chi òdianu la materia e vonnu manipulalla pi accelerari lu ritornu a l’Unu. Cc'è di diri ca cc’è qualchi cosa di congènitu nni l’ànimu di li Siciliani — un pòpolu profunnamenti purtatu a la riflessioni e a la sapienza — chi li renni diffidenti versu li diversi formi di razionalìsimu e di spiritualìsimu. Na cosa è l’usu di la ragiuni, àutra cosa sunnu li mostri generati di l'ìncubi di la ragiuni o di li pseudu visiuni autoreferenziali. La Sicilia autèntica nutrica

Anno II Numero 21 – Settembre 2019

25


7

Cultura

Figura 7. Carta geografica del Regno di Sicilia (1747); si nota la suddivisione del territorio nei tre Valli: Val di Mazara, Val Demone, Val di Noto.

dell’Illuminismo. È una delle piante che qui non attecchiscono e non generano fenotipo. Per questo la nostra Nazione è stata punita (Figura 7). L’Illuminismo e gli ideali della Rivoluzione Francese si diffusero radicalmente nel Regno di Napoli ma non nel Regno di Sicilia. Lo stato d’animo dei Siciliani si mostrava differente da quello di Napoli e degli altri Stati peninsulari, per la ragione medesima per cui la Nazione Siciliana s’era opposta all’Illuminismo del viceré Caracciolo. Si può storicamente asserire che tutta la Nazione Siciliana fu avversa alla Francia, sia perché rivoluzionaria, sia perché i Siciliani non avevano ancora perdonato gli antichissimi torti. Il disordine rivoluzionario, le offese alla religione rivelata ed alla fede popolare (vedi il genocidio della Vandea), la soppressione della forma monarchica di governo (che in Sicilia era parlamentare dal 1130), furono fattori che allarmarono grandemente il popolo Siciliano, sebbene fosse non del tutto soddisfatto, perché chiedeva un Re Siciliano [4]. Gli illuministi poi avevano ed hanno in odio il

26

Theriaké

na profunna idiosincrasìa versu l’Illuminìsimu. È una di li pianti chi cca non accìppanu e non gèneranu fenotipu. Pi chistu la nostra Nazioni fu castigata (Figura 7). L’Illuminìsimu e l'ideali di la Rivoluzioni Francisi si diffunneru radicalmenti nni lu Regnu di Nàpuli ma no nni lu Regnu di Sicilia. Lu statu d’ànimu di li Siciliani s'ammustrava differenti di chiddu di Nàpuli e di l'àutri peninsulari, pi la ragiuni medèsima pi cui la Nazioni Siciliana s’avìa oppostu a l’Illuminìsimu di lu viceré Caracciolo. Si po storicamenti asseriri chi tutta la Nazioni Siciliana fu contra la Francia, sia pirchì rivoluzionaria, sia pirchì li Siciliani non avìanu ancora pirdunatu l'antichìssimi torti. Lu disòrdini rivoluzionariu, l'offisi a la religiuni rivelata e a la fidi populari (vidi lu sterminiu di la Vandea), la annullazioni di la forma monàrchica di guvernu (ca in Sicilia era parlamentari di lu 1130), foru fatturi ca allarmaru di na manera granni lu pòpolu Siciliano, si puru non era sodisfattu, pirchì addumannava un Re Sicilianu [4]. L'illuministi poi

Anno II Numero 21 – Settembre 2019


8

Cultura

Medioevo, millennio secondo loro oscuro e ricco di disordine. Per i Siciliani poteva mai essere buio il periodo della capitale bizantina a Siracusa (663665)? L’epoca della costruzione del Duomo di Monreale (1174-1189)? La rivolta del Vespro e la guerra di liberazione omonima che ne seguì (1282-1372)? Davvero buio sembrava loro piuttosto l’approccio illuminista, basato sui pregiudizi. Preferivano la luce agli illuminati di tutte le specie. Viviamo un’epoca difficile, figlia di tanti rivoli di pensiero prepotente e disumano. Nella nuova società dei consumi in cui il mercato si è sostituito allo Stato, lo stesso essere umano viene considerato come un prodotto [5]. Il mondo è ormai una grande Disneyland, è stato trasformato in scenario di sensazioni effimere e superficiali. Peggio ancora, il senso dell’esistenza di un ragazzino (ma anche di un adulto) è determinato dal numero di “mi piace” che si accaparra con un post su Instagram. Qui, a Le Sette Aje, è nata un’oasi in cui non soltanto si producono oli e vini di grande qualità. Qui si respira un’aria di libertà che può portare grandi frutti per il miglioramento della nostra società. Come se non bastasse, qui si può comunicare nella nostra amata lingua siciliana. Ed anche i prodotti hanno un nome evocativo siciliano.

avìanu e hannu in odiu lu Mediuevu, millenniu, secunnu iddi, oscuru e riccu di disòrdini. Pi li Siciliani putìa mai èssiri scurusu lu perìodu di la capitali bizantina a Siragusa (663-665)? L’època di la costruzioni di lu Domu di Murriali (1174-1189)? La ribillioni di lu Vèspiru e la guerra di liberazioni omònima chi vinni appressu (1282-1372)? Chiuttostu, a iddi ci pareva pi daveru scurusu lu criteriu illuminista, basatu supra pregiudizi. Preferìanu la luci a li illuminati di tutti li speci. Vivemu n’època diffìcili, figghia di tanti rìvoli di un pinseri prepotenti e disumanu. Nni la nova società di li consumi, unni lu mircatu si sustituìu a lu Statu, lu stissu èssiri umanu veni cunsidiratu comu un produttu [5]. Lu munnu è oramai na granni Disneyland, lu trasfurmaru in scenariu di sensazioni effìmeri e superficiali. Ancora peju, lu sensu di l’esistenza di un picciutteddu (ma puru di 'n adultu) è determinatu di lu nùmeru di “mi piaci” chi si accaparra cu un post nni Instagram. Cca, a Le Sette Aje, nascìu n’oasi unni si prodùcinu non sulu oli e vini di granni qualità. Cca si respira n’aria di libertà chi po purtari granni frutti pi migghiurari la nostra società. Comu si non abbastassi, cca si po comunicari nni la nostra amata lingua siciliana. E puru li produtti hannu un nomu evocativu sicilianu.

Bibliografia 1. 2. 3. 4. 5.

Cfr. Costa M., Storia istituzionale e politica della Sicilia. Un compendio. Amazon Fulfillment, Wroclaw 2019. Tomasi Di Lampedusa G., Il Gattopardo. Feltrinelli, Milano 1959, p. 103. Die Walverwandschaften, Le affinità elettive, in Mariani P., L’“altro” Goethe. Gnosi, esoterismo, massoneria. Solfanelli, Chieti 2018, pp. 222-229. Cfr. Costa M., op. cit., pp. 244-250. Bauman Z., Consumo dunque sono. Laterza, Bari 2010.

Theriaké

Anno II Numero 21 – Settembre 2019

27


1 2

Fitoterapia&Nutrizione

PASSIFLORA INCARNATA

Attività biologica delle parti aeree Ignazio Nocera* Passiflora incarnata L. è una pianta rampicante che afferisce alla famiglia delle Passifloraceae e all’ordine Violales. Presenta un fusto legnoso che raggiunge i 6-9 m di altezza con corteccia verdegrigiastra striata longitudinalmente. Le foglie sono alterne, lungamente picciolate, divise profondamente in tre lobi ovali-acuti, finemente dentati. Sono presenti dei cirri all’ascella delle foglie. I fiori sono solitari di circa 4-5 cm di diametro, sono dotati di un calice cupuliforme a 5 sepali verdastri all’esterno e bianchi o violacei all’interno. La corolla presenta 5 petali bianchi o violacei, e una doppia corona di filamenti di svariati colori e forme. Gli stami sono 5 con grandi antere color arancio, portati da una colonna centrale (androginoforo). L’ovario ha 3 carpelli con 3 stili e 3 stigmi. Il frutto è una bacca ovoide verde che vira al giallo a maturità. Il Figura 1. Passiflora incarnata L. pericarpo è sottile e la polpa viticci sono i flagelli, i tre stigmi sono i tre chiodi, le spugnosa con molti piccoli semi, neri e rugosi con cinque macchie rosse sulla corolla le cinque piaghe arillo bianco [1]. di Gesù [2]. All’inizio del XVII secolo padre Emmanuel de Giunto a Roma nel 1610, Villegas, agostiniano mostra i suoi disegni al proveniente dal Messico, «Nel qual mirabile e misterioso Fiore; teologo Giacomo Bosio, il osserva questa pianta in pare, che’l misericordioso, e grande Iddio quale riporta il disegno e la Perù. Profondamente Creatore dell’Universo, particolarmente si descrizione simbolica del colpito dalla bellezza del fiore nel trattato La fiore, chiamato dagli compiacesse di imprimere, e formar evidentissime immagini, e chiare trionfante e gloriosa croce, autoctoni granadillo, lo facendo conoscere disegna con estrema significazioni de’più principali misterij all’Europa il granadillo o accuratezza. Egli vede negli della passione dell’Unigenito suo anche flor de las cinco elementi caratterizzanti del Figliuolo» llagas (fiore delle cinque fiore i segni della passione piaghe), che da quel momento verrà chiamato fiore di Cristo. I cinque petali e i cinque sepali della passione [3]. La dizione di fiore della rappresentano i dieci apostoli che rimasero fedeli passione viene mantenuta da Linneo che la a Gesù, i filamenti a raggera la corona di spine, lo classifica col nome di Passiflora incarnata. stilo al centro è la colonna della flagellazione, i

*Farmacista

28

Theriaké

Anno II Numero 21 – Settembre 2019


4 3

Fitoterapia&Nutrizione stavano per essere sottoposti ad estrazioni dentarie si è mostrato paragonabile a quello del midazolam (15 mg). Inoltre, mentre nel 20% dei pazienti trattati con midazolam si è osservata amnesia anterograda, il medesimo effetto non è stato riscontrato nel gruppo di pazienti trattato con Passiflora incarnata [6]. L’attività farmacologica di Passiflora incarnata sarebbe dovuta alla sinergia del fitocomplesso (maltolo, etilmaltolo, alcaloidi indolici come armina, armalina e armanina, e flavonoidi). I principî attivi considerati singolarmente sarebbero dunque inefficaci a causa della loro modesta concentrazione [7]. Uno studio dell’Università di Trieste condotto su cavie ha dimostrato somministrando estratti di passiflora un potenziamento della narcosi indotta da esobarbital, un aumento significativo dell’attività esploratrice, e un’azione ansiolitica valutata mediante il test della barra rotante [8]. Mentre un recente studio clinico ha dimostrato una sostanziale equivalenza tra l’uso di benzodiazepine e Passiflora incarnata; ma con una minore sonnolenza come effetto secondario e un miglioramento del rendimento sul lavoro [9]. Appare ragionevole considerare l’utilizzo di estratti Figura 2. Giacomo Bosio, La trionfante e gloriosa Croce, 1610

Così Bosio nel libro secondo del suo trattato: «…molti misterij della passione del Signor, e Redentor nostro Gesù Cristo, in alcuni fiori ci si rappresentano. Fra’quali, non credo, che fiore alcuno né più meraviglioso né più stupendo si sia veduto, né veder si possa mai di quello, che nasce nell’Indie del Perù, e della nuova Spagna; chiamato da gli Spagnuoli: La Flor de las cinco llagas […]. Nel qual mirabile e misterioso Fiore; pare, che’l misericordioso, e grande Iddio Creatore dell’Universo, particolarmente si compiacesse di imprimere, e formar evidentissime immagini, e chiare significazioni de’più principali misterij della passione dell’Unigenito suo Figliuolo» [4]. Dalla metà del Seicento la Passiflora viene apprezzata anche in Europa sia per la bellezza della fioritura che per la gradevolezza dei suoi frutti. Ben presto venne inclusa in molte farmacopee come antispastico, sedativo e ansiolitico [5]. La più recente letteratura scientifica dà conferma dell’utilità degli estratti di tutte le parti aeree della pianta nel trattamento dell’ansia e dei disturbi del sonno. In uno studio del 2017, condotto a doppio cieco, l’effetto degli estratti di Passiflora incarnata (260 mg) nel trattamento dell’ansia in pazienti che

Theriaké

Figura 3. Giacomo Bosio, La trionfante e gloriosa Croce, 1610. Pagina 164, rappresentazione grafica di Passiflora incarnata, a quel tempo chiamata granadillo o La Flor de las cinco llagas.

Anno II Numero 21 – Settembre 2019

29


5

Fitoterapia&Nutrizione

di P. incarnata un rimedio valido e sicuro nel trattamento dell’ansia. Viene anche segnalata nelle cavie un’attività antitussiva dell’estratto metanolico delle foglie di P. incarnata simile a quella della codeina [10]. La tossicità della pianta è molto bassa, l’uso risulta molto ben tollerato, e non si segnalano effetti tossici alle dosi terapeutiche. Tuttavia occorre astenersi dall’uso di estratti di Passiflora nei giorni che precedono interventi chirurgici, nei quali sia previsto l’uso di barbiturici, poiché si potrebbe determinare un prolungamento del sonno indotto da questi ultimi. Si segnala inoltre un incremento degli effetti antidepressivi di IMAO, SSRI e triciclici, dovuto all’azione inibente delle monoaminoossidasi da parte degli alcaloidi indolici [11]. La droga, costituita dalle parti aeree essiccate, è iscritta nella Farmacopea europea (Ph. eur. VII ed.) [12].

30

Theriaké

Bibliografia e sitografia 1.

Maugini E., Manuale di botanica farmaceutica. VI edizione, Piccin 1983, pag. 374. 2. Canevacci G., Teatro della misericordia: la Passiflora. Archivio di Radio Vaticana, 2016: http://www.archivioradiovaticana.va/storico/2016/ 06/02/teatro_della_misericordia_la_passiflora_di_giul iano_canevacci/it-1232561 3. Ibid. 4. Bosio G., La trionfante e gloriosa Croce. 1610, pp. 163164. 5. Campanini E., Dizionario di fitoterapia e piante medicinali. III edizione, Tecniche Nuove 2012, pag. 550. 6. Cfr. Dantas L.P., de Oliveira Ribeiro A., de Almeida Souza L.M., Groppo F.C., Effects of Passiflora incarnata and midazolam for control of anxiety in patients undergoing dental extraction. Med Oral Patol Oral Circ Bucal. 2017 Jan; 22(1): e95-e101. 7. Campanini E., Dizionario di fitoterapia e piante medicinali. III edizione, Tecniche Nuove 2012, pag. 551. 8. Cfr. Della Loggia R., Tubaro A., Redaelli C., Riv Neurol, 1981, 51, 297-310. 9. Cfr. Miyasaka L. et al., Passiflora for anxiety disorder. Cochrane Database Syst Rev, 2007, Jan 24;(1):CD004518. 10. Cfr. Dhawan K., Sharma A., Antitussive activity of the methanol extract of Passiflora incarnata leaves. Fitoterapia, 2002, 73(5):397-9. 11. Campanini E., Dizionario di fitoterapia e piante medicinali. III edizione, Tecniche Nuove 2012, pag. 553. 12. Ibid.

Anno II Numero 21 – Settembre 2019



1 2

Apotheca&Storia

GLI SPAZÎ DELLA FOLLIA La Real Casa dei Matti di Palermo

Giusi Sanci*

Figura 1. Real Casa dei Matti, Palermo.

I manicomi abbandonati, sparsi in tutta Italia, hanno storie e vicende che si fermano nel 1978, anno in cui la legge Basaglia impose la chiusura di tutte le strutture manicomiali e abolì le pratiche violente fino ad allora messe in atto sui malati di mente, come per esempio l'elettroshock. A distanza dall'entrata in vigore della legge, gli ex manicomi sono diventati spesso luoghi abbandonati. Fra questi ricordiamo la Real Casa dei Matti di Palermo, un ampio edificio costituito da 38 padiglioni. L'ospedale fondato dal barone Pietro Pisani nel 1824 era stato progettato secondo una visione più innovativa delle malattie psichiatriche. La sua struttura presenta infatti ampi spazi aperti e giardini, e anche l'approccio clinico nei confronti dei malati di mente è stato innovativo e più vicino alla moderna psicoanalisi. Nella Real Casa dei Matti per la prima volta sono state abolite pratiche violente e torture alle quali per secoli erano stati

sottoposti i pazienti, i metodi aggressivi come la camicia di forza e le bastonature erano destinati solo a casi eccezionali e più gravi. La Real Casa dei Matti sorse dopo che il Luogotenente Generale marchese Pietro Ugo, con provvedimento ministeriale del 10 agosto 1824, nominò Pietro Pisani Deputato dell'Ospizio dei Matti. Il barone si dedicò anima e corpo al nuovo incarico, dopo appena un mese inviò al Luogotenente un dettagliato rapporto sullo stato in cui versava la Real Casa dei Matti. Pisani denuncia le condizioni inaccettabili dei locali in cui sono ammassati gli ammalati, il loro trattamento disumano, rileva le lacune igieniche ed in particolare la carenza d'acqua, lamenta la promiscua convivenza dei malati psichici con altre tipologie di alienati, e rimarca l'assenza di notizie sui malati ricoverati. Il Pisani dota la struttura di un adeguato numero di medici e di un vero e proprio regolamento interno che riflette una nuova atmosfera culturale e soprattutto una nuova sperimentazione terapeutica: il "trattamento morale". Separò i matti

*Farmacista 32

Theriaké

Anno II Numero 21 – Settembre 2019


4 3

Apotheca&Storia

dagli altri ammalati, abolì catene e bastoni e introdusse metodi più umani nella cura della follia, come i divertimenti e gli svaghi. La cura morale, supervalutando gli aspetti psicologici della malattia e delle relative cure, tenne in poca considerazione le pratiche mediche e fu solo dopo la morte di Pisani, nel 1837, che venne integrata con precise cure farmacologiche. Pisani cominciò a programmare gli interventi da praticare e la prima questione fu quella economica. I finanziamenti gravavano principalmente sull'erario della città di Palermo e degli altri capoluoghi di provincia, nonché sulle casse di enti di beneficienza e in parte sulle famiglie dei ricoverati, che erano tenute a pagare delle rette. Nel luglio del 1827 venivano pubblicate le Istruzioni per la novella Real Casa dei Matti. La prima parte si occupa degli aspetti organizzativi-amministrativi e del personale. La struttura si reggeva su un'organizzazione gerarchica piramidale che poneva al suo vertice il re, quindi il luogotenente generale e il direttore amministrativo, che concentrava in sé tutti i poteri decisionali. Il direttore amministrativo quindi sorvegliava l'operato dei dipendenti, ma era anche responsabile del "trattamento morale" dei malati. Il ricovero era deciso dal direttore amministrativo, fermo restando le volontà di chi gli era gerarchicamente superiore; era esclusa la competenza medica. Determinante ai fini della decisione era il periodo di osservazione, che si svolgeva in appositi locali separati da quelli in cui allogiavano i malati. Esso serviva a verificare se la

Theriaké

Figura 2. Luigi Jaccarino, Vite e ritratti degli uomini celebri di tutti i tempi e di tutte le nazioni (Vol. I), ritratto del barone Pietro Pisani (1761-1837).

follia era simulata o vera, quindi a formulare la diagnosi, in base alla quale il malato veniva assegnato al reparto specifico. I pazienti erano suddivisi in maniaci, malinconici, imbecilli ed ebeti. I maniaci non erano segregati come nei comuni manicomi, essi infatti mantenevano lo stato di libertà, seppure sotto stretta sorveglianza. I malinconici invece erano aggregati in ambienti spaziosi e confortevoli e la loro cura prevedeva anche l'ascolto della musica e il contatto con la natura (il metodo era simile anche per gli imbecilli e gli ebeti). Il periodo di osservazione serviva anche ad accertarsi delle condizioni economiche dei pazienti. Quelli provenienti da famiglie agiate erano tenute a pagare le rette, i poveri invece ne erano esenti. Come per il ricovero, anche la dimissione era preceduta da un lungo periodo di osservazione. Durante la convalescenza venivano aumentati i contatti con i sani, erano ammesse lunghe passeggiate anche fuori lo stabilimento e si poteva avere un contatto con i

Anno II Numero 21 – Settembre 2019

33


6 5

Apotheca&Storia

familiari. Fra i vari propositi del Pisani vi fu inoltre quello di ampliare e ristrutturare l'edificio ai cui lavori contribuirono i pazienti comportando significativi risparmi. Nell'architettura assumeva particolare rilievo il giardino, nel quale spiccavano i gusti eccentrici del barone. Nel giardino vi era l'angolo "alla cinese", le cascate artificiali, le gabbie con uccelli, e affreschi con effetti ottici particolari. Quello che accadeva alla Real Casa dei Matti cominciò ad incuriosire molti personaggi italiani e stranieri. Tra i tanti personaggi che visitarono la struttura ricordiamo il duca di Buckingham (1827), sbalordito dall'accoglienza offertagli dagli stessi matti, ed Alessandro Dumas (1835) che ne fece un cenno nella sua opera Il Conte di Montecristo. Nel 1837 a Palermo scoppiò il colera che fece fuori più di un terzo dei ricoverati e un gran numero di impiegati e medici. Questo fu l'inizio della fine della Real Casa dei Matti. Risultando inadeguata nel 1833 fu progettata la costruzione in località Vignatella di una nuova struttura a circa un chilometro dalla sede precedente e a debita distanza dal nucleo storico, secondo il principio d'isolamento tipico di tali strutture, e a partire dal 1870 la struttura assunse il nome di Ospedale Psichiatrico P. Pisani. Alcuni dei macchinari usati alla Vignatella servivano a fare lavorare i malati per un processo di riabilitazione, altri invece no, come gli imbuti, i

34

Theriaké

legacci, le pinze e i dispositivi elettrici. Nella stanza degli imbuti, ad esempio, sospesi nel soffitto erano presenti decine di imbuti metallici che venivano messi con forza tra le labbra dei pazienti troppo vivaci o rabbiosi, e riempiti con litri d'acqua allo scopo di calmarli. L'istituzione manicomiale vede negli anni '50 oltre 100 mila cittadini internati. I manicomi svolgono una funzione prevalente di contenitore sociale, la popolazione infatti è costituita non solo da persone con disturbi mentali, ma anche da disabili gravi e gravissimi, disadattati sociali, emarginati, alcolisti. Esiste persino il caso di bambini nati in manicomio che vi trascorsero l'intera vita. Il ricovero, quasi sempre deciso da altri, spesso dura fino alla morte, in quanto non esistono stimoli e soluzioni alternative. Il criterio per l'internamento non è la malattia mentale ma la pericolosità ed il "pubblico scandalo". Risulta quindi evidente che la funzione del manicomio è solo in piccola parte quella di curare. Nei manicomi provinciali italiani, non entravano quindi solo malati affetti da disturbi mentali, ma anche persone del tutto sane (principalmente oppositori politici). A partire dalla seconda metà degli anni '50 le attività di assistenza psichiatrica sono attraversate dal movimento di deistituzionalizzazione che pone in discussione il manicomio e apre il dibattito rispetto a nuove modalità di presa in carico dei pazienti psichiatrici. In Italia il movimento anti-istituzionale nasce a Gorizia e Trieste grazie all'iniziativa di Franco Basaglia. La nuova cultura

Anno II Numero 21 – Settembre 2019


7 8

Apotheca&Storia

antimanicomiale introduce concetti quali il decentramento, la territorialitĂ , la continuitĂ terapeutica tra ospedale e territorio, il lavoro di gruppo, la formazione per la creazione di nuove competenze professionali che mettano in grado gli operatori di lavorare sia nelle strutture ospedaliere, che in ambulatorio, che al domicilio e nelle strutture di accoglienza intermedia fra ospedale e la paragonabili a quelle che stavano investendo famiglia. Emerge un'altra linea fondamentale, alcune province del centro e del nord nello stesso quella di partire dall'organizzazione sanitaria di periodo. Gli ospedali psichiatrici restavano anzi il base e non dall'ospedale psichiatrico, collegando la fulcro di un comparto assistenziale arretrato, lotta contro il manicomio con quella per il servizio dominato da interessi privati in forte espansione, e sanitario nazionale e la riforma dell'organizzazione nel quale pochi presidi territoriali esistenti, non sanitaria. riuscivano ad operare alcun filtro effettivo ai Il panorama meridionale si distingueva per ricoveri in manicomi. A Palermo gli anni Settanta l'assoluta assenza di lotte anti-istituzionali,

Figura 7. Dormitorio, Ospedale Psichiatrico Pietro Pisani, Palermo. In alto, esedra occidentale e strutture di collegamento dei padiglioni.

TheriakĂŠ

Anno II Numero 21 – Settembre 2019

35


90

Apotheca&Storia

Figura 8. Padiglione di degenza, Ospedale Psichiatrico Pietro Pisani, Palermo.

avevano fatto registrare un incremento degli istituti segreganti: alle soglie della riforma ce n'erano circa duecento rivolti alla sola popolazione minorile (per spastici, disadattati, illegittimi, orfani, figli di carcerati, ecc.), senza contare i 5 ospedali per infermi di mente ancora in fase di costruzione in Sicilia all'inizio del 1978. La situazione non era peraltro destinata a mutare nel breve periodo tanto che ancora nel marzo del 1980 Pierluigi Adamo, nel suo intervento nel congresso di Maratea sullo stato di attuazione della legge 180 nel Mezzogiorno, non avrebbe potuto fare a meno di segnalare il persistere della logica istituzionale di cui erano sinonimi l'arretratezza e la fatiscenza delle strutture, le condizioni di vita subumane dei pazienti e la mancanza dei servizi socio-sanitari sul territorio. In seguito l'approvazione della legge del 13 maggio 1978 n.180 (conosciuta come legge Basaglia) che impone la chiusura dei manicomi e istituisce i servizi d'igiene mentale pubblici, i padiglioni furono progressivamente abbondonati e il palazzo della Vignatella, dal maggio del 2007, è visitabile come museo del manicomio.

Bibliografia: 1.

2. 3. 4. 5. 6. 7.

36

TheriakĂŠ

Primo rapporto sugli archivi deli ex ospedali psichiatrici, a cura del Gruppo di coordinamento del Progetto Nazionale "Carte da Legare". Editrice Gaia 2010. Agnetti G., Barbato A., Il Barone Pisani e la Real Casa dei Matti. Sellerio, Palermo 1987. Serio B., Biografia di Pietro Pisani. Palermo 1839 Bennati S., La cura morale nella Real Casa dei Matti, in La Sicilia, 8 febbraio 1987. Adragna S., Vicari E., Ipotesi di programmazione dell'assistenza psichiatrica nella regione Sicilia, in "il Pisani", Palermo 1977. P. Adamo, Sud manicomio e 180, in "il Pisani", Palermo 1980 Bortolotti O., Fogli d'informazione e di coordinamento, n. 2 marzo-aprile 2000, Movi.

Anno II Numero 21 – Settembre 2019



Accad em ia U rb ana d el le Arti , Piazza E. D u nant , 5 5 – 0 01 53 Rom a. T el. 0 6 5 8 30 11 43 ww w.r od olfop apa.it accad em iau rban ad ellear ti@g m ai l.co m


1 2

Il corso è rivolto ad artisti, storici dell’arte, architetti, filosofi, economi, religiosi e religiose, seminaristi e sacerdoti e a tutti coloro che sono interessati all’arte. Non viene richiesto titolo di studio previo. Il corso si articola in tre annualità ed è contestualmente teorico e pratico. In ciascuna annualità, gli studenti che scelgono la specializzazione teorica saranno accompagnati nella produzione di un elaborato scritto finale su argomenti del programma; gli studenti che scelgono la specializzazione pratica saranno accompagnati nella produzione di un’opera d’arte secondo gli argomenti del programma. IMPORTANTE: SI POSSONO SEGUIRE LE LEZIONI DA TUTTA EUROPA ED ANCHE OLTRE TRAMITE HANGOUNTS I ANNO: Fondamenti magisteriali, storia delle teorie estetiche, filosofia e storia dell’arte. Testo di riferimento: R. Papa, Discorsi sull’arte sacra, Canatagalli, Siena 2012.

II ANNO: Studio dell’iconografia ed iconologia dell’arte cristiana. Testi di riferimento: R. Papa, La “scienza della pittura” di Leonardo, Analisi del Libro di Pittura, Medusa, Milano 2005; R. Papa, Caravaggio pittore di Maria, Ancora, Milano 2005.

III ANNO: Approfondimenti iconologici e metodologia di lettura dell’immagine. Testo di riferimento: R. Papa, Papa Francesco e la missione dell’arte, Cantagalli, Siena 2016.

Lezioni settimanali di due ore, dalla prima settimana di ottobre all’ultima settimana di maggio. Viene fornito Diploma di partecipazione con votazione, sulla base della frequenza e della produzione di elaborati. Mostra finale delle opere degli allievi. Iscriversi è molto facile: 1. andare sul sito www.rodolfopapa.it 2. aprire la sezione ACCADEMIA URBANA DELLE ARTI 3. aprire la sottosezione CORSI DELL’ACCADEMIA 4. entrare nella pagina ISCRIZIONE AI CORSI 5. compilare per intero il modulo, indicando il corso ARTE SACRA 6. nella stessa pagina si trova l’IBAN per il bonifico 7. inviare il modulo compilato, con indicazione di avvenuto bonifico 8. la risposta della Segreteria confermerà l’iscrizione Per informazioni sulle quote di iscrizione e gli orari del corso: http://www.rodolfopapa.it/corso-di-arte-sacra accademiaurbanadellearti@gmail.com Tel. 06 58301143



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.