Briciole 4/2010

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N UME RO 4/2010

giornalino educativo

IL REGALO: UN’AGGI UNTA ALL’AMORE pagina 2


AUGURI Vegliando insieme in attesa di questo avvenimento, auguriamo a Voi, Cari Lettori, di fare l’esperienza dell’amore di Dio che è divenuto Uomo. Che il Bambino Gesù bussi ai Vostri cuori e trovi in essi il luogo preparato per Lui. Che la Sua presenza irradi attraverso le Vostre parole, azioni, gesti, e faccia delle Vostre case delle oasi di amore e pace familiari. Che visiti e conforti tutte le persone sole, abbandonate, che chiedono qual è il senso della loro vita, affinché sentano nei propri cuori la risposta, che fruttifichi nella convinzione per cui vale la pena vivere nel nome di questo Amore, che per noi si è fatto Bambino.


INTRODUZIONE Cari Lettori!

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CONTENUTI

li specialisti della pubblicità e del commercio vogliono che rimanga

•Un’aggiunta all’amore .

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Nicola o Babbo Natale? . •San Come aumentare la autostima •del bambino? . . . . . Dio! • Siedi con noi a tavola .

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capaci di aspettare? . . •Siamo •Le feste natalizie e i mass media .

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•”Dammi” e ”per favore”.

impresso nelle nostre menti il parallelo: “Natale” è “il tempo degli acquisti”. Ci sono anche delle persone che festeggiano ma facendo tutto il possibile per passare sotto silenzio il motivo di questi festeggiamenti. Invece il filo conduttore principale di queste feste è la gioia per la nascita del Figlio di Dio, il quale è diventato uomo

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per la nostra salvezza. Anche se oggigiorno si fa molto per distruggere la dimensione religiosa del Natale, non dobbiamo arrenderci. Il Natale deve essere il tempo dell’incontro con Cristo, che avviene nella comunione con le altre persone, particolarmente in famiglia. Per vivere così il Santo Natale, bisogna prepararsi adeguatamente. I ritiri o i giorni di riflessione devono aprire le porte del nostro cuore al Signore che sta arrivando,

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•Betlemme - casa del pane

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affinché non si ripeta la situazione della locanda di Betlemme dove mancò il posto per Lui. La Redazione delle “Briciole Educative”

BRICIOLE EDUCATIVE Un e-giornalino per i genitori. Edito dalla Casa Editrice MIMEP-DOCETE, via Papa Giovanni XXIII, 4; 20060 Pessano con Bornago (MI). Preparato dal gruppo redazionale.

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UN’AGGIUNTA

all’amore

Durante le Feste Natalizie, ma non solamente, ci facciamo i regali. Si tratta di un’abitudine bellissima, perché ha come obiettivo il rendere felici i nostri cari, o forse anche di più, ossia l’esprimere a loro il nostro amore. Tuttavia, paradossalmente, è facile dimenticare l’importanza dell’essere umano nella corsa per organizzare le Feste Natalizie e in mezzo alla generale, enorme commercializzazione…

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na volta, su un autobus, ho sentito questa affermazione da parte di un’anziana signora: “E’ sempre un problema a fare i regali. Sono costosi, non si sa che cosa comprare, che cosa piacerà. Bisogna correre così tanto in cerca degli oggetti da regalare, che alla fine si è molto stanchi e quindi non si gioisce per le Feste. Spesso non verrà detto nemmeno – Grazie! – …”. I PENSIERI DEI BAMBINI

Allora mi sono ricordato di un sondaggio condotto tra quindicenni; in seguito alla domanda rivolta a loro riguardo al maggiore problema nella loro vita, la risposta più frequente era: la solitudine. Una ragazzina aveva scritto direttamente: “Vorrei che qualcuno dica ai miei genitori che i soldi e ciò che essi comprano per me per mezzo del denaro, non sono l’elemento più importante. Preferirei ricevere meno regali, ma potere a volte parlare con loro tranquillamente o andare a fare una passeggiata insieme a loro”. Un altro ragazzino ha scritto: “Si stanno avvicinando le Feste Natalizie, e i miei genitori avranno ancora meno tempo, poiché mia

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madre afferma che ad ognuno bisogna comprare un regalo che sia il sogno di quella persona. Ho detto a mia madre che il mio più grande desiderio è di non farci alcun regalo


quest’anno, ma piuttosto di andare a fare una lunga passeggiata e di avere tanto tempo disponibile per parlare. Ma non è cambiato niente! Non mi piacciono i regali di Natale!”. Si può correre in giro così tanto per rendere felici gli altri, che, alla fin fine, ci si dimenticherà di qual è il fattore più importante. Il cuore dell’uomo, che deve essere vivo e desideroso della presenza dell’altra persona, viene sostituito da un cuore commercializzato. GIOIA DI ESSERE AMATO

Un bambino può ricevere tutto, ma non percepire per niente la gioia e non fare l’esperienza di essere amato. Spesso il bimbo è molto solo tra tanti regali, giocattoli e dolci. E’ privo del calore, della presenza e dell’attenzione dei genitori, senza i quali non può crescere adeguatamente. Non ci stupiamo che poi i giovani sono freddi, calcolatori, e interessati soltanto al denaro, e che per i soldi sono perfino capaci di uccidere una persona. Questo loro atteggiamento inizia già qui a casa. La tentazione di acquistare, di possedere, di regalare e di ricevere, è grande. Tuttavia, come ogni tentazione, conduce al male e alla sofferenza quando si cede ad essa, anche se sem-

bra condurre alla gioia e al piacere. La fame di amore non può venire imbrogliata da alcunché, né può essere soddisfatta da un cibo artificiale. Una volta, durante un ritiro spirituale, uno dei bambini, rispondendo alla domanda: “Quale bimbo è il più ricco del mondo?”, ha risposto: “Il bimbo che ha i genitori!”. E’ vero: il bambino che ha dei genitori presenti, attenti e che sono in contatto con lui o lei, è il più ricco di tutti. PRIMA L’AMORE

Non lasciamoci ingannare da un’apparente allegria. I bambini saranno contenti dei regali ricevuti e li attenderanno, poiché sono bambini, ma se insieme a questi doni non otterranno l’amore vero, un amore presente e sensibile, che ha tempo da dedicare a loro, allora nel profondo dei loro cuori rimarranno tristi e soli con i regali “non vivi”. Questa malinconia e la sensazione di abbandono si accumuleranno nei loro cuori, fino a quando ad un certo punto, apparentemente senza motivo, diverranno aggressivi. Ed in modo incomprensibile perfino a se stessi, incominceranno a compiere il male, perché nel loro subconscio si sono accumulati troppi stimoli ed informazioni che gridano: non siete importanti, non vi meritate l’amore, infatti nessuno vi dedica il proprio tempo, nessuno si sacrifica per voi. Quindi i bambini trascurati cercheranno di ottenere l’interessamento e l’affetto degli altri in modo amorale e solo basandosi su se stessi. Come genitori facciamo in modo che i nostri figli prima ricevano l’affetto, l’attenzione e un vero interessamento da parte nostra. Ed i regali saranno soltanto un’aggiunta al dono più grande e significativo: l’amore. s

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SAN

A L O NIC

“Babbo Natale è occupato, compra tu da solo i regali”: questa frase è a volte posta sotto l’immagine di un signore vestito di rosso, che si occupa di pubblicizzare un televisore all’ultima moda, che fuma un nuovissimo tipo di sigarette o che rincorre una ragazza bionda vestita in modo sexy. Questo è più o meno il ritratto di Babbo Natale che domina nei nostri mass media.

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BO B BA ogni

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l San Nicola moderno (non si sa perché è ancora chiamato “santo”) si è inserito perfettamente nel mondo commerciale; e questa è l’immagine sempre più frequente del santo del passato. Il suo vero ritratto, ossia quello di un vescovo che faceva i regali disinteressatamente, che desiderava far sorridere e riempire di gioia, è scomparso quasi completamente dalla consapevolezza dei bambini e dei giovani. SAN NICOLA O BABBO NATALE COME MASCOTTE

Il commercio, il guadagno ed il profitto, la pubblicità e le spese costituiscono il compito di una star-mascotte, che è stata ridotta ad un buffo distributore di regali, che è in grado di trasportare tutto. E’ diventato un nano privo delle dignitose vesti ecclesiastiche, e avente sul capo un cappello con un grande pon-pon al posto della mitra propria di ogni vescovo, e con un semplice bastone al posto del pastorale. I SANTA KLAUS IN MANDRIA

Affinché Babbo Natale venga ancor meno associato al vescovo, già da novembre ad

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E? L TA A N

passo incontriamo un intero esercito di uomini barbuti in pigiami rossi con dei sacchi pieni di oggetti del desiderio. Tutti simili tra loro ed ognuno pronto a fare pubblicità ai prodotti. Chi resisterà di fronte ad una tale enorme forza di bontà organizzata professionalmente? BABBO NATALE FA LA PUBBLICITA’

Il mondo delle reclame svuota l’immaginazione umana da qualsiasi riferimento che vada al di là dell’orizzonte piatto dei cinque sensi. Il San Nicola contemporaneo ha un sacco contenente i regali destinati, tuttavia, soltanto a coloro che hanno delle somme di denaro che, inoltre, non sono nemmeno piccole. Non lasciamoci intrappolare in questa onda di imbarbarimento, poiché altrimenti rimarremo vuoti e con un nulla nella nostra interiorità. Perché le spese e i continui acquisti ci attirano così tanto? Cerchiamo un dono che è davvero necessario per i nostri cari, e non soltanto alla moda… IL VERO SAN NICOLA

Il vero San Nicola è davvero esistito. Era vescovo della città di Mira in Asia, ed è vissuto tra il III ed il IV secolo. Anche se era figlio unico, dimostrava una grande sensibilità verso i poveri e verso i bisogni degli altri. Diventò famoso per l’attività caritatevole, che intraprese con insolita discrezione. Colui che riceveva il dono, molto spesso non sapeva da chi proveniva. Le sue reliquie si trovano a Bari. In ricordo della bontà di questo santo è sorta l’abitudine di farsi dei regali. E soprattutto in modo che chi riceve il dono non conosca l’identità del suo benefattore.


L’IDEA DI BONTA’

Il vero San Nicola ci ha dato l’esempio dell’autentico amore per il prossimo, dell’affetto che è capace di dare in modo disinteressato. Il desiderio di fare doni ai nostri cari è lodevole, tuttavia non si deve limitare al gesto superficiale dell’acquisto di “un qualche” regalo. Il giorno di San Nicola e i doni natalizi sotto l’alberello sono giorni che dovrebbero durare tutto l’anno, e i doni che ci regaliamo a vicenda in quel periodo possono essere davvero variegati, e non devono essere necessariamente materiali. Un dono molto prezioso e caro, perché esige un grosso sforzo, è contenuto in un sorriso, in una buona parola, e in un aiuto concreto. Invece di comprare per i nostri cari dei regali costosi, dedichiamo a loro un po’ del nostro tempo. Più di una volta si tratta di un gesto più difficile che andare in un negozio ed estrarre il portafoglio. “C’è più gioia nel dare che nel ricevere”, ci ricorda San Paolo (Atti 20, 35). LA BONTA’ COME “MOMENTO” EDUCATIVO

Ricordare San Nicola in occasione delle Feste di Natale può diventare un mezzo eccezionale per insegnare qualcosa ai nostri bambini. Di solito per i bimbi è difficile dare un giocattolo che a loro piaccia particolarmente, condividere con qualcun altro caramelle gustose o pasticcini saporiti. Raccontando ai nostri bambini la vita del vero San Nicola, cerchiamo di far nascere nei loro cuori la convinzione del valore della bontà e del donare agli altri. Insegniamo a loro a condividere i beni, almeno quando compriamo caramelle o pasticcini e chiedendo che li distribuiscano anche tra gli ospiti invitati per le Feste di Natale. Insieme ai propri figli si può anche

scegliere il regalo per la proprie moglie o il proprio marito oppure per il fratellino o la sorellina. Sfruttiamo il momento in cui il bimbo può prestare al fratello, alla sorella o ad un amichetto qualche oggetto come una bicicletta o un giocattolo, per invogliarlo a condividere le proprie cose. Allora potremo avere la speranza che non educheremo un egoista che pensa soltanto a se stesso, e col tempo magari saremo orgogliosi dei nostri figli. Una coppia di genitori è stata molto felice quando il loro figlioletto di 14 anni ha avuto una splendida idea. Quando il ragazzino si è reso conto in che cosa consiste la vita nell’orfanotrofio che si trova nella sua città, e quando ha visto come sono tristi e soli i bambini che vivono là, ha scritto una lettera a ciascuno degli abitanti delle case vicine chiedendo che accogliessero a casa propria per le Feste un bambino o una bambina di quell’orfanotrofio. Poi egli stesso imbucò queste lettere appunto indirizzate agli abitanti della sua località, e così durante quel Natale molti bambini e molte famiglie erano felici, sorsero numerose amicizie e ci furono meno persone sole. Ricordiamoci: i bambini sono sensibili al bene e vogliono realizzarlo. Bisogna soltanto mostrare a loro che cosa e come si può fare per gli altri. Allora anche i bambini, gli adolescenti e i giovani trascorreranno il tempo in modo utile, ed avverranno meno azioni teppistiche, le quali spesso sono anche espressione di noia. s

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Come aumentare la autostima dei bambini?

Poco tempo fa, mentre ero in libreria, ho notato un bambino di sei anni che veniva nella mia direzione. Urlava e gesticolava, buttando giù i libri dagli scaffali. Sua madre, stanca o annoiata, disse con una voce monotona: “Non toccare quei libri. Non sono tuoi”. La sua richiesta non ebbe influsso sul comportamento del bambino. Allora la mamma osservò un testo intitolato:” Educare e non impazzire”. Dopo aver letto questo titolo, ella affermò: “Si tratta di un libro per me””.

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i sembra che questa donna si sia arresa. Ha cessato di compiere, nei riguardi del figlio, il ruolo della madre, ed è diventata un body-guard o magari una donna delle pulizie. Forse i cosiddetti “esperti” l’hanno intimorita, nel momento in cui essi hanno affermato che ella non sarà in grado di influenzare suo figlio. Forse ha tentato di dare una scelta al suo figlioletto, tra un comportamento buono ed uno cattivo. Forse non voleva frenare il suo impeto creativo. Non so perché si è arresa, ma ella deve di nuovo diventare un vero genitore.

ASSUMERE SU DI SE’ IL DOVERE

Assumete su voi stessi questo dovere. Non lasciatelo nelle mani delle autorità scolastiche o delle star televisive. Cercate di influenzare l’esistenza dei vostri figli. Credeteci o no, ma i vostri bambini lo vogliono. Ogni espressione di ribellione è un’implorazione: “Educami! Trattami come se fossi importante per te!”. I bambini hanno bisogno di direttive, hanno bisogno di parametri. L’educazione “senza stress” crea dei mostri, che minacciano sia loro stessi che l’armonia familiare. Quando i bambini si ribellano, essi stessi stanno male a causa di ciò. Cercano un metodo per rimediare a tale situazione. RIMPROVERARE O NO?

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Ma un’eccessiva quantità di rimproveri non influenzerà negativamente la loro ambizione? Si tratta di un’ennesima sciocchezza sostenuta dai cosiddetti “esperti”. Si tratta delle stesse persone che non vogliono che le scuole attribuiscano i voti , poiché un voto più basso potrebbe rattristare l’allievo: e sicuramente non si vuole che qualcuno non abbia successo... Ho sentito di un certo sistema scolastico in cui sono stati aboliti tutti i voti insufficienti. E così, se il bambino non è


un buon alunno, riceve una pagella in cui si afferma che “sta facendo progressi”. Dunque, come fanno i ragazzini ad imparare, se non permettiamo a loro di subire delle sconfitte? I maestri che insegnano a scrivere i temi hanno cessato di correggere l’ortografia per non “tagliare le ali della creatività dei propri scolari”. Di conseguenza, i bambini scrivono con gli errori. In alcuni giochi di squadra non si contano i punti subiti per non abbassare l’autostima degli sconfitti. IL SUCCESSO O LA SENSAZIONE DI SIGNIFICATO?

Da dove deriva una buona autostima? Da una partita vinta o da un successo in un concorso ortografico? No, questi successi provocano la gioia ai bambini, ma essa passa velocemente. Una buona autostima deriva dal fingere che fanno sempre tutto bene? No! Una buona autostima che dura appare quando i bambini imparano che appartengono ad una certa comunità – alla famiglia, alla società, al gruppo di amici - , quando si rendono conto che possono contribuire a qualcosa, offrire agli altri qualcosa di sé: proprio allora noteranno che sono importanti. I ragazzini

possono subire varie sconfitte, a condizione che sanno su quale base poggiano. INSEGNARE AI BAMBINI IL DARE

Troppi genitori assicurano ai figli qualsiasi cosa in modo eccessivamente scrupoloso, e li proteggono da ogni esperienza negativa. Invece bisogna insegnare ai bambini il donare, permettere che essi introducano nella famiglia un loro contributo, lasciare che conoscano i propri doveri. Indichiamo a loro alcune mete e permettiamo che essi le raggiungano. In questo modo miglioreremo la loro autostima. NON PROTEGGETE I VOSTRI FIGLI MA RAFFORZATELI INTERIORMENTE

Non permettete che “gli esperti” educhino i vostri bambini. Se vi sentite non abbastanza competenti, allora essi faranno di tutto per rafforzare in voi questa sensazione. Tuttavia, l’educazione non è così complicata come cercano di mostrare gli specialisti. Esige un po’ di sforzi, ma non è necessario possedere alcuna laurea in pedagogia! Quando entrano in gioco i vostri figli, siete voi gli esperti. Quindi assumete su di voi questa fatica educativa. s

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DIO!

siedi con noi a tavola L’esistenza di ogni cristiano ha luogo soprattutto intorno ad un tavolo, sia in senso letterale (nella vita familiare) che simbolico (intorno al tavolo eucaristico). Quindi il pasto non deve venire ridotto ad un atto di pura soddisfazione della fame o di stimolazione del gusto.

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l pasto è sempre più raramente il luogo d’incontro di tutti i familiari, luogo d’incontro con Dio. Il pranzo o la cena ed il sedersi insieme intorno ad un tavolo aveva un significato particolare per Gesù. Espressione di questo fatto sono le numerose descrizioni bibliche dei banchetti, e tra di essi quello più importante, durante il quale è stata stabilita l’Eucaristia. IL FAST-FOOD

Mangiare fuori casa è una tentazione, ed esistono molti motivi per cui lo facciamo, almeno per il risparmio di tempo (non ci sono altri risparmi in questo caso), per festeggiare avvenimenti importanti in una bella atmosfera romantica (per esempio in occasione di un anniversario di matrimonio), nei

momenti di stanchezza a causa dei quotidiani doveri familiari (riposiamo, non dovendo preparare il cibo e poi pulire la cucina e la sala da pranzo). IL PASTO IN CASA

Si potrebbe parlare a lungo dei motivi per cui ricorriamo a quella opzione indubbiamente lussuosa e comoda. Tutto è a posto se, come in tutte le altre nostre azioni, manteniamo l’equilibrio. Il problema sorge quando la nostra vita familiare si trasferisce completamente fuori casa. Allora manca lo spazio in cui si può costruire le nostre vicendevoli relazioni nell’ambito di un’atmosfera di fiducia e di comprensione reciproca. La casa ed in particolare la tavola, ci radunano e ci uniscono. Qui possiamo esprimere la nostra per-


sonalità, parlare di questioni difficili e condividere la gioia senza gli sguardi curiosi degli altri ospiti del ristorante oppure le osservazioni a proposito della eccessiva vivacità dei nostri figli. Per noi, i pasti a casa sono la base. La preparazione comune del pranzo o della cena ci unisce, ci insegna la collaborazione, e stimola coloro che non hanno mai appetito, a mangiare il cibo fatto con le proprie mani. E’ vero che preparare i dolci insieme ad un bimbo di due anni può esigere molta convinzione, pazienza e senso dell’umorismo (la farina potrà trovarsi dappertutto, perfino nelle scarpe), ma l’esito finale vale la pena. I bambini, crescendo, chiedono da soli se possono aiutare. Sanno che la preparazione di un pasto esige sforzo ed impegno, perché essi stessi vi partecipano, quindi rispettano il proprio lavoro e quello dei propri genitori. IL TEMPO PER FERMARSI

Il pasto comune rappresenta il tempo per fermarsi, parlare, stare insieme, approfondire i legami. Tale ruolo spettava al pranzo e alla cena anche ai tempi di Gesù: la famiglia si riuniva intorno al tavolo ed invitava gli amici. Per questo motivo, il tavolo deve possedere un ruolo importante all’interno della vita familiare. Nella nostra famiglia, da quanto mi ricordo, i pasti comuni si celebravano, soprattutto quelli delle festività, delle occasioni speciali, e della domenica. Il tempo per incontrarsi e per parlare per noi era importante e continua ad esserlo. A volte qualche ospite si stupiva: “Come si fa a pranzare così a lungo?”. Tuttavia non si tratta di lentezza, ma il desiderio di stare insieme faceva sì che i pasti comuni si prolungavano, e sembrava che il tempo rallentasse. Le Feste Natalizie erano e sono per noi un periodo speciale. Siamo sempre vestiti eleganti per Natale, ed il tavolo e la casa sono riccamente decorati, anche se l’aspetto più importante è “l’ordine” nell’anima.

LA PREGHIERA

La conservazione delle tradizioni e delle usanze festive tuttavia non è tutto. Invitare al tavolo in comune Gesù, ossia la persona che riveste per noi un significato fondamentale, da cui deriva la nostra vita e i doni di cui ci nutriremo, è l’elemento più importante del pasto. Il ringraziamento per i doni e la richiesta di benedizione non è un gesto ripetitivo, ma l’espressione della nostra Fede e dell’amore verso Dio. E’ anche il segno del desiderio che il Signore ci accompagni in ogni momento. Ovviamente le parole della preghiera possono venire pronunciate spontaneamente, e non essere soltanto quelle generalmente conosciute ed utilizzate di solito. La nostra preghiera è variegata ed è espressa in molti modi, anche cantata e descritta (come la preferiscono i bambini). LA QUOTIDIANITA’

Sarebbe bellissimo, se non per il fatto che di giorno in giorno c’è molta distanza dall’ideale. Ci sottomettiamo alla fretta, anche se sappiamo che la preghiera tranquillizza, ci permette di concentrarci su ciò che stiamo facendo, di essere contenti della reciproca presenza e della partecipazione di Gesù nella nostra esistenza. E’ necessaria una disciplina interiore e la consapevolezza che siamo un vivo esempio per i nostri figli in ogni momento (“li riconoscerete dai frutti”). Davanti a noi si trova ancora molto lavoro, ma per fortuna sappiamo qual è la corretta direzione. s

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Noi, uomini moderni, “che viviamo velocemente”, siamo in grado di aspettare alcunché? L’uomo contemporaneo oggigiorno è capace di attendere alcunché? Ci siamo abituati a vivere in un mondo in cui tutto è “ora” e “subito”.

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uttavia per gli avvenimenti importanti della vita dell’uomo bisogna, a volte, aspettare un po’. La stessa venuta in questo mondo è preceduta da un periodo, almeno di nove mesi, in cui si aspetta. Si aspetta la nascita, la Prima Comunione, il matrimonio, ed in questi periodi ci si prepara perché si tratta di momenti importanti. E ci si prepara non soltanto materialmente, ma anche in modo che questo concreto evento diventi ancora più solenne, sottolineato, “atteso”. ASPETTARE LE FESTE NATALIZIE

Ma noi oggi dobbiamo ancora aspettare le Feste Natalizie? Sulle strade già da novembre brillano migliaia di luci. L’illuminazione festiva deve ricordare che il Natale è già vicino… è arrivato il momento per pensare agli acquisti ed ai regali. Come si fa ad attendere le Feste Natalizie, se esse teoreticamente ci sono già?! E poi, come si fa a gioire del Natale il 25 dicembre, se agli uomini scoppia la testa dall’eccessiva presenza delle melodie natalizie che vengono suonate dappertutto? Tuttavia non dobbiamo vivere queste Festività così come vogliono proporcele. IMPARARE AD ASPETTARE

Imparare ad aspettare significa essere maturi. Non come un bambino piccolo che vuole cogliere dall’albero le mele dure ed ancora acerbe, ma come una persona che sa aspettare finché la frutta maturerà e che è in grado di prevedere in quale momento sarà pronta per essere colta. A volte ci proponiamo varie decisioni che devono aiutarci in questo periodo di preparazione. Spesso accade che queste deci-

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siamo capaci di aspettare? sioni si trovano al di là delle nostre forze, che decidiamo di fare sacrifici che non siamo in grado di realizzare, il che ci riempie di una frustrazione ancora maggiore. E’ importante la motivazione per la quale ci proponiamo tali decisioni. Queste ultime non devono renderci migliori di quanto già siamo in realtà. Ovviamente, i frutti dei buoni propositi insieme alle decisioni sincere possono rappresentare per noi un vantaggio


attuale ed eterno, tuttavia questo è come “un effetto collaterale”. Innanzitutto il periodo dell’attesa deve preparare in noi il luogo per Qualcuno… Non per noi stessi e per soddisfare il nostro proprio egoismo, ma per Gesù! GESU’ NELL’UOMO

E se ci sembra che Egli è per noi poco reale? Allora forse vale la pena lavorare per vederLo nell’altra persona? Nell’individuo che soffre o al quale manca qualcosa. Nell’uomo che è triste e si trova solo, e di cui nessuno si ricorda. Nell’uomo di fianco al quale passano tutti, ma che nessuno nota. Nel senzatetto che dorme per strada, nella zingara con il bambino in braccio che chiede l’elemosina in metropolitana, nella donna che nel sottopassaggio trascorre in piedi parecchie ore tenendo nelle mani gelate qualcosa da vendere, nell’anziano che ci siede accanto sull’autobus. So che non si cambierà il mondo, ma a volte basta un sorriso per renderlo migliore… DOVE NASCE GESU’?

E’ difficile per noi crederci che il piccolo Bambino può nascere in noi, e che è Dio

stesso che può arrivare proprio da me. Ma dal momento che duemila anni fa ha scelto la povera e sporca mangiatoia, allora perché oggi non dovrebbe scegliere il nostro cuore, magari peccatore e ferito, ma proprio il nostro? Non cerchiamo di stabilire dei confini per Colui che è Infinito. Il Natale è il tempo dell’ampliamento dei nostri cuori. “Credi che Dio è nato nella mangiatoia di Betlemme? Ma guai a te se Non nasce in te”. s

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Le feste natalizie

e i mass media

I giovani hanno bisogno di educatori, di autorità, di un buon esempio e di essere accettati. La maggioranza dei giovani non li trova nei genitori ma nei media. In essi si mostra ai giovani come devono vivere. I bambini, i ragazzini e gli adolescenti, come anche i giovani, trascorrono più tempo davanti alla televisione e al computer piuttosto che con i propri cari. Preferiscono rivolgersi per ottenere un consiglio ad una rivista colorata piuttosto che ai genitori. Durante le Festività Natalizie, probabilmente si trascorrerà molto tempo accompagnati dai mass media. Cerchiamo di riflettere su che cosa lascia in noi un tale messaggio e cerchiamo di bloccarne le conseguenze distruttive dove possiamo…

IL CONTENUTO DELLA “PAPPA” DEI MEDIA

Fa paura mostrare perfino agli adulti la maggior parte dei cartoni animati che vengono proiettati sui canali televisivi per bambini. I canali televisivi che si occupano di musica non la fanno nemmeno più ascoltare ma sono attivi nel diffondere l’edonismo in tutte le sue varianti, tanto quanto fanno i canali che si rivolgono principalmente alle donne o agli uomini. Le trasmissioni a carattere scientifico sono dominate dalle pubblicità; i film e i documentari vi durano circa tanto tempo quanto gli intervalli commerciali. Le trasmissioni televisive sono piene di

volgarità. I programmi educativi veri o i film di buon livello scompaiono nell’ombra, sono pochi. Nel periodo di tempo in cui ci sono più spettatori, quindi di giorno, vengono trasmessi programmi scadenti, mentre quelli preziosi e di valore vengono proiettati di notte. CIO’ CHE I MEDIA CI PROPONGONO

La propaganda del conformismo e dell’edonismo dura incessantemente. Si abitua i giovani ad un certo tipo di comportamenti e di scelte. Si sponsorizza il qualunquismo, l’opportunismo e l’egoismo. Sui cartelloni pubblicitari si trovano continuamente persone vuote, che non hanno nulla di cui vantarsi, che sono famosi per il fatto… di essere famosi. L’ideologia è nascosta ma presente dappertutto. Si tratta del fenomeno: “una goccia dopo l’altra erode la roccia”… I giovani trascorrono molto tempo davanti alla televisione o di fronte al monitor del computer, ed assorbono tutto, di solito a-criticamente. I genitori non sanno nemmeno che cosa sorge nelle menti e nelle percezioni dei loro figli. LA VIA D’USCITA

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Esiste una via d’uscita? I genitori a volte si lamentano che i figli si stanno allontanando da loro verso il mondo dei media, e che non hanno


più il contatto con loro. “E d’altra parte io ho sacrificato tutto per loro. Lavoro molto per i miei figli. Li amo molto… E la risposta è questa?”. Quando i figli sono adolescenti è difficile ovviare a questo problema. Infatti durante quel periodo della loro vita, l’ambiente dei coetanei ha già un enorme influsso. Ciò che va di moda tra i ragazzi verrà assorbito ed assimilato anche dai nostri figli. Allora sarà difficile per loro rinunciare a ciò che è alla moda, perché non vorranno essere rifiutati dai loro coetanei. Tuttavia, un utilizzo sicuro e ragionevole dei mass media deve essere insegnato ai nostri figli molto prima. IL CONTATTO

Prima di tutto bisogna instaurare dall’inizio un contatto vero, vivo con i nostri figli. Rispondere alle loro domande, interessarsi della loro vita, trattare con rispetto i loro problemi piccoli ma grandi per la loro età. Invece di urlare subito, cercate di ascoltarli, parlare con loro, porre delle domande a loro. Anche se i nostri figli sanno che siamo esigenti, innanzitutto devono percepire di essere amati da noi e di essere importanti per noi. Perché altrimenti fuggiranno verso un altro “pianeta”. GLI INTERESSI

Mostriamo ai nostri figli che il mondo è bellissimo ed interessante. Scopriamo in loro i talenti che vale la pena sviluppare. Si tratta di fare in modo che il guardare la televisione o il navigare su Internet non diventi l’unico passatempo e l’unico divertimento dei nostri figli. Si può conseguire delle vittorie e sentirsi abili e capaci in molti altri ambiti. Se convinceremo di ciò i nostri figli, allora perfino l’influsso dell’ambiente circostante sarà soltanto temporaneo, e poi ritorneranno ai propri interessi, a cui si sono abituati fin dall’infanzia. D’altra parte, se saranno abbastanza forti, saranno in grado di proporre ai propri coetanei un modo più interessante di trascorrere il tempo rispetto a quanto fanno di solito i giovani.

Il fattore più importante è che voi stessi, come genitori, non trascorriate tutto il tempo davanti alla televisione o al computer. Infatti l’esempio è l’elemento che influenza maggiormente i propri figli. UNA SAGGIA SCELTA

I bambini non sono capaci da soli di farlo, ma voi come genitori dovreste insegnare a loro una saggia scelta dei programmi e dei film. Se dite che guarderete qualche trasmissione, contemporaneamente spiegate perché. Anche involontariamente, anche non necessariamente in modo diretto, tuttavia i vostri figli ascolteranno le vostre parole. In seguito le vostre argomentazioni avranno influenza su di loro. In modo simile, scegliendo un programma da guardare insieme ai vostri bimbi e ragazzini, dovrete rivolgere la loro attenzione sui valori che la trasmissione veicola. I vostri figli impareranno in modo completamente naturale che cosa è importante, e successivamente sarà per loro più facile distinguere un programma buono e contenente i valori, da una trasmissione sciocca, che attira l’attenzione ma che è vuota. Poi parlate con i vostri figli riguardo ai messaggi trasmessi da un certo programma, film o cartone animato con le favole. Vi auguriamo che in queste Feste Natalizie riusciate a sottolineare l’importanza del trascorrere insieme il tempo, del conversare anche a proposito della propria vita, mentre l’utilizzo dei mass media diventi un’alternativa saggiamente scelta e che completi la ricchezza della Vostra vita familiare. s

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D

A

M

M I!

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F

R E. E P OR V A

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“Dammi” è una di quelle parole che i bambini imparano immediatamente, molto più velocemente che “per favore”, il cui utilizzo bisogna insegnare a lungo al bambino. Forse perché è più breve o piuttosto perché anche dagli adulti sente più spesso la parola “dammi”?

bambini imparano molto velocemente ciò che osservano ed ascoltano da parte degli adulti, a volte non comprendendo completamente ciò che i gesti, le parole o i comportamenti dei grandi significano. Il bimbo che afferra il pilota automatico del televisore, che si siede sulla poltrona ed imita il papà, o la bimba che si mette le scarpe col tacco della mamma e che tenta di camminarci oppure che si trucca…

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L’ATTEGGIAMENTO DI GRATITUDINE

Osservando gli adulti, i bambini imparano anche l’atteggiamento di gratitudine. Trattando con gratitudine i doni della vita quotidiana, i genitori non devono spiegare ai figli in che cosa consista il rispetto del ricevere i regali, anche quelli che piacciono di meno oppure che non sono moderni o non sono utili. Così essi sottolineano il valore della fatica del regalare e non criticano chi ha donato quegli oggetti. In questo modo, inoltre, insegnano a stimare lo sforzo impiegato nella scelta o nella preparazione del dono, oppure anche il ricordo ed il sentimento che devono esprimere e suscitare quei regali. L’ATTEGGIAMENTO DELLE PRETESE

L’atteggiamento di pretesa è quello proposto dai mass media. Ne deriverà una situazione tragica se i genitori, anche se inconsapevolmente, impareranno questo atteggiamento. In quel momento, si introdurrà nella vita familiare un’atmosfera molto negativa.

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“Nonna, che cosa hai portato in quella borsa?” chiede il nipotino già quando vede la nonna che sta entrando in casa. La reazione corretta dei genitori dovrebbe essere: “Caro mio piccolino, è arrivata la nonna, e non la borsa…”. L’atteggiamento di pretesa fa sì che le persone non chiedono ma esigono. Non ringraziano ma si lamentano che hanno ricevuto troppo poco. Non pensano con che fatica qualcuno ha preparato il dono, ma lo utilizzano inconsapevolmente. Strappano, rovinano senza scrupoli, togliendo agli altri ciò che non appartiene a loro stessi, ed in più si vantano della propria intraprendenza.


INSEGNARE A RINGRAZIARE

Vale la pena insegnare ai nostri figli l’atteggiamento di gratitudine. Bisogna soltanto rivolgere la loro attenzione su ciò che ricevono, in modo tranquillo, raccontando come è stato prodotto, come qualcuno lo ha confezionato. Così, in seguito, i bambini da soli saranno in grado di notare l’altrui fatica: una lettera scritta, una cartolina spedita, un giocattolo regalato, un pranzo cucinato, e poi anche i comportamenti più delicati, come un sorriso, un gesto cordiale, una buona parola, una frase di conforto. I BUONI FRUTTI

Quando i nostri figli impareranno tutto ciò, saranno anche più stimati a scuola, da grandi nel lavoro e in generale nell’ambiente circostante. Sarà per loro naturale. Saranno capaci di iniziare una conversazione notando la fatica degli altri, e così avranno le chiavi che aprono quasi tutti i cuori delle altre persone. In breve, vivranno più facilmente! E, fatto molto importante, i bambini a cui è stata insegnata la gratitudine si svilupperanno e cresceranno in modo molto bello, essendo sensibili all’amore del prossimo. Condivideranno con i fratelli o con i colleghi ciò che sarà in loro

possesso, noteranno più velocemente chi è triste o maltrattato, giocando insieme ai bambini bisognosi di affetto, e, da adulti, invitando a casa propria gli amici o i colleghi che stanno attraversando una difficile situazione familiare o che non possiedono nemmeno una casa. LA SENSIBILITA’ NEI CONFRONTI DEL PROSSIMO

Tale sensibilità “frutterà con gli interessi” anche ai genitori, quando i loro figli considereranno il proprio padre e la propria madre anziani non come fonte di futura eredità, di patrimonio, ma come persone dalle quali hanno ricevuto molto e che ora hanno bisogno di attenzioni, di cura, di una buona parola, di conforto, e di molte altre cose importanti per la loro età. UN INVITO

Durante le Feste Natalizie stiamo insieme alla nostra famiglia più a lungo e più da vicino. Forse l’atmosfera sarà più serena, perché non dovremo “correre” a fare delle commissioni in giro. Notiamo se i nostri figli sono in grado di ringraziare: abbiamo un po’ di tempo libero, e quindi l’occasione ideale per insegnare a loro questo bellissimo atteggiamento di riconoscenza. Durante il Natale ci sono anche molte opportunità per mostrare ai nostri figli questo comportamento tramite, tra l’altro, il nostro s esempio.

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Betlemme - casa del pane

Il Signore Gesù, giungendo nel mondo, è entrato di sua spontanea volontà nel centro della nostra quotidianità molto prosaica come un bambino abbastanza povero. Abitava in una famiglia. E’ rimasto nel segno del pane, simbolo della comunità familiare e di tutta l’umanità. Quindi qual è il nostro rapporto con il pane quotidiano?

ggigiorno ci sono non soltanto i cestini pieni di panini che i bambini non hanno mangiato, ma anche – è terribile a dirsi – gli interi container pieni di alimenti che sono ancora in buona condizione e che vengono gettati via dai supermercati perché scaduti… Vale la pena insegnare ai bambini il rispetto nei confronti del pane, e, di conseguenza, nei confronti del lavoro umano grazie al quale abbiamo questo pane. Quindi riflettiamo sui seguenti punti: Che cosa pensano i nostri figli del nostro lavoro? Sanno che il papà ha il diritto al riposo dopo il lavoro, e che la mamma che ha anche un lavoro fuori casa, dovrebbe poter contare sul loro aiuto tra le mura domestiche? I bambini sanno e si interessano di ciò che i loro genitori compiono nelle loro attività professionali? Qual è il rapporto dei nostri figli con le questioni materiali? Essi partecipano accettando su di sé compiti sempre più responsabilizzanti nella comunità familiare? Giudicano per caso gli altri in base al loro status materiale?

O

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Riescono a sopportare il fatto che magari non possiedono alcuni oggetti che i loro coetanei più ricchi hanno? Mostrando i poveri sulle strade, parliamo ai nostri figli a proposito della miseria, dei suoi motivi e dei problemi ad essa legati? I nostri figli hanno mai visto che facessimo qualcosa di buono nei confronti dei poveri della nostra città, per i vicini o per qualcuno che è al di fuori della famiglia ma che si trova in una difficile situazione economica? Rendiamo partecipi i nostri figli a queste azioni di volontariato riguardanti la carità? Queste domande aiuteranno a renderci consapevoli in merito alla problematica: quale rispetto per il lavoro e i suoi frutti impareranno i nostri figli in famiglia? E: saranno in grado di valutare adeguatamente la situazione in cui vivono le persone dell’ambiente circostante? Infine, forse le Festività natalizie saranno l’occasione per insegnare ai nostri bambini e ragazzi quals cosa a proposito di queste questioni…


IL SANTO NATALE Che cosa rappresenta per te? Un giorno alcuni animali organizzarono una riunione. La volpe chiese allo scoiattolo: - Che cosa rappresenta per te il Natale? Lo scoiattolo rispose: - Per me è un bel alberello con tutto ciò che è appeso sopra i suoi rami: con molte luci e una grossa quantità di dolci da sgranocchiare. La volpe continuò: - Per me, naturalmente, è una profumata oca arrostita. Se manca un saporito arrosto di oca, non c’è il Natale. Si intromise l’orso: - Il pandoro! Per me il Natale è un enorme pandoro profumato! Allora affermò la gazza: - Io ritengo che il Natale consista nelle lucine brillanti e scintillanti. Il Natale è bellissimo! Anche il mulo voleva esprimere la propria opinione: - E’ lo spumante che caratterizza il Natale! Ne berrei volentieri anche un paio di bottiglie! Alla fine parlò l’asino: - Ma mulo, sei impazzito? E’ la nascita di Gesù Bambino ad essere l’avvenimento più importante nel periodo delle Feste di Natale. Te ne sei dimenticato? Il mulo, vergognandosi, piegò la sua enorme testa e chiese: s - Ma gli uomini lo sanno?


„Cari amici!

Prepariamoci all’incontro con Gesù, l’Emmanuele, il Dio con noi.

Egli, nascendo

in mezzo alla povertà

a Betlemme, vuole diventare compagno di strada

di ciascuno tra noi.”

papa Benedetto XVI


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