BRICIOLE 1/2011

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NUM ERO 1/2011

giornalino educativo

IL PROGRAMM A TE EN STAR pagina 13


COME PARLARE CON I BAMBINI...

… A PROPOSITO DELLA NUDITA’ E DELLA VERGOGNA

I nostri figlioletti non si vergognano della nudità. Essi, due bambini (di 8 e 6 anni) ed una bambina di 3 anni, anche se glielo facciamo notare molte volte, continuano a girare nudi tra il bagno e la loro stanzetta. Già nelle vacanze precedenti si sono verificate delle situazioni in cui qualcuno dei nostri figlioletti, in un luogo pubblico come la spiaggia o la piscina, si è tolto il costume da bagno (perché bagnato o sporco), e noi abbiamo dovuto ogni volta iniziare discussioni spiacevoli, sentendoci impotenti a causa del fatto che i nostri figlioletti da soli non percepiscono la vergogna per la nudità, perfino quelli più grandi. Come possiamo spiegare a loro che cosa si può fare e che cosa invece no, contemporaneamente non affermando che la nudità è qualcosa di male, e per non influenzare negativamente la crescita della nostra prole?

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bambini hanno bisogno di una buona parola a proposito della propria fisicità, e non di commenti ironici, sarcastici o perfino molto fortemente espressivi, riguardo al loro aspetto, alla loro destrezza, e ai loro vestiti. I bambini i cui genitori sono capaci di esprimere in modo sano l’approvazione, l’affetto, la cordialità, anche e soprattutto in caso di imperfezioni, malattie o perfino di invalidità, costruiscono naturalmente la percezione di valore nei confronti del loro aspetto e del loro corpo. Allora le indicazioni e i commenti dei genitori: “vèstiti”, “non è elegante girare senza mutandine”, “bisogna chiudere la porta del bagno”, “ci cambiamo il vestito in modo discreto, così che nessuno lo noti” – non sono percepiti come un atteggiamento di tabù nei confronti della nudità, ma insegnano la modestia e l’accettazione delle norme culturali. Già quando i nostri bimbi sono molto piccoli, vale la pena ricordarsi di non prendersi cura di loro di fronte agli altri o che non compiano in pubblico azioni legate alla loro fisiologia. Particolarmente dopo che vengono al mondo fratellini e sorelline, è importante tenere presente questi consigli, significativi non tanto per il neonato, ma per i suoi fratelli maggiori. Proprio costoro, quando aiutano durante il cambio dei pannolini del bimbo appena nato, possono servire da “paravento” quando si è fuori casa, e in questi momenti si può commentare: “Ti ringrazio molto per l’aiuto, grazie alla tua presenza ci siamo presi cura del piccolo in modo discreto”. Le parole quali “discrezione”, “eleganza”, “intimità”, “modestia” dovrebbero comparire durante le conversazioni con i nostri figlioletti a proposito del rispetto della nudità. E’ importante intro-

durre in famiglia principi chiari a proposito dell’utilizzo del bagno. Chiudere la porta, portare via con sé la biancheria intima ed i vestiti, indossare un accappatoio o almeno coprirsi per mezzo di un asciugamano. Ricordo un’affermazione che suggerisce benissimo quali principi di intimità dovrebbero regnare in casa, soprattutto dove vi sono dei bambini: “Bisogna vestirsi e comportarsi così che quando in casa compare un estraneo, non è necessario vestirsi maggiormente né cambiare radicalmente il proprio modo di essere”. Tutto ciò non significa che in casa dobbiamo sentirci vincolati, ma che quando usciamo all’esterno non dovremo spiegare ai nostri bambini: “Così ci si può comportare a casa, ma all’asilo, a scuola, in colonia, in piscina, ricordatevi dei principi della decenza”. Le abitudini si radicano fortemente, e se i nostri figlioletti non le impareranno in casa, nella quotidianità, sarà difficile che si comportino decorosamente di fronte agli estranei. E’ quindi necessaria una reazione forte sia della madre che del padre quando i bambini infrangono i principi a loro insegnati. Quali principi? Non girare nudi per casa. Chiudere la porta del bagno quando lo utilizziamo. Controlliamo bussando se è libero quando abbiamo dei dubbi se possiamo entrare. Cambiamo la biancheria intima in modo discreto. Bussiamo alla porta della stanza in cui qualcuno forse sta cambiandosi i vestiti che indossa, ed alla porta della camera da letto degli adulti se è chiusa. Quando i principi sono violati, esprimiamo in tono deciso la nostra disapprovazione. I bambini che verranno educati in tale atmosfera saranno essi stessi capaci di attirare l’attenzione gli uni degli altri su ciò che è elegante e ciò che non lo è.


INTRODUZIONE Cari Lettori!

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CONTENUTI iamo il benvenuto a tutti i Lettori dopo la pausa per le

•Una tenerezza immensa

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matura . . . •LaLa sessualità distanza nell’educazione . •Il bimbo capace di voler bene •Comunicare e pregare . . . •

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la propria sessualità . . •Vivere Il programma STAR . •La metodologiadidiTEEN TEEN STAR •

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• Testimonianza

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Festività Natalizie. Infatti il numero più recente della nostra rivista è apparso per il Santo Natale. Nel numero attuale iniziamo un nuovo tema conduttore: la sessualità umana. Si tratta di un ambito che può causare, nella vita di ogni uomo, molta sofferenza, ma quando si riesce a formare adeguatamente la propria corporeità sessuale e poi ad utilizzarla bene, sarà anche essa motivo di grande gioia. Nella nostra rivista troverete innanzitutto l’articolo che risponde alla domanda: “Che cosa è la sessualità umana?”, ed anche la tematica riguardante il modo adatto di crescere sviluppandosi verso una sessualità matura. Presenteremo anche un programma molto interessante riguardante l’educazione sessuale cattolica per i giovani, i genitori ed i catechisti, metodo nato negli USA, ed attualmente realizzato anche in Italia, denominato TEEN STAR. Inoltre, le rubriche fisse riguardanti la vita di coppia e l’essere genitori, articoli che di solito trovate in ogni numero della nostra rivista. Auguriamo una lettura feconda e piacevole! La Redazione

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BRICIOLE EDUCATIVE Un e-giornalino per i genitori. Edito dalla Casa Editrice MIMEP-DOCETE, via Papa Giovanni XXIII, 4; 20060 Pessano con Bornago (MI). Preparato dal gruppo redazionale.

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LA

SESSUALITA’

UMANA,

parte

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UNA TENEREZZA IMMENSA Per gli uomini e le donne, la sessualità corrisponde ad un ambito di particolare vicinanza, fiducia, affetto, delicatezza, tatto, e non ad una sfera in cui ci si sottomette agli istinti e ad una certa dissolutezza erotica.

se per qualche motivo non c’è, perfino per un periodo più lungo, non ne fanno un problema. In ciò consiste la sessualità matura. I CRITERI DELLA SESSUALITA’ MATURA

Per stabilire i criteri della maturità nell’ambito della sessualità, dobbiamo prima essere consapevoli dei pericoli, poiché quando siamo coscienti delle minacce, allora agiamo e ci sviluppiamo in modo da non cadere negli errori. Qui, come negli altri ambiti, il pericolo è costituito dagli atteggiamenti estremi. Un estremo è rappresentato dal tentativo di dividere la sessualità dall’amore, mentre l’altro estremo è rappresentato dal tentativo di separare la sessualità dalla fecondità. LA SESSUALITA’ SENZA L’AMORE

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a sessualità umana può essere interpretata in modi molto diversi tra di loro. Riferisco la definizione accolta dalle persone responsabili: la sessualità corrisponde ad un ambito di particolare vicinanza, fiducia, sensibilità, tatto, e non agli istinti ed alla reazione ai cosiddetti bisogni. I coniugi che si amano molto, gioiscono tanto pure per l’ambito sessuale, ma anche, attenzione, rinunciano molto facilmente alla convivenza sessuale se per esempio uno di loro due è malato oppure se sono distanti; dunque, quando tra i consorti innamorati c’è anche vicinanza sessuale, essi ne gioiscono, mentre

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Il tentativo di dividere la sessualità dall’amore consiste nel considerare la corporeità sessuale come un gioco, un divertimento, un piacere facile, un istante senza doveri, senza impegni, senza legami, parlando in modo molto duro: questa minaccia consiste nel giocare con la sessualità prima di amare veramente. Quasi tutte le telenovele, le riviste per ragazzi, o i teleromanzi contenuti nei libri, suggeriscono proprio tale visione del sesso come divertimento. I giovani affermano: “Ma in ciò consiste proprio la modernità, il progresso, sono terminati i tempi in cui prima ci si innamorava e poi si conviveva sessualmente. Adesso la sessualità non comporta degli impegni, non devo amare qualcuno prima di avere rapporti sessuali con questa persona”. Ma osserviamo le conseguenze di tale cambiamento…


“Le conseguenze? Ma se si tratta di un gioco piacevole ed eccitante!”. Se tentiamo di dividere la sessualità dall’amore, ed il tentativo può riuscire, come anche la divisione può riuscire, allora quali sono le forme di sessualità? Le violenze sessuali, lo sfruttamento sessuale dei minori, la prostituzione, la pornografia, l’autoerotismo, varie dipendenze erotiche, ecc…: tutti questi sono esempi di sessualità senza amore, e queste forme di sessualità sono non solamente immorali ma anzi in contraddizione con il codice penale, quindi possono condurre alla prigione. Se si cerca di giocare con la sessualità prima di maturare nella capacità di amare, di essere responsabile, di promettere l’amore più grande come quello coniugale, si può non soltanto fare del male a se stessi ed agli altri, non solamente diventare dipendente dall’erotismo, ma anche finire imprigionati in carcere. Coloro che tentano di giocare con la sessualità, almeno alcuni di loro, finiscono così. Si tratta di fatti concreti.

LA SESSUALITA’ SENZA LA FECONDITA’

L’altro estremo, l’altra disfunzione, riguarda il tentativo di separare la sessualità dalla fecondità, non solamente dall’amore, ma anche dalla fecondità, ma avendo lo stesso obiettivo, ossia per illudersi che si può giocare con il sesso, che si tratta di un gesto come stringere la mano a qualcuno, quindi come un atto che non comporta impegni e che non è conseguenza di qualcosa come il coinvolgimento affettivo, ecc…. C’è chi dirà: “Bene, non solamente questo fatto non è negativo, ossia la separazione della sessualità dalla fecondità, ma anzi si tratta di un progresso, di una liberazione”, tali slogan appaiono spesso anche sui mass media, su quelli “tossici”, che allontanano soprattutto i giovani dalla realtà. Ecco, osserviamo i dettagli, perché soltanto i dettagli concreti ci salvano dall’ingenuità, dalle ideologie, e di conseguenza dalla disperazione. Ecco, se qualcuno tenta di separare la sessualità dalla fecondità, che cosa si ottiene: o l’utilizzo di anticoncezionali o l’aborto. L’uno e l’altro sono drammatici. Innanzitutto prendiamo in considerazione gli anticoncezionali. s

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LA SESSUALITÀ MATURA La sessualità matura è il modo per comunicare, per mezzo di tutto il proprio corpo, che si ama il proprio consorte in modo fedele, indissolubile e fertile.

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’uomo si esprime non soltanto per mezzo della corporeità, ma anche per mezzo della sessualità. Le abitudini degli animali in questo ambito non sono né libere né consapevoli. Quindi nel mondo degli animali non incontriamo comportamenti sessuali deviati o patologici. Gli animali non necessitano dell’educazione sessuale, poiché realizzano automaticamente il programma dei comportamenti inscritto nella loro natura. Ma l’uomo non è soggiogato dagli impulsi o dagli istinti. Il principale organo sessuale dell’uomo è l’ipofisi (posta nel cervello), il cui funzionamento definisce in modo decisivo le nostre esperienze ed i nostri comportamenti in questo ambito. Per tale motivo, le persone possono imparare a controllare la propria sessualità basandosi sulla consapevolezza e sulla libertà, ed in accordo con la gerarchia di valori e di ideali che hanno accettato come guida. COMPRENDERE LA PROPRIA SESSUALITA’

Il primo compito degli educatori, riguardo alla sfera sessuale, è l’aiuto fornito all’educando così che comprenda in modo maturo

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l’originalità e la specificità della sessualità umana. Non si tratta di un impegno facile, poiché la cultura che oggi è dominante di solito riduce la sessualità allo stimolo fisico ed al contatto genitale ed erotico. Di conseguenza, sia gli educatori che gli educandi sono principalmente, e a volte unicamente, inclini a ritenere questo ambito un insieme di imposizioni e di divieti morali, in relazione all’aspetto genitale ed erotico della sessualità umana. Invece la sessualità, vissuta in modo approfondito ed unito a tutto il progetto esistenziale, è un dono dato all’uomo come persona, ed il suo senso definitivo consiste nella comunicazione dell’amore. LA SESSUALITA’, IL CORPO E L’INTELLIGENZA

Agli educandi bisogna mostrare il fatto che il modo di vivere e di esprimere la sessualità è legato a tutte le altre dimensioni della loro vita, e quindi con le sfere del corpo, del sesso, della psiche, dell’etica, dell’anima, della società, della religione, del diritto, dei costumi, ed anche della libertà e dei valori. La sessualità umana è correlata in modo evidente con l’ambito degli istinti e degli stimoli. Proprio per questo motivo, è percepita in modo particolarmente intenso dagli adolescenti durante “la tempesta” ormonale. La sessualità ha un contatto diretto con la corporeità umana e perciò si esprime in modo molto diverso negli uomini e nelle donne. Inoltre è collegata all’intelligenza umana. I comportamenti sessuali risultano in grado elevato dal nostro modo di ragionare e di pensare a proposito del legame tra una donna ed un uomo. Chi non è in grado di riflettere su questa questione in modo ragionevole e critico, comincerà a compiere errori nella sfera sessuale.


LA SESSUALITA’ E LA SFERA DELLE EMOZIONI

Esiste un evidente legame tra la sessualità e le emozioni. Questo collegamento si può facilmente osservare soprattutto nel periodo dell’innamoramento, mentre la corporeità e la sessualità dell’altra persona diventano particolarmente attraenti ed affascinanti anche quando non avviene il risveglio degli istinti di possesso. La sessualità è unita in modo stretto all’ambito morale. Proprio per questo motivo gli educandi che possiedono una sensibilità morale troppo ristretta o deviata, rischiano di provocare un danno a sé ed agli altri in questa sfera. Infatti non sono in grado (o non vogliono) differenziare i comportamenti maturi da quelli che sono nocivi o addirittura patologici e vietati dalla legge. L’ambito sessuale è unito anche a quello spirituale, ossia alla capacità dell’uomo di comprendere se stesso ed il significato della propria esistenza. Chi interpreta erroneamente il proprio mistero, costui o costei danneggia anche la propria sessualità. Un esempio tipico è costituito dalla convinzione che l’individuo vive per il piacere immediato. In conseguenza di tale genere di ingenuità, la sessualità conduce alla sofferenza, alle patologie ed alle dipendenze. LA SESSUALITA’ E LA SFERA DEI VALORI

Una successiva espressione dell’originali-

tà della sessualità umana consiste nella sua forte relazione con la sfera dei valori. L’uomo è in grado di porre la purezza e la responsabilità ad un livello più elevato del piacere immediato, del denaro, della carriera, e perfino della vita. Un legame altrettanto diretto esiste tra la sessualità e la libertà. L’educando che non cresce e non si sviluppa verso una libertà matura, o che utilizza in modo ingenuo la propria libertà in altri ambiti così che la perde, inizia a smarrire anche la capacità di guidare la propria sessualità. Di solito questa sfera diviene allora un ennesimo ambito di dipendenza e di sconfitta particolarmente dolorosa. LA SESSUALITA’ E LA DIMENSIONE SOCIALE DELL’ESISTENZA

La sfera sessuale possiede un legame stretto con la dimensione sociale della vita umana. Il modo di mettersi in contatto con le altre persone dipende molto dal modo in cui viviamo ed esprimiamo la sessualità. Coloro che si mostrano aggressivi, primitivi o cinici nel contatto con gli altri, esprimeranno anche la propria sessualità in modo simile, quindi aggressivo, primitivo o cinico. Invece coloro che nei contatti con il prossimo sono rispettosi, affettuosi e responsabili, si comporteranno in tale s modo anche nell’ambito sessuale.

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EDUCARE

E

NON

IMPAZZIRE

La distanza nell’educazione Vi ricordate quel giorno speciale in cui è venuto al mondo il vostro primo figlio? Non dimenticherò mai le sensazioni che ho percepito osservando la nascita della mia figlioletta.

chiedergli di ripetere tale affermazione. Oltre al fatto che questo consiglio era difficile da realizzare, esso sembrava anche completamente inadeguato. Nel periodo in cui la piccola aveva più bisogno di noi, il medico suggeriva di lasciarla e di andare a divertirci. IL LEGAME FORTE TRA DI NOI

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he gioia mi ha dato la consapevolezza di aver partecipato alla creazione di questo meraviglioso dono di Dio! Mia moglie, Sande, gioiva insieme a me. Durante i giorni successivi alla sua nascita, mostravo Holly con orgoglio a tutti gli amici, e giunsi velocemente alla conclusione che ella era la più bella bimba in tutto il reparto di maternità dell’ospedale. Dopo tre giorni portammo Holly a casa. Affermare che ero un giovane padre eccitato era poco. Ero un genitore appena sfornato, e sapevo quale era il mio compito: prendermi cura di questa piccola creatura completamente indifesa. I PRIMI PASSI VERSO IL DISTANZIAMENTO

Quindi non ci si deve sorprendere che ero stupito quando, durante la stessa settimana, il medico di Sande ci consigliò: “Vorrei che voi lasciaste la vostra figlioletta con un’altra persona già nelle prime settimane”. Dovevo

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Tuttavia, ringraziai Dio più volte per questa indicazione. Basandosi sull’esperienza pluriennale, il medico si rendeva conto che se Sande ed io dobbiamo amare veramente Holly, allora dobbiamo conservare un forte legame affettivo tra noi due. Sapeva che quanto più è forte il nostro rapporto come moglie e marito, tanto migliori saremo come genitori. Così, da queste prime settimane, abbiamo incominciato a sviluppare nella nostra casa un fattore fondamentale della disciplina che è l’amore. E queste prime settimane sono risultate un momento eccezionale per introdurre la disciplina nell’esistenza nostra e della nostra bimba. Ma non è stato facile. Non è facile lasciare un neonato. La difficoltà fondamentale consisteva nel trovare chi si occupasse del bebè. I genitori giovani sono inclini a pensare che l’unica persona adatta ad occuparsi del loro neonato è un’infermiera, che si specializzi in pediatria, oppure ovviamente la nonna! Tuttavia, abbiamo ascoltato il consiglio del medico e ci siamo impegnati a lasciare Holly con una persona fidata almeno una volta alla settimana. Se non fosse per questo fatto, Holly assomiglierebbe a molti bambini che sono stati educati secondo la filosofia che afferma: “Ama, ama, ama… Se amerò il mio bimbo in


modo abbastanza forte, allora tutto andrà bene”. Ma non è così. I bambini che sono stati educati con l’amore privo di elementi disciplinari, spesso si comportano in modo sprezzante e/o sono troppo dipendenti dai propri genitori. IN CHE COSA NON CONSISTE L’AFFETTO?

Troppi genitori si sottomettono all’opinione per cui l’affetto verso i propri figlioletti consiste nel fare tutto al loro posto e nel prendere tutte le decisioni per loro. Si può sentire dei genitori intrappolati in questo modo di pensare, mentre affermano: “Non mi interessa che hai già 15 anni! Stai fermo, ti abbottonerò la camicia”. Se volete la catastrofe ed il caos, allora fate tutto al posto dei vostri figli. In questo modo li priverete della possibilità di diventare autonomi e della capacità di essere responsabili – due caratteristiche indispensabili per formare un adulto equilibrato. L’AMORE SAGGIO E’ NECESSARIO

Il medico ci ha forse consigliato di trascurare Holly o di non mostrarle il nostro affetto, non coccolarla, non essere sensibili, ecc…? Ovviamente no. Infatti tutti questi fattori sono assolutamente necessari. L’amore delicato e tenero, mostrato ai figlioletti durante le settimane ed i mesi all’inizio della loro esistenza da parte dei loro genitori, e soprattutto da parte della loro madre, viene denominato dagli psicologi come “il periodo della formazione dei legami”. In questo tempo infatti

il genitore mostra al suo bimbo completamente indifeso che è amato e circondato dall’affetto e che ci si prende cura di lui/lei nel modo migliore. Le statistiche hanno indicato che se nel periodo iniziale di vita mancano le coccole e le tenerezze, la personalità dei piccoli può risultare danneggiata. INTRODURRE L’ORDINE

Introducendo nell’esistenza del bimbo o della bimba una certa sistematicità (per esempio riguardo al mangiare o al dormire), portiamo l’ordine nella sua vita. In questo ambito si può essere elastici, comunque il nostro bebè imparerà la sistematicità. Ed acquisendo il senso dell’ordine, acquisterà anche l’abitudine ad essere responsabile, e comprenderà quale è il suo posto nello schema generale dell’esistenza della sua famiglia e quali sono i suoi doveri. Spesso vengono poste delle domande come: “Perché noi, genitori, non possiamo prendere tutte le decisioni al posto dei nostri figli? Noi sappiamo che cosa è meglio per loro”. I genitori ritengono veramente di sapere che cosa va bene per i loro bambini. Vogliono circondarli con il loro amore e le loro cure, per risparmiare a loro le difficoltà esistenziali e gli insuccessi. Tuttavia contemporaneamente dovrebbero insegnargli che possono commettere degli errori. I bimbi devono sapere che hanno il diritto a sbagliare; devono avere l’occasione di prendere delle decisioni s che riguardano la propria vita.

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IL BIMBO CAPACE DI VOLER BENE

Il regalo più bello che le mamme possono fare al mondo è un figlio capace di voler bene.

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l pulcino feroce, seduto sul divano, urla alla nonna con tono imperioso: “Portami da bere!”. Ella balza in piedi e trascinandosi sull’anca malferma va a fargli la spremuta di mandarino. Il pulcino feroce dice: “Tu mi devi mantenere finché non ho trovato il lavoro che mi piace”, senza trovare da parte dei genitori obiezioni insuperabili, tranne una richiesta di clemenza sulle sue richieste.

CONSUMARE...

Esige livelli di consumo superiori alle possibilità della famiglia, senza curarsi delle loro difficoltà economiche. Ciò che riceve gli è dovuto per diritto, ed è sempre in credito di qualcosa. Se la vita non sta alle sue condizioni, diventa violento oppure si rifiuta di vivere, per protesta. È sempre arrabbiato e malcontento di ciò che ha, pretende sempre di più ed è insaziabile. Il figlio che pretende, in realtà, non riceve, ma “prende”, derubando l’altro delle sue risorse (di tempo, di denaro, di benevolenza), misconoscendo il fatto che il suo supposto diritto ad avere esiste

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soltanto perché riconosciuto come tale dalla benevolenza dell’altro. SOLAMENTE L’AMORE RESPONSABILE TRASFORMA

In realtà non esiste alcun diritto dei figli che non sia reso tale dalla benevolenza del genitore. È la grazia che trova ai suoi occhi che crea il suo diritto. Solo l’amore per il figlio trasforma il suo bisogno in diritto, non altrimenti. Chi prende non coglie il significato di ciò che riceve, perché non si rende conto della benevolenza del donatore. Presuppone che il genitore sia moralmente obbligato a dargli ciò che gli serve. Di più, ciò che l’altro ha è già virtualmente suo e non gli può essere negato. Non vede benevolenza e amore, ma la riscossione automatica di ciò che gli spetta. Da qui la sua visione della vita che non coglie la positività radicale del genitore: il suo amore per lui. Essi vengono così ridotti a prestatori di servizi, senza che venga riconosciuta ed apprezzata la sorgente di tanta dedizione. Per questo motivo, frasi assai ricorrenti come “non ti ho chiesto io di venire al mondo, perciò mi devi accontentare e mantenere”, possono uccidere moralmente un genitore. A chi pretende è preclusa la possibilità di guardare la vita con gratitudine. Non vi è danno maggiore. Questa è la ragione decisiva a causa della quale le


“Grazie alla vita, che mi ha dato tanto mi ha dato gli occhi per le forme e i colori l’udito per i suoni e i rumori, la parola e l’abbecedario, i piedi per percorrere il mondo, mi ha dato cuore e cervello, riso e pianto mi ha dato un uomo da amare.” (Violeta Parra) mamme che amano troppo compromettono la crescita psicologica e spirituale dei figli. Un figlio troppo assecondato trova ovvio e scontato che la vita lo appaghi. Se la sofferenza relativa al desiderio non soddisfatto rimane “sconosciuta”, il bisogno non appagato non è “pensabile” nemmeno in altre persone, che saranno percepite senza bisogni da colmare, fatiche da alleviare, necessità di essere aiutate e amate. Non potendo immaginare nell’altro un dolore “simile al proprio”, vengono meno le strutture psicologiche che rendono possibile la reciprocità, suscitata dalla sensibilità per il mondo affettivo dell’altro, considerato come simile al proprio. La mancata accettazione del limite (che comporta l’esperienza psicologica della fatica e della rinuncia) rende impossibile avvertire il dolore altrui e ancor meno sentirsi toccati e commossi dallo stesso. Di un ragazzo caratterizzato da un simile settaggio emotivo si dice: non gliene frega niente di nessuno. L’eccesso di gratificazione impedisce dunque la formazione delle strutture psichiche che rendono possibile l’empatia, cioè “mettersi nei panni degli altri e sentire il loro bisogno e il loro dolore”, con il conseguente mancato sviluppo della propensione e della capacità di dare.

fatica della dedizione. Non saprà vederla ed apprezzarla nel genitore. Di più: pretenderà che la vita gli sia favorevole, senza che lui metta alcun impegno per renderla tale; che i rapporti in famiglia siano buoni, senza che si impegni a correggere i propri difetti. Il genitore che non chiede mai e non sollecita il figlio a fare ciò che è giusto, e non permette che qualche volta paghi per i suoi errori, lo lascia nell’illusione che la vita gli sia favorevole “per magia”. E così il figlio non vede la fatica e la dedizione, non si accorge del prezzo dell’amore che i genitori pagano per lui. Rimane cieco, incapace di cogliere la realtà più vera (l’amore di cui è circondato) e di godere per il significato di ciò che riceve più che per le cose stesse. Forse si sente accontentato ma non è certo che si senta amato. SEGNI DELLA MATURITA’

La gratitudine è un sentimento che è seminato nell’infanzia e che cresce progressivamente fino ad essere il segno distintivo della maturità stessa. Nulla vale come l’esperienza di crescere figli a propria volta consapevoli di quanto “siamo costati” in termini di dedizione, cura e fatica e dunque quale prezzo sia stato pagato per noi. Più si approfondisce la percezione del bene ricevuto e diviene chiara la coscienza del debito nei confronti della vita, più la gratitudine diviene il registro di fondo con cui apprezzarla. Dal libro del dott. Osvaldo Poli s “Mamme che amano troppo”

INSEGNARE AD ACCETTARE LA FATICA

Ad un figlio a cui non è stata chiesta la fatica della reciprocità mancano gli strumenti per mettersi nei panni dell’altro e comprendere la

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LA

COPPIA

PERFETTA

COMUNICA RE

Ecco che segue una serie di consigli riguardo a ciò che si può migliorare nel Vostro matrimonio e come farlo. Si tratta di suggerimenti affinché il Vostro sviluppo come comunità familiare miri ad una felicità più grande.

E PREGARE SIATE SINCERI

Parlate con sincerità a proposito delle Vostre aspettative. In quale misura esse sono realmente realizzabili, e quanto invece non lo sono? Sarebbe bene chiarire questo fatto in modo che il Vostro coniuge comprenda veramente se può fare affidamento sulla loro realizzazione oppure perché no. Se vi risulta difficile parlarne, può esservi di aiuto scrivere una lettera dell’uno all’altro. Verificate le Vostre aspettative.

CERCATE DI SCRIVERE

Terminate le frasi seguenti: “Quando sognavate il Vostro matrimonio, Vi immaginavate che Vostra moglie / Vostro marito sarà…” “Quando sognavate il Vostro matrimonio, Vi immaginavate che la Vostra vita sarebbe stata…” “Che cosa posso fare per essere per Te un marito migliore / una moglie migliore?” “Ti ringrazio che sei per me…” Poi scambiateVi le lettere… RIFLETTETE SUL VOSTRO PASSATO

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Sposandoci, introduciamo nel nostro matrimonio tutto il patrimonio personale e familiare, che spesso condiziona molto non soltanto chi siamo attualmente ma anche il nostro futuro. Alcuni psichiatri hanno elaborato la teoria dello sviluppo dei problemi psicologici, che hanno denominato “trasmissione multi - generazionale del sistema psicopatologico all’interno della famiglia”. Questa tesi si occupa dei problemi del trasferimento dei modelli di vita familiare. E’ stato dimostrato che la trasmissione del patrimonio generazionale spetta principalmente ai genitori, e, più esattamente, dipende da chi sono il padre e la madre, e da quale è il loro rap-


porto reciproco e verso i loro figli. La Parola di Dio afferma che certi modelli esistenziali, tra cui gli esempi negativi, possono essere osservati nell’arco di tre, quattro generazioni. TRASFORMATE I RICORDI NEGATIVI

La maggioranza di noi ricorda i comportamenti della propria madre o del proprio padre, che ci hanno ferito e contro cui ci siamo ribellati. Poi risulta che, quando siamo genitori, ripetiamo gli stessi schemi. La scoperta di questo fatto è frustrante, così come il riconoscimento che non riusciamo a comportarci diversamente. Lo stesso riguarda gli atteggiamenti della moglie che ripete gli errori di sua madre, o il marito che inconsapevolmente imita il modello di suo padre. Un modo inappropriato nel trattare l’altro, il tradimento, l’adulterio, la violenza o l’alcolismo, possono essere trasmessi di generazione in generazione.

Varrebbe la pena che Voi non vi fermaste alla ricerca vicendevole delle Vostre caratteristiche negative ed alla loro somiglianza con i tratti dei Vostri genitori. Non si tratta di accusarVi reciprocamente. Qualcuno deve interrompere tale catena se essa esiste già. Dovete affrontare la questione in modo creativo e riflettere sui fattori che è possibile modificare. E gli elementi che non si possono cambiare vengano affidati a Dio. PREGATE INSIEME AL VOSTRO CONIUGE

La preghiera e la fiducia nella forza di Gesù e della Parola di Dio conducono alla risoluzione dei problemi, anche di quelli umanamente impossibili da risolvere. La più bella promessa riguardante la preghiera è garantita proprio ai coniugi dalla presenza di Gesù, quando essi decidono in comune che cosa desiderano chiedere e pregano insieme di venire ascoltati! Definite richieste concrete riguardanti la Vostra relazione e pregate insieme affinché vengano realizzate! Iniziate la preghiera dall’adorazione di Dio e ringraziandoLo per tutto ciò che avete ricevuto da Lui. “In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. Infatti dove vi sono due o tre riuniti nel Mio Nome, Io sono in mezzo a loro” (Mt 18, 19-20). s

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VIVERE LA PROPRIA SESSUALITÁ Se le stelle, gli alberi, le montagne o il mio stesso corpo non mi suscitano nessuna domanda, perché dovrebbe interessarmi guardarli fino al punto da conoscerne le parti, il funzionamento e le dimensioni? Senza un significato la totalità che ci circonda é muta e pertanto nella sfera degli interessi rientra solo il particolare che ci riguarda per una finalità immediata dettata dalle proprie esigenze.

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on queste premesse cosa é importante? Soltanto evitare i “problemi”, essere attenti che utilizzando il reale non ci siano per la persona conseguenze “indesiderate”. É a questo livello che nella nostra società emerge la necessità di definire le “norme comportamentali” che debbono regolare il rapporto con la realtà senza alterarne i benefici. Si parla di educazione ai valori, si avverte la necessità di definire le “norme morali” che devono dettare i comportamenti. I COMPITI DEGLI EDUCATORI

Gli educatori abbandonano il compito di accompagnare i giovani nell’avventura della conoscenza verso la scoperta di ciò che le cose veramente sono, per un percorso relativo che, mentre assicura il piacere personale, deve difendere il “benessere” comunitario. Non avendo la realtà alcun significato, per seguire l’assoluto del principio del piacere, l’orizzonte dell’eticità non é che una costruzione sociale

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dipendente da fattori assolutamente soggettivi. La libertà del singolo si gioca nello scegliere la “costruzione” più convincente. Con queste premesse culturali, educare vuol dire: facilitare la conoscenza di tutte le “costruzioni” possibili e la “libera” scelta di una di esse. Oggi assistiamo al fatto che nei comportamenti questa modalità “adulta” e “autonoma” di considerare realtà e conoscenza conduce irrimediabilmente all’impossibilità per i giovani di sviluppare le capacità che li caratterizzano e li differenziano da qualsiasi altro essere; ragione e libertà sono circoscritte ad un’unica condizione: “difendere” e “subire” le proprie pulsioni. Nonostante ciò, “la realtà é testarda”, ogni educatore fa esperienza del “dolore” che accompagna i nostri ragazzi quando devono inevitabilmente subire gli effetti dei loro comportamenti. IL BISOGNO DI EDUCARE

L’uomo non “ha un corpo”, ma “é un corpo”, e pertanto qualsiasi azione realizzi é espressione della persona ed incide su di essa. Durante l’esperienza educativa risulta evidente come in molti adolescenti il grido del cuore sia facilmente percettibile, ed in questo grido la loro sessualità in pieno sviluppo ha un grande ruolo da protagonista. Senza che ne abbiano coscienza scoprono che gli atti del “corpo” possono avere delle ripercussioni che incidono sull’intero arco dell’esistenza. Le azioni del nostro corpo dunque non sono


innocue. Per questo é importante accompagnarli nell’esperienza per cui c’è un modo di vivere la corporeità che corrisponde all’umano, ed un altro che lo nega, e che questa corrispondenza non è il risultato di una scelta soggettiva, ma ci viene data oggettivamente. I DUE ASPETTI

Per questa ragione fondamentale nell’educazione affettiva e sessuale dei giovani e degli adolescenti bisogna affrontare due aspetti: * Introdurli al significato della propria sessualitá. * Dar loro la possibilitá di riconoscere oggettivamente quali sono le caratteristiche della sessualitá umana. La libertà può entrare in azione soltanto davanti ad una proposta, che prenda in considerazione tutte le dimensioni della persona, guardando i problemi senza censurarne gli interrogativi e le difficoltà. IL NUOVA PROGRAMMA

Il programma Teen STAR (in traduzione italiana è: Educazione Sessuale in un contesto di Responsabilità Adulta), è un prezioso strumento elaborato negli USA dalla dott.ssa Hanna Klaus. Uno dei suoi pregi é il rispetto della libertà di educazione; per la sua realizzazione é imprescindibile: che i genitori conoscano i contenuti del programma ed accettino di collaborare, che gli adolescenti scelgano liberamente di riceverlo, e che gli educatori si

impegnino ad una totale riservatezza sui contenuti dei colloqui personali sostenuti. SCOPRI CHE TEEN STAR:

* Educa i giovani a concepire la propria

persona come una totalità affrontando la sessualità da un punto di vista olistico, correggendo la tendenza a separare la dimensione affettiva dalle esigenze della corporeità, così come l’idea che le azioni che possono avere una risonanza esterna, siano prive di conseguenze per la dimensione psico-affettiva. * Considera la sessualità come una caratteristica della persona che pone in relazione tutti gli aspetti del suo essere: ragione, libertà, desideri, ed educa: la ragione, la libertà, l’affettività. * L’offerta di ragioni non può sostenere un cambio comportamentale, é necessario che un adulto accompagni gli adolescenti sostenendo la libertà. Una relazione umana ha bisogno di tempo, il programma dura l’intero anno scolastico: una sessione di 45-60 minuti ogni quindici giorni, accompagnata, come minimo, da un colloquio personale con l’educatore per ogni alunno. * Il fondamento dell’educazione é la realtà stessa: gli alunni imparano a riconoscere nel loro corpo i segni della fecondità e tutti i segnali che l’accompagnano. La realtà ci parla continuamente, é “segno”, ed è fatta per farci comprendere come tutto sia relazionato, tanto da scoprire che la pienezza dell’umano corrisponde alla s profondità del proprio desiderio.

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IL PROGRAMMA

DI TEEN STAR Il programma Teen STAR Sexuality Teaching in the context of Adult Responsibility (Educazione Sessuale in un contesto di Responsabilità Adulta) è un programma di educazione sessuale olistico che utilizza il metodo induttivo, coinvolge al tempo stesso ragione e sfera emozionale, e richiede l’osservazione della propria corporeità per comprendere la potenzialità generativa inscritta nell’essere uomo e donna.

I

giovani apprendono, anche attraverso l’osservazione della loro emotività, che la capacità biologica di essere padri e madri è inscritta in tutti gli aspetti della vita: fisici, sociali, emotivi, intellettuali, etici. L’adolescenza produce una temporanea “sordità” agli insegnamenti degli adulti, i giovani per costruire la propria identità devono distanziarsi dall’“identità genitoriale”, ma per prendere decisioni, fare delle scoperte e trarne le conclusioni, hanno bisogno di conoscere l’orizzonte dei propri comportamenti. Scoprire come siamo fatti, sperimentare i messaggi del proprio corpo, li aiuta a comprendere meglio la sessualità. La consapevolezza delle proprie potenzialità permette loro di decidere liberamente che tipo di relazione corrisponde al desiderio più profondo dell’essere uomo e donna.

Per raggiungere i propri obiettivi Teen STAR ha sviluppato le seguenti aree: Scoprire la propria identità ed aver stima di sé. Gli adolescenti hanno bisogno di capire chi sono, quindi il programma affronta la scoperta consapevole di se stessi e l’affronto delle circostanze come persone libere coscienti dei propri limiti. Valutare la propria capacità di determinazione. I giovani imparano a conoscere i dinamismi espressivi della propria corporeità per poter orientare responsabilmente le proprie scelte ed esercitare la libertà coscienti dei condizionamenti culturali e sociali all’interno dei quali ciascuno si muove spesso inconsapevolmente. Scoprire la dignità ed il valore della persona. Il tempo della vita umana non può essere vissuto senza porsi la domanda: dove sto andando? Se i giovani non riconoscono se stessi, non possono scoprire la vita e non avranno considerazione per ciò che li circonda. Solo accorgendosi di esistere si può apprezzare l’esistenza dell’altro come dono. Trovando il valore della propria vita si può renderla un dono per gli altri.

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PER CONTATTARE

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Presidente: donatella.mansi@gmail.com Segreteria: s teenstar.it@gmail.com


LA METODO LOGIA

DI TEEN STAR Educatori ed insegnanti partecipano ad un seminario formativo di quattro giornate per Animatori del Programma Teen STAR. Il corso fornisce gli strumenti ed il metodo per sviluppare con i ragazzi tutte le unità del programma Teen STAR.

CONTENUTI:

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Sessione iniziale ed introduzione al programma Inizio della vita umana Anatomia e fisiologia dell’apparato riproduttivo umano Sviluppo fisico ed emozionale dell’adolescente Il significato della sessualità nell’amore umano L’educazione all’assertività e la volontà L’intimità Il ciclo mestruale Analisi dei diversi cicli mestruali Riconoscimento della fertilità Il significato delle relazione sessuale Metodi di pianificazione familiare: azione, effetti, effetti secondari, aspetti etici Malattie di trasmissione sessuale Lavori in equipe per l’orientamento personale Teen STAR si compone di differenti curri-

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cula, in base all’età, al sesso o all’anno scolastico frequentato. Ogni Animatore riceve un manuale Teen STAR comprendente: curricula, articoli supplementari e materiale audiovisivo. Le unità sono trattate in sessioni di circa 45 – 90 minuti l’una. Il passaggio all’unità successiva è consequenziale al soddisfacente superamento di ciascuna unità da parte degli studenti. Parte integrante del programma sono i colloqui personali con i ragazzi; gli Animatori sono preparati a valorizzare le proprie capacità come “consulenti”. Gli Animatori possono avere un costante dialogo con i genitori pur rispettando, al tempo stesso, la riservatezza dei colloqui personali avuti con i ragazzi. Per informazioni e per eventuali inscrizioni scrivete a teenstar.it@gmail.com o telefonate: s 091 923 38 18

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Durante questo inverno, per una serie di circostanze casuali, ho scoperto l’esistenza di un Corso per Formatori del Programma di educazione affettivo sessuale Teen Star (www.teenstar.cl) diffuso in 40 paesi ed alla sua quarta edizione italiana.

TESTIMONIANZA ssendo convinto della gravità ed urgenza del problema, anche in base a quanto ero venuto a sapere osservando durante questo mio primo anno di preside di scuola superiore, ho scelto di partecipare personalmente all’esperienza, che avrebbe avuto luogo presso il Centro di Formazione professionale ASLAM (Associazione Scuole Lavoro Alto Milanese) di Samarate, in provincia di Varese. Ne sono rimasto incantato, tanto da chiedere alla dott.ssa Pilar Vigil, ginecologa, docente dell’Università Cattolica di Santiago in Cile e membro della Pontificia Accademia per la Vita, la sua disponibilità per ripetere il corso presso il mio Istituto. Ritengo che sia una metodologia educativa che per motivi estrinseci ed intrensici dovrebbe essere conosciuta meglio e diffusa.

E

PERCHÉ?

Intanto perché, comunque, nelle nostre scuole avvengono delle iniziative di cosiddetta “educazione sessuale”, che troppo spesso si

riducono ad essere puri momenti di disinformazione. Come cristiani, davanti a ciò spesso siamo soltanto sulla difensiva, senza saper proporre una alternativa. E perché il problema è urgente e diffuso: i nostri ragazzi sono disorientati e non sanno come vivere la loro sessualità. E perché è un tema che permette – anzi richiede – di impostare una collaborazione tra scuola e famiglie. Il Teen Star affronta le diverse tematiche con un approccio metodologico che chiede ai ragazzi di conoscere il proprio corpo scoprendone la bellezza e l’armonia e di confrontarsi con le proprie esperienze; dall’attenta osservazione della realtà, non eludendo alcun argomento, emerge una proposta che corrisponde alla profondità del loro desiderio. Questa metodologia permette di non separare sessualità ed affettività, ma di scoprirne la complementarietà in una visione unitaria della persona. Nicola Coccìa


PARLIAMO A PROPOSITO DI QUELLE QUESTIONI…

QUANDO E QUANTO PARLARE DI SESSUALITA’?

B

isogna parlare a proposito della sessualità, ma rimane la domanda: come? Già dall’infanzia? Forse realmente bisogna dire subito la verità? Ma una lezione riguardo alle informazioni fondamentali dell’anatomia della donna e dell’uomo è necessaria già per i bambini di sei anni? Sicuramente bisogna dire tutto ai giovani adolescenti, ma è necessario mostrare per esempio le posizioni dell’atto sessuale, ed in particolare invogliare gli alunni e le alunne ad essere attivi in questo ambito? Bisogna parlarne così tanto? Forse, oltre alla conoscenza, è necessario introdurre in questo campo anche ciò che definiamo come formazione? Questa è veramente educazione? Durante 45 minuti alla settimana si può educare qualcuno in questo campo così complicato e molto importante? E qual è il ruolo della famiglia? Affinché l’uomo sappia gestire bene la propria sfera sessuale, deve padroneggiare adeguatamente il proprio corpo non soltanto nell’ambito della corporeità. Per farcela in “quelle questioni”, deve curare l’igiene del corpo, dominare il proprio linguaggio, tenere in ordine la propria stanza, e lavorare coscienziosamente. E’ impossibile che una persona sporca, pigra o chiacchierona gestisca bene la propria sfera erotica. Riuscite ad immaginare che si può essere un buon calciatore anche se si è assonnati e quindi si corre lentamente, non si hanno i riflessi pronti, non si è agili? Ugualmente non condurrà una bella vita sessuale chi è pigro, sporco, egoista o edonista. Infatti la persona umana costituisce un’interezza integrale. La mancanza di armonia in un ambito della vita umana si riflette subito in un altro. E si può imparare soltanto in famiglia proprio questo ordine, ossia tutto il “bagaglio”

personale. La scuola può aiutare (oppure no…) ma soltanto aiutare. L’educazione delle persone avviene in famiglia, dove gli individui vivono 24 ore su 24, tutto il giorno, a contatto l’uno con l’altro. Anche l’educazione sessuale avviene in famiglia, ed ha luogo non soltanto quando la madre o il padre vanno a fare il “discorso serio” alla figlia o al figlio, ma accade anche quando i genitori lavorano con i figli, vanno in bicicletta, vanno al museo ed al teatro. Avviene pure mentre i genitori indicano alla loro prole come l’uomo deve trattare la donna e la donna l’uomo. Poveretti quei ragazzi a cui il padre non ha insegnato la vera mascolinità, non ha mostrato che cosa significa essere virili, coraggiosi, ed essere davvero dei gentiluomini. Molti tra essi rimarranno convinti in modo ingannevole che la vera mascolinità si riduce all’abilità sessuale. E poi, bevendo l’alcool, essi conteranno chi ha avuto più donne. Poverette anche quelle ragazze alle quali la madre non ha mostrato in che cosa consiste la vera femminilità. Poi esse la misureranno in relazione alla taglia del proprio seno e dei propri fianchi, all’altezza dei propri tacchi, all’intensità del proprio trucco, e alla quantità di storie d’amore vissute. Mentre in realtà, come mi ha spiegato una certa signora anziana: “Non è un’arte essere una vera donna di notte. E’ molto più difficile esserlo di giorno”. Perciò ritengo che, se mancherà questa fondamentale formazione culturale dei bambini in famiglia, allora nessuna lezione, anche molto ben preparata riguardo alle questioni sessuali, non potrà insegnare al giovane ed alla giovane come affrontare in modo adeguato il sesso.


Paternità e maternità rappresentano in se stesse una particolare conferma dell'amore...

...del quale permettono di scoprire l'estensione e la profondità originale.” papa Giovanni Paolo II


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