BRICIOLE EDUCATIVE 2

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NUMERO 2 VII/VIII 2009 giornalino educativo

SFERA DEL CORPO

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“I DIECI COMANDAMENTI” NELL’EDUCAZIONE

1. Mostrate ai vostri figli amore ed attenzioni durevoli ed ininterrotte – ciò è così importante per la loro salute psichica e spirituale, quanto il nutrimento per il corpo. 2.

Siate generosi nel sacrificare ai vostri figli il vostro tempo e nel mostrare a loro la vostra comprensione – giocare con i figli o leggere a loro a voce alta conta più di una casa eccessivamente organizzata.

3. Rendete possibile ai vostri figli di acquisire nuove esperienze, e già dai primi giorni della loro vita parlate molto a loro – ciò arricchisce il loro sviluppo spirituale.

4. Stimolate i vostri figli al gioco, in ogni sua forma: da soli, con altri ragazzini, per studiare il mondo circostante, per imitare, per sperimentare, per costruire, per la creazione fantasiosa. 5.

Lodate più spesso e più ad alta voce i loro sforzi piuttosto che le loro conquiste.

6.

Affidate ai vostri figli – in modo corrispondente alla loro età – la responsabilità per qualcosa, la cura di qualcosa, che con-

tinuerà a crescere – in modo simile ad altre abilità bisogna essere continuamente in allenamento.

7. Ricordatevi che ogni figlio è unico nel suo genere – il modo in cui trattate un figlio e che va bene per lui, non deve andar bene anche per un altro. 8. Se mostrate la vostra disapprovazione ed insoddisfazione, definite chiaramente come i vostri figli devono migliorare, senza esigere troppo da loro, ma basandosi sulla loro età, sulla loro personalità e sulla loro capacità intellettiva.

9. Non utilizzate mai la minaccia secondo cui toglierete il vostro amore nei confronti dei vostri figli, e non dite a loro che li affiderete a qualcun altro. Potete rifiutare e non accettare il loro comportamento, ma non permettete mai che in essi nasca il sospetto che potete rifiutare la loro persona. 10. Non aspettatevi la gratitudine. I vostri figli non hanno chiesto di nascere – è stata s una vostra decisione.


INTRODUZIONE In

questo

numero

vorremmo

presentarVi alcuni cicli. Il primo ciclo è dedicato alla valutazione seguente: quando l’uomo è maturo nelle singole sfere della propria vita? Sono le sfere: del corpo, della corporeità, della sessualità,

CONTENUTTI

• Maturitaʼ nella sfera del corpo (parte prima) . . . . . . • Le ragazze scrivono . . . .

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• La testimonianza . . . . . • La droga nella vita dei ragazzi. . • Se vostro figlio prende la droga? .

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del pensiero, dell’emozione, della moralità, della spiritualità e della libertà. Come prima - la sfera del corpo. E le deviazioni che ne risultano, le quali riguardano i giovani, i nostri figli. La maturità nella sfera del corpo può essere ostacolata da ciò che è contrario alla salute del corpo, ossia: anoressia, bulimia, droga, alcolismo, aggressività, uno stile di vita malsano. Parleremo della maggior parte di questi problemi che possono accadere ai nostri giovani, fornendo alcuni utili pensieri e consigli. Il secondo ciclo è collegato con la convinzione che l’educazione è efficace soltanto quando i genitori sono bravi padri e madri, e quando agiscono insieme. Da qui due articoli che riguardano la paternità e la maternità. Continueremo entrambi i cicli per aiutarVi a realizzare i Vostri ruoli nel miglior modo possibile nei confronti dei bambini e dei ragazzi, che sicuramente amate e che vorreste aiutare. Buona lettura!

• Come comincia la tossicodipendenza? 9 • Percheʼ attratti dallʼalcool? . . . 10 • Come aiutare i ragazzi a non bere? . 11 • PATERNITAʼ - ciclo “Il padre eʼ una guida”. . . . . . 12 • MATERNITAʼ - ciclo “La madre insegna ad amare” . . . 14 • Come aiutare i ragazzi a non bere (continuazione) . . . . 16 BRICIOLE EDUCATIVE Un e-giornalino per i genitori. Edito dalla Casa Editrice MIMEP-DOCETE, via Papa Giovanni XXIII, 4; 20060 Pessano con Bornago (MI) Preparato dal gruppo redazionale.

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MATURITA’

Incominciamo il ciclo sul mistero dell’uomo. Chi siamo? Come indirizzare le nostre sfere, dateci da Dio? PARTE 1

n questo coloquio riflettiamo sulla sfera del corpo. Il corpo è il primo elemento di cui ci rendiamo conto; all’inizio della nostra vita non scopriamo subito tutte le sfere, ma gradualmente. Non tutte sono così ”rumorose” come il corpo. Purtroppo in ogni sfera possiamo avere dei problemi, e perciò l’esistenza che è basata sulla cosiddetta spontaneità, in ogni ambito non è sintomo di maturità. I bambini piccoli possono agire basandosi sulla spontaneità, ma quando sono ancora piccoli. Già quando frequentano l’asilo, la spontaneità non basta. In ogni sfera bisogna sapere qual è il pericolo e qual è il criterio di maturità. Ebbene, quando si tratta del corpo, questi pericoli sono molto evidenti, e a volte anche drammatici. In effetti, qualsiasi comportamento estremo è pericoloso in qualsiasi sfera, e nell’ambito del corpo una minaccia importante è quando si è schiavi del proprio corpo.

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NON DOVETE ESSERE SCHIAVI DEL VOSTRO CORPO Purtroppo conosco persone che sono schiavi del proprio corpo, e fanno soltanto ciò che vuole il loro corpo. Chi è minacciato da questa estremizzazione, cioè chi è schiavo del suo corpo? Chi si identifica con

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NELLA

SF

il suo corpo, affermando che “Io sono il mio corpo”. Più una persona è povera spiritualmente, moralmente, socialmente, psicologicamente, più si concentra sulla sua corporeità, e più, lui o lei, sono minacciati dal fatto che sono schiavi del proprio corpo. Quindi, chi tralascia le altre sfere della sua esistenza, della sua umanità, colui o colei che si concentra sulla sua comodità, che è soddisfatto se mangia, dorme, e, parlando in modo brutale ma sincero, colui o colei che sazia i propri istinti, una tale persona gradualmente inizierà ad essere convinto che è composto soltanto da corpo, e che le altre sfere o non esistono o sono inutili o di secondaria importanza, e che la più significativa è la sfera della corporeità. Viviamo in una civiltà che ci tenta per mezzo di questo tipo di riduzione del sé e di tutta la ricchezza dell’umanità soltanto alla corporeità, perché abbiamo il culto del corpo. Nella maggior parte dei media cosiddetti liberali e laici osserviamo il culto del corpo, in tutte le pubblicità, in tutte le promozioni delle merci, e quando si tratta della salute fisica, dell’aspetto esteriore, posso tranquillamente affermare, e penso di non esagerare, che è promosso il culto del corpo, e l’uomo, se è un po’ povero spiritualmente, moralmente o psichicamente, si


ERA

DEL

nutrirà di questi media spesso tossici. Davvero già durante l’infanzia si può credere che l’io è rappresentato dal suo corpo. Allora tale uomo pensa che è lui che guida la propria vita, e nessuno dirà che: “E‘ il mio corpo che comanda la mia vita”, o forse affermerà ciò quando non ne potrà più di questa situazione; all’inizio la constatazione: “Faccio ciò che voglio” appare addirittura attraente, mentre in realtà faccio ciò che vuole il mio corpo, soltanto che per adesso non ne so ancora nulla. Così questo genere di schiavitù del corpo sulla persona forse è una forma nascosta di auto-schiavitù, ossia questo uomo o questa donna non si rendono conto che sono diventati schiavi del proprio corpo, mentre qualcuno che guarda dall’esterno si renderà rapidamente conto che questo individuo in realtà si concentra sul mangiare, sul dormire, sul soddisfare i propri istinti, cosicché semplicemente cercherà una vita comoda, senza sforzi.

SIETE PIU’ FORTI DEL VOSTRO CORPO Una volta sono stato con un gruppo di giovani in montagna, erano maturandi, sembrerebbe quindi che fossero forti. Dopo nemmeno un chilometro, il primo maturando si è seduto su un sasso dicendo: “Io non vado più avanti”. “Perché?”. “Perché non ne ho voglia”. Ecco, non era tanto che lui non ne aveva voglia, quanto che il suo corpo non ne aveva voglia, e lui si sottometteva passivamente. Anche io a volte sono stanco, per esempio quando vado molto a lungo in bicicletta dopo tanti chilometri posso sentire

CORPO male alle gambe, ma continuo a pedalare, perché sono più forte del mio corpo. Invece le persone che sono molto immature diventano schiave del corpo non sapendone alcunché. Che cosa succede allora? Il corpo diventa come un cancro, ossia io allora mi concentro sulla mia corporeità invece che sulle altre sfere della mia umanità, così come il cancro si sviluppa e prende il sopravvento sugli altri sistemi e tessuti dell’organismo, ed allora il mio corpo, sul quale mi concentro, ferisce la mia sfera morale, spirituale, religiosa, sociale, e tutte queste sfere muoiono in me, divento, utilizzando il linguaggio biblico, un uomo del corpo, un uomo primitivo, e dipendente dal corpo e dagli istinti. Tuttavia, al termine di questo procedimento, anche il corpo perde, perché riducendo la mia umanità ed uccidendo ciò che è al di là del corporale, anche il corpo muore. Questo è il mio corpo. Quindi, dal momento in cui io sono ferito e in un certo qual modo mutilato, anche il mio corpo lo sarà. Dunque, l’essere schiavo del corpo finisce male per l’uomo, ma finisce male anche per la sua corporeità. E così, l’uomo e questa sua sfera del corpo perdono, e l’uomo diventa schiavo del mangiare, schiavo della comodità, schiavo della pigrizia, schiavo degli istinti, e ciò conduce a dipendenze, e talvolta addirittura a crimini. s

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Le ragazze ualcuno di voi ha avuto a che fare con la bulimia o con l’anoressia? Hmmm... E’ possibile che una certa parte di voi, sì. Anche io ci ho avuto a che fare... più di quanto volessi. Ma questo articolo non deve riguardare me. Questo deve essere un articolo rivolto a voi, affinchè voi osserviate questi problemi da un’altra prospettiva. Che cosa pensate quando venite a sapere che qualcuno del vostro ambiente ha un problema con la bulimia o con l’anoressia? Che cosa vi viene in mente innanzitutto? Lo so che cosa: “Che stupida che è!” “Forse non è normale!”, ecc... A volte inoltre penserete che le è successo questo perchè voleva essere magra. E chi penserà che questa ragazza (i ragazzi più raramente) ha un problema? Hmmm... così non pensa nessuno, e ciò non va bene. Voglio che diventiate consapevoli del fatto che l’anoressia e la bulimia sono principalmente malattie dell’anima che si riflettono sul corpo. Le persone malate semplicemente sono infelici... Hanno problemi di vario genere. Problemi a scuola, la mancanza di accettazione, il divorzio dei genitori, la morte di qualcuno di caro, la solitudine, ... Le cause sono moltissime. Ed allora, l’anoressia e la bulimia diventano trampolino di lancio per allontanarsi (ma soltanto in apparenza) da questi problemi. Nel caso della bulimia, il cibo fornisce un apparente sollievo, una dimenticanza... soltanto che poi sopraggiungono i rimorsi di coscienza, che si è mangiato così tanto (per

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scrivono non dire brutalmente - che si è divorato), ed allora che cosa si può fare? Ovviamente - si va in bagno e si vomita tutto... E dopo? Nulla... E’ “un giro del fumo”... Ed allora la bulimia diventa un mezzo per eliminare i problemi. Con l’anoressia la situazione è simile... non mangiare... che soffra il corpo se soffre la mia anima! Ach, questo mangiare! Si ama il cibo e contemporaneamente lo si odia! Apparente allontanamento dai problemi... ma solo apparente... perchè allora si aggiunge ancora un problema: si è malati. Tuttavia, queste persone non se ne rendono conto... Arrivano a comprenderlo più tardi... ma non sempre vogliono riconoscere il problema e lottare contro esso. Poi la bulimia o l’anoressia (o entrambe) diventano il vostro incubo peggiore... Perchè è come una palude di fango in cui si cade... Ed è vero che si può guarire, ma soltanto fino ad un certo punto, perchè l’anoressia o la bulimia possono tornare in qualsiasi momento... una piccola delusione, un problema irrisolvibile, ed ecco che la malattia ritorna. Perchè bulimica o anoressica lo si rimane fino alla fine della propria vita. Un incubo. E questo è un riassunto di ciò che avviene con queste due malattie... Dovete comprendere che l’anoressia e la bulimia sono semplicemente delle malattie, e che le persone che hanno queste malattie non sono sciocchi adolescenti. Sono semplicemente adolescenti sensibili, che bisogna aiutare, e non prenderle in giro o ignorarle. Spero che s questo articolo vi farà riflettere un po!


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TESTIMONIANZA

n verità non so da dove iniziare il mio racconto. Forse semplicemente inizierò dal momento in cui ho smesso di mangiare. No, non è stato subito, oggi posso constatare che è stato un processo che alla fine mi ha condotto a pesare 49 chili con un’altezza di 170 cm. Spesso mi chiedo come sono potuta giungere a questo punto. Come io, una persona così forte, che tutti ritenevano priva di problemi, sono potuta giungere ad una tale condizione? La risposta è abbastanza semplice, poichè ad un certo punto della mia vita sono rimasta completamente sola. Qualcuno chiederà: non avevi i genitori o degli amici, che avrebbero potuto aiutarti? Ce li avevo, ma... Non riuscivo a ritrovarmi, non avevo un mio posto. A casa stavo male, volevo fuggire da là. In verità nessuno si prendeva cura di me, tutti erano occupati dai propri affari. In quel periodo avevo anche perso un amico che era una mia anima gemella, che mi comprendeva e che era sempre con me. Era il periodo in cui avevo iniziato l’Università. Abbastanza velocemente risultò che non mi ero ambientata, e che non ero riuscita a fare amicizia con i miei compagni di corso. La mia migliore amica, con la quale avevamo stipulato un patto di “amicizia fino alla fine del mondo”, si era dedicata agli studi, e così aveva sempre meno tempo per me. Ero rimasta sola. Non sapevo a chi rivolgermi con i miei problemi. Stavo così male. Andavo in giro sempre più triste e depressa. Poco tempo dopo, mi sono ammalata d’influenza. Delle complicazioni causate dalla malattia fecero sì che per la prima volta in vita mia sono dimagrita di quasi 7 chili. E’ stato allora che ho perso la voglia di mangiare. All’improvviso, come per il tocco

di una bacchetta magica, la gente ha cominciato ad interessarsi di me, a mostrare commozione. Iniziarono ad abbracciarmi, a consolarmi. Ero felice, non volevo perdere questa sensazione, quindi continuavo a non mangiare - per più di due anni. Sono caduta nella palude fangosa che mi ha distrutto completamente e che ha ucciso in me il vero “io”. La gente pensa che l’anoressia colpisce soltanto quelle ragazze che vogliono dimagrire velocemente, sognando le misure delle modelle... Ma questa non è la verità, poichè questa malattia attacca anche coloro che si sentono persi e che sono soli, i quali in questo modo invocano s un aiuto!

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N

ella vita di ogni famiglia può succedere qualche fatto che metterà alla prova le forze dei genitori, incuterà timore, farà sì che essi si sentiranno fragili. Questo può essere causato dalla droga. Si può acquistare la droga a scuola, da un amico, farne richiesta per telefono; veri “centri commerciali” della droga sono le discoteche. I drogati più giovani hanno 7-8 anni. La droga è una condizione di dipendenza, nella quale l’uomo non riesce fare a meno di essa. Si rilevano due tipi di dipendenza: psichica – causati da un bisogno psicologico di acquisire una dose di droga, che, se non più presa, causa fenomeni di malessere e timore; fisica – farà sorgere un bisogno irrefrenabile di assumerla, quando la dose di droga non viene più presa c’è la minaccia di morte. Le droghe più popolari sul mercato danno una dipendenza psichica. Le droghe possono essere distinte in tre generi:

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LA DROGA nella vita dei ragazzi

* sostanze che agiscono in modo da ritardare il sistema nervoso, come per esempio la codeina, la morfina, l’oppio; * sostanze che stimolano il sistema nervoso centrale, come per esempio l’anfetamina, la cocaina, l’ecstasy, il crack; * sostanze che causano disturbi al sistema nervoso centrale, come per esempio l’hascisc, la canapa indiana, l’LSD. Le cause della tossicodipendenza: la prima volta i giovani cercano la droga per provare “il frutto proibito”, per curiosità, per fuggire dai problemi sociali: una delusione d’amore, il pericolo di essere respinti dal gruppo dei coetanei, una famiglia frantumata, la fuga dai problemi della scuola, per gioco ossia quando la droga viene presa durante s una festa come divertimento.


Se Vostro figlio D ? ?

?

i solito, veniamo a sapere tardi che una persona si droga. Se si dimostra che è così, e che vostro figlio ha iniziato a prendere droga o è tossicodipendente, ovviamente vi sentite molto addolorati. Non tutti coloro che assumono droga diventano subito drogati, tuttavia la strada dalla prima volta alla dipendenza non è molto lunga. Viene preceduta da alcuni segni, ed è importante che i genitori sappiano riconoscerli. In questi casi, nei ragazzi si può osservare: improvvisi cambiamenti d’umore e di attività; l’isolamento e la chiusura in sé, il trascorrere il tempo nella solitudine; un improvviso cambiamento di amici, soprattutto verso quelli più grandi; un calato interesse per la scuola, per un hobby che si coltivava fino ad allora, per uno sport; l’isolamento dai genitori e dalla famiglia; ritardi inspiegabili, il ritornare tardi la sera, bugie; il portare fuori da casa oggetti preziosi; un immotivato possesso di materiali come carta, pipe, aghi, siringhe, pasticche, polvere bianca, piccoli sacchetti di plastica, tubetti di colla, oli lubrificanti, bocchini, piccoli cristalli, roba secca, pezzetti di alluminio, medicinali senza ricetta, vasetti; l’utilizzo di espressioni misteriose durante i colloqui, come per esempio: bruciare, essere in estasi, dealer, drag, anfa, speed, polvere, erba, … può significare che vostro figlio ha contatto con l’ambiente della tossicodipendenza.

La teoria delle dipendenze afferma che la tossicodipendenza è collegata allo stress, e che i tossicodipendenti cercano di liberarsi dalla tensione psichica dell’esistenza. Che cosa fare, quando un bambino ha già dietro di sé il primo contatto con la droga? Può accadere che, nonostante i vostri migliori tentativi, attenzioni e conoscenza del problema, vostro figlio si droga.

? ALLORA:

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- non fatevi prendere dal panico né tentate di parlare seriamente con vostro figlio quando è sotto l’influsso degli stupefacenti; - non fate finta che non è vero, non credete nelle argomentazioni presentate, non credete sconfinatamente a vostro figlio; - non giustificate vostro figlio, cercando la colpa in voi stessi oppure nelle “cattive compagnie”; - non credete quando vostro figlio vi rassicura che ha il controllo sulla droga e che se la caverà da solo con questo problema; - non proteggete eccessivamente vostro figlio dalle conseguenze dell’assunzione di droga, per esempio non scrivete le giustificazioni di assenza dalla scuola causate dal cattivo stato di salute psico-fisica dopo che vostro figlio ha preso stupefacenti; non pagate i debiti di vostro figlio; - non arrendetevi! s

prende la droga? Briciole educative

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COME COMINCIA LA

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a tossicodipendenza inizia in modo innocente, dall’alcool, dalle discoteche, da nuovi amici e spesso durante le vacanze estive. Una grossa parte del tempo libero viene impegnata, da alcuni dei nostri figli, nell’hobby della droga, che molto velocemente può diventare dipendenza. “La droga è ovunque, dappertutto c’è la possibilità di acquistarla”, dicono gli ex-tossicodipendenti. “Se non sapete con chi, dove e con quale obiettivo vostro figlio parte, non siate d’accordo con la sua partenza per le vacanze. Nel caso in cui possedete queste informazioni, nonostante ciò dite a vostro figlio di telefonare a casa. Spesso viaggi innocui per esempio in campeggio o per corsi di barca a vela sono periodi in cui i vostri figli hanno la possibilità di provare la droga, mentre per esempio con l’eroina ci si può assuefare già dalla sua prima assunzione”, dice una direttrice di un Centro della Terapia dalle Dipendenze. Uno strano comportamento, nuovi conoscenti, la scomparsa di piccole somme di denaro, ritorni tardivi a casa oppure un improvviso dimagrimento, sono solo alcuni dei comportamenti di una persona che molto probabilmente è agli inizi della strada verso la tossicodipendenza. Esistono tre tipi di sostanze che danno assuefazione: gli stimolanti, gli allucinogeni ed i calmanti. Una delle droghe stimolanti più popolari è l’anfetamina. La persona

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che assume anfetamina spesso trascorre sveglia le notti, non ha appetito, compie attività che esigono molta concentrazione ed attenzione, per esempio disegna a lungo minuscole figure complicate. I ragazzi prendono spesso l’anfetamina come doping nelle discoteche. Per quanto riguarda le sostanze calmanti, come per esempio l’eroina, possiamo notare che i ragazzi i quali ne fanno uso reagiscono più lentamente. Essi per esempio si addormentano davanti alla televisione, e a volte perfino a tavola durante i pasti. La cosa più facile è riconoscere i sintomi dell’uso di sostanze allucinogene come per esempio l’LSD. Sotto il loro effetto, le persone si comportano in modo irrazionale. Il modo più semplice per controllare se una persona ha assunto droga è controllare la reazione delle sue pupille alla luce. Bisogna chiedere al ragazzo di chiudere fortemente le palpebre, e poi di aprire gli occhi. Se c’è la reazione alla luce cioè se la grandezza della pupilla cambia, significa che va tutto bene, se invece non c’è reazione possiamo supporre che il giovane è sotto l’effetto di droghe. “Se vostro figlio ha frequenti cambiamenti di umore, è cattivo, aggressivo, ha mancanza di appetito oppure un appetito maggiore, in generale è in un cattivo stato psico-fisico, trascura i suoi doveri, non mantiene le promesse, si isola dalla famiglia, e dalla casa spariscono soldi oppure oggetti preziosi e spesso ci sono strane telefonate, quasi di sicuro


TOSSICODIPENDENZA prende la droga”, afferma un adolescente che è un tossicodipendente in cura. Una terapeuta commenta: “La scelta migliore è chiedere agli stessi tossicodipendenti quali sono i sintomi dell’assunzione di droga, essi lo sanno benissimo!”. I genitori dovrebbero inquietarsi quando notino che i loro figli possiedono vari strani materiali, i quali abbiamo elencato sopra. Un paziente di un centro per tossicodipendenti racconta: “Prendevo l’eroina. Per assumerla è necessario per esempio un foglietto di alluminio. Una volta è successo che, durante l’assenza dei genitori, ne è venuto a mancare in casa. Ne ho preso in prestito un po’ dalla vicina. Le ho detto che stavo cucinando il pollo”. Un’altra paziente adolescente afferma: “La generazione dei nostri genitori pensa secondo lo stereotipo che il drogato appartiene ai ceti sociali più inferiori, come quelli che si vedono nelle stazioni ferroviarie. Tuttavia, la maggioranza dei tossicodipendenti è costituita dai ragazzi di cosiddetta buona famiglia. Nelle stazioni ferroviarie

stanno quelli che hanno toccato il fondo e che hanno una minima possibilità di ritornare ad una vita normale”. La direttrice del centro fa questo appello: “I genitori dovrebbero necessariamente controllare il denaro dei loro figli. Dovrebbero sapere bene come i loro figli spendono i soldi che vengono dati a loro”. E’ molto importante notare quando sta succedendo qualcosa al giovane, e cercare di parlare con lui in modo tranquillo e s cordiale.

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Perchè attratti... PE R

CO N F O R M A RS I C O N I C O M P A G N I APPA RTENE RE A D U N G R UP P O

Quando i ragazzi entrano nell’età della ricerca dei legami fuori casa, la cosa più importante per loro è appartenere e conformarsi ad un gruppo. I ragazzi spesso sanno oppure pensano che coloro con i quali vogliono avere a che fare bevono, tuttavia il bisogno di appartenenza e di adeguamento è così forte che questo fatto non li disturba. A volte può essere al contrario: il frutto proibito in aggiunta attira, ed inoltre quando si assaggia insieme, si acquisisce presto il senso di un’apparente comunità.

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SE NT IRS I A D UL T O

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C ES SA RE D I ES S ER E T IM ID O

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V E D E R E C O M’ È

Tutti i giovani attraversano periodi di insicurezza, di vergogna e di timidezza, ma a volte non sono in grado di fare fronte a questa difficoltà. Come genitori, ricordate a vostro figlio – o piuttosto fategli percepire – quanto egli è importante per voi, quanto lo amate, quanto è attraente per gli altri e quanto può offrire a loro. I ragazzi vogliono sentire che valgono qualcosa per i loro genitori, per i coetanei e per il mondo…

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I ragazzi che stanno maturando, formano i propri atteggiamenti nei confronti del bere, del fumare e del drogarsi. In seguito a pressioni dall’esterno (i coetanei, i comportamenti degli adulti, i film, ecc…), cambiano il proprio precedente rapporto negativo nei confronti dell’alcool. L’alcool è associato con la maturità, l’avventura, l’essere uomo e il divertimento; sembra che dia il senso dell’appartenenza, dell’autonomia, permette all’adulto di divertirsi.

metterà di dimenticare i problemi. Se vi sembra che vostro figlio ha dei problemi, convincetelo che non deve superarli da solo e che può chiedere l’aiuto di qualcuno.

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L’alcool è circondato da molti miti, a proposito della sua azione circolano informazioni ambigue e a volte fantastiche. La curiosità, naturale nell’età della crescita, spinge i giovani a compiere esperienze strane, nuove e a volte anche proibite.

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Alcune persone pensano che l’alcool migliorerà il loro stato psico-fisico o che per-

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ol?

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Un giovane che entra nell’età della maturazione è spesso stressato, insicuro, si vergogna, si sente impacciato. Quindi i giovani bevono perché vogliono allontanare lo stress e l’insicurezza, per sentirsi più liberi in compagnia, soprattutto nei riguardi di persone dell’altro sesso.

Alcuni adolescenti bevono perché è proibito. Vogliono mettersi alla prova, e forse mettere alla prova anche Voi, cari lettori. Il fatto che verificano che cosa significa spezzare un divieto così forte – non significa che faranno sempre così. Dagli accordi tra di voi dipende quale sarà l’esito degli esperimenti.

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Molti giovani non sanno come immaginarsi una bella festa senza alcool, il che non è difficile da immaginare, perché nella cultura della società mancano modelli alternativi di come divertirsi e come trascors rere il tempo libero.


Come aiutare i ragazzi Parlate con i vostri figli a proposito dell’alcool e della droga Controllate se di sicuro comprende il pericolo ed i problemi ad esso collegati. Non intimoritelo e non stressatelo – semplicemente trasmettete al ragazzo informazioni oggettive a proposito dell’azione dell’alcool e del meccanismo della dipendenza e chiarite tutti i dubbi. Imparate ad ascoltare davvero i vostri figli Il parlare costituisce soltanto metà del successo. Dovete anche essere in grado di ascoltare e di sapere quando il ragazzo ne ha bisogno – vi permetterà di comunicare apertamente. Quando parla di cose importanti per sé – cercate di accogliere la sua prospettiva nei confronti del mondo; cercate di comprenderlo, e non di insegnargli. Aiutate i vostri figli a sentirsi bene con se stessi Gli adolescenti spesso sono insicuri. Per loro è molto importante sapere che i genitori si fidano di loro, credono nel loro valore, apprezzano le loro abilità, prendono in considerazione la loro opinione. Semplicemente: nei momenti opportuni lodate il ragazzo, mostrategli la vostra meraviglia ed approva-

zione, trattate seriamente le sue opinioni e le sue decisioni. Aiutate i vostri figli a costruirsi un chiaro sistema di valori Un forte sistema di valori, un senso di chiarezza nel distinguere tra bene e male, daranno al ragazzo il coraggio per prendere decisioni autonome sulla base della propria opinione, e non sulla base della pressione dei colleghi. Siate un buon modello ed esempio I ragazzi conoscono bene le vostre abitudini e gli atteggiamenti nei confronti dell’alcool – non vengono imbrogliati facilmente. Ricordate, che se voi stessi avete problemi con il bere, vostro figlio ha più possibilità di avere simili problemi. Aiutate i vostri figli a sapere affrontare le situazioni di pressione da parte dei loro colleghi Soprattutto i ragazzi che sono stati educati ad essere gentili, simpatici e cordiali, possono avere difficoltà nel reagire alle pressioni dell’ambiente. Le difficoltà nello scegliere ciò che è impopolare saranno affrontate peggio da quei ragazzi per i quali i coetanei sono punto fondamentale di sostegno e di riferimento. (continuazione p. 16)

A NON BERE Briciole educative 11


LA P ATE RN ITA ’

Il padre e’ una guida... U

n padre sul suo posto di lavoro può essere un gigante, un “cervellone”, un maestro, un conduttore di danze, ma in casa può apparire soltanto come una persona che si lamenta, che è sempre stanco, oppure come un individuo che fugge, fatto che non gli porta onore agli occhi della moglie e dei figli. Ed essi forse si aspettano qualcosa da quest’uomo che è vicinissimo a loro ed il più importante – soprattutto d’estate, quando finalmente fa vacanza e può dimostrare qualcosa insieme a loro e per loro.

PERCHE’ PROPRIO IL PAPA’? Perché proprio il papà? Perché il suo campo d’azione è più il mondo piuttosto che la casa. E in questo mondo egli deve condurre i suoi figli, abituarli ad esso, insegnare a loro le leggi che lo governano, metterli in guardia dai pericoli ed allenarli a come muoversi in esso. Perché è lui che ha più forza e più resistenza, e contemporaneamente meno indulgenza iper-protettiva nei confronti dei capricci dei figli durante un’eventuale escursione oppure nell’acquisizione di un’abilità che poi fornirà a loro la gioia per la vittoria sulle proprie debolezze. Perché con il papà è più facile abituarsi a non aver paura, ad esse-

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re forti, sicuri, e superare l’incapacità del muoversi e dell’esistere nel mondo un po’ estraneo del bosco, del lago, delle montagne, di un luogo desertico. Perché diventando guida nel mondo delle escursioni delle vacanze, poi ha il diritto e l’autorità per essere guida nella vita quotidiana, nelle leggi della coscienza, negli obblighi e nelle regole similmente indispensabili, come durante le escursioni in montagna, al lago, al mare o in campagna. ORGOGLIOSI DEL PADRE La pop-cultura ora distrugge la buona immagine e l’autorità del padre, mostrandolo o come un mostro, o come un debole incapace. Ci sono padri che confermano questo ritratto di sé a casa propria. Invece i figli vogliono davvero essere orgogliosi del proprio padre. Vogliono scoprire di essere importanti per lui, di essere degni dei suoi sforzi, del tempo, dell’inventiva creativa, ed anche di essere difesi se necessario. Durante l’anno non c’è molto tempo disponibile, ma le vacanze dovrebbero essere pianificate e preparate in modo che siano occasione per conoscersi vicendevolmente in luoghi, situazioni e sfide nuovi. E di conseguenza anche


stringere i legami, superare la propria indifferenza, noia, pigrizia. Allora anche la moglie potrà notare ciò che non si aspettava nel marito e nel padre dei suoi figli. Perché forse ha già creduto nel fatto che è lei che educa, è lei che li guida, che li insegna, che è un’autorità per loro, mentre suo marito è “un’aggiunta problematica alla vita familiare”? Nessun uomo vuole essere un’aggiunta! Quindi se non riesce ad agire tanto a casa, che almeno cerchi di compiere la sua missione educativa nel mondo che gli è più vicino. FATE UN CAMPEGGIO! Molti tra noi sono andati in barca vela, hanno scalato le montagne, hanno fatto campeggio, … e anche se non è così, vale la pena imparare qualcosa. Io stesso l’ho fatto per i più giovani. Ho imparato i principi degli scout e dei militari, dei girovaghi, di chi suona la chitarra e di chi canta intorno al fuoco. Questa è un’eccezionale salvezza dall’ozio nostro e dei nostri figli, per i quali adesso è così facile annoiarsi, e la noia, si sa, è cattiva consigliera! Ed il premio è il gusto della vittoria sul proprio ozio e sulla pigrizia dei nostri figli, i quali forse non avrebbero superato il confine dei propri timori, della comodità, della sonnolenza. Molte madri difendono i propri figli da questo speciale sorriso vittorioso! IL TEST DEL CORAGGIO Una volta abbiamo fatto un test del coraggio dei piccoli e dei grandi. Dovevamo scalare un’alta torre su scale ma senza protezioni. Il premio per una tale scalata, verso le 4

del mattino d’estate, era la vista dell’alba sul mare. Con un gruppetto di ragazzini abbiamo fatto alcuni tentativi di salita su questa torre. La volta successiva ci siamo arrampicati sopra al buio. Quando la maggior parte dei presenti era salita in cima, ho urlato da lassù che, dopo un minuto di tempo, ci sarebbe stato un sorgere del sole unico nel suo genere. Poco dopo tutti si trovavano sulla piattaforma. L’alba era davvero incredibile, tuttavia alcuni non guardavano troppo il sole infuocato, ma urlavano: “Siamo saliti, Dio mio, siamo saliti! Come lo racconterò a mia madre?”. Quando siamo scesi, era come se non fossero già più gli stessi. Ed alle loro madri l’ho dovuto raccontare io stesso, perché non vi avrebbero creduto. Non ho raccontato un fatto: quanto ho avuto paura, guardando i ragazzini che si arrampicavano sulle scale con le gambe tremanti. Ma sapevo che essi dovevano salire, per non avere in seguito paura di fronte a qualsiasi cosa. Poco tempo fa, uno di loro, già padre adulto, mi ha scritto: “Mi sono arrampicato su quella torre con il mio figlioletto di sei anni. Non è più uguale a prima”. Ed io ho risposto: “E tu non sei s più lo stesso padre. Continua così!”.

Briciole educative 13


LA M ATERN ITA’

La madre insegna ad amare

G

li inizi di ogni esistenza umana sono stati affidati da Dio alla donna, non sottraendo a questa regola nemmeno Suo Figlio, le cui origini sono state poste tra le mani della Vergine Santissima. All’inizio la donna derivò dal corpo dell’uomo, ma poi i ruoli si sono invertiti e l’uomo è diventato completamente dipendente dal grembo della donna. Questo affidamento dei destini dell’umanità alla donna testimonia la sua particolare vocazione e missione, che deve realizzare. Questa vocazione deve rendere la donna consapevole della sua speciale dignità di “donna coraggiosa”, la quale dovrebbe divenire la sorgente della forza spirituale per gli altri.

ESSERE MADRE

L’essere madre esige dalla donna adeguate predisposizioni fisiche e psichiche, ed anche perciò Dio l’ha dotata di una specifica struttura psichica e di una particolare capacità nel ricevere certi stimoli intellettuali. Tali predisposizioni psichiche ed emotive predestinano la donna ad un migliore funzionamento nel mondo delle persone. Nei rapporti interpersonali sono più inclini ad un legame sentimentale - affettivo, di cui sono sostenitrici e che difendono. Ogni donna ha la vocazione alla maternità, che può realizzare in senso fisico o

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spirituale. Dio in modo particolare destina l’uomo alla donna, affidandolo alla sua innata e naturale sensibilità, indipendentemente dalle condizioni esterne della sua esistenza – sociali e materiali. Il dono bellissimo dell’essere madre esige dalla donna di sacrificarsi, perché con questa scelta sono collegate molte rinunce e imprevedibili difficoltà della vita. In pratica ciò significa che la volontà di diventare madre si esprime nell’affidamento di tutta la propria persona al servizio di questa missione.

IL PRIMO SENTIMENTO

Il primo sentimento che sperimenta la madre, abbracciando il piccolo nato, è la meraviglia, nel constatare che “esso è mio”. La donna non è in grado di comprendere di essere diventata colei che ha dato la vita ad un nuovo uomo. La sua gioia, insieme all’incredulità, può essere definita come la gioia per un miracolo. Tra la madre ed il figlio si crea un forte legame, che influenza le relazioni d’entrambi. La madre, sotto l’influsso di questo legame, è in grado di compiere vari sacrifici per il suo bambino. Sente una indicibile commozione, quando si china sopra di lui mentre lo accudisce, oppure quando è lei stessa, guidata da un proprio bisogno, a prenderlo tra le braccia e ad accarezzarlo. Anche il bambino risponde per mezzo di un forte legame emotivo e reagisce con la tristezza oppure


con il pianto se intorno non vede la madre, mentre quando ella è vicino a lui, il piccolo si addormenta con fiducia, sentendosi sicuro ed amato. La madre sperimenta la gioia per lo sviluppo e la crescita fisica del neonato. Il bambino, sviluppandosi sotto gli occhi della madre, la quale lo accompagna in questo fenomeno, la riempie di un’enorme quantità di esperienze belle e commoventi. Quando per la prima volta alza la testa per vedere che cosa succede in questo nuovo mondo sconosciuto, quando compie i primi passi per camminare, oppure quando passa dai vagiti al primo grido: “Mamma!”, lascia nella donna dei ricordi indelebili, che sono per lei motivo di orgoglio e di felicità che allarga il cuore.

LA CREATIVITA’

Col tempo, quando il bimbo diventa sempre più grande, ed acquisisce certe abilità manuali, la madre sente la felicità della creatività. Il fare insieme i lavoretti manuali, il collage, il modellare il pongo e la plastilina, i puzzle, che per il bambino sono nuove forme di gioco, agli occhi della madre appaiono come autonome “opere d’arte” realizzate dal suo bambino. Per una madre, il proprio figlio continua ad essere un mistero, infatti non sa come diventerà quando crescerà, se sarà un uomo buono, che interessi avrà, che cosa farà nel futuro. Tutto ciò diventa per la madre gioia della scoperta, che sente nella continua presenza vicino a suo figlio.

L’ACCOMPAGNAMENTO

E’ difficile qui non accennare anche alla gioia dell’accompagnamento. Accompa-

gnare significa andare con qualcuno lungo la stessa strada, vivere insieme molte situazioni ed avvenimenti della vita quotidiana. La madre accompagna suo figlio in tutti i momenti più significativi della sua esistenza: la prima pagella, la Confessione e la Santa Comunione, la Cresima, la scelta delle Superiori, l’esame di maturità, ecc… La mamma diventa il testimone e la compagna di tutti questi avvenimenti. Se tra il bambino e sua madre c’è un rapporto molto buono, lei diventa consigliera anche nelle questioni di cuore: il primo amore e i drammi e i dubbi che lo seguono. Accompagnare significa camminare vicino, essendo sempre pronti a sostenere ed offrire una mano di aiuto. Il bambino, insieme all’entrata nell’età della giovinezza, e poi della maturità, inizia a diventare autonomo, passa dal controllo dei genitori all’autocontrollo ed alle scelte indipendenti. La madre intanto percepisce una gioia prima sconosciuta: la gioia della maturazione. Infatti sotto i suoi occhi il bambino diventa uomo/donna maturo/a, capace di una esistenza autonoma.

LA REALIZZAZIONE

Alla fine, per ogni madre è preparata la felicità della realizzazione, che sperimenta tenendo sulle ginocchia un nipote, sentendosi utile e necessaria, come persona piena di esperienza e la quale fornisce serenità dell’animo ed amore. Per ogni donna l’essere madre è un grande compito, e contemporaneamente una felicità che ella vive insieme al marito, il quale grazie a lei può percepire il dono s della paternità.

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Come aiutare i ragazzi Una continuazione

Stabilite principi chiari che riguardino l’alcool e la droga I principi che regolano la vostra casa devono essere chiari e coerenti. Dite ai vostri figli che non possono bere, fumare, drogarsi e fare altre cose che non volete che essi facciano. Che conoscano anche bene le conseguenze del trasgredire queste regole. Queste conseguenze dovrebbero essere in accordo con l’età e la sensibilità del ragazzo e non possono violarne la dignità. Stimolate i vostri figli a compiere attività sane e creative I vostri figli hanno tante buone proposte nella loro vita? Organizzate a loro qualcosa di interessante, stimolateli a compiere sport, ad avere un hobby, ad avere varie occupazioni extra-scolastiche – qualsiasi cosa, che può divertirli veramente. E la cosa migliore è quando, a volte, voi stessi farete qualcosa con loro!

festa, assicuratevi che, se i ragazzi sono più giovani, là ci sia una “chaperon”, e che non ci sarà alcool. Sappiate come comportarvi quando sospettate qualcosa Imparate a riconoscere i segnali di avvertimento, i quali testimoniano che vostro figlio ha iniziato a “sperimentare”

A NON BERE

Parlate con i genitori degli altri ragazzi Tutti fanno le vostre stesse esperienze. Parlatene con i vicini, con i genitori degli altri ragazzi del vostro ambiente. Quando vostro figlio si reca con gli amici ad una

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con l’alcool, ed informatevi a chi potete chiedere aiuto.


L’educazione rigida

I genitori rigidi, pur amando i loro figli, mantengono una rigorosa distanza tra loro e se stessi e ritengono che mostrare a loro l’affetto ed una cordiale attenzione è inopportuno o perfino nocivo. Considerano ogni espressione di affetto come segno di debolezza, che ostacola il lavoro educativo. Non apprezzano nemmeno l’importanza della premiazione abile e della lode dei bambini per le loro buone azioni. Infatti pensano che la gentilezza e la diligenza siano naturali e non abbiano bisogno di essere premiate. Invece, nell’educazione dei figli applicano le punizioni ed i rimproveri. Ma così i figli, picchiati per punizione, provando un profondo senso di torto e di rancore, si allontanano dai loro genitori, i quali perdono la possibilità di comunicare con loro.

L’educazione permissiva

All’estremo opposto rispetto all’educazione eccessivamente severa, si trova la situazione in cui i genitori esprimono troppo affetto. Quando essi sono troppo premurosi ed affettuosi nei confronti dei loro figli, questi sono isolati dai loro coetanei – e non soltanto nel timore che imparerebbero un comportamento inappropriato, ma innanzitutto a causa dell’egoismo dei genitori. L’atteggiamento di questi genitori è a-critico. Non vedono nei loro figli alcun difetto né sintomi di egoismo o pigrizia. Ritengono che i loro figli siano sempre deboli, gracili, indifesi e buoni. Prendono sempre le loro parti se avviene una lite tra i ragazzini e ritengono sempre che i loro figli siano vittime della prepotenza dei coetanei, anche se è la loro prole ad iniziare i litigi, a strappare di mano agli altri

i giocattoli e a picchiare i più piccoli. Tali genitori pensano che stanno proteggendo i loro figli, sostituendosi a loro nelle attività basilari, e perfino nei lavori domestici. I ragazzini difesi in questo modo dai loro genitori, quando si troveranno tra gli estranei non sapranno fare alcunché autonomamente e pagheranno per la propria incapacità, spesso, con voti peggiori a scuola.

Le adulazioni e le promesse

Un amore inteso male nei confronti dei figli può avere anche altre forme. Spesso i genitori cercano di assicurarsi un buon comportamento dei loro figli per mezzo di adulazioni e di promesse. Questi metodi non sono adatti, perché insegnano ad agire per tornaconto, in modo furbo e calcolatore. A volte i figli promettono che saranno obbedienti, ma dopo fanno i dispetti alle loro madri, osservando che effetto farà su di loro un tale comportamento. I genitori possono avere difficoltà simili con un figlio unico, abituato ad occupare un posto centrale a casa. Spesso anche, se i figli sono trattati ciascuno in modo diverso da uno o da entrambi i genitori, anche se tale atteggiamento può essere giustificato da varie cause, questo fatto può cambiare il comportamento della prole e distruggere la buona convivenza nella famiglia, obbligandoli a diventare rivali per ottenere l’affetto dei genitori oppure conducendoli ad un’apparente rassegnazione. Quindi è nocivo trattare meglio un figlio rispetto all’altro o agli altri. Infine, a volte i genitori non sono costanti e continuano a cambiare s il modo di educare i loro figli.

GLI ERRORI PIU’ FREQUENTI NELL’EDUCAZIONE


“Adornate i fanciulli per farli belli. Perchè non fate tutto il possibile per addobbare le loro anime con le virtù che li renderamo graditi a Dio ed agli uomini?”. beato don Ignazio Klopotowski


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