BRICIOLE EDUCATIVE 4

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NUMERO 4 X/XI 2009 giornalino educativo

LA PRESENZA DEL PADRE pagina 4


LA TESTIMONIANZA

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ono padre di sette figli. E so già che non c’è altro mezzo educativo per i figli dell’amore di una madre per il padre e del padre per la madre. Ciò è visibile nella nostra casa. Se ci sono delle difficoltà, delle crisi, dei conflitti tra me e mia moglie, i figli hanno subito delle crisi. Nella mia vita ad un certo momento è sorta la domanda: “Da dove ricevere l’amore, che dovremmo vicendevolmente regalarci e donare ai nostri figli?”. Tutti dicono: “Cercate”. Anche io nella mia vita ho cercato di amare, ma devo dire che non sono in grado di amare. Il mio egoismo è un continuo ostacolo. E che cosa bisogna fare con un uomo talmente povero che proviene da una famiglia distrutta, d’altra parte anche mia moglie proviene da una famiglia divisa… Ciò che mi aiuta ad essere oggi un padre, è la necessità di trovarmi vicino durante la nascita. Per essere presente alla nascita, ossia per essere presente non soltanto durante il concepimento ma anche durante la nascita nel senso del parto. Davvero è un’esperienza talmente profonda, che l’uomo inizia a riflettere in riferimento alle difficoltà della nascita di questo ometto alla vita matura. Da dove trarre la forza per dare l’amore? Poiché gli sforzi, come ho detto, non servono a nulla… Nel mio caso, mi sforzavo tuttavia senza risultati, ed era ancora peggio. Come raggiungere la sorgente di questo amore, che

deve essere nei confronti della moglie, e poi affinché i figli vedano ciò ed affinché siano… che guardino al futuro non con paura ma con speranza? Ed ecco che, cari Signori, cercavo questo amore nel mondo in varie situazioni. Per realizzarmi per mezzo di ciò. Tutti i miei sogni dell’infanzia si sono realizzati. Volevo suonare – ho suonato. C’erano dei momenti in cui suonavo contemporaneamente in tre gruppi. Io mi realizzavo, e intanto mia moglie lavava i pannolini. Ricordo che spesso non c’ero a casa… Non ero presente alla nascita e alla maturazione dei miei figli. Non conoscevo le amiche e gli amici delle mie figlie, i loro insegnanti a scuola. Questa mia autorealizzazione distruggeva, rovinava la mia famiglia. Ad un certo momento della mia esistenza dovetti subire due operazioni e mi diedero due valvole artificiali nel cuore, e questo è stato un segnale per incominciare a porsi le domande: “Da dove trarre l’amore? Qual è il senso della vita? Perché ho tre figli, se sono un ragazzo ventenne?”. Poi abbiamo perso il quarto figlio, e successivamente è nata un’altra bambina. Ero davvero pronto a scappare negli Stati Uniti, non so dove. Cambiare il cognome, fuggire… fuggire dai problemi, fuggire dai doveri. Spesso si parla della crisi della paternità e della crisi dell’essere marito, e ciò ha luogo davvero. Ma il personaggio del padre deve


INTRODUZIONE Benvenuti all’incontro con il numero successivo delle “Briciole educative”. Continuiamo il ciclo di considerazioni a proposito della maturità nelle varie sfere dell’esistenza umana. Affrontiamo

• La maturità nella sfera del corpo (parte 3) 2 • La presenza del padre nella famiglia 4 CONTENUTI

anche le tematiche risultanti. Una persona matura nella sfera del corpo si distingue per il modo in cui esprime il suo amore verso il prossimo. Dovrebbe possedere le caratteristiche seguenti: la presenza, la sensibilità e la laboriosità. Quindi gli argomenti che conseguono alle riflessioni riguardanti la corporeità matura dell’uomo sono: la presenza e l’assenza del padre nella casa, la sensibilità dei genitori nei confronti dei loro figli e l’insegnamento della laboriosità ai bambini e agli adolescenti. Essi infat-

• L’affetto dei genitori . . . . . . • Insegnate ai vostri figli la laboriosita’ .

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• 7 principi della disciplina pratica (parte 2) 10 • La paternita’ - il ciclo Come migliorare la propria paternità? (parte 2) . . . . . . . . .

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ti apprendono soprattutto guardando i loro genitori. Nel bene e nel male. Presentiamo anche la seconda parte del ciclo riguardante la disciplina pratica, ed il seguito dell’argomento: “Come correggere e migliorare la propria paternità?”. Nei nostri tempi, la paternità sta attraversando una grave crisi. Il padre è stato, in un certo qual modo, estromesso dall’educazione dei figli. Quindi rivolgiamo un’attenzione particolare a questa tematica. Invitiamo alla lettura!

• La testimonianza . • La maternita’ - il ciclo Le madri e le figlie . • Sono una madre . • Il ruolo del padre .

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BRICIOLE EDUCATIVE Un e-giornalino per i genitori. Edito dalla Casa Editrice MIMEP-DOCETE, via Papa Giovanni XXIII, 4; 20060 Pessano con Bornago (MI). Preparato dal gruppo redazionale.

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LA

MATURITA’

NELLA

Come possiamo essere maturi nel nostro corpo? A che cosa serve il corpo?

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a maturità in questa sfera consiste innanzitutto nel fatto che comprendo il senso del mio corpo. A che cosa ci serve il corpo? Ecco una domanda fondamentale, che bisogna porsi se si vuole saggiamente comandare sul proprio corpo. Posso raccontare un aneddoto. In una fattoria c’erano un maialino ed un asinello. E si sa, l’asinello tornava di sera stanco dal lavoro nei campi, mentre il maialino trascorreva una vita abbastanza comoda. Ed una sera il maialino dice: “Asinello, mi dispiace per te, guarda, come sono comodo, mangio tutto il tempo, posso mangiare quanto voglio, dormire, sono grassottello, mentre tu lavori come un mulo in questo campo, torni la sera tardi stanco.”. L’asinello dà un’occhiata tranquilla al maialino e dice: “Maialino, ma non sei uguale a come eri l’anno scorso”. Perche’ il senso del corpo del maialino è che ingrassi velocemente, per ucciderlo e mangiarlo, mentre la funzione dell’asinello è che sgobbi per il padrone, come il padrone comanda, invece il significato del mio corpo consiste in qualcos’altro, né nell’ingrassare, perché non sono un maialino, né che sgobbi senza riflettere, come mi comanda un altro, perché non sono un asinello. IL TUO CORPO SERVE PER MOSTRARE L’AMORE

Quindi qual è il senso del mio corpo? Ce lo chiarisce il Figlio di Dio, Cristo, che pur essendo Figlio di Dio diventa uomo ed assume un corpo di uomo, per indicarci qual è il senso del nostro corpo. Il significato del corpo è uguale al significato della mia umanità. E qual è il senso della mia esistenza? Tutti coloro che stanno leggendo questo articolo sanno che il senso della vita è l’amore, amare ed essere

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amato, mostrare l’amore e ricevere l’amore. Il mio corpo mi serve per mostrare l’amore e per ricevere l’amore, e questa cosa è più facile, quindi concentriamoci sul mostrare l’amore. Ed in che modo mostriamo l’amore per mezzo del nostro corpo? Attraverso la presenza, la laboriosità e la sensibilità. SIATE PRESENTI!

Chiarisco subito, che non è il corpo ad amare, ma sono io ad amare, mentre il mio corpo esprime il mio amore, che è in me. Ed innanzitutto esprimo il mio amore attraverso la presenza fisica, come si vede benissimo in famiglia, soprattutto con i mariti e con i padri. Tanto è l’amore quanta è la presenza. Se un marito ed un padre giunge a casa al ritorno dal lavoro sempre più tardi, si intrattiene a lungo al bar con gli amici o va, per esempio, a pescare, significa che ama sempre di meno. Ed allora bisogna dire: “Marito, o padre, ci ami sempre di meno, perché sei sempre di meno fisicamente presente con noi”. Quanta presenza, tanto amore. Gesù dalla mattina


SFERA

DEL

alla sera era presente in mezzo agli uomini che amava. E quando lo abbiamo condannato alla croce e lo abbiamo ucciso, è rimasto con noi nella Resurrezione, ed è ancora presente con noi nell’Eucaristia. Tanto amore quanta presenza.

CORPO PARTE 3

SIATE LABORIOSI!

Inoltre, abbiamo il corpo per esprimere il nostro amore attraverso la laboriosità. Non c’è amore senza laboriosità. Chi si fa dominare troppo dalla pigrizia può flirtare, ma non può amare. L’amore, nella quotidianità, si esprime attraverso la laboriosità. E questo si vede particolarmente bene nella mamma, nella moglie. Se ama, dall’alba al tramonto è attiva a casa, pulisce, fa le spese, fa il bucato, stira, ecc… Ma ciò non le pesa, se ama ed è amata, perciò si vede come di giorno in giorno l’amore si evidenzia nella laboriosità, e non c’è laboriosità senza corpo. La sola attività spirituale sarebbe impossibile per l’uomo, nemmeno l’attività spirituale senza il corpo. SIATE SENSIBILI!

Ed il terzo modo per esprimere l’amore per mezzo del corpo è la sensibilità. Chiarisco subito agli innamorati che non si tratta innanzitutto dell’abbracciarsi, ma che una prima forma di sensibilità è la pazienza. Adesso le ragazze lo sanno già: se il papà è paziente, se il fratello è paziente, se il fidanzato è paziente, si riesce a sopportare tutto. Chi ama è paziente, e per essere paziente ha bisogno di un corpo, e di un corpo sano, perché se qualcuno è malaticcio, o ha dei problemi legati al suo corpo, non sarà paziente. E quindi vi ho mostrato la sensibilità, e la sensibilità nelle sue dimensioni fondamentali ci è innanzitutto data da Dio, e così i sacerdoti e le Suore dovrebbero essere sensibili, sensibili nel senso di uno sguardo cordiale, di un sorriso cordia-

le, di un tono della voce gentile, di un gesto di simpatia, mentre nella famiglia questa sensibilità va ancora avanti, e quindi si passa agli abbracci cordiali, infine tra gli sposi si arriva all’amore sessuale, e tutto ciò sarebbe impossibile se non avessimo il corpo. Gesù era molto presente, molto laborioso, e molto sensibile, fino al punto che alcuni si scandalizzavano, probabilmente per gelosia. SI PUÒ VEDERE IL VOSTRO AMORE ATTRAVERSO IL CORPO

E quindi possiedo il corpo per mostrare l’amore in modo visibile, perché la presenza, la laboriosità e la sensibilità sono cose che si vedono. E da quando Dio è diventato corpo sappiamo già che l’amore non è soltanto qualcosa di spirituale, ma qualcosa di visibile. Infatti grazie alla presenza, nella mia umanità, della sfera corporea, posso mostrare il mio amore cosicché l’altra persona lo vede, e non deve credere che amo, ma semplicemente lo vede anche attraverso ciò che mostriamo all’esterno per mezzo del corpo. s

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LA PRESENZA DEL PADRE NELLA FAMIGLIA

La funzione del padre dovrebbe svilupparsi subito dopo la nascita del figlio. Si tratta dell’aiuto e della collaborazione nel prendersi cura del neonato e di un sostegno psichico per la moglie nei giorni di paure e di depressioni passeggere, le quali sono naturali nel periodo che precede e segue il parto.

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a presenza del padre nella famiglia e nella casa rafforza il senso di sicurezza della madre, il qual fatto ha un grosso significato anche per dei contatti adeguati con il bimbo. Le funzioni di protezione del padre dovrebbero essere realizzate per mezzo di un tale atteggiamento emotivo e di tale motivazione, affinché rafforzino il legame della famiglia e diano la soddisfazione a tutti i suoi membri. La mancanza del padre o la situazione in cui il padre non realizzi il suo ruolo nei confronti dei bambini può anche causare l’impossibilità di un’adeguata realizzazione di questo ruolo nella vita adulta. Differentemente dall’amore materno, che si caratterizza per l’illimitata dedizione, il padre è incline ad amare di più i figli perché esaudisce certe condizioni. Il padre apprezza nel bambino innanzitutto le qualità che rispondono alle sue esigenze, come la diligenza ed il coraggio. Invece la

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madre è incline ad accettare tutto senza eccezione nei propri figli. LA PROTEZIONE E LA COMPRENSIONE

I padri di solito si distinguono per la risolutezza e la severità. Un influsso positivo sui figli di queste caratteristiche del padre è condizionato dalla compartecipazione di altre inclinazioni, come la protezione e la comprensione. I padri caratterizzati da un atteggiamento sensibile e protettivo nei confronti dei figli, influiscono sulla formazione in lui di una grande resistenza alle tentazioni, su atteggiamenti di altruismo, e facilitano lo sviluppo di sentimenti più elevati. Il padre aiuta i figli a passare dalla fase di calma statica e di senso di sicurezza ad una risoluzione dinamica dei problemi incontrati. Ciò comporta l’incoraggiare e l’insegnare l’indipendenza. Il padre dovrebbe preparare i figli ai pericoli, aiutarli a realizzare scelte indipendenti. L’invogliare


all’agire, l’insegnare la responsabilità – ecco i compiti principali di un padre nel processo educativo. Quando il padre utilizza le costrizioni e le punizioni corporali, provoca nei figli – sia nei ragazzi che nelle ragazze – un assorbimento superficiale delle norme morali, che risulta tramite la mancanza di senso di colpevolezza. LA STIMA PER LA DONNA

Mostrando il rispetto nei confronti della madre, il padre insegna ai figli la stima per la donna: ai ragazzi insegna a rispettare le ragazze, alle ragazze indica il bisogno di rispetto nei confronti della propria femminilità. I padri spesso non si rendono conto di quanto i loro figli sono buoni osservatori, quanti pensieri e sentimenti risveglia in loro la persona rappresentata dal padre, quali pensieri e sentimenti si uniscono in loro all’immagine del padre. LA MANCANZA DEL PADRE

La mancanza di un atteggiamento di protezione da parte del padre influisce sui figli peggio dell’assenza del padre dalla casa. La mancanza del padre oppure una sua inade-

guata realizzazione da parte sua della funzione di padre influisce su inappropriati comportamenti sociali dei figli – fino a comportamenti criminali. L’assenza del padre nella famiglia causa il cosiddetto complesso della mancanza del padre, fatto che risulta in situazioni di tensione, di aggressività, di debole adattabilità alla vita. PARTECIPAZIONE ALL’EDUCAZIONE

La partecipazione del padre nel processo educativo è un fattore che introduce nell’atmosfera di casa un elemento di ordine e di sistematicità, di consequenzialità e di resistenza. Queste sono caratteristiche molto importanti nell’esercitare i figli a rispettare i principi morali, ed anche nel processo di educazione religiosa. Presso molte famiglie il padre continua ad essere un’autorità educativa. Il più spesso ciò succede perché l’uomo riesce meglio della donna ad agire in modo coerente, sia nello stabilire i divieti e gli obblighi, sia nell’applicare i premi e le punizioni. Infatti l’uomo possiede alcune definite caratteristiche psichiche, mantiene più facilmente l’equilibrio emotivo, fatto che gli facilita un agire educativo consequenziale. Ciò è indispensabile per l’efficacia di appropriati influssi sui figli. LA FIDUCIA DEI FIGLI

Oggi l’autorità non risulta dal fatto di essere genitori, ma piuttosto dalla fiducia dei figli nei confronti dei genitori, ed allora l’obbedienza nei confronti dei genitori si basa sul valore della persona. Si nota che in un certo senso l’autorità del padre nella famiglia contemporanea sta diminuendo, fatto che costituisce un pericolo per l’educazione dei figli, e in particolare per i giovani. Un padre, volendo influire su uno sviluppo sociale positivo, deve partecipare attivamente nel processo della sua educazione, rappresentando valori positivi, morali e s sociali.

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L’AFFETTO DEI GENITORI L’affetto è necessario per il bambino, come per una pianta l’acqua e il sole. La sua insufficienza può condurre a problemi fisici e psichici. IL BAMBINO HA FAME DI AMORE

Il primo sentimento, che è vissuto dal bambino subito dopo la nascita, è l’amore per i genitori. Il neonato, indifeso, lo riceve in modo incondizionato. La mamma ed il papà – ossia le persone più importanti nella sua vita – si prendono cura del piccolo, dei suoi bisogni e lo amano semplicemente perché esiste. Quasi tutti i problemi psichici possono venire chiariti con una mancanza d’amore, d’affetto e di accettazione soggettiva o reale da parte dei genitori. Questa insufficienza può condurre a problemi fisici, affettivi, e perfino alla morte. L’AFFETTO SENZA LIMITI

Nel nostro modo di affrontare l’educazione, l’aspetto più importante è l’insegnare al piccolo già dalla sua nascita, che lo amiamo senza limiti, indipendentemente da ciò che fa o da ciò che succede intorno. Quando non mi piace come si comportano i miei bambini, spesso perdo la pazienza. Alzo la voce, e a volte do uno schiaffo ai più giovani. Penso che tali reazioni non sono estranee a nessuna madre. Ma quando le emozioni passano, facciamo la pace, ci abbracciamo e parliamo a proposito di quanto è successo. Spesso, in varie occasioni, ripeto ai bambini che amo fortemente ognuno di loro, perfino quando mi innervosisco ed urlo. Ciascuno dei figli chiede proprio ciò ininterrottamente ai geni-

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tori, e non sempre con l’aiuto delle parole: “Mi ami?”. Succede che sono disubbidienti, fanno i capricci, per controllare la nostra reazione e per assicurarsi in merito a ciò. Quando pongono questa domanda direttamente, fatto che avviene nella mia casa, la risposta è sempre la stessa: “Sai che ti amo”. Queste parole non sono mai troppe. LA DIMOSTRAZIONE DELL’AFFETTO

Alcuni genitori ritengono che se il loro figlio riceve troppe coccole, diventerà un mammone. Risulta che è completamente viceversa. I ragazzini, coccolati dai genitori – anche se non eccessivamente - diventano giovani forti, coraggiosi e sicuri di sé. Invece, coloro ai quali manca il contatto fisico o che lo ricevono troppo poco, si sentono sperduti e non sono sicuri di sé. Così, dunque, il modo più importante di risposta senza parole alla domanda del nostro pupillo riguardo al fatto se l’amiamo è la dimostrazione di affetto. Il contatto fisico, l’abbraccio e le coccole ai bambini, sono una possibilità per trasmettere a loro, attraverso il tatto, il vero amore e la sensazione di valore. I bambini ai quali i genitori non mostrano l’affetto, col tempo giungono alla conclusione di non esserne degni. Si sentono insicuri, cambia la loro personalità, spesso reagiscono con comportamenti distruttivi.


GUARDATE AI VOSTRI FIGLI CON AFFETTO

Un modo successivo di dire ai figli che li amiamo, è il contatto visivo. Già dal sesto mese di vita i bambini sono affascinati dal guardare negli occhi coloro che sorridono a loro con amore. I piccoli ai quali nessuno guarda con affetto, con ammirazione, non si sentono amati veramente. Manca a loro il senso di sicurezza. Percepiscono che qualcosa non è a posto con loro e con la loro relazione con i genitori. Anche se ovviamente non comprendono perché. Il più spesso i genitori fissano i loro sguardi sui loro pupilli quando sono arrabbiati con loro. Molti giovani crescono nella convinzione che il contatto diretto dello sguardo è una minaccia. SIATE DEI GENITORI ATTENTI

Il metodo successivo è l’attenzione concentrata. Essa esige che il tempo venga trascorso insieme a lungo, senza interruzioni. I bambini hanno bisogno di stare con la mamma e con il papà. Vogliono essere con loro, parlargli, condividere tutto. Questo tempo non si può sostituire con alcunché. Le riflessioni sulla superiorità della sua qualità sulla quantità non hanno senso. Gli adulti, che sono sempre di corsa, si giustificano facilmente. Ma non basta dire: “Ho soltanto un momento libero, e prometto che lo trascorrerò con Te molto intensamente”. Soltanto quando dedicheremo ai nostri figli molte ore, potremo dire con la coscienza pulita: “Ho visto, figlio mio, come sei cresciuto”. Soltanto allora, per il nostro adolescente, possiamo essere la prima fonte di amore, di sostegno e di rispetto. Se mancano questi fattori, tra di noi si forma un baratro.

le cause? Innanzitutto, noi stessi non ci amiamo abbastanza, e ci risulta difficile accettarci. E’ difficile mostrare ai nostri pupilli più amore che verso di noi stessi. Come sono e come saranno i Vostri successori, è in parte il riflesso di Voi come persone. Quando avete un problema con i Vostri figli, allora ponetevi questa domanda: “Che cosa causa tale situazione?”. E’ erroneo il fatto di pensare che i nostri figli esistono per realizzare le nostre aspettative. Li trattiamo come una forma di patrimonio. Mostriamo a loro l’amore fino al momento in cui dicono e fanno ciò che ci aspettiamo da loro. Se le cose non stanno così, iniziamo a criticarli. Il compito di una persona piccola o grande, tuttavia, non è l’adattarsi alle nostre esigenze. Egli deve crescere e svilupparsi, e d’altra parte ognuno possiede le proprie qualità e possibilità. A volte ce ne dimentichiamo. COME AMARE?

Cerchiamo di amare i nostri bambini senza riserve. Critichiamo ciò che fanno ma non come sono. Mostriamo a loro il nostro amore (sempre e dappertutto). Non è facile, ma è il compito più importante e più bello per i genitori. L’amore che darete a loro fruttificherà nel futuro con una buona intesa. Passerete più facilmente attraverso il difficile periodo della crescita di vostro figlio, ed evis terete qualsiasi scoglio.

QUANDO I NOSTRI FIGLI RIFIUTANO L’AFFETTO

Che cosa bisogna però fare quando il voler bene ed il dimostrarlo ai nostri figli è a volte molto difficile? Quali possono esserne

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INSEGNATE AI VOSTRI FIGLI LA LABORIOSITA’ La laboriosità è una caratteristica di cui ci dimentichiamo mentre educhiamo i nostri pupilli. Ci sostituiamo a loro nei doveri casalinghi, spiegando a noi stessi che “avrà ancora tempo per lavorare nella sua vita”.

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a laboriosità è una caratteristica che assicurerà ai Vostri figli un successo ampiamente inteso. Che cosa risulta se una persona ha talento ed è bene educata, se non vuole alzarsi dalla poltrona? Nel 99 % dei casi, la pigrizia è la conseguenza dell’educazione. Quindi riflettete se per caso non educate i Vostri figli ad essere pigri. NON SPEGNETE L’OPEROSITA’

Ogni bambino ha il bisogno di attività, di movimento, è curioso, vorrebbe vedere tutto, toccarlo, fare, imparare. Tuttavia il bisogno naturale di attività è spesso spento all’inizio dagli adulti. I bambini sentono: “E’ meglio che lo faccio io, più velocemente, non ho tempo, lasciami in pace”. Lo spegnere l’operosità dei bambini ha come conseguenza il suo sparire. I bimbi smettono di mostrare l’interesse, perché non porta a loro alcun vantaggio, ed anzi, all’inverso, viene continuamente rimproverato affinché non disturbi gli adulti. NON SOSTITUITEVI AI VOSTRI BAMBINI

Anche il sostituirsi conduce alla pigrizia dei Vostri figli. Se ad un bambino di sei anni continuiamo ad allacciare le scarpe, puliamo se lascia sporco, lo vestiamo, lo abbottoniamo, ci sostituiamo a lui. Se siamo servizievoli nei confronti dei nostri figli portando a loro il pasto, riportando indietro i piatti, lavando e stirando i suoi vestiti, allora come possono crescere attivi? Tutti i suoi bisogni sono da noi

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soddisfatti. Consideriamo questo fatto come espressione della nostra cura di genitori ed amore verso i nostri figli. Vogliamo creare a loro delle condizioni di vita ideale, assicurare a loro ciò che noi non abbiamo avuto. Tuttavia, con un tale atteggiamento, abituiamo la nostra prole ad una vita nella quale ci sono soltanto piaceri, e nella quale l’unico dovere è il fare i compiti e lo studio. Poi abbiamo le pretese che, all’età di 20 anni, sta tutto il tempo davanti alla televisione o gioca al computer. ESIGETE DAI VOSTRI FIGLI L’AIUTO

A volte chiediamo ai nostri figli di aiutarci, per esempio, nel lavare l’insalata o nel fare delle piccole spese. In quei momenti sentiamo le parole: “Tra un attimo”. Questo infantile “tra un attimo” si allunga implacabilmente nel tempo e finisce col fatto che siamo noi a lavare l’insalata mormorando qualcosa sotto il naso. Il bimbo, vedendo che è riuscito a non fare il suo dovere, inizia a fare così più spesso. Non esigiamo dai bambini, perché preferiamo fare qualcosa da soli oppure ci sembra che la nostra prole è ancora troppo giovane. Una volta ho visto come una madre al supermercato ha messo le spese in tre sacchetti, dei quali il più pesante l’ha preso per sé, e i due rimanenti li ha dati ai suoi figli gemelli di sette anni. Allora mi sono arrabbiata molto, poiché mi sembrava che stesse sfruttando i bambini per portare i pesi. Tuttavia dopo, guardando il gruppetto che si dirigeva


verso casa, sono giunta alla conclusione che non stava succedendo alcunché di male ai bambini. I sacchetti erano leggeri. Anche voi riflettete, se per caso non esigete troppo poco dai vostri figli. DEFINITE I DOVERI DEI VOSTRI FIGLI

Noi ci occupiamo di tutte le mansioni da svolgere in casa. Intanto non c’è nessuna controindicazione affinché i nostri figli le condividano con noi. Perché? Poiché essi abitano con noi, ed il possedere una casa esige impegno. I genitori dicono: “Quando sarà grande e formerà una famiglia, avrà il tempo di fare le pulizie”. Quello stesso giorno sento i lamenti delle donne sui loro mariti, che: “Loro sono così pigri, non hanno voglia di fare alcunché, vengono dal lavoro e prendono il telecomando!”. Il ragazzo o la ragazza, a cui non si insegni a compiere le mansioni in casa dall’infanzia, non sarà in grado di e, cosa più importante, non vorrà, eseguirle nella sua “nuova” casa. Non pensate davvero di andare dai Vostri figli già cresciuti, per cucinare e pulire nella loro casa?! Anche qui propongo una storia tratta dalla vita quotidiana, a proposito di una famiglia molto ricca, nella quale, nonostante avessero una domestica, il figlio di 10 anni aveva il dovere di lavare i suoi vestiti e quelli della sorella minore, e la bambina, dopo aver mangiato, metteva le stoviglie, quelle sue e quelle di suo fratello, nella lavastoviglie. Questo fatto testimonia che si può, anzi bisogna, affidare ai figli le mansioni di casa. CHE COSA FARE?

Non ostacolate l’operosità dei Vostri figli, non date a loro degli oggetti, se essi da soli possono prenderseli, non fate ciò che i Vostri bambini sono in grado di fare da soli. Se i vostri figli hanno già alcuni anni o alcune decine di anni, e fino a quel momento non avevano doveri, non sobbarcateli ora all’improvviso di alcune cose contempora-

neamente, poiché l’unica conseguenza sarà la ribellione. Iniziate da piccoli passi, per esempio dalle spese comuni. Chiedete che vi portino vari prodotti nel carrello, poi, insieme, fate la lista dei prodotti, e date a loro il loro carrello. Coinvolgete i Vostri figli in tali attività, come lo spolverare, il pulire, il lavare, sia nella propria stanza che nelle altre parti della casa. Ovviamente il grado di coinvolgimento in queste attività dipenderà dall’età dei Vostri figli. Il dovere di un bimbo dell’asilo è di mettere gli indumenti sporchi nel cesto, un bambino di 10 anni può già fare il bucato, un ragazzino di 13 anni può anche stirare con successo. Esigete dai Vostri figli. Insegnate a loro, di non risponderVi “tra un attimo”. Ovviamente, se sono impegnati in qualche attività importante potete dare a loro 5 o 10 minuti. Il fornire un tempo concreto ha questo lato positivo, che si può fare riferimento ad esso – stabilite insieme ai Vostri figli che alle 13.30 devono lavare l’insalata. QUANDO I VOSTRI FIGLI SI RIBELLANO

Parlate con loro. Senza urlare, lamentarvi o ricattarli. Spiegate che ognuno ha i suoi doveri da svolgere. Se nonostante ciò, i Vostri figli non faranno qualcosa, per esempio non laveranno l’insalata, non fatelo al loro posto. Sarà strano un pranzo a base di sola carne, ma almeno i Vostri figli comprenderanno che, se non fanno qualcosa, questo non sarà fatto s da alcun altro.

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7 principi

DELLA DISCIPLINA PRATICA Nella seconda parte delle regole del comportamento dei genitori, presentiamo due principi successivi, illustrati da esempi.

4. PONETE PIU’ IMPORTANZA SULL’AGIRE CHE SULLE PAROLE

I Vostri figli sanno perfettamente ciò che volete dire in una data situazione. Nella metà dei casi possono perfino dirlo al Vostro posto. “Muovetevi, perché l’autobus parte”. “Fate attenzione, poiché vi caverete un occhio”. “Non ripeterò più…”. Ma ovviamente ripetete ciò una volta, e un’altra, e un’altra ancora… Siamo tentati dall’insegnare con le parole. “Questa volta te lo concedo, ma che sia l’ultima volta”. Che cosa – a parere Vostro – ha più effetto: le parole “che sia l’ultima volta” o l’avere permesso ai Vostri figli di fare ciò che vogliono? L’agire dovrebbe essere sempre al primo posto. Quando mio figlio, Kevin, era in terza media, mi ha chiesto di aiutarlo a prepararsi per un dettato. Normalmente l’avrei fatto volentieri, ma erano le 10 di sera, e le ultime ore le aveva trascorse davanti alla televisione. Ho rifiutato, spiegando che avrebbe dovuto prima occuparsi dello studio e che adesso è già troppo tardi. Forse penserete che sono stato troppo severo. Probabilmente avrei potuto minacciarlo con il dito e dirgli: “Ok, ma la volta prossima non sarò così buono”. Queste parole non sarebbero servite a nulla, mentre il mio comportamento gli ha insegnato la responsabilità. E sapete che cosa? All’alba ho sentito che si è alzato e studiava per il test. Applicando la disciplina pratica dovete

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PARTE II

definire con chiarezza le Vostre aspettative. Che i Vostri figli sappiano in che cosa consiste la loro responsabilità nei confronti della famiglia. Non dovete ripetere più volte le stesse parole. Che parlino le Vostre azioni. 5. DIFENDETE LA VOSTRA PORTA – NON FATE AUTOGOAL

I bambini hanno la resistenza dei maratoneti. Sanno che se non smetteranno di lamentarsi, di implorare, di litigare, alla fine vi stancheranno e vinceranno. Dovete avere più tenacia di loro. Inventeranno un migliaio di scuse per le quali le Vostre decisioni sono


“semplicemente ingiuste!”. Ma siete voi i capi. Avete deciso così e continuate così. Non c’è dubbio che le Vostre decisioni non saranno sempre sagge come Salomone, ma dovete inculcare nei Vostri figli il convincimento che deve essere così come dite Voi. Se invece cederete, la volta successiva si lamenteranno ancora di più. Invece se rimarrete convinti comprenderanno che lamentarsi non ha senso. Esistono alcune eccezioni. Ricordate che perfino la Vostra autorità non è definitiva – al contrario di quella Divina. Quindi se iniziate a presumere che un’altra decisione sarebbe più saggia o più corretta, cambiate la Vostra opinione. Una volta ho parlato con una donna, la cui figlia voleva abbandonare la scuola privata, per frequentare la scuola pubblica insieme agli amici. La donna era del parere che alla figlia la scuola pubblica non sarebbe piaciuta, ma aveva deciso che le avrebbe permesso di prendere una decisione. Rese chiare le proprie critiche, i genitori hanno posto una condizione: “Non potrai più cambiare opinione. Se inizi a studiare in una scuola pubblica, dovrai continuare a frequentarla fino alla fine dell’anno”. La figlia ha affermato con fermezza di volere fare proprio così. Un paio di giorni dopo aver iniziato a studiare, ha cominciato a cambiare opinione. Ha incominciato ad odiare la scuola pubblica ed ha sentito nostalgia per la scuola privata, che fre-

quentava precedentemente. Tuttavia sua madre, fermandosi all’affermazione “e non l’avevo detto”, persisteva nella sua posizione. La ragazza doveva rimanere nella scuola che non sopportava più. A parere della madre, ella aveva fatto una scelta e doveva subirne le conseguenze. Ecco un buon esempio di disciplina pratica, non è vero? Però non totalmente… Infatti i genitori stavano per fare autogol. Per quanto riguarda questioni così fondamentali come l’educazione, dovete compiere le scelte adeguate, anche se ciò significhi un apparente cambiamento di principi (in questo caso sono in dubbio innanzitutto in relazione all’adeguatezza della decisione di lasciare la figlia, ancora immatura, libera di decidere da sola). Ad ogni modo, è meglio ritirare le proprie opinioni nel momento in cui una rigida presa di posizione potrebbe nuocere gravemente alla salute o al bene dei nostri figli. s

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LA PATERNITAʼ

Come migliorare la propria paternità? Suggeriamo ciò che ancora può compiere un padre affinché i suoi figli si sentano amati da lui, rispettati e molto importanti.

IL TOCCO

Un secondo fattore, che soddisfa molto efficacemente il bisogno di contatto, è rappresentato dal senso del tatto (il cosiddetto contatto corporeo). Una donna che aspetta un bambino, si trova in contatto fisico corporeo con il proprio bimbo per 24 ore su 24. Dopo che ha messo alla luce il figlioletto, esso/a, posto sulla pancia della madre, si calma. Percepisce il contatto della pelle e sente il battito del cuore della madre – si trova a suo agio. Un bimbo piccolo, grazie all’allattamento al seno, alle cure e ai pannolini cambiati più volte, viene spesso toccato. Il bisogno del tatto è soddisfatto quasi automaticamente (si trasforma dopo lo svezzamento e dopo che si mettono da parte i pannolini). Tuttavia spesso un bimbo piccolo è coccolato, abbracciato, posto a sedere sulle ginocchia. Purtroppo, una figlia o un figlio che sta crescendo, non riceve dal padre la porzione quotidiana di contatto, di cui ha bisogno. NEI CONFRONTI DELLA FIGLIA

Il padre, che portava sulle spalle la figlioletta, che la faceva dondolare sulle ginocchia, che la abbracciava e la coccolava, nel periodo dello sviluppo della figlia si ritira da tutti questi gesti. In un certo senso ciò è comprensibile – ecco che la figlia sta diventando una donna e non si può trattarla come una bambina piccola (la propagan-

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PARTE II da per cui molti padri molesterebbero sessualmente le proprie figlie, ha causato la situazione per cui molti padri hanno paura del contatto con le loro figlie). Invece, questo ritirarsi, viene interpretato spesso dalla figlia come un rifiuto, una mancanza di accettazione: da bambina ero amata, accettata, mentre come donna sono rifiutata, non accettata. Un tale sentimento di rifiuto da parte del proprio padre – che fino a quel momento era l’uomo più importante della sua vita - , ha come conseguenza un frequente buttarsi nelle braccia del primo ragazzo che si conosce. In un certo qual modo, si tratta della voglia di verificare la propria avvenenza e dell’essere accettata come donna dall’uomo. Il padre di una figlia che sta crescendo deve trovare nuove forme di contatto, che soddisferebbero le sue legittime esigenze e che siano accettabili dalla figlia, dal padre e dall’ambiente circostante. NEI CONFRONTI DEL FIGLIO

Con i figli maschi la questione è simile, anche se la specificità del contatto è differente. Il padre dovrebbe trovare nuove forme di tatto. Può dare una pacca sulla spalla a suo figlio, scompigliare i suoi capelli, oppure controllare la forza di suo figlio. Fare il gioco del “braccio di ferro” col papà può diventare il divertimento preferito e contemporaneamente un’occasione eccezionale per soddisfare le proprie esigenze –


un ricaricamento del serbatoio emozionale attraverso il contatto. SIETE I PIU’ IMPORTANTI…

Infine, l’attenzione deve essere indirizzata verso una meta. Si tratta della concentrazione dell’attenzione (anche se per poco tempo) su una unica persona al mondo, sul proprio figlio o sulla propria figlia (riguarda ogni bambino separatamente). In tale momento, i figli, uno alla volta, devono sentirsi importanti, i più importanti. Non si tratta qui del trasmettere a loro che sono “gli ombelichi del mondo”, ma che in quell’istante il papà si concentra soltanto su di loro. Il padre, non necessariamente attraverso le parole, deve dire a loro: adesso per me siete i più importanti del mondo, vi ascolto, ho tempo per voi, vi amo – questi sono i momenti più necessari per ciascuno di loro – essere i più importanti per qualcuno. UNA PROPOSTA CONCRETA

Ed ora una proposta concreta, affinché gli uomini, i padri, offrano – magari nel corso della domenica successiva - , mezz’ora a ciascun figlio. Siamo convinti che in molte case ci sarà un’esplosione di felicità, più grande di quella che si otterrebbe come conseguenza s dell’aver ricevuto un regalo prezioso…

LA TESTIMONIANZA DEL PADRE

Io, in effetti per un mio utilizzo personale, ho scoperto un certo fatto, ossia che è difficile dimostrare l’affetto, nel senso della sensibilità, nel senso dell’abbraccio. Certamente l’unità nel matrimonio mi ha aiutato molto: i figli non sono miei rivali nei confronti di mia moglie, e così mi è più facile. Ma per esempio una forma che può essere il fare il solletico ai miei figli, è un metodo molto buono per entrare in contatto con loro, anche fisicamente, un modo piacevole per loro, allegro, che in molti casi scarica la tensione. E adesso molto spesso si vede che quando qualcuno di loro si siede sulle mie ginocchia con l’obiettivo evidente di venire coccolato, subito si siedono i figli seguenti, perfino quelli più grandicelli. Si vede che hanno un’aspettativa, di mettermi in contatto con loro in qualche modo. Vedo che il fatto che il padre si metta in relazione con i figli è s molto importante.

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LA MATERNI T Aʼ Le madri e le figlie

M

olto spesso, la mia famiglia più vicina o più distante, spesso si rivolge a me con queste parole: “Tu sei sempre circondata da bambini, devi eternamente sacrificarti, risolvere i problemi, i litigi e i conflitti tra i bambini, di giorno e di notte devi servire la famiglia, e non pensi a te stessa”. Non lo so, forse sbaglio, ma mi sembra che, decidendo di diventare moglie e madre, desidero dedicarmi illimitatamente alla famiglia, affinché i miei figli, quando ritornano dalla scuola, vedano che qualcuno li sta aspettando. Vivendo in una famiglia così numerosa come la mia, ho osservato che manca il tempo per le conversazioni con le nostre figlie che stanno maturando, le quali da boccioli diventano fiori stupendi. Il problema delle relazioni tra madre e figlia può assorbire una donna più di una volta nel corso della sua vita. Ma questo legame diventa il più importante negli anni critici della maturazione, quando si pongono le basi per relazioni sane con le altre persone. Nostri conoscenti, i quali ogni tanto ci vengono a trovare, hanno chiesto: “Che cosa succede con i vostri figli, non li riconosciamo”. E’ vero, nel passato bastava dire una parola, e ci ascoltavano subito, e facevano ciò che noi, loro genitori, chiedevamo a loro, mentre adesso non ci ascoltano. Si comportano come se fossero loro ad educare noi, e non noi loro. Perciò noi, madri, dobbiamo essere vigili e continuare ad assicurare i nostri figli che stanno crescendo, che li amiamo, abbracciarli molto, parlare con loro e permettere a loro di dire le proprie opinioni. Ogni madre dovrebbe essere vicina ai suoi figli, interessar-

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si di ciò che fanno, trattare i figli in modo serio e saper ascoltare senza criticare. CONSIGLI PER LE MADRI NEI CONFRONTI DELLE FIGLIE ADOLESCENTI

1. Cercate di comprendere che una figlia ha bisogno di mostrarvi la propria diversità e non prendete in eccessiva considerazione le sue critiche. 2. Quando lei vi contraddice o vi contrasta, non rispondetele con la stessa moneta. Chiedete perché è d’accordo o no con qualcosa. Può avere dei motivi seri. 3. Ascoltatela senza criticarla. 4. Esprimete la vostra opinione e le vostre emozioni così tranquillamente come vi è possibile. Vostra figlia dovrebbe sapere che cosa pensate e che cosa sentite. 5. Insegnatele come può non concordare. Date l’esempio del comportamento corretto, quando voi stessi non siete d’accordo con lei o con qualcun altro. 6. Sottolineate che va completamente bene se ha delle opinioni diverse dalle vostre, o sentimenti o gusti. 7. Permettete che sia responsabile per ciò che è adatto alla sua età. Facendo tutto al posto suo, le togliete la possibilità di svilupparsi. 8. Non aspettatevi che vostra figlia vi racconterà tutto come nel passato. 9. Abbiate speranza. Verrà un giorno in cui vostra figlia inizierà a comprendervi. 10. Continuate ad amarla – e sorridete a lei, ridete con lei.


Questi sono i “comandamenti”, dei quali noi madri dobbiamo imparare a servirci, per essere in rapporti stretti con i nostri figli, per non lasciarli soli. Ognuna di noi vorrebbe diventare come un’amica, alla quale si può dire tutto e della quale ci si può fidare. Non è un male che mi interesso di chi frequentano e dove vanno e mi piace quando invitano i loro amici. Viviamo in tempi molto inquieti e forse non sono eccessivamente protettiva, ma ho molto timore per i miei figli, affinché non cadano in cattive compagnie, e affinché non succeda alcunché di male a loro e nessuno faccia del male a loro. Impariamo a trasmettere ai nostri figli i pensieri nello spirito di umiltà e di piena fiducia, parliamo sinceramente con loro.

E’ necessario amare in modo saggio i nostri figli, ma anche insegnare a loro la laboriosità, e bisogna esigere da loro la disciplina e l’obbedienza. L’educazione alla libertà deve essere educazione alla responsabilità. L’educazione incomincia in famiglia, bisogna rendere consapevoli le vostre figlie che la femminilità è irripetibilmente affascinante e che la maternità è una missione originale. Insegniamo ai nostri figli di educare all’amore e al disinteresse, nel servizio all’altra persona. s

SONO

UNA MADRE

Spesso rifletto sulla domanda: Qual è il posto della donna-madre nel mondo? Penso ai miei ricordi migliori dall’infanzia, quando mia madre era con noi a casa, non andava a lavorare, ci educava, semplicemente era presente. Ho deciso che anche io, in avvenire, avrei voluto formare una casa così. Ascoltavo le conversazioni di varie signore a proposito dello stare a casa insieme ai figli. E delle parole piene di dubbi: “Vedrai, ti annoierai, ne avrai abbastanza”. Oggi ho una famiglia, ho due figli. Rimango a casa già il quarto anno. E – stranamente – non sono per nulla annoiata, non ho nostalgia di tornare al lavoro, non mi attira il fatto di “stare in mezzo alla gente”, al contrario. Sono felice. Perché? Perché posso ogni giorno stare con le mie figlie. Seguo il loro sviluppo giorno dopo giorno, ascolto ogni loro nuova parola, vedo ogni loro successo. Tutte le mattinate, i giochi, le passeggiate, il canto comune, la preparazione del pranzo, il fare le pulizie, ecc… Questa è la mia vita. So che ciò passerà, che i miei figli cresceranno, diventeranno indipendenti, e se ne andranno. Ma so anche che ricorderanno sempre con il calore nel cuore gli anni della loro infanzia. E non riesco ad immaginarmi di poter, adesso, impegnarmi nel lavoro professionale, e di cercare delle soluzioni, in merito a ciò che si può fare con i bambini (l’asilo nido?, l’asilo?, la tata?, la nonna?). No! Sono i miei figli e il mio posto è presso di loro. So che ciò che faccio è buono. Mi sento a mio agio e vedo che i miei figli sono felici, allegri, vedo come crescono meravigliosamente, si sentono amati e mostrano il loro amore in mille modi. A volte mi abbracciano senza motivo ed allora sento che vorrebbero dirmi: Grazie mamma!”. (Camilla). s

Briciole educative 15


IL RUOLO DEL PADRE

Quando le persone decidono di avere un figlio, a volte non pensano ai loro ruoli. I loro pensieri si concentrano affinché il loro figlio nasca sano, affinché la vita segua il suo corso in modo tranquillo. Vogliono essere genitori.

U

no dei compiti dei genitori è il portare al mondo delle nuove generazioni. Qual è il ruolo del padre in ciò? La madre fa nascere il bambino, lo nutre, lo protegge, lo educa, e il padre? Egli disturba, il suo ruolo consiste nel “dare la vita” e poi “dare per vivere”? Il ruolo del padre è unico ed insostituibile. Grazie alla presenza del padre nella vita della famiglia, il bambino entra in un gruppo sociale, nel quale si trova tra varie relazioni e le impara, e di conseguenza impara i ruoli sociali. Il fatto che i genitori si amino e collaborino tra di loro, che vivano risolvendo insieme i problemi e che siano sinceri l’uno verso l’altro, ecc…, anche se ciò accade in qualche modo accanto al loro figlio, riveste un ruolo fondamentale ed ha influsso sui piccoli. La presenza del padre fa sì che il contatto del bimbo con il mondo è più ricco di esperienze emotive. E’ testimone dei sentimenti tra i genitori. Impara le relazioni di gruppo, poiché grazie al padre la famiglia è un gruppo sociale. Per il bambino è importante che il padre è un uomo. Il bimbo, osservando la donna e l’uomo, definisce la propria sessualità. Così, dunque, essere padre significa il rendere possibile al bambino di definirsi sessualmente e

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di scegliere il suo ruolo nell’esistenza, fatto che decide la futura possibilità di crearsi una propria famiglia. Tutto ciò succede durante l’infanzia, così presto che poche persone se lo ricordano. Il padre stabilisce per i figli delle richieste ed insegna a loro l’indipendenza. Una continua vicinanza e cordialità del padre fornisce ai figli la forza per realizzare i compiti che si trovano davanti ai figli, dà il coraggio per accettare le prove sempre più difficili. Finalmente, un ruolo insolitamente importante del padre è costituito dall’insegnamento ai figli della fiducia verso Dio e della preghiera, poiché i figli incontreranno nella vita problemi molto complessi, ed il padre non sempre sarà vicino a loro. Ma Dio Padre è vicino. Se i vostri figli impareranno a rivolgersi sempre a Lui, esiste la possibilità che si salveranno. Gli uomini spesso non si rendono conto del ruolo che possiedono nella vita dei loro figli. Pensano che inizierà quando i loro figli saranno grandi. Allora il padre è molto necessario, ma è altrettanto necessario per i bimbi piccoli. Essere padre non significa urlare e continuare soltanto ad emettere ordini, ma essere un’autorità per i figli attraverso la propria s maturità ed il senso del proprio valore.


ritornare al suo posto. E molte volte ho riflettuto come farlo. Dopo tutte queste esperienze legate alla mia salute, sono tornato a casa, ed ho assistito ad insolite catechesi in chiesa. Durante esse ho sentito della Buona Novella, che il Signore Dio vuole aiutare la nostra famiglia, ricostruirla. Ed ho potuto, non subito ma gradualmente, lasciare i miei gruppi e ritornare a casa. Il Signore Dio è così buono che ci ha dato delle possibilità. Non ho abbandonato la musica, continuo a suonare, ma anche con i miei figli, e posso stare tutto il tempo con la mia famiglia. E se qualcuno oggi mi chiedesse che cosa significa essere un buon padre, sicuramente non direi che ciò consiste nell’andare di domenica a fare le passeggiate, nel parlare con i miei sette figli, nell’intrattenermi con ciascun figlio, o quando festeggia il compleanno, nell’andare a fare una gita da qualche parte, nel toccare il cuore di ognuno… Per me oggi, e credo che sia l’unica vera risposta alla ricerca del senso della vita e dell’amore, essere un buon padre consiste nella trasmissione della Fede. Innanzitutto io stesso devo avere la Fede, l’esperienza per cui l’uomo non muore. E poi realizzarlo nella famiglia. Questi sono mezzi semplici. Dalla preghiera prima del pasto, alla costruzione dell’autorità del padre, che è una persona debole. Perché i figli lo vedono perfettamente: un padre che grida aiuto a Dio, ed essi vedono che Dio aiuta. La nostra figlia più grande, di diciotto anni, da mezzo anno ha il cancro. Ed insie-

me a mia moglie abbiamo visto che è un nostro enorme successo, forse più del Signore Dio, ma vi partecipiamo, che oggi i nostri figli non hanno una crisi per questo motivo. Ed inoltre, Maria, che è ammalata e continua ad essere o a casa o all’ospedale e combatte… e ciò è utile ai nostri figli. Non i mattoncini di LEGO, non dei giocattoli o una nuova bicicletta. La cosa più importante è un fondamento che fa sì che quando vedono come la loro sorella maggiore soffre, ed ha vari problemi di salute, non vedono in ciò una tragedia, ma che questa è soltanto un’esperienza difficile – come dice mia moglie. Il matrimonio è difficile, ma utile. La mia malattia era difficile, ma è utile. Le nostre varie crisi sono difficili, ma sono questioni utili e serie. Voglio dire che per me questa trasmissione della Fede, questa esperienza è fondamentale. Molte volte i figli mi chiedono: “Majka morirà? Tu morirai?”. Ed io rispondo: “Non lo so”. Poiché le valvole nel cuore fanno così rumore, che loro lo sentono. Quando vengono di mattina nella nostra camera da letto… subito alle sei della mattina le porte si aprono, i bimbi entrano, camminano su di noi… quelli più giovani, per fortuna. Ed ascoltano. E poi dicono: “Ti batte ancora il cuore. Ti batte ancora, sai?”. I figli mi ricordano che la vita dell’uomo in verità è molto breve. E ciò che vorrei lasciare ai miei figli, è l’esperienza che un padre debole grida a Dio di aiutarlo, e penso che non c’è alcunché di più importante di questa fede. s

DEL PADRE


Resterà molto deluso chi è tollerante con i vizi dei propri figli illudendosi che i difetti si ritireranno da sè, quando i ragazzi raggiungeranno un’età più matura. dalle parole del beato don Ignazio Klopotowski


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