Il vangelo su Whatsapp

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Stefano Proietti

In “stato� dI mIssIone

Il Vangelo su Whatsapp anteprima libro



Stefano Proietti

In “stato� di missione

Il Vangelo su Whatsapp Quando un esperimento digitale ti fa riscoprire le cose che contano per davvero


Progetto grafico: sr. Dolores Boitor

Š 2018 by Mimep-Docete ISBN 978-88-8424-458-1

Casa Editrice: Mimep-Docete via Papa Giovanni XXIII, 2 20060 Pessano con Bornago (MI) tel. 02/95741935; 02/95744647 e-mail: info@mimep.it www.mimep.it www.mimepjunior.it


A mia moglie Chiara, che mi sopporta con pazienza...



Prefazione Queste pagine mi hanno fatto tornare ad una vicenda risalente a oltre quindici anni fa. Paolo Ferretti, allora responsabile degli abbonamenti del settimanale diocesano Vita Trentina, venne a sottopormi – del giornale ero direttore – la proposta di un calendario a strappo, che presentasse in pochi caratteri un passaggio del Vangelo del giorno e, sul retro, un breve commento essenziale. Nel giro di poco tempo quello strumento così essenziale, dalla rete degli abbonati si estese per contagio, superando ampiamente le centomila copie, entrando così in altrettante case. In questo testo Stefano Proietti racconta in prima persona e con la confidenza tipica della comunicazione social, una proposta analoga, che valorizza un’applicazione come Whatsapp. La sua è una testimonianza appassionata di quanto per l’annuncio cristiano sia feconda la valorizzazione della tecnologia digitale. Già Benedetto XVI

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ricordava come queste strade siano «ormai uno strumento indispensabile» anche per l’annuncio del Vangelo, al punto che «se la Buona Notizia non è fatta conoscere anche nell’ambiente digitale, potrebbe essere assente nell’esperienza di molti per i quali questo spazio esistenziale è importante». Rispetto alla situazione di Paolo, Stefano può contare su un’opportunità incredibile, che è costituita non solo dalla possibilità di condividere – accanto e prima del testo scritto – anche immagini e video, ma soprattutto dalla fine della comunicazione unidirezionale. Non si tratta di un aspetto secondario: oggi consideriamo “normali” e perfino irrinunciabili le modalità e le forme di interazione sociale assicurate dalle tecnologie, le possibilità di organizzare e condividere contenuti, di comunicare e di gestire le nostre relazioni. Ormai, come scrive l’amico Ruggero Eugeni, «l’emittente è solo in parte depositario di un “originale” dotato di valore più o meno sacrale, mentre il recettore as-

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sume alcune funzioni di autorialità o co-autorialità e di distribuzione di materiali mediali che erano prima appannaggio degli apparati di emittenza». Questo contesto ci impone di rivisitare i modelli di trasmissione della fede; ci chiede non soltanto abilità nel muoverci sulle piattaforme digitali, ma sincera disponibilità a quella «cultura dell’incontro» a cui senza sosta il Santo Padre ci richiama. La comunicazione immaginata dal Papa vive di reciprocità: dice di un ascoltare e di un proporre, di un ricevere e di un donare, di un accogliere e di un offrire. Dice rispetto, considerazione e responsabilità nei confronti dell’altro. Perché «la verità non si guadagna veramente quando è imposta come qualcosa di estrinseco e impersonale – scrive Francesco –; sgorga invece da relazioni libere tra le persone, nell’ascolto reciproco». Don Ivan Maffeis Sottosegretario della CEI e Direttore dell’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali

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Se la preghiera si intrufola nel mio “stato” Non devo certamente essere io a presentarvi Whatsapp, l’applicazione di messaggistica che permette di inviare messaggi, foto, video, documenti e registrazioni vocali ad altri utenti via Internet, utilizzando come identificativo il proprio numero di telefono. Da qualche anno questo efficace sistema ha prepotentemente fatto irruzione nelle nostre vite, indipendentemente dall’età degli utenti. Per chi ha figli – io ne ho tre in età scolare – è diventato, più o meno ufficialmente, lo strumento attraverso cui veniamo raggiunti ovunque (e a qualunque ora) dalle comunicazioni dei rappresentanti di classe, dalle convocazioni per le partite dei ragazzi, dagli inviti alle feste di compleanno o alle pizze del catechismo… Per ragazzi e adolescenti è una fucina, sempre operativa, per condividere

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conversazioni, video, foto e informazioni, quando purtroppo non assume una valenza decisamente negativa. Anche per tanti nonni è diventato uno strumento prezioso per rimanere costantemente aggiornati, in tempo reale, sulla vita e le imprese di figli e nipotini. Perfino i più refrattari alla tecnologia e ai social network stanno a poco a poco cedendo le armi di fronte all’incedere inarrestabile di questa agorà mediatica che si insinua implacabilmente in tutti gli spazi. Probabilmente occorrerebbe una seria riflessione sugli abusi e sugli eccessi nell’uso del cellulare, comprese le piattaforme social come Whatsapp, specialmente (ma non solamente) in relazione alle abitudini dei nostri ragazzi, nativi digitali. In questa sede, però, queste considerazioni ci porterebbero lontano da quello che vorrei condividere. Mi limito a dire che se non avessi silenziato tutti i

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gruppi della mia rubrica e non avessi deciso di dividerli a metà con mia moglie, per la gestione degli impegni dei ragazzi, vivrei in un perenne scampanellio di messaggi in arrivo. Anche che il 90% dei rimproveri che mi trovo costretto a rivolgere ai miei figli riguardano la presenza indebita del cellulare durante le ore dello studio, l’orario in cui le chat e i social vanno messi a tacere, la quantità e la qualità dei video che guardano da YouTube attraverso il telefono. Ad ogni modo… dal 22 febbraio 2017 il quadro si è ulteriormente complicato. Nella schermata iniziale dell’applicazione di cui stiamo parlando, infatti, è comparsa, tra la voce “chat” e quella “chiamate”, anche la funzione dello “stato”, che permette di rendere visibili a tutti i propri contatti (purché anche loro abbiano il nostro numero in rubrica), immagini, video, commenti. Dopo 24 ore esatte ciò che è stato pubblicato scompare.

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Non tutti ancora se ne sono resi conto con chiarezza. Qualcuno ha preferito evitare di complicarsi ulteriormente la vita e sta rinunciando a visionarli. Io stesso, ricordo, i primissimi giorni ero rimasto un poco perplesso, come del resto mi capita (da non nativo digitale quale sono) ogni volta che qualche novità viene ad agitare le placide acque delle mie abitudini consolidate. Tra i miei contatti non è mancato chi, sin da subito, ha iniziato a postare copiosamente immagini dei propri spostamenti e della propria vita privata, magari come era già abituato a fare su Facebook, con una disinvoltura perfino sconcertante. Qualche altro ha iniziato ad utilizzare questo nuovo sistema soprattutto per giocare, inviando all’universo mondo le domande più singolari, se non proprio sgangherate, e postando tutte le risposte avute in cambio, in un proliferare di messaggi surreali che mi ha spinto, quasi subito, a bloccare gli aggiornamenti di questi

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profili “fuori controllo”, per non esserne sommerso. Qualcun altro ancora, invece, ha cominciato a rilanciare foto artistiche o brani poetici, frasi da cioccolatino oppure motti di spirito. Altri persino a fotografare col telefonino pagine di libri, magari dell’ultimo che stanno leggendo o del loro preferito. Dopo qualche giornata di curiosa ma prudente osservazione dell’uso che di tale funzione poteva essere fatto, con l’inizio della Quaresima 2017 mi è venuta un’idea. Perché, mi son detto, non provare a condividere con chi lo desidera anche qualcosa di profondamente mio? Perché non provare a far sbarcare su Whatsapp qualche messaggio per l’anima? In un primo momento ho cominciato a fare lo “screenshot” (la foto della schermata del telefonino) del brano di Vangelo del giorno, quello che al mattino, appena sveglio, visualizzavo sul cellulare da chiesacattolica.it, per

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alimentare un breve momento di preghiera personale. Accompagnavo alla foto della pagina che stavo condividendo nel mio “stato” anche una frase, quella che – di quel brano - mi colpiva più delle altre. Tempo un paio di giorni, però, mi sono reso conto che leggere in quel modo il brano (specie se un po’ lungo) era decisamente disagevole: bisognava ingrandire la schermata ed evitare che nel frattempo scorresse via, per far posto all’aggiornamento dello “stato” successivo. Così ho pensato di limitarmi a scrivere solo il versetto che sceglievo, quello su cui la mia preghiera del mattino si soffermava, abbinando alle parole del versetto un’immagine che ben vi si sposasse, e magari pure un paio di righe di commento. Così è cominciata, nella versione che ancora oggi sto portando avanti, la mia piccola avventura spirituale su Whatsapp. Ormai prosegue da qualche tempo, tanto da indurmi a ritene-

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re che forse poteva valere la pena raccontarvela e rifletterci insieme. Nelle pagine seguenti trovate riprodotte alcune di queste immagini, fotografate dal mio telefonino prima che svanissero. Insieme alla Parola e alle mie parole, ci sono foto da me scattate in vacanza, paesaggi di montagna o albe sul mare, immagini dei miei figli o, più spesso, immagini di opere d’arte, pescate dalla rete. Più di frequente, ho valorizzato mosaici di padre Marco Ivan Rupnik, icone bizantine o opere d’arte classica, dipinti di Dalì, Van Gogh, Matisse o Arcabas. Altre volte ho cercato in rete qualche oggetto simbolico o qualche fotomontaggio, sempre nel tentativo di esprimere, visivamente, l’ispirazione che quel brano di Vangelo suscitava nel mio cuore.

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Una reazione sorprendente Ho deciso di scrivere queste pagine innanzitutto per il costante aumento delle visualizzazioni di questi “stati evangelici” (mentre scrivo siamo arrivati, mediamente, ad una sessantina di persone che li seguono quotidianamente), ma soprattutto per l’eterogeneità di questi miei contatti. Ci sono sacerdoti e non credenti, preadolescenti e anziani, parenti e persone con cui (magari tanto tempo fa) ci si era scambiato il numero di telefono per motivi di lavoro, vecchi compagni di scuola e altri genitori con cui condividiamo qualche gruppo per via dei figli. In molti mi hanno mandato messaggini di apprezzamento o di incoraggiamento; qualcuno risponde quotidianamente, magari anche solo con un emoticon, qualche altro, incontrandomi per caso, mi ha detto di leggere con regolarità i miei “stati”.

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Alla fine, con un cartello postato per qualche giorno proprio nel mio “stato”, ho chiesto a chi lo desiderava di buttar giù qualche riga per esprimere un pensiero su questa mia iniziativa, a mo’ di feedback. Di seguito ci sono le risposte che ho ricevuto, accompagnate – per rispetto della privacy di ciascuno – solo dal nome di battesimo e dall’età di chi le ha scritte. Non vi nascondo che, nonostante l’autorizzazione richiesta ed ottenuta, ho esitato un po’ prima di pubblicarle: mi sembrava quasi di violare uno spazio “sacro”, quello in cui ciascuno ha il diritto di poter rimanere solo con se stesso o in compagnia dell’Infinito. Poi ho pensato che in fondo chi aveva accettato di rispondere al mio appello un poco si era reso disponibile a mettersi a propria volta in gioco. Con alcune di queste persone non avevo mai parlato prima, eppure è nato un dialogo davvero bello. Con altre, nonostante mi accompagnino da sempre, non

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avevamo mai avuto un confronto su temi di natura spirituale: lo “stato” su Whatsapp è stata una bella occasione per cominciare a farlo. Di seguito, dunque, trovate i messaggi nell’ordine in cui li ho ricevuti; non mi sembrava giusto catalogarli per tipologia.

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simone Ti leggo sempre con gran piacere e curiosità , pur non essendo io cattolico praticamente‌ A dire il vero non ho ancora capito se sono poi cosÏ credente o meno, ma ho sempre piacere nel leggerti Grazie di

andreina

Le tue parole a commento del Vangelo mi aiutano a riflettere e ad affrontare le nuove sfide di ogni giorno. Grazie!

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francesca

Da quando leggo ogni giorno i tuoi stati con i passi del Vangelo cerco di farli miei, di seguire gli insegnamenti. Mi aiuta a darmi tante risposte. Sono credente, ma nonostante la mia fede a volte mi assalgono dubbi e domande: ogni giorno insieme a te cerco di trovare una risposta Grazie Francesca. I dubbi ce li abbiamo tutti. L’importante è non smettere mai di cercare

dante

Che effetto mi fa? Distensivo, riflessivo, educativo. Non smettere, continua con questo magnifico messaggio!

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samuele

In questo periodo la mia vita non è altro che un groviglio di sentimenti e sensazioni nuove che si sovrappongono in modo disordinato nel mio cuore, secondo un sistema che fatico a decifrare. La Parola di Dio che trovo ogni mattina nei tuoi stati di Whatsapp è, per darti un’idea, come il foglio delle istruzioni di un mobile da montare. Il mobile è il mio modo di affrontare ciò che la vita quotidianamente mi offre Non stancarti mai di cercare, Samuele!

andrea

Grazie per le tue frasi, che mi aiutano a riflettere


Ho messo in fila quanto, nell’arco di un paio di giorni, ho raccolto da alcuni di quelli che quotidianamente fanno visita al mio “stato”. Ho ricevuto ogni feed-back con gratitudine profonda, perché ciascuno di essi è stato un dono disinteressato e prezioso. Alcune delle cose che mi sono state dette mi hanno fatto riflettere in modo particolare. Per esempio, la frequenza con cui ricorre la parola “serenità”: quanto ne abbiamo bisogno nel ritmo frenetico delle nostre giornate, e quanto poco a volte basterebbe per trovarne un po’! Mi hanno colpito anche le diverse sottolineature sul valore delle immagini, accanto alle parole. Probabilmente se avessi avuto in rubrica più ragazzi, questo aspetto sarebbe emerso ancor più decisamente. E a proposito di rubrica, la frase che più mi ha dato da pensare forse è stata quella della mia collega Emanuela, che ha notato come “se fossi stato più social” probabilmente avrei raggiunto un numero maggiore di persone,

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mentre questa iniziativa ha conservato il piccolo cabotaggio della mia rubrica telefonica. Se vogliamo, però, è la grande forza di questo piccolo esperimento. Quelle sessanta persone sanno che, il giorno in cui ne avessero voglia, possono mandarmi un messaggio, telefonarmi, parlarmi o incontrarmi. Il giorno in cui volessero scambiare due parole sul Vangelo o sulla fede, sulle questioni del senso della vita o di ciò che la Chiesa insegna, troverebbero una porta spalancata. Ci pensate che bello se a far così diventassimo in tanti? Ci pensate quante occasioni in più per spargere, nei cuori delle persone che abbiamo accanto, semi di Vangelo? È proprio su questo che mi piacerebbe riflettere nelle prossime pagine, condividendo in modo più ampio cosa c’è dietro le schermate del mio smartphone. È una storia che affonda le radici in un passato lontano almeno venticinque anni…

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PS: Se qualcuno, pur non essendo nella mia rubrica, volesse prendere spunto da questa esperienza, o magari semplicemente dare un’occhiata, la casa editrice Mimep-Docete (che ringrazio sinceramente per questo!) ha deciso di rendere disponibili quotidianamente i miei “stati� a questo link: http://www. mimep.it/il-vangelo-su-whatsapp/

Buona navigazione!

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Breve nota biografica sull’autore Stefano Proietti ha 45 anni, da 15 è sposato con Chiara ed ha tre figli. Vive e lavora a Roma, dove si è laureato in filosofia morale ed ha conseguito il baccalaureato in filosofia e in teologia. Con un passato da seminarista e religioso (salesiano) di voti temporanei, dal 2003 è giornalista professionista e dopo aver trascorso otto anni nella redazione di Tv 2000, dal 2009 lavora presso l’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali della CEI. È alla sua prima pubblicazione, dopo aver collaborato ad uno dei capitoli del volume “Di terra e di cielo. Manuale di comunicazione per seminaristi e animatori” (San Paolo, 2017, a cura di Adriano Fabris e Ivan Maffeis).

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Indice 7

Prefazione Se la preghiera si intrufola nel mio “stato”

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Una reazione sorprendente

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Una parte di me e del mio passato

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La Parola del giorno, innanzitutto

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La lectio divina… anche per i comuni mortali

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La spiritualità della “giaculatoria” e quella della “visita”

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La preghiera di intercessione

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Il nocciolo del nocciolo

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La riscoperta del Rosario

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Multimedialità… spirituale

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E se la cosa prendesse piede?

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Breve nota biografica sull’autore

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Catechesi tra amici, non un messaggio in bottiglia lanciato nel vasto mare del web, ma una lanterna accesa al tramonto sulla riva di un lago, cui guardano le barchette rientrando a dormire

In questo testo Stefano Proietti racconta in prima persona e con la confidenza tipica della comunicazione social, come ha valorizzato un’applicazione come Whatsapp. La sua è una testimonianza appassionata di quanto per l’annuncio cristiano possa essere feconda la tecnologia digitale. ISBN 978-88-8424-458-1

8,00 €


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