Intervista a una mamma

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parlo vdaimamma La famiglia scuola di vita

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Indice

Introduzione 5 1. Le mura domestiche 7 2. Il frutto della famiglia: i figli 19 3. Entrare e proseguire nella vita 27 Conclusione 35


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io, a casa mia desidero che Tu sia il primo servito! 4

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Introduzione

Monica è una mamma, i suoi 12 figli li ha sentiti crescere sotto il suo cuore, li ha partoriti e li sta educando; si arrabbia sicuramente con loro, a volte sarà stanchissima, a volte preoccupata, o orgogliosa e commossa per tutti questi figli che le girano intorno. Ma la questione più importante consiste nel fatto che lei è vera e in pace con se stessa. Mentre il mondo propone un’immagine di donna sempre più mascolinizzata e priva della sua interiorità, dell’istinto di maternità e della delicatezza, cerchiamo di osservare e comprendere più in profondità come si può 5


vivere intensamente il proprio ruolo femminile, e non esserne terrorizzate o schiavizzate da esso, ma, al contrario, vederlo con gli occhi innamorati di Dio, quindi come una dimensione che realizza ed appaga, perchĂŠ rende davvero felici! Questa è un’intervista molto semplice; leggerla è come aprire una finestra alla mattina, permettendo, cosĂŹ, che la camera si riempia di aria fresca che regala energia e la voglia di cominciare la giornata con la testa piena di progetti e impegni che ci fanno sentire amati, quasi indispensabili, ed arricchiti da una vita sensata.

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Le mura domestiche

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“

Non abbiate paura, aprite

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anzi spalancate le porte a Cristo!

san Giovanni Paolo 2 8


1.

Che cosa significa per te essere madre?

Tantissima gioia e tanto impegno, molta necessità di donare me stessa. Io non sono figlia unica, ma in sostanza sono stata cresciuta come figlia unica, con pochi impegni e doveri. Mia sorella è molto piÚ grande di me, ed io, essendo stata la piccola di casa, ero sempre coccolata: mia madre faceva tutto al posto mio. Oggi, dopo venti anni di matrimonio, noto che ogni nuovo arrivato, ogni figlio successivo, impegna il mio tempo e le mie forze, ed io ho imparato a donare me stessa.

Tutto!

2.

Che cosa dona la madre ai suoi figli?

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3.

Come descriveresti il contatto della madre con il figlio concepito e che lei porta sotto il cuore: è una relazione spontanea per la donna o costei impara a diventare madre?

Non so come è per le altre donne; io posso parlare della mia esperienza. Non sono una persona molto esaltata; ho letto diversi libri sulla gravidanza, di solito leggo tanto durante i nove mesi d’attesa, e mi sono documentata su vari modi d’approccio: c’è chi dice di scrivere le lettere al bimbo, di cantargli/le... Io sono un po’ più realista, non mi piacciono queste cose. Considero la gravidanza una condizione positiva, che accetto volentieri e che cerco di vivere all’interno della mia vita. La mia relazione con il piccolo, il sentimento verso lui/lei cresce nel tempo insieme all’attesa. Sicuramente la donna può essere molto aiutata in ciò dall’ambiente circostante. Intorno a me c’è sempre stata l’apertura alla vita, ai bambini. Mio marito, i figli già nati, la nostra Comunità (Monica e suo marito fanno 10


parte del Movimento Neocatecumenale) aspettano ogni nuovo arrivo, e questo sicuramente mi ha permesso di gioire dello stato di gravidanza ogni volta come se fosse la prima: per me tutte le gravidanze che ho vissuto sono state magari faticose, ma sempre belle.

4.

Ti ricordi le tue sensazioni, i tuoi pensieri e le aspettative quando hai scoperto di aspettare il vostro primo figlio?

Mi ricordo la tristezza del primo test di gravidanza negativo, che invece poi si è trasformata in tanta gioia della conferma positiva, di un figlio in arrivo. Per me, tutto ciò che il matrimonio significa, ciò che la maternità implica, è legato alla scoperta di un ideale. Quando avevo iniziato a frequentare la Comunità del Movimento Neocatecumenale, mi si sono 11


aperti gli occhi sulla realtà della Chiesa, ho scoperto la Chiesa, l’amore di Dio, il Suo progetto per me. Questa visione cristiana del matrimonio, della famiglia mi hanno assolutamente incantata. La bellezza della vocazione alla famiglia mi attirava immensamente, quindi desideravo fortemente viverla, costruirla, averla.

5.

Che differenza c’è tra la maternità e la paternità?

Mi ricordo di aver letto, un po’ di tempo fa, questa spiegazione: l’uomo in famiglia, l’uomo come padre impersona Dio, quindi dona l’amore ma soprattutto è la legge, aiuta i figli ad imparare le regole, a distinguere il bene dal male, spiega a loro il mondo. Invece la madre è la personificazione della parte di Dio che rappresenta l’affetto, il calore materno. Ovviamente, non è facile realizzare questa visione nella vita quotidiana; a me ad esempio manca spesso la pazienza, la cura amorevole nelle situazioni in cui i miei 12


figli si comportano in modo negativo o quando hanno idee sbagliate: in questi casi, non è facile donarsi come bisognerebbe. L’importante, però, è avere l’ideale da seguire.

6.

Che ruolo ha l’uomo durante la gravidanza?

La presenza del padre è fondamentale. Io, ad esempio, vengo quasi sopraffatta dalle paure, ma lui mi sostiene e mi aiuta ad accettare la volontà del Signore. Ho avuto delle crisi, delle difficoltà nell’affrontare le gravidanze che aumentavano di numero, ma, osservando il suo convincimento e il fatto che ogni volta mi incoraggia e mi protegge da ogni negatività, anche io ogni volta riacquisto le energie per affrontare le sfide quotidiane. 13


7.

La donna può aiutare l’uomo a diventare padre?

I figli hanno un contatto più diretto con la madre, alla quale vengono a raccontare tutte le loro esperienze, le difficoltà, i sentimenti, le pretese, i problemi, le piccole e grandi gioie di ogni giorno. Con il padre la situazione è un po’ diversa, si tratta di un rapporto meno immediato: i figli parlano di se stessi anche a lui, ma il primo contatto è la madre. Insieme al padre giocano e realizzano tanti lavoretti sia in casa che in cortile, ma si rivolgono di più alla mamma come punto di appoggio. La differenza tra la madre e il padre consiste nella diversa percezione che hanno dei figli. Se mio marito scopre che un compito da noi assegnato a loro, non è stato eseguito, prima di tutto si concentra sul fatto che non hanno adempiuto ad un dovere, quindi pensa al compito non fatto, invece la madre, essendo a conoscenza dello stato d’animo dei figli, ragiona in base ad una prospettiva completamente diversa. Dunque, parlarsi è un bene! Condividendo le proprie osservazioni, 14


ci si aiuta reciprocamente ad essere genitori migliori. I miei tentativi di trovare delle giustificazioni per i figli – se vedo che piangono, sono tristi o arrabbiati o stanchi - non sono sempre la scelta adatta per la loro crescita, perché i ragazzi e i bambini devono sapere che ci sono delle regole da rispettare. Nell’educazione è necessaria sia la dolcezza che la fermezza. Inoltre, i genitori devono confrontarsi tra di loro, perché sostanzialmente percepiscono diversamente la realtà circostante, quindi condividendo le opinioni si arricchiscono vicendevolmente, il che fa bene a tutti.

8.

È facile accettare così tanti figli? Che percezione hai della vita? Qual è il senso di una famiglia numerosa?

La nostra è una famiglia che si plasma e si forma all’interno della Comunità Neocatecumenale, che ci ha dato la forza di seguire la volontà 15


di Dio; adesso, dopo tanti anni del Cammino, quando tutto nella nostra realtà segue l’insegnamento della Comunità, noto che ogni questione - la professione, i figli, le relazioni – è guidata da Dio. È Lui che ha voluto così. In sostanza, non c’è nulla di eroico o di pianificato, ma tutto nasce nella fatica, lentamente e pazientemente, con l’unico desiderio di realizzare la volontà di Dio. Molte volte non si riesce a desiderare questo, perché si ha paura, o si è confusi, o troppo orgogliosi; è importante però ritornare sempre al punto di partenza, e chiedersi: qual è la volontà di Dio su di noi? Se ci dona i figli, li accettiamo! Quindi si tratta anche di una nostra libera scelta: non subiamo i figli, ma li accogliamo, dato che, attualmente, i metodi di regolazione della fertilità sono ampiamente conosciuti. In sostanza, poi, se la società ti vede felice, realizzata, appagata nella tua scelta esistenziale, nella tua famiglia, e quando la gente nota l’amore tra i coniugi e i figli, e percepisce quindi che una madre è serena, allora tende a non accusarla malignamente per il fatto di avere dato alla luce dodici figli. 16


Anche io dopo ogni gravidanza, quando il più piccolo comincia ad essere più autonomo, ho il desiderio di tornare in forma, perdere qualche chilo, curare di più il mio corpo, essere più libera, non dover aspettare la nascita o allattare: infatti sapere ed accettare di avere un altro bimbo in arrivo non è così facile ed immediato. Infine, quando si è consapevoli delle cattiverie che vengono dette di nascosto, ossia quando mormorano che si tratta di una situazione “patologica”, o che l’ennesimo figlio dopo i quaranta anni è rischioso, certamente in queste circostanze, ossia subendo tali svariate maldicenze, si è sottoposti a parecchio stress… ma poi i bimbi vengono al mondo, crescono, maturano, li osservo e provo soltanto una gioia immensa. Tutta la nostra vita è nelle mani di Dio, ed Egli ci fa comprendere che la vera serenità deriva dai buoni legami familiari, e che questa è l’unica strada da percorrere per essere felici.

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I

figli sono come gli aquiloni: gli insegnerai a volare ma non voleranno il tuo volo; gli insegnerai a sognare ma non sogneranno il tuo sogno; gli insegnerai a vivere ma non vivranno la tua vita. Ma in ogni volo, in ogni sogno e in ogni vita per sempre rimarrà l’impronta dell’insegnamento ricevuto... 18

Madre Teresa di Calcutta


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Il frutto della famiglia: i figli


1.

Come responsabilizzare i giovani, renderli capaci di camminare autonomamente? Come educarli a vivere nel modo migliore?

È molto difficile. Osservando i miei figli adolescenti penso che la questione educativa non sia affatto facile da gestire. Non conosco la ricetta dell’educazione, non so quanto la mia visione di che cosa costituisca un bene per loro, lo sia effettivamente, né sono in grado di prevedere se potrò proteggerli dal male in futuro. Io posso solo sperare in Dio, sperare che il nostro stile di vita, nonostante le debolezze che i figli notano e di cui si rendono conto, insegni a loro l’attaccamento a Dio. Essi ci vedono litigare, gridare, fare sciocchezze, ma spero riflettano anche sulla nostra ricerca di conversione, ricerca della volontà di Dio, di vivere nel Suo amore. Spero che imparino a camminare sulla strada indicata dal Signore, imparino semplicemente a fare la Sua volontà, quindi a non vivere da egoisti, facendo del male agli altri e a se stessi. Ovviamente, non si tratta di 20


questioni semplici né immediate, e non esiste una modalità educativa sicura al 100%. Inoltre, è anche ovvio che i figli devono imparare sbagliando, come noi del resto. Sbagliando, cadendo nel peccato, ci si rende conto della infinita Misericordia di Dio, e questa è un’ulteriore lezione, quindi sbagliare serve… anche se poi, purtroppo, possono accadere gli errori incorreggibili, che segnano tutta la vita: in questi casi spero soltanto nel Signore, e prego per la Sua costante benedizione affinché anche la prossima generazione viva un’esistenza felice in Sua compagnia.

2.

Che cosa cercano i giovani nelle relazioni? Come creare un legame sincero e rispettoso? Qual è il segreto per stare bene con se stessi e gli altri? È un cammino lungo una vita: imparare a rispettare se stessi… a volte si pensa di essere capaci di fare le cose bene da soli, inventarsele da se 21


stessi… e invece ecco che, prima o poi, facciamo l’esperienza di una grande delusione. Finché non troviamo il vero senso della vita, siamo sempre “allo sbando”… L’unica realtà che risana e che permette di vivere un’esistenza pienamente degna è l’amore di Dio. Se non lo si trova in famiglia, ed è possibile, è necessario trovarlo in un’altra dimensione, ma comunque è indispensabile. Soltanto la vera esperienza dell’amore del Signore dona la capacità di amare e rispettare se stessi; da ciò consegue tutto il resto: una persona che si rende conto di essere amata per se stessa, vive diversamente ogni relazione con gli altri, vive diversamente tutta la vita! Quando viviamo la realtà dell’essere amati, in noi comincia a diminuire l’egoismo, non si pretende di essere sempre al centro dell’attenzione, gratificati, lodati, apprezzati, perché conosciamo il nostro valore e gli altri non devono compensare in noi l’incapacità di amare noi stessi. È indispensabile incontrare l’incondizionato e vero amore di Dio, che riempie la vita di significato. Da qui nasce l’autentica ricerca di amicizie 22


e di legami. Una ragazza che non sa di essere stupenda agli occhi del Signore, di essere in se stessa un dono del Cielo, non saprà rispettarsi, e si donerà con tutta se stessa anche nelle circostanze in cui rimarrà soltanto ferita. Lo stesso vale per un ragazzo. I legami poi devono essere curati: per esempio, non è saggio pensare che se non ci si rispetta nel fidanzamento, ci si rispetterà dopo le nozze. Infatti nel matrimonio, insieme alle nostre abilità, portiamo tutte le incapacità, cosicchè non cambia nulla: anzi, nel matrimonio si dona la vita l’uno all’altra, ci si serve vicendevolmente, ci si ama, e si accetta le proprie debolezze cercando di migliorare.

3.

Come è nata la vostra relazione?

Per noi non è stato facile, perché da parte mia c’era molta tiepidezza nelle questioni della Fede. Nella mia famiglia d’origine si andava in chiesa la domenica, ma nella quotidianità non pensavamo alla religione. Per me, 23


quando ho conosciuto mio marito - avevo circa 17 anni -, oltre al legame con lui anche tutto il resto è stato una scoperta sistematica: la Comunità, la Chiesa, la Fede. All’inizio il mio affetto per lui rappresentava una ricerca di quanto non ero riuscita a trovare a casa mia, di conseguenza avevo un atteggiamento molto immaturo, anche se magari è proprio così che tutti cominciamo a maturare al compito scelto. Mi sentivo poco amata e apprezzata; in seguito, quando il rapporto con lui e il matrimonio hanno richiesto un vero impegno da parte mia, quando ho cominciato ad addentrarmi in questa vocazione, sono diventata consapevole della mia precedente insensatezza. Da giovane ero molto esaltata, instabile e poco “con i piedi per terra”. Oggi vedo che la Comunità - comunità non come gruppo di persone ma come stile di vita - ci ha aiutato e ci aiuta sempre a camminare, a fare le scelte: il Signore guida tramite la Sua Parola. 24


4.

Perché la famiglia è così importante per tutte le relazioni future di una persona?

La famiglia è un ambiente decisivo per lo sviluppo personale. Tutto quanto si vede a casa propria, diventa un sorta di filtro con il quale si osserva la realtà. Le relazioni tra la madre e il padre, il loro modo di vivere, il loro rispetto l’uno per l’altra e per i figli: ogni aspetto della vita familiare influenza la futura esistenza dei figli, quando diventano adolescenti e poi adulti. Il rispetto, l’amore verso il padre insegna la relazione con Dio; se invece il padre è assente, freddo, distratto, o ritenuto incapace o ridicolo, i figli non saranno aiutati nello stabilire solide relazioni da adulti. La madre è la fonte dell’affetto, se invece non riesce a costruire duraturi legami con i figli, li priva della capacità di appartenenza e di calore. È quindi fondamentale l’amore e il rispetto tra i genitori, dei genitori verso i figli e dei figli verso 25


i genitori, perché si tratta di legami decisivi per le relazioni che i giovani stabiliranno in futuro. I genitori sono i primi esempi da seguire, i primi insegnanti dei figli, quindi indicano per primi la modalità di approccio alle relazioni con gli altri.

5.

La tutela della vera felicità del bimbo comincia quando è ancora sotto il cuore della madre?

Sì. Il demonio che colpisce la donna, la sua femminilità, la sua maternità, distrugge le famiglie, e distruggendo le famiglie rovina la società. Nella famiglia nasce tutto: nasce l’amore, la Fede, le regole, si conosce la natura delle cose. La famiglia fornisce la conoscenza necessaria per camminare autonomamente, per ragionare da soli e valutare da soli, dunque rovinando questo nucleo si ottiene persone vulnerabili, facili da manipolare. La famiglia con la sua storia, le relazioni che instaura, con tutta la sua struttura interiore, plasma chi vi cresce all’interno. 26


3

Entrare e proseguire nella vita

P


“

Cercate prima

il Regno di Dio e la Sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.

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Mt. 6,33 28


1.

Come si può suscitare l’interesse agli argomenti “poco moderni” come: la ricerca della volontà di Dio, la castità prematrimoniale, il rispetto della vita, la responsabilità? Come si riesce a fare ragionare su tutto ciò che tutela il futuro?

I giovani innanzitutto hanno bisogno di confrontarsi con una vera testimonianza, hanno bisogno della verità messa in pratica nella vita, devono guardare in faccia la verità vissuta in prima persona, ossia è necessaria la testimonianza tratta dall’esperienza. Le regole, le fatiche, il senso della vita devono essere trasmessi tramite l’esperienza, quindi noi adulti dobbiamo in primis vivere per la volontà di Dio, vivere bene. Non si tratta di moralizzare, di spaventare o di spiegare a lungo, perché allora i giovani senza minima fatica scartano tutto negando qualsiasi coinvolgimento personale. È anche molto caratteristico per la giovane età negare ogni autorità, perciò si deve avere l’abilità, cioè l’esperienza del proprio cammino alla maturità, per fargli cambiare idea. 29


2.

La vita senza il rispetto di Dio, quale impatto ha sulla persona?

Ogni volta che si agisce contro la volontà di Dio, si subiscono le conseguenze. Offendere Dio per scelta significa peccare, e il peccato produce la sofferenza: ecco che qui abbiamo già l’essenza di tutto, spiegato in modo molto ampio ovviamente. Spesso non si nota, non si sa, non si capisce che proprio lì, nella sofferenza dell’anima lontana da Dio, si nasconde tutto quanto è legato alla paura, all’insoddisfazione, alla tristezza, alla mancanza di senso, ad una vita appassita e spenta.

3.

La libertà intesa come un’egoistica ricerca di appagamento: da dove è originato questo relativismo sociale?

Secondo me consiste nel seguire certi modelli con lo slogan per cui essere felici vuol dire vivere senza nessun tipo di restrizione, conseguenze 30


o doveri. Fate quello che volete. La nostra società non ha inventato alcun peccato nuovo: tutto quanto propone lo conoscevano già i nostri antenati secoli fa, il problema consiste solamente nella condizione della vita interiore individuale, ossia se la propria spiritualità viene curata e considerata. Questo è il dovere della famiglia, dove si impara ad amare responsabilmente, a crescere nella Fede. La Fede ci insegna come comprendere ed esercitare l’amore per il prossimo, come accettare le croci, le sofferenze, ci indica la relazione con il Padre, con gli altri, ci spiega la preghiera. Da soli non possediamo la capacità di amare veramente nemmeno noi stessi, tanto meno il marito/la moglie, i figli, gli amici, ecc… Dobbiamo vivere nella ricerca della vera Fede, sincera e curata. Questo è il pilastro della vita sensata, che ci aiuta a filtrare la realtà, a scegliere il bene, a muoverci contro il comune relativismo, la ricerca del denaro, della carriera professionale, dei piaceri illimitati. Senza questo pilastro, questa base di riferimento e questo metro di misura, non ci si accorge nemmeno 31


4.

del pericolo, non si ha la percezione del danno che causa, non si combatte il nemico, perché non lo si nota. Come nasce la vita spirituale personale?

Nasce dall’esempio di chi la vive. La vita spirituale non è un pulsante da schiacciare per accendersi come una lampadina: non è sufficiente accedere ai Sacramenti dell’iniziazione cristiana pensando che è tutto fatto, in ordine. Questo è solo l’inizio del cammino. Poi è necessaria la motivazione: l’ambiente, la famiglia in cui si cresce, deve dare la forza, il sostegno, l’esempio di come affrontare le difficoltà legate alla crescita spirituale, mostrandoci come continuarla per tutta la vita. Non basta solo l’adesione esterna alla Chiesa, ai Movimenti e alle iniziative proposte. La Chiesa stessa, la Parrocchia deve fare tutto il possibile per spiegare e suscitare nei fedeli la sete di Dio, il richiamo dell’anima che cerca il Creatore, con uno sforzo da parte di tutti, ma soprattutto della famiglia. 32


5.

Il vero segreto della felicità dalla nascita alla morte?

La sincera, instancabile e continua crescita nella Fede: non esiste un altro modo. Ci si può riempire di molte teorie, molti libri più o meno saggi, molte motivazioni davvero belle, ma poi di fronte ai dinamismi della vita, di fronte ai problemi come: la perdita del lavoro, la morte di un caro, la malattia, ecc…, come si procede? come ci si spiega il dolore e poi come si prosegue? a che cosa fare riferimento quando si scopre che non si sa, non si è in grado di vivere secondo queste affascinanti teorie e visioni? Che lo si voglia o no, noi siamo solo degli uomini e abbiamo bisogno di Dio, della Sua Grazia, del Suo Spirito che ci guida attraverso le avventure e le disavventure della nostra esistenza. Tutto il resto è solo una sciocca illusione. “Io voglio” non è un ordine significativo per Dio, perché perfino i nostri capelli sono già tutti contati da Qualcun altro, dall’Onnipotente. 33


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Conclusione “Se la società ti vede felice, compiuto, appagato dentro nella tua scelta, nella tua famiglia, se la gente nota l’amore tra i coniugi e i figli, percependo quindi che una madre è realizzata, allora non è così facile dirti in faccia che sei “stupida” ad avere dato alla luce 12 bambini”. In una società “comoda” e secondo la quale ogni vera bellezza diventa un impegno insopportabile che limita la libertà, questa frase rivela la vera natura della felicità. La serenità non passa attraverso le deformazioni della 35


condizione umana (sessualizzazione, dipendenze, aborto, ecc...) che ci attraggono per cancellare tutti i sogni freschi che l’anima di ognuno di noi contiene quando è alla partenza e sta per avviarsi nella vita. Il privarci della faticosa ma gioiosa costruzione di noi stessi, della maturazione alla vera vocazione, è un cancro dello spirito, che gradualmente ci toglie ogni senso della vita. La cura della vita spirituale; il vero, sano dono di noi stessi agli altri; la ricerca della volontà di Dio: ecco gli strumenti che aiutano a comprendere e a vivere la ricchezza della nostra natura, così perfettamente creata dal Signore, così piena e variopinta da lasciarci spesso senza fiato, a bocca aperta, e con l’unico sentimento adeguato, che ci fa esclamare: Ti ringrazio Padre di avermi creato!

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