LA PATERNITA NUOVAMENTE RITROVATA

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La paternitĂ nuovamente ritrovata


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Š MIMEP-DOCETE 2010

ISBN 978-88-8424-182-5

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Introduzione

L

e testimonianze riportate in questa pubblicazione completano e sottolineano alcuni argomenti trattati nel filmato avente lo stesso titolo: “La paternità nuovamente ritrovata”. Le esperienze che vengono qui riportate dagli autori sono in alcuni casi personali, mentre altre sono di specialisti che lavorano presso consultori familiari e di sacerdoti che, attraverso il loro impegno nella comunità pastorale, vengono a conoscenza delle varie realtà.

Le domande più ricorrenti nelle varie testimonianze sono: “Come entrare in una autentica relazione con i figli? Cosa si può consigliare ai padri?”.

In alcune dichiarazioni è sottolineata l’importanza che il padre testimoni una fede autentica con uno stile di vita coerente per dare ai propri figli le basi di una esistenza cristiana.

Vale la pena riflettere sulle esperienze degli altri e farne tesoro per migliorarci e migliorare i rapporti con chi più ci sta a cuore: i figli. Sempre con l’aiuto di Dio. La paternità non è facile e anche il padre più attento sarà inquieto e soffrirà per permettere ai propri figli di sbagliare e fare le proprie esperienze.

Tutto questo è indispensabile per consentire ai figli di instaurare una propria relazione con Dio perchè divenga la base della loro vita.

e adr il p ntica e ch ute nte ede a figli a t af pri por im i un i pro na n E’ a u na. o di tim are a tes er d basi risti p le za c n ste esi

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I testi qui raccolti non pretendono di esaurire l’argomento ma vogliono essere uno spunto per avviare una riflessione personale e essere fonte dalla quale trarre ispirazione per meglio vivere la propria paternità.

ade str to e Ogni padre è fatto a suo modo, ovviamente l , iu are are a omo v o è diverso da un altro, è stato creato da Dio in u Tr port olo ato c d r … c i e i modo irripetibile e sicuramente nessuno gli e f p af dr ip gn stato n pa o dirà nel dettaglio che cosa deve fare ad e è scu ch a cia affinchè i suoi figli siano educati in modo adeDio guato, siano fedeli a Dio e siano felici nella vita. da

Egli deve scoprirlo da solo.

E glielo suggerirà il vero amore nei confronti dei figli, che Dio ha infuso nel suo cuore. Se conoscerà bene i suoi bambini, tanto quanto un uomo è in grado di conoscere un altro uomo, e soprattutto collaborerà con Dio, con sicurezza troverà il cammino corretto per aiutare ogni piccolo uomo che è affidato alle sue cure. n Mimep-Docete

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Tenendo il padre per la mano Robert Friedrich, musicista

Q

uali sono i miei doveri di padre? I miei compiti in casa come padre sono completamente diversi da quelli di mia moglie. La madre cura maggiormente l’aspetto emotivo mentre generalmente il padre è colui che stimola i bambini alle scoperte. Ho anche compreso che tra tutte le tenebre che vengono incontro all’uomo durante il corso della sua esistenza – nei momenti di timore, di insicurezza, di incertezza, la cosa più importante consiste nell’accogliere la mano tesa di Dio. Allo stesso modo il padre è colui che ci prende per mano nei momenti più difficili. Affinché questo si possa realizzare, il padre deve stare vicino ai propri figli, mentre invece, molto spesso egli è poco presente. L’attuale crisi morale – come dicono alcuni esperti – in grande misura ha la sua causa nella crisi della paternità. Il padre ha cessato di essere presente in casa, ha smesso di essere colui che è sempre stato – ossia una presenza autorevole, una persona che indica come costruire il fondamento della vita, come vivere in modo consapevole e maturo. L’esistenza non è un gioco, ma è una cosa importante. Ciò dovrebbe essere insegnato ed indicato dal o. ioc g padre. Spesso avviene che quando si hanno n . èu problemi con il proprio padre, risulta più on seria n a a z s to o to n difficile prendere seriamente la propria ste na c o fat egna i s t s vita. L’e E’ u ques e in adri. E esser ai p Oggigiorno, essere un padre moderno sid be so reb smes gnifica avere il coraggio di recuperare alcuni v o d a valori che sono indispensabili, possono aiutare e tr a correggere molte cose e sono molto semplici. É fondamentale che in famiglia vi sia la presenza sia 5 del padre che della madre, e che questa famiglia


valorizzi entrambi i ruoli di riferimento. Oggigiorno l’uomo molto spesso non accetta questi ruoli – sul lavoro, in Chiesa, a casa. Anche io mi ribellavo, quando ero giovane, ma attualmente, essendo un padre, vedo che questi ruoli di riferimento sono un fattore indispensabile e positivo. Anzi, sono qualcosa di naturale. Io e mia moglie ci siamo sposati quando avevamo 20 anni, ora siamo insieme da 15 anni, e come ogni coppia abbiamo avuto bisogno di un certo periodo di tempo per maturare. Attualmente riceviamo un enorme aiuto dalla Comunità neocatecumenale, dalla Chiesa, dal Vangelo. Ma non è sempre stato così, all’inizio non pensavo ai miei doveri. E per quanto mi riguarda preferivo portare avanti le mie idee personali. Tuttavia adesso so che ogni giorno occorre “convertirsi“ nuovamente per diventare un buon marito ed un buon padre. Mi ispira molto la figura di Dio Padre, il quale è misericordioso e paziente. Mi giustifica davanti a me stesso. Vorrei fare mio un tale atteggiamento nei confronti dei miei figli. Vorrei essere misericordioso, venire sempre incontro alle loro debolezze, ai loro problemi, e non essere soltanto esigente. Il modello di un Dio Padre esigente si è già allontanato da me, anche se non riesco a che Vorr liberarmi dal presentimento che devo coni m ei per i tinuamente qualcosa a Dio. La prima libertà, cep ei fig dis l c i int he li ssero i che imparo oggi, consiste nel constatare che io ere a ssa mo non devo nulla – posso, ma non devo, poiché tam ent Egli mi ama lo stesso. Vorrei che anche i miei e… figli sentissero che sono amati da me in modo disinteressato. Come padre tento di essere coerente. Tuttavia ciò non mi risulta molto facile. Le mie prime quattro figlie hanno fatto sì che io sia più un papà che un padre. Certe 6 volte mi saltano sulle ginocchia e mi accarezzano così che


mi inteneriscono e non riesco ad essere coerente. Imparo continuamente ad essere padre. Voglio essere un padre forte, sul quale si può fare affidamento. Tuttavia i bambini vedono che, quando per l’ennesima volta guardo un cartone animato a proposito della storia di Giuseppe dell’Antico Testamento mi commuovo, semplicemente piango. Le lacrime scendono che I mi dentro di me, poiché apparentemente i ragazzi cer ei fi g co a li v non piangono… soltanto che anche essi a qu iuto edon a volte piangono… in ndo press o dif fic sono o Dio I miei figli maschi sono ancora picolt , à… coli, ma si nota con evidenza la diversità di atteggiamento rispetto alle bambine. Hanno degli interessi completamente diversi anche nel gioco. A volte spingono la carrozzina delle bambole ma fanno finta che sia una motocicletta o una falciatrice. Io non mi sono mai interessato di motori, mentre la prima parola che mio figlio ha pronunciato, non è stata “mamma” o “papà”, ma “auto”. I miei figli vedono il padre che piange. Piange per un motivo importante. Non nascondo la mia debolezza davanti ai miei cari. Non ci riesco. E i bambini lo vedono. Vedono che sono nervoso, e a volte semplicemente dico: “Ne ho abbastanza! Che nulla al di sotto del metro e cinquanta si avvicini a me, poiché non ce la faccio più”. Questa è la quotidianità che a volte può essere pesante, “grigia”, e mi fa innervosire. Ma i bambini vedono anche dove cerco aiuto quando non ce la faccio da solo. Non in modo teorico, ma nei fatti – quando durante la settimana molte volte vado a Messa, essi sanno che non ci vado per allontanarmi da loro ma per ascoltare il Vangelo e trovare aiuto ed ispirazione nella Parola. Non ho mai percepito di essere rimasto deluso 7 dal Vangelo. In esso sento che Dio mi ama. E molti


problemi che mi sembravano terribili perdono la loro forza. In verità non c’è alcunché da temere. Mi sono convinto che Dio è dalla parte dell’uomo. Il Vangelo ogni giorno mi conferma che la scelta che abbiamo compiuto otto anni fa, quando siamo entrati a far parte della Comunità, è stata decisiva, cosicché oggi siamo davvero una famiglia, non ideale: continuiamo a cercare un’intesa tra di noi. E’ ovvio che litighiamo. E i nostri figli lo vedono. Non si riesce a non litigare, ma si può litigare bene – ossia, alla fine, semplicemente perdonandosi a vicenda. Esiste soltanto una “guerra santa”, quella contro il proprio peccato. Non ci sono altre guerre sante. La lotta per il pane quotidiano per i figli e la famiglia è altrettanto importante, tuttavia prima bisogna chiedersi che cosa vorrei soprattutto per i miei figli. Abbiamo venduto molti CD con la nostra musica, ma non vedevamo il senso di aprire, per ogni figlia, il conto corrente per la dote, affinché – quando andranno via di casa – abbiano un appartamento, un’automobile, un garage. Per esse vogliamo qualcosa in più; i nostri figli vedono che ci convertiamo e che cerchiamo aiuto nel Vangelo e nella Chiesa. Qui, per me, ha luogo il combattimento. Vo Vorrei che i miei figli sentissero che il loro sen rre sta tisse i che padre sta lottando per conquistare la Fede. r i lot o tan che mie E’ vero che bisogna anche mangiare… i do il l fig p o l Soltanto che ogni artista è come un la er co ro p i a Fe de. nqui dre Eschimese. Caccerà la foca, più o meno grassa, sta re e poi tutta la famiglia vivrà mangiandola, finché terminerà; successivamente ne caccerà un’altra. Tra gli artisti raramente vengono fatte le scorte. Semplicemente, quando la foca verrà mangiata, ne cercheranno un’altra. A volte, il periodo tra una battuta di caccia ed un’altra, è lungo e difficile, poiché l’indu8 stria della musica è governata da proprie leggi, quindi


molte volte questa foca semplicemente non c’è (ovvero non vi sono opportunità di lavoro). Sempre, comunque, rimane la speranza che Dio non lascerà la famiglia in balia di se stessa. E spesso avviene che, mentre si caccia una foca, risulta che dall’altra parte ce ne è tutto un branco e che si può prenderne gratis ci c tante quante se ne ha bisogno. No h di iedia i in f Noi in generale parliamo poco a proposito a pre m gar o vic migli del Vangelo in casa. Di solito i nostri e l’ end a un ev e di dialoghi con i bambini sono così come pre cerch o pe olme r g i l’a nte are am dappertutto: “La tua stanza è di nuovo in ltro ins o iem disordine. Innanzitutto pulisci tu stessa, poi e… ammonisci le tue sorelle minori affinché esse, guardandoti, imparino”. Non diciamo che Dio le ama, perché ciò è evidente, qui nessuno ha bisogno di prediche, qui sono necessari i fatti. Tuttavia io sono veramente debole, guardate gli SMS che ricevo dalle mie figlie. Ieri non mi sentivo bene, e loro lo sapevano. Oggi alle 7:45 ho ricevuto un SMS dalla più grande: “Andiamo a scuola insieme a Rosa, preghiamo per te!”. In famiglia ci chiediamo vicendevolmente di pregare l’uno per l’altro, perché ognuno sente che è debole. Cerchiamo anche di pregare insieme, per esempio di mattina andando a scuola. Io e mia moglie preghiamo insieme per i vari eventi e le varie difficoltà che viviamo, e che ci ricordano che abbiamo bisogno di pregare, senza le quali, forse non penseremmo a pregare. Ci sono tali difficoltà che senza la preghiera non le comprenderei. Ci ha aiutato molto la preghiera comune quando mia moglie ha abortito involontariamente. I nostri figli non sono angeli. Sono in grado di essere tanto “cattivelli” quanto gli adulti. Anche per 9 loro la ricetta è la stessa: convertirsi e cercare Dio.


Chi vuole seguire Gesù Cristo deve non soltanto rinnegare se stesso ma anche suo padre e sua madre. Voglio essere amato dai miei figli e voglio che abbiano la certezza che possono contare sul mio arà sostegno, tuttavia comprendo che giungerà il s te an ato t r momento in cui non potrò più essere la loro t po im diven o guida ma vorranno fare da soli. Allora la ù i a p sù sia stegn . s o . cosa più importante sarà che Gesù sia c e i. so La he G da e i figl c i e diventato la loro guida e sostegno. gu i mi Altrimenti soffriranno molto nella loro vita, per poiché cercheranno la risposta alle domande più importanti durante i concerti, nei pub, in Internet, dappertutto dove queste risposte non possono essere trovate poiché là non ci sono. Sono padre di sette figli. E so già che non c’è altro mezzo educativo per i figli dell’amore di una madre per il padre e del padre per la madre. Ciò è visibile nella nostra casa. Se ci sono delle difficoltà, delle crisi, dei conflitti tra me e mia moglie, i figli hanno subito delle crisi. Nella mia vita ad un certo momento è sorta la domanda: “Da dove ricevere l’amore che dovremmo vicendevolmente regalarci e donare ai nostri figli?”. Tutti dicono: “Cercate”. Anche io nella mia vita ho cercato di amare, ma devo dire che non sono in grado di amare. Il mio egoismo è un continuo ostacolo. E cosa possono fare un uomo e una donna come me e mia moglie che veniamo entrambi da famiglie di separati? Ciò che mi aiuta ad essere oggi un padre, è la necessità di essere vicino al bimbo che nasce, cioè durante il parto e non soltanto nel momento del concepimento. Davvero è un’esperienza talmente profonda, che l’uomo inizia a riflettere sulle difficoltà che il piccolo incontra alla nascita e che incontrerà poi per giungere alla vita matura. 10


Da dove trarre la forza per dare l’amore? Poiché gli sforzi, come ho detto, non servono a nulla… Nel mio caso, mi sforzavo tuttavia senza risultati, ed era ancora peggio. Come raggiungere la sorgente di questo amore che deve essere nei confronti della moglie, perchè i figli lo vedano e guardino al futuro non con paura ma con speranza? Ed ecco che, cari signori, cercavo questo amore nel mondo in varie situazioni. Per realizzarmi per mezzo di esse. Tutti i miei sogni dell’infanzia si sono realizzati. Volevo suonare – ho suonato. C’erano dei momenti in cui suonavo contemporaneamente in tre gruppi. Io mi realizzavo, e intanto mia moglie lavava i pannolini. Ricordo che spesso non ero a casa… Non ero presente alla nascita e alla crescita dei miei figli. Non conoscevo le amiche e gli amici delle mie figlie, i loro insegnanti a scuola. Questa mia auto-realizzazione distruggeva, rovinava la mia famiglia. Questa mia ricerca di amore ed accettazione presso gli altri, sia che siano state 15.000 persone o meno, presenti al concerto, finiva per essere soltanto una frustrazione ed una crisi. Per me la Chiesa, intesa come comunità, era l’ultimo luogo dove pensavo di cercare l’amore. In teoria io sapevo che lì l’avrei potuto trovare ma le dure esperienze della mia vita mi hanno convinto a… cas a del contrario. ro ta nte n e rese resci Ad un certo momento della mia o n p c o ero a . ess esistenza dovetti subire due operazioni e all Sp Non ta e igli.. f i mi misero due valvole artificiali nel cuore, iei asc a n dei m l l e questo è stato un segnale per incominciare a a pormi le domande: “Da dove trarre l’amore? Qual è il senso della vita? Perché ho tre figli, se sono un ragazzo ventenne?”.

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Poi abbiamo perso il quarto figlio, e successivamente è nata un’altra bambina. Ero davvero pronto a scappare negli Stati Uniti, non so dove. Cambiare il cognome, fuggire… fuggire dai problemi, fuggire dai doveri. Spesso si parla della crisi della paternità e della crisi dell’essere marito, e ciò accade davvero. Ma la figura paterna deve ritornare al suo posto. E molte volte ho riflettuto su come farlo. Dopo tutte queste esperienze legate alla mia salute, sono tornato a casa, ed ho assistito ad insolite catechesi in chiesa durante le quali ho sentito della Buona Novella, che il Signore Dio vuole aiutare la nostra famiglia, ricostruirla. Ed ho potuto, non subito ma gradualmente, lasciare i miei gruppi musicali e ritornare a casa. Il Signore Dio è così buono che ci ha dato altre possibilità. Non ho abbandonato la musica, continuo a suonare, ma anche con i miei figli, e posso stare tutto il tempo con la mia famiglia. E se qualcuno oggi mi chiedesse che cosa significa essere un buon padre, sicuramente non direi che ciò consiste nell’andare di domenica a fare le passeggiate, nel parlare con i miei sette figli, nell’intrattenerla Ho s B e mi con ciascun figlio, o quando festeggia il che uon ntito il S a No compleanno, nell’andare a fare una gita da i v la vuole gnor ella no qualche parte, nel toccare il cuore di e str aiut Dio af are ognuno… am igl ia… Per me oggi, e credo che sia l’unica vera risposta alla ricerca del senso della vita e dell’amore, essere un buon padre consiste nella trasmissione della Fede. Innanzitutto io stesso devo avere la Fede, l’esperienza per cui l’uomo non muore. E poi realizzarlo nella famiglia. Questi sono mezzi sem12 plici. Dalla preghiera prima del pasto, alla costruzione


dell’autorità del padre, che è una persona debole. Perché i figli lo vedono perfettamente: un padre che grida aiuto a Dio, ed essi vedono che Dio aiuta. Ultimamente conversando con mia moglie ho affermato: “Guarda, cerchiamo da così tanti anni e non ci riusciamo…”. E mia moglie – le donne di solito hanno L’u nic ragione, ed insegnano anche… posso imparare av il s per era r molto da mia moglie – ella ha detto: e is ce n ed ell’ so de rcar posta “Ragazzo mio! Guarda, quanto aiuto abbiae con am l o l’es sis mo ricevuto dal Signore Dio nella te n re in isten fam za el t Chiesa!”. la Fe rasm iglia de… ett La prima cosa è questa: i nostri figli, veere dendo le nostre debolezze, si sono messi nella nostra stessa direzione, andando agli incontri sulla Parola di Dio, frequentando le catechesi. Hanno già le loro Comunità. La nostra figlia più grande, di diciotto anni, da sei mesi è malata di cancro. Ed insieme a mia moglie abbiamo visto che grazie al Signore Dio, oggi i nostri figli non sono in crisi per questo motivo. Ed inoltre, Maria è ammalata, ma sia a casa che all’ospedale... combatte… e ciò è utile ai nostri figli. Non aiutano a risolvere i problemi i mattoncini di LEGO, dei giocattoli o una nuova bicicletta. La cosa più importante e fondamentale è che quando la loro sorella maggiore soffre, ed ha vari problemi di salute, non vedono in ciò una tragedia, ma che questa è soltanto un’esperienza difficile – come dice mia moglie. Il matrimonio è difficile, ma utile. La mia malattia era difficile, ma utile. Le nostre varie crisi sono difficili, ma sono questioni utili e serie. Voglio dire che per me questa trasmissione della Fede, questa esperienza è fondamentale. Molte volte i figli mi chiedono: “Maria morirà? Tu 13 morirai?”. Ed io rispondo: “Non lo so”. Poiché le


valvole nel cuore fanno così rumore, che loro le sentono. Quando vengono di mattina nella nostra camera da letto… subito alle sei della mattina le porte si aprono, i bimbi entrano, camminano su di noi… quelli più piccoli, per fortuna. Ed ascoltano. E poi dicono: “Ti batte ancora il cuore. Ti batte ancora, sai?”. I figli mi ricordano che la vita dell’uomo in verità è molto breve. E ciò che vorrei lasciare ai miei figli, è l’esperienza che un padre debole grida a Dio di aiutarlo, e penso che non ci sia nulla di più importante di questa testimonianza di Fede. n testo presentato alla conferenza “Rafforzare la paternità” organizzata dalla Commissione per la famiglia e la Politica Sociale presso il Senato della Repubblica della Polonia, Varsavia, 22 giugno 2007, http://www.tato.net las cia Vorr ei re a che l’esp i mi ei f e un r pad ienza igli gri re di da a deb aiu Dio ole tar lo…

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insieme con

uno stralcio dall’intervista pubblicata nel mensile „Więź” 7/2003 www.laboratorum.wiez.pl


La paternità minacciata dott. ing. Jacek Pulikowski

S

ono profondamente convinto che i destini del mondo dipendano dalla qualità della L’e sse paternità, dall’amore dell’uomo e in particolare con nza d dalla responsabilità. Questo ovviamente all’ine n sist ella e c o n u ella r nell pater terno della dimensione umana, poiché in verità n a esp ’am nità o o c sul i destini del mondo sono nelle mani di Dio. la cento nsabi re r esp La paternità si è smarrita. Questo è un fatto par lità, on sab ticol che non dobbiamo dimostrare. Per salvare la ilit are à. paternità, la famiglia e di conseguenza il mondo, bisogna aiutare l’uomo a ritornare nel grembo della Chiesa e al legame personale con Dio. Senza questa fonte, senza questa potenza di Dio e questa forza, sicuramente non cambierà nulla in meglio in modo serio. Nella società spesso non troviamo un modello di padre ed è difficile considerare ad esempio, come modello, uno sceriffo che risolve i problemi con la forza. Se dovessi descrivere brevemente l’essenza della paternità sicuramente utilizzerei due parole: amore e responsabilità, con un’enfasi particolare sul termine responsabilità. L’uomo deve assumersi la responsabilità dei destini della famiglia, della società e del mondo. Questa necessità è indicata molto chiaramente nel Libro della Genesi. Quando Eva ha colto il frutto proibito, che cosa ha detto allora il Signore Dio? Non ha detto: “Eva, che cosa hai combinato?”, ma ha chiesto: “Adamo, dove sei?”. Ha concretamente indicato Adamo come colui che è responsabile per ciò che è successo là. L’uomo deve assumersi la responsabilità di ciò che accade intorno a lui e del rapporto tra lui e la donna. Purtroppo già nel Paradiso Adamo ha iniziato ciò che continua fino ad oggi. 15 L’uomo non può essere felice se non sarà come


deve essere, ossia finché non si assumerà la responsabilità di coloro che gli sono affidati. Il valore di ogni uomo è rappresentato dalla dimensione della sua paternità. D’altra parte la paternità è la strada per la crescita di ogni uomo. Se oggi generalmente gli uomini fuggono dalla paternità in qualsiasi suo aspetto, non stupiamoci che questa parte del mondo sia degradata drammaticamente. Più di una volta le persone scelte per gli incarichi più alti dello Stato sono personalità contorte, non sviluppate pienamente nella loro umanità. Questo fatto dimostra la dimensione della loro paternità. Infatti, la paternità si misura anche dalla capacità di assumersi la responsabilità di sé e delle conseguenze delle proprie azioni, scelte e decisioni.

Un’esemplare carriera paterna

I di l valo o g èr ni re dal appr uom del la di esen o t la m sua ens ato i o pat n ern e ità .

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Quali condizioni bisogna realizzare affinché un uomo giunga al vertice della propria carriera come padre? Come prima cosa è importante nascere e crescere in una famiglia esemplare, sana moralmente, fisicamente, stabile e fedele, con buone tradizioni. Purtroppo molti ragazzi non nascono in una famiglia così, e senza esserne colpevoli. Già dall’inizio viene alterata la loro carriera come padri, e quindi la loro carriera esistenziale, che ovviamente conduce all’eternità, la quale è il prolungamento di una vita veramente compresa. Molti ragazzi giungono al mondo non voluti, spesso senza un padre presente, spesso in una famiglia della quale è difficile affermare che sia un modello per i loro comportamenti futuri. L’aspetto successivo, importante strategicamente per un ragazzo che sta crescendo è che egli assuma su di sé la difficoltà dell’auto-educazione. Senza questa difficoltà nessun uomo raggiungerà la piena normalità, e non sarà completamente sviluppato. Oggi il mondo inganna i giovani dicendo a loro di


fare ciò che vogliono: “Carpe diem!”. In aggiunta, si creano delle intere teorie, delle immagini di uomo, sulla base delle quali risulta che l’auto-educazione non ha alcun senso. Infatti, perché auto-educarsi se siamo come una foglia sull’acqua, un essere che va verso la morte, se il mio destino è determinato e scritto sulle stelle, ecc…? Soltanto Un il cristianesimo afferma che la natura umana è ferita, asp e che le ferite si possono e si devono curare (l’unie per tto i è mp u ca visione positiva dell’uomo). Tramite la proa del ssum n gio ortan v e l’a pria fatica e con l’aiuto della Grazia si può reinuto rsi la ane te edu fat tegrare la natura umana, che da principio era caz ica ion stata divisa e distrutta. e. Per fortuna i giovani, nonostante gli errori che spesso facciamo noi adulti, sono ancora sensibili, attenti e disposti ai veri valori. Purtroppo spesso non sono in grado di raggiungerli, non riescono a resistere fedelmente, sono semplicemente troppo deboli. Una questione successiva è rappresentata dall’immunizzazione del giovane, di ogni giovane, agli influssi dell’ambiente circostante. Le ricerche più recenti negli Stati Uniti, rese pubbliche da Josh McDowell, avevano come tema: “L’influsso del padre sull’atteggiamento dei figli”. Esistono quattro tipici fattori di minaccia per i giovani, che vengono esaminati: l’alcool, la droga, il sesso e la violenza. E che cosa risulta? Se un ragazzino viene educato senza un padre, cederà più frequentemente all’influenza di queste quattro minacce nella percentuale di uno su tre. Nelle famiglie con un padre, che viene definito cattivo dal figlio stesso poiché ha un rapporto negativo con lui (teniamo presente che questo padre può non essere completamente cattivo, ma i figli a volte sono duri nelle loro valutazioni), quasi i due terzi dei figli cedono sotto la pressione di questi influssi distruttivi. Invece, considerando le situazioni positive, in cui i ragazzini affermano di avere un buon 17 padre, con cui hanno un buon contatto, quasi il


95 % dei figli di queste famiglie sono completamente protetti da quei quattro influssi distruttivi. Il passo successivo nella carriera di un buon padre è la scelta di una donna giusta come madre dei propri figli. Io non so quanto spesso oggigiorno un ragazzo decide secondo tali criteri, ossia che cerca una madre per i suoi figli. Qual è il fattore decisivo nella scelta? Il ballo in discoteca, l’aspetto fisico, ecc…, comunque i fattori esterni, i quali non sono per nulla significativi in relazione alla maternità, la quale molto velocemente li fa passare in secondo piano. Generalmente, tra i criteri utilizzati dai giovani per scegliere il partner, non è previsto quello di cercare un buon padre e una buona madre per i propri figli. Un elemento seguente in questa carriera-modello del ruolo di padre consiste nel prendersi cura dello sviluppo delle molteplici capacità di tutti i membri della famiglia, sia della moglie che dei figli, e nel controllare che tutto sia diretto verso la direzione corretta. Qui prendo le difese degli uomini. Come fa oggigiorno un uomo a correggere dei comportamenti cattivi se sua moglie non cerca nemmeno di ascoltarlo? Inoltre, essi si sposano basandosi sull’idea di essere partners, ossia secondo l’affermazione: “Tu non mi governerai”. Invece, bisogna fare Un riferimento alle Sacre Scritture. Nel mezzo della notte, o con dei c l’angelo dice a Giuseppe: “Prendi il bambino e Sua del siste ompi lo ti d n Madre, fuggi in Egitto”. Sentita una parola di e svi lp iu r l Giuseppe, Maria si alza, e non dice che deve di uppo ende n pad mu rsi r del tutti organizzare la festa di addio, che deve mettere i cu e lt i la sua mem ilater ra vestiti nella valigia, che deve salutare le sue amiche, a fam bri le igl e comunque perché la sveglia di notte… Ella si alza, ia. si siede sull’asino e si dirige verso l’Egitto. L’uomo contemporaneo spesso non ha tali possibilità. Io non dico se egli se lo merita o no, ma questo fatto costituisce un grande problema: all’uomo contemporaneo la donna non permette di prestare servizio alla famiglia, poiché non gli permette di com18 piere le scelte che difenderanno il destino della famiglia dallo


smarrimento, dal pericolo. Queste sono le “conquiste” del nostro tempo. E ciò avviene al seguito di vari slogan… Infine, realizza la carriera di padre il fatto di vivere fedelmente la propria vocazione. Il concetto di fedeltà oggigiorno è drammaticamente svalutato. Il continuare a seguire fedelmente la propria carriera fino alla fine, sia che si tratti della paternità in famiglia, sia della La car consacrazione sacerdotale o monacale, sia qualri dal è re era d siasi altra vocazione alla quale si è dedicata la all man alizz i pad ap re a propria esistenza. Una continua fedeltà fino al rop tener ta s r i i av f termine conduce nella carriera al successo, oca edele zio ossia, in altre parole, alla santità e alla salvezza. ne. Così la paternità non è facile. L’uomo sarà felice soltanto quando sarà come deve essere, ossia se realizzerà ciò per cui il Creatore lo ha destinato attraverso i doni che gli ha saggiamente donato. La donna è stata destinata alla maternità, l’uomo alla paternità. Nessuna donna e nessun uomo troveranno la propria felicità in un’altra carriera. L’uomo che si realizza come padre rende radioso lui e l’ambiente circostante. Se la famiglia va bene, in un ambito più ampio, influisce positivamente anche sulla società. Secondo una mia profonda convinzione, dalla paternità dipende il bene della Chiesa e della Fede, poiché la trasmissione della Fede in verità avviene nella famiglia, ma gli elementi più importanti vengono trasmessi dal padre e non dalla madre; inoltre il padre mostra ai figli l’atteggiamento corretto. Vedremo ora il modello di paternità tramite l’indicazione delle responsabilità che sono destinate ai padri, poiché queste definiscono ciò che deve compiere, e quindi anche il suo ruolo. I compiti di un padre sono contenuti nell’insegnamento ufficiale della Chiesa, nella Esortazione Apostolica “Familiaris Consortio”. Il Santo Padre cita quattro fondamentali, insostituibili ruoli del padre, ossia le funzioni delle quali 19 un padre non può fare a meno. Egli deve realizzarle.


La sua paternità dipende da come le realizza. E tutto ciò è inscritto nel contesto della paternità nella famiglia, ma si può perfettamente trasferirlo anche alla paternità di un sacerdote. Non direttamente, ma questi e d Fe a l stessi impegni sono vincolanti. l e e

nt ed on orta e, i s s p i m i adr ono sm La responsabilità tra o più dal p ragg a l t l o l o i o i t per la vita concepita Ne il ru lizza figl ropr i p a i l e In primo luogo tra i doveri di un padre è è r da lu per i nto. é o ame citata la responsabilità per la vita concepita, i h p c t poi ’esem por mentre nelle nostre famiglie cattoliche la responsabim l co

lità per il concepimento continua a pesare, nelle sue conseguenze, sulla donna. Finché la responsabilità per il concepimento non verrà assunta dall’uomo, nel matrimonio non potrà andare tutto completamente bene. La donna avrà paura, se l’uomo non toglierà dalle sue spalle la responsabilità per le conseguenze della convivenza sessuale. E il timore blocca tutte le sensazioni più elevate. Questa è anche la risposta alla drammatica domanda: “Perché questa sfera della sessualità, alla quale i coniugi riferiscono enormi speranze, costituisce l’ambito della frustrazione più generalizzata?”.

La partecipazione all’educazione dei figli

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Gli uomini oggigiorno affidano sempre più spesso l’educazione dei figli alle mogli, con la scusa che lavorano molto fuori casa per guadagnare di più. Ma non devono rinunciare ad educare i figli. Inoltre, pur non essendo consapevoli, essi educano comunque i propri figli. Gli atteggiamenti fondamentali vengono trasmessi ai figli dal padre e non dalla madre. Dalla madre ricevono i comportamenti, i sentimenti, la comprensione di alcune questioni, mentre dal padre assimilano gli atteggiamenti esistenziali, fondamentali. Se un padre dice spesso a suo figlio – poiché sa che così bisogna dire: “Ricordati che è più importante essere che avere”, e poi si assenta per guadagnare sempre di


più, e non per il benessere della famiglia né per reali necessità, ma per i propri capricci, suo figlio ovviamente noterà questo suo atteggiamento. I bambini non sono stupidi, e sono in grado di trarre delle conseguenze logiche, cosicché anche loro ai propri figli diranno che è più importante essere che avere, mentre il loro atteggiamento confermerà che il denaro è il fattore più importante. Il danno che provoca ai suoi figli questo padre che si dedica totalmente al guadagno, verrà trasmesso di generazione in generazione. I figli imitano gli atteggiamenti del padre e non si può sottovalutare questo elemento dell’educazione. Un padre in media trascorre insieme ai suoi figli pochi minuti al giorno, mentre sta davanti alla televisione o al computer tante ore al giorno. Da come si trascorre il proprio tempo si mostrano le proprie priorità: c’è un tempo per il lavoro, uno per il riposo e uno per il tempo libero. E un uomo dimostrerà ciò che ama di più dal modo in cui amministrerà il proprio tempo libero: non dobbiamo ingannarci!

Il lavoro per il mantenimento della famiglia

La terza responsabilità insostituibile di ogni padre, consiste nel lavoro che assicura il benessere della famiglia. Quando si parla di lavoro i padri si danno un’aria di importanza ed affermano di essere almeno a posto da questo punto di vista. Invece, il Papa aggiunge all’intereve no della stessa frase: “Il lavoro non deve nd o e n re ostacolare l’intesa e l’unità della famiglia”. adr ncia one p l u i I Ossia: il lavoro deve servire alla famiglia. rin ucaz li. d fig e ’ Sarete in grado di rifiutare una promozione all suoi i de che vi allontanerà dai vostri figli? Molti non sono in grado di compiere questo gesto, ma c’è anche un motivo più profondo, poiché essi ritengono che la famiglia, la casa e i figli, non danno a loro 21 la sensazione di valere pienamente; essi non vi trovano


l’ambiente per essere soddisfatti e totalmente realizzati, non ritengono che lì si trovi la loro carriera; essi non si sentono a proprio agio a casa, e fuggono da lì. Quando sono onesti, si rifugiano nel lavoro professionale e danno tutti i soldi alla moglie, ma in casa spesso non hanno autorevolezza, sono soltanto coloro che provvedono al sostentamento della famiglia.

La testimonianza di una matura esistenza cristiana

La quarta funzione insostituibile dell’uomo consiste nella testimonianza di una matura esistenza cristiana. I figli non devono soltanto sentire che il loro padre parla di Dio, quanto vedere che il loro padre tiene in grande considerazione Dio nella propria esistenza. Egli agisce come Dio ha comandato. Questo fatto si riferisce anche allo sviluppo della Fede nei bambini. Quando un padre, che per i propri figli è onnipotente, si inginocchia davanti alla Croce, egli insegna la propria Fede in un modo che i suoi figli non dimenticheranno mai.

Alla luce di queste quattro funzioni si può riflettere sulla paternità. Si può notare, senza difficoltà, che oggi essa è molto destabilizzata. La conseguenza principale di questa mancanza di responsabilità è la morte di cinquanta milioI fi gli che ni di bambini concepiti e non nati. Ognuno di essi sol non il ta possiede un padre che dovrebbe difenderlo. E ma loro nto devon o an pad sent c i questo fatto da solo basta per affermare univor r h e e fa ev r e pa camente che la paternità si è smarrita. Nel mondo du iferim dere rla di ran c sta succedendo veramente qualcosa di terribile! te l ento he e Dio, a s a D gli ua i vita o .

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La situazione della paternità oggi

Bisogna riproporre certe abitudini, che purtroppo sono scomparse. E penso all’uso della ragione, all’uso del cervello. Infatti oggigiorno, quando una qualsiasi persona pronuncia un giudizio basato sul buon senso, ma che non è politically correct, che non va bene a qualcuno, allora quegli


diventa immediatamente uno “stordito”. Non temiamo di avere l’etichetta di “storditi” dataci da… uno “stordito” irragionevole. Noi già temiamo di essere normali, ragionevoli, in nome del “parlare diversamente, in altro modo”. Non possiamo più parlare di deviazione anche nel caso di deviazioni. Non possiamo più dire che il matrimonio è uno solo: di un uomo e di una donna, e che Og gig l’eterosessualità è l’unica norma. Infatti, nei doè in iorno cumenti dell’Unione Europea esistono cinque di l gra una s a pa itu tern nd categorie di sesso: un uomo che sta con un a ec on zion ità uomo, una donna che sta con una donna, un e fus ion uomo che sta sia con un uomo che con una e. donna, una donna che sta sia con un uomo che con una donna, e ancora un certo “essere strano” ossia un uomo con una donna. Invece, dalla biologia si può trarre la norma e la normalità. Quale combinazione può essere fertile, nel significato più ampio del termine, e quale è condannata alla sterilità, alla mancanza di frutti, all’auto-distruzione? Dobbiamo iniziare a riproporre un’abitudine al ragionamento secondo il buon senso e smettere di temere di dire cose normali, perchè ritenute non normali. Secondo punto: bisogna riproporre la formazione della volontà, affermare che l’uomo che ha una forte volontà è importante e non l’uomo che non la possiede. Una questionechiave è anche quella della sfera della sessualità dell’uomo, perché il mondo ha compiuto un attacco di massa contro di essa. Per prima cosa, perché essa costituisce un terreno sacro per la trasmissione della vita, e come secondo aspetto, perché essa rappresenta un ambito che è molto semplice rendere fonte di divertimento, di un piacere facile e poco costoso. Il mondo sfrutta questa situazione e lo fa in modo molto professionale, attaccando già le ragazzine dodicenni ed i ragazzini tredicenni, come dicevo in modo così professionale, 23 che i genitori non se ne accorgono nemmeno e, cosa


ancora peggiore, nemmeno gli educatori lo vedono. E i nostri figli diventano vittime, diciamolo con chiarezza, di un complotto, vengono derubati. La sfera della sessualità è un terreno di massimo pericolo. Quindi è fondamentale contrastare l’impurità per mezzo della diffusione dell’ideale della purezza. Oggi forse non esiste questione più importante per cui lottare in questo mondo della diffusione dell’ideale della purezza, compresa in modo ampio, poiché in generale la purezza è in accordo con il progetto del Creatore e quindi è semplicemente rappresentata dalla santità. La purezza è importante anche nella stretta dimensione della sessualità, che è terribilmente attaccata dal mondo. E’ necessario un ritorno all’ideale della purezza. L’ideale della purezza è una sfida dei nostri tempi. Un tempo si parlava soltanto della purezza pre-matrimoniale, come se tutto finisse nel giorno dello sposalizio. “In qualche modo hanno resistito...”. Ma la purezza non consiste nel “resistere in qualche modo”. Essa è un atteggiamento interiore dell’uomo, che deve aver luogo anche nel sacerdozio, nella vita da sposati, e in ogni altra vocazione. E come fondamento per l’ordine in questo ambito si trova la constatazione tratta dall’ “Humanae Vitae”, che il mondo tenta di distruggere. Il segno che è rappreèu sentato dalla convivenza ha un doppio legame: na L tteg a pu unione e possibilità di essere genitori. Non si gia rezz e d del ment a può dividere questi due aspetti, né da non l ev o ’u in e tro omo inter sposati né da sposati. Questo è il fattore princiior ogn var , e i vo e sp pale attaccato oggigiorno dal mondo. a c z azi on io e.

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Che cosa fare?

Ritorniamo alla domanda: che cosa fare per ricostruire la paternità distrutta? Per prima cosa, ritornare al modello. Ricreare un perfetto modello di Dio Padre. Egli è perfetto non soltanto per i credenti. Ovviamente esistono i non-credenti che sono “allergici” alla Chiesa, a Dio, ai sacer-


doti e a tutto ciò che è legato ad essi. Costoro, purtroppo, si sono bloccati da sé la strada per usufruire di questo modello. Potrebbero usufruirne. È anche significativo il ricordarci di modelli umani. Sicuramente il più illustre è San Giuseppe, ma bisogna anche cercare nell’oggi. Purtroppo, né nei film né nella stampa né nella quotidianità, mostriamo famiglie “per bene”, padri Pe r la pat rico “per bene”, che si prendano cura delle proprie bis ernit struir famiglie e continuano fedelmente nella loro il m ogna à dis e ric tru od vocazione. Anche noi, persone legate alla di ello rear tta D p e Chiesa, non pubblicizziamo abbastanza e io Pa rfetto dre questi fondamenti. Ritengo che questa è una . missione importante. Bisogna ritornare al padre in tre modi. Per prima cosa così come il figliol prodigo. Ognuno di noi lo sa e lo comprende – forse questo è l’aspetto più importante. Alla base c’è il pensiero: “Padre, ho peccato contro Dio e contro te”. Ed allora ci si può rialzare. Questa è la pienezza di grazia divina. Questo metodo è il più comprensibile, il più semplice. Il secondo punto, molto più complicato, è illustrato dall’invidia del “buon fratello”. Questo aspetto ostacola la paternità. Il fratello che non vuole ritornare alla casa del padre poiché quel furfante che si è divertito ed ha speso tutti i soldi, ora è trattato meglio di lui. Io a volte dico, a me e agli altri: finché non sarete contenti per la parabola della vigna, nella quale anche coloro che hanno lavorato un’ora ricevono il salario pieno dal padrone della vigna, finché non sarete contenti che chi si è convertito cinque secondi prima di morire sarà anche lui salvato, non sarete liberi dall’invidia. Dovrete fare qualcosa per migliorare. Ed il terzo punto è il ritorno al padre, dal Padre che accoglie in modo misericordioso, il quale senza 25 alcuna parola di rimprovero, infrangendo qualsiasi


canone, continua a venirvi incontro, vi ha scorti da lontano. Non rimprovera il figlio, il quale in verità lo aveva sepolto vivo, poiché questo aveva significato la richiesta di ricevere il patrimonio mentre il padre o i era ancora in vita. Il padre, senza alcuna parola di aD re nte rimprovero, è contento che il figlio, il quale era a e rn ito riam enti r morto, è tornato a vivere. a se am nd ogn are s a Come salvare la paternità e il mondo? i B torn om ore. C n e i Riaffermare la dignità dei genitori e delle c ig Die del S ai persone anziane, cessare di uccidere, ritornare alla fedeltà e alla unicità sessuale, smettere di appropriarsi dei beni altrui, rifiutare le bugie, le maldicenze, le false dichiarazioni, cessare con la cupidigia, allontanarsi dalle divinità contemporanee, non nominare invano il Dio Vero, e rispettare ciò che è santo e sacro. In una parola, ritornare seriamente ai Dieci Comandamenti di Dio. n testo presentato al XXXV Simposio su S. Giuseppe, Kalisz, 7 maggio 2004 www.jozefologia.pl/starastrona/Sympozjum.htm

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Dove sono questi uomini? don Pietro Pawlukiewicz

C

irca 200 anni fa i padri incominciarono ad uscire in massa da casa, andarono a lavorare nelle fabbriche, spesso sparivano per molti giorni, settimane, mesi, alla ricerca dei mezzi di sostentamento per la famiglia. I ragazzini rimanevano soli a casa con la madre, così in molte famiglie veniva a mancare l’educazione maschile. E’ venuto a mancare il contatto tra padre e figlio. Nel passato, il figlio osservava la forza del padre, il suo ruolo, per esempio, in una bottega artigiana, e suo padre gli trasmetteva questa forza grazie al fatto che trascorrevano il tempo insieme. Oggigiorno, quando i padri tornano tardi la sera dal lavoro, spesso hanno una sola comunicazione per i figli: “Il papà è stanco, vuole riposare e guardare la televisione”. Da secoli, e perfino da millenni, le comunità o le tribù sapevano che dovevano educare degli uomini-combattenti, per sopravvivere. Invece, noi in Europa abbiamo cessato di educare dei lottatori nell’ambito della spiritualità e probabilmente l’uomo ha assunto alcuni aspetti della figura femminile.

Un pericoloso scambio di ruoli

e ion

raz L’uomo e la donna possiedono una diversa mi m a l’ azie struttura del corpo e una diversa psiche. E’ sa au o gr zza, o c l’uomo ad avere la vocazione ad essere il le om om na on ell’u a bel e l’u d difensore della donna. Ogni donna, probabiln h lei. u La as ac mente, sogna un eroe che sacrificherebbe la all sogn per e ita propria vita per lei. La donna fisicamente ma ntr av me dia l anche spiritualmente è fragile e delicata, e l’uomo deve proteggere questa creatura sensibile. Il Signore Dio ha creato la natura umana in modo che quando una 27 donna, grazie alla sua bellezza – ovviamente non soltan-


to fisica – suscita l’ammirazione dell’uomo, egli farebbe tutto per lei. Molte donne, la cui autostima non è stata valorizzata durante l’infanzia, oggi, nel profondo del loro cuore, sono convinte della mancanza della propria bellezza. Non credono nel fatto che un uomo le possa stimare e compensano questo disagio esercitando un maggior controllo su di lui. Infatti, gli uomini nei loro geni hanno codificato il programma: “Il minimo sforzo per raggiungere il massimo risultato”. Come quando vedono che la donna vuole governare in casa e decidere tutto, molti di loro si mettono il cuore in pace, poiché ciò fa loro comodo. E non si sviluppano spiritualmente. Riposano sul divano con il telecomando della televisione in mano, bevendo la birra, che li “ravviva” artificialmente, e partecipano virtualmente alle partite di calcio o ai dibattiti politici.

Gesù - il “body builder” dello spirito

Per porgere l’altra guancia, come Gesù, o come San Massimiliano Kolbe, bisogna essere un incredibile ”bodybuilder” dello spirito. Bisogna rinascere nella grandezza di Gesù. Egli è l’uomo più forte della terra, ha condotto la lotta più grande contro tutto l’Inferno e tutti i suoi diavoli. Non ha compiuto ciò con la forza fisica, ma con la potenza dello Bis ogn spirito. Bisogna dire agli uomini che la loro che a di r con la lo e agl grandezza consiste nel ricercare vittorie morali sist ro g i uo ran mi en in ogni situazione. Gli uomini si allontanano n vi e d in ttorie l rice ezza i dalla Chiesa poiché pensano che essa è per i ogn rc m i si ora are bambini e per le donne, però così perdono la forza tua li zio dell’anima. A volte diventano dipendenti dall’alcool, ne. dal sesso, ecc., e sono eternamente tristi ed irritati. Quando sono deboli, allora iniziano a sgridare la moglie ed i figli. Gesù aveva sentimenti ed emozioni, ma non urlava a nessuno. Spesso il Suo silenzio aveva una forza fantastica. La questione sta nel comprendere adeguatemente il 28 valore della figura maschile.


Il ruolo del padre è diverso dal ruolo della madre

Negli usi e nei costumi ebraici, una delle fasi della paternità consisteva nel sottrarre il bimbo alla madre. Ovviamente sottrarre nel senso di assumere su di sé la responsabilità dell’educazione dei figli. Attualmente nelle famiglie spesso ciò non avviene. Gli uomini La F non educano i propri figli. E’ molto più facile è f ede d on progettare gadget tecnici oppure occuparsi di da el pa di per l men dre commercio, piuttosto che conversare con il tut t ta a Fed ale la proprio figlio oppure incamminarsi con lui fam e igl sui sentieri di montagna. Spesso gli uomini si ia. sentono più a loro agio nel mondo degli oggetti, preferiscono risolvere problematiche tecniche e scientifiche, mentre volentieri fuggono dalle relazioni interpersonali, se non vengono motivati ed educati in questa direzione. La Fede del padre è fondamentale per la Fede di tutta la famiglia. Sono stati condotti studi, dai quali è risultato che, se in una famiglia non credente la madre si converte, allora nel 17% dei casi si convertono anche il marito e i figli, mentre se si converte il padre, allora la percentuale dei convertiti nella famiglia oltrepassa il 93%. Se un figlio vedrà il padre che prega, questa immagine sarà per lui molto più importante di molte catechesi a scuola. Purtroppo i padri hanno cessato di essere i direttori spirituali dei propri figli. Il cristianesimo è una sfida, è una lotta. Bisogna mostrare Cristo come un uomo forte, come altri personaggi biblici: i Profeti o il Re Davide. Il cristianesimo è un combattimento. Non a pugni, ma con lo spirito conn tro le forze oscure. stralcio di una intervista sul settimanale “Gość Niedzielny” 44/2008 condotta da don Tomasz Jaklewicz www.goscniedzielny.wiara.pl

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Come migliorare la propria paternità?

te dott. ing. Jacek Pulikowski tan li r o g p i o im ei f più ne d llissim . 1. L’amore nei confronti e r o e ori tto cazi n b t a i f della moglie n Il l’edu di u ge o loro l i e p on si può essere un buon padre di n em i es tra famiglia senza un buon rapporto è l’ ore am con la propria moglie. L’esempio di un bellissimo

N

amore tra i genitori è l’elemento più importante nell’educazione dei figli all’amore. Infatti, l’obiettivo della vita dell’uomo e contemporaneamente la fonte della sua felicità è Dio-Amore. Così, dunque, un bambino privato dell’amore dei genitori, ha più difficoltà nel percorrere la strada verso la propria felicità. La fedeltà coniugale fino al termine della vita è il messaggio più importante sull’amore coniugale che si può trasmettere ai propri figli. Qualsiasi genere di riflessione a proposito di divorzi “onesti” e “educati”, e perfino a proposito dei vantaggi che può trarre da essi il figlio (avrà due madri e due padri) sono una volgare manipolazione ed una offesa alla ragione dei giovani.

2. L’amore pieno di cure

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L’amore per i figli è un’attenzione per il loro bene, il loro sviluppo, la loro salvezza – fino alla santità. Mostriamo l’amore quando dedichiamo ai figli il nostro tempo. Ogni papà affermerà che quando lavora sta appunto usando del proprio tempo anche per i figli. E’ vero, ma basta? C’è ancora il cosiddetto tempo libero. L’importante è che non sia “libero” dai figli. So che non è facile (lo conosco per esperienza personale) gioire nel momento in cui tre bambini piccoli si siedono insieme sulle ginocchia del papà che, stanchissimo, si è appena seduto sul divano dopo essere stato tutto


il giorno al lavoro. So anche che molti padri stanno a casa quasi esclusivamente mentre i loro figli dormono – di mattina presto e di sera tardi. Allora vi invito a riflettere: un lavoro così intenso è necessario per l’esistenza della famiglia, o forse è diventato un’“attrazione” in sé e per sé, ed una fuga dalle difficoltà della vita familiare? Che almeno il desiderio di trascorrere il maggior tempo possibile con i propri figli diventi il desiderio di ogni padre! Il tempo vissuto bene con i figli è un investimento che porta frutto durante tutta la vita dei nostri ragazzi. Viceversa, quando i momenti disponibili sono pochi, può accadere che il figlio si perda o perfino venga sviato, e magari compia degli errori esistenziali irreversibili. In quei casi, la disperazione dei genitori giunge in ritardo… Che cosa fare, quando il tempo da dedicare ai propri figli è davvero troppo poco, anche per cause oggettive, spesso senza colpa? Bisogna imparare ad usufruire nel miglior modo possibile del tempo, anche minimo, che ci rimane.

3. Un buon utilizzo del tempo

Per “non perdere tempo” – ecco un consiglio concreto per tutti i padri: già oggi, adesso, subito, cerchiamo di imparare a trascorrere momenti intensi, e con buon senso, insieme ai nostri figli. Tale tempo trascorso con lui serve ad appagare il suo bisogno di contatto. Se il padre conosce i bisogni del figlio, allora sa come soddisfarli, anche per ate par poco tempo, ogni giorno, in modo efficace, m , i tare i, l s dri con buon senso, e quindi riesce ad appagarPa ome ri fig zzino t c s ali oi. lo per mezzo di questa relazione con sé. i vo si re v n co essi Spesso si parla della necessità di riempire con o t chè tat costantemente il cosiddetto “serbatoio affettivo” per l con ne dei nostri figli. Quando il serbatoio è pieno, i nostri figli funzionano bene nella sfera emotiva, mentre quando è vuoto 31 nascono i problemi. Ci sono dei metodi per riempire


intensamente questo serbatoio. Sono: mantenere il contatto visivo, mantenere il contatto corporeo e concentrare l’attenzione sui nostri figli.

a. Lo sguardo del padre

Ognuno di noi conosce la forza dello sguardo diretto verso gli occhi. Purtroppo lo utilizziamo di solito nelle situazioni negative, per esempio dopo che nostro figlio ha commesso una qualche colpa. Ecco che conoscendo l’enorme forza dello sguardo diretto verso gli occhi, al posto di utilizzarlo come fa la polizia durante un interrogatorio, sfruttiamolo per il bene dei nostri figli. Fissiamo uno sguardo pieno di amore su nostro figlio, come per dirgli: “Ti amo così come sei, e, senza tenere in considerazione eccessiva quello che farai, ti amerò sempre, e sono orgoglioso di te”; ciò appagherà il bisogno di vostro figlio di un contatto con il padre e così diventerà un aiuto alla sua maturazione. Notiamo che per fissare con lo sguardo gli occhi di una persona, bastano alcuni secondi, o forse, in situazioni eccezionali, alcune decine di secondi. Forse nessun padre, anche se fosse il più impegnato nel suo lavoro, dirà di non potere dedicare al proprio figlio questo minimo tempo al giorno! (Se mettiamo a confronto questo tempo con le Il p adr oltre quattro ore che si trascorrono in media ogni i su e de ve oi giorno davanti alla televisione, ci renderemo f g ua che ch igl son e ca i in m rdar conto facilmente che non si può proprio dire e o m pisc o an do che manchi il tempo!). olt o per o im p lui ... orta nti

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b. Il tocco

Un secondo fattore, che soddisfa molto efficacemente il bisogno di relazione, è rappresentato dal senso del tatto (il cosiddetto contatto corporeo). Una donna che aspetta un bambino, si trova in contatto fisico con il proprio bimbo per 24 ore su 24. Dopo la nascita, il bambino, posto sulla pancia della madre, si calma. Percepisce il contatto con


la pelle e sente il battito del cuore della madre – si trova a suo agio. Un bimbo piccolo, grazie all’allattamento al seno, alle cure e ai pannolini cambiati più volte, viene spesso toccato. Il bisogno di essere toccato è soddisfatto quasi automaticamente (cambia quando termina l’allattamento al seno e si toglie il pannolino). Tuttavia spesso un bimbo piccolo è coccolato, abbracciato, posto a seN u bis n fig ei co ogn lio dere sulle ginocchia. n che fron at ti d r Purtroppo, una figlia o un figlio che sta ov st di tat are n a cre i crescendo, non riceve dal padre la porzione to uo scen e v quotidiana di contatto, di cui ha bisogno. con di co e mo do n tat dali lui to tà Il padre, che portava sulle spalle la figliolet. ta, che la faceva dondolare sulle ginocchia, che la abbracciava e la coccolava, nel periodo dello sviluppo della figlia si ritira da tutti questi gesti. In un certo senso ciò è comprensibile – ecco che la figlia sta diventando una donna e non si può trattarla come una bambina piccola (la propaganda per cui molti padri molesterebbero sessualmente le proprie figlie, ha causato la situazione per cui alcuni hanno paura del contatto con le loro figlie). Invece, questo ritirarsi, viene interpretato spesso dalla figlia come un rifiuto, una mancanza di accettazione: da bambina ero amata, accettata, mentre come donna sono rifiutata, non accettata. Un tale sentimento di rifiuto da parte del proprio padre – che fino a quel momento era l’uomo più importante della sua vita - ha come conseguenza un frequente buttarsi nelle braccia del primo ragazzo che si conosce. In un certo qual modo, si tratta della voglia di verificare la propria avvenenza e dell’essere accettata come donna dall’uomo. Il padre di una figlia che sta crescendo deve trovare nuove forme di contatto, che soddisfino le sue legittime esigenze e che siano accettabili dalla figlia, dal padre e dall’ambiente circostante. Con i figli maschi la questione è simile, anche se la 33 specificità del contatto è differente. Il padre dovrebbe


trovare nuove forme di tatto. Può dare una pacca sulla spalla a suo figlio, scompigliare i suoi capelli, oppure controllare la forza di suo figlio. Fare il gioco del “braccio di ferro” col papà può diventare il divertio, i l mento preferito e contemporaneamente un’occa, g o i fi uom nti n g sione eccezionale per soddisfare le proprie esie i o n m Ad d og i mo no o genze – un ricarire il serbatoio emozionale. ar ea ca on

s s ss com nece rcepi essi , e o o p . son cui alcun tanti in qu or er ù imp p , i ip che

c. Siete i più importanti

Infine, l’attenzione deve essere indirizzata verso una meta. Si tratta di concentrare l’attenzione (anche se per poco tempo) su una unica persona al mondo, sul proprio figlio o sulla propria figlia. In tale momento, i figli, uno alla volta, devono sentirsi importanti, i più importanti. Non si tratta qui del trasmettere loro che sono “gli ombelichi del mondo”, ma che in quell’istante il papà si concentra soltanto su di loro. Il padre, non necessariamente a parole, deve dire a loro: adesso per me siete i più importanti del mondo, vi ascolto, ho tempo per voi, vi amo. Questi sono momenti assolutamente necessari: essere i più importanti per qualcuno.

Una proposta concreta

Ed ora una proposta concreta: ogni padre regali – magari nel corso della domenica successiva – mezz’ora del suo tempo a ciascun figlio. Sono convinto che in molte case ci sarà un’esplosione di felicità, più grande di quella che si otterrebbe ricevendo un regalo costoso… n testo dal bimensile “Głos dla Życia” 6/2003 www.prolife.com.pl

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L’uomo - capitano su una nave don Pietro Pawlukiewicz

O

ggigiorno molti uomini sposati non realizzano la propria vocazione. Ma essa è definita dalle due promesse che hanno solennemente presentato davanti a Dio: che ameranno la propria moglie fino alla fine, incondizionatamente, nella gioia e nella sofferenza, e che educheranno bene i propri figli. Nessuno ha promesso davanti a Dio che lavorerà troppo o guadagnerà eccessivamente, che farà una strabiliante carriera, che porterà avanti un business super-remunerativo! L’essenza della vocazione di coloro che si sono promessi l’amore davanti l’altare, consiste nella cura per una profonda relazione con il consorte e con i figli. Ogni marito deve essere come un “bodyguard” per la propria famiglia. Deve difendere la moglie contro la paura, la depressione, i sentimenti illusori, tutto ciò che le toglie la pace e la bellezza delicata.

L’uomo non al proprio posto

Ogni padre deve difendere i figli dalla solitudine, dalle tentazioni, dagli uomini malvagi, dalle bugie del mondo, deve proteggere la dignità delle figlie e rafforzare il coraggio dei figli. Deve difendere questi valori non urlando, non gli i fi con il pugno chiuso, ma per mezzo del potere e r e nd derivante dall’interiorità. Ogni uomo che ife ine, d d e litu ni, possiede la vocazione al matrimonio, è dev re la so tazio e d a stato creato per questo motivo e soltanto dal e ten zogn Il p l n dal le me do… quando realizzerà questi fattori sarà veramente n l a d mo se stesso. E se non lo farà? Allora, come Adamo, del fuggirà tra i cespugli. Troverà rifugio in un duro lavoro e tornerà tardi a casa. Si rifugerà dietro al guadagno, dietro alla illusione di felicità data dalla 35 costruzione della casa e dalle sue ininterrotte ristrut-


turazioni. Fuggirà e si siederà davanti alla televisione, nel garage, al pub o davanti ad un giornale. E perderà completamente la forza spirituale. Non si troverà più a proprio agio. Sentirà di aver deluso i familiari. E per questo, per fuggire dalla consapevolezza della sconfitta, incolperà tutto il mondo. E cesserà di guardare i propri cari dritto negli occhi. Numerosi padri e mariti hanno costruito case bellissime, ma ora in quelle case scorrono lacrime. Hanno guadagnato molto per pagare la scuola per il figlio e per la figlia, ma adesso si chiedono che cosa stia loro succedendo. Hanno accumulato la dote per i figli, ma questi non sono riusciti a resistere nel proprio matrimonio nemmeno qualche anno. E la vita ha mostrato che questa fatica, nella realtà, non era stata compiuta per la prole, ma era stata, in larga misura, una fuga dalla propria vocazione.

Come un capitano sulla nave

L’uomo deve essere come un capitano su una nave. Deve sapere dove si trova e verso quali lidi sta navigando. Soltanto allora, quando compie queste cose, è se stesso. E’ forte quando prevede dove possono esserci le tempeste e le sabbie mobili. Eva per prima ha peccato nel Paradiso, ma Dio ha Dio chi chiamato Adamo. Voleva parlare con lui a proposito “D ede ove sem di ciò che era successo. Dio chiede sempre Ca è la pr pit tua e all all’uomo: “Dove è tua moglie? Dove si trova a ’ n sta te n o, ve fami uomo adesso il suo cuore? Dove si trova la tua famiglia? : avi rso glia ? gan do Capitano, verso dove state navigando?”. do? ve ”. Costituisce una tragedia per questi ragazzi maturi il fatto che, nella maggior parte dei casi, la loro forza non è stata fornita dal padre. Non giocava con loro a calcio, non passeggiava con loro in montagna. I loro padri sono scappati tra i cespugli ed anche essi oggi scappano tra i cespugli. E’ molto verosimile che i loro figli faranno le stesse 36 cose. Della loro educazione si sono occupate le loro madri, che


a volte si sono anche date da fare per mettere da parte i padri. Infatti il cuore sensibile delle madri a volte non vuole affidare il proprio figlio nella mano virile del padre. A bordo di una vera nave, durante la tempesta, nessuna donna vorrà allontanare il capitano dal timone, ma pregherà che egli resista appunto alla guida della nave. Tuttavia nella vita può succedere diversamente, ossia che i capino n v A vol tani permettano di essere messi da parte, dicendo: ogl te l e i “Se vuoi, eccoti il timone”, e ciò è perfino nel ono a mad le m ffi ri comodo, poiché se ne stanno “in pace”, e posdei ani dare pad viri i fig sono scendere nella stiva della nave. l l r

Papà! Torna al tuo posto!

In questa situazione c’è un solo consiglio: bisogna tornare al proprio posto, verso se stessi; soltanto là dove si trova la propria vocazione, Dio fornisce la forza ai figli. Se perfino un padre ha deluso per molti anni, è comunque presente anche l’altro Padre, che rappresenta l’essenza della potenza e che conosce i luoghi più nascosti del cuore. C’è ancora Dio. Egli fornisce la forza agli intimoriti, ai feriti, a coloro che hanno complessi, agli uomini e alle donne. Senza questo sostegno non faremmo nulla nella vita. Fratello e sorella, ora sai perché dobbiamo pregare. Non per non commettere i peccati, o per rispettare un insegnamento religioso, ma per ottenere la forza da Dio. Questa potenza ci viene fornita dalla Santa Messa, se vissuta spiritualmente, e ci viene elargita dalla Confessione, nella quale tocchiamo la profondità della nostra fragilità. Alzati e vai verso Dio per ricevere il potere dello Spirito e della Parola, e torna con questa forza da coloro che devi proteggere e difendere. Vinci la lotta per una vita n felice sulla terra e per l’eternità in cielo. dall’omelia domenicale nella chiesa di Santa Anna in Varsavia

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ara rep p i os a om migli bene u i a n f si Og in izzar . l ta rea a vi per nell

Il padre nella famiglia e nella società dott. ing. Jacek Pulikowski

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l futuro del mondo passa attraverso la famiglia, non c’è alcun dubbio, e bisogna dirlo con coraggio. Passa attraverso la famiglia, nella quale si trova una madredonna, con tutta la genialità della sua femminilità, ossia una donna capace di amare e di essere responsabile. Il padre è un uomo molto normale, ma capace di essere responsabile e di amare. Per l’uomo ho invertito i due termini con una motivazione, perché la responsabilità è la chiave per la comprensione dell’importanza e dell’esistenza dell’uomo, sia nelle relazioni familiari che nell’attività sociale. Non si può separare come l’uomo agisce nella famiglia dalla sua attività nella società. Inoltre, ogni uomo si prepara nella famiglia per realizzarsi bene nella vita. Ed ancora – la sua paternità nella famiglia è la strada per la sua crescita, per la sua maturazione verso la realizzazione della propria paternità nella più ampia dimensione sociale.

Il modello dell’uomo maturo

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Affinché l’uomo si realizzi pienamente, deve sapere senza dubbi che cosa è per lui più appropriato fare, quali sono i suoi doveri, quali sono i suoi compiti. E qui incontriamo una prima grande difficoltà, poiché oggigiorno il modello di uomo marito-padre non c’è. Nella nostra società non esiste un tale modello ed è difficile accettare come tale un cowboy che risolve tutto con la forza o un playboy che si diverte eternamente. Pur non trovando attualmente tale modello, in quelli proposti dalla nostra società, per fortuna esiste. Questo modello è stato proclamato nella dottrina


ufficiale della Chiesa da Giovanni Paolo II molti anni fa. Penso all’Esortazione Apostolica “Familiaris Consortio”, pubblicata nel 1981. Può essere un riferimento sia per una persona credente sia per chi non lo è. Per non invertire le parole, qui cito un frammento di questo documento, riguardante l’uomo ed il padre. “L’uomo, esprimendo e vivendo sulla terra la paternità di Dio stesso, possiede la vocazione di assicurare un uguale sviluppo a tutti i membri della famiglia. Realizza questo compito per mezzo di: 1. Una responsabilità generosa nei confronti della vita concepita e che è portata dalla madre sotto il cuore. 2. Una realizzazione piena di attenzioni del compito di educare, condiviso con la consorte. 3. Il lavoro, che non divide mai la famiglia, ma la conferma nell’unità e nella stabilità. 4. La testimonianza di una esistenza cristiana matura, che efficacemente introduce i figli nell’esperienza viva di Cristo e della Chiesa” (dall’Esortazione Apostolica “Familiaris Consortio”, parte III, paragrafo intitolato “L’uomo come marito e padre”, numero 25). Alla luce di questi ruoli è facile valutare se gli uomini contemporanei sono o no bravi padri. Purtroppo spesso gli uomini oggi non sono buoni padri, e questo si esprime come fuga degli uomini dalla loro e vocazione, dalla responsabilità. nei tar alu pora v o Per essere un uomo responsabile m ri... am nte ssi ni co i pad bisogna utilizzare la ragione e la volontà. o P mi rav uo no b Non c’è altra strada. Non si può sostituire la i l g se ono o responsabilità con alcun mezzo tecnico. s 39


1. La responsabilità per la vita concepita

Molti uomini fuggono da questa responsabilità rifugiandosi dietro un’altra pseudo-responsabilità, la “responsabilità nei confronti della propria fecondità”, ossia la sterilizzazione, la contraccezione, i mezzi abortivi oppure l’uccisione dei bimbi concepiti e non ancora nati. Ho incontrato molte volte degli uomini che si sono sottoposti a sterilizzazione. Di questo si parla poco, eppure ho visto uomini che fanno questa scelta. Essi pensano di avere compiuto questa scelta in nome della responsabilità, affinché la loro fertilità non generi conseguenze indesiderate. Tuttavia non ho incontrato alcun uomo che, trascorsi un po’ di anni, sia ancora contento di questa decisione. Simile è la situazione che riguarda gli anticoncezionali, la pillola del ”giorno dopo”, o l’uccisione dei bimbi concepiti e non ancora nati. E questa non è una mia opinione personale, ma è una verità basata su ricerche scientifiche documentate ed oggettive. Un uomo che rinuncia all’uso della ragione e della volontà per controllare le conseguenze delle proprie azioni, degenera. Invece un uomo che utilizza il suo intelletto e la sua volontà – cresce. Crescendo come padre in famiglia, L’u cresce anche come persona che diventerà capace di o la mo c impegnarsi socialmente, perché, come ho detto e la propr he no prima, questi due aspetti sono inseparabili. i n a pro pri ragio usa Quali sono le conseguenze del fatto che a ne L’u deg v om ene olon l’uomo non vuole essere responsabile per la vita tà ra o - c che l . concepita? Basandomi anche sulla mia esperienza res e ce. usa di lavoro in un consultorio familiare, posso affermare che le conseguenze sono enormi. Circa l’80% delle donne sono deluse dalla sfera della sessualità nel matrimonio. E posso tranquillamente affermare che il motivo fondamentale non consiste in difetti nei comportamenti degli uomini in questo ambito, ma proprio 40 nell’inquietudine che sorge sempre nella donna quando l’uo-


mo non vuole assumere su di sé le conseguenze della convivenza sessuale. Questo famoso “mal di testa” è conseguenza del fatto che ella non possiede accanto a sé un uomo che si prenderà cura del bimbo concepito anche se non pianificato.

2. La partecipazione all’educazione

no L’u L’uomo non può sottrarsi all’educazione dei n om dal può s o figli. Inoltre, l’uomo non se ne libererà mai, o p all arte ttrar ’e anche se a volte non lo sa. Infatti, per quanc s dei duca ipare i to riguarda gli atteggiamenti esistenziali, i suo zion i fi e figli osservano il padre e non la madre. E’ dal gli . comportamento del padre che imparano che cosa vale la pena fare e che cosa invece no. E se il padre dice al figlio: “Ricordati, è più importante l’essere dell’avere”, ma poi si assenta per lavorare di più e guadagnare più di quello che è necessario per la sua famiglia, allora il figlio, che non è stupido, assimilerà che nella vita contano soltanto i soldi e dirà tra sé: “Anche io dirò a mio figlio che è più importante essere che avere, ma in verità mi interesserà soltanto il possedere le ricchezze”. Quanti padri trasmettono una tale testimonianza ai propri figli! Misura del nostro amore è il tempo che dedichiamo ad una data persona o ad una certa questione, e questo dimostra se amiamo veramente o soltanto a parole. Un padre in media trascorre insieme ai suoi figli poco tempo ogni giorno, mentre sta davanti alla televisione qualche ora. Ma questo fatto non disturba la sua serenità e non lo ostacola nell’affermare: “Amo molto i miei figli”. Ma non inganniamoci! Poco tempo fa parlavo con un padre che è venuto al consultorio poiché suo figlio aveva tentato di suicidarsi. Ed egli mi disse tre affermazioni contraddittorie: “So che mio figlio ha tentato il sui41 cidio poiché ho lasciato sua madre. Amo mio figlio al


di sopra di tutto e farò di tutto per lui. Ma lei, signor Pulikowski, comprende che non posso ritornare da mia moglie”. Chiamando le cose con il proprio nome, si tratpo ta del fatto che il piacere sessuale con una nuova m e el t li d donna era per lui più importante della vita del e g car pri fi one i d proprio figlio, anche se egli ovviamente non e o zi Il d ai pr ondi ile . e era in grado di accettare questa logica conb c n na nsa zio è u dispe duca traddizione. in ro e Un altro esempio. Un uomo ultracinquano l la tenne metteva in ordine i documenti dopo la morte per di suo padre. Tra di essi egli ha trovato un diario. Non avrebbe mai immaginato che suo padre scrivesse su un diario i suoi ricordi. Ha iniziato a cercare nervosamente il giorno che ha influenzato tutta la sua esistenza, il giorno che è stato il più importante nelle sue relazioni con suo padre. Trovata quella pagina sul diario, vi ha letto: “Sono stato con mio figlio a pescare. Tempo completamente perso”. Gli uomini contemporanei non comprendono il significato di “perdere” – ovviamente tra virgolette – il tempo con i propri figli. Invece questa è una condizione necessaria nell’educazione.

3. Il lavoro al servizio della famiglia

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Se non ci sarà una riflessione ragionevole ed un coinvolgimento della volontà, sarà sempre facile per l’uomo rifugiarsi nel lavoro. Infatti si parla del tutto ufficialmente del “workholism” – della dipendenza dal lavoro. E purtroppo questo problema sta diventando forse sempre più diffuso e distrugge sempre di più le famiglie. Ci giustifichiamo ricorrendo alla scusa secondo cui stiamo lavorando per la famiglia. “Ma io lavoro, non mi drogo, non mi ubriaco, non spendo a destra e a sinistra”. Invece, in verità, il lavoro dovrebbe essere per la famiglia e conforme alle esigenze familiari. Ovviamente, andrebbe


bene, anzi molto bene, che il lavoro fosse ragionevole, degno, socialmente utile, ecc… E questa mancanza di distacco dalla professione e di riflessione sulla professione è oggi generalizzata soprattutto tra i giovani, ma anche tra gli adulti.

4. La testimonianza di un’esistenza cristiana matura

I figli ci osservano, i figli ci imitano. Allora bisogna attirarli verso i valori. Il metodo migliore e più ragionevole per condurre ai valori consiste nel testimoniare con la vita questi ideali. Bisogna ricordare che i bambini sono troppo intelligenti per prenderli in giro. Questo fatto riguarda anche la sfera religiosa. I nostri figli, come confermano alcune ricerche, formano in sé l’immagine di Dio osservando il proprio padre. Se il loro padre è la caricatura di un uomo, allora i suoi figli formeranno in sé un’immagine caricaturale di Dio che ovviamente – e con un buon motivo – rifiuteranno quando cresceranno, quando acquisteranno una maggiore consapevolezza e maggiore capacità critica. Essi rifiutano la caricatura e non il Dio vero, ma si allontanano dalla Chiesa e dai Sacramenti e di conseguenza dal Dio vero, che non hanno potuto conoscere. E sullo sfondo di tutto ciò si trova il padre. Le stesse ricerche in ambito religioso illustrano l’importanza dell’influsso dei padri sulle no an famiglie, del fatto che essi di solito non si h i o adr uss vo rendono assolutamente conto. Se in una I p infl ficati giosa i n i u n rel famiglia non credente si converte la madre, ig o s sione figli. t l ella porta con sé il resto della famiglia nel 17 % mo men dei di vita dei casi. Se invece si converte il padre, egli conla sul della duce con sé il resto della famiglia nel 93 % dei casi. Penso che non servano commenti. 43


Ricordi sociali

La responsabilità in questi quattro ambiti citati costituisce la misura della qualità dell’uomo in generale. E non si riesce a separare in alcun modo questo fatto da qualsiasi altra attività dell’uomo, anche da quelle della dimensione sociale. Se un padre non difende l’esistenza del proprio bimbo concepito, egli non si realizza bene come padre. E se un parroco non fa nulla per difendere la vita dei bimbi concepiti sul territorio della propria parrocchia, egli non si realizza come parroco. Se il Santo Padre non si prendesse cura di ciò, sarebbe un cattivo Papa poiché non realizzerebbe il ruolo di padre nei confronti della Chiesa. Per fortuna i Papi – in particolar modo questi ultimi – sottolineano con forza la questione della difesa della vita. E se non se ne occupano il sindaco, il parlamentare, l’onorevole, il senatore, il Presidente del Consiglio, il Presidente della Repubblica, il ministro – se non si occupano della difesa dei piccoli concepiti, significa che lavorano male. Ed è così anche se fuggono da questa responsabilità. Questa funzione della difesa della vita non costituisce un tema secondario, sostituibile, bensì un tema fondamentale per il benessere dell’umanità su questa terra. Se un politico abdica alla sua funzione di difensore L no a dif nc esa dell’educazione alla vita viene meno nei doveri o s ben econ stitui della verso le persone. Purtroppo, nella storia più d per sì un ario sce u vita recente, ne abbiamo molti esempi e in diversi il b tem , sos n te ene a f titu ma stati. Ci sono i ministri dell’Educazione che su ssere onda ibile, m qu consapevolmente e volontariamente adottano d e e est a t ll’um ntale scelte educative che favoriscono l’uso immorale err a. anità della sessualità nei bambini e nei giovani. Questo è il tradimento della loro missione. Infatti, la funzione di ogni politico consiste nella paternità, ossia nel prendersi cura, nell’ambito familiare, del bene dei suoi figli e nell’ambito sociale, del destino dei suoi concittadini. 44 In modo simile funziona l’esempio di un lavoro onesto.


Diverse sono le conseguenze quando a lavorare in modo disonesto è il padre di una famiglia, rispetto agli enormi effetti prodotti se a lavorare in modo disonesto è una persona situata in cima alla piramide sociale. Tuttavia le conseguenze negative ci sono in ambedue i casi. E nello stesso modo funziona il processo di maturazione Il della persona e ancora di più se credente. Quindi, dip destin concludendo posso affermare che il destino del del ende o de l l’u d mondo dipende dalla capacità dell’uomo di om alla mon l com e sue o di cap do ac assumersi le sue responsabilità come uomo e as e u res om pon sum ità come padre. n ers oe sa testo presentato alla conferenza “Rafforzare la paternità” organizzata dalla Commissione per la famiglia e la Politica Sociale presso il Senato della Repubblica della Polonia, Varsavia, 22 giugno 2007, http://www.tato.net

com bilit i ep à adr e.

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bbi du a re, nh no mad rare o a n bi su avo am i sia eve l b d Il ch . su padre po’ rnità n ate l u i p ma ua as l l su

L’avventura della paternità e della maternità don Miroslao Malinski

N

on c’è dubbio su chi è la madre di un bambino. La donna porta il bimbo nel proprio grembo, questo è visibile. D’altra parte una donna in dolce attesa, ossia una donna felice, è una persona “protetta”. Gli uomini dovrebbero trattare ogni donna in gravidanza così che ella desiderasse essere incinta per tutta la sua vita. Non mi immagino assolutamente che si possa rimproverare una donna in dolce attesa. Anche se qualcuno è il responsabile di una grande azienda, e lei fa un errore sul lavoro… e merita di essere rimproverata… Comunque è meglio rimandare il problema a dopo il parto. Un bambino, quando nasce, si affaccia al mondo uscendo dal corpo della madre, nel quale fino a quel momento aveva trovato rifugio, al quale era abituato e con cui era legato. Quindi anche il bambino non ha dubbi su chi sia sua madre. Infatti, egli si è già abituato alla sua voce, ed ha ascoltato perfino il funzionamento dei suoi organi interni; inoltre ricorda il ritmo del battito del suo cuore. Quando un bimbo piccolo piange, le madri esperte lo abbracciano e lo tengono vicino a sé, ed allora molto spesso il bimbo si calma riconoscendo il ritmo del battito del cuore della madre. Quindi, su chi sia la madre è una questione chiara ed ovvia.

La paternità richiede di essere coltivata

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Ma chi è il padre del bambino? La questione è molto più difficile. Piuttosto è questione di fiducia. La madre lo sa. Almeno dovrebbe saperlo. Ed ella deve indicare al bimbo suo padre. Costui a volte è sorpreso della propria paternità. Viene e guarda: “Dio mio, questo gomitolo rosa, con le


rughe, è mio!”. La donna sa, perché lo porta in grembo, lo tiene in sé tutto il tempo della gravidanza, sa che il bimbo esiste dal primo attimo, dal primo momento. Il suo corpo continua a ricordarglielo. Ha la nausea… per rendersi conto che in lei c’è una nuova vita. Successivamente ci sono quei giorni capricciosi: “Caro, voglio un cetriolo!”. Lui corre a portarle un cetriolo, ma lei esclama: “No, piuttosto mangerei un pasticcino!”. Queste sono anche delle provocazioni nei confronti dell’uomo, perché volga la sua attenzione verso di lei, e capisca che anche lui è già padre. La natura provoca l’uomo… La natura stessa in questo modo parla di maternità e di paternità. Tuttavia egli è ugualmente sorpreso. Si può un po’ addolcire questa sorpresa toccando la pancia, accarezzandola, massaggiandola, baciandola. Imparare a riconoscere la posizione del feto, essere contento quando si muove e quando dà i calci. Inoltre, permettere al bimbo di abituarsi alla propria voce. Si può, per esempio, leggere le favole “alla pancia” – ossia per il bimbo. Infatti, può già sentire. Uno degli studenti mi raccontava come abituava il proprio bimbo alla sua voce. Ogni giorno sceglieva una favola e leggeva rivolto al bimbo nella pancia. Poi accarezzava la pancia della moglie e diceva: “Figlioletto, figlioletto”. Mi ricordo quando un giorno è corso da me tutto felice: “Sa, Don, sono orgoglioso del mio bimbo. Ho un figlio sso intelligente”. Chiedo: “Ha detto papà?”. Ed egli: spe o son i tà. “No, ma ha rivolto la testolina verso il ri pres terni d a r basso, poiché sa che tra poco sarà il so ia pa no, igli Ip f r so momento del parto. Vede, Don, come è rop pos are i a p avia u l t l i e. b furbo. Ha preso questo da me”. Il suo legame da utt , a a voc o T i i pr con il bimbo era incredibile. Un tale stato di mp ese a pro r l e l cose addolcisce anche il trauma post-parto del p a bimbo. Questo piccolo accecato da una grande luminosità, intorno fa freddo, tutto è nuovo, ed 47 all’improvviso compare un enorme essere dal profumo


completamente diverso dalla madre, tira fuori le sue grandi “zampe” ruvide, ritiene suo diritto averlo anche per sé e si considera suo padre. Ed il bimbo come fa a sapere che non si tratta di un estraneo? Invece così è abituato almeno alla sua voce. Ed ecco che quindi si è già stabilito un qualche legame. Un altro degli studenti, un po’ sorpreso dalla sua paternità, ha trovato un altro modo. Continuava a ripetere a suo figlio: “Figlio mio, Stanislao – figlio mio”. La frase era un po’ comica: “Figlio Stanislao, non piangere più!”, ma egli in questo modo si ripeteva: “Sono padre di questo bimbo”.

Perché il bambino non si senta un “mezzo-orfano”

Il compito principale della madre consiste nell’indicare al bimbo suo padre, perché non si senta un “mezzo-orfano”. Indicare è troppo poco, qui si tratta di un aiuto attivo nel “ricreare” la figura paterna. Come farlo? La donna per mezzo di tutto il proprio essere dice al bimbo: “Questo uomo, che amo al di sopra di tutto, è tuo padre”. Così una madre mostra al bimbo suo padre. Il c Per ogni bimbo, l’amore tra i genitori ha un significato o del mpi insostituibile. In teoria, se questo amore è vivo e nel la m to pr l’in adr inc saggio, i figli si riscaldano le mani ed il cuore dic e co ipal e are n ad esso, come presso un focolare. E questo s s i “ri u cre o pa al bi ste educa i bambini all’amore involontariamente. Se m d are re, bo pat ” la f qualcuno dice che ama i propri figli, ma non ama il ern igu ra a. proprio marito o la propria moglie, allora questi fa del male ai propri figli. I figli dovrebbero osservare come la madre ama il padre, e come il padre ama la madre. 48

Il papà ri-creato, ri-elaborato

L’ho compreso da chierico. Ero ospite di una famiglia della regione della Slesia. Quando sono entrato nella stanza, la


tavola era apparecchiata, e quindi mi sono seduto ad uno dei posti. Allora un ragazzino, figlio del padrone di casa, è corso verso di me ed ha esclamato: “Per favore, si alzi! Non ci si può sedere adesso!”. Mi sono alzato confuso. “Così piccolo, e già anticlericale!”, ho pensato, tuttavia ho preferito essere gentile. Mi sono alzato ed osservavo che cosa sarebbe successo dopo. Silenzio, tutti in P l’a er og piedi, aspettiamo, anche se la minestra era già in mo ni ha re tr bimb tavola. Quindi entra il padre, ed occupa il primo un a i o, posto a tavola. Tutti occupano i loro posti. Il ins sign geni ost ific tori itu padre inizia una breve preghiera prima del ibi ato le. pasto. Ci sediamo. Il padre si versa la minestra, la versa alla moglie, la offre agli ospiti, e dopo ai bambini. Nessuno aveva alcun dubbio su chi fosse il padre in quella casa. Poi il figlioletto chiede: “Papà, posso dire qualcosa?” La risposta è : “Parla!”. Inizia la conversazione. Ciò che mi ha colpito di più è il fatto che perfino i bambini difendevano la posizione del padre in quella casa, posizione che ai loro occhi era stata minacciata dal mio sedersi a tavola prima dell’arrivo del loro padre. In quella famiglia non soltanto la moglie, ma anche i figli costruivano la figura paterna, intuitivamente difendevano il ramo su cui tutti stavano. Un’altra immagine, alcuni anni più tardi. Ho visitato alcuni conoscenti a Breslavia. La visita non era stata preannunciata, tranne che da un: “Verrò da voi”. Nel salottino i bambini mangiavano il pranzo dandosi delle gomitate. Avevano già finito la minestrina e stavano per mangiare le polpette con le patate. La mamma li serviva come poteva. Intanto il mio amico, padre di questi bambini, mangiava in cucina sul frigorifero i resti del giorno precedente, ossia ciò che rimaneva della carne. Mi sono avvicinato a lui per parlargli, mentre nel salottino è iniziato il combattimento tra i bambini. All’inizio soltanto parole aspre, poi sono passati al gettarsi l’uno contro l’altro le 49 patate. La loro madre ha urlato al padre: “Senti, digli


qualcosa, perché tra un attimo distruggeranno tutta la casa. Io non ho più le forze! Fa’ qualcosa!”. L’ho guardato, lui ha guardato me e senza pronunciare una parola ha lo o continuato a mangiare la carne. In salotto il caos era u r un a sempre più grande. La madre è apparsa alla porta: le eh gli enta ne o “Digli qualcosa! Ordina che si calmino. Sei il o m m ni onda mazi erna loro padre!”. Ma egli non era in grado di dire r Og f at fo la ura p gli. l o e alcunché, poiché non era stato “rielaborato” v n fig ro fi o atti a l o t l l come padre. In questa casa era quello che iu de er i o. o a ifes p mangiava gli avanzi sul frigorifero. Questa l su è ind i za o donna, sua moglie, non ha “ricreato” la figura paterSen ’uom l na per i loro figli, per cui in quella situazione rimanevano dei ”mezzi-orfani”. Sono convinto che se ella lo avesse amato veramente non avrebbe permesso che egli mangiasse il pranzo sul frigorifero… Ogni moglie ha un ruolo fondamentale nella formazione della figura paterna per i loro figli. Senza il suo aiuto attivo l’uomo è indifeso. Se il padre ha una personalità forte se la cava benissimo e forse ci riuscirà. Tuttavia, quanto più debole è il carattere dell’uomo, tanto più è necessario l’aiuto della moglie per “elaborare” la figura paterna per i figli. E le donne non dovrebbero rimarcare eventuali difetti o mancanze del padre ai figli. Infatti sono state loro ad aver scelto questo padre per i loro figli. Bisogna soltanto iniziare a lavorare insieme per costruire l’autorità paterna.

Maria sapeva come farlo

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Vale la pena qui citare una scena eccezionalmente bella tratta dalle Sacre Scritture. Gesù dodicenne è andato in pellegrinaggio a Gerusalemme insieme ai genitori. Sulla via del ritorno Giuseppe e Maria non lo trovarono. È sparito da qualche parte. Mi riempie di ammirazione il fatto che Maria non è una madre che trema per il piccolo Gesù, preoccupata per ogni movimento del Figlio, che non gli accada nulla di male. Il Ragazzo se n’è andato da qualche parte, ha dodici anni, è


assente tutto il giorno. Nessuna tragedia. Probabilmente si trova da qualche parte con i parenti. Dopo un paio di giorni, è comprensibile, iniziano ad inquietarsi, e affermano perfino che loro Figlio si comporta in modo irresponsabile. Partono a cercarLo. Lo trovano nel Tempio. E proprio questa scena è formidabile. Maria si comporta come un’eccellente psicologa del XXI secolo: “Figlio, perché ci hai fatto ciò?”. All’inizio parla del legame che li unisce – “Figlio”. Ho il diritto di dirlo poiché sono tua madre. Subito parla anche a proposito dei sentimenti: “Ecco che Tuo padre ed io Ti cercavamo pieni di dolore”. Ciò che hai fatto ci fa male, tocca il cuore stesso. Ella cita i sentimenti e parla a proposito di essi. Ma, ciò che è più curioso: Maria perfino in una situazione così difficile “ricrea” il padre per Gesù: “Ecco che Tuo padre ed io…”. Innanzitutto il padre, anche io, tuttavia innanzitutto il padre… Questo fatto è insolito. Ma d’altra parte si sa che la questione della paternità in questa famiglia è un po’ più complicata che nelle altre famiglie. Tanto più, quindi, quel Ragazzo ha bisogno che Gli venga indicato un padre.

La famiglia – ossia vivere come su una barca

Il matrimonio può essere paragonato ad un’esistendre do, za su una barca, dove si trovano due regni. Sotto ma e cal a l nte del coperta ce n’è uno – il regno della madre, e no oglie adre g e , c sopra coperta si trova il regno del padre. Il r o ac del p mpio g o a o n u o Sotto coperta profuma di cacao, c’è la n l il reg spazi olto èu o torta, la temperatura è tiepida, ci sono le tenn te m è u a vol ioso… dine, si trovano le tazze, c’è sicurezza e nulla ch ris minaccia i bimbi, anche se all’esterno infuria una tempesta ed una burrasca. Il regno del padre è rappresentato da spazi ampi, 51 permette di ammirare vasti orizzonti, ma può essere


molto rischioso. Può esserci vento con pioggia, sobbalzi improvvisi, insomma – molto rischio. Uno dei compiti di un padre consiste nel tirare fuori il bimbo dal mondo caldo e sicuro della madre ed introdurlo al mondo esterno. Tutto questo ha inizio già dal taglio del cordone ombelicale dopo il parto. Bene se può farlo il padre, perché allora in modo simbolico egli spezza il legame tra il bimbo e la madre. E’ vero che è un po’ un aggressore. La madre tuttavia dovrebbe invogliarlo: “Vai... vai dal papà”. Il bimbo risponderà: “Ma là c’è vento…”. La mamma lo spronerà: “Vai, vai, là la situazione è interessante”. Grazie a ciò il padre può accertarsi che il bimbo sia al sicuro ed insegnargli il coraggio: “Sii coraggioso. Il mondo può essere pericoloso, ma si può gestire. Riusciremo a vincere la tempesta, ce la caveremo contro il vento, la pioggia, tutto. Guarda: ti dò un consiglio. Vieni, tenteremo insieme. Vedrai come è bello, vedrai gli spazi, un cielo stupendo. Meravigliati di questo mondo, degli elementi naturali che impazzano, guarda oltre l’orizzonte”. Ecco la storia di un bimbo che si muove tra il padre e la madre. E’ possibile quando entrambi i genitori sono presenti all’educazione del bimbo. La madre da sola non realizzerà mai Un il compito del padre, mentre il padre da solo non compirà no a m ns a arà dre il ruolo della madre. A volte il bimbo si nasconde m da d dietro la gonna della madre (sempre se lei le il r i rea ai in sola ed uolo lizza grad usa) e a volte corre dal padre, verso i pantaloni. re un o d pad el pa La prospettiva di un bimbo è molto bassa, non n il r on s re d dre, uo a o arriva a più di 80 cm, e là a quell’altezza il bimbo s s t lo del ituirà olo deve incontrare e riconoscere la madre ed il padre. la ma dre Per questo sarebbe più facile per lui riconoscerla se la . mamma indossasse una gonna. La stessa presenza della madre in casa è molto importante. Questa presenza crea il focolare domestico, fornisce il calore… Il bimbo vi ritorna perfino nei pensieri. A volte 52 torna da scuola e dall’entrata grida: “C’è la mamma?”. “Ci


sono, che cosa volevi?”. Egli risponde: “Nulla”. A volte si tratta soltanto della presenza, nulla di più. Ovviamente ci si può far aiutare dalla nonna o dal nonno, poiché allora esistono delle persone presso cui si può ritornare. La situazione peggiore è quando il bimbo, dopo il ritorno a casa, “può parlare soltanto con il frigorifero”. Come non trasformare la casa in hotel, dove si Il s u è d o co torna per dormire, mangiare e poi andare al mp i si s a cc it ent che lavoro? – questa è una delle domande più as la ertar o f i s a c i importanti che ci si deve porre quando si u m la col ra, e iglia on g desidera formare una buona famiglia. La na li de por ve casa deve essere un luogo di incontro. D’altra tan esse re te. parte ogni madre lo sa perfettamente e lo comprende. Il bambino torna a casa, la mamma lo guarda e sa già tutto: “Non ti preoccupare, vieni, ti dò un po’ di marmellata. E’ successo qualcosa?”. “Sì, mamma, ho di nuovo permesso che ci facessero un paio di goal durante la partita”.

Il padre dà il senso di sicurezza

E in questa avventura qual è il ruolo del padre? Il suo compito è di accertarsi che la famiglia si senta sicura, egli deve essere la colonna portante. Molti anni fa ho visitato una coppia di giovani sposi, miei conoscenti. Avevano un figlioletto di cinque anni, abitavano in un condominio popolare. Fuori c’era la tempesta, e poiché io adoro le burrasche, allora ho aperto la finestra il più ampiamente possibile ed ammiravo i fulmini. Non pioveva, ma i fulmini colpivano punti vicini a noi. All’improvviso di fianco a me appare il piccolo naso del figlioletto dei miei amici. Guardava questo spettacolo con occhi grandi. Gli ho chiesto: “Hai paura?”. Ed egli ha risposto: “No”. “E’ impossibile. Davvero non hai paura?” continuavo la conversazione molto stupito. “Non ho paura!” ha risposto il bambino in modo deciso. Allora io, ancora più sorpreso: “Come è possi-

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bile che non hai paura?”. E il bambino: “In casa c’è il papà”. Il bambino ha terminato il colloquio con la frase: il papà si trova nella casa. Conseguenza: Non c’è nulla da temere. Allora ho compreso che Pietro e t ui str i era riuscito a costruire uno spazio di sicurezza per d ! te te e figli men ola a il proprio figlio, per la propria casa. Per il figlio c l i u u r a c Ed vost te tot lla s ne questa è una cosa non soltanto importante, ma i o u i a ric one s ccas a c i o anche necessaria. Sono pure convinto che la l’ az ns me No educ rdere lega moglie di Pietro lo ha aiutato nella o pe un a. lor costruzione di questa sicurezza, almeno per la r non reare glio/ pe di c ol fi mezzo dell’“elaborazione” della figura paterna in c lui per il proprio figlio, quindi nella “creazione” di un padre grazie al quale si stia sicuri. Tutto questo ha inizio nel momento in cui la mamma dice: “Perché hai paura? Non temere! Il papà si trova con noi in casa!”.

I mammut ed il problema della paternità

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Il problema consiste nel fatto che si sono estinti i mammut. Un tempo il padre radunava i suoi figli, si recavano in un bosco, zappavano una grande fossa, dentro vi piantavano dei pali appuntiti, mascheravano la trappola, salivano su un albero ed aspettavano il mammut. L’animale sopraggiungeva, cadeva nella trappola e si infilzava sul palo. Il padre usciva subito dal nascondiglio, uccideva il mammut con la lancia, lo tirava fuori per la proboscide, se lo caricava in spalla e lo portava a casa. Gettava il corpo dell’animale ai piedi dell’amata moglie e diceva: “Cara, preparami un pranzetto”. I bimbi guardavano questa scena a bocca aperta, pieni di ammirazione e di riguardo nei confronti del padre. Purtroppo i mammut si sono estinti. Perfino ai tempi in cui il padre di famiglia lavorava nell’agricoltura o nell’artigianato, e i figli imparavano stando presso di lui, questo era naturale, poiché il padre era importante per il figlio, era un maestro che conosceva la sua professione. Ma oggigiorno, come formare la propria autorità nei confronti dei figli?


Ritengo che il segreto consista nell’educazione, continuare ad istruire i propri figli, insegnare a loro tutto, in ogni minima occasione. Vale la pena osservare una gattina con i piccoli, come essa ininterrottamente insegni a loro a cacciare, come muova la codina affinché essi la rincorrano. E’ capace di portarli, tenendoli tra i denti, nei vari angoli della stanza ed aspetta pazientemente finché essi tornano al giaciglio. E quando raggiungono la mamma, quante coccole… Tutti gli animali insegnano ai propri piccoli, educano i propri cuccioli. Soltanto in noi uomini ultimamente qualcosa si è confuso e ci sembra che i figli non debbano essere istruiti ed educati. Vale la pena continuare ad insegnare ai propri figli! Continuamente! Andando a fare una passeggiata è bene che sfruttiamo ogni momento: “Guarda, questo è un albero. Ogni albero possiede un tronco. Vieni, tocchiamolo! Là dentro si trovano dei tubi di trasporto dell’acqua, che l’albero estrae per mezzo delle enormi radici nascoste in terra. Porta una paletta, vi scaveremo intorno! Nel tronco si trovano numerosi anelli che si possono contare per stabilire quanti anni ha l’albero. Porta una sega, lo tagliamo e ti mostrerò”. Ognuno di noi conosce il mondo tanto quanto serve per essere in grado, in teoria, di insegnare ad un bambino le basi per muoversi in esso. Chi ha mai detto che un padre non è in grado di aiutare ad imparare a suo figlio a li fig te leggere ed a scrivere? Questa è una occasione tri sape s o v n i da non perdere per creare un legame col no do an e voi sa, u figlio (o figlia) che ricorderà: “Questo me Q no e lco oro edo qua te a l nsiem l’ha insegnato mio padre”. Non si può i h i c a re str scaricare totalmente l’educazione dei propri mo cerca ta… s i figli sulla scuola. e r rispo m o c la Ovviamente giungerà il momento in cui il bambino porrà una domanda a cui non sappiamo rispondere. Quando sono piccoli, i nostri figli sono 55 convinti che il papà sa tutto. “Papà, guarda, ho preso


un ragno, di che cosa si nutre?”. Si può rispondere tranquillamente: “Io stesso ne sono curioso. Vieni, controlliamo in Internet”. Oppure: “Andiamo al negozio di animali, là c’è un esperto e sicuramente ci risponderà”. Nell’educazione è molto importante la preparazione all’autonomia. I nostri figli verranno a sapere che da una parte il papà sa tutto, ma non sempre, e quindi impareranno a gestire la propria mancanza di conoscenza.

Il padre che lavora eccessivamente

Attualmente i padri o sono disoccupati o lavorano eccessivamente, lavorando anche più di dieci ore al giorno. Ovviamente entrambe le situazioni sono negative, ma questi sono i fatti. Come cavarsela quando il padre deve lavorare molto ed è spesso assente da casa? Per i bambini la parola “lavoro” è astratta, essi non conoscono i concetti astratti. Anche la dichiarazione che “il papà sta lavorando, è al lavoro” è un’astrazione. Significa soltanto che il papà non è a casa, che non si può giocare con lui e che in generale il lavoro è qualcosa di cattivo, poiché assorbe le energie ed il tempo del papà. Quindi cercate di ricondurre l’astrazione alla concretezza e portate i vostri l’a Cerc str a figli al lavoro, per mostrare a loro che cosa fate là, por azio te di ne ric tat anche se magari siete un operatore ecologico: on ei all per vostr a con durre i vostri figli ammireranno anche tale occui c m che ostr figli a retez pazione, vedendo che voi guidate un enorme za l cos are camion e che esso vi “obbedisce”. Se non potete a f a lo lavor e o, ate r là.. o portare i vostri figli al lavoro con voi, poiché per . esempio lavorate in fabbriche militari, almeno conduceteli presso l’edificio in cui lavorate e dite: “Lavoro là. Al sesto piano. Faccio questo e quest’altro. Questo è il mio lavoro”. Si possono fare delle fotografie, mostrarle ai vostri figli e chiarire tutto in modo che il vostro impiego non 56 sia astratto ma diventi concreto. Ciò aiuta.


Che cosa può fare una madre? Innanzitutto non dovrebbe aggiungere benzina al fuoco! Quindi per l’amor del cielo non dica: “Vedi come ti ama il papà! Va a lavorare quando ancora stai dormendo, e torna quando sei già a riposare. Non vuole vederti, se ne va lontano. Hai un padre così”. (Curioso, chi ha scelto un A padre fatto così?). Anche se questa fosse la veè a nch sse e se rità, ossia che il padre fugge, teme di ritornare èb n en te pe il pa a casa e preferisce rimanere al lavoro, ec d pre he r il l re bisogna fare tutto perché i figli non debbano dec nda com avor isio par un o, subire le conseguenze di tale situazione. qu te ni fam alle e Vale la pena di proteggerli da un tale stato di ilia ri. cose. Sicuramente è necessario un tranquillo colloquio dei genitori tra di loro, per aiutarli a comprendere vicendevolmente che cosa sta accadendo. Ovviamente la cosa migliore è difendere il padre davanti ai figli: “Il papà ci ama così tanto che lavora fino a tarda notte. Fa ciò per amor tuo e di noi tutti”. E’ bene tenere in evidenza in casa oltre alle immagini di Gesù e della Madonna, anche una fotografia recente del papà perchè i figli abbiano l’immagine del padre sempre davanti agli occhi, anche se egli, per esempio, è un marinaio e sta a casa raramente. Ogni giorno di sera si preghi con i figli per tutta la famiglia, e specialmente per il papà. Anche se il padre è assente per il lavoro, è bene che comunque prenda parte alle decisioni familiari, come per esempio: “Mamma, posso andare in discoteca?” – una tale semplice domanda è una meravigliosa occasione affinché nella consapevolezza dei figli compaia anche la figura paterna: “Carissimo, telefoniamo al papà e sentiamo che cosa ci dirà”. Questo modo di affrontare la questione sviluppa nei figli la consapevolezza della presenza del padre nella loro vita. Se a ciò aggiungiamo il contatto telefo57 nico, con una videocamera sul computer e tutte le altre


possibilità che crea Internet, la mancanza fisica del padre in casa può non essere un problema molto grande. Ovviamente dietro queste possibilità tecniche deve nascondersi il desiderio del papà di partecia ogn tto s pare alla vita dei figli. E’ bene che conosca i nomi i b a o nto del f ond a degli amici e delle amiche dei propri figli, che t m ol ra n s si cu o nel he o legga i libri, si eserciti su tutti i più recenti c N der trin a an a n n e e c giochi al computer, e che conosca la musica r s m p li fig adre, cono gli. i i attuale e di moda. i che del p costu dei f o Non soltanto bisogna prendersi cura del e d h c on fatto che i figli entrino nel mondo del padre, ma il m anche che costui conosca il mondo dei figli. Ed ogni momento trascorso a casa sia utilizzato fino all’ultimo per instaurare un contatto il più vicino possibile e, non risparmiando baci ed abbracci, permettere che i figli si sentano amati. E perfino, se bisogna uscire a lavorare quando i bambini dormono ancora o se si ritorna e già riposano, vale la pena dare un’occhiata alla loro camera e tenerli per la mano. I nostri figli dormono e non si rendono conto di molto, ma il giorno seguente la mamma racconterà loro che il papà di notte è entrato nella loro cameretta e che li ha abbracciati. Anche il padre ha bisogno di una tale situazione familiare, per non dimenticare che ha dei figli, e per vivere la propria paternità quotidianamente.

La famiglia in dialogo

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Se nel caso di situazioni difficili non sappiamo come portare avanti un buon colloquio con il consorte, possiamo trovare un aiuto nelle “tazzine”. Va bene avere in casa un paio di tazzine per le occasioni più solenni, specialmente per le conversazioni importanti. Un completo di tazzine per due persone, perché si possa discutere bevendo in due. Quando uno dei coniugi le tira fuori e le mette sul tavolo, sarà segno per l’altro che non si può più tralasciare di


risolvere il problema. Allora sedetevi a bere il caffè o il tè, e conversate tranquillamente a proposito della questione. “Non puoi lavorare eccessivamente. Mi fa male il cuore quando ti vedo che ritorni così stanco, che non hai nemmeno le forze per salutare i nostri figli”. Ci sono dei problemi che non si possono discutere di corsa. Si può discutere velocemente di fatti tecnici: chi pagherà la luce e il gas, chi andrà a prendere i bimbi all’asilo e quando si farà andare la lavatrice. Ma ci sono anche le questioni importanti, spesso difficili da risolvere e un po’ scomode, che cerchiamo di rimandare. Per poter parlare di esse, necessitiamo di tempo e di calma. Di questi problemi si può parlare soltanto seduti, e per questo motivo abbiamo le tazzine, per sederci a conversare.

La felicità d’un padre

Si fa sera, i bambini respirano regolarmente nei loro lettini, la moglie sta ancora leggendo. Il marito controlla che i bimbi siano sotto le copertine, se le porte sono chiuse, se i rubinetti sono chiusi e se il frigorifero non è aperto. Finalmente si siede comodamente nella poltrona e socchiude gli occhi. Pensa: “Dio mio, che tranquillità! Che piacere!”. Ripetendo queste parole permette che la felicità entri dentro di lui: “Dio, che pace, che ordine. E tutto i lem b ciò grazie a me!”. Così risulta l’appagamento o r . ei p i rsa che deriva dall’essere padre. Vale la pena o d on s di co n so he n re e ripetere tale sequenza di azioni qualche Ci c cute arlar o p p is m volta alla settimana, ossia sedersi comodi d e o tern di te n o o s o nella poltrona e gustare il fatto che si è sereni, pos Per p itiam lma. s s si è attorniati da una famiglia che ci ama, si è e i ca nec e d sicuri, e… tutto ciò è merito anche nostro! 59


L’amore più forte della morte

Può accadere che la fedeltà diventi l’unico termine per definire l’amore. A volte dura un mese, un paio, a volte alcuni anni o di più. Si conoscevano da molto tempo, una bellissima coppia. Il marito, fino al momento delle nozze, aveva scelto di non bere, tuttavia dopo il matrimonio iniziò ad ubriacarsi. Ovviamente, come sempre, c’erano dei motivi per tale situazione. Durante un suo viaggio in Francia per guadagnare un po’ di soldi, la moglie e le due stupende figlie passeggiando avevano subito un incidente. Un autista ubriaco era finito sul marciapiede. La moglie, gravemente ferita, si era ritrovata in ospedale, la figlia maggiore aveva avuto una lesione celebrale e ferite minori, la figlia più piccola era morta. Il nonno, sapendo che la madre non avrebbe potuto partecipare al funerale di questa figlia, aveva portato il suo corpo dalla madre a letto ingessata; le sue urla si erano sentite in tutto l’ospedale. Anche se, alcuni anni dopo, gli sarebbe stata molto grata per averle dato la possibilità di salutare la figlia. Quando il marito era tornato, in casa aveva trovato delle lettere non terminate, scritte a lui dalle figlie. La minore stava imparando a scrivere: “Papà, papà, ti amo, ti amo”. In questa si“ nel Io h op la tuazione c’era un motivo per bere… Iniziò a trattare gio r ia omes male sua moglie. Ella rimase ingessata per e nel Ora nel so: la vari mesi, mentre lui era pieno di aggressività. fas siam dolo re. ed o no La situazione andò avanti così per anni, e semM el nl o a a io dolo brava che non ci fossero più possibilità di miglior bba e. nd ramento. Non vedendo alcuna reale possibilità di on erò ”. cambiamento, ho detto a quella donna: “Lascia quel tizio, lascialo. Per riguardo verso i figli, verso te stessa, per la vostra sicurezza. Non si tratta di divorzio, ma di separazione. Lascialo”. Allora ho sentito questa risposta: “Io so che cosa ho giurato. Io ho promesso: nella gioia 60 e nel dolore. Anche se ora si è nel dolore, io non lo lascerò”.


So che ogni donna in tale situazione ha il diritto a difendersi. So che un tale atteggiamento è eroico. So che non si può esigere l’eroismo, tuttavia si può ammirarlo. Dopo alcuni anni, il marito di questa donna è entrato nel gruppo degli Alcolisti Anonimi ed ha iniziato a cercare altre forme di aiuto. La moglie ha imparato come comL’i nfe portarsi nei confronti della sua malattia di alcoe l’ par rno è a lista, come non creargli le opportunità per bere, ec d m du ran ore chi a urat come accettare la persona pur non condivinn o te t di q por utto uest i, dendo la sua debolezza. Attualmente sono tav que a do a s n una coppia appagata. Il marito aiuta gli “F il no to pe na ede me riod altri uomini che hanno difficoltà simili. ltà o ”. di L’inferno è durato parecchi anni, e l’amore di questa donna durante tutto questo periodo portava il nome di “Fedeltà”. Era una fedeltà illogica sotto l’aspetto umano. Avrei compiuto una terribile sciocchezza, se fossi riuscito a convincerla alla separazione. Ora considero anche diversamente le parole: “Ciò che Dio ha unito, l’uomo non separi”. Mi ha incuriosito, tuttavia, da dove derivasse la fedeltà di questa donna. Ella non è mai stata particolarmente pia. Addirittura direi che per molto tempo ha vissuto una crisi della Fede. Una certa luce su tutta la questione è stata gettata da parte della nonna e dei suoi genitori. La nonna ha conosciuto suo marito quasi nel giorno del matrimonio. Erano vicini di casa ad avano pressapoco la stessa età ed i loro genitori combinarono il matrimonio: “Sarà una bella coppia”. E quando si sono incontrati, ossia il giorno del matrimonio, si sono innamorati vicendevolmente – proprio così, dal primo sguardo – come si dice. Tuttavia Dio non ha dato a loro molto tempo per vivere insieme. Durante la I Guerra Mondiale il nonno è stato internato. E’ tornato, ma ha perso la salute ed è morto poco dopo. La nonna è rimasta sola 61 con tre figli. Giovane, attraente e ricca… Tuttavia non


si è risposata, e quando i nipoti chiedevano: “Nonna, perché non ti sei risposata?”, ella rispondeva: “Poiché amo il nonno. Lo amo molto!”. E a volte, a più di novanta anni, la nonna iniziava a piangere: “Nonna, che cosa e , tt me zione s c’è da piangere?” ed ella rispondeva: “Mi sono a a r si t ener ne. à ricordata di mio marito”. Erano passati sessanta t g l o ede ne in edizi f anni dalla sua morte, ed ella se lo ricordava La azio ben deltà ote d r a e e f n a con grande tenerezza. Per tutti era chiaro che ra on gen e u di com vost a bu gli. questo amore aveva vinto la morte, la quale La à un tri fi ir vos non era più di ostacolo. u t ti i cos per Proprio questa fedeltà ha fruttificato nel bellissimo matrimonio, pieno di unità, di una delle loro figlie. I consorti non si separavano nemmeno per poco tempo. Quando durante gli anni settanta il marito ha ricevuto, quasi per miracolo, un passaporto per trascorrere un paio di settimane nella Repubblica Democratica Tedesca, è ritornato dopo pochi giorni affermando già sulla porta alla moglie stupita: “Sai, non potevo vivere là senza di te!”. In questa famiglia la fedeltà era, in qualche modo, trasmessa di generazione in generazione. Le decisioni che prendiamo nel corso della nostra esistenza, anche la nostra fedeltà, influiscono sul destino delle generazioni seguenti e diventano una benedizione per loro. La fedeltà di ognuno di noi può diventare una eccellente testimonianza per i matrimoni delle generazioni successive. n testo di una conferenza, ritiri spirituali per gli studenti, Łódź, dicembre 2005

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NOTE SUGLI AUTORI

Robert Friedrich Chitarrista polacco, compositore e produttore musicale. Ha fondato diversi gruppi musicali rock nei quali suonava. È fondatore e dirigente dei gruppi musicali cattolici “2Tm 2, 3” ed anche di un gruppo di bambini “Arka Noego”. In questo gruppo suonano e cantano rinomati musicisti ed i loro bambini. Il loro primo disco come debutto è uscito nel 2000 ed ha venduto cinque milioni di copie.

dott. ing. Jacek Pulikowski Felice marito e padre di tre bambini. È dottore, ingegnere, insegnante della Politechnica di Poznan, docente presso gli Studi sulla Famiglia nella Facoltà Teologica UAM di Poznan. Da circa trenta anni è attivo nel campo pastorale per le famiglie e con la moglie Jadwiga accompagnano ed aiutano con la loro esperienza tante coppie in crisi e preparano i giovani al matrimonio nei corsi prematrimoniali. È conosciuto come abile insegnante che riesce a trasmettere la sua conoscenza semplicemente e con umorismo. don Pietro Pawlukiewicz Sacerdote della Arcidiocesi di Varsavia, è un predicatore molto conosciuto in Polonia. Alla Radio “San Giuseppe” conduce il ciclo “Catechismo tascabile” dove risponde alle domande degli ascoltatori sul tema della fede. Attualmente lavora nella chiesa universitaria di Santa Anna in Varsavia. Ha scritto tanti libri sul tema della vita spirituale specialmente per i giovani e per i genitori.

don Miroslao Malinski Sacerdote della Arcidiocesi di Wroclaw. Negli anni novanta ha trascorso 4 anni nella Comunità di Taizè dove ha scoperto la vocazione sacerdotale. Si è dedicato alla guida spirituale degli studenti di Wroclaw. Il suo metodo educativo è molto simile a quello di Karol Wojtyla. Conosce tutti gli studenti per nome.

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INDICE INTRODUZIONE - dalla Redazione della Casa Editrice Mimep-Docete TENENDO IL PADRE PER LA MANO - Robert Friedrich, musicista LA PATERNITÀ MINACCIATA - dott. ing. Jacek Pulikowski

DOVE SONO QUESTI UOMINI? - don Pietro Pawlukiewicz COME MIGLIORARE LA PROPRIA PATERNITÀ? - dott. ing. Jacek Pulikowski

LʼUOMO - CAPITANO SU UNA NAVE - don Pietro Pawlukiewicz

IL PADRE NELLA FAMIGLIA E NELLA SOCIETÀ - dott. ing. Jacek Pulikowski

L’AVVENTURA DELLA PATERNITÀ E DELLA MATERNITÀ - don Miroslao Malinski NOTE SUGLI AUTORI

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