Leonia Martin - Biografia anteprima

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Stéphane-JoSeph PIAT

Leonia Martin Una Santità Sorprendente

BIOGRAFIA

Anteprima Postulation Léonie Martin | Mimep-Docete | Edizioni OCD


© Postulation Léonie Martin (Caen - France), 2019

ISBN: 978-88-7229-736-0

© Edizioni OCD - via Vitellia, 14 - 00152 Roma Tel. 06 5812385 - Fax 06 97625722 - info@ocd.it ISBN: 978-88-8424-479-6

© Mimep-Docete - via Papa Giovanni XXIII, 2 - 20060 Pessano con Bornago (MI) Tel. 02 95741935 - Fax 02 95744647 - info@mimep.it

Titolo originale:

© Office Central de Lisieux, 1966

Léonie, une sœur de Sainte Thérèse à la Visitation © Éditions Emmanuel, 2017

Léonie Martin, la sainteté inattendue d’une sœur de Thérèse

Nihil Obstat:

Lutetiæ Parisiorum - die 11 januarii 1965 - fr. Paulus BONNEL, o.f.m. Imprimi Potest:

Lutetiæ Parisiorum - die 12 januarii 1965

fr. Joannes-Franciscus MOTTE, o.f.m. - minister provincialis Imprimatur:

Bayeux, le 30 avril 1965

+ André JACQUEMIN - Évêque de Bayeux et Lisieux Crediti fotografie:

© Archives Carmel de Lisieux - © Sanctuaire de Lisieux

© Office Central de Lisieux - © Monastère de la Visitation de Caen

In copertina: Leonia verso i 30 anni.


Stéphane-Joseph Piat

Leonia Martin Una santità sorprendente

Postulation Léonie Martin Edizioni OCD | Mimep-Docete


Prefazione alla II edizione francese

L’introduzione, le note e gli allegati sono di un eremita che ha voluto restare anonimo. Che sia vivamente ringraziato per il suo considerevole lavoro.

L’editore ringrazia le suore della Visitazione di Caen e le archiviste del Carmelo di Lisieux per il loro prezioso aiuto.

Abbreviazioni

ACL: Archives du Carmel de Lisieux [Archivi del Carmelo di Lisieux]. Molte informazioni si trovano su questo sito: www.archives-carmel-lisieux.fr/carmel/

CF: Zélie et Louis Martin, Correspondance familiale (1863-1885) [Zelia e Luigi Martin, Corrispondenza familiare (1863-1885] (Cfr. Bibliografia). Ms A, B, C: Manoscritti autobiografici di Teresa, pubblicati in Opere complete e in Storia di un’anima, Manoscritti autobiografici (Cfr. Bibliografia).

LT: Lettere di Teresa, numerate e pubblicate in Opere complete e in Le mie lettere (Cfr. Bibliografia). OA: Œuvres de Saint François de Sales, Évèque et Prince de Genève et Docteur de l’Eglise, édition complète, 27 voll., Annecy 1892-1964.

Nota e Ringraziamenti per l’edizione italiana

La presente traduzione è stata realizzata sull’edizione francese del 2017. Gli allegati della stessa sono stati sostituiti da alcune Appendici, fra le quali sono comprese anche la nota biografica relativa a padre Piat, che nell’edizione francese figura all’inizio, una documentazione fotografica e l’Atto di offerta all’Amore misericordioso, presente fra gli allegati dell’edizione francese. La Postulazione di suor Francesca Teresa (Leonia Martin) ringrazia di cuore: - le Editions de l’Emmanuel per la concessione gratuita dei diritti,

- Teresa Gustinetti, Cecilia Martinelli, Luca Saltini, Loretta Sanna e i monasteri carmelitani della Provincia Lombarda per la traduzione e la correzione del testo, - la Visitazione Santa Maria di Salò (BS) per la revisione finale.


Indice Prefazione alla II edizione francese

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Presentazione dell’edizione italiana

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Introduzione

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1. Un’infanzia difficile

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2. Passi falsi e miglioramento

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3. Tra il mondo e il chiostro

53

4. Fallimento e santità

81

5. L’ingresso definitivo alla Visitazione

101

6. Il dialogo tra Caen e Lisieux

125

7. Leonia e il trionfo teresiano

147

8. Gli ultimi anni

165

Appendici all’edizione italiana: I.

II.

Stéphane-Joseph Piat, o.f.m. La Visitazione Santa Maria

III. Documentazione fotografica

IV. «Una famiglia di santi»

V.

Riferimenti cronologici

VI. Atto di offerta all’Amore misericordioso

197

203 209

225

227

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Bibliografia di riferimento

233

Preghiera per ottenere la beatificazione di Leonia

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Prefazione alla II edizione francese Possiamo gioire della riedizione del libro di padre Piat Léonie, une sœur de sainte Thérèse à la Visitation del 1966. Nel momento in cui la causa di beatificazione e canonizzazione della Serva di Dio suor Francesca Teresa (Leonia) è stata ufficialmente aperta, questo libro ci aiuta ad approfondire il messaggio spirituale della visitandina. Scriveva, nel 1935, in una lettera indirizzata alle sue sorelle del Carmelo di Lisieux: «Voglio essere così piccola che Gesù si senta obbligato a custodirmi tra le sue braccia». Leonia è senza dubbio quella che ha meglio realizzato nella sua vita la “piccola via d’infanzia spirituale” della sorella Teresa. Aggiungerà: «La mia spiritualità è quella della mia Teresa e di conseguenza quella del nostro Santo Fondatore (Francesco di Sales); le due dottrine fanno un tutt’uno, lei è l’anima che il nostro grande Dottore sognava. Io sono in un perfetto abbandono». Padre Piat ha ben messo in risalto questo legame tra la spiritualità di Francesco di Sales e quella della piccola Teresa. Basta rileggere le ultime lettere di Zelia Martin – madre di Teresa e di Leonia – per comprendere questa spiritualità della fiducia e dell’abbandono. Suor Maria Dositea, visitandina a Le Mans, aveva contagiato non soltanto la sorella Zelia, ma anche le nipoti con la spiritualità di san Francesco di Sales. Attraversando dure prove fisiche, psicologiche e spirituali, Leonia ha saputo, a modo suo, tradurre nel concreto della sua vita questa chiamata alla santità. Teresa d’Avila scriveva nel XVI secolo: «Il Signore è presente anche tra le pentole». Leonia aggiunge: «O mio Dio, nella mia vita in cui avete messo poco di ciò che brilla, fate


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Leonia Martin. Una santità sorprendente

che, come Voi, io punti ai valori autentici, disdegnando i valori umani per stimare e non volere che l’assoluto, l’eterno, l’Amore di Dio, con la forza di speranza». Proprio Leonia si è fatta discepola della beniamina, Teresa, malgrado i dieci anni che le separavano. Questo spiega senza dubbio il forte irradiamento spirituale di Leonia immediatamente dopo la sua morte. Da tutti i continenti arrivano lettere alla Visitazione di Caen. Le persone semplici, soprattutto, potevano identificarsi con lei e lo possono fare ancora oggi. Caro lettore, attraverso la lettura dell’opera di padre Piat, possa tu scoprire questo tesoro spirituale che è la vita di Leonia Martin, suor Francesca Teresa, sorella di Teresa. + Jean-Claude BOULANGER Vescovo di Bayeux e Lisieux


Presentazione dell’edizione italiana Leonia Martin, suor Francesca Teresa, anche dopo le auspicate beatificazione e canonizzazione, resterebbe probabilmente la “sorella visitandina” della carmelitana santa Teresa di Gesù Bambino, dottore della Chiesa. E sarebbe per lei un titolo di gloria per la compiacenza dei doni profusi da Dio nella sua “sorellina” e per la convinta e semplice consapevolezza del trionfo della grazia sui propri limiti creaturali. L’autore, padre Stéphane-Joseph Piat, mette bene in evidenza questa progressiva, talvolta perfino drammatica, ascesa di Leonia dalle difficoltà affettive e di sviluppo fisico e psicologico dell’infanzia fino alla serenità umana e spirituale della maturità e anzianità in monastero. Egli sottolinea in vario modo l’apporto provvidenziale della dottrina di san Francesco di Sales nell’educazione delle sorelle Martin e che già moderava la vita ascetica dei santi genitori. La preminenza della “scoperta della piccola via” di santa Teresa di Gesù Bambino, che tanto bene ha fatto nella vita della Chiesa, non ha però permesso di riconoscere appieno la linfa che le “Filotee” di casa Martin assorbivano nella lettura dei testi salesiani e nella guida di illuminati sacerdoti antigiansenisti formati nello spirito di san Francesco di Sales. La semplicità, l’abbandono, la dolcezza, la piccolezza e, soprattutto, il “puro amore” sono elementi del dettato salesiano; penetrati nel Carmelo di Lisieux con le sorelle Martin si sono per loro sommati allo spirito teresiano, mentre Leonia li ha cercati nella confidenza della zia visitandina e li ha trovati abbracciando, dopo


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tanti tentativi, la vita claustrale nella Visitazione di Caen. Ha esultato di poterli riconoscere nella sorellina santa e quindi di poter attribuire a lei l’esito felice della sua lunga vicenda. L’autore ci dà un bel quadro di questa vita sofferta e del suo esito felice. La lettura e l’esame della corrispondenza e di altri documenti, ora meglio noti, avrebbero certo dato a padre Piat materia per arricchire l’immagine della “povera Leonia” di lineamenti forse inattesi di genialità, di acume critico, di concretezza pratica e di schietta umiltà: un modello di santità genuina e attuale. Gli siamo grate comunque di averci proposto una biografia interessante e suggestiva di nuovi approfondimenti. Una monaca visitandina


Introduzione Per caso, mentre prendeva forma una notizia dedicata a Leonia Martin, due testimonianze che la riguardano mi cadono sotto gli occhi. La prima, con un’insistenza un po’ pesante, l’assimila all’eroina del racconto di Perrault, Cenerentola, disdegnata dalle sue sorelle, confinata nella sua cucina, e che deve a una fata madrina il fatto di emergere in piena luce. La seconda, Lettre à moi-même di Françoise Mallet-Foris, dedica di sfuggita a Leonia alcuni brevi cenni che, anche se non tutti storicamente esatti, tradiscono tuttavia una reale simpatia per lei. L’accento è posto sull’aura di silenzio che la circondava: «Leonia, sorella di santa Teresa. Sorella per l’eternità. Destino indesiderato... Figura perduta, come quelle che si scorgono al finestrino di un treno che parte, o sulla strada quando siamo noi stessi prigionieri di un’auto. Oppure, sulla tela di un museo di provincia, questo viso senza nome, attribuito a un pittore oscuro, e conservando il suo segreto, nella penombra… Misteriosa, sì, misteriosa Leonia. Figura che sfugge, figura botticelliana, poetica e triste, un po’ malaticcia, un po’ inquieta... Sì, Leonia sarebbe un’ottima protagonista per un romanzo» 1.

Infervorandosi l’immaginazione, l’autrice vede la giovane donna vittima della pressione familiare e costretta a prendere il velo. Cerca per lei quello che sarebbe potuto essere l’altro epilogo, e intuitivamente, lo mette in luce: F. Mallet-Foris, Lettera a se stessa, Longanesi, Milano 1965, Nota del curatore dell’edizione italiana, d’ora in poi NdC. 1


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«Trarre nella certezza del fallimento una nuova vocazione, una nuova umiltà più perfetta, vocazione dell’imperfezione, accettazione dell’imperfezione».

Ora questa è proprio la soluzione, vissuta nel monastero stesso, che vedremo affermarsi in queste pagine e che conferirà a una vita apparentemente banale un carattere esemplare. «La fioraia Glycera sapeva così distintamente diversificare la disposizione e il miscuglio dei fiori, che con i medesimi fiori faceva una grande varietà di bouquet» 2.

Santa Teresa di Gesù Bambino, che non sembra aver letto l’Introduzione alla vita devota 3, sviluppa in altri termini, nella sua autobiografia, un tema equivalente. Interrogandosi sull’incredibile varietà che regna nel mondo delle anime, Teresa paragona questa varietà a quella che si ammira nel «libro della natura», in cui ogni monotonia è bandita. Nell’aiuola divina, violette e pratoline sbocciano al loro posto, come la rosa e il giglio. «Poiché la proprietà dell’amore è di abbassarsi» 4, l’Altissimo si china con compiacimento perfino particolare su questi piccoli della creazione. «Sono questi i fiori di campo la cui semplicità lo rapisce» 5. La Santa, scrivendo queste righe, pensava forse alla sorella visitandina che, a Caen, tentava allora una terza prova di vita religiosa? Questa Leonia, molto meno dotata delle sorelle, afflitta da una salute fragile e da un’educazione un po’ compromessa, che a forza di umiltà si sarebbe innalzata, lei pure, al vertice dell’infanzia spirituale. La storia profana accorda poco valore a coloro che hanno un ruolo modesto. L’agiografia stessa preferisce i personaggi di primo piano. E tuttavia, per incoraggiare sulla strada della perfezione coloro che su2 OA III, p. 5; it.: Francesco di Sales, Filotea - Introduzione alla vita devota, Paoline, Milano 201316, Prefazione p. 15. 3 Una delle principali opere di san Francesco di Sales, fondatore dell’Ordine della Visitazione con santa Giovanna di Chantal, NdE. 4 Teresa scrive nel 1895: «Poiché la proprietà dell’amore è di abbassarsi, se tutte le anime somigliassero a quelle dei santi dottori che hanno illuminato la Chiesa con la chiarezza della loro dottrina, sembrerebbe che il Buon Dio non scenda abbastanza in basso giungendo fino al loro cuore» (Ms A, 2v°-3r°), Nota dell’editore francese, d’ora in poi NdE. 5 Ms A, 3r°.


Introduzione

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biscono l’handicap di una cattiva partenza, di una salute cagionevole o di una psiche traumatizzata, non è forse inutile, accanto alle figure di spicco, far uscire dalle quinte gli eroi più modesti il cui destino senza lustro si è concluso alla fine con una bella riuscita. Leonia Martin è tra questi eroi e per questo, malgrado la sua esistenza a uno sguardo superficiale possa sembrare così grigia, così monotona, ha qualcosa da insegnarci. La coraggiosa tenacia che la fa ambire, contro venti e maree, all’onore del chiostro e arrivare al porto, può ugualmente servire da modello in un’epoca in cui la crisi delle vocazioni preoccupa la Chiesa e minaccia la chiusura di focolari, così necessari, di energia soprannaturale. Bisogna forse aggiungere che con Leonia si vede arricchire, nelle cronache della famiglia Martin, il capitolo salesiano inaugurato un tempo nella casa dei genitori Guérin? Nello stesso tempo – e l’apporto non è senza valore per lo studio della Carmelitana – sarà messa in evidenza l’affinità profonda che unisce attraverso i secoli il Dottore di Ginevra 6 e la santa di Lisieux. Stéphane-Joseph PIAT, o.f.m.

6 Francesco di Sales nasce nel 1567 nell’alta Savoia. Dal 1573 al 1591 compie gli studi, dapprima in Savoia, poi a Parigi infine a Padova, fino al conseguimento del dottorato in utroque iure. Il 18 dicembre 1593 viene ordinato sacerdote da mons. de Granier, vescovo di Ginevra esiliato ad Annecy, che poco dopo Natale lo insedia come prevosto del Capitolo. Dal 1594 al 1598 Francesco compie la missione nello Chablais riconducendo la regione alla fede cattolica. Nel 1602, alla morte di mons. de Granier, gli succede a guida della diocesi, dopo essere stato consacrato vescovo l’8 dicembre di quello stesso anno. Come vescovo si dona interamente a servizio del suo popolo, fedele alle direttive del concilio di Trento, insieme attento a cogliere e a rispondere ai segni dei tempi. Compie la visita di tutte le parrocchie della sua vasta diocesi, ha una attenzione particolare per i suoi sacerdoti, ne cura la scelta e la formazione. Vive in grande povertà, si fa conoscere per la sua mitezza, la sapienza della sua direzione spirituale e la profonda dottrina della sua predicazione. Nel 1610 fonda la Visitazione. Muore a Lione nel 1622. Canonizzato nel 1665, dichiarato dottore della Chiesa nel 1877 e patrono dei giornalisti nel 1923. Nonostante la sua prodigiosa attività lascia una quantità enorme di lettere, inesauribile miniera per la vita spirituale, e capolavori come l’Introduzione alla vita devota o Filotea (1608) e il Trattato dell’amore di Dio o Teotimo (1616), vette della letteratura francese del ’600, per non parlare del loro valore teologico e spirituale, NdC.



1 Un’infanzia difficile Attorno alle anime consacrate convergono influssi diretti da mano divina. La vocazione di Leonia Martin ebbe come lontano preludio quella della zia materna, Maria Luisa Guérin, detta Elisa, che a ventinove anni era entrata alla Visitazione di Le Mans prendendo il nome di suor Maria Dositea. Figlia di un militare, Maria Luisa ebbe una giovinezza molto difficile. Il magico veto «è peccato», con cui i genitori, inconsciamente permeati di giansenismo 1, frenavano le sue più piccole manifestazioni di esuberanza, e la severità del clima familiare – imparò a leggere sull’Apocalisse 2 e non conobbe mai la gioia di cullare una bambola – non potevano che renderla incline alle crisi di scrupolo che la tormentarono per quasi sei anni. Un confessore più zelante che illuminato vi aggiunse il peso di una guida tirannica. Poiché la ragazza, desiderosa di austerità, aspi1 Il giansenismo è una corrente dottrinale e religiosa diffusasi in diversi paesi europei nei secoli XVII-XVIII a seguito della pubblicazione dell’Augustinus di Giansenio (+ 1638). Il giansenismo sosteneva la dottrina della predestinazione alla salvezza o alla dannazione, negava l’autorità della Tradizione e il primato del Papa sui vescovi, era caratterizzato da un accentuato rigorismo morale e fece proprie le tesi del gallicanesimo. Fu condannato dalla Chiesa nel 1715, NdC. 2 Notizia biografica di suor Maria Dositea della Visitazione di Le Mans (ACL). Nei monasteri della Visitazione, alla morte di una sorella, vi è la consuetudine di redigere un breve compendio della sua vita e di trasmetterlo alle altre case dell’Ordine; qui e di seguito è chiamato Notizia biografica di suor Maria Dositea, NdC.


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rava a vestire l’abito delle clarisse 3, pensò bene di imporle, a titolo di prova, tre quaresime rigorosissime. Ne uscì con un’ulcera allo stomaco che la afflisse per tutta la vita. Inutile ormai pensare di imitare i penitenti di Assisi. Subentrò il mite Francesco di Sales. La sua biografia incantò la giovane che alla sua scuola, con un’ascesi più adatta alle sue forze, troverà una spiritualità in grado di cancellare le brutte pieghe del rigorismo. Sorsero, tuttavia, nuovi contrattempi. Il trasferimento della famiglia da Saint-Denis-sur-Sarthon ad Alençon e gli studi dei figli presso collegi religiosi impoverirono le già esigue risorse economiche familiari. Bisognava guadagnarsi il pane. Zelia, che per la sorella maggiore era un’amica più che una sorella, optò per l’arte del merletto. Anche Maria Luisa accettò di aiutarla per un breve periodo, ma, dopo alcuni faticosi passi nella Capitale, sopraggiunse un improvviso attacco di tubercolosi polmonare che per poco non la uccise. Una novena alla Madonna de La Salette scongiurò il pericolo, ma la ragazza dovette interrompere il lavoro. Passarono due inverni prima che la postulante potesse coronare il suo sogno. Fu ammessa 4 il 7 aprile del 1858, ma si pensò subito di rimandarla a casa per via della sua salute cagionevole. Fu soltanto a forza di preghiere, e grazie all’energia profusa nel lavoro durante il periodo di prova, che infine ottenne i voti favorevoli e poté consacrarsi tutta a Dio. La sua vita monastica sarà una crescita costante. «Vengo qui per essere santa» 5, aveva dichiarato varcando il portone del monastero. Sarà citata come esempio da dom Guéranger, abate di Solesmes 6, che la incontrerà in più occasioni. L’Ordine delle clarisse, o delle Povere Dame, è stato fondato ad Assisi nel 1212 da santa Chiara con l’appoggio di san Francesco, NdE. 4 All’epoca le tappe della formazione comprendevano sei mesi di postulato e un anno di noviziato cui seguiva la professione perpetua. Nel 1902 un decreto di Leone XIII stabilisce che dopo il periodo del postulato e del noviziato, prima di accedere alla professione perpetua solenne, si emetta una professione temporanea, che alla Visitazione è per tre anni. Attualmente l’iter formativo prevede anche un tempo di aspirantato e complessivamente va dai nove ai dodici anni (Cfr. Costituzione apostolica di papa Francesco Vultum Dei quaerere, 2016), NdC. 5 Notizia biografica di suor Maria Dositea (ACL). 6 La lettura dell’Année liturgique di dom Guéranger era in auge ai Buissonnets, NdE. 3


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La sorella minore Zelia, dopo avere inizialmente aspirato a indossare l’abito delle Figlie della Carità, il 13 luglio del 1858 si unirà in matrimonio a Luigi Martin e il parlatorio di Le Mans diventerà un’oasi di intimità e di confidenze, in cui cercare conforto e sostegno. Gli scambi epistolari integreranno le conversazioni. «Discorriamo insieme di un mondo misterioso, angelico», confidava la giovane sposa al fratello Isidoro, aggiungendo argutamente: «Con te bisogna parlare del fango della terra» 7. Letture comuni faranno convergere sempre più le prospettive delle due sorelle e, attraverso questa via, «il lessico di Annecy 8 o, piuttosto, del Paradiso» che orienta la vita della Visitazione, penetrerà anche nel cuore di questa moderna Filotea 9 e la aiuterà ad assumere la sua splendida missione coniugale e materna. Per chi si dà la pena o, piuttosto, per chi ha il piacere di leggere le duecentodiciassette lettere 10 di Zelia in cui questa donna ammirevole, rivolgendosi a destinatari diversi, ha raccontato giorno per giorno, come in un film, lo svolgersi degli eventi familiari, e ha raccontato, con l’arrivo di nove figli, i numerosi lutti, le sue gioie, le malattie, i lavori, le preoccupazioni, fino al calvario finale, è facile cogliere, quasi ad ogni pagina, quelle esclamazioni di fede, quelle parole di abbandono da cui traspare in filigrana l’immagine del Dottore di Ginevra. Non si può non apprezzare questa riflessione fatta dalla signora Martin all’amica Philomène Tessier 11: «Vorrei essere una semplice piccola buona donna che sgrana la sua corona 12 in fondo alla chiesa, e non essere conosciuta da nessuno». Zelia al fratello Isidoro il 5 marzo 1865 (CF 12). Cfr. Appendice II. 9 ‘Filotea’ significa «amica di Dio», NdE. 10 Zelia è stata una feconda scrittrice di lettere. Soltanto 218 delle sue lettere (pubblicate nel 2012 in Correspondance familiale) sono giunte fino a noi. Quando padre Piat scriveva questo libro, ne erano già state pubblicate 217. Una lettera autografa fu ritrovata e pubblicata in Vie thérésienne, n° 55, luglio 1974. Questa lettera (CF 214 bis) del 15 luglio 1877 è stata inserita al suo posto in ordine cronologico in Correspondance familiale, NdE. 11 La sig.na Philomène Tessier, amica e vicina della famiglia Martin, abitava nell’edificio della prefettura di Alençon, dove il padre era impiegato (CF 93, nota 1), NdE. 12 La preghiera del rosario aveva un posto molto importante nella famiglia Martin, NdE. 7 8


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La mancanza di appunti spirituali o di un diario, fortunatamente, è colmata dalle sue lettere che ce la rivelano in tutta la sua bella spontaneità, così umana e, allo stesso tempo, così soprannaturale. Dopo la nascita di Maria e di Paolina, due brunette piene di vitalità, il 3 giugno 1863 fu annunciata la nascita di una biondina dagli occhi azzurri, assai fragile di costituzione. Fu battezzata il giorno seguente a Saint-Pierre-de-Montsort, nella solennità del Santissimo Sacramento, cosa che in seguito le sarà sempre motivo di gioia. La madrina, la signora Tifenne 13, le impose il suo stesso nome, Leonia, preceduto da quello della Vergine, come era tradizione della famiglia. Mentre le due figlie maggiori non avevano dato alcuna preoccupazione, la terzogenita rimase tra la vita e la morte per più di sedici mesi. I bollettini medici inviati a Isidoro Guérin, allora aiuto farmacista, considerato in famiglia un’autorità in campo medico, si susseguivano sempre più allarmanti. «La piccola Leonia non cresce robusta, tuttavia non è malata» 14.

«Questa povera bambina è molto delicata; ha una specie di pertosse cronica, meno forte, fortunatamente, di quella da cui è stata colpita Paolina, giacché lei non la supererebbe e il buon Dio manda solo quello che si può sopportare» 15. «La piccola Leonia non cresce bene; pare che non voglia camminare. È poco sviluppata, senza tuttavia essere ammalata, è soltanto molto debole e molto piccola. Ha appena avuto la rosolia in forma grave e con fortissime convulsioni» 16.

Nel marzo del 1865 la situazione si aggravò: continua tachicardia, infiammazioni intestinali e un eczema purulento su tutto il corpo. I La sig.ra Tifenne è un’amica della famiglia Martin presso la quale alloggerà quando tornerà ad Alençon per visitare la tomba della mamma. A ottant’anni, in occasione della canonizzazione di Teresa (1925), affermava che «si hanno sempre vent’anni in qualche angolo del cuore». Si sentiva conquistata dalla piccola Teresa, di cui si sforzerà fino alla fine di seguire la “piccola via”. I coniugi Tifenne compaiono su una fotografia del 26 settembre 1891 insieme ai Guérin, Leonia e Celina (ACL), NdE. 14 Zelia al fratello Isidoro il 5 gennaio 1864 (CF 4). 15 Zelia al fratello Isidoro l’11 marzo 1864 (CF 6). 16 Zelia al fratello Isidoro il 16 maggio 1864 (CF 8). 13


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genitori invocarono a gran voce il Padre celeste che mai abbandona: «Se un giorno dovrà diventare una santa, guaritela» 17. Il signor Martin, anima dalla fede intrepida, che non si tirava mai indietro dinanzi alle fatiche del cammino, soprattutto se si trattava di recarsi in qualche santuario, intraprese a piedi il pellegrinaggio a Notre-Dame de Sées 18. La visitandina, avvertita, iniziò una novena alla veggente di Paray-le-Monial, beatificata qualche tempo prima 19. Al termine della novena la piccola malata, che ormai non si reggeva più sulle gambe, cominciò a correre «come un coniglietto», mostrandosi, a detta della madre, «di una incredibile agilità» 20. Ma Leonia resta gracile e soggetta a molteplici malanni. Che contrasto con la sorellina Elena, venuta a illuminare la casa il 13 ottobre del 1864, il cui incantevole visino emana sorrisi e gioia di vivere. Fiera di portare a passeggio Maria e Paolina «ben abbigliate», Zelia, pensando alle più piccole, scrisse al fratello: «Ne ho ancora altre due che non sono qui, una bella e una meno bella che amo quanto le altre, ma che non mi farà tanto onore» 21. Non ancora, almeno, infatti la bambina, malaticcia e gracile, pagava il prezzo delle tensioni che aveva percepito intorno a sé e delle cure ansiose che non avevano mai smesso di circondarla. Si mostrava esigente, capricciosa, impertinente. In alcuni momenti era impossibile gestirla. «Ieri ci ha fatto passare una mattinata terribile – scrisse la signora Martin – si era messa in testa di partire per Lisieux e non ha cessato di gridare. È stato necessario che suo padre si arrabbiasse e le dicesse che non ci sarebbe andata. Allora abbiamo riavuto la calma!» 22. Notizia biografica di suor Maria Dositea (ACL). Il pellegrinaggio da Alençon a Sées, andata e ritorno, comporta un cammino di 42 km, NdE. 19 Santa Margherita Maria Alacoque (1647-1690), visitandina a Paray-le-Monial, fu beatificata da Pio IX nel 1864 e canonizzata da Benedetto XV nel 1920. Ebbe la rivelazione dell’Amore del Cuore di Gesù nel 1673, 1674 e nel 1675. La festa del Sacro Cuore fu celebrata per la prima volta a Paray-le-Monial nel 1686, NdE. 20 Zelia al fratello Isidoro il 27 giugno 1865 (CF 14). 21 Zelia al fratello Isidoro il 23 aprile 1865 (CF 13). 22 Zelia al fratello Isidoro il 2 marzo 1868 (CF 29). 17 18


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Insieme alle sorelle maggiori fu iscritta come semiconvittrice all’istituto di via du Pont-Neuf 5, a cento metri dall’abitazione in cui la famiglia Martin si era stabilita con la sua duplice attività di gioielleria e di merletti. La scuola primaria era gestita dall’istituto delle suore della Provvidenza 23, situato accanto alla chiesa di Notre-Dame, in un grande complesso in cui si trovavano anche la casa madre, il noviziato e il laboratorio del punto di Alençon. Il piccolo folletto non si lasciò impressionare. Non appena lasciata sola, la bambina architettava qualche marachella. A quattro anni, per prendere la sua merenda in cima a una credenza, mise due sedie una sull’altra, vi si arrampicò e cadde su alcune bottiglie che aveva trascinato con sé nella caduta. Fu necessario chiamare il padre perché estraesse con le pinzette i frammenti di vetro conficcati nella fronte della piccola. I segni delle ferite resteranno visibili. Era il terzo incidente di quel genere. Raccontando l’accaduto, però, la mamma aggiunse: «In compenso, è il miglior carattere che si possa vedere, lei e Paolina sono graziose» 24. Suor Maria Dositea, da parte sua, dopo una visita delle nipoti a Le Mans, giudicò «Leonia molto turbolenta, ma – aggiunse correggendosi subito – spesso queste sono le persone migliori». A dire il vero in questa bambina gracile vi era, accanto a un cuore d’oro capace di gesti delicati, un’instabilità di fondo, una sorta di irritabilità ribelle a ogni regola. Più tardi, esagerando un po’, lei stessa parlerà della sua «detestabile infanzia». Nelle lettere alle sorelle carmelitane ricorderà alcuni episodi di quegli inizi burrascosi. «Mi ricordo che, discola com’ero – scrisse riferendosi ai giorni di vacanza al Pavillon –, mi divertivo a fare arrabbiare e abbaiare i cani del signor Rabinel, grande amico di papà, che vedevo stando sulla scalinata

23 La congregazione delle suore della Provvidenza fu fondata ad Alençon nel 1640 ed era dedita all’educazione delle bambine. Nel 1958 venne assorbita dalla congregazione della Carità di Nostra Signora di Évron (Mayenne), NdE. 24 Zelia alla cognata Celina Guérin il 14 aprile 1868 (CF 31).


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di granito. Se fossi stata alla loro portata, avrei passato sicuramente un brutto quarto d’ora» 25.

Un altro tipo di carenza gravava su questo bilancio: una reale lentezza nell’apprendimento che, accresciuta dalla monelleria, faceva collezionare alla bambina ritardi scolastici. Si parlerà a lungo degli esercizi di calcolo in cui, con grande disperazione delle maestre, la scolara disattenta allineava le cifre alla rinfusa con tranquilla disinvoltura. «Questa povera bambina – concludeva la signora Martin – mi dà preoccupazione, perché ha un carattere indisciplinato e una intelligenza poco sviluppata» 26. Numerose circostanze dolorose accresceranno le difficoltà. Il 22 febbraio 1870 morì improvvisamente la piccola dolce Elena che per la sorella, poco più grande di lei, sarebbe stata la più amabile e la più esemplare delle compagne. L’esigua differenza di età avvicinava Maria e Paolina, come accadrà poi tra Celina e Teresa. Piuttosto isolata, Leonia tenderà a chiudersi in se stessa e a diventare scontrosa. L’influenza nefasta di una domestica 27 renderà ancora più problematica una situazione già decisamente pesante. C’era infatti qualcosa di inspiegabile in questa famiglia in cui tutto concorreva a elevare le anime a Dio. Perché la terza figlia si mostrava, se non del tutto impermeabile, almeno riluttante verso gli insegnamenti e gli esempi che avevano garantito alle altre una crescita armoniosa e senza crisi? Gli stessi principi avevano presieduto alla sua educazione. Lei ha goduto dello stesso ambiente di radiosa 25 Leonia a Celina il 25 ottobre 1931 (ACL). Per identificare più facilmente le diverse corrispondenti, nelle note relative alle citazioni delle loro lettere, si sono mantenuti i nomi da secolari delle sorelle Martin: Maria (suor Maria del Sacro Cuore), Paolina (madre Agnese di Gesù), Leonia (suor Francesca Teresa), Celina (suor Genoveffa del Volto Santo), Teresa (suor Teresa di Gesù Bambino del Volto Santo), NdC. 26 Zelia al fratello Isidoro il 6 marzo 1870 (CF 53). 27 Si tratta di Louise Marais, poi sposa di Édouard Legendre, nata il 5 maggio 1849 a Merlerault e deceduta il 10 dicembre 1923 all’ospizio Sainte-Marie di Gacé. Entrò giovanissima a servizio di Zelia, dove rimase circa dodici anni, fino alla partenza della famiglia per Lisieux. Si era creduta in dovere di domare il carattere difficile di Leonia, anche a costo di infliggerle numerose sofferenze. Quando Maria se ne accorse e avvertì la mamma, questa pensò di licenziarla, ma cedendo alle suppliche di Louise, la terrà per i soli lavori domestici e le conserverà la sua amicizia. Louise curerà Zelia fino alla morte, NdE.


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tenerezza, di gioiosa austerità, di pietà semplice. Era coinvolta in tutti gli eventi della vita familiare. Le veglie alla luce della lampada, le preghiere condivise, le celebrazioni e le passeggiate della domenica, i giochi in famiglia e i rapporti con i vicini: di questo quadro affascinante di intensa poesia, che le lettere della signora Martin descrivono ora per ora e di cui l’autobiografia teresiana tradisce la nostalgia, Leonia beneficiò come le sorelle; come loro ne sperimentò la virtù incantatrice. E tuttavia lei sembrava irrigidirsi contro il suo benefico influsso. Come spiegare questo enigma? *** La signora Martin era dotata di una bontà espansiva e di un acuto senso della giustizia. «Era molto stimata, amata anche dalle sue operaie», disse di lei la signora Fléchier. Anche tutte le persone di servizio, erano considerate da lei come di famiglia. Lo confidò in una lettera al fratello: «Non è sempre il lauto guadagno che assicura l’affezione dei domestici; bisogna che essi sentano che li amiamo, bisogna manifestare loro della simpatia e non essere troppo rigidi a loro riguardo. Quando le persone hanno un fondo buono, si è sicuri che servono con affetto e devozione. Tu sai che sono molto esigente, eppure tutte le domestiche che ho avuto mi hanno amata e le tengo quanto voglio. Quella che ho in questo momento cadrebbe malata se dovesse andarsene; sono sicura che anche se le offrissero duecento franchi di più, non vorrebbe lasciarci. Vero è che non tratto le mie domestiche meno bene dei miei figli. Se ti dico questo, non è per citarmi ad esempio, ti assicuro che non ci penso nemmeno, perché tutti infatti mi dicono che non so farmi servire» 28.

Scegliere bene, amare e fidarsi pienamente: era questa la politica, se si può usare questo termine, di questa donna oberata di lavoro, che univa a tutti i suoi doveri familiari le preoccupazioni per un’attività commerciale complessa e impegnativa. Cercava soprattutto persone in grado di occuparsi delle bambine quando lei era occupata sia nel ricevere i clienti e le merlettaie, sia quando era presa dal meticoloso lavoro dell’assemblaggio dei pizzi. Così, nel 1865, convinta tra l’altro di fare un’opera di carità, aveva assunto un’adolescente di sedici anni, 28

Zelia al fratello Isidoro il 2 marzo 1868 (CF 29).


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Louise Marais, che abitava a Le Merlerault, nell’Orne, la cui situazione familiare la costringeva a lavorare. Questa ragazza di campagna le si affezionò profondamente. Si sentì quasi adottata e acquisì un’influenza sempre maggiore all’interno della famiglia, soprattutto sulle bambine più piccole. Ma questa giovane contadina era tutt’altro che priva di difetti. Aveva accessi di collera e mostrava una franchezza talvolta insolente, una mancanza evidente di conoscenze psicologiche e principi cristiani piuttosto sommari: le carenze della prima educazione spiegavano queste lacune, compensate peraltro da una devozione incondizionata. Ma la ragazza, che presto avrebbe terrorizzato Leonia per farla piegare, non esercitò subito la sua tirannide. Ricominciata la scuola, nell’ottobre del 1868, Zelia affidò le due figlie maggiori alla Visitazione di Le Mans, il che, tra l’altro, le consentiva di avere contatti più frequenti con la sorella, alla quale raccomandava con toni angosciati quella bambina «in fondo molto dolce», ma che detestava obbedire. «Affidala a me – le disse un giorno suor Maria Dositea –, bisogna che faccia una prova» 29. Verso la metà di giugno del 1871 Leonia raggiunse finalmente le due sorelle maggiori. Felicissima di questa soluzione, la signora Martin scriveva a Lisieux: «Da quando la so in così buone mani e mi vedo, da parte mia, così tranquilla, mi sembra di essere in paradiso» 30. A giudicare dalla lettera che scrisse al fratello, la visitandina invece non condivideva questo entusiasmo: «Ho qui Leonia, questa bambina terribile, vi assicuro che mi dà molto da fare. È una lotta continua, avrei preferito che sua madre avesse trovato dove metterla, ma capisco che devo essere io a portare questa croce, cercherò quindi di raccogliere tutto il mio coraggio... Questa bambina mi ama molto, ed è sorprendente perché la punisco spesso e non la risparmio, ed è necessario che sia così, altrimenti non si otterrebbe nulla; lei non teme nessuno tranne me!» 31.

Zelia alla cognata Celina Guérin il 21 giugno 1871 (CF 67). Ibid. 31 Suor Maria Dositea al fratello Isidoro e alla cognata Celina Guérin il 6 luglio (?) 1871 (ACL). 29 30


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Sul retro di un biglietto scritto dalla nipote con frasi spezzate e un’ortografia delle più fantasiose, suor Maria Dositea appuntò un giudizio che intendeva essere di conforto per la signora Martin:

«Leonia mi dà dei problemi, è vero, ma non più di quanti me ne abbia dati Maria. Ha dei difetti, ma ha anche tante qualità; è molto buona di cuore, è molto obbediente. Mai replica a quanto le si dice. Non è come le sue due sorelle che vogliono avere sempre ragione. Ma il suo grande difetto è che non capisce più di un bambino di tre anni» 32.

Tutto sommato, una diagnosi positiva. «Purché duri!», mormorava la madre. Ma non durò. Il successo iniziale cambiò bruscamente direzione. A ottobre, alla riapertura della scuola, la bambina non fu ammessa. Non era in grado di adattarsi a una classe normale. Nessuna maestra era disposta a farsene carico. La zia, la cui salute era sempre più precaria, quell’inverno non poteva assumersi una simile responsabilità. I genitori si ritrovarono, così, con la loro bambina difficile da gestire. Il signor Martin, intanto, aveva ceduto la gioielleria al nipote Leriche per dare alla moglie, sovraccarica di lavoro, un aiuto più efficace nell’attività commerciale del “Punto di Alençon”. Nel luglio del 1871 la famiglia si trasferì nella parrocchia di Notre-Dame, al numero 36 di via Saint-Blaise: è lì che, il 2 gennaio del 1873, nascerà Maria Francesca Teresa, la futura Santa. Poiché allora tutti i testimoni firmavano l’atto di battesimo, Leonia apporrà il suo nome sul registro accanto a quello di Louise che portava la bambina. Sebbene non si sia conservata alcuna testimonianza del fatto, sembra che nell’autunno del 1871, Leonia abbia ripreso la via della “Provvidenza” 33, continuando a beneficiare anche di lezioni private. Là, come a casa, i risultati furono deludenti. Leonia stessa, in occasione del processo di beatificazione della sorella Teresa, ringrazierà quanti avevano cercato di correggere il suo carattere. «A casa, l’educazione che i nostri genitori ci davano era amorevole e affettuosa, ma anche attenta e curata. Non eravamo viziate» 34. Suor Maria Dositea alla sorella Zelia in febbraio-marzo 1874 (ACL). Cfr. nota 23 p. 20. 34 Leonia al processo informativo ordinario (ACL). 32 33


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In linea con la spiritualità attinta alla Visitazione, si incoraggiava la fedeltà ai doveri del proprio stato e si suggerivano modesti sacrifici chiamati “pratiche”. Leonia imparerà la lezione, ma per il momento si preoccupava ben poco di metterla in pratica. Più turbolenta che mai, incapace di star ferma, sempre pronta a mettere tutto a soqquadro, la bambina sfiniva l’entourage che non era mai tranquillo sul suo conto. C’era tregua soltanto quando il padre interveniva gridando: «Calma! Calma!». Usando un’espressione tipica del luogo, la mamma gemeva: «Ma me l’hanno cambiata quando era a balia, questa bambina!» 35. Parole che lasciavano perplessa e mortificavano la piccola tanto da angustiarla, finché non le venne assicurato che mai era stata affidata a mani estranee. «Non posso analizzare il suo carattere, scriveva la signora Martin al fratello: d’altronde i più sapienti non vi capirebbero nulla, spero tuttavia che il buon seme uscirà un giorno dalla terra. Se vedrò questo, canterò il mio Nunc dimittis…» 36. Dodici mesi dopo, il bollettino era ancora negativo: «Solo Leonia è sempre uguale, sembra una bambina di otto anni» 37. Intanto si prospettava un nuovo tentativo a Le Mans per la preparazione alla Prima comunione. Lì giunta, «Leonia consuma un catechismo al mese, per poi, alla fine, non sapere niente!» 38. Una nuova eruzione di eczema, accentuando il suo nervosismo, non invogliava la scolara recalcitrante a studiare. La partenza per il pensionato, differita di tre mesi, fu fissata per l’inizio di gennaio del 1874. La signora Fonte scritta sconosciuta. Non sembra che Leonia sia stata mandata a balia. La Notizia biografica di Leonia, comunicata ai monasteri dopo la sua morte, riporta queste sue parole: «Ho creduto a lungo di essere stata scambiata dalla balia, fino al giorno in cui mia madre mi assicurò di non avermici mai mandata; per me fu un vero sollievo!» (ACL). «La piccola Elena (nata il 13 ottobre 1864) cresce molto bene […]. Ha una buona balia, piena di salute» (Zelia al fratello Isidoro il 12 gennaio 1865 – CF 11). La nota 2 dell’edizione francese di quest’ultima lettera afferma che per la prima volta Zelia ha dovuto affidare la sua quarta figlia a una balia, NdE. 36 Zelia al fratello Isidoro nel luglio 1872 (CF 81). 37 Zelia alla cognata Celina Guérin il 20 luglio 1873 (CF 106). 38 Zelia al fratello Isidoro e alla cognata Celina il 13 dicembre 1873 (CF 113). 35


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Martin si tormentava per i problemi che il nuovo tentativo avrebbe causato alla sorella visitandina, «tuttavia – scrisse al fratello – il mio dovere mi obbliga a tentare ancora una volta; se lei non riesce, non avrò nulla da rimproverarmi» 39. E poiché suor Maria Dositea sembrava stare meglio, aggiunse:

«Sono convinta che Dio me la lascia per trasformare la mia Leonia, giacché è la sola persona che abbia ascendente su di lei. Così, quando si chiede a questa povera piccola che cosa farà quando sarà grande, la risposta è sempre la stessa: “Sarò religiosa alla Visitazione con mia zia”. Dio voglia che sia così, ma è troppo bello, non oso sperarlo» 40.

Le sorelle più grandi furono esortate a pregare affinché il tentativo andasse a buon fine. La signora Martin, che partecipava agli incontri del Terz’ordine francescano presso le clarisse di via de la Demi-Lune, implorò anche le preghiere delle Povere Dame. Confidò loro speranze e fallimenti; condusse loro diverse volte in parlatorio la figlia di tante lacrime. Sollecitò, attese un miracolo. *** Gli inizi sembrarono promettenti. La zia Maria Dositea che, sia per intuizione sia per predilezione, aveva fissato molto presto la sua scelta su Leonia, già la vedeva proiettata verso la Visitazione.

«Per il poco tempo che l’ho avuta con me – aveva scritto al fratello dopo il primo tentativo –, mi ha dato buone speranze per l’avvenire. È una bambina difficile da educare e la sua infanzia non darà alcuna soddisfazione, ma credo che in futuro varrà quanto le sorelle. Ha un cuore d’oro; la sua intelligenza non è sviluppata ed è molto indietro rispetto alla sua età; non manca tuttavia di risorse e trovo in lei un buon giudizio e, insieme, un’ammirevole forza di carattere. Quando la piccola diventerà giudiziosa e capirà qual è il suo dovere, niente la fermerà. Le difficoltà, per quanto grandi potranno essere, saranno nulla per lei; infrangerà tutti gli ostacoli che non le mancheranno sul suo cammino, perché è fatta per questo. Insomma, è una natura forte e generosa, di quelle che mi vanno a genio. Ma se non ci fosse la grazia di Dio, che ne sarebbe?!» 41. Zelia al fratello Isidoro il 29 novembre 1873 (CF 111). Ibid. 41 Suor Maria Dositea al fratello Isidoro e alla cognata l’11 e 13 febbraio 1872 (ACL). 39 40


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L’ottimismo non mancherà a colei che avrebbe fatto da educatrice e da insegnante. Durante il primo mese ricorse alle maniere forti, moltiplicando rimproveri e punizioni, ma poi ci ripensò: «Vedevo bene che stavo per rendere infelice quella povera piccina, proprio quello che non volevo. Volevo essere una Provvidenza di Dio a suo riguardo, allora implorai l’aiuto di Dio e la luce di cui avevo bisogno, perché avevo solo buone intenzioni. Mi misi dunque a trattarla con la più grande dolcezza, evitando di sgridarla e dicendole che vedevo che lei voleva essere buona e farmi piacere, che avevo fiducia in lei... La cosa produsse in lei un effetto magico, non soltanto passeggero, ma durevole, perché persiste tuttora e la trovo proprio graziosa. Sono più contenta di lei che delle sue sorelle. È inimmaginabile il suo desiderio di compiacermi; ciò le fa vincere la pigrizia. Ora studia bene; viene con candore a raccontarmi i suoi malestri. Le ho detto che la volevo così, ed è molto obbediente. Ecco quella che si credeva senza cuore, si trova ad averne più delle altre. Spero che il buon Dio benedirà i miei sforzi e che ella diverrà molto buona, perché c’è ancora molta strada da fare e occorrerà, più di una volta, combinare la dolcezza con la fermezza» 42.

La riserva finale era fin troppo giustificata. Il cielo non tardò a oscurarsi sulla bambina, insofferente verso ogni imposizione, incapace di adeguarsi al ritmo degli studi ed esasperata da quella vita “in gabbia”. Il 29 marzo 1874 la signora Martin comunicò malinconicamente al fratello: «Ho ricevuto, otto giorni fa, cattive notizie di quella che la zia chiama “la predestinata”. Se me la rimandano a casa tutto è perduto; non mi resta che sperare che la tengano là per lunghi anni» 43. Osservò tuttavia con dolce rassegnazione: «Quando i nostri figli non sono come gli altri, tocca a noi genitori portarne il peso» 44.

Suor Maria Dositea al fratello Isidoro l’8 febbraio 1874 (ACL). Zelia al fratello Isidoro il 29 marzo 1874 (CF 116). 44 «Ho visto Zelia, era davvero rassegnata! Pensa proprio che, quando i nostri figli non sono come gli altri, sono i genitori che devono portarne il peso. Ma, nel frattempo, non sa come fare e la terrà lei; il suo dispiacere è grande, perché aveva tanta fiducia che la dolcezza e la carità della Visitazione avrebbero cambiato sua figlia» (Suor Maria Dositea al fratello Isidoro e alla cognata Celina Guérin fra il 5 e il 10 aprile 1874 – Cfr. CF 117, nota 2 dell’edizione francese), NdE. 42 43


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La visitandina provò compassione per lei: «Che croce! Come compiango questa povera cara sorella! Come vorrei poterle venire in aiuto, ma non posso niente, assolutamente niente» 45. Il 6 aprile Leonia ritornò definitivamente ad Alençon. La madre manifestò alla cognata tutto lo strazio che provava:

«Come potete immaginare, la cosa mi ha vivamente amareggiata; ma non è dire abbastanza, perché la cosa mi ha recato un profondo dolore che persiste tuttora. Speravo solo in mia sorella per correggere questa bambina ed ero persuasa che l’avrebbe tenuta là, ma non è stato possibile nonostante la migliore buona volontà: sarebbe stato necessario separarla dalle altre bambine. Appena si trova in compagnia, non si domina più e dimostra una irrequietezza senza pari. Insomma, per cambiare questa natura ho fiducia solo in un miracolo. È vero che io non merito miracoli e, tuttavia, spero contro ogni speranza. Più la vedo difficile, più mi persuado che il buon Dio non permetterà che resti così. Pregherò tanto che Egli si lascerà commuovere. Lei è stata guarita, all’età di diciotto mesi, da una malattia di cui doveva morire: perché il buon Dio l’avrebbe salvata dalla morte se non avesse su di lei dei disegni di misericordia?» 46.

45 46

Ibid. Zelia alla cognata Celina Guérin il 1° giugno 1874 (CF 117).


Preghiera per ottenere la beatificazione di Leonia Signore Dio, sull’esempio della Serva di Dio, suor Francesca Teresa, Leonia Martin, figlia dei santi Luigi e Zelia, e sorella di santa Teresa di Gesù Bambino, Tu ci doni di comprendere la misericordia e la tenerezza del tuo Amore. Hai vegliato sulla sua fragile salute dai primi istanti della sua vita. L’hai guidata nelle ore difficili della sua infanzia e adolescenza. L’hai chiamata alla vita consacrata e l’hai sostenuta sul delicato cammino della sua risposta. Le hai dato di vivere una vita nascosta, umile e offerta al tuo Amore, come religiosa visitandina a Caen, nell’accettazione dei suoi limiti. Signore, se questa è la Tua volontà, degnati di accordarci la grazia che ti chiediamo... per intercessione della Serva di Dio, suor Francesca Teresa. Possa un giorno, essere iscritta nel numero dei Venerabili della tua Chiesa. Per Gesù Cristo, nostro Signore. Amen. Le testimonianze di grazie ricevute sono da inviare a: Monastero della Visitazione - 3 rue de l’Abbatiale - 14000 Caen (Francia) Imprimatur - Bayeux, 24 gennaio 2015 Mons. Jean-Claude Boulanger, Vescovo di Bayeux e Lisieux


ccanto a Teresa, “la più grande santa dei tempi moderni”, e ai suoi genitori Luigi e Zelia, prima coppia canonizzata dalla Chiesa, Leonia Martin potrebbe essere vista come il brutto anatroccolo. Bambina sempre ammalata, di spirito poco sveglio e dal carattere difficile, accumula insuccessi su insuccessi. Rimandata dalla scuola e uscita poi ben tre volte dai monasteri in cui era entrata, riesce a entrare definitivamente alla Visitazione di Caen solo all’età di 36 anni. Ma sono proprio le sue fragilità e i suoi insuccessi che condurranno Leonia, in religione suor Francesca Teresa, sulla via di una santità umile e gioiosa. Colei che amava teneramente la sua sorellina Teresa è diventata una delle sue migliori discepole, vivendo fino in fondo la “piccola via” della fiducia e dell’amore della Santa. Mentre il suo Processo di beatificazione e canonizzazione è stato ufficialmente aperto nel 2015, la Postulazione presenta ai lettori italiani la biografia di riferimento che padre Piat ha dedicato a Leonia. Questo racconto, vivace e ben documentato, arricchito da numerose note e appendici, ci mette in relazione con quest’anima tanto affascinante quanto modesta, la cui influenza spirituale cresce sempre più in tutto il mondo. Leonia è oggi un segno di speranza per migliaia di persone in difficoltà e per i genitori che si trovano ad affrontare situazioni drammatiche e che, attraverso di lei, scoprono l’infinita misericordia e la tenerezza provvidente di Dio.

Stéphane-Joseph Piat (1899-1968), religioso francescano, è autore di numerosi libri sulla famiglia Martin, di cui fu il primo biografo. Ha potuto attingere, per le sue opere, direttamente dai ricordi delle sorelle di Leonia che incontrò parecchie volte al parlatorio del Carmelo di Lisieux: Paolina - Madre Agnese di Gesù (18611951) e Celina - Suor Genoveffa del Volto Santo (1869-1959).

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